Maiali, Spatole, Furia e Codini

di Subutai Khan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** N00b, ridammi il mio tesoro tecnologico (Ryoga Hibiki, Ranma Saotome) ***
Capitolo 2: *** Finalmente te lo spacco il culo a Tekken 74 (Ranma Saotome, Ryoga Hibiki) ***
Capitolo 3: *** Hirohito, tu sì che hai sale in zucca (Hirohito, Ranma Saotome, Akane Tendo) ***



Capitolo 1
*** N00b, ridammi il mio tesoro tecnologico (Ryoga Hibiki, Ranma Saotome) ***


 
Titolo: N00b, ridammi il mio tesoro tecnologico.
Personaggi: Ryoga Hibiki, Ranma Saotome.
Generi: commedia.
Traccia: Ranma 1/2, Ryoga in un modern!AU, Navigatore Satellitare.


“Ranma, brutto bastardo!”.
“Su maialino, non essere volgare. E poi non ti facevo così dipendente da quest’aggeggino”.
“Mi prendi in giro? Sai com’è il mio senso dell’orientamento. Non posso vivere senza quel GPS”.
“GPS? Cos’è, si mangia?”.
“Dio, sei ignorante come una capra ignorante. Significa Sistema di Puntamento Globale. O forse Spurgatore Pozzi Giapponesi, non lo so”.
“E poi sono io l’ignorante. Che te ne fai, si può sapere?”.
“Ammettilo, tu hai vissuto sotto una pietra fino a dieci minuti fa. Come puoi non sapere cos’è un GPS?”.
“Non lo so, va bene? In compenso so come spaccarti la faccia se ti azzardi ad essere ancora così poco simpatico”.
“Oooooh, quanto la fai lunga Saotome”.
“Adesso vedi di spiegarti o te lo spacco”.
“Non oseresti”.
“Mi stai mettendo alla prova?”.
“Metterti alla prova significa vivere disperso per il resto della mia vita. No, passo. E va bene, va bene. Sediamoci lì”.
...
...
...
“Fatto, Ryoga. Siamo seduti. Ora parla”.
“Non riesco a credere di doverti spiegare a cosa serve un GPS. È ridicolo”.
“Hibiki, sto per stringere la mano”.
“Fermo! Fermo! Ti dirò tutto”.
“Ecco, bravo porcellino. Sputa il rospo”.
“Non che conosca il funzionamento tecnico. So solo che, grazie al mio angelo custode, ho smesso di smarrirmi come il peggiore dei dementi. Riesce a darmi la strada più breve, e soprattutto giusta, se inserisco la destinazione”.
“No, ma sul serio? È una cosa fantastica”.
“Dillo a me. Quando ci siamo conosciuti, alle medie, non l’avevano ancora inventato e io avevo dei leggerissimi problemi di orientamento, come ti ricorderai da te”.
“Me lo ricordo sì. Ti ho aspettato tre maledetti giorni in quello spiazzo dietro la scuola. Ma quindi, fammi capire bene, è grazie a questo se sei arrivato a casa Tendo senza rischiare di finire in Antartide?”.
“Chiaro. Se avessi avuto sedici anni il decennio scorso sarei stato spacciato. Probabilmente sarei finito con una certa frequenza a Hokkaidō, spedendo souvenir stupidi alla dolce Akane”.
“Smielato”.
“Ladro. Ridammi il mio cacchio di GPS, adesso”.
“Solo se accetti una piccola seduta di allenamento. Se mi sconfiggi, o almeno riesci a non perdere malamente come ogni volta, lo riavrai integro. E senza neanche pagare un riscatto. Tsk, e poi dicono che sono una persona cattiva”.
“Fatti sotto, mezzo uomo. Stavolta te la smonto la faccia. Posterò le foto di te ridotto a un colabrodo su Facebook. E senza aver bisogno di modificarle con Photoshop”.
“Uh? Facciacosa? Photoche?”.
“Tu sei uscito direttamente dagli anni ’80, vero?”.

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Capitolo 2
*** Finalmente te lo spacco il culo a Tekken 74 (Ranma Saotome, Ryoga Hibiki) ***


Titolo: Finalmente te lo spacco il culo a Tekken 74.
Personaggi: Ranma Saotome, Ryoga Hibiki.
Generi: commedia.
Traccia: Ranma 1/2, Ranma in un modern!AU, La Playstation e i picchiaduro.

“Ryoga, su. Siediti qua vicino a me e prendi il mano il joypad”.
“Ma io non ci so giocare a ‘ste cose. Nelle foreste di Hokkaidō non c’è tanta energia elettrica per attivare ‘sti trabiccoli”.
“Sei un’artista marziale o no? Non ti ci vorrà tanto a capire. Aspetta và, ti faccio vedere”.
“No no, non serve. Ti gonfio la faccia comunque. Fallo partire”.
“Ok, mio impaziente non-amico. Ok. Ecco, fra un istante inizia”.
“Occavolo, ma quanti personaggi ci sono?”.
“Boh. Una caterva. Scegli quello che preferisci”.
“Uhm. Sbaglio o questo... è un orso? E quello... è un panda?”.
“Io e te ci trasformiamo in una ragazza e in un maiale nero. Hai ancora da ridire? E puoi anche evitare di guardarmi con quella faccia. Siamo soli in casa. Akane non lo scoprirà, tranquillo”.
“Sarà anche meglio, altrimenti dopo averti massacrato nel gioco ti massacro anche nel mondo reale”.
“Qua qua qua. Io credo che... mhhh. Oggi mi va di usare Hwoarang. Il taekwondo è una disciplina affascinante, devo ammettere. Magari provo a studiarmela, prima o poi”.
“Tsk. Un tamarro coi capelli arancioni? Che orribile gusto estetico che ti ritrovi”.
“Almeno io riesco a non perdermi nel cesso”.
“Colpo basso”.
“Ma vero. Muoviti, tocca a te. Io ti sto aspettando”.
“Credo che ripiegherò su... oddio, cos’ho schiacciato? Perché quel gran pezzo di figliola è ora vestita con un abito da sposa scosciatissimo?”.
“Ah boh, mica li faccio io i costumi. Anche se alcuni sono davvero l’orrore. Tipo la Lili che hai preso”.
“E va bene, vorrà dire che ti pesterò con le chiappe all’aria. No problem”.
“Ciancia di meno e picchia di più con quei pulsanti”.
SBRAM. CRASH. SDONK. CRADACRONCK.
“Uff. E bravo, Hibiki. Per essere uno che non ha mai sfiorato il controller di una Playstation in vita sua non te la sei cavata affatto male”.
“Sì, ma hai barato. C’è stato un momento in cui non mi facevi neanche toccare terra per rimettermi in posizione di difesa, dannazione!”.
“Sono un juggulatore, sì. E allora? Problemi?”.
“Dammi la rivincita. Sento di poterti battere”.
“Sognatore”.

[Un paio d’ore dopo]

“Venti a zero, Hibiki. Ti avevo sopravvalutato dopo la prima”.
“Vai a cagare, Saotome. Son capaci tutti giuggiulando”.
“Scarso e pure incapace di incassare la sconfitta. Non mi dovevo aspettare niente di meglio da te”.
“Per caso vuoi botte? Sul serio, dico”.
“No no, per oggi passo. Non mi va di azzuffarmi e farmi spezzare un tavolo in testa da Akane perché le abbiamo devastato casa. Anche se una cosa la devo proprio dire”.
“E cosa?”.
“Jin è una mezza sega. Quel che fa lo saprei fare mille volte meglio”.

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Capitolo 3
*** Hirohito, tu sì che hai sale in zucca (Hirohito, Ranma Saotome, Akane Tendo) ***


La mia vita è una merda.
Solo, ignorato, spesso preso a calci. Mai una parola gentile, un sorriso, una pacca d’incoraggiamento.
Niente. Il disinteresse più totale.
E dire che sarei così pieno di storie curiose e divertenti da raccontare.
Tipo quella volta che ho visto Ranma e Akane guardarsi attorno con tutte le antenne rizzate. Volevano assicurarsi di essere soli, gli illusi. E quando sono sprofondati nella loro falsa sicurezza ci hanno dato giù pesante.
In che senso? Non ve lo dico. Così imparate a ignorarmi, stronzi.
O ancora quando Ryoga si è rotolato per terra piangendo come una mammoletta con le sue cose perché Akane lo aveva trattato male, o qualcosa del genere. Non so, non ricordo bene. Quel tizio cade in depressione per qualsiasi sciocchezza. Poteva essere anche perché, che ne so, gli avevano detto che sarebbe morto in mezzo a un bosco senza nessuno vicino. Una cagata del genere, ecco.
Uno spettacolo patetico.
Ma quello che mi sta venendo in mente è invece un aneddoto così carino che quasi quasi, anche se voi bastardi non ve lo meritereste, potrei persino condividerlo.
A una condizione: promettetemi che non mi lascerete più così terribilmente ignorato. Mi farebbe male alla prostata, se ne avessi una.
Siamo d’accordo? Promesso?
Rimangiatevi la parola e il modo di farvela pagare lo trovo.
Ok allora, eccovi la news succulenta del giorno.
Era una mattina come tante altre, all’apparenza. Solo che Ranma Saotome, al solito impegnato nei suoi kata giornalieri, non aveva pensato di poter essere colto di sorpresa.
Qualcuno l’ha beccato. Qualcuno che non fossi io, chiaramente. A me non sfugge nulla.
E così, quel giorno, Ranma Saotome si è fatto beccare mentre praticava fischiettando una canzone.
Cosa c’è di male in questo, potreste chiedervi. Di principio nulla, ci mancherebbe. Uno potrà fischiettare quel cazzo che gli pare mentre danza come una scimmia ubriaca, no?
Il fatto non è il cosa, ma il chi.
Chi l’ha beccato.
Oh sì, manica di Sherlock Holmes dei poveri. È chiaro che mi riferisco alla sua fidanzata. Quella con cui condivide il tetto, dico. Il nostro dongiovanni non ha mai avuto le palle di tagliare con le psicopatiche che gli ronzano attorno tipo mosconi tzè-tzè. Ma dico io, si può essere tanto dementi da non sapersi neppure accorgere di come stanno davvero le cose fra te e il tuo adorato maschiaccio senza sex appeal?
Tsk. Ci sono arrivato io. Io. E non sono propriamente un maestro di intuito.
Vabbè, non divaghiamo.
La porta si è aperta e, come anche la più cretina delle amebe avrà capito, ne è entrata Akane. Un’Akane con uno sguardo meravigliato come raramente l’ho vista, almeno nei suoi confronti. Era palesemente stupita da quanto aveva appena assistito, o per meglio dire sentito.
“Fischietti durante gli esercizi? Non è da te” gli ha detto con innocenza.
“A-Akane? Che ci fai tu qui? Non sono neanche le sette”.
“Dormito male. Sono scesa a bere un bicchiere d’acqua e ho sentito dei rumori provenire da qui, dalla palestra. Allora, cosa canticchiavi con tutta quell’allegria?”.
“N-Niente che ti riguardi”.
“Pffff. Figurati se per una volta puoi essere gentile con me”.
Mi intrometto un attimo per una nota autonoma: fai solo bene a suonargliele, ragazza. Quel deficiente ha la sensibilità di un pezzo di granito. Personalmente, se ne fossi provvisto, gli avrei piantato cinque dita in faccia da non so quanto tempo. Dove trovi la pazienza per non defenestrarlo dalla tua vita non lo so, ma in ogni caso complimenti.
“È che tanto non conosci, quindi posso pure evitare di star qui a perdere tempo”.
“Ma cosa vuoi saperne, tu? Comincia a dirmelo e vediamo se conosco o no”.
Qui è stato evidente come lui abbia portato la conversazione a uno stop forzato nel tentativo di prendere tempo. Vai a capire per cosa, visto che sappiamo tutti come funziona e che se lei si era messa in testa di estorcergli quell’informazione lo avrebbe fatto, in un modo o nell’altro.
Il prolungato sguardo di lei, che se avesse lanciato delle saette lo avrebbe incenerito, alla fine l’hanno fatto desistere.
“Canticchiavo Thundersteel. Contenta?”.
“Thundercosa?”.
“Ecco. Che cavolo parlo a fare, io?”.
“Senti, non sei divertente quando ti atteggi a Cassandra dei bassifondi. Era mio diritto chiedere. E poi ho una cultura musicale non indifferente. Anzi, mi è suonato strano non riconoscerla da me”.
“Tu? Cultura musicale non indifferente? So perfettamente che non ascolti altro che Always di Bon Jovi. E che ci piangi sopra litri e litri di lacrime ogni volta”.
SCATATOTRONK.
No, cos’è successo esattamente non lo so. So solo che, alla fine, di Ranma rimaneva molto poco di integro. E lei, come spesso succede umiliata dalla cafonaggine imbizzarrita di quella sottospecie di uomo, se n’è andata per non farsi vedere mentre scoppiava a piangere.
Ringrazia che non abbia delle gambe, asino che non sei altro. Altrimenti ci avrei goduto a prenderti a calci mentre eri ancora lì, steso come una pelle di daino.
Coglione. Coglione. Coglione. Non puoi trattarla sempre come una pezza da piedi. Ti rendi conto o no, decerebrato, che più calpesti i suoi sentimenti e più vi allontanate? Da parte mia è stupido sentirmi in pena per un rivale d’amore, ma nella mia disgraziata situazione non posso ambire a nulla. E poi, al contrario di quegli altri pagliacci che gravitano intorno a voi due, io so vedere la realtà per come si presenta se la guardi senza una tonnellata di prosciutto sopra gli occhi.
Vi amate, cazzoni che non siete altro. Perché non ve lo confessate una buona volta e gettiamo nel cesto dell’immondizia ‘sta fottuta UST, che poi nel vostro caso più di Sexual è Idiotic?
Poi succede quello che il sottoscritto non si aspetta: quell’essere si alza, si aggiusta artigianalmente la notevole quantità di ossa fuori posto, si avvicina a me e mi rifila uno sganassone a piena potenza.
CRONCK.
Così. Giusto per fare.
Brutto figlio di una cagna, come ti permetti di percuotermi in questo modo? Lo sai che poi mi lasci buchi grossi come meteoriti?
Vaffanculo, eh.
Cosa cosa cosa? Stava... oh porca troia, non ci volevo credere. Aveva gli occhi lucidi.
Ranma Saotome. Il fesso che non deve chiedere mai perché non gli hanno insegnato come si fa. L’uomo davanti al quale la personificazione della boria sembra un dilettante. Colui che non chiederebbe scusa neanche se ne andasse della sua vita. Quello stesso imbecille era lì lì dal lasciarsi andare.
Ecco perché dico che quella mattina è stata materiale da annali. Una cosa del genere, se sei estremamente fortunato, puoi osservarla una volta ogni quindici orbite della Terra attorno al Sole.
“Perché deve sempre finire così? Perché non riusciamo a parlare come due persone normali senza che io debba massaggiarmi il bozzo dell’ultimo pugno? E perché non sai dove sia di casa la comprensione, mammuth con la grazia di un elefante? Io... io non ne posso più... un giorno di questi scoppio...”.
Guardalo, l’imperatore delle arti marziali di ‘stocazzo. Il boss delle torte. Il ras del circondario.
Ridotto a una larva incoerente. Incapace di prendersi gli attributi in mano e di farsi valere dove davvero conta. Perché a fare i ganassa a suon di “ti spacco la faccia” son capaci tutti. Ma quando c’è da rosicare sul serio ti tornano gli artigli dentro le nocche, sfigato. Logan tu non sei, giovane padawan.
E niente. Ho avuto l’immensa sfortuna di sentirlo auto commiserarsi per i successivi quindici minuti, in un tripudio di “Me tapino, chi me lo fa fare?”, “Sei proprio rozza nel cervello, tu” e altre amenità senza senso.
Che qualcuno, prima o poi, partorisca la geniale idea di munirmi di arti. Non andrei da nessuna parte, ma perlomeno potrei servirmene per insaccarlo di botte.
L’ho visto andarsene con le pive nel sacco, la faccia di un pulcino a cui hanno appena schiacciato la madre. Povero mentecatto. Volevi che ti dicessi che sei penoso, per caso? Non attacca.
Mi fai sinceramente schifo, altroché. Non ne posso più di vedervi azzuffarvi come due gatti in calore.
Tsk, guarda te cosa mi tocca dire. Preferirei di gran lunga il rivoltante spettacolo di voi due che vi ficcate sedici metri di lingua in gola piuttosto che continuare ad assistere a siparietti tanto penosi, visto che basterebbe un milligrammo di buonsenso per evitarli.
Cazzo. Mi fate dar fuori di matto, stupidi adolescenti troppo timidi e troppo orgogliosi per poter dire due minchia di parole. Sapete, l’infarto dopo aver pronunciato “Ti amo” non è assicurato.
Bof. Povero me. Costretto nell’immobilismo della mia posizione.
Quando mi abbatteranno non proverò altro che riconoscenza verso l'operaio obeso che mi farà questo piacere.

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