Il manuale della famiglia perfetta

di emmevic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo principio di convivenza ***
Capitolo 2: *** Secondo principio di convivenza ***
Capitolo 3: *** Terzo principio di convivenza ***
Capitolo 4: *** Quarto principio di convivenza ***



Capitolo 1
*** Primo principio di convivenza ***


Manuale famiglia Prendete Minato e Kushina, poi Naruto ed infine Karin, ora metteteli sotto lo stesso tetto: avrete la famiglia perfetta.
No, forse non sarà così perfetta.
• Uzumaki family riunita!



Manuale della famiglia perfetta
Principi per una convivenza sana e pacifica


Primo principio vigente.

Nella famiglia perfetta non ci si alza da tavola, fin quando ogni membro della famiglia non ha terminato il pasto.

Naruto osservò soddisfatto il piatto vuoto.
Adorava il ramen, soprattutto quello che sua madre gli preparava ogni venerdì sera.
Lo ingurgitava in fretta e furia, tanto lo bramava. E lo terminava in meno di tre minuti, un tempo da guinnes world record secondo suo padre Minato.
Karin gli diceva sempre che prima o poi si sarebbe soffocato.
Ma che sciocchezza! Il ramen non avrebbe mai potuto ammazzarlo, era troppo buono.
«Stasera vado da Sasuke» disse improvvisamente, riponendo le bacchette nel piatto.
E Karin quasi si strozzò.
«Vengo anche io!» borbottò sputacchiando.
«C'è anche Sakurachan,» prese un respiro «e non vorrei iniziaste a picchiarvi come l'ultima volta. Sasuke andrebbe fuori di testa, se in un eventuale rissa uno dei suoi famosi cimeli di famiglia andasse in frantumi» alzò i palmi delle mani al cielo «e allora sarebbero guai e il teme se la prenderebbe sicuramente con me» e si indicò.
«Naruto, non stai esagerando?» domandò suo padre e lui, in risposta, scosse violentemente la testa.
Se fosse successo qualcosa ai cimeli degli Uchiha, lui ci avrebbe sicuramente rimesso le pelle e forse non solo quello.
Anzi, sicuramente non solo quello, pensò rabbrividendo.
Karin batté un pugno sulla tavola, «e invece verrò» dichiarò con determinazione negli occhi.
Il ragazzo si sistemò il colletto della felpa arancione, a disagio.
«Ma c'è anche Sakurachan!» gridò poi, sperando che allora tutti capissero.
Kushina alzò gli occhi al cielo «dovresti trattare meglio tua cugina, Naruto» e il ragazzo si chiese per quale motivo i suoi genitori non comprendessero quanto fosse disastroso un possibile incontro tra Sakura e Karin.
Come minimo qualcuno si sarebbe ritrovato con un livido in piena faccia o senza qualche arto. Preferibilmente non lui, dato che l'ultima volta ne aveva prese a sufficienza solo per aver tentato di dividere quelle due amorevoli ragazze.
Perché giustamente quella volta l'idea non aveva sfiorato Sasuke  nemmeno per sbaglio, nemmeno minimamente.
Testuali parole dell'Uchiha «peggio per loro se vogliono darsele di santa ragione, basta che non diano fastidio a me». Che menefreghista.
«Mi spiace, Karinchan,» disse Naruto risoluto - la situazione lo richiedeva assolutamente - «ma devo andare ora e tu stai ancora mangiando, quindi non puoi venire» e sorrise, pregustando la vittoria. Quanto era avanti.
Karin strinse le bacchette in modo davvero spaventoso.
Poi «Ahah» e Kushina mosse l'indice da destra a sinistra, «signorino, dove pensi di andare? Noi stiamo ancora cenando.»
«Ma mamma! Io ho finito subito, il tuo ramen è troppo buono» e la donna sorrise.
«Grazie, tesoro, ma questo non significa che tu sia libero di andartene.»
Naruto sbuffò e osservò la cugina, vagamente annoiato.
Quando vide che la ragazza con un sorrisetto maligno prendeva una tagliatella alla volta, si portò le mani alla testa.
Ci avrebbe messo molto, moltissimo tempo.

[ Un'ora e ventidue minuti più tardi ]

«Hai finito?» domandò Naruto, con la testa e le braccia stese sul tavolo.
Ormai la fame gli era anche tornata.
«Non ancora» sorrise «forse farai tardi, cuginetto.»
Naruto lanciò uno sguardo incerto ai suoi genitori, seduti sul divano a guardare la tv insieme.
Perché voi potete alzarvi? gli aveva chiesto circa un'ora prima.
E noi siamo i genitori, possiamo anche non rispettarle le regole, aveva borbottato Kushina.
Che genitori ingrati.
Il ragazzo fece una smorfia e «Va bene, puoi venire, Karin» biascicò.
La giovane finì gli ultimi quattro pezzi di maiale in un boccone.
«Bene, andiamo» disse poi, sorridendo vittoriosa con la bocca ancora piena.



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Capitolo 2
*** Secondo principio di convivenza ***


Manuale famiglia
Manuale della famiglia perfetta
Principi per una convivenza sana e pacifica


Secondo principio vigente.
• Nella famiglia perfetta l'autorità dei genitori (o zii) è rispettata sempre e comunque, e la loro esperienza è fonte di infinita salvezza.

«Cosa stai facendo?» domandò Naruto, sbadigliando e sistemandosi la maglia del pigiama
«Esco» bisbigliò Karin, facendogli cenno di tenere bassa la voce.
«Ma è l'uno di notte» disse, non capendo.
«Vado a ballare con Ino» e lui la guardò, continuando a non capire.
Mica stava male?

«Ma prima avevi la febbre» obiettò e la ragazza alzò gli occhi al cielo, irritandosi.
«Adesso sto meglio, quindi esco. Non dirlo ai tuoi, mi costringerebbero a tornare a letto.»
Il giovane si grattò la testa, sbadigliando nuovamente, e «forse faresti meglio a rimandare, anche mamma ti ha detto di rimanere a casa» borbottò con voce assonnata.
Lei strizzò gli occhi.
«Oh, non metterti a fare il buon samaritano con me e non tentare di traviarmi, io faccio quello che voglio come e quando voglio» mormorò acidamente.
Naruto alzò le mani a discolparsi. Se desiderava uscire, che uscisse!
«Fai quello che vuoi, se proprio ci tieni» bisbigliò, mangiandosi un dattebayo.
La ragazza varcò la soglia di casa senza neanche salutare.
Antipaticona, e scosse la testa, rassegnato.

[ Il giorno dopo ]

Minato baciò velocemente la moglie prima di afferrare la sua ventiquattrore e uscire speditamente di casa.
Il lavoro lo aspettava.
Naruto nello stesso momento s'apprestò, fuori di casa, in stazione, a varcare la soglia del treno per recarsi in università e Karin, Karin presumibilmente era già là, nell'università di Konoha.
Avere la prima lezione alle otto di mattina era sicuramente una gran fregatura per lei.
A casa, intanto, vi era Kushina che armata di scopa spazzava il pavimento della cucina con vigore.
Altolà allo sporco, pareva gridare, mentre dava potenti colpi al pavimento e raccoglieva polvere e briciole nella paletta azzurra.
Toc sentì poi la donna, mentre buttava il contenuto nella pattumiera...
I ladri! subito pensò, mollando tutto e agguantando una pentola con la sua faccia aggressiva migliore.
Li avrebbe stesi con una alquanto inusuale e fatale padellata, si convinse, raccogliendo il coraggio a due mani.
Toc sentì di nuovo e si accostò alla camera da letto di sua nipote, pronta ad agire, acquattata dietro la porta.
E la spalancò, aprì la porta con sopra affisso Princess's Bedroom, do not disturb, brandendo la padella antiaderente come un'arma e strillando «Fuggite finché  potete».
Si trovò innanzi Karin, con i capelli rossi arruffati e le lunghe dita smaltate strette intorno al cuscino.
«Ma sei tu» fece allora Kushina, «pensavo avessi lezione» e la ragazza mugugnò.
«Febbre... Dolore» e si coprì il viso con le coperte.
Kushina scosse la testa e, quando notò i tacchi riposti accanto al letto, alzò gli occhi al cielo.
Le aveva detto di non uscire.




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Capitolo 3
*** Terzo principio di convivenza ***


manuale famiglia 3
Manuale della famiglia perfetta
Principi per una convivenza sana e pacifica


Terzo principio vigente.
• Nella famiglia perfetta, quando si è chiamati, si risponde o le possibilità che notevoli problemi insorgano sono estremamente elevate.

«I can tell, not by the way that you smell, but by the way you move your tongue, my loooove!» stonò Karin sull'ultima nota, nel vano tentativo di imitare il cantante.
Non era molto portata per il canto, Suigetsu  - il suo adorabile neofidanzato - glielo faceva pesare ogni qual volta in macchina lei avesse la mirabolante idea di esibirsi in una performance sonora, trascinata dall'entusiasmo della radio.
«Somebody shake me, what can I doooo?» stonò nuovamente,  notando con un sorriso che la vasca era già colma d'acqua e di schiuma.
«Am I in love with the night? Am I in love with you? Will you take what I’ve got? Will we die on the spot?» e si tolse gli occhiali, riponendoli accanto alla crema idratante sul lavandino; per poi svestirsi completamente e, con ancora le cuffie a tutto volume nelle orecchie, immergersi nell'acqua bollente.
Sospirò di piacere, mentre il suo corpo scivolava nella vasca.

[ Trentasette minuti più tardi ]

Toc toc
Naruto fissava la porta del bagno con discreto interesse, era la seconda volta che picchiava il pugno contro quella superficie liscia e dura, ma nessuna risposta gli era ancora giunta.
Bussò una terza volta, nella speranza che una maledettisima voce lo rassicurasse e gli dicesse «sí, libero subito il bagno», poi spinto dalla disperazione - quando natura chiama, c'è poco da fare! - provò a scassinare la porta.
Richiuse le dita attorno alla maniglia dorata e diede forti strattoni, ma niente da fare: era ben chiusa.
«Ehiiiiii!» gridò quindi, sentendo un leggero rumore provenire da oltre la porta. C'era sicuramente qualcuno chiuso lí dentro!
Sbuffò, quando nessuno rispose alla sua chiamata.
Odiava essere ignorato a quel modo.
«Eeeehiiiii!» prese a strillare nuovamente, frustrato. Iniziava a prendere in considerazione l'idea di abbattere la porta.
«Naruto, cosa stai fac-» e il ragazzo lanciò un urlo, questa volta per lo spavento, e sobbalzò, dal momento che proprio non si era accorto che Minato gli fosse giunto alle spalle.
«Papà, non ti ho sentito arrivare» mugugnò risentito il giovane, tentando d'assumere un'aria più seria, almeno composta; sfigurare innanzi a suo padre non era certo la sua massima aspirazione.
Minato lo guardò con fare incerto. Quando il figlio prendeva a strillare a quel modo, - cosa che, a pensarci bene, accadeva considerevolmente spesso - non era mai un buon segno.
«Cosa c'è?»
«Qualcuno ha preso in ostaggio il bagno» dichiarò serio il giovane, incrociando le braccia al petto e annuendo con forza, dando enfasi alla frase.
Suo padre scosse la testa, rassegnato, e «sono le persone ad essere prese in ostaggio, non i luoghi» mormorò.
Naruto alzò le spalle.
«Ci dev'essere dentro Karin, perché tua madre è ancora a letto. E forse sarebbe meglio se smettessi di urlare così, è domenica e - come ben sai - lei adora dormire...» Minato fece presente a Naruto con voce pacata, portandosi le mani ai fianchi.
Era una persona estremamente paziente a differenza della moglie e del figlio, entrambi capaci di perdere la calma e il senno in meno di tre minuti.
L'uomo stava dunque per girarsi e tornare nella propria camera matrimoniale, considerando la questione conclusa, quando l'ennesimo grido del figlio lo bloccò.
«E se Karin fosse morta? Rimasta vittima della vasca da bagno scivolosa o di un improvviso giramento?» lo incalzò il ventenne, concitato.
Drammaticità estrema, qualità straordinariamente legata al gene degli Uzumaki.
«Non credo. Starà semplicemente facendo le cose con calma» concluse.
Un improvviso ciabattare risuonò nelle stanze della casa e «cosa succede qui?» borbottò una voce di donna, con tono non troppo gentile.
E questo significava solo una cosa: l'allegra combriccola aveva raggiunto il numero massimo, ergo erano tutti svegli ed arzilli.
«Kushina, tesoro, torniamo a lett-» tentò Minato, ma fu subito bloccato da uno sguardo omicida della moglie. La sua dolce metà era decisamente di cattivo umore, constatò e si portò una mano alla fronte, presagendo il peggio.
«Naruto Namikaze, ingrato d'un figlio, ti rendi conto d'avermi svegliato?»
La minaccia era palese, chiunque con un poco di sale in zucca se ne sarebbe reso conto e avrebbe battuto in ritirata, si tranquillizzò l'uomo, convincendosi che suo figlio non fosse tanto idiota da irritare Kushina appena sveglia: perché Kushina Uzumaki appena sveglia sapeva essere davvero perfida - malvagia.
«Non importa, quello che è di fondamentale importanza ora è salvare Karin dal bagno», ma - appunto - Naruto troppo sveglio non era e, invece di evitare il pericolo, ci si buttava a capofitto.
«Di cosa stai parlando?» sibilò la donna.    
«Karin è chiusa lí dentro da ore e non risponde» esagerò Naruto e il panico si scatenò. La donna, in vestaglia e ciabatte, prese a picchiare la porta con forza, gridando a pieni polmoni il nome della nipote.
«Kushina, Naruto, la conoscete: starà ascoltando della musica» disse poi Minato, in un momento di improvviso silenzio, ma nessuno diede lui molta importanza.
Tant'è che la moglie - cara, adorabile, dolcissima moglie - corse in camera e, afferrato il cellulare, compose un numero con gran foga.
«Vigili del fuoco?» domandò, «Bene, ho bisogno del vostro aiuto. Mia nipote è rimasta chiusa nel bagno e non risponde più, temiamo per la sua salute. Dovete venire a buttare giù la porta: subito!» e Naruto, accanto a lei, annuì ad ogni singola parola.
Poi, poi successe tutto troppo velocemente e Karin, asciugamano stretto in vita, aprì la porta, varcando la soglia con calma, e Kushina mollò il
cellulare in terra e cacciò un grido di quelli che Minato tanto odiava.
«Io ti uccido! Sei una sconsiderata! Cosa ci facevi chiusa lì dentro senza rispondere?!» prese a strillare e la ragazza divenne terribilmente rossa in viso.
«Cosa diavolo..?» provò a domandare, ma la ciabatta verde pistacchio della zia le sfiorò il mento a velocità sorprendente e la ragazza - non senza ragione - decise di battere sdegnosamente in ritirata. Del resto aveva addosso solamente un asciugamano striminzito e sì, si sarebbe fatta valere più tardi, preferibilmente vestita.
Minato, frattanto, scosse la testa e, raccolto il cellulare, «siete ancora in linea? Ecco, non è più necessario il vostro intervento. Ad ogni modo mille grazie per la disponibilità e buona domenica.»
L'uomo sospirò, mentre una Kushina urlante sfogava le proprie ire contro un incauto Naruto: quella si preannunciava una lunga giornata.


[ La canzone citata nel testo è I see you di Jutty Ranx. ]

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Capitolo 4
*** Quarto principio di convivenza ***


manuale famiglia 3
Manuale della famiglia perfetta
Principi per una convivenza sana e pacifica


Quarto principio vigente.
• Nella famiglia perfetta ogni membro della comunità ha il dovere morale di riordinare i propri effetti personali.

«Ma che diavolo!»
La voce di Karin, acuta, risuonò per tutta la casa, quando la ragazza - dopo essersi seduta placidamente sul divano - notò, proprio a pochi centimetri dai suoi piedi, quelli. E, a ragione, non poté far altro che imprecare, dal momento che quella non era che la terza volta nell'arco di una settimana in cui veniva, per sua nefasta sventura, a contatto con i boxer di suo cugino: usati, sia chiaro.
Perché Naruto non si limitava ad abbandonare in giro i propri effetti personali, la sua era una vera e propria semina degli orrori che avveniva quotidianamente e a niente, proprio a nulla, erano valse le lavate di capo di Kushina. Quel pezzo di baka continuava imperterrito a lasciare dietro di sè una scia di indumenti sporchi e quant'altro.
Ma a Karin, a Karin quella volta, dopo aver lanciato un improperio a causa del disgusto ed essersi alzata dal divano, gli occhi si illuminarono di una luce sinistra.
Armata di paletta per le pulizie - lei non si sarebbe di certo azzardata a toccare quei cosi a mani nude -, raccolse allora da terra i boxer e poi, con sguardo vittorioso, si diresse verso il contenitore della spazzatura.
Quella scena si sarebbe ripetuta altre volte e lei, beh, gliel'avrebbe fatta vedere brutta a Naruto!

[ Dieci giorni dopo ]

«Mamma» e Naruto, in accappatoio e con i capelli ancora umidi per la doccia, raggiunse la madre e la cugina in cucina.
«Mamma, mi hanno rubato le mutande!» prese a dire, aggrottando la fronte. Chi poteva permettersi di fare una cosa tanto subdola?
Kushina sospirò, mentre assieme a Karin si accingeva ad affettare l'ennesimo peperone. Quella sera ramen con peperoni rossi e verdi per tutti!
«Naruto, e chi avrebbe dovuto rubarti le mutande?» domandò, poco convinta.
«Qualcuno, dato che ora ne ho solo un paio, quello che ho indossato oggi!» e la donna si girò verso il figlio, muovendo il coltello a mezz'aria.
«Prendi uno dei boxer di tuo padre - disse, aggiungendo - terzo cassetto a sinistra.»
Naruto, senza farselo ripetere altre volte, lasciò la cucina per andare nella camera dei genitori, alla ricerca delle fatidiche mutande; nel frattempo, Kushina, notando un leggero sorriso piegare le labbra della nipote, fu colta da un dubbio. Che c'entrasse qualcosa?
«Karin, tu ne sai qualcosa?»
La ragazza si sistemò gli occhiali, imbarazzata, e la donna, la donna comprese, nonostante dalle labbra della giovane fosse scappato solamente un poco convinto «bah, non so».
Kushina allora sorrise per poi scuotere la testa.
«Naruto, se magari la smettessi di lasciare in giro le tue cose, i boxer non ti sparirebbero» gridò, in modo che Naruto, dalla loro camera, la sentisse.
Poi abbassò la voce e assottigliò gli occhi «E comunque, non so dove tu le abbia messe, ma fai saltare fuori le altre mutande o, come minimo, vai a comprarne delle altre, capito?» e - stack - affettò l'ultimo peperone con un colpo secco, minacciosa.
«Certo, zia» balbettò Karin, ormai certa di essere stata colta in flagrante.
Dannata Kushina!



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