The soul's deductions. di Haibara Stark (/viewuser.php?uid=55266)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The time machine. ***
Capitolo 2: *** Meeting from the past. ***
Capitolo 3: *** I infer that he's a Holmes. ***
Capitolo 4: *** Now we examine! ***
Capitolo 5: *** Computer. ***
Capitolo 6: *** Switch and interruptions. ***
Capitolo 7: *** The art of deduction. ***
Capitolo 1 *** The time machine. ***
The soul’s deductions
1. The time
machine
Corriamo su per le scale a
perdifiato.
Ormai l’ho in pugno! Non può
più sfuggirmi!
Quando
entro nella
stanza,seguito da Watson,la scena che mi si presenta davanti è
inverosimile.
Rhyme * è li che ci aspetta,sostando
accanto ad un macchinario maestoso.
Mi soffermerei ad ammirarlo,se
non avessi così fretta di arrestare quel losco individuo.
Sorride,maligno,mentre i
suoi occhi luccicano di follia.
«
Sherlock Holmes! Quale
onore »
Apre
le braccia con fare teatrale.
«
Mi dica: cosa ne pensa del
mio gioiellino? Uno spettacolo,non trova? »
« Oh,si,è certamente una
cosa notevole. Ma temo,che qualunque cosa sia,non potrà usarla »
La
curiosità mi uccide. Ma
il tempo stringe.
Ed avrò tutto il tempo di
studiare quel marchingegno più tardi.
«
Ne è proprio
sicuro,Holmes? »
Corrugo
la fronte.
Dove vuole arrivare?
«
Se dovessi fare un
viaggio…dove ti piacerebbe andare? ** »
Non
riesco neanche ad avere
il tempo di interpretare ciò che ha detto,che si è già
lanciato,fulmineo,verso
la macchina.
Faccio per fermarlo,ma,nel
mentre,tira una leva posta sul fianco sinistro di quell’affare e un
raggio di
luce fortissimo mi colpisce in pieno petto.
Non
sento dolore.
In compenso non sento più
neanche la terra sotto i piedi!
«
Holmes! »
In
lontananza,odo Watson
gridare il mio nome e Rhyme ridere di me.
Poi nulla.
Le tenebre calano su di me e
provo una strana compressione in tutto il corpo.
Improvvisamente
l’impatto.
Apro
gli occhi,che avevo
inconsciamente chiuso,mentre sento l’asfalto premere sulla pelle del
volto.
Sono sdraiato a pancia in
giù,in quella che pare una strada non troppo affollata.
Mi punto faticosamente sulle
mani,tirando su il busto,per cercare di capire dove mi trovo.
I pochi passanti mi guardano
straniti,pensando certamente che sono un disgraziato.
Ma ciò che mi sorprende non
sono le loro espressioni – probabilmente avrei pensato la stessa cosa
vedendomi
in questo stato – quanto più i loro abiti.
Mi
metto in piedi,giusto il
tempo di vedere sfrecciare in strada quella che è di certo
un’automobile,anche
se non somiglia neanche lontanamente a quelle cui sono abituato.
Faccio un giro su me
stesso,osservando attentamente quanto più possibile.
Poi mi incammino per la via
- non passando inosservato - indirizzandomi verso Baker Street.
Il
luogo in cui sono
atterrato non è troppo lontano e,in un batter d’occhio,la
raggiungo,notando con
stupore quanto sia diversa da come la ricordo.
Ormai sono abbastanza certo
di non trovarmi più nel diciannovesimo secolo.
Rimango
piacevolmente
sorpreso quando sopraggiungo al numero 221b.
A caratteri rossi e
gialli,posti su sfondo verde,spicca l’insegna The Sherlock
Holmes Museum.
Sorrido,mentre l’orgoglio mi
riempie il petto.
Faccio
per entrare,ma un
uomo,di circa trent’anni,mi ferma,dicendomi che devo pagare il
biglietto.
«
Scusi la mia mancanza »
Esordo.
«
Sa dirmi chi è il padrone
di questo luogo? »
« Ma il signor Watson
naturalmente! »
Mi
risponde lui incredulo e
con una punta di superiorità nella voce.
«
Dove posso trovarlo? »
*
« Desidera?
»
In
Regent Street.
Ecco dove mi trovo.
Più precisamente nella hall di
quello che mi è stato segnalato come lo studio del signor Watson.
A parlare è un’adorabile
signorina,dai capelli color mogano,che non ha accennato a staccare lo
sguardo
da quella strana – ed affascinantissima - scatola luminosa posta sulla
sua
scrivania.
«
Desidererei parlare col
signor Watson,se possibile »
Appena
sente la mia
voce,pianta lo sguardo su di me,quasi sconvolta.
«
Signor Holmes! »
Scatta
in piedi.
«
Mi perdoni!Non pensavo…non
credevo…l’aspettavamo fra un mese… »
Rimango
interdetto.
Questa ragazza pare
conoscermi,ma ciò non è possibile.
Anche se avesse visto
qualche documentazione fotografica - cosa alquanto improbabile - non
avrebbe certo reagito in questo modo.
Probabilmente sarebbe svenuta.
L’aspettavamo tra un mese.
«
Aspetti qui. Vado ad
annunciarla al capo »
Detto
questo,si diresse
velocemente verso una porta a vetri su cui spiccava,nera,la scritta J. H. Watson.
Bene... Ho
deciso di suicidarmi XD
La verità è che questa storia era stata accontonata perché avevo attiva
un'altra fanfiction e poi è stata letteralmente surclassata da Bloody
Love XD
Bello vero? Eh si,la vita da fanfiction è dura ù___u
Non fateci caso,sono l'una e trenta di notte...
Dato che
non ho mai pubblicato nulla in questo fandom,volevo sapere se valga la
pena continuarla o no..Anche se il primo capitolo non rende bene l'idea
che ho in mente...
Comunque....
* Lincoln Rhyme è il
protagonista di una serie di romanzi di Jeffery Deaver,ad esempio Il
collezionista di ossa,che sullo schermo è interpretato da Denzel
Washington.
** Frase tipica
di Orso
Bartholomew,personaggio di One Piece.
Fatemi sapere
che ne pensate..
Baci! <3
|
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Capitolo 2 *** Meeting from the past. ***
2. Meeting
from the past
POV di Watson.
Maledetto computer!
Giuro che un giorno di
questi ti lancio dalla finestra!
E’ mai possibile che tu
debba sempre bloccarti?!
Premo
insistentemente il
tasto sinistro del mouse,sperando di indurre quest’aggeggio a
collaborare. Ma
neanche le minacce di morte sembrano funzionare.
Sospiro
affranto,portando le
mani a coprirmi il viso e lasciandomi andare sulla spalliera della
sedia.
Bussano
alla porta.
«
Avanti »
Katie*
fa capolino nella stanza. L’espressione
sconvolta.
«
Emm. Mi scusi signore… »
« Figurati. Dimmi pure »
« Ci sarebbe qui il signor
Holmes »
Holmes?!
Impossibile!
Che ci fa qui quella
catastrofe ambulante?
«
Oh »
E
adesso?
Che faccio?
«
Fallo entrare »
La
segretaria annuisce,per
poi sparire oltre la porta.
Le sento dire al mio amico –
si,anche se è la personificazione dei miei
guai,è pur sempre mio amico - che posso riceverlo,e un attimo dopo lo
vedo
spuntare sulla porta.
Ma non è certo l’Holmes che
mi aspettavo.
Ha i capelli più lunghi e
indossa abiti fuori moda ed un po’ trasandati.
No. Quello non può essere
lui!
Eppure…il volto è il suo,non
c’è alcun dubbio.
Ora
è davanti a me,in piedi
in mezzo alla stanza,mentre Katie gli chiude la porta alle spalle.
Mi scruta,con fare quasi
compiaciuto.
«
Buona sera »
Azzardo.
«
Buona sera. Sono
costernato dal doverla disturbare »
Okay.
Questo qua non è l’uomo che
conosco.
Assolutamente!
Allora perché ha la sua
voce???
«
Cosa posso fare per lei
signor…Holmes? »
Uso
un tono distaccato.
Voglio vedere la sua reazione.
Sorride.
Il solito stupendo sorriso.
«
Suppongo che abbia capito
che non sono il signor Holmes che s’aspettava»
« Indubbiamente »
Resto
piantato nella mia
sedia,a fissarlo,cercando qualcosa che lo renda diverso fisicamente
dall’uomo
che conosco. Niente. Nada. Nichts!
«
Il suo nome? »
Ride.
Poi accenna un inchino.
«
Sherlock Holmes. Al suo
servizio »
Seeeeeee!
Sbatto le palpebre e mi
sporgo sulla scrivania.
«
Come scusi? »
« Il mio nome è Sherlock
Holmes e sono un famosissimo detective »
Na,na,na!Sherlock
Holmes è
morto da un pezzo!
«
So bene chi è lei. Ma
capirà che stento a crederle »
« Le do perfettamente
ragione »
Si
guarda intorno,per poi
tornare con lo sguardo su di me.
«
Il suo nome? »
« Jude Heyworth** Watson.
Per gli amici solo Jude »
Si
porta una mano alla bocca,con
fare pensieroso.
«
Sa cortesemente dirmi in
che anno ci troviamo? »
« Duemiladieci »
« Perbacco! »
Si
dirige verso la finestra
ed inizia a guardare fuori con attenzione.
POV di Holmes.
E’ sorpreso. Naturale.
Sinceramente lo sono
anch’io.
Dalla reazione della donna
di prima avevo supposto che dovevo assomigliare a qualcuno che vive in
questo
tempo – molto probabilmente un mio pro nipote – ma quando ho visto
quest’uomo…
E’ identico al mio Watson,ma
solo nell’aspetto,anche se non ha i suoi caratteristici baffi.
Questo studio e il suo modo
di porsi mi dicono già qualcosa su di lui. Non mi sorprenderei se casa
sua
fosse ordinata e perfetta come questo posto.
Guardo
fuori dalla finestra.
La via sotto di noi è caotica,con tutte quelle affascinanti e nuove
automobili
che sfrecciano per la strada,fermandosi solamente quando quello che
pare un
semaforo*** odierno si fa rosso.
«
Come è arrivato qui?
Intendo,in questo tempo »
Mi
volto e lui è in piedi
davanti alla scrivania,in mano un pacchetto di sigarette.
Il suo tono è neutrale. Non
è incredulo o accondiscendente. E’ solamente curioso.
«
Domanda interessante.
Stavo per catturare uno dei più grandi criminali di
Londra,quando,improvvisamente,da
un macchinario alquanto interessante è scaturito un raggio di luce
fortissimo,che mi ha colpito a pieno petto »
Inizio
a percorrere la
stanza a passi lenti,come farei a Baker Street.
«
Ho viaggiato nella più
completa oscurità fino a giungere qui »
Mi
fermo davanti a lui,che
non si è perso una sillaba.
«
Non lo trova curioso? »
« La trovo la cosa più
interessante che mi sia successa in tutta la vita »
Mi
spiazza. Non credevo di
essere più in grado di sorprendermi. Anche se tutta la situazione in se
supera
l’inverosimile.
Mi piace il suo modo di
pensare.
«
Per dirla tutta,credo che
sia la cosa più intrigante che sia successa anche a me »
POV di Watson.
Vedo i suoi
occhi brillare,mentre
sottolinea quest’ultima frase.
Che sia quell’eccitazione e
compiacimento di cui scriveva il Dottor Watson? Probabile.
Infondo,se questo è
realmente Sherlock Holmes – e,incredibilmente,lo è senz’altro – deve
avere in
se tutte quelle caratteristiche e doti incredibili che il mio avo
descriveva
nei suoi libri.
Che.
Cosa. Magnifica.
Okay,Jude,non
correre
troppo.
Per quanto fantasticamente
straordinaria sia questa vicenda sarà molto complicata da gestire.
Punto
primo. Il super
detective qui presente non conosce nulla riguardante il tempo attuale e
ciò che
è successo in questi anni addietro.
Punto secondo. Si veste e si
comporta come un uomo dell’Ottocento –cosa più che capibile.
Punto terzo. E’ identico a
quell’altro essere,che attualmente si
trova a Los Angeles.
Pensandoci bene,il problema
principale è proprio questo!
«
Sono venuto qui da lei principalmente
per chiederle di potermi assistere nel caso. Non conosco gli usi e i
costumi del
vostro tempo ed ora più che mai ho bisogno di qualcuno su cui poter
contare »
Sorride.
«
E chi può farlo meglio di
un Watson? »
Ho
una fitta al cuore.
«E dai Jude! Lo sai che
nessun Holmes può vivere
senza il suo Watson »
« Sarò molto lieto di aiutarla
»
« Fantastico! »
E’
soddisfatto. Probabilmente
sapeva già che gli avrei detto di si.
Ho uno strano senso di deja
vue…
«
Credo che per adesso la
cosa migliore sia portarla da me e farle un corso accelerato sulle cose
base da
sapere »
Gesticolo,per
sottolineare
l’importanza della cosa.
Più che altro dovrebbe…
«
Più che altro credo di
dover cambiarmi d’abito. Vestito in questo modo non passo certo
inosservato »
Non
è possibile! Come ha
fatto a dire la stessa identica cosa che stavo pensando?!
Uhm. Un momento…
«
Suppongo di star
osservando inconsciamente troppo il suo abbigliamento »
Azzardo.
Inarca un sopracciglio.
«
Ha un ottimo spirito
intuitivo »
Sorrido.
«
Detto da lei è una vera e
propria lode »
Buon salve!
Eheh,l’avreste
mai detto?
Jude Watson…
Vi lascio immaginare chi sia
il discendente di Holmes…
No spoiler!
Ci tengo a dirvi che è la
prima long su SH che scrivo e quindi non so cosa ne verrà fuori è_e
Risposteeeeeeee!
barbydowney: Le tue
minacce sono state convincenti xD
Si,sono pazza,però non avevo
detto che non avevo idee,avevo detto che non ho la più pallida idea di
quando riuscirò
a scrivere gli aggiornamenti x]
_Bina90_: Che dici,ho aggiornato abbastanza in
fretta? x]
Non posso rispondere
direttamente alle tue domande,ma adesso le soluzioni sono facilmente
intuibili
=]
Ilaria1993: Eheh,ti ho fregata XD Il destino ha
voluto che Jude
avesse due iniziali in comune con Watson…non lo trovi fantastico? LOL
Si,il museo di Sherlock
Holmes è nel mio elenco delle cose da vedere prima di morire.
Tra l’altro ho letto che per
farlo essere al reale 221b hanno fatto un casino madornale XD
Birbabirba: Ti confesserò una cosa: è mio intento
far diventare
Holmes OOC - per motivi che si spiegano nel corso della storia - ed
anche lui stesso
se ne renderà conto.
Comunque hai ragione,è un
personaggio molto complesso e complessato.
BlackCobra: Sono felice di averti fatto arrivare
fino a qua
n___n
Ecco a te il nuovo capitolo!
Spero non ti abbia deluso.
Delucidazioni:
*Katie
Holmes…che nella
storia non è parente di Sherlock,sia chiaro xD
Quando l’ho scelta non ho
tenuto conto del cognome,asd,ma ormai avevo deciso che sarebbe stata
lei la
segretaria e,dato che non sarà un personaggio attivo,ho deciso di
lasciare le
cose così com’erano
**
David Jude Heyworth Law è
il nome completo del nostro Judesie.
***
Sembra che il primo
esempio di segnaletica riconducibile al semaforo odierno risalga al 10
dicembre
1868 quando a Londra fu installato un segnale, derivato da quelli
ferroviari
del tempo, con indicazioni tramite cartelli e illuminazione durante
l'uso
notturno. Il primo semaforo moderno è stato invece progettato negli USA
e messo
in funzione nel 1914
a
Cleveland. [ Viva Wikipedia! ]
Grazie di aver
letto.
Spero di non avervi deluso
troppo ù____u
Baci!
|
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Capitolo 3 *** I infer that he's a Holmes. ***
3.
I infer that he is a Holmes
POV di
Jude
Lasciamo il
mio ufficio.
Ho detto vagamente a Katie
che non sarò reperibile per tutto il resto della giornata e non ho
potuto fare
a meno di notare la sua agitazione in presenza di Holmes. Beh,dopo
quello che è
successo posso biasimarla? Ma questa è un’altra storia…
Lo
sguardo attento e curioso
del detective nei confronti della mia auto mi fa sorridere.
E’ una meravigliosa Audi
bianca ed è certamente diversa dalle auto del suo periodo.
Lo invito a sedersi e gli
mostro la cintura di sicurezza,mentre lui assalta il mio
stereo,cercando di
capirne le funzioni e rimanendone estasiato.
Osserva
tutto con gli occhi
che brillano,non perdendosi neanche un dettaglio di ciò che accade
fuori
dall’Audi o anche,semplicemente,seguendo i miei gesti nel guidare.
Mi tempesta di domande e,per
un attimo,mi sento come un genitore che risponde ai mille “perché” del
figlio.
Per chi se lo stesse chiedendo: non è piacevole.
Gli racconto gli aneddoti
più importanti della storia ‘recente’ e lo porto a conoscenza dei
cambiamenti
più evidenti degli usi e dei costumi contemporanei,come,ad esempio,il
rivolgersi alle persone dandole del ‘tu’.
Dopo un
tragitto che pare
interminabile,giungiamo al mio stabile. Ho un attico nel centro di
Londra.
Come dite? Sono ricco
sfondato? Beh,non mi lamento.
Come ho già
spiegato ad
Holmes,la mia famiglia si è arricchita grazie e con il signor Arthur
Conan
Doyle,buon amico di famiglia,che – come certo saprete - permise la
pubblicazione dei diari del beneamato dottor Watson. Da qualche anno a
questa
parte,poi,ci occupiamo del museo. Gli Holmes hanno ceduto a noi questo
privilegio. Fortunatamente,aggiungerei: non oso immaginare in che stato
sarebbe
se se ne stesse occupando l’ultimo erede!
«
Si metta comodo. Vado a
cercare degli abiti che possano andarle »
Dico
distrattamente,lasciando cadere le chiavi sul mobiletto vicino alla
porta.
Holmes annuisce appena e si
avvicina,curioso,al televisore al plasma.
Panico!
«
La pregherei di non
toccare niente di cui non conosce l’uso per adesso »
Mi
guarda tra il perplesso e
l’offeso,ma faccio finta di niente e lascio la sala.
Recupero velocemente un paio
di jeans,una camicia bianca,una cintura e un paio di all star a
caso,per
tornare velocemente dal detective.
Purtroppo tutto ciò che ho
raccattato non è di mia proprietà. Sono troppo alto.
Se lui sapesse che ho frugato nei suoi cassetti
potrebbe uccidermi.
Ma come dice il detto:
occhio non vede,cuore non duole!
«
Questi dovrebbero andarle »
Esordisco,rientrando
nella
stanza. Mi blocco sulla soglia della porta,cercando con lo sguardo il
mio
ospite e trovandolo in piedi accanto al piano forte,che mi da le spalle.
Si volta lentamente,sul
volto un sorrisino compiaciuto.
Non riesco a capire a cosa
sia dovuta quell’espressione,finché il mio sguardo non cade su qualcosa
che
tiene fra le mani. E’ una fotografia.
Oh Cristo!
«
Deduco che lui sia un
Holmes »
Dice
alzando la cornice ed
indicando l’uomo ritratto insieme a me nella foto,continuando a
sorridere,pienamente compiaciuto.
Sorrido a mia volta,senza
riuscire a trattenere un battuta pungente.
«
Molto perspicace da parte
sua »
Inarca
un
sopracciglio,fingendosi offeso.
Si,fingendosi.
Quell’espressione la conosco fin troppo bene.
«
Che fa? Mi prende in giro?
»
Mi
avvicino,non staccando
gli occhi dalla fotografia.
E’ stata scattata un anno
fa,ma a me sembra sia successo solamente ieri.
Insieme a me,davanti alla
fontana di Trevi,vi è il mio migliore
amico.
«
Qual è il suo nome? »
Alzo
lo sguardo su Holmes e
mi scopro a sorridere al ricordo di quel mese a Roma.
«
Robert »
« Sembra un uomo molto
affascinante e carismatico »
« La sua modestia è
leggenda,Holmes. Ma non pensavo di trovarmi a doverla affrontare così
presto »
« Noto con piacere che le
piace sempre avere l’ultima parola »
Arrossisco
leggermente.
«
No,non sempre »
Sorride
ancora e il mio
stomaco si stringe leggermente.
«
Scommetto che la stava
cercando »
« E’ esattamente così,amico
mio! Oh,mi scusi. L’abitudine »
« Si figuri »
« Dalle sue reazioni e da
quelle della sua segretaria,posso asserire tranquillamente che il
signor Robert
non si trova a Londra attualmente »
« E’ così. Lui viaggia molto
per lavoro ed adesso si trova a Los Angeles »
Ingoio
a vuoto,mentre la
malinconia mi attanaglia il cuore.
No,Jude! Questo non è il
momento di sentire la sua mancanza!
«
Comunque. Come stavo
dicendo poco fa,questi dovrebbero starle tranquillamente »
Gli
porgo gli abiti.
«
Può cambiarsi in camera
mia. E’ la prima porta a destra »
Accompagno
ogni parola a un
gesto.
«
Appena si sarà cambiato
possiamo iniziare le ricerche »
Rimane
immobile,coi vestiti
in mano ed un espressione furba sul volto.
Mi sento un titinino
preoccupato.
«
Che c’è? »
« Sa,avere a che fare con un
Watson così intraprendente mi suona strano ed eccitante allo stesso
tempo »
Ah,allora
è a questo che
pensava.
Un momento…
Ha detto eccitante???
Avvampo.
«
Ehm. Okay »
Mi
passa a
fianco,sorridendo.
Io non muovo un muscolo.
«
Jude? »
Mi
volto e lui è fermo sulla
porta che da sull’atrio.
«
Dato che mi ha detto che
vi date del ‘tu’ in questo mondo,non le pare il caso di farlo anche fra
di noi?
Non vorrei destare sospetti »
« C-Certamente »
« Bene. Allora chiamami pure
Sherlock »
Detto
questo,sparisce
nell’altra stanza.
Perché
ho la strana
sensazione che questa convivenza sarà più dura del previsto?
*
« Che te ne
pare? »
Alzo
lo sguardo verso
l’ingresso ed il mio cuore perde un battito.
Sherlock mi guarda,a braccia
aperte,in attesa di un mio commento sul suo nuovo look.
Dio,è uguale a Robert.
«
Perfetto! Avete proprio la
stessa corporatura »
Mi
sorride ancora una volta.
Il cuore non pare aver
intenzione di riprendere il suo ritmo regolare.
Lascio scivolare lo sguardo
sul suo corpo,senza poterne fare a meno.
Okay. Questo non va bene.
Non va bene per niente!
Accidenti. Perché anche a
lui quei jeans stanno così dannatamente bene?!
Forse è per questo motivo
che li ho scelti… No! Mi rifiuto di crederlo!
«
Bene »
Batto
le mani alzandomi e
bloccando il flusso dei miei pensieri.
«
Da dove dobbiamo
cominciare? »
Eccomi qua!
So che mi stavate dando per
dispersa,e,in un certo senso,l’idea di scappare a Los Angeles c’è
stata. Invece
eccomi qua!
E’ stata dura. Non ho mai
scritto niente che implicasse Holmes – tranne una piccola raccolta mai
pubblicata su EFP – e tutto ciò che scrivevo mi faceva oibò.
Non che ora mi piaccia,ma è
il meglio che ho saputo fare xD
Spero di non avervi deluso
troppo..
Questo
capitolo sarebbe
dovuto essere più lungo,ma ho deciso di mantenermi sul breve e
conciso,per
iniziare le indagini dal prossimo.
Ringrazio
tutti coloro che
hanno recensito gli scorsi capitoli e coloro che
leggono,preferiscono,ricordano
e seguono.
Spero di ritrovarvi anche al
prossimo capitolo x)
Bye bye!
|
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Capitolo 4 *** Now we examine! ***
4. Now we examine!
POV di
Jude.
Basandosi
esclusivamente
sulla sua memoria visiva,Holmes – pardon,Sherlock,è riuscito a condurci
nel
luogo esatto in cui era situato l’edificio dove si trovava prima di
essere
sbalzato nel mio tempo.
E’ stato incredibile vedere
come riusciva a riconoscere una strada a così tanti anni di
distanza,senza il
minimo tentennamento! I problemi principali li ho incontrati
io,ovviamente,poiché
molte sono state chiuse al traffico o hanno un solo senso di marcia. Ma
sorvoliamo quest’inerzia.
La cosa che mi ha lasciato
veramente basito,comunque,è il fatto che quell’edificio esiste ancora!
Con gli
anni ha subito varie ristrutturazioni,ma è sempre quello. E’ stato reso
più
alto rispetto al progetto principale per renderlo agibile agli
uffici,ma ha
sempre quel fascino Ottocentesco che caratterizza i palazzi di
quell’epoca.
In
realtà mi sfugge il
perché siamo qui.
Sì,è il luogo del “misfatto”,ma
cosa pensa di trovarvi a distanza di tutti questi anni? Infondo non è
nemmeno
atterrato qui!
«
Sei molto famoso,Jude? »
Sobbalzo.
Sherlock mi
guarda,fermo sul marciapiede,in attesa di risposta,mentre io sono
completamente
imbambolato con lo sportello dell’auto aperto. Ero talmente preso dai
miei
pensieri da essermi totalmente estraniato da ciò che mi circonda. Questa cosa mi succede fin troppo spesso ultimamente.
«
Beh,si. Ma per lo più per
fama. Perché? »
Domando,raggiungendolo.
«
Quindi se ora noi entrassimo
non ti riconoscerebbero »
« Direi proprio di no… »
« Eccellente! »
Non
faccio in tempo a
chiedergli altre spiegazioni,che è già sparito all’interno della hall.
Gli corro dietro,con una
spiacevole sensazione nello stomaco e lo trovo a parlare amabilmente
con una
signora alla reception.
«
…Vede signorina,abbiamo
ricevuto una chiamata in cui ci veniva richiesto di fare dei controlli
alle
condutture del quinto piano »
Ma
che diavolo si sta
inventando??
«
Oh. Si,certamente. I
vostri nomi? »
« Kirk Lazarus e Milo Tindle*
»
Sgrano
gli occhi a tal punto
che mi sorprende che non mi escano fuori dalle orbite stile cartone
animato.
Apro la bocca più volte per dire
qualcosa,ma non ne esce
alcun suono.
«
Eccovi qui! » Esordisce
lei,indicando un punto del suo schermo. « Siete in anticipo.
L’appuntamento era
per le sei »
« Siamo dei tipi molto
professionali e tendiamo sempre a raggiungere prima i clienti »
Risponde
prontamente Holmes.
Non riesco a credere alle
mie orecchie! Dove li ha letti quei nomi?
Sbircio sopra la spalla di
Sherlock,finché non trovo quello che sto cercando.
Mi viene spontaneo
sorridere.
Ci viene indicato di
prendere l’ascensore** della parte ovest dell’edificio e così facciamo.
Come le porte si
chiudono,non riesco più a trattenermi.
«
Hai letto il post-it alle
sue spalle,non è vero? »
Si
volta a guardarmi,con gli
occhi che brillano.
«
Se con post-it intendi
quel foglietto giallo » Abbozza un sorriso. « Sì,è li che ho letto
dell’appuntamento. Sai sono sorpreso »
Si
volta completamente verso
di me.
«
E' la prima volta che mi
trovo a collaborare con qualcuno che riesce
a cogliere al volo i piccoli dettagli »
Avvampo.
«
Beh » Inizio,grattandomi
nervosamente il naso. « Leggo molti libri e guardo molti film. E poi…
Ho letto
tutte le tue avventure »
Sorride
appena,per poi
tornare a guardare le porte dell’ascensore.
«
Non lo trovi curioso? »
« Che cosa? »
« Che abbiano problemi
tecnici proprio al piano in cui vi era quella macchina? »
« Vorrai scherzare!? »
« Mai stato più serio »
Rimango
come imbambolato,la
bocca leggermente aperta. Non poteva trattarsi di una coincidenza.
«
Pensi che sia dovuto allo
spostamento temporale? »
« Non possiamo ancora dirlo
con certezza. E’ per questo che siamo qui. Ci servono indizi »
« Come faremo a trovare
degli indizi a così tanto tempo di distanza? »
« Cercandoli,ovviamente! »
Ovviamente…Ma
anche no!
Ci sono,quante? Zero virgola
zero zero zero zero e poi ancora zero un percento di probabilità di
trovare
qualche indizio?
Siamo realistici!
Anche se,se volessimo
proprio essere realistici,allora Sherlock Holmes adesso non si dovrebbe
trovare
in ascensore qui con me.
Magari ha ragione. Basta
cercare.
Sì. Ma che cosa?
Un
leggero scampanellio ci
avverte dell’arrivo al nostro piano.
«
Davvero interessante…E’
sorprendente come si sia evoluto il mondo »
Dice
alzando lo sguardo
verso il soffitto,con fare curioso.
E’ così bello quando si
meraviglia con così poco… No,no,Jude! Piantala!
Usciamo
dall’ascensore e ci ritroviamo
in un vasto spazio,completamente suddiviso in cubicoli di media
grandezza che
fungono da uffici.
«
Bene. E adesso? »
Sherlock
si illumina in
volto.
«
Adesso si esamina! »
Salve a tutti!
Scusate il ritardo
madornale,ma questa storia si è rivelata più complicata del previsto da
portare
avanti e,tra l’altro,questo capitolo mi fa particolarmente schifo e non
c’è
nemmeno tutto quello che avrei voluto metterci >.<
Ma dato che mi sono state
rinnovate delle minacce da una persona anonima – Ilaria1993
XD – ho deciso comunque di aggiornare,preferendo fare un
capitolo breve.
A voi dunque l’ardua
sentenza!
Delucidazioni:
*
Kirk Lazarus : ruolo di Robert
in Tropic Thunder.
Milo Tindle : ruolo di Jude in Sleuth –
Gli insospettabili.
** I
primi studi di
perfezionamento dell’ascensore – che aveva già un “antenato” nelle
miniere” –
risalgono al XIX secolo, mentre il primo sviluppo fondamentale che si
ebbe in
direzione dell'ascensore come oggi è conosciuto venne dato da un
inventore americano,
Elisha Otis nel 1853.
http://it.wikipedia.org/wiki/Ascensore
Adesso
devo proprio scappare!
Vi chiedo ancora perdono per
il ritardo e per il capitolo terribile >_>
Spero di non avervi deluso
troppo.
Alla
prossima – se vorrete
ancora leggerla XD
Baci!
|
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Capitolo 5 *** Computer. ***
5. Computer
POV di
Sherlock.
Curioso. Estremamente
curioso. Sembra quasi che le tubature siano state riempite con
qualcosa.
Picchio lievemente con le nocche sulle condutture,producendo nuovamente
un
suono ovattato. Esse dovrebbero generare un suono vuoto e sordo o
quanto meno
non così pieno. Cammino lentamente,osservando tutto con attenzione.
Passo una
mano sul muro e osservo la polvere sul pavimento.
Unisco le dita in un gesto
ormai automatico e mi volto verso il resto della stanza.
Per quanto
non conosca
l’abituale funzionalità e presenza di questa stanza,direi che tutto è
in ordine
e perfettamente al suo posto. Quegli oggetti che Jude ha chiamato
computer sono
posizionati tutti allo stesso modo,nello stesso punto di ciascuna
scrivania e
le sedie sono accuratamente accostate ad essa.
L’unica cosa che sembra aver
subito variazioni è l’impianto idraulico. Per quale motivo? Cosa lega
questo
fenomeno alla macchina del tempo di Rhyme? Se avessi avuto modo di
studiarla
prima di essere sbalzato qui,forse avrei in mano già la risposta.
Un
suono mi risveglia dai
miei pensieri. Watson ha spostato una sedia ed ora è sdraiato sul
pavimento.
No,non Watson. Jude.
Anche se hanno lo stesso cognome,trovo ingiusto rivolgermi
a lui come facevo con John.
Sono stato felice di sapere che qua è d’uso
chiamarsi per nome,così incorrerò in meno difficoltà. Cosa alquanto
ardua dato
che sono identici.
Caratterialmente
parlando,però,li ho trovati molto diversi. E anche per quanto riguarda
il modo
di approcciarsi agli altri.
Ho avuto anche modo di
notare che Jude tende spesso a esiliarsi dal mondo esterno. A perdersi
nelle
sue riflessioni. Mi domando a cosa pensi. Non riesco ad individuare il
filo dei
suoi pensieri,anche se ritengo che la chiave del mistero sia Robert…
Scuoto leggermente la testa.
Non mi pare il momento di fare elucubrazioni su di lui adesso. Devo
trovare un
modo per tornare a casa. Dal mio
Watson.
POV di Jude.
Prendo la scatoletta delle
Polo e ne metto due in bocca. Infilo le mani in tasca,senza saper bene
da dove
iniziare.
Sono sempre stato un grande appassionato di romanzi e serie
polizieschi,ma
adesso,che potrei mettere in pratica qualche metodo alle Gil Grissom*
,non so
proprio cosa fare.
Holmes,dal canto suo,sta
osservando minuziosamente tutto ciò che si trova in prossimità
dell’impianto
idraulico,cercando qualcosa che a me sfugge.
Poso
lo sguardo sui computer
che mi circondano. Probabilmente dovrei controllare che sia tutto
apposto. Lui
non è certamente in grado di stabilire se qualcosa ha subito delle
alterazioni.
Oddio,che pensiero orribile!
Sherlock Holmes che non riesce ad arrivare ad una conclusione!
Beh,data la situazione è più
che capibile. Ma solo il pensiero che ci una possibilità che possa
fallire in
un’indagine mi deprime. Ho sempre stimato enormemente John Watson,ma
Holmes è
tutt’altra cosa. Lui è il primo vero
detective della storia,colui che ha dato le basi utili
dell’investigazione. Ed
io lo ammiro. E’ il mio eroe.
Robert
mi ha sempre
sbeffeggiato al riguardo. Sostiene che,nonostante le sue doti
intellettive,fosse un uomo come tanti,con vizi e difetti,e non capisce
come sia
possibile che ancora oggi ci siano persone che lo venerino a tal punto.
Stupido troglodita che
non capisce niente.
Ormai ho perso le speranze
di fargli capire l’importanza che ha avuto il suo trisavolo per la
società. E’
così ottuso!
Controllo
ogni cavo e
circuito,per assicurarmi che non si sia bruciato qualcosa. Niente.
Mentre mi rialzo da dietro
un computer,vedo,con la coda dell’occhio,brillare qualcosa sotto la
scrivania.
Sposto la sedia,facendola strusciare rumorosamente,e mi metto a
carponi. Focalizzo
l’oggetto in questione ed allungo una mano per prenderlo. Lo tengo tra
pollice
e indice e lo guardo con attenzione. Assomiglia ad un bullone.
«
Holmes »
Mi
alzo,aiutandomi col
sostegno della scrivania,schiacciando involontariamente la tastiera con
le dita.
Improvvisamente,il suono dei computer che si avviano riempie la stanza.
Tutti
gli schermi si accendono contemporaneamente,mostrando una serie di
codici senza
senso.
«
Deduco dalla tua reazione
che non debbano funzionare così »
Sobbalzo
leggermente al
suono della voce di Holmes,che mi ha raggiunto. Devo avere
un’espressione
alquanto sconvolta.
«
No. Assolutamente »
Guardo
lo schermo,sempre più
confuso,fino a quando il video si oscura e inizia a riempirsi di una
sola unica
frase che si staglia bianco su nero. Sento Sherlock irrigidirsi al mio
fianco,mentre io non riesco a credere a quello che vedo.
“Goodbye
Mr. Holmes”
*si guarda
intorno con aria
incredula*
Oh mio dio! Sto
veramente
già aggiornando?! O.o
Non ci credo nemmeno io! xD
Anche se è estremamente
breve,ma va boh.
Grazie a chi
legge,segue,recensisce.
E soprattutto a chi ha la
pazienza di aspettare i miei aggiornamenti u.u
Delucidazioni:
* Gil
Grissom è stato il
capo della squadra della scientifica di CSI dalla prima alla nona
stagione.
|
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Capitolo 6 *** Switch and interruptions. ***
6. switch and interruptions.
POV di Jude.
E’
assolutamente
impossibile.
Come può comunicare con noi
in questa maniera?
Dovrebbe essere in qualche modo
a conoscenza delle nostre tecnologie.
Ma questo è impossibile!
Dei rumori
mi riscuotono dai
miei pensieri.
Provengono dall’entrata.
Qualcuno deve aver chiamato l’ascensore…
I veri tecnici!
Cazzo! Non devono trovarci
qui!
Mi volto nervosamente,cercando
con lo sguardo una via di fuga,fino a che non scorgo una porta che da
sulle
scale antincendio.
«
Vieni! »
Prendo
Holmes per mano e lo
conduco velocemente verso l’uscita.
Vi è un cartello che segnala la presenza di
un allarme,ma non è il momento di soffermarsi su certi dettagli.
E’ molto
peggio se ci beccano con le mani nel sacco.
Spingo la maniglia
antipanico e tiro un sospiro di sollievo nel constatare che l’allarme
non
suona.
Faccio uscire
Sherlock,spingendolo con foga e guadagnandomi uno sguardo di disappunto.
Sono già con un piede
fuori,quando mi rendo conto che se vedono gli schermi ricondurranno
immediatamente la cosa a Robert.
Questo non deve assolutamente accadere.
Torno indietro di corsa.
«
Che cosa fai? »
Mi
chiede con tono greve
Sherlock,tenendo aperta la porta.
«
Scendi le scale! Io devo
prima fare una cosa »
« Non credere di potermi
dare ordini »
« Non mi pare il momento
adatto per discuterne! »
Guardo
verso l’ascensore.
«
Ascolta,devo assolutamente
disattivare tutti questi computer. Vai avanti,io ti raggiungo subito »
Senza
aspettare risposta,mi
lancio alla ricerca dell’interruttore generale del piano.
In questi nuovi
edifici hanno installato ad ogni livello un generatore autonomo di
elettricità,per il risparmio energetico.
Il problema è che io qua non
lo trovo!!
Cazzo,cazzo!
Non posso staccare i pc uno
ad uno e poi scappare!
Torno a guardare verso
l’ascensore. E’ quasi arrivato.
Sono fottuto.
Improvvisamente vi è un calo
di tensione e tutti i computer si spengono.
Gesù ti ringrazio!
«
Jude! »
Mi
volto di scatto.
Sherlock è sempre sulla
porta,che mi aspetta.
«
Andiamo! »
Corro
verso di lui ed
usciamo,chiudendoci la porta alle spalle.
*
« E’ buffo come tirare giù
una leva possa creare così danni »
E’
stato lui. E’ stato
Holmes a trovare il generatore e a spegnere i computer,nonostante non
sapesse
cosa stavo cercando.
«
Già. Davvero incredibile »
E’
indiscutibile: lui è un
genio!
Dopo questo episodio non
permetterò mai più a Robert di parlarne male!
Ora che ci penso…Ne parlerò
a Bob di tutta questa faccenda?
Se lo facessi mi prenderebbe
per matto!
Direbbe: A forza di leggere quelle stronzate ti dei
fottuto il cervello.
E a quel punto io lo
pesterei al sangue.
Sì,ci vogliamo molto bene.
Ma come diceva sempre mia
madre E’ tutto amor che cresce.
Abbiamo sempre avuto un modo
strano di dimostrarci affetto.
Lui dice di odiarmi ed io lo
picchio. Sempre stato così.
Ma in realtà ci siamo sempre
voluti bene.
Nonostante la differenza di
età siamo cresciuti insieme. E non ci
siamo mai separati.
Siamo sempre stati l’uno il
sostegno dell’altro,in ogni cosa.
Che fosse lavoro,soldi,famiglia,fidanzata
era
irrilevante.
Anche nelle situazioni
peggiori non ci siamo mai abbandonati.
In questi ultimi
anni,però,qualcosa è cambiato.
Più precisamente,qualcosa è cambiato in me…
« Che cos’è quello? »
Scuoto
leggermente la testa
e mi sporgo per vedere oltre il parabrezza cosa mi sta indicando.
E’ un
cartellone dalle dimensioni gigantesche,dove si
pubblicizza la lotta all’omofobia…L’omofobia???
Ingoio a vuoto.
«
Emm…Quello… »
« Non si viene puniti di
sodomia in questo tempo? »
« N- no. Anzi. Anche se in
alcuni Paesi non è così. Ed anche dove l’omosessualità è riconosciuta e
accettata,alcune persone hanno comportamenti violenti verso i gay »
« Comunque nel complesso non
viene punita »
« No,esattamente »
Mi
pare di scorgere una
scintilla di soddisfazione nel suo sguardo. Ma è solo un attimo.
«
Perché ti interessa
saperlo? »
Chiedo
con finta non curanza,ripartendo
allo scattare del verde .
«
Mi compiacevo solamente di
come la nostra società si sia evoluta anche da questo punto di vista »
« Mmh »
Certo
che ha sempre la
battuta pronta lui!
Ma di che mi stupisco? E’
Sherlock Holmes!
Ho dimenticato di dirvi che
ci stiamo nuovamente dirigendo a casa. Per essere il primo giorno di
ricerche
ho rischiato anche troppo.
Devo ancora abituarmi
all’idea di poter finire in galera per queste investigazioni…Un
momento. Io
mica c’avevo pensato a questo!!
POV di Sherlock.
E’
stato assai semplice
capire cosa stava cercando.
Non faceva altro che
gesticolare ed imprecare riguardo una leva.
Non se ne è nemmeno reso conto.
Anche se cerca di non darlo
a vedere,mi sono perfettamente accorto che è rimasto sorpreso che sia
riuscito
a trovare l’interruttore prima di lui.
Questo mi compiace,dato che
questo ragazzo è molto sveglio e sembra saperla lunga sulle tecniche
dell’osservazione.
Anche se è passato più volte davanti a ciò che cercava senza
vederlo.
Adesso
stiamo tornando al
suo alloggio.
Jude è di nuovo perso nei
suoi pensieri.
Chi sa se è a conoscenza del
fatto che cambia espressione ogni qualvolta riflette su qualcosa.
Ad esempio,adesso si è fatto
terribilmente serio. Le sopracciglia sono leggermente corrucciate e la
mandibola è rigida.
Evidentemente qualcosa lo
preoccupa.
Distolgo lo sguardo da lui
per concentrarlo fuori dal finestrino.
Non riesco a fare ancora a meno di
sorprendermi nel vedere come si è
trasformata Londra.
Jude si ferma ad un semaforo
e la mia attenzione viene attirata da un’enorme fotografia.
Vi è rappresentata
una coppia di uomini che stanno appoggiati guancia a guancia e si
tengono per
mano. Sotto all’immagine si staglia la frase “No all’omofobia”.
No all’omofobia? Questo
vorrebbe dire che in questo secolo non si viene condannati ai lavori
forzati
per sodomia?
Guardo velocemente il
semaforo,per poi voltarmi verso Jude.
«
Che cos’è quello? »
Scuote
leggermente la
testa,ridestandosi dai suoi pensieri,e si sporge appena,per vedere cosa
gli sto
indicando.
Quando inquadra l’oggetto del mio interesse,sgrana leggermente gli
occhi ed ingoia a vuoto.
«
Emm…Quello… »
« Non si viene puniti di
sodomia in questo tempo? »
Incalzo.
«
N- no. Anzi. Anche se in
alcuni Paesi non è così. Ed anche dove l’omosessualità è riconosciuta e
accettata,alcune persone hanno comportamenti violenti verso i gay »
« Comunque nel complesso non
viene punita »
« No,esattamente »
Incredibile!
Tutto ciò è
splendido! Qui le persone possono amarsi senza bisogno di nascondersi!
«
Perché ti interessa
saperlo? »
Domanda,cercando
di
nascondere la sua curiosità.
«
Mi compiacevo solamente di
come la nostra società si sia evoluta anche da questo punto di vista »
Ed
è vero. Non gli sto
mentendo.
Ma eviterei di dirgli che è
legato ad un fatto personale.
«
Mmh »
Non
l’ho convinto. Poco
male.
Per quanto sia in gamba,non credo che sia veramente in grado di capire
a
cosa sto pensando osservandomi.
Dal canto mio,invece,posso continuare a
supporre che i suoi pensieri e le sue preoccupazioni ruotino tutte
intorno a
Robert.
E’ possibile che ci troviamo
entrambi ingabbiati nello stesso problema?
*
POV di Jude.
«
Per concludere » Apro la
porta della mia camera. « Tu dormirai qui »
Gli
ho mostrato tutta la
casa,facendogli vedere le funzioni base della televisione,dello
stereo,del
frigorifero e dei fornelli,per evitare che cerchi di scoprirlo da solo
mentre
sono al lavoro.
Vorrei preservare
l’integrità dell’appartamento fino – ed oltre – al ritorno di Robert.
«
Questa è la tua stanza »
Afferma,guardando
all’interno.
«
Sì lo è »
« E tu dove dormirai,di
grazia? »
« In camera di Bob »
« Mh »
Riflette.
« Non credi
che sia meglio il contrario? »
« No, non lo credo… »
…Perché
così sono sicuro che
non toccherà niente di suo a parte i vestiti.
«
Guarda che non lo farei »
« Pft,certo. Con la tua
curios- »
Mi
blocco.
Lui sorride,chiaramente
soddisfatto.
«
Come…? »
« “Come” cosa? »
« Come hai detto! »
« Ho detto che non lo farei »
« Non faresti cosa? »
« Esattamente quello che hai
pensato »
« E cosa avrei pensato?? »
« Che potrei
toccare,spostare o danneggiare qualcosa di mio nipote »
Sono
shockato.
No,shockato è troppo
riduttivo,ma non credo esista termine che renda l’idea del mio stato
attuale.
«
Come diavolo hai fatto? »
« Fatto cosa? »
Sorride
sornione.
«
Lo sai benissimo! »
« Non so davvero di cosa
stai parlando »
Torna
in sala,lasciandomi da
solo di fronte alla porta della stanza.
Sarà anche il più grande
detective mai esistito,ma è davvero snervante!
Ora capisco da chi ha preso
Robert…
Entro
in sala e lo trovo
seduto sul divano. Le mani unite ed un espressione pensierosa sul volto.
«
Prima che si
accendessero…i computer »
Chiude
gli occhi un
attimo,per poi puntarli su di me.
«
Mi era parso che avessi
trovato qualcosa »
Cazzo
è vero!
Me ne sono completamente
dimenticato!
«
Oh! Sì,è così! »
Nella
furia ho infilato
quella specie di bullone nella tasca destra dei jeans.
Cerco di tirarlo fuori,con
insuccesso.
Lo sento tra le dita,ma non
sembra essere intenzionato ad uscire!
Sto iniziando ad
innervosirmi! Anche perché sto facendo la figura del deficiente davanti
a
Sherlock!
Avanti bel bulloncino…Vieni
da papà…
Tiro
con più forza ed il
bullone schizza via,rimbalzando più volte sul pavimento.
Vengo preso dal panico.
Holmes si alza di
scatto,probabilmente temendo che un incompetente come me possa fargli
perdere
l’unica prova utile – se di questo si tratta.
Mi
guardo intorno,sperando
di ritrovarlo in fretta.
Eccolo lì! Vicino al divano!
Brutto oggettucolo da
strapazzo!
Mi chino per prenderlo,nello
stesso momento in cui lo fa Sherlock.
Rimaniamo
immobili,uno di
fronte all’altro,le mani tese verso il pavimento.
Alzo lo sguardo e trovo il
suo a solo qualche centimetro di distanza.
Mi sento avvampare.
I suoi occhi…Sono identici a
quelli di Robert…In ogni sfumatura…
Sono tremendamente belli…
Sbatte
le palpebre un paio
di volte,interrompendo il contatto visivo,e rischiara la voce,prendendo
il
bullone ed alzandosi.
Mi raddrizzo
anch’io,guardandolo spaesato.
Si può sapere cosa accidenti
mi prende?!?!
«
Che forma singolare »
Osserva
l’oggetto
con assoluta attenzione.
«
Non ho mai visto niente di
simile. Non sempre di manifattura inglese. E pare essere stato fatto
con una
lega particolare... Certamente non è stato fabbricato nel mio tempo»
« Il fatto è che nemmeno io
ho mai visto una cosa del genere »
Intervengo.
«
Non esistono bulloni di
questo genere qui »
« Questo perché non è un
bullone »
« E allora che cos’è? »
« Non lo so. Ma intendo
scoprirlo »
Si
volta verso di me,tremendamente serio.
«
Ci troviamo di fronte ad un
caso che va altamente oltre le nostre conoscenze »
A discapito di
quello che
possiate pensare…sono sempre viva!! xD
Mi scuso ancora una volta
per l’attesa u.u
Grazie
a chi ha la pazienza
di aspettarmi e a chi recensisce!
Delucidazioni.
-
Nel
1870 l'accoppiamento
della
dinamo alla turbina idraulica diede avvio alla produzione commerciale
di
energia elettrica. La prima centrale termoelettrica venne invece
impiantata in
Pearl street a New York nel 1882 per rifornire la prima rete di
illuminazione
pubblica.
-
Sembra
che il
primo esempio di segnaletica riconducibile al semaforo odierno risalga
al 10
dicembre 1868 quando a Londra fu installato un segnale, derivato da
quelli
ferroviari del tempo, inventato a Nottingham da J.P.Knight, con
indicazioni
tramite cartelli e illuminazione durante l'uso notturno. Il primo
semaforo
moderno è stato invece progettato negli USA e messo in funzione nel 1914 a Cleveland;
era anche
questo mutuato dai segnali ferroviari e composto di 2 sole luci, rossa
e verde.
Per avere i primi esempi di semaforo a 3 luci bisognerà attenderne
l'installazione alcuni anni più tardi, nel 1920 a New York.
|
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Capitolo 7 *** The art of deduction. ***
___
Salve
a tutti.
Non sapete quanto sono mortificata per non aver
più
aggiornato questa storia, ma dovete sapere che mi sono trovata molto in
difficoltà. Oltre ad avere avuto un blocco non indifferente,
nel corso di
questo periodo ho mutato il mio stile di scrittura –
prevalentemente in terza
persona – e non mi riusciva più portare avanti il
racconto con quello con cui
l’ho iniziata. Ho deciso, comunque, di tentare di terminarla,
utilizzando lo
stile attuale e modificando un po’ l’impostazione
della pagina – dimensione
font, paragrafi, ecc.
Spero che sia di vostro gradimento e di riuscire a
farmi perdonare.
Buona lettura.
___
7. The art of deduction.
“Santo
cielo! Non è possibile che non sia riuscito ancora a
comprendere che l’assassino è il figlio!
E’ così lampante che anche Lestrade se
ne accorgerebbe!”
Trattengo a stento un sorriso. Per riempire l’imbarazzante
silenzio che si era venuto a formare tra noi dopo la breve discussione
sullo pseudo - bullone, ho deciso
di spiegare a
Sherlock alla meglio cos’è una serie televisiva e
come funziona il televisore,
per evitare brutti incidenti causati dalla sua celebre
curiosità. Tutto ciò che
ne è seguito è stato esilarante. Vedere Sherlock
Holmes stizzirsi per la
presunta iniziale incompetenza dei protagonisti delle serie di Fox
Crime è una
cosa che andrebbe pagata oro, credetemi. Confesso, anche, di non
riuscire a
staccargli gli occhi di dosso. So di averlo già detto fin
troppe volte, ma la
somiglianza tra lui e Robert mi spiazza. Hanno gli stessi connotati, le
stesse
espressioni e la stessa risata. E’ da quando ci siamo seduti
sul divano che
cerco di scovare qualche differenza, ma fallisco sempre miseramente.
“Hai intenzione di seguitare ancora a lungo?” Mi
domanda
d’un tratto, senza staccare gli occhi dallo schermo.
Arrossisco leggermente e sorrido. Se ne è accorto. Poteva
essere altrimenti?
“Ti riferisci al mio vano tentativo di cercare differenze
tra Rob e te?”
“Cos’altro, altrimenti?” Già,
cos’altro?
“Ebbene, non ho intenzione di arrendermi.”
“Ammiro la tua tenacia, ma dubito che raggiungerai mai alcun
risultato.” Si volta verso di me. “Le uniche cose
che ti contraddistinguono da
John Hamish Watson sono l’assenza di baffi e il carattere.
E’ possibile quindi
supporre che le uniche cose che mi contraddistinguono dal tuo amico
siano il
taglio di capelli e il carattere.”
Lo guardo per un attimo, leggermente perplesso.
“Perché mai
dovremmo avere entrambi un solo elemento fisico differente da voi
altri? Tutto
ciò non ha senso.”
“Se c’è una cosa a non avere alcun senso
è che il nipote di
mio fratello sia identico a me.”
Sorrido. “Non ti è mai passato per la mente
neanche un
istante che potesse essere tuo nipote diretto?”
Mi guarda come si guarderebbe un bambino che non sa ciò che
dice. “Jude, per favore, non insultare la tua
intelligenza.” Si volta verso lo
schermo. “Sai perfettamente cosa ne penso dei sentimenti e
dell’unione
coniugale.”
“Nessuno ha mai parlato di sentimenti o matrimonio.”
“Allora permettimi di sottolineare che neanche l’unione carnale è di mio
interesse.”
Preme sulle parole con enfasi, per sottolinearne il concetto. Io resto
in
silenzio, continuando a guardarlo, leggermente imbarazzato dalla piega
che ha
preso il discorso. Come ci sono finito a parlare di sesso con lui?!
“Beh… In ogni caso è vero, la cosa
è molto insolita. Anche
se bisogna dire che il tuo sangue scorre ugualmente nelle sue
vene.”
“Per fortuna! Immagina se assomigliasse a Mycroft! Povero
nipote!”
Scoppio a ridere, incapace dal trattenermi, e lui fa
altrettanto. Mi osserva per un attimo prima di continuare:
“Tuo nonno, invece…
Lui si è risposato.”
Annuisco e per un istante mi pare di scorgere della
delusione nei suoi occhi.
“E’ sempre stato un latin lover e un ottimo
partito. La cosa
non mi sorprende.”
“Già, dicono che lo fosse.”
Il silenzio ci avvolge nuovamente, come una cappa di fumo.
Mi mordo le labbra e muovo lo sguardo sul televisore, sentendomi a
disagio. E’
risaputo che il detective fosse molto affezionato a mio nonno e che era
arrivato addirittura a cercare di sabotare il suo primo matrimonio
più volte
pur di farlo rimanere al suo fianco, a Baker Street. Per questo motivo
mi sento
quasi in colpa per avergli dovuto rivelare che in un suo prossimo
futuro se ne
andrà nuovamente, abbandonandolo per la seconda volta. Se si
trattasse di
Robert e me, probabilmente non so come reagirei…
“Non sentirti in colpa. In fondo la tua esistenza
già di per
sé mi aveva rivelato quello che mi aspetta in
futuro.” Lo
guardo nuovamente, incontrando i suoi
occhi. “E tutto questo mi aiuterà ad accettare la
cosa con più facilità…” Si
interrompe improvvisamente, probabilmente per essersi reso conto di
aver
parlato troppo. Si schiarisce la voce. “Hai per caso del
tabacco?”
*
“Come
ti appare la nuova Londra?”
Ci troviamo in un locale, seduti uno di fronte all’altro.
Non ho avuto cuore a costringerlo nel mio appartamento, anche
perché io sono
uno molto alla buona e quando cucino non mi esibisco in
chissà quali piatti elaborati.
Non posso permettermi di portarlo tutte le volte a mangiar fuori - non
certo
per un motivo di soldi -, ma come prima sera in quest’epoca
non mi sembrava il
caso di traumatizzarlo con la mia cucina.
“Affascinante.” Risponde. “Ed intrigante,
azzarderei. Ci
sono così tante cose che non conosco, tante cose che sono
mutate.”
“Posso immaginarlo.” In verità mi
sorprende la tranquillità
con cui sta affrontando tutto questo. Voglio dire… Da quando
è entrato nel mio
ufficio non ho notato il minimo senso di turbamento o smarrimento nel
suo
comportamento. Non che io mi sia sorpreso più di tanto nel
trovarmelo davanti,
in effetti. Ma io sono cresciuto nell’epoca della televisione
e di Doctor Who,
per la miseria! Suppongo di essere stato completamente desensibilizzato
a
questo genere di cose, ma lui…
“Pensi che mi sarei dovuto lasciare prendere dal
panico?”
Rimango un attimo interdetto dal suo intervento, per poi
sorridere. “No, no, assolutamente… Però
ti prego, ora devi dirmi cosa mi ha
tradito.”
Mi sorride a sua volta, con una sfumatura di divertimento
negli occhi. “Prova a dirmelo tu.”
“E come potrei?”
“Hai una spiccata predisposizione alla deduzione - anche se
non certo ai livelli del sottoscritto – e sono certo che se
ti applichi puoi
arrivarci da solo. Anche se ammetto che avvolte la cosa più
difficile da fare è
conoscere affondo proprio sé stessi.”
Oddio, messo alla prova in questo modo da Sherlock Holmes? E
poi uno non deve sentirsi sotto pressione! Inizio a riflettere,
rimuginando
sulle sue parole e sulla piega che avevano preso i miei pensieri
precedentemente. Forse se non avessi deciso di fargli indossare quel
maledetto
maglioncino color malva, che disgraziatamente sta tanto bene a lui
quanto lo
sta a Robert, riuscirei a concentrarmi meglio su quello che sto facendo.
“Quello che ho indosso non ti aiuterà ad
arrivarci.” Ecco,
appunto.
“Lo so, lo so!” Dico un po’ spazientito,
più con me stesso e
il mio comportamento che con lui, e continuo a pensare. A un certo
punto
sospiro e alzo le mani in segno di resa.
“Mi arrendo! Non ho veramente idea di quali gesti io compia
inconsciamente mentre sto pensando.”
Lui, come era ovvio avrebbe fatto, stira le labbra con mal
celato divertimento. “In realtà è al
quanto elementare. Mi stavi osservando con
preoccupazione, per poi sollevare un sopracciglio e trattenere un
sorriso.
Ovviamente ti stavi chiedendo come
io
potessi essere così calmo di fronte a una situazione come
quella in cui ci
troviamo e poi ti sei ritrovato a pensare che anche tu hai appreso la
cosa
molto bene. Da qui il tuo cipiglio divertito.”
“Sembra molto stupido detto così. Anche il mio
comportamento, intendo. Soprattutto il mio
comportamento…”
“Non è più stupido di quanto non lo sia
quello di molti
altri uomini più stolti.”
“In ogni caso avrei potuto arrivarci. Era veramente
elementare… Con questo non
voglio dire che le tue deduzioni non siano ammirevoli anche in questo
caso!
Però hai proprio ragione quando dici che le persone non
osservano con
attenzione. Probabilmente la mia mancanza è stata dovuta
proprio al fatto che
io non posso osservarmi.” Ridacchio. “E a quanto
pare non mi conosco davvero
abbastanza.” Il che è preoccupante.
“Quasi nessuno si rende conto dei gesti che compie o delle
espressioni che mutano il viso quando pensano a qualcosa in
particolare. Non
farne una mancanza. Credimi se ti dico che con un po’ di
impegno riusciresti a
diventare bravo anche in questo.”
Arrossisco e sento il cuore gonfiarsi nel petto per
l’orgoglio e la gioia. Ricevere dei complimenti del genere da
lui è qualcosa di
assolutamente
insperato e sconvolgente. Senza contare che teoricamente le nostre
strade non
avrebbero mai dovuto incrociarsi e questo la rende una cosa ancor
più
meravigliosa. Deve cogliere nuovamente i miei pensieri,
perché si mette a
ridere leggermente.
“Ti stai montando la testa, Jude Watson?”
Sorrido stupidamente. “E’ probabile,
sì.” Ammetto. “Ma
converrai con me che è una cosa più unica che
rara ricevere dei complimenti da
te.”
“Sì, non posso smentire.”
Un cameriere ci porta le nostre ordinazioni e incominciamo a
mangiare. Mi costerna ammettere che quel maglioncino continua a
distrarmi. Ma
fortunatamente Sherlock non si prende la briga di farmelo notare
nuovamente.
“Che lavoro svolge mio nipote?” Domanda a un
tratto, dopo
lunghi minuti di silenzio.
“E’ uno scopritore di talenti e dirige una casa
discografica
– ricordi la musica sui cd? Per questo motivo viaggia
molto.”
Aggrotta leggermente le sopracciglia. “E’ una
persona
famosa?”
“Tranquillo, anche lui lo è solo di fama. Se ci
fosse stata
anche solo una possibilità che quella della reception ti
scambiasse per lui ti
avrei placcato all’entrata.” Rispondo sorridendo e
lui solleva leggermente gli
angoli della bocca.
“Questa volta sei stato tu a capire quello che stavo
pensando.”
“Più che altro mi è chiaro il tuo
intento di non dare
nell’occhio.” Sminuisco la cosa.
“Naturalmente non sarebbe una cosa simpatica per il tuo
amico se si trovasse nei guai a causa mia. Sarai d’accordo
con me, immagino.”
“D’accordissimo.”
“In che rapporti siete?”
Il boccone di carne che stavo ingoiando mi va di traverso e
inizio a tossire.
“C-Come?”
“Nella foto che ho visto apparite molto amici. Lo dimostra
in primo luogo che abbiate fatto un lungo viaggio fuori dal Paese
insieme.”
Cerco di ricompormi. “Sì. Sì, siamo
molto amici.” Bevo un
sorso di vino per aggiustare la gola. “Ci conosciamo da
sempre e abbiamo ottimi
rapporti… Beh, in realtà litighiamo sempre, ma
per noi è semplice
manifestazione d’affetto.” Accenno una risata, ma
essa esce più nervosa di
quanto avrei voluto. “Perché me lo
chiedi?” Butto lì, sperando di riuscire a
trovare una scappatoia.
“Cercavo una qualche somiglianza tra le due
situazioni.”
Risponde con semplicità, osservando il proprio piatto e
continuando a mangiare,
naturalmente riferendosi al rapporto mio e di Robert e a quello tra lui
e John
Watson. “In entrambi i casi ci troviamo di fronte a una
coppia di coinquilini.
Voi, però, vi conoscevate già da tempo e avete
deciso di comune accordo di
andare a vivere insieme, nonostante la casa sia di tua sola
proprietà. Condividete
tutto, tranne gli oggetti che hanno luogo nelle vostre stanze
– ho motivo di
credere ché mio nipote non apprezzi che vengano toccate le
sue cose personali
o, per essere più precisi, che si frughi tra di esse. Dato
che te lo stai
chiedendo, è praticamente lampante che tutta la mobilia sia
di tua proprietà –
il gusto è inequivocabile – ragion per cui
l’appartamento non può essere che
tuo. L’idea che mi sono fatto è che Robert stesse
cercando un luogo dove poter
soggiornare durante il suo periodo a Londra senza dover necessariamente
lasciare il luogo abbandonato a sé stesso durante la sua
assenza. Indi per cui
la tua proposta di venire a vivere con te. E’ decisamente una
situazione
diversa dalla mia e del dottore...”
Sono rimasto di stucco: le labbra involontariamente tenute
socchiuse, gli occhi sgranati e le mani bloccate nel gesto di
riprendere a
tagliare la fetta di carne. Boccheggio un paio di volte prima di
lasciarmi
sfuggire un “Meraviglioso.” che ha un
ché di patetico e imbarazzante. Holmes alza
lo sguardo su di me ed è visibilmente compiaciuto dalla mia
reazione.
“Non è stato niente
d’eccezionale.”
“Senza offesa, ma nemmeno un bambino crederebbe che tu sia
convinto di tale affermazione!”
Scoppia a ridere. “Jude, tu sei in assoluto la persona
più
singolare che abbia mai conosciuto.”
Arrossisco leggermente. “Lo prendo come un
complimento.”
“Voleva esserlo.”
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