«Merdamerdamerda».
Sbuffi di fumo nero si alzano dal forno al soffitto, formando una cappa che raschia la gola e pizzica le narici.
«Pensavo che la mia donna ideale avrebbe avuto le tette grosse e sarebbe stata brava in cucina». Il ghigno lupesco di Paul le solletica la nuca. «Com’è che invece ho avuto l’imprinting con te?».
Rachel avrebbe voglia di schiaffarlo nel forno, insieme al tacchino carbonizzato.
«Me lo chiedo anch’io. Forse ho ucciso cuccioli di foca, in un’altra vita: tu sei la mia punizione».
«Ieri notte la punizione ti è piaciuta, però».
«E tu non hai rimpianto le tette grosse, mi sembra».
L'unico modo per non darle ragione è baciarla.

Di ogni baia che ha sfidato con la sua tavola da surf, Solomon ne ricorda il sapore. Quello del mare di La Push, però, è ogni volta diverso nei suoi ricordi.
È vetro gelido e affilato, quando ripensa all’onda che lo ha travolto come un macigno e all’acqua salata che gli ha graffiato a sangue i polmoni.
È pesce speziato che arrostisce sulla griglia e scotta le dita, quando ripensa ai falò sulla spiaggia, al tintinnare allegro delle bottiglie e al puzzo di legna bruciata che impregna i vestiti.
È salsedine sui capelli di Rebecca, quando ripensa alle nuotate di fine settembre e ai sospiri dietro gli scogli.