Wuthering Heights.

di thatsmylastsong
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Feels like tonight. ***
Capitolo 2: *** - Lost and insecure. ***
Capitolo 3: *** - All the things she said. ***
Capitolo 4: *** - I can't lose you. ***
Capitolo 5: *** - Skinny love. ***
Capitolo 6: *** - One thing. ***
Capitolo 7: *** - If you could see what I see. ***
Capitolo 8: *** - With or without you. ***
Capitolo 9: *** - There is a light that never goes out. ***
Capitolo 10: *** - Only human. ***
Capitolo 11: *** - Never stop. ***
Capitolo 12: *** The worst day of loving someone... ***
Capitolo 13: *** ... is the day you lose them. ***
Capitolo 14: *** - The mirror of my soul. ***
Capitolo 15: *** - To build a home. ***
Capitolo 16: *** - Drop the world. ***
Capitolo 17: *** - Almost there. ***



Capitolo 1
*** - Feels like tonight. ***


- Feels like tonight


Mentre tamburellava le dita sulla scrivania della direttrice del collegio, Miley si chiedeva assiduamente quale terribile peccato avesse commesso in passato per meritarsi una vita simile.
Era nauseata e straziata dai déjà vu ai quali era continuamente sottoposta. 
Viveva e riviveva le stesse situazioni da tutta la vita, per quanto si possa ricordare.
Il rumore della porta che si apriva bruscamente, la fece sobbalzare e tornare nel mondo reale.
"Sei pronta?" le chiese la signorina Fleming.
''No'' rispose Miley, tesa per la prima volta dopo tanto tempo.
''Muoviti, la signora Jonas ti aspetta di sotto. Non vorrai che ti scambi per una maleducata'' replicò la Fleming, con un non so che di viscido nel suo tono di voce.
Miley roteò gli occhi, si accese una sigaretta, facendo sporgere più del consueto le vene del collo della signorina Fleming e scese al piano di sotto in compagnia della sua inseparabile valigia nero pece.
Ad ogni gradino si sentiva le gambe cedere e così, temendo di non farcela, strinse con tutta la forza che possedeva la ringhiera delle scale, prese un lungo e sentito respiro e proseguì.
Appena mise i piedi nell'ingresso del collegio, una signora particolarmente paffuta, dal sorriso assonnato, la accolse e la abbracciò.
Miley non pensò nemmeno per un istante di ricambiare l'abbraccio e se ne stette lì, immobile, fredda, come le scale.
La signora liberò delicatamente Miley dall'abbraccio e si presentò.
"Il mio nome è Denise Jonas ed essere qui, di fronte a te è qualcosa che... non riesco neanche ad esprimere la gioia di questo momento!".
La ragazza lo percepì subito.
C'era qualcosa di così sincero e genuino in quella paffuta signora, era rassicurante.
Dovrebbe esserlo.
A Miley tutto questo ha sempre dato il voltastomaco.
Vedendo che la giovane non era particolarmente loquace, caricò la sua valigia in macchina e partirono dirette verso in New England; la nuova dimora di Miley.
Quando furono arrivate, quest'ultima scese dalla macchina ad una velocità inaudita, avendo ricevuto un messaggio sul telefonino che le accese un sorriso mai visto prima d'ora.
"Lo sai, anche io lavoro in un collegio. Mi piace stare a contatto con le persone".
Miley nemmeno l'ascoltò.
Magari è proprio questo l'effetto della pura e semplice felicità.
Quando entrarono in casa, Denise osservò Miley con aria interrogativa.
"Quand'è che arriverà il resto dei tuoi bagagli?".
"Non prima di un mese. Sa', di solito dopo questo lasso di tempo ogni famiglia mi ha sempre cacciata, quindi non si disturbi troppo" rispose lei con rabbia.
"Con noi sarà diverso, puoi credermi".
"No. No che non posso crederle".
Tra le due vi fu un attimo di tensione che si spezzò nell'istante in cui Miley andò di sopra, non sapendo cosa o chi l'aspettasse.
Si sedette su una specie di sgabello vicino ad una finestra con la capacità di mostrare il cielo in tutto il suo splendore.
Miley udì altri passi sconosciuti salire verso quella stanza e senza neanche voltarsi, fumò un'altra sigaretta.
"Ciao".
La ragazza gettò un rapido sguardo privo di interesse su un ragazzo con dei capricci al posto dei ricci.
Il ragazzo si sedette di fronte a lei, quasi intimorito.
"Io sono Nick. E' un piacere averti qui" disse, mentre improvvisava un sorriso sbilenco.
"Io sono stanca. Piacere mio" disse, senza neanche guardarlo.
"Ascolta, so' che ora è dura, ma la nostra è una famiglia speciale".
"Un po' presuntuoso da parte tua".
"Dico solo le cose come stanno. Io so' come ti senti".
"Davvero? Ma che meraviglia. Quindi anche a te sono morti i genitori a causa di un pazzo omicida? Anche tu non sai cosa significhi il termine 'famiglia'? L'unica cosa che posso sperare è che tu te ne vada a fare in culo all'istante, prima che ti ci mandi io. Dio, quanto sei naive. Scommetto che hai persino la ragazza. Speriamo che non abbia la faccia tosta di mentire guardando le persone negli occhi come fai tu".
"Io... non ho proprio una ragazza... sì, insomma, c'è una ragazza ma non l'ho mai vista e da un paio di...".
"Non ti ho chiesto la tua patetica storia strappa lacrime. Hai da accendere?".
"Io non... io non fumo".
"Peggio per te".
"Va bene, è evidente che tu non sai che... anche io sono stato adottato. E' vero, non so cosa si prova ad essere sballottato da una famiglia all'altra ma sappi che in una famiglia si parla del proprio dolore. Sì, insomma, se mamma e papà non mi avesserò preso con loro io sarei... morto".
Miley penetrò con lo sguardo gli occhi di Nick e sfoggiò un sorriso flebile, ma era comunque un sorriso.
"Caspita... io non lo sapevo, scusami".
"Nonono! Non scusarti! Mi fa solo piacere che tu mi abbia sorriso" disse lui, cercando di rasserenarla.
"Nick... posso dirti una cosa?".
"Tutto ciò che vuoi!".
Miley si avvicinò all'orecchio di Nick e gli intimò la frase.
Il presagio.
Sì, il presagio che nulla sarebbe andato come doveva andare.
"Io spero che tu muoia".
Con un Nick scioccato, Miley tornò a guardare il cielo, in tutto il suo splendore.
Il presagio.
Sì, il presagio che la vita... inizia adesso.






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Capitolo 2
*** - Lost and insecure. ***


- Lost and insecure



Mentre scendeva le scale che la guidavano verso la cucina, Miley si chiedeva se avessero potuto decifrare le occhiaia primordiali che avesse.
Potrebbero pensare che sono rimasta tutta la notte a fumare, pensò.
La verità era tutt'altra.
Aveva passato tutta la notte a scambiarsi messaggi con qualcuno che la faceva sentire felice come non lo era mai stata e quando ci messaggiava, il mondo si fermava, solo per loro.
Si era chiesta molte volte se quello che provava, fosse o non fosse amore, ma per ora, se lo godeva e basta.
''Buongiorno, mia cara!'' le intimò la signora Jonas sbucando dal nulla.
''Giorno'' rispose lei, senza alcuna emozione.
Gettò un'occhiata su Nick che la guardò a malapena, facendole un insignificante cenno col capo.
Quando si sedettero tutti a tavola, la signora Jonas iniziò l'interrogatorio a fin di bene che Miley temeva sin dalla priva volta che mise piese in quella casa.
''Allora tesoro, dimmi, come ti stai trovando?''.
Nick finsè di avere la tosse, per incoraggiare Miley a dire ciò che era successo ieri sera.
La ragazza guardò il ragazzo riccioluto, gli sorrise maliziosamente e rispose alla signora Jonas.
''Benissimo, grazie. Io e suo figlio abbiamo già legato molto. E' davvero in gamba, deve esserne fiera''.
La signora Jonas aveva il cuore colmo di felicità.
Era così contenta che Nick e la sua futura figlia avessero legato così presto, davvero non se l'aspettava.
"Oh, mia cara, ma è veraviglioso!'' la signora diede una pacca sulla spalle a Nick, più confuso che mai. ''Ascolta Miley, i miei avvocati si stanno occupando di tutto e tra pochissime settimane, sarai ufficialmente una figlia per me ed una sorella per il mio Nicky!''.
''E'... meraviglioso" rispose lei, ipocrita.
"Sono così felice che tu lo pensi! Ragazzi... ho avuto una grande idea! Nicky, amore, perché non porti Miley a fare un giro per la città? Domani si inizia la scuola e sono sicura che questa bella ragazza non veda l'ora di orientarsi un po', vero?".
"Oh sì, verissimo" disse Miley.
"Va bene..." rispose Nick, tutt'altro che entusiasta.


 

*

 

L'aria fredda solleticava ad entrambi le orecchie.
Fino a quel momento avevano camminato in un silenzio religioso, fino a quando Nick spezzò quella situazione.
"A che gioco stai giocando? Perché con mia madre fai la falsa fingendoti quella che chiaramente non sei?".
"Perché ho capito subito che tua madre me la posso girare e rigirare come un calzino ogni volta che ne ho voglia, basta sfoderare un sorriso. Mentre con te mi diverto. Sei così privo di fegato che posso farti diventare ciò che voglio senza che tu te ne accorga. E' facile come rubare le caramelle ad un bambino riccioluto".
Nick scosse la testa.
"Stai rovinando tutto, mettitelo in testa. Questa può essere la tua occasione per fare parte di una famiglia. Nel caso che tu non lo sappia, io ho altri tre fratelli che ora sono al college e mio padre ora è all'estero, ma ci sono. Tu puoi anche odiarmi e puoi ritenere mia madre il tuo burattino personale, ma... loro ti potrebbero piacere. A volte basta un colpo di vento per cambiarci la vita e questo può essere il tuo colpo ti vento. Non mandare tutto all'aria".
La ragazza finse di pensarci per qualche secondo.
"Sai una cosa? Penso che seguirò il tuo consiglio".
"Da-davvero?" chiese lui, entusiasta.
"Assolutamente! Tu hai detto che posso odiarti e posso ritenere tua madre un burattino... beh, lo farò senz'altro".
Mentre Nick la guardava incredulo, iniziarono a venire nella loro direzione un paio di ragazzi.
Più quei tipi si avvicinarono, più Nick appariva terrorizzato e Miley lo guardava disorientata.
"Nicholaaas. Guarda guarda chi si rivede" esordì uno dei ragazzi con aria spavalda.
Nick non riusciva nemmeno a guardarli.
"Lasciatemi in pace" disse lui, non riuscendo neanche a guardarli.
"Avete sentito, ragazzi? Il piccolo Nick ci sta dicendo di lasciarlo addirittura in pace. Cos'è, vuoi farti il figo davanti alla tua bella?".
"Ragazzi, non ora... vi prego".
"Invece... ora è il momento più appropriato. Non credete anche voi?" chiese, scatenando un 'sì' di gruppo.
"Miley... è meglio che tu ora vada" disse Nick, con tono minaccioso.
"Ma..." cercò di dire lei.
"VATTENE" tuonò lui.
Ma Miley non si mosse.
"Perché vuoi farla andare via? E' meglio che lei assista, così vedrà... questo".
Il ragazzo tutto muscoli stava per sferrare un pugno ma non riuscì a prendere lo stomaco di Nick perché Miley gli stritolò la mano con talmente tanta forza fa farlo inginocchiare a terra, in preda a delle fitte tremende di dolore.
Lui e la sua banda di bulletti si allontanarono, urlando 'CI VEDIAMO DOMANI A SCUOLA, STRONZI!'.
"Tu... mi... oddio, grazie! Miley, io...".
"Frena, cocco. Io l'ho fatto solo perché credevo che volessero colpire me".
"Ma...".
"Andiamo a casa" disse lei, lapidaria.


 

*

 

Ormai era ora di cena e Nick e la signora Jonas stavano apparecchiando la tavola.
Mentre Nick era intento a mandare un messaggio, tutto sorridente, la signora andò accanto a Miley.
"Com'è andata oggi?".
"Piuttosto bene. Ho notato che suo figlio ha degli amici... interessanti".
"Oh sì, sono tutti bravi ragazzi".
Miley sorrise, non sapendo che cosa dire o fare.
"Ascolta, potresti farmi una cortesia?".
"Sicuro".
"Mentre io e Nicky apparecchiamo, andresti a spedire questa busta? La casella postale è solo dall'altra parte della strada".
"Certo. Ma che cos'è?".
"E' la domanda al college di Nicky. Lui vuole andare ad Harvard".
"Caspita, deve essere una sottospecie di genio con i ricci, allora".
La signora Jonas le sorrise, entusiasta.
"Più o meno. E' molto intelligente e Harvard è il suo più grande sogno".
"Molto bene. Ci penso io allora".
"Grazie mille, cara" disse la signora Jonas, abbracciandola.
Miley non ricambiò l'abbraccio e si avviò verso la casella di posta, ma la busta per l'iscrizione ad Havard, finì nel bidone della spazzatura.
Se lei non sarebbe stata felice, non lo sarà nessun'altro, pensò.

 

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Capitolo 3
*** - All the things she said. ***


- All the things she said
 

"Così, questa è la famosa scuola" esordì Miley.
Di norma eviterebbe volentieri rivolgere la parola al suo futuro fratellastro ma questa volta era diverso.
Lui la stava toccando.
Le aveva bloccato il braccio con tutta la forza che possedeva e si erano fermati davanti all'ingresso.
Miley era disgustata che quell'essere da lei ritenuto privo di personalità la stesse toccando, ma l'espressione nel volto di Nick era così turbata che lasciò correre.
"Sai qual'è una delle cose belle della scuola d'inverno? Che se si entra dentro, non ci si gela il culo. E ora... io mi sto gelando il culo".
"Cosa?" chiese Nick, con tono assente.
"D'accordo, ci ho provato. Levami le mani da dosso, razza di rifiuto tossico con scarsa igene personale" e, detto questo, Miley interruppe immediatamente il contatto tra la mano di Nick e il proprio braccio".
"Sì, va bene... " disse lui, ancora assente.
"Te la stai facendo nelle mutande a causa della comitiva che abbiamo incontrato ieri?".
Nick non disse nulla, ma la risposta gliela si leggeva in volto.
"Lo sai vero che se non entri sarà ancora peggio? Sai, una volta, in collegio... " ma venne interrotta.
"Ti prego, risparmiami la morale. Puoi farlo?".
"Certo. Allora, mentre io entro perché ho abbastanza palle per farlo, tu stai pure qui a far diventare mini cubettini di ghiaccio quei capezzolia forma di piramide che ti ritrovi, okay?" così, Miley si allontanò indispettita.
Nick, sentendosi in colpa, ebbe finalmente il coraggio di entrare a scuola e raggiugerla.
"Miley, aspetta dai!!".
"Che diamine vuoi, Riccio Capriccio?".
"Senti, scusa. E' solo che sono teso. Il fatto è che ci sono un sacco questioni in sospeso tra me e quei ragazzi e, credimi, se te ne interessasse un minimo, ti spiegherei tutto".
"Hai ragione, a non importa. Per me potresti anche annegare in una pozza di sangue e tirerei dritto".
"Sei spiritosa".
"Non era una battuta. Senti bello, tu hai soltanto fifa che quelli prima o poi ti prendano e ti pestino e sai perché? Perché non reagisci. Te ne stai a lì con il broncio a ripeterti 'perché a me?' beh, io ti rispondo... perché evidentemente te lo meriti. Ho notato poi che non sorridi spesso e le uniche volte che lo fai sono le volte in cui..."
"Sono al telefono mentre messaggio. Sì, lo so. Comunque... anche tu".
"Già. Qualche ragazza così disperata da volerti?".
"Almeno la ragazza con cui io messaggio è... " ma Nick si fermò.
Non avrebbe mai dovuto iniziare quella frase.
Mai.
Nick non fece neanche in tempo a chiederle perdono che si ritrovò le mani di Miley al collo, mentre lo sollevava contro degli armadietti.
"Ascoltami attentamente, lurido pezzo di rifiuto umano: la persona con cui messaggio IO è reale quanto la tua quasi morte in questo momento e per questa insinuazione... la pagherai, cara. Lo giuro su Dio. Ah, un ultima cosa... sai, sono tanti i modi di morire, ma io ho trovato un modo per vivere e senza questo ragazzo io sarei persa. Ci vediamo alla tua fine, stupido errore della natura".
Appena lo mollò, Nick iniziò a tossire mentre Miley si allontanò in fretta e furia.


 

*

 

Dopo la pausa pranzo, Miley venne misteriosamente convocata nell'uffcio del preside.
Ecco, lo sapevo, pensò.
Quello spione sarà andato a riferire tutto al preside, di sicuro.
Gliela avrebbe fatta pagare, ed era già carico da stamattina.
"Miley?".
"Sì?".
"Entra".
Il tono del preside era tranquillo e questo la rassicurò.
"Perché ha voluto vedermi? Le giuro che non sono stata io..."
"Non preoccuparti, non sei qui per essere rimproverata, anzi".
"Oh... grande!".
"Già. Apri bene le orecchie, razza di ladra, furfante, fumatrice e chissà quante altre cose ancora: farò di tutto per rendere questa scuola un inferno per te. Sei in questo liceo solo perché sono molto amico di Denise Jonas ma se solo commetterai il minimo errore io ti sbatterò fuori a calci nel culo in men che non si dica. Sinceramente ora che ti guardo bene mi viene solo voglia di dare di stomaco, visto che avrai vissuta in qualche squallida bettola prima di approdare qui con il tuo mefitico carico di problemi. Beh, vedrai che è solo l'inizio".
"Lei... non può parlarmi così!!" urlò Miley, offesa come non mai.
"Posso eccome, signorina. Con te, posso, visto che sei soltanto una nullità. E ora fuori".
Appena Miley uscì, si sentì sconvolta.
Nessuno in vita sua si era mai sognato di parlarle in quel modo e con quel tono.
Lo shock, la rabbia e l'umiliazione, si trasformarono in un unica cosa: lacrime.



 

*

 

Erano ormai le quattro del pomeriggio ed era tempo per tutti gli studenti di andare a casa.
Mentre Miley cercava il suo futuro fratello per umilarlo ancora di più, lo trovò... anche se fece fatica a capire chi fosse.
Con un filo di voce, a Miley, uscì soltanto questo.
"Oh... Nick".

 

 

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Capitolo 4
*** - I can't lose you. ***


- I can't lose you
 

Miley non riusciva neanche a sbattere le palpebre.
Era come traumatizzata, anzi, inorridita da ciò che stava contemplando.
Nick era disteso a terra, pieno di lividi e con un'espressione dolorante che non dava margine all'immaginazione.
La ragazza si apprestò immediatamente a soccorrerlo ma lui non voleva essere aiutato.
"Non toccarmi" disse lui, con tono fermo.
"Sei ferito, devo portarti via da qui".
"HO DETTO CHE NON MI DEVI TOCCARE!" urlò lui furioso, spingendola con la mano destra, facendola traballare ed infine cadere.
Prima che Miley si rialzasse per spaccargli la faccia, squillò con un tempismo impressionante, il cellulare di Nick.
Il ragazzo era ridotto troppo male e dato che era evidente che non aveva alcuna intenzione di rispondere, Miley gli sfilò il telefono dalla tasca e rispose.
"Pronto?" esordì, con tono più calmo possibile.
"Pronto? Miley? Sono Denise!".
Oh cazzo, pensò la ragazza.
"Signora Jonas, saaaalve" d'accordo, stava esagerando.
"Ciao splendore! Ma tu e Nicky dove siete? Dovreste già essere a casa e... come mai stai rispondendo tu al suo cellulare? E' successo qualcosa?" chiese allarmata.
Miley gettò una occhiata veloce a Nick che faceva segno di farle dire di 'no', ma qualcosa spinse Miley a fare... la cosa giusta.
"Signora, deve reggersi forte" e così, dopo aver preso un respiro profondo, confessò tutto.


 

*

 

Al pronto soccorso, le ferite di Nick sono apparse molto meno gravi di ciò che sembrarono a Miley.
Dopo un po' che aspettava in sala d'attesa, si rese conto di avere ancora in mano il telefono di Nick.
Di norma non lo avrebbe neanche sfiorato con lo sguardo, ma poi pensò che aveva già commesso la sua buona azione per oggi, e poi doveva ancora regolare i conti con il bastardo che aveva riempito di botte Nick, per forza di cose.
Sì, era giunto il momento di spezzare questa catena di 'giustizia' e di aggiungere un po' di 'malizia'.
1 messaggio ricevuto.
Questo era ciò che appariva sulla schermata principale.
Lo aprì.

'Ti capisco. A me sembra costantemente di vivere sotto la stessa campana di vetro, hai presente? Sono così stanca di tutto. A volte vorrei che non ci fosse un domani, perché ho paura'.

Quel messaggio.
Quel numero.
Era lei.
Miley, presa dal panico, andò a controllare ogni messaggio ricevuto ed inviato da Nick.
Tutto ciò era palese.
Tutte le risposte combaciavano, i numeri combaciavano.
Il ragazzo di cui si sta innamorando è... il suo fratellastro.

Ora che Miley poteva entrare a vedere come stava Nick, se lo ritrovò sdraiato in un lettino, con lo sguardo rivolto verso est.
"Nick...".
"Vattene".
"Ascolta..."
"Dammi il mio cellulare e poi vattene".
La ragazza appoggiò il cellulare di Nick sopra il comodino, con la mano tremolante.
"Io non centro nulla, te lo giuro".
"Sì, invece. Sei così falsa, anzi peggio, tu sei marcia" disse Nick, facendola rabbrividire.
"Non avrei mai voluto che accadesse tutto ciò. Ora immagino che tua madre mi caccerà via".
"Non sono stato capace di darle un simile dispiacere. Lei ti adora, sei praticamente sua figlia. Infatti penso proprio che ora ti stia cercando per bere un caffè con lei".
"Grazie! Io... grazie di non aver...".
"Io ti odio" disse Nick.
A Miley il cuore andò letteralmente in frantumi.
"Io ti odio e va bene così. E sai perché? Perché io ho un motivo per alzarmi la mattina. Sai, siamo tutti in attesa di quel qualcosa che darà una svolta alla nostra vita,
 di quella persona che in un solo istante ci farà sentire importante come non ci siamo mai sentiti prima. Siamo tutti in attesa di quel momento che vale una vita intera. E la sai una cosa? Io l'ho trovata quella persona. Quindi, ho preso una decisione. Voglio incontrare al più presto quella ragazza staordinaria che mi ha restituito la felicità, perché non posso più aspettare".
"Ma... perché?".
"Perché io la amo" confessò lui.

 
da PensieriParole
 
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Capitolo 5
*** - Skinny love. ***


- Skinny love
 

Nicholas Jerry Jonas non si era mai sentito così vivo.
Mai in vita sua avrebbe pensato che esistesse un tale livello di estasi e mai e poi mai avrebbe pensato di raggiungerlo, eppure è successo.
Erano le otto e mezza di sera e lui si trovava in mezzo al campo da football della scuola, con un mazzo di rose rosse in mano e il cuore scalpitante.
Persino lui era incredulo riguardo a ciò che gli stava capitando; aveva le mani sudate ed era teso ed emozionatissimo.
Ad un tratto, il cuore gli si fermò.
Una mano dietro di lui gli si appoggiò dietro la spalla destra.
Lui si girò, con la gioia nel cuore.
E la vide.



13 ore prima...



Ore 7:00.

"Buongiorno tesoro!" esordì mamma Jonas.
"Buongiorno a te!" rispose Nick, prima di schioccarle un bacio sulla guancia.
"Come fai ad essere già in forze? Una settimana fa nemmeno ti reggevi in piedi".
"Hai ragione, ma... oggi è un giorno speciale" disse lui, con l'amore negli occhi.
"Mi fa piacere vederti così di buon'umore, Nicky. Lo so che sei sempre molto teso per Harvard e per le tue cose da adolescente, e... devo confessarti che oggi anche io sono particolarmente contenta" disse Denise, con voce squillante.
"L'ho notato, effettivamente. Cos'è che ti rende così euforica?".
"Beh... sono arrivati i documenti!! Reggiti forte Nicky! Da oggi, Miley sarà ufficialmente... tua sorella!!!".

Ore 8:00.

Le lezioni erano in procinto di cominciare, ma Miley aveva una cosa più urgente da sbrigare.
Mentre tambullerava fastidiosamente sopra una delle poltrone della sala d'attesa della presidenza, la ragazza aspettava... impaziente.
Appena la porta si aprì, Miley sfoderò un sorrisone che di norma non ha mai promesso nulla di buono.
"Sei una persecuzione!".
"Chi... io?" chiese lei, contono fintamente innocente.
"Senti, ho già chiesto scusa a Nick, che altro vuoi che faccia?".
Ebbene sì.
Era Alexander Kent, il il capo dei bulletti che ridussero Nick ad uno straccio.
"Ehm... scusami, cos'è che hai detto? La palla da rugby che hai al posto della testa mi ha distratta".
"Sei proprio una stronza, lo sai? Ti prego Miley, lasciami in pace. A causa delle telecamere che hanno ripreso quello che ho fatto il tuo fratellino mi sono beccato 20 ore di servizio civile... non pensi che sia una punizione sufficiente?".
"Assolutamente... NO. Senti, se tu fossi stato un po' più gentile con me a quest'ora non ti toccherebbe il volontariato. Sai, avrei potuto dire che tu hai un grave deficit mentale che poi non è una cosa così lontana dalla verità".
"Dimmi che cosa vuoi così possiamo andare a lezione".
"Mi serve un favore...".
"Di che genere?" chiese lui, scettico.
"Oggi ho accettato di incontrare una persona, ma non è la cosa giusta da fare ma ormai gli ho garanito, che, ehm, chi sarei stata e non posso deluderlo. Fin qui ci sei, bulletto schizofrenico?".
"Non se mi chiami bulletto schizofrenico".
"Oddio, la tua testa è davvero... enorme!".
"E va bene, continua..." disse lui, esasperato.
"Bene, stavo dicendo... non posso deluderlo. Anche se l'ho già fatto. E' quello che so' fare meglio... è tutta la vita che deludo le persone. Direi che è giunto il momento di farla finita".
"Non capisco perché ti servo io".
"Lo capirai".
"Se lo dici tu. Hey ma, perché hai in mano l'annuario?".
"Nessuno ti ha detto di fare domande" concluse lei, acida.

Ore 10:00.

Al cambio d'ora, avvenne l'inevitabile.
"Hey..." disse a mezza bocca Nick.
Miley non ebbe alcuna reazione, se non quella di allontanarsi il più possibile da lui.
Il ragazzo si affrettò a raggiungerla.
"Miley, aspetta!!" l'afferrò per la mano.
"Pensavo che mi odiassi".
"Già, a proposito... credo di avere esagerato. Alexander mi ha detto che eri stata tu a chiedergli questo".
Miley era assente.
"Miley... va tutto bene?".
"Andrà meglio questa sera".
Nick, al solo sentir pronunciare la frase 'questa sera' sfoderò un sorriso talmente grande da fare invidia a chiunque.
"Io questa sera incontrerò la ragazza che amo da... da due anni! Ma lo sai già visto che ne parlo dalla mattina alla sera con i miei fratelli su Skype. E tu? Cosa farai stasera invece?".
"La cosa giusta".

Ore 19:00.

"Allora, come ti senti?" chiese Alexander, seriamente interessato.
"Bene. Mi sento sollevata adesso. Ehm... grazie" rispose Miley, sincera fino in fondo.
"Perché non mi hai voluto dire chi è il ragazzo?".
"Perché dovrei? Sono affari miei".
"Certo che sei un tipino particolare".
"Alex... io ormai la storia te l'ho raccontata. Dici che sto facendo la cosa giusta?".
"Dico che la mia opinione non conta, però... credo di sì. Insomma, è questo quello che vuoi veramente".
"Credo di sì" rispose Miley, titubante "allora... io vado e grazie ancora".
"L'importante è che non ti avrò più attorno" disse lui, sorridendo "andrà bene e lui sarà felice".
"Lo spero... io lo sono già" disse Miley, allontanandosi.

Ore 20:00.

Una mano dietro di lui gli si appoggiò dietro la spalla destra.
Lui si girò, con la gioia nel cuore.
E la vide.
"Ciao Nick".
Il ragazzo era assolutamente incredulo.
"Oh mio Dio... Emma!!!".

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Capitolo 6
*** - One thing. ***


- One thing
 

Era ormai trascorso un mese e le cose stavano seguendo il loro corso, o quasi.
Nick ed Emma fanno coppia fissa, e Miley...
"NO! CHIARO? MAI!" sbraitò la ragazza con tutta la voce che si ritrovava dentro.
"M-Miley, scusami, non volevo farti arrabbiare..." disse la signorina Jonas, quasi terrorizzata.
"Oddio Denise, scusami, davvero! E' solo che queste cose non fanno per me. Insomma, guardami".
La signora Jonas avvolse le gote di Miley con le proprie mani e poi riprese.
"Ti sto guardano e sto vedo una ragazza di una bellezza rara, con dei meravigliosi occhi color oceano, così intensi e penetranti da far perdere la testa ad ogni ragazzo".
"Sì ma... non voglio mettere in ambarazzo la vostra famiglia. Insomma, potrei combinare qualche disastro".
"Non voglio mai più sentire queste cose!" disse la signora Jonas, alzando la voce come non aveva mai fatto prima d'ora con Miley "questa è la nostra famiglia, il che significa che è anche tua. Sei mia figlia e anche se magari tu non mi consideri la tua mamma... io ti considero in questo modo".
Miley, commossa, abbracciò Denise e la donna ricambiò con così tanta gioia e con così tanto amore che strinse Miley così forte da non farla respirare.
"D'accordo. Lo farò".
"Farai cosa?" una voce esterna fece sobbalzare sia Miley che Denise.
"Parteciperà al ballo delle dubettanti... come debuttante!" rispose la signora Jonas, carica di orgoglio.
Nick, invece, scoppiò a ridere.
Non riusciva ad immaginare sua sorella con un abito elegante ed un sorriso smagliante.
"Grazie per il tuo appoggio" disse la ragazza, rivolta a Nick "ora vado".
"Dove?" chiese il ragazzo.
"Alle prove per le debuttanti. Sai, i passi di danza non si imparano da soli".
"Vengo con te!" disse convinto Nick.
"No che non ci vieni!".
"Mils, ti prego. Devo parlarti".
Così, messa con le spalle al muro, Miley fece cenno col capo a Nick di venirle incontro per andare assieme alle prove.



 

*

 

"E uno, due, tre" al 'tre' tutte le debuttanti e i loro accompagnatori iniziarono a ballare al passo di un ballo accompagnato da una musica dolce e romantica.
Nick e Miley avrebbero dovuto sentirsi a diagio, invece non si erano mai sentiti più in sintonia.


 

I can't control my feelings
I can't control my thoughts
I'm staring at the ceiling 
Wondering how I got so caught
You're completely off limits
For more reasons than just one
But I can't stop


 

"Come va con Emma?" chiese Miley, tutta sorridente.
"Va'. Sì, insomma, andiamo alla grande e lei è assolutamente fantastica".
"Oh sì, lo so. Lei hai già detto che la ami?".
"Che... che cosa?" chiese lui, guardandola malissimo.
"Perché ti stupisce la mia domanda? Insomma, me lo hai detto tu che la ami".
"Senti, in effetti volevo parlarti proprio di questo. E' vero, l'ho detto, ma c'è qualcosa che... ah, non lo so. Magari ho solo un po' di paura. Però sai, quando messaggiavo con Emma io sentivo le farfalle nello stomaco".
"Beh, dovete darvi tempo..." disse Miley, cripitica.
"Lo so. Ora, ehm, sento il bisogno di dirti una cosa e non vorrei che tu fraintendessi".
"Non lo farò. Di che si tratta?".
"Di te".

 

 


You're aware of my existence
But you don't know I'm here
You're the centre of attention 
You control the atmosphere
You're so busy being busy
I don't want to interfere
But I can't stop




 

 

"Ti ascolto" disse lei, seria.
"Lo ribadisco: non voglio assolutamente che tu fraintenda ma... mi sento molto legato a te e non intendo dire che tengo a te... insomma... io tengo a te ma penso che tra noi due ci sia qualcosa. Mi sbaglio, non è così?".
"Penso che tu abbia ascoltato troppe volte 'Hello again' di Neil Diamond. Senti, anche io tengo a te, ma per 'tenere a te' intendo che mi dispiacerebbe se ti strozzassi con un cheesburger, tutto qui. Da parte mia non c'è assolutamente niente, e poi non ti rendi nemmeno conto che io sono qui, cioè... sei troppo preso da Emma, sbaglio?".
"Emma non è la mia unica ragione di vita!" rispose lui, infuriato.
"LO ERA FINO AD UN MESE FA, COS'E' CAMBIATO?" chiese lei, infuriata a sua volta.
"Il fatto è che penso che non sia lei la ragazza del mistero".

 




So I'll remain
Within your reign
Until my thoughts can travel somewhere new
My mind is blind to everything but you
And I wonder if you wonder about me too


 

"Dimmi che scherzi... andiamo Nick, non fare il coglione! Certo che è lei! Emma è perfetta per te, lei non ti deluderà mai e sarete felici, vero?".
"Ma perché ci tieni così tanto?".
"Perché..."
Ma Miley si fermò.
Non poteva confessargli perché ci teneva, altrimenti, tutto sarebbe venuto a galla.
"... Perché tengo a te, ecco. Senti, lei ti sta rendendo felice, vero? Quindi ora devi solo dirle che la ami, lei ti dirà che ti ama e questo legame che senti con me sparirà".
"Ma io non riesco a pensare ad altro. Io... riesco solo a pensare a te e ti giuro che se potessi smetterei ma non riesco più a scegliere nulla. Non riesco a non pensarti e questo dovrebbe succedere con un soggetto diverso!".


 

If you were to stop talking
I don't know what I'd do
The future's far less daunting
Walking into it with you
So drink til you can't think
And pretend I'm what you'd choose
Cause I can't stop

 

 

"Hey tu, ragazza, vieni un po' con me" esordì improvvisamente l'insegnante di ballo, afferrando Miley per il braccio.
Si allontarono e quando si fermarono, la signora guardò Miley con rimprovero.
"Mi scusi, non volevamo disturbarla...".
"Non preoccuparti, zuccherino, non ti ho trascinata fuori per questo. Ascolta, posso farti una domanda?".
"Se non può farne a meno...".
"Si può sapere perché stai facendo soffrire quel ragazzo come un cane? Insomma, ho ascoltato tutta la conversazione e... mio Dio, come ti guarda quel ragazzo. Lo hai proprio domato, eh?".
Miley era assolutamente allibita.
Non poteva essere che persino gli sconosciuto si intromettessero nella sua vita privata.
"No guardi, lui non è il mio ragazzo".
"E... perché no?".
Ed il silenzio calò.



So I'll remain
Within your reign
Until my thoughts can travel somewhere new
My mind is blind to everything but you
My mind is blind to everything but you
And I wonder if you wonder about me too


 

Appena Miley e l'insegnante rientrarono, Nick si precipitò dalla ragazza.
"Dobbiamo finire la conversazione".
"Nick, ora basta".
"No, scordatelo. Io mi sto aprendo con te mentre tu ti stai chiudendo a riccio".
"E non ti sei chiesto il motivo? Nick, a me non importa dei tuoi sentimenti nei miei confronti, perché io non ti ricambio. Emma invece sì, è lei che hai sempre voluto e ora non puoi tirarti indietro, io non te lo permetterò".
"Voglio accompagnarti al ballo".
"Nick, no...".
"Sì!".
"No, maledizione! Io ho già un accompagnatore".
"C-Cosa? Chi?".
Appena Nick lo chiese, dietro di lui sbucò una sagoma a lui estremamente familiare.
"Ciao, fratellino".
"JOE???"
"Sorpresa!" disse Joe, con il suo sorrisetto compiaciuto.


So I'll remain
Within your reign
Until my thoughts can travel somewhere new
My mind is blind to everything but you
And I wonder if you wonder about me too


 

"Miley, ma... tu sai che...".
"... anche lui è un Jonas? Certo. Insomma, quando Denise mi ha detto che Joe sarebbe tornato per qualche settimana, a me è sembrato il più indicato, perché tu sei un pappamolle e sicuramente io non sarei ben vista con te e... sappi che la tua domandina per Harvard non l'ho spedita e se non sbaglio la scadenza per le domande di ammissione era... ieri?".
Nick aveva le palpebre spalancate e l'anima in frantumi.
Così, Miley gli sorrise maliziosamente e dopo aver preso a braccetto Joe, si allontanò.
"Ma... perché hai fatto una cosa simile... per poi dirgliela? Non stavate legando?" chiese il fratello maggiore.
"L'ho fatto perché tengo a lui abbastanza da lasciarlo andare" rispose lei.

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Capitolo 7
*** - If you could see what I see. ***


Avviso importante:
sarò molto diretta, perché voglio essere il più concisa possibile.
Io amo scrivere FF, anche perché mi fa distrarre e mi fa sentire bene, ma c'è una cosa che sento il bisogno di comunicare.
Io non costringo nessuno a leggermi, ma, chi lo fa, potrebbe anche lasciare una piccola recensione.
Non lo dico perché voglio ricevere complimenti o cose del genere,
lo dico perché ho bisogno di sapere che c'è qualcuno che realmente apprezza ciò che scrivo.
Se non troverò almeno 5 recensioni a capitolo, mi sentirò costretta di chiudere la storia.
NON lo faccio, ripeto, per sentirmi importante, ma solo per sentire che c'è qualcuno che apprezza.
Un bacio, El.














- If you could see what I see.
 


Quella mattina, Miley si alzò con le prime luci dell'alba.
Era il giorno nel suo debutto in società e non si era mai sentita più tesa e il debutto non c'entrava assolutamente niente.
Appena si ritrovò fuori dalla casa, si diresse subito in macchina senza guardarsi indietro.
Mentre guidava, era più che convinta di meritarsi tutto lo schifo che la vita le aveva riservato.
Prima la morte dei genitori, poi la scarcerazione dell'assassino, il passare da una famiglia all'altra e poi... Nick.
Era stata l'unica cosa bella che le fosse mai capitata e l'aveva distrutta.
Tutto ciò che tocco, in qualche modo si disintegra, pensò.
Guidò per 40 minuti abbondanti, prima di ritrovarsi alla meta prestabilita.
Quando scese dalla macchina si sentì di nuovo una bambina, dal momento che si stava dirigendo all'ufficio dell'affidamente dalla quale è sempre passata.
Non appena entrò, tutto le sembrò invariato, con l'unica differenza che non vi erano bambini alla reception.
"Smiley?!" esordì una voce roca ma sprezzante.
La ragazza sobbalzò e si girò di scatto e il suo sguardo incrociò quello della seconda persona al mondo che l'avesse davvero trattata come una figlia.
"Loreali!!!" gridò Miley con entusiasmo e in men che non si dica si unirono in un abbraccio pieno di gioia e sano affetto.
"Mio Dio, ragazza, la vuoi smettere di diventare così bella?" disse Lorelai, mentre la stava ancora abbracciando.
"Ma smettila! Mi sei mancata tanto!".
"Anche tu, splendore" quando si staccarono, avevano entrambe gli occhi umidi "come stai? E' da un'eternità che non vedo il tuo meraviglioso viso".
"Sono stata di qua e di là... ed ora sono qui per farmi rispedire da un'altra parte".
Gli occhi di Lorelai ci misero poco a rattristarsi.
"Piccola, che è successo?" chiese quest'ultima e la fece sedere su una panca di fronte al bancone.
"La solita storia, Lor. Devo cambiare e lo devo fare con effetto immediato".
"Perché? Ti stanno trattando male? Dimmelo eh, che vado lì e spacco la faccia a tutti!" disse la donna, con il suo solito tono protettivo.
"Niente del genere. Il punto è che sto recitando il mio solito copione... mi comporto da schifo e aspetto che mi caccino, solo che non ce la farei a restare in quella casa un giorno di più. Ho rovinato tutto, Lor... la mia vita sta andando a pezzi e non voglio che anche la loro faccia questa fine" detto questo, Miley non riuscì più a trattenersi e iniziò a singhiozzare.
"Tesoro, non ti agitare. Mi vuoi dire cos'è capitato di preciso?".
"Beh... hai presente il ragazzo misterioso? Quello con cui messaggiavo ogni giorno?".
"Non dirmi che... L'HAI TROVATO!".
"Sì, è così. Ti risparmio i dettagli ma... mi sono fatta odiare a morte da lui. Ho fatto un sacco di cose spregevoli e gli sto praticamente rovinando la vita. Così, ho provato a sistemarlo con una ragazza perfetta perché io non lo sono. Io sono... uno schifo e lo rimarrò sempre ma lui è speciale e non merita che io faccia parte della sua vita".
All'udire di queste parole, Lorelai prese il viso di Miley tra le mani e lo accarezzò.
"Piccola mia, se solo tu potessi vedere quello che vedo io...tu sei speciale, Smiley. Lo sei sempre stata. Ti stai sacrificando per fare stare bene il ragazzo che ami e questo è un gesto nobile... ma non puoi sapere se sia un bene o un male uscire dalla vita di qualcun'altro. Quindi, te lo devo chiedere: sei proprio sicura di voler lasciare i Jonas?".
"No, ma lo devo fare e niente e nessuno riusciranno a farmi cambiare idea. Com'è che si dice? Se ami qualcuno, lascialo libero".



 

*

 


Mentre Miley si stava dando gli ultimi ritocchi prima di iniziare il suo debutto, Nick irruppe nella sala delle debuttanti e si avvicinò alla ragazza.
"Ma che ti salta in testa?".
"Mi sto preparando e tu non sei ammesso qui".
"Oh, scusami se sto cercando di impedirti di fare una stronzata" detto questo, Nick la prese con forza per il braccio sinistro e se la trascinò con sé bruscamente.
"Lasciami!" sbraitò Miley.
"Mai" rispose con decisione Nick.
"Si può sapere che vuoi?" chiese lei, con tono esausto.
"Come puoi lasciarci? Non te lo permetteremo".
"Chi te lo ha detto?".
"Ci hanno chiamato dall'ufficio per l'affidamento dicendo che hai deciso di cambiare famiglia. Mamma è giù e non la smette più di piangere!".
"Lo faccio perché mi avete stancato. Onestamente, mi avete sempre schifato".
"Balle, queste sono tutte balle! Sei soltanto una ragazzina spaventata che non ha il fegato di mettere radici da nessuna parte!".
"Esatto, mi hai inquadrata alla perfezione, quindi non dovrebbe dispiacerti se tolgo in disturbo".
"Non dovrebbe... ma mi dispiace" dopodiché si guardarono intesamente per alcuni minuti, senza dirsi una parola.
"La vostra vita sarà più facile senza di me".
"Miley, tu non capisci...".
"IO CAPISCO, QUESTO E' IL PUNTO!" disse lei, con delle ferite sanguinanti che le laceravano la voce.

E ora, signore e signori, siate pronti ad accogliere le nostre nuove debuttanti!

"Devo andare..." disse la ragazza, in modo sbrigativo.
Ma Nick era ancora lì, a bloccarla per il braccio.
"Non lasciarmi".
Senza neanche rivolgergli un ultimo sguardo, Miley si liberò dalla stretta e scese gli scalini dove alla fine, l'avrebbe attesa Joe, pronta per farle fare il suo debutto in società.


Finita la cerimonia, Miley si assentò dalla pista perché le squillava il telefonino.
Era il numero che aspettava.
"Pronto? S-salve! Grazie mille per avermi richiamata... sì, sono Miley Cyrus... lo so', lo so'... come? Domani? Assolutamente sì, è perfetto... verrò da sola sì... certo, a domani e grazie mille per questa opportunità, le sarò infinitamente riconoscente".
Appena chiuse la chiamata, Miley si sedette sull'erba, sporcando il suo vestito bianco, ma non le importava.
Non aveva più una famiglia e le andava bene così.
Non le importava più di niente... oltre ad una cosa.

 



 

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Capitolo 8
*** - With or without you. ***


- With or without you

 

Dopo aver lasciato una lettera elaboratamente scritta, nella quale ringraziava la famiglia di tutto ciò che avevano fatto per lei, Miley scese di soppiatto, arrivando in cucina per poi dirigersi fuori da casa Jonas una volta per tutte.
Denise, la notte precedente, la supplicò con le lacrime agli occhi di rimanere assieme a loro ma Miley sfoderò il caratterino prepotente che di solito teneva in serbo per Nick e così, dopo neanche 10 minuti, quest'ultima si scrollò malamente di dosso Denise e andò di sopra a preparare le valige.
Ora che era mattina, tutto le sembrava così insensato ma di certo non si sarebbe guardata indietro, così, accese il motore della macchina e partì a tutta velocità... il viaggio che avrebbe intrapreso sarebbe stato tutto tranne che breve.
4 ore e mezza più tardi, raggiunse il posto prestabilito.
Se lo aspettava maestoso e pieno di statue di filosofi e simili ma... mai si sarebbe immaginata tanta bellezza in un solo campus.
Mentre aveva già prontamente evitato alcuni venditori ambulanti che avevano cercato di rifilarle qualche gadget, non fù così prontamente abile da evitare uno scontro con un ragazzo.
Lungi da lei sbattere contro qualcun'altro, specialmente se di sesso maschile
"Scusa!" disse lei, desolata.
"Tranquillo, non è la prima volta che la mia bellezza abbaglia e fa' perdere la strada a qualche giovane donzella" disse il ragazzo in tono scherzoso, facendo l'occhiolino a Miley e a sua volta la ragazza ricambiò con un dolce sorriso.
"Ascolta, mi piacerebbe rimanere qui a chiaccherare ma ho un appuntamento con il rettore e..." ma la ragazza non riuscì a finire, intimidita dallo sguardo attento che le stava dedicando il ragazzo.
"... Miley?" chiese lui.
"Sì... ci conosciamo?".
"Beh, non esattamente" dopodiché, il ragazzo le porse la mano pronto a presentarsi.
"Sono Kevin. Kevin Jonas" all'udire di quel nome, Miley gli strinse la mano con foga.
"Oh... ciao! Ma... io e te ci siamo mai incontrati prima d'ora?" chiese lei, disorientata.
"Veramente no, ma mamma e Nick mi parlano sempre di te al telefono ed in più mi hanno spedito una tua foto quindi è stato semplice identificarti" rispose lui, sempre sorridente "ma che ci fai qui ad Harvard? Hai intenzione di iscriverti?".
"Kevin... è una storia un po' complicata e adesso ho proprio l'urgenza di andare" disse lei, sinceramente dispiaciuta.
"Facciamo così... io ti aspetterò qui nel campus. Mi farò una passeggiata nell'attesa che tu abbia finito il tuo colloquio con il rettore e così dopo se ti va ci prendiamo un caffè e facciamo due chiacchere, che te ne pare?".
"Accetto con piacere!" rispose lei, ricambiando con un gran sorriso.
Dopodiché, i due si salutarono e Miley si diresse velocemente verso l'ufficio del rettore.
Sì, questa era la vera Miley.
Una ragazza spontanea, allegra, sorridente e dolce... una ragazza che non mette maschere.
Questa era la vera lei.
Dopo aver salito otto rampe di scale, si ritrovò finalmente davanti all'ufficio del rettore e così, dopo aver ripreso fiato, bussò.
Una voce possente la invitò ad entrare.
"Salve..." esordì lei, parecchio intimorita.
"Si accomodi pure, signorina Cyrus" disse lui, con aria accomodante.
"La ringrazio. Senta, sarò breve... ho commesso una stronzata".
Il rettore, a quelle parole, la guardò accennando ad un sorriso.
"Di che si tratta?" chiese lui.
"Vede... il sogno più grande di un mio amico è di poter entrare in questa una università, perché lui ha voti altissimi ed è una specie di genio... fin qui mi segue?".
"Ma certo, cara. Solo che, se il tuo amico è così in gamba come mi dici, allora sarà stato preso sicuramente in considerazione per l'ammissione".
"Già, però vede... la sua domanda non è stata spedita e ci sono io sotto questa cosa. Ho buttato la sua domanda nella spazzatura perché ero sciocca ma ora voglio risolvere le cose e non me ne andrò di qui finché lei non mi dirà qualcosa che voglio sentirmi dire".
Il rettore guardava ammirato questa ragazza tanto determinata.
"Signorina Cyrus, apprezzo la sincerità ma lei sa che il tempo per le domande di ammissione è scaduto?".
"Sì signore, ma io ho qui... una nuova domanda! Ci ho messo tutto, dai suoi voti alle attività extracurriculari. La prego signore, mi sono in quattro per riuscire ad arrivare fin qui... la prego, accetti questa domanda. Non le sto dicendo di ammetterlo ma almeno di prendere in considerazione la sua domanda anche se è arrivata con un po' di ritrardo".
"Va bene" disse lui, sereno.
"Signore, avanti, lo faccia per... va bene?" chiese lei, incredula.
"Sì, va bene" disse lui, sincero, prendendo la busta che Miley gli stava porgendo.
"La ringrazio di cuore!" detto questo, la ragazza si stava avviando verso l'uscita ma il rettore la fermò.
"Aspetti signorina! Il ragazzo in questione è... Nicholas Jerry Jonas?".
"Sì, perché?".
"Beh, è strano e misterioso tutto ciò...".
"Cosa intende?".
"Intendo dire che il signor Jonas ha spedito la sua domanda di ammissione circa un mese fa... per iscrivere lei, qui".
Miley sbarrò gli occhi, incredula.
"Come? Ma... non è possibile".
"Lo è, glielo garantisco. I suoi voti sono sempre stati eccellenti in tutte le varie scuole che ha frequentato e beh, non ci sarebbe nulla di male se prendessimo in considerazione anche lei per le ammissioni, vero?".
"Vero..." disse Miley, con gli occhi lucidi per la commozione.
"Arrivederci signorina Cyrus, spero di rivedere presto lei e il signor Jonas".
Miley accennò un saluto con la mano e uscì dall'ufficio.

Dopo che uscì dall'edificio, non ci mise molto per scrutare il volto di Kevintra la folla del campus.
"Miley, finalmente!" disse lui, radioso.
"Vuoi ancora parlare, vero?" chiese lei, repentina.
Kevin annuì e lei iniziò a raccontarle... ogni cosa.
Alla fine, il ragazzo si dimostrò assolutamente esterrefatto.
"Santo cielo... questa storia è più intricata di Beautiful!".
"Lo so... e ora che ho scoperto che lui mi ha iscritta qui, ad Harvard... che diamine posso fare?".
"Prima di tutto, liberarti di quella Emma".
Miley lo guardò divertita.
"Ma io non posso tornare".
"Perché no? Mamma ti considererà sempre una figlia e il piccolo Nicholas... devo davvero aggiungere altro?".
"Kevin, io...".
"No, senti... il punto è questo: devi pensare alla tua di felicità. Preferisci stare con lui o senza di lui?" chiese il ragazzo, diretto.


 

*


 

"Nick? Signora Jonas?" esordì Emma, entrando in casa.
La giovane ragazza era andata a trovare Nick, sapendo che la notte scorsa si era preso un febbrone da cavallo.
Non appena mise piede in casa, udì dei lamenti provenire dal salotto.
Era Nick, che si lamentava a causa della propria condizione di salute.
La febbre amumentava e nessuno era in casa a prendersi cura di lui.
"Nick!" quasi urlò Emma, vendendolo stare così male.
Il ragazzo si lamentava e tentava di comunicare qualcosa.
"Nick... amore, stai bene?".
Il ragazzo aprì gli occhi, sorridente come non mai in vita sua.
"Mmmmm..." disse il ragazzo.
"Come? Amore, non capisco, parla più chiaro".
"Mmmmm... Miley...".
Ad Emma si fermò il cuore.
Così, involontariamente, Nick prese la mano di Emma ed iniziò ad accarezzarla.
"Miley, dobbiamo stare insieme, tutto si risolverà, vedrai. Ma non te ne andare, non lasciarmi... non lasciarmi" detto questo, al ragazzo scese una lacrima.

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Capitolo 9
*** - There is a light that never goes out. ***


- There is a light that never goes out

 

"No... No Nick, sono io, Emma, non mi riconosci più?" chiese lei, delusa.
Il ragazzo continuava a lamentarsi ed a quel punto fù palese che le sue condizioni erano più critiche di quanto apparissero.
Mentre Emma osservava il riccio, sentì qualcuno bussare alla porta.
Quando andò ad aprire si ritrovò davanti, l'ultima persona che avrebbe desiderato vedere.
"Non sei più la benvenuta qui" esordì acida Emma.
"Tu non lo sei mai stata. Levati" disse Miley, con il suo solito sorrisetto da stronza.
"Lo sai, potrei dire a Nick tutta la verità. Che figura ci faresti? Tu non vuoi che lui sappia".
"Già, ma oggi abbiamo tutti cambiato idea. Levati, Barbie" esordì Kevin, spuntando dietro la schiena di Miley.
Emma, messa con le spalle al muro, si scansò per fare passare i due ragazzi.
Miley si precipitò da Nick, che stava sempre peggio.
La ragazza cercò di dargli qualche scossone, ma il ragazzo sembrava aver perso conoscenza.
"KEVIN!!" urlò lei.
"Che è successo?" chiese lui, allarmato.
"Nick non sta bene, guardalo! Non reagisce a nessuno stimolo, io... devo portarlo urgentemente all'ospedale!".
"Va bene, prendi la mia macchina, arriverete prima".
Così, dopo che Kevin aiutò Miley a far salire in macchina il riccio, la ragazza partì più veloce della luce.

Quando vide l'ospedale, anche se in lontananza, Miley accellerò più di quanto le fosse concesso e parcheggiò male a cause della fretta.
Il ragazzo era rimasto senza sensi per tutto il viaggio e Miley iniziò seriamente ad agitarsi, così, appena Nick iniziò ad aprire gli occhi, quest'ultima lo fece scendere e si portò il braccio del riccio attorno al collo, per non farlo cadere.
Appena entrarono in ospedale, la ragazza avvertì una sensazione di calma.
Troppa calma.
Si avvicinò a fatica alla receptcion, dove vi trovò un'infermiera che sembrava tutt'altro che 'calma'.
"Scusi, salve... il mio amico non sta bene, ha la febbre alta e continua a lamentare dolori addominali. La prego, mi dica dove portarlo e con chi posso parlare per farlo ricoverare.
L'infermierà non fiatò.
Miley la guardava, disorientata.
"Mi stia a sentire, io non sto giocando a chi di noi due ha più la faccia da pesce lesso perché vincerebbe senz'altro lei, quindi, mi dica subito dove devo andare a far ricoverare il mio amico".
Non ricevette alcuna risposta.
La ragazza, infuriata, tentò di fare da sè.
Chiese ad una decina di medici delle indicazioni, ma questi la guardarono terrorizzati e finsero di non averla sentita.
Ma che stava succedendo?
Non si era mai ritrovata in una situazione tanto assurda.
Si stava trasportando Nick dovunque e lui continuava sempre a lamentarsi e si notava che ormai non ce la faceva più nemmeno lui.
Salita l'ennesima rampa di scale, ormai sfinita, fece sedere Nick per terra, con la schiena contro un muro freddo e lei si mise accanto a lui.
"Miley... sei tu?" sibilò il ragazzo.
"NICK! Oddio, come ti senti? Qui i medici non mi rispondono e mi guardano come se io fossi una terrorista, io...".
"Sono felice che tu sia tornata. Possiamo stare insieme... per sempre" mentre pronunciava quelle parole, Nick sorrideva beato e ciò indicava che non aveva la più pallida idea di cose stesse succedendo.
Le sue condizioni si stavano aggravando.
Istintivamente, il ragazzo le strinse dolcemente la mano e Miley ricambiò la stretta.
Guardandosi intorno, la ragazza aveva notato che vi era un piccolo schermo che riprendeva ciò che stavano filmando alcune telecamere all'interno dell'ospedale.
Se lo era ripromesso: 5 minuti. 
Solo cinque minuti e poi avrebbe trascinato via Nick fuori da quell'ospedale, perché doveva assolutamente andare via da lì.
Insomma, che razza di ospedale era mai quello? Eppure aveva sentito che era il migliore della zona.
Lo sguardo della ragazza, nel frattempo, era caduto su una delle riprese delle telecamere.
Un signore stava parlando con una infermiera e questa stava piangendo... il signore aveva appena tirato fuori qualcosa, ma non capiva cosa fosse... eppure aveva una strana forma... una forma di... pistola.
Un istante dopo, l'infermiera cadde a terra, priva di vita.
Miley sbarrò gli occhi.
"Nick... Nick svegliati, ti supplico!" mormorò la ragazza all'orecchio dell'amico.
"Che c'è? Che succede?" chiese lui, con un minimo di lucidità in più.
"C'è qualcosa che non va, dobbiamo andarcene via, subito".
Mentre il ragazzo cercava di tornare lucido, Miley si accorse che quell'uomo aveva un'aria familiare.
Fin troppo.
"Miley?" chiese Nick, con un filo di voce.
La ragazza lo guardò con gli occhi lucidi.
"Io lo so che non mi sopporti, ma c'è qualcosa in te... c'è una luce, che non la smette di abbagliarmi. Ti prego, non smettere. Probabilmente vorresti vedermi morto ma... io non vorrei mai che tu morissi. Mai".
Dopo quelle parole, Miley sentì dei passi avvicinarsi alla loro stanza.
Passi sempre più pesanti, sempre più udibili, sempre più vicini.
"Ti sbagli, non è questo che voglio. Tu mi piaci, lo sai?" disse lei, scoppiando poi in lacrime.
"Anche tu mi piaci... lo sai vero?".
"Lo so".
Così, senza che nemmeno se ne accorgesse,  il viso di Miley si avvicinò sempre di più a quello di Nick, per poi baciarlo dolcemente, per quella che sembrava l'eternità.

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Capitolo 10
*** - Only human. ***


- Only human

 

Quando le labbra di Miley si staccarono da quelle di Nick, lui la guardò estasiato, ma l'estasi cessò appena la porta della stanza in cui si trovavano, si aprì con violenza.
Nick perse nuovamente i sensi, e Miley iniziò a scrutare dall'alto al basso, la figura che si trovava davanti a loro.
Era un uomo alto, trascurato, vestito di nero e, ancor più rilevante, una pistola puntata contro di loro.
Ormai, la ragazza non aveva più dubbi sull'identità di quell'uomo e ciò la fece irrigidire.
Il pazzo scrutò entrambi i ragazzi, ed un sorrisetto compiaciuto gli si dipinse sul volto.
"Il tuo amico non sembra stare molto bene" esordì lui, rivolto verso Miley.
"Però, che occhio" rispose lei, senza un minimo accenno di timore nella voce.
"Oh, ma che maleducato, lascia che mi presenti, io sono..." ma venne interrotto.
"Io so' già chi sei" disse la ragazza.
"Veramente? Questo mi fa un enorme piacere, significa che la mia fama mi precede".
"Non è esattamente così. Sei stato tu, sai?".
"A fare cosa?".
"Ad uccidere i miei genitori" rispose lei. Il labbro inferiore iniziò a tremarle.
"Veramente, piccolina? Che dire... mi dispiace".
Miley abbassò lo sguardo.
"Allora, tesorino... hai un'ultimo desiderio prima di raggiungere gli angeli?".
"Dimmi pure" disse lui, appoggiando il dito sul grilletto.
"Questo" non appena finì la parola, si alzò di scatto e fu un attimo. 
Urtò del pazzo che teneva la pistola, facendogliela cadere e facendo ansimare di dolore lui, dal momento che Miley gli stava lentamente spaccando il polso con il piede.
Lui gemeva dolorante e lei gli sferrò ben diciannove calci in bocca con l'altro piede, per poi colpirlo in testa con la sua pistola, facendolo svenire.
Miley cadde a terra ansimante, non perché fosse stanca, perché si rese conto che Nick non stava più respirando.
Il pericolo per lei era passato, ma non per il ragazzo.
Non ci mise molto a chiamare la signora Jonas e... la polizia.


 

*


Mentre aspettavano l'arrivo dei soccorsi, Nick riprese a respirare mentre Miley si torturava le mani, accanto a lui al piano di sotto. 
"Miley..." ansimò lui.
La ragazza aveva gli occhi lucidi e non riusciva nemmeno a guardarlo.
"Cos-cos'è successo?" chiese lui, disorientato.
"Abbiamo rischiato di morire" rispose lei, senza sentimento.
"Io ricordo anche un'altra cosa...".
"Se vuoi ti do' una botta in testa, così te la dimentichi".
"Ma io non voglio dimenticare".
Miley non disse nulla, ormai impaziente che arrivassero i soccorsi.
La ragazza appoggiò la testa sulla spalla di Nick e lui poggiò la propria testa su quella di Miley e si addormentarono.

"Ragazzi... ragazzi?" chiese una sagoma non molto chiara agli occhi assonnati di entrambi "svegliatevi, forza. Nick, tu devi venire con noi in ospedale, ora" ed entrambi capirono.
Si trattava di una guardia medica.
Un'attimo prima di andare con quell'uomo, Nick... si inginocchiò davanti a Miley.
Lei non lo guardava, non ce la faceva ma lui, nonostante tutto il dolore che provasse e tutta la stanchezza, la baciò sulla fronte.
Fu un bacio lungo.
Nick sperava con tutto sè stesso che la ragazza lo sfiorasse con lo sguardo, ma non accadde nulla.
La guardia medica, ad un certo punto, anche se era intenerita da quella scena, dovette scortare Nick e Miley, fuori dall'ospedale.
Il ragazzo fu trasportato nell'ambulanza con una barella, mentre Miley voleva aspettare che arrivasse la signora Jonas che, neanche a farlo apposta, arrivò quando l'ambulanza se ne stava andando.
"MILEYYYYY!" gridò quest'ultima, mentre le correva incontro.
Non era più sua figlia, ma la signora Jonas abbracciò la ragazza con lo stesso amore di una madre.
"Amore mio, stai bene?" chiese la donna, continuando a stringerla.
"N-No" disse la ragazza, prima di scoppiare in lacrime tra le braccia della donna che considerava la sua mamma.


 


 

 


 

 

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Capitolo 11
*** - Never stop. ***


- Never stop
 


"No, lo trovo ancora privo di senso" disse Kevin, con cipiglio severo, fissando intensamente Miley negli occhi.
"Ma perché spreco il fiato con te? Dio, non riesco ad esprimermi in modo sensato se mi guardi così. Voi Jonas siete tutti ottusi" riprese la ragazza, incrociando le braccia al petto, per poi mettersi comodamente seduta nel letto, incrociando le gambe.
Si trovavano nella camera di Kevin, niente poco di meno che all'università di Harvard, dove Miley ormai viveva.
Era sera tardi, eppure, entrambi, da circa 1 mese mezzo, si perdevano in chiacchere anche fino all'alba, nonostante il fatto che entrambi avrebbero avuto scuola, la mattina.
Chiaccheravano per ore andando sempre a finire in quell'unico discorso che la ragazza aveva disperatamente cercato di far rimanere tabù, ma non ebbe scampo con l'inguaribile curiosità di Kevin Paul Jonas.
"Tutto ciò è solo una scusante. Io non mi arrenderò finché tu non mi dirai la vera ragione" disse lui, deciso.
"Ma perché ti impegni così tanto a tormentarmi?!" rispose lei, chiaramente spazientita.
"Perché la TV via cavo si è rotta e io mi annoio. CHE DOMANDE! Lui è mio fratello e tu sei la mia migliore amica. Voglio vedervi felici!".
"Io lo sono" incalzò lei. Dio, quanto era bugiarda.
"L'Academy sarebbe stata molto delusa da questa tua patetica interpretazione della persona felice che chiaramente non sei. Vuoi che ti dica come la penso, spassionatamente?".
"Tanto me lo dirai in ogni caso..." rispose la ragazza, rassegnata.
"Da quando è successo quell'orribile fattaccio, tu non lo hai più nemmno guardato negli occhi e questo è da vigliacca. Lui ne è rimasto traumatizzato quanto te, eppure non si comporta nel tuo stesso modo ridicolo. E' venuto qui circa quindici volte ma tu non gli hai mai aperto, anche se questa è camera mia. Qui siamo nel Connecticut, e tu ti alzi alle due e mezza ogni mattina, per arrivare in tempo alla tua scuola... per poi ritornare qui. Ti rendi conto che è una cosa malata, vero? Capisco che per te è un trauma anche il solo pensare a lui perché ti ricorda ciò che è successo, ma io sono qui, lui è qui e la mia famiglia è anche la tua famiglia. Non voltargli le spalle, Mils".
A Miley iniziò a tremare il labbro inferiore e, quasi con violenza, si buttò tra le braccia di Kevin, che la strinsero forte.
Quando si staccò, la ragazza si sentì meglio.
"Io penso di amarlo" esordì, con il cuore in gola.
"Lo so. Io invece sono sicuro che lui sia innamorato di te".
Alla ragazza sfuggì un sorriso.
"Magari... l'ho odiato troppo per non poterlo amare".
In quel momento, sentendo quella frase, Kevin si sentì un po' meno forte, un po' meno vivo, un po' meno importante nella vita di Miley.
Nessuno l'aveva mai amato nel modo in cui quella ragazza ama suo fratello minore.
Nessuno l'aveva mai amato nel modo in cui suo fratello minore ama quella ragazza.
Nessuno l'aveva mai amato nel modo in cui lui stesso, Kevin Paul Jonas, si rese conto di essere innamorato di...
"Kevin, va tutto bene?" chiese la ragazza, dandogli una scossa facendogli agitare le braccia.
Sono ora il ragazzo si era accorto che la stava fissando.
"Sì... scusami. Vado un attimo a mettere a lavare i vestiti giù in lavanderia. Torno subito".
Miley annuì e, dopo aver sentito il ragazzo che chiudeva la porta dietro di se', si stese con energia sul letto, chiudendo per un attimo gli occhi, immersa nei suoi pensieri.
Possibile che magari Kevin avesse ragione? Possibile che si stava comportando come una emerita deficente? Possibile che si stesse facendo troppo problemi per nulla?
Sì, sì e sì.
Voltò la testa per un attimo e lo vide lì, quel cellulare che implorava di essere usato per chiamare il ragazzo che amava.
Miley scosse la testa, mettendosi in posizione eretta con la schiena.
Se lo avesse chiamato, sicuramente Nick le avrebbe risposto con un sonoro e sentito 'Vaffanculo', pienamente meritato.
La sua riflessione venne interrotta da qualcuno che non aveva la minima intenzione di smettere di bussare alla porta.
La ragazza sbuffò, perché non capiva per quale motivo Kevin stesse bussando.
Si alzò controvoglia, mise la mano sopra la maniglia e... sì.
Sì, si ritrovò davanti un Jonas... ma non quello che credeva.
Miley non ebbe nemmeno il tempo di chiedere a Nick che cosa ci facesse lì a quell'ora, che lui la prese per il busto, la attirò a sè... e la baciò.
Un bacio caldo, appassionato, sofferto, mancato, necessario... un bacio che non aspettava altro che essere ricambiato.
La ragazza si sentiva a casa in quella calda stretta.
Il ragazzo che amava era lì e poco importava ciò che era successo.
Lei ricambiò il bacio, ancora e ancora, notando che Nick, mentre la baciava, sorrideva e così fece lei e sua volta.
Miley interruppe il bacio, ma solo per dichiarare il suo amore.
"Nick, io ti...".
Fu un attimo.
Aprì gli occhi e si ritrovò sdraiata sul letto.
Ed era sola.
Si tirò su' bruscamente, così tanto da procurarsi un capo giro ma poco le importava.
Dov'era Nick? Dov'era il ragazzo che la stava baciando?.
"Mils, tutto bene?" chiese Kevin, rientrando dalla lavanderia.
La ragazza abbassò gli occhi, mentre delle lacrime salate le stavano rigando il volto.
Era chiaro.
Era stato solo un sogno.

 

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Capitolo 12
*** The worst day of loving someone... ***


The worst day of loving someone...




Harvard.
Ammessa.
Borsa di studio.
Sogni che si realizzano.
Angosce che di espandono.
Al sorgere del sole, la mattina seguente al sogno verosimile di Miley, la ragazza ricevette una busta con su' scritto che era stata ammessa alla prestigiosa università e, avendo ottenuto una borsa di studio, non dovrà preoccuparsi di pagare la retta.
Il rettore è a conoscenza di tutti gli sforzi che ha fatto Miley e così, prendendo in considerazione i suoi voti altissimi, è stata accettata senza problemi.
La ragazza era al settimo cielo, perché finalmente, l'anno prossimo potrà avere una stanza tutta sua e smetterà di approfittare dell'ospitalità del suo ex-fratellastro.
Ma allora, perché mai si sente così in ansia? Perché tutto ciò che vuole fare è... vomitare il cuore? Poi, rammentò.
Oggi, 10 Febbraio di 2013, è il giorno in cui tutte le aspiranti matricole, visiteranno il campus, compreso un certo riccio, che Miley conosce bene.
"Mi scusi signorina, sa' per caso dirmi chi è stata appena ammessa ad Harvard?" esordì Kevin, posando sulla scrivania i due caffè bollenti che aveva appena acquistato al bar vicino al campus.
Miley sorrise e i due si abbracciarono gioiosi.
"Sono così fiero di te, piccola..." disse lui, teneramente.
"Grazie, Kev! Non credo che ce l'avrei davvero fatta senza di te!" rispose lei, stringendolo ancora di più.
Quando i due si fecero più distanti, Kevin si decise.
"Senti Mils, ti va di passeggiare? Dovrei parlarti".
La ragazza, completamente all'oscuro di tutto, accettò di buon grado.
Quando furono fuori dal campus, si ritrovarono in una strada isolata, piuttosto sinistra, che a Miley non piacque un granchè, ma non le importava, perché era con Kevin e si fidava di lui.
"Ciò che sto per dirti non è facile, perciò ti prego... fammelo dire senza alcuna interruzione".
Miley annuì.
"Mi sono innamorato di te. E' così! Io ti amo. Dovevo dirtelo perché sono fiero di essere innamorato di te! Tu sei, speciale e io...".
"Basta" sussurrò quasi impecettibilmente la ragazza, sull'orlo di un pianto isterico.
"Come sarebbe... basta?" chiese lui, come se fosse caduto dalle nuvole.
"Kevin, non voglio che tu continui. Ti prego, non dire altro. Non devi. Perchè io non ricambio i tuoi sentimenti e tu mi guarderai come se nessuno ti avesse deluso così tanto ed è molto probabile che ti perderò e non voglio nel modo più assoluto che questo accada perché ho come l'impressione di avere solo te".
La confessione di Miley lasciò il ragazzo... di ghiaccio.
"Sono proprio un idiota, eh? Come ho solo potuto pensare di poter essere all'altezza di Nick".
Miley accarezzò dolcemente la guancia destra di Kevin.
"Tu sei un ragazzo straordinario e il tuo cuore merita qualcuno che sappia avvolgerlo completamente".
Il ragazzo respirò nervosamente.
"Che dire, grazie per la tua sincerià. Divertiti".
"No, aspetta! Noi siamo ancora amici... non è così?" chiese lei, con la disperazione nella voce.
Lui la guardò con astio, senza dire nulla per poi allontanarsi velocemente.



*

 

Quando Kevin la lasciò lì da sola, la ragazza camminò intorno al campus per tre ore e mezza, finché non venne l'ora dell'incontro tra aspiranti matricole.
Vi erano un sacco di ragazzi con i rispettivi genitori, ma a lei non importava di loro.
A lei importava di lui.
Sarebbe andato tutto bene: avrebbe parlato con Nick e risolto le cose con Kevin.
Sì, lo avrebbe fatto.
Mentre si faceva strada tra la folla di ragazzi... il suo cuore perse un colpo.
Sorridente, affascinante e bello come non mai, lo sguardo della ragazza riuscì a cadere su di lui.
Accanto al ragazzo vi erano i signori Jonas e... una ragazza sicuramente non imparentata con lui e di certo, non era nemmeno Emma.
Quella figura sconosciuta era bionda, alta, paurosamente bella, ma niente di tutto ciò spaventò Miley finché non vide qualcosa che sapeva di meritarsi, senza meritarselo davvero.
La biondina era mano nella mano con Nicholas.
Non riusciva a capire se la ferisse di più questo o il fatto che il ragazzo non stava scrutando fra la folla, non stava pazientemente aspettando... era semplicemente lì, con Barbie College, senza fremere del vedere lei, Miley.
"Hey Miley" facendo prendere un infarto alla ragazza, il rettore le fece un agguato, spuntandole da dietro la schiena.
"S-salve rettore" disse lei debolmente.
"Accompagnami dai Jonas, lì vedi? Sono proprio lì a qualche metro. Denise è tanto impaziente di rivederti".
No.
No...
NO.
"Ehm, certo".
Aveva appena firmato la sua condanna a morte.
Ormai si stava avvicinando, erano lì, ecco, era fatta, porca miseria.
"AAAAAAAAAAH, MILEYYYYYYYYYYYY!" esordì la signora Jonas, felice come mai in vita sua.
Alla ragazza mancavano tanto gli abbracci pieni d'amore di Denise e a Denise mancava tutto di Miley.
Inutile dire che sono sempre state, in un certo senso, mamma e figlia.
La ragazza strinse per più tempo possibile la signora Jonas ma, quando l'abbraccio, con rammarico di entrambe, si interruppe, una figura semi sconosciuta si avvicinò a Miley.
"Ciao cara, io sono Paul".
Miley sapeva bene chi fosse, ma non aveva mai visto il signor Jonas di persona.
"Salve! E' un vero piacere conoscerla". 
L'uomo sorrise come uno che la sa' lunga e a Miley piacque, perché è lo stesso sorriso che le rivolgeva Denise quando si mettevano a parlare di Nick.
Ora, era il momento.
Avrebbe dovuto guardare Nicholas e Barbie Raperstronzolo negli occhi.
"Ciao Miley".
Cazzo.
Bastò un semplice 'ciao Miley' per far andare la ragazza in completa estasi.
Mils stava per ricambiare il saluto ma le si piazzò davanti Barbie Palestra.
"Ciao!! Io sono Anne! E' un immenso piacere conoscerti!".
Ma vaffanculo, avrebbe voluto urlare.
"Io sono Miley... piacere".
Ad interrompere quel silenzio tanto imbarazzante, fù il rettore, che richiamò tutte le matricole per iniziare ufficialmente il tour.
La ragazza stava per seguire il rettore quando vide Nick ed Anne... baciarsi.
Era un bacio da 'ci vediamo tra poco, amore mio'.
Basta, si decise a seguire il rettore, mentre i cocci di se' stessa ricadevano sul prato.
Nick era proprio dietro di lei, lui i cocci doveva vederli, giusto?
Appena raggiunsero tutte le altre matricole, Miley non resistette, era pronta.
"Possiamo parlare?" chiese a Nick.
"Non puoi aspettare?" rispose lui.
Quel tono la ferì e non poco.
"No, è troppo importante".
Nick annuì controvoglia e la seguì, senza farsi notare da nessuno.
Quando furono distanti da tutti, Miley gli prese le mani, ma lui le ritirò.
"Chi è lei?".
"Penso sia chiaro".
"Non per me. Che fine ha fatto Emma?".
"Emma? Vuoi dire quella che tu hai quasi costretto a fingersi di essere la ragazza con cui ho scambiato messaggi per più di un anno? Vuoi dire quella che hai costretta ad essere te?".
Miley spalancò gli occhi, terrorizzata.
"Che c'è? Sei sorpesa che la verità sia venuta a galla?".
La ragazza non sapeva che dire.
Voleva riuscire a scrutare qualcosa negli occhi di Nick ma la verità è che mentre la guardava, non vi era sentimento.
"Perché te lo ha detto?".
"Si è innamorata di un ragazzo e così, un giorno, è venuta da me e mi ha detto che era tutta una messa in scena e il resto lo sai già. Sai, in quanto a franchezza, vi somigliate molto".
"Nick, mi dispiace tanto, io...".
"Stai zitta, non voglio sentire le tue patetiche scuse. Io però una cosa la vorrei sapere. Chi ti ha dato il diritto, di decidere cosa o chi mi avrebbe fatto felice? CHI?".
Il ragazzo non era solo arrabbiato... era pieno d'odio.
"Volevo che tu fossi felice ed Emma è tutto ciò che non sono ed è molto meglio!".
"Stronzate. Tu e lei siete uguali e sai perché? Siete due bugiarde doppiogiochiste".
Tutto.
Tutto ciò che Miley ha fatto per fare del bene a Nick stava facendo del male a lei.
"Asciugate quelle lacrime" le disse lui.
E pensare, che non si era nemmeno accorta che stava piangendo.
La ragazza si avvicinò a lui, che la guardava come se non ci fosse nulla di più doloroso di lei.
"Ti direi che mi dispiace da qui all'eternità se servisse a qualcosa".
"Ma non serve".
"Lo so".
"Ora è meglio andare. Abbiamo perso fin troppo tempo".
La ragazza capì che Nick non si riferiva solo a quei minuti.
Il ragazzo stava per allotanarsi ma proprio in quell'istante, Miley vomitò il cuore.
"Io ti amo".
Nick si paralizzò, voltandosi di scatto verso di lei.
"Hai capito bene. Io ti amo. Amo te, Nick. Ti amo e questa volta non ci sono scuse perché io ti amo e voglio stare con te".
La ragazza si avvicinò e strinse la mano destra di lui che questa volta non ritrasse.
Gli occhi di Nick iniziarono ad inumidirsi.
"Non ce la faccio senza di te, Nick. Io ci riesco! Ho bisogno di te perché ti amo e non avrei mai pensato di riuscire ad amare qualcuno come amo te".
"E' troppo tardi" rispose lui, senza guardarla negli occhi.
"Non ti credo! Io so' che possiamo ancora farcela! Quindi ti prego, ti prego. Dimmi che sono quella giusta. Non serve che tu lo dica alla tua famiglia o a tutta Harvard... basta solo che tu lo dica a me".
Nick iniziò a fissarla, aspettando di risvegliarsi, ma quello non era un sogno, era la realtà e faceva un male cane.
A Miley bastarono pochi minuti di silenzio per rendersi conto della risposta.
Gli lasciò la mano e si allontanò da lui.
"Oh mio Dio... tu...".
"NON PROVARCI, MILEY! NON PROVARE A FINGERTI SCIOCCATA! TU MI HAI SEMPRE LASCIATO, ANCHE SE NON SIAMO MAI STATI UNA COPPIA. MI LASCI CONTINUAMENTE E ORA NON PROVARE A RIMANERE SCONVOLTA SE NON CORRO FRA LE TUE BRACCIA!".
"QUINDI TI STAI VENDICANDO?".
"NO, IO MI STO SOLTANTO DISINTOSSICANDO DA TE!". 
Le loro urla erano talmente potenti che tutto il campus riuscì a sentirli.
Miley fissò il prato sotto i suoi piedi, piena di male.
"Non ci credo. Mi stai davvero respingendo" detto questo, Miley scoppiò in un pianto silenzioso.
Nick andò da lei, perché una forza divina voleva che lui la abbracciasse e non solo.
"STAMMI LONTANO! Non voglio la tua pietà!".
La ragazza corse via piena di umiliazione, mentre Nick restò lì, mettendosi una mano nei capelli, conspevole di fin troppe cose.





Ciao a tutte!
Mi rendo conto di essere in un ritardo mostruoso ma, d'ora in poi, pubblicherò tutte le domeniche. :)
Grazie per la vostra pazienza, un bacio.
-El.



 

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Capitolo 13
*** ... is the day you lose them. ***


... is the day you lose them
 



La tortura non era finita lì. 
Prima di tornare nel cosidetto 'mondo reale', il tour delle future matricole prevedeva un'ultima tappa: l'Opera.
Ebbene sì, ad Harvard, quella sera, si sarebbe tenuta l'Opera, il che  includeva vestiti eleganti, gente con la puzza sotto il naso e ovviamente, rivedere Nick con la sosia di Reese Witherspoon.
Miley non se la sentiva di partecipare, ma era tassativamente obbligatorio.
Dopo essersi calmata per merito delle 6 camomille prese dalla machinetta, tornò nella stanza di Kevin, sdraiandosi sul letto come di consuetudine, prima di vestirsi e prepararsi al massacro.
Si sentiva come se le avessero dato un pugno allo stomaco a tradimento: scioccata e stordita.
Per la prima volta, la ragazza si era resa totalmente vulnerabile agli occhi del ragazzo che ama e lui non ha fatto altro che starsene lì a urlare e, ne era certa, a compatirla.
Chiuse gli occhi e si sforzò di riportare alla mente, l'ultimo posto dove fosse stata felice, escludendo casa Jonas.
E le apparì, con allegato un ricordo che fece in fretta a far scomparire dalla sua testa, che riguardava parecchi anni fa.
Il passato di Miley era sempre rimasto oscuro ad ogni famiglia che la prese in affidamento, perché gli assistenti sociali ed i rettori dei vari collegi che aveva frequentato, credevano che se le famiglie avessero saputo, la ragazza sarebbe rimasta sola e senza genitori per il resto della sua vita.
Nemmeno i Jonas sapevano.
D'improvviso, dei colpi alla porta la distolsero dal passato e la riportarono al presente.
"Entra, chiunque tu sia" esclamò, flebilmente.
Quando la porta si aprì, alla ragazza si formò un sorriso talmente grande, che le sarebbe tranquillamente potuta esplodere la mandibola.
"Lorelai! Ma che ci fai tu qui?!" chiese Miley, andandole incontro per abbracciarla.
"Sono qui per te, Smils! Mio Dio, sei sempre più splendida!".
"Quanto mi sei mancata! No sul serio, come facevi a sapere che sono ad Harvard?".
"E' una storia lunghissima, allora: l'amico, dell'amico, del cugino, della cugina, della nuora, dell'amica di una mia amica, ha saputo che eri stata ammessa ad Harvard e ci ho messo mezzo secondo per fare i bagagli per venirti a trovare" rispose la donna, stringendola ancora una volta in un abbraccio pieno d'affetto.
"Sei magnifica, Lor. Mi sei mancata tanto e ti assicuro che mi piacerebbe fermarmi a parlare ma questa sera, alle 19:00 si terrà un'Opera per il tour delle future matricole e ora sono le 15:30 e devo ancora trovarmi un vestito, truccarmi e acconciarmi i capelli in una maniera decente".
"A cosa credi che serva io, zuccherino? C'è una boutique qui all'angolo deliziosa e il problema vestito sarà archiviato, poi, per il trucco e i tuoi splendidi capelli... lascia fare a me".
Miley annuì, abbraciandola nuovamente.


"Sì, passabile".
"Sì, passabile? Mils, questo vestito è una bomba! Con il tuo fisico farai un figurone".
"Non so... cerchiamo ancora".
Mentre Lorelai e Miley ispezionavano la boutique a caccia del vestito perfetto, la donna iniziò a scrutare la ragazza.
"Ascolta Mils, devo dirti una cosa ma sappi che non posso dirti di più di ciò che sto per dirti... chiaro?".
La ragazza fece cenno di proseguire.
"Qualcuno ha chiesto notizie alla signorina Fleming".
"Alla signorina Fleming? Intendi la rettrice dell'ultimo collegio alla quale sono stata?".
"Ebbene sì, ma questa persona non ha chiesto notizie solo a lei... ma anche a tutti gli altri tuoi ex-rettori".
"Ma chi é?".
"No, non posso dirti altro! Ascolta, ho ricevuto una soffiata sulla possibile idendità della persona ma non ti dico altro perché voglio essere certa di tutto. Farò di tutto per avere la certezza di chi sia. Ti fidi di me?".
"Ciecamente".
La donna le sorrise sinceramente e poi, entrambe si fermarono.
"Oh mio Dio" esclamò Lorelai.
"E' definitivamente QUESTO il vestito che stavo cercando".



 

*


 

Dopo che Lorelai salutò Miley, promettendole di scoprire chi erala figura tanto misteriosa che stesse chiedendo informazioni su di lei, la ragazza giunse al campus, sentendosi una principessa.
Percorse il lungo corridorio e salì le scale, ritrovandosi poi, dopo alcuni smarrimenti, nel teatro.
Era enorme e vi erano centinaia e centinaia di persone e lei si sentiva così piccola.
Improvvisamente, si sentì sollevata.
Tra tutte quelle persone sarebbe stato certamente impossibile riuscire a vedere Nick e questo la fece sentire molto meglio.
"Salve signorina, nome?" le chiese l'adetta alla biglietteria.
"Miley Cyrus".
"Miley... Miley... oh, eccola qui! Signorina Cyrus, lei è nella quarta fila centrale, accanto alla famiglia Jonas".
Merda.
Dopo essersi allontanata, la ragazza non si posizionò dove stabilito, ma salì le scale sul teatro e si appoggiò alla ringhera, dopo vi era la vista peggiore.
D'improvviso le luci si spensero e il sipario si alzò.
Non le importava di non vedere l'Opera, ma di certo sarebbe rimasta lì fino alla fine.
Il vestito e il trucco lo esigevano.

Lo spettacolo era iniziato da oltre mezz'ora e a Miley veniva da piangere, perché i tacchi le stavano massacrando i piedi.
Appoggiò la mano sinistra alla ringhiera per tenersi in equilibrio mentre si slacciava le scarpe, quando sentì una mano contro la sua.
La ragazza non voleva vedere, nè sentire, nè parlare con...
"... Nick. Cosa... che ci fai qui?".
"Assisto all'Opera".
"Intendevo qui con me".
"Ho saputo che saremmo stati vicini all'Opera e dopo un po' che non ti ho vista arrivare ho voluto constatare se ti fosse successo qualcosa".
"Come vedi, sto bene".
La risposta di Miley aveva tutta l'aria di essere un invinto ad andarsene ma il ragazzo non si mosse.
I due si guardarono intesamente per quella che sembrò un'eternità.
"Senti, sono venuto qui anche per scusarmi. Prima ero arrabbiato e non volevo essere così duro con te, mi dispiace".
"Non ti preoccupare. Hai solo detto ciò che pensavi".
"Sì ma, ho ingigantito troppo le cose" disse lui, avvicinandosi.
"A me non sembra. Io ti ho trattato male, tu non mi ami, è semplice".
"Come fai ad essere così razionale?".
"Sono così razionale perché è da tutta la vita che colleziono rifiuti. Venivo sempre esclusa, in ogni cosa. Sono stata addirittura picchiata a sangue quando avevo 6 anni da un ragazzino di 13 perché gli avevo chiesto se potevo giocare con lui. Le famiglie non mi volevano perché combinavo guai e poi è meglio che tu e nessun'altro sappiate altro. Non ti sto dicendo questo per farmi compatire, te lo sto dicendo perché la mia razionalità mi spaventa. Sono abituata ai rifiuti, ai traumi, insomma, hai capito. Quindi, scusami se non me la sento più di piangere e di farmi del male".
A Nick si formò un groppo in gola.
"Miley, io...".
"Lascia stare".
"No. Ora, adesso, in questo momento mi sono reso conto di non averti ancora ringraziato veramente. Quel giorno, all'ospedale, tu mi hai salvato la vita. Io ti devo tutto".
La ragazza era stanca di piangere davanti a lui, perciò, si limitò a guardarlo con meno sentimento che poteva.
"Lo sai, ho letto un libro tempo fa intitolato 'The Perks of being a Wallflower' che diceva così 'accettiamo l'amore che crediamo di meritare'.
Mai come oggi ho constatato quanto sia veritiera quella frase" prese un bel respiro e proseguì "anche tu mi hai salvato. Se non avessi messaggiato con te, non sarei qui e anche io ti devo tutto. Ma ora non ti devo più niente perché io merito qualcuno che voglia solo me, che abbia occhi solo per me. Io ti amo, ma ho realizzato che amo di più me stessa e sono stanca di farmi questo. Io merito di essere felice, merito di sentirmi bene e merito di trovare la mia strada, anche a costo di perderti".
"Tu meriti, tutto ciò che la vita ha di magnfico da offrire. Miley, non importa se ci serpareremo per 1 anno o 10. Non importa se ti trasferirai in Medio Oriente e io in Alaska. Non importa. Ovunque andrai, ovunque andrò, tu avrai sempre...".
"... un pezzo del mio cuore" concluse lei.
Detto questo, i due non si abbracciarono, non si strinsero, non si presero le mani.
Si limitarono a guardarsi.
Mentre erano persi l'una negli occhi dell'altro, una forza magnetica attirò i due corpi, facendoli unire un unico, tenero e spezzato bacio.
Ad entrambi scese una lacrima mentre le loro labbra si scontravano.
Nick intrecciò le sue dita con quelle di lei.
Durò poco, troppo poco.


Nick si era perso tutta l'opera e quando scese le scale, si scontrò con suo padre.
"Figliolo, cos'è successo?" chiese lui, apprensivo.
"L'ho persa, papà".
Paul non disse niente.
Abbracciò forte il figlio, che cadde a terra in ginocchio, con il cuore strappato, nella mano di lei, ormai troppo lontana.

 


 

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Capitolo 14
*** - The mirror of my soul. ***


- The mirror of my soul


 


"D'accordo, Miley. Dimmi cosa c'è che ti turba".
"No, io... lei ha frainterso ogni cosa. Non c'è nulla che mi turba".
"Ne sei sicura?".
"Nel modo più assoluto".
"E allora perché sei qui?".
Silenzio imbarazzante.
Magari, è meglio se facciamo un passo indietro.
Dopo ciò che accadde all'Opera, Miley lasciò Harvard e si trasferì in una piccola pensioncina dove vi trovò dei prorpietari cordiali che la ospitarono volentieri, anche se la ragazza non possedeva denaro per pagare la loro gentile ospitalità.
Dopodiché, scoprì che il vice-rettore del suo ultimo collegio, è venuto a sapere ciò che è accaduto con i Jonas e impose a Miley di vedere una analista, per risolvere i suoi 'innumerevoli problemi', citando testualmente le parole del signor Frost.
Controvoglia, la giovane accettò ed ora si trovava alla sua primissima seduta, sdraiata su un divanetto di pelle, lungo quanto lei.
"Guardi, in tutta franchezza, tutto ciò mi è stato imposto, capisce?".
"Lo so che sei qui contro la tua volontà, ma io voglio che tu rifletta. Qualcuno che tiene al tuo benessere, crede che tu abbia bisogno di queste sedute. Ora, sei sicura al cento per cento che non ti potrebbero dare giovamento alcuno?".
La ragazza esplose in una risata sardica.
"Niente che io abbia mai fatto in vita mia mi ha mai portato giovamento, mi creda e per la cronaca, nessuno si interessa a me. Il signor Frost era obbligato a cercare una soluzione. Appena compirò 18 anni non avrò più alcun vincolo con i collegi e robe varie. Sarò finalmente libera".
"Ma è questa ipotetica libertà che ti terrorizza".
"Come, scusi?" chiese Miley, piuttosto inacidita.
"Hai capito. La solerzia con la quale cerchi di convincermi che non vedi l'ora di essere lasciata in pace è degna di nota, ma del tutto inutile, con me, perché l'ultima cosa al mondo della quale hai bisogno, è... essere lasciata".
"Io sanguino".
"Spiegati meglio" disse la dottoressa Suarez, incitandola a continuare.
"Lei ad inizio seduta mi ha chiesto cos'è che mi turba, ed io le sto rispondendo. A me turba il fatto che sanguino da tutta la vita. Le altre persone mettono un cerotto sulle ferite e tutto passa, mentre io continuo a sanguinare e niente è mai riuscito a fermare questa mia emorragia".
La dottoressa annuì e sorrise di sbieco, non perché fosse felice di sentire quelle cose, ma perché Miley stava iniziando ad aprirsi.
"Quindi, mi stai dicendo che non hai mai provato la felicità?".
"Oh no, l'ho provata, solo che non è stata esattamente longeva. Ogni volta che sono stata ad un passo dal guarire, sono poi sprofondata in un baratro ancora più profondo".
"E chi o cosa ti davano l'illusione di un tuo miglioramento?".
Ed era proprio questo uno dei tasti più dolorosi.
"Lei lo sà".
"No, ti sbagli. Se ne fossi già al corrente, non te lo avrei domandato".
"Io... inizialmente, le uniche cose che mi facevano stare bene, erano la droga e l'alcol".
"Quand'è che iniziato a bere e a fare uso di sostanze?" le chiese, prendendo appunti.
"Iniziai a bere a 8 anni e a drogarmi a 10".
La dottoressa si alzò, inginocchiandosi di fianco a Miley, stringendole la mano.
"Respira".
La ragazza fece dei tre lungi e profondi respiri.
"A che serve tutto questo? Ripescare alla memoria ricordi laceranti non farà altro che incrementare la ferita che mi ritrovo da sempre!".
"No, Miley, è l'esatto contrario! Dobbiamo aprire totalmente quella ferita, farla allargare così tanto da farti provare quasi provare un dolore fisico. Solo così potremo rimarginarla totalmente. Solo così potrai iniziare a vivere".
"E se io non volessi iniziare a vivere? Se volessi finirla qui? Se avessi deciso che ne ho avuto abbastanza?".
La dottoressa strinse la mano di Miley ancora più forte.
"Ti fermerei, fosse l'ultima cosa che faccio. Ti starei addosso in continuazione per impedirti di commettere una pazzia, perché sei bellissima, paurosamente intelligente, sensibile, stupenda e sprovveduta, desitanata a brillare su questa terra in un modo che non puoi neanche immaginare. Ecco perché tu devi vivere, non devi finirla qui. Il tuo viaggio è appena iniziato".
Miley guardava la dottoressa, assolutamente scioccata e piena di... sicurezza.
Nessuno al mondo le aveva mai parlato così.
Nessuno le aveva mai detto che non importa se voleva essere lasciata in pace... non l'avrebbe fatto.
"Ora ascoltami, Miley. Chiudi gli occhi, e cerca di ripescare nella tua mente, un momento in cui sei stata davvero felice, escludendo l'illusoria pace interiore che ti hanno dato le droghe".
Miley chiuse gli occhi e tutto attorno a lei resto buio per qualche minuto, finchè...


Messaggio inviato da: Ragazzo del mistero.
-Allora, come ti senti oggi?
-Un vero e proprio schifo. Lo sai, oggi è uno di quei giorni in cui credo che se io scomparissi definitivamente da questa Terra, a nessuno importerebbe.
-Ti sbagli! Non mi piace quando mi scrivi queste cose, anzi, lo odio. Cerca di rimanere forte, così come sono certo che tu sia. Abbiamo quasi 16 anni... c'è tutta la vita davanti a noi.
-Ma io ho paura di vivere la mia.
-E perché?
-Perché qui al collegio non è vita, non siamo una famiglia. Tu invece sei così fortunato.
-Io sono fortunato a conoscere una persona meravigliosa come te.
-Adulatore :)
-Dico la verità :) E... senti un po' qui. Ti va di fare un patto?
-Mi stai incuriosendo, eheh. Di che genere?
-Che noi due, non importa come o quando, ci incontreremo!
-Non era sottointeso?
-Beh sì, solo che ora sancieremo l'accordo, così nessuno dei due avrà scuse. Ci stai? :)
-Sempre.
-Grande! Bene, allora: non importa se ci separeremo in qualche maniera per un 1 anno o 10. Non importa se ti trasferirai in Medio Oriente e io in Alaska. Non importa. Ovunque andrai, ovunque andrò, tu avrai sempre, un pezzo del mio cuore.
-Ooooh, facciamo i sentimentali, eh? ;)
-Grazie per aver sminuito il nostro accordo xD
-Ma ti pare! Allora... buona notte, ragazzo del mistero.
-Buona notte a te, ragazza del mistero.




"Ecco, fu proprio allora, che mi sentii felice nella maniera più semplic e pulita che esista".
"Io penso che tu abbia trovato il Vero Amore" esordì la dottoressa, sorridendo.
"Si sbaglia. Ma... non voglio parlare di lui. Non ora".
"Non ti devi preoccupare. Daremo il tempo ad ogni cosa. Ora però, vorrei che tu facessi un ultimo sforzo, per oggi".
"Ci proverò".
"Vorrei che tu ricordassi il momento esatto in cui hai pensato per la prima volta, che il mondo sarebbe stato un posto migliore senza di te. Il giorno esatto in cui hai pensato che era ora di farla finita".
"Non serve che mi sforzi troppo, allora... penso a ciò che successe quella sera... ogni giorno".
"Te la senti di raccontarmi ciò che successe?".
In quel momento, Miley si rese conto che la dottoressa non le aveva mai lasciato la mano.
Si sentì rassicurata da quel gesto tanto spontaneo ed era da tutta la vita che cercava una persona a cui raccontare tutto ciò, solo che era troppo orgogliosa per porterlo ammettere.
"Sì. Avevo 11 anni e mezzo ed ero ad un Pub per ragazzi grandi. Ero solita scappare dal collegio per poi beccarmi un sacco di botte e schiaffi ma a me non importava, perché in quel Pub, nessuno mi conosceva, ma tutti mi guardavano con accondiscendenza e dopo un po' capii che dovevo andarmene, ma era troppo tardi...



"Miley?".
"S-signor Forbes... non è come sembra, io... me ne sto andando! Ecco, sto già iniziando a camminare!"


Il signor Forbes era il rettore di un mio colleggio, che morì l'anno scorso.
Lui sorrise e mi prese la mano.
Io non sospettai nulla e non feci domande.

"Non agitarti, Mils. Non lo dirò a nessuno che ti ho trovata qui".
"V-veramente? Quindi per una volta mi risparmierò inutili castighi?".
"Ebbene sì. Sei una ragazza sola ed io non voglio farti sentire peggio di come stai. Ma... tu dovrai fare una cosa per me".
"Tutto quello che vuole, in cambio del suo silenzio".
"... e del tuo".
"Ma io non devo dire nulla su di lei".


Lui sorrise nuovamente e mi portò in una stanzetta al piano di sopra.
Iniziò a slacciarsi la cintura dei pantaloni... a togliersi boxer.

"Ed ora che succede? C'è freddo qui".
"Ora succede che entrambi dovremo mantenere un segreto. Sei pronta?".

"Io non... non capisco".

Lui mi prese per il ventre, mi scaraventò sul letto ed iniziò a penetrarmi.
Io me ne stavo lì, immobile, senza capire cosa tutto quello comportasse.
Non capivo che stessimo facendo sesso, non capivo che stesse abusando di me.
Persi parecchio sangue dopo l'atto sessuale.
In questo modo, persi la mia verginità.
Dopodiché lui mi riaccompagnò al collegio, baciandomi sulle labbra.
Abusò di me altre cinque volte, prima di andarsene.
Scoprii solo dopo cosa mi avesse fatto.
Tentai il suicidio ma la mia compagna di stanza mi scoprì e mi fermò, senza dire mai nulla a nessuno.
Da lì il mio declino fù rapido. Ed ora sono qui che le racconto tutto questo, senza capire come fermare il male che provo. Mi dica lei cosa devo fare".
La dottoressa si aspettava di tutto, ma mai, mai qualcosa di tanto atroce.
"Miley..." sussurrò, abbracciandola.
Dopo essersi sciolte dall'abbraccio, la seduta era finita.
"Sei la persona più forte che io conosca. Non lasciare che qualche cazzone ti impedisca di splendere"
La ragazza sorrise e abbracciò la dottoressa di sua spontaena volonta e quest'ultima ne fù entusiasta.
"Ci vediamo Martedì, Miley".
"A Martedì" rispose quest'ultima, uscendo dalla stanza.
Mentre si dirigeva verso l'ingresso, la segretaria della dottoressa Suarez la fermò.
"Miley, aspetta!".
"Ho fatto qualcosa che non va?".
"Nono! Solo che... poco fa ha chiamato una signora e voleva parlare con te".
Miley era stupita. L'unica signora che conosceva bene era Lorelai.
"Oh... e chi era?".
"Lei dice... di essere la tua nonna materna".





Ciao a tutti e buona Domenica!
Mi sento quasi in dovere di scrivere un mio personale commento su questo capitolo.
Ho attualmente cambiato il rating della storia perché d'ora in poi le tematiche saranno pesanti ed è giusto che ora il rating sia arancione.
Questa è una premessa che avrei dovuto postare dal primo capitolo, perciò, perdonate la mia mancanza, dunque: questa NON è una storia Niley. Per lo meno, non principalmente.
Il succo della storia è scoffingere i propri demoni, nonostante tutto il dolore e i problemi.
Non voglio scrivere una storia stile 'Twilight' dove una ragazza senza carattere si fa salvare dal principe azzurro, facendo roteare la propria vita su di lui.
NO. NO. NO.
Detto questo, spero che mi facciate sapere cosa ne pensate e auguro a tutti voi una splendida settimana. :)
Un bacione, El.


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Capitolo 15
*** - To build a home. ***


- To build a home



 


"Hey, va tutto bene?" chiese la ragazza.
"Come? Ah, sì certo. Stavo solo pensando ad una cosa che mi ha detto questa mattina un mio professore... niente di che. Allora, ti stavo dicendo che...".
"Nono, aspetta, ho perso il filo. Joe, tempo fa, mi disse che sei stato con ben tre ragazze nel giro di neanche un anno e ora tu mi stai dicendo che sei stato solo con due? Voi Jonas mi confondete".
"Il mio caro fratello non ha idea di quel che dice. Sì, sono stato con due ragazze e una di queste, ovvero Anne, è la mia attuale fidanzata. Soddisfatta? Ora sai tutto a proposito della mia vita sentimentale".
"Quasi tutto, vuoi dire. Joe mi parlò anche di un'altra ragazza. Oddio... il suo nome è... Miley?".
Sentendo questo nome, a Nick si contorsero la budella.
"Cambiamo argomento, ti va?".
"In realtà no" rispose la ragazza seduta di fronte a Nick, con aria furba.
Il ragazzo sorrise amaramente.
"Devi imparare a leggere tra le righe, Caroline. Il mio 'ti va?' stava per 'fine della discussione'".
"Già, ma anche tu devi imparare a farlo, perché sai, il mio 'in realtà no' stava per... 'in realtà no'. Andiamo, parlami di lei".
"Perché dovrei?".
"Perché appena l'ho nominata ti si è accessa una luce negli occhi che ti si è spenta nel momento esatto in cui ho pronunciato l'ultima lettere del suo nome".
Mentre il ragazzo veniva messo con le spalle al muro, è meglio fare chiarezza sull'identità della sua amica. Caroline Bennett è un'amica d'infanzia di Joe, che da qualche anno a questa parte, legò anche con Nick, diventando ottimi amici.
In questo momento, i due si trovavano in un ristorante nei pressi di New Heaven.
Quella notte era più pesta del solito, proprio come l'umore del giovane Jonas.
Il ragazzo scosse la testa per poi riprendere a mangiare.
"Io e lei... insieme diventavamo due sanguinari autolesionisti. Io me ne andavo, lei mi allontava. Insomma, stare assieme non faceva del bene ad entrambi".
Caroline lo guardò teneramente.
"Questo a me sembra l'inizio di un amore epico, piuttosto che la fine".
"Non sai di che parli".
"Ma davvero? Quindi, mi sbaglio? Tu non la ami?".
Blocco.
Gelo.
Bivio.
La domanda che sta tormentando il cuore del giovane da troppo tempo, fu tirata in ballo nuovamente.
"Io amo Anne".
"Bravo, faremo una festa. Nick, non ti ho chiesto se ami Anne... ti ho chiesto se ami Miley".
"Lo vuoi davvero sapere?".
"Naturalmente!" esclamò la ragazza, sinceramente interessata.
"No, non la amo. Ora finisci la tua zuppa".
"Catherine e Heathcliff".
"... Chi?" chiese il ragazzo, seriamente scocciato.
"Catherine e Heathcliff, i protagonisti di uno dei miei libri preferiti, ovvero 'Cime tempestose', hai presente? Il titolo originale è 'Wuthering Heights'. Non dirmi che non ne hai mai sentito parlare".
"Sì, ma non capisco che cosa centrti questo romanzo con me e Miley".
"Elementare, Jonas. Catherine, non vuole ammettere i suoi sentimenti per l'amore della sua vita, che sarebbe Heathcliff. Si respingono a vicenda, si feriscono, si creano ferite su ferite anche incolpevolmente, ma alla fine... erano destinati, capisci?".
"Qui non si tratta di non ammettere un sentimento, ma di non provarlo".
"Già, anche Catherine era stupidamente remissiva riguardo alla sua volontà".
"Bene, ora basta, sono stanco di sentire parlare di lei. Perché non la pianti e mi lasci gustare in pace questo dannatissimo cibo?".
"Perchè hai ancora il suo fantasma negli occhi!".
"Piantala di psicanalizzarmi, in modo del tutto errato, per giunta. Io e lei ci siamo già detto addio un sacco di volte. Ora io ed Anne siamo felici e questa è l'unica cosa che conta. ... Care? Ti sei incantata?".
"Oh, scusa. Mi sono fermata a 'ci siamo già detti addio un sacco di volte'".
"Cosa c'è che ti disturba questa volta?" chiese Nick, pieno di sarcasmo.
"Beh, non trovi anche tu che questa frase non abbia senso? Un addio, quello con la 'A' maiuscolo si dice solo una volta. Insomma, vi siete mai detti veramente... addio?".
"Non ce n'è bisogno. Sappiamo entrambi che è tutto finito".
"Quindi... ve lo siete già detto esplicitamente".
"Beh... no, ma...".
"Non dire altro, Nicky, ho capito. Tu sei partito dal tetto".
"Io sono partito da cosa?" chiese lui, più disorientato che mai".
"Ti spiego: per costruire una casa si parte dalle fondamenta, ovvero dalla base, non dal tetto, che di per sè è inconsistente. Tu però sei partito dal tetto, cercando di costruire la tua relazione con Anne. Sì, insomma, tu sei qui, mentre che senti la mancanza di Miley, con un addio che è più un 'appena ci rivedremo chissà cosa accadrà'. Questo significa partire dal tetto, ovvero, partire dalla fine, senza base solida".
"Potrei dirti che hai ragione, ma poi dovrei suicidarmi".
"Non inscenare una commedia greca. L'unica cosa da fare è andare da lei e dirle addio. Per sempre. Solo così potrai seriamente prendere in considerazione un futuro assieme ad Anne".
"Caroline, io non so' nemmeno dove sia Miley in questo momento. Ha lasciato Harvard e onestamente potrebbe essere ovunque".
"Questo vuol dire che la cercheremo insieme. Dopo starai meglio e anche lei, credimi".
"Care... so' che è la cosa giusta da fare e che quando siamo vicini ci facciamo male. Allora perché il solo pensiero di chiudere per sempre con lei mi terrorizza?".
"Sono due le cose... o è dipendenza da dolore o è amore e tu una l'hai già esclusa. Giusto?".
"Sì, giusto".





 

*



 

"Nick, puoi venire un momento?".
"Certo. Ho fatto qualcosa che non va, professore?".
"Nono, anzi. Volevo complimentarmi con te sia per l'ammissione ad Harvard, sia per il tema che hai scritto. E' di una bellezza rara. Davvero i miei più vivi complimenti".
"Grazie per entrambe le cose" disse il ragazzo, con aria gioisa.
"Figurati, figliolo. E, se non sono troppo invadente... chi è la ragazza di cui hai scritto?".
"E' Anne, signore. La mia fidanzata".
Il professor Medina scrutò attentamente il ragazzo.
"Ne sei sicuro?".
"Più che sicuro. Perché ha dei dubbi?".
"No, beh, è che... a volte mi capita di osservarvi durante l'intervallo o la pausa pranzo e... non lo so. La guardi in una maniera diversa".
"Non capisco".
"Nick, sarò molto onesto: non la guardi nello stesso modo in cui ne scrivi".
"Vuole insinuare che io stia mentendo?".
"No, ma nel tuo tema, tu parli di questa ragazza con una tale passione e con un tale amore che...".
"Posso andare?" chiese il ragazzo, sfinito.
"Ma certo. Scusa se ti ho trattenuto ulteriormente".
"Si figuri".

Quando Nick, la mattina prima della cena con Caroline, uscì dall'aula, si chiese quale fosse esattamente la propria soglia del dolore e soprattutto, se l'avesse già oltrepassata.







Saaaaaaalve a tutti! Per la prima volta dedicato il capitolo interamente al riccio (uuuuh, che acume). 
Spero vivamente che con questa nuova prospettiva io non vi abbia deluso, perciò, spero che mi facciate sapere il vostro parere.
Un bacione e auguro a tutti voi una serena settimana, El.


 

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Capitolo 16
*** - Drop the world. ***


-Drop the world




 

Quella sera, l'aria era frizzante e la luna era blu.
Una luna del genere è tanto rara quanto magica.
Era come se il cielo e le stelle fossero a conoscenza di ciò che sarebbe accaduto e si fossero preparati a dovere, avendo anche un po' di timore.
Sì, timore, perché quando l'amore varca la soglia della sofferenza, dell'odio, delle incomprensioni e dei cuori in fiamme, diventa qualcos'altro.
Diventa eternità.
"Si riescono persino a vedere le stelle, questa sera" esordì una voce sbucata fuori dal nulla, che fece impaurire a morte la povera ragazza.
"Nick? Ma... tu! Che cosa ci fai in camera mia? E come diavolo fai a sapere che questa è camera mia? E come hai fatto ad entrare? E come...".
"Ti prego, aspetta. Voglio rispondere ad una domanda alla volta. Ho chiesto a Kevin dov'eri".
"Lui non sa' dove sono".
"Infatti, ma mi ha detto che eri ad una Bed&Breakfast nei pressi del campus e così ho chiamato ognuno di essi per sapere se c'eri e così ho scoperto che eri, beh, qui. Sono entrato scassinando la serratura con una forcina" rispose Nick, con una tale naturalezza da lasciare Miley senza parole.
Mentre la ragazza cercava di rimettere assieme i pezzi, riuscì a tornare in se'.
"Da quando ti porti una forcina dietro?".
"Non è mia. E' di Caroline, una mia amica".
"Beh, ringraziala tanto, lei sarà la seconda persona alla quale farò causa ed ora non posso stare qui ad urlarti quanto stupido sia stato il tuo gesto. Ora devo andare e sono già in ritardo".
"Dove? Dov'è che devi andare?" chiese Nick, ansioso più che mai.
"Ho un appuntamento ed è inutile che mi guardi così. Non è come pensi".
"Non ho il diritto di pensare a niente" rispose lui, con voce rotta.
"Senti, se sei venuto qui per darmi delle cattive notizie, ti prego di rimandare".
"Non penso che ciò che devo dirti sia rimandabile".
"D'accordo, però aspetta. Credo di sapere cosa mi stai per dire, anzi, ne ho la certezza. Vuoi dirmi 'adios, amiga'. Ho indovinato? Magari non me lo vuoi dire in spagnolo ma... il succo è quello, vero?".
Nick non disse niente, si limitò a guardarla in un modo che non aveva mai usato prima di allora, così, Miley continuò.
"Beh, io non starò qui a pregarti di restare. L'ho già fatto una volta. Sai, sto andando da un'analista per curare il mio animo ferito dagli orrori del mio passato, eh già. Vado molto fiera di essere una schizzoide e magari alla fine verrà fuori che sono affetta da una grave forma di bipolarismo irreversibile e che neanche il tranquillante che usano per far calmare le pantere e i leopardi con il feticismo per la carne umana riusciranno a fare qualcosa contro i miei sbalzi d'umore. Proprio così. E il punto è che non penso che questa analisi riuscirà a farmi stare meglio e sono terrorizzata dal fatto che potrei sentirmi così per tutta la vita. Quindi, dì quello che devi dire. Dì il tuo banalissimo discorso d'addio e poi vattene".
"Ti amo" disse lui, con così tanto amore, con così tanta fedeltà, con così tanta devozione che tolse il fiato alla ragazza.
I rumori attorno a loro cessarono e gli unici suoni udibili erano i battiti dei loro cuori.
Così, quando ne ebbe la forza, si avvicinò a lui, confessandogli ciò che avrebbe voluto dirgli appena udì quelle parole.
"Fottiti" rispose lei, allontanandosi repentinamente da lui e prendendo la sua borsa.
Lui ci mise un istante a bloccarla, stringendola per i polsi, appoggiandoglieli al petto di esso.
"No" rispose Nick con tono fermo.
La ragazza iniziò ad urlare.
"NO? NO CHE COSA? IL MIO TONO NON E' SALITO ALLA FINE, QUINDI NON ERA UNA DOMANDA E QUINDI DEVI FOTTERTI, FOTTITI, MALEDETTO!".
Lui le strinse i polsi ancora di più, non smuovendosi nemmeno di un centimetro.
"Stai pur certa che niente di ciò che dirai potrà farmi andare via da qui, da te. E' vero. Ero venuto qui per dirti addio, perché ci stavamo facendo del male, ma il mio dolore non era alimentato dalla tua vicinanza, ma dalla tua lontananza. Non me ne andrò via finché non mi dirai che non mi vuoi più nella tua vita. No, sto scherzando. Puoi urlarmi contro di andarmene a fottere, a quel paese... insomma, dappertutto. Ma io resterò. E ora, piantala di dimenarti".
"Ma... tu non puoi amarmi. Ti ho appena detto che potrei anche essere una povera pazza bipolare e alla gente non piacciono le persone potenzialmente instabili mentalmente".
"Allora non mi hai sentito. Io ti amo".
"Torna da Anne" disse lei, con tono secco e deciso.
"Ti amo".
"Torna da Anne!".
"Ti amo".
"TORNA DA-"
Miley non riuscì a finire la frase, perché il bacio di Nick la fece smettere immediatamente di parlare.
Non era chiaro a nessuno dei due come finirono sul letto, come fecero ad accarezzarsi, come fece lui a baciare le sue lacrime e come fece lei a lasciar cadere le sue insicurezze, ma una cosa era certa.
Fecero l'amore.








Buona sera, bella gente!!! :)
Scusate se posto con un giorno di ritardo, ma la scuola mi sta succhiando via la linfa vitale.
Consiglio: non iscrivetevi ad un liceo PER NULLA AL MONDO.
Detto questo, sappiate che dal prossimo capitolo TUTTO cambierà.
Se in bene o in male, lo scoprirete voi.
Un bacione, El. ;)

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Capitolo 17
*** - Almost there. ***


- Almost there


 

 23 Novembre, 2017

"Nonna, questi scatoloni dove li porto?" gridò Miley dal piano di sotto, con tutta la voce che possedeva.  
"Lasciali lì, bocciolo! Tra poco arriveranno gli addetti ai traslochi e ci penseranno loro!" rispose con altrettanta voce, la signora Cyrus.
A tutto ciò, vi è una spiegazione pronta.
Il giorno dopo ciò che accadde con Nick, Miley andò ad un appuntamento che le aveva richiesto una signora anziana dopo aver concluso la sua prima seduta con l'analista.
Così, quando la ragazza, tremolante, si presentò al luogo richiesto, vi trovo una donna alta, sulla sessantina, sguardo fiero, voce dolcissima, vestita elegante e gli stessi occhi verde acqua di Miley.
Le due parlarono, si commossero, ed Helen Cyrus le spiegò che c'era la possibilità che la ragazza fosse sua nipote perché la donna frequentò Harvard, ed ogni anno visitava l'università perché aveva estrema curiosità di dare uno sguardo alle nuove matricole, e lì, la vide. 
Helen scorse Miley quando la ragazza si stava ancora ambientando nel campus con Kevin.
La donna, così, chiese al rettore il suo nome, il luogo di nascita, tutto conciliava.
Helen è veramente la nonna di Miley, più precisamente, la nonna paterna.
L'uomo non disse mai alla madre di aver avuto una figlia, perché non aveva buoni rapporti con la donna, e quando quest'ultimo morì, assieme alla mamma di Miley, tutto sembrò perduto.
Ma non così non fù.
Miley ed Helen divennero una famiglia e la giovane ragazza si è laureata da poco alla Brown University con il massimo dei voti.
Quando la nonna scese giù, abbracciò la nipote con tanta tenerezza.
"Lo so che hai paura, bocciolo. E' una nuova avventura e tutto cambierà, ma Parigi è la città con più fermento editoriale e per te, che vuoi diventare una giornalista, è perfetta. Diventerai una leggenda".
La ragazza sorrise.
"Va tutto bene nonna, credimi. Non vedo l'ora di trasferirmi in Francia con te e Jack. Sono pronta. E' solo che... Dio, ti voglio così bene" disse Miley, abbracciandola nuovamente.
"Ti voglio bene anch'io, splendore e buon compleanno! Una signorina straordinaria come te non può che ricevere un regalo migliore di una casa a Parigi. Non si compiono 22 anni tutti i giorni, giusto?".
"Giusto" rispose la ragazze, raggiante.
Dopo che Helen diede un bacio sulla guancia alla nipote, si sentì qualcuno suonare il campanello e Miley accorse ad aprire la porta.
"Ragazza, mi stai deludendo. Ormai pensavo di trovarti un basco in testa" esordì il giovane uomo all'ingresso.
Miley lo abbracciò immediatamente.
"Jack!!! Ma tu non dovevi tornare oggi pomeriggio?!".
"Ti ho voluto fare una sorpresa! Amore, sei splendida!".
I due si baciarono appassionatamente, per poi chiudere la porta.
Il ragazzo avvolse il volto di lei con le sue mani.
"Non credo di averti mai vista così bella".
La ragazza lo baciò dolcemente ed il ragazzo ricambiò, pieno di passione.
"Il solito adulatore" rispose Miley, facendogli l'occhiolino "hey, cos'è quella lettera?".
"Oh, niente. I miei amici di Oxford mi stanno ancora spedendo le congratulazioni per essermi laureato in medicina. La loro sorpresa mi offende leggermente" disse lui, sorridendo.
"Io ho sempre creduto in te" rispose la ragazza.
"Lo so, ed è per questo che ti amo" rispose Jack, baciandole delicatamente la fronte.




 

*

 

"Cyrus, Miley Cyrus. Sì... certo, capisco che non possiate darmi il numero per motivi di privacy, ma oggi è il suo compleanno e... pronto? Pronto?!".
"Fratello, ma che combini?".
"Non te lo dirò mai, Joe".
"E perché?".
"Perché sono stanco di essere chiamato 'patetico' ".
"E' quello che sei. Maddai, fai sul serio, Nick? Hai ancora chiamato il servizio clienti del Rhode Island per farti dare il numero di Miley per farle gli auguri? Non ti è bastato non riuscire a trovare il suo numero gli anni precedenti?".
"E' solo che ci terrei a farle le congratulazioni anche per la laurea. Ho saputo che è stata la migliore del proprio corso. Le ho scritto delle lettere anche gli anni passati... magari questa volta vorrà sentirmi. Lo faccio solo per educazione".
"Nick, ti sei laureato anche tu con il massimo dei voti, eppure lei non si è degnata di telefonarti o altro. Sono stanco di vederti così" disse Joe, seriamente in pensiero per il fratello "se solo tu mi dicessi che diavolo è successo dopo che avete fatto, beh, hai capito... forse riuscirei a darti delle risposte".
"Ciò che ci siamo detti quella notte è un segreto sia per me, che per lei. Non ti dirò mai nulla, quindi, o mi aiuti a trovare il suo numero oppure vattene".
"Ti voglio bene anch'io" rispose ironicamente il fratello maggiore.
Nick roteò gli occhi.
All'improvviso, il telefono di Nick prese a vibrare.
"Pronto?".
"Pronto? Parlo con Nicholas Jonas?" chiese una voce di donna.
"Sì, sono io. Chi parla?".
"Heilà, Nick. Sono Lorelai, un'amica di Miley" il ragazzo sobbalzò.
"Lorelai, sì! Miley mi ha parlato di te. Ascolta, come mai mi stai chiamando? E' successo qualcosa?".
"Dimmelo tu. Una certa Claire Gilmore, della 'Rhode Island Servizio Clienti', mi ha chiesto di dirti di smetterla. Non può darti il numero di Miley per la privacy. Mi ha detto che è da questa mattina che chiami, così, hanno rintracciato uno dei numeri più chiamati da Mils e... hanno preso il mio. Insomma, che succede?".
"Loreali, io... è solo che vorrei sapere se lei sta bene. Oggi è il suo compleanno e so' che non ci sentiamo da quasi quattro anni ma ci terrei a farle gli auguri. Ti prego, potresti darmi il suo numero? Le ho spedito molte lettere e sapendo che vive a Rhode Island con la nonna le ho mandate a quell'indirizzo ma non mi ha mai risposto".
"Senti Nick... non so se dovrei dirtelo ma... Miley sta partendo".
Nick era sconcertato.
"Per... per dove?".
"Partirà tra poco per Parigi con la nonna e Jack".
"Jack? Chi diamine è Jack?" chiese il ragazzo, in preda ad una collera che non avrebbe dovuto provare.
"Il suo ragazzo! Ma... ascolta, non so' assolutamente nè dove, nè cosa farà Miley e... pronto?" la donna non riuscì a terminare la frase perché Nick riattaccò immediatamente.
Il giovane guardò il fratello con sguardo complice.
"... Nick? Mi stai facendo paura, che hai?".
"Devo andare, Joe".
"D'accordo... dove?".
"Da lei".

 


 

 




 

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