To die for a new life.

di I believe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. ***


Sono seduta, o forse stesa, non capisco.
E’ tutto nero intorno a me, non capisco dove mi trovo. Ho solo la sensazione di essere così… leggera.
Guardo di fronte a me, ma non vedo niente, solo nero.
Un nero strano, non un nero come quando si chiudono gli occhi, con delle macchie di colore. No, un nero completamente nero, tetro, buio.
Non mi piace.
Non sento niente, penso che tutti e cinque i miei sensi siano azzerati, anche se sono ancora in dubbio per quanto riguarda vista e udito, siccome è tutto completamente nero, e l’unico rumore che sento è una specie di ronzio fastidioso.
Mi guardo il corpo, per capire se sono seduta o meno, ma anche il mio corpo appare completamente nero, inesistente. Provo a muovermi, ma  mi sento incatenata. Credo di essere seduta, e qualcosa mi blocca, non riesco a muovere il busto. Sono come stretta contro ad un muro che non sento, completamente impossibilitata.
Riesco a muovere solo le braccia.
Sotto i piedi ho qualcosa, sembrerebbero come due sassi, uno per piede, ma non li vedo. Non vedo niente, è tutto nero. Mi guardo le mani, e mi si contorce lo stomaco appena le vedo. Le mie mani sono completamente insanguinate. Non riesco più a muoverle.
O meglio, si muovono, ma non sono io a comandarle.
Che cazzo succede?
Fantastico ora inizio anche a muovermi.
E’ come se stessi su una pedana che si muove, ma non la vedo. Provo a parlare, ad urlare, a chiedere di essere liberata. Ma appena apro le labbra mi accorgo che non esce nessun suono dalla mia bocca. Non parlo nemmeno, perfetto.
Continuo a sentirmi leggera, ad eccezione degli arti, che pesano come non mai. Il nero inizia a diventare ancora più nero, anche se non credevo fosse possibile. Improvvisamente riesco a muovere di nuovo le mani. Ho un fortissimo mal di testa.
Mi sento stanca, credo di stare anche per svenire, magnifico.
C’è una luce. Cazzo c’è una luce grazie a dio. Finalmente.
E’ lontanissima, parecchi metri penso, ma si avvicina sempre di più, è sempre più brillante, e devo ammettere che sto pensando che se continuerà così perderò la vista.
Forse sono due luci, o magari anche di più, non riesco a capire.
No, okay, è solo una, e non so se esserne sollevata o terrorizzata.
Come un’idiota provo a urlare di fermarsi, ma esce solo un soffocato gridolino.
La luce è sempre più vicina, sembra che stia quasi per investire il mio corpo, e io sento la presunta pedana portarmi sempre più vicina alla luce. Continuo a provare ad urlare, vorrei gridare “basta!” ma la mia voce non decide di uscire, proprio quando serve.
Sono ad una manciata di centimetri dalla luce, credo.
All’inizio mi sembrava una cosa positiva, ma più si avvicina più sento una stretta allo stomaco ed al cuore.
Negli ultimi centimetri aumenta la velocità, e sono completamente immersa in questa luce strana. Ho una fitta al cuore. Credo di star svenendo davvero adesso.
 
“First, you think the worst is a broken heart, what’s gonna kill you is the second part, and the third, is when your world splits down the middle…”
C’è qualcosa che non va, che ci fanno i The Script con Six degrees of separation nella luce?
Apro gli occhi. Sento il sudore scendermi ai lati del viso.
Istintivamente mi guardo le mani, il corpo.
Niente, sono stesa sul mio letto, nella squallida stanza della mia squallida casa in affitto. E’ tutto apposto, e la canzone non è altro che la suoneria del mio stupido telefono. Era un dannatissimo sogno. Ma qualcosa ancora non va… chi può voler chiamare Sam Hawkins alle 5 di mattina?
Sono indecisa se rispondere o ignorare chiunque stia tentando di chiamare. Alla fine credo che ignorerò.
Mi alzo di malavoglia dal letto, mi stiracchio a mo’ gatto e mi dirigo in bagno. Mi sciacquo la faccia e mi guardo allo specchio.
I miei lunghi capelli neri sembrano appena usciti da uno dei migliori film horror in circolazione, e sotto gli occhi verdi ho delle occhiaie che arrivano a terra.
Che schifo.
Torno in camera appena mi rendo conto che il sole è troppo in alto per essere le 5 del mattino. Guardo lo schermo del mio cellulare, notando di aver letto male l’orario.
Altro che 5. Sono le 15. Le tre del pomeriggio.
Cazzo.
Guardo le chiamate perse, e non mi sorprende notare di avere ben una decina di chiamate senza risposta da parte di Zayn.
Perfetto, ho fatto tardi un’altra volta.
Dovevamo pranzare insieme, ma mi sa che salteremo un pasto per oggi.
Siamo fidanzati da tanto ormai, so già che non appena arriverò mi perdonerà come se niente fosse, anche perché lui è il ragazzo più dolce del mondo. Anche se ha l’aria da duro, con tutti i tatuaggi e il vizio del fumo (che sto provando a fargli passare), resta uno dei ragazzi più dolci e comprensivi del mondo.
Mi vesto velocemente, con dei jeans stretti usati e strausati, le solite converse nere e la solita felpa larga, che in teoria è di Zayn, ma sono dettagli. Futili dettagli.
Prendo il minimo indispensabile, chiavi di casa, portafogli, documenti, l’anello che mi regalò Zayn quando facemmo un anno, il cellulare, e sono orgogliosa di dire anche le chiavi della mia auto.  Ebbene si, a vent’anni sono finalmente riuscita a superare l’esame di guida, dopo essere stata bocciata almeno altre cinque volte, o forse sei… non lo so, ho perso il conto.
Mi sbatto distrattamente la porta di casa alle spalle, e mi dirigo  velocemente verso la mia auto; una piccola Smart nera.
Sto per aprire la portiera quando mi accorgo che c’è un’ammaccatura nella parte anteriore.
Quel cretino del vicino ha di nuovo colpito la mia Smart mentre faceva manovra. Benissimo, la giornata va sempre meglio.
Metto in moto e parto.
Mentre guido verso casa di Zayn compongo velocemente il suo numero sul cellulare, sperando che mi risponda.
Dopo quattro squilli finalmente risponde. Accosto per poter parlare.
“Pronto?”
“Zayn non mi sono svegliata ti prego scusa scusa scusa sto venendo, sono in macchina scusa ancora.”
Dall’altro capo del telefono sento Zayn ridere. Non è arrabbiato, il che mi tranquillizza un po’.
“Sam, non preoccuparti, vieni dai, ti aspetto”
Dio, quanto amo la sua voce. Mi dà tranquillità, mi fa sentire protetta, è una bella sensazione.
Senza avere nemmeno il tempo di rispondere noto che Zayn ha attaccato. Lancio distrattamente il telefono sul sedile affianco al mio, riprendendo a guidare.
Dopo pochi minuti arrivo nella strada dove abita Zayn, e parcheggio nel primo posto libero che trovo. Chiudo a chiave l’auto recuperando il cellulare. Corro verso il portone di casa sua, sbattendo contro almeno un paio di persone che mi imprecano contro, ma non m’importa.
Citofono, e Zayn mi dice di aspettare giù, sta scendendo lui.
Che strano, ero convinta che avremmo mangiato su da lui.
Fa niente, poco importa. L’unica cosa che mi interessa è stare un po’ con il mio pakistano preferito.
Sento il portoncino aprirsi, e mi giro di scatto.
Vedo Zayn raggiante sorridermi e venirmi incontro.
Dio mio, quanto è bello.
I suoi occhi color miele , contornati da lunghissime ciglia scure, mi fanno sentire ancora le farfalle nello stomaco, quelle che si sentono tanto nominare nei libri.
La maglietta chiara , stretta , gli mette in risalto il fisico scolpito e fa un bellissimo contrasto con la pelle leggermente scura.
Mi viene vicino e mi lascia un leggero bacio a stampo sulle labbra.
E’ incredibile come ogni minimo contatto con lui mi faccia sentire ancora come la prima volta, con le ginocchia tremolanti e lo stomaco rivoltato.
Mi stringe a sé, facendomi sentire un piacevole leggerissimo calore.
“Dove hai parcheggiato l’auto? Voglio andare un po’ al parco con te.” Questa sua domanda spiega perché sia sceso, e mi limito a indicargli l’auto non molto lontana da noi.
Camminiamo affiancati verso la Smart, e saliamo.
Metto in moto, e partiamo.
“Zayn, ma tu sai qual è la strada… vero?” accenno un sorriso, mentre lui annuisce.
“Tu vai sempre dritto per ora, quando dobbiamo svoltare te lo dico io.”
Non gli rispondo nemmeno, mi fido ciecamente, e mi limito a seguire le sue indicazioni.
Dopo una decina di minuti svoltiamo a destra, e Zayn mi dice che siamo quasi arrivati. Mi indica una stradina stretta, di ciottoli, dietro degli alberi, che presumo porti al parco che ha in mente lui.
Giro, ma mi accorgo che un camion sta venendo verso di noi. Provo a tornare nella strada principale, ma è intasata da una coda di traffico, come un lungo serpente luminoso, impenetrabile.
Provo ad accendere i fari per farmi notare dal camionista, ma mi rendo conto che quest’ultimo sta parlando al telefono e mangiando un panino mentre guida. Provo a muovermi piano verso di lui, per far notare i miei fari lampeggianti. Niente.
Provo a frenare, ma i freni non funzionano, compreso quello a mano. Dannato vicino. Siamo fottuti, cazzo, siamo fottuti. Continua a camminare verso di noi a velocità crescente , non ci ha visti. Zayn è immobile, con la bocca socchiusa.
Chiudo gli occhi e istintivamente prendo la sua mano e lui mi stringe forte a sé. Ormai è inevitabile. Scendere dall’auto è impossibile, gli alberi ai lati rendono impossibile aprire gli sportelli. Rompere i vetri sarebbe inutile, non c’è via d’uscita.
Trattengo il respiro, mentre sento che Zayn affanna.
Il camion travolge la Smart, e non appena il camionista si rende conto di cosa è successo scende sbattendo la portiera del camion, e corre.O almeno così mi sembra di sentire.
Non ho il coraggio di aprire gli occhi, l’unica cosa che sento è la mano di Zayn che stringe sempre di più la mia, fino a che non molla la presa. Sento il cuore pulsarmi nelle orecchie, e provo una sensazione di impossibilità, come nel sogno.
Il sogno.
Ecco che senso aveva.
Le sensazioni sono le stesse.
Ora capisco. Sento la Smart accartocciarsi e credo che stia anche girando su se stessa.
Sento un dolore lancinante alle gambe.
Provo a mantenere i nervi saldi, ma la mia mente sprofonda. Vedo di nuovo tutto nero. Non capisco cosa sta succedendo.
 
Non so quanto tempo sia passato, ma apro gli occhi. Sono ancora in quella strada, ma mi hanno tirata fuori dal rottame. Zayn è affianco a me, accucciato, e sembra non si sia rotto niente, ha soltanto molti graffi e un labbro gonfio. Evidentemente il danno maggiore devo averlo avuto io, attutendo il colpo a Zayn.
Mi guardo le mani, sapendo già che le avrei viste insanguinate.
Non riesco a muovermi, credo di essere paralizzata.
Guardo Zayn che stringe il mio braccio, e qualche lacrima scendergli sul viso. Si sta mordendo il labbro che ha assunto un colore violaceo, e vorrei dirgli di smetterla, di fermarsi di piangere, di abbracciarmi, perché io sono qui, viva.
Sto bene, non provo dolore.
Molto lentamente mi alzo e mi dirigo verso il rottame, e vedo il camionista sconvolto affianco ai resti dell’auto.
Scrollo le spalle, scuotendo la testa, con un leggero sorriso sul volto. Mi giro per andare da Zayn, ma lui è di spalle e vedo che sta ancora singhiozzando verso qualcosa.
Mi avvicino, e con mia sorpresa vedo che quel “qualcosa” sono io.
E’ il mio dannatissimo corpo, completamente sanguinante.
Un attimo… ma se quella sono io, evidentemente morta, io ora sono un… fantasma? Oh. Figo. 




_________
Ciaaao a tutti frateli e sorele banane.
Questa è l'ennesima ff che provo a scrivere, e spero di non abbandonare anche questa...
Anyway, questa è solo un capitolo per far "entrare nella storia" o meglio, per dare un inizio. Più che altro è una specie di prologo, non un vero capitolo, ma comunque non importa.
Spero vi piaccia come inizio e come idea, e ditemi se vi piace, se ne vale la pena di continuare, se ci sono errori, se fa schifo... qualsiasi cosa!
Insomma... vorrei una piccola recensioncina AHAHAHAAHHAHAHAHAHAHAHA
Ah, e il nome di Sam è preso dal film "Noi siamo infinito" che amo, e l'idea è presa da un altro film che vidi un po' di tempo fa, ma non mi ricordo il titolo. QUINDI SE ESISTONO ALTRE FF COSI', IO NON LE HO LETTE, E L'IDEA NON E' COPIATA DA NESSUNO. 
Spero di non essermi dilungata troppo.
Baci, Ele. xx

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Capitolo 2
*** Chapter 2. ***


Mi guardo incuriosita e istintivamente provo a trapassarmi con una mano, ma al contrario delle mie aspettative mi colpisco lo stomaco senza nessun risultato.
Non è come nei film, uffa, ci speravo.
Sorrido divertita e mi accuccio affianco a Zayn in lacrime.
Ha la bocca socchiusa e lo sguardo vuoto, spento. Sembra che non stia guardando niente.
Chissà se mi sentono quando parlo… a quanto pare non mi vedono, ma magari sentirmi si.
Scuoto una mano di fronte al viso di Zayn dicendo “Zayn sono qui, sto bene, mi senti, mi vedi?”
Niente. Sono come un fantasma. Cioè, in teoria lo sono, però la cosa non mi piace.
Il mio cadavere è uno spettacolo orribile. E’ pieno di pezzi di vetro e con qualche osso rotto, e soprattutto è completamente ricoperto di sangue. E’ strano che per un incidente del genere sia morta, però noto che un pezzo di vetro abbastanza grosso è conficcato del collo, e probabilmente avrà tranciato la giugulare.
Il camionista sta avendo una crisi di panico, probabilmente avrà capito solo ora cos’è successo, e sta sussurrando frasi sconnesse camminando in cerchio. Dopo penso cinque o sei minuti guarda il mio corpo e fa un passo indietro sgranando gli occhi.
Solo ora ha capito che sono morta? Perspicace.
Prende il cellulare e digita il numero del pronto soccorso. Ma tanto è inutile, sono morta, probabilmente dissanguata, non può farci niente. Mi chiedo se posso spostare gli oggetti come nei film, tipo Casper, che in teoria è un cartone animato ma dettagli. Altri futili dettagli. Lascio stare questo pensiero e mi alzo.
Prendo un ciottolo da terra e lo tiro sul cellulare, abbastanza forte da farglielo cadere di mano. Chissà come deve essere vedere sulla scena di un delitto un ciottolo che vola così, dal nulla.
Al pensiero mi scappa una piccola risata, tanto posso dire quello che voglio e nessuno mi sentirà. Già immagino tutti gli scherzi da stronza che posso fare… infondo non è così male essere un fantasma. E chissà se ci sono anche altri fantasmi da conoscere. Magari una comunità, come quella umana, ma di fantasmi, che ridono, mangiano, bevono, fanno… insomma come gli umani.
Bè, se esiste penso che lo scoprirò presto.
Comunque per ora l’importante è che non mi portino in ospedale. Il mio corpo non ha bisogno di essere circondato da duemilaventordici persone ed essere portato in uno di quegli orribili palazzi bianchi che puzzano di morte e di disinfettante. Non ho bisogno di cure, tanto ormai è andata, la mia vita come Sam Hawkins è finita, ora sono solo Sam la fantasma.
Ma i fantasmi… dormono? Insomma, si stancano e dormono? E soprattutto… fluttuano?
L’unico modo che ho per rispondere a queste domande è provarci.
Ma non sono le mie priorità al momento.
La prima cosa che voglio adesso è che Zayn si calmi, si rilassi, capisca che sto bene, e non si preoccupi per me.
Vederlo in questo stato è un colpo al cuore.
Mentre il camionista si guarda intorno per capire come sia possibile che un ciottolo voli dal nulla e colpisca il suo telefono, io rapidamente prendo quest’ultimo da terra, mandando un messaggio a Zayn.
Nell’SMS gli dico che sto bene, in un certo senso, e che non deve preoccuparsi. Dopo pochissimi secondi sento il cellulare di Zayn squillare, e la cosa mi sorprende perché mentre mandavo il messaggio pensavo che il suo telefono si fosse distrutto nell’incidente. Invece no, eccolo qua, che strano.
Comunque lo prendo , cancello il messaggio e lo poso vicino a Zayn. Poi rinvio lo stesso SMS in modo che però stavolta senta la suoneria. Come previsto, lui sente il messaggio, e in un primo momento scuote la testa, come se fosse tornato da un viaggio in un'altra dimensione. Poi lentamente allunga il braccio e prende il cellulare. Con un leggero sussurro legge il messaggio, e scoppia in lacrime. Piange silenziosamente, e dopo poco però si asciuga le ultime lacrime e ride istericamente, per poi urlare.
“Chi sei? Perché mi prendi in giro? Sam è morta davanti a me, per colpa mia. Lasciami stare.” Sottolinea le ultime due parole con un tono di voce più alto. E per dimostrargli che sono io, vado verso il rottame e cerco il mio anello che mi aveva regalato.
Lo trovo sotto un pezzo di carrozzeria, e anche se è un po’ ammaccato comunque è riconoscibile come quell’anello.
Lo prendo e lo metto a terra, davanti a Zayn, per poi accucciarmi di nuovo davanti a lui che sussurra il mio nome.
Lo guardo negli occhi, e gli poggio le mie labbra sulle sue. Il suo calore mi riscalda per un secondo, mentre si vede che lui non ha provato altro che un brivido di freddo.
La cosa in realtà mi rattrista e mi dà speranza, perché ho appena capito che posso avere un contatto con lui, ma lui non ne avrà altro che un piccolo brivido su per la schiena.
Mi scende una lacrima, e poi un’altra, quando mi rendo conto che invece non sono io che piango, ma il cielo.
Sta piovendo, e non ne sono sorpresa trovandoci a Londra, anche se fino a poco tempo fa il cielo era sereno, sgombro dalle nuvole.
Sussurro all’unisono con Zayn “anche il cielo sta piangendo.”
Sta per scatenarsi un temporale, e Zayn chiama un’ambulanza.
Stavolta non lo fermo, altrimenti il mio corpo resterà lì a marcire mangiato dai vermi.
Il camionista è ancora lì, seduto a terra, che si copre la testa con una giacca impermeabile. E’ più inutile di una bambola di porcellana, e io odio le bambole di porcellana. Mi mettono i brividi.
Comunque l’ambulanza arriva subito, e mi metto in disparte.
Stanno portando il mio corpo su una barella, e una donna sta parlando con Zayn, confortandolo e dandogli una coperta calda.
“Allora, le va di rispondere a qualche domanda, ragazzo?”
La donna sorride, cercando di far sentire più a suo agio Zayn che si limita ad annuire guardando verso il basso.
“Benissimo, allora… per prima cosa ci sono parenti o amici stretti che dobbiamo chiamare? Qualcuno che vada avvertito subito sull’accaduto?”
“No.”
“Parenti, amici? Niente?”
“E’ figlia unica, i genitori sono morti un paio d’anni fa. Amici... uhm… ah si, Louis Tomlinson e Niall Horan. Sono i suoi migliori amici.”
La donna scrive i nomi su un taccuino, annuendo.
“Perfetto, li faremo chiamare. Ora servono dei dati diciamo ehm… tecnici, la prego di seguirmi…”
Si allontanano, ma il discorso non mi interessa. Ho un forte mal di testa, e non sapevo che i fantasmi potessero soffrire di emicrania.
Mi massaggio le tempie e chiudo gli occhi. Vorrei essere nel mio letto caldo in questo momento, e possibilmente con Zayn.
Hanno portato il mio corpo all’interno dell’autoambulanza e la donna sta finendo di parlare con Zayn. Mi avvicino e ascolto.
“Bene, grazie mille della collaborazione… le procedure standard, sa. Adesso se vuole può venire con noi in ospedale.”
Zayn continua ad annuire con lo sguardo spento, e sale sulla vettura. Decido di salire anche io, precedendoli.
Intanto vedo che un carro attrezzi sta venendo a portare via il rottame della Smart, mentre il camionista sta salendo su un'altra auto con due uomini, che immagino siano poliziotti, ma poco m’importa.
L’autoambulanza puzza di medicinali, anche se la parte posteriore con i macchinari sembra completamente sterilizzata. Io salgo sui sedili dietro il posto del guidatore, e la donna di prima sale affianco al guidatore nel posto avanti. Zayn mi si siede addosso, ed è strano, visto che ero convinta di non poter essere trapassata da qualcosa o qualcuno. “Un po’ di rispetto per i fantasmi!” dico guardando il pakistano. Lui, ovviamente, non sente niente, e si appoggia allo schienale come se niente fosse. Mi scosto e l’autoambulanza parte. Il rumore della sirena è assordante. Si sente anche il suono della pioggia che sbatte sulla carrozzeria.
Appoggio la testa sulla spalla di Zayn e chiudo gli occhi.
Mi sto per addormentare, quando il rumore della portiera mi sveglia dal mio stato di dormiveglia. Di malavoglia apro gli occhi e vedo che siamo arrivati all’ospedale. Oh no, io lì dentro non ci entro. Scendiamo dalla vettura e i medici che stavano provando invano a rianimarmi parlano in privato alla signora di prima, e capisco che stanno dicendo le solite sciocchezze come “ci abbiamo provato, era impossibile, il caso era disperato e blablabla…” a finale stanno dicendo che sono morta. Ma non ci voleva un medico a capirlo.
La donna chiama Zayn e gli dà la notizia nel modo più cortese possibile, dicendogli anche che sta arrivando un taxi pagato da loro che lo porterà a casa. Poi aggiunge che Horan e Tomlinson non sono potuti venire, ma hanno detto che raggiungeranno presto Zayn a casa sua. Quest’ultimo è impassibile, evidentemente sconvolto, e si siede atterra. Non appena arriva il taxi, lui si alza e lo raggiunge camminando pesantemente, per poi salire a bordo. Salgo anche io. Non lo lascerò solo, non ora.
Quando ci fermiamo ad un semaforo nei pressi di casa mia, scendo attraversando la portiera, incurante delle macchine che possono investirmi. Mi piace attraversare le cose, è così… strano. E’ come attraversare l’aria, però con la consapevolezza che quella non è aria.
Cammino fino al mio appartamento in affitto, entrando.
Mi butto di peso sul letto, sperando di non attraversarlo. Per mia fortuna riesco a stendermi, e sprofondo nel sonno.
A quanto pare anche i fantasmi possono dormire. Domani andrò da Zayn, e soprattutto scoprirò se posso fluttuare e teletrasportarmi come Casper. 


____
Alloooora, ecco il capitolo due! 
Non succede quasi niente di importante, solo che iniziano ad entrare in gioco, anche se solo nominati, Lou e Niall. Harry e Liam mi dispiace ma non credo ci saranno in questa fanfiction, perchè con 5 personaggi + Sam non riesco a gestire la storia e dopo diventa uno schifo çç
Grazie mille a chi ha letto il capitolo precedente e l'ha messo nelle seguite! Grazie infinite! Anche se mi sarebbe piaciuto sapere se dovevo continuare. No, davvero, ditemelo vi prego, perchè per scrivere faccio uno sforzo enorme. 
Baci, Ele xx

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