Il manuale della famiglia perfetta di emmevic (/viewuser.php?uid=131809)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo principio di convivenza ***
Capitolo 2: *** Secondo principio di convivenza ***
Capitolo 3: *** Terzo principio di convivenza ***
Capitolo 4: *** Quarto principio di convivenza ***
Capitolo 1 *** Primo principio di convivenza ***
Manuale famiglia
Prendete Minato e
Kushina, poi Naruto ed infine Karin, ora metteteli sotto lo stesso
tetto: avrete la famiglia perfetta.
No, forse non
sarà così perfetta.
•
Uzumaki family riunita!
Manuale della famiglia perfetta
Principi per una convivenza sana e pacifica
Primo principio vigente.
•
Nella famiglia perfetta non ci si alza da tavola, fin quando ogni
membro della famiglia non ha terminato il pasto.
Naruto
osservò soddisfatto il piatto vuoto.
Adorava il
ramen, soprattutto quello che sua madre gli preparava ogni
venerdì sera.
Lo ingurgitava
in fretta e furia, tanto lo bramava. E lo terminava in meno di tre
minuti, un tempo da guinnes
world record secondo suo padre Minato.
Karin gli
diceva sempre che prima o poi si sarebbe soffocato.
Ma che sciocchezza!
Il ramen non avrebbe mai potuto ammazzarlo, era troppo buono.
«Stasera
vado da Sasuke» disse improvvisamente, riponendo le bacchette
nel piatto.
E Karin quasi
si strozzò.
«Vengo
anche io!» borbottò sputacchiando.
«C'è
anche Sakurachan,»
prese un respiro «e non vorrei iniziaste a picchiarvi come
l'ultima volta. Sasuke andrebbe fuori di testa, se in un eventuale
rissa uno dei suoi famosi cimeli di famiglia andasse in
frantumi»
alzò i palmi delle mani al cielo «e allora
sarebbero guai
e il teme se la prenderebbe sicuramente con me» e si
indicò.
«Naruto,
non stai esagerando?» domandò suo padre e lui, in
risposta, scosse violentemente la testa.
Se fosse
successo qualcosa ai cimeli degli Uchiha, lui ci avrebbe sicuramente
rimesso le pelle e forse non solo quello.
Anzi,
sicuramente non solo quello, pensò rabbrividendo.
Karin
batté un pugno sulla tavola, «e invece
verrò» dichiarò con determinazione
negli occhi.
Il ragazzo si
sistemò il colletto della felpa arancione, a disagio.
«Ma
c'è anche
Sakurachan!» gridò poi, sperando che
allora tutti capissero.
Kushina
alzò gli
occhi al cielo «dovresti trattare meglio tua cugina,
Naruto» e il ragazzo si chiese per quale motivo i suoi
genitori
non comprendessero quanto fosse disastroso un possibile incontro tra
Sakura e Karin.
Come minimo
qualcuno si
sarebbe ritrovato con un livido in piena faccia o senza qualche arto.
Preferibilmente non lui, dato che l'ultima volta ne aveva prese a
sufficienza solo per aver tentato di dividere quelle due amorevoli
ragazze.
Perché
giustamente quella volta l'idea non aveva sfiorato Sasuke
nemmeno
per sbaglio, nemmeno minimamente.
Testuali
parole dell'Uchiha
«peggio per loro se vogliono darsele di santa ragione, basta
che
non diano fastidio a me». Che menefreghista.
«Mi
spiace, Karinchan,»
disse Naruto risoluto - la situazione lo richiedeva assolutamente -
«ma devo andare ora
e tu
stai ancora mangiando, quindi non puoi venire» e sorrise,
pregustando la vittoria. Quanto era avanti.
Karin strinse
le bacchette in modo davvero spaventoso.
Poi «Ahah» e
Kushina mosse l'indice da destra a sinistra, «signorino, dove
pensi di andare? Noi stiamo ancora cenando.»
«Ma
mamma! Io ho finito subito, il tuo ramen è troppo
buono» e la donna sorrise.
«Grazie,
tesoro, ma questo non significa che tu sia libero di
andartene.»
Naruto
sbuffò e osservò la cugina, vagamente annoiato.
Quando vide
che la ragazza con un sorrisetto maligno prendeva una tagliatella alla
volta, si portò le mani alla testa.
Ci avrebbe
messo molto, moltissimo tempo.
[
Un'ora e ventidue minuti più tardi ]
«Hai
finito?» domandò Naruto, con la testa e le braccia
stese sul tavolo.
Ormai la fame
gli era anche tornata.
«Non
ancora» sorrise «forse farai tardi,
cuginetto.»
Naruto
lanciò uno sguardo incerto ai suoi genitori, seduti sul
divano a guardare la tv insieme.
Perché voi potete
alzarvi? gli aveva chiesto circa un'ora prima.
E noi siamo i genitori, possiamo
anche non rispettarle le regole, aveva borbottato Kushina.
Che genitori
ingrati.
Il ragazzo
fece una smorfia e «Va bene, puoi venire, Karin»
biascicò.
La giovane
finì gli ultimi quattro pezzi di maiale in un boccone.
«Bene,
andiamo» disse poi, sorridendo vittoriosa con la bocca ancora
piena.
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Capitolo 2 *** Secondo principio di convivenza ***
Manuale famiglia
Manuale della famiglia perfetta
Principi per una convivenza sana e pacifica
Secondo principio vigente.
•
Nella famiglia perfetta l'autorità dei genitori (o zii)
è rispettata sempre e comunque, e la loro esperienza
è fonte di infinita salvezza.
«Cosa stai facendo?» domandò Naruto,
sbadigliando e sistemandosi la maglia del pigiama
«Esco» bisbigliò Karin, facendogli cenno
di tenere bassa la voce.
«Ma è l'uno di notte» disse, non capendo.
«Vado a ballare con Ino» e lui la
guardò, continuando a non capire.
Mica stava male?
«Ma prima avevi la febbre» obiettò e la
ragazza alzò gli occhi al cielo, irritandosi.
«Adesso sto meglio, quindi esco. Non dirlo ai tuoi, mi
costringerebbero a tornare a letto.»
Il giovane si grattò la testa, sbadigliando nuovamente, e
«forse faresti meglio a rimandare, anche mamma ti ha detto di
rimanere a casa» borbottò con voce assonnata.
Lei strizzò gli occhi.
«Oh,
non metterti a fare il buon samaritano con me e non tentare di
traviarmi, io faccio quello che voglio come e quando voglio»
mormorò acidamente.
Naruto alzò le mani a discolparsi. Se desiderava uscire, che
uscisse!
«Fai quello che vuoi, se proprio ci tieni»
bisbigliò, mangiandosi un dattebayo.
La ragazza varcò la soglia di casa senza neanche salutare.
Antipaticona,
e scosse la testa, rassegnato.
[ Il giorno dopo ]
Minato baciò velocemente la moglie prima di afferrare la sua
ventiquattrore e uscire speditamente di casa.
Il lavoro lo aspettava.
Naruto nello stesso momento s'apprestò, fuori di casa, in
stazione, a varcare la soglia del treno per recarsi in
università e Karin, Karin presumibilmente era già
là, nell'università di Konoha.
Avere la prima lezione alle otto di mattina era sicuramente una gran
fregatura per lei.
A casa, intanto, vi era Kushina che armata di scopa spazzava il
pavimento della cucina con vigore.
Altolà
allo sporco, pareva gridare, mentre dava potenti colpi al pavimento e
raccoglieva polvere e briciole nella paletta azzurra.
Toc
sentì poi la donna, mentre buttava il contenuto nella
pattumiera...
I ladri!
subito pensò, mollando tutto e agguantando una pentola con
la sua faccia aggressiva migliore.
Li avrebbe stesi con una alquanto inusuale e fatale padellata, si
convinse, raccogliendo il coraggio a due mani.
Toc
sentì di nuovo e si accostò alla camera da letto
di sua nipote, pronta ad agire, acquattata dietro la porta.
E la spalancò, aprì la porta con sopra affisso
Princess's Bedroom, do not disturb, brandendo la padella antiaderente
come un'arma e strillando «Fuggite
finché potete».
Si trovò innanzi Karin, con i capelli rossi arruffati e le
lunghe dita smaltate strette intorno al cuscino.
«Ma sei tu» fece allora Kushina, «pensavo
avessi lezione» e la ragazza mugugnò.
«Febbre... Dolore» e si coprì il viso
con le coperte.
Kushina scosse la testa e, quando notò i tacchi riposti
accanto al letto, alzò gli occhi al cielo.
Le aveva detto di non
uscire.
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Capitolo 3 *** Terzo principio di convivenza ***
manuale famiglia 3
Manuale della famiglia perfetta
Principi per una convivenza sana e pacifica
Terzo principio vigente.
• Nella
famiglia perfetta, quando si è chiamati, si risponde o le
possibilità che notevoli problemi insorgano sono
estremamente elevate.
«I can tell,
not by the way that you smell, but by the way you move your tongue, my
loooove!» stonò Karin sull'ultima
nota, nel vano tentativo di imitare il cantante.
Non era molto portata per il canto, Suigetsu - il suo adorabile neofidanzato
- glielo faceva pesare ogni qual volta in macchina lei avesse la
mirabolante idea di esibirsi in una performance sonora, trascinata
dall'entusiasmo della radio.
«Somebody
shake me, what can I doooo?» stonò
nuovamente, notando con un sorriso che la vasca era
già colma d'acqua e di schiuma.
«Am I in love
with the night? Am I in love with you? Will you take what
I’ve got? Will we die on the spot?» e
si tolse gli occhiali, riponendoli accanto alla crema idratante sul
lavandino; per poi svestirsi completamente e, con ancora le cuffie a
tutto volume nelle orecchie, immergersi nell'acqua bollente.
Sospirò di piacere, mentre il suo corpo scivolava nella
vasca.
[ Trentasette minuti
più tardi ]
Toc toc
Naruto fissava la porta del bagno con discreto interesse, era la
seconda volta che picchiava il pugno contro quella superficie liscia e
dura, ma nessuna risposta gli era ancora giunta.
Bussò una terza volta, nella speranza che una maledettisima
voce lo rassicurasse e gli dicesse «sí, libero
subito il bagno», poi spinto dalla disperazione - quando
natura chiama, c'è poco da fare! - provò a
scassinare la porta.
Richiuse le dita attorno alla maniglia dorata e diede forti strattoni,
ma niente da fare: era ben chiusa.
«Ehiiiiii!» gridò quindi, sentendo un
leggero rumore provenire da oltre la porta. C'era sicuramente qualcuno
chiuso lí dentro!
Sbuffò, quando nessuno rispose alla sua chiamata.
Odiava essere ignorato a quel modo.
«Eeeehiiiii!» prese a strillare nuovamente,
frustrato. Iniziava a prendere in considerazione l'idea di abbattere la
porta.
«Naruto, cosa stai fac-» e il ragazzo
lanciò un urlo, questa volta per lo spavento, e
sobbalzò, dal momento che proprio non si era accorto che
Minato gli fosse giunto alle spalle.
«Papà, non ti ho sentito arrivare»
mugugnò risentito il giovane, tentando d'assumere un'aria
più seria, almeno composta; sfigurare innanzi a suo padre
non era certo la sua massima aspirazione.
Minato lo guardò con fare incerto. Quando il figlio prendeva
a strillare a quel modo, - cosa che, a pensarci bene, accadeva
considerevolmente spesso - non era mai un buon segno.
«Cosa c'è?»
«Qualcuno ha preso in ostaggio il bagno»
dichiarò serio il giovane, incrociando le braccia al petto e
annuendo con forza, dando enfasi alla frase.
Suo padre scosse la testa, rassegnato, e «sono le persone ad
essere prese in ostaggio, non i luoghi» mormorò.
Naruto alzò le spalle.
«Ci dev'essere dentro Karin, perché tua madre
è ancora a letto. E forse sarebbe meglio se smettessi di
urlare così, è domenica e - come ben sai - lei
adora dormire...» Minato fece presente a Naruto con voce
pacata, portandosi le mani ai fianchi.
Era una persona estremamente paziente a differenza della moglie e del
figlio, entrambi capaci di perdere la calma e il senno in meno di tre
minuti.
L'uomo stava dunque per girarsi e tornare nella propria camera
matrimoniale, considerando la questione conclusa, quando l'ennesimo
grido del figlio lo bloccò.
«E se Karin fosse morta? Rimasta vittima della vasca da bagno
scivolosa o di un improvviso giramento?» lo
incalzò il ventenne, concitato.
Drammaticità
estrema, qualità straordinariamente legata al gene degli
Uzumaki.
«Non credo. Starà semplicemente facendo le cose
con calma» concluse.
Un improvviso ciabattare risuonò nelle stanze della casa e
«cosa succede qui?» borbottò una voce di
donna, con tono non troppo gentile.
E questo significava solo una cosa:
l'allegra combriccola aveva raggiunto il numero massimo,
ergo erano tutti svegli ed arzilli.
«Kushina,
tesoro, torniamo a lett-» tentò
Minato, ma fu subito bloccato da uno sguardo omicida della moglie. La
sua dolce metà era decisamente di cattivo umore,
constatò e si portò una mano alla fronte,
presagendo il peggio.
«Naruto Namikaze, ingrato
d'un figlio, ti rendi conto d'avermi svegliato?»
La minaccia era palese, chiunque con un poco di sale in zucca se ne
sarebbe reso conto e avrebbe battuto in ritirata, si
tranquillizzò l'uomo, convincendosi che suo figlio non fosse
tanto idiota da irritare Kushina appena sveglia: perché
Kushina Uzumaki appena sveglia sapeva essere davvero perfida - malvagia.
«Non importa, quello che è di fondamentale
importanza ora è salvare Karin dal bagno», ma - appunto - Naruto
troppo sveglio non era e, invece di evitare il pericolo, ci si buttava
a capofitto.
«Di cosa stai parlando?» sibilò la
donna.
«Karin è chiusa lí dentro da ore e non
risponde» esagerò Naruto e il panico si
scatenò. La donna, in vestaglia e ciabatte, prese a
picchiare la porta con forza, gridando a pieni polmoni il nome della
nipote.
«Kushina, Naruto, la conoscete: starà ascoltando
della musica» disse poi Minato, in un momento di improvviso
silenzio, ma nessuno diede lui molta importanza.
Tant'è che la moglie -
cara, adorabile, dolcissima moglie - corse in camera e,
afferrato il cellulare, compose un numero con gran foga.
«Vigili del fuoco?» domandò,
«Bene, ho bisogno del vostro aiuto. Mia nipote è
rimasta chiusa nel bagno e non risponde più, temiamo per la
sua salute. Dovete venire a buttare giù la porta:
subito!» e Naruto, accanto a lei, annuì ad ogni
singola parola.
Poi, poi successe tutto troppo velocemente e Karin, asciugamano stretto
in vita, aprì la porta, varcando la soglia con calma, e
Kushina mollò il
cellulare in terra e cacciò un grido di quelli che Minato
tanto odiava.
«Io ti uccido! Sei una sconsiderata! Cosa ci facevi chiusa
lì dentro senza rispondere?!» prese a strillare e
la ragazza divenne terribilmente rossa in viso.
«Cosa
diavolo..?» provò a domandare, ma la
ciabatta verde pistacchio della zia le sfiorò il mento a
velocità sorprendente e la ragazza - non senza ragione -
decise di battere sdegnosamente in ritirata. Del resto aveva addosso
solamente un asciugamano striminzito e sì, si sarebbe fatta
valere più tardi, preferibilmente vestita.
Minato, frattanto, scosse la testa e, raccolto il cellulare,
«siete ancora in linea? Ecco, non è più
necessario il vostro intervento. Ad ogni modo mille grazie per la
disponibilità e buona domenica.»
L'uomo sospirò, mentre una Kushina urlante sfogava le proprie
ire contro un incauto Naruto: quella
si preannunciava una lunga giornata.
[ La
canzone citata nel testo è I see you di Jutty Ranx. ]
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Capitolo 4 *** Quarto principio di convivenza ***
manuale famiglia 3
Manuale della famiglia perfetta
Principi per una convivenza sana e pacifica
Quarto principio vigente.
• Nella
famiglia perfetta ogni membro della comunità ha il dovere
morale
di riordinare i propri effetti personali.
«Ma che diavolo!»
La voce di Karin, acuta, risuonò per tutta la casa, quando
la
ragazza - dopo essersi seduta placidamente sul divano - notò,
proprio a pochi centimetri dai suoi piedi, quelli.
E, a ragione, non poté far altro che imprecare, dal momento che
quella non era che la terza volta nell'arco di una settimana in cui
veniva, per sua nefasta sventura, a contatto con i boxer di suo
cugino: usati, sia
chiaro.
Perché Naruto non si limitava ad abbandonare in giro i
propri
effetti personali, la sua era una vera e propria semina degli
orrori che avveniva quotidianamente e a niente, proprio a nulla, erano
valse le lavate di capo di Kushina. Quel pezzo di baka continuava
imperterrito a lasciare dietro di sè una scia di indumenti
sporchi e quant'altro.
Ma a Karin, a Karin quella volta, dopo aver lanciato un improperio a
causa del disgusto ed essersi alzata dal divano, gli occhi si
illuminarono di una luce sinistra.
Armata di paletta per le pulizie - lei non si sarebbe di certo
azzardata a toccare quei
cosi a mani nude -, raccolse allora da terra i boxer e
poi, con sguardo vittorioso, si diresse verso il contenitore della
spazzatura.
Quella scena si sarebbe ripetuta altre volte e lei, beh, gliel'avrebbe fatta
vedere brutta a Naruto!
«Mamma» e Naruto, in accappatoio e con i capelli
ancora
umidi per la doccia, raggiunse la madre e la cugina in cucina.
«Mamma, mi hanno rubato le mutande!» prese a dire,
aggrottando la fronte. Chi
poteva permettersi di fare una cosa tanto subdola?
Kushina sospirò, mentre assieme a Karin si accingeva ad
affettare l'ennesimo peperone. Quella sera ramen con peperoni rossi e
verdi per tutti!
«Naruto, e chi avrebbe dovuto rubarti le mutande?»
domandò, poco convinta.
«Qualcuno, dato che ora ne ho solo un paio, quello che ho indossato
oggi!» e la donna si girò verso il figlio,
muovendo il
coltello a mezz'aria.
«Prendi uno dei boxer di tuo padre - disse, aggiungendo -
terzo cassetto a sinistra.»
Naruto, senza farselo ripetere altre volte, lasciò la cucina
per
andare nella camera dei genitori, alla ricerca delle fatidiche mutande;
nel frattempo, Kushina, notando un leggero sorriso piegare le labbra
della nipote, fu colta da un dubbio. Che c'entrasse qualcosa?
«Karin, tu ne sai qualcosa?»
La ragazza si sistemò gli occhiali, imbarazzata, e la donna,
la
donna comprese, nonostante dalle labbra della giovane fosse scappato solamente un poco convinto «bah, non so».
Kushina allora sorrise per poi scuotere la testa.
«Naruto, se magari la smettessi di lasciare in giro le tue
cose,
i boxer non ti sparirebbero» gridò, in modo che
Naruto,
dalla loro camera, la sentisse.
Poi abbassò la voce e assottigliò gli occhi
«E
comunque, non so dove tu le abbia messe, ma fai saltare fuori le altre
mutande o, come minimo, vai a comprarne delle altre, capito?»
e -
stack -
affettò l'ultimo peperone con un colpo secco, minacciosa.
«Certo, zia» balbettò Karin, ormai certa
di essere stata colta in flagrante.
Dannata Kushina!
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