The soul's deductions.

di Haibara Stark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The time machine. ***
Capitolo 2: *** Meeting from the past. ***
Capitolo 3: *** I infer that he's a Holmes. ***
Capitolo 4: *** Now we examine! ***
Capitolo 5: *** Computer. ***
Capitolo 6: *** Switch and interruptions. ***
Capitolo 7: *** The art of deduction. ***



Capitolo 1
*** The time machine. ***


The soul’s deductions

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1. The time machine

 

 


Corriamo su per le scale a perdifiato.
Ormai l’ho in pugno! Non può più sfuggirmi!

Quando entro nella stanza,seguito da Watson,la scena che mi si presenta davanti è inverosimile.
Rhyme * è li che ci aspetta,sostando accanto ad un macchinario maestoso.
Mi soffermerei ad ammirarlo,se non avessi così fretta di arrestare quel losco individuo.
Sorride,maligno,mentre i suoi occhi luccicano di follia.

« Sherlock Holmes! Quale onore »

Apre le braccia con fare teatrale.

« Mi dica: cosa ne pensa del mio gioiellino? Uno spettacolo,non trova? »
« Oh,si,è certamente una cosa notevole. Ma temo,che qualunque cosa sia,non potrà usarla »

La curiosità mi uccide. Ma il tempo stringe.
Ed avrò tutto il tempo di studiare quel marchingegno più tardi.

« Ne è proprio sicuro,Holmes? »

Corrugo la fronte.
Dove vuole arrivare?

« Se dovessi fare un viaggio…dove ti piacerebbe andare? ** »

Non riesco neanche ad avere il tempo di interpretare ciò che ha detto,che si è già lanciato,fulmineo,verso la macchina.
Faccio per fermarlo,ma,nel mentre,tira una leva posta sul fianco sinistro di quell’affare e un raggio di luce fortissimo mi colpisce in pieno petto.

Non sento dolore.
In compenso non sento più neanche la terra sotto i piedi!

« Holmes! »

In lontananza,odo Watson gridare il mio nome e Rhyme ridere di me.
Poi nulla.
Le tenebre calano su di me e provo una strana compressione in tutto il corpo.

Improvvisamente l’impatto.

Apro gli occhi,che avevo inconsciamente chiuso,mentre sento l’asfalto premere sulla pelle del volto.
Sono sdraiato a pancia in giù,in quella che pare una strada non troppo affollata.
Mi punto faticosamente sulle mani,tirando su il busto,per cercare di capire dove mi trovo.
I pochi passanti mi guardano straniti,pensando certamente che sono un disgraziato.
Ma ciò che mi sorprende non sono le loro espressioni – probabilmente avrei pensato la stessa cosa vedendomi in questo stato – quanto più i loro abiti.

Mi metto in piedi,giusto il tempo di vedere sfrecciare in strada quella che è di certo un’automobile,anche se non somiglia neanche lontanamente a quelle cui sono abituato.
Faccio un giro su me stesso,osservando attentamente quanto più possibile.
Poi mi incammino per la via - non passando inosservato - indirizzandomi verso Baker Street.

Il luogo in cui sono atterrato non è troppo lontano e,in un batter d’occhio,la raggiungo,notando con stupore quanto sia diversa da come la ricordo.
Ormai sono abbastanza certo di non trovarmi più nel diciannovesimo secolo.

Rimango piacevolmente sorpreso quando sopraggiungo al numero 221b.
A caratteri rossi e gialli,posti su sfondo verde,spicca l’insegna The Sherlock Holmes Museum.
Sorrido,mentre l’orgoglio mi riempie il petto.

Faccio per entrare,ma un uomo,di circa trent’anni,mi ferma,dicendomi che devo pagare il biglietto.

« Scusi la mia mancanza »

Esordo.

« Sa dirmi chi è il padrone di questo luogo? »
« Ma il signor Watson naturalmente! »

Mi risponde lui incredulo e con una punta di superiorità nella voce.

« Dove posso trovarlo? »

 

 

*

 

« Desidera? »

In Regent Street.
Ecco dove mi trovo.
Più precisamente nella hall di quello che mi è stato segnalato come lo studio del signor Watson.
A parlare è un’adorabile signorina,dai capelli color mogano,che non ha accennato a staccare lo sguardo da quella strana – ed affascinantissima - scatola luminosa posta sulla sua scrivania.

« Desidererei parlare col signor Watson,se possibile »

Appena sente la mia voce,pianta lo sguardo su di me,quasi sconvolta.

« Signor Holmes! »

Scatta in piedi.

« Mi perdoni!Non pensavo…non credevo…l’aspettavamo fra un mese… »

Rimango interdetto.
Questa ragazza pare conoscermi,ma ciò non è possibile.
Anche se avesse visto qualche documentazione fotografica - cosa alquanto improbabile - non avrebbe certo reagito in questo modo. Probabilmente sarebbe svenuta.

L’aspettavamo tra un mese.

« Aspetti qui. Vado ad annunciarla al capo »

Detto questo,si diresse velocemente verso una porta a vetri su cui spiccava,nera,la scritta J. H. Watson.

 

 

 

 

 

Bene... Ho deciso di suicidarmi XD
La verità è che questa storia era stata accontonata perché avevo attiva un'altra fanfiction e poi è stata letteralmente surclassata da Bloody Love XD
Bello vero? Eh si,la vita da fanfiction è dura ù___u
Non fateci caso,sono l'una e trenta di notte...

Dato che non ho mai pubblicato nulla in questo fandom,volevo sapere se valga la pena continuarla o no..Anche se il primo capitolo non rende bene l'idea che ho in mente...

Comunque....

 
* Lincoln Rhyme è il protagonista di una serie di romanzi di Jeffery Deaver,ad esempio Il collezionista di ossa,che sullo schermo è interpretato da Denzel Washington.

** Frase tipica di Orso Bartholomew,personaggio di One Piece.

Fatemi sapere che ne pensate..

Baci! <3



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Capitolo 2
*** Meeting from the past. ***


2. Meeting from the past

 

 

POV di Watson.


Maledetto computer!
Giuro che un giorno di questi ti lancio dalla finestra!
E’ mai possibile che tu debba sempre bloccarti?!

Premo insistentemente il tasto sinistro del mouse,sperando di indurre quest’aggeggio a collaborare. Ma neanche le minacce di morte sembrano funzionare.

Sospiro affranto,portando le mani a coprirmi il viso e lasciandomi andare sulla spalliera della sedia.

Bussano alla porta.

« Avanti »

Katie*  fa capolino nella stanza. L’espressione sconvolta.

« Emm. Mi scusi signore… »
« Figurati. Dimmi pure »
« Ci sarebbe qui il signor Holmes »

Holmes?! Impossibile!
Che ci fa qui quella catastrofe ambulante?

« Oh »

E adesso?
Che faccio?

« Fallo entrare »

La segretaria annuisce,per poi sparire oltre la porta.
Le sento dire al mio amico – si,anche se è la personificazione dei miei guai,è pur sempre mio amico - che posso riceverlo,e un attimo dopo lo vedo spuntare sulla porta.
Ma non è certo l’Holmes che mi aspettavo.
Ha i capelli più lunghi e indossa abiti fuori moda ed un po’ trasandati.
No. Quello non può essere lui!
Eppure…il volto è il suo,non c’è alcun dubbio.

Ora è davanti a me,in piedi in mezzo alla stanza,mentre Katie gli chiude la porta alle spalle.
Mi scruta,con fare quasi compiaciuto.

« Buona sera »

Azzardo.

« Buona sera. Sono costernato dal doverla disturbare »

Okay.
Questo qua non è l’uomo che conosco.

Assolutamente!
Allora perché ha la sua voce???

« Cosa posso fare per lei signor…Holmes? »

Uso un tono distaccato. Voglio vedere la sua reazione.
Sorride.
Il solito stupendo sorriso.

« Suppongo che abbia capito che non sono il signor Holmes che s’aspettava»
« Indubbiamente »

Resto piantato nella mia sedia,a fissarlo,cercando qualcosa che lo renda diverso fisicamente dall’uomo che conosco. Niente. Nada. Nichts!

« Il suo nome? »

Ride.
Poi accenna un inchino.

« Sherlock Holmes. Al suo servizio »

Seeeeeee!
Sbatto le palpebre e mi sporgo sulla scrivania.

« Come scusi? »
« Il mio nome è Sherlock Holmes e sono un famosissimo detective »

Na,na,na!Sherlock Holmes è morto da un pezzo!

« So bene chi è lei. Ma capirà che stento a crederle »
« Le do perfettamente ragione »

Si guarda intorno,per poi tornare con lo sguardo su di me.

« Il suo nome? »
« Jude Heyworth** Watson. Per gli amici solo Jude »

Si porta una mano alla bocca,con fare pensieroso.

« Sa cortesemente dirmi in che anno ci troviamo? »
« Duemiladieci »
« Perbacco! »

Si dirige verso la finestra ed inizia a guardare fuori con attenzione.


POV di Holmes.


E’ sorpreso. Naturale.
Sinceramente lo sono anch’io.
Dalla reazione della donna di prima avevo supposto che dovevo assomigliare a qualcuno che vive in questo tempo – molto probabilmente un mio pro nipote – ma quando ho visto quest’uomo…
E’ identico al mio Watson,ma solo nell’aspetto,anche se non ha i suoi caratteristici baffi.
Questo studio e il suo modo di porsi mi dicono già qualcosa su di lui. Non mi sorprenderei se casa sua fosse ordinata e perfetta come questo posto.

Guardo fuori dalla finestra. La via sotto di noi è caotica,con tutte quelle affascinanti e nuove automobili che sfrecciano per la strada,fermandosi solamente quando quello che pare un semaforo*** odierno si fa rosso.

« Come è arrivato qui? Intendo,in questo tempo »

Mi volto e lui è in piedi davanti alla scrivania,in mano un pacchetto di sigarette.
Il suo tono è neutrale. Non è incredulo o accondiscendente. E’ solamente curioso.

« Domanda interessante. Stavo per catturare uno dei più grandi criminali di Londra,quando,improvvisamente,da un macchinario alquanto interessante è scaturito un raggio di luce fortissimo,che mi ha colpito a pieno petto »

Inizio a percorrere la stanza a passi lenti,come farei a Baker Street.

« Ho viaggiato nella più completa oscurità fino a giungere qui  »

Mi fermo davanti a lui,che non si è perso una sillaba.

« Non lo trova curioso? »
« La trovo la cosa più interessante che mi sia successa in tutta la vita »

Mi spiazza. Non credevo di essere più in grado di sorprendermi. Anche se tutta la situazione in se supera l’inverosimile.
Mi piace il suo modo di pensare.

« Per dirla tutta,credo che sia la cosa più intrigante che sia successa anche a me »


POV di Watson.


Vedo i suoi occhi brillare,mentre sottolinea quest’ultima frase.
Che sia quell’eccitazione e compiacimento di cui scriveva il Dottor Watson? Probabile.
Infondo,se questo è realmente Sherlock Holmes – e,incredibilmente,lo è senz’altro – deve avere in se tutte quelle caratteristiche e doti incredibili che il mio avo descriveva nei suoi libri.

Che. Cosa. Magnifica.

Okay,Jude,non correre troppo.
Per quanto fantasticamente straordinaria sia questa vicenda sarà molto complicata da gestire.

Punto primo. Il super detective qui presente non conosce nulla riguardante il tempo attuale e ciò che è successo in questi anni addietro.
Punto secondo. Si veste e si comporta come un uomo dell’Ottocento –cosa più che capibile.
Punto terzo. E’ identico a quell’altro essere,che attualmente si trova a Los Angeles.
Pensandoci bene,il problema principale è proprio questo!

« Sono venuto qui da lei principalmente per chiederle di potermi assistere nel caso. Non conosco gli usi e i costumi del vostro tempo ed ora più che mai ho bisogno di qualcuno su cui poter contare »

Sorride.

« E chi può farlo meglio di un Watson? »

Ho una fitta al cuore.

«E dai Jude! Lo sai che nessun Holmes può vivere senza il suo Watson »

« Sarò molto lieto di aiutarla »
« Fantastico! »

E’ soddisfatto. Probabilmente sapeva già che gli avrei detto di si.
Ho uno strano senso di deja vue…

« Credo che per adesso la cosa migliore sia portarla da me e farle un corso accelerato sulle cose base da sapere »

Gesticolo,per sottolineare l’importanza della cosa.
Più che altro dovrebbe…

« Più che altro credo di dover cambiarmi d’abito. Vestito in questo modo non passo certo inosservato »

Non è possibile! Come ha fatto a dire la stessa identica cosa che stavo pensando?!
Uhm. Un momento…

« Suppongo di star osservando inconsciamente troppo il suo abbigliamento »

Azzardo.
Inarca un sopracciglio.

« Ha un ottimo spirito intuitivo »

Sorrido.

« Detto da lei è una vera e propria lode »

 

 

 

 

 

 

 

 

Buon salve!

Eheh,l’avreste mai detto?
Jude Watson…
Vi lascio immaginare chi sia il discendente di Holmes…
No spoiler!

Ci tengo a dirvi che è la prima long su SH che scrivo e quindi non so cosa ne verrà fuori è_e

 

Risposteeeeeeee!

barbydowney:  Le tue minacce sono state convincenti xD
Si,sono pazza,però non avevo detto che non avevo idee,avevo detto che non ho la più pallida idea di quando riuscirò a scrivere gli aggiornamenti x]

_Bina90_: Che dici,ho aggiornato abbastanza in fretta? x]
Non posso rispondere direttamente alle tue domande,ma adesso le soluzioni sono facilmente intuibili =]

Ilaria1993: Eheh,ti ho fregata XD Il destino ha voluto che Jude avesse due iniziali in comune con Watson…non lo trovi fantastico? LOL
Si,il museo di Sherlock Holmes è nel mio elenco delle cose da vedere prima di morire.
Tra l’altro ho letto che per farlo essere al reale 221b hanno fatto un casino madornale XD

Birbabirba: Ti confesserò una cosa: è mio intento far diventare Holmes OOC - per motivi che si spiegano nel corso della storia - ed anche lui stesso se ne renderà conto.
Comunque hai ragione,è un personaggio molto complesso e complessato.

BlackCobra: Sono felice di averti fatto arrivare fino a qua n___n
Ecco a te il nuovo capitolo! Spero non ti abbia deluso.

 



Delucidazioni:

*Katie Holmes…che nella storia non è parente di Sherlock,sia chiaro xD
Quando l’ho scelta non ho tenuto conto del cognome,asd,ma ormai avevo deciso che sarebbe stata lei la segretaria e,dato che non sarà un personaggio attivo,ho deciso di lasciare le cose così com’erano

** David Jude Heyworth Law è il nome completo del nostro Judesie.

*** Sembra che il primo esempio di segnaletica riconducibile al semaforo odierno risalga al 10 dicembre 1868 quando a Londra fu installato un segnale, derivato da quelli ferroviari del tempo, con indicazioni tramite cartelli e illuminazione durante l'uso notturno. Il primo semaforo moderno è stato invece progettato negli USA e messo in funzione nel 1914 a Cleveland. [ Viva Wikipedia! ]

 

 

Grazie di aver letto.
Spero di non avervi deluso troppo ù____u

 
Baci!

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Capitolo 3
*** I infer that he's a Holmes. ***


3. I infer that he is a Holmes

POV di Jude

 

Lasciamo il mio ufficio.
Ho detto vagamente a Katie che non sarò reperibile per tutto il resto della giornata e non ho potuto fare a meno di notare la sua agitazione in presenza di Holmes. Beh,dopo quello che è successo posso biasimarla? Ma questa è un’altra storia…

Lo sguardo attento e curioso del detective nei confronti della mia auto mi fa sorridere.
E’ una meravigliosa Audi bianca ed è certamente diversa dalle auto del suo periodo.
Lo invito a sedersi e gli mostro la cintura di sicurezza,mentre lui assalta il mio stereo,cercando di capirne le funzioni e rimanendone estasiato.

Osserva tutto con gli occhi che brillano,non perdendosi neanche un dettaglio di ciò che accade fuori dall’Audi o anche,semplicemente,seguendo i miei gesti nel guidare.
Mi tempesta di domande e,per un attimo,mi sento come un genitore che risponde ai mille “perché” del figlio. Per chi se lo stesse chiedendo: non è piacevole.
Gli racconto gli aneddoti più importanti della storia ‘recente’ e lo porto a conoscenza dei cambiamenti più evidenti degli usi e dei costumi contemporanei,come,ad esempio,il rivolgersi alle persone dandole del ‘tu’.

Dopo un tragitto che pare interminabile,giungiamo al mio stabile. Ho un attico nel centro di Londra.
Come dite? Sono ricco sfondato? Beh,non mi lamento.

Come ho già spiegato ad Holmes,la mia famiglia si è arricchita grazie e con il signor Arthur Conan Doyle,buon amico di famiglia,che – come certo saprete - permise la pubblicazione dei diari del beneamato dottor Watson. Da qualche anno a questa parte,poi,ci occupiamo del museo. Gli Holmes hanno ceduto a noi questo privilegio. Fortunatamente,aggiungerei: non oso immaginare in che stato sarebbe se se ne stesse occupando l’ultimo erede!

« Si metta comodo. Vado a cercare degli abiti che possano andarle »

Dico distrattamente,lasciando cadere le chiavi sul mobiletto vicino alla porta.
Holmes annuisce appena e si avvicina,curioso,al televisore al plasma.
Panico!

« La pregherei di non toccare niente di cui non conosce l’uso per adesso »

Mi guarda tra il perplesso e l’offeso,ma faccio finta di niente e lascio la sala.
Recupero velocemente un paio di jeans,una camicia bianca,una cintura e un paio di all star a caso,per tornare velocemente dal detective.
Purtroppo tutto ciò che ho raccattato non è di mia proprietà. Sono troppo alto.
Se lui sapesse che ho frugato nei suoi cassetti potrebbe uccidermi.
Ma come dice il detto: occhio non vede,cuore non duole!

« Questi dovrebbero andarle »

Esordisco,rientrando nella stanza. Mi blocco sulla soglia della porta,cercando con lo sguardo il mio ospite e trovandolo in piedi accanto al piano forte,che mi da le spalle.
Si volta lentamente,sul volto un sorrisino compiaciuto.
Non riesco a capire a cosa sia dovuta quell’espressione,finché il mio sguardo non cade su qualcosa che tiene fra le mani. E’ una fotografia.
Oh Cristo!

« Deduco che lui sia un Holmes »

Dice alzando la cornice ed indicando l’uomo ritratto insieme a me nella foto,continuando a sorridere,pienamente compiaciuto.
Sorrido a mia volta,senza riuscire a trattenere un battuta pungente.

« Molto perspicace da parte sua »

Inarca un sopracciglio,fingendosi offeso.
Si,fingendosi. Quell’espressione la conosco fin troppo bene.

« Che fa? Mi prende in giro? »

Mi avvicino,non staccando gli occhi dalla fotografia.
E’ stata scattata un anno fa,ma a me sembra sia successo solamente ieri.
Insieme a me,davanti alla fontana di Trevi,vi è il mio migliore amico.

« Qual è il suo nome? »

Alzo lo sguardo su Holmes e mi scopro a sorridere al ricordo di quel mese a Roma.

« Robert »
« Sembra un uomo molto affascinante e carismatico »
« La sua modestia è leggenda,Holmes. Ma non pensavo di trovarmi a doverla affrontare così presto »
« Noto con piacere che le piace sempre avere l’ultima parola »

Arrossisco leggermente.

« No,non sempre »

Sorride ancora e il mio stomaco si stringe leggermente.

« Scommetto che la stava cercando »
« E’ esattamente così,amico mio! Oh,mi scusi. L’abitudine »
« Si figuri »
« Dalle sue reazioni e da quelle della sua segretaria,posso asserire tranquillamente che il signor Robert non si trova a Londra attualmente »
« E’ così. Lui viaggia molto per lavoro ed adesso si trova a Los Angeles »

Ingoio a vuoto,mentre la malinconia mi attanaglia il cuore.
No,Jude! Questo non è il momento di sentire la sua mancanza!

« Comunque. Come stavo dicendo poco fa,questi dovrebbero starle tranquillamente »

Gli porgo gli abiti.

« Può cambiarsi in camera mia. E’ la prima porta a destra »

Accompagno ogni parola a un gesto.

« Appena si sarà cambiato possiamo iniziare le ricerche »

Rimane immobile,coi vestiti in mano ed un espressione furba sul volto.
Mi sento un titinino preoccupato.

« Che c’è? »
« Sa,avere a che fare con un Watson così intraprendente mi suona strano ed eccitante allo stesso tempo »

Ah,allora è a questo che pensava.
Un momento…
Ha detto eccitante???

Avvampo.

« Ehm. Okay »

Mi passa a fianco,sorridendo.
Io non muovo un muscolo.

« Jude? »

Mi volto e lui è fermo sulla porta che da sull’atrio.

« Dato che mi ha detto che vi date del ‘tu’ in questo mondo,non le pare il caso di farlo anche fra di noi? Non vorrei destare sospetti »
« C-Certamente »
« Bene. Allora chiamami pure Sherlock »

Detto questo,sparisce nell’altra stanza.

Perché ho la strana sensazione che questa convivenza sarà più dura del previsto?

 

*

 

« Che te ne pare? »

Alzo lo sguardo verso l’ingresso ed il mio cuore perde un battito.
Sherlock mi guarda,a braccia aperte,in attesa di un mio commento sul suo nuovo look.
Dio,è uguale a Robert.

« Perfetto! Avete proprio la stessa corporatura »

Mi sorride ancora una volta.
Il cuore non pare aver intenzione di riprendere il suo ritmo regolare.
Lascio scivolare lo sguardo sul suo corpo,senza poterne fare a meno.
Okay. Questo non va bene.
Non va bene per niente!
Accidenti. Perché anche a lui quei jeans stanno così dannatamente bene?!
Forse è per questo motivo che li ho scelti… No! Mi rifiuto di crederlo!

« Bene »

Batto le mani alzandomi e bloccando il flusso dei miei pensieri.

« Da dove dobbiamo cominciare? »

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi qua!
So che mi stavate dando per dispersa,e,in un certo senso,l’idea di scappare a Los Angeles c’è stata. Invece eccomi qua!
E’ stata dura. Non ho mai scritto niente che implicasse Holmes – tranne una piccola raccolta mai pubblicata su EFP – e tutto ciò che scrivevo mi faceva oibò.
Non che ora mi piaccia,ma è il meglio che ho saputo fare xD
Spero di non avervi deluso troppo..

Questo capitolo sarebbe dovuto essere più lungo,ma ho deciso di mantenermi sul breve e conciso,per iniziare le indagini dal prossimo.

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli e coloro che leggono,preferiscono,ricordano e seguono.
Spero di ritrovarvi anche al prossimo capitolo x)

 

Bye bye!

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Capitolo 4
*** Now we examine! ***


4. Now we examine!

 

POV di Jude.

 

Basandosi esclusivamente sulla sua memoria visiva,Holmes – pardon,Sherlock,è riuscito a condurci nel luogo esatto in cui era situato l’edificio dove si trovava prima di essere sbalzato nel mio tempo.
E’ stato incredibile vedere come riusciva a riconoscere una strada a così tanti anni di distanza,senza il minimo tentennamento! I problemi principali li ho incontrati io,ovviamente,poiché molte sono state chiuse al traffico o hanno un solo senso di marcia. Ma sorvoliamo quest’inerzia.
La cosa che mi ha lasciato veramente basito,comunque,è il fatto che quell’edificio esiste ancora! Con gli anni ha subito varie ristrutturazioni,ma è sempre quello. E’ stato reso più alto rispetto al progetto principale per renderlo agibile agli uffici,ma ha sempre quel fascino Ottocentesco che caratterizza i palazzi di quell’epoca.

In realtà mi sfugge il perché siamo qui.
Sì,è il luogo del “misfatto”,ma cosa pensa di trovarvi a distanza di tutti questi anni? Infondo non è nemmeno atterrato qui!

« Sei molto famoso,Jude? »

Sobbalzo. Sherlock mi guarda,fermo sul marciapiede,in attesa di risposta,mentre io sono completamente imbambolato con lo sportello dell’auto aperto. Ero talmente preso dai miei pensieri da essermi totalmente estraniato da ciò che mi circonda. Questa  cosa mi succede fin troppo spesso ultimamente.

« Beh,si. Ma per lo più per fama. Perché? »

Domando,raggiungendolo.

« Quindi se ora noi entrassimo non ti riconoscerebbero »
« Direi proprio di no… »
« Eccellente! »

Non faccio in tempo a chiedergli altre spiegazioni,che è già sparito all’interno della hall.
Gli corro dietro,con una spiacevole sensazione nello stomaco e lo trovo a parlare amabilmente con una signora alla reception.

« …Vede signorina,abbiamo ricevuto una chiamata in cui ci veniva richiesto di fare dei controlli alle condutture del quinto piano »

Ma che diavolo si sta inventando??

« Oh. Si,certamente. I vostri nomi? »
« Kirk Lazarus e Milo Tindle* »

Sgrano gli occhi a tal punto che mi sorprende che non mi escano fuori dalle orbite stile cartone animato.
Apro la bocca  più volte per dire qualcosa,ma non ne esce alcun suono.

« Eccovi qui! » Esordisce lei,indicando un punto del suo schermo. « Siete in anticipo. L’appuntamento era per le sei »
« Siamo dei tipi molto professionali e tendiamo sempre a raggiungere prima i clienti »

Risponde prontamente Holmes.
Non riesco a credere alle mie orecchie! Dove li ha letti quei nomi?
Sbircio sopra la spalla di Sherlock,finché non trovo quello che sto cercando.
Mi viene spontaneo sorridere.
Ci viene indicato di prendere l’ascensore** della parte ovest dell’edificio e così facciamo.
Come le porte si chiudono,non riesco più a trattenermi.

« Hai letto il post-it alle sue spalle,non è vero? »

Si volta a guardarmi,con gli occhi che brillano.

« Se con post-it intendi quel foglietto giallo » Abbozza un sorriso. « Sì,è li che ho letto dell’appuntamento. Sai sono sorpreso »

Si volta completamente verso di me.

« E' la prima volta che mi trovo a collaborare con qualcuno che  riesce a cogliere al volo i piccoli dettagli »

Avvampo.

« Beh » Inizio,grattandomi nervosamente il naso. « Leggo molti libri e guardo molti film. E poi… Ho letto tutte le tue avventure »

Sorride appena,per poi tornare a guardare le porte dell’ascensore.

« Non lo trovi curioso? »
« Che cosa? »
« Che abbiano problemi tecnici proprio al piano in cui vi era quella macchina? »
« Vorrai scherzare!? »
« Mai stato più serio »

Rimango come imbambolato,la bocca leggermente aperta. Non poteva trattarsi di una coincidenza.

« Pensi che sia dovuto allo spostamento temporale? »
« Non possiamo ancora dirlo con certezza. E’ per questo che siamo qui. Ci servono indizi »
« Come faremo a trovare degli indizi a così tanto tempo di distanza? »
« Cercandoli,ovviamente! »

Ovviamente…Ma anche no!
Ci sono,quante? Zero virgola zero zero zero zero e poi ancora zero un percento di probabilità di trovare qualche indizio?
Siamo realistici!
Anche se,se volessimo proprio essere realistici,allora Sherlock Holmes adesso non si dovrebbe trovare in ascensore qui con me.
Magari ha ragione. Basta cercare.
Sì. Ma che cosa?

Un leggero scampanellio ci avverte dell’arrivo al nostro piano.

« Davvero interessante…E’ sorprendente come si sia evoluto il mondo »

Dice alzando lo sguardo verso il soffitto,con fare curioso.
E’ così bello quando si meraviglia con così poco… No,no,Jude! Piantala!

Usciamo dall’ascensore e ci ritroviamo in un vasto spazio,completamente suddiviso in cubicoli di media grandezza che fungono da uffici.

« Bene. E adesso? »

Sherlock si illumina in volto.

« Adesso si esamina! »

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti!
Scusate il ritardo madornale,ma questa storia si è rivelata più complicata del previsto da portare avanti e,tra l’altro,questo capitolo mi fa particolarmente schifo e non c’è nemmeno tutto quello che avrei voluto metterci >.<
Ma dato che mi sono state rinnovate delle minacce da una persona anonima – Ilaria1993 XD – ho deciso comunque di aggiornare,preferendo fare un capitolo breve.
A voi dunque l’ardua sentenza!

Delucidazioni:

* Kirk Lazarus : ruolo di Robert in Tropic Thunder.
  Milo Tindle : ruolo di Jude in Sleuth – Gli insospettabili.

** I primi studi di perfezionamento dell’ascensore – che aveva già un “antenato” nelle miniere” – risalgono al XIX secolo, mentre il primo sviluppo fondamentale che si ebbe in direzione dell'ascensore come oggi è conosciuto venne dato da un inventore americano, Elisha Otis nel 1853.

http://it.wikipedia.org/wiki/Ascensore

 

 

Adesso devo proprio scappare!
Vi chiedo ancora perdono per il ritardo e per il capitolo terribile >_>
Spero di non avervi deluso troppo.

Alla prossima – se vorrete ancora leggerla XD

 
Baci!

 

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Capitolo 5
*** Computer. ***


5. Computer

 

POV di Sherlock.


Curioso. Estremamente curioso. Sembra quasi che le tubature siano state riempite con qualcosa.
Picchio lievemente con le nocche sulle condutture,producendo nuovamente un suono ovattato. Esse dovrebbero generare un suono vuoto e sordo o quanto meno non così pieno. Cammino lentamente,osservando tutto con attenzione.
Passo una mano sul muro e osservo la polvere sul pavimento.
Unisco le dita in un gesto ormai automatico e mi volto verso il resto della stanza.

Per quanto non conosca l’abituale funzionalità e presenza di questa stanza,direi che tutto è in ordine e perfettamente al suo posto. Quegli oggetti che Jude ha chiamato computer sono posizionati tutti allo stesso modo,nello stesso punto di ciascuna scrivania e le sedie sono accuratamente accostate ad essa.
L’unica cosa che sembra aver subito variazioni è l’impianto idraulico. Per quale motivo? Cosa lega questo fenomeno alla macchina del tempo di Rhyme? Se avessi avuto modo di studiarla prima di essere sbalzato qui,forse avrei in mano già la risposta.

Un suono mi risveglia dai miei pensieri. Watson ha spostato una sedia ed ora è sdraiato sul pavimento.
No,non Watson. Jude.
Anche se hanno lo stesso cognome,trovo ingiusto rivolgermi a lui come facevo con John.
Sono stato felice di sapere che qua è d’uso chiamarsi per nome,così incorrerò in meno difficoltà. Cosa alquanto ardua dato che sono identici.
Caratterialmente parlando,però,li ho trovati molto diversi. E anche per quanto riguarda il modo di approcciarsi agli altri.
Ho avuto anche modo di notare che Jude tende spesso a esiliarsi dal mondo esterno. A perdersi nelle sue riflessioni. Mi domando a cosa pensi. Non riesco ad individuare il filo dei suoi pensieri,anche se ritengo che la chiave del mistero sia Robert…
Scuoto leggermente la testa. Non mi pare il momento di fare elucubrazioni su di lui adesso. Devo trovare un modo per tornare a casa. Dal mio Watson.

 
POV di Jude.


Prendo la scatoletta delle Polo e ne metto due in bocca. Infilo le mani in tasca,senza saper bene da dove iniziare.
Sono sempre stato un grande appassionato di romanzi e serie polizieschi,ma adesso,che potrei mettere in pratica qualche metodo alle Gil Grissom* ,non so proprio cosa fare.
Holmes,dal canto suo,sta osservando minuziosamente tutto ciò che si trova in prossimità dell’impianto idraulico,cercando qualcosa che a me sfugge.

Poso lo sguardo sui computer che mi circondano. Probabilmente dovrei controllare che sia tutto apposto. Lui non è certamente in grado di stabilire se qualcosa ha subito delle alterazioni.
Oddio,che pensiero orribile! Sherlock Holmes che non riesce ad arrivare ad una conclusione!
Beh,data la situazione è più che capibile. Ma solo il pensiero che ci una possibilità che possa fallire in un’indagine mi deprime. Ho sempre stimato enormemente John Watson,ma Holmes è tutt’altra cosa. Lui è il primo vero detective della storia,colui che ha dato le basi utili dell’investigazione. Ed io lo ammiro. E’ il mio eroe.

Robert mi ha sempre sbeffeggiato al riguardo. Sostiene che,nonostante le sue doti intellettive,fosse un uomo come tanti,con vizi e difetti,e non capisce come sia possibile che ancora oggi ci siano persone che lo venerino a tal punto.
Stupido troglodita che non capisce niente.
Ormai ho perso le speranze di fargli capire l’importanza che ha avuto il suo trisavolo per la società. E’ così ottuso!

Controllo ogni cavo e circuito,per assicurarmi che non si sia bruciato qualcosa. Niente.
Mentre mi rialzo da dietro un computer,vedo,con la coda dell’occhio,brillare qualcosa sotto la scrivania. Sposto la sedia,facendola strusciare rumorosamente,e mi metto a carponi. Focalizzo l’oggetto in questione ed allungo una mano per prenderlo. Lo tengo tra pollice e indice e lo guardo con attenzione. Assomiglia ad un bullone.

« Holmes »

Mi alzo,aiutandomi col sostegno della scrivania,schiacciando involontariamente la tastiera con le dita. Improvvisamente,il suono dei computer che si avviano riempie la stanza. Tutti gli schermi si accendono contemporaneamente,mostrando una serie di codici senza senso.

« Deduco dalla tua reazione che non debbano funzionare così »

Sobbalzo leggermente al suono della voce di Holmes,che mi ha raggiunto. Devo avere un’espressione alquanto sconvolta.

« No. Assolutamente »

Guardo lo schermo,sempre più confuso,fino a quando il video si oscura e inizia a riempirsi di una sola unica frase che si staglia bianco su nero. Sento Sherlock irrigidirsi al mio fianco,mentre io non riesco a credere a quello che vedo.

“Goodbye Mr. Holmes”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*si guarda intorno con aria incredula*

Oh mio dio! Sto veramente già aggiornando?! O.o
Non ci credo nemmeno io! xD
Anche se è estremamente breve,ma va boh.

 

Grazie a chi legge,segue,recensisce.
E soprattutto a chi ha la pazienza di aspettare i miei aggiornamenti u.u

 

 

Delucidazioni:

* Gil Grissom è stato il capo della squadra della scientifica di CSI dalla prima alla nona stagione.

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Capitolo 6
*** Switch and interruptions. ***


6. switch and interruptions.

 

POV di Jude.

E’ assolutamente impossibile.
Come può comunicare con noi in questa maniera?
Dovrebbe essere in qualche modo a conoscenza delle nostre tecnologie.
Ma questo è impossibile!

Dei rumori mi riscuotono dai miei pensieri.
Provengono dall’entrata. Qualcuno deve aver chiamato l’ascensore…
I veri tecnici!
Cazzo! Non devono trovarci qui!
Mi volto nervosamente,cercando con lo sguardo una via di fuga,fino a che non scorgo una porta che da sulle scale antincendio.

« Vieni! »

Prendo Holmes per mano e lo conduco velocemente verso l’uscita.
Vi è un cartello che segnala la presenza di un allarme,ma non è il momento di soffermarsi su certi dettagli.
E’ molto peggio se ci beccano con le mani nel sacco.
Spingo la maniglia antipanico e tiro un sospiro di sollievo nel constatare che l’allarme non suona.
Faccio uscire Sherlock,spingendolo con foga e guadagnandomi uno sguardo di disappunto.
Sono già con un piede fuori,quando mi rendo conto che se vedono gli schermi ricondurranno immediatamente la cosa a Robert.
Questo non deve assolutamente accadere.
Torno indietro di corsa.

« Che cosa fai? »

Mi chiede con tono greve Sherlock,tenendo aperta la porta.

« Scendi le scale! Io devo prima fare una cosa »
« Non credere di potermi dare ordini »
« Non mi pare il momento adatto per discuterne! »

Guardo verso l’ascensore.

« Ascolta,devo assolutamente disattivare tutti questi computer. Vai avanti,io ti raggiungo subito »

Senza aspettare risposta,mi lancio alla ricerca dell’interruttore generale del piano.
In questi nuovi edifici hanno installato ad ogni livello un generatore autonomo di elettricità,per il risparmio energetico.
Il problema è che io qua non lo trovo!!
Cazzo,cazzo!
Non posso staccare i pc uno ad uno e poi scappare!
Torno a guardare verso l’ascensore. E’ quasi arrivato.
Sono fottuto.
Improvvisamente vi è un calo di tensione e tutti i computer si spengono.
Gesù ti ringrazio!

« Jude! »

Mi volto di scatto.
Sherlock è sempre sulla porta,che mi aspetta.

« Andiamo! »

Corro verso di lui ed usciamo,chiudendoci la porta alle spalle.

 

*

 
« E’ buffo come tirare giù una leva possa creare così danni »

E’ stato lui. E’ stato Holmes a trovare il generatore e a spegnere i computer,nonostante non sapesse cosa stavo cercando.

« Già. Davvero incredibile »

E’ indiscutibile: lui è un genio!
Dopo questo episodio non permetterò mai più a Robert di parlarne male!
Ora che ci penso…Ne parlerò a Bob di tutta questa faccenda?
Se lo facessi mi prenderebbe per matto!
Direbbe: A forza di leggere quelle stronzate ti dei fottuto il cervello.
E a quel punto io lo pesterei al sangue.
Sì,ci vogliamo molto bene.
Ma come diceva sempre mia madre E’ tutto amor che cresce.
Abbiamo sempre avuto un modo strano di dimostrarci affetto.
Lui dice di odiarmi ed io lo picchio. Sempre stato così.
Ma in realtà ci siamo sempre voluti bene.
Nonostante la differenza di età siamo cresciuti insieme. E non ci siamo mai separati.
Siamo sempre stati l’uno il sostegno dell’altro,in ogni cosa.
Che fosse  lavoro,soldi,famiglia,fidanzata era irrilevante.
Anche nelle situazioni peggiori non ci siamo mai abbandonati.
In questi ultimi anni,però,qualcosa è cambiato.
Più precisamente,qualcosa è cambiato in me…

« Che cos’è quello? »

Scuoto leggermente la testa e mi sporgo per vedere oltre il parabrezza cosa mi sta indicando.
E’ un cartellone dalle dimensioni gigantesche,dove si  pubblicizza la lotta all’omofobia…L’omofobia???
Ingoio a vuoto.

« Emm…Quello… »
« Non si viene puniti di sodomia in questo tempo? »
« N- no. Anzi. Anche se in alcuni Paesi non è così. Ed anche dove l’omosessualità è riconosciuta e accettata,alcune persone hanno comportamenti violenti verso i gay »
« Comunque nel complesso non viene punita »
« No,esattamente »

Mi pare di scorgere una scintilla di soddisfazione nel suo sguardo. Ma è solo un attimo.

« Perché ti interessa saperlo? »

Chiedo con finta non curanza,ripartendo allo scattare del verde .

« Mi compiacevo solamente di come la nostra società si sia evoluta anche da questo punto di vista »
« Mmh »

Certo che ha sempre la battuta pronta lui!
Ma di che mi stupisco? E’ Sherlock Holmes!
Ho dimenticato di dirvi che ci stiamo nuovamente dirigendo a casa. Per essere il primo giorno di ricerche ho rischiato anche troppo.
Devo ancora abituarmi all’idea di poter finire in galera per queste investigazioni…Un momento. Io mica c’avevo pensato a questo!!


POV di Sherlock.

E’ stato assai semplice capire cosa stava cercando.
Non faceva altro che gesticolare ed imprecare riguardo una leva.
Non se ne è nemmeno reso conto.
Anche se cerca di non darlo a vedere,mi sono perfettamente accorto che è rimasto sorpreso che sia riuscito a trovare l’interruttore prima di lui.
Questo mi compiace,dato che questo ragazzo è molto sveglio e sembra saperla lunga sulle tecniche dell’osservazione.
Anche se è passato più volte davanti a ciò che cercava senza vederlo.

Adesso stiamo tornando al suo alloggio.
Jude è di nuovo perso nei suoi pensieri.
Chi sa se è a conoscenza del fatto che cambia espressione ogni qualvolta riflette su qualcosa.
Ad esempio,adesso si è fatto terribilmente serio. Le sopracciglia sono leggermente corrucciate e la mandibola è rigida.
Evidentemente qualcosa lo preoccupa.
Distolgo lo sguardo da lui per concentrarlo fuori dal finestrino.
Non riesco a fare ancora a meno di sorprendermi  nel vedere come si è trasformata Londra.
Jude si ferma ad un semaforo e la mia attenzione viene attirata da un’enorme fotografia.
Vi è rappresentata una coppia di uomini che stanno appoggiati guancia a guancia e si tengono per mano. Sotto all’immagine si staglia la frase “No all’omofobia”.
No all’omofobia? Questo vorrebbe dire che in questo secolo non si viene condannati ai lavori forzati per sodomia?
Guardo velocemente il semaforo,per poi voltarmi verso Jude.

« Che cos’è quello? »

Scuote leggermente la testa,ridestandosi dai suoi pensieri,e si sporge appena,per vedere cosa gli sto indicando.
Quando inquadra l’oggetto del mio interesse,sgrana leggermente gli occhi ed ingoia a vuoto.

« Emm…Quello… »
« Non si viene puniti di sodomia in questo tempo? »

Incalzo.

« N- no. Anzi. Anche se in alcuni Paesi non è così. Ed anche dove l’omosessualità è riconosciuta e accettata,alcune persone hanno comportamenti violenti verso i gay »
« Comunque nel complesso non viene punita »
« No,esattamente »

Incredibile! Tutto ciò è splendido! Qui le persone possono amarsi senza bisogno di nascondersi!

« Perché ti interessa saperlo? »

Domanda,cercando di nascondere la sua curiosità.

« Mi compiacevo solamente di come la nostra società si sia evoluta anche da questo punto di vista »

Ed è vero. Non gli sto mentendo.
Ma eviterei di dirgli che è legato ad un fatto personale.

« Mmh »

Non l’ho convinto. Poco male.
Per quanto sia in gamba,non credo che sia veramente in grado di capire a cosa sto pensando osservandomi.
Dal canto mio,invece,posso continuare a supporre che i suoi pensieri e le sue preoccupazioni ruotino tutte intorno a Robert.
E’ possibile che ci troviamo entrambi ingabbiati nello stesso problema?
 

*

 
POV di Jude.

« Per concludere » Apro la porta della mia camera. « Tu dormirai qui »

Gli ho mostrato tutta la casa,facendogli vedere le funzioni base della televisione,dello stereo,del frigorifero e dei fornelli,per evitare che cerchi di scoprirlo da solo mentre sono al lavoro.
Vorrei preservare l’integrità dell’appartamento fino – ed oltre – al ritorno di Robert.

« Questa è la tua stanza »

Afferma,guardando all’interno.

« Sì lo è »
« E tu dove dormirai,di grazia? »
« In camera di Bob »
« Mh »

Riflette.

« Non credi che sia meglio il contrario? »
« No, non lo credo… »

…Perché così sono sicuro che non toccherà niente di suo a parte i vestiti.

« Guarda che non lo farei »
« Pft,certo. Con la tua curios- »

Mi blocco.
Lui sorride,chiaramente soddisfatto.

« Come…? »
« “Come” cosa? »
« Come hai detto! »
« Ho detto che non lo farei »
« Non faresti cosa? »
« Esattamente quello che hai pensato »
« E cosa avrei pensato?? »
« Che potrei toccare,spostare o danneggiare qualcosa di mio nipote »

Sono shockato.
No,shockato è troppo riduttivo,ma non credo esista termine che renda l’idea del mio stato attuale.

« Come diavolo hai fatto? »
« Fatto cosa? »

Sorride sornione.

« Lo sai benissimo! »
« Non so davvero di cosa stai parlando »

Torna in sala,lasciandomi da solo di fronte alla porta della stanza.
Sarà anche il più grande detective mai esistito,ma è davvero snervante!
Ora capisco da chi ha preso Robert…

Entro in sala e lo trovo seduto sul divano. Le mani unite ed un espressione pensierosa sul volto.

« Prima che si accendessero…i computer »

Chiude gli occhi un attimo,per poi puntarli su di me.

« Mi era parso che avessi trovato qualcosa »

Cazzo è vero!
Me ne sono completamente dimenticato!

« Oh! Sì,è così! »

Nella furia ho infilato quella specie di bullone nella tasca destra dei jeans.
Cerco di tirarlo fuori,con insuccesso.
Lo sento tra le dita,ma non sembra essere intenzionato ad uscire!
Sto iniziando ad innervosirmi! Anche perché sto facendo la figura del deficiente davanti a Sherlock!
Avanti bel bulloncino…Vieni da papà…

Tiro con più forza ed il bullone schizza via,rimbalzando più volte sul pavimento.
Vengo preso dal panico.
Holmes si alza di scatto,probabilmente temendo che un incompetente come me possa fargli perdere l’unica prova utile – se di questo si tratta.

Mi guardo intorno,sperando di ritrovarlo in fretta.
Eccolo lì! Vicino al divano!
Brutto oggettucolo da strapazzo!
Mi chino per prenderlo,nello stesso momento in cui lo fa Sherlock.

Rimaniamo immobili,uno di fronte all’altro,le mani tese verso il pavimento.
Alzo lo sguardo e trovo il suo a solo qualche centimetro di distanza.
Mi sento avvampare.
I suoi occhi…Sono identici a quelli di Robert…In ogni sfumatura…
Sono tremendamente belli…

Sbatte le palpebre un paio di volte,interrompendo il contatto visivo,e rischiara la voce,prendendo il bullone ed alzandosi.
Mi raddrizzo anch’io,guardandolo spaesato.
Si può sapere cosa accidenti mi prende?!?!

« Che forma singolare »

Osserva l’oggetto con assoluta attenzione.

« Non ho mai visto niente di simile. Non sempre di manifattura inglese. E pare essere stato fatto con una lega particolare... Certamente non è stato fabbricato nel mio tempo»
« Il fatto è che nemmeno io ho mai visto una cosa del genere »

Intervengo.

« Non esistono bulloni di questo genere qui »
« Questo perché non è un bullone »
« E allora che cos’è? »
« Non lo so. Ma intendo scoprirlo »

Si volta verso di me,tremendamente serio.

« Ci troviamo di fronte ad un caso che va altamente oltre le nostre conoscenze »

 


 

 

A discapito di quello che possiate pensare…sono sempre viva!! xD
Mi scuso ancora una volta per l’attesa u.u

Grazie a chi ha la pazienza di aspettarmi e a chi recensisce!

 

Delucidazioni.

 

-          Nel 1870 l'accoppiamento della dinamo alla turbina idraulica diede avvio alla produzione commerciale di energia elettrica. La prima centrale termoelettrica venne invece impiantata in Pearl street a New York nel 1882 per rifornire la prima rete di illuminazione pubblica.

 

-          Sembra che il primo esempio di segnaletica riconducibile al semaforo odierno risalga al 10 dicembre 1868 quando a Londra fu installato un segnale, derivato da quelli ferroviari del tempo, inventato a Nottingham da J.P.Knight, con indicazioni tramite cartelli e illuminazione durante l'uso notturno. Il primo semaforo moderno è stato invece progettato negli USA e messo in funzione nel 1914 a Cleveland; era anche questo mutuato dai segnali ferroviari e composto di 2 sole luci, rossa e verde. Per avere i primi esempi di semaforo a 3 luci bisognerà attenderne l'installazione alcuni anni più tardi, nel 1920 a New York.

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Capitolo 7
*** The art of deduction. ***


___

 

Salve a tutti.
Non sapete quanto sono mortificata per non aver più aggiornato questa storia, ma dovete sapere che mi sono trovata molto in difficoltà. Oltre ad avere avuto un blocco non indifferente, nel corso di questo periodo ho mutato il mio stile di scrittura – prevalentemente in terza persona – e non mi riusciva più portare avanti il racconto con quello con cui l’ho iniziata. Ho deciso, comunque, di tentare di terminarla, utilizzando lo stile attuale e modificando un po’ l’impostazione della pagina – dimensione font, paragrafi, ecc.
Spero che sia di vostro gradimento e di riuscire a farmi perdonare.

 Buona lettura.
___

 

7. The art of deduction.

 

“Santo cielo! Non è possibile che non sia riuscito ancora a comprendere che l’assassino è il figlio! E’ così lampante che anche Lestrade se ne accorgerebbe!”
Trattengo a stento un sorriso. Per riempire l’imbarazzante silenzio che si era venuto a formare tra noi dopo la breve discussione sullo pseudo - bullone, ho deciso di spiegare a Sherlock alla meglio cos’è una serie televisiva e come funziona il televisore, per evitare brutti incidenti causati dalla sua celebre curiosità. Tutto ciò che ne è seguito è stato esilarante. Vedere Sherlock Holmes stizzirsi per la presunta iniziale incompetenza dei protagonisti delle serie di Fox Crime è una cosa che andrebbe pagata oro, credetemi. Confesso, anche, di non riuscire a staccargli gli occhi di dosso. So di averlo già detto fin troppe volte, ma la somiglianza tra lui e Robert mi spiazza. Hanno gli stessi connotati, le stesse espressioni e la stessa risata. E’ da quando ci siamo seduti sul divano che cerco di scovare qualche differenza, ma fallisco sempre miseramente.
“Hai intenzione di seguitare ancora a lungo?” Mi domanda d’un tratto, senza staccare gli occhi dallo schermo.
Arrossisco leggermente e sorrido. Se ne è accorto. Poteva essere altrimenti?
“Ti riferisci al mio vano tentativo di cercare differenze tra Rob e te?”
“Cos’altro, altrimenti?” Già, cos’altro?
“Ebbene, non ho intenzione di arrendermi.”
“Ammiro la tua tenacia, ma dubito che raggiungerai mai alcun risultato.” Si volta verso di me. “Le uniche cose che ti contraddistinguono da John Hamish Watson sono l’assenza di baffi e il carattere. E’ possibile quindi supporre che le uniche cose che mi contraddistinguono dal tuo amico siano il taglio di capelli e il carattere.”
Lo guardo per un attimo, leggermente perplesso. “Perché mai dovremmo avere entrambi un solo elemento fisico differente da voi altri? Tutto ciò non ha senso.”
“Se c’è una cosa a non avere alcun senso è che il nipote di mio fratello sia identico a me.”
Sorrido. “Non ti è mai passato per la mente neanche un istante che potesse essere tuo nipote diretto?”
Mi guarda come si guarderebbe un bambino che non sa ciò che dice. “Jude, per favore, non insultare la tua intelligenza.” Si volta verso lo schermo. “Sai perfettamente cosa ne penso dei sentimenti e dell’unione coniugale.”
“Nessuno ha mai parlato di sentimenti o matrimonio.”
“Allora permettimi di sottolineare che neanche l’unione carnale è di mio interesse.” Preme sulle parole con enfasi, per sottolinearne il concetto. Io resto in silenzio, continuando a guardarlo, leggermente imbarazzato dalla piega che ha preso il discorso. Come ci sono finito a parlare di sesso con lui?!
“Beh… In ogni caso è vero, la cosa è molto insolita. Anche se bisogna dire che il tuo sangue scorre ugualmente nelle sue vene.”
“Per fortuna! Immagina se assomigliasse a Mycroft! Povero nipote!”
Scoppio a ridere, incapace dal trattenermi, e lui fa altrettanto. Mi osserva per un attimo prima di continuare: “Tuo nonno, invece… Lui si è risposato.”
Annuisco e per un istante mi pare di scorgere della delusione nei suoi occhi.
“E’ sempre stato un latin lover e un ottimo partito. La cosa non mi sorprende.”
“Già, dicono che lo fosse.”
Il silenzio ci avvolge nuovamente, come una cappa di fumo. Mi mordo le labbra e muovo lo sguardo sul televisore, sentendomi a disagio. E’ risaputo che il detective fosse molto affezionato a mio nonno e che era arrivato addirittura a cercare di sabotare il suo primo matrimonio più volte pur di farlo rimanere al suo fianco, a Baker Street. Per questo motivo mi sento quasi in colpa per avergli dovuto rivelare che in un suo prossimo futuro se ne andrà nuovamente, abbandonandolo per la seconda volta. Se si trattasse di Robert e me, probabilmente non so come reagirei…
“Non sentirti in colpa. In fondo la tua esistenza già di per sé mi aveva rivelato quello che mi aspetta in futuro.”  Lo guardo nuovamente, incontrando i suoi occhi. “E tutto questo mi aiuterà ad accettare la cosa con più facilità…” Si interrompe improvvisamente, probabilmente per essersi reso conto di aver parlato troppo. Si schiarisce la voce. “Hai per caso del tabacco?”


*

 Come ti appare la nuova Londra?”
Ci troviamo in un locale, seduti uno di fronte all’altro. Non ho avuto cuore a costringerlo nel mio appartamento, anche perché io sono uno molto alla buona e quando cucino non mi esibisco in chissà quali piatti elaborati. Non posso permettermi di portarlo tutte le volte a mangiar fuori - non certo per un motivo di soldi -, ma come prima sera in quest’epoca non mi sembrava il caso di traumatizzarlo con la mia cucina.
“Affascinante.” Risponde. “Ed intrigante, azzarderei. Ci sono così tante cose che non conosco, tante cose che sono mutate.”
“Posso immaginarlo.” In verità mi sorprende la tranquillità con cui sta affrontando tutto questo. Voglio dire… Da quando è entrato nel mio ufficio non ho notato il minimo senso di turbamento o smarrimento nel suo comportamento. Non che io mi sia sorpreso più di tanto nel trovarmelo davanti, in effetti. Ma io sono cresciuto nell’epoca della televisione e di Doctor Who, per la miseria! Suppongo di essere stato completamente desensibilizzato a questo genere di cose, ma lui…
“Pensi che mi sarei dovuto lasciare prendere dal panico?”
Rimango un attimo interdetto dal suo intervento, per poi sorridere. “No, no, assolutamente… Però ti prego, ora devi dirmi cosa mi ha tradito.”
Mi sorride a sua volta, con una sfumatura di divertimento negli occhi. “Prova a dirmelo tu.”
“E come potrei?”
“Hai una spiccata predisposizione alla deduzione - anche se non certo ai livelli del sottoscritto – e sono certo che se ti applichi puoi arrivarci da solo. Anche se ammetto che avvolte la cosa più difficile da fare è conoscere affondo proprio sé stessi.”
Oddio, messo alla prova in questo modo da Sherlock Holmes? E poi uno non deve sentirsi sotto pressione! Inizio a riflettere, rimuginando sulle sue parole e sulla piega che avevano preso i miei pensieri precedentemente. Forse se non avessi deciso di fargli indossare quel maledetto maglioncino color malva, che disgraziatamente sta tanto bene a lui quanto lo sta a Robert, riuscirei a concentrarmi meglio su quello che sto facendo.
“Quello che ho indosso non ti aiuterà ad arrivarci.” Ecco, appunto.
“Lo so, lo so!” Dico un po’ spazientito, più con me stesso e il mio comportamento che con lui, e continuo a pensare. A un certo punto sospiro e alzo le mani in segno di resa.
“Mi arrendo! Non ho veramente idea di quali gesti io compia inconsciamente mentre sto pensando.”
Lui, come era ovvio avrebbe fatto, stira le labbra con mal celato divertimento. “In realtà è al quanto elementare. Mi stavi osservando con preoccupazione, per poi sollevare un sopracciglio e trattenere un sorriso. Ovviamente ti stavi chiedendo  come io potessi essere così calmo di fronte a una situazione come quella in cui ci troviamo e poi ti sei ritrovato a pensare che anche tu hai appreso la cosa molto bene. Da qui il tuo cipiglio divertito.”
“Sembra molto stupido detto così. Anche il mio comportamento, intendo. Soprattutto il mio comportamento…”
“Non è più stupido di quanto non lo sia quello di molti altri uomini più stolti.”
“In ogni caso avrei potuto arrivarci. Era veramente elementare… Con questo non voglio dire che le tue deduzioni non siano ammirevoli anche in questo caso! Però hai proprio ragione quando dici che le persone non osservano con attenzione. Probabilmente la mia mancanza è stata dovuta proprio al fatto che io non posso osservarmi.” Ridacchio. “E a quanto pare non mi conosco davvero abbastanza.” Il che è preoccupante.
“Quasi nessuno si rende conto dei gesti che compie o delle espressioni che mutano il viso quando pensano a qualcosa in particolare. Non farne una mancanza. Credimi se ti dico che con un po’ di impegno riusciresti a diventare bravo anche in questo.”
Arrossisco e sento il cuore gonfiarsi nel petto per l’orgoglio e la gioia. Ricevere dei complimenti del genere da lui è qualcosa di assolutamente insperato e sconvolgente. Senza contare che teoricamente le nostre strade non avrebbero mai dovuto incrociarsi e questo la rende una cosa ancor più meravigliosa. Deve cogliere nuovamente i miei pensieri, perché si mette a ridere leggermente.
“Ti stai montando la testa, Jude Watson?”
Sorrido stupidamente. “E’ probabile, sì.” Ammetto. “Ma converrai con me che è una cosa più unica che rara ricevere dei complimenti da te.”
“Sì, non posso smentire.”
Un cameriere ci porta le nostre ordinazioni e incominciamo a mangiare. Mi costerna ammettere che quel maglioncino continua a distrarmi. Ma fortunatamente Sherlock non si prende la briga di farmelo notare nuovamente.
“Che lavoro svolge mio nipote?” Domanda a un tratto, dopo lunghi minuti di silenzio.
“E’ uno scopritore di talenti e dirige una casa discografica – ricordi la musica sui cd? Per questo motivo viaggia molto.”
Aggrotta leggermente le sopracciglia. “E’ una persona famosa?”
“Tranquillo, anche lui lo è solo di fama. Se ci fosse stata anche solo una possibilità che quella della reception ti scambiasse per lui ti avrei placcato all’entrata.” Rispondo sorridendo e lui solleva leggermente gli angoli della bocca.
“Questa volta sei stato tu a capire quello che stavo pensando.”
“Più che altro mi è chiaro il tuo intento di non dare nell’occhio.” Sminuisco la cosa.
“Naturalmente non sarebbe una cosa simpatica per il tuo amico se si trovasse nei guai a causa mia. Sarai d’accordo con me, immagino.”
“D’accordissimo.”
“In che rapporti siete?”
Il boccone di carne che stavo ingoiando mi va di traverso e inizio a tossire.
“C-Come?”
“Nella foto che ho visto apparite molto amici. Lo dimostra in primo luogo che abbiate fatto un lungo viaggio fuori dal Paese insieme.”
Cerco di ricompormi. “Sì. Sì, siamo molto amici.” Bevo un sorso di vino per aggiustare la gola. “Ci conosciamo da sempre e abbiamo ottimi rapporti… Beh, in realtà litighiamo sempre, ma per noi è semplice manifestazione d’affetto.” Accenno una risata, ma essa esce più nervosa di quanto avrei voluto. “Perché me lo chiedi?” Butto lì, sperando di riuscire a trovare una scappatoia.
“Cercavo una qualche somiglianza tra le due situazioni.” Risponde con semplicità, osservando il proprio piatto e continuando a mangiare, naturalmente riferendosi al rapporto mio e di Robert e a quello tra lui e John Watson. “In entrambi i casi ci troviamo di fronte a una coppia di coinquilini. Voi, però, vi conoscevate già da tempo e avete deciso di comune accordo di andare a vivere insieme, nonostante la casa sia di tua sola proprietà. Condividete tutto, tranne gli oggetti che hanno luogo nelle vostre stanze – ho motivo di credere ché mio nipote non apprezzi che vengano toccate le sue cose personali o, per essere più precisi, che si frughi tra di esse. Dato che te lo stai chiedendo, è praticamente lampante che tutta la mobilia sia di tua proprietà – il gusto è inequivocabile – ragion per cui l’appartamento non può essere che tuo. L’idea che mi sono fatto è che Robert stesse cercando un luogo dove poter soggiornare durante il suo periodo a Londra senza dover necessariamente lasciare il luogo abbandonato a sé stesso durante la sua assenza. Indi per cui la tua proposta di venire a vivere con te. E’ decisamente una situazione diversa dalla mia e del dottore...”
Sono rimasto di stucco: le labbra involontariamente tenute socchiuse, gli occhi sgranati e le mani bloccate nel gesto di riprendere a tagliare la fetta di carne. Boccheggio un paio di volte prima di lasciarmi sfuggire un “Meraviglioso.” che ha un ché di patetico e imbarazzante. Holmes alza lo sguardo su di me ed è visibilmente compiaciuto dalla mia reazione.
“Non è stato niente d’eccezionale.”
“Senza offesa, ma nemmeno un bambino crederebbe che tu sia convinto di tale affermazione!”
Scoppia a ridere. “Jude, tu sei in assoluto la persona più singolare che abbia mai conosciuto.”
Arrossisco leggermente. “Lo prendo come un complimento.”
“Voleva esserlo.”

 

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