Dont' You (Forget About Me)

di fanniex
(/viewuser.php?uid=248315)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CHE FARE QUANDO UN FANTASMA CHE PENSAVI DI AVER SCACCIATO PER SEMPRE, RIAPPARE ALL'IMPROVVISO … ? ***
Capitolo 2: *** MA CHE DIAVOLO AVEVA IN MENTE QUELL'IDIOTA DI PERRAULT QUANDO CI HA INFLITTO “CENERENTOLA”? [ parte 1 ] ***
Capitolo 3: *** MA CHE DIAVOLO AVEVA IN MENTE QUELL'IDIOTA DI PERRAULT QUANDO CI HA INFLITTO “CENERENTOLA”? [ parte 2 ] ***
Capitolo 4: *** SE QUALCOSA SEMBRA ANDAR BENE ..., HAI DETTO BENE, … SEMBRA! ***
Capitolo 5: *** GUARDATI DALLA GELOSIA! È UN MOSTRO DAGLI OCCHI VERDI CHE SCHERNISCE IL CIBO DI CUI SI NUTRE … [Parte prima] ***
Capitolo 6: *** GUARDATI DALLA GELOSIA! È UN MOSTRO DAGLI OCCHI VERDI CHE SCHERNISCE IL CIBO DI CUI SI NUTRE …[Parte seconda] ***
Capitolo 7: *** IL DESTINO E' QUEL CHE E', NON C'E' SCAMPO PIU' PER ME! ***
Capitolo 8: *** LA VERITA' E' CHE COL FUOCO SI SCOTTA SOLO CHI NON SA GIOCARCI! ***
Capitolo 9: *** DUE ANIME VICINE SONO DUE BELLISSIMI FIORI ... ***
Capitolo 10: *** L'AMORE SI PUO' DIRE IN 3 MANIERE: AMORE, AMORE, E UNA TERZA CHE ADESSO NON MI VIENE IN MENTE ***
Capitolo 11: *** LA REDDE RATIONEM, PRIMA O POI, ARRIVA PER TUTTI! ***
Capitolo 12: *** LES ENFANTS QUI S'AIMENT NE SONT LA' POUR PERSONNE ***
Capitolo 13: *** E SE IN REALTA' FOSSIMO SOLO QUESTO. DUE SOLITUDINI CHE SI PROTEGGONO … ***
Capitolo 14: *** SI PUO' ANCORA RESPIRARE CON UNA MANO DI GHIACCIO POSATA SUL CUORE? ***
Capitolo 15: *** AFTER THE RAIN COMES SUN, AFTER THE SUN COMES RAIN! ***
Capitolo 16: *** CIAO! … SAI COSA TI DICO … CIAO! ***
Capitolo 17: *** ANCHE FONZIE UN PAIO DI VOLTE HA CHIESTO SC... SC... SCUSA! ***
Capitolo 18: *** SI PRECIPITA SEMPRE VERSO IL BASSO … E SENZA RETE! ***
Capitolo 19: *** NON C'E' NESSUN ALTRO AL MONDO COSI' VICINO A TE CHE E' COSI' UGUALE A ME ***
Capitolo 20: *** PUOI COMPRARE UNA SCALA PER IL PARADISO? ***
Capitolo 21: *** E L'AMORE E' UNA TRAPPOLA … MICA SEMPRE PERO' ***



Capitolo 1
*** CHE FARE QUANDO UN FANTASMA CHE PENSAVI DI AVER SCACCIATO PER SEMPRE, RIAPPARE ALL'IMPROVVISO … ? ***


PICCOLA NOTA INTRODUTTIVA:

Eccomi con la mia seconda long. Ci sto lavorando su da un po' e, benché alcune situazioni siano già ben chiare nella mia mente, ancora non so dove in definitiva mi porteranno. Vi anticipo che lo svolgimento avverrà in due momenti distanti tra loro nel tempo e nello spazio. Spero di renderli abbastanza chiaramente. L'inizio della storia è ambientato temporalmente nel 2007, più o meno dopo l'abbandono di Matt, nel momento di massima popolarità dell'album ABL, ma non sono stata troppo precisa con lo svolgimento cronologico.

La mia protagonista si chiama ancora una volta Francesca Hadrian, come la protagonista della mia precedente long “Nessuno è perfetto” e di alcune mie OS, ma in comune con loro ha soltanto il nome.

Come è ovvio, scrivo queste mie allucinazioni senza alcuno scopo di lucro, Jared Leto e gli altri Mars coinvolti non mi appartengono in nessun modo (MA VA?), e se qualcuno si dovesse riconoscere in uno dei miei personaggi, non me ne voglia, l'ho fatto solo con immenso affetto!!!

Vi lascio … Buona Lettura!!!

 

<<<<<<<>>>>>>>

 

CAP 1.

OVVERO: CHE FARE QUANDO UN FANTASMA CHE PENSAVI DI AVER SCACCIATO PER SEMPRE, RIAPPARE ALL'IMPROVVISO?

La sede di Chicago Radio Station, una delle emittenti più popolari dello stato, si trovava in un elegante palazzo del centro. Signorile e vecchio stile all’esterno, moderna, funzionale ed ipertecnologica all’interno, era un perfetto connubio tra vecchia e nuova generazione nel mondo della comunicazione di massa. E rappresentava idealmente il tipo di atmosfera che si respirava lì dentro. Niente manager, niente capi struttura, niente matricole in soggezione. Era quasi una grande famiglia, nella quale tutti svolgevano il loro compito alla perfezione, mantenendo la loro buona dose di divertimento. Una goliardica e perenne gita scolastica!

Felix! Mi chiedevo se domani potessi rimanere a lavorare in redazione? Anziché stare qui in studio. Ho un po’ di lavoro arretrato … e sarebbe meglio che mi mettessi in pari per il prossimo mese.”

Francesca guardava il suo capo con disinvoltura, finendo di spuntare la scaletta del programma che era appena terminato. Felix, oltre ad essere una delle voci radiofoniche più amate della città, era anche il direttore artistico della radio, per la quale Francesca lavorava come assistente di produzione da quasi dieci anni.

Ma tu lo sai chi abbiamo come ospiti, domani, in onda?” Le domandò retoricamente l’uomo, stupito dall’insolita richiesta della sua collaboratrice.

Erano diversi giorni che le sembrava un po’ strana, ma la sua domanda lo colpì ugualmente come un fulmine a ciel sereno. Francesca era sempre stata la sua colonna portante con gli ospiti. Un po’ gli rodeva riconoscerlo, ma se riusciva a portare a casa sempre delle ottime interviste, brillanti e mai banali, lo doveva principalmente alla cultura e al viscerale amore per la musica della ragazza. Sembrava che non ci fosse aneddoto o notizia che sfuggissero al suo raggio d’azione. Dal blues all’hip hop, al rock, ovviamente. Era stato l’acquisto migliore che la radio avesse mai fatto. Se non fosse stata tanto restia anche solo all’idea, l’avrebbe piazzata volentieri davanti al microfono. E poi, come assistente era davvero insuperabile.

Era ovvio che Francesca sapesse perfettamente chi sarebbe venuto l’indomani. Ed era proprio per questo che desiderava tenersi alla larga il più possibile. Anche se si trattava soltanto del piano superiore.

Andiamo! Hai già tutto il lavoro preparatorio. E poi, sono certa che Sarah non vedrà l’ora di sostituirmi. Lo dici sempre anche tu che è ora che faccia esperienza!”

Sottolineò la sua ultima frase con una punta di sarcasmo. Non le era mai piaciuta, Sarah! Aveva solo qualche anno meno di lei ma si comportava ancora come una teenager idiota. Sempre a ridere come un’oca, anche quando non c’era niente da ridere, e a mostrare le sue tettone senza ritegno. Felix gliela aveva affiancata da un paio d’anni, perché imparasse bene il mestiere, e a Francesca era venuto subito il sospetto che di lì a poco avrebbe potuto anche perdere il lavoro. Era certa che l’interesse del suo capo per la svampitella non fosse solo professionale. Comunque, aveva scampato presto il pericolo! In due anni Sarah era riuscita sì e no a capire come gestire una agenda elettronica, e anche Felix sembrava aver perso interesse per lei.

Ok! Non insisto!” Il capo si arrese. “D’altra parte, non posso chiederti di più di quello che già fai. … Però per il programma di Brice devi esserci! Lo sai che Sarah non capisce un cazzo di rock. Io posso anche fare a meno di te, ma non m’incasinare troppo il palinsesto!”

Perché puoi fare a meno di lei?” Albert era appena entrato in studio, bloccando sulla porta Felix, che stava invece per uscire. “Hai deciso di concederle finalmente le ferie?”

No! Ma a quanto pare la tua ragazza è l’unica donna della città che non freme dalla voglia d’incontrare i 30 Seconds to Mars!”

 

Perché non vuoi incontrare i Mars? Ti piacciono tanto!”

Anche Albert era convinto che ci fosse qualcosa che non andava nella sua ragazza, ultimamente. E questa sua ultima uscita ne era un’ulteriore conferma.

Non conosci il loro album a memoria?”

In effetti, Francesca aveva comprato ‘A Beautiful Lie’ il giorno stesso della sua uscita nei negozi, così come aveva fatto anni prima con il loro primo album, senza trafugarne una copia omaggio alla radio come faceva di solito. Ma questo era un caso completamente diverso.

Albert la stava riaccompagnando a casa, dopo il lavoro. Abitava da sola, anche se il ragazzo le aveva chiesto più volte, nei tre anni in cui facevano ormai coppia fissa, di vivere insieme. Ma Francesca, su quel punto si era mostrata irremovibile. Avevano turni di lavoro troppo irregolari, dato che anche Albert lavorava alla radio, come deejay notturno, e già era difficile così. Figuriamoci vivendo insieme. Forse era solo questione di tempo. Forse realmente non si sentiva ancora pronta. Per Francesca quella era la scusa più convincente, che propinava più a se stessa che al compagno, e che fino a quel momento era sembrata reggere alla grande.

Mi vuoi dire che ti prende?” Continuò Albert, mentre lei era rimasta impassibile a guardare fuori dal finestrino. “Non mi rivolgi la parola da venti minuti!”

Francesca si voltò verso di lui, appoggiandogli delicatamente una mano sul braccio che reggeva il volante. “Non c’è niente che non va, Al! Sono solo un po’ stanca. … Non capisco perché tutto questo baccano per una volta che decido di prendermi un giorno per riorganizzarmi il lavoro … neanche avessi deciso di mollare tutto e andarmene a fare shopping!”

Ehi! Non ti scaldare. Herr Kommandant! … È solo che è strano. Tutto qui!

E poi, chiariamo! Non sono una sedicenne in calore. Non ho bisogno di strusciarmi addosso a tre rockstar per essere felice! È un diversivo che lascio volentieri a Sarah. … Io ho già te per quello.”

 

°°°°°°°

N.d.A. : Ok, lo so che in questo primo capitolo la presenza dei Mars aleggia solo nell'aria, ma non temete, Jared si farà vivo presto!

Voi avete capito perché Francesca sia così restia ad incontrare la band? Sì? … Sentiamo, sono proprio curiosa!

Ringrazio tutti i santi che hanno avuto la pazienza di leggere e spero di potermi divertire con qualche vostro commento. Di solito mi rendete tanto, tanto felice!!!

Baci e alla prossima!

P.S. Per chi non lo sapesse, il titolo si riferisce ad una nota, anche se giurassica, canzone dei Simple Minds, colonna sonora di quel piccolo gioiellino di film che era “Breakfast Club”. Ha segnato la mia infanzia, questo vi fa capire quanto sia anziana!!!! Comunque, preciso che non è una scelta casuale … e se deciderete di continuare la lettura, capirete ….

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** MA CHE DIAVOLO AVEVA IN MENTE QUELL'IDIOTA DI PERRAULT QUANDO CI HA INFLITTO “CENERENTOLA”? [ parte 1 ] ***


CAP 2. [ parte 1 ]

OVVERO: MA CHE DIAVOLO AVEVA IN MENTE QUELL'IDIOTA DI PERRAULT QUANDO CI HA INFLITTO “CENERENTOLA”?

 

Boissier City, Louisiana. … Un tot di anni prima ...

 

Il ragazzo si era appena rivestito e scrutava attentamente fuori dalla porta socchiusa del ripostiglio.

C’è via libera?” Gli chiese la ragazza, che stava finendo di riallacciarsi le scarpe.

Lui si voltò, annuendo. Era talmente bello da mozzare il fiato. Magro ma discretamente atletico, capelli castani, lisci, lunghi quasi fino alle spalle così meravigliosamente disordinati, e due occhi di un azzurro cielo tanto fuori dal comune che non potevi non imbambolarti a guardarli. Lei si alzò da terra e gli sgusciò alle spalle, buttando un occhio fuori dalla porta.

Vado io per prima!”

Il ragazzo annuì un’altra volta, sorridendo, e, sollevandola per le braccia, le lasciò un delicato bacio sulle labbra.

Ci vediamo stasera? Ho la macchina di mio fratello! Potremmo andare giù al fiume, che ne dici?”

Lei chiuse gli occhi con una smorfia di disappunto e tornò ad appoggiare i piedi per terra.

No! Stasera non posso! Faccio la babysitter per la signora Royce!”

Ed uscì, sparendo velocemente verso il corridoio.

È una fortuna che il campionato di basket non sia ancora iniziato!”

Pensò il ragazzo, rimasto solo. Uscì anche lui dal ripostiglio e diede una lunga occhiata alla palestra deserta.

Già! Proprio una vera fortuna!”

 

Fran, dove sei stata? Ti ho cercata dappertutto!”

Erano al solito tavolo, a mensa. Quello delle ragazze troppo anonime, troppo disadattate o troppo poco qualsiasi altra cosa per poter fare parte di un qualunque altro gruppo della scuola. Kiki, una ragazza di origine coreana, che sembrava sempre appena evasa da un collegio religioso, codini ordinati e vestitino grigio, era seduta di fronte a lei, minacciandola con il cucchiaino del budino.

Avevo dimenticato i miei appunti in laboratorio!” Fran le rispose quasi senza pensarci. Quella ormai era una scusa collaudata.

Jared e i suoi amici oltrepassarono il loro tavolo, sghignazzando tra di loro come idioti. Per un millesimo di secondo gli occhioni azzurri di lui incrociarono quelli nocciola di lei, per poi tornare a giocare con gli altri, come se niente fosse.

Quale laboratorio?”

Ehm? Che hai detto?” Fran tornò a gingillarsi col suo pranzo.

Nello stesso momento Tessa, altro membro onorario del club delle sfigate, sprofondò nella sedia di fianco alla sua.

Non avete idea di quello che mi ha chiesto quello schifoso di Parker per accompagnarmi all’Homecoming! È disgustoso! … Ehi, ehi, aspetta un momento …”

La ragazza si era fermata di colpo, spalancando gli occhi, ed indicando un’enorme macchia rosso scuro che spuntava, sul collo di Fran, appena sopra la t-shirt.

“… Tesoro mio, è un bel succhiotto quello che abbiamo qui?”

Fran si portò istintivamente la mano sul collo, diventando in un attimo quasi bordeaux.

Sì, che è un succhiotto!” Continuava l’altra, tutta eccitata. “Avanti, dicci chi è! … Ti prego, fammi morire d’invidia!”

Oh! Era chiaro che sarebbe morta d’invidia se solo avesse saputo chi le aveva lasciato quel marchio, soltanto qualche minuto prima. Fran si voltò a cercare con lo sguardo la sua amica Kiki, che la stava però fissando come se fosse un terrificante fantasma. Si aspettava la sua disapprovazione, e provava un po' di pietà per lei. Quell'arpia della madre la stava privando di tutte le gioie dell'adolescenza.

Ma sei completamente rincoglionita, Tess!” Partì allora in contropiede. “Ma quale succhiotto! … È solo un brutto eritema!”

segue …..

 

°°°°°°°

N.d.A. :

Locazione temporale: Jared frequenta l'ultimo anno del liceo, quindi è un così detto senior, mentre Fran è una junior, cioè frequenta il penultimo anno. Fatevi voi i conti sulle loro età e sul probabile anno di ambientazione!

Ovviamente ciò che è scritto non descrive gli effettivi Teenage Years di Jared, anche xchè non ne so praticamente nulla, ne tanto meno riflette la mia personale idea che ho di lui. Certo che come sex symbol di un liceo lui è piuttosto credibile, non trovate? (A proposito, la mia mente insana associa, quasi sempre istintivamente, la parola liceo alle immagini dei college movies. Da qui la citazione d'onore di Breakfast Club, che, a parte l'ambientazione anni '80, non ha altri riferimenti nella mia storia.)

RINGRAZIAMENTI D'OBBLIGO alla sempre premurosa e affettuosa Romina75 (sei sempre troppo benevola nei miei confronti, ma sappi che leggerti mi sprona a continuare a divertirmi così!) e a tutti gli altri che hanno avuto la pazienza anche solo di leggere.

Baci Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** MA CHE DIAVOLO AVEVA IN MENTE QUELL'IDIOTA DI PERRAULT QUANDO CI HA INFLITTO “CENERENTOLA”? [ parte 2 ] ***


NOTA INTRODUTTIVA: Ho diviso questo capitolo in due perché, come per un buon impasto, ho pensato fosse giusto lasciarlo riposare un po'. Che dite, ho fatto bene? Non temete, ho usato lievito madre!

Buona lettura!

 

CAP 2. [ parte 2 ]

OVVERO: MA CHE DIAVOLO AVEVA IN MENTE QUELL'IDIOTA DI PERRAULT QUANDO CI HA INFLITTO “CENERENTOLA”?

 

.....

Il giorno seguente, a mensa, Fran era in coda col suo vassoio per il pranzo. Era in ritardo anche quel giorno, ma questa volta aveva dovuto davvero trattenersi in classe, per dei crediti extra. Le sue amiche, Kiki e Tessa, la stavano aspettando al tavolo, dove Tessa continuava a sfinire la piccola coreana perché si decidesse a modificare un tantino il suo look, anche se questo avrebbe significato una sicura condanna a morte da parte della madre, intransigente come un ufficiale della Gestapo. Tessa, invece, proveniva da una famiglia di tutt’altro stampo. Genitori divorziati, entrambi ricchi avvocati, che la viziavano come una principessina, ma che nemmeno con tutti i loro soldi erano riusciti a comprarle quello che lei agognava di più. Un po’ di popolarità! Tutto sommato, era un ragazza carina, sotto quell’enorme mole di metallo che i genitori la costringevano a portare per correggere la sua dentatura. Sempre impeccabile, vestiti costosissimi e all'ultima moda, e un parrucchiere a sua disposizione ogni settimana per domarle la sua stravagante acconciatura arancione. Probabilmente una così sarebbe potuta anche diventare un'icona fashion, ma non di certo in un liceo dove l'omologazione è quasi sempre l'unica alternativa per sopravvivere.

Fran guardava da lontano le sue amiche che discutevano e non si era accorta che Jared si era posizionato in coda, proprio dietro di lei. Giunti al banco del dolce, la ragazza fece per afferrare l’ultimo piattino con la torta, quando Jared glielo strappò letteralmente di mano, piazzandolo sul suo vassoio.

Egoista! Non volevi mica abbuffarti di torta tutta da sola, vero?” La canzonò, facendo in modo che tutti sentissero. “Lo faccio per il tuo bene, Hadrian! Ti mancherebbero anche la cellulite e i brufoli!”

E si allontanò ridacchiando, seguito dal suo solito codazzo di amici, lasciandola lì, come una stupida.

È sempre il solito stronzo!” Esclamò Kiki, mentre la ragazza si accomodava al suo solito posto.

Sì! È proprio uno stronzo!” Confermò anche l'altra, squadrando il ragazzo come se fosse un pezzo di carne e lei un cane affamato. “Ma un gran bel pezzo di stronzo!”

Le altre due ignorarono il suo ultimo commento, come facevano sempre. Era risaputo, soprattutto da loro, che Tessa sbavasse dietro a qualunque soggetto di genere maschile della scuola. Figuriamoci che cosa avrebbe potuto fare a Jared Leto! Il sogno erotico di metà della popolazione femminile di Boissier City, di ogni età.

Quasi immediatamente, Alex, uno dei ragazzi che stava abitualmente al tavolo di Jared, si avvicinò alle ragazze, con un piattino di torta in mano.

Ti prego, Fran! Prendi la mia!” Le disse, posizionandole davanti il piattino. “Ti chiedo scusa da parte sua. … Sai come è fatto. Non ci badare.”

Fran gli sorrise. Lui ricambiò cordialmente e tornò al suo posto. Alex era sempre così gentile con lei. Era sempre gentile con tutti, a dire la verità. E tutti, i fissati, i fricchettoni, gli yuppies, i nerd, lo trattavano con grande rispetto. Era carino, ma non si poteva considerare certo bello, con quel buffo naso a patata. Non era ricco, ma la sua famiglia era abbastanza benestante. Non era un secchione, ma era sicuramente un ragazzo brillante. Senz’altro, il fatto che suonasse la chitarra nella band dei Leto e che fosse fidanzato, ormai da tempo immemore, con Helen, da tutti universalmente considerata come la ragazza più figa della città, aiutava parecchio a mantenere alta la sua popolarità.

Perché Jared ce l’ha sempre con te? Si diverte proprio a stuzzicarti!” Le domandò Kiki.

Fran alzò le spalle. “Sai che me ne importa! Fra un po’ tutti questi stronzi saranno solo un ricordo. Giusto?”

Esatto!” Intervenne Tessa. “Fra qualche anno, noi saremo tre stupende donne newyorchesi, affermate, bellissime, e ogni uomo sotto i quaranta morirà ai nostri piedi!”

Scoppiarono a ridere tutte e tre! Chissà, probabilmente sarebbe stato bello crederci veramente!

 

 

Aveva ancora due da sfangare ore prima di tornare a casa. Era stata una mattinata più pesante del solito, senza contare lo sgradevole episodio con Jared, a mensa. Odiava ammetterlo, ma il suo atteggiamento l’aveva sorprendentemente ferita. Aveva capito da un po’ che lui stava adottando quella tattica per mantenere le distanze di fronte agli altri, ma, Santo Cielo, c’era bisogno di umiliarla così? Non poteva semplicemente limitarsi ad ignorarla? No! Non avrebbe potuto reggere ancora per molto quella situazione. Cristo Santo! Aveva anche lei un briciolo di dignità da mantenere, dopotutto! Aprì il suo armadietto per recuperare i libri per l’ora seguente, quando un bigliettino le scivolò in terra.

< Avrai l’ultima ora buca! Incontriamoci nel locale caldaie. … p.s. Scusami per prima! Baci. Jay. >

Come previsto la professoressa Kepnek non si era presentata a lezione, così Fran, in virtù dei suoi ottimi voti in letteratura, aveva ottenuto facilmente dal supplente il permesso di uscire dall’aula per andare in biblioteca. Ok! Il fatto che non fosse proprio la biblioteca il luogo in cui si stava recando, e di certo non per studiare, era un dato completamente irrilevante. Aprì un po’ titubante la porta del locale caldaie e una mano la richiuse subito dietro di lei. Jared era già lì. La sollevò energicamente, trascinandola verso uno scaffale metallico della parete, e cominciò a baciarle avidamente il collo, infilando le mani dappertutto.

Fai attenzione!” Lo rimproverò lei, sussurrando piano. “Ieri mi hai lasciato un segno … ho dovuto dire che avevo un eritema.”

Lui sorrise, tra i suoi capelli, e abbandonò il collo, dedicandosi allora alle sue labbra.

Jared?” La voce di Fran era quasi impercettibile tra i loro respiri. “C’è una cosa di cui dovremmo parlare!”

Sì, sì … dopo parliamo.”

Fran era convinta che non le stesse prestando molta attenzione, e forse, dopotutto, aveva ragione lui, quello non era proprio il momento più adatto. Non avrebbe potuto fermarlo neanche volendo. Non considerando il fatto che fermarlo era l'ultima cosa che avrebbe mai desiderato!

Sei davvero incredibile!” Le disse Jared, diversi minuti più tardi, mentre l’aiutava a riabbottonarsi la graziosa camicetta in tartan scozzese, che le aveva quasi strappato di dosso poco prima.

Lo so! Me lo dicono tutti, sai? Non ti credere.”

Ah, sì! Te lo dicono tutti, eh?”

Le aveva preso il viso tra le mani, per baciarla ancora una volta.

Sei così bella!” Le bisbigliò all’orecchio.

Certo. Come no? Questo lo dici perché siamo praticamente al buio!”

No! … Tu sei proprio bella …” continuò lui, mordicchiandole il lobo, “ … alla luce del sole …” e passò all’altro lobo, “ … sotto la pioggia …” e via sul collo, “… sempre …”

Era la cosa più dolce che le avesse mai detto. Poteva rovinare tutto, proprio ora? Forse se ne sarebbe pentita amaramente per tutta la vita, ma doveva agire. Ora o mai più!

Jared?”

Mmmhh!” Mugugnò lui, ancora occupato con il suo collo.

Questa cosa andrà avanti ancora a lungo?”

Lui si staccò di colpo e la fissò con aria stupita. “Pensavo che piacesse anche a te, questa cosa!”

Ed è così! Mi piace! Mi piace da morire … ma quella scena in mensa e tutto il resto … io …”

Ti ho chiesto scusa per quello. È solo per abitudine. Perché gli altri non si accorgano che qualcosa è cambiato … tra noi.”

Giusto! Sarebbe terribile se gli altri se ne accorgessero!”

Non dire cazzate! Non sarebbe terribile … è solo che non voglio che lo sappiano. È così bello così! … Solo noi due … senza vincoli e menate del genere.”

La guardava con due occhi supplicanti da cucciolo e lei non poté fare a meno di sciogliersi.

Fran! Non voglio forzarti a fare qualcosa che non vuoi.” Continuò Jared, abbracciandola stretta a sé. “Se tu non vuoi più … se non ti senti più a tuo agio … basta che me lo dici … e …”

Piantala, Jay!”

Fran lo fermò, prima che pronunciasse delle parole che non voleva assolutamente sentire. “Io mi sento perfettamente a mio agio! … Solo, smettila di prendermi in giro a mensa.”

 

°°°°°°°

 

N.d.A. :

Locazione temporale: Jared frequenta l'ultimo anno del liceo, quindi è un così detto senior, mentre Fran è una junior, cioè frequenta il penultimo anno. Fatevi voi i conti sulle loro età e sul probabile anno di ambientazione!

Citazione d'onore x il Locale Caldaie, la mitica Boiler Room di My So Called Life, la serie tv che ha lanciato Jared. Mi auguro che tutte abbiate avuto l'occasione di dargli una sbirciatina. Merita!

Ovviamente ciò che è scritto non descrive gli effettivi Teenage Years di Jared, anche xchè non ne so praticamente nulla, ne tanto meno riflette la mia personale idea che ho di lui. Certo che come sex symbol di un liceo lui è piuttosto credibile, non trovate? (A proposito, la mia mente insana associa, quasi sempre istintivamente, la parola liceo alle immagini dei college movies. Da qui la citazione d'onore di Breakfast Club, che, a parte l'ambientazione anni '80, non ha altri riferimenti nella mia storia.)

RINGRAZIAMENTI D'OBBLIGO alla sempre premurosa e affettuosa Romina75 (sei sempre troppo benevola nei miei confronti, ma sappi che leggerti mi sprona a continuare a divertirmi così!) e a tutti gli altri che hanno avuto la pazienza anche solo di leggere.

Baci Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** SE QUALCOSA SEMBRA ANDAR BENE ..., HAI DETTO BENE, … SEMBRA! ***


CAP 3.

OVVERO: SE QUALCOSA SEMBRA ANDAR BENE ..., HAI DETTO BENE, … SEMBRA! (Estensione della Legge di Murphy)

 

Chicago. … Lo stesso tot di anni dopo....

 

Quella mattina Francesca era arrivata in redazione prima del solito, dedicandosi diligentemente al lavoro che aveva da svolgere. Sì, forse quella del lavoro arretrato era stata solo una scusa, ma questo non significava che poteva permettersi di trascurarlo. Non nel suo vocabolario.

Dai, Fran! Prima inizia, prima finirà! Sono solo poche ore!”

Continuava a ripetersi, riferendosi a quella mattinata, che si preannunciava molto complicata per il suo equilibrio mentale, solitamente saldissimo.

“… Mi ha detto un mio amico che in Nord Europa ci sono dei battelli che fanno il giro dei porti, di notte, … e servono proprio a quello scopo lì … le chiamano Trombonavi! … Oh, me l’ha detto un mio amico! …” La voce di Ricky le arrivava dritta dritta dai diffusori dell’ufficio.

Sì, sì! Te l’ha detto un tuo amico! … Ecco che facevi l’estate scorsa in Finlandia!”* Gli rispondeva Jade, la deejay che conduceva insieme a Ricky il programma radiofonico del mattino.

Ma di che cazzo si mettono a parlare questi due, a quest’ora del mattino?” Pensava Francesca, ascoltando la diretta, mentre scaricava materiale da Internet su un evento che si sarebbe tenuto in città dopo qualche settimana, e al quale senz’altro Felix avrebbe dedicato ampio spazio nel programma.

Ehi, Polpettina! Sei già a lavoro?”

Freddie, un altro deejay della radio, aveva appena fatto capolino sulla porta dell’ufficio della redazione.

Io sono sempre a lavoro, Polpettone! … Al contrario di qualcun altro.”

Freddie conduceva il programma notturno insieme ad Albert. Anzi, in pochi anni e malgrado l'orario proibitivo in cui andavano in onda, erano probabilmente diventati delle colonne portanti della stazione. Erano spassosi e arguti, cosa del tutto non comune per un programma che andava in onda a notte fonda. Tra Francesca e Freddie si era instaurata subito una forte simpatia. La ragazza gli si era affezionata come raramente le capitava, perché lui era buffo e profondo allo stesso tempo. Solo lei sapeva quanto avesse bisogno di una persona che la facesse sempre ridere, ma ridere di cuore. Ma anche sulla quale sapeva istintivamente di poter contare, quando ne aveva bisogno. Quasi come un fratello maggiore! Per Freddie, invece, Francesca era la prima donna del suo migliore amico che gli piacesse davvero. Innanzitutto era carina e intelligente, qualità che non riscontrava spesso nelle ragazze che erano soliti frequentare. Era interessante, nel senso che difficilmente si annoiava quando gli raccontava qualcosa. Avrebbe anche potuto indottrinarlo con nozioni di fisica quantistica che lo avrebbe trovato, tutto sommato, piacevole. E poi aveva uno spiccato senso dell'umorismo. Infatti, rideva sempre alle sue battute e lo copriva ogni volta che combinava una delle sue stronzate. Conoscendo bene Albert, era certo che una così se la sarebbe fatta scappare presto.

Che ci fai in piedi a quest’ora?” Gli domandò, mentre l'uomo si metteva comodo su una poltroncina affianco a lei. “Non dormi mai?”

Che ci vuoi fare? … Sono stato in giro con delle tipe finito il programma … e dopo non avevo voglia più di tornare a casa!”

Tu ti metterai nei guai, una volta o l’altra! Lo sai?”

Freddie spinse la poltroncina in avanti, piazzando il suo facciotto paffutello sotto gli occhi di Francesca. Sapeva che la ragazza non poteva resistere alle sue guanciotte.

Mi offri un caffè, Polpettina? … Ho finito il credito nella chiavetta!”

Era vero che le era molto difficile resistere alla sua faccetta da Piccole Canaglie, ma come poteva arrischiarsi a scendere al piano di sotto, dove c’era la macchina del caffè, proprio oggi? Guardò gli occhioni neri e dolci di Freddie e poi fissò per un attimo l’orologio sulla parete. Le nove erano passate da appena un paio di minuti. Il programma di Felix iniziava alle dieci, ma solitamente gli ospiti non arrivavano mai prima delle undici. Sì! Avrebbe avuto tutto il tempo per un caffè e, sinceramente, anche lei sentiva di averne bisogno.

Andata!” Disse, spegnendo lo schermo del computer e alzandosi dalla sedia. “Ma ricordati che voglio gli interessi!”

 

A Jared, Chicago era sempre piaciuta! Da quando viveva stabilmente in California si ritrovava ad apprezzare maggiormente il freddo, il vento gelido che soffia dalle montagne, gli alberi spogli e le foglie calpestate sotto le scarpe, il cambiamento delle stagioni, insomma tutte quelle cose che ai losangelini erano decisamente negate. E poi la città era bella. Dinamica e vivace, come se stesse per esplodere di una strana energia da un momento all’altro. La band aveva in programma un’ospitata in una famosa radio locale, in mattinata, e dietro suggerimento di Emma, la sua fidata assistente personale, si era recato lì un po’ prima per parlare con un tizio che curava le registrazioni. Jared, infatti, era venuto a sapere che Chicago Radio Station vantava uno dei migliori studi di registrazione del paese, e in lui si era instillato immediatamente il pressante desiderio di poterlo utilizzare. Per quel motivo alle nove era già lì! Lui non aveva mai mezze misure! Camminava con Emma lungo uno dei corridoi, quando una voce e una risata famigliare lo bloccarono istintivamente. Non poteva essere! Si guardò intorno, alla ricerca della persona a cui quei suoni dovevano appartenere, e vide due figure, appoggiate ad un distributore automatico, all'angolo opposto del corridoio. Un uomo, altezza media e piuttosto tarchiato, stava raccontando in modo concitato qualcosa di evidentemente molto divertente perché la ragazza che era con lui, che Jared non poteva vedere, girata di spalle, era quasi piegata in due dalle risate. Certo, non la vedeva in faccia, ma non avrebbe potuto non riconoscerla! Era decisamente lei! La sua voce, il suo profilo, le sue forme che, anche se erano un po’ mutate con gli anni, erano ancora marchiate a fuoco dentro di lui.

Jared! Andiamo?” Emma lo distolse da quel pensiero, trascinandolo via, verso gli uffici.

Ma l’immagine di lei gli si era ormai inchiodata nella mente. Dopo tutti quegli anni. Lei era lì! A pochi passi di distanza. E sicuramente, in un modo o nell’altro, oggi l’avrebbe rivista.

 

L’intervista era andata più che bene! I ragazzi erano in gran forma quel giorno. Il conduttore, un’istituzione della radiofonia, si era rivelato simpatico e alla mano. E i suoi amati echelon, che erano intervenuti in diretta, erano stati eccezionali come sempre. Malgrado ciò, Jared non era riuscito a concentrarsi su quasi nulla di quello che veniva detto in onda. Aveva finto, come spesso gli capitava di fare. E aveva finto bene, come al solito. La procace segretaria di produzione, nel frattempo, continuava a offrirsi a lui e a suo fratello senza pudore. Gli stava dando quasi noia. Ridacchiava come una gallina.

È proprio una fortuna che Francesca mi abbia chiesto di sostituirla proprio oggi!” Stava cicalando la gallina, appoggiandosi languidamente a Shannon.

Francesca! Fran! Quindi lei lavorava davvero in quella radio. E avrebbe dovuto trovarsi lì, in quel momento! Perché non c’era?

Quindi, tu, ora, stai facendo la supplente? Povero dolce passerotto!”

Le domandò Jared, interessandosi improvvisamente alla conversazione e assumendo quel tono così sensuale che faceva impazzire le donne. Ancora un paio di moine del genere e avrebbe saputo da quell’oca tutto ciò che voleva. A quanto pareva, Francesca era l’assistente di studio di Felix da anni, e in pratica il suo braccio destro. Secondo Sarah, la sostituta, però la donna era solo una gran palla al piede. Sempre così rigida, si atteggiava a comandante supremo.

Come se Felix non potesse fare a meno di lei? … Smorfiosa!” Gracchiò la ragazza.

Era ovvio che ne fosse invidiosa. Conosceva Francesca fin troppo bene, per non immaginarsi quanto fosse brava nel suo lavoro. Con nonchalance, Jared le chiese se, per caso, l’assistente titolare fosse malata. Ma no! La ‘smorfiosa’ si era presa una mattinata per sistemare gli impegni di Felix, ed era rimasta in redazione, al piano di sopra. Fantastico! In quel momento c’era solo una rampa di scale a dividerli.

°°°°°°°

 

N.d.A.

*Scambio di battute quasi fedele tra due speaker radiofonici realmente esistenti. Non faccio nomi per non dover pagare i diritti d'autore!!!

Capitoletto breve, lo so, e forse un po' inutile. Ma immaginatevi la storia come una tranquilla partita a ping pong tra il passato e il quasi presente. Poco poco … piano piano … come piace a noi …

A tutte le lettrici e i lettori …... i miei omaggi!!!

Kisses

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** GUARDATI DALLA GELOSIA! È UN MOSTRO DAGLI OCCHI VERDI CHE SCHERNISCE IL CIBO DI CUI SI NUTRE … [Parte prima] ***


INTRODUZIONE: Eccoci qui! Nuovo capitolo. Si torna al liceo. Anche questa volta la palla rimbalzerà x due volte nello stesso campo. Nel senso che ho diviso il capitolo in due, altrimenti risultava troppo ampolloso. (Perché così invece???...)

ABL a tutti! (Che non significa A Beautiful Life … che avete capito? … ma Adesso, Buona Lettura!)

<<<<<<<>>>>>>>

 

CAP 4.

OVVERO: GUARDATI DALLA GELOSIA! È UN MOSTRO DAGLI OCCHI VERDI CHE SCHERNISCE IL CIBO DI CUI SI NUTRE … ( 'Otello', W. Shakespeare ) [Parte prima]

 

Bossier City, Louisiana.

I giorni seguenti al loro quasi chiarimento, il menage tra Jared e Fran era tornato ad essere quello usuale. Continuando ad incontrarsi nei loro nascondigli privati in palestra o nel locale caldaie. O rubando qualche momento da soli, fuori da scuola. Davanti agli altri, tornavano ad essere quasi due estranei, con l’unica variante che Jared aveva smesso di tormentarla con i suoi scherzi, rispettando il loro patto segreto. Fran ripeteva a se stessa di essere, tutto sommato, contenta così.
Credeva a quello che Jared le aveva detto nel locale caldaie. Il problema non era lei! Semplicemente lui non voleva una storia seria. Non adesso. In fondo, erano solo due ragazzini in preda agli ormoni, no? Forse era un cliché, ma il fatto che fosse uno spirito libero era una delle qualità che più l'attraeva di lui. Non poteva certo lamentarsi perché era stato sincero! Era chiaro che ci teneva davvero a lei. Lo sentiva. E allora perché non era soddisfatta? Perché quella loro strana relazione cominciava a non bastarle più? Eppure, neanche lei era il tipo da storia seria. Non alla sua età!

Si ritrovò a spiarlo da lontano, mentre Jared s’intratteneva come al solito con i suoi amici a divertirsi, nel corridoio degli armadietti. Una ragazzetta bionda, una delle tante sciacquette che gli orbitavano intorno, gli aveva passato un braccio attorno alla vita e lui l’aveva lasciata fare, come se niente fosse. Era stato un gesto così semplice, che probabilmente si era ripetuto chissà quante volte, con chissà quante ragazze, solo che lei non aveva visto. Però ora le stava facendo male! Improvvisamente sentì venirle meno il respiro e la vista appannarsi. Corse in bagno, cercando di passare inosservata, e si nascose in una delle toilette. No! Era chiaro che non avrebbe potuto continuare così. Conosceva Jared da tutta la vita e non aveva mai pensato di potersi seriamente innamorare di lui. Invece, evidentemente, era successo. E la consapevolezza che ne sarebbe rimasta fregata la colpì in pieno, con tutta la potenza di jumbo jet.
Uscì dal bagno dopo un po’, quando tutti erano ormai nelle loro classi, fermamente decisa a saltare l’ultima ora di lezione. Non avrebbe certo potuto presentarsi in aula nello stato in cui era. Tremante a causa dei singhiozzi, con gli occhi gonfi e il poco trucco completamente sbavato. Per sua fortuna, aveva laboratorio d’arte, altra materia in cui, se non eccelleva, vantava comunque voti molto alti. Disse all’insegnante che non si sentiva molto bene e gli chiese il permesso di andare in infermeria. Naturalmente, l’insegnante non fece obiezioni, e Fran uscì tranquillamente dall’edificio. Sì! Altro che infermeria, l’unica cosa di cui aveva bisogno ora era di annegare nel suo letto, fino all’indomani. Peccato che avrebbe dovuto farsela a piedi fino a casa! Tessa, che le scarrozzava sempre in macchina, era ancora a lezione, e lo scuola bus non sarebbe arrivato prima di un’ora. Aveva percorso appena pochi passi quando la voce di Alex, proveniente dal parcheggio, la fermò.

Ehi, Fran! Stai andando a casa?”

Lei gli spiegò che era uscita prima perché non stava molto bene e, allora, il ragazzo si offrì di darle un passaggio in macchina. Erano rimasti silenziosi per un po’. Alex picchiettava sul volante, tenendo il ritmo di una canzone che passava alla radio. Fran guardava fisso fuori dal finestrino, forzandosi a trattenere quelle lacrime che non vedevano l’ora di esondare ancora.

Sai, ho capito che c’è qualcosa che non va! … Se vuoi, puoi parlarmene!” Le disse Alex, inaspettatamente.

Il calore del tono di quella voce impedì a Fran di resistere oltre e riprese a singhiozzare energicamente, borbottando qualcosa di incomprensibile, tra un singulto e l’altro. Alex accostò la macchina sul ciglio della strada e l’abbracciò teneramente, dandole il tempo di calmarsi.

Su, su … tranquilla …” Le sussurrava, accarezzandole i capelli.

Alex … mi dispiace tanto …” piagnucolava la ragazza, tirando su con il naso, “… mi sento così stupida … oddio, sto frignando come una ragazzina scema.”

Non ci stava facendo molto caso, ma aveva incastrato le dita nei folti ricci neri di Alex, provocandogli quasi sicuramente almeno un po' di fastidio. Anche se al momento sembrava davvero non badarci.

Vuoi dirmi di che si tratta? Puoi fidarti di me!” Le domandò ancora lui, con due occhi così dolci che era quasi impossibile non assecondarlo.

Ma Fran non poteva dirgli perché era in quello stato. Non a lui. Jared era pur sempre il suo migliore amico e lei non se la sentiva di metterlo in mezzo. Fece segno di no con la testa, asciugandosi le lacrime e riassestandosi alla meglio. Alex non insistette. Si limitò ad abbracciarla ancora, con affetto. Poi rimise in moto e alzò il volume della radio. Stavano passando un grande successo di Prince di qualche anno prima, che lui adorava, anche per l’assolo di chitarra, e che gli altri membri della band schifavano cordialmente. Si ritrovarono a canticchiare insieme il ritornello, esplodendo in una fragorosa risata. Anche a Fran quella canzone piaceva molto. E non avrebbe saputo dire se fosse per merito del pezzo, o del pianto liberatorio, o della vicinanza di Alex, ma cominciava a sentirsi davvero molto meglio.

 

Jared l’aveva subito cercata con lo sguardo, non appena fuori dall’aula. Ma non c’era nessuna traccia di lei. Non era nei corridoi e neanche agli armadietti. Anche se non trascorrevano mai un'intera giornata insieme, non poterla guardare, anche solo di sfuggita, gli stava procurando quasi un disagio fisico. Era vero che l’aveva vista un po’ strana quella mattina, ma adesso dove cazzo si era cacciata? Al parcheggio notò le sue due amiche del cuore, Kiki e Tessa, che salivano in macchina senza di lei.

Quindi Fran non c’è! È andata via prima!” Pensò, mentre uno dei suoi amici gli stava letteralmente triturando le palle con uno stupido ballo che si sarebbe svolto di lì a poco.

Sarebbe potuto passare da lei, più tardi. Solo per vedere come stava. Dopotutto, non ci sarebbe stato niente di strano. Le loro madri erano amiche e loro si conoscevano da tanti anni. Forse Fran si era presa una qualche influenza. Ecco sì! Era per quello che le era sembrata un po’ sciupata. Avrebbe potuto portarle qualcosa, magari una zuppa o della frutta. O sarebbe sembrato troppo sospetto?
No! Che stupido! Non sarebbe potuto comunque andare da lei. Aveva le prove con la band, nel pomeriggio. Gli sarebbe toccato aspettare fino all’indomani per rivederla, se stava abbastanza bene da tornare a scuola. E allora l’avrebbe coccolata più del solito, non appena fossero stati da soli.

 

»»»»»»»

 

Tu cosa?”

Era stupefacente il livello di volume che riusciva a raggiungere la voce di Kiki. Probabilmente era la sua anima coreana che faceva capolino, nei momenti di crisi.

Ho fatto sesso con Jared!”

L’amica la stava fissando con gli occhi fuori dalle orbite. Fran le raccontava sempre tutto, anche quello che lei tendenzialmente preferiva non sapere. L'educazione rigorosa che riceveva in famiglia non la faceva sentire a suo agio nell'affrontare il discorso 'sesso'. Per lei era decisamente un tabù! Così come l'alcol, il fumo, cinema, musica, discoteca, … Insomma, la vita! Tutto ciò che ci può essere di divertente per un'adolescente. Ogni tanto si ritrovava ad invidiare un pochino Fran e Tessa. Benché sapesse che nemmeno la loro vita sociale fosse un fuoco d'artificio senza fine, perlomeno loro non avevano nessuna paura nel parlare di sesso. E, a quanto pareva, nemmeno a farlo.

Quando?”

È iniziata un paio di mesi fa!”

Come … co … cosa significa che è iniziata? Che va avanti? … Cioè … lo fate ancora?”

Fran annuì. Sapeva che la stava mettendo in imbarazzo, la piccola Kiki era così pudica riguardo l'argomento, ma doveva raccontarle tutto. Era già da tanto che voleva parlargliene. Era la sua migliore amica e se non l’avesse fatto sarebbe esplosa, arrivata a questo punto.

Era cominciata quell’estate. Lei e Jared, tutti e due perennemente a corto di soldi, coincidenza delle coincidenze, avevano trovato lavoro entrambi al drugstore del vecchio Mellor. Fran alla caffetteria e Jared alla pompa di benzina. Erano stati costretti a vedersi tutti i giorni, così come succedeva a scuola, ma senza lo scudo dei compagni ad interporsi tra loro. Così avevano ricominciato a parlarsi, come facevano quando erano piccoli. Non si poteva dire che fossero tornati ad essere propriamente amici. Si punzecchiavano, come al solito, come facevano ormai da tutta la loro vita, essendo stati allevati quasi come due cugini. Constance, la madre di Jared, e Laurie, la madre di Francesca, erano probabilmente le uniche due madri single e separate di Bossier City, additate come appestate dal resto della città. Era più che naturale che avessero subito legato. Quando si erano conosciute, Laurie si era appena trasferita in Louisiana con le due figlie, Vivian, che all'epoca aveva otto anni, e Francesca, che ne aveva appena due. Constance, invece, era una vera e propria cajun. E aveva due figli maschi, Shannon, quasi cinque anni, e il piccolo Jared, di tre anni.
Una sera, una di quelle in cui era toccato a lei chiudere la caffetteria, Fran stava faticosamente trasportando fuori un bidone dei rifiuti, nel retro del locale, quando inciampò in qualcosa che la fece cadere a terra. Il bidone rotolò per qualche metro, riversando il suo maleodorante contenuto un po’ dappertutto, e lei si ritrovò tutta impiastricciata di una sostanza viscida che si era sparsa per terra. Era inciampata in una latta di vernice. Rossa, per di più!

Cazzo! Jared!” Urlò la ragazza, fuori di sé dalla rabbia.

Sapeva che era stata colpa sua. Lui era sempre lì a trafficare con i colori per verniciare le auto o le moto. E lasciava tutto in giro. Il ragazzo arrivò in un lampo, pulendosi le mani sporche di olio con uno straccio. Non appena la vide, lì in terra, tutta sporca di vernice e circondata dall’immondizia, scoppiò a ridere senza freni.

La pianti! Stupido idiota!” Lo sgridò lei, senza riuscire a farlo smettere di ridere. “Sei stato tu?”

Lui non rispose. Era ovvio che fosse stato lui, anche se questa volta non l’aveva fatto apposta. Non sarebbe riuscito a giocarle uno scherzo così ben congegnato neanche se ci avesse pensato per tutto il giorno. Per qualche istante rimase interdetto sul da farsi. Avrebbe tanto voluto avere una macchina fotografica in quel preciso momento, per poterla prendere per il culo a vita. Così l'avrebbe finita di dargli dell' idiota ogni volta che gli rivolgeva la parola! Invece la aiutò a rialzarsi e l’accompagnò dentro per pulirsi. Quella vernice non sarebbe mai andata via con del semplice sapone, perciò le fornì uno di quei detergenti pulisci tutto che usavano anche in garage. Nessuno dei due ne comprese il motivo, ma, senza che se accorgessero, in un secondo tutto era cambiato. Mentre lui la stava aiutando a strofinare via le macchie più visibili dalla pelle, si erano guardati per un istante di troppo. E improvvisamente qualcosa era scattato. Avevano cominciato a baciarsi freneticamente, come se una mano misteriosa li avesse di colpo liberati dalle bende che gli avevano impedito fino ad allora di vedersi veramente. E in un attimo si erano ritrovati senza vestiti, aggrappati l’una all’altro, contro la parete del bagno.
Da quella sera, avevano cominciato ad 'incontrarsi' di nascosto quasi tutti i giorni. La stessa Fran si era stupita che lui non si fosse ancora annoiato di lei. Sapeva di non essere così eccezionale. Mentre Jared era di un'altra categoria. Non avrebbe neanche dovuto fare lo sforzo di schioccare le dita per far cadere una qualsiasi donna ai suoi piedi. Ma forse era proprio la clandestinità che rendeva la cosa più appetitosa. Farsi segretamente una ragazza che non era al suo livello e che nemmeno gli piaceva, conscio di quello che i suoi amici avrebbero potuto dire se l'avessero scoperto, doveva eccitarlo parecchio.

Non capisco come proprio tu ti faccia trattare in questo modo?”

La apostrofò Kiki con disapprovazione, non appena ebbe finito di raccontarle tutta la storia, dall’inizio fino al temporale emotivo di quella mattina.

La Francesca che conosco non glielo permetterebbe mai! … Non sei tu quella che mi ripete fino alla nausea di quanto la facciano vomitare quelle smorfiosette con zero neuroni in testa che pendono dalle labbra di chiunque porti un paio di pantaloni. E adesso, guardati! Guarda come sei ridotta! E tutto per due occhi azzurri e un bel sorriso?”

Certo, non aveva tutti i torti, ma era ovvio che lei non avrebbe potuto afferrare fino in fondo la situazione. Purtroppo per Fran, la sua amica aveva la maturità sentimentale di una bambina di 7 anni. Provava compassione per lei, ma anche invidia. Dopotutto non doveva essere malaccio tornare ad avere 7 anni. Senza assilli, senza assurde decisioni da prendere, senza il chiodo fisso di quegli occhi di ghiaccio a tormentarla.
Erano entrambe acciambellate sul letto di Kiki da un bel pezzo ormai. La ragazza non aveva quasi mai il permesso di uscire di casa, se non per andare a scuola o in chiesa, perciò erano le amiche a doverla venire a trovare. Cosa che le due ragazze facevano molto assiduamente, anche se la madre di Kiki non apprezzava per nulla il genere di amiche che la figlia si era scelta. Una mezza sgualdrina piena di soldi e una mezza illegittima squattrinata. Con tutte le brave ragazze del catechismo che le aveva presentato!

Fran stava abbracciando forte il cuscino dell’amica, cullandosi dolcemente nei ricordi.

Kiki … Ho paura di essermene innamorata!”

Santo Cielo, Fran! Così è anche peggio!”

Il tono di voce della ragazzina aumentò di un'altra ottava. Ancora un altro po' e i cani del vicinato avrebbero preso ad abbaiare per risponderle.

“… Devi assolutamente mettere le cose in chiaro con lui. L'hai detto anche tu che non ce la fai ad andare avanti così! Se è l'imbecille che io penso che sia … be’, tesoro mio, sono convinta che non ti sarai persa un granché. … Se invece ci tiene … e so che tu ci credi … allora piantala di fargli da zerbino!”

Crudele, ma del tutto sensato! Fran sapeva che l’amica aveva ragione, ma era facile per lei parlare così. Non era il suo cuore quello che stava per essere stritolato.


°°°°°°°

N.d.A.: Questo capitolo è un po' più lungo del solito, anche se l'ho diviso in due parti. Vi sta asciugando? Spero di no!

Chiarisco x chi avesse dei dubbi. No! Jared non è un idiota che ha la testa solo per tenere separate le sue adorabili orecchie. È soltanto ancora un po' immaturo. Ma sappiamo tutti che è dotato di un coraggio insospettabile. Perciò, non disperiamo!

Ringrazio chi ha letto, chi ha commentato (siete impagabili!), chi l'ha inserita tra le seguite (molto onorata) e chi addirittura tra le preferite (Ateles ma sei sicura? Comunque grazie!)

Baci,

Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** GUARDATI DALLA GELOSIA! È UN MOSTRO DAGLI OCCHI VERDI CHE SCHERNISCE IL CIBO DI CUI SI NUTRE …[Parte seconda] ***


INTRODUZIONE: OK! Per chiunque se lo fosse chiesto, ecco la seconda parte del capitolo 4.

(Mi è stato fatto notare che il font del fic era un po' piccolo, così ho aumentato la dimensione. Spero che così sia sufficiente. In caso contrario, fatemi sapere.)

<<<<>>>>


OVVERO: GUARDATI DALLA GELOSIA! È UN MOSTRO DAGLI OCCHI VERDI CHE SCHERNISCE IL CIBO DI CUI SI NUTRE …                     ( 'Otello', W. Shakespeare ) [Parte seconda]

 

Lo stesso pomeriggio Jared era impegnato con la band a provare nel garage di Alex. Le prove non stavano andando molto bene. Shannon, che suonava la batteria, era reduce da una bella sbornia e non si era ripreso ancora del tutto. Un tempo si limitava a darci dentro solo nei weekend, o quando non aveva scuola. Solo per non dare troppi dispiaceri a sua madre, sia chiaro, non certo perché fosse un tipo che ci teneva alle regole. Ma ormai era maggiorenne da un pezzo e si era lasciato alle spalle l'incubo del liceo e con i pochi soldi dei lavoretti saltuari che raccattava qua e là poteva farci quello che voleva. Anche Constance aveva mollato la briglia con lui. Nel frattempo, Alex e Matt, il bassista, continuavano a beccarsi come due zitelle su quale cover fare per prima. Come se, nei posti squallidi dove ogni tanto riuscivano ad elemosinare una serata, gliene fosse importato a qualcuno dei Van Halen o degli Ac/Dc! Jared non riusciva proprio a sopportarli, certe volte.
Quanto sarebbe stato meglio saltare le prove, quel pomeriggio? Almeno sarebbe potuto andare da Fran. Non riusciva a smettere di pensare a lei. Era la prima volta che gli capitava di essere seriamente preoccupato per la salute di qualcuno che non fosse della sua famiglia.

Ancora non erano riusciti a suonare degnamente nemmeno una canzone quando la madre di Alex spuntò dalla porta dicendo al figlio che c’era al telefono una ragazza che voleva parlargli. Il ragazzo uscì e tornò qualche minuto più tardi, sorridendo.

Era Helen?” Gli chiese Jared, sicuro della risposta.

L’amico gli aveva confidato che lui e la sua ragazza non navigavano in acque calme, negli ultimi tempi. Quindi, se ora sorrideva, poteva significare solamente che le cose si stavano sistemando.

No! Era Fran!” Replicò Alex, riaggiustandosi la tracolla della chitarra. Il battito del cuore di Jared si fermò per un istante. “L’ho riaccompagnata a casa, oggi, e voleva ringraziarmi!”

Alex l’aveva riaccompagnata a casa! Perché? Da quando erano diventati così amici quei due?
"
Credo non si sentisse molto bene. Mi è sembrata un po' giù di corda!” Continuò Alex, come se gli stesse leggendo nella mente. “Così ho provato a consolarla un po’. Non potevo lasciarla lì da sola! … È davvero una ragazza interessante. Be', tu la conosci certo meglio di me! … Sai per caso che cosa le è successo?”

Interessante? Come diavolo si permetteva di definire Fran interessante? Non avrebbe dovuto pensare a lei in quel modo, anzi non avrebbe dovuto pensarla in nessun modo. Invece, l'aveva riaccompagnata a casa e l'aveva persino consolata. Lo stronzo! E lei glielo aveva lasciato fare. No, peggio! Lo aveva anche ringraziato! L'episodio della fetta di torta, accaduto qualche giorno prima alla mensa, gli tornò improvvisamente davanti come un flash. Il suo amico si era subito prodigato a dare il suo dolce alla ragazza e poi gli aveva fatto un cazziatone su come si era comportato da bestia con lei. Cominciò a sospettare che il caro, dolce Alex potesse avere un doppio fine con la sua Fran. Non gli rivolse la parola fino alla fine delle prove, che comunque si erano rivelate disastrose, e se ne andò senza nemmeno salutare.

>>>>>>>

 

Fran era intenta a studiare la locandina di ‘A Piedi Nudi nel Parco’, affissa nella bacheca dell’atrio della scuola. Sarebbe stata messa in scena quel sabato, allo Sheldon. Le piaceva molto quella commedia e la produzione era abbastanza quotata. Era un vero peccato che non potesse permettersi il biglietto.

"
Andrai a vederlo?”

Alex le si era avvicinato mentre lei era distratta. La crisi di pianto in macchina li aveva uniti molto negli ultimi giorni. Si ritrovavano spesso, prima dell'inizio delle lezioni o a mensa, a fare due chiacchiere da buoni amici. Anche se non poteva dirgli proprio tutto, Fran si sentiva sollevata quando parlava con lui.

"
E come? A parte il fatto che sono praticamente in bolletta, i biglietti sono esauriti da giorni!”

"
Già! È un vero peccato!” Concluse Alex, scuotendo la testa.

Poi si batté una mano alla fronte, fingendo di essersi appena ricordato una cosa di vitale importanza.

"
Un momento! Ma io ho due biglietti! … Come ho fatto a scordarlo?” E scoppiò a ridere.

"
Sii serio! Come sarebbe a dire che hai i biglietti?” Fran lo spintonava piano, con le mani sul suo petto, per farlo smettere di ridere. “Ci porterai Helen?”

Lui tornò serio immediatamente. “Non penso proprio! … Per prima cosa, Helen non è certo il tipo da teatro. Seconda cosa, non andiamo molto d’accordo ultimamente.”

"
Mi dispiace, Alex! … Vedrai, le cose si sistemeranno presto! … Un tipo speciale come te non si trova a tutti gli angoli delle strade!”

Alex arrossì leggermente e tornò a sorridere. “Allora, che ne dici se questo tipo tanto speciale ti portasse a vedere ‘A Piedi Nudi nel Parco’, questo sabato?”

"
Direi che sarebbe semplicemente fantastico!”

Fran era al settimo cielo. Finalmente avrebbe avuto una serata tutta per lei. Una serata come si deve. E non avrebbe pensato a lui, nemmeno per un minuto. La cura di disintossicazione da Jared Leto poteva avere inizio!


"
Che cosa hanno quei due da parlottare in segreto … perché lui le sta sussurrando all’orecchio … e perché lei adesso lo sta toccando?”

Jared stava osservando da lontano Fran e il suo amico Alex. Dal giorno delle prove nel garage del ragazzo, non aveva smesso un attimo di tenerli d’occhio. E si stava sempre di più convincendo che ci fosse qualcosa tra di loro. Il sospetto che ad Alex Fran piacesse parecchio si materializzava ogni giorno di più. Benché il ragazzo potesse sfoggiare ancora la bellissima Helen al suo fianco, era ovvio che una come Fran sarebbe stata più il suo tipo. Brillante, divertente, genuina. E bella, indiscutibilmente bella, anche se non nei canoni estetici più comuni. Tanto più bella, perché non si accorgeva di esserlo. Sarebbe stata perfetta per il suo amico. Questo pensiero lo fulminò all’istante. No! Non poteva permettersi il lusso di perderla, nemmeno per il suo migliore amico. Fran era sua. Era perfetta anche per lui. Anche se era troppo codardo per ammetterlo.

La incrociò più tardi, seduta davanti alla rete di protezione del campo da baseball. Stava leggendo un libro da sola, mentre alle sue spalle, dall’altra parte del diamante, i ragazzi della squadra si allenavano nei lanci. Non c’era nessun altro in giro, a parte loro.

"
Ehi, straniera!” La salutò Jared, sorridendo. “Va tutto bene?”

Fran lo guardò sedersi al suo fianco. “Certo! È tutto ok! Come sempre.”

Si era ripromessa di dirgli la verità, prima o poi. Ma il momento giusto non era ancora arrivato. Era consapevole che quello avrebbe messo la parola fine alla loro storia e lei non era ancora pronta. Non poteva ancora rinunciare a quegli occhi di cielo dentro ai suoi. Finché riusciva a sostenere il suo sguardo e a continuare a fingere che nulla era cambiato, avrebbe tirato avanti. Prendendosi le sue soddisfazioni, ovviamente!
Jared cominciò a giocare con il colletto della sua camicetta, sfiorandole il viso, di tanto in tanto, come se fosse un gesto accidentale. Certo che lui non le rendeva per niente facile la cosa!

"
Ho una grande notizia!” Le annunciò, continuando il suo giochino. “Domani notte avrò casa libera! Mia madre va a Baton Rouge … la cugina Penny ha appena partorito … e non tornerà prima di domenica sera.”

Le dita del ragazzo erano salite lungo il suo collo e Fran non era sicura di riuscire a connettere ancora per molto. Lui e lei, da soli, per tutta la notte! Wow! Sarebbe stato … terribilmente sbagliato!

"
Avremo un letto a nostra disposizione, finalmente!” Continuava Jared, da perfetto diavolo tentatore. “… Sarebbe carino se ti fermassi da me … Non puoi dire a tua madre che dormi fuori? Non so, da Tessa o da Kiki?”

Fran chiuse gli occhi, prendendo un lungo, lunghissimo respiro.

“È una proposta molto, mooolto allettante … ma, mi spiace, non posso!”

Si sforzò di mantenere un tono distaccato, cercando di sembrargli a suo agio. “Ho un impegno domani sera!”

Jared la guardò sbalordito. Lo aveva rifiutato! Il momento che tanto aveva paventato negli ultimi giorni si era infine verificato? Lo stava scaricando per un altro? Non riusciva a crederci. Era vero che loro due non stavano propriamente insieme, ma da quando era iniziata questa cosa fra loro, Jared non era più uscito con nessun'altra. Né entrato in nessun'altra, per essere precisi. E invece Fran? Come poteva preferire passare il suo tempo con Alex, piuttosto che passare la notte con lui?

"
Andiamo, Jay! Non fare quella faccia.”

Lo sgridò nervosamente Fran, in parte rinfrancata dal suo sguardo scombussolato. Si sentiva improvvisamente vincente.

"
Non c’è nessun vincolo tra noi. … Cioè, entrambi possiamo vedere chi vogliamo, sbaglio?”

Jared non smetteva di guardarla fisso, senza parlare.

"
So che ti può sembrare assurdo! Ma la tua piccola amica sfigata, domani ha un appuntamento!” Concluse allora lei, alzandosi da terra. “Fine della discussione! Ciao, Jared!”

Fran fece qualche passo, poi tornò indietro, proprio mentre anche Jared si era rialzato. Si guardò intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno a guardarli e poi, alzandosi sulle punte dei piedi, lo baciò velocemente sulle labbra.

"
È tutto ok, Jay?” Sussurrò con voce dolce. Lui annuì, ancora un po’ deluso.

Era vero! La tattica del bastone e della carota, che lei moralmente aborriva, avrebbe potuto dare i suoi frutti.

"
Allora ci vediamo lunedì! Non stancarti troppo nel fine settimana.”

E se ne andò via sorridendo, piantandolo lì come un microcefalo.

 

°°°°°°°

N.d.A. Non infierite troppo su Fran x la sua scelta! In fondo è una brava ragazza! Comunque, sappiate, che nemmeno io sono d'accordo con lei! Ho cercato in tutti i modi di convincerla ad annullare il suo appuntamento, ma è testarda … non mi ha voluto dare retta!!!!

p.s. Sì, Matt, il bassista, è quel Matt a cui state pensando! So che non si conoscevano all'epoca, ma questa è fiction, ragazze. Tutto è concesso!

 

Grazie x l'ennesima volta a chi ha letto e a chi ha recensito (LOVELOVELOVE)!!! Spero di sentirvi ancora.

 

 

Kisses,

Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** IL DESTINO E' QUEL CHE E', NON C'E' SCAMPO PIU' PER ME! ***


NOTA INTRODUTTIVA: Ho elevato di una tacca il rating della fic non tanto perché questo capitolo contenga qualcosa di più scabroso dei precedenti, ma solo perché mi sono accorta di usare troppo spesso imprecazioni e parolacce (e sappiate che mi sono contenuta abbastanza!). E poi, magari più in là, qualche allusione un più succosa al sesso può essere che ci scappi pure!

Tanto vi dovevo! Buona Lettura!

°°°°°°°

 

CAP 5.

OVVERO: IL DESTINO E' QUEL CHE E', NON C'E' SCAMPO PIU' PER ME! … ( MAI TENTARE DI EVITARE L'INEVITABILE )

 

Chicago.

Ok! Mezzogiorno era già passato! L'ansia psicotica che la pervadeva da ore non sarebbe durata ancora a lungo. La diretta era terminata da poco, ancora solo un po' di pazienza e sarebbe potuta tornare a respirare, a ridere e a incazzarsi come sempre. Alla sua solita vita, insomma. Le rimaneva solo la consapevolezza che la prossima volta, perché, visto il successo che la band aveva riscosso, una prossima volta sarebbe stata probabile, ne avrebbe approfittato per prendersi davvero un giorno di ferie. Rischiare una volta andava bene. Perseverare sarebbe stato da fulminata.

Francesca aveva ascoltato l’intero programma dall’ufficio di Felix, onde evitare il peggio. Fortunatamente nessuno della redazione aveva badato a lei. Quel posto era più caotico di un aeroporto. Come al solito, i suoi colleghi erano sempre indaffarati a fare qualunque altra cosa che non fosse lavorare. Interminabili via vai alla macchinetta del caffè, discorsi da parrucchiere tra le ragazze della redazione o da bar sport tra i ragazzi, rumorose partite multiplayer a Sims e simili. Di norma si sarebbe divertita anche lei a partecipare a quei riti quotidiani. Ma non quella mattina.

La voce di Jared era ancora più bella di quanto la potesse ricordare. Anche filtrata attraverso microfoni e diffusori. In qualche frangente, aveva a stento trattenuto le lacrime. Era stato sufficiente che lui sussurrasse una qualche parola ogni tanto, buttata là anche a caso. Non era particolarmente loquace quel giorno. In realtà non lo era mai stato. Quello logorroico era il divo Jared Leto. Non il suo Jay.

Sì! Rintanarsi lì era stata un’ottima idea. Se soltanto qualcuno, chiunque, le si fosse avvicinato anche solo per dirle ‘Ciao’, era sicura che sarebbe crollata. Cristo Santo! Eppure credeva di essere forte abbastanza per sopportare perlomeno la sua presenza nello stesso edificio. Dopo tutti questi anni! Invece si era sbagliata alla grande. E ora se ne rendeva conto.

Lo immaginava al piano di sotto, in quel momento, ad intrattenersi con Felix e gli altri, facendo le foto di prassi e, magari, firmando qualche autografo. Sarah sicuramente non aveva perso l'occasione di sbavargli addosso. Un misto di rabbia e gelosia le appannò la mente. Se quella stronza gli si fosse offerta, lui l'avrebbe rifiutata? No! Perché mai avrebbe dovuto? A quanto si diceva in giro lui non rifiutava mai nessuna! E lei, invece? Chissà se poi, alla fine, l’avrebbe riconosciuta? Probabilmente no! Tutte le sue paure avrebbero anche potuto dimostrarsi immotivate, in fondo.

Ma il senso di sollievo che quella flebile convinzione le aveva procurato fu spazzato via all'istante. Sentì dei passi provenire dalla redazione. Era strano che qualcuno dei ragazzi si trovasse ancora lì a quell’ora. Uscì in fretta dall’ufficio del capo e se lo ritrovò di fronte. Con i suoi magnifici occhi azzurro cielo che la scrutavano sorridendo.

Lo sapevo che eri tu!” Le disse Jared, avvicinandosi piano.

No! Questo era davvero il colmo. Si era lambiccata il cervello per settimane, cercando un modo per evitare di incontrarlo. E proprio ora che era convinta di avercela fatta, eccolo lì, davanti a lei. In tutto il suo splendore tridimensionale.

Che diavolo ci fai qui?” Lo apostrofò, rudemente, presa completamente alla sprovvista.

Ehi! È così che si saluta un vecchio amico?”

Lui non sembrava per nulla a disagio nel rincontrala. Anzi, le si avvicinò in un baleno e l’abbracciò, stringendola forte, come se rischiasse di scivolargli via e cadere a terra.

Non stavi cercando di evitarmi, vero?” Le sussurrò in un orecchio.

Nooo! … Vero?” Ripeté Francesca, senza la minima ironia.

Rimasero abbracciati, senza più parlare, per un tempo che sembrò ad entrambi infinito. Era come se la loro memoria tattile avesse di colpo preso il sopravvento sulle loro menti e li stesse obbligando a riappropriarsi delle sensazioni che il contatto dei loro corpi aveva risvegliato. Per Francesca fu quasi un'esperienza mistica. Ora che era stretta tra le sue braccia si sentiva come se niente altro avesse più importanza al mondo. Come nei più dozzinali romanzetti rosa. Riusciva soltanto ad udire, lontana e ovattata, una vocetta interiore che le ripeteva: “Stupida! Ti eri illusa sul serio di poter fare a meno di lui? Smettila di fingere di essere felice. Ormai non inganni più neanche te stessa. Non lo vedi?”

Un colpo di tosse alle loro spalle coprì del tutto quella noiosa vocetta.

Scusatemi! Interrompo qualcosa?”

La voce di Albert, che proveniva dall’interno della stanza, li riportò immediatamente alla realtà.

Volevo portarti fuori a pranzo, ma a quanto pare hai di meglio da fare!”

Ecco! Perfetto! Il castello di carte che aveva faticosamente tenuto in equilibrio per tutto questo tempo era miseramente crollato in una manciata di secondi. Francesca si staccò imbarazzatissima da Jared e corse incontro al nuovo venuto, balbettando qualche ‘no’ di circostanza.

Hai già conosciuto Jared Leto, dei 30 Seconds to Mars? … Noo? … Jared, lui è Albert! È un deejay della nostra emittente!”

Pronunciava quelle parole in fretta, tentando di riprendere il controllo di se stessa, mentre i due uomini si stringevano la mano con indifferenza.

Nonché il suo fidanzato!” Precisò Albert, indicandola con un dito. “Amore! Sei piena di sorprese! Ieri ti rifiutavi categoricamente di incontrarli e adesso ti ritrovo addirittura avvinghiata a lui! … O forse … no! Non mi dire? Stavi per svenire e Jared, con sommo spirito caritatevole, stava tentando qualche tecnica di rianimazione?”

Nessuno dei due rispose. Venire beccata dal tuo fidanzato mentre abbracci con trasporto un altro uomo, che incidentalmente è anche uno degli uomini più desiderati del pianeta, non è una cosa che solitamente compare nei manuali del tipo 'Essere donna nel Duemila: Istruzioni per l'uso'! … Ammesso che esistano manuali di questo genere! E siccome le sfighe non vengono mai sole, e questo è un dato di fatto, in quel preciso istante anche Shannon e Tomo fecero il loro ingresso trionfale nella stanza.

Jay! Sei sparito come un fulmine. … Che ci fai nascosto qui? Dobbiamo andare!”

Andavano chiaramente di fretta e non fecero caso alle altre persone presenti. Jared, per tutta risposta, presa la mano di Francesca e la fece avvicinare al fratello.

Shan! Guarda un po’ chi ho trovato qui? Ti ricordi di lei?”

L’uomo la esaminò per un tempo infinito, scuotendo la testa. Poi, una lampadina gli si accese di colpo.

Nooo! Non mi dire che è la piccola Fran? … La figlia dell’amica di mamma che faceva l’infermiera. … Ma sì! Quella che tu ti sbattevi al liceo!”

La delicatezza non era mai stata una prerogativa di Shannon Leto e anche in quell'occasione non si era smentito. Per un secondo, quelle semplici parole ebbero il potere di cristallizzare il tempo. Jared aveva fulminato con gli occhi il fratello, che lo guardava con il candore di un bambino. Francesca cercava con lo sguardo di capire che cosa stesse passando nella mente del suo ragazzo, che dal canto suo era rimasto impassibile come uno stoccafisso. Il povero Tomo, che aveva assistito a tutta la scena non capendoci un accidenti di niente, si sentiva come se fosse capitato nel bel mezzo di una gag di Punk'd.

Ragazzi! Forse è ora che leviamo le tende! Mi sa che abbiamo fatto già abbastanza danni per oggi. Che ne dite? … Abbiamo un concerto stasera.” Intervenne il chitarrista, per cavarsi d'impaccio e alleggerire il clima di tensione che si era venuto a creare.

I due fratelli Leto annuirono all’amico e fecero per andarsene. Poi, quasi sulla soglia, Jared si fermò e tornò verso Francesca, abbracciandola un'ultima volta. Questa volta il contatto fu decisamente più contenuto. Un normale abbraccio fra vecchi amici. Nessun altro, a parte la ragazza, poté udire le parole che le sussurrò all'orecchio in quel fugace momento. Mi sei mancata!”

Ed uscì, seguendo i suoi compagni di vita. Per Francesca fu come morire e risorgere mille volte contemporaneamente.

Albert, nel frattempo, si era seduto su una delle poltroncine dell’ufficio e fissava la sua ragazza dritto negli occhi. Le gambe accavallate e le mani giunte, aspettava che fosse lei a cominciare a parlare. Ma Francesca pareva non avere nessuna intenzione di assecondarlo.

Allora! Mi vuoi spiegare oppure no?” Sbottò lui, perdendo la pazienza.

Mi pare che Shannon sia stato già abbastanza chiaro! Vuoi che ti faccia un disegnino?”

Ehi! Non usare questo tono con me! … Non me lo merito!”

E aveva ragione. Gli aveva risposto con arroganza, solo per difesa. Perché sapeva di sbagliare alla grande con Al. Non soltanto perché gli aveva nascosto la verità su Jared, ma perché, se avesse insistito a conoscere tutta la storia, probabilmente sarebbe arrivata al punto di confessargli di non essere mai riuscita, in tutto questo tempo, ad amarlo come lui avrebbe meritato. Gli piaceva! Era un rimedio confortevole, contro la solitudine. Come una calda, vecchia trapunta. Gli voleva bene, sicuro! Ma non lo amava. Non come avrebbe amato Jared, per il resto della sua vita! E questa era la bastardata più grande che poteva fargli.

Perdonami, Al! … Non volevo fare la stronza.” Si scusò lei, sedendosi al suo fianco. “Non ho detto niente perché non volevo che si sapesse in giro … sai, le chiacchiere … i pettegolezzi …”

Io non sono Perez Hilton! … Capisco che non volessi affiggere i manifesti in giro … ma perché non l’hai detto a me?”

Non sapevo come dirtelo … e poi non mi sembrava tanto importante. Sono passati tanti anni!”

Albert smise di guardarla e chiuse gli occhi. Non era quella la risposta che si aspettava.

Allora, è vero? … Stavate insieme?”

Francesca annuì. “Non è durata molto … eravamo al liceo … cose da ragazzini. Sai com’è?”

Eccola che sbagliava ancora! Anziché affrontare la verità una volta per tutte, continuava a minimizzare. E tutto ciò che le stava chiedendo Albert, ora, era di essere sincera con lui.

Però provi ancora qualcosa per lui!”

La sua non era una domanda. Forse la stava capendo meglio di quanto lei si sarebbe aspettata. Forse, addirittura, lui la conosceva meglio di quanto lei credesse.

Al! Ma che cazzo dici?”

Il ragazzo si alzò di botto dalla sedia e comincio a camminare a grandi passi su e giù per la stanza. Non si poteva dire che fosse furioso. Era solo molto nervoso. E triste. Si fermò, frizionandosi vigorosamente le tempie.

Tu che cazzo dici? … Da quando hai saputo che sarebbe venuto qui, non hai fatto altro che scappare! … Quasi non volevi venire a lavoro, stamattina. Tu! Il Panzer! … L’avresti fatto se per te fosse stato solo un vecchio amico? … Una cosa da ragazzini?”

Al! Ti prego …”

 … Vi ho visti, Fran! … Lo so che in questo momento probabilmente mi reputi solo un povero coglione, ma ricordati che vi ho visti! … Eravate proprio qui! Aggrovigliati come due serpenti! … Dimmi la verità, Fran! È a causa sua che tra noi non ha mai funzionato? … Ho il diritto di saperlo!”

Francesca lo guardava fisso. Avrebbe voluto piangere se avesse potuto. Non riuscì nemmeno a replicare. Non era mai stata capace di sostenere una lite con una persona a cui voleva bene. C’era riuscita soltanto una volta, tanti anni prima. Ma le era costato uno sforzo immane, e le aveva cambiato la vita.

Bene! A quanto pare per te non ne ho diritto! … Ci vediamo.” Si era risposto da solo.

Al!” Gli gridò dietro, mentre il ragazzo stava per uscire dalla stanza. “Dove stai andando?”

Si girò a guardarla e i suoi occhi le spezzarono il cuore. Non c’era risentimento nel suo sguardo, né dolore. Solo un grande, insormontabile, senso di delusione.

Sei sempre stata tu a mettere tempo e spazio, tra di noi! … Ora sono io che te li chiedo! … Devo metabolizzare questa cosa … poi, se ti deciderai ad essere sincera con me, potremo finalmente parlare. Da persone mature!”

E uscì anche lui, lasciandola sola nella stanza. Era tutto così teatralmente grottesco che sarebbe scoppiata a ridere come una scema, se non fosse che stava capitando proprio a lei. Era in pena per Al. Se c’era mai stata una persona matura tra loro due, quella decisamente era lui! Si stava dimostrando molto più uomo di come lei era abituata a pensarlo. In fondo, lo aveva sempre visto come un bambino un po’ cresciuto, che si divertiva a fare lo scemo con i suoi amici, tanto da farlo anche per lavoro. Invece, adesso, le stava facendo capire che, qualunque cosa le stesse capitando, lui era disposto a superarla. Lo avrebbe fatto, per lei!

Il problema era che Francesca non era affatto sicura di volerlo superare!

 

°°°°°°°

N.d.A:

Allora, l'inappuntabile Francesca a quanto pare, non è così granitica come poteva sembrare.
È bastato solo un briciolo di Jared a scioglierla un'altra volta.
Sarà il povero Albert a pagarne le conseguenze? Be' non preoccupatevi troppo x lui, ha le spalle forti!
Ma, come ha già scritto una autentica e geniale autrice di ff, e non la cialtrona dilettante che sono io, è l'amore, quello con la A maiuscola, il vero tabù e non il sesso. È difficile parlarne … quasi impossibile affrontarlo!
Fatemi sapere che ne pensate, se vi va. Mi interessa soprattutto sapere che cosa pensate del comportamento di Jared. Secondo voi è plausibile? La cripticità è una delle sue peculiarità, ma credo di non essere sufficientemente efficace nel approcciarmi alle sue motivazioni.
Oddio, che ho detto? Mi sa che ho la febbre!!!

Il titolo del capitolo è, ovviamente, una citazione dell'immenso FRANKENSTEIN JUNIOR ( Mel Brooks, 1974). Scusate … Ubi maior …

PUNK'D era una trasmissione di qualche anno fa di MTV, ideata e condotta da Ashton Kutcher. Una specie di Scherzi a Parte, versione hollywood. Piuttosto divertente, a confronto con gli standard americani … certo, de gustibus … ; Perez Hilton è un famoso blogger gossipparo americano, abbastanza squallido secondo me, ma popolare.

Baci
Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** LA VERITA' E' CHE COL FUOCO SI SCOTTA SOLO CHI NON SA GIOCARCI! ***


INTRODUZIONE: Ancora al liceo. Altro giro, altro regalo. Vi sto mandando in confusione? Spero di no! Leggete e fatemi sapere!

 

CAP 6.

OVVERO: LA VERITA' E' CHE COL FUOCO SI SCOTTA SOLO CHI NON SA GIOCARCI!

 

Bossier City, Louisiana.

Il sabato sera arrivò in un baleno. Jared aveva trascorso l’intera mattina chiuso in camera sua a strimpellare la chitarra, facendosi negare agli amici che lo cercavano di tanto in tanto, per farsi un giro o fare due lanci al campo di baseball. E non era da lui, fare l'asociale in quel modo. Ma non sarebbe stato una buona compagnia per nessuno quel giorno. Si sentiva la testa pulsare e lo stomaco, ridotto ad uno strano ingarbuglio, non gli dava tregua. Non era mai stato così, neanche da malato. Il pensiero di Fran con Alex lo stava torturando e lui si era accorto di non essere in grado di gestire quel tipo di tormenti. Erano una cosa del tutto nuova. Ciò nonostante, non se l’era sentita di parlare con nessuno, neanche con Shannon, che, tutto sommato, era la persona con cui si confidava di più. Sì, forse suo fratello era un buffo cialtrone, quasi perennemente su di giri. Ma era molto più saggio di quanto la gente lo reputasse. E aveva sempre avuto l’occhio lungo con lui. Erano anni che lo prendeva in giro per i suoi battibecchi con Fran.

Vedrai! Un giorno o l’altro, la smetterai di farle i dispetti e la implorerai di risolvere a letto le vostre piccole scaramucce!” Gli ripeteva sempre.
E questo ben prima che lui cominciasse a considerarla sotto quell’aspetto.

Uscì dalla sua stanza che era ormai quasi buio. Di Shannon non c’era già più traccia. Ma essendo sabato sera, Jared era sicuro che il fratello si sarebbe fatto a ruota tutti i locali notturni sulla statale fino a Monroe. La sua attenzione fu attirata dal mazzo di chiavi dell’auto, che Shannon aveva lasciato sullo svuota tasche all’ingresso. Probabilmente era in macchina con qualche amico. La cosa lo tranquillizzò un po’. Aveva sempre il timore di ritrovarselo in qualche fossato, un giorno o l'altro. Prese le chiavi, pensando che forse avrebbe potuto raggiungerlo da qualche parte. No! Un attimo! Forse avrebbe potuto sfruttare meglio l’occasione.

 


Sei uno schianto!”

Tessa aveva appena finito di applicarle una generosa dose di mascara e la stava piazzando di fronte allo specchio del bagno. Fran si diede una lunga occhiata. La ragazza che scorse nello specchio le sorrise soddisfatta. Aveva avuto paura, anzi terrore puro, quando l'amica si era offerta di darle una mano per l'uscita con Alex. Invece doveva ammettere che aveva fatto un ottimo lavoro.

Tess, ma sono proprio io?”

La rossiccia le stava trotterellando intorno, battendo le mani, come una fatina dei desideri. In effetti le mancavano soltanto una bacchetta magica e una zucca da trasformare in carrozza.

Certo che sei tu, tesoro mio! … Porca vacca! Ci scommetto … Alex cadrà al tappeto in due minuti!”

Toglitelo dalla testa! Io e Alex siamo solo amici … è un appuntamento tra amici. Chiaro?”

Amici! Chiaro!” Ripeté Tessa, per nulla convinta. “E allora perché sei così nervosa?”

Fran si riguardò nello specchio. Era vero. Era dannatamente agitata. Non per Alex. Questo, nel suo cuore, era lampante. Per quanto le piacesse la sua compagnia, quanto desiderava che fosse qualcun altro a portarla fuori quella sera? Non era una cosa per niente carina da pensare.

No! Ricaccia subito indietro queste tue fantasie idiote!” Si disse, senza parlare. “Stasera sarete solo tu, Neil Simon* e il tuo caro amico Alex!”

 

 

Jared aveva appena parcheggiato l’auto poco distante dalla casa di Fran, e aveva spento i fari. Riusciva a scorgere bene l’ingresso della piccola abitazione delle Hadrian, ma non voleva correre il rischio che Fran o qualcun altro lo vedesse. Non aveva ancora ben chiaro in mente che cosa volesse fare. Stentava a credere di essere quasi diventato uno squilibrato maniaco che spiava di nascosto la ragazza a cui aveva appena detto di non volere legami.
Era fermo lì in macchina da pochi minuti, quando vide l’auto di Alex parcheggiare davanti alla porta di Fran. Lei uscì pochi secondi dopo e lo salutò con un bacio sulla guancia. Jared rimase sbalordito! Non l’aveva mai vista così, con abiti che non fossero jeans e magliette o camicie. Indossava un paio di pantaloni neri, strettissimi, una camicetta di seta bianca piuttosto scollata e un giacchetto, sempre nero, aderente e impreziosito da qualche strass. Aveva anche un paio di scarpe con la zeppa, che la alzavano di almeno una decina di centimetri. Alex, in effetti, era piuttosto alto. Anche più di lui! I suoi lunghi capelli castani, perennemente scompigliati, erano legati in una bella coda di cavallo, perfettamente abboccolati. Non era mai stata così sexy! E questa cosa lo stava inspiegabilmente terrorizzando. Poteva immaginare chiaramente come sarebbe finita la serata per quei due. Con lei agghindata in quella maniera. La fredda lama della gelosia gli stava trafiggendo il cuore, per la prima volta nella sua vita. Basta! Aveva visto anche troppo, per quella sera. Aspettò che i due partissero con l’auto di Alex, mise in moto e se ne tornò a casa sua.

 

La serata si era rivelata totalmente all’altezza delle aspettative di Fran. Lo spettacolo era stato divertente e la compagnia di Alex molto piacevole. Era la prima volta che usciva per un vero e proprio appuntamento, anche se quella poteva considerarla solo una uscita tra amici. E non si era mai sentita tanto rilassata. Con Jared, era sufficiente che lui le rivolgesse anche solo una banale domanda che le sue gambe tremavano come gelatina e cominciava a sudare freddo. Invece, con Alex non era stata nervosa neanche un po’! Benché Tessa l’avesse trasformata in una ragazza che non le assomigliava molto, così truccata e con i tacchi alti, si era sentita a suo agio con se stessa, più di tante altre volte.
Terminato lo spettacolo, i due ragazzi si erano messi a passeggiare per il centro, chiacchierando del più e del meno. Evitarono entrambi le domande più personali. Fran poteva notare bene nei suoi occhi un velo di tristezza, nascosto tra i sorrisi che il ragazzo le regalava generosamente. E anche Alex era convinto che, sicuramente, c’era qualcun altro nella mente della ragazza, proprio mentre si svagava insieme a lui.

Perché non vieni a sentirci suonare, uno di questi giorni?” Le domandò Alex, mentre erano in macchina sulla strada del ritorno.

Fran ci pensò sopra per un minuto. Le sarebbe piaciuto da morire vedere la band provare. Una volta Jared, durante uno dei loro incontri clandestini, le aveva canticchiato uno dei pezzi che aveva scritto. Era insolito, ma lo aveva trovato bellissimo. E la sua voce, così roca e intensa, aveva fatto vibrare ogni cellula del suo corpo. Per questa ragione forse sarebbe stato meglio evitare.

No! Mi piacerebbe ma … non credo sia il caso.”

Perché? Il garage è mio e ti garantisco che l’ingresso è libero!” S’impuntò lui.

Perché siete lì per lavorare … e di certo non avrete bisogno di spettatori non richiesti! … Cioè, a te può far piacere, ma che ne sai che agli altri ragazzi non dia fastidio?”

La risposta di Alex la lasciò di sasso.

“Lo so perché il garage è quasi sempre pieno di ragazze! Helen veniva spesso a sentirci. Senza contare poi tutte le ragazze di Shan e di Jared!”

Tutte le ragazze di Jared? Ah, di bene in meglio! Quindi Jared portava le sue galline alle prove della band! Aveva cantato per lei solo una volta, di nascosto. E invece si esibiva senza scrupoli davanti a quelle sciacquette che non distinguevano nemmeno gli Aerosmith da Bonnie Tyler**.

E poi ho bisogno del tuo supporto! … Voglio, per l’ennesima volta, chiedere alla band di suonare ‘Purple Rain’!”

Fran si ricordò di quando l’avevano cantata insieme in macchina, soltanto qualche giorno prima, e scoppiò a ridere. Accettò. Lo doveva ad Alex, e poi era curiosa di come l’avrebbe presa Jared. Non era sicura al cento per cento ma le era parso un po’ geloso, l’ultima volta che si erano parlati.

<<<<>>>>
 

Il lunedì seguente Fran si era preparata a ricevere il fuoco di fila di domande a cui la sua amica Tessa l’avrebbe sicuramente sottoposta. Era riuscita ad evitarla per tutta la giornata di domenica, anche se lei l’aveva chiamata al telefono ripetutamente. Ma ora, a scuola, non le si poteva sottrarre. A Tessa non aveva raccontato nulla della storia con Jared, perché, per quanto le fosse affezionata, non si poteva fidare di lei. Non avrebbe mai saputo mantenere un segreto come quello e si sarebbe senz’altro tradita, prima o poi. Con Kiki, invece, era come messo in cassaforte.

Tessa si era quindi convinta che Fran e Alex avrebbero presto fatto coppia fissa, alla faccia di quella fatalona di Helen. Sarebbe stato un bel salto di qualità per il loro piccolo club! Non che questo fosse più importante della felicità della sua amica, ma se potevano avere entrambe le cose, che cosa ci sarebbe stato di male?

Tess! Quante volte ti ho già ripetuto che io e Alex siamo solo amici?”

Fran tentava ancora di convincerla. Anche Kiki ci aveva provato, ma la ragazza aveva i paraocchi come un purosangue al Kentucky Derby.

Sì! Certo! Ti accompagna a casa in macchina. Ti porta a teatro. E oggi pomeriggio andrai a sentirlo suonare a casa sua … ma siete solo amici! Ok! E allora io sono Cyndi Lauper!”

Fran le sorrise, mentre prendeva i suoi libri dall’armadietto.

“Be’! Un po’ le somigli.” L’amica le fece la linguaccia.

Brava! Molto matura, Tessa!” L’apostrofò Kiki, proprio mentre Jared si accostava al loro gruppetto, salutandole cortesemente.

Posso parlarti un secondo?” Chiese dolcemente a Fran. Si rivolse poi alle altre due, che lo fissavano con gli occhi fuori dalle orbite. E da quando il dio Leto si abbassava ad essere quanto meno educato con loro? “Prometto che non ve la ruberò per molto!”

Kiki, in un guizzo d'intuito, prese l’altra sottobraccio e si allontanò con lei, lanciando a Fran un’occhiata molto eloquente.

Gentili le tue amiche, a lasciarci un po’ di privacy!”

Fran lo osservava, sbalordita dal suo comportamento. “Vuoi spiegarmi che ti piglia, Jay?”

Ciao anche a te, Fran! … Sei fuori fase, per caso?” Rispose, un po’ piccato dal tono acido della ragazza.
Non solo lo ingannava con il suo migliore amico, adesso lo aggrediva pure!

Ciao!” Replicò allora lei, come da convenevoli, con un tono solo una punta più cortese. “Ora mi vuoi spiegare?”

Il ragazzo le si fece più vicino e, appoggiando un braccio all’anta dell’armadietto ancora aperto, in pratica l’aveva bloccata tra la struttura metallica e il suo corpo.

Adesso ho bisogno di una spiegazione per voler stare un po’ con te?”

Gli occhi di lei si facevano sempre più grandi per l’incredulità.

Di solito sono due parole scritte su un bigliettino a farmi sapere che vuoi stare un po’ con me! … Che cosa significa questa novità? …”

Si guardò intorno, nel corridoio diversi ragazzi si erano fermati ad additarli.

Jared! Ci stanno fissando tutti!”

Lui sorrise e di colpo il cuore di Fran si fermò.

E tu lasciali guardare! … Ho pensato che ogni tanto è bello cambiare …”

Lasciò la frase sospesa in aria, baciandola lì, davanti a tutti. E non si trattò certo un bacetto innocente. No! Sembrava quasi che volesse divorarla, lentamente. Infiltrandosi in ogni più nascosto e lontano recesso della sua bocca, e della sua anima. Qualcuno applaudiva in lontananza.

Mi sei mancata, sai?” Le sussurrò Jared, non appena si fu staccato.

Alex li oltrepassò, dall’altro lato del corridoio, e Jared si voltò appena a guardarlo. Fu solo per una frazione di secondo, ma purtroppo quell’occhiata non sfuggì a Fran.

È per questo che lo hai fatto? Perché Alex ci vedesse?”

Era avvelenata. Non si era mai sentita tanto in basso in vita sua. Come poteva essere così subdolo da giocare con i suoi sentimenti in questo modo? Forse lei se l’era cercata. In effetti, l’aveva provocato, sperando di ingelosirlo. E allora perché adesso si sentiva usata, come un tovagliolo di carta da buttare.
Jared era perplesso dalla sua domanda. Lo stava squadrando in un modo, come se fosse disgustata da lui.

Fran! Che dici? Ti ho baciata perché volevo farlo … andiamo, lo sai che mi piace un sacco …” Questa volta non finì la frase perché la ragazza gli appioppò una sonora sberla sul viso, lasciandolo senza fiato.

Non prenderti mai più gioco di me, Jared!” Lo ammonì, fredda come il ghiaccio. E se ne andò, tra gli applausi e le risate generali.

 

 

°°°°°°°

N.d.A.

Ok! Ora possono partire gli insulti per il comportamento sciocco e infantile di Jared! … Me lo martoriate sempre, questo povero ragazzo … aahhaaahh!!! Ma ricordate che sono io a fargli fare una cazzata dopo l'altra, perciò mi sento in obbligo di difenderlo. Povero cucciolotto!

Volevo precisare un'altra cosa. Non credo che Shannon sia un 'marcione' (come si diceva dalle mie parti), ma mi piaceva affidargli la parte del ribelle con il cuore di panna. Per questo lo descrivo solo un pochino scapestrato, nemmeno troppo!

* Neil Simon è l'autore della piece teatrale “A piedi nudi nel parco”. So che lo sapete tutti, lo ribadisco solo per amor di precisione.

** Bonnie Tyler è una cantante pop anni '80, celebre per la canzone “Total eclipse of the heart”. Per quanto riguarda gli Aerosmith, be' credo non sia necessario aggiungere nulla! Ovviamente, sono su due pianeti diametralmente opposti.

In chiusura: un abbraccio enorme alle instancabili moschettiere che commentano le mie stupidate. Siete così benevole nei miei confronti che davvero non so più come ringraziarvi!

Kisses

Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** DUE ANIME VICINE SONO DUE BELLISSIMI FIORI ... ***



CAP 7.

OVVERO: DUE ANIME VICINE SONO DUE BELLISSIMI FIORI, MA CON RADICI TROPPO DISTANTI PER POTER MAI DIVENTARE UNA COSA SOLA!

 

Chicago.

Era da quasi ventiquattro ore che non aveva notizie di Albert. Francesca, ovviamente, non lo aveva cercato né al telefono né a casa sua. Le aveva chiesto un po’ di tempo, e quella era l’unica cosa che lei potesse dargli. Non lo aveva visto nemmeno in radio, ma era una cosa abbastanza normale. Non c’era quasi mai di mattina, se non quando veniva a trovare lei. E di certo non sarebbe passato a salutarla quel giorno. Anche Freddie sembrava essersi eclissato. Le sarebbe dispiaciuto se avesse cominciato anche lui ad evitarla. Ne avrebbe sentito la mancanza. Ma non avrebbe potuto dargli torto. Dopotutto Albert era il suo migliore amico. E lei si era comportata come un verme schifoso con lui.

Finì di archiviare la scaletta del programma della mattina, che era da poco terminato, e aspettò che la stampante sputasse fuori i comunicati delle case discografiche da consegnare ai deejay del pomeriggio. Come al solito, era sola in redazione. All’ora di pranzo quell’edificio pareva sgombrarsi magicamente. Come diavolo facessero tutti a fagocitare gli orridi panini del ‘MeatBall’, il bar all’angolo della strada, per Francesca era un vero mistero. Lei piuttosto avrebbe preferito digiunare!

Un leggero toc toc alla porta la fece trasalire. Perché quell’uomo aveva la spaventosa capacità di comparirle davanti agli occhi sempre nei momenti meno opportuni?

Ti disturbo? Stai lavorando?” Le chiese, con quella voce così vellutata e avvolgente da liquefare all’istante l’intera Lapponia.

Jared! Cc … che ci fai ancora qui? …” Balbettò tremolante. Effettivamente non aveva preventivato la possibilità di rivederlo un'altra volta. Non così presto! “Credevo foste già ripartiti!”

Abbiamo uno show a Grand Rapids, stasera!” Le confermò lui, avvicinandosi al tavolo dove era ancora seduta. “Shannon e Tomo sono partiti questa mattina. Io ho pensato di raggiungerli più tardi!”

Perché?” Le uscì fuori, senza pensarci. “Perché sei qui?”

Jared fece finta di ignorare il vero senso di quella domanda.

Non abbiamo avuto l’occasione di salutarci per bene, ieri. … E poi, volevo sapere se andava tutto bene … cioè con quel tuo ragazzo. Non volevo crearti dei problemi?”

E allora, forse, non saresti dovuto venire. Non credi?”

Gli occhi di Jared, solitamente così vividi, si spensero per un attimo.

Pensi che l'abbia fatto di proposito. Ti giuro che non sapevo che lavorassi qui. In realtà non sapevo nemmeno che vivessi a Chicago! … Ma quando ti ho intravista nel corridoio, ieri mattina, … non ho resistito … dovevo parlarti … ”

Francesca, mossa da una forza magnetica su cui non aveva controllo, si alzò di scatto dalla sedia e gli si fiondò tra le braccia, assaporando il tepore del suo corpo. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo! Ma se Dio, Allah, il Grande Demiurgo, o chiunque fosse a dirigere il traffico lassù nell’alto dei cieli, l’aveva rimesso sul suo cammino, chi era lei per evitarlo ancora. Inimicarsi una di quelle divinità avrebbe potuto causare, come minimo, la ricomparsa delle piaghe d'Egitto, un nuovo diluvio universale o l'arrivo dei quattro cavalieri dell'Apocalisse.

Davvero avresti preferito non rivedermi?” Le sussurrò, mentre la stringeva a sé. Lei fece di no con la testa. “Ti va di pranzare insieme? … Dopo tutti questi anni, credo che ce lo meritiamo almeno un pranzo!”

Lo guardò di nuovo negli occhi. Bene! Quei frammenti di cielo erano tornati a brillare. E anche i suoi stavano sorridendo, come non facevano più da tempo.

Ok! Ma non al ‘MeatBall’! … Non voglio averti sulla coscienza!”

Jared la portò in un ristorantino carino ma tranquillo del centro. Era bizzarro, ma lui sembrava conoscere i locali della città molto meglio di lei che ci viveva da dieci anni. Si notava subito quanto fosse diventato un tipo da bella vita. Dopotutto il drugstore del vecchio Mellor non era mai stato alla sua altezza. Era decisamente più a suo agio con i vantaggi che la sua attuale vita da rockstar poteva offrirgli. Si sedettero ad un tavolo un po’ in disparte e mentre mangiavano, del petto di pollo in crosta per lei e una insalata mista gigante con patate dolci arrostite per lui, tentarono di colmare le lacune di quegli anni trascorsi senza sapere più nulla l’uno dell’altra.

Allora, raccontami un po' di te! Mia madre mi ha detto che l'ultima volta che ti ha vista eri in partenza per il college.” Cominciò lui, addentando un pezzo di tofu della sua insalata.

Sono stata fortunata. Ho vinto una borsa di studio per la Columbia!”

Hai studiato a New York? Fantastico! Anch'io ci sono stato, per un po'.”

Be'! Io ci sono rimasta solo poco più di un anno.”

Jared non smetteva un secondo di guardarla, sorridendo, mentre la sottoponeva a quella specie di interrogatorio, cosa che di certo non aiutava Francesca a sentirsi totalmente a suo agio. Ma era una sensazione incomparabile poter tornare a parlare con lui, come se fosse naturale.

Sì? E che è capitato?”

Niente! Mi sono solo resa conto che l'università non era quello che stavo cercando.”

Lui spalancò gli occhi, quasi soffocandosi con il cibo.

Non dire stronzate! Eri così brava a scuola. Le tue medie facevano quasi schifo.”

Signor Leto, mi sta dando per caso della secchiona?”

Ehi, non ti scaldare! È solo che eri probabilmente la persona più intelligente che avessi mai conosciuto.”

Spero di esserlo ancora. Intelligente, voglio dire.”

Era logico che, anche se non conosceva per nulla la donna che aveva di fronte, Jared nutrisse ancora la più alta considerazione della ragazza con cui era cresciuto. Malgrado tutto ciò che era accaduto tra loro.

E quindi, che è capitato?”

Me ne sono andata a Londra!”

Davvero?”

Francesca, tra un boccone e l'altro, prendeva sempre più confidenza con quella bizzarra conversazione.

Già! Non mi credevo nemmeno io capace di una pazzia simile. Avevo conosciuto questo tizio, Jarvis, un inglese che lavorava in un negozio di dischi, giù al Village. Ce ne siamo andati via di punto in bianco. Mi ha introdotto nel mondo delle radio locali … e delle piccole pubblicazioni di settore. È stato grazie a lui che ho capito che avrei potuto anche mantenermi facendo quello che più adoravo. Cioè ascoltare e parlare di musica, anche per tutto il giorno.”

Oh! E io che mi illudevo che un po' fosse merito mio.” La interruppe lui, imbronciando il viso.

Che c'entra? Tu … e i ragazzi eravate qualcosa di diverso! … Non puoi capire quanto sia orgogliosa di te … di voi. Ero così convinta che ce l'avresti fatta! … Penso che Alex si sia dato più volte dell'idiota per non avervi seguito in California.”

Sentirle pronunciare quel nome provocò a Jared una strana sensazione. Non piacevole. Lo riportò improvvisamente indietro negli anni. Aveva sempre nutrito l'impressione che ci fosse stato Alex dietro ogni decisione che la ragazza aveva preso. Ogni maledetta volta!

Non ne ho idea! Non l'ho più sentito da allora. Un momento … studiava anche lui a New York o sbaglio?”

Non sbagli! Alla NYU. Credo che facesse economia.”

Vi siete rivisti?” Era sicuro della sua risposta. Ed altrettanto sicuro che non gli sarebbe piaciuta.

Sì! Per un po'.”

Capisco. … E … siete stati insieme?”

Cosa? Con Alex? No, certo che no. Cristo Santo! Era il tuo migliore amico.”

Non sapeva perché, ma Jared tornò istintivamente a sorridere.

Be'! Tu gli piacevi. Questo me lo ricordo bene.”

Cazzate! Ma se era fidanzato con quella specie di barbie. Bionda, oca e con gambe lunghe un kilometro. Come è che si chiamava?”

Helen!” Rispose di getto.

Caspita, che memoria! Deve esserti rimasta impressa per bene. D'altra parte, mi pare che fosse proprio il tuo tipo.”

Mmmhh! Non saprei. Sarà forse che in quel periodo ero un po' distratto da qualcun'altra. Non ricordo!”

Stupido!”

Ora era lei a sorridergli. Nessuno dei due avrebbe mai creduto che rivangare il loro passato potesse essere anche … piacevole.

Sei rimasta in contatto con qualcuno dei vecchi amici?”

No! Ho tagliato definitivamente i ponti con Bossier quando me ne sono andata. Mia madre è tornata nel Connecticut … ti ricordi che venivamo dal Connecticut? … Be' è tornata a casa quello stesso anno. Anche Constance ha lasciato la Louisiana in quel periodo, no?”

Jared annuì. In effetti, sua madre aveva seguito lui e Shannon in California, poco dopo. Con gli altri parenti non avevano mai intrattenuto rapporti cordiali.

E non ho più visto neanche Kiki o Tessa. Un po' mi mancano.”

Jared, ripensando alle due, scoppiò a ridere. “Porca miseria! Me le ricordo, le tue amiche. Kiki era quella ragazzina orientale con la madre bigotta? Mi detestava.”

Ma piantala! Non ti detestava … semplicemente non le piacevi un granché. … In compenso Tessa ti sbavava dietro.”

Tessa? Quella rossiccia, con l'apparecchio? … Ah! Averlo saputo prima!”

Credevo che fossi distratto da qualcun'altra in quel periodo.” Ammiccò lei.

A quanto pare il messaggio le era arrivato, allora!

Giusto! … Dì un po', come l'ha presa tua madre, quando te ne sei andata?”

Non bene! La cosa che l'ha scioccata di più è che avessi mollato l'università.”

Ci credo. Era il sogno della tua vita.”

I sogni finiscono sempre per essere infranti al risveglio.” Lo stuzzicò lei. Non era lui a convincere tutti a non rinunciare mai ai propri sogni?

Uuhh … come sei diventata cinica!”

Non sono cinica. Solo realista.”

Jarvis ti ha insegnato anche questo?”

Forse! Fra le altre cose.”

Jared cominciava a detestarlo parecchio questo tipo.

Ok. Continua.” Aveva dimenticato quanto fosse bello sentirla parlare. Desiderava che non finisse mai. E poi era lui quello logorroico!

Che devo dirti? Londra era fantastica in quegli anni. Non era ancora diventata la capitale alla moda che è adesso. Fuori era come … addormentata, … ma sottopelle, nei quartieri, tra i ragazzi, … era esplosiva. E la musica, poi! Passavamo tutte le notti nei locali, si esibivano delle band eccezionali. Ragazzi che nemmeno conoscevamo. Qualcuno di loro ha pure sfondato poi.”

Ma guardati! Ti brillano ancora gli occhi. Eri felice?”

Sì! Lo sono stata … credo.”

Immagino ci sia lo zampino di Jarvis anche questa volta.”

Sì e no! Con lui non è durata a lungo. Ma è stato sempre per merito suo che ho trovato lavoro presso una piccola etichetta discografica. Lo so che non è bello da dire, ma ho sfruttato qualche aggancio di suo padre… sai, negli anni '60 aveva messo su una di quelle antenne pirata … e aveva ancora qualche amico nel giro. Ho trascorso la seconda metà degli anni '90 in giro per l'Europa con loro. E mi pagavano pure! … È stato bellissimo … e molto formativo.”

Almeno di questo tua madre sarà stata contenta?”

Certo! E anche del fatto che poi, alla fine, mi sono comunque laureata. … Storia e Letteratura Inglese, alla UCL … con il massimo dei voti.”

Però! Non ti smentisci mai!”

Mai!”

E allora? Se era tutto così fantastico, perché sei tornata in America?”

Perché era arrivato il momento! … Sai che mia sorella si è sposata?”

Vivian! Davvero?”

Sì! Circa 9 anni fa. Con un ristoratore di Boston. Ora lavorano insieme. Comunque, sono tornata a casa per il suo matrimonio e non sono più ripartita. … Ho trovato quasi subito il posto a Radio Station. Un vero colpo di fortuna. Il resto te lo puoi immaginare. Amo il mio lavoro. E amo vivere a Chicago. Posso definirmi piuttosto soddisfatta della mia vita!”

Si vede! Sembri proprio soddisfatta. Lo vedo dai tuoi occhi.”

Pensi di conoscermi ancora così bene?”

Chiuse gli occhi, sospirando, prima di risponderle. “Affatto! In realtà, non ho mai pensato di conoscerti veramente.”

Francesca si incupì un po' sentendolo dire così. Non aveva mai incontrato nessuno, in tutti questi anni, che l'avesse mai capita meglio di lui. Era impossibile che proprio lui non se ne rendesse conto.

E quel tizio … come si chiama? … Albert?” Le chiese ancora Jared, sgranocchiando rumorosamente una pannocchia baby della sua insalata.

Fa il deejay!”

E …?”

E … cosa?”

Oddio! Ma la sua vita privata lo interessava davvero così tanto?

Ha detto che state insieme! … State ancora insieme, no?” Lui continuava imperterrito in quella direzione, sorridendole malizioso, tra una masticata e l’altra.

Cristo, Jay! Sei diventato più pettegolo di un giornale di gossip! … Mi sa che Hollywood ti ha un po’ deviato! … Ok, vuoi la cronaca? Allora, che si chiama Albert e fa il deejay te l’ho già detto. Dunque, ci frequentiamo da circa tre anni. È piuttosto consueto trovarsi a uscire con i propri compagni di lavoro, ma questo tu lo sai meglio di me, giusto?”

Jared la interruppe con un gesto della mano. “Non sono mai stato con una partner di lavoro! Ci tengo a precisarlo.”

Ok! Me lo sono appuntato. Lo scriverò nelle mie memorie.”

Lo ami?” Le domandò lui, a bruciapelo.

Non vedo in che modo la cosa ti riguardi!”

Francesca era avvampata e stava torturando il suo pollo con la forchetta, cercando di evitare il più possibile gli occhi di Jared.

Mi sembri l’Inquisizione Spagnola!”

Era solo per parlare!” Si difese lui.

Non voleva indispettirla, ma aveva bisogno di sapere quante più cose poteva su di lei. Negli ultimi anni aveva soltanto potuto immaginarsela, e ora era qui, seduta davanti a lui, e non credeva che il cuore potesse battergli ancora tanto forte.

Avanti! Spara tu una domanda! Qualunque cosa. Sii sfacciata! Prometto che sarò sincero.”

C’era una cosa che Francesca moriva dalla voglia di sapere. Fra tutte le cose che aveva letto e visto di lui, negli anni, da che era diventato celebre, una l’aveva particolarmente addolorata. Era una foto rubata, di lui che, affranto, lasciava la casa dell’ormai ex fidanzata, una famosa attrice di Hollywood. Intimamente, aveva sempre sperato che lui fosse felice con un’altra donna, che avesse realmente tutto ciò che di bello la vita avrebbe potuto offrirgli. Anche se la cosa l’avrebbe distrutta. Ma non poteva sopportare di vederlo soffrire ancora.

Ti ha ferito? … Voglio dire, lo so che ci sei stato male ma, ti ha davvero ferito così tanto da costringerti a rinunciare all’amore?”

Parlò piano, come se quella cose fosse solo tra loro due. Tra due persone che un tempo si erano volute bene e si erano prese cura una dell’altra. Jared la fissò a lungo prima di risponderle, perforandole l'anima con quelle due spade laser azzurrigne che si ritrovava al posto degli occhi.

Non mi ha ferito! … Mi ha completamente devastato! … Hai la minima idea di che cosa vuol dire torturarsi ogni singolo giorno, non riuscendo a capire perché le cose che non sono andate come volevi, convincendoti che se solo fossi stato diverso, migliore di quello che sei in realtà, lei sarebbe ancora accanto a te. Invece l'hai persa per sempre e ti rendi conto che non potrai mai più stringerla e … amarla. E allora ti viene solo una gran voglia di smettere di respirare … e ti lasceresti morire! Ma non puoi fare neanche questo! Perché ci sono persone che ancora contano su di te, che ti vogliono bene. Che non ti hanno abbandonato. Che ti stanno aiutando a realizzare i tuoi sogni. E loro non le puoi deludere.”

Francesca aveva quasi le lacrime agli occhi. Perché mai, maledizione, gli aveva fatto quella dannata domanda? Non voleva sapere davvero!

Oh, Jared! … Sapessi quanto la odio quella puttanella bionda tutta bocca e denti!”

Questo non era proprio riuscita a risparmiarselo. Ma anziché commuoversi per la sua solidarietà, lui sgranò i suoi begli occhioni trasparenti e si mise a ridere.

Pensavi che mi riferissi a … a lei? … Oh Cielo, no! … Sì, lei è stata importante, o perlomeno così credevo in quel momento. Ma non è certo a lei che stavo pensando. Lei per me non ha mai contato … quanto te!”

 

°°°°°°°

N.d.A.

Ecco! La frase finale di Jared credo che meriti una precisazione. Anche perché costituisce, in un certo senso, il fattore scatenante della ff. Non credo sia necessario specificare chi sia la 'puttanella bionda tutta bocca e denti'. Sarà che mi è sempre stata allegramente sulle palle (scusate!), anche prima di sapere di Jared, ma mi rifiuto di credere che uno come lui, soltanto un gradino sotto la perfezione (c'è sempre margine di sviluppo!), possa essersi fritto il cervello x quella lì. Ogni volta che riascolto 'A Beautiful Lie' il mio livello di bile raggiunge dei livelli da campionati mondiali. Quindi, diciamo che mi sono figurata una realtà alternativa!

Il capitolo è placido e noioso, lo so (Non ho mai scritto un dialogo così lungo, e non è ancora finito!), ma era necessario. Sappiamo più o meno che cosa sia successo a Jared durante gli anni della loro lontananza, ma nulla di Fran. Mi sembrava doveroso dare qualche informazione in più sulla sua vita.

Ho spoilerato un tantino su come andranno le cose tra Fran e Alex? Be', c'era davvero qualcuna convinta che la scelta di Fran sarebbe potuto cadere sul dolce ricciolone? Se la risposta è sì, allora chiedo scusa!

La UCL citata da Francesca è il University College London. La NYU in cui ha ipoteticamente studiato Alex è la New York University. Il famigerato MeatBall è un omaggio al mitico bar Polpetta di Milano, chi è della zona forse sa a cosa mi riferisco.

Il titolo è ispirato ad una splendida frase di Herman Hesse, tratta da “Knulp, storie di un vagabondo”.

Kisses

Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** L'AMORE SI PUO' DIRE IN 3 MANIERE: AMORE, AMORE, E UNA TERZA CHE ADESSO NON MI VIENE IN MENTE ***


OUVERTURE: E ora, via libera al diabete … Forse non mi crederete, ma è solo una coincidenza che il momento più rosa della storia arrivi in concomitanza con i giorni dedicati all'ammmooree! Lo giuro!

 

CAP 8.

OVVERO: L'AMORE SI PUO' DIRE IN 3 MANIERE: AMORE, AMORE, E UNA TERZA CHE ADESSO NON MI VIENE IN MENTE (- Brunello Robertetti -)

 

Bossier City. Louisiana.

La scenata agli armadietti aveva definitivamente convinto Fran a non assistere alle prove della band, quel pomeriggio. L’accaduto aveva fatto rapidamente il giro della scuola, cambiando forma e colore ogni volta che passava da una bocca all’altra. La versione finale ufficiale era che Jared l’aveva baciata di fronte all’intero corpo studentesco soltanto per scommessa, per umiliarla, una volta caduta ai suoi piedi, ma lei, essendo sicuramente un po’ frigida, non aveva ceduto alle sue avances! Qualcuno aveva persino insinuato che ci fosse una specie di relazione lesbo tra lei e le sue amiche e che il ragazzo, da sempre tentato a sperimentare cose nuove, si fosse proposto per trasformare quel triangolo in un quadrilatero. Ma quanto possono essere stupidi i teenager? A tutte le latitudini del globo terrestre!

Anche Alex era stato informato del pettegolezzo del giorno, ma, ovviamente, non aveva preso parte allo squallido passaparola. Non sarebbe stato da lui. E poi lui sapeva la verità. Aveva capito da tempo che tipo di relazione legava il suo migliore amico a quella ragazza così diversa da lui. E non grazie agli stupidi dispetti che i due si facevano. Era evidente che quelli fossero solo specchietti per le allodole. Ma li aveva osservati a lungo. Anche quando fingevano di ignorarsi, era come se sentissero la presenza dell’altro vicina, e bastava solo questo a farli tendere come archi da tiro. L’elettricità che si scambiavano era palpabile nell’aria. Fortunatamente per loro, poteva percepirla solo chi era veramente innamorato. E lui lo era, o perlomeno lo era stato!

Che c'è Jay? Problemi a casa? Sono un po' di giorni che ti vedo sul depresso!” Gli domandò Alex, in un momento di pausa dalle prove.

Gli altri erano usciti un attimo a fumare e i due amici erano rimasti soli nel garage. Jared lo aveva bellamente ignorato, dal momento in cui era arrivato. Ed era diventato un comportamento abituale per lui, negli ultimi giorni. Era chiaro come il sole che fosse dannatamente geloso.

Jared borbottò qualcosa, senza prestargli troppa attenzione.

Non ho capito che cosa hai detto?” Insistette l'amico.

Ho detto che non sono cazzi tuoi come sto! Ok? Ora hai capito?”

Alex sorrise. Jared era nero. E lo era nei suoi confronti. Per un millesimo di secondo si chiese fino a che punto sarebbe potuto arrivare prima che esplodesse. Se si fosse trattato di qualcun altro, probabilmente avrebbe teso la corda ancora un po' … ma Jared era il suo migliore amico e Fran, be', lei era Fran … meritava di essere felice.

Non c’è niente tra me e Fran!” Gli confidò allora. “Siamo solo amici.”

La cosa non mi riguarda minimamente!”

Testardo, il ragazzo! Non lo guardava neanche in faccia, si limitava a torturare le meccaniche per tirare le corde della sua chitarra. Ancora un mezzo giro e sarebbero saltate.

Dici? E allora che significava la scena di oggi, a scuola?”

Jared alzò le spalle, sbuffando. “Avrai sentito anche tu quello che si dice in giro? È stato solo un gioco!”

Dovresti dirglielo chiaramente!”

Che era un gioco? Credo che lo sappia già!”

Che sei innamorato di lei! … E no! Non credo che lo sappia già!”

Era innamorato di lei! Sentirselo sbattere in faccia così, senza tanti preamboli, gli paralizzò il cervello. Perché lo aveva capito persino Alex e lui no? Tutti lo avevano sempre reputato tanto sveglio e, invece, si dimostrava solo un perfetto idiota. E ora era troppo tardi! Jared crollò esausto a terra, sedendosi appoggiato ad una parete. La sua preziosa chitarra finì con un tonfo sul pavimento. Si nascose il viso tra le mani, come se tutto all’improvviso fosse diventato di un peso insostenibile.

Ho rovinato tutto, Alex! … E lei adesso mi odia! … Ma io non avevo intenzione di ferirla. È che non so mai come comportami con Fran … Volevo solo … volevo che capisse quanto tengo a lei!”

Alex gli sedette di fianco, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla.

E invece hai fatto solo la figura del coglione.”

Non mi perdonerà mai!”

Jared stava singhiozzando e fu quasi uno shock per Alex vederlo così. In tanti anni che lo conosceva non l’aveva mai visto piangere.

Non essere così pessimista. … Io credo che hai ancora delle buone carte da giocarti!”

L’amico rialzò il viso, fissandolo con gli occhi ancora lucidi che lo imploravano di spiegarsi meglio.

Fran è pazza di te! … Non puoi essere così cieco da non accorgertene!”

Te lo ha detto lei?” Gli chiese, tra i singulti. Era completamente inerme, come un cucciolo di foca dagli occhioni azzurri.

Non ce ne è stato bisogno. Ma fidati! Lo so! E io, su queste cose, non mi sbaglio mai!”

<<<<>>>>

Fran! Hai visite!”

La voce di Viv, la sorella appena arrivata in visita, per qualche giorno, da Jackson dove lavorava come chef, la costrinse a scendere al piano di sotto. Era stata un’altra pessima giornata e lei non aveva molta voglia di vedere gente. Ma aveva trascorso l’ultima ora al telefono con Kiki, ed era strasicura che Tessa fosse venuta a casa sua con la stessa intenzione di tirarle su il morale. Effettivamente, forse, pizza e gelato avrebbero potuto essere d'aiuto.

Ma tra tutte le persone che avrebbe potuto ipotizzare di trovarsi sulla porta di casa, Jared era di certo l’ultimo della lista.

Che diavolo ci fai qui? Non ti è bastata la cazzata che hai combinato a scuola?”

Lo squadrò per un istante. Si era legato i capelli con un codino, ma un paio di ciocche gli ricadevano ugualmente davanti al viso, dandogli un aspetto insolitamente sciupato. Gli occhi, i suoi magnetici occhi, erano gonfi e rossi, uguali a quelli che probabilmente aveva lei in quel momento. Era mai possibile che anche lui avesse pianto?

Fran! Ma che modi sono? Fallo entrare e offrigli qualcosa.” La sgridò Viv, dirigendosi verso la cucina.

Non è necessario! Jared stava giusto andando via!” Le urlò Fran di rimando, spingendo il ragazzo fuori dalla porta e richiudendosela alle spalle.

Lui fece qualche passo e si appoggiò alla piccola palizzata che delimitava l’ingresso della casa di Fran.

Allora? Sei venuto fin qui per prendere il fresco?” Gli fece fretta lei. “Non ho tempo per queste stronzate!”

Fran! Piccola! … Tu sai perché l’ho fatto?”

Stava cercando le parole giuste e soprattutto il coraggio di usarle. Ma vederla così furiosa nei suoi confronti non gli rendeva il compito più facile.

Certo che lo so! E non ti azzardare mai più a chiamarmi piccola. Ti conosco troppo bene … e sei solo un egocentrico stronzo viziato. Mi hai detto chiaramente che non hai nessuna intenzione di stare con me, alla luce del sole. Che era più bello se nessuno sapeva di noi. E io, come una stupida che ti ho pure creduto! … Però è bastato che un altro ragazzo mi dedicasse un briciolo di attenzione a far emergere la tua stupida smania di possesso. Sei un orgoglioso del cazzo! Ecco cosa sei!”

Era davvero imbestialita, e gli si era fatta sotto, sfidandolo con sguardo intimidatorio. Probabilmente, con la scarica di adrenalina che aveva in corpo, avrebbe anche potuto abbatterlo con un colpo solo.

Be’! Sai qual è la novità, Leto? Io non sono un pupazzo. Non mi puoi ordinare come una pizza, solo quando ne hai voglia! … Ora basta!”

Lui le afferrò le mani, che lei stava agitando di fronte al suo viso.

Non è così, Francesca! Non sei mai stata questo per me.”

L’aveva sentito raramente chiamarla con il suo nome per intero. Non lo usava mai. Diceva che era troppo lungo e difficile da pronunciare correttamente. Ma sentirglielo dire, adesso, le provocò un brivido lungo tutta la spina dorsale.

Non c’entrano Alex … né gli altri … non c’entra nessun altro, … a parte noi.”

Jared aveva di nuovo la voce quasi rotta dalle lacrime.

Lo so che sono solo uno stronzo. E lo so che ho fatto una cazzata! Non avrei dovuto metterti in quella situazione. Ma non l’ho fatto per … smania di possesso … come l’hai chiamata tu.”

Tirò su con il naso, alzando gli occhi al cielo, per seccare le lacrime che stavano per scendere.

L’ho fatto perché ti amo! … Ti amo da morire e … ho tanta paura di perderti!”

C'era ancora il sole. Un bel sole non ancora del tutto autunnale. Tipico dei caldi pomeriggi del sud. Eppure un fulmine, con tutta la sua carica di ampere, aveva appena colpito Fran in pieno. Si sciolse, istintivamente, dalla presa di Jared ed indietreggiò di qualche passo, per guardarlo meglio. Era lì di fronte a lei, e da quelle labbra così perfette erano appena uscite le parole che desiderava sentirsi dire da un pezzo, forse da tutta una vita. Se lo avesse saputo prima, almeno avrebbe potuto indossare qualcosa di più carino per quella inaspettata dichiarazione, anziché la solita tuta sdrucita. Cazzo! E ora? Non aveva mai pensato a come si sarebbe comportata in un quel momento. Certa come era che quel momento non sarebbe mai arrivato. Riuscì soltanto a rimanere immobile. Se solo avesse fatto un passo nella sua direzione, se solo avesse respirato più forte del dovuto, o semplicemente sbattuto le palpebre, sarebbe di certo morta!

Jared, però, interpretò la sua indecisione come un chiaro segnale di disinteresse e fece per allontanarsi. La delusione per essersi ingannato lo stava schiacciando. Avrebbe voluto picchiare a sangue Alex per averlo illuso così. Avrebbe voluto fuggire lontano, polverizzarsi una volta per sempre, e non essere mai più costretto a sostenere il suo sguardo. Ma la mano di Fran lo fermò, obbligandolo a voltarsi e a guardare i suoi occhi, anch’essi lucidi ormai come specchi. Lo tirò a sé, con tutte e due le braccia e si aggrappò al suo collo, sfiorandogli gli occhi con la punta del naso. Lui la strinse forte in un abbraccio, cullandola dolcemente, mentre lei gli baciava delicatamente le palpebre.

Oh, Jay! … Ma allora avevo ragione … Sei proprio uno stronzo!” Gli sussurrò, facendolo sorridere. “Ti pare il modo di dire certe cose? … Così a bruciapelo ...”

Jared continuava a dondolarla, immersi in una musica di cui solo loro potevano bearsi. “Avresti preferito un annuncio scritto … magari autenticato da un notaio?”

Sììì! Che idea carina! … Avrei potuto fustellarlo e incollarlo sul mio diario!” Lo stava chiaramente prendendo in giro, e la vocetta stridula da bambinetta che aveva usato ne era la prova.

Che scema che sei!” La guardava dritto negli occhi e i muscoli del suo viso si rifiutavano categoricamente di smettere di sorridere.

In effetti, mi sto sentendo una completa idiota, in questo momento!”

Slacciò la presa delle sue mani da dietro il collo di Jared e con il dito percorse i lineamenti del suo viso, fino a posarsi sulle sue labbra.

Ti amo anch'io, lo sai vero?”

E no che non lo sapeva! Era evidente che sapesse di piacerle. Questo glielo aveva fatto capire più volte. Ma lei lo amava. Lei, così acuta e saggia, era innamorata di lui. Che non era altro che uno stupido egocentrico viziato. La sollevò da terra, facendole incrociare le gambe attorno ai suoi fianchi, e affondò il viso tra i suoi capelli, baciandole il tanto amato collo. Erano solo stupidate romantiche da ragazzini? Forse sì! Ma nessuno dei due si era mai sentito tanto felice come in quel momento, ed entrambi erano consapevoli che quella sensazione l’avrebbero ricordata per sempre.

Dai, mettimi giù!” Mormorò lei dopo un po’. “Non voglio spezzarti la schiena … mi servi in piena forma!”

Il ragazzo acconsentì a malincuore, sorridendo maliziosamente al pensiero del perché si preoccupasse tanto dello stato di salute della sua schiena. Ma non mostrò nessuna intenzione di voler scioglierla da quell’abbraccio. Tanto più che anche lei lo stava stringendo talmente forte da lasciargli sicuramente le impronte dei polpastrelli sulla schiena.

Il rumore della porta di casa che si stava aprendo, però, li costrinse a separarsi. Fran fece appena in tempo a voltarsi per vedere sua sorella, sull’uscio che li scrutava sbigottita.

Be’? … Che cos’è questa novità? … Credevo che voi due non vi poteste sopportare!”

I due ragazzi si guardarono negli occhi per un istante, scoppiando a ridere all’unisono, senza risponderle.

Mamma! Non ti preoccupare. L’ho trovata.” Urlò Vivian alla madre, che era dentro casa. “Fran è qui fuori! A pomiciare con il figlio di Constance!”

Santo Cielo! Dimmi che non si tratta di Shannon?” Gridò la donna, dall’interno, scatenando una risata ancora più forte.

Povero Shan! Evidentemente la sua reputazione da bad boy lo rendeva il nemico pubblico n°1 per tutte le mamme della città. Anche per quelle più progressiste. La maggiore delle sorelle Hadrian li stava ancora fissando, scuotendo piano la testa. Sembrava un filo compiaciuta, però.

No, Ma’! È Jared!” Le rispose, sempre con lo stesso volume di voce, anche se stava ormai rientrando in casa.

Jared? … Ok! Se è Jared, allora va bene!”

Fantastico!” Disse il ragazzo, quando furono di nuovo soli. “Ho anche l’approvazione di tua madre!”

<<<<>>>>


La mattina seguente, il suono del clacson dell’auto di Tessa la forzò ad uscire finalmente di casa. Fran aveva trascorso gli ultimi minuti a fissarsi davanti allo specchio dell’ingresso, non perché fosse una ragazza vanitosa, non lo era affatto, ma perché quella mattina si sentiva decisamente diversa. Non avrebbe saputo dire se fosse più elettrizzata o spaventata. Sì! Perché, benché Jared fosse la cosa che desiderava di più al mondo, la certezza che quel giorno, volente o nolente, si sarebbe ritrovata al centro dell'attenzione di tutto il liceo la terrorizzava.

Le ragazze la stavano aspettando fuori. Tessa era al volante della sua scintillante Corvette, mentre Kiki era già scalata sul sedile posteriore per fare spazio a Fran, come d’abitudine, sul sedile davanti.

Perché hai quella faccia?” Le chiese Tessa, esaminandola attentamente, mentre rimetteva in moto.

La ragazza sospirò prima di rispondere. “Quale faccia? È sempre la mia solita brutta faccia!”

Si voltò un secondo verso l’amica alle sue spalle, accorgendosi che anche questa la stava scrutando meravigliata.

Dopo ieri, pensavamo di trovarti schiacciata come una lattina di Dr. Pepper vuota … e invece guardati … sembri svolazzare come una libellula!”

Sto usando le mie ali di riserva!” Rispose sorridendo.

Era vero! Era più frizzante del solito. Non riusciva proprio a contenersi. Kiki, che era appollaiata tra i due sedili, l’afferrò per una spalla costringendola a girarsi. Le si era accesa la classica lampadina sopra la testa.

Non dirmi che si tratta ancora di lui?”

Fran annuì. Le brillavano gli occhi solo a pensarci.

Lui chi?” S’intromise Tessa, che si sentiva un po’ tagliata fuori da quella conversazione.

Non posso crederci, Fran! … Ti prego, non dirmi che ci hai fatto sesso un’altra volta!”

Sesso? … Con chi hai fatto sesso?” Farneticò l’altra, sbandando un po’ con la macchina. “Sei stata a letto con Alex! Lo sapevo!”

Fran agguantò d’istinto il volante cercando di aiutarla a mantenere la direzione.

Brutta stronza! Vuoi guardare la strada!” Le urlò. “E, tanto per la cronaca, non si tratta di Alex. … È Jared!”

A questo punto Tessa inchiodò bruscamente e definitivamente, proprio in mezzo alla strada.

Jared? Jared Leto? … Jared ‘SonoPiùBollenteIoDiUnVulcanoInEruzione’ Leto?”

Avresti dovuto farla accostare prima di dirglielo!” Sentenziò Kiki, caustica come al solito.

Tu lo sapevi? … Perché … perché lei lo sapeva e io no?” Blaterò allora la ragazza, delusa, spostando gli occhi freneticamente da una ragazza all'altra. “Credevo fossimo amiche! Di’, non ti fidi di me?”

No!” Fu la risposta secca e diretta di Fran. “Tess, io ti voglio bene. Sei una forza, lo sai! Ma la discrezione non è proprio una delle tue doti migliori.”

La rossa boccheggiò per qualche istante, non sapendo come replicare. Poi, il viso, teso per l’offesa appena subita, si allargò in enorme sorriso, ancor più luccicante grazie al vistoso apparecchio che portava.

Tu e Jared Leto!” Ripeté maliziosamente.

Se piazzare l'amica con Alex avrebbe significato entrare di diritto nell'Olimpo del Liberty High, accoppiarla con Leto sarebbe stato come sedersi sul trono divino.

Già! Frena gli entusiasmi, Tess, o ti servirà una doccia fredda!” Intervenne Kiki. “Fran! Non capisci che ti sta solo usando?”

Fran ripensò a tutto ciò che era successo tra loro il pomeriggio prima. Ai suoi occhi, alle sue carezze, alla sua voce.

Mi ha detto che mi ama.” Confessò, finalmente. Doveva dirlo ad alta voce per rendersi conto che fosse reale.

Cazzo, Fran! Cosa aspettavi a dircelo? … Dio! Quanto vorrei essere al tuo posto!”

Le sue due amiche non avrebbero potuto reagire più diversamente. Kiki, preoccupata che Fran non soffrisse, cercava di farle tenere i piedi per terra. Tessa, eccitata come una bambina il giorno di Natale, già si vedeva indossare il vestito da damigella d’onore.

Adesso, però, devi raccontarmi tutto. E non tralasciare nessun particolare. Neanche quelli piccanti. … Anzi, perché non parti proprio da quelli? … Dimmi, è davvero così … ben fornito … come si dice in giro?”

Kiki si tappò le orecchie, ripetendo qualche strano suono gutturale per non essere costretta ad ascoltare. Fran scoppiò a ridere. Questa volta avrebbe raccontato la storia con animo decisamente più leggero di quando l’aveva riferita a Kiki. Questa volta ci sarebbe stato un lieto fine.

Ok! Ti dirò tutto. Però rimetti in moto o rischiamo di non arrivare più a scuola. E, ti prego, guarda la strada!”

 

 

Non aveva mai atteso le otto del mattino con tanta trepidazione! Se solo quello scansafatiche di suo fratello fosse rimasto a dormire anche quel giorno, avrebbe preso la macchina e sarebbe passato a prenderla a casa per accompagnarla a scuola. Come un bravo fidanzatino! Invece, Shannon proprio oggi doveva andare a Shreveport a comprare un ricambio per la batteria?

Jared era seduto sul muretto che costeggiava i gradoni d’ingresso all’istituto. Era insieme ai suoi soliti amici, che parlavano delle solite stronzate. Che faccia avrebbero fatto quando avrebbero visto lui e Fran, insieme? Ogni tanto quella domanda si affacciava nella sua testa. E si rendeva conto di quanto davvero poco gli importasse in realtà. Voleva Fran! La parte più dura era stata ammetterlo con se stesso. E confessarlo a lei, proprio l'attimo prima di perderla per sempre. Solo Alex era a conoscenza di quello che era successo e si era mostrato sinceramente contento. Sapeva che il suo amico gli voleva bene e che Fran gli piaceva molto. Forse sarebbe potuta essere qualcosina di più di una semplice amica. Forse aveva soltanto capito prima di tutti quanto i due ragazzi avessero bisogno l'una dell'altro.

Finalmente la Corvette di Tessa fece il suo arrivo nel parcheggio. Jared si alzò repentinamente da dove era seduto, ignorando i richiami degli amici, e si diresse verso l’auto, come in uno stato di trance. Aprì lo sportello del passeggero, porgendo una mano a Fran per aiutarla a scendere.

Wow! Che perfetto cavaliere, signor Leto!” Ironizzò lei, sorridendo a quei due sensazionali fari azzurri.

Ciao, Fran!” Le sussurrò.

Ciao, Jay!” Gli rispose in un soffio.

Avete esaurito i convenevoli?” Strepitò Kiki da dentro l’abitacolo. “Vuoi farmi uscire da qui?”

Fran sollevò il sedile per far scendere l’amica, che una volta fuori fulminò Jared con una semplice occhiata, che sottintendeva 'Falla soffrire e nemmeno la tua divinità potrà salvarti dall'Inferno!', prima di allontanarsi verso la scuola.

Perdonala, Jared!” Cinguettò, invece, Tessa, che era trotterellata in un attimo al loro fianco. “Deve avere le sue cose! … Comunque, ciao anche a te, JARED! … Immagino che ci vedremo spesso, d’ora in poi?”

Lui le sorrise con tenerezza, prima di tornare a perdersi negli occhi di Fran.

Sì, Tessa! Credo proprio di sì!” E cinse dolcemente la sua ragazza per baciarla.

Come aveva temuto, Fran sentiva su di sé lo sguardo indagatore dell’intero corpo studentesco, anche senza voltarsi a controllare.

Ci staranno guardando tutti?” Gli mormorò, mentre lui faceva combaciare le loro fronti.

Jared le sorrise. Poteva provocarle un infarto anche solo increspando quelle labbra.

Ti da' fastidio?”

Lei fece cenno di no, con decisione! Non era del tutto vero, ma di certo il fastidio non era così grande da farla rinunciare a quel contatto.

Bene! Allora, pensi che io possa continuare?”

Sorrise a quella richiesta intenzionalmente provocante.

E Jared la baciò, con talmente tanto trasporto da essere costretto ad appoggiarla alla macchina per non farla cadere a terra.


°°°°°°°

 

N.d.A.

Oh! Finalmente, vero? Alle volte basta saper prendere il toro per le proverbiali corna! … Troppo stucchevole? Be', ho appena fatto scorta di miele di tiglio e me ne deve essere colato un po' nel pc. Chiedo venia! … Ma non vi allarmate troppo. Le loro tribolazioni non saranno di certo finite qui.

Riguardo ad Alex, al quale in tante vi siete affezionate. Non l'ho detto dall'inizio che era un meraviglioso angelo? L'esempio più perfetto di Cupido che si possa desiderare. Se non avessi realmente conosciuto una persona così, neanche io ci crederei!

E allora … se era tutto così rose e fiori … che cosa sarà mai successo tra i due, vi chiederete??? Sono curiosa di sentire le vostre ipotesi. Siete così sagaci che mi vergogno di essere così semplicistica nelle mie trame … e non è adulazione … giuro!

Il titolo cita una succosa esternazione del sommo poeta Brunello Robertetti, alias Corrado Guzzanti! Un vero Genio dei nostri tempi!

Kisses,
Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** LA REDDE RATIONEM, PRIMA O POI, ARRIVA PER TUTTI! ***


INTRODUCCION: Non aspettatevi ilarità e letizia da questo capitolo. Da qui viriamo un po' nel “dramatic”. La verità è che è arrivato per Francesca il momento di gettare la maschera e fare i conti con se stessa. Noia?

 

CAP 9.

OVVERO: COME SOSTENEVANO I LATINI, LA REDDE RATIONEM, PRIMA O POI, ARRIVA PER TUTTI!

 

Chicago.

 … Lei per me non ha mai contato quanto te! ...”

Quelle parole le caddero sulla testa come dolorosi chicchi di grandine. Francesca si sentì svenire. Ecco! La morte l'avrebbe colta in quel momento e lei gliene sarebbe stata grata, perché non avrebbe potuto immaginarsi una fine più giusta di quella. Sapeva che quello che era successo tra loro doveva averlo ferito profondamente. Ma sentirlo parlare così, dopo tutti quegli anni … era come se le avessero infilzato il cuore con uno spiedo arroventato e continuassero a rigirarlo per acuire il dolore.

Bene! Io ho soddisfatto la tua curiosità.” Proseguì lui, che non pareva poi troppo turbato. “Ora tocca a me. Lo ami?”

La sua tenacia le ricordò l’insistenza che aveva avuto anche Albert, il giorno prima. Era per caso tipico degli uomini essere così a compartimenti stagni, o capitava solo a quelli con cui lei aveva a che fare? Era sfiancante!

Sai, forse dovreste risolvervela tra di voi questa cosa! Tu e Albert ragionate con lo stesso unico parametro. … Lo ami? … Non lo ami? … Sembra che sia la sola cosa che v’importi.”

Perciò lui sa di noi?”

Più o meno!”

Ti ha chiesto se mi ami ancora?” Francesca annuì. “E tu … che cosa gli hai risposto?”

Non gli ho risposto! Che cosa avrei potuto dirgli? … E Al se ne andato.”

Jared spostò il suo piatto e quello di lei, per avere lo spazio sufficiente per afferrarle entrambe le mani sopra il piccolo tavolo. E la guardò fisso negli occhi, ancora una volta.

E se te lo chiedessi io? Adesso? … Mi risponderesti?”

Francesca abbassò lo sguardo, mugugnando qualche cosa pressoché incomprensibile.

Francesca! Dimmelo, ti prego! Mi ami ancora?” La stava implorando.

E, se tener testa ad Al era un compito relativamente semplice, disgraziatamente per lei con Jared era praticamente impossibile. Si maledisse di essere così debole da non riuscire a propinargli un'altra inutile bugia.

Non ho mai smesso, Jay! Nemmeno per un secondo. … Ci ho provato, con tutte le mie forze … ma credo che neanche se vivessi altre tre vite riuscire a dimenticarti!”

Jared rimase in silenzio, travolto da quelle parole. Aveva temuto la sua risposta, forse perché, in un recesso della sua mente, era convinto che sarebbe stata diversa. E allora, perché l’aveva portata fino a quel punto? Perché dopo quasi vent’anni ancora non era riuscito a passare oltre?

E tu? …” Francesca continuava a sussurrare piano, tentando vanamente di decifrare quello sguardo. “… Mi odi ancora?”

Aveva cercato volutamente di mettere un po’ d’aria in quella sua domanda. Un cuscino che potesse attutire il peso di quello che la risposta di Jared avrebbe significato per lei. Lui le sorrise, e per un istante rivide in quel sorriso il ragazzo timido e spontaneo di Bossier City.

No!” Le rispose, intrecciando distrattamente le sue dita a quelle di Francesca. “Credo di aver smesso di odiarti già da un pezzo.”

Ridacchiava soddisfatto e lei non poteva non chiedersi se nella sua mente, al verbo odiare, non avesse sostituito il verbo amare!


 

Erano rimasti seduti in quel ristorante molto più a lungo del tempo necessario per un semplice pranzo, e Jared sarebbe dovuto partire per Grand Rapids. L'accompagnò in taxi fin sotto casa e si salutarono, quasi con un certo distacco, probabilmente dovuto al fatto che, arrivati a quel punto, nessuno dei due aveva la più pallida idea di cosa fare. Si promisero di risentirsi al più presto. Forse non vedersi per un po', non far precipitare le cose, li avrebbe aiutati a fare chiarezza.

Sotto il portone di casa Francesca diede un'occhiata al suo cellulare. C'erano un paio di chiamate dalla radio. Avrebbe dovuto essere in redazione da almeno un'ora. Prima di cambiare idea, fece partire il tasto di richiamata.

Sono Sarah! Chi parla?”

Cazzo! Doveva essere proprio lei a risponderle?

Sarah! Sono Francesca. … So che avrei dovuto avvisare prima … ma non mi sento molto bene! Non credo che riuscirò a tornare nel pomeriggio. Potresti riferirlo a Felix? … E comunque avvisalo che sulla sua scrivania gli ho lasciato il materiale che mi aveva chiesto per domani … e … be' niente … a domattina!”

Riattaccò senza dare il tempo alla gallina tettona di rispondere. Immaginava già quanto stesse gongolando. Ma in quel momento non le importava nemmeno un po'. Non si era accorta che, mentre parlava al telefono, aveva cominciato a camminare. Si guardò intorno, inspirando forte l'aria del South Side, dove abitava. Sì, forse una bella passeggiata le avrebbe schiarito le idee. Camminò per circa un paio d'ore, arrivando fino al lago e poi ritorno. Erano anni che non lo faceva più.

 … Credo di aver smesso di odiarti già da un pezzo ...”

La voce di Jared le riecheggiava in testa dal momento in cui si erano salutati. E il suo cervello la sovrapponeva a quelle parole che lei aveva ascoltato, recepito e rinchiuso a doppia mandata, cercando di evitarle.

 … non soffrirò, non mi spezzerò … sono finalmente libero … seppelliscimi … tutto ciò che volevo eri tu … ho cancellato il tuo riflesso … è stato solo un sogno? ...”

Era lei la perfida Megera, rea dei suoi strazianti tormenti! Ma lui ora era guarito. “Ha smesso di odiarti già da un pezzo!” Si ripeteva. Lui stava bene, ora.

S'incamminò sulla strada del ritorno, e anche se la confusione nella sua testa non era minimamente scemata, l'esercizio fisico la stava facendo sentire decisamente meglio.
Tornata a casa, però, trovò Albert ad attenderla nel suo appartamento.

Non stai bene?” Esordì lui, tranquillamente accomodato sul divano. “Che ci fai qui?”

Non pensi che dovrei essere io a farti questa domanda? Dopotutto questa è ancora casa mia!”

Era incredibile! Negli ultimi giorni sembrava che Jared e Albert facessero a gara a chi l’avrebbe fatta morire d’infarto per primo!

Ti ho chiamata alla radio! Pensavo che dovessimo parlare. … Sarah mi ha detto che stavi male … e perciò … eccomi qui! Tu dov’eri?”

Lui vuole solo la verità, Francesca! Ne ha diritto!” Si ripeteva nella testa.

Sono stata a pranzo con Jared Leto.” Esclamò con calma.

Ah! Ecco! … Il tuo vecchio amico Jared!”

Era rassegnato e terribilmente stanco. Ovviamente quella situazione stava logorando anche lui. Francesca si sedette sul tavolinetto da caffè posizionato davanti al divano dov’era Albert, e gli poggiò le mani sulle ginocchia.

Al! Mi dispiace! … Sono stata davvero crudele con te. Ma, credimi, non è dipeso da te. … Io stessa non sapevo cosa pensare … però sì, hai ragione, non sono stata sincera. Avrei dovuto parlartene prima!”

Il ragazzo si appoggiò allo schienale del divano, incrociando le mani dietro la testa.

Ci sei andata a letto?”

Quando?” Rispose lei di getto, senza pensare.

Albert rise sarcasticamente, spostando le mani di Francesca dalle sue ginocchia per alzarsi.

Quando? … Bene! A quanto pare hai diverse occasioni tra cui scegliere.”

Aveva capito di averla persa sin dal primo istante in cui li aveva visti insieme. E sapeva che non aveva nulla a che fare con il fatto che il suo rivale fosse una rockstar, un popolare attore, e un sex-symbol universalmente riconosciuto. Francesca non era tipo da subire il fascino della celebrità. Eppure l'aveva vista guardarlo con gli occhi dell’amore. I classici occhi a cuore dei cartoni animati. Occhi con i quali di certo non aveva mai guardato lui, nei tre anni in cui erano stati insieme. Non riusciva a sopportare che la donna che aveva di fronte in quel momento fosse così diversa da quella che credeva di conoscere. C’era sempre stato un muro invalicabile tra loro, ma aveva sempre pensato che fosse per il tipo di vita che aveva condotto prima di tornare in America. Non era una donna da casa e famiglia. E quel vagabondare in giro per l'Europa in mezzo a gente di ogni tipo aveva reso la sua corazza così dura. Era proprio questo che gli era piaciuto tanto di lei. Invece, si era solo illuso! Francesca era soltanto un’altra stupida ragazza romantica, che soffriva per il suo grande amore perduto.

Di certo non oggi!” Replicò lei, sbuffando.

Al stava cominciando a diventare nervoso e anche se alla ragazza non andava proprio di litigare, non riusciva a digerire che fosse diventato, tutto d'un tratto, così possessivo.

Però non aspetti altro! Non è così?”

Sì! È così! … Vuoi la verità? Eccola! … Sono innamorata di quell’uomo da quasi vent’anni … e non ho mai desiderato nessun altro quanto lui … c’è sempre stato Jared nel mio cuore e nella mia testa, anche quando stavo insieme ad un altro. Anche quando stavo insieme a te!”

Gli urlò contro, velenosamente, alzandosi in piedi per fronteggiarlo. Gridava più contro se stessa che non contro il ragazzo.

È questo che volevi sentirti dire? Ti piace la verità?”

Lo schiaffo di Albert le arrivò in pieno viso come un macigno.

Non si sarebbe mai aspettata che potesse colpirla, e la potenza dell’urto unita alla sorpresa, la fecero barcollare e cadere a terra.

Mi fai schifo!” Le sputò contro, con meschinità. “Ti piace tanto mostrarti superiore a tutti … la super donna che non ha mai bisogno di niente e di nessuno … e invece sei solo una schifosa puttana!”

Uscì sbattendo la porta, lasciandola lì in terra, ancora attonita. Aveva sentito le sue parole, ma erano scivolate nella sua mente come un fastidioso rumore di fondo. In quel momento, poteva avvertire soltanto il dolore fisico della guancia e del suo occhio che cominciavano a pulsare. E il senso di tremenda umiliazione. L’aveva colpita! Non riusciva a capacitarsene. Si rannicchiò sul pavimento, abbracciandosi le ginocchia. E finalmente pianse. Sfogò tutte le lacrime che aveva trattenuto per tutto quel tempo. Pianse per Jared, per tutto l'amore a cui aveva rinunciato. Pianse per Al e per tutte le menzogne a cui aveva finto di credere. E pianse anche per se stessa, per quella piccola bambina che albergava ancora nel suo cuore, desiderosa di un calore che aveva provato e dimenticato.

Si accorse solo dopo parecchi squilli che il suo cellulare aveva preso a suonare, nella tasca della sua giacca. Non se l'era nemmeno tolta, entrando in casa. Si tirò su, sedendosi appoggiata al bordo del divano, e prese il telefono. Lampeggiava il nome di Jared e lei rispose senza pensarci.

Ciao Fran! Aspetta un secondo prima di mandarmi al diavolo! Lo so che ci siamo appena visti … è che domani potrei fare di nuovo un salto a Chicago e … potremmo rivederci. Che ne pensi?”

Ri … rivederci? … Certo, Jared, … sarebbe … sarebbe stupendo …” Gli rispose.

Aveva tentato di apparirgli calma, ma i singhiozzi erano ancora troppo forti e la sua voce era rotta dall’emozione.

Piccola! Che hai? … Perché stai piangendo?”

Piccola! L’aveva chiamata piccola, ancora una volta. Una volta sentirsi chiamare così da lui la faceva incazzare a morte. E invece ora le era sembrata la parola più bella dell’universo.

Non è niente! Davvero!” Provò a sorridere, sperando che lui se ne accorgesse.

La smetti! Quando mai hai pianto senza motivo? Andiamo, così mi fai preoccupare. Che cosa è successo?”

Ho appena avuto una brutta lite con Al … e non è stato piacevole!”

Jared rimase in silenzio per qualche istante. L'aveva chiamata soltanto perché, ora che aveva il suo numero, era curioso di sapere che effetto gli avrebbe fatto sentire ancora la sua voce. Ma sentirla singhiozzare e immaginarsela lì, da sola, tra le lacrime, gli mandò completamente in black out il cervello. In quel momento si maledì per essere diventato così professionale da non poter prendere nemmeno in considerazione di mollare tutto, band e concerto, e correre da lei. Ma, cazzo, quanto avrebbe voluto farlo!

Lo show dovrebbe finire per le undici. Sarò da te in un paio d’ore, tre al massimo.” Il suo tono risoluto la fece trasalire.

Andiamo Jay! Non c’è bisogno che ti scapicolli qui. È solo … una stronzata!”

Ci vediamo più tardi!” Concluse lui, senza darle retta. E chiuse la comunicazione.

 

 

°°°°°°°

 

N.d.A.

Vi avevo avvertiti di non dispiacervi troppo per il povero Albert! Brutto, bruttissimo gesto, non trovate? Eh no! Mio caro Al … non si fa! E sempre x quel maledetto orgoglio, che come dice Vasco, ne ha rovinati più lui che il petrolio. Be', Transeat !

Lo specifico, anche se sicuramente l'avrete capito tutte, i versi che risuonano nella mente di Fran mentre passeggia sono indegnamente tratti, nell'ordine, da Attack, The Kill e Was it a Dream?

Mi sono accorta che è un po' che non aggiungo una speciale menzione alle fedeli matte (Voi! Voi sapete di chi sto parlando!!!) che mi deliziano i loro impagabili commenti. Sono impazzita per le vostre ipotesi, sul precedente capitolo. Chissà se qualcuna di voi ci ha preso? E ovviamente tanti enormi grazie anche a chi legge e a chi ha messo la ff tra le seguite.

Dato che, idealmente, la prima parte della storia si conclude qui, che mi consigliate di fare? Fare una piccola pausa? Che dite? Fatemi sapere, accetto ogni consiglio.

Kisses

Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** LES ENFANTS QUI S'AIMENT NE SONT LA' POUR PERSONNE ***


PREMESSA:

Lo so! Vi avevo promesso che avrei smesso di torturarvi per un po' con le mie parole a vanvera. Ma il mio sadismo raggiunge vette himalayane ….. perciò, SUBITEMI!

Sono trascorsi un po' di mesi da quando avevamo lasciato Fran e Jay alle loro effusioni nel parcheggio della scuola, di fronte all'intero corpo studentesco. All'epoca l'anno scolastico era agli inizi, mentre ora siamo quasi agli sgoccioli. Hanno avuto i loro giorni felici, ai quali ho lasciato la privacy che meritavano. Ma per capire meglio a che livello è arrivato il loro rapporto, eccone un piccolo assaggio!

 

CAP 10.

OVVERO: - LES ENFANTS QUI S'AIMENT NE SONT LA' POUR PERSONNE – I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno (Jacques Prévert)

 

Bossier City. Mesi dopo.

I never wanted 2 be your weekend lover

I only wanted 2 be some kind of friend

Baby I could never steal u from another…

It's such a shame our friendship had 2 end
Purple rain Purple rain
… Purple rain Purple rain…

Purple rain Purple rain
I only wanted 2 see u underneath the purple rain”

 

Alla fine Alex aveva vinto!

Era riuscito a convincere la band ad eseguire una cover del pezzo di Prince. Lo avevano in parte riarrangiato, rendendolo un po’ più punk dell'originale, e alla fine il risultato aveva soddisfatto tutti. Fran era seduta su una vecchia sedia del garage di Alex, girata al contrario, e appoggiava il suo petto allo schienale, reggendosi il mento con le mani. Jay la fissava assorto, mentre cantava, e lei lo seguiva con il labiale. Conosceva a memoria tutte le parole! Anzi, per quanto adesso potesse apprezzare anche lui quella canzone, non avrebbe mai accettato di cantarla se non glielo avesse chiesto espressamente lei! Era una specie di favore che doveva ad Alex. Che gli dovevano entrambi. Avrebbero vissuto questi ultimi mesi di paradiso, se non fosse stato per il suo prezioso aiuto?

Però doveva ammettere che ogni volta che si trovava a pronunciare quelle parole, non poteva non interrogarsi sul perché per Fran e Alex fossero così importanti. Parlavano di un’amicizia molto speciale, intima! Tra due amanti? Era la stessa che li legava?

< Non potrei mai rubarti ad un altro > diceva Prince.

E se il suo grande amico invece avesse voluto farlo? Avrebbe potuto! Alex, in fondo, aveva tante cose da offrirle. Sarebbe andato in un buon college e avrebbe avuto senz’altro una carriera redditizia. L’avrebbe fatta vivere in una bella città, in una bella casa. Le avrebbe dato una famiglia. … Solo il pensiero gli toglieva il respiro … Con lui, al contrario, che cosa avrebbe guadagnato? Una vita persa dietro ad un uomo che inseguiva un sogno da ragazzino. Che, con ogni probabilità, non sarebbe stato in grado di trovarsi un lavoro decente per provvedere a lei. Figuriamoci ad una famiglia! Ma che l’avrebbe amata, senza risparmiarsi mai, fino alla fine dei suoi giorni.

Perso in quei deliri, Jay non si era nemmeno reso conto che il pezzo era terminato, fin quando Fran non era saltata su dalla sedia, incollandosi a lui. Assaporò quel contatto, ormai abituale, stringendola forte a sé. Ogni volta bastavano il suo calore e il suo profumo a calmare le sue insicurezze. Sì! Doveva convincersi che tutto sarebbe andato per il meglio! Fran si staccò da lui quel tanto che serviva per guardare nei suoi occhi conturbanti.

Sei incredibile! Lo sai?” Gli sussurrò.

I ragazzi della band, intanto, gli giravano intorno, riavvolgendo cavi e riponendo strumenti, insultandosi come al solito. Avevano smesso di fare caso ai due piccioncini già da tempo, dato che i due erano quasi diventati uno l’appendice dell’altra. Un pacchetto completo. Jared e Francesca. Indissolubili. Ma per la band, la ragazza era stata un vero toccasana. Mai avevano visto il loro leader tanto ispirato e con tanta energia, prima di lei.

Che cosa ho fatto?”

La tua voce! … Quando canti è come se entrassi sotto la pelle, direttamente nel sangue di chi ti ascolta … Vedrai, Jared, tutto il mondo ti amerà!”

A me basta che mi ami tu!” Le soffiò in un orecchio.

 

 

Solo un’ora più tardi, i due ragazzi erano soli, in camera di Fran a fingere di studiare. Jay era seduto sul letto di lei, a gambe incrociate, con un libro di fisica aperto sulle ginocchia. Fran era adagiata sulla sedia della sua scrivania, a gambe distese e con i piedi scalzi appoggiati sul letto, di fianco a Jay. Anche lei aveva un libro aperto e mordicchiava distrattamente una matita.

E quali pezzi avete messo nella demo?” Gli chiese, mentre lui sfogliava qualche pagina senza badarci troppo.

Era ovvio che non stessero parlando di fisica delle particelle! Anche se gli esami finali di Jared erano sempre più vicini, avevano ben altro a cui pensare. La band aveva finalmente inciso una demo, grazie a qualche conoscenza di Shannon a Shreveport. Non solo, Leto Senior l'aveva già spedita ad un produttore discografico di Los Angeles, di cui, chissà come, aveva avuto il recapito.

Red Planet … The Army of Love … Breaking the Waves … e una cover dei Joy Division!”

Adoro Breaking the Waves … ” Mormorò lei, accarezzando con il piede il braccio del suo ragazzo. Jay cominciò allora a solleticarle le piante dei piedi, cimentandosi in una nuova sessione di ‘Vediamo quanto Fran resisterà questa volta prima di implorarmi di smettere!’ Ma Fran, benché soffrisse molto il solletico, si rivelava sempre un osso duro.

Lo so che l’adori …” le disse, non fermando il gioco delle sue dita, “ … ma è solo una demo … non mi farei troppe illusioni!”

Fran ritrasse istintivamente i piedi, lasciando le mani di Jay a solleticare l’aria. “Che c’è Jay? … I ragazzi sono in fibrillazione da settimane per questa cosa. Tu, invece, … sembri eccitato come un cubetto di ghiaccio!”

Ti prego, non dire quella parola!” La supplicò, smarrendosi nel suo sguardo.

Quale parola? Ghiaccio?”

Jay sorrise malizioso. Non era mai stato timido, sotto quell'aspetto, ma era ancora troppo giovane per avere il pieno controllo delle sue reazioni fisiche.

Eccitato! … Non dirla! Non con tua madre al piano di sotto.”

Lei ricambiò il suo sorriso, con la stessa intenzione. Diede una fugace occhiata alla porta aperta della sua camera e cominciò a strusciare il piede destro sulla gamba di Jay, fin sopra al cavallo dei suoi pantaloni. Nemmeno lei si era mai dimostrata troppo timida. Di certo non con lui.

Fraaan!” Bisbigliò lui, cercando di sgridarla soltanto aggrottando le sopracciglia, mentre il libro gli era già saltato via dalle ginocchia.

Amore! Sto andando. Farò tardi in ospedale, stasera.”

La voce della madre di Fran li obbligò a fermarsi. Laurie, infatti, apparve alla porta della camera qualche secondo più tardi.

Ah! State studiando?”

I due ragazzi annuirono. C'era mancato un pelo!

Pronto per gli esami finali, Jared?”

La signora Hadrian era abbastanza soddisfatta del rapporto che la sua figlia minore aveva instaurato con il figlio della sua amica. A lei Jared piaceva, come piaceva a tutte. Ma soprattutto le piaceva Francesca quando era insieme a lui. Era maturata, era diventata più aperta e allegra. In una parola sola, felice! E questo non poteva non allargarle il cuore.

Prontissimo! Con un tutor come Fran, non posso fallire.” Scherzò il ragazzo.

La donna sorrise. Non era così ingenua da credere davvero che i due ragazzi stessero praticamente sempre insieme solo per studiare. Fortunatamente aveva affrontato con sua figlia il discorso 'sesso' già da tempo, ed era convinta di aver svolto al meglio il suo compito. Pregava soltanto che fossero attenti, e che Jared, alla fine, non si rivelasse un cinico stronzo come il padre a cui, stando alle parole di Constance, tanto assomigliava fisicamente.

Fran si alzò dalla sedia, una volta che udì la porta d’ingresso chiudersi, appoggiando libro e matita sul tavolo. Si avvicinò al letto accomodandosi proprio sulle gambe di Jay.

Che … stai … facendo?” Ansimò il ragazzo, mentre lei gli ricopriva la faccia di baci.

Hai sentito mia madre? … Farà tardi stasera!”

Jay ricambiò appassionatamente i suoi baci, accarezzandole dolcemente i fianchi, poi su, lungo la schiena, sotto la maglietta leggera. Le sue mani la esploravano golosamente, ma con un'assoluta padronanza della materia che andavano sfiorando. Come se lei fosse creta nelle sue mani. O marmo sotto il suo scalpello. Un sogghigno impercettibile si affacciò sulle labbra di Fran ricordando un capolavoro della scultura barocca che aveva studiato da poco, il quale raffigurava il volto e il corpo di una celebre santa cattolica in preda all'estasi mistica. Doveva assomigliarle parecchio in quel frangente! Staccandolo il meno possibile da lei, si spostò quel tanto che bastava per sdraiarsi sul letto, trascinando Jay sopra di sé e imprigionandolo tra le sue gambe. Il ragazzo si fermò un istante a guardarla, respirando a fatica.

Sei sicura di volerlo fare qui?”

Credevo che non vedessi l’ora di farlo in un letto, finalmente!”

Anche se quello non era di certo un letto qualunque. Era il suo letto di bambina. Nella sua cameretta. Era il letto che l’aveva ospitata quando era malata, che aveva accolto le sue delusioni e i suoi pianti, il letto sul quale leggeva e studiava come una dannata per cambiare la sua vita. Era un letto speciale. E ora lo sarebbe stato ancora di più! Non avrebbero avuto molte altre occasioni. Jay si sarebbe diplomato tra poco e le loro vite sarebbero potute cambiare per sempre.

Lo sai che sono pazzo di te?” Le soffiò sulle labbra, mentre lei gli sfilava la t-shirt.

Gli occhi di Fran sfioravano lentamente il corpo di Jay, le spalle e i bicipiti ben definiti, il torace scolpito e liscio, gli addominali così irresistibili, per posarsi infine, per un istante, sulle parti basse del ragazzo, che stavano evidentemente già soffrendo, costrette nei jeans. Armeggiò delicatamente con i bottoni per liberarlo dall'impaccio e sorrise, beandosi della splendida vista che le si mostrava davanti.

Allora non è ancora diventato un cubetto di ghiaccio, signor Leto!”

Lui le franò addosso, ridendo. Tutto il romanticismo che avrebbe voluto infondere all'occasione era totalmente andato a farsi fottere. Si risollevò, poggiandosi sui gomiti, e la scorse osservarlo compiaciuta. La baciò, continuando ad accarezzarla, mentre lei, con molta più decisione, lo spingeva avidamente contro di sé.

Visto!” Le sussurrò, tra un bacio e un gemito. “Sei dannatamente più eccitante tu di una stupida demo!”

 

°°°°°°°

N.d.A.

Oh! Questo sì che è un Jared “modalità fidanzatino perfetto”! (citando la carissima CloserToTheEdge) … Ma come già sai, esiste solo nel MIO universo!

Rileggendo meglio questo capitolo, sembra un po' una di quelle storielle soft-core che giravano un sacco quando ero ragazzina io, cioè più o meno nel Mesozoico. Molto teen, vero?

Forse, tra le righe, cominciano a trasparire le prime crepe. Le insicurezze di Jay non sono del tutto sparite. E la sensazione che tutto stia per finire li accompagna come una nuvola, sempre più grigia.

La canzone citata all'inizio del capitolo, che Jared sta cantando con la band, è naturalmente “Purple Rain”, storica hit di Prince del 1984. I titoli dei brani della demo sono totalmente inventati. Sono solo libere associazioni. Mentre i Joy Division sono i Joy Division! Niente da aggiungere! La celebre scultura a cui pensa Fran, mentre Jay è impegnato a sollazzarla, è “L'Estasi di Santa Teresa d'Avila” di Gian Lorenzo Bernini.

Il titolo cita uno dei versi, a mio parere, più sublimi della poesia contemporanea. Non sono una grande appassionata di “Franceserie” (concedetemi il neologismo), Mr Leto mi perdonerà! Ma Prévert è, senza ombra di dubbio, il poeta dell'amore!

Kisses … Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** E SE IN REALTA' FOSSIMO SOLO QUESTO. DUE SOLITUDINI CHE SI PROTEGGONO … ***


PICCOLO RECAP: Francesca, dopo la discussione con Albert, culminata in uno schiaffo, finalmente riesce a sfogare le sue lacrime. Jared, sentendola piangere durante una telefonata, decide istintivamente di raggiungerla a casa, dopo un concerto. Sembrerebbe la conclusione più logica per loro … ma. E se ci fosse ancora qualcosa da chiarire?

 

 

CAP 11.

OVVERO: E SE IN REALTA' FOSSIMO SOLO QUESTO. DUE SOLITUDINI CHE SI PROTEGGONO … SI TOCCANO … SI SALUTANO.

 

Chicago

Che cosa era successo negli ultimi giorni? Come era capitato che Fran fosse tornata così prepotentemente nella sua vita? Proprio ora. Ora che le cose finalmente stavano andando nel verso giusto.

Aveva provato per anni ad odiarla, ad ignorarla, ad esorcizzarla con le canzoni che tutto il mondo credeva dedicate a quell'altra. La 'puttanella bionda', come l'aveva definita lei stessa. Quando invece ogni parola non era stata altro che una freccia con cui Fran l'aveva trafitto. Per anni, nel profondo, aveva sperato che la vita fosse stata crudele con lei. E si era dato, silenziosamente, del bastardo per questo. Ma non era riuscito a farne a meno.

E poi, un giorno, era successo! Era finalmente diventato ciò che lei aveva predetto. Era una star. Un divo. Tutto il mondo lo amava, ora. Era giunto il momento della sua grande rivincita.

Eppure, neppure per un secondo, da che l'aveva appena intravista, appoggiata a quel distributore automatico, lo aveva sfiorato il desiderio di vendicarsi di lei. Le fantasie che aveva coltivato a lungo, nelle quali lui, potente e irraggiungibile, l'avrebbe annientata semplicemente con la sadica indifferenza di cui si sapeva capace, si erano dissolte come nuvole di fumo. E questa cosa lo faceva stare ancora peggio. Negandogli la sua maligna soddisfazione, Fran lo stava ferendo ancora una volta.

La fatica per emergere, le tante delusioni e, forse anche di più, i suoi successi, avevano fatto di Jared un uomo profondamente diffidente e insicuro. L'immagine di sé che regalava al mondo era quella del ragazzo divertente e appassionato, oppure dell'artista intransigente e perfezionista al limite della paranoia. In pochissimi potevano affermare di conoscerlo realmente. Ma lei? La sua anima le apparteneva ancora? Francesca non poteva non aver compreso tutto quello che lui le aveva urlato, nei troppi anni di lontananza, attraverso la sua musica.

Ma Jared avrebbe potuto ancora fidarsi di lei? La sua parte razionale, quella che lo aveva dominato incontrastata negli ultimi anni, gli gridava forte di no! Come aveva osato Fran confessargli di non aver mai smesso di amarlo? Dopo che lo aveva calpestato come uno zerbino. Triturato come un avanzo di una cena, di cui disfarsi senza pensarci troppo. Era facile rinnegare tutto, adesso che lui era ricco e famoso!

Il suo cuore, lo stesso che ormai sfruttava solo per pompare sangue nelle vene che irroravano quel corpo stupendo, invece, gli sussurrava piccoli e dolci sì! In fondo, lei non lo aveva mai più cercato. E avrebbe potuto farlo facilmente, se solo avesse voluto. Messa alle strette, gli aveva confessato di amarlo ancora. Eppure aveva fatto di tutto per evitarlo, quel giorno. Era stato lui a cercarla. Sempre lui quasi ad obbligarla a riaccoglierlo nella sua vita. Come avrebbe potuto non fidarsi di lei?

Controllò l'orologio sul cruscotto della macchina a nolo. Le 3 meno un quarto. Fra poco sarebbe arrivato a casa sua. In un modo o nell'altro, Jared quella notte avrebbe avuto la sua vendetta. Sogghignò al solo pensiero, e avvertì il cuore diventargli improvvisamente più leggero.

 

<<<<>>>>

 

Distesa sul letto, aspettava da ore che il sonno finalmente sopraggiungesse. Chiaramente invano. Lo shock per la lite con Albert stava lentamente scemando, così come il dolore per la botta, che aveva prontamente curato con una bella dose di lacrime e tanto ghiaccio. Ora era l'ansia a tenerla sveglia. Sarebbe sul serio venuto da lei, quella notte? Probabilmente glielo aveva detto così, di getto, tanto per dire. A Jared erano sempre piaciuti quei gesti cavallereschi. Doveva essersi accorto anche lui che, tutto sommato, sarebbe stata un'idiozia.

Ma il campanello della porta suonò per davvero. Francesca sollevò di poco la testa e strinse gli occhi a fessura, per distinguere meglio l'orologio appeso alla parete accanto a lei. La stanza era in penombra ma quello era un orologio speciale. Un grosso ranocchio in legno colorato, di fattura artigianale, con lancette e numeri fluorescenti che brillavano di luce propria. Non era certo un'opera d'arte, ma c'era affezionata. Glielo aveva regalato Freddie a Natale. Diceva che gli assomigliava, con quegli occhioni grandi e le guance perfettamente rotonde, e così sarebbe potuto andare in giro vantandosi di dormire tutte le notti in camera con lei, facendo incazzare a morte Albert.

Il ranocchio segnava le 3 passate! Il campanello suonò un'altra volta. Francesca sospirò e si decise a scendere dal letto, raggiungendo silenziosamente l'entrata.

Fran! Sono Jay! Fammi entrare!” Sussurrò Jared, come se sapesse che lei era dietro la porta, indecisa se aprigli o meno.

La serratura scattò e la porta si aprì quel tanto che bastava per consentirgli l'accesso. Le luci erano spente ma l'appartamento non era completamente al buio. Filtrava sufficiente luce attraverso le imposte e Jared riusciva benissimo a distinguere la figura di Francesca, immobile davanti a lui.

Ti senti bene?” Le domandò, ancora sussurrando.

Non c'è bisogno di bisbigliare. Non svegli nessuno … a parte me!” La tentazione di sgridarlo era sempre troppo forte. “E comunque non era necessario che venissi fin qui, in piena notte!”

Ok! Ma non dimostrare sempre tutto quest'entusiasmo quando mi vedi … non vorrei montarmi la testa!”

Francesca rise, sommessamente, rinfrancando un pochino anche l'animo di Jared. Almeno avevano rotto il ghiaccio.

Possiamo accendere la luce?” Le chiese, guardandosi intorno cercando di orientarsi. Poi, anche nell'oscurità, i suoi occhi tornarono a posarsi su di lei. “Non sarebbe male rivedere il tuo viso!”

Francesca esitò un attimo prima di premere l'interruttore. Riabituandosi alla luce improvvisa, Jared fece correre il suo sguardo sulla donna, compiacendosi del suo aspetto casalingo. Indossava semplicemente un paio di pantaloni del pigiama, con fantasia scozzese, e una maglietta a maniche lunghe dei Bulls. I piedi nudi. I capelli, corti, spettinati. Il viso pulito.

Mio Dio! Non sei cambiata nemmeno un po'.” Si fece sfuggire distrattamente quell'apprezzamento. Non avrebbe voluto dirglielo così.

Solo in quel momento si accorse del segno rosso che le rigava la guancia sinistra, in corrispondenza dell'occhio. Fu sufficiente un millesimo di secondo per avvertire la furia montare in lui.

 

°°°°°°°

 

N.d.A.

Allora, Jared appare combattuto tra l'approfittarsi della situazione x godersi la sua vendetta e il lasciarsi andare ai sentimenti che evidentemente ancora prova x Fran. Dite che alla fine avrà preso una decisione? E che cosa avrà mai combinato Fran x meritarsi ancora il rancore di Jared?

Il titolo del capitolo è ispirato ad un passo di Rainer Maria Rilke, tratto da “Lettere a un giovane poeta”.

Kisses … Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** SI PUO' ANCORA RESPIRARE CON UNA MANO DI GHIACCIO POSATA SUL CUORE? ***


NOTA INTRODUTTIVA: Finalmente ci siamo! L'atmosfera da fine dei giochi che già si cominciava a respirare troverà il suo compimento. E la idilliaca storia d'amore tra Fran e Jay sta per arrivare bruscamente al capolinea. ( …. eehh, tra i tanti scenari ipotizzati, qualcuna di voi ci ha anche preso! … )

 

CAP 12.

OVVERO: SI PUO' ANCORA RESPIRARE CON UNA MANO DI GHIACCIO POSATA SUL CUORE?

 

Bossier City. Louisiana

Era trascorsa non più di una settimana e l’intera popolazione studentesca del Liberty High School era completamente assorbita dal ballo studentesco di fine corso che si sarebbe tenuto quel sabato. L’estate era decisamente arrivata con il suo carico di sole e umidità e gli esami si erano ormai conclusi per tutti.

Non voglio neanche sentirvi dire che voi due non verrete al ballo!” Blaterava Tessa, con la sua vocetta squillante.

Fran e Jay stavano consumando il loro pranzo all’aperto, davanti al campo da baseball, in compagnia di Tessa, Kiki e un paio di amici del vecchio gruppo di Jared. Alex si vedeva sempre meno con loro, soprattutto a scuola. Aveva, grossomodo, ricucito il rapporto con la sua ragazza, la quale purtroppo non gradiva molto l'allargamento delle loro frequentazioni al club delle sfigate. Peraltro, ampiamente ricambiata dalle dirette interessate. Perciò, per non creare inutili discussioni, saggiamente si era deciso di evitare di metterle a stretto contatto, per esempio durante l'ora del pranzo.

A Fran dispiaceva, in realtà, non poter vedere Alex un po' di più. Esclusi Jay e le sue socie, era senz'altro la persona a cui era più affezionata. Non poteva non sentire la sua mancanza. Dal canto suo, Jared, invece, sembrava piuttosto sollevato nel non averlo intorno tanto spesso. Non dubitava assolutamente della sincerità dei sentimenti della sua ragazza, ma, era più forte di lui. Aveva un carattere fortemente possessivo, lo aveva sempre avuto, e vederli insieme, anche solo semplicemente a parlare, gli procurava un fastidio insopportabile. Possibile che, dopo tutto, fosse ancora geloso?

Andiamo, ragazzi! Siete così carini insieme … sarete eletti sicuramente re e regina del ballo!”

Tessa insisteva, fissandoli con aria minacciosa. Stava considerando seriamente la possibilità di sbattere quelle graziose testoline, una contro l’altra, come noci di cocco, per accertarsi che un po’ di materia cerebrale gli fosse rimasta. E che non se la fossero risucchiata a vicenda, pomiciando. Ma i due ragazzi si limitavano a sorriderle con compassione, senza degnarla di una risposta. Non era certo per farle un dispetto che non avrebbero preso parte a quello stupido ballo. Semplicemente era una cosa di cui nessuno dei due aveva mai sentito il bisogno.

Ciò nonostante, il pensiero che quello che l’amica aveva appena detto si sarebbe potuto verificare realmente, aveva provocato a Fran un lungo brivido di disgusto. Il ballo studentesco, il rito di passaggio, quei ridicoli vestiti degni di un brutto show televisivo, la pessima musica e le ancora peggiori bevande! No! Come minimo le sarebbe venuto uno sfogo ritardato di varicella, bolle e croste comprese. Meglio evitare!

Capiva Tessa! Ovviamente si aspettava che lei non perdesse l'occasione di sfoggiare Jared al suo fianco. Come avrebbe fatto una qualunque altra ragazza di Bossier. E questo evidenziava quanto poco in realtà la conoscesse, per quanto le volesse bene. Sì, Jay era il ragazzo più popolare e ambito della scuola, ma non era certo per questo che era innamorata di lui. Lo amava perché non poteva evitarlo, perché gli era appartenuta dal primo istante. Lo amava perché Jay era Jay, e basta!

Jared, che aveva già finito di mangiare, si era sdraiato sul prato e giocava con un laccetto della maglietta di Fran, che era seduta accanto al lui, appoggiata con la schiena al suo fianco. Non riusciva a non tenere le mani non occupate in qualcosa. E se quel qualcosa era attaccato al corpo di Fran, tanto meglio.

Tess, la mia ragazza non te l’ha detto che detesto ballare!” Rispose, continuando ad arrotolare la piccola stringa intorno al suo dito per poi rilasciarla nuovamente. “Sono una completa frana!”

Fran sorrise. Era vero! Qualche volta, quando erano soli, mettevano su una ballad, Poison o Def Leppard il più delle volte, e provavano a muoversi a ritmo di musica, abbracciati stretti, con risultati disastrosi. Erano davvero due imbranati con i piedi. Se la cavavano decisamente molto meglio con i balli orizzontali!

Nessuno ti metterà i voti, Jay! … Non devi essere sempre perfetto in tutto, sai.”

Era una cosa inconcepibile! Quei due sconsiderati sembravano non voler rendersi conto che gli ultimi mesi di vita scolastica quasi normale che Tessa aveva vissuto, grazie alla luce riflessa della loro storia, sarebbero potuti evaporare in un attimo, senza di loro. Sarebbe tornata ad essere un'imbucata rimbalzata da tutti, anziché l'eccentrica amica di Cenerentola!

Shannon li raggiunse sul prato, qualche minuto più tardi, mentre Tessa stava ancora tentando di convincerli. Sembrava su di giri, acceso come un fuoco d’artificio. Saltellava come un invasato, da un piede all'altro, alternando preoccupanti gridolini a profonde aspirate di sigaretta. Per una frazione di secondo Jay pensò che fosse completamente fatto! O che stesse testando l'efficacia di una bizzarra danza della pioggia.

Jay! Fratellino mio adorato!” Gridò il ragazzo, infine, buttandosi addosso a lui a peso morto. “Ce l’abbiamo fatta!”

Jared se lo scrollò di dosso, prima che gli schiacciasse qualche vertebra, e si misero entrambi seduti.

Abbiamo un ingaggio! … In California!” Rispose Shan allo sguardo interrogativo del fratello minore. Aveva solo rallentato di qualche giro, ma era ancora euforico, fuori dai limiti del normale. E fece esplodere la bomba!

Il produttore discografico al quale aveva spedito la demo era rimasto conquistato dal loro sound e li aveva convocati a Los Angeles per un provino. Secondo Shannon, si trattava di una pura formalità, sapendo quanto più alla grande rendessero dal vivo. E per la band si sarebbero aperte le porte del successo, sotto forma di sei mesi di contratto per esibirsi live, tutte le sere, al Pike Club, uno dei locali più di moda del Sunset Strip.

 

<<<<>>>>

 

Kiki stava rincasando dall’ultima lezione di catechismo dell’anno, insieme alla madre. Era così stufa di tutta quella dottrina. Non che stesse per precipitare in una prematura crisi religiosa, quello no. Non raggiungeva i livelli di devozione della madre, ma era molto convinta della sua fede. Non capiva però perché fosse costretta ad indossare ancora quegli scomodi gonnelloni, che tenevano un caldo assurdo, anche in piena estate. In che modo sarebbe dispiaciuto al Signore, se lei avesse messo, non dico una mini, per carità, ma per lo meno, una gonna di cotone? Pensava ancora a quanti Padre Nostro avrebbe dovuto recitare per chiedere perdono per quelle lamentele, quando si ritrovò la sua migliore amica seduta sui gradini di casa.

La conosceva troppo bene per non rendersi immediatamente conto che qualcosa non andava. Era pallida e aveva gli occhi gonfi. Continuava a torturarsi le dita, mordendosi le punte. La madre di Kiki salutò la ragazza semplicemente con un’alzata di spalle. Francesca non le era mai piaciuta, questo era chiaro, e men che meno le piaceva adesso che faceva coppia fissa con quel degenerato di Leto. Tutto quello che poteva fare era ignorarla.

Kiki prese l’amica sotto braccio, senza dire una parola, e la condusse nelle sua stanza. Fran era crollata sul pavimento, con la schiena contro il bordo del letto, e si teneva le ginocchia al petto, abbracciandole forte. Il suo sguardo era perso nel vuoto. Kiki sedette a gambe conserte di fronte a lei.

Vuoi dirmi che cosa è successo?”

L’amica la fissò per un istante infinitamente lungo. Non sembrava che stesse per piangere. Appariva soltanto, completamente, svuotata.

La mia vita è finita, Kiki!” La sua voce era fredda, senza emozione.

Nella mente della piccola coreana si fece strada una unica ragione che potesse giustificare lo stato pietoso in cui versava l’amica. Ma era talmente mostruosa che si vergognava persino a dirla ad alta voce.

Santo Cielo, Fran! Sei … incinta?” Chiese, facendosi coraggio.

La ragazza sorrise al solo pensiero. Già! Era logico che quella sarebbe stata la sua prima conclusione. Appoggiò la testa sulle ginocchia, cercando la forza per continuare quel discorso.

Tra me e Jared è finita!” Emise quelle parole in un breve respiro. “Deve finire! Prima possibile!”

Kiki non riusciva a credere alle sue orecchie. Ma aveva visto raramente la sua amica così convinta. E così sofferente. Era vero che non era mai riuscita a comprendere fino in fondo l'intensità del rapporto che legava Fran a Jared. Le sembrava irreale che due persone potessero essere così dipendenti uno dall'altra … non era normale! Non conosceva nessun'altra coppia unita tanto quanto loro. E adesso Fran le confidava che era finita. Le passò un braccio intorno alla schiena, facendola adagiare a lei.

Avanti! Dimmi che cosa è successo.”

 

La madre di Fran aveva giusto aperto la porta di casa per andare a prendere l'autobus che l'avrebbe portata all'ospedale per il turno pomeridiano, che si era scontrata con Shannon, ancora con il braccio alzato, sospeso per bussare. Fece un balzo indietro per lo stupore, immediatamente sostituito dall'ansia.

Shannon! Che ci fai qui? … Connie sta bene? … E Jared?” Farfugliò senza dare al ragazzo modo di rispondere.

Era rosso in viso e molto agitato, ma si sforzò ugualmente di sorriderle.

Tranquilla Laurie! … Stanno tutti bene! Fran è in casa? Dovrei parlarle.”

La donna annuì, indicandogli la strada della cucina, e, andandosene, gli chiuse la porta alle spalle, preoccupata di che cosa dovesse parlare con sua figlia, con tanta urgenza.

Come? Come puoi lasciargli fare una cazzata così … mastodontica?”

Esordì Shan, prendendo la ragazza completamente alla sprovvista. Stava mandando giù più o meno un litro di succo di pompelmo, per reidratarsi a causa del caldo che con concedeva tregua, e quasi si strozzò con la bevanda.

Di che diavolo stai parlando?”

Era chiaro che fosse turbato. Ed era del tutto inusuale, parlando di Shannon. Se c'era una una cosa sulla quale potevi scommettere, senza correre il rischio di perdere soldi, era l'assoluta serenità di quel ragazzo. Qualche volta causata da sostanze non proprio naturali, bisognava dirlo. Comunque era il classico tipo su cui potevi contare per tirarti su la serata. E poi con Fran era sempre andato d'accordo, anche prima che diventasse la ragazza di suo fratello. Lei adorava il suo senso dell'umorismo, e ancora di più adorava l'immenso amore che dimostrava sempre per Jared.

Non vorrai mica farmi credere che tu non sai che quell’idiota si rifiuta di venire a Los Angeles?”

Continuò lui. Sbuffava fumo dalle orecchie ed era quasi viola di rabbia. Gli sarebbe mancato solo un anello al naso per assomigliare ad un toro nell'arena.

Fran, però, aveva smesso di badare a lui, non appena aveva udito le sue parole. Jared non voleva più andare a Los Angeles con la band! Jared buttava nel cesso l’unica vera possibilità che avevano di sfondare! Perché? Perché mai avrebbe dovuto farlo? La musica era la sua vita.

E te lo chiedi anche?” Le rispose Shan, intercettando il suo sguardo. Quel ragazzo era davvero un sensitivo!

Non vuole perderti. … Si è messo a blaterare stronzate del tipo che la nostra priorità è incidere un album e non essere schiavi in un locale … e che il Pike non è e non sarà mai come il Whisky a Go Go … Ma non prendiamoci per il culo! Ho capito benissimo che lo fa solo per te. … So che siete innamorati … ma cazzo, siete ancora due ragazzini … non potete fottervi la vita così … Ti prego Fran, non farglielo fare! … Fa' qualunque cosa … ma non fargli fare una cazzata del genere!”

La ragazza aveva perso il filo del discorso. La sua mente era rimasta congelata a ‘Non vuole perderti’. Era questa la verità! Jay avrebbe rinunciato ai suoi sogni per lei. All’improvviso ebbe un flash della loro vita insieme. Si sarebbero sposati, una volta diplomata anche lei, se lui fosse rimasto? Probabile! Niente college. Niente band. Solo loro due. E una vita da normale coppia di provincia. No! Non sarebbe mai stato abbastanza per loro. Quello che aveva detto Shannon era tutto vero. Erano ancora due ragazzini. Per quanto si amassero, e probabilmente si amavamo anche più di quanto loro stessi erano in grado di capire, sacrificare i loro sogni li avrebbe distrutti. Si sarebbero odiati alla lunga. E per Jared sarebbe stato troppo tardi per tornare indietro.



Kiki … non posso permettergli di rovinarsi la vita a causa mia.”

Le lacrime erano ancora congelate nel suo cuore. Non poteva lasciarsi crollare. Non ancora. Aveva ancora lo scoglio più duro da affrontare.

Che cosa pensi di fare?” Le domandò Kiki, accarezzandole dolcemente il braccio.

Fran scosse la testa. Non aveva ancora bene in mente che cosa avrebbe fatto. Ma non aveva molte alternative.

Non ne ho idea! … Ma sono aperta ad ogni tipo di suggerimento. Compreso l'harakiri, l'esercito della salvezza o fuggire e mettermi a distribuire margherite all'aeroporto con gli hare krishna.”

 

 

°°°°°°°

N.d.A.

Finalmente le motivazioni di Fran ci vengono svelate. Ci eravate già arrivate da sole, lo so!

Forse Fran ha preso una decisione troppo da adulta x una ragazzina della sua età … o forse no! Ma rinunciare a qualcosa per il bene di qualcuno che ami, per quanto doloroso, non è mai sbagliato. Perlomeno io la vedo così. E ora … come se la sbroglierà? Dico, decidere di mollare Jared Leto non è proprio come scegliere un paio di calzini!!!

Altra citazione di My So Called Life. Il Liberty High era il liceo in cui era ambientata la serie. Il titolo prende spunto da un verso di una poesia di Oscar Wilde.

Kisses … Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** AFTER THE RAIN COMES SUN, AFTER THE SUN COMES RAIN! ***


AVVERTENZE: Questo capitolo è piuttosto breve, ma il tempo a Chicago è molto più dilatato rispetto a quello serrato di Bossier City. Metaforicamente, ovvio. È la continuazione dell'incontro notturno tra Jared e Francesca, nell'appartamento di quest'ultima. Li avevamo lasciati nel momento in cui Jared si accorge dell'ematoma sul viso della donna.

Buona lettura!

 

CAP 13.

OVVERO: AFTER THE RAIN COMES SUN, AFTER THE SUN COMES RAIN!

 

Chicago

Quel bastardo ti ha picchiata?” Urlò, ora sì a voce troppo alta, stringendole delicatamente il volto tra le mani. “Figlio di puttana! Io lo ...”

Francesca la zittì poggiandogli due dita sulle labbra. Toccarle nuovamente le provocò una piccola scossa elettrica. Forse c'era un po' troppo acrilico nella sua t-shirt!

Jay! Per favore … non è successo niente.” Adesso era lei a sussurrare.

Jared la fissava attonito. Aveva ancora le sue dita sulle labbra. Avvertì anche lui la scossa. Ed era perfettamente conscio che non fosse dipesa dalle fibre del suo abbigliamento. Ma il suo cervello era completamente focalizzato sul fatto che quel pezzo di merda le aveva messo le mani addosso. E che lei lo stava pure difendendo.

Non fraintendermi! Non voglio giustificarlo. … Credimi, ha scioccato più me che te! … È solo che … non ci sono andata piano nemmeno io.”

Jared afferrò le dita che lo zittivano, tenendole tra le sue. “Cioè? Avete fatto a pugni? … Dimmi che la sua faccia è conciata peggio della tua!”

Francesca scosse la testa, sorridendo. Come potesse sorridere di una cosa del genere non riusciva proprio a spiegarselo.

Tipo Fight Club, intendi dire?” Anche Jared sorrise. “No! … Però gli ho detto alcune cose … non proprio carine ...”

E questo, secondo lei, era sufficiente?

Cose del tipo?”

Non ricordo le parole esatte … più o meno, che l'ho solo usato … e che ho sempre pensato ad un altro, … anche quando facevamo sesso! … Ecco, credo che il senso sia stato questo … a grandi linee.”

Lasciò la mano di Jared e si andò a sedere sul divano, con le gambe sollevate davanti a sé, reggendosi le ginocchia con le braccia.

Be', non doveva comunque azzardarsi a sfiorarti!”

Jared non provava più quel senso di protezione verso un'altra persona da almeno un secolo. Per quanto fosse un uomo votato alla pace e alla non violenza, avrebbe davvero potuto uccidere Albert, se se lo fosse ritrovato davanti.

No! Non avrebbe dovuto. … Ma lo conosco bene e, sicuramente, quello schiaffo sta facendo più male a lui di quanto ne abbia fatto a me.”

La guardò dondolarsi lievemente su quel divano mentre fissava il tavolino davanti a sé. E si diede dello stupido. Come poteva avere avuto anche solo mezzo dubbio su ciò che Fran significasse ancora per lui? Per quanto il suo cervello avesse tentato di convincerlo del contrario, il suo cuore aveva già deciso. Lei, e lei soltanto, ne aveva avuto il pieno possesso. E lui lo sapeva. Lo sapeva da quasi vent'anni.

Si tolse il giubbotto, abbandonandolo sul tavolino, per sedersi vicino a Francesca.

E chi era?” Le chiese, mentre lei appoggiava istintivamente la testa sulla sua spalla.

Chi?”

L'altro! … Quello a cui pensavi mentre facevate sesso?”

Francesca affondò il viso nell'incavo tra il collo e la spalla di Jared, per soffocare una risata e l'imbarazzo.

Oh, quello! … Nessuno. Un idiota con cui uscivo al liceo. Non credo che tu lo conosca!”

Rimasero accoccolati su quel divano a lungo. Senza più parlare. Solo stringendosi la mano. Poi, uno sbadiglio di Jared, ricordò ad entrambi di quanto fosse tardi. O presto, a seconda dei punti di vista.

Vuoi fermarti a dormire qui? … Saranno quasi le quattro del mattino. Dubito che troverai una camera a quest'ora.”

Se non è un problema!”

Francesca lo guardò di traverso.

Ok! Ho capito. … Non mi incenerire così!”

Jared saggiò la consistenza del divano, con la mano che non era occupata ad abbracciare Francesca.

Mi sembra abbastanza comodo!” Concluse, sorridendole.

Francesca si tirò su, scuotendo la testa, contrariata. E, piazzandosi in piedi di fronte a lui, gli tese un mano, invitandolo ad alzarsi.

Non dire stronzate! Il mio divano e poco più grande di un francobollo. Stando a quel che si dice in giro, ce ne vorrebbero almeno altri due solo per contenere il tuo ego.”

Jared, stranamente senza replicare, le prese la mano e la seguì in camera. Entrando non riuscì a trattenere un sospiro, un po' troppo forte perché non potesse sentirlo anche lei. Soltanto fino ad un paio di giorni prima non sapeva nemmeno se lei fosse ancora viva o morta, e adesso era addirittura nella sua camera da letto. La osservò trafficare con un cassettone dell'armadio, da cui tirò fuori il pantalone di una tuta e una t-shirt. Li lanciò sul letto, vicino a dove era Jared. Lui gli diede un'occhiata veloce.

Che cosa sono?” Le domandò stupidamente.

Non vorrai dormire con quella roba addosso!” Rispose, indicando il suo abbigliamento post concerto. Soprattutto i pantaloni, aderenti come collant e colmi di strane zip e borchie, non sembravano eccessivamente confortevoli. Jared annuì e cominciò a spogliarsi.

Ma che cazzo fai?” La voce di Francesca si fece improvvisamente stridula per l'imbarazzo e Jared si fermò di colpo.

Mi cambio. … Come hai detto tu!” Fece lui stupito.

Poi, capita all'istante la ragione del suo nervosismo, le regalò uno dei suoi sorrisi provocanti.

“Non c'è niente qui che tu non abbia già visto! E più di una volta, se non ricordo male.” Le soffiò con il tono più sensuale che potesse sfruttare. E sì che ne aveva un range piuttosto vasto a sua disposizione.

La per nulla velata allusione di Jared al grado di intimità del loro rapporto causò a Francesca una sensazione di vertigine talmente potente che fu costretta a respirare in silenzio per un paio di secondi prima di rispondergli. Probabilmente non c'era essere femminile, vivente su questo pianeta, che potesse passare indenne attraverso il sottile supplizio di essere stuzzicata da Jared Leto.

A Francesca però, in quel momento, bastò ripensare a lui quando, a otto anni, per imitare suo fratello, si era arrampicato su uno dei meli di un vicino scorbutico, e questi, incazzato a morte, lo aveva fatto inseguire per tutto il cortile dal suo gallo da combattimento. Jay che scappava in lacrime, urlando, e lei, Shannon e Vivian che ridevano, piegati in due, rotolandosi per terra. Si aggrappò forte a quel ricordo, come ad un tronco in mezzo al mare in tempesta. E il sangue ricominciò a fluire regolare.

Il fatto che io abbia già avuto l'onore … non significa automaticamente che desideri vederti nudo adesso!” Cosa che, tra l'altro, non era per niente vera!

Ma la sua replica, comunque, lasciò Jared di stucco, con i pantaloni calati a metà coscia e una scarpa sfilata e l'altra ancora indosso. La donna si avvicinò al letto, raccolse i vestiti che gli aveva lanciato, e si diresse verso il piccolo corridoio. Aprì una porta e, accesa la luce e posati gli indumenti, tornò in camera da Jared, che l'aveva per tutto il tempo seguita solo con lo sguardo.

In bagno … su su … marsh ...” Gli intimò, indicandogli la porta.

 

 

°°°°°°°

N.d.A.

Questo capitoletto è un'istantanea. Volevo che, al di là del naturale imbarazzo che si poteva creare, si respirasse anche un certo senso di famigliarità tra i due. Ci sono riuscita? Fatemi sapere.

Il titolo cita un brano degli Smoke City, “Underwater Love”, 1997. Lo trovo molto lounge e quindi perfetto per l'occasione.

Kisses … Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** CIAO! … SAI COSA TI DICO … CIAO! ***


Tadatada … È arrivata l'ora X … Fran, pensa che ti ripensa, ha infine trovato IL MODO!!!

Sappiamo già, più o meno, quale sia il punto di vista della ragazza sulla faccenda. Perciò ho pensato di scrivere il capitolo seguendo quasi esclusivamente le sensazioni di Jared.

Sshh … silenzio in sala … si comincia!

 

CAP 14.

OVVERO: CIAO! … SAI COSA TI DICO … CIAO! (- Ciao - Vasco Rossi )

 

Bossier City. Louisiana.

Jared non aveva fatto parola con la sua ragazza della decisione di non partire per Los Angeles. Non che avesse intenzione di mentirle o nasconderle la verità. Semplicemente, per il momento, non voleva affrontare l’argomento. Se lei gli avesse fatto qualche domanda in proposito … be’, ok … non aveva idea di che cosa le avrebbe risposto … ma sarebbe stato sincero con lei … avrebbe usato le parole adatte per farle capire che era giusto così. Se era bravo come dicevano, come lei più di tutti sosteneva, ci sarebbero state mille altre occasioni. Era certo che Fran avrebbe capito!

Cosa che invece non aveva fatto Shannon. In diciotto anni non avevano mai litigato tanto duramente da arrivare addirittura alle mani. Fortuna che Constance non aveva assistito alla scena altrimenti sarebbero finiti entrambi in castigo, dopo una bella ramanzina sull’amore fraterno e la solidarietà reciproca. Shannon si ostinava a non capire che Jared non aveva nessuna intenzione di impedire alla band di fare quel tentativo, solo che lo avrebbero fatto senza di lui. C’erano decine di cantanti in zona che avrebbero potuto sostituirlo, forse non al suo livello, ma che per il Pike sarebbero andati più che bene. E, se loro avessero voluto, lui avrebbe potuto continuare a scrivere per la band. Ma non era ancora pronto a lasciare la Louisiana. Non ora. Forse l’anno prossimo. Forse se lei fosse stata disposta a partire con lui.

Negli ultimi due giorni, tra l'altro, non era riuscito a stare da solo con Fran neanche un minuto. A scuola lei non faceva altro che correre sempre da una parte all'altra, indaffaratissima con quei suoi insopportabili corsi propedeutici. Maledizione! Ne frequentava almeno tre o quattro contemporaneamente, su qualunque materia. Rubando altro tempo da dedicare esclusivamente a lui. Anche a casa non la trovava quasi mai. Sogghignò maliziosamente, pensando a quanto gliela avrebbe fatta pagare quell'estate, a scuola finalmente finita. Non le avrebbe lasciato nemmeno il tempo di respirare! Lo squillo del telefono destò Jared dai suoi pensieri peccaminosi.

Pronto!”

Jay? Sei tu? Hai una voce strana!” Era Fran. Chissà se le erano fischiate le orecchie?

Niente! Mi ero appisolato un attimo. … Piccola, è così bello sentire la tua voce. Mi sembra di non vederti da un secolo.”

Fran sospirò, dall'altro capo del telefono. “Ti va di uscire, stasera?”

Il ragazzo s'illuminò e il ghigno malizioso di prima ricomparve istintivamente sul suo viso.

E me lo chiedi? … Frego la Plymouth di Shannon. Che ti va di fare?”

Fran si prese un secondo per pensare. Lo sentiva fischiettare in lontananza. Che diavolo era? L'inno del Liberty High? … Cazzo, no! Quello era la sera del ballo studentesco!

Niente ballo, Jay! Toglitelo dalla testa.”

Lui rise. La sua risata era così musicale. Tutto di lui era musica.

Sai, è un peccato! Devo confessarti che, anche se non so ballare, in fondo mi sarebbe piaciuto passare una serata avvinghiato a te in abito da sera. Con al polso il fiore che ti avrei regalato.”

Falla finita! Non è affatto divertente!”

Ma lui continuava a ridere, prendendola in giro per la sua insofferenza. Quanto avrebbe voluto ridere con lui per quella sciocchezza. Ma non ci riusciva. Non adesso che il peso di un macigno grande quanto la Torre del Diavolo la stava stritolando inesorabile. Avrebbe avuto la forza di andare avanti con il suo piano?

Andiamo giù al fiume? Solo io e te.” Gli sussurrò, infine.

Il cuore di Jay fece un tuffo carpiato con doppio salto mortale indietro e un avvitamento e mezzo. Coefficiente di difficoltà: 6.0! Il massimo!

Andata! Ti passo a prendere alle 8! … Ti amo!”

Ti aspetto!” Non riuscì proprio a dire altro.

 

<<<<>>>>

 

Jared spense il motore, appena fuori dalla città. Avevano parcheggiato in una minuscola radura tra file di cedri rossi, non lontana dal fiume. Era il posto ideale per infrattarsi con la propria ragazza. E poi quella era la sera del ballo. Non ci sarebbe stato nessuno a parte loro.

Fran non aveva quasi aperto bocca, dal momento in cui era salita in macchina. Sembrava stranamente agitata, e di questo se ne era accorto anche lui. No! Più che agitata, sembrava angosciata. Avrebbe voluto che gli confidasse i suoi tormenti, ma, allo stesso tempo, ¾ del suo cervello non riuscivano a smettere di guardarle le gambe. Quelle ginocchia, piccole e perfette, che continuavano a muoversi impercettibilmente, come se stessero seguendo un ritmo tutto loro, lo distraevano inevitabilmente. Faceva parecchio caldo quella sera e Fran indossava soltanto una stretta canotta, che lui stesso aveva decorato per lei con un aerografo durante l'ora di arte, e una leggera minigonna di cotone stampata, che lo stava facendo uscire fuori di testa. La desiderava da impazzire e ringraziò mentalmente di essersi ricordato di fare scorta di preservativi quel pomeriggio.

Che cos'hai, piccola?” Le chiese, dolcemente, resistendo a malapena alla tentazione di spalmarlesi addosso.

Lei si voltò appena a guardarlo, abbozzando un sorriso.

Niente! … Ma se mi chiami piccola un'altra volta ti affogo nel Red River. Te con tutta la Plymouth!”

Jared sorrise, ma quel senso di nervosismo non era ancora passato del tutto.

Ti va di fare due passi?”

No!” Rispose lei, perentoria, tornando a guardare fuori dal finestrino.

Calò il silenzio, ancora, per diversi minuti. Jay picchiettava le dita sul volante, guardando la sua ragazza di sottecchi. Fran si limitava a sospirare, chiudendo gli occhi di tanto in tanto. Poi, in un baleno, uscì dalla macchina e, sollevato il sedile, si accomodò sul sedile posteriore.

Non mi raggiungi?” Propose ad un Jared sempre più disorientato.

Ma non gli ci volle molto per scavalcare il sedile e fiondarsi tra le braccia della ragazza. La distese sotto di sé, non interrompendo neanche un istante l'esplorazione della sua bocca. E anche lei, come ogni volta, non fu da meno. Lo stava assaggiando, affamata, come se ne avesse dimenticato il sapore, o se volesse imprimerselo nella memoria per sempre. Mentre Fran si occupava di sbottonare il più rapidamente possibile i jeans del ragazzo, una mano di Jay era già sotto la sua gonna, intenta a liberarla delle sue graziose ma superflue mutandine. Mai, non si sarebbe mai abituato alle sensazioni che provava quando stava con lei. Non si sarebbe mai stancato di quel piacere. Era come frullare vorticosamente in una turbina, senza respiro, ed essere contemporaneamente a destinazione, al sicuro, in pace. Una percezione che trascendeva il suo stesso corpo, ma che lo nutriva come nessun altro cibo avrebbe mai potuto fare.

Jay cercò il suo sguardo, quando sentì che stavano arrivando entrambi al culmine, ma per la prima volta, trovò gli occhi di Fran chiusi e non persi dentro i suoi. Una lacrima solitaria le stava rigando una guancia. Crollò su di lei, esausto, e lei lo strinse forte, baciandogli le tempie e la fronte imperlata di sudore. Poi, improvvisamente, Fran lo fece spostare da sé, recuperando gli slip che erano finiti sotto il sedile, e infilatili, rispostò nuovamente il sedile anteriore per uscire.

Jared la seguì con uno sguardo inebetito. Sì! Decisamente c'era qualcosa che non andava in Fran quella sera. Prima lo evitava, quasi non gli rivolgeva la parola, poi era lei a saltargli praticamente addosso, anche se lui non aspettava altro, e a spedirlo in paradiso. E ora? Di nuovo il gelo. Uscì anche lui dall'auto e la raggiunse. Lei si era tolta i sandali e stava camminando sull'erba fresca.

Fran! Va tutto bene?” Le domandò, con la voce più carezzevole dell'universo.

Oh Santo Cielo, Jay! Sì! Va tutto bene! Piantala di chiedermelo!” Sbottò invece Fran, brusca come non era mai stata con lui.

Sei un fascio di nervi. Come fai a dire che non c'è niente che non va?”

Lei si voltò di scatto verso di lui, fulminandolo con lo sguardo. “Abbiamo scopato! Che altro vuoi?”

Il cuore di Jared cominciò ad andare su di giri. Chi era la ragazza che aveva di fronte? Gli alieni, per caso, nottetempo, avevano rapito la sua dolce e stupenda Fran e l'avevano sostituita con questa macchina senza sentimenti?

Non mi pare di averti obbligato!” Riuscì a controbattere, senza peraltro sortire l'effetto sperato.

Fran si rimise i sandali e tornò verso la macchina. “Riportami a casa! Mi scoppia la testa.” Gli intimò.

Il viaggio di ritorno sembrò durare un'eternità. Il gelo che regnava dentro la Plymouth di Leto avrebbe raffreddato persino una comunità di inuit. Ma giunti davanti a casa di Fran, lei non sembrava affatto intenzionata ad andarsene.

Dobbiamo parlare, Jay!”

Aveva lo sguardo fissò davanti a sé. Rigida e immobile. Jared strinse istintivamente le mani sul volante. Forse era il suo sesto senso. Forse stava solo immaginandosi il peggio. Ma non riusciva a smettere di avere paura. Annuì, invitandola a continuare.

Io non ce la faccio più ad andare avanti così!” Sparò allora lei. “Sono settimane che ci penso e … credo proprio che dovremmo finirla qui!”

La testa di Jared esplose come un palloncino gonfiato ad elio. No! Successe solo nella sua mente.

Di che cazzo stai parlando?” La sua voce tremava, così come i suoi nervi. “Vuoi lasciarmi?”

Andiamo Jay, non fare il bambino! … Non sto dicendo che non sia stato bello … Ma io voglio di più!”

Si girò finalmente a guardarlo. La sua espressione era ferma. Come se sapesse perfettamente ciò che diceva. Poco importava se lo stava uccidendo.

Vuoi di più? … Che significa che vuoi di più?”

Che tutta questa cosa … sì, insomma la stiamo facendo più grande di quello che è. … Io non credo che tu sia la persona giusta per me!”

Jared sentì il suo battito cardiaco accelerare e fermarsi di colpo. Non poteva essere vero. Loro due erano una cosa sola. Si appartenevano. Non poteva essersi ingannato per tutto questo tempo. Aveva sempre avuto l'insita consapevolezza di non essere abbastanza per lei. Eppure Fran lo aveva sempre convinto del contrario. Lo faceva sentire migliore, degno di starle accanto. Invece ora anche lei aveva capito. Forse qualcuno le aveva aperto gli occhi ...

Hai un altro? È così?”

La sua voce era rotta e tremolante. Provò l'impulso di chiudere gli occhi, ma la paura dell'immagine che gli si sarebbe creata davanti lo bloccò. Fran e … Alex!

Cazzo Jared! Cresci un po! … Smettila con questi stupidi giochetti.”

L'autocontrollo che Jared aveva dimostrato fino a quel momento lasciò di colpo il posto ad una rabbia incontrollata. Si avventò addosso a Fran, afferrandole entrambi i polsi e scuotendola forte.

Ti rendi conto di che cazzo stai dicendo?” Le urlò contro. “Ti prego, Fran, dimmi che è tutto uno stupido scherzo … dimmi che ...”

S'interruppe guardandola. Neanche la benché minima reazione da parte sua. I suoi caldi e confortevoli occhi nocciola erano totalmente vuoti, ora.

Non farmi questo … non farci questo … ti scongiuro!”

Fran si liberò dalla presa, ormai indebolita, di Jared e con un gesto quasi indifferente si sistemò i capelli.

Passerò l'estate nel Rhode Island ...” continuò lei, formale come un agente del fisco, “... la professoressa Kepnek mi ha segnalato per un corso estivo alla Harrington School. È un corso di scrittura creativa … in uno dei college più prestigiosi del paese. Per me è un'occasione d'oro.”

Jared tornò a stringere il volante. Serrò forte gli occhi per trattenere l'ingorgo di lacrime che stava detonando dentro di lui.

Francesca, io ti amo.” La voce ormai ridotta a poco più di un sussurro. “Anche tu mi ami, lo so!”

Jared, no! Te l'ho detto. È finita!”

Il mondo si fermò di botto. E un tornado improvviso prese a trascinare gli alberi, le altre auto parcheggiate in strada, le case, ogni cosa vorticò intorno alla sua testa, senza soluzione di continuità.

È finita. È finita. È finita.”

Queste due orribili parole gli rimbombavano nel cervello, togliendogli il respiro. Per una frazione di secondo i suoi occhi si posarono sul sedile posteriore dell'auto, dove soltanto pochi minuti prima aveva assaggiato il paradiso.

E allora, prima? Perché hai fatto sesso con me … se non vedevi l'ora di mollarmi?” Le chiese, con le ultime energie che gli erano rimaste.

È stata solo una scopata! L'ultima … Un bel modo per dirsi addio!”

Fran non aggiunse altro. Aprì la portiera dell'auto e in un attimo sparì dalla sua vista.

 

°°°°°°°

 

N.d.A.

E ora, via alla ridda di parolacce … unitevi alle mie!!! A parte gli scherzi, vi aspettavate che Fran scegliesse questa via, per troncare con Jared? Ci è andata giù leggera come un boscaiolo svedese! Un'attrice da Oscar! D'altra parte, se andava fatto … un modo valeva l'altro.

Non so se il tuffo olimpionico che ho fatto compiere al cuore di Jared esista davvero o se abbia quel coefficiente, comunque mi piaceva come suonava e ce l'ho messo. La Torre del Diavolo è una montagna del Wyoming, simile ad un gigantesco masso a forma di torre, appunto.

Il titolo del capitolo riprende, come ho indicato, un pezzo storico di Vasco. È una canzone perfetta per un addio. Amara, colma di disillusione, ma anche disperata. Ovvio, non rappresenta x nulla il vero stato d'animo di Fran. Ma … “ in fondo basta dire anche Ciao”!

Kisses … Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** ANCHE FONZIE UN PAIO DI VOLTE HA CHIESTO SC... SC... SCUSA! ***


RECAP: Dunque, avevamo lasciato la nostra povera DivaH, con le braghe calate, costretta a cambiarsi in bagno, e Francesca a prepararsi per la notte. Che cosa vi aspettate che succeda, ora? Eeh … vi vedo friccicare … Dirty Birdies!!!

 

CAP 15.

OVVERO: ANCHE FONZIE UN PAIO DI VOLTE HA CHIESTO SC... SC... SCUSA!

 

Chicago.

Jared tornò dal bagno pochi minuti più tardi e la trovò già sotto la trapunta, girata su un fianco e rivolta verso la parte opposta a dove si sarebbe sdraiato lui. Gli aveva lasciato l'abat jour del comodino accesa per non costringerlo a muoversi al buio. E fingeva di dormire. Questo persino Jared l'aveva capito all'istante. Si fermò ad ammirarla per un po', prima di coricarsi di fianco a lei. Malgrado le innumerevoli esperienze che aveva collezionato negli anni, sentiva un leggero nervosismo. Era consapevole che non avrebbero fatto sesso. Ma, per la prima volta, avrebbe dormito con lei. Avevano condiviso il letto una sola volta, per tutto il tempo in cui era durata la loro storia, ma non certo per dormire. Probabilmente anche Francesca stava pensando alla stessa cosa, perché, benché si fosse ripromessa di restare immobile in quella posizione finché entrambi non si fossero addormentati, il pensiero di averlo lì, così vicino eppure ancora troppo lontano da lei, la stava torturando.

So che non dovrei chiedertelo ...” bisbigliò Francesca, ad un tratto, sottovoce, stringendo ancora di più gli occhi per darsi coraggio, “ … ma potresti abbracciarmi? ”

Jared, senza aggiungere una parola, le si avvicinò, tirandola delicatamente a sé, mentre faceva scivolare piano un braccio sotto il corpo di Francesca e con l'altro l'agganciava come una cinghia, leggero ma deciso. Affondò il viso sul collo della donna, solleticato dalle punte dei suoi capelli, e si ritrovarono entrambi ad emettere un respiro più profondo del solito, nello stesso preciso istante.

Avrei anch'io una richiesta.” Le soffiò quelle parole direttamente sulla pelle, facendola rabbrividire.

Devo avere paura?”

Lui sorrise. “È solo una minuscola domanda.”

Mi dispiace prof, ma non ho studiato!”

Mmm … tentiamo ugualmente! … Volevo sapere … insomma, mi … chiedevo … perché … ti sei tagliata i capelli?”

Francesca scoppiò a ridere, allungando un piccolo calcetto alle gambe di Jared, che quasi la sfioravano.

Ma sarai idiota? … E io che avevo già le sinapsi in paranoia!”

Jared vibrava ad ogni impercettibile sobbalzo del corpo di lei.

Era solo una domanda di prova! Che ti credevi?”

Poi si acquietò e per un attimo tutto fu silenzio. Serrò forte gli occhi e il respiro gli si mozzò in gola. Francesca avvertì anche la stretta delle sue mani intorno a lei irrigidirsi.

Perché lo hai fatto? Ora puoi dirmelo!”

La donna non ebbe nessun bisogno di chiedere spiegazioni. Sapeva benissimo a che cosa lui si stesse riferendo. Ed era la domanda che aveva temuto dal primo momento in cui l'aveva rivisto. No, in realtà, era la domanda che si aspettava da tempo, forse addirittura da quella sera in cui tutto era finito.

Non avevo scelta! Tu … stavi per mandare tutto a puttane … la band, la tua musica … ” la sua voce era insolitamente calma e quasi priva di emozione. Senza infiocchettature inutili. Forse perché si era ripetuta per anni le stesse identiche parole. “ … Non potevo lasciartelo fare!”

Io … io non avrei mandato tutto a puttane! Come … come puoi dire … ”

Cristo, Jay! Non volevi più andare a Los Angeles!”

Los Angeles! … Il ricordo di una furibonda lite con Shan gli tornò alla mente come un flash. Erano venuti alle mani e lui si era ritrovato sbattuto al muro, con il fratello che con una mano quasi gli ostruiva le vie respiratorie. Era successo solo qualche giorno prima che lei lo lasciasse.

Shannon? È stato lui a dirtelo?”

Non ha importanza. Credi che non me ne sarei accorta da sola, se i ragazzi fossero partiti e tu fossi rimasto?”

Come cazzo fai a dire che non importa? Non erano cazzi suoi! Sarei dovuto essere io a dirtelo … noi avremmo trovato un modo … sì, insomma, avremmo potuto ...”

Jared, basta! Non avremmo potuto un bel niente. … E so che in fondo lo sai anche tu! … Non mi pentirò mai di quello che ho fatto!”

Jared soppesò a lungo quelle parole. Nessun rimpianto, nessun pentimento. Lei, quella notte, lo aveva ucciso. E dal suo cadavere era rinato. Più forte. Più consapevole del suo talento e del suo valore. Forse più spietato. Più insensibile. Disperatamente aggrappato a quel sogno realizzato senza di lei. Rilassò il braccio che ancora la stringeva, cercando di allontanarsi. Ma Francesca gli bloccò la mano, riportandosela istintivamente al petto.

Ti amo, Jay! … Non ho mai smesso di amarti … ” Mormorò, scivolando piano nel sonno, coccolata dall'unico corpo in grado di scaldarle il cuore.

Jared le si fece di nuovo più vicino, aderendo a lei completamente. Non c'era niente di erotico in quel gesto. Piuttosto un insanabile bisogno di appartenenza l'uno all'altra.

Anch'io non ho mai smesso.” Le sussurrò.


<<<<>>>>


Francesca lo aveva lasciato nel suo letto, che ancora dormiva. Non era successo niente di fisico tra di loro, eppure era stata la notte più sensazionale della sua intera vita. Addormentarsi finalmente tra le sue braccia, cullata dal suo calore e dal suo respiro, inebriarsi del suo profumo, che non era cambiato nonostante gli anni, per la prima volta la fecero credere nell'esistenza del paradiso. Se esisteva davvero un Giardino dell'Eden, quello senz'altro doveva avere la forma e le sembianze di Jared. Avrebbe voluto parlare ancora con lui, ma svegliarlo, proprio mentre dormiva con dipinta in volto la serenità di un amorino michelangiolesco, le era sembrato un peccato mortale.

Gli lasciò un biglietto, invitandolo a trattenersi da lei ancora un po'. Sarebbe rincasata nel pomeriggio e … c'erano ancora cose da dirsi? Francesca non ne aveva idea. Ricordava di avergli confessato di amarlo, ancora una volta … o forse era successo solo nei suoi sogni?

Arrivò in radio alla solita ora e si stupì di come l'edificio fosse già brulicante di vita. I poveri forzati del turno del mattino abitualmente sonnecchiavano alle scrivanie, se non direttamente sui divanetti degli uffici. Invece quella mattina sembravano tutti pompati a mille, come appena usciti da un rave. E tutti la fissavano in modo strano, ammiccando e bisbigliando tra loro al suo passaggio. Qualcuno accennava un saluto, neanche troppo velatamente imbarazzato.

Felix era già in ufficio, quando arrivò alla sua postazione. Si affacciò alla porta e con un rapido gesto della mano le fece cenno di seguirlo dentro.

Allora! Vuoi spiegarmi?” La sollecitò, chiudendole la porta alle spalle.

Francesca era stupita dal tono duro del suo capo. Felix non era generalmente una persona particolarmente affettuosa o espansiva, ma nemmeno eccessivamente rigida.

Lo so! Avrei dovuto avvertirti che non sarei tornata ieri pomeriggio ...”

La ragazza provò a replicare, ma il capo la interruppe con un altro gesto di stizza.

Andiamo Francesca, sai bene che non è a quello che mi riferisco!”

Lei lo scrutò allibita. A che diavolo di altro poteva riferirsi? Felix comprese che evidentemente la ragazza non aveva davvero idea del motivo del suo disappunto. E si lasciò cadere sulla sua comoda poltrona dirigenziale.

Deduco dalla tua espressione che non hai sentito la trasmissione di Albert questa notte?”

Albert? E che cazzo c'entrava adesso Albert? Francesca scosse la testa.

Senti, non so che cosa sia successo tra voi e non lo voglio sapere. … Ma quell'idiota, stanotte, ha completamente sbroccato! … Si è presentato in onda ubriaco fradicio … bestemmiando come un portuale. E non ha lesinato epiteti diciamo non proprio edificanti né verso di te né verso un fantomatico cantante con cui tu lo avresti tradito. … Ovviamente io sono un signore e non ti sto ripetendo le sue esatte parole. Ma abbiamo la registrazione. La vuoi sentire?”

La registrazione? Voleva sentire Albert che sputtanava lei e Jared, in diretta radiofonica? … Scosse la testa, ancora. Francesca era sotto shock! Non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere da parte di Al. Era convinta che già lo schiaffo fosse servito a scaricare la sua rabbia. Invece probabilmente l'aveva persino acuita.

Grazie al cielo, Freddie è riuscito a farlo ragionare … ma è stato costretto ad allontanarlo e ha dovuto terminare il programma da solo!”

Francesca sprofondò in una delle sedie posizionate davanti alla scrivania, con la testa tra le mani, i gomiti poggiati sulle ginocchia. Non riusciva a pensare più a niente. Nel suo cervello rimbombava solo una gran confusione. Come se fosse vittima di un febbrone da cavallo.

Ti prego, Felix! Dimmi che non ha fatto il suo nome!” Riuscì a pronunciare, raccogliendo le poche capacità mentali che le erano rimaste.

Fortunatamente no! … Altrimenti avremmo già una bella denuncia della casa discografica sulla testa … e Albert sarebbe già in mezzo alla strada.” La donna tirò un sospiro di sollievo. “Però, qui abbiamo capito tutti di chi si tratta.” Precisò il capo. Evidentemente la visita inaspettata di Jared in redazione aveva fatto presto il giro della radio. “E devo ammettere che finalmente riesco a spiegarmi un po' di cose!”

Lei alzò la testa e lo guardò negli occhi. Per un attimo le sembrò di scorgere quasi dell'affetto paterno da parte di Felix.

Non posso crederci! Tu e L...”

Sshh!!!” Francesca lo interruppe, portandosi il dito indice alle labbra. “Per favore Felix. Non ti ci mettere anche tu.”

Allora? È vero?”

Lei si rialzò in piedi, scrollandosi da dosso il peso degli ultimi minuti trascorsi. Si avvicinò all'ampia finestra dell'ufficio che dava sulla strada sottostante.

Sai quando si dice: è una storia lunga e non mi va di parlarne! … Be', è una storia lunga. E, davvero, non è il caso di parlarne.”

Guardò di sotto. La gente camminava svelta, sui marciapiedi quasi deserti a quell'ora del mattino. Qualcuno correva per non perdere l'autobus. Qualche altro deficiente parcheggiava l'auto in doppia fila. Provò nostalgia per quell'apatico senso di normalità che probabilmente non avrebbe più sentito per molto tempo ancora.

Mi sa che devo fare due chiacchiere con Al.” Concluse. Evitando di distogliere il suo sguardo dalla strada.

Credo che sia ancora qui!” Francesca si voltò di botto verso il suo capo, spalancando gli occhi. “Passata la tempesta, lo abbiamo messo a smaltire la sbornia sul divano dello studio giallo. Non poteva certo andarsene in giro in quelle condizioni. … Se vuoi, puoi andare da lui. … Spero che gli sia rimasto abbastanza sale in zucca per chiederti almeno scusa!”

Francesca annuì, rimanendo però indecisa se muoversi o meno. Non le piaceva l'idea di dover affrontare Al un'altra volta, soprattutto se non era ancora in sé, ma doveva assolutamente mettere la parola fine a quella situazione.

Il telefono sulla scrivania squillò, proprio mentre si era decisa verso la porta. Sentì Felix rispondere. Le parve di capire che fosse Nicholas, dalla portineria. Il capo la fermò nell'istante in cui lei aveva appoggiato la mano sulla maniglia.

Aspetta un attimo!” La richiamò, mettendo in attesa Nicholas. “Di sotto c'è qualcuno che vuole vederti!”

Il pensiero di Francesca volò immediatamente a Jared. Ma non poteva essere lui. Gli aveva chiesto di aspettarla a casa e, probabilmente, anche se si fosse annoiato a morte, non sarebbe di certo tornato a disturbarla sul lavoro.

È Shannon Leto!” Le annunciò Felix. “Che faccio, gli dico di salire?”

Shannon? E che stracacchio poteva volere Shannon da lei? Gli fece cenno di sì con la testa e Felix comunicò al portiere di farlo salire nel suo ufficio.

Felix, davvero, io non so che dire! … Non ho idea del perché Shannon sia qui!” Cercava di scusarsi, perché poteva interpretare a meraviglia lo sguardo leggermente seccato dell'uomo.

Non importa!” Disse, non sforzandosi troppo di mascherare il suo fastidio. “Ti conosco da troppi anni per non capire che non ti ci sei infilata di tua iniziativa in tutti questi casini. … Ma vedi di risolverli al più presto, ok? Conto su di te!”

Un paio di pesanti colpi alla porta annunciarono l'arrivo del batterista. Felix, da bravo padrone di casa, lo fece accomodare, lo salutò cortesemente, e poi lasciò i due da soli.

Non pensare che non sia felice di rivederti ma … che diavolo ci fai qui?” Esordì Francesca, intuendo la difficoltà dell'uomo nell'iniziare il discorso.

Spero di non averti creato casini col tuo capo!” La sua voce, bassa e profonda, era diventata ancora più avvolgente negli anni. Ma la donna poté notare comunque qualche lieve traccia d'imbarazzo, mentre le parlava. “Immagino che Jared sia venuto da te? Se ne è andato via di punto in bianco ieri sera … ma ha fatto il tuo nome ...”

Ah! Ecco! Stava cercando Jared. Spiegato l'arcano.

Sì! ... È … venuto da me stanotte. Io gli avevo detto che non ce ne era bisogno ma … non mi ha ascoltato. Quando si mette in testa una cosa non da' retta a nessuno, lo sai meglio di me!”

Francesca si era appoggiata al bordo della scrivania, incrociando leggermente le gambe. Shannon le si posizionò di fianco, imitandola. La fissò a lungo, chiedendosi quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che aveva pensato a lei. I primi tempi, rivedeva i suoi occhi ogni volta che guardava quelli addolorati del fratello. Poi, con il tempo, aveva imparato ad ignorarli, per soffocare quello strano senso di rimorso che gli prendeva alla bocca dello stomaco. Infine, semplicemente il suo ricordo era svanito, seppellito dalle facce delle altre decine, o centinaia, di donne che avevano provveduto a scaldare il letto di Jared.

Avevi bisogno di aiuto? È successo qualcosa di grave?” Il suo tono di voce era più intimo, ora. Proprio come quello del fratellone che Francesca rammentava bene.

No! Te l'ho detto! Era una sciocchezza.” Ribadì, sorridendo per tranquillizzarlo. Era buffo che Shannon si preoccupasse per lei.

E Jared? Sì, insomma, è ancora da te?” Lei volse lo sguardo verso Shannon e notò che era davvero preoccupato, ma non per lei. Di certo era in ansia per Jared.

Fece cenno di sì con la testa. “Perché non lo chiami?”

Lui sbuffò sconsolato. “È un pezzo che ci provo! Le prime venti volte si è rifiutato di rispondermi! … Alla fine mi ha risposto … e mi ha mandato a fanculo! … Non vuole parlarmi. Credo che sia incazzato come una iena. … E non riesco a dargli torto.”

Francesca ripensò alla piccola chiacchierata che aveva scambiato con Jared, la notte prima, abbracciati nel suo letto.

Se sei venuto fin qui perché io provi a convincerlo a parlarti ancora, penso che ti stia rivolgendo alla persona sbagliata. Non ho tutto questo ascendente su di lui.”

Shan ridacchiò della sua ingenuità. Jared si era precipitato a casa sua, nel cuore della notte, solo perché l'aveva sentita piangere. Francesca aveva sempre avuto molto di più di un semplice ascendente su suo fratello. Ma decise di sorvolare.

Comunque, non sono venuto qui per questo. Ero già a Chicago quando mi ha risposto.”

E allora perché?”

Credo di essere in arretrato con te di un po' di scuse! … Diciamo, più o meno una valanga.”

Scuse? Stava davvero vivendo in una realtà alternativa, nella quale Jared sembrava fingere che niente fosse successo e addirittura Shannon le chiedeva scusa. E scusa per cosa, poi?

Jared ha ragione!” Continuò lui. “Non avrei dovuto intromettermi, all'epoca.”

Cazzo! Erano passati quasi vent'anni. Era possibile che dovessero discuterne ancora?

Te l'ha detto lui?”

Detto? Più che altro me lo ha urlato tra una parolaccia e l'altra. … Niente che non meritassi, dopotutto.”

Francesca gli si avvicinò, infilando un braccio sotto quello ben più possente del batterista.

Shan, tu non c'entri niente con quello che è successo.” Gli mormorò dolcemente. “E lo sa anche Jared ...”

Ti ho costretta io a lasciarlo! … Cioè, non mi ricordo di avertelo chiesto espressamente ma … se non ti avessi aggredito quella volta ...”

Tu non mi hai aggredito! E non mi hai costretto a fare un accidenti! Chiaro? … E adesso mi fa incazzare a morte che voi due non vi parliate a causa mia!” La dolcezza aveva decisamente abbandonato la sua voce. “Forse scelsi il modo sbagliato allora. Forse avrei dovuto parlargli più chiaramente. Ma il risultato sarebbe stato identico. … Tra me è Jay non c'era futuro … i fatti mi hanno dato ragione.”

Shannon liberò il braccio, per passarlo intorno alle spalle di Francesca, stringendola delicatamente. Ebbene sì, anche Shanimal sapeva essere delicato quando ci si metteva.

Mi sento come se in tutto questo tempo io non abbia fatto altro che sfruttarlo. La sua fama … il suo talento … non saremmo nulla senza Jared!”

Lei gli strinse il mento con la mano, per costringerlo a guardarla in faccia.

Non dirlo nemmeno per scherzo! Che cosa farebbe Jared senza di te? Tu sei tutto per lui e lo sai. Sei la sua famiglia, la sua ancora. Non solo sei un grande musicista, tu sei un uomo meraviglioso. Lo sei sempre stato. Tu non lo abbandonerai mai. Non hai idea di quante volte io sia riuscita a dormire, solo sapendo che c'eri tu al suo fianco. Tu e Jay siete una cosa sola. Non scordarlo mai, capito?”

Le sorrise, con quegli occhioni felini e sornioni, che lo facevano sempre assomigliare un po' all'amico furbo del gatto Tom, di Tom&Jerry. L'abbracciò più forte. Ancora un po' e avrebbe potuto facilmente stritolarla.

Anche tu eri tutto per lui!” Le sussurrò. “Il fatto che forse non ci fosse futuro per voi allora non significa che le cose non possano essere diverse, adesso.”

Francesca si staccò da lui, ridacchiando nervosamente. “Non dire stronzate!”

Ma Shannon era piuttosto serio. “Dagli una chance! E dalla anche a te!”

Lei cominciò a spostare fogli a caso dalla scrivania di Felix per mascherare il disagio.

Una chance? Ma di che parli?” Mormorò concitata come una in crisi da metadone.

Lui le bloccò mani. Ripose piano sul tavolo le carte che stava reggendo e la costrinse a guardalo in faccia.

Voglio che Jay sia felice! E con te lo era. … E lo eri anche tu.”

 

°°°°°°

N.d.A.

Ebbene sì, nel mio FantaUniverso esiste davvero un Jared coccolone, capace di gesti d'affetto disinteressati. O quasi!

E di Leto Senior versione ShanAggiustatutto che ne dite? Io penso spesso che sia più saggio di come lo dipingiamo! Ora vediamo se la cara Francesca saprà ascoltare i suoi consigli oppure no.

Kisses … Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** SI PRECIPITA SEMPRE VERSO IL BASSO … E SENZA RETE! ***


Bene bene … eccoci all'ultimo capitolo ambientato a Bossier City. Il cuore di Jay è spezzato e la nostra Fran deve andare avanti … Credete che possa essere facile?

 

CAP 16

OVVERO: SI PRECIPITA SEMPRE VERSO IL BASSO … E SENZA RETE!

 

Bossier City. Louisiana.

Aveva trattenuto il respiro per tutta l'interminabile durata del tragitto dalla macchina di Jared alla porta della sua stanza. E ora, richiudendola piano dietro di sé, Fran era finalmente libera di dare sfogo al suo strazio. Affondò la faccia sul cuscino, lacerandone la federa con i denti per smorzare le urla disperate che le ringhiavano dentro. Le ginocchia piegate sotto il suo peso, i pugni stretti con violenza alle lenzuola, il corpo scosso da un tremore innaturale. Ma dai suoi occhi, venati di rosso, non fuoriuscì nemmeno una lacrima. Come se non ci fosse più alcun umore dentro di lei. Nessun diluvio avrebbe lavato la sua anima e placato i suoi tormenti.

Desiderò così ardentemente sparire letteralmente dalla faccia della terra. Se solo quel corso estivo nel Rhode Island fosse stato reale e non solo una banale scusa fabbricata per Jared! Sarebbe stata lontana per tutto il tempo necessario. Lui sarebbe partito per Los Angeles con i ragazzi e non si sarebbero rivisti mai più.

Per un attimo le parve di sentire ancora il profumo di Jared sul suo cuscino. Aspirò forte il suo odore e la mente si obnubilò nei ricordi. I loro corpi intrecciati, fusi in un unico atomo, indivisibile. La prima volta che lui l'aveva posseduta, contro la parete di quel bagno, poi la seconda, la decima, la centesima … E l'ultima, solo poco prima, quando la sua anima aveva desiderato unicamente tenerlo dentro di sé per sempre. La voglia di alzarsi in piedi, correre da lui, gridargli tutto il suo amore e implorare il suo perdono, si fece troppo pressante per resisterle.

Non fargli questo … lascialo libero ...”

Ma la voce della sua coscienza le impedì qualsiasi movimento. Perché quella dannata voce aveva sempre una remota somiglianza con la voce di Shannon? Erano passati solo pochi minuti e il suo Inferno era già iniziato.

Poi, una mano famigliare cominciò ad accarezzarle la testa. E Fran si lasciò cullare dalla dolcezza di quel gesto.

Tesoro mio! Andrà tutto bene, non temere.”

Sua madre le si era sdraiata affianco, come quando era piccola e la mamma era l'unica persona al mondo in grado di sedare le sue paure. Erano sempre state molto legate, Laurie e la sua bimba. Anche senza scambiarsi troppe parole o gesti plateali. Era come se viaggiassero sulle stesse frequenze. E adesso, pur non sapendo che cosa le fosse successo, per la donna era lampante che la figlia avesse il cuore spezzato. Rimase lì, accanto a lei, abbracciandola ogni tanto, per farle sentire la sua presenza. Senza chiederle nulla. Aspettando il momento in cui Fran avrebbe trovato da sola la forza per aprirsi con lei.

Mamma … ho dovuto farlo … ” la sua voce sembrava provenire dall'oltretomba, priva di ogni vitalità, “... mi sento morire … perché? Perché sto così … se ho fatto la cosa giusta?”

Laurie aveva già compreso che solo Jared avrebbe potuto ridurla in quello stato. Anche se le parole della figlia rimanevano ancora un enigma per lei.

Senti angelo mio, non mi importa se Connie è una cara amica … se quello stronzo di suo figlio ti ha fatto del male … ti giuro che lo castro!”

Laurie era perfettamente seria. Purtroppo il suo modo di fare, sempre un po' sarcastico e tendenzialmente sopra le righe, la faceva assomigliare più a una specie di madre alla Lucille Ball che non ad una vendicativa alla Joan Crawford. La sua uscita ebbe però il pregio di destare Fran dal suo stato di semi trance.

Maaammmaa! Che diavolo dici?” La guardava con due occhi spalancati. Vuoti e spenti ma larghi come padelle.

Non scherzo! In ospedale è arrivato da poco un nuovo farmaco, a base di ormoni, … semplicissimo da usare. … Anche se senz'altro il vecchio metodo è molto più efficace … e soddisfacente!”

Mamma! Smettila!” Le ripeté la figlia. “Jay non mi ha fatto nulla! … Lui è … così meraviglioso. Troppo meraviglioso. … Sono io l'immonda, spregevole meschina. Sono io che faccio schifo, persino a me stessa. … E dubito che in ospedale abbiate qualche farmaco che possa curarmi per questo.”

Laurie la raccolse tra le sue amorevoli braccia e la strinse forte al suo petto. Stava ancora tremando. Qualunque fosse la pena che portava nel cuore, avrebbe solo voluto estirparla e ingoiarla al suo posto.

Bambina mia, vuoi dirmi che cosa è successo?” La supplicò, con la sua voce carezzevole di madre.

E Fran, da brava figliola, l'accontentò. Le raccontò ogni cosa, della demo, del produttore californiano, della scenata di Shannon e della decisione di lasciare Jared. Laurie l'ascoltava in silenzio, lasciandole ogni tanto un bacio sulla fronte gelata.

L'hai fatto per il suo bene! Sono certa che, prima o poi, anche lui lo capirà.” Le disse poi, non appena la figlia terminò di parlare.

Fran la fissò negli occhi. E il suo sguardo, così determinato e lucido, le fece quasi paura.

Io non voglio che lui capisca, Ma'! Io voglio che lui dimentichi. Che viva la sua vita. … E la sua vita sarà fantastica, lo so.”

Senza di te.”

Soprattutto senza di me! È tutto quello che chiedo. Per lui … e per me!”

La madre la riabbracciò ancora e più forte, orgogliosa di quella piccola donna coraggiosa che era sua figlia.

Ti sbagli, sai tesoro!” Le sussurrò poco dopo. “In ospedale abbiamo qualcosa che può aiutare anche te. … Si chiama Lorazepam … mi sa che domani faccio scorta … ”

E cominciò a ridere come una bambina. Da brava infermiera si era quasi sempre rifiutata di imbottire le figlie di qualsiasi medicinale, fosse anche solo aspirina. Figuriamoci gli antidepressivi! L'allegria illogica della madre in parte contagiò anche Fran. Il suo volto, teso dall'angoscia che portava dentro, cominciava piano a rilassarsi, e le sue labbra a distendersi in qualcosa che se non era propriamente un sorriso, perlomeno non era più una atroce smorfia di dolore.

Si svegliarono entrambe così, ancora vestite e abbracciate l'una all'altra. Doveva essere ancora molto presto ma qualcuno stava bussando insistentemente alla porta. Le due si guardarono per un istante, consce di aver avuto lo stesso pensiero sulla persona che si trovava in quel momento al loro uscio. Jared!

Non preoccuparti, tesoro. Ci penso io. Tu rimani qui!” Rispose Laurie agli occhi supplicanti della figlia.

Fran la vide uscire dalla sua stanza e la sentì aprire la porta d'ingresso. Delle voci sussurrate si sovrapponevano in lontananza. Poi la madre tornò.

Francesca, è il tuo amico Alex! È passato per sapere come stai.”

Alex?” Ripeté la ragazza, a voce alta. Lui già sapeva? Erano passate appena poche ore, come poteva? E perché era qui?

Ti va di parlare con lui? … Sta aspettando di sotto … ma se non te la senti, gli dico di andarsene.”

Fran scosse la testa, pensierosa. “No! Voglio sapere perché è qui! … Dammi solo un minuto.”

Quando scese di sotto, trovò Alex ad attenderla in salotto. Aveva anche lui il viso piuttosto tirato. Non doveva aver dormito un granché. Certo, paragonato all'aspetto che aveva lei, il ragazzo pareva appena uscito da un centro benessere.

Ti senti bene?” Le domandò, avvicinandosi un pochino.

Fran annuì, provando a riacquistare un briciolo di normalità. “Sto bene! … Non ho dormito molto … tutto qua!”

Sono partiti! … Shannon, Matt … e Jared. … Questa mattina all'alba!”

 

Shannon si era presentato a casa di Alex che erano passate da poco le cinque del mattino, attirandosi gli insulti dei genitori del ragazzo, svegliati di soprassalto. Alex, stiracchiandosi, lo aveva seguito fuori, nel vialetto d'ingresso, dove aveva parcheggiato la Plymouth. C'era anche Matt, appoggiato alla macchina, che si fumava l'ennesima sigaretta. E Jared. Seduto sul sedile del passeggero. Immobile come una statua.

Andiamo a Los Angeles! … Adesso!” Dichiarò Shannon, senza preamboli.

La sorpresa di Alex s'impastò con il sonno che ancora era padrone del suo cervello. “Come? … Adesso?”

Il batterista lo tirò da parte, in modo che gli altri due non sentissero. “Jared ha deciso così! … È tornato a casa un paio d'ore fa, ha raccolto la sua roba e l'ha caricata in macchina. Credo che abbia bevuto ...”

Alex lanciò un'occhiata in direzione dell'amico, ancora seduto nell'auto. Stentava quasi a riconoscerlo. Era sempre lui, ma il suo viso era privo di qualunque segno di vita. Pallido e scavato. Sembrava che facesse uno sforzo enorme anche solo per respirare.

Che cosa è successo, Shan?”

Il ragazzo scrollò le spalle. “Non lo so! Non ha spiaccicato una parola. Ha detto solo 'Partiamo'! E non ha aggiunto altro.”

E Fran?”

Già! Fran? Entrambi sapevano che Jared non avrebbe mai rinunciato a lei. Non l'avrebbe mai lasciata così all'improvviso.

Non ne ho idea! … Credo che abbiano litigato. … Io volevo solo che lo facesse ragionare … forse però è la cosa migliore, no?”

Alex lo fissò stupito. Se Jared era in quelle condizioni, non riusciva neanche ad immaginare come stesse la ragazza. Come faceva Shannon ad essere tanto insensibile?

Cioè … faranno pace, no? Loro sono … be' lo sai? ... Ma il Pike non può aspettare! In fondo, anche Jared lo sa.”

Il ragazzo annuì poco convinto. Avrebbe voluto rispondergli ma, sinceramente, non avrebbe saputo cosa dire.

Comunque! Non è per questo che siamo qui.” Continuò il batterista. “Tu che cosa intendi fare?”

Alex li aveva già informati che non avrebbe preso parte all'avventura californiana. A settembre avrebbe iniziato i corsi alla NYU, e benché amasse moltissimo suonare, sapeva bene che quella non sarebbe stata la sua strada. Lui non aveva la passione di Shan, né il talento e la determinazione di Jared. Lui sarebbe stato sempre un chitarrista da garage. Per Alex era più che abbastanza!

Lo sai che non verrò con voi!” Gli rispose, avviandosi con lui verso la macchina.

Lo so! Lo so! Era solo un controllo.”

Alex abbracciò Matt, scambiando con lui qualche saluto di circostanza e un paio di amichevoli pugni. Poi, guardò nuovamente in direzione di Jared. L'amico incrociò i suoi occhi per un istante, e si voltò immediatamente, tornando a fissare il vuoto.

Vedrai! Gli passerà!” Gli disse Shan, appoggiandogli una mano sulla spalla.

Il ragazzo si girò per abbracciare anche lui.

Fatevi sentire, mi raccomando!”

Certo, Mammina!” Scherzò l'altro, prolungando l'abbraccio. “Stalle vicino, ti prego!” Gli bisbigliò all'orecchio, prima di sciogliere la presa.

Gli stava chiedendo di prendersi cura di Fran? Per Jared? Era logico che l'avrebbe fatto!

 

Lo shock la fece quasi crollare a terra. Si appoggiò al bracciolo del divano per mantenere l'equilibrio. L'aveva fatto! L'aveva fatto davvero! Se ne era andato via, per sempre. Proprio come voleva lei. Oppure no?

Non hanno voluto dirmi il perché di tutta questa fretta.” Continuò Alex, non aspettandosi alcuna risposta da parte della ragazza. “Credevo che la partenza fosse programmata fra due settimane.”

Lei lo guardò, annuendo un'altra volta.

Comunque sia … Jared era … irriconoscibile! Non l'ho mai visto così! … Sembrava quasi … morto.” La esaminò per qualche istante. “Più o meno come te!”

Le si avvicinò ancora un po', afferrandole una mano per stringerla tra le sue. “Vuoi dirmi tu che cosa è successo?”

Fran si sforzò con tutta se stessa di sorridere, riuscendo ad ottenere solo un flebile verso roco.

Non è crollato il mondo, Alex! È solo finita. Tra me e Jared! … Tutto qui! Non è una tragedia. Solo due ragazzini che si lasciano.”

Si appoggiò alla spalla di Alex e avrebbe potuto anche piangere, cullata dal senso di sicurezza che il suo amico era sempre in grado di infonderle. Ma niente! Ancora nessuna lacrima!


°°°°°°°

N.d.A.

Ebbene sì … la vita dei nostri eroi in Louisiana si conclude qui! Più o meno sappiamo che cosa abbiano combinato i LetoBros in California. Per quanto riguarda gli altri personaggi, a parte ciò che ho già raccontato, siete liberi di immaginarvi il futuro che più vi piace.

Lucille Ball e Joan Crawford, le attrici citate nel racconto, sono due dive hollywoodiane del passato. La Ball, grandissima comica, la Crawford, cattivissima regina del dramma. Lo preciso solo x chi non è anziana come me e forse non mastica troppo cinema di un secolo fa!!!!

Il titolo non cita una frase in particolare. Ma devo ammettere che “Depre” dei Subsonica mi risuonava in testa parecchio, mentre scrivevo. Oh, non fraintendete, non sono una farmaco-dipendente.

Kisses … Fannie.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** NON C'E' NESSUN ALTRO AL MONDO COSI' VICINO A TE CHE E' COSI' UGUALE A ME ***


INTRODUZIONE: Sto tirando troppo la corda? … Ok! Avete ragione! … E allora facciamo un altro piccolo passetto in avanti. … Ricordate “Un, due, tre, stella!”, il classico gioco da bambini?

 

CAP 17.

OVVERO: - NON C'E' NESSUN ALTRO AL MONDO COSI' VICINO A TE CHE E' COSI' UGUALE A ME - (“Io Confesso”, La Crus)

 

Chicago.


Dagli una chance!

Che cavolo volevano dire quelle parole di Shan? Francesca gli avrebbe dato ben altro che una chance. Gli avrebbe dato tutto. Ma che cosa rendeva Shannon tanto sicuro che Jared la volesse, una chance?

Jared!” Chiamò piano, rientrando nel suo appartamento, stranamente silenzioso. Dov'era? Era andato via? Per un attimo un senso di disperazione le attanagliò lo stomaco.

Poi, la sua testolina spettinata fece capolino dalla porta della cucina. “Sei già qui? Fantastico! Stavo per farmi un tè, ne vuoi?” E si ricacciò in cucina.

Quella scena domestica provocò a Francesca l'ennesima vertigine. Un altro flash della loro irrealizzata vita insieme. Lei che rincasava e lo trovava lì, ad accoglierla con un sorriso, mentre armeggiava in cucina. L'immagine della perfezione.

Perché? Perché devi essere ancora più bello di quanto ti ricordassi!” Disse ad alta voce, senza accorgersene.

Jared riemerse dalla cucina. Evidentemente quelle parole non gli erano sfuggite. Le sorrideva compiaciuto, dalla porta.

“Lo vuoi?”

Francesca sospirò, destandosi dalle sue illusioni. “Cosa?”

Il tè! … Perché? … C'è qualcos'altro di cui hai voglia?” I suoi occhi furbetti erano perfettamente espliciti sulle sue intenzioni.

Maniaco, come sempre!” Bisbigliò sottovoce, stavolta. E poi, rivolta a Jared. “Il tè è perfetto!”

E lo seguì nella sua cucina. Lo trovò a sgranocchiare avidamente i suoi biscotti scandinavi speziati. Aveva quasi divorato l'intera confezione e le briciole che aveva disseminato sul pavimento ne erano una testimonianza.

Quelli me li ricompri! Animale che non sei altro.” Lo rimproverò, estraendo da uno stipetto un mini aspiratore a batteria. “Guarda che macello hai combinato! Ora pulisci!” E gli piazzò in mano l'arnese, con aria minacciosa.

Jared obbedì docilmente. “Non è colpa mia se non hai niente di commestibile in quel frigo. Avevo fame! … E poi questi biscotti sono spettacolari.”

Lei lo osservava affaccendarsi, con le braccia incrociate e lo sguardo truce.

Che cosa ha che non va la mia spesa?”

Nulla! A parte il fatto che, tranne il succo d'arancia, è tutto di provenienza animale … e saturo di grassi!”

Per caso te l'ho già detto che detesto i vegetariani?”

Lui ripose l'aspiratore e le si fece vicino. Molto vicino.

Non proprio tutti, vero?” Si era abbassato un po', e i loro visi erano pericolosamente a contatto. “So che ce n'è almeno uno che non detesti!”

Il sorriso di Jared era insolitamente timido. Non da sbruffone come d'abitudine. Si stava torturando il labbro inferiore con i denti, con delicatezza.

Che vuoi dire?” Domandò Francesca, con un filo di voce. Come potesse resistere a quella tentazione era un mistero anche per lei.

Be' … quello che hai detto … questa notte ...”

Che cosa gli aveva detto? Di amarlo ancora? … Non era successo solo nei suoi sogni, allora!

Jared si accorse del suo sbigottimento, ma non era intenzionato a fermarsi. “Tu hai detto che mi ...”

Lei, però, lo zittì prima che potesse finire la frase. “So benissimo che cosa ti ho detto. Non credo sia necessario ripeterlo.” E si allontanò da Jared, prima di affondare definitivamente. Non era stata brusca o rude. Era solo stremata e sconfitta dalla sua debolezza.

Perché fai così, ora?”

Lui l'aveva raggiunta nuovamente, sovrastandola con la sua presenza.

E tu perché fai così? … Insomma, ci godi proprio tanto a mettermi in difficoltà? Devi essere per forza sempre così infantile?”

Jared la fissò stupito, ma non si spostò di un millimetro.

Ok! Io ti amo ancora. … Te l'ho già detto e, se la cosa ti appaga tanto, te lo ripeto. Ti amo! Soddisfatto?”

Fu l'ultima cosa che le labbra di Francesca riuscirono a pronunciare prima che Jared se ne appropriasse. Un tocco che a quei piccoli lembi morbidi e rosa era mancato da troppo tempo. Le schiusero all'unisono, riconoscendosi immediatamente, e le loro lingue, trepidanti per la lunga attesa, finalmente si risalutarono, in un laocoontico intreccio senza fine.

Più che soddisfatto, direi!” Le sussurrò Jared, liberandola solo per un istante dalla sua presa.

Era acceso come una Santa Barbara la notte di Capodanno ed era una sensazione con la quale non si confrontava più da una vita. Santo Cielo! Se soltanto baciarla di nuovo gli aveva procurato tutto questo, gli mancò il respiro al solo pensiero di che cosa avrebbe provato a fare ancora l'amore con lei.

Dovresti parlare con tuo fratello!” Quella richiesta colse Jared completamente alla sprovvista.

Non riusciva a fare altro che guardarla, allibito, senza articolare verbo.

Chiamalo! È preoccupato per te.” Continuò Francesca, come se fosse la cose più normale del mondo.

Jared strizzò gli occhi, cercando di recuperare un po' di senso della realtà. Sbuffò un paio di volte, per calmare i nervi, e tornò a guardarla.

Spiegami … in quale … dannatissimo … universo … sarebbe normale metterci a pensare a quello stronzo di Shannon! … Proprio adesso! … Cazzo, ci siamo appena baciati! Ho pensato a questo istante per diciotto anni, porca puttana! Ed è stato … insomma, per te non è stato ...”

Bellissimo! … E sconvolgente … allo stesso tempo.” Lei gli tolse le parole di bocca.

Francesca era insolitamente tranquilla, considerando il fatto che, solo pochi minuti prima, stava quasi per svenire unicamente alla vista di Jared nella sua cucina. Paradossalmente la mandava più in confusione vederselo intorno che non sentirselo addosso. E di questo era profondamente grata alla sua psiche. Non era del tutto registrata!

Ho parlato con lui questa mattina … ed è molto dispiaciuto. Non devi fare altro che chiamarlo ...”

Hai parlato con lui?” Ok! Se proprio dovevano rovinare quel momento mettendosi a discutere di quella bestia di suo fratello, tanto valeva cavarsi il dente. “Mi vuoi dire che quell'idiota ha avuto anche il coraggio di telefonarti?”

Francesca si guardò intorno, con noncuranza. Se avesse saputo fischiettare, probabilmente qualche allegro motivetto le avrebbe fatto da sottofondo.

No! Non mi ha telefonato. … È passato alla radio.”

Di male in peggio! L'irritazione di Jared stava per raggiungere il livello 'isteria'.

Io lo sfondo … anzi, no ...” blaterava a caso, muovendosi nervosamente nello spazio ristretto della cucina, “ … gli sfondo Christine! Che per lui è anche più grave! … Quale cazzo di parte non era abbastanza chiara quando gli ho detto di non immischiarsi mai più nella mia vita privata?”

Francesca faticava a seguirlo con lo sguardo, talmente era invasato.

Andiamo Jay!” Provò ad intromettersi nelle sue farneticazioni, anche se dubitava fortemente che le desse retta. “Te l'ho detto. Era solo preoccupato. … Non so come, ma ha immaginato che saresti venuto da me ieri sera. E voleva sapere se stavi bene. Tutto qui.”

Non gli disse di tutto il resto, le scuse e il senso di colpa. Non avrebbero sortito altro effetto se non quello di peggiorare la situazione.

Jared si fermò di colpo e la analizzò con occhio un po' scettico. “Mi dici quando tu e mio fratello la farete finita di complottare alle mie spalle e prendere decisioni al posto mio? Sono stufo di venire trattato come un bambino stupido che non sa quello che fa!”

Fu Francesca ad avvicinarsi a lui, questa volta. Gli prese il viso tra le mani, incatenandosi dentro ai suoi occhi, e gli sorrise dolcemente.

Nessuno complotta alle tue spalle, Jay! Né io né Shannon. E se non vuoi fare il bambino stupido, allora chiamalo e fate pace. Te ne prego!”

Jared posò delicatamente le sue mani sopra quelle di Francesca, tenendole a contatto con il suo viso. Non avrebbe potuto ignorare la sua supplica. Ma era ancora troppo arrabbiato con Shan.

Se io ho chiarito con Albert, credo che tu possa benissimo chiarirti con tuo fratello!”

Il sangue di Jared tornò ad offuscargli il cervello, come la sera precedente. Il pensiero che quel bastardo, di cui non ricordava più nemmeno bene il volto, dopo averle messo le mani addosso, avesse persino osato riavvicinarsi a lei, lo stava facendo esplodere dalla rabbia.

Tu … hai chiarito … con quello stronzo? Che cazzo aveva da chiarire? Come farti saltare l'occhio, la prossima volta?”

Francesca ripensò ad Al e alla conversazione che avevano avuto soltanto qualche ora prima. Il senso di sollievo che aveva provato liberandosi definitivamente di lui, e proprio nel momento più adatto, le aveva provocato un moto di vergogna per se stessa. Misto, purtroppo, ad un irrefrenabile brivido di piacere.


°°°°°°°

N.d.A.

Come è ovvio, il loro incontro/scontro non si conclude certo qui. In effetti il capitolo in origine era un po' più lungo … ma, da brava birichina … ho pensato all'ultimo momento di dividerlo. Non lapidatemi, vi prego!

Il titolo è preso da una frase di un brano dei LaCrus di qualche anno fa. L'ho riascoltato per caso in questi giorni e mi è sembrato che descrivesse alla perfezione i sentimenti di Fran e di Jared, quando ho immaginato la loro storia.

Ah, e vi prometto, questa è stata l'ultima volta … non la tirerò ancora troppo per le lunghe.

Kisses … Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** PUOI COMPRARE UNA SCALA PER IL PARADISO? ***


INTRODUZIONE: Ok! Ora Francesca ci racconta come ha risolto la cosa con Albert. Vedremo come reagirà il nostro cucciolone di foca dagli occhi di ghiaccio!

 

CAP. 18

OVVERO: PUOI COMPRARE UNA SCALA PER IL PARADISO?

 

Chicago.

Francesca prese un bel respiro prima di girare la maniglia della porta dello studio giallo. Li trovò entrambi lì. Freddie che si dondolava come uno scemo sulla poltroncina a rotelle, rimbalzando qua e là. Albert, seduto sul divanetto, che si teneva la testa fra le mani, immobile come il Pensatore di Rodin. Non aveva affatto la faccia della salute. Alzò appena lo sguardo quando la vide entrare e subito lo riabbassò per la vergogna, mentre l'amico le andava incontro per abbracciarla.

Polpettina! È così bello vederti. Avrei fatto un salto di sopra, più tardi. Non appena quest'idiota sarà in grado di reggersi in piedi da solo.” Freddie parlava come se Albert non fosse neanche lì. “Ho una mia etica morale e non picchio gli ubriachi. Ma vedrai che non appena si rimette lo gonfio come una zampogna.” Le sfiorò la guancia, in corrispondenza dell'ormai minuscolo segno rosso sotto il suo occhio. “Ti fa male?”

Francesca scosse delicatamente il capo e cercò lo sguardo di Al, ma lui era ancora con la testa tra le mani. Quindi, tornò ai placidi occhioni del suo amico, e gli sorrise con gratitudine. Era l'unico dal quale accettava di essere trattata come una bimba da proteggere. Forse era per il suo modo di fare. Rude ma bonario, come un giocatore di rugby. Adorava farsi coccolare da lui, era come se emanasse serotonina.

Ci lasci da soli per un minuto?”

Freddie annuì alla sua richiesta e, dopo averla stretta ancora una volta tra le sue braccia robuste e aver lanciato un'occhiata poco rassicurante all'amico, uscì dallo studio.

Francesca recuperò la poltroncina su cui era seduto Freddie e la posizionò di fronte ad Albert, attendendo, calma, che lui la guardasse. Era più che ovvio che il ragazzo sentisse i suoi occhi su di lui, ma in quel momento, la sua abituale spavalderia l'aveva del tutto abbandonato.

Al!” La sua voce era limpida e tranquilla, cosa che lo confortò quel tanto da spingerlo ad alzare finalmente la testa. “Che cosa hai combinato?” Gli chiese, con un pizzico di retorica, ma con un sorriso appena accennato sulle labbra.

Non so perché l'ho fatto … davvero!” Le lacrime erano tornate a sgorgare. Probabilmente era andato avanti così per tutta la mattina. “Io non sono così! Tu lo sai. … No! Non ho nessuna scusa. … Sono talmente una merda che mi faccio vomitare da solo.”

Francesca non aveva nessuna intenzione di essere troppo comprensiva nei suoi confronti. Più per il gesto, inutile e vigliacco, che per il male fisico.

Albert, se sono qui a parlare con te, adesso, è perché ti voglio ancora bene. Lo sai questo?”

Lui annuì, incerto.

Non mi sarei mai aspettata quel gesto da te … e so che non te lo saresti mai aspettato nemmeno tu.”

Al scosse la testa, tirando su con il naso.

Mi dispiace averti nascosto … la vera Fran … per tutto questo tempo. Ma la stavo nascondendo anche a me stessa.”

Il ragazzo fece una smorfia di disappunto. Il fatto che lei si stesse prendendo parte della colpa lo stava facendo sentire ancora peggio.

Perché ti sei ubriacato?” La sua domanda arrivò come un fulmine a ciel sereno. Come le avrebbe spiegato quello che aveva combinato? Sempre ammesso che lei già non lo sapesse.

Non lo so! … Ad un tratto non ci ho capito più niente. … Continuavo a pensare di averti colpito … e anche sforzandomi, non avrei mai potuto cancellarlo ...”

Francesca si avvicinò un po' di più, incrociando le braccia al petto. “Mi hai anche sputato addosso!”

Albert la guardò sbigottito, rimettendosi le mani tra i capelli, piegato sulle ginocchia. “Cazzo! No! Non dirmi che l'ho fatto sul serio? … Ti prego, sotterrami!”

Ok!” Replicò lei, quasi seria. “Prima finisci di scusarti per bene. Poi richiamiamo Freddie per farti dare una bella lezione. E, infine, ti prometto che ci penserò io stessa a sotterrarti!”

Perché lo stai facendo?”

Cosa?”

Questo! Sei troppo indulgente con me … Dovresti mandarmi a fanculo e tanti arrivederci.”

Ti sei sbronzato perché ti sentivi in colpa?” La sua voce aveva perso un po' della pacatezza ostentata fino a quel momento.

Albert si limitò ad alzare nel spalle.

Non voglio che ti succeda più! Mai più!” Era tremendamente seria, ora. “Non voglio avere paura che tu perda il controllo un'altra volta, né con qualcun altro, né tanto meno con te stesso. Anche se non stiamo più insieme, ci tengo ancora a te. So che sei meglio di quello che hai dimostrato di essere stanotte!”

Il ricordo della notte passata gettò Al nell'imbarazzo più totale. Anche se non ricordava molto di quello che era successo in radio, sentiva di doverle raccontare la verità.

Francesca! So che probabilmente, dopo che ti avrò detto ciò che sto per dirti, mi odierai ...” le afferrò goffamente una mano, “... ma è giusto così! Questa notte … in onda … ricordati che ero ubriaco fradicio … credo di aver detto ...”

Lei lo interruppe, stringendo la mano di Al tra le sue. “Lo so che cosa hai detto! … Cioè, me ne hanno fatto un sunto … un po' edulcorato. E non so se voglio sentire il resto. Felix ha detto che, utilitaristicamente parlando, non è successo nulla di irreparabile. Quindi rimarrà una cosa tra di noi. … Vedi di recuperare stanotte, con gli ascoltatori. Che ne so, tu e Freddie potreste mettere su una gag … per convincerli che era tutto finto. Freddie fa un ubriacone da piegarsi in due dalle risate … ” Albert annuì, sorridendo più convinto, “... Tu invece dacci un taglio con l'alcol! Non lo reggi proprio!”

Francesca si alzò e Al la imitò d'istinto.

Francesca! Non te l'ho ancora detto … Scusami! Per tutto!”

Lei gli tese una mano. “Siamo ancora amici, no?”

Lui gliela strinse, riconoscente. “Sempre.”

 

Jared l'aveva ascoltata in silenzio, incredulo di quello che stava sentendo. Quello stronzo le aveva messo le mani addosso e lei lo aveva perdonato senza fatica. Suo fratello l'aveva tagliata fuori dalla sua vita e lei era subito pronta a prendere le sue difese. Invece lui, che l'aveva amata con una forza di cui nemmeno si era mai creduto capace, si ritrovava ancora ad elemosinare per un briciolo della sua tenerezza.

Dimmi che gli parlerai!” Gli chiese, ancora una volta.

Non so se ci riesco! Non posso dimenticare che è solo colpa sua. … Lui ti ha allontanata da me!”

Francesca socchiuse gli occhi e tirò un lunghissimo respiro. Un po' la infastidiva l'atteggiamento di Jared. Era così in collera con Shan perché, secondo lui, aveva sottovalutato la sua capacità decisionale, però neanche lui dimostrava un'alta considerazione di lei. Ancora non la riteneva capace di essere stata lei, e lei soltanto, ad aver preso la decisione di lasciarlo.

Te lo dirò per l'ultima volta. E spero che questa volta tu voglia ascoltarmi.” Gli parlava piano, con la flemma e la cadenza di un oratore di mestiere. “Shannon non mi ha mai chiesto di sparire dalla tua vita. Io l'ho deciso! Io! Nessun altro! Non puoi continuare ad incolpare tuo fratello per quello che ho fatto solo io. Lui ti vuole un bene dell'anima, e questo tu lo sai meglio di tutti. Smettila di punirlo. Punisci me, piuttosto! Odia me!”

Odiarti? …” Ripeté Jared in un sussurro. “ … Sarebbe stato così bello poterti odiare davvero. … Sarebbe stato così facile ...”

Il cuore e le gambe di Francesca stavano per collassare. Se non ci fossero state le mani di Jared, adagiate sulle sue che premevano ancora sul suo incantevole viso, a tenerla in piedi, sarebbe sicuramente stramazzata al suolo.

Dagli una chance!” La voce di Shannon le risuonò ancora nelle orecchie.

Jared?” Lui era di nuovo vicino, ad un soffio dalle sue labbra. “È davvero questo quello che vuoi?”

La guardò frastornato. Come poteva essere più esplicito di così? Chiaro che la voleva!

Francesca si liberò dalle mani di Jared e, appoggiando le sue sulle spalle dell'uomo, si tirò un po' sulle punte per baciargli lievemente la punta del naso.

Tu sei qui, ora ...” continuò lei, rimanendo con gli occhi socchiusi, contro il suo viso, “ … e prima mi hai baciata … e stanotte mi hai confortata … hai dormito abbracciato a me, ed è stato … perfetto. Lo so che non sei il bastardo di ghiaccio che qualcuno dipinge e che, se sei tornato da me, significa che, in qualche modo, sono ancora importante per te.” Jared la strinse forte ma lei si scostò un attimo, per guardarlo. “Perciò te lo chiedo ancora. Sei sicuro che sia proprio questo ciò che vuoi?”

Jared era più che esperto nel giocare con le parole. Viveva di quello. Ci aveva costruito sopra la sua intera esistenza. Eppure, in quel momento, sentì che nessuna lingua del mondo avrebbe contemplato le parole necessarie per farle capire quanto ancora l'amasse. Si rituffò sulle sue labbra con la stessa frenesia di quando l'aveva baciata la prima volta, spingendola, come allora, contro la parete. Finché Francesca non lo fermò, con un semplice gesto della mano. E, prima che Jared potesse allarmarsi per quell'interruzione, lo guidò in silenzio verso la sua camera. Lo spogliò piano, accarezzando quel corpo, più esile di quello dell'adolescente che ricordava, ma ancora più sensuale. Gli baciò delicatamente il petto, scendendo giù lungo lo sterno e risalendo lentamente verso i deltoidi. Sorrise.

Che ti prende?” La voce di Jared tremava per l'eccitazione.

Nulla! Mi chiedevo solo quante altre labbra avranno già percorso la stessa strada!”

Non c'era irritazione nel suo tono, o gelosia. Fu solo il constatare l'ovvio! Per Jared, nessuna aveva mai contato quanto lei! Questo glielo aveva detto lui stesso. E il suo cuore gli aveva istantaneamente creduto. Anche Jared sapeva che non sarebbe stato necessario rispondere a quella domanda. Le alzò il viso, baciandola ancora. Le sfilò, prima il maglione, poi i jeans. Senza urgenza. Con piccoli, studiati, gesti. Aveva amato alla follia la piccola Fran di Bossier City. Ma era questa la donna che avrebbe voluto per sempre. La donna che era diventata. E che gli stava davanti ora, seminuda. Naturalmente bella come un dipinto rinascimentale e terribilmente complicata come un calcolo astronomico.

Francesca si avvicinò al letto, ancora sfatto dalla notte precedente, e, tolti gli ultimi indumenti, s'infilò sotto le coperte, allungando una mano verso Jared. Fu sopra di lei in un attimo, accolto di nuovo tra le sue gambe come una nave in un porto sicuro. Le loro anime, alla stessa stregua dei loro corpi, erano tornate a fondersi, mescolarsi, respirando ognuna grazie unicamente ai polmoni dell'altro. I loro occhi non si erano lasciati nemmeno per un secondo, durante la loro interminabile danza, godendosi la luce che li attraversava, proprio nell'istante in cui giungevano al culmine del piacere, quasi simultaneamente, come sempre era accaduto tra loro. Sublime. Celestiale.

Heaven … don't tear us apart … ” Canticchiò piano lei, sospirando con la poca voce che le era rimasta. E provocandogli l'ennesimo sorriso soddisfatto.

Jared si era addormentato, dopo averla coccolata ancora a lungo, finalmente rigustandosi il suo sapore con calma. Aveva affondato il viso sul suo seno e Francesca lo aveva accompagnato nel sonno, accarezzandogli dolcemente i capelli. Finché anche lei non aveva ceduto alla stanchezza.

Si risvegliò qualche ora più tardi, turbata da un'angosciante consapevolezza. Jared si era spostato un po', sdraiandosi sulla schiena, e dormiva ancora profondamente. Lo fissò per qualche istante, con gli occhi completamente sbarrati. Improvvisamente si sentì persa. Nel silenzio più assoluto, si alzò dal letto e, raccattati indumenti a caso, uscì da quella stanza.

 

°°°°°°°


N.d.A.

Eh, poteva concludersi tutto con questo bel tuffo nel passato? Tutto risolto e i due, felici e innamorati, più di prima? Assolutamente Nooo!!! Logico! Idee su che cosa abbia turbato così Francesca?

La parte iniziale, in corsivo, è un flashback dell'incontro con l'ex fidanzato. La pace con Albert …. dunque, forse l'ho fatta un po' facile, ma non intendevo fare una storia di denuncia … non ne sono in grado. Mi piaceva che emergesse anche un sottilissimo lato oscuro e subdolo di Fran … ma è una donna innamorata, e considerando l'oggetto dei suoi desideri, come darle torto!

La canzone che canticchia Francesca è “Heaven” degli Psychedelic Furs, band british anni '80, legata a doppio filo con il BratPack (sono gli autori di “Pretty in Pink”). Il titolo del capitolo, invece, è ispirato sia a “Stairway to Heaven”, il capolavoro degli Zeppelin, sia ad un bellissimo film omonimo degli anni '40, cult di humor britannico.

Il prossimo capitolo sarà l'ultimo, l'epilogo! Eh sì! Il treno sta arrivando in stazione … da parte mia, il viaggio è stato bellissimo! Grazie a tutti i passeggeri che sono voluti salire a bordo a farmi compagnia!

Kisses … Fannie

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** E L'AMORE E' UNA TRAPPOLA … MICA SEMPRE PERO' ***


Pensavate che avessi abbandonato i miei due sciagurati, proprio sulla linea del traguardo, vero? … Aaahh … un pensierino ce lo avevo fatto anch'io … che subdola!!! Invece, sono di nuovo qua! Per l'ultima volta!

Eccoci arrivati! Capolinea, gente … ancora un attimo e si scende! Leggete con cura e, mi raccomando, ricordate di non lasciare oggetti personali sul vagone!

 

CAP 19.

OVVERO: … E L'AMORE E' UNA TRAPPOLA … MICA SEMPRE PERO'??? (-La Terra degli Uomini- Jovanotti)

 

Chicago.

Quando aprì gli occhi, quella mattina, non la trovò più accanto a sé. Doveva essere da poco passata l'alba. Sbirciò quel ridicolo orologio da parete di Francesca. Era davvero orribile. Faceva a pugni con il gusto fine che lei aveva sempre espresso. Non erano ancora le sette. Non poteva essere già uscita per andare a lavoro. Si alzò dal letto, controvoglia, e rivestitosi in fretta, andò a cercarla.

Da quando hai iniziato a fumare?”

La trovò seduta su un pouf di vimini, quasi per terra, in quella specie di quadratino 1mt x 1mt che era il suo terrazzino. La schiena appoggiata alla metà della porta a vetri ancora chiusa, le gambe distese e i piedi nudi puntellati sul dentino di cemento che faceva da base alle lastre smerigliate del parapetto.

Vuoi farmi la predica, Papino?” Gli rispose, aspirando una boccata ancora più profonda.

Jared sorrise, scuotendo la testa. Testarda lo era sempre stata dopotutto! Si rannicchiò in quello spazio angusto, sedendosi di fronte a lei. Le sollevò i piedi, gelati, portandoseli in grembo e cominciò a massaggiarglieli.

Piccola, fa freddo qua fuori e tu sei praticamente nuda! … Dai, torniamo dentro.”

Francesca si diede una rapida occhiata. Era vero. Era uscita solo con slip e canotta. Ma faceva decisamente troppo caldo dentro quella camera e anche dentro al suo corpo. Doveva assolutamente riabbassare la temperatura. Aria! Aveva bisogno di aria! Istintivamente chiuse gli occhi, prendendo una lunga boccata di ossigeno, mentre spegneva la cicca.

Non ho per niente freddo … e la colpa è solo tua, Vulcano!”

La guardò sorpreso. “Vulcano?”

Mmm! Credo fosse uno dei tuoi soprannomi al liceo.”

Jared si portò le mani alle orecchie. E Francesca si mise a ridere. Era impossibile che fosse ancora complessato dalla forma delle sue orecchie. Lei le aveva sempre trovate così adorabili.

Ho detto Vulcano, stupido! Non Vulcaniano!”

Anche lui sorrise. Gli piaceva da matti che Fran si prendesse ancora gioco di lui.

E allora perché Vulcano?” Le chiese, tornando a riscaldarle i piedi.

Perché sei bollente!” Rispose di getto, pentendosene immediatamente, sapendo benissimo quale sarebbe stata la sua reazione.

Come previsto, lui mollò di botto i suoi piedi e gattonò verso di lei, rimanendo in equilibrio sopra il suo corpo, sostenendo il peso con le mani e le ginocchia.

Che stai facendo?”

Sì! Come se non lo sapesse perfettamente.

Provvedo io a riscaldarti … sono il tuo scaldotto!” E avvicinò le labbra a quelle di lei.

Ma Francesca lo bloccò, scostandolo con una mano. E senza alcuna ironia in quel gesto. Né nel suo sguardo. Jared fece fatica a non perdere il già precario equilibrio di quella posizione. E in un secondo si ritrovò di nuovo seduto per terra, dove era prima. Era scioccato! Si era perso qualcosa? Eppure gli era parso che le cose stessero filando a meraviglia, finalmente.

Non funzionerà!” Esclamò Francesca, perentoria.
Aveva richiuso gli occhi per non incontrare quelli di Jared.

Che cazzo vuol dire?”

Lo sai che vuol dire! Questa cosa! … Io ti … no, è inutile provarci … non funzionerà.” Gli ripeté, questa volta fissandolo bene negli occhi.

No!” Rispose Jared, categorico.

Come sarebbe a dire no?”

No! Questa volta non te lo lascio fare!”

Francesca lo guardò rapita. Le aveva imprigionato le caviglie con i polsi e stringeva forte. Malgrado il tono della sua voce e lo sguardo deciso, poteva chiaramente accorgersi che stava tremando. E di certo non per il freddo. Pensò che non avrebbe mai potuto amarlo di più di quanto non lo amasse in quel momento. Ma non disse nulla.

Non ti permetterò di buttarci via un'altra volta.” Continuò lui. “Cristo Santo, Fran! Di che cosa hai paura?”

Scrollò le gambe, liberandosi della presa di Jared, per inginocchiarsi davanti a lui. Gli accarezzò le guance, ricoperte da un sottilissimo strato di barbetta, per poi tenere le mani poggiate delicatamente sul suo viso.

Non ho paura! … O meglio, certo che ho paura, non sono una sciocca. … Sei l'unica persona che sia sempre stata in grado di riempirmi la vita. Sempre. Anche quando non eri con me, quando non sei con me, … a me bastava sapere che ci sei, che stai bene. Ma non voglio essere la zavorra che ti trascina a terra. Non voglio che tu ti senta legato ...”

Jared le tolse furiosamente le mani dal suo viso, spingendola via. “Piantala con queste stronzate! Di che cazzo di zavorra parli? … Ti bastava sapere che io stavo bene? … Be', tesoro, ti do questa notizia in esclusiva. IO NON STAVO BENE! Sapevi che io ero vivo, sapevi persino dove ero. Io invece non ho saputo più nulla di te per quasi vent'anni! Riesci a rendertene conto? Ti amavo da morire e tu … mi hai scaricato … come se non avesse avuto nessuna importanza. Non ti sei fidata di me … e questo avrei anche potuto capirlo. Ma non hai avuto neanche un briciolo di fiducia in … noi! Sei svanita nel nulla. Punto! E smettila di dirmi che l'hai fatto per me. Non l'hai fatto per me. Come non lo stai facendo per me ora!”

Si era alzato in piedi, facendola scivolare sulle fredde mattonelle del terrazzino. Ora Francesca lo guardava dal basso. Era ritto davanti a lei. Fiero e immobile, a fissare un punto invisibile che si rifletteva nel vetro della porta.

Ti amo Jared!” Sussurrò.

Piantala di ripeterlo!” Era brusco. Non distolse nemmeno lo sguardo dal vetro. “Non dirlo se per te non significa nulla!”

Ti amo! … E lo so che questa cosa non finirà mai!” Rise nervosamente. “Ma credo che in fondo tu abbia ragione ...”

Finalmente, Jared tornò a guardarla. Sorpreso dalle sue ultime parole.

... Forse mi sono sempre illusa di averlo fatto per te. E invece l'ho fatto solo per me! Forse ero io a non voler stare con te!”

Jared sentì il cuore sbriciolarsi di nuovo. Pregò un Dio in cui non credeva ciecamente di aver immaginato tutto. No! La donna che amava da tutta la vita, che aveva perso e ritrovato, non gli stava veramente confessando di non averlo mai realmente voluto!

Francesca si alzò da terra e, per la prima volta, da che aveva lasciato il suo letto, solo poco prima, sentì davvero freddo.

Sono una vigliacca, Jay! Lo sono sempre stata.” Continuò, tendendo una mano verso il suo braccio, sperando che non la allontanasse ancora. “Non volevo vivere la tua vita, allora. E non lo voglio nemmeno adesso. Conosco bene il tuo mondo e non fa per me. … Non ce la faccio a mettere in gioco tutto, a rinunciare a me stessa. Neanche per te! … Non sono fatta così!”

Jared afferrò la sua mano prima che lo toccasse. Ma non la scansò. Anzi, la strinse, intrecciando le dita con le sue. Il fatto che fosse davvero la paura a farla fuggire e non lui, lo fece sentire stranamente sollevato.

Non devi rinunciare a te stessa! Non te lo chiederei mai … e non te l'avrei chiesto neanche allora.”

Francesca agguantò anche l'altra mano, imprigionandolo definitivamente.

Lo so! Ma sarebbe successo ugualmente. E succederà se noi … ” Non riusciva nemmeno a pensarlo, figuriamoci a dirlo. “ … Non sto dicendo che non voglio rivederti mai più … o che passeranno altri vent'anni … cazzo, lo capisco anch'io che forse è stato uno sbaglio colossale comportarmi così allora… ma avevo diciassette anni. Ora non ho più diciassette anni! … Si presume che abbia acquisito una certa dose di discernimento.”

Jared sorrise del tono da professorina che lei aveva assunto.

Che ridi? Sono una persona matura.” Ribadì lei, impuntandosi. “Sono una donna realizzata … Ho un buon lavoro, una laurea summa cum laude ...”

Ora lui rise apertamente. Non sapeva ciò che lei stava per dirgli, ma la sentiva di nuovo vicina. E, per come si erano messe le cose, era già tanto.

Ho tutto quello che ho sempre voluto … ” Continuò Francesca. “... Eccetto una cosa, ovvio!”

Jared smise di ridere e la trascinò ancora più vicino.

Ti amo.” Gli ripeté per l'ennesima volta. “E ti prometto che questa volta non sparirò, se tu lo vorrai. Ci sarò sempre, per te. Se avrai bisogno di me … ”

Gli gettò le braccia al collo, issandosi sulle punte dei piedi. Affogò tra le pieghe della sua maglietta e il suo odore.

 … Tu avrai bisogno di me, Jared?” Gli chiese, sospirando.

Le scostò il viso per guardarla negli occhi. Non le era mai sembrata tanto fragile. Una piccola statuina di cristallo. L'avrebbe protetta per sempre, se lei glielo avesse lasciato fare.

Io ho già bisogno di te! L'ho sempre avuto!”

Sorrise a quegli occhi lucidi. La sollevò da terra, tenendola saldamente per i fianchi e arpionandole le cosce, così da farle allacciare le gambe intorno alla sua vita.

Pazzo idiota! Mettimi giù!” Gridò Francesca, colta di sorpresa. “Così ti spacchi la schiena! Non peso mica venti chili come le tue amichette!”

Sì! Questo l'ho notato.” Ansimò Jared, appoggiandola contro la parete, in modo da diminuire il peso sulle braccia. “Ti ricordavo più leggera!”

E io ti ricordavo meno stronzo!”

Aveva appena finito di pronunciare la 'o' di 'stronzo', che si era ritrovata di nuovo le labbra di Jared incollate alle sue. Dove era sempre stato giusto che fossero. E ancora quel immenso calore che solo il suo corpo riusciva ad emanare si fece spazio dentro di lei.

Dai, mettimi giù!” Gli ripeté dopo un po'. “Non posso permettermi di pagarti la fisioterapia, se mi citerai per danni.”

Jared obbedì, da bravo scolaretto. Ma la tenne abbracciata, con il petto stretto alla sua schiena, appoggiati ancora alla parete. Francesca si sbagliava. Avrebbe funzionato, eccome! Avrebbero anche potuto vivere separati da migliaia di miglia. Avrebbero potuto trovarsi persino su due pianeti diversi. Ma sarebbe bastato rivedersi, anche per pochi istanti, che tutto sarebbe inevitabilmente tornato come prima. Fran e Jay, o Francesca e Jared, non aveva importanza! Sarebbe durata per sempre. Inconsciamente, lui lo aveva sempre saputo. Era ora che se ne accorgesse anche lei!

Il sole stava sorgendo lentamente in lontananza. E la fitta nebbiolina che saliva dal lago spandeva una luce quasi innaturale. Se ne poteva facilmente respirare l'odore. Inconfondibile.

Amo questa città, specialmente al mattino!” Disse piano Francesca, aggrappandosi alle braccia di Jared che la cingevano da dietro.

Chiudi gli occhi e respira!” Lui seguì il suo suggerimento.

Riesci a sentire il rumore delle onde del lago anche da qui?” Jared annuì sulla sua spalla.

E il profumo del vento? Sa di terra … e ferro … e foglie. Lo senti?”

Inspirò forte, assaporando le sensazioni che lei gli descriveva, mischiate al suo profumo. Sorrise, facendole il solletico sul collo. Francesca riaprì gli occhi, uscendo dall'angolo di paradiso in cui si era rifugiata.

E ora perché sorridi?”

Hai ragione, sai! … Chicago offre bellezze davvero inaspettate!”

Riavvicinò le sue labbra al collo di Francesca e le sussurrò “Ti amo” senza emettere un solo fiato. Lei lo avvertì ugualmente e socchiuse gli occhi per trattenere a lungo quell'istante dentro di sé, mentre lui continuava a muovere le sue labbra, delicatamente, sulla sua pelle, lasciandole tanti piccoli baci, caldi e famigliari. Avrebbero vissuto mille altre mattine come quella. Di questo Jared era sicuro!

 

FIN

 

°°°°°°°

N.d.A.

Ooohh … finalmente è finita! Direte voi! A me un po' dispiace … mi sono parecchio divertita in loro e in vostra compagnia.

Come al mio solito, ho lasciato un finale aperto. Non mi piacciono le conclusioni categoriche … o più semplicemente, forse non sono in grado di scriverle. E poi, se non l'avete notato, io amo alla follia i puntini di sospensione ….... Ma è chiaro che questi due avranno un futuro luminoso e pieno d'amore (… sentite anche voi gli usignoli che cinguettano? …). L'ha detto Jared! E di lui ci si può fidare … eeehhh, come no!!!

Come ultimo titolo avevo pensato ad un verso dei miei adorati Dei di Liverpool, tratto da, a detta di molti esperti, una delle canzoni d'amore più belle di tutti i tempi: “Something”! Per prima cosa, perché parla di quella attrazione inspiegabile, quasi mistica, che può anche cambiarti la vita. Seconda cosa, perché, forse non lo sapevate, ma i versi iniziali della canzone (Something in the way she moves / Attracts me like no other lover) in origine erano “Something in the way she moves / Attracts me like a POMEGRANATE ”???!!! Rido come una scema ogni volta che la sento! Poi, però, ho sentito questa canzone di Lorenzo ed sono rimasta senza parole. È perfetta per l'occasione! Perciò … cambio in corsa!!!

Comunque, giunti in conclusione, un ringraziamento doveroso a chiunque ha letto e seguito i miei vaneggiamenti. E un abbraccio grande come la circonferenza terrestre alle fedelissime moschettiere, una menzione d'onore mi sembra il minimo: Romina75, CloserToTheEdge e Esme93! GRAZIE RAGAZZE!!!

Come direbbero gli orchestrali del Titanic … È stato un onore lavorare con voi!

Baci … Fannie

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1540673