Apple pie.

di Harrysvojce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** capitolo due. ***
Capitolo 3: *** capitolo tre. ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro. ***
Capitolo 5: *** capitolo cinque. ***
Capitolo 6: *** capitolo sei. ***
Capitolo 7: *** capitolo sette. ***
Capitolo 8: *** capitolo otto. ***



Capitolo 1
*** capitolo uno. ***


Avevo conosciuto Harry quando si era appena trasferito nella casa accanto alla mia. 
Era una mattinata di marzo, abbastanza soleggiata da spingermi verso la finestra infastidita, giusto in tempo per scorgere un ragazzino di sedici anni con un enorme scatolone di cartone in mano, che, notando il mio sguardo incuriosito, aveva rigirato la testa di lato e, sollevando lo scatolone con uno scatto potente, mi aveva regalato un sorriso candido.
Il giorno dopo si era presentato davanti a casa mia con lo stesso sorriso smagliante, un pezzo di torta di mele che, a suo dire, era la fantastica e famosissima torta di mele di sua madre, e un mazzolino di fiori che, come mi disse in seguito, aveva strappato di nascosto dall'aiuola di sua madre.
E da quel giorno iniziò a passare tutte le settimane. Si presentava così, con un pezzo della famosa torta di mele della madre avvolta nel cellophan e un mazzolino di fiori che aveva strappato dall'altrettanto famosa aiuola della madre, i capelli scarmigliati e quell'occhio un po' più chiuso rispetto all'altro.
Si presentava così, salutava mia madre e scappavamo, senza sapere dove andare, vivendo alla giornata, alzando i caschi in aria e guidando quel motorino azzurro, senza mani; qualche volta cadevamo, ma che ci importava: noi eravamo infiniti.
Non eravamo degli irresponsabili, eravamo giovani, forse un po' matti, ma eravamo felici, eccome se lo eravamo!
Andavamo a fare gli sfigati in giro per la cittadina, portandoci dietro sempre un pezzo della "apple pie" di Anne, brindavamo con cinque frappè al cioccolato e li vomitavamo tutti qualche ora dopo, appoggiati alla ringhiera del ponte, suscitando l'indignazione di qualche vecchia decrepita che se la tirava manco fosse la regina.
Non sapevamo cosa eravamo, a volte migliori amici, a volte fidanzati, o forse non eravamo nulla, due pezzi di carne destinati a stare insieme per l'eternità. Ma questo sembrava bastare per buttare i vestiti in mezzo alle siepi e darci al sesso, ma in fondo sapevamo tutti e due che un po' d'amore c'era.
Mi aveva raccontato che il suo motorino azzurro glielo avevano regalato i suoi quando prese una A+ in matematica, la sua prima A+, e mi aveva raccontato anche che il compito l'aveva copiato completamente dal secchione della classe, ma i suoi, folgorati dalla magnificenza di quel primo bel voto (come se fosse stato il primo dentino), avevano acquistato un motorino azzurro di seconda mano e glielo avevano regalato.
-Guardami, Amy, noi cosa siamo?- chiedeva disperato a volte, guardandomi una guancia.
Non rispondevo, facevo finta di non sentire, ma guardavo il cielo, e lui imitandomi rivolgeva le sue iridi verdi in alto. -Siamo infinito.- mormorava. 
-Non ha senso, porca puttana.- e gli davo un pugno sul braccio. 
Ci stendevamo nel prato del mio cortile e ridevamo, mentre Buck arrivava ciondolante nei suoi quaranta chili di labrador e dopo essersi leccato le palle cercava di leccare noi, allora scappavamo, cadevamo, rotolavamo, in quel prato di pazzia che era la nostra inutile vita.




Bene bene bene...eccomi con un'altra storia. Ho deciso di eliminare l'altra, mi sembra stupida.
Questo capitolo è più o meno un'"anticipazione".
Beh, che dire, spero che vi piaccia...mi farebbe davvero piancere se recensiste (:

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Capitolo 2
*** capitolo due. ***


uno...due...tre...quattro...cinque...sei...sette...otto...nove...dieci...undici...undici e mezzo.
Undici passi e mezzo.
Spalanca il cancello rosso tinto di fresco, provocando un sinistro cigolio e si inchina per accarezzare il vecchio Buck che sbava allegro aspettando la sua ricompensa.
"Bravo, Buck, a cuccia." guardandosi intorno con aria sospetta, gli infila un pezzo di torta in bocca che il labrador mastica rumorosamente.
Chiudo la tendina del salotto, inciampo sul tappeto, mi riprendo, apro la porta.
-Mi spiavi?- domanda lui.
-no.
Allunga le braccia e lascia cadere tra le mie mani il pacchetto deforme che teneva in braccio.
-Uhm, lasciami indovinare...torta di mele?
Muove gli occhi a destra poi a sinistra e si porta una mano al lato della bocca.
-L'ho fatta io.- sussurra, mi fa l'occhiolino.
Scoppio a ridere, buttando la testa all'indietro. Lo prendo per un braccio e corriamo fuori.
La mattinata è livida, come il segno violaceo che mi sono procurata due giorni prima.
Guardo Harry. Non essere triste dice.
Perchè dovrei essere triste? Glielo chiedo.
-Non so.
Gli tiro un calcio che mi restituisce poco dopo.
Girovaghiamo per la città, senza meta, poi ci fermiamo al parco e ci sediamo.
Osservo i suoi capelli castani, i suoi occhi verdi. Ha una macchia di cioccolato vicino alla bocca. Non glielo dico, mi piace vederlo così.
-Quanti anni abbiamo?- domando.
-Sedici.- risponde.
-Quando ci siamo conosciuti?
-Ieri.
-Noi siamo..?
-Infiniti.
Balle. Abbiamo venticinque anni, ci conosciamo da nove anni e non siamo un cazzo.
Deglutisce.
-Credo di essermi innamorato.
Stronzate, Harry, tu non ti innamori.
-Di chi?- chiedo.
Esita un attimo. -Della vita.
Ora è lui che scoppia a ridere, con quell'orribile risata mezza roca.
-Non ha senso, cazzo.- protesto.
Mi ignora.
Vieni con me dice.
Lo seguo fino alla grande quercia, tira fuori un taglierino.
-Cazzo fai?
Comincia ad incidere.

Harry+Amy=infinito.

è fissato. Gli strappo il coltellino dalle mani.

infinitamente sfigati.

aggiungo sotto.
per sempre? domanda.
per sempre rispondo.







Hello everybody!
Vedo che avete letto il secondo entusiasmante (ma anche no) capitolo di "Apple Pie".
Come vedete lo stile cambia, perchè questo descrive degli
attimi, mentre quello del capitolo precedente descrive una sintesi.
Ovviamente nei prossimi capitoli i due stili saranno
mischiati e...beh, vedremo cosa ne esce.
Si, la fanfiction è confusa,
MOLTO confusa, ma è una mia volontà (?), si insomma, tutta questa confusione è volontaria.
So...recensite, datemi dei nuovi consigli e...al prossimo capitolo (?).

-S.


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Capitolo 3
*** capitolo tre. ***


Harry mi aveva presentato Will il giorno del suo diciannovesimo compleanno. 
Capelli biondi, occhi azzurrognoli, il classico finto bravo ragazzo che alla prima occasione andava a sbronzarsi in qualche pub o a farsi una puttanella.
Harry lo adorava e dopo qualche mese Will riuscì ad entrare nella nostra ristretta compagnia.
Lui aveva una moto, una grossa moto, e veniva a prendermi insieme ad Harry, litigando come bambini di sei anni perchè volevano entrambi che io viaggiassi con uno di loro.
I frappè da vomitare diventarono dieci ed Harry rubava un'ulteriore porzione di torta di mele della madre.
Sembrava che il tempo non passasse mai, in quei pomeriggi di primavera, mentre ci divertivamo a fare stronzate.
Sembrava che la nostra vita sarebbe stato sempre un continuo vagabondare di tre ragazzi in una piccola cittadina, ma mi sbagliavo.




Harry mi guarda negli occhi.
-A che pensi?
-A Will.-
Fa una smorfia, non vuole ricordare.
-Ti ricordi di lui?- chiedo.
-Preferisco di no.



La mia vita aveva subito una grossa svolta nell'estate dei miei diciannove anni. 
Mi ero ritrovata incinta, a percorrere la navata di una chiesa in uno stupido abito bianco, con Harry che mi accompagnava, sostituendo quel padre che anni e anni prima era fuggito con una certa biondona scandinava.
Sapevo che uno sguardo sarebbe bastato per fuggire con Harry. Saremmo saliti sul motorino azzurro e saremmo andati al bar di Maria, a bere frappè al cioccolato, e a ridere di tutti quei coglioni che avrebbero guardato con scandalo quella ragazzina vestita da sposa e quel ragazzetto con lo smoking e le converse ai piedi.
Ma no, non l'avevo fatto.
Non sapevo nemmeno per quale cazzo di motivo mi stavo sposando, forse il bambino, forse per problemi economici, forse perchè ero stanca di quella vita da cane semi randagio.
Io e Will comprammo casa a Manchester, dove lavorava quell'uomo ricco e potente che era suo padre.
Niente più frappè al cioccolato, niente più apple pie di Anne, niente più giri sul motorino azzurro, niente più Harry.
Quel simbolo dell'infinito che avevo tatuato nel polso, ora più che mai, sembrava un otto. 
Otto, come i mesi che durò il mio matrimonio con Will.
Gemma nacque e morì il venti febbraio, e il diciotto marzo Will fece le valigie.
-E' nata morta.- mi aveva detto, freddo.
Non avevo reagito, non riuscivo a reagire. Harry era venuto a prendermi e ritornammo ad Holmes Chapel come se nulla fosse successo.
Ricominciarono i giri sul motorino, i frappè da vomitare sul ponte, le scorpacciate di torta di mele, tutto nel tentativo di farmi dimenticare e di ritornare ai miei, ai nostri, sedici anni. E sembrava funzionare.




-Harry...- lo chiamo flebilmente.
-Dimmi.
Non rispondo, non ne ho il coraggio.
-Dimmi.- ripete.
-Gemma...
Storce di nuovo la bocca in una smorfia.
-Credo che Gemma non fosse di Will.
Si gira di scatto, mi guarda.
-Sei pazza?
Deglutisco, scuoto la testa.
-Era tua.
Si alza, saltella, si mette le mani nei capelli, ride, piange, è pazzo.
-Ho contato.- sussurro, come per dare la conferma.

Ma lei non è più viva. dice.

No, Non lo è più. dico.








Hola, gente (:
Okay, come state? Questo capitolo fa un po cagare, ma okay.
Non lasciatevi ingannare, la storia non sarà così
noiosa, ho una trama interessante in mente e siccome ho letto nelle recensioni che vi piace il fatto che sembri una storia vera, ho cercato di rendere la trama più vera possibile.
Beh, che dire, grazie per le visite del primo e del secondo capitolo (sono state
più di 250, e a me, che sono una novellina di efp, mi sembrano una cifra esorbitante!)
Quindi, grazie per aver letto, un'abbraccio a chi segue la fanfiction e a massive thank you in anticipo per tutti coloro che recensiranno questa storia.
Vi voglio tanto bene,

-S.



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Capitolo 4
*** capitolo quattro. ***


Apro un occhio lentamente, poi l'altro, scoprendo una visuale appannata dell'armadio di fronte al letto.
Sento rimbombare nella mia testa il suono dello squillo del telefono, come l'eco di un sogno appena finito, prima di realizzare che il telefono di casa sta realmente squillando.
Harry è ranicchiato nella mia parte di letto, in posizione fetale.
Gli assesto un calcio, facendolo mugugnare nel sonno, poi mi alzo e mi dirigo a piedi nudi verso il salotto.
Alzo la cornetta.
-P..Pronto?- urlo, quasi per convincere me stessa e chiunque ci fosse dall'altro capo che sono sveglia.
-Amy? Sono Will.
Mi blocco.
-Il mio Will?
Sembra sorridere rumorosamente.
-Il tuo Will.
Mi chiede come sto, com'è il tempo. Sembra quasi che voglia aggrapparsi a domande banali a cui non è realmente interessato, solo per sentirmi parlare.
-Devi tornare.- mi dice.
Scuoto la testa, come se lui potesse vedermi.
-Non voglio.
-E' per Gemma.
Piagnucolo, mi consola.
-E' importante, non voglio parlartene per telefono, vieni a Manchester, ti prego.
Annuisco.
-Partirò domani mattina.
Harry mi raggiunge nel salotto massaggiandosi la gamba a cui avevo dato un calcio.
-Chi era?- chiede.
-Era Will, parto per Manchester domani mattina.
Mi siedo sul divano prendendo la testa fra le mani.
-Che cosa!?
Non rispondo.
-Amy, ti prego.
-E' per Gemma, cazzo.
-Perchè vi aggrappate ancora a questa storia? 
-Perchè non è un capitolo chiuso, non è mai stato chiuso questo cazzo di capitolo, Harry. 
Mi accorgo di aver alzato la voce.
Harry si dirige in camera da letto, prende un borsone e comincia a buttarci roba a casaccio.
-Harry, ti prego, cosa stai facendo?
Si volta per guardarmi negli occhi, poi torna a concentrarsi sui vestiti.
-Per l'amor del cielo, Harry!
-Prepara le valigie. Partiamo stasera.
-No.
-Non vuoi andarci?
-No, parto da sola.
-Scordatelo.
-Per favore, non insistere.
Annuisce rassegnato.
-Va bene.
-Il treno è alle 17:00, arriverò lì circa alle 18:00.
Mi aiuta a ripiegare i miei vestiti e a metterli nella borsa.
Alle 16:55 siamo lì, davanti alla stazione.
-Qualunque cosa accada chiamami, verrò subito a prenderti. Mandami un messaggio ogni giorno, così so come stai. Non andare a letto tardi...e con Will, sopratutto. Non uscire da sola..
-Harry, sto lì solo due giorni, non sei mia madre.
-Ah, tua madre sa di questo viaggio?
-Non l'ho avvisata, lo farò stasera.
Sorride nervosamente.
-Fai da brava.
-Lo farò.
-Ti amo.
Sorrido, a quelle due parole che non mi aveva mai detto.
Sembra deluso quando rispondo posando le mie labbra sulle sue, al posto di rispondere anche io.
Gli sfioro la mano, mentre una voce femminile annuncia l'arrivo del treno.
-Mi mancherai.- sussurra.
-Sono solo due giorni.
E ci lasciamo così, come quel giorno di anni prima, con quella strana e stupida paura di non rivederci più, di essere separati per la seconda volta.
Noi, i due pezzi di carne destinati a stare insieme per l'eternità. 
Noi, che stavamo imparando ad amarci, giorno dopo giorno.
Noi, che eravamo infiniti.









Spazio autrice.
Miei cari venticinque lettori (venticinque? Siete stati più di cinquecento nel terzo capitolo!), spero che questo capitolo vi piaccia quanto i precedenti (anche di più, perchè no?).
Volevo inanzitutto ringraziare le 516 persone che hanno letto il terzo capitolo, e ancor di più:

Boobear_97
Horange_
djsturbed
justniallswife
rawridols

che sono state così gentili da recensire l'ultimo capitolo.
Scusate eventuali errori grammaticali che possono essermi sfuggiti alla correzione, sbagliare è umano lol.
Quindi, grazie mille ancora e alla prossima! :)
-S


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Capitolo 5
*** capitolo cinque. ***


Mi sveglio di soprassalto al suono stridulo del treno che si ferma.
Un bambino piange in braccio alla madre, mentre questa le riempie gli bocca di pasticcini allo zenzero nella speranza di zittirlo.

Un signore sui settant'anni russa due sedili più in là, mentre la moglie gli tiene la mano e legge un libro: "Cinquant'anni d'amore".
Will è lì, oltre la linea gialla.
Stessi occhi, stesso sorriso. L'unica cosa che sembra cambiata sono i suoi vestiti.
Scruta la folla nervosamente, mi aspetta.
Gli vado incontro.
-William.
-Amy!
Mi avvolge in un abbraccio che non ricambio.
-Come stai?- 
Banale.
-Sto bene.
Non gli chiedo come sta. Non mi importa.
-Dovevi parlarmi.- dico impaziente.
-Andiamo a casa.-
Rabbrividisco, è la stessa cosa che mi aveva detto quando mi avevano dimesso dalla clinica.
Mi fa salire in macchina, il viaggio non è lungo. 
È tornato ad abitare nella nostra vecchia casa.
-Vuoi un caffè?-
-N..no.
-Calmati, fa come se fossi a casa tua.
Trattiene un sorrisetto.
-Sei uno stronzo.
Scuote la testa.
-La piccola Amy non ha imparato a misurare le parole?
Usa frasi dette in passato, quasi nel disperato tentativo di farmi ricordare.
-Will, dimmi di Gemma.
Cambia espressione.
-Sai che mio padre è un uomo potente..si, insomma..
-Will, perchè mi parli di lui?
Sospira.
-Tutti sapevano che "il potente avvocato Robert Wilkinson" stava per diventare nonno, e tutti provavano un grande disappunto. Ero giovane, Amy, mio padre aveva grandi progetti per me. Un figlio..no, una figlia, avrebbe ostacolato la mia carriera.
-Vai al sodo.- lo imploro.
-Un giornalista si è insospettito per la morte della bambina. I medici davano notizie buone della tua gravidanza, era una bambina perfetta..era troppo strano il fatto che fosse nata morta.
Annuisco.
-Me l'ha detto. Io non avevo visto Gemma, non l'ho vista nascere, non potevo sapere. Abbiamo chiesto un permesso al comune per...per disoterrare la bara.
Mi morsico la guancia.
-Era vuota.



Spazio autrice.
Inanzitutto mi scuso per il mini capitolo, ma sono molto impegnata in questo periodo.
Volevo ringraziare
@stupjd (su Twitter, followatela lol) che mi fa da "manager" e gestisce il nostro account efp.
Ringrazio le
1167 persone che hanno letto il quarto capitolo (davvero, non me lo sarei mai aspettata!) e le diciotto persone che lo hanno recensito.
Scusate gli eventuali errori grammaticali che possono essere sfuggiti alla correzione, sono umana anche io ahahah.
So..grazie in anticipo alle persone che leggeranno e che recensiranno!
Alla prossima,
-S.

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Capitolo 6
*** capitolo sei. ***


Lo guardo, mi guarda.
Sembra passare un'infinità di tempo.
-Q..quindi..- balbetto, non riesco a parlare.
-C'è una buona probabilità che sia viva.- dice. 
Annuisco. Annuisco sempre, io.
-Dov'è ora?-
-In un orfanotrofio, spero. La troveremo, vedrai.
-io la troverò, non noi.
-Cosa intendi?
-Voglio cercarla insieme alla persona che le ha donato la vita.
-Amy..
-Will, il padre è Harry.
Sgrana gli occhi.
-È stato tutto inutile, eh? Il matrimonio, la casa, tutto..Te ne sei approfittata! quel coglione non ti avrebbe garantito una casa, un'esistenza tranquilla..
-Non parlare così di Harry, lui avrebbe fatto di tutto per me. I suoi genitori non avrebbero di certo finto che la bambina fosse morta.
-Cosa insinui..?
-Tuo padre ha fatto sparire Gemma. Tuo padre, cazzo! E adesso ci penso, e se non avessimo contato male? Eh? A quest'ora la mia bambina sarebbe a casa con me, avrebbe una fottuta famiglia che la ama.
Si alza, sbatte un pugno al muro.
Ora piange. Si siede per terra con poca grazia, ha la testa fra le mani.
Piange ancora, i singhiozzi scuotono quel corpo che mi piaceva tanto.
Piange per Gemma, piange perchè non è sua figlia.
Mi siedo accanto a lui, piangiamo insieme. Lo abbraccio, gli chiedo scusa, perchè in fondo non è colpa sua.
Mi alzo, vado in cucina e preparo una camomilla. Torno da lui.
-Andrà tutto bene.- gli sussurro.
-Sono solo, Amy. C'é stato un momento nella mia vita..un momento in cui mi sono svegliato e accanto a me c'eri tu. E non mi sono mai sentito così completo e felice. Perchè stavo amando, ed era la cosa migliore.
Mi stringo nelle spalle, mi viene da piangere.
-Will, mi ami ancora?
Mi guarda, poi guarda il vuoto.
Scuote la testa.
-Non ho mai smesso.
-Allora perchè te ne sei andato?
-Ero confuso, mi sembrava che tutto fosse inutile. Ma ora, quando guardo nei tuoi occhi, sento che la decisione che presi anni fa, era la più giusta della mia vita. Perchè la sensazione che sento quando sto con te..è impagabile. E nemmeno tutto il successo, la carriera, i soldi del mondo potranno mai sostituire tutto questo.
Tengo la testa bassa, non voglio guardarlo.
Qualcuno mi ha mai amato in questo modo? Quale uomo dopo aver scoperto che quella che credeva sua figlia è figlia di un altro mi avrebbe detto che mi ama?
Voglio andarmene, da questa casa, da Will, da Manchester. Voglio tornare. Non a Holmes Chapel, non da Harry. Voglio tornare da me stessa. Voglio stare sola, capire, pensare.
Voglio sapere cosa vuol dire amare veramente.
É amore quando si prepara la cena alla persona con cui si sta?
È amore quando si esce mano nella mano per strada?
È amore quando, la notte, dopo essere stati uniti si dorme abbracciati?
No, l'amore è di più.
L'amore è mettere il cuore in ogni cosa che si fa per lui.
L'amore è stringere quella mano, nel timore di doverla lasciare per sempre.
L'amore è dormire abbracciati dopo essere stati uniti perchè anche nel sonno, nell'incoscienza, si vuole stare insieme.
E io provavo tutto questo?
Si.
E ora capivo cosa era amare?
Si.
E ora sapevo chi stavo amando?
Si, e dovevo dirglielo.
Mi alzo, mi dirigo verso l'ingresso, indosso il cappotto.
-Dove vai?- Will mi tende una mano, non vuole che vada.
-Vado a ritrovare me stessa. Tornerò.
Apro la porta, mi butto nel movimento frenetico della città.
Cammino un po, m'immergo nel chiasso denso del traffico, osservo i passanti cercando Harry nei loro occhi.
Tiro fuori il telefono dalla borsa, compongo il suo numero.
Uno squillo, due squilli, tre squilli, segreteria telefonica.
Sospiro profondamente. Ritento.
Uno squillo, due squilli. Tac, risponde.
-Amy!
-Harry.
-È successo qualcosa?
-È successo che ti amo. Ti amo come non farò mai, e potrei fare miliardi di stupidi paragoni per dirtelo, ma nessuno sarà all'altezza di quello che provo. E ora sto parlando a vanvera, perchè non so cosa dire, ma ti amo e lo ripeterei all'infinito, perchè l'ho scoperto ora, e mi sento bene..perchè..
-Io..io..l'ultimo treno è fra mezz'ora, aspettami sto arrivando.
Chiudo il telefono, sorrido.
Non cerco più Harry tra i passanti perchè l'ho trovato.
E' dentro di me





Spazio autrice.
Salve gente, scusate la mia assenza ma avevo parecchie cose da fare. Giorgia (@stupjd su Twitter) è stata così gentile da sopportare le mie paranoie da scrittrice in crisi e ha continuato ad occuparsi del mio/nostro account efp.
Alla fine la mia mente ha partorito questo capitolo di cui, senza troppa modestia, vado abbastanza fiera e mi piacerebbe leggere alcune vostre recensioni (anche negative, perchè no?).
Ho notato che l'ultimo capitolo non è piaciuto tanto e spero che questa "rinascita" vi induca a continuare a seguire la storia.
Vi ringrazio in anticipo per tutte le visite e le recensioni.
Un abbraccio,
-S

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Capitolo 7
*** capitolo sette. ***


Frugo nelle tasche del cappotto: un bottone, un vecchio scontrino.
Scavo nelle tasche dei jeans: un fazzoletto, cinque sterline, finalmente.
Basteranno per andare alla stazione con i mezzi pubblici.
Alle nove sono lì, con il vento che mi scompiglia i capelli e dieci chiamate di Will senza risposta.
Aspetto, il treno non arriva è in ritardo.
Prendo il cellulare, mando un messaggio a Will: Tornerò gli ripeto.
Una voce femminile dice di allontanarsi dalla linea gialla. Vengo travolta dalla folla che cerca di spostarsi dalle rotaie.
Il treno arriva, masse di gente, volti contratti, facce amiche che sorridono da lontano, ancora sconosciuti.
Poi Harry.
Si guarda intorno, mi vede, si alza sulla punta dei piedi e alza un braccio per farsi notare.
Mi corre incontro, mi abbraccia, mi bacia su tutto il volto.
-Aspetta che arriviamo a casa e..
Rido, butto la testa indietro.
-Sono indisposta.
Non è vero.
Ride anche lui, non gli importa. Lo spingo, prendiamo un bus, scendiamo alla prima fermata e ci mettiamo a correre.
Mi prende, ci fermiamo, ridiamo.
-Possiamo prendere una camera in qualche squallido motel..- mi bacia il collo.
Sollevo la testa, rido ancora.
-Come una vecchia puttana con il suo accattivante ottantenne pagante.
Ora è lui che ride.
Entriamo in un albergo qualunque, non leggo l'insegna, due stelle brillano, una lampeggia.
Mi chiedo se esistano gli alberghi a due stelle e mezzo.
Harry parlotta con l'uomo della reception. 
Stanza 215. Saliamo le scale di corsa, inciampiamo nel tappeto, rotoliamo, ci baciamo.
Passa un vecchietto. -Stupidi ragazzacci.- dice.
E per un attimo mi sembra di essere affacciata al ponte.
Ci alziamo. Un'altra rampa di scale. 
Stanza 215. Non riesce ad aprire la porta.
-Non trovo il buco.
Cominciamo bene.
E rido, rido ancora.
Tac. La porta si apre, e forse si apre un po anche il mio cuore.




-Siamo folli.
Mi accarezza i capelli.
-Ci amiamo.
Annuisce, spostandosi una ciocca di capelli.
Caccio una mano sotto al letto, afferrando i miei vestiti stropicciati.
-Cosa è l'amore?
Sorrido.
-L'abbiamo appena fatto.
-L'amore?
-Sei ritardato?
Ride.
Mi vesto, mi guarda.
-Ti amo.- dice.
E mi sento bene.
Esco nel balconcino, mi accendo una sigaretta, aspiro profondamente.
-Mh. Harry?
Mi raggiunge, mi cinge le spalle in un abbraccio, guardiamo il tramonto.
-Che ne pensi della paternità?
Sospira.
-Mai provata.
-Bene, fai pratica.
-Non vorrai dire che..
-Will dice che c'è una buona probabilità che sia viva.
Sorride rumorosamente, appoggia la fronte sulla mia spalla.
Penso a Will, ora. 
Come starà?
Mi scrollo, sciolgo l'abbraccio.
-È meglio se andiamo.
Annuisce. È un nostro vizio annuire.
Prendiamo i cappotti e scendiamo le scale, non più pazzi, ma felici.
Mi stringe la mano, non mi vuole lasciare.
-Forse è meglio che telefoni mamma.
Mi allontano un attimo, tiro fuori il telefono e compongo il numero di mia madre.
Risponde subito, come se stesse aspettando da tempo la mia chiamata.
-Amy..
-Mamma..
-Ho sentito Harry poche ore fa, ha detto che sei a Manchester..
-Siamo a Manchester, mamma. C'è anche lui.
-E Will? E Will come sta?
-Bene, mamma.
-E tu, tesoro? Come stai?
Esito.
-Sto bene, mamma.
-Davvero?
Penso, e mi viene in mente Harry.
-Si, sto bene. Davvero.
-Verrai mai a trovare la tua vecchia madre?
-Non sei vecchia.
-Mi sento vecchia. Sono vecchia dentro, ho una figlia con un matrimonio alle spalle. Sei grande, ormai.
Stringo i denti.
-Sensi di colpa?
-Non sono mai stata una buona madre.
-Ci sei sempre stata per me.
-Come può essere brava una madre che lascia che sua figlia si sposi a diciannove anni? Come?
-Mi dispiace, mamma.
-Anche a me.
-Ora devo andare, c'è Harry che mi aspetta. Tornerò presto.
-Ciao, tesoro. Comportati bene.
Sposto il telefono dall'orecchio e premo il tasto rosso.
Torno da Harry, passeggiamo un po.
-Will mi ama.
Mi guarda, lo guardo. Poi abbassiamo la testa.
Sembra che non l'abbia mai detto, ma la frase aleggia nell'aria.
-Dici?
-Me l'ha detto.
Scuote il capo.
-E' meglio se troviamo un posto dove dormire.
-Will potrebbe..
-Amy..è meglio di no.
-Dovreste parlare.
-Hai ragione.
-Ho sempre ragione, io.
Sorride, mi da una spinta.
-Andiamo da Will, su.
Prendiamo un autobus, poi un altro. Siamo abbastanza distanti.
La fermata è poco lontana da casa di Will. Facciamo una gara, vince lui.
Mi fermo davanti al portone mettendo le mani sulle ginocchia.
-Non..non ce la faccio.
Ride di me. Cerco di recuperare il fiato.
-Senti come batte!
Gli prendo la mano e la metto sul petto. 
-Waw, brutto affare le corse.
Roteo gli occhi.
-Sei sicura che non mi picchierà o qualcosa di simile?
Rido.
-Sono sicura quanto sono sicura di amarti.









Spazio autrice.
Hola gente, come va? Il capitolo precedente ha ricevuto solo dodici recensioni, miravo a venti ma va bene ugualmente, avevo fretta di aggiornare.
Spero che le visite salgano un po', visto che stanno scarseggiando.
Beh..che dire? Grazie in anticipo per tutte le visite e le recensioni.
Scusate eventuali errori, sono un po stanca e possono essermi sfuggiti.
Vi amo,
-S.

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Capitolo 8
*** capitolo otto. ***


Apro la porta di casa, Will è sul divano.
Harry non vuole entrare, sussurra frasi impaurito.
-e se...
Lo convinco ed entra.
Will si alza di scatto, temo una reazione violenta.
No, lo abbraccia. Lo abbraccia sotto i miei occhi sbarrati. Lo abbraccia come un fratello. Lo abbraccia come i vecchi tempi.
Ora ridono, si danno pacche sulla schiena, parlano di moto, come se il tempo non fosse passato.
Non capisco l'amicizia fra ragazzi.
Notano il mio stupore, mi prendono a braccetto, aprono una birra, ridono ancora.
Sono matti, matti da legare.
-Will..Harry..ma che cazzo..
Mi tappano la bocca con un pasticcino che Will ha prontamente tirato fuori.
Mastico a fatica, li guardo male.
Dopo un po' si calmano, vanno in cucina, vogliono parlare da soli.
Origlio dalla porta, non ne posso fare a meno.
-La ami davvero?
E' Will.
-Si, con tutto me stesso.
Sento un rumore secco, forse è un'altra pacca.
-Prenditi cura di lei...e di Gemma.
-Lo farò, Will. Lo farò.
Sorrisi sospirati, rumori di abbracci, si comprendono, si perdonano.
Escono insieme dalla cucina, Will mi abbraccia come un amico.
-Will..ci aiuterai a trovarla?- mormoro guardandolo negli occhi.
-Si, Amy.
Harry sorride da dietro, il suo è un sorriso triste, romantico. 
Guardo l'orologio, sono quasi le undici. Ho bisogno di dormire.
Will ci lascia la sua camera, lui dorme in quella che sarebbe dovuta essere la cameretta di Gemma.
Ci sono ancora le nostre foto, quella del matrimonio, quella della festa...poi ce n'è una, una di me con la pancia. 
Prendo il portafoto e lo stringo a me. So che ritroverò la mia bambina.
Sento una presenza dietro di me, poi una scia di baci umidi sul collo. Le mie labbra si curvano in un sorriso compiaciuto.
-Harry..- sussurro.
Lo sento ridacchiare.
-So che ami i baci sul collo..
Scuoto lievemente la testa lasciando che le sue braccia mi avvolgano.
-Andiamo a dormire?- domanda con candore.
Annuisco. 
Mi cambio, lui mi guarda.
Amo avere i suoi occhi addosso quando mi cambio. Dice che sono perfetta.
Lo raggiungo sotto le coperte, sento il suo calore.
-Harry?
-Amy.
-Ti amo.
-Anche io.
-Ti ami anche tu?
-No, anche io amo te.
-Perchè avete fatto così tu e Will?
-Così come?
-Avete festeggiato.
-Siamo fratelli, la vita è una sola.
Annuisco pensierosa.
-Se l'avete fatto era la cosa giusta.
-Posso farti una domanda?
-Me ne hai appena fatta una.
Fa una smorfia.
-No, dico..oh, lasciamo perdere.
-Allora, la domanda?
-L'ho dimenticata.
Sbuffo.
-Sei bellissima.
-Tu sei pazzo.
-Lo so, ma tu lo sei ancora di più, perchè solo una pazza potrebbe innamorarsi di un pazzo.
Sorrido, lo guardo, forse ha ragione.
Sono pazza.
Pazza d'amore.







Spazio autrice.
Chiedo umilmente perdono, è più di un mese che non aggiorno, ma ero un po' impegnata con la mia nuova vita sociale *yay* e con lo sudio e non ho potuto scrivere.
Questo mini capitolo è tutto ciò che la mia mente è riuscita a partorire, mi dispiace.
Spero comunque che vi piaccia.
Grazie in anticipo per tutte le recensioni e le visite.
Vi amo :)
-S


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