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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologo *** Capitolo 2: *** Capitolo1_Voci nella testa *** Capitolo 3: *** Capitolo2_Conoscere se stessi *** Capitolo 4: *** Capitolo 3_Tutta questione di fiducia *** Capitolo 5: *** Capitolo 4_Una domanda tormentante ***
Questa è la storia d’amore tra AlexisGray una ragazza umana e
Krys Schafer un vampiro.
Insieme riusciranno a
superare le difficoltà di un’amore impossibile? Il
ritorno del ex ragazzo di Alexis
con una grande sorpresa potrà cambiare le cose?
E se a queste difficoltà si unisse una lotta tra due
organizzazioni segrete?
Ci sarà il lieto fine o
sarà una fine drammatica? Scopritelo voi stessi leggendo e recensionando.
Buona
lettura
Peddy
Love me, my Anjel
Prologo
Lentamente con una mano mi tolsi le piccole ciocche dei lunghi capelli che
mi erano rimasti appiccicati alle labbra, asciugate da
un vento dolce e delicato che mi accarezzava da ogni parte. Stavo appoggiata
con la schiena allo stipite della enorme finestra
spalancata della mia stanza, ascoltavo il lontano fruscio delle foglie secche
che, cadute dagli alberi, sembravano formare un enorme coperta per la terra.
Completamente
assorta nei miei pensieri non mi accorsi che il sole stava tramontando, lo
notai solo osservando l’ ombra del grosso salice che
lentamente si spostava verso est, allora alzai gli occhi verso l’orizzonte e
m’incantai su quel magnifico paesaggio che non avrei mai più rivisto.
Mi domandavo
com’era possibile tutto ciò, mentre scendevo le scale per andare a cena. Tutto
stava accadendo troppo in fretta per i miei gusti!
La mia casa,
se ancora potevo chiamarla tale, si era praticamente
trasformata in un campo di battaglia.
C'erano cose
un po' dovunque. Scatoloni pieni di cianfrusaglie, valige
varie pieni di vestiti di tutte le stagioni.
Mia madre
era agitata e non faceva altro che parlare del nostro prossimo trasferimento.
Dio, quanto stavo odiando quella situazione!
Eppure, nonostante tutto il mio impegno
a sabotare quella decisione, non ero ancora riuscita a far desistere mia madre
dai suoi propositi.
Era davvero
frustrante!
La cucina
era l'unico luogo rimasto utilizzabile, nel salotto era stato tolto tutto e i
mobili coperti da larghi teloni bianchi e le stanze da letto avevano subito la
stessa sorte.
Nella mia
mente iniziarono a formarsi mille domande, mentre guardavo la causa del mi caos
mentale.
Non capivo
com'era possibile che mia madre non riuscisse a capirmi…Come poteva comportarsi
in quel modo? Non capiva che stava sbagliando? Come poteva dimenticare cosa
rappresentava quella casa per me?
Ero nata lì,
vi ero cresciuta sopportando e superando con dignità tutti
gli ostacoli che la vita mi aveva messo davanti…E ora…tutti quei ricordi
sembravano allontanarsi dalla mia, sembravano sfumare attraverso la febbrile
eccitazione di mia madre...
Guardai l’orologio quella sera avrei dovuto vedere il mio ragazzo. Tommy.
Mi alzai dal
tavolo, catturando l’attenzione di tutti quelli che erano seduti.
-Bene! Io ho finito!-Esclamai ancora in piedi e senza aver mosso un
passo
- Che ne dici di una buona fetta di torta?- chiese mia madre
cercando di farmi fermare a cena ancora un po’.
-Ecco,
veramente preferirei fare quattro passi. Ti spiace?- Le domandai, anche se la
sua risposta non mi avrebbe fatto cambiare piani
-Dì la
verità…stai andando da qualcuno in particolare? Magari
qualcuno con icapelli
corti castani e gli occhioni verde chiaro?- Mi
domandò Alan, il padre dei miei due fratellini e
colui che aveva occupato lo spazio vuoto che mio padre aveva lasciato nel cuore
di mia madre.
-Indovinato!-
Gli risposi io.
Al, rimase a dir poco sbigottito.
Inizialmente
non ci andavo molto d’accordo, pensavo che avrebbe cercato di portarmi via mia
madre, come quella donna bionda aveva fatto con mio padre, ma lui mi fu molto vicino quando mia madre dovette andare dalla zia per un mese
e il nostro rapporto era cambiato…mi piaceva come persona. Era onesto e
soprattutto era un buon padre, non solo per i gemelli, ma anche per me, e
inoltre con i bambini ci sapeva fare più di mia madre.
Ma credo che
quell’espressione fosse dovuta
a altro. Credo che si aspettasse che io l’odiassi per
via del trasloco, ma in verità se dovevo ‘odiare’ qualcuno, quella era mia
madre.
-Io vado,
ciao!- Esclamai prendendo una felpa e uscendo di casa
a corse. Ero in ritardo.
Quando arrivai, al parco lui era già li che mi
aspettava. Stava seduto sulla panchina con un’aria assorta. Il cappellino che
oramai non si toglieva più nemmeno per andare a dormire, gli copriva gl’occhi verdi, e i capelli castani,la felpa verde era quella che usava
solitamente durante gl’allenamenti di calcio, guardandolo bene mi accorsi che
aveva ancora indosso la tuta da ginnastica…molto probabilmente aveva finito da
poco gl’allenamenti e si era precipitato subito qua al parco senza nemmeno
passare da casa.
Lentamente
mi avvicinai, sembrava che non si fosse accorto della mia presenza e credo che
non se ne accorse nemmeno quando mi trovai a pochi
centimetri da lui.
Presi fiato pronta a farlo spaventare, ma lui mi sorprese
premendomi il suo dito indice sulle labbra.
- Se ci provi ti ammazzo!- Esclamò con voce cupa.
Non aveva
mai usato un tono così cupo con me…ma forse me lo
meritavo, il giorno successivo sarei partita per sempre, avrei detto addio alla
città che mi aveva cresciuta e non gli avevo ancora detto niente. Non sapeva
nulla del mio prossimo trasloco. Avrei dovuto dirglielo, ma fino in fondo ho sempre sperato che non sarei mai partita, ma oramai le
mie speranze erano svanite.
- Ma allora
te ne eri accorto! Non ti muovevi e io pensavo di…-
Esclamai sorpresa ma lui mi interruppe.
- Non sono
un novellino ok?!- Anche questa volta usò un tono che
non mi aveva mai rivolto, ma questa volta mi colpì in pieno. Era nervoso,
irritato e pieno d’odio…l’aveva scoperto, ne ero
certa, che altro avrebbe potuto avere contro di me?
- Scusami…-
Bisbigliai spiazzata e delusa dal tono che mi aveva rivolto.
Attorno a
noi cadde il silenzio, nessuno di noi parlava, sembrava che non respiravamo, sembravamo due mimi di quelli che stanno nei
parchi e imitano delle statue e si muovono solo se qualcuno gli lancia una
monetina. Stavo solo aspettando che qualcuno lo facesse, speravo
ma non succedeva niente, nessuno passava e nessuno parlava. Anche il vento si era fermato. La situazione era diventata
ridicola!
- Questa
situazione è ridicola!- Bisbiglia a bassa voce, così bassa
che nemmeno io riuscì a capire quello che dicevo.
- Perché? Trovi ridicolo vedersi al parco
con il proprio ragazzo!- EsclamòTommy ancora
irritato.
- Tommy si può sapere cosa cavolo hai?-
Gli urlai io.
Lui finalmente
mio guardò per la prima volta da quando lo raggiunsi
quella sera.
Stranamente
i suoi occhi non erano più verdi, ma castani, pensai
ad uno strano gioco di luci.
- Non sono
affari tuoi!- Urlò lui.
- Come non
sono affari miei tu sei il mio ragazzo, e si mi tratti
in quel modo vuol dire che invece sono affari miei!!!-
Lui si alzò
e iniziò a prendere a pugni l’albero che aveva difronte.
- TOMMY!!!- Lo richiamai io avvicinandomi e cercando di fermarlo
per evitare che si facesse male, ma lui con l’altra mano mi fece cadere a terra
solo il mio urlo di doloro lo fece fermare.
Io mi alzai,
non mi ero fatta nulla, mi pulii dalla polvere e mi avvicinai nuovamente a lui
che stava fermo con il pugno sul tronco. Gli appoggia le mani sulle spalle e
poi anche la testa.
- Tommy, dimmi che ti succede…sei
strano…qualcosa titurba..dimmi cosa!-
- Non qui,
andiamo a casa mia!-
Accettai.
Arrivata a casa sua salutai la famiglia Lawson.
Adoravo la sua famiglia e loro adoravano me.
La prima
persona della sua famiglia che incontrai fu Logan Lawson,
il fratello maggiore di Thomas. Che
si avvicinò a lui e si mise al suo fianco appoggiando una mano sulla sua
spalla.
Non era
difficile capire che erano fratelli. Erano più o meno
alti uguali ed erano tutti e due castani e gl’occhi verdi. La differenza dovuta
ai 3 anni di differenza, stava nella corporatura.
Logan aveva le spalle larghe ed era più robusto. Si vedeva che era lento e
potente, mentre Tommy era agile e svelto.
Dopo poco ci
raggiunse la sorella maggiore di Thomas, Mallory.
Era una
bellissima ragazza. I capelli lunghi, lisci setosi ma
sempre castani le circondavano il bellissimo volto olivastro, gl’occhi verdi erano di spicco e davano un tocco in più ai
suoi eleganti lineamenti.
Mallory era la sorella di mezzo, nata
tra Logan e Thomase essendo
l’unica figlia femmina della famiglia si era legata molto a me.
Dirigendoci
al piano di sopra sbirciai in salotto incontrando gli sguardi di Edward e Claudia, i genitori
dei tre fratelli. Mi salutarono entrambi con un semplice gesto della mano che
io ricambiai.
Nella sua
stanza Thomas si sedette sulla sedia della scrivania
portandola di fronte al letto dove mi ero accomodata io.
Stava lì e
mi fissava con i suoi occhi penetranti con le braccia incrociate sullo
schienale e il mento appoggiato sulle braccia.
- Tommy, stavamo facendo un discorso
prima…vuoi dirmi cosa ti succede?- Gli chiesi cercando di imitare il suo
sguardo, invano.
Lui non
rispose.
- Se mi hai
fatto venire qui per startene in silenzio, potevamo
restare dove eravamo prima!- Esclamai io irritata.
- Scusami,
stavo cercando di trovare le parole giuste, non è facile quello che voglio
dirti!- mi rispose lui abbassando lo sguardo.- Ma devo
farlo…io ti devo…lasciare! Non perché non ti ami ma perché…ho conosciuta un’altra ragazza, con lei è tutto diverso, c’è un
intesa maggiore, lei mi capisce…io…mi dispiace.-
Il suo
sguardo era fisso su di me, mentre il mio si era bloccato come il mio cuore, ma
sul mio volto si formò un sorrisino.
- Ti
sembrerà strano ma, sono contenta di questo…vedi
all’inizio era tutto perfetto, ma ora non era più così, il vederti era
diventato come vedere un fratello maggiore, quello che provavo per te era
cambiato…il mio cuore non batteva più come prima…e inoltre…io domani me ne
vado…- Esclamai io come risposta.
- Come te ne
vai?- Mi domandò lui.
- Alan e Clare vogliono
trasferirsi, a New Liskeard.-
- Tornerai?
A quella domanda non sapevo cosa rispondere,
nemmeno io sapevo se in un futuro sarei mai tornata
nella mia città natale…
Scossi la
testa in segno negativo.
Nessuno di
noi parlò più.
La macchina percorreva rapida le strade della cittadina ancora silenziosa.
Le strade a quell'ora erano pressocchè
deserte , appena illuminate dalla chiara luce
dell'alba. In giro non c'era nessuno.. Solo qualche
ambulante che tornava dal solito rifornimento di merci al mercato…
Da lontano
una voce di un lupo solitario echeggiava nell’aria, un triste ululato continuo.
Dopoore di viaggio,
finalmente giungemmo nella tanto famigerata città di NewLiskeard. Un grosso cartello con la scritta ‘
Benvenuti a NewLiskeard’ ci
dette il benvenuto. Sul volto di Alan,
si formò il sorrisino tipico di chi dopo anni stava rimettendo piede nella
propria città di nascita. Immaginai che per lui fu un
emozione meravigliosa.
Arrivati di fronte a una grandissima villa ci fermammo. Al parcheggiò
sul marciapiede e scendemmo tutti dall’auto.
M’incantai a guardare
l’enorme villa bianca circondata dal più bel giardino che
io avessi mai visto.
Su una cosa Alanaveva ragione, in quella casa ci
stavamo tutti e anche molti di più! Ognuno di noi piccoli avrebbe avuto
la sua stanza, anche se per il momento i gemelli sarebbero
stati ancora per un po’ assieme.
- Allora piccolo Claud, ti piace la tua nuova casa?- Chiesi al piccolo che
tenevo in braccio, e come risposta ottenni un piccolo sorriso.
Il fatto che i miei
fratellini sembravano entusiasti della nuova casa mi
aiutò ad accettarla un po’ di più…avrei fatto di tutto per quelle due pesti, e
lo dimostrava il fatto che mi trovassi lì.
- Su entriamo che vi
mostro la casa e le vostre stanze!- Esclamò Alan
avvicinandosi a noi due e mettendomi una mano sulla spalla, perfarmi da guida.
Entrammo in casa seguiti da mia madre e mia sorella
Evy.
Ad aprire l’enorme
portone castano chiaro fu un uomo dai capelli e dai baffi bianchi. Sapevo che Alan era molto ricco, pensai così ad un maggiordomo, e non
mi sbagliai.
- Arold,
loro sono Clare ,Evelyn, Alexis e Cluod!- Esclamò Alan.
- Sono lieto di
conoscervi!- Esclamò l’uomo.
Rimasi colpita da quel uomo dall’apparenza e dai modi freddi, più tardi ci
avrei legato moltissimo, ne ero più che certa anche se notai che lui mi
guardava di sottecchi.
So molte cose su di te, più di quanto tu immagini…Gli sentii pronunciare nella mia testa.
- Questa è la tua stanza!
ed è senza dubbio la migliore della casa…- Esclamò Alan fermandosi di fronte ad una grossa porta bianca
ricamata d’oro.
Il maggiordomo dietro di
noi lasciò le mie valigie nella stanza e poi mi abbandonarono tutti in quella
grossa camera dalle pareti bianche,l’enorme letto matrimoniale e una
porta finestra di vetro che dava su un bellissimo balconcino posto sul retro,
sotto di esso il giardino e la piscina della villa.
Rientrata nelle mie
stanze e senza averchiuso
la porta finestra mi gettai sulle morbidi lenzuola del mio letto e mi lascia
cullare da queste.
M’addormentai
Non mi spiegavo il perché ma mi trovavo nel
giardino di casa mia, cioè della mia nuova casa…le
acque calme della piscina riflettevano la fetta di luna che brillava alta nel
cielo notturno.
Guardai quel riflesso e mi lascia cadere nell’acqua che dolce mi cullava
e mi trascinava verso il basso, non riuscivo a risalire, ma nemmeno ne avevo le intenzioni.
Mi sentii addormentare.
Chiusi gl’occhi.
Quando li riaprii, non ero più in acqua e nemmeno
più nel mio giardino…dove mi trovavo? Perché? Non
trovavo risposta.
Era tutto buio attorno a me…e sentivo freddo, tanto freddo…
- Si può sapere cosa diavolo ti è preso stupida
ragazzina?-
Il mio sguardo cercò la persona che aveva parlato, ma fui abbagliata
dalla sua bellezza.
I capelli lisci castani e mechati di biondo, ne corti corti, ne lunghi,
ornavano il bellissimo viso pallido di un giovane ragazzo dagl’occhi azzurro
cielo, il busto perfetto come scolpito nel marmo e sul volto, nessuna
espressione.
- Io…Non…- Balbettai io.
- Lascia perdere e pensa a scaldarti o morirai
congelata!-
Annuii grata per non avermi chiesto spiegazioni.
Sentivo gl’occhi chiudersi da soli, mentre lui
si sedeva di fianco a me. Ora anche la testa mi pesava sul collo mi lascia
cadere priva di sensi sulla sua spalla, lui delicatamente mi posò la testa
sulle sue gambe…lo sentii freddo…il suo corpo era gelido come se fosse stato
una statua di ghiaccio, ma mi sentivo protetta come non lo ero da tanto tanto tempo.
Sentii le sue labbra fredde sulla mia fronte, poi una voce fredda sia nel
tono sia nel modo d’esprimersi.
- ti consiglio di cambiare atteggiamenti con questa ragazzina…-
- Svegliati tesoro è pronta
la cena!- quella non era la voce dello sconosciuto che mi aveva salvato la
vita…
- Tesoro!- Era la voce di
mia madre…cosa era successo? Possibile che avessi sognato tutto? Eppure era tutto così…così…reale.
Aprii gl’occhi
per guardare mia madre che stava seduta sul mio fianco e mi teneva la mano
destra…con l’altra mano spostai la coperta che mi copriva parte del volto.
- Mamma?- Chiesi un po’ tremante mentre la mia mente ripercorreva tutto ciò che mi
era accaduto da quando entrai in quella casa, il maggiordomo e i suoi modi, la
mia nuova stanza…il freddo…tra le sue braccia provavo un freddo piacevole…ma
era d’avvero un sogno? No era stato troppo reale per
essere un sogno…
- Sì mamma, scendo subito…mi
cambio e scendo…-Gli risposi non contando ciò che mi
aveva appena detto…
Vidi chiaramente che lo
sguardo di mia madre era molto perplesso…nonostante questo uscì dalla mia
stanza.
Prima di alzarmi dal
letto, rimasi a cullarmi nelle mie fantasie dando un calcio alle coperte che qualcuno,
molto gentilmente mi aveva messo addosso.
Mi alzai cercando di dare
un aggettivo al mio volto, non lo trovai
La immagine
che lo specchio mi rifletteva era sempre la solita. I capelli castani scuri
quasi neri, scendevano lisci e scalati sulle spalle, una piccola frangia
copriva la mia fronte quasi a voler coprire gl’occhi
verde chiaro…la mia media altezza e il fisico, ne troppo perfetto ma nemmeno il
contrario.
Scossi la testa in segno
di negazione e aprì l’armadio, ne estrassi le prime
cose che mi capitarono e scesi al piano di sotto…non fu facile trovare la sala
da pranzo, ma quando la trovai tutti erano li ad aspettarmi.
Il giorno dopo, era il primo
giorno di scuola ed arrivòpiù veloce del previsto…quella mattina la sveglia suonò prima del
mio orario abituale, sapevo già quello che mi aspettava, compagni nuovi,
insegnanti nuovi un nuovo istituto…
Indossai la nuova divisa
scolastica, bianca e grigia con il nastro rosso e salì sulla auto
che mi portò di fronte al edificio rosso mattone che sarebbe diventato la mia
scuola.
Molte persone stavano
ferme nel corridoio principale,a parlare tra di loro, sentivo che
stavano parlando delle rispettive vacanze estive ma non mancavano i soliti
pettegolezzi sulle nuove e vecchie coppie…forse mi sbagliavo, ma il primo
giorno di scuola era sempre uguale, ovunque tu andassi…
Raggiunsi il mio
armadietto e ci depositai i primi oggetti, ci appiccicai anche la foto della
mia vecchia classe…chiusi l’armadietto e cercai di capire da che parte si trovasse la mia classe…non fu facile…
- AlexisGray!!!!- Sentii qualcuno
chiamarmi, era impossibile…nessuno poteva conoscermi…non potevo averlo
immaginato, qualcuno aveva pronunciato il mio nome, ma chi? Nessuno sembrava
interessarsi alla mia presenza.
- Alex!!!-
Di
nuovo quella voce…cercai di concentrarmi e dare un
immagine e un nome a quella voce…chiusi gl’occhi e…
La vidi…
Ambra Callaghan, la mia
migliore amica d’infanzia con cui ero cresciuta e che
si era trasferita un anno fa, era lì circondata dal buio…indossava la divisa
scolastica, e i capelli castano-biondo erano raccolti in due cipollini
lasciando scappare due ciuffi davanti.
Sentii la sua presenza
alle mie spalle. Aprii gl’occhi, mi girai ed era lì,
esattamente come l’avevo immaginata…
- Amby!!!- Urlai gettandomi tra le sue braccia.
- Alex,
che ci fai qui? e soprattutto cosa ci fai con la
divisa di questa scuola?- Mi domandò lei quando mi tirai di un passo indietro.
Ci mettemmo a parlare, mi
parlò del suo primo giorno qui, degli avvenimenti di un anno, mi parlò dei miei
nuovi compagni di scuola e anche quelli di classe, quando finì di parlare mi
fece varie domande, mi chiese di mia madre, dei gemelli, di Tommy,
di Alan…
Scoprimmo anche di essere
in classe assieme!
La prima campanella suonò
e i corridoi iniziarono a svuotarsi, Ambra mi fece
strada per la nostra classe, che si trovava al piano superiore.
Nel punto esatto dove la
scala si ripiegava vidi quei occhi.
Mi mancò
il fiato…sentii il mio corpo cedere al ricordo di quella bellezza, un
dio sceso sulla terra.
Sembrava che il tempo si
fosse fermato…
Lei qui? Nella mia scuola?
Sentii
la sua voce nella mia testa…sentii il
suo tocco gelido sulla pelle e le sue labbra gelide sulla mia fronte…
Ha qualcosa di speciale…ma non sa ancora cosa…
La sua voce risuonò
ancora una volta nella mia testa…cosa mi stava succedendo? Perché
la sua voce era così chiara nella mia testa? Come potevo averlo sognato così
identico alla realtà se non lo avevo mai visto?
Il suo sguardo era fisso
su di me, era meraviglio e si notava benissimo che la
mia presenza in quella scuola l’aveva colpito…che il mio sogno non fosse stato
solo un sogno? Se era così avrei dovuto
ringraziarlo…ma come potevo farlo? Mille persone erano tra me e lui…dovevo
avvicinarmi in qualche modo…in qualsiasi modo…dovevo
farlo…
Prego…
Come era
possibile? L’aveva detto a me? La sua voce risuonava ancora nella mia testa…non
aveva parlato, ne ero sicura, le sue labbra non si
erano mosse.
Mi stava succedendo
qualcosa di troppo strano…il sogno e ora lo sentivo parlare nella mia
testa…stavo impazzendo? Probabilmente era così!
Sentii una mano sulla mia
spalla e una voce che mi esortava ad andare avanti…senza pensarci troppo eseguii gl’ordini di quella voce, senza distogliere gl’occhi
da quel meraviglioso e sconosciuto ragazzo.
Ti rivedrò presto
Per l’ultima volta sentii
la sua voce…ma potevo essere sicura che si trattasse
della sua voce o mi stavo attaccando troppo al sogno che avevo fatto? No…ne ero troppo sicura, qualcosa mi diceva che era la sua voce.
Il resto della mia
giornata scolastica passo normalmente, anche se la mia mente spesso, troppo
spesso viaggia alla ricerca di quel viso, e ogni volta lo vedevo
chiaramente come se fosse stato lì di fronte a me.
Presto arrivò la pausa
pranzo.
Seguendo la mia ‘guida’
Ambra, mi sedetti al tavolo e iniziai a mangiare quello che avevo accuratamente
scelto per pranzo…
Analizzandolo dal fuori
aveva un aspetto disgustoso…non che nella mia vecchia scuola dessero
qualcosa di meglio, ma durante le vacanze estive mi ero abituata fin troppo
bene…assaggiandolo non aveva un sapore così disgustoso.
Ambra mi guardò e
sorrise…
- Allora Alexis, che ne dici…meglio qui o meglio la nostra vecchia
mensa?- Mi domandò anche se sapeva già la mia
risposta…
- E
me lo chiedi?- Gli risposi con una domanda retorica.
Chi l’avrebbe mai detto che la chiave sarebbe
arrivata da me? E nemmeno senza troppi sforzi… per non parlare poi dell’ Avatar...bene bene due in un colpo solo…ma sarà già pronta? Devo stare
attento, e soprattutto non devo farmi scoprire…
Un’altra voce risuonò
nella mia mente…la riconobbi, era quella di Arold… ma cos’è un avatar? E di che chiave stava parlando? Quella città, mi dava alla
testa…
Sbuffai e mi guardai
attorno.
Lo vidi, quello non era
un miraggio nella mia testa, era lui in carne e ossa. Mi stava ancora fissando.
Dovevo parlare con lui…ero
sicura che sapesse molte cose, magari lui sapeva
cos’era un Avatar…ma come avrei mai potuto
avvicinarmi a lui tanto da poterci parlare?
Conoscevo qualcuno che mi
poteva aiutare…
- Senti Ambra…chi è quel
ragazzo laggiù?- Le chiesi indicando colui che per me
era un dio in terra.
Vidi Ambra sorridere.
- Punti in alto Alexis…lui è KristianSchafer, uno dei ragazzi più carini della scuola, ma nello
stesso tempo uno dei più irraggiungibili…vicino a lui ci sono il fratello
maggiore David Michael, e la sorella maggiore Amily…-
- Ambra devo riuscire a
parlare con lui…è una cosa importante!- La pregai io con gl’occhi
dolci.
- Penso di riuscire a
trovare il modo…tu da domani sarai una nuova studente
per il professor Miller…- Mi suggerì lei.
CONTINUA
Salve a tutti!!!
Sono riuscita a fare anche il secondo capitolo, ma non illudetevi, non sono
sempre così veloce ad aggiornare…
Perla realizzazione di questo capitolo
volevo ringraziare:
roby88
speednewmoon
che con le loro recensioni mi hanno
spinto ad andare avanti…
La pausa pranzo era già finita…le quattro ore precedenti non erano state nulla
contro a quello che mi aspettava…
Quinta ora: Biologia
Sesta ora: Filosofia
La settima ora, fortunatamente per ogginon era
prevista…dovevo solo limitarmi a scegliere qualche corso tra i tanti. E sapevo già a quali, oltre a mitologia e astronomia l’altro
corso era proprio quello del signor Miller!
Ora però mi stavano
aspettando delle bellissime celluline .
Mi avvia in classe e improvvisamente
la gente e il grosso orologio si fermarono, ero
l’unica che si muoveva.
- Cosa sta succedendo?- Mi
domandai.
- Nulla, che tu possa comprendere…-Non
capivo di chi poteva essere questa voce, non era quella di Kristian,
neppure quella di Arold.
-Chi sei?- Chiesi girandomi attorno.
Improvvisamente sulla
cima delle scale, dal nulla apparse un uomo incappucciato da un abito bianco.
- Nessuno di importante per te…per ora.- Mi
rispose con un tono leggermente ironico sulle due ultime parole.
-Cosa vuoi da me?- Gli
chiesi preoccupata.
- Volevo solo incontrarti prima che…Credo che
abbino percepito la mia presenza…devo andare! Avremo altre occasioni per
parlare…magari lontano dai quei…Va bè a presto!- Esclamò
con un piccolo inchino cinque secondi prima che il tempo tornasse
a scorrere normalmente.
Che
strano tipo…chissà chi lo stava cercando? Infondo non mi
sarebbe dispiaciuto incontralo nuovamente…
Ma a
cosa diavolo stavo pensando? Mi stavano succedendo troppe cose strane…per di
più io mi ci stavo anche abituando come se fossero
cose normali…alzai le spalle sbuffai e mi avviai in classe.
Quando raggiunsi il punto
dove prima stava l’uomo in bianco mi guardai intorno cercandolo con lo
sguardo…non lo trovai, ma qualcun altro mi stava osservando, KristianShafer
.
Feci finta di nulla ed
entrai in classe, il suo sguardo non mi si staccava da dosso.
Mi gettai letteralmente
sul mio letto con il viso completamente sommerso dal soffice cuscino…
Chi l’avrebbe mai detto che la chiave sarebbe
arrivata da me? E nemmeno senza troppi sforzi… per non parlare poi dell’ Avatar...bene bene due in un colpo solo…ma sarà già pronta? Devo stare
attento, e soprattutto non devo farmi scoprire…
La voce di Arold, mi stava tormentando…non
resistevo più, dovevo andare a parlargli.
- Non lo farei se fossi in te…- Ancora una volta una voce entrò nella
mia testa.
Mi girai verso la
porta-finestra, non rimasi troppo colpita nel scoprire che qualcuno stava lì
appoggiato a guardami.
-Ancora tu! Si può sapere chi sei?- Esclami io ormai abituata a
sentire strani voci nella testa, e immaginarmi cose
strane.
Probabilmente era tutto
un sogno…anche ora stavo segnando…che altra spiegazione avrei
potuto dare a quegli avvenimenti?
-Non fare domande a cui tu stessa non sapresti
rispondere…- Mi rispose
enigmaticamente l’uomo.
- Io so chi sono!- Ribattei io alzandomi improvvisamente.
L’uomo incappucciato si
limitò a rispondere con una piccola risata…
- Andrew!- Esclamò lui prima di gettarsi dal mio terrazzo.
Preoccupata di trovarmi
un morto in giardino o galleggiante nella mia piscina mi precipitai
a guardare giù dal terrazzo.
Era completamente
sparito.
Allontanai lo sguardo
sulla strada…mi ritrovai persa nello sguardo azzurro intenso del mio dio…non mi
mossi finché non fu lui ad allontanarsi dal mio campo visivo.
Mi rigettai sul letto, a
tormentarmi sulla frase che mi aveva detto l’uomo incappucciato di bianco. Andrew.
Sapevo veramente chi ero?
A parte un nome e un cognome sapevo chi ero? Fino a
che ero nella mia città di nascita non avevo mai avuto
dubbi nella vita, ero la ragazza più sicura del mondo, eppure era bastato un
trasferimento a cambiarmi tutto…le voci nella mia testa, strane illusioni che
mi tormentavano di giorno, sogni assurdi che sembravano ritorcersi sulla vita
reale…
Dovevo seguire i consigli
di Andrew e non chiedere
nulla a Arold, o invece avrei dovuto farlo? E a
proposito di Andrew, perché
ogni volta che compariva lui compariva anche Kristian?
Qualcosa di strano mi
stava succedendo, ma cosa? Dovevo parlarne con qualcuno, ma chi era quel
qualcuno che non mi avrebbe mandato al manicomio? Mia madre sarebbe stata la
prima, Alan non mi sembrava la persona adatta, forse
perché l’avversione che avevo per lui non era del tutto scomparsa, Evy e Cloud erano ancora troppo piccoli, Ambra avrebbe preso la
stessa scelta di mia madre, Tommy e la sua famiglia erano troppo lontani…mi rimanevano tre persone, Arold, ma non mi fidavo, Kristian
e Andrew…ma come avrei fatto a contattarli? Humm…Ok, o
parlavo con Arold, o sarei impazzita.
Scesi dal letto e mi misi
a cercarlo per le varie stanze della villa.
Lo trovai in cucina a
trafficare con delle erbe aromatiche.
- Arold…-
Lo chiamai per non prenderlo alla sprovvista, ma vidi
che ci rimase stupito ugualmente.
- S…Signorina Alexis…desidera qualcosa?- Mi domandò un po’ imbarazzato.
- Veramente volevo solo
parlarle di una cosa un po’ particolare, ma se è impegnato non fa
nulla…cercherò Andrew…- Vidi che il suo sguardo cambiò quando pronunciai quel nome.
- No signorina, non sono impegnato mi dica…-
Sospirai, e mi sedetti su
una sedia mentre lui si mise di fronte a me.
- Bhe…le sembrerà strano ma io…cioè ultimamente mi accadono troppe cose
strane!-.
- A te?...Cioè,
cosa ti capita di strano?- Mi guardò sorpreso
- …Sento delle voci nella
testa, e poi faccio sogni strani che poi sembrano ripiegarsi sulla vita
reale…per non parlare di quando sembra che tutto si
fermi attorno a me come se entrassi in un’altra dimensione…e una volta mi
sembrò di aver avuto una previsione sul futuro!-
Rimasi sorpresa dalla sua
espressione…non era sorpreso e neppure aveva l’aria di uno che si trovava di
fronte a una pazza furiosa.
- Bhe…sono cose che fanno
parte di te…è la tua eredità…-
- Eredità?-
- Tuo padre era un’ Avatr, Tu sei un Avatar, i tuoi figli saranno degl’Avatar,
e sarà così per sempre…-
Sembrava che Arold sapesse molte cose…non so perché ma non mi piaceva
questa cosa
- Torna immediatamente in camera tua!- La voce di Andrew mi fece cadere dalle mani il chicco d’uva con cui
stavo giocherellando.
Tornai in camera a corse,
sapevo di averla combinata grossa!
Entrai spalancando la
porta e sentii un dolore tremendo alla guancia destra…mi sa che Andrew era proprio arrabbiato,
- Sbaglio o ti avevo
detto di non dire nulla al maggiordomo?!- Era la prima
volta che sentivo la sua voce fuori dalla mia mente.
- Io…colpa tua! Sei tu
che mi detto che non sapevo chi ero! Ora lo so!- Risposi testardamente.
- Sei una stupida!-
- Ehi! Guarda di moderare
i termini!-
-Scommetto che però non sai cosa sia un
Avatar, vero?- Mugolai una risposta quasi
incomprensibile zittita dal tono di Andrew.
- Meglio così! Per ora va
bene! Vedi di imparare a padroneggiare i tuoi poteri come si deve…ci rivedremo
solo allora, e non farne parola con nessun altro! Soprattutto con il
maggiordomo!- Disse prima di sparire come fece prima, nuovamente mi precipitai
alla finestra, non tanto per controllare se era ancora vivo o morto, ma per
vedere se LUI era lì…ero sicura che ci fosse, non mi sbagliavo…ma
la scena questa volta era cambiata.
Andrew era
di fronte a lui e gli stava dicendo qualcosa, lo
sguardo di Kristian, mutò dal solito freddo sguardo
color del cielo a uno completamente diverso, pieno di odio, ora i suoi occhi
erano color del oro e il piccolo cerchio nero si era assottigliata. Di colpo si
girò e mi fissò, il suo sguardo mi spaventò a morte.
Mi sentì trafitta da
mille lame.
Lo vidi girarsi di scattoverso Andrew e sferrare rapidamente un fortissimo pugno, che però
mancò il bersaglio che svanì nel nulla.
Mi guardò ancora, il suo
sguardo tornò quello di sempre…e come al solito sparì
di nuovo.
Dovevo potenziare il mio
potere…perché non iniziare subito? Nella mia mente si fece sempre più chiaro il
modo in cui avrei dovuto fare.
Mi buttai nuovamente sul
letto e cercai di concentrarmi su Kristian…volevo parlare
con lui giusto? E non c’era modo più facile…
Mi bastò pensare al suo
sguardo che la sua immagine mi comparve davanti.
-Cosa vuoi?- Mi domandò.
- Tu sai chi sono?- Domandai quasi fosse una affermazione.
- Tu sei l’Avatar…- Mi rispose.
- Sai cos’è un Avatar?-
- Perché tu no?-
- No! Mio padre se ne è andato prima di
potermelo dire…-
- Mi dispiace…-
- Scelta sua!-
- Tu nonsai
in che guaio ti sei cacciata!-
- No non lo so…nessuno mi vuole spiegare!!-
Mi sedetti per terra, mentre le lacrime iniziarono a scendermi
lentamente.
Kristian si sedette di fronte a me e mi asciugò le lacrime…poi mi abbracciò.
- Sei freddo!- Esclamai non sapendo cosa dire
bloccata da un forte imbarazzo.
- Sai che non so il tuo nome…- mi disse cercando forse di togliermi da quel imbarazzo.
- Sono AlexisGray, e
tu invece sei Kristian vero?- Risposi io cercando di
far calmare il mio cuore che era del tutto impazzito.
- Sì, ma chiamami Krys!-
Gli sorrisi.
- Se non te lo dice nessuno, te lo dirò, io, ma
non ora…ora dobbiamo lasciarci…- Mi disse allontanandosi da me…
- Aspetta!- Gli urlai. – Promettimi che domani mi spiegherai tutto! Ti
scongiuro!-
Lui ci pensò un attimo…
- Domani, finita la scuola, ti aspetto d’avanti
all’entrata…- Esclamò poi, dandomi le spalle e iniziando a svanire lentamente.
- Aspetta…un ultima cosa…- Esclamai io
rincorrendolo. – Ti prego, baciami…come quella volta…-
Lo scongiurai.
Lui mi sorrise e mi diede un piccolo e leggiero
bacio sulla fronte e poi scomparì, come da sua abitudine.
Ora che avevo capito come
funzionava era molto più facile comunicare con il mio dio…avrei
solo dovuto concentrarmi su di lui e come per magia lui sarebbe apparso.
Avrebbe funzionato con
tutti? Avrei provato prima o poi, ma non ora…era
meglio dare tempo al tempo…
Qualcuno bussò alla mia porta…quando aprii non c’era nessuno, solo una busta bianca
appoggiata a terra. La presi e la lessi.
Figlia mia amata,
Se stai leggendo
questa mia lettera, può solo significare che quello che temevo si è avverato…
Non so che età tu abbia mentre la leggerai, ora ti guardo mentre giochi con i
tuoi pupazzi…questa è l’ultima sera che trascorro con te e la mamma…tra 24 ore
me ne andrò forse per sempre.
Spero che tu sia abbastanza
matura per capire quale peso grava sulle tue spalle,
tu sei l’Avatar e sono sicuro che te la caverai alla
grande! Sei sempre mia figlia, no?
Ti voglio dare solo qualche
consiglio.
Fidati del tuo istinto,
Segui il tuo cuore,
Non dire nulla alla mamma, non
capirebbe…e potrebbe sconvolgerle la vita.
Inoltre pensa a proteggere la
Chiave…rischia la vita per essa e non fare sì che cada
in mani sbagliate!
Tutto dipende da te ora…
Bacio
Papà.
P.S.: La chiave non
è altro che la collana che ti regalai al battesimo!
Non resistetti, è vero
che mio padre se ne andò quando avevo solo 4 anni, ma
solo ora capii che l’aveva fatto perragioni superiori a lui.
Iniziai a capire.Strinsi forte il ciondolo a goccia azzurra
che portavo da sempre al collo, e iniziai a piangere…non trovai consolazione.
Sentii una presenza fuori dalla mia stanza, sul terrazzo, capii.
- Grazie Andrew- Bisbigliai.
Per un attimo sentii come un abbraccio…lo riconobbi…era l’abbraccio di un
dio freddo…
- Tesoro c’è Tommy al telefono!- Mi chiamò mia madre.
Cercai di calmarmi e
risposi al telefono della mia stanza.
- Pronto….Ciao Tommy! Mai stata meglio!-
Salve a tutti!!!
Sono riuscita a fare anche il terzo capitolo e come al solito devo ringraziare:
roby88
speednewmoon
che hanno continuato a recensionare
la mia storia e mi hanno dato, ancora una volta, la spinta per andare avanti…
Capitolo 4 *** Capitolo 3_Tutta questione di fiducia ***
Love me, my Anjel
Love me, my Anjel
Capitolo 3_ Tutta
questione di fiducia
Non avevo mai odiato così tanto
le sveglie quanto in quel momento.
Quando mi resi conto di essere veramente sveglia, capii
di essere in una posizione assurda: stavo su un lato, con una mano stavo ancora
stringendo la lettera di papà, che oramai era tutta stropicciata, mentre con
l’altra mano stringevo ancora la collana.
La porta finestra era
aperta…Come ero riuscita a dormire in quel modo?
Spensi l’odioso aggeggio
che con il suo trillo metallico non aveva smesso di tormentarmi i timpani.
Scesi dal letto e mi preparai per andare a scuola.
Come 2 anni fa, Ambra mi stava aspettando davanti
all’entrata della scuola.
In macchina non aprii bocca, decisi che era meglio non fidarmi di Arold, e seguire i consigli di Andrew,
anche se non sapevo quanto mi potessi fidare di un uomo sempre incappucciato,
anche se ero sicura che la lettera di mio padre me la recapitò lui, per questo
immaginai che potevo fidarmi, anche se Krys, non sembrava dello stesso parere.
- Allora Alex, sei pronta ad attivare il piano?- Mi chiese Ambra.
- Piano? Quale piano?- Le chiesi io confusa.
- Ma
dai! Te ne sei già scordata? Il piano per parlare con Kristian…-
Mi illuminò lei.
Non poteva sapere, non poteva nemmeno immaginare quello che mi era successo.
- Non importa,
Ambra, siamo già d’accordo di vederci dopo le lezioni!- Le risposi, non
curandomi del fatto che Amby, non sapeva nulla e che
non avrei potuto darle spiegazioni.
La giornata filò comunque
tranquilla, mi sentivo, serena e rilassata, anche se non sapevo se il merito
era andato a Krys, a Andrei o a Tommy, o forse alla
lettera di papà, fatto stava che ora stavo bene.
Durante la pausa pranzo,
mi rifiuta altamente di toccare cibo…quella cosa grigiastra che stava sul mio
piatto non l’avrebbe toccata neppure un cane…
Mi misi a giocherellarci,
mentre Ambra stava impegnata a capire di cosa si trattasse, elencando mille
gusti strani, facendomi completamente passare la fame
- Ho trovato!- Esclamò –
Si tratta di un frullato contenente tutti i resti del lunedì!-
- Ambra!- La richiamai io.
– Se non la smetti mi sentirò male!-
- Però non puoidarmi torto!-
- Ambrata!- Sbuffai io,
riuscendo finalmente a farle cambiare discorso…mi
parlò così del ballo di fine estate, si proponeva una bella festa!
Tornai a giocare con
quella cosa messa nel mio piatto e quando alzai gl’occhi
vidi il mio dio scortato da fratello e sorella, mi sembrò di rivedere Tommy, Mallory e Logan…sorrisi al
ricordo.
Per tutta mattina, cercai
di evitarlo, non lo fissavo, non lo pensavo…e ora sperava con tutte le mie
forze che lui non avesse poteri mentali come i miei, anche
se non era facile e così fini che quando lo vidi, il mio cuore iniziò a battere
così forte che per poco non mi sentii male.
- Posso mangiarlo io?- Mi
chiese Ambra riferita al mio piatto, non aspettò la mia risposta e si precipitò
sulla mia strana pietanza, mi costrinse a fare un movimento brusco e vidi come ad rallentatore la mia forchetta cadere a terra…non provai a
prenderla anche se forse ci sarei riuscita, fu qualcun’altro a farlo al mio
posto.
- Andrew?-
Bisbigliai
-Mangia qualcosa ok? Altrimenti
non avrai più forze!- Mi bisbigliò ad un orecchio.
Mi girai per controllare
se anche ora il tempo si era fermato. Non mi sbagliai, ma questa volta oltre a me e ad Andrew
potevano muoversi anche Krys, Amily e David Michael.
Andrew, mi porse la forchetta e lo sentii leccarmi una
guancia per poi annusarmi il collo.
Vidi Krys alzarsi in piedi
di scatto, il suo sguardo farsi d’orato e un ruggito uscirgli dal petto.
- Hai un sapore e un
odore…delizioso…- Disse prima di andarsene svanendo nel nulla.
Dopo il piccolo incidente
della mensa, la giornata scorse tranquilla, i corsi di
astronomia e mitologia il problema arrivò durante il corso del signor Miller, mi dimenticai di dirlo a Krys che avevamo lo stesso
corso, non sapevo come avremmo reagito.
Facendolo apposta o no,lo evitai per tutta
la lezione, la mia mente era completamente concentrata su un piccolo foglio di
carta che scarabocchiai per tutto l’ora.
Quando il signor Miller smise di spiegare interrotto dalla campana, sistemai
le mie cose e silenziosamente mi avviai al mio armadietto, rimasi colpita quando chiudendolo mi trovai il volto freddo di
Krys, immaginai che fosse veramente infuriato con me per la storia della mensa
e che la nostra discussione sarebbe saltata., ma lui mi sorprese facendomi
segno con la testa di avviarci fuori…lo seguii.
- Molto tempo fa, quando
tra Vampiri e Licantropi iniziarono le avversità, all’interno delle due si
formarono delle organizzazioni, la prima quella dei vampiri, fu guidata da
Axel, mentre la seconda, quella dei licantropi, fu guidata da Alfa. Bhe la loro
potenza era così grande che ciascuno di essi avrebbe
potuto eliminare tutta la specie opposta, i loro poteri, la loro forza fisica e
il loro potere, erano così grandi che alcuni vampirie alcuni licantropi ribelli, si unirono per
fermarli…dopo anni e anni ci riuscirono e li imprigionarono in due dimensioni psytiche, la chiave di queste due dimensioni venne data a
un umano con delle facoltà mentali molto sviluppate…e questo umano venne
chiamato, Avatar.-
La sua spiegazione era
abbastanza chiara, c’erano un grosso vampiro e un grosso licantropo che se venivano liberati avrebbero devastato il mondo, io ero la
chiave per liberarli.
- Fammi indovinare. I
licantropi mi vogliono per liberare Alfa, mentre i vampiri mi vogliono per
liberare Axel ?- Chiesi anche se era una cosa alquanto
scontata.
- Apprendi
le cose facilmente vedo…- Mi rispose.
- Come sai
tutte queste cose?- Gli chiesi mentre percorrevamo la strada per il
parco.
Lui non sembrò
intenzionato a dirmelo.
- Senti, non trovo giusto che tu sappia quasi tutto di me, e io non
sappia nulla di te!- Protestai io.
Lo vidi sedersi sulla
parte più alta della panchina.
- Credo di potermi fidare
di te…- esclamò guardandomi con il suo sguardo freddo. – In fondo devi
abituarti a queste cose…- esitò ancora un attimo – Io sono un…vampiro!-
- Un vampiro! – Gli feci
l’eco io…
Quindi se lui era un vampiro, e se la sua storia sull’Avatar era vera, lui mi stava usando! Voleva la mia chiave.
Mi girai e lo colpì più forte che potevo, ma non sembrò essersi fatto
male.
Mi guardò sorpreso, era la
prima volta che vedevo un’espressione sul suo volto.
- Tu mi stai solamente
usando! Sei un…- Gli urlai prima di scappare a casa.
Come al solito mi gettai
sul mio letto, e mi rimisi a leggere la lettera di mio padre.
Fidati del tuo istinto. Segui il tuo cuore.
Non avevo dubbi che la
storia che mi aveva raccontato Krys, fosse vera, ma
perché mi aveva usato in quel modo? Ed era l’unico a
volermi usare? Andrew, che mi diceva cosa fare e cosa
non fare, era d’avvero così affidabile?EArold? Che abitava perfino nella
mia stessa casa?
Di chi potevo fidarmi? Di
chi no?
Era una cosa stupida…ma una piccole idea si formò nella mia testa, se
Krys mi avrebbe voluto usare me lo avrebbe detto proprio così spudoratamente? E stessa cosa valeva per Andrew,
no?
Ma era meglio fidarsi di
qualcuno che non mi aveva ancora detto nulla o di chi mi aveva detto la verità…era rischioso. Mi venne un’illuminazione.
Se questi guai erano causati dal fatto di essere un Avatar,il mio essere Avatar
mi avrebbe aiutato…mi serviva solo essere sicura che Krys, mi stesse veramente
usando o se invece, stava solo cercando di aiutarmi.
Dovevo incontrarlo e anche
subito!
Ma come potevo farlo? Non credo proprio che sia
ancora al parco…usare i miei poteri?
Era meglio parlarci di
persona…
Krys…ti prego so che mi puoi sentire! Fatti vedere!
Bastò concentrarmi e
pensare a lui, che apparve d’avanti a me…
Devo parlarti! Ci vediamo al parco ok?
Non rispose
ma fece segno di sì con la testa.
Quando
tornai alla realtà, nella mia stanza, sullo stipite c’era ancora una volta
l’uomo in bianco.
- Andrew…che
vuoi?- Gli chiesi fredda io…
- E così, hai capito il
meccanismo…- Esclamò lui
Io scossi il capo in segno
positivo.
- Non credi che ora
potresti dirmi chi sei…o meglio…cosa sei?- Domandai io
cercando il suo sguardo sotto il cappuccio, anche se non lo trovai, da quanto
era calato.
- Hum! Così, tu pensi di essere pronta per sapere la verità…Ti sbagli! Comunque ti dirò ugualmente chi sono…io sono un Licantropo…-
- Fammi
indovinare…vuoi la chiave…mi stai usando anche tu?- Gli domandai.
- Vedi…non
sei abbastanza matura!-
- Comunque,
grazie per la lettera…-
Lui scosse il capo, come
se non avesse fatto nulla di speciale…non sapeva quanto aveva fatto per me!
Lui si mosse così
velocemente che mi sembrò più rapido di un fulmine.
Senti le sue labbra sulle
mie. Non riuscì a capacitarmene. Nel frangente tra il decidere se ricambiare o
no, lui si era già allontanato.
- Hai proprio un buon
sapore!- Esclamò prima di girarsi per scomparire come al
solito.
- Ora vai dal vampiro
vero?- Mi chiese senza girarsi. – Odio i vampiri, e soprattutto quelli che
rinnegano la loro vera natura, senza seguire il loro
istinto…non capisco perché esistano quelli come lui...o sei un vampiro o non lo
sei…non puoi far finta di non esserlo…per questo mi diverto a farlo
arrabbiare…- Disse prima di sparire.
Capii che era un modo, per
dirmi che mi potevo fidare di Krys…
Al suo posto trovai un libro, mi sembrò un diario più che un libro però.
Lo aprii e lessi la prima
pagina.
Per tutti gl’Avatar che verranno dopo di me.
12000 anni fa, tra
licantropi e vampiri scoppiò una grossissima guerra, a
capo delle due parti c’erano Axel, il vampiro più potente del mondo e Alfa, il
licantropo più potente del mondo.
Solo un gruppo di
ribelli di vampiri e licantropi riuscì a fermare i due
mostri e imprigionarli rispettivamente nella dimensione Omega e Delta.
Per liberarli fu donata
la chiave delle due dimensioni a un umano.
Questo umano faceva
parte dell’ultima famiglia degli Strega, e per questo
le sue facoltà mentali erano molto sviluppate e riuscì, per questo a
controllare e domare il potere della chiave. Che venne
ceduta da padre in figlio fino ad arrivare a me…anche io dovrò donarla a mio
figlio e lui farà lo stesso con suo figlio, e la cosa proseguirà fino alla fine
dei tempi.
Dovete sapere che l’Avatar a quindi dei poteri speciali.
Leggere la mente degl’altri,
Leggere il passato, presente
e futuro.
Creare particolari
dimensioni e portarci chiunque.
E infine percepire licantropi e vampiri.
L’età in cui questi
poteri vengono fuori varia da individuo a individuo, e
per usarli bisogna solo concentrarsi, inizialmente questi poteri non saranno
facili da controllare…
Ogni Avatar rischia che Licantropi o Vampiri, o entrambi
vogliono la chiave ma dovete resistere e non cedere…
Un ultima cosa, ci sono vampiri e Licantropi che vorranno voi e la
chiave, altri che invece vorranno solo aiutarvi…seguite il vostro istinto e
un’arma preziosa…
Martha
Ross
Solo quando appoggiai il
libro sulla scrivania mi resi conto di aver un
appuntamento.
Mi cambiai velocemente,
indossando, un vestito fatto a salopette bianca a
strisce rosa e uscii. Quando arrivai al parco, lui era
già lì.
Continua…
Salve a tutti!!!
Sono riuscita a fare anche il terzo capitolo e come al solito devo ringraziare:
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che hanno continuato a recensionare
la mia storia e mi hanno dato, ancora una volta, la spinta per andare avanti…
Quando arrivai il suo sguardo stava fisso sul
bellissimo panorama che ci circondava.
Le sfumature d’orate
del cielo ormai arancione, si riflettevano nei suoi occhi, come se questi
fossero due piccoli specchi.
Ma la bellezza del suo
sguardo color azzurro, non era affatto sparito.
Sentii chiaramente lo
spezzarsi dei piccoli rametti e lo spostarsi dei sassolini, sotto al mio passo, ma sembrava che invece Krys non lo avesse
percepito, sembrava che non si fosse nemmeno accorto della mia presenza. Così
anche io mi persi a guardare il bellissimo tramonto…ma
non quello che mi circondava, ne guardavo uno ancora più bello secondo il mio
punto di vista, almeno.
- Nessuna bellezza potrebbe mai eguagliare la bellezza del tramonto- Esclamò
lui, non distogliendo però lo sguardo dal soggetto della sua frase
- E’ vero, ma io
preferisco l’alba- Ribattei io
Vidi formarsi un
sorriso sul volto di Krys
- Noi non potremmo mai
preferire l’alba al tramonto…non possiamo amare ciò
che ci distrugge-
Anche se il suo ‘noi’ risuonò strano e assurdo, nella mia mente, capii che si
riferiva a loro intesi come vampiri. Anche se, a guardarlo ora, non aveva nulla
di ciò che lo faceva sembrare un vampiro, ne i tipici
canini super velenosi e super appuntiti, ne il color del sangue nei suoi occhi.
Riguardo a quello,
avevo mille domande da fargli su di ‘loro’, ma solo una, ora,
aveva importanza.
Una domanda che mi
aveva tormentato dall’ultima volta che lo vidi fino a quel momento, e poi se mi
trovavo li era solo per quello. Le altre mille domande potevano aspettare…
Ma come poteva quella creatura che sembrava così
innocua, farmi del male? Non poteva farlo veramente…e se mai avrebbe potuto non
ci avrei mai creduto.
Mentre pensavo a tutto
questo il suo sguardo aveva cambiato soggetto ora.
- Mi volevi parlare o
sbaglio?- Mi chiese. La sua chiara voce cristallina mi distolse dai miei
pensieri, scossi il capo.
- No, non ti sbagli!-
Gli risposi, cercando il modo per porgli la mia domanda. Lo vidi in attesa di quella domanda.
Feci un respiro
profondo.
- Io non posso, io non
voglio credere che tu…che tu voglia usarmi, io non…- Esordii io, ma non riuscii
a finire la frase, un blocco mi fermò la gola, non riuscivo più ne a parlare ne a respirare…
Sentii i miei occhi
tremanti pesanti e pieni di qualcosa che mi offuscavano
la vista.
Nel frattempo un
pesante silenzio era caduto nel parco.
- Tutto qui?- Mi
domandò lui, come se la mia domanda, o meglio la mia affermazione, non avesse
alcun peso, di certo, non poteva sapere che quella cosa, mi aveva tormentata così tanto…
- Tutto qui?!?!?!- Urlai io in preda ad un attacco d’ira. Oltre a essere uno sfruttatore era anche un ragazzo superficiale…
Dopo ciò
che aveva detto mi venne spontaneo e maggiormente accettabile pensare che era
uno sfruttatore.
- No, non pensare male,
ciò non vuol dire che ho detto non significa che io ti
voglia uscire, ma mi sembrava di averti già detto che non lo voglio
fare…naturalmente, io non posso obbligarti a credermi, è una tua scelta- Mi
rispose lui cercando forse di infondermi coraggio e anche di calmarmi.
- Però potresti cercare
di sostenere la tua tesi in qualche modo…- Esclamai io mentre
la pressione del mio sangue stava calando.
- Sbaglio o sei l’Avatar…Nessuno può battere il tuo istinto, devi solo
fidarti di essoe tutto andrà bene!- Esclamò lui avvicinandosi e appoggiandomi una mano
sulla mia spalla, cercando di infondermi un po’ di coraggio e forse era anche
il modo per dirmi che non potevo fidarmi di lui. Scossi il capo in segno positivo. Lui capii
- Bene- Esclamò poi
sorridendo aggiunse – Sei proprio una novellina…- Mi disse scuotendomi la mano
sul capo come si fa conbambini.
Una marea di ricordi
legati a quel gesto mi tornarono in mente, ma alcuni
di essi non riguardavano me…
Improvvisamente una
vita di ricordi mi pervase la mente, ma di chi erano? Non miei di certo…
Riconobbi di chi erano
solo dopo che il bambino protagonista di quella vita crebbe…
Erano i ricordi di una
vita umana, che venne poi spezzata improvvisamente.
Vidi l’attimo esatto in cui la sua vita cambio.
Erano
i suoi ricordi, la sua vita umana…Kristian doveva aver sofferto molto…
Terrorizzata da quei
ricordi aprì gl’occhi, ma non ero più al parco…ne
nella mia stanza…stavo forse sognando?
Il forte mal di testa
che provai quando mi alzai dal letto dove mi trovavo
mi confermò che non era un sogno.
- Hey! Hey! Hey! Piano neoavatr…piano!- Esclamò una voce femminile che non avevo
mai udito prima cercai la persona che aveva parlato…
Mi trovai di fronte a una dea.
I lunghi capelli biondie lisci le
arrivavano ben oltre le spalle, gl’occhi azzurri, simili a quelli di Krys, solo
ancora più freddi, uno strano pallore copriva il suo volto, che non mi era
affatto nuovo…era Amily sorella di Krys.
Subito Amily mi corse
incontro rimettendomi a letto. Il suo tocco era ancora più freddo di quello del
fratello minore.
-
Cosa mi è successo?- Domandai alla bellissima figura femminile che mi stava di
fronte. Il suo volto aveva un aria tranquilla, quasi senza espressione.
- Hai visto i ricordi
di mio fratello Krys- Esclamò lei come se fosse una
cosa comune.
Mi convinsi che la
superficialità fosse parte dei vampiri…
Sapevo che lo era anche
lei, ma volli comunque avere una conferma da lei e
quindi glielo chiesi.
Lei mi guardò e mi
sorrise, non capii se mi sorrise per la mia domanda ovvia o per la mia
indifferenza riguardo ciò che mi era accaduto, anche
se, in realtà non era ciò che pensavo.
I ricordi di Krys mi
avrebbero accompagnato per sempre, in particolare quelli legati al momento
della sua trasformazione.
Guardai fuori dalla finestra alla mia destra…il rumore che sentivo
dal momento della mia sveglia fu subito associato al piccolo fiume che scorreva
non lontano dalla casa.
- Dove mitrovo?- domandai io
distratta dal rumore di quel fiumiciattolo.
- Sei a casa Shafer, sei a casa mia..- Mi
rispose lei – Krys ti ha portato qui, dopo che sei svenuta al parco- mi rispose
lei posandomi una mano sulla fronte per controllare, se avessi la febbre,
immaginai io.
- Capisco…Devo
proprio essere una novellina!- esclamai poi, ricordando quello che era successo
poco primo…- Devo chiamare mia madre! Si starà preoccupando!- Esclamai poi
ricordandomi di avere una famiglia. Lei mi sorrise nuovamente…
- Non ci pensare, ho
chiamato io tua madre, ho detto di essere una tua
compagna di classe e le ho detto che ti saresti fermata da me a dormire…quindi
non preoccuparti…- Esclamò poi.
Quando mi passò il mal
di testa con il permesso di Amily mi aggirai un po’
per casa…
Aveva un aria antica, e c’era una calda atmosfera tranquilla.
La serenità
padroneggiava riflessa anche da quei quadri e da quelle
foto…un dipinto in particolare attirò la mia attenzione, era quella posta sopra
il caminetto, che ritraeva, la famiglia in completo, anche se qualcosa mi faceva
pensare che non si trattasse di un dipinto recente.
Gl’abiti raffinati e eleganti erano
straordinariamente belli.
Quelli che immaginai fossero i genitori erano dietro ai figli, la madre teneva
una mano sulla spalla di David-Michael, mentre il
padre la teneva su quella di Kristian, tra i due
fratelli Amily.
Non
erano affatto cambiati,
immaginai che all’epoca di quel dipinto fossero già tutti vampiri.
- Questo dipinto risale
al 1907…- Esclamò una voce alle mie spalle.
Mi girai, lo riconobbi,
era l’uomo del dipinto, il padre di Krys.
- Scusi
non mi ero accorta della sua presenza…mi dispiace…- Mi scusai io
gentilmente, lui mi sorrise.
- A quanto pare Krys e Amily non si sbagliavano…comunque non
preoccuparti, non mi dai alcun fastidio…mi fa piacere riavere l’avatar nella mia casa! E poi mi
sembri una persona simpatica!- Esclamò lui.
Non ebbi difficoltà a
capire che si riferiva al fatto che non avevo ancora sviluppato i miei poteri di Avatar…altrimenti mi sarei
accorta della sua presenza.
- Grazie…Spero tanto
però di riuscire a sviluppare i miei poteri!- Lo ringraziai io.
Lui mi sorrise…
- Lo farai!- Mi
rispose. – Ma prima, devi sapere molte cose…spero che ti aiutino a darci più
fiducia!- Aggiunse poi, facendo segno di sedermi sulla poltrona di fronte a
lui…io scelsi però di sedermi sul soffice tappeto
vicino ai suoi piedi…mi sentivo più in famiglia in questo modo, lui mi sorride
e iniziò a raccontare.
- Krys, ti avrà già raccontato
la tua storia, ora voglio che tu ascolti la nostra storia…Fin dalla mia trasformazione
non ho mai accettato il comportamento dei vampiri, intendo quello di cacciare gl’esseri umani…e per questo mi sono allenato per anni e
anni a resistere al richiamo del sangue umano…e stesso vale per l’impulso
assassino contro i licantropi, ma in tutto questo non ero solo, la mia compagna
Samantha mi è sempre stata vicina…insieme abbiamo combattuto il nostro istinto,
e ora possiamo vivere pacificamente con gl’esseri umani, visto il successo da
noi ottenuto abbiamo pensato che potevamo aiutare anche altri vampiri, che come
noi avevano le stesse idee…il primo che incontrammo fu Amily, i vampiri avevano
ucciso la sua famiglia e lei venne solo morsa, quindi
trasformata…successivamente incontrammo Kristian, e
credo che tu sappia già la sua storia, e infine incontrammo David-Michael.
Insieme costituimmo questa famiglia…il nostro compito
è quello di proteggere l’Avatar e vivere in pace con
umani e licantropi…- Esclamò prima di essere interrotto dal arrivo di Samantha,
la bellissima donna dal corpo perfetto, dallo sguardo blu notte e i lunghi
capelli rossi che le cadevano sulle spalle mossi dai leggeri boccoli.
- Leon,
caro cosa stai raccontando al Avatar…è
solo una novellina, non spaventarla ok?- Esclamò con una voce piena di
delicatezza e benevolenza.
- Tranquilla Sam, non la sto spaventando…- Le rispose
mentre l’altra si sedeva sul poggia gomiti della poltrona e ricevendo
dal marito un lieve bacio sulla fronte.
Sorrisi al pensiero che
loro fossero assieme da un minimo di cento anni,
mentre mio padre e mia madre, non avevano resistito nemmeno 5 anni.
Lentamente mentre Leon, continuava a raccontarmi la loro storia, aggiungendo
anche qualche piccolo aneddoto divertente, il salotto iniziò a riempirsi…
- Krys, per favore,
accompagna la piccola Alexis nella sua stanza e
assicurati che non prenda freddo e che dorma un po’…è
distrutta poverina…- Esclamò Sam, subito sentii Krys,
sollevarmi dal pavimento, probabilmente stavo perdendo tutte le energie
assorbite dal pesante passo del sonno che stava per travolgermi in pieno.
Quando mi appoggiò delicatamente sul letto sentii le
calde e soffici coperte avvolgermi, mi lascia cullare…
Sentii un bacio sulla
fronte e la sua presenza allontanarsi a poco a poco da me…
- Ti prego
non andartene…ho paura…- Esclamai bisbigliando.
Lui si sedette accanto
a me e si mise a giocherellare con i miei capelli. Mi addormentai.
Salve a tutti!!!
Sono riuscita a fare anche il quarto
capitolo e come al solito devo ringraziare quelli che
hanno letto
E che hanno continuato a
recensionare la mia storia e mi hanno dato, ancora una
volta, la spinta per andare avanti…