Need you Now.

di ely_comet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


                                      Capitolo 1. Settembre era arrivato.

 

Settembre era finalmente arrivato. Con lui le foglie gialle, il vento freddo, le felpe e le prime giornate di pioggia. Un ragazzo di quasi vent’anni stava aspettando sotto una tettoia. Era biondo, alto e con un corpo muscoloso. I suoi occhi vagavano in cerca di una figura in particolare. Tsuyoshi non era mai in ritardo. Akito sbuffò per la terza volta nel giro di pochi minuti. Poi una testa scura spuntò fuori dal nulla e si diresse verso di lui.
“ Ti eri perso per caso Tsuyoshi?” domandò acidamente Akito.
“ Scusami, ma Aya..” il ragazzo arrossì, pensando che qualche minuto prima non si sarebbe mai separato dalla sua dolce metà se avesse saputo di aver trovato un tempo e un ragazzo così ostile. Akito sbuffò e roteò gli occhi al cielo.
“ Per l’amor del cielo Tsuyoshi! Smettila di fare il sentimentale e andiamo a prendere quei dannati testi per l’università!”
“ Cosa succede Akito?” chiese il ragazzo moro sconvolto da un’accoglienza così acida. 
“ Sana, ecco cosa succede.” rispose semplicemente l’altro. Tsuyoshi lo guardò confuso.     “ Ho scoperto che Sana ha scelto non solo la mia stessa facoltà, ma anche i miei stessi corsi!” sbottò Akito, calciando un sassolino che purtroppo aveva ostacolato il suo cammino. Infatti Sana e Akito avevano finalmente deciso a quale università  si sarebbero iscritti: entrambi a giurisprudenza. Una scelta splendida a detta dei loro amici ma forse un po’ dura per entrambi. Inoltre solo Akito sapeva che avrebbero dovuto condividere sia facoltà che corsi. Al ragazzo la cosa andava bene, anzi a parer suo non gli dispiaceva affatto, ma forse Sana non sarebbe stata d’accordo. 
“ E che male c’è se Sana ha scelto i tuoi stessi corsi?” chiese Tsuyoshi.
“ Io.. potrebbe distrarmi, ecco tutto!” rispose Akito abbassando lo sguardo. Essere distratto da quella streghetta gli sarebbe piaciuto eccome, ma ammetterlo era come dichiarare guerra al Mago dei Sentimenti, ovvero Tsuyoshi. Il moro gli lanciò un’occhiata di rimprovero ma non disse altro. Arrivarono alla libreria e presero quel che gli serviva, lasciando al commesso una cospicua mancia per aver fatto recapitare i libri di Akito, direttamente a casa sua. Dopodiché si diressero verso un bar per bere qualcosa. 
“ Akito, posso farti una domanda?” 
Il biondo alzò gli occhi dalla tazza di caffè e li Tsuyoshi capì che stava pensando a Sana anche in quel momento. 
“ Dimmi.” 
“ Sana si vede con qualcuno?” 
Akito gli rivolse uno sguardo raggelante. Certo che Sana si vedeva con qualcuno. E quel qualcuno era quell’imbecille, idiota e grandissimo figlio di- buona donna  di Kamura. 
“ Penso che si veda con Kamura.” disse solo il ragazzo biondo.
Le labbra di Tsuyoshi si piegarono in una smorfia amara. Se sei troppo stupido da non dirle ciò che provi, Hayama, allora è quello che meriti, pensò il moro. Ci avevano provato, sul serio. Sana e Akito stavano finalmente per parlare dei loro veri sentimenti ma l’incidente di Gomi li aveva brutalmente interrotti. Si erano anche baciati, ma non in modo così casto come alle elementari. Era stato un bacio rude, violento e passionale che si erano scambiati sotto il vischio, il Natale scorso. Tsuyoshi li aveva visti per sbaglio ma quando era successo, aveva esultato per circa mezz’ora. E chissà quanti altri baci in segreto quei due si erano dati senza dire nulla di ciò che provavano. In sintesi più crescevano, più diventavano stupidi. Anzi, come li aveva definiti Fuka: erano due completi idioti. 
“ Perché me lo chiedi?”
“ Stanno insieme o si vedono e basta?” continuò Tsuyoshi.
“ Non lo so. Non lo so e non me ne frega un fico secco.” Disse freddamente Akito. Ma lo sapeva bene, gliene fregava. Eccome. Al solo pensiero che quell’idiota sfiorasse Sana anche solo con lo sguardo, gli ribolliva il sangue nelle vene. 
“ Perché non la vedi stasera?” 
“ Perché dovrei?” 
“ Perché la ami, Akito. Quindi va da lei e parlate.” Non era una richiesta, ma un ordine. Raramente Tsuyoshi dava degli ordini o tirava fuori le palle, come diceva Akito.
“ Non ho intenzione di parlare con lei. L’ultima parola che ci siamo rivolti è stato un sonoro Vai al diavolo.” 
Akito si ricordò la sua ultima discussione con Sana, qualche mesi fa. I due erano fuori a mangiare un gelato. Il telefono di Sana aveva cominciato a squillare e lei aveva risposto subito. Era quell’imbecille di Kamura. Akito aveva stretto i pugni mentre Sana accettava di uscire con quel damerino quella sera. Quando Sana era tornata al suo gelato e aveva rivolto un’occhiata dolce ad Akito, lui le aveva fatto una scenata di gelosia. Lei aveva stretto gli occhi a due fessure e urlato, che fastidio ti da se esco con lui? Eh Akito?  lui non aveva risposto. Colpito e affondato. Akito si era alzato lentamente e se ne era andato. Aveva già in mente di perdonarla il giorno seguente ma Sana la mattina dopo era andata a casa sua e gli aveva detto che la serata era andata bene. Da quel momento Akito  non ci aveva visto più. Avevano cominciato a urlare, disturbando probabilmente i vicini dei vicini dei vicini di casa Hayama. Sana era uscita di casa sbattendo la porta e urlando un bel Vai al diavolo Akito Hayama. Da quel giorno non avevano più parlato. Lei continuava ad uscire con Kamura e lui a maledire il suo stupido orgoglio e quel damerino con la faccia finta.
“ Akito. Dovresti almeno avvertirla che conviderete gli stessi corsi non pensi?”
“ Non ce n’è bisogno. Lo scoprirà da sola domani mattina.” disse semplicemente Akito, bevendo il suo caffè che ormai era diventato freddo.
“ Aspetta. Quindi tu sei andato oggi a prendere i libri e domani hai la prima lezione? Sei davvero incredibile , Akito.” concluse Tsuyoshi, pagando i caffè. 
I due ragazzi si salutarono entrambi con la sensazione che qualcosa stava per cambiare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve popolo! L'ho detto e lo ripeto: questo è il primo impegno serio della mia vita. Oddio, oddio. 
* La Ele respira con fatica*
Comunque, parliamo di questo primo capitolo. Come al solito questi due zucconi danno retta troppo spesso alla loro testa bacata e mai al loro povero cuore! 
Che idioti! comunque ci saranno degli sviluppi interessanti...
Alla prossima!
Baci :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


                                                  Capitolo 2. Al diavolo.

 Un raggio di luce insolente inondò completamente il viso di una ragazza che stava dormendo beatamente. Sana mugugnò qualcosa e si mise un cuscino in faccia. Il suono della sveglia nel frattempo aveva cominciato a rimbombare all’interno dell’appartamento di centocinquanta metri che Sana, Fuka, Aya e Hisae condividevano. Infatti in meno di due minuti la ciabatta di Fuka finì contro il letto di Sana.
“ Sana, dannazione! Spegni. Subito. Quella. Maledetta. Sveglia. “ aveva urlato la pacata Hisae. Sana si era alzata e aveva scaraventato la povera sveglia giù dalle scale. Poi era tornata a letto.
“ Sana, alzati. Oggi hai la prima lezione all’università. Non vorrai fare tardi.” eccolo, il quotidiano tono materno di Aya che dava voce ai pensieri della sua coscienza.
“ Va bene, va bene, mi alzo. “ la ragazza provò ad alzarsi, ma ricadde sul letto.” No, non ce la faccio. “
“ Kurata alzati. “ Alla velocità della luce, Fuka tirò sule tapparelle delle finestre, le spalancò e scoprì Sana dalle lenzuola che la avvolgevano come un involtino.
Sana finalmente si alzò e andò in bagno. Quando finalmente uscì, dopo una buona mezz’ora passata a truccarsi, sistemarsi i capelli neanche dovesse andare a un concorso di bellezza, filò in cucina. La ragazza benedì il giorno in cui Aya aveva accettato la proposta di andare ad abitare con loro. Aya puliva, cucinava e faceva la spesa. Non che le altre non ne fossero capaci, ma non avevano quel senso di responsabilità che aveva Aya, ecco tutto. “ Sana, oggi mi vedo con Tsu quindi a pranzo non credo di esserci.. “ disse, mentre versava il latte nella tazza rosa. La rossa sbiancò.
“ Che significa?” Fuka che aveva fatto lo stesso ragionamento di Sana. La prospettiva di lasciare Hisae a casa, da sola, a preparare il pranzo, non era così allettante.  
“ Quindi preparerò tutto io!” esclamò Hisae. “ Volevo giusto provare quella ricetta che mi aveva dato mia madre l’altro giorno… “
“ Ora che ci penso Hisae.. io credo che dovrò fermarmi in ufficio. Sai ultimamente abbiamo così tanto lavoro da fare.. “ disse Fuka, fingendosi pensierosa.
“ D’accordo. Sana allora saremo solo io e te.”
“ Perché invece di pensare a me, non vedi Gomi? Secondo me dovreste uscire a pranzo, tanto siete nella stessa facoltà giusto? Potreste andare a mangiare dopo le lezioni e chiacchierare un po’.. “
“ E tu come farai?”
“ Vedrai che starò benone!” disse Sana, con un sorriso a trentadue denti. “ Oh cavolo sono in ritardo!” La rossa uscì di corsa, mentre le altre scuotevano la testa e pensando che non sarebbe mai cambiata.
Mentre Sana si dirigeva verso la metropolitana, accese il telefono. Le arrivarono subito diversi messaggi e tutti di un unico mittente: Naozumi. Uscivano ormai da mesi ma lei non voleva iniziare una storia con lui. Certo, insieme stavano bene, e si erano anche baciati una o due volte ma non era come baciare Akito.
Akito era diverso e baciava in modo diverso. Se baciare Naozumi era come un giro in mongolfiera, bello, dolce e romantico, baciare Akito era come andare sull’ottovolante e fare un’infinita serie di giravolte. Baciare Akito era sconvolgente. Ed eccitante. E magico. E sempre diverso. E molto più bello di baciare Naozumi.
Sana ripensò all’ultimo bacio con Akito. Era stata la sera prima della loro litigata. Akito e gli altri avevano deciso di andare al cinema per vedere quel nuovo film di cui nessuno si ricordava il nome. Avevano infatti passato mezz’ora alle casse per capire qual era il film che volevano vedere. Alla fine si era rivelata una rottura di scatole pazzesca e così tutti e sette avevano deciso di andare a mangiare una pizza li vicino. Verso mezzanotte Akito aveva accompagnato Sana a casa mentre gli altri erano andati in un nuovo locale in centro. Aveva parcheggiato davanti al condominio di Sana e l’aveva accompagnata alla porta. Ma quando lui le aveva detto che era contento di averla accompagnata a casa e che la serata non gli era dispiaciuta ,Sana gli aveva lanciato un lungo sguardo dolce e Akito allora l’aveva baciata. Non solo Sana non si era staccata, anzi aveva risposto al bacio con molta più foga e passione avesse in corpo. Si erano staccati senza fiato e con una luce diversa negli occhi. La ragazza aveva sussurrato un Buona Notte Akito ed era corsa in casa. Akito invece, era salito in macchina e aveva chiamato subito Tsuyoshi, il quale aveva fatto il suo Balletto della Felicità per circa mezz’ora. Sana ripensando a quel bacio, arrossì. Le mancava. Le mancava Akito. Le mancava uscire con lui o soltanto litigare con lui. Sospirò. Le mancava come amico o era qualcos’altro?
E’ un amico ovviamente, si disse Sana.
Certo, infatti a Tsuyoshi che è un amico, gli ficchi la lingua in gola.
No, certo che no. Aya mi ucciderebbe.
Allora come mai ad Akito che è un tuo “amico” ficchi la lingua in gola? Che razza di privilegio dovrebbe avere per meritarsi questo tuo comportamento?
Nessuno! Akito è solo un amico. Un amico a me molto caro. Fine.
Si certo, caro. Con tutte queste bugie ti crescerà il naso.
Sana scese dalla metro e si diresse verso l’università. Era in anticipo, stranamente. Entrò nell’aula dove si sarebbe svolta la lezione, ma i suoi pensieri ora vagavano verso Akito. le sarebbe davvero piaciuto riverderlo e chiarire questa situazione una volta per tutte.
Akito nel frattempo aveva preso la metropolitana ed era entrato anche lui dentro il grande edificio. Immaginava che Sana quella mattina si sarebbe presentata in ritardo e che quindi lui non avrebbe avuto problemi fino all’ora di pranzo. Ma mentre questo pensiero gli attraversava la testa ed entrava nell’aula, la vide. Era seduta in terza fila ed era ancora più bella di come Akito se la ricordava. I capelli rossi erano raccolti in uno chignon disordinato e gli occhi guardavano da destra a sinistra in cerca di chissà cosa. Ma poi il suo sguardo incrociò quello di Akito.
Fu come un tuono scoppiato all’improvviso dentro la classe. E poi un fulmine. E poi l’intero sistema solare cominciò a roteare in maniera estremamente veloce. Akito voleva sedersi accanto a lei e Sana voleva la stessa cosa. Ma l’istinto di entrambi li convinse a stare separati per le due ore che ne seguirono. Akito si sentiva come una calamita e ogni volta che poteva, incrociava lo sguardo della ragazza, mentre Sana aveva una gran voglia di baciarlo. Cosa che la rese nervosa. Molto nervosa. E anche lei cercava disperatamente lo sguardo del ragazzo ogni volta che ne aveva l’occasione. Quando la lezione finì, Sana raccolse i suoi libri e si diresse verso l’uscita. La sua testa continuava a dirle di fare più in fretta ma il suo cuore, quello che batteva all’impazzata sotto il maglioncino di filo, le disse di rallentare. Akito infatti la raggiunse subito e la prese per un braccio, trascinandola in disparte.
“ Hayama.” Disse Sana, cercando di sembrare il più distaccata possibile.
“ Kurata, credo di dovermi scusare, vero?” La ragazza annuì.
“ Mi dispiace per quello che ho detto. Non ci stavo con la testa e ho detto delle cose poco carine su Kamura.. o come vuoi chiamarlo tu, visto che starete insieme..”
“ Non stiamo insieme.. usciamo e basta..” lo corresse Sana e Akito in quel momento desiderò con tutte le sue forze di poter posare le sue labbra su quelle di lei, ma si trattenne.
“ An.. davvero? Comunque mi dispiace.. “ disse infine Akito. La ragazza sorrise dolcemente e lo abbracciò, anche se il suo istinto le urlava di portarlo in un aula e di comportarsi in una maniera che Aya avrebbe definito vergognosa. Ma non lo fece.
Passarono il resto della giornata insieme, passeggiando o rileggendo gli appunti scritti durante la lezione. Naturalmente litigarono diverse volte, precisamente trentadue, Sana le aveva contate, e alla fine della giornata Akito come sempre riportò la ragazza a casa.
Erano davanti all’ingresso che stavano discutendo su quale fosse il gusto preferito per il gelato della rossa.
“ Ti ripeto che è la fragola il mio gusto preferito!”
“ Ma se prendi sempre il cioccolato!”
“ Allora mi osservi?” chiese Sana avvicinandosi al viso di Akito.
“ Sempre.” ghignò lui.
“ Grazie per le scuse e so che ti sono costate molto. E grazie per la giornata, mi ci voleva.”
“ Di nulla.” Disse solo Akito. Era troppo incantato a guardarla con quei suoi occhi così scuri e quelle labbra dolci. Sana sorrise. E Akito si abbandonò al proprio istinto. La spinse contro la porta e la baciò. La baciò con dolcezza, delicatezza e amore. Sana reagì subito. Gli allacciò le braccia al collo e rispose al bacio. Di nuovo. Si staccarono solo per riprendere ossigeno.
“ Grazie ancora.” Sussurrò Sana. Akito la guardava e basta. La ragazza gli rivolse un altro sguardo ed entrò. Uno sguardo che sembrava pieno d’amore, secondo Akito. Scosse la testa e risalì in macchina.
Solo un amico, eh?
“Al diavolo.” Disse Sana ad alta voce salendo le scale.

 




Salvee :) secondo capitolo che a me piace particolarmente :)
almeno i due idioti stavolta qualcosa l'hanno fatta :D
ci vediamo al prossimo, ispirazione permettendo!
adios :D
ele <3

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


                                                                        Capitolo 3. Voglio te.

Tu Akito Hayama hai fatto cosa?! “ gridò Tsuyoshi in preda ad una crisi isterica. Akito alzò le spalle. Quella frase gliel’aveva ripetuta circa trenta volte nell’ultima mezz’ora.
“ Ma perché l’hai fatto?!  Ti avevo detto di farci pace, non di baciarla di nuovo! E a tradimento per giunta!”
“ Non l’ho baciata a tradimento! Lei ha risposto. Eccome se ha risposto. Tsuyoshi devi sempre essere così melodrammatico?!” chiese stancamente Akito. Era mai possibile che il suo migliore amico dovesse essere più volubile delle donne?! Prima gli dice di farci pace e magari dichiararsi, poi gli spiega tutto il contrario e infine se la prende con lui perché fa di testa sua. Insomma che diavolo gli aveva fatto Aya La Santa per trasformarlo così?!
“ Ma questo significa che.. lei ti corrisponde! SI, SI E SI!” Tsuyoshi si era messo a saltare per il soggiorno dalla felicità che aveva dentro. Akito sbuffò.
“ Tsuyoshi smettila. Mi farai venire il mal di testa. “
Ma il ragazzo non gli dava retta. Era sicuro che Sana avesse aperto gli occhi, dopo anni di torture psicologiche per il suo povero cervello di cui ormai era rimasto gran poco, grazie a quei due imbecilli.
“ Tsuyoshi smettila. Sono le dieci di sera qualche vecchia befana probabilmente starà dormendo.”
“ Sei tu che sei venuto da me così tardi!” si difese il moro. Infatti Akito si era presentato sull’orlo di una crisi isterica davanti all’appartamento di Tsuyoshi alle dieci di sera, dopo ovviamente aver fatto una corsa per schiarirsi le idee e una doccia per non puzzare in maniera esagerata.
Intanto dall’altro lato della città c’era qualcun altro che inveiva contro Akito.
“ Lui cosa ha fatto?!” urlava Fuka. Stava per uscire di casa, prendere la macchina e andare a strangolare il poveretto. Ma grazie a chissà quale forza misteriosa, Aya La Santa l’aveva trattenuta.
“ Fuka calmati. “ ripeteva Hisae “ Ti verrà un infarto se continui ad agitarti così..”
Sana nel frattempo era seduta in un angolino, che continuava ad arrossire e a sorridere, ripensando a quel bacio. A cui aveva risposto. Eccome se aveva risposto. E di nuovo quella magnifica sensazione di non avere la terra sotto ai piedi, di roteare in aria, il suo cuore che batteva all’impazzata e le sue vene piene di adrenalina.
“ Sana smettila di sorridere come una cretina e finisci di dirci cos’è successo!”
“ Ok, ok. Mi ha colto alla sprovvista, ma credo di aver provato un certo gradimento mentre Akito mi baciava. “
“ Gradimento?!” dissero tutte e tre insieme.
Aya le puntò un dito accusatore sul petto.
“ Ti è piaciuto?! SI, SI E SI! Devo subito telefonare a Tsuyoshi per dirgli questa novità!” disse Aya, La Santa. Ma Sana era troppo occupata a salire di nuovo su quell’ottovolante che la faceva impazzire.
 
 
“ Si, si, si. Ok, grazie Aya. Ci vediamo domani allora. Notte. “ disse Tsuyoshi chiudendo la telefonata. Il ragazzo si schiarì la voce e cominciò a strillare come una femminuccia.
“ Ma porca vacca! Tsuyoshi! Smettila e dimmi che ti ha detto la tua ragazza poco fa!” urlò Akito, sull’orlo di una crisi.
Il moro si bloccò.
“ No. Non te lo dico. Tu non te lo meriti.” Lo prese in giro Tsuyoshi.
Akito sbuffò e uscì di casa. Aveva una gran voglia di chiamare Sana, ma qualcosa  lo fermò. Paura, forse? No. Akito non aveva mai paura. E allora cos’era quella sensazione tremenda che gli saliva ogni volta che Sana non era con lui? Amore? Akito era realmente innamorato? Ma soprattutto: Akito Hayama era realmente innamorato di Sana Kurata?
Ma torniamo a Naozumi. Il giovane attore in quel momento era impegnato con le riprese pomeridiane di una serie televisiva molto importante e famosa. Erano le sei quando decise di chiamare Sana per uscire. Erano passate quasi due settimane da quando, tornando a casa, lui l’aveva baciata. Un bacio semplice, casto e dolce. Niente di che a dire il vero. Sana aveva risposto debolmente ma per lui era stata un’esperienza a dir poco magica. Anzi stare con Sana era un’esperienza a dir poco magica. Quella ragazza era spesso oggetto dei suoi pensieri. I suoi modi così spensierati e allegri lo mettevano sempre di buon umore. Per lei, Naozumi era stato un amico che poi si era evoluto in qualcos’altro. Qualcos’altro che doveva diventare il ragazzo giusto. Basta Hayama tra i piedi. Sana sarebbe stata soltanto sua.
“ Ciao Sana.”
“ Ciao Nao. Come stai?” aveva detto lei al telefono.
“ Tutto bene, tu?”
Tutto ok.”
“ Ti andrebbe di uscire stasera?”
Si, a che ora?”
 Per le sette va bene? Andiamo in un nuovo ristorante in centro. Ci vediamo dopo. Ciao Sana”
A dopo Nao.”
Quando Sana pronunciava il suo nome in maniera così dolce, a Naozumi veniva la pelle d’oca.
Sana sarebbe stata solo sua. E Akito Hayama poteva andare all’inferno, per quanto gli riguardava.
Alle sette meno venti minuti, qualcuno bussò alla porta dell’appartamento di Sana. La ragazza era appena uscita dalla doccia e si stava vestendo. Fuka era uscita per una cena di lavoro, Hisae e Aya invece si dovevano vedere con i rispettivi fidanzati.
“ Akito?” disse la ragazza, arrossendo. “ Ciao. Ehm, io mi stavo vestendo.. accomodati pure.” Ma il ragazzo era rimasto sulla porta a guardarla intensamente.
“ Sei praticamente nuda!” disse d’un tratto. Sana arrossì. In effetti indossava solo un semplice asciugamano.
“ La frase: io mi stavo vestendo, non ti è chiara?!”
“ E perché ti stavi vestendo? Insomma è un comune giorno feriale, non vedo perché dovresti uscire.” Ecco, pensò Sana.Adesso comincerà a fare il geloso come al solito.
“ Ma insomma cosa sei venuto a fare qui?!” sbottò la ragazza.
Akito alzò le spalle. “ Ero qua per caso.” Che sciocchezze. Il ragazzo aveva una voglia incredibile di vedere Sana. Ti poterla abbracciare e baciare, come aveva fatto la sera prima. Ormai stava diventando dipendente da Sana. Da lei, dalle sue labbra, dal suo profumo. Da tutto insomma.
“ Eri qua per caso?! Ma che storie vai blaterando Hayama?!” ma mentre urlava la ragazza gli si era avvicinata ancora di più. Anche lei aveva voglia di vederlo. Anche lei sentiva una piccola parte dentro di sé che dipendeva da Akito. I loro corpi erano separati solo da qualche centimetro.
“ E’ la verità, Kurata. “ disse con un tono di voce incredibilmente roco. Un brivido percorse la schiena della ragazza.
“ Cosa vuoi davvero Akito?” chiese Sana, che si era fatta straordinariamente seria.
Voglio te.” Disse lui, semplicemente, guardandola negli occhi, guardandola dentro. E Sana reagì d’impulso. Il suo cervello ebbe uno strano effetto di cortocircuito. Prese il viso di Akito e posò le sue labbra sopra di lui. Lui reagì subito. La tirò a sé con forza e decisione e approfondì il bacio. Si lasciarono trasportare. Tutti quei malintesi, quei litigi senza ragione, quelle sfuriate e quei baci rubati si mescolarono con una sola azione. Ora Sana capiva cosa voleva dire Hisae quando litigava con Gomi e subito dopo lui la baciava e lei si dimenticava tutto. Dimenticare. Dimenticare e dimenticare. Perdonare. Lasciarsi andare. Ecco. Sana stava facendo tre azioni in una sola mossa.
Si staccarono solo quando il campanello squillò improvvisamente.
“ Merda.” Sussurrò Sana. “ Dovevo vedermi con Naozumi stasera.” Continuò, appoggiando la sua testa contro il petto di Akito. Lui la guardò male.  
“ Digli che stai male.” Disse il ragazzo, iniziando a baciare il collo della rossa. Sana abbandonò la testa all’ indietro. Ma il campanello continuava a suonare.
“ Magari se ne andrà.” Continuò Akito, per poi baciare la fronte, poi il naso, le guance ed infine le labbra di Sana.
“ No. Ma potrei sempre dirgli che mi è venuto un mal di testa atroce e che me ne andrò a dormire.. Akito.. smettila.. dopo..” il ragazzo si fermò.
“ Vai a dire a Kamura che il vostro appuntamento è annullato.” Disse con tono deciso Akito. Sana sospirò.
“ Ok. Ma tu vatti a nascondere. Se ti vedrà, penserà subito male. “ Il ragazzo ghignò e la ragazza andò ad aprire.
Akito corse verso la grande terrazza. Aprì la porta finestra e si mise ad ascoltare. Sana che gli diceva che aveva mal di testa, Kamura che frignava come una femminuccia e si lamentava che voleva uscire con Sana e che le voleva parlare di una cosa importante. Sana che procrastinava e ripeteva domani, Nao, domani. Kamura che si avvicinava a lei, le sussurrava parole strane e Sana che arrossiva. Kamura che si avvicinava a lei e la baciava. Sana che si allontanava e gli diceva che era solo un amico. Kamura che s’innervosiva e picchiava i pugni sul tavolo. Sana che gli ripeteva di andarsene. Lui che insisteva, voglio baciarti, diceva. Intanto Akito era seriamente combattuto se rimanere al suo posto o spaccare la faccia di quell’insignificante attore da strapazzo. Kamura che riprovava a baciare Sana ma lei si tirava indietro e gli mollava uno schiaffo. Lui che se ne andava sbattendo la porta e lei che scoppiava a piangere. Akito capì che doveva andarsene.
“ Akito?” chiese una voce tremula. Il ragazzo stava uscendo dalla porta d’ingresso. La guardò un attimo. Era bella ma anche tremendamente fragile. Sembrava un uccellino spaventato.
“ Non te ne andare. Resta con me. “ disse Sana. Era seduta accanto al divano, con gli occhi gonfi e le lacrime salate che scendevano senza controllo. Akito appoggiò la giacca sul divano e sedette accanto a lei.
“ Hai sentito tutto vero?” chiese Sana. Lui annuì. Non le disse che Kamura era solo un verme viscido e che se osava sfiorarla ancora, lui gli avrebbe spaccato il muso. Akito le passò una mano dietro la schiena e Sana si strinse a lui. Rimasero lì diverse ore. Stretti in un abbraccio che sembrava eterno. Alla fine si addormentarono entrambi. Stretti nel loro amore.
Quando Fuka tornò finalmente a casa era l’una di notte. Era stanchissima. Aveva appena chiuso la conversazione al telefono con Aya, la quale le diceva che non sarebbe tornata a casa. Hisae le aveva detto lo stesso qualche ora prima. Fuka girò le chiavi nella serratura e si sorprese di non trovare la cucina come un campo di battaglia. Si sorprese ancora di più vedendo due persone sedute per terra che si sorreggevano a vicenda. Sorrise. Appoggiò le chiavi sul tavolo e si diresse in camera sua.
Tanto quei due si sveglieranno da soli, domani , pensò Fuka chiudendo la porta.
                                                







 

Mio amato popolo! Salveee :) allora... iniziamo.
Grazie mille a tutti per le recensioni! Ormai la mia pelle è più rossa che altro! :3 
Ora veniamo al capitolo. Mmmmh... Non mi convince più di tanto ma si sa che a me non convince nulla... 
Che accandrà? Muahahahaha lo scoprirete nel prossimo capitolo! 
Adios! :D

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4. Perdere il proprio migliore amico faceva male.

La mattina successiva un passo non troppo aggraziato di Fuka svegliò Akito, in preda ad un sogno fin troppo reale dove Sana si spogliava completamente davanti a lui.
“ Hayama?”
“Matsui. Ho sonno, lasciami dormire.”
“ Che è successo ieri sera?” disse Fuka con cautela, guardando Sana che giaceva raggomitolata tra le braccia di Akito.
“ Niente.” Rispose sbrigativo il ragazzo, posando lo sguardo verso le mani di Sana che stringevano le sue. Era stato bello stringerla in quel modo tutta la notte. Lei che si appoggiava a lui e, lui che poteva finalmente mettere il viso tra i capelli mogano di lei e annusare quel profumo di camomilla che amava tanto. Sana aveva preso sonno quasi subito, mentre lui le accarezzava la pelle delle spalle scoperte.
“ Hayama non sono stupida. “ Akito girò gli occhi, dopo questa affermazione. “ E vi ho visti ieri sera mentre stavate abbracciati. Cosa diavolo è successo? E soprattutto perché Sana non ti ha dato una padellata in faccia? A quest’ora dovrebbe averlo già fatto.”
“ Te lo farai spiegare da lei. Non dovresti già essere a lavorare?”
Fuka strinse gli occhi, fino a ridurli a due fessure. Recitò un “ attento a te Hayama” e uscì dalla porta. Akito si risistemò accanto a Sana ma gli venne un’idea. La prese in braccio, imprecando in tutte le maniere possibili per il suo peso così leggero e la portò in camera sua. La distese sul letto e la coprì con il lenzuolo. Uscì dalla stanza e si diresse in cucina. Preparò una tazza di caffè, del succo e dei biscotti, poi scrisse un biglietto e lo lasciò sul tavolo. Uscì dalla porta e si diresse verso casa di Tsuyoshi. Quella per lui sarebbe stata una giornata veramente lunga.
Sana si svegliò diverse ore più tardi, realizzando di essere da sola nel proprio letto. Nel letto. Il suo letto. Come diavolo ci era finita nel suo letto se si era addormentata accanto al divano. Accanto ad Akito. La ragazza arrossì. Era stato così bello e piacevole dormire accanto a lui. Il suo respiro regolare e i leggeri movimenti l’avevano cullata tutta la notte. Sana si stiracchiò. Distese le braccia e allungò le gambe. Era un rito che faceva fin da quand’era bambina. Provava ad allungarsi tanto fino a toccare il cielo con le punte delle dita. Si alzò e si diresse in cucina. Sorrise vedendo che quello scorbutico di Hayama le aveva preparato la colazione.
“ Quanto è dolce. “ sussurrò Sana. Si accorse di un biglietto appoggiato dietro alla scatola dei biscotti. Era scritto con la solita calligrafia ordinata e stretta ma in piccolo quasi volesse nascondere il significato delle parole tracciate.
Ciao Kurata. Spero che la colazione vada bene. Ti volevo prendere del sushi ma poi mi sono immaginato le tue urla da gallina starnazzante sul fatto che vuoi una colazione così o come ti pare. Comunque spero tu abbia dormito bene. Sono andato da Tsuyoshi. Lo sai che dobbiamo parlare vero?
Sana lo rilesse più e più volte. Di cosa voleva parlare Akito? Di loro? Magari insieme? La ragazza perse un battito. No. Akito non provava niente per lei. Niente. Era solo lei a provare davvero qualcosa. Era sempre stato così.
E allora perché ti ha baciato in diverse occasioni?
Perché è molto impulsivo e da sempre retta al suo istinto del cavolo.
Perché ti ha preparato la colazione, ti ha tenuto compagnia tutta la notte? Oppure perché è venuto da te ieri sera?
Perché il suo istinto lo ha sempre guidato.
Da te? Magari lui prova sul serio qualcosa non credi? Sono quasi dieci anni che ti ripetono le stesse cose. Forse dovresti dare retta a qualcuno.
Sana si bloccò. Provò a immaginare le sue domeniche insieme a lui. Ma anche i suoi lunedì e martedì. Tutti i giorni della settimana accanto ad una persona così bella. E non solo esteticamente. Akito aveva un cuore d’oro sotto quella corazza di ferro arrugginito. Sorrise. Prese il cellulare e lo accese. Trovò ancora diversi messaggi che Naozumi le aveva mandato la sera prima, scusandosi, pregando di perdonarlo, maledicendo il cielo e se stesso. Sana compose un numero. Avrebbe risolto una questione alla volta.
“ Akito ma ti rendi conto che quello che mi stai dicendo è bellissimo?”
Era più o meno la tredicesima volta che Tsuyoshi ripeteva quella dannata frase. D’accordo che era contento per lui ma ora stava davvero esagerando.
“ Tsuyoshi se lo ripeti un’altra volta giuro che ti uccido. Sono venuto subito da te per chiederti un consiglio e tu non fai altro che ripetere le stesse frasi. Mi sono veramente stancato cazzo.”
“ Comunque hai fatto bene a scriverle quel biglietto. Allora cos’hai intenzione di dirle? “
“ Non ne ho idea.” Ed era vero. Akito non aveva la minima idea su cosa dire a Sana. Doveva confessarle tutto quello che provava o dirle solo che non le dispiaceva affatto se quella streghetta gli stava accanto per il resto dei suoi giorni?
“ So cosa stai pensando. Non provare neanche a dirle che lei non dispiace o stronzate simili. Le faresti ancora più confusione di quella che già ha. Dille semplicemente che la ami. Fine della storia. Akito e Sana insieme per sempre e io Tsuyoshi fuori dalla terapia. “
Dirle che l’amava. Non sarebbe stato affatto facile.
“ Naozumi dobbiamo parlare. “ disse Sana al telefono.
“ Si anch’io la penso così. Dove ci troviamo?”
“ Alla fontana, quella prima del parco.”
Naozumi annuì dall’altro capo del telefono. Avrebbero parlato, finalmente, dopo anni che il giovane attore aveva provato a diventare quel qualcosa in più. Quel qualcosa che era occupato da Akito. Era sempre stato occupato da Akito.
“ Ciao Sana!” gridò Naozumi all’esile figura fasciata da un cappotto di lana rosa che si avvicinava a lui.
“ Ciao Nao. Dobbiamo parlare.” Disse lei abbassando lo sguardo. Ma perché le questioni di cuore sono sempre così complicate? Due persone che si amano, si baciano perché non possono fidanzarsi automaticamente? E perché ci deve essere sempre qualcun altro in mezzo?
“ Lo penso anch’io. “ disse il ragazzo, sospirando. “ Sana, io credo di provare qualcosa di più profondo di una semplice amicizia. Ormai sono anni che ci conosciamo e vorrei provare ad approfondire questo nostro rapporto ma in altri.. termini.” Naozumi, orgoglioso del suo discorso, stava dando per scontata una risposta che non arrivò mai.
Come poteva Sana dirgli che era sempre stata innamorata di un altro? Un altro che Naozumi odiava con tutto se stesso. Il ragazzo se ne stava lì a fissarla. Gli occhi blu la guardavano con dolcezza. Le mani infilate nelle tasche dei pantaloni di filo, si muovevano ansiosamente. Probabilmente quel discorso se lo era preparato in modo perfetto, senza errori. Ma un errore c’era eccome. Sapete quando si dice che l’amore è un guardarsi negli occhi e sapere di essersi sempre cercati? Per Naozumi era così, ma per Sana no. Sana non aveva cercato lui. Aveva cercato Akito. Era una considerazione che non aveva mai preso sul serio. Ogni volta che lo guardava, provava una sensazione di potersi finalmente rilassare perché si sentiva a casa.
Sana abbassò lo sguardo. Le dispiaceva doversi allontanare da Naozumi. Per lei era un fratello. Ma come aveva detto sua madre molto tempo fa: amiamo tutti, ma in modo diverso. Quindi se lei non poteva amarlo come sperava lei, allora non lo avrebbe amato affatto. Perché anche se era amore fraterno a lui non bastava.
“ Naozumi. Mi dispiace. “ disse Sana, solamente, alzando lo sguardo. Gli occhi scuri erano pieni lacrime. Perdere il proprio migliore amico faceva davvero male. Naozumi non capì subito, ma poi la sua espressione cambiò. Ora tutto sembrava tremendamente lontano. Incredibilmente soffocato, avvolto in una coperta fredda. Sana lo guardò ancora una volta e lo abbracciò.
“ Un giorno troverai qualcuno che saprà amarti come meriti. “ disse lei, sciogliendosi dal quell’abbraccio. Naozumi sospirò. Voleva solo tornare a casa. Girò i tacchi e se ne andò a grandi passi, lasciando la ragazza che lui amava da sola.
Sana tornò a casa. Per fortuna non era ancora arrivato nessuno. Non avrebbe sopportato le domande di Fuka, i sospiri lamentosi di Hisae e gli sguardi preoccupati di Aya. Si chiuse in camera e aspettò che Morfeo la prendesse tra le sue braccia. 

Salve a tutti belli e -la ele evita per un soffio un mattone- 

Suvvia non siate così violenti  -stavolta il mattone la colpisce in testa- 
Ok, ok, mi dispiace ma ho avuto un casino dietro l'altro e l'ispirazione andava e veniva a suo piacimento.. 

Veniamo al capitolo. Allora, qui Sana mi sembra mooolto giù di corda, visto che per lei Naozumi  è sempre stato una specie di fratello che non ha mai avuto. Ma per lui è tutto il contrario! I soliti uomini che fraintendono tutto! Akito come al solito si rifugia nelle ali di mamma chioccia ( il buon Tsuyoshi) e chiede consiglio. Magari questa volta userà un po' meno l'istinto e si farà guidare dal cuoricino! Oh che romantica che sono! 
Comunque forse ( e sottolineo forse) nei prossimi tempi dovrei essere più puntuale.

Ci si vede! 
Baci ele :)

P.S. Mentre leggete questa FanFic vi consiglio di ascoltarvi " In un' altra vita" di Ludovico Einaudi. Io credo che sia azzeccatissima per questa storia :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5. Risposte, attese risposte.








Passarono i giorni e i mesi, ma quella conversazione tanto attesa, Akito e Sana non la fecero mai. Non perché non volessero o perché ne temessero le conseguenze, ma per una serie di circostanze che li portarono a tutto tranne che a quello. Ormai si comportavano da estranei e nessuno ne capiva il perché.
Sana per tutto quel tempo, si era tenuta a debita distanza da ogni coinvolgimento emotivo. Di qualsiasi forma e opinione: da un film con un finale tragico all’annuncio di un futuro matrimonio. Era uscita di corsa dall’aula quando uno studente aveva dichiarato apertamente il desiderio di poter coronare il suo sogno d’amore con la compagna di corso nonché la sua migliore amica. Si era anche tenuta a debita distanza quando aveva sentito Fuka urlare di gioia una mattina. Si era tenuta a debita distanza anche da Akito. Ormai non gli rivolgeva neanche più la parola. E le mancava. Tremendamente. Ma non poteva fare altrimenti. Si continuava a ripetere che non aveva senso perdere la faccia con qualcuno come lui, una persona che non avrebbe mai capito come lei si sentiva. Ma tutto quel distacco portava ad una conseguenza: la solitudine. Sana si sentiva incredibilmente sola ed abbandonata.
Dicembre entrò in città senza chiedere il permesso, come uno zingaro. I suoi venti freddi spazzavano le ultime foglie cadute sull’asfalto e la neve scendeva lentamente, occupando il posto vuoto rimasto sui rami. Uscire di casa la mattina era quasi traumatizzante per Akito. Passava dal dolce tepore del suo letto alla francese ad un vento gelido che penetrava nelle sue ossa.
Ormai era giunto il tempo dei primi esami e nessuno con quel freddo aveva davvero voglia di uscire. Tranne quel decerebrato di Hayama. Ogni mattina verso le sette e mezza, lui partiva e faceva il giro di tutti i parchi di tutta Tokyo. Passava sempre davanti al condominio di Sana ma ogni volta si convinceva che era ancora troppo presto perché una Sana normale si alzasse. Ma una mattina, Akito la vide. Stava portando fuori l’immondizia della sera precedente.
“ Sana!” urlò il ragazzo. Lei si girò e lo salutò con una mano. Akito si avvicinò. Sana era avvolta in una coperta di lana. Aveva la faccia stravolta. Sembrava davvero stanca.
“ Ciao Akito. “ disse lei, cercando di sembrare raggiante. Ma il guaio era che con tutti poteva fingere, dall’altro canto era pagata per farlo, però con Akito non ci riusciva. Lui la capiva in ogni singola sfumatura. Le lanciò uno sguardo che la trapassò come una freccia.
“ Ciao Sana. “ aveva una gran voglia di poterla toccare, di poter infrangere quell’orrendo silenzio che li circondava. “Cosa fai sveglia a quest’ora?”
“ Ehm.. dovevo portare fuori le solite schifezze. E tu?”
“ Corsa.”
Rimasero zitti. Sana aveva lo sguardo rivolto verso l’interessantissimo asfalto del marciapiede e Akito invece trovava molto istruttivo guardare il cielo limpido piuttosto che gli occhi della ragazza.
“Beh ci vediamo in giro! Ciao Akito!” aveva detto Sana per poi scomparire su per le scale. Il ragazzo scosse la testa. Erano nove anni che i loro sentimenti veniva torturati da quella storia infinita. Era ora di finirla con certe stronzate. Akito tornò al suo appuntamento mattutino con le strade deserte di Tokyo e Sana tornò sotto le coperte che amava tanto. Ma insieme a lei doveva esserci qualcuno che aveva appena salutato. Si alzò dal letto e cominciò a spazzolarsi i capelli mogano.
“ Potevo chiedergli di venire su.” Disse al alta voce.
“ Certo che potevi.” Rispose la sua immagine riflessa che si pettinava dolcemente i boccoli.
“ Si ma poi come la mettevo?”
“ Potevi chiedergli di salire e poi dormire insieme. Perché non lo hai fatto?”
“ Sono una codarda. Ma perché certe idee mi vengono solo alle 6 di mattina?”
“ Perché ascolti il tuo cuore. La tua testa non ha ancora capito cosa è realmente successo.” Rispose lo specchio, mettendo giù la spazzola e fissando Sana per un secondo.
La ragazza si alzò.
“ Ma adesso parlo pure con lo specchio?!”
Lo specchio non rispose stavolta. D'altronde erano solo le sei della mattina, troppo presto per Sana.
Un pomeriggio Aya salì le scale e bussò violentemente alla porta di casa. Tsuyoshi aveva appena avuto un’idea geniale. Ecco perché doveva sposare quel ragazzo. Lui e i suoi pensieri continui su chi gli stava davvero a cuore.
“ Fuka, Hisae, Sana! Ragazza oggi pomeriggio si va a pattinare!” strillò. Tre teste sbucarono all’improvviso dalla porta. Le ragazze la guardarono male per qualche secondo ma poi filarono a prendere i loro vestiti pesanti. Perché quel che diceva Aya era legge.
Dall’altro capo della città, Tsuyoshi ripeteva la stessa frase ad un Akito uscito dalla doccia e un Gomi disteso sul divano.
Alle quattro e quaranta tutta la truppa si trovò al Palaghiaccio di Tokyo. Era un pomeriggio sereno, con un cielo limpido e un’aria fin troppo fresca che scuoteva i cappotti delle ragazze. Entrarono nel grande edificio mentre Aya e Hisae si complimentarono con Tsuyoshi per aver avuto un’idea così geniale. Naturalmente Tsuyoshi aveva pensato tutto nei minimi dettagli e se quell’uscita aveva un fine era proprio indirizzato a Sana e Akito. I due che per il momento si erano ignorati completamente si stavano mettendo i pattini.
Se secondo Hisae e Aya Tsuyoshi aveva avuto un’idea brillante, Sana non era dello stesso parere. Perché diavolo lo doveva vedere sempre? Lei non aveva bisogno di lui. Ma non era vero. Sana aveva disperatamente bisogno di Akito. E naturalmente Akito aveva bisogno di Sana. Erano come il ghiaccio e il fuoco, ma doveva stare per forza insieme per trovare un equilibrio. Sana era l’unica delle ragazze che Akito aveva avuto intorno che fosse riuscita a sciogliere un po’ del suo ghiaccio che aveva intorno al cuore.
Quando cominciarono a pattinare, ne l’uno ne l’altra volevano avvicinarsi. Erano troppo. Niente  di più, solo troppo. Troppo per lei a cui la testa stava per scoppiare. Troppo per lui che vederla faceva stranamente male. Troppo per lei che voleva solamente andargli incontro e baciarlo con naturalezza. Troppo per lui che non avrebbe resistito un minuto di più in quel posto se non fosse stato per lei. E poi fu davvero troppo. Quando ad Akito saettò addosso una tizia che faceva l’università con lui, bionda, occhi chiari e vita stretta, Sana uscì con velocità dalla pista, si tolse i pattini, si mise il cappotto e uscì. Quella sembrava davvero la fine di quella insulsa giornata? Aya e Tsuyoshi pensarono immediatamente di si, fino a quando non videro Akito staccarsi dalla bionda e uscire veloce per inseguire Sana. Allora ripresero a pattinare, scivolando dolcemente sulla pista e sperando che per una volta entrambi gli zucconi riuscissero ad ascoltare il loro cuore invece della loro testa.
Sana aveva fatto appena cento metri, quando sentì una mano posarsi sulla sua spalla. Si girò lentamente pregando con tutta se stessa che la mano appartenesse ad Akito. Vide i suoi occhi color miele e si sentì sollevata.
“Dove stai andando Sana?” chiese dolcemente.
“ A casa. Sono davvero stanca.” Disse lei, distogliendo però lo sguardo. Non voleva mentirgli in faccia.
“ Stanca? Allora ti porto a casa io.. tanto sei a piedi no?”
“ No, preferisco fare due passi.. da sola..” rispose Sana, consapevole che casa sua era ad almeno quattro chilometri dal pala ghiaccio e che alla fine le sarebbe toccato prendere la metropolitana per non camminare al freddo.
“ Ti porto a casa io, Kurata. Non si discute. “ disse Akito con un tono che non ammetteva repliche. La prese per la mano e la condusse fino al parcheggio.
“Sana dobbiamo parlare. E da parecchio anche.”
Sana annuì. Ecco tutto quello che in quel momento non voleva era parlare con Akito di quella storia. O forse si? Chiarire quella situazione sarebbe stato l’ideale. Finalmente avrebbero capito qualcosa l’una dell’altro. Finalmente avrebbero chiarito tutti quei gesti improvvisi e insensati che li tormentavano da più di dieci anni ormai.
Akito sospirò e cominciò. Si era anche preparato un discorso ben fatto e corretto da Tsuyoshi che per non fargli fallire la missione avrebbe fatto di tutto. Le parlò di come lei gli avesse cambiato la vita, di come quanto i suoi rapporti con la sua famiglia fossero migliorati. Le parlò di come l’aveva guardata veramente per la prima volta, quando si era infilata quel maglione fin troppo lungo e che le scivolava da una spalla. L’aveva trovata bella. Ma bella per davvero. Le parlò di quanto avesse sempre voglia, quando litigavano, di posarle le labbra sul viso in modo da farla stare zitta. Le disse infine che le mancava e che quell’evitarsi e non incontrarsi mai era solo distruttivo. Alla fine sospirò di nuovo e rimase zitto.
Sana era semplicemente scioccata. Scioccata e confusa. Confusa ma anche determinata.
“Ferma la macchina Akito.” disse. Lui la guardò in modo strano e accostò, spaventato da quel tono di voce estremamente duro, forte. Lei allora si tolse la cintura e aprì la portiera. Akito pensò alla fine. Pensò che forse aveva fallito dopotutto e che c’era davvero qualcosa in cui Tsuyoshi poteva sbagliare. Invece sentì la sua portiera aprirsi e Sana salì sulle sue gambe e lo baciò con passione quasi feroce. Lui rispose quasi immediatamente al bacio, facendo scivolare le sue mani sulla schiena di lei. La risposta di Sana era più che chiara. Anzi chiarissima. Una gran risposta, secondo Akito. Semplice, diretta e facile da capire. Sana si staccò da lui con una sicurezza che non le apparteneva di solito. A lui girò la testa per qualche istante inebriato dal suo profumo intenso di liquirizia e si rimise la cintura, mentre la ragazza si risedeva al suo posto e si allacciava la cintura. Arrivati davanti a casa, Akito aveva ancora una domanda, ma il “ti chiamo io”  di Sana smentì i suoi dubbi.












Ciao a tutti!  Ehm.. si è un paio di mesetti che non aggiorno... ehm.... lo so, lo so! Non ho attenuanti ma... ok ok va bene.. giuro solennemente (di non avere buone intenzioni) di aggiornare il prima possibile la prossima volta! Visto che siamo sopravvissuti a quel famoso 21 dicembre! Torniamo al capitolo ora.. mmh.. devo dire che è stato un parto.. non sapevo mai come continuare e come finire.. ma adoro Sana quando diventa determinata! Akito è il solito idiota ma almeno ha fatto un discorso decente :) caro lui! Per il resto.. solita roba :)

Pace, amore e gioia infinita gente! Oh, e buon Natale gente!!!

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