That crazy monday

di PuffDebbie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due (ex)amiche completamente diverse. ***
Capitolo 2: *** Incontri/Scontri in corridoio ***



Capitolo 1
*** Due (ex)amiche completamente diverse. ***


Premessa:

Premessa:

La storia è frutto della mia fantasia, ho preso solo in prestito i personaggi e cambiato le carte in tavola: i ragazzi non sono famosi in questa storia, sono dei normali liceali.

I punti di vista saranno delle due protagoniste femminili, di Gemma (il primo) e Kristen (il secondo).

Questa è la mia prima storia, una storia indubbiamente surreale in stile filmetto americano (in comune con il film “Quel pazzo venerdì” ha il titolo e la storia dello scambio dei corpi), scritta solo per passare il tempo, che spero possa servire a distrarvi o svagarvi, magari dopo una giornata di studio :)

Detto questo qualsiasi critica che possa aiutarmi a migliorare lo stile sarà apprezzatissima e se notate qualche errore non esitate a farmelo notare.

Qualsiasi recensione sarà come manna dal cielo per me, vi ringrazio fin da subito per aver letto (se avete avuto la pazienza di farlo!) :)

 

 

Prologo:

 

Se qualcuno mi avesse detto, qualche settimana fa, che mi sarei trovata a muovere un corpo non mio (no, non sto parlando del personaggio di un videogioco purtroppo), lo avrei fatto internare seduta stante.

Perché, andiamo, solo nei film succedono queste cose, solo nei film la gente si trova ad avere a che fare con alieni, vampiri, spiriti o altre cose paranormali, solo nei film i protagonisti sono così coraggiosi da andare in contro a morte quasi certa, sprezzanti di tutto e tutti, non nella vita vera, quando il massimo che faresti è farti la pipì addosso (molto poco eroico e da film) o gridare “aiuto” a squarciagola.

Solo nei film due persone si scambiano il corpo e la prendono relativamente bene, un gridolino spaventato e poi, entro la fine del film, le cose tornano al loro posto.

Nella vita vera, quando ti ritrovi a dover vivere nel corpo della tua ex migliore amica, le cose non vanno propriamente così.

 

 

 

Capitolo uno: due (ex)amiche completamente diverse

 

 

 

La sveglia suona per la terza volta ed io grugnisco voltandomi dall’altra parte.

Odio quell’affare, odio quel suono, odio il cuscino che mi soffoca e le coperte troppo pesanti.

Sbuffo e spingo il piumone in fondo al letto con un calcio.

Sono certa di essermi addormentata senza nulla addosso, di certo è stata mia madre a coprirmi; dato che lei ha sempre freddo, anche con quaranta gradi, pensa che anche gli altri siano anormali come lei.

Fulmino la sveglia con lo sguardo, quasi sperando che si spenga da sola per la troppa paura, poi sospiro e con una manata non troppo gentile la metto a tacere.

Scendo dal letto, mi butto addosso i primi jeans e la prima maglietta comodi che trovo e mi guardo allo specchio giusto per farmi male.

Sono pallida, ho le occhiaie che arrivano fino ai piedi ed i capelli scuri che sono una matassa informe. Decido di raccoglierli in un’alta coda per risolvere il problema velocemente, visto che sono in ritardo.

Con ancora una molletta fra le labbra e le mani nei capelli, scendo al piano di sotto per far colazione.

Fortunatamente la casa è vuota a quest’ora, se non per...

«Già in piedi sorellina?»

Per lui, mio fratello Harry.

«Non direi “già”, sono in ritardo tanto per cambiare e lo sei anche tu.» Aggrotto la fronte come fa sempre mia madre quando lo rimprovera: è più forte di me, sono sua sorella maggiore e mi viene naturale cercare di metterlo in riga.

Harry ha due anni in meno di me: anagraficamente ne ha sedici, cerebralmente passa alla velocità della luce dai cinque agli ottanta. A volte si comporta come un bambino, altre invece fa dei discorsi così seri e giusti da far impallidire persino nonna.

«Ho un’ora buca, mi passa a prendere fra poco Niall ed entriamo alla seconda» Mi spiega sorridendo soddisfatto. «Tu che scusa hai per essere ancora qui

Impreco fra i denti qualcosa che nessuno dei due capisce.

«Cosa?» Chiede ridendo.

Assurdo che sia il piccoletto qui a prendermi in giro, io sono più grande! Non di altezza, certo, ma ho occupato la pancia di mia madre ben ventiquattro mesi prima di lui ed ho metaforicamente piantato una bandiera “Gemma was here” in stile primo uomo sulla Luna lì dentro.

«Non ho sentito la sveglia.» Rispondo con tutta la pacatezza che –non- mi contraddistingue. Mi avvicino per scompigliargli i ricci capelli castani ed increspo le labbra mio malgrado divertita, «Ci vediamo più tardi microbo.»

Non si indigna per quel nomignolo, è abituato ormai: l’ho sempre chiamato così, da quando eravamo piccoli. Le prime volte era andato dritto dalla mamma a dirle che io ero cattiva perché lo insultavo. Pian piano poi ha capito che il mio era un modo affettuoso di chiamarlo e l’ha accettato, anche se non ho tuttora il permesso di chiamarlo così davanti ai suoi amici.

«Buona giornata Bat

Bat”, pipistrello, sì. Quello stronzetto sostiene che io sia una rompiballe difficile da staccarsi di dosso. Carino, eh?

Riesco a prendere l’autobus un attimo prima che si chiudano le sue orrende porte gialle, e vedo l’autista guardarmi scocciato per non essere riuscito ad impedirmi di salire. Cielo, quest’uomo mi ha conquistata dal primo momento in cui l’ho visto scatarrare dentro una lattina vuota. Quale donna non lo amerebbe con quei denti gialli, quei capelli unti e quel nasone immenso? Caratterialmente poi è un vero gentiluomo, sempre pronto a chiudermi le porte in faccia. Questa mattina, però, non ci è riuscito per sua sfortuna.

Stendo le labbra in un sorriso falso e forzatissimo, «Grazie.» Non ho voglia di mettermi a discutere, così faccio buon viso a cattivo gioco e non aggiungo altro.

Mi siedo in fondo come sempre, vicino al finestrino su cui mi appoggio con la schiena per leggere, e stendo le gambe sul posto vuoto accanto a me.

Anni fa, questo stesso sedile occupato ora dai miei piedi era il posto fisso della mia ex migliore amica, Krissy. Triste, vero? No, non io, ma il fatto che quelle meches rosa che ha fatto da piccola devono averle dato alla testa, tanto da spingerla a voltarmi le spalle e non parlarmi più.

Adesso Krissy è…Kristen Haywood, la più bella ed invidiata cheerleader della scuola, tutte le ragazze vorrebbero essere come lei, anche solo per poter essere notate da…

«Ehi Styles che diavolo hai fatto alla faccia? Ah no, è sempre la tua.»

Questo idiota.

Zayn Malik è una persecuzione dall’asilo; speravo di liberarmene almeno una volta arrivata al liceo, invece è ancora qui, ancora a fare le sue inutili e assolutamente non divertenti battute del cavolo.

Piuttosto alto, fisico asciutto, capelli di un colore indefinito (scuri con più meches di una Barbie in altre parole) sempre spettinati , occhi marroni e un perenne sorriso alla io sono figo e posso tutto stampato in faccia, sorriso che sempre più mi fa venir voglia di prenderlo per quei quattro peli che ha in testa per ficcargli la faccia nel gabinetto.

È indubbiamente un bel ragazzo, peccato solo che sia insopportabile e che si comporti come un pagliaccio.

Per lui comunque non è una grave perdita il mio non considerarlo, visto che più della metà delle ragazze della scuola gli sbava tristemente dietro.

È da quando eravamo piccoli che non ci tolleriamo; quando poi si è messo con Kristen è diventato ancora più fastidioso, non perde occasione per fare battutine idiote e prendermi in giro…il più delle volte anche insieme a lei.

È un cretino della peggior specie. Diciamo pure una testa di cazzo, non tratteniamoci con i complimenti.

Alzo lo sguardo dal mio libro scocciata, senza riuscire a trattenere una smorfia infastidita, «Ormai non perdo neanche più tempo a risponderti peli colorati.» Ribatto ironica, lanciando una veloce occhiata ai suoi capelli. Ho motivo di credere che ci sia anche un cervello lì sotto da qualche parte –quando eravamo alle medie Malik prendeva ottimi voti a scuola-, ma probabilmente con la crescita del corpo si dev’essere assopito.

Ride, il cretino, forse non ha capito che il mio era un insulto ai suoi sacri capelli. Cervello spento.

«Sempre acida come una zitella eh Gémma

Odio il modo in cui pronuncia di proposito il mio nome per intero, con quell’accento sulla e che lo storpia e lo rende ridicolo.  

Non so davvero come riesca Kristen a sopportarlo. Cioè, so perché lo sopporta, le interessa solo perché è belloccio e popolare, una strada facile per il successo, ma non capisco come faccia. Io lo avrei ucciso nel sonno e avrei usato i suoi capelli per farmi una pelliccia.

Non che lei ora sia simpatica e gradevole, il contrario, ma pensavo che un minimo di intelligenza le fosse rimasta.

«Perché non vai a specchiarti da qualche parte o a farti bello in bagno come tuo solito?» Propongo con un finto sorriso amichevole stampato in faccia, mentre scendo in fretta dal pullman per cercare di levarmelo di torno.

«Ma come? Credevo avessi capito che amo passare il mio tempo insultando te Gém.»

Prima che ve lo chiediate; sì, lo fa apposta a storpiare il mio nome ogni volta.

Gémma, Gém, Gìm, sono solo alcuni, sembra che ogni giorno riesca ad inventarne uno diverso. Ha una fantasia snervante questo ragazzo.

Apro la bocca per rispondergli a modo, ma lui mi un leggero colpo sul braccio e mi sorpassa congedandomi veloce con un: «Mi piacerebbe stare a sentire la tua sicuramente non interessante risposta da acida sfigata Styles, ma devo andare.»

Rimango con la bocca spalancata e un Diavolo per capello, mentre lui si allontana bello sorridente con l’intento di salutare…Kristen.

«Che capelli…e che fisico!»

«Cosa darei per essere al posto suo!»

Ignoro i commenti delle due tizie accanto a me e mi volto a guardare la nuova arrivata, Kristen Haywood in tutto il suo splendore. È sempre stata alta Kris, gambe lunghe, snelle e abbronzate, capelli mossi e biondi che scuote continuamente, occhi verdi contornati da ciglia lunghissime, nasino alla francese e labbra carnose che morde spesso per arrossarle quando vuol far colpo su qualcuno.

L’opposto mio insomma. Io sono un’esile nanerottola dai capelli castano scuro, pallida come un cencio e dagli occhi di un marrone banalissimo. Non che sia da buttare via, non sono così patetica o insicura da sminuirmi da sola, diciamo che l’autostima va sempre un po’ sotto i piedi quando si incontra Kris.

Dopo essere andata in apnea per salutare il suo ragazzo con un bacio alla Via col Vento, Kris alza lo sguardo e lo punta su di me.

Per i primi anni, subito dopo la fine della nostra amicizia, mi ostinavo a salutarla sempre e comunque, mai ricambiata. Ormai ho perso le speranze, la Krissy di una volta, la mia migliore amica, ha venduto l’anima alla popolarità nel momento esatto in cui ha indossato la sua prima uniforme da cheerleader.

Come avevo immaginato non mi saluta, si sporge anzi verso Zayn per dirgli qualcosa all’orecchio continuando a guardarmi.

Ho il sospetto che sia l’ennesima presa in giro, visto che entrambi scoppiano a ridere subito dopo.

Devono avere una vita veramente patetica se non hanno niente di meglio da fare, una coppia veramente affiatata se sono io il loro unico argomento di conversazione.

Alzo gli occhi al cielo, chiedendo aiuto a chiunque ci sia lassù; ne ho bisogno per riuscire a sopportare un altro infernale giorno di scuola.

 

 

                                                        ***** (.Kristen.)

 

 

Non c’è niente di meglio che svegliarsi con Beethoven in sottofondo, mio padre poi lo suona benissimo.

Mi metto a sedere e mi stiracchio leggermente, scostando le coperte per infilare i piedi nelle mie comode e paffute babbucce rosa.

Faccio una smorfia quando, guardandomi allo specchio, mi accorgo di un puntino rosso sulla fronte.

Schifoso brufolo. Mi lavo i denti e la faccia, annientandolo subito dopo senza pietà a colpi di fondotinta.

Mi do poi una sistemata ai capelli e mi vesto con calma, per evitare di rovinare il prezioso lavoro appena svolto.

Scendo per le scale e schiocco un bacio sulla guancia di mia madre, prima di abbracciare mio padre, ancora chino sul pianoforte, di spalle.

«Andiamo principessa?» Mi porge il gomito come un gentiluomo.

Annuisco divertita e poggio la mia mano sul suo braccio, lasciandomi scortare fino alla macchina come una nobildonna.

Da cinque anni ormai è mio padre ad accompagnarmi ogni mattina a scuola, cosa che mi rende immensamente felice perché durante la giornata non ho mai occasione di stare con lui.

Non mi vergogno di farmi vedere in sua presenza dagli altri compagni di scuola, anzi, le ragazze mi invidiano per il padre premuroso e affettuoso che ho.

Prima che iniziasse lui ad accompagnarmi, andavo insieme alla mia ex migliore amica con lo scuolabus.

Confesso che delle volte mi manca, Gemma, mi mancano le nostre chiacchierate e le nostre risate, ma mi basta vedere quanto è scialba nel vestire e quanto poco si trucca per cancellare subito quel senso di nostalgia.

Non sarei mai arrivata dove sono se avessi continuato ad essere sua amica,  non sarei mai diventata la ragazza più popolare e desiderata della scuola.

Sento gli sguardi di parecchi ragazzi puntati addosso quando scendo dalla BMW di mio padre e la cosa mi fa nascere un sorriso spontaneo sulla bocca ricoperta di lucidalabbra alla ciliegia.

Scuoto i capelli ed infilo gli occhiali da sole, camminando sicura sui tacchi degli stivali fino all’ingresso.

Nel giro di pochi secondi ho catalizzato l’attenzione di tutta la scuola, è impossibile per me passare inosservata.

Il mio sorriso si accentua e, alzandomi gli occhiali fra i capelli, faccio un occhiolino ad un ragazzo piuttosto carino della squadra di football.

Questa distrazione mi costa abbastanza; finisco addosso ad un idiota che ha avuto il coraggio, probabilmente per sbaglio, di tagliarmi la strada.

È più alto di me e, forse per evitarmi una rovinosa caduta, mi passa un braccio dietro alla schiena per trattenermi a lui dopo che gli ho sbattuto contro, cosa che mi fa ribollire di rabbia.

Come.Diavolo.Osa.

«Brutta pezza da piedi, guarda dove diavolo vai!» Sbraito allontanandolo con una spinta.

Non mi trattiene, si lascia allontanare facilmente il moretto, quasi scottato dalla mia pelle.

«Ehi, calma, non volevo.»

Lo dice in tono rassegnato, forse un po’ a disagio e non riesco a capire se è per l’avermi toccata o per la mia frase successiva.

Quando alzo lo sguardo per osservarlo bene in viso, sussulto per un millesimo di secondo.

Harry Styles.

Il “fratellino” di Gemma. Quando eravamo piccole, Gemma non faceva che parlarmi di lui.

«Sai, credo che mio fratello si sia innamorato di te, diventa sempre tutto rosso quando ti nomino!»

«Ma figurati! E se anche fosse, digli di mettersi il cuore in pace, io con i marmocchi non mi ci metto!»

È cambiato parecchio dall’ultima volta che l’ho visto; diventa sempre più alto e…i capelli, li ha sempre avuti così ricci? Gli occhi invece sembrano più chiari e profondi…

Scuoto la testa e in un battito di palpebre torno di nuovo in me, giusto in tempo per fare una smorfia e puntargli un dito al petto, «Ma ti prego, e ti aspetti che ci creda?! Certo che volevi, l’hai fatto di proposito, ma sappi che il tuo è solo un patetico tentativo di attirare l’attenzione che non funziona!»

Spalanca gli occhi ed apre leggermente la bocca stranito, sporgendosi di poco in avanti con la testa. Mi guarda come…se fossi pazza. Devo ammettere che è fastidioso.

«Certo.» Dice infine, storcendo le labbra in una sorriso, «Come dici tu.»

Perché mi sembra che mi stia prendendo in giro?

Il suo sorriso si accentua e indica la mia mano divertito, «Posso andare ora?»

Mi accorgo con orrore di averlo afferrato per la maglietta mentre parlavo.

Costringo le mie dita a mollare la presa sulla stoffa e gli lancio un’occhiataccia furiosa, «Bada a quello che fai Styles, non ti conviene provocarmi, posso farti finire ancora più in basso nella scala sociale se voglio.» In fondo magari, fra gli emarginati. Basta una mia parola.

Lascia ricadere le braccia lungo i fianchi e fa un sospiro rassegnato, «Va bene.»

Va bene. Va bene?! Perché lo dice con quella faccia da schiaffi? Con quel sorriso menefreghista, come se non gli importasse di risultare meno popolare dei secchioni!

«Ora scusami Haywood, devo andare.»

Mi sta congedando? Lui? Non esiste!

«Giuro che non cercherò più di…passare lungo la tua traiettoria, mi terrò ad almeno dieci metri di distanza, d’accordo?» Sorride come si potrebbe sorridere ad una bambina piccola e sciocca che non capisce.

Ma mi prende in giro? Questo pezzente, idiota…

Riacquisto un po’ di contegno ed alzo il mento altezzosa, «Bravo, mantieni le distanze Styles. Non ti voglio intorno, intesi?» mi infilo di nuovo gli occhiali e mi giro senza aspettare una sua risposta.

Io sono figa, lui no, io lo congedo e lo pianto lì, non viceversa. È così che vanno le cose in questa scuola.

Ho comunque un diavolo per capelli quando il mio ragazzo, Zayn, mi viene in contro per salutarmi.

Sfogo la mia rabbia con un bel bacio appassionato che mi fa dimenticare ben presto il piccolo di casa Styles e mi riporta alla mia tanto meritata e amata popolarità.

Non parliamo molto io e Zayn e non è di certo una grave mancanza; non mi interessa sapere cosa gli passa per la testa, non sto mica con lui per la sua capacità di dialogare. Zayn è conosciuto fra le ragazze per le sue doti di gran baciatore, che ne sarebbe della mia popolarità se mi vedessero parlarci e basta? Mi prenderebbero per pazza. Lui non è uno che chiacchiera e basta con le ragazze, è uno che agisce e lo fa anche molto bene.

Quando mi scosto da lui, noto di sfuggita lo sguardo di Gemma puntato addosso.

Ha uno strano modo di guardarci, sembra persa in chissà quali pensieri.

Gelosa?

Ho sempre avuto il sospetto che sotto i vari punzecchiamenti fra lei e Zayn ci fosse qualcosa, ma finora non ho ancora avuto modo di provarlo.

Mi sporgo verso di lui per sussurrargli all’orecchio, «Monosopracciglio ci sta guardando. Credo che vorrebbe unirsi.» Ridiamo entrambi al solo pensiero.

Monosopracciglio era il suo nome prima che scoprisse le pinzette (stile uomo della Preistoria con il fuoco) e si facesse le sopracciglia in seconda.

Sbuffo e mi attorciglio una ciocca di capelli, «Mi accompagni in classe?» Chiedo annoiata con voce infantile, pregustando già il momento in cui le mie compagne di corso sarebbero morte di invidia nel vedermi con lui.

Sorride e mi passa un braccio intorno alla spalla, «Certo.»

La coppia più invidiata della scuola; ecco perché mi piace stare abbracciata a Zayn Malik.

 

 

 

Note dell’autrice (che poi autrice è una parola grossa!):

E’ una cavolata di storia, me ne rendo conto e avrete tutta la mia comprensione se non vorrete assecondarmi in questa pazzia XD

Ad ogni modo, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, mi rendereste la persona più felice della Terra se mi diceste come vi è sembrato.

Immaginate che casino quando Gemma si ritroverà nel corpo di Kristen e dovrà stare insieme a Zayn e baciarlo e quando Kristen si ritroverà a vivere come Gemma sotto lo stesso tetto di Harry! :D

Quali dei due preferite? Io sono troppo indecisa (;

Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Incontri/Scontri in corridoio ***


Capitolo 2: Incontri/Scontri in corridoio

 

 

 

Questa giornata è già iniziata maledettamente male. Credo di aver battuto la testa non so quante volte, ogni spigolo sembra richiamare il mio povero cranio.

Dopo essermi inchinata per raccogliere una matita e aver dato una testata al banco, mi sono convinta che oggi sarei dovuta restare a casa.

Ma è quando la mia amica mi dà per sbaglio un colpo in faccia con l’anta del suo armadietto ed impreco nel bel mezzo del corridoio, che tocco veramente il fondo.

«Styles!» Mi chiama ridendo quel cretino di Malik, «Hai il naso tutto rosso e gonfio, sei quasi più carina del solito.» Dà il cinque a quel cretino del suo amico Liam e continua a sbellicarsi dalle risate. Solo io non lo trovo divertente, ma patetico?

Ok, è un patetico carino, ma è comunque un patetico deficiente che crede di essere figo con quei capelli. E quel ghigno. E quel fisico perfetto che si ritrova.

Arg, maledizione, l’ultimo punto va cancellato senza alcuna pietà dalla mia mente, ho preso troppe botte.

«Hai fatto qualcosa ai capelli Malik?» Chiedo retoricamente, «Che ne so, copiato la pettinatura della Barbie di tua sorella o li hai infilati nei cessi del bagno…» Apro il mio armadietto con rabbia per buttarci dentro i miei libri e sbuffo dalle narici per scaricare un po’ di stress.

Quando lo richiudo, lo ritrovo con il viso a due centimetri di numero da me, appoggiato con una mano all’armadietto accanto e un insopportabile sorriso sulle labbra lisce e carnose.

Sobbalzo appena, di pochissimo, solo perché non mi aspettavo che si avvicinasse così tanto. Non perché la sua vicinanza mi innervosisce, né perché mi arriva un’ondata del suo buonissimo profumo.

Che poi, dai…buonissimo profumo? Che sto pensando? Com’è possibile che l’odore di questa scimmia mi piaccia?

«Credi di essere simpatica Styles?» Mi soffia in faccia, il sopracciglio alzato e gli occhi insistentemente puntati su di me.

Deglutisco e mi appiattisco involontariamente contro l’anta alle mie spalle, «Mai quanto te Malik, non potrei mai superarti in queste tue dimostrazioni di profonda intelligenza.» Rispondo sarcastica, sperando con tutta me stessa che si allontani da me perché, cazzo, mi imbarazza avere il suo corpo quasi schiacciato addosso. Ed il fatto che sia Zayn Malik a mettermi così a disagio è frustrante.

Sicuramente non dipende da lui, dipende da me. Ho sempre avuto problemi fin da piccola a condividere i miei spazi con gli altri, lascio avvicinare solo le persone a cui sono legata.

Socchiude gli occhi e i suoi lineamenti si contraggono in una smorfia irritata. Beccati questa Malik, non te l’aspettavi, eh?

Scuote la testa e si avvicina ancora, fino ad arrivare quasi a sfiorare le mie labbra e causandomi un mezzo infarto. Che diavolo gli prende? Non si è mai avvicinato così tanto, cosa vuole fare? Resto immobile, ferma, paralizzata, non riesco a far nulla se non trattenere il respiro.

«Sei fortunata che sei una ragazza. Ti avrei già preso a pugni da un bel po’ altrimenti.» Afferma divertito e sorridendo a mezza bocca, prima di allontanarsi e di lasciarmi, finalmente, respirare di nuovo a pieni polmoni.

Sento le guance bollenti, le gambe molli e tremolanti, come se fossero gelatina, e il cuore che pulsa impazzito nel petto, nel collo, nella testa, nelle orecchie, dappertutto.

«Beh, che aspetti?» Gli grido alle spalle, per nulla intimorita dalle sue parole, «Se è una rissa che vuoi sono qui.» Mi meraviglio di me, sto comunicando in “scimmieseanche io, mi sono abbassata al suo stesso livello, mi manca solo una clava in mano.

Lui si volta di nuovo per esaminarmi con un misto di divertimento ed eccitazione negli occhi. Sembra quasi ammirato dal mio coraggio. La cosa, per inciso, non mi lusinga neanche un po’, non so che farmene della sua ammirazione.

Non lo sopporto proprio. Perché poi deve andarsene in giro con quell’aria arrogante e quei jeans fin troppo calati sui fianchi? A nessuno interessa la marca dei boxer che indossa, men che meno a me. È stato un puro caso il fatto che io abbia letto “Calvin Klein”, non volevo farlo.

Si lecca le labbra – e per puro istinto i miei occhi seguono quel gesto come calamitati – e sorride un’ultima volta, «Hai fegato Styles. Peccato che a me piaccia battermi ad armi pari, non ci sarebbe gusto.»

E dopo avermi snobbata con quella frase se ne va, lasciandomi sconfitta e con un diavolo per capello in corridoio, davanti ai compagni che avevano appena assistito.

Credo seriamente di odiarlo. Abbiamo sempre litigato e sempre litigheremo, le cose non potranno mai andare diversamente tra di noi.

Penso sia comunque meglio appuntarsi mentalmente di non lasciarlo più avvicinare così tanto a me, per la sua sicurezza.

 

***** (.Kristen.)

 

Mi passo l’indice sull’angolo dell’occhio destro, scrutando la mia immagine riflessa con aria critica. Altro che waterproof, il mascara che ho messo si sta impastando tutto sulle mie guance.

Sospiro e mi sciacquo con cura le mani nel lavandino, attenta a non sbeccare lo smalto rosa perlato appena messo.

«Ehi Kris, ci sei domenica alla festa di Louis?» Mi chiede la mia adepta numero uno, il cui nome al momento mi sfugge. Sono troppo bella e popolare per ricordare tutti i nomi delle ragazze che dicono di essere mie amiche, no?

«Naturalmente.» Rispondo schiacciandomi le tette e tirandole su per rimirarle allo specchio. Sono perfetta. E ho un seno a dir poco perfetto, grazie anche all’aiuto di un prezioso push-up.

«Verrà anche Zayn?» L’adepta numero due fa un passo in avanti e mal contiene il suo entusiasmo all’idea. Credo che quella troietta sia innamorata di lui già da un bel po’, come quasi tutte le ragazze della scuola del resto, ma è troppo codarda per farsi avanti. Non si metterebbe mai contro di me, la sua popolarità non avrebbe speranze di uscirne viva.

«Penso di sì, ma non ne sono certa.» Non posso mica sapere tutto quello che fa lui, non sono la sua babysitter, «Chiediglielo a lui se ti interessa.» Aggiungo, scrollando le spalle annoiata. Essere la ragazza di Zayn Malik è un vantaggio nel momento in cui sei invidiata da ogni essere di sesso femminile, lesbiche comprese probabilmente, ma è anche una seccatura. Non mi piace dovermi informare sui suoi spostamenti, né doverlo informare sui miei. Non sono fatta per avere un ragazzo fisso, mi piace essere libera di poter ammiccare e provarci con chi mi pare. Se ci siamo messi insieme è stato solo per far accrescere la nostra popolarità, dobbiamo per forza stare insieme, siamo i ragazzi più belli e invidiati della scuola, è la legge.

L’adepta numero due arrossisce all’idea di parlare con Zayn, mentre la terza, la più piccola e appena entrata nel gruppetto, si schiarisce la voce e domanda timidamente, «Ragazze e se invitassi un ragazzo del mio anno? Posso?»

Ci voltiamo a guardarle sconvolte, «Scordatelo cosetta.» Dovrebbe girare con una targhetta del nome addosso, non posso di certo tenere a mente il nome di una ragazzina del terzo anno, «Lo sai che la festa è solo per i Senior, i bambocci più piccoli non sono ammessi, per te facciamo già un’eccezione.» Sostengo altezzosa, mentre le altre due servette annuiscono per darmi ragione. Ovviamente. Come potrebbero contraddirmi?

Riprendo la mia pochette in mano – sì, io giro con una pochette a scuola – ed apro la porta del bagno per uscire, «Chi vorresti invitare poi, sentiamo…» Gliel’ho chiesto inutilmente, non conosco nessuno dei ragazzi più piccoli. Loro conoscono me, io se li vedessi non saprei nemmeno affermare con esattezza se siano o no studenti della mia scuola.

Già faccio fatica a memorizzare i nomi dei ragazzi bellocci del mio stesso anno, figuriamoci se devo tener conto anche dei bambini.

«Harry Styles

Arresto di colpo la mia camminata e l’adepta numero due – o è la numero uno? – mi viene addosso e sbatte il suo naso sulla mia testa. Peggio per lei, spero le si sia stortato.

«Che cosa?» Chiedo con una punta di isteria nella voce, convinta di aver capito male.

«Harry Styles.» Ripete la piccoletta, leggermente impaurita.

Non è possibile, è una dannata persecuzione quel ragazzino ricciuto! Dopo essermi venuto addosso questa mattina, dovrebbe pure essere invitato ad una nostra festa? Col cavolo!

«Il fratellino di Gemma Styles, la sfigata del nostro stesso anno.» Precisa l’adepta-ho-perso-il-conto-di-quale-sia, con aria da saputella.

«Guarda che lo so chi è Harry Styles!» Dico risentita, praticamente nel bel mezzo del corridoio. Praticamente davanti al diretto interessato.

Quando i miei occhi incontrano i suoi, verdissimi e strabuzzati per la sorpresa, penso solo a quanto vorrei sprofondare sotto terra. Anzi, vorrei far sparire lui, io sono troppo bella e popolare, il mondo ha bisogno di me.

«Mi fa piacere che tu lo sappia.» Risponde Harry divertito, infilando le mani in tasca e accecandomi con il suo sorriso.

Un brivido percorre con violenza la mia schiena nel sentire di nuovo quella sua profonda voce – a dispetto della facciata da ragazzino. Sento un vergognoso ed inspiegabile rossore affiorare sulle mie guance e per un attimo sono persino tentata di rispondergli. Solo per un attimo, solo per insultarlo, solo per continuare a sentire la sua voce.

Santo Mascara, questo moccioso mi sta mandando in tilt il cervello! È già la seconda volta che faccio la figura dell’idiota per colpa sua e non posso permettermelo!

Sono Kristen Haywood, la più bella e desiderata ragazza della scuola e lui è solo un insignificante studente del terzo anno. Devo ignorarlo, non merita nemmeno di rivolgermi la parola.

Mi mordo il labbro ed alzo il mento con fare arrogante, passandogli accanto senza dargli alcuna risposta né spiegazione del perché abbia pronunciato il suo nome.

Una volta allontanatami da lui, lancio un’occhiata raggelante alla terza adepta, «Scordati di invitarlo.» E per qualche strano motivo, vederla annuire e abbassare la testa, mi tranquillizza.

 

 

***Note dell’autrice***

Piccola modifica nella storia rispetto al primo capitolo: ho sostituito il personaggio di Louis, il ragazzo di Kris, con il personaggio di Zayn.

 

Personaggi:

Zayn

Harry

Gemma

Kristen

 

Ringrazio infinitamente _Breath per aver commentato, oddio mi hai resa felicissima con il tuo commento, grazie, grazie, grazie! Spero tu sia ancora disposta a seguirmi e spero di non averti perso per via di questa lunghissima attesa,da oggi in poi tenterò di aggiornare con regolarità!

Ringrazio poi haroldsjuliet per aver inserito la storia tra le seguite!

Vi prego ragazze, se leggete fatemi sapere cosa ne pensate, se sto perdendo solo tempo e faccio meglio a chiudere tutto! Ho bisogno di sapere se questa storia è davvero una totale cavolata come penso o se vale la pena continuarla…

Questo è solo un capitolo di intermezzo, di passaggio. Nel prossimo ci sarà lo scambio e ho già pensato a tutto, a come avverrà. Ovviamente, come ho già detto, è una storia in stile film americano, ma io mi sto divertendo molto a scriverla, spero sia piacevole anche per voi leggerla :) Datemi e datele una possibilità.

Grazie a chiunque si fermerà a leggere e/o commentare e/o aggiungere la storia tra i preferiti/seguiti/ricordati.

Un bacio!

PuffDebbie

 

 

Ps: Volete un’anticipazione del prossimo capitolo?

 

Eccola qua:

 

(Kristen)

Mi sento strana, la testa mi gira come se mi fossi scolata una bottiglia intera di Vodka, eppure sono sicura di non essermi ubriacata ieri sera.

Mi porto le mani alla fronte e sospiro ad occhi chiusi. Che cosa ci faccio qui? Questa non è la mia stanza. Mi sembra di conoscerla, ma non ricordo se ci sono già stata. Sto sognando? Ho davvero bevuto qualcosa di strano?

Scosto le coperte e quasi mi viene un colpo quando vedo le mie corte gambe pallide e paffute, ma soprattutto, quando vedo i miei piedi ricoperti di un orrendo paio di calzini verdi a pois.

Ok, se è uno scherzo è uno scherzo di pessimo gusto. Che è successo alle mie gambe? Perché sono così corte e…flaccide? Io faccio ginnastica tutti i giorni per avere delle gambe perfette e sode, che cosa sono queste mozzarelline?

Se scopro cosa mi hanno messo nel drink Zayn o quel cretino di Liam giuro che li ammazzo. Devono avermi drogata ieri sera, per forza, altrimenti come spiegare il fatto che sia nella stanza di…Santo Mascara, di Gemma! Questa è la stanza di Gemma! Che cosa ci faccio qui e dov’è lei?

Balzo in piedi in un attimo e, nel farlo, mi rendo conto di essere decisamente più bassa del solito. Qualsiasi cosa mi hanno dato, era bella forte.

Sto per andare verso la porta, quando qualcosa cattura la mia attenzione: i capelli scuri sulla mia spalla. Oh cazzo, mi sono tinta i capelli? Dove sono i miei capelli biondissimi?! Perché non riesco a ricordare nulla?

Corro verso lo specchio con il battito del cuore a mille e la paura di vedermi, ma, prima che possa raggiungerlo, la porta si spalanca e nella stanza entra un assonnato Harry Styles. In boxer. Solo in boxer. Praticamente mezzo nudo.

 

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