Questa è la storia d’amore tra Alexis Gray una ragazza umana e
Krys Schafer un vampiro.
Insieme riusciranno a
superare le difficoltà di un’amore impossibile? Il
ritorno del ex ragazzo di Alexis
con una grande sorpresa potrà cambiare le cose?
E se a queste difficoltà si unisse una lotta tra due
organizzazioni segrete?
Ci sarà il lieto fine o
sarà una fine drammatica? Scopritelo voi stessi leggendo e recensionando.
Buona
lettura
Peddy
Love me, my Anjel
Prologo
Lentamente con una mano mi tolsi le piccole ciocche dei lunghi capelli che
mi erano rimasti appiccicati alle labbra, asciugate da
un vento dolce e delicato che mi accarezzava da ogni parte. Stavo appoggiata
con la schiena allo stipite della enorme finestra
spalancata della mia stanza, ascoltavo il lontano fruscio delle foglie secche
che, cadute dagli alberi, sembravano formare un enorme coperta per la terra.
Completamente
assorta nei miei pensieri non mi accorsi che il sole stava tramontando, lo
notai solo osservando l’ ombra del grosso salice che
lentamente si spostava verso est, allora alzai gli occhi verso l’orizzonte e
m’incantai su quel magnifico paesaggio che non avrei mai più rivisto.
Mi domandavo
com’era possibile tutto ciò, mentre scendevo le scale per andare a cena. Tutto
stava accadendo troppo in fretta per i miei gusti!
La mia casa,
se ancora potevo chiamarla tale, si era praticamente
trasformata in un campo di battaglia.
C'erano cose
un po' dovunque. Scatoloni pieni di cianfrusaglie, valige
varie pieni di vestiti di tutte le stagioni.
Mia madre
era agitata e non faceva altro che parlare del nostro prossimo trasferimento.
Dio, quanto stavo odiando quella situazione!
Eppure, nonostante tutto il mio impegno
a sabotare quella decisione, non ero ancora riuscita a far desistere mia madre
dai suoi propositi.
Era davvero
frustrante!
La cucina
era l'unico luogo rimasto utilizzabile, nel salotto era stato tolto tutto e i
mobili coperti da larghi teloni bianchi e le stanze da letto avevano subito la
stessa sorte.
Nella mia
mente iniziarono a formarsi mille domande, mentre guardavo la causa del mi caos
mentale.
Non capivo
com'era possibile che mia madre non riuscisse a capirmi…Come poteva comportarsi
in quel modo? Non capiva che stava sbagliando? Come poteva dimenticare cosa
rappresentava quella casa per me?
Ero nata lì,
vi ero cresciuta sopportando e superando con dignità tutti
gli ostacoli che la vita mi aveva messo davanti…E ora…tutti quei ricordi
sembravano allontanarsi dalla mia, sembravano sfumare attraverso la febbrile
eccitazione di mia madre...
Guardai l’orologio quella sera avrei dovuto vedere il mio ragazzo. Tommy.
Mi alzai dal
tavolo, catturando l’attenzione di tutti quelli che erano seduti.
-Bene! Io ho finito!-Esclamai ancora in piedi e senza aver mosso un
passo
- Che ne dici di una buona fetta di torta?- chiese mia madre
cercando di farmi fermare a cena ancora un po’.
-Ecco,
veramente preferirei fare quattro passi. Ti spiace?- Le domandai, anche se la
sua risposta non mi avrebbe fatto cambiare piani
-Dì la
verità…stai andando da qualcuno in particolare? Magari
qualcuno con i capelli
corti castani e gli occhioni verde chiaro?- Mi
domandò Alan, il padre dei miei due fratellini e
colui che aveva occupato lo spazio vuoto che mio padre aveva lasciato nel cuore
di mia madre.
-Indovinato!-
Gli risposi io.
Al, rimase a dir poco sbigottito.
Inizialmente
non ci andavo molto d’accordo, pensavo che avrebbe cercato di portarmi via mia
madre, come quella donna bionda aveva fatto con mio padre, ma lui mi fu molto vicino quando mia madre dovette andare dalla zia per un mese
e il nostro rapporto era cambiato…mi piaceva come persona. Era onesto e
soprattutto era un buon padre, non solo per i gemelli, ma anche per me, e
inoltre con i bambini ci sapeva fare più di mia madre.
Ma credo che
quell’espressione fosse dovuta
a altro. Credo che si aspettasse che io l’odiassi per
via del trasloco, ma in verità se dovevo ‘odiare’ qualcuno, quella era mia
madre.
-Io vado,
ciao!- Esclamai prendendo una felpa e uscendo di casa
a corse. Ero in ritardo.
Quando arrivai, al parco lui era già li che mi
aspettava. Stava seduto sulla panchina con un’aria assorta. Il cappellino che
oramai non si toglieva più nemmeno per andare a dormire, gli copriva gl’occhi verdi, e i capelli castani, la felpa verde era quella che usava
solitamente durante gl’allenamenti di calcio, guardandolo bene mi accorsi che
aveva ancora indosso la tuta da ginnastica…molto probabilmente aveva finito da
poco gl’allenamenti e si era precipitato subito qua al parco senza nemmeno
passare da casa.
Lentamente
mi avvicinai, sembrava che non si fosse accorto della mia presenza e credo che
non se ne accorse nemmeno quando mi trovai a pochi
centimetri da lui.
Presi fiato pronta a farlo spaventare, ma lui mi sorprese
premendomi il suo dito indice sulle labbra.
- Se ci provi ti ammazzo!- Esclamò con voce cupa.
Non aveva
mai usato un tono così cupo con me…ma forse me lo
meritavo, il giorno successivo sarei partita per sempre, avrei detto addio alla
città che mi aveva cresciuta e non gli avevo ancora detto niente. Non sapeva
nulla del mio prossimo trasloco. Avrei dovuto dirglielo, ma fino in fondo ho sempre sperato che non sarei mai partita, ma oramai le
mie speranze erano svanite.
- Ma allora
te ne eri accorto! Non ti muovevi e io pensavo di…-
Esclamai sorpresa ma lui mi interruppe.
- Non sono
un novellino ok?!- Anche questa volta usò un tono che
non mi aveva mai rivolto, ma questa volta mi colpì in pieno. Era nervoso,
irritato e pieno d’odio…l’aveva scoperto, ne ero
certa, che altro avrebbe potuto avere contro di me?
- Scusami…-
Bisbigliai spiazzata e delusa dal tono che mi aveva rivolto.
Attorno a
noi cadde il silenzio, nessuno di noi parlava, sembrava che non respiravamo, sembravamo due mimi di quelli che stanno nei
parchi e imitano delle statue e si muovono solo se qualcuno gli lancia una
monetina. Stavo solo aspettando che qualcuno lo facesse, speravo
ma non succedeva niente, nessuno passava e nessuno parlava. Anche il vento si era fermato. La situazione era diventata
ridicola!
- Questa
situazione è ridicola!- Bisbiglia a bassa voce, così bassa
che nemmeno io riuscì a capire quello che dicevo.
- Perché? Trovi ridicolo vedersi al parco
con il proprio ragazzo!- Esclamò Tommy ancora
irritato.
- Tommy si può sapere cosa cavolo hai?-
Gli urlai io.
Lui finalmente
mio guardò per la prima volta da quando lo raggiunsi
quella sera.
Stranamente
i suoi occhi non erano più verdi, ma castani, pensai
ad uno strano gioco di luci.
- Non sono
affari tuoi!- Urlò lui.
- Come non
sono affari miei tu sei il mio ragazzo, e si mi tratti
in quel modo vuol dire che invece sono affari miei!!!-
Lui si alzò
e iniziò a prendere a pugni l’albero che aveva difronte.
- TOMMY!!!- Lo richiamai io avvicinandomi e cercando di fermarlo
per evitare che si facesse male, ma lui con l’altra mano mi fece cadere a terra
solo il mio urlo di doloro lo fece fermare.
Io mi alzai,
non mi ero fatta nulla, mi pulii dalla polvere e mi avvicinai nuovamente a lui
che stava fermo con il pugno sul tronco. Gli appoggia le mani sulle spalle e
poi anche la testa.
- Tommy, dimmi che ti succede…sei
strano…qualcosa ti turba..dimmi cosa!-
- Non qui,
andiamo a casa mia!-
Accettai.
Arrivata a casa sua salutai la famiglia Lawson.
Adoravo la sua famiglia e loro adoravano me.
La prima
persona della sua famiglia che incontrai fu Logan Lawson,
il fratello maggiore di Thomas. Che
si avvicinò a lui e si mise al suo fianco appoggiando una mano sulla sua
spalla.
Non era
difficile capire che erano fratelli. Erano più o meno
alti uguali ed erano tutti e due castani e gl’occhi verdi. La differenza dovuta
ai 3 anni di differenza, stava nella corporatura.
Logan aveva le spalle larghe ed era più robusto. Si vedeva che era lento e
potente, mentre Tommy era agile e svelto.
Dopo poco ci
raggiunse la sorella maggiore di Thomas, Mallory.
Era una
bellissima ragazza. I capelli lunghi, lisci setosi ma
sempre castani le circondavano il bellissimo volto olivastro, gl’occhi verdi erano di spicco e davano un tocco in più ai
suoi eleganti lineamenti.
Mallory era la sorella di mezzo, nata
tra Logan e Thomas e essendo
l’unica figlia femmina della famiglia si era legata molto a me.
Dirigendoci
al piano di sopra sbirciai in salotto incontrando gli sguardi di Edward e Claudia, i genitori
dei tre fratelli. Mi salutarono entrambi con un semplice gesto della mano che
io ricambiai.
Nella sua
stanza Thomas si sedette sulla sedia della scrivania
portandola di fronte al letto dove mi ero accomodata io.
Stava lì e
mi fissava con i suoi occhi penetranti con le braccia incrociate sullo
schienale e il mento appoggiato sulle braccia.
- Tommy, stavamo facendo un discorso
prima…vuoi dirmi cosa ti succede?- Gli chiesi cercando di imitare il suo
sguardo, invano.
Lui non
rispose.
- Se mi hai
fatto venire qui per startene in silenzio, potevamo
restare dove eravamo prima!- Esclamai io irritata.
- Scusami,
stavo cercando di trovare le parole giuste, non è facile quello che voglio
dirti!- mi rispose lui abbassando lo sguardo.- Ma devo
farlo…io ti devo…lasciare! Non perché non ti ami ma perché…ho conosciuta un’altra ragazza, con lei è tutto diverso, c’è un
intesa maggiore, lei mi capisce…io…mi dispiace.-
Il suo
sguardo era fisso su di me, mentre il mio si era bloccato come il mio cuore, ma
sul mio volto si formò un sorrisino.
- Ti
sembrerà strano ma, sono contenta di questo…vedi
all’inizio era tutto perfetto, ma ora non era più così, il vederti era
diventato come vedere un fratello maggiore, quello che provavo per te era
cambiato…il mio cuore non batteva più come prima…e inoltre…io domani me ne
vado…- Esclamai io come risposta.
- Come te ne
vai?- Mi domandò lui.
- Alan e Clare vogliono
trasferirsi, a New Liskeard.-
- Tornerai?
A quella domanda non sapevo cosa rispondere,
nemmeno io sapevo se in un futuro sarei mai tornata
nella mia città natale…
Scossi la
testa in segno negativo.
Nessuno di
noi parlò più.
La macchina percorreva rapida le strade della cittadina ancora silenziosa.
Le strade a quell'ora erano pressocchè
deserte , appena illuminate dalla chiara luce
dell'alba. In giro non c'era nessuno.. Solo qualche
ambulante che tornava dal solito rifornimento di merci al mercato…
Da lontano
una voce di un lupo solitario echeggiava nell’aria, un triste ululato continuo.
Quello era
il mio addio.
CONTINUA