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Autore: Peddy    08/09/2007    4 recensioni
Questa è la storia d’amore tra Alexis Gray una ragazza umana e Krys Schafer un vampiro. Insieme riusciranno a superare le difficoltà di un’amore impossibile? Il ritorno del ex ragazzo di Alexis con una grande sorpresa potrà cambiare le cose? E se a queste difficoltà si unisse una lotta tra due organizzazioni segrete? Ci sarà il lieto fine o sarà una fine drammatica? Scopritelo voi stessi leggendo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi:

Questa è la storia d’amore tra Alexis Gray una ragazza umana e Krys Schafer un vampiro.

Insieme riusciranno a superare le difficoltà di un’amore impossibile? Il ritorno del ex ragazzo di Alexis con una grande sorpresa potrà cambiare le cose?

E se a queste difficoltà si unisse una lotta tra due organizzazioni segrete?

Ci sarà il lieto fine o sarà una fine drammatica? Scopritelo voi stessi leggendo e recensionando.

Buona lettura

Peddy

Love me, my Anjel

Prologo

Lentamente con una mano mi tolsi le piccole ciocche dei lunghi capelli che mi erano rimasti appiccicati alle labbra, asciugate da un vento dolce e delicato che mi accarezzava da ogni parte. Stavo appoggiata con la schiena allo stipite della enorme finestra spalancata della mia stanza, ascoltavo il lontano fruscio delle foglie secche che, cadute dagli alberi, sembravano formare un enorme coperta per la terra.

Completamente assorta nei miei pensieri non mi accorsi che il sole stava tramontando, lo notai solo osservando l’ ombra del grosso salice che lentamente si spostava verso est, allora alzai gli occhi verso l’orizzonte e m’incantai su quel magnifico paesaggio che non avrei mai più rivisto.

Mi domandavo com’era possibile tutto ciò, mentre scendevo le scale per andare a cena. Tutto stava accadendo troppo in fretta per i miei gusti!

La mia casa, se ancora potevo chiamarla tale, si era praticamente trasformata in un campo di battaglia.

C'erano cose un po' dovunque. Scatoloni pieni di cianfrusaglie, valige varie pieni di vestiti di tutte le stagioni.

Mia madre era agitata e non faceva altro che parlare del nostro prossimo trasferimento.

Dio, quanto stavo odiando quella situazione!

Eppure, nonostante tutto il mio impegno a sabotare quella decisione, non ero ancora riuscita a far desistere mia madre dai suoi propositi.

Era davvero frustrante!

La cucina era l'unico luogo rimasto utilizzabile, nel salotto era stato tolto tutto e i mobili coperti da larghi teloni bianchi e le stanze da letto avevano subito la stessa sorte.

Nella mia mente iniziarono a formarsi mille domande, mentre guardavo la causa del mi caos mentale.

Non capivo com'era possibile che mia madre non riuscisse a capirmi…Come poteva comportarsi in quel modo? Non capiva che stava sbagliando? Come poteva dimenticare cosa rappresentava quella casa per me?

Ero nata lì, vi ero cresciuta sopportando e superando con dignità tutti gli ostacoli che la vita mi aveva messo davanti…E ora…tutti quei ricordi sembravano allontanarsi dalla mia, sembravano sfumare attraverso la febbrile eccitazione di mia madre...

Guardai l’orologio quella sera avrei dovuto vedere il mio ragazzo. Tommy.

Mi alzai dal tavolo, catturando l’attenzione di tutti quelli che erano seduti.

-Bene! Io ho finito!-Esclamai ancora in piedi e senza aver mosso un passo

- Che ne dici di una buona fetta di torta?- chiese mia madre cercando di farmi fermare a cena ancora un po’.

-Ecco, veramente preferirei fare quattro passi. Ti spiace?- Le domandai, anche se la sua risposta non mi avrebbe fatto cambiare piani

-Dì la verità…stai andando da qualcuno in particolare? Magari qualcuno con i capelli corti castani e gli occhioni verde chiaro?- Mi domandò Alan, il padre dei miei due fratellini e colui che aveva occupato lo spazio vuoto che mio padre aveva lasciato nel cuore di mia madre.

-Indovinato!- Gli risposi io.

Al, rimase a dir poco sbigottito.

Inizialmente non ci andavo molto d’accordo, pensavo che avrebbe cercato di portarmi via mia madre, come quella donna bionda aveva fatto con mio padre, ma lui mi fu molto vicino quando mia madre dovette andare dalla zia per un mese e il nostro rapporto era cambiato…mi piaceva come persona. Era onesto e soprattutto era un buon padre, non solo per i gemelli, ma anche per me, e inoltre con i bambini ci sapeva fare più di mia madre.

Ma credo che quell’espressione fosse dovuta a altro. Credo che si aspettasse che io l’odiassi per via del trasloco, ma in verità se dovevo ‘odiare’ qualcuno, quella era mia madre.

-Io vado, ciao!- Esclamai prendendo una felpa e uscendo di casa a corse. Ero in ritardo.

Quando arrivai, al parco lui era già li che mi aspettava. Stava seduto sulla panchina con un’aria assorta. Il cappellino che oramai non si toglieva più nemmeno per andare a dormire, gli copriva gl’occhi verdi, e i capelli castani, la felpa verde era quella che usava solitamente durante gl’allenamenti di calcio, guardandolo bene mi accorsi che aveva ancora indosso la tuta da ginnastica…molto probabilmente aveva finito da poco gl’allenamenti e si era precipitato subito qua al parco senza nemmeno passare da casa.

Lentamente mi avvicinai, sembrava che non si fosse accorto della mia presenza e credo che non se ne accorse nemmeno quando mi trovai a pochi centimetri da lui.

Presi fiato pronta a farlo spaventare, ma lui mi sorprese premendomi il suo dito indice sulle labbra.

- Se ci provi ti ammazzo!- Esclamò con voce cupa.

Non aveva mai usato un tono così cupo con me…ma forse me lo meritavo, il giorno successivo sarei partita per sempre, avrei detto addio alla città che mi aveva cresciuta e non gli avevo ancora detto niente. Non sapeva nulla del mio prossimo trasloco. Avrei dovuto dirglielo, ma fino in fondo ho sempre sperato che non sarei mai partita, ma oramai le mie speranze erano svanite.

- Ma allora te ne eri accorto! Non ti muovevi e io pensavo di…- Esclamai sorpresa ma lui mi interruppe.

- Non sono un novellino ok?!- Anche questa volta usò un tono che non mi aveva mai rivolto, ma questa volta mi colpì in pieno. Era nervoso, irritato e pieno d’odio…l’aveva scoperto, ne ero certa, che altro avrebbe potuto avere contro di me?

- Scusami…- Bisbigliai spiazzata e delusa dal tono che mi aveva rivolto.

Attorno a noi cadde il silenzio, nessuno di noi parlava, sembrava che non respiravamo, sembravamo due mimi di quelli che stanno nei parchi e imitano delle statue e si muovono solo se qualcuno gli lancia una monetina. Stavo solo aspettando che qualcuno lo facesse, speravo ma non succedeva niente, nessuno passava e nessuno parlava. Anche il vento si era fermato. La situazione era diventata ridicola!

- Questa situazione è ridicola!- Bisbiglia a bassa voce, così bassa che nemmeno io riuscì a capire quello che dicevo.

- Perché? Trovi ridicolo vedersi al parco con il proprio ragazzo!- Esclamò Tommy ancora irritato.

- Tommy si può sapere cosa cavolo hai?- Gli urlai io.

Lui finalmente mio guardò per la prima volta da quando lo raggiunsi quella sera.

Stranamente i suoi occhi non erano più verdi, ma castani, pensai ad uno strano gioco di luci.

- Non sono affari tuoi!- Urlò lui.

- Come non sono affari miei tu sei il mio ragazzo, e si mi tratti in quel modo vuol dire che invece sono affari miei!!!-

Lui si alzò e iniziò a prendere a pugni l’albero che aveva difronte.

- TOMMY!!!- Lo richiamai io avvicinandomi e cercando di fermarlo per evitare che si facesse male, ma lui con l’altra mano mi fece cadere a terra solo il mio urlo di doloro lo fece fermare.

Io mi alzai, non mi ero fatta nulla, mi pulii dalla polvere e mi avvicinai nuovamente a lui che stava fermo con il pugno sul tronco. Gli appoggia le mani sulle spalle e poi anche la testa.

- Tommy, dimmi che ti succede…sei strano…qualcosa ti turba..dimmi cosa!-

- Non qui, andiamo a casa mia!-

Accettai.

Arrivata a casa sua salutai la famiglia Lawson. Adoravo la sua famiglia e loro adoravano me.

La prima persona della sua famiglia che incontrai fu Logan Lawson, il fratello maggiore di Thomas. Che si avvicinò a lui e si mise al suo fianco appoggiando una mano sulla sua spalla.

Non era difficile capire che erano fratelli. Erano più o meno alti uguali ed erano tutti e due castani e gl’occhi verdi. La differenza dovuta ai 3 anni di differenza, stava nella corporatura. Logan aveva le spalle larghe ed era più robusto. Si vedeva che era lento e potente, mentre Tommy era agile e svelto.

Dopo poco ci raggiunse la sorella maggiore di Thomas, Mallory.

Era una bellissima ragazza. I capelli lunghi, lisci setosi ma sempre castani le circondavano il bellissimo volto olivastro, gl’occhi verdi erano di spicco e davano un tocco in più ai suoi eleganti lineamenti.

Mallory era la sorella di mezzo, nata tra Logan e Thomas e essendo l’unica figlia femmina della famiglia si era legata molto a me.

Dirigendoci al piano di sopra sbirciai in salotto incontrando gli sguardi di Edward e Claudia, i genitori dei tre fratelli. Mi salutarono entrambi con un semplice gesto della mano che io ricambiai.

Nella sua stanza Thomas si sedette sulla sedia della scrivania portandola di fronte al letto dove mi ero accomodata io.

Stava lì e mi fissava con i suoi occhi penetranti con le braccia incrociate sullo schienale e il mento appoggiato sulle braccia.

- Tommy, stavamo facendo un discorso prima…vuoi dirmi cosa ti succede?- Gli chiesi cercando di imitare il suo sguardo, invano.

Lui non rispose.

- Se mi hai fatto venire qui per startene in silenzio, potevamo restare dove eravamo prima!- Esclamai io irritata.

- Scusami, stavo cercando di trovare le parole giuste, non è facile quello che voglio dirti!- mi rispose lui abbassando lo sguardo.- Ma devo farlo…io ti devo…lasciare! Non perché non ti ami ma perché…ho conosciuta un’altra ragazza, con lei è tutto diverso, c’è un intesa maggiore, lei mi capisce…io…mi dispiace.-

Il suo sguardo era fisso su di me, mentre il mio si era bloccato come il mio cuore, ma sul mio volto si formò un sorrisino.

- Ti sembrerà strano ma, sono contenta di questo…vedi all’inizio era tutto perfetto, ma ora non era più così, il vederti era diventato come vedere un fratello maggiore, quello che provavo per te era cambiato…il mio cuore non batteva più come prima…e inoltre…io domani me ne vado…- Esclamai io come risposta.

- Come te ne vai?- Mi domandò lui.

- Alan e Clare vogliono trasferirsi, a New Liskeard.-

- Tornerai?

A quella domanda non sapevo cosa rispondere, nemmeno io sapevo se in un futuro sarei mai tornata nella mia città natale…

Scossi la testa in segno negativo.

Nessuno di noi parlò più.

La macchina percorreva rapida le strade della cittadina ancora silenziosa. Le strade a quell'ora erano pressocchè deserte , appena illuminate dalla chiara luce dell'alba. In giro non c'era nessuno.. Solo qualche ambulante che tornava dal solito rifornimento di merci al mercato…

Da lontano una voce di un lupo solitario echeggiava nell’aria, un triste ululato continuo.

Quello era il mio addio.

CONTINUA

  
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