15496- Un amore di numero

di Writer96
(/viewuser.php?uid=118642)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Milk Mustache ***
Capitolo 3: *** 2. Blue Audi ***
Capitolo 4: *** 3. Conversation ***
Capitolo 5: *** 4. Walking Friendship ***
Capitolo 6: *** 5. Friend's Dinner ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Image and video hosting by TinyPic




Dedicata all'Ali, perchè le avevo promesso un'altra storia su Lou
e anche se questa è brutta e nata per caso
per lo meno è una
long.





-Voglio fare una cosa.- aveva detto, prendendogli la mano e tirandola verso di sé.
-Cosa?-
-Voglio regalarci un numero.- era seria, così seria che lui non l’aveva mai vista più seria e sorridente insieme.
-Un numero?-
-Un numero, sì. Che sia nostro, un numero che non appartiene a nessuno e che ce lo freghiamo noi.-
-E che numero è?- le aveva chiesto lui, sorridendo e stringendole un po’ la mano. Sembrava una bambina, con quel sorriso e quegli occhi così difficili da capire.
-Non lo so. Inventiamocelo.-

Avevano passato l’intero pomeriggio a pensarci, stesi sul letto di lei, la testa fra le mani e gli occhi chiusi, che vagavano alla ricerca delle possibili combinazioni, fino a quando lei non aveva buttato il cuscino per terra sibilando un “Basta” anche piuttosto comico.

-Ho deciso. Quanti anni avevamo quando ci siamo conosciuti?- gli chiese lei, la fronte corrucciata e l’espressione seria.
-Ne avevamo quindici.- rispose lui, annuendo.
-Benissimo. Quindi-ci...- sillabò allora lei, anche se non serviva sillabarlo per scriverlo e con quella sua grafia un po’ tondeggiante trascrisse il numero sulla propria mano.
-Dov’è che ci siamo conosciuti?- continuò, un accenno di sorriso che le increspava le labbra piene e leggermente sproporzionate.
-A Bath, anche se dovresti ricordartene, non trovi?- ridacchiò lui, ottenendo una manata sulla testa da parte della ragazza.
-Certo che me ne ricordo, voglio solo vedere se riusciamo a mettere tutte queste cose in un numero. Per esempio, Bath ha quattro lettere. Quindi quattro.- riportò anche quel numero sulla propria mano, mentre il ragazzo ridacchiava e si chiedeva come mai si fosse fatto coinvolgere fino a quel punto in un gioco così assurdo.
-E poi sono anche quattro anni che ci conosciamo, così. E’ bellissimo!- esclamò il ragazzo, rotolando sulla schiena e osservando la serie di fotografie che stavano appese sull’anta dell’armadio. Non la vide scuotere
la testa, ma sentì il suo “no” deciso.
-Dev’essere un numero che valga per sempre, Lou. Non possiamo di certo farlo con gli anni di conoscenza. Quando saranno cinquanta che faremo, cambieremo il nostro numero?- gli chiese, per poi stendersi accanto a lui e girandosi a guardarlo negli occhi. Lui scosse le spalle e lei sorrise, allungando le braccia sopra di sé e toccando il muro pitturato di verde.
-Hai ragione, Esa. Allora adesso che ci mettiamo?-
-Ci mettiamo dentro noi due, no?- rispose lei, sorridente.

-Per esempio, lo sapevi che Esa in greco vuol dire sei? Ecco, possiamo scrivere te come un sei, mi piace questa cosa.- le disse lui, alzandosi su un gomito ed afferrando la penna per scriverle la cifra sulla mano, ma lei chiuse il pugno e girò la testa.
-Mi piace questa cosa del sei, bravo. E per te... a questo punto un nove, direi. Perché sei l’altra metà del mio cerchio, no?- sorrise e Lou annuì, iniziando poi a contare sulle proprie dita con aria volutamente comica.
-E poi, pensaci. Prince ha sei lettere, Tomlinson ne ha nove. Meglio di così!- scoppiò a ridere e l’abbracciò, strofinandole il naso su una spalla.
-Però aspetta. Messe così poi viene fuori un sessantanove, Lou. La cosa è meno carina. Mi pare che io e te siamo amici, non amanti o chissà quale altra cosa, no?- gli disse lei, allontanandolo un po’ e vedendo un leggero guizzo nella testa del ragazzo, seguito da un sorrisetto malizioso che scomparve di fronte all’occhiata perplessa della ragazza.
-Esa, così mi sembra quasi esagerato, però, dai.- le disse, tornando al suo posto e giocherellando con le dita della ragazza che gli sfioravano il fianco. Lei mosse indietro la mano, come punta sul vivo.
-No, no, no. Questo è il numero della nostra amicizia, ti pare? Non mi sta bene. O novantasei, o cerchiamo qualcos’altro.- ribattè, sentendosi un po’ una bambina pudica e sciocca. Anche lui sembrò accorgersi del suo disagio, perché si avvicinò e le posò la testa sulla spalla, senza dire niente, afferrando la penna e scrivendole il numero sul palmo aperto.

-D’accordo. Allora direi che basta. Mi piace questo numero. Quindicimilaquattrocentonovantasei.- sussurrò e lei annuì, alzandosi poi per andare a prendere un post-it e scrivercelo sopra a caratteri cubitali.
-Quindicimilaquattrocentonovantasei.- mormorò, in risposta, attaccando il post-it accanto alle foto.

Suonava bene.





Writ's Corner
So di aver già scritto di due migliori amici.
So di avere mille long in corso.
So che farà schifo.
Ma non sono riuscita a resistere, sappiatelo. Quando una è ammalata e pigra ogni scusa è buona per scrivere una nuova long. L'unica cosa positiva saranno gli aggiornamenti più o meno regolari e la certezza che la storia andrà avanti linearmente. <3
Non mi piacciono molto, ma prima voglio che li conosciate per capire questi personaggi, così diversi dai miei Liam ed Hay di 10 things.
Niente, che altro vi dico? Spero vi piaccia il prologo.
In ogni caso, al prossimo aggiornamento vi invierò una mail di avvertimento, come mio solito. <3


Ps: Esa è la bellissima Ashely Greene (Alice di Twilight), Lou... beh, è Lou.

Vi lascio un po' di link di storie e collegamenti


Twitter

Raindrops.

Gray Scarf.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 1. Milk Mustache ***


Image and video hosting by TinyPic










Theresa Anne Prince, meglio conosciuta come Esa Prince aveva un modo tutto suo di vedere la realtà. Benchè avesse diciannove anni, un appartamento in un quartiere abbastanza carino e un’iscrizione sempre rinnovata all’università di Medicina di Londra, dentro sentiva di essere ancora una bambina, spaventata dal mondo, dalle ingiustizie, dalla cattiveria e anche dai sentimenti più grandi di lei. Forse per questo la sua amicizia con Louis William Tomlinson, meglio conosciuto anche lui come Lou Tomlinson e basta, simile relazione con la realtà e con le persone, non era mai stata messa in discussione, o almeno, non apertamente, perché era chiaro a tutti che due così non potevano che essere amici.

-Buongiorno, mio splendore!-

E poi beh, poi c’era Harold Edward Styles, chiamato comunemente Harry o Faccia di Ginepro, che si aggiungeva a loro, portando la propria presenza e la propria figura al loro cospetto ogni giorno grazie al suo ruolo di barista davanti all’università e di amico fedele.

-Buongiorno, idiota.- replicò Louis, muovendo le dita della mano destra in direzione del caffè che Harry stava preparando per un altro cliente e che molto probabilmente non avrebbe soddisfatto la propria sete molto presto.
-Sei sempre così gentile, educato e simpatico di prima mattina che quasi mi viene il voltastomaco per tutte le tue smancerie...- lo rimbeccò Harry, servendogli però il caffè e aggiungendo del latte freddo con tanto di spruzzata di cioccolato sopra, tre colpetti e mezzo sullo spargi-cioccolato, per la precisione, giusto per dare un po’ di colore senza alterare il gusto del caffè, che Louis prendeva amaro. L’amico scosse la testa e sorrise, inclinando la testa di lato e sospirando platealmente.
-Dov’è l’amica siamese?- gli chiese, ignorando le proteste del ragazzo tutto brufoli al quale era appena stato sottratto il caffè.
-Oh, arriverà più tardi, penso. Sai, oggi si incontrava con un paio di compagne di corso e con Marion.- sussurrò, girando il cucchiaino nella tazzina per impedire alle sue guance di colorarsi di rosso.
-Marion, eh?- chiese Harry, sghignazzando, ma senza aggiungere altro, perché la porta si aprì lasciando passare quattro ragazze avvolte da cappotti neri e pesanti.

-Buongiorno, Terry. Compagne di corso di Terry, Marion...- disse Harry, affabile, sventolando lo strofinaccio in direzione delle ragazze, che si erano accomodate sul bancone accanto a Louis. Esa posò la testa sulla spalla dell’amico e brontolò qualcosa di incomprensibile, mentre le amiche salutavano Harry a loro volta, piuttosto affascinate e anche piuttosto imbarazzate.
La bellezza di Harry era imbarazzante, a volte. Molte volte, in realtà, visto che con quegli occhioni verdi, i capelli ricci (da lì il soprannome Faccia di Ginepro, anche se, soprattutto nel periodo più oscuro della sua vita, Harry aveva avuto così tanti capelli da coprire quella bella faccia che c’era sotto), le fossette e il sorriso smagliante avevano il potere di uccidere i neuroni di moltissime ragazze. Anche Louis era bello, ma di una bellezza più delicata, quasi femminile, con i capelli lisci e castani tenuti su con il gel e gli occhi azzurri e grandi, sempre leggermente spalancati.

-Allora, signorine, che vi porto?- chiese Harry, affabile, piegando la testa e soffermandosi leggermente con lo sguardo su una delle due ragazze sconosciute, tale Jenna, bionda dal sorriso sfacciato e aperto quasi quanto quello del barista.
-Un cappuccino.-
-Due!- si aggiunse Marion, scuotendo i capelli ricci e scuri e allungando la mano sul bancone. Louis si girò a guardarla e nel giro di poco si chiese se fosse riuscito a reprimere la propria smorfia di fronte al sorriso di lei.
-Un thè ai frutti rossi, grazie.- chiese la terza ragazza, Elizabeth, sguardo verde e penetrante e capelli castano chiaro forse troppo corti per il viso allungato e grazioso che aveva.

-Una bottiglietta di cianuro, grazie.- concluse poi Esa, rialzandosi dalla spalla di Louis e guardando Harry senza troppa convinzione. Lui le si avvicinò, prendendole le guance tra le dita e tirandole verso di sé.
-Che succede, piccola Terry?- le chiese, prima di allontanarsi di corsa per servire un uomo con due bambine che stavano strillando perché volevano una ciambella. Quasi gliele lanciò, per poi tornare di corsa dall’amica e continuare a guardarla preoccupato.
-Oggi ha rivisto Johnny che camminava con Samantha Morrison e ha deciso che voleva morire.- spiegò Marion, scuotendo la testa e guardando l’amica con gli occhi stretti. Se fossero state solo loro più i due ragazzi in realtà avrebbe compatito anche di più l’amica, visto che trovarsi davanti il proprio ex che camminava tranquillo con un’altra dopo essersi lasciati da neanche tre settimane non era proprio il massimo e lo sapeva per esperienza, ma essendoci anche Elizabeth, abbastanza amica di Samantha, si era trattenuta.
-Oh, non ci pensare a quello. Hai due amici come noi, che altri ragazzi vai a guardare, dai!- la prese in giro Louis, portandole un braccio sopra le spalle e sorridendole amichevolmente. Marion sbuffò e Harry dovette trattenere una risatina, mentre serviva i cappuccini e il thè alle ragazze.
-Mangia una brioche, dai, Esa. Ti farà stare meglio.- le assicurò Louis, strizzandole un occhio e rubando la brioche al cioccolato più grande che potesse trovare nel cestino lì accanto.
-D’accordo, d’accordo.- brontolò lei, ma non sembrava molto convinta. Mangiarono in fretta e quando si alzarono per andare a lezione –Harry li guardò con una punta d’invidia, perché a lui toccavano i corsi pomeridiani, che erano noiosi e vuoti, il più delle volte- Esa si fermò per qualche secondo a guardare Louis.

-Sei come i bambini, Tomlinson. Ti sei fatto i baffi di latte.- esclamò, pulendo l’amico con un tovagliolo, tenendolo fermo per il bavero della giacca. Le altre tre ragazze li guardarono e Marion lasciò che un sorrisino d’intesa passasse tra lei e Harry.
Quando i due uscirono, il ragazzo era abbastanza certo di non essere stato l’unico ad aver notato le guance leggermente rosse di Louis.




Writ's Corner
Buonasera, splendori miei. Allora, aggiorno in fretta. non viziatevi troppo, c'è un motivo per questo.
Domani inizia la scuola, ero giù di morale e l'unica maniera che mi è venuta in mente per tirarmi su di morale (e tirare su anche voi) era pubblicare qualcosa.
Non so voi, ma a me l'aggiornamento di una fic tira su sempre l'umore. D'accordo, non ve ne frega niente. Paciencia.
Allora, parliamo del capitolo. 
Dite "Ciao" a Faccia di Ginepro. Non è cuccioloso? Non vi aspettate un solito Hazza, qui. Ohibò, è un Hazza barista!
Piccola precisazione: ho messo i secondi nomi dei personaggi. Io dico sempre di odiarlo quando nelle ff la gente chiama i propri amici con i secondi nomi e in generale è vero. Ma qui, non essendo questa una fic in prima persona (e che strano effetto mi fa, scriverla!) posso metterli, perchè io sono l'autrice e so tutto. Ohohoho 
Per quanto riguarda Esa e Lou, ma specialmente Esa: di testa, spesso, è una bambina. Questo vuol dire che, nonostante le proprie passate relazioni, di amore ci capisce poco. Come me.
E Marion? Che mi dite? Non vi incuriosisce la reazione di Lou? Eh. Aspettate.

Bon, vado.
In bocca al lupo a tutti per domani.
Me lo fate un regalo? Passate dal mio account e leggete Raindrops? Domani, se riesco, la aggiorno e... beh. Ci tengo, a quella storia, e nessuno la calcola.
Grazie a tutti.

Se volete, sono su twitter ( Writ96)

Baci.
Writ

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 2. Blue Audi ***


Image and video hosting by TinyPic
 



Marion camminava vicino a Theresa, parlando abbastanza lentamente e toccandosi ogni tanto le punte dei capelli con le mani.
-Insomma, davvero non lo capisco, guarda. Prima mi dice “Usciamo” e poi un’ora dopo mi dice “Scusa, ma non se il mio tipo”, per poi mandarmi un messaggio la sera con scritto “Mi piaci”.- stava brontolando nell’esatto momento in cui ad Esa andava di traverso il thè che stava bevendo dalla lattina.
-Soffre di personalità multipla, temo. Dovresti lasciarlo stare, Mary...- le consigliò, dopo aver dato qualche colpo di tosse ed aver ripreso un colorito normale.
-Lo so, ma il fatto è che, nonostante tutto, Liam Payne resta comunque il ragazzo più... non so. Più affascinante che io abbia mai conosciuto.- spiegò, annuendo da sola alle proprie parole. Esa si voltò a guardarla e il vento le spinse in faccia una ciocca di capelli rossicci, che le schiaffeggiarono le guance e le entrarono fastidiosamente negli occhi.
Studiò l’amica per qualche istante e poi sospirò, concedendosi una breve risata. Marion era, da quando la conosceva, e cioè un paio d’anni, stata sempre incapace di nascondere le proprie emozioni. Esa lo sapeva bene, così come sapeva benissimo della cotta che l’amica si era presa per Louis qualche tempo prima e che per fortuna adesso era stata rimpiazzata dall’altra. Non che  fosse gelosa, semplicemente teneva al suo giro di amicizie e aveva paura che se si fossero messi insieme e poi avessero rotto avrebbero potuto distruggere tutta quell’armonia tanto cara invece alla stessa Esa. Voleva bene ai propri amici esattamente come un bambino tiene ai propri cari, in quella maniera così profonda e sincera e anche ingenua, che vede nella novità e nel cambiamento qualcosa di pericoloso.
-Ti piace parecchio, di’ la verità.- ridacchiò, coinvolgendo anche l’amica in una risatina simile. Marion annuì e Theresa sospirò, pensando a quanto fosse bello essere appena agli inizi di una cotta, rendersi conto che qualcuno era più che un conoscente o un amico. Era stata felice di innamorarsi –anche se forse innamorarsi non era la parola giusta- di Johnny, tre mesi prima. Anche se era stata una storia breve, finita per fortuna in maniera pacifica, le era rimasta addosso la sensazione di essere stata contenta con lui e vederlo con quell’altra ragazza, quella mattina, le aveva provocato una fitta di gelosia, perché quello che era stato il suo Johnny non era più suo e aveva trovato qualcun altro mentre lei... beh, lei era rimasta lì, ferma, incapace di trovare qualcun altro.

-Il fatto è che mi prende e quando parla mi piace sentirlo vicino a me, mi piace pensare che lui che sta sempre zitto stia volontariamente parlando con me, capisci?- le spiegò, gesticolando senza riuscire a dare una voce ai propri pensieri.
-No, ma mi sta bene vederti così contenta.- la rassicurò e l’altra annuì, sorridendo in risposta. Camminarono ancora un po’, fino a quando Esa non vide una macchina che ben conosceva parcheggiata davanti a casa propria. Lanciò uno strillo acuto e si girò verso l’amica, che aveva dipinta sul volto un’espressione confusa.
-Che è successo?- le chiese, preoccupata ed Esa scosse la mano, mentre una fitta di felicità le riempiva lo stomaco e le risaliva dentro.
-Ti chiamo stasera, devo scappare!- le disse, sistemandosi poi i capelli dietro la testa e sorridendo felice in direzione dell’amica, che stava attraversando per andare a prendere l’autobus.

Si avvicinò all’Audi blu scuro e sorrise, guardando dentro ai finestrini. Non poteva proprio crederci, sentiva di stare per scoppiare. Dopo un anno quella macchina era di nuovo lì, parcheggiata sul vialetto, così perfettamente incastonata con tutto il contesto da sembrare irreale. Lanciò un gridolino e si affrettò a prendere le chiavi dal cappotto, aprendo la serratura dopo aver tolto l’allarme ed entrando con un enorme sorriso stampato addosso nel vedere un cappotto a lei ben conosciuto e due giacchetti sportivi abbandonati sul divano. Una testa biondiccia entrò nella sua visuale un istante dopo che lei ebbe chiuso la porta e poi fu sommersa dal corpo di Esa che gli si era lanciata contro.

-Non ci credo, Niall Horan, non ci credo che tu sia qui!- esclamò, stringendolo a sé e strofinandogli la guancia contro il collo. La risata del ragazzo riempì la stanza e poi lui ricambiò l’abbraccio, cercando di sollevarla.
-Terry, non riesco a sollevarti, ti rendi conto che sei diventata ancora più pesante?- borbottò, dandole un bacio sulla fronte. Lei gli diede uno scappellotto e poi si staccò da lui, prendendogli una guancia tra le dita e tirandola.
-O forse se tu che mangi troppo e ti sei ingrassato e indebolito!- rispose, scatenando un nuovo attacco di risate da parte del ragazzo. Dalla porta della cucina emersero due figure, entrambe sorridenti e allegre e Theresa si slanciò anche verso di loro, con il suo tipico entusiasmo.

-Papà! Maggie!- strillò, abbracciandoli e facendo cozzare la propria testa contro quella dei due adulti. Maggie era la compagna di suo padre, madre di Niall, e per Theresa era come una seconda madre, dato che lei e suo padre stavano insieme da ormai cinque anni, cioè da due anni dopo che la madre di Esa se n’era andata di casa dopo essersi separata pacificamente dal marito. Theresa non aveva nessun tipo di rancore né nei confronti della madre e del nuovo compagno né nei confronti di suo padre e Maggie, anzi, diceva sempre che era stato meglio così per la sua vita. Sua madre viveva in America e si sentivano di rado, ma sempre in modo affettuoso e allegro, mentre suo padre e Maggie vivevano da quando lei si era presa l’appartamento da sola in Irlanda insieme a Niall, che era ancora all’ultimo anno di superiori e poi si sarebbe probabilmente trasferito a  Londra a sua volta, così come aveva fatto la sorella acquisita.
-Bellissima! Siamo passati a farti una sorpresa, stiamo qui per poco, tranquilla, non ti vogliamo sconvolgere l’esistenza!- esclamò Maggie, sorridendo affabile allontanandola poi da sé. Esa sorrise e scosse una mano, mentre prendeva i cappotti e li portava sull’attaccapanni, seguita da Niall e dalle chiacchiere dei due adulti, che le stavano chiedendo dell’università, degli amici e della vita in generale.
-Oh, tutto bene, davvero. Mi piace moltissimo qui, adoro la città e anche l’università è fantastica. Gli amici sono i soliti, c’è Louis, poi Marion –te la ricordi, papà? Ci siamo conosciute all’inizio dell’anno scorso...- Harry, il migliore amico di Louis e gli altri, insomma. Tutta gente a posto, davvero...- esclamò, girandosi e trovando la faccia di Niall vicina alla propria che le sussurrò un “Buh” decisamente poco spaventoso in un orecchio.

-Horan, non mi fai paura!- disse, abbracciandolo e passandogli un braccio intorno alla vita, sottilissima nonostante tutto il cibo ingurgitato dal ragazzo. Tornarono in cucina e trovarono Maggie che si stava facendo il caffè scherzando a proposito delle pentole pezzate che stavano sopra ai fornelli.
-Ah, già, le pentole. Beh, dai. Erano carinissime, anche se devo ammettere che chi le usa di più è Marion quando viene qui a cucinare...- esclamò Esa, ben conscia del fatto che per le sue capacità culinarie bastava qualche pentola rovinata e un pentolino del latte. Niall rise, accanto a lei, probabilmente ricordandosi della volta in cui aveva tentato di farle cucinare un complicatissimo dolce irlandese.
-Marion vive qui?- chiese suo padre e Theresa scosse la testa, sorridendo.
-No, ma dovrei iniziare a farle pagare l’affitto visto che casa sua è spesso invasa dagli amici della coinquilina e lei viene qui da me... e anche Louis dovrebbe farlo!- esclamò ridendo e sentì Niall irrigidirsi sotto la sua presa. A Niall stava simpatico Louis, ma era sempre stato convinto che Theresa gli nascondesse la vera natura della relazione  con il ragazzo. Guardingo, era sempre in cerca di indizi che confermassero la sua tesi e perciò ne volle approfittare nel momento in cui i due adulti annunciarono che sarebbero usciti per cercare un albergo per quella notte per trascinare Esa per un braccio sul divano e sorriderle, fiducioso.

-Allora, Essie, raccontami tutto quello che ti è successo.-





Writ's Corner
Non fucilatemi. Vi supplico in ginocchio.
So che sono in ritardo, specialmente perchè, avendo i capitoli fino all'undicesimo pronti non vedo come potrei essere in ritardo, ma il fatto è che non avevo tenuto conto di quella roba tipo prima settimana di scuola e interrogazioni. Insomma, cosette così, da niente (oggi mi ha interrogato a biologia e italiano, proprio niente niente, eh?)
Comunque sia, per farmi perdonare, se ci riesco aggiornerò venerdì o sabato. #chebrava
Parliamo del capitolo.
Eccoli qui! Mr Payne (non vi aspettate il solito Liam, nononono. Quando non è protagonista, nelle mie storie è sempre un personaggio strano) e Mr Horan apposta per voi. D'accordo, quella cosa della famiglia allargata e dell'Irlanda hanno poco senso e sono poco originali (l'ho già detto che odio questo capitolo? No? Bene.), ma volevo metterci un Horan fratelloso senza esserlo in verità.
#Capitemi
Niente. Fate attenzione a Marion (come mi diverto a fare spoiler apparentemente insensati)
Ci vediamo presto, non mancate di recensire, perchè, seriamente, questa storia si basa moltissimo sulle vostre recensioni, capite? <3
Vi lascio un po' di immagini <3

Writ


Ps: l'avete visto il video? L'avete visto? Sono così... meravigliosamente idioti. Baci. <3


Image and video hosting by TinyPic

Presto capirete il perchè di questa Gif.

Image and video hosting by TinyPic

Ciao, Esa, sei una figa. Ahah

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 3. Conversation ***


Image and video hosting by TinyPic

(Notate il banner. Ci ho messo un'ora, ma è stata la mia conquista)





Le chiacchierate con Niall erano spesso sfiancanti, a detta di Esa, che sapeva benissimo dove lui volesse andare a parare. Dopo averla ascoltata parlare della sua breve storia con Johnny, infatti, non si sorprese nel sentirgli dire “E con Louis? Come va con il nostro uomo?”
-Niall, come va, va tutto bene, direi. Siamo sempre amici, anche se penso che dovrei costringerlo a stare meno tempo davanti ai videogiochi e più tempo con noi, visto che oggi si pregustava un pomeriggio davanti alla tele e al joystick quando siamo usciti...- non riuscì a finire la frase che Niall stava già sorridendo, gli occhi spalancati e le mani intrecciate sul grembo.
-Siete usciti? Quindi avete capito qualcosa di più, eh?- esclamò tutto d’un fiato, guadagnandosi una manata da parte della sorellastra –che brutto termine che era da applicare a quell’essere allegro e tenero di Theresa- e un’occhiataccia.
-Siamo usciti dall’università insieme, Niall, niente appuntamenti. A lui era finita prima la lezione ed è venuto a prendermi, visto che con me c’erano anche Elizabeth, Jenna e Marion... a proposito, te le devo presentare, sono davvero simpatiche...- sviò lei, distraendo il ragazzo e impedendogli di fare altre domande del tipo “Perché è venuto a prenderti invece di tornare a casa” alle quali lei non avrebbe saputo rispondere perché in realtà non se l’era mai chiesto. Louis e lei erano amici, davvero tanto amici, ma bastava quello, no? Erano amici alla quindicimilaquattrocentonovantaseiesima potenza, pensò ridacchiando tra sé. Chissà se Louis si ricordava ancora del loro numero, inventato durante un pomeriggio di noia estiva.

-Guarda che ce l’ho una ragazza, eh!- ribattè lui, piccato, senza riuscire ad evitare di arrossire.
-Oh, non diciamo sciocchezze. Maggie mi ha detto che vi siete lasciati due settimane fa!-esclamò lei e lui dovette chinare il capo sotto quella verità.
-D’accordo, ma non ho voglia di cercare un’altra ragazza, grazie.- disse e lei gli accarezzò una guancia, stampandovi poi sopra un bacio allegro. Essere affettuosa con Niall le veniva naturale, così come le veniva naturale pensare che lui fosse suo fratello a tutti gli effetti. In realtà suo padre e Maggie non avevano sempre convissuto, perché lei era restia ad allontanarsi dalla propria casa e lui non voleva stravolgere troppo la vita della figlia con ulteriori stravolgimenti. La decisione di andare in Irlanda era stata dettata dalla nuova indipendenza di Theresa e dalla nascita del figlio di Greg, fratello di Niall, oltre che dalla voglia di Maggie di tornare in patria alle proprie origini.
-Oh, quanto mi sei mancato, biondino. Ascolta, questa sera organizziamo qualcosa tutti insieme con gli altri ragazzi? Da quanto ho capito papà e Maggie vanno a cena da degli amici, no?- chiese Esa e Niall annuì, stendendosi poi sul divano e accendendo la televisione per sbaglio, pestando con il tallone il telecomando.
-In realtà penso volessero stare un po’ con te, ma questa coppia ha saputo che venivano e li ha obbligati ad andare da loro...- spiegò lui, cambiando poi pigramente canale e arrivando su Mtv, dove trasmettevano il video di Princesse of China.
-Rihanna è una gnocca.- decretò poi, osservandola mentre si muoveva sinuosa davanti a lui. Esa scoppiò a ridere e gli si gettò contro, facendolo andare a sbattere contro il bracciolo.
-Niall, Niall, sei davvero pessimo.-
 

-Allora, Louis, che mi racconti di bello?- chiese Gave Prince al ragazzo seduto davanti a lui. Louis scosse la testa e sorrise, allungando le gambe sotto al tavolo che conosceva così bene. Niall, accanto a lui, scrutava i suoi movimenti e quelli della sorella, seduta dall’altra parte, che si guardava intorno con aria soddisfatta.
-Ma, niente di che. In realtà oggi, lo confesso, sarei stato capacissimo di rimanere seduto davanti alla televisione tutto il giorno, ma poi mi è arrivato un messaggio che mi avvisava che eravate tornati e ho pensato di fare un salto a salutare.- ammise, spettinandosi i capelli con una mano. Esa sbuffò verso di lui e poi si concesse una risata nel vedere la sua espressione afflitta.
-Dillo che volevi rivedere il tuo biondo preferito, dillo!- esclamò Niall, ridendo, e guadagnandosi una pacca da parte dell’amico sul gomito.
-Ma Niall, queste cose, davanti a tua madre!- disse, usando una voce in falsetto che fece scoppiare Maggie in una risata rumorosa ed allegra. Maggie adorava Louis e sembrava condividere la tesi del figlio, anche se meno apertamente di lui, a proposito di Louis e di Theresa.
-L’università come va?- chiese Gave, sorridendo e mettendo in risalto le piccole rughette accanto agli occhi. Il ragazzo sorrise e scosse una mano, ma fu Esa a prendere la parola, sorridente come tutte le volte che si parlava di Louis.
-Gli va benissimo, dicono che è un medico nato. Diventerà un bravissimo pediatra, vero, Lou?- chiese, continuando a sorridere e prendendogli una mano con forza. Il ragazzo si strinse nelle spalle e arrossì, facendo sì che l’immaginazione di Niall corresse a briglia sciolta davanti a quella scena.
-Bravo, Louis, servono davvero dei medici motivati e bravi...- si complimentò Maggie, strizzando poi l’occhio in direzione del compagno.
-E con questo cosa vorresti dire, eh? Che sono un cattivo chirurgo?- disse Gave, fingendosi arrabbiato e aggrottando le sopracciglia. Esa rise e gli posò una mano sul braccio, strofinandogli la pelle e dandogli talvolta dei colpetti.
-No, papà, sei bravissimo, dolcissimo, intelligentissimo, nessuno ti prenderà mai più in giro, lo promettiamo!- esclamò e Niall rincarò la dose, allungando un dito in direzione della sorella e dicendo “Ha ragione, ha ragione”

Rimasero a chiacchierare un altro po’, dopo di che i tre ragazzi si alzarono dal tavolo con un movimento perfettamente sincronizzato.
-Papà, noi stasera usciremmo un po’, sai, voi non ci siete... andiamo in pizzeria, una cosa tranquilla...- disse Theresa e il padre annuì, un sorriso stanco che mal celava la poca voglia di andare a cena con gli altri amici piuttosto che rimanere con la figlia. Anche Maggie si alzò, poi prese il proprio cappotto e quello di Gave e gli si avvicinò sorridente, così simile a Niall, in quel momento, da fare impressione.
-Forza, mio prode uomo, andiamo alla ricerca di un dolce per i nostri ospiti. E voi non fate troppo tardi, va bene?- disse, in direzione di Niall che fu investito dalla responsabilità della raccomandazione, probabilmente in virtù del fatto che era più piccolo degli altri due.

Guardò Esa e Louis che ridevano e scherzavano nel mettersi i cappotti a vicenda e pensò che era proprio vero che spesso sono i più piccoli ad intuire le verità nascoste agli occhi dei più grandi.





Writ's Corner
Sono in ritardo. LO SO. LO SO. Uccidetemi dopo, per favore, volevo provare a scrivere Combinazioni e sinceramente da morta sarebbe ancora più difficile.
Allora. Capitolo breve, di passaggio (questa è una storia lenta, del resto, l'avevo anche già detto, no?), in cui i personaggi ci appaiono nella loro quotidianità.
Niall, curioso, ma tenero, che ha capito tutto dalla vita. Esa che invece non capisce niente e Lou che è indecifrabile.
Volevo dirvi qualcosa su Esa e Lou. Esa non è un personaggio del tutto positivo. E'... indecisa. Incapace di essere adulta. Vive nella sua normalità, nella sua esistenza senza particolari sconvolgimenti ed è felice. Non vuole cambiare. Mi rappresenta, Esa, ma probabilmente è anche uno dei personaggi più amari di cui io abbia mai scritto. Scordateveli, in questa storia, i personaggi solo positivi. Non esistono.
Per quanto riguarda il prossimo capitolo, non mi do date. Confido in voi e nella vostra pazienza.
Stasera, più tardi, aggiornerò anche Raindrops, probabilmente, giusto il termine di fare il banner. 
Per quanto riguarda i banner: se ve ne servono, sono disposta a farne, basta che mi mandiate le immagini e agisco. Ce n'è uno anche nella storia Are You Brave Enough? dell'Ali, che vi consiglio di leggere perchè è bellissima.
Per ultimo, vi lascio il link di una storia su HP che ho scritto e a cui tengo molto: Strana Normalità
B
aci



Writ

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 4. Walking Friendship ***


Image and video hosting by TinyPic





Louis e Theresa camminavano spesso abbracciati o vicini, perfettamente consci l’uno del corpo dell’altra. Erano due amici e, in quanto tali, l’affetto e le dimostrazioni di bene erano all’ordine del giorno, soprattutto quando uno dei due era in una di quelle giornatacce in cui la paura della solitudine, quell’ horror vacui spesso tipico de bambini, li assaliva inspiegabilmente.
Con Niall, però, era più difficile farlo, sia perché Esa sapeva delle congetture del ragazzo, sia perché Louis aveva paura di inserirsi troppo in quei rari momenti familiari dell’amica.

-Niall, allora, ragazze?- chiese Louis, passando un braccio intorno alle spalle dell’amico e facendo ridacchiare Esa. Il biondo sbuffò e lanciò la testa all’indietro, per poi tornare a guardare l’altro, due paia di occhi azzurri che si fronteggiavano ridanciani.
-Storia finita da poco...- disse, laconico, ripromettendosi di raccontargli qualcosa di più in serata. Non gli andava di parlare della sua storia con Minnie, né di come l’aveva trovata a flirtare con un suo compagno di classe in presenza di Esa, che avrebbe sicuramente compatito lui e difeso, anche se involontariamente, lei, accampando qualche scusa oppure facendogli credere che Minnie non stesse davvero flirtando con quello lì.
-Beh, consolati, Londra è piena di bellezze!- esclamò Louis, gioviale e sereno, mentre passava un braccio sulle spalle di Esa, che lo stava fulminando con gli occhi.
-Eh, lo so bene, ho visto quanti se ne attira la nostra Terry...- esclamò Niall e lei sbuffò di nuovo, spostandosi per mettersi in mezzo ai due  e passando le braccia attorno ai loro fianchi. Louis sembrò essere d’accordo, visto che fece un cenno d’assenso, ma non  intenzionato a proseguire in quel discorso.

-Mi ha detto Esa che oggi avevi intenzione di passare il pomeriggio a giocare alla Play. Che hai di bello?- chiese Niall, facendo una smorfia curiosa e piegando la testa per guardare l’altro. Aveva percepito perfettamente il suo nervosismo e il suo non essere intenzionato a parlare della capacità di Esa di conquistare ragazzi e questo gli bastava per capire che la sua tesi aveva bisogno ormai di poche altre conferme.
-Assassin’s Creed III. La grafica è pazzesca e soprattutto hanno messo un sacco di nuovi equipaggiamenti, oltre che la possibilità di cambiare i vestiti del proprio personaggio!- si slanciò Louis, sorridendo felice e spingendo involontariamente Theresa al suicidio. Stavano davvero parlando di videogiochi? Ma quanti anni avevano? Otto? Scosse la testa e li osservò parlarsi concitatamente da sopra la sua testa, passando gli occhi sul profilo ben noto e conosciuto di Louis. Aveva la pelle leggermente abbronzata, anche se era Novembre, e i capelli sfuggiti al gel gli ricadevano fra gli occhi di tanto in tanto. Sembrava avesse cambiato colore, illuminato solo da un lato dalla luce rossa del sole che tramontava. Esa pensò che avrebbero dovuto fargli una foto così, prendendolo solo con quella luce che svelava le lentiggini nascoste e lo rendeva quasi iridescente. Un colpetto di tosse da parte di Niall la fece voltare e lei sorrise, come una bambina che avesse appena combinato una marachella, stringendosi nelle spalle e sbuffando un po’. Quel giorno i suoi occhi parevano verde-dorato e Niall non faticò ad immaginare lo sguardo che Louis doveva starle rivolgendo in quel momento.

-Prima che tu ti incantassi a guardare le bellezze di Tomlinson, stavamo giusto discutendo a proposito della tua incapacità di sopravvivere nei videogiochi di guerra...- scherzò Niall e lei ampliò ancora di più il proprio sorriso, senza neanche provare a schernirsi o a difendersi.
-Che ci volete fare, fanciulli? Dev’essere una capacità che avete solo voi maschi, quella. Noi ragazze preferiamo coltivarne altre....- brontolò, prima di sorridere e staccarsi da loro, iniziando a camminare all’indietro per poterli studiare. Questa volta fu Louis a studiarla, immergendosi in quel sorriso che gli era così familiare e che amava così tanto aveva tanto imparato ad apprezzare.
-Ah sì? Tipo quella di mettersi lo smalto perfettamente? Perché se fosse questa una di quelle mi verrebbe da dirti che non sei neanche una ragazza, visto il disastro che hai sulle dita...- esclamò Niall, che sembrava ormai essere l’unico a portare avanti una conversazione in quel momento, parlando alternativamente o con l’uno o con l’altra. Theresa arrossì di botto, gonfiando le guance per la rabbia e piantandosi davanti ai due stendendo avanti le mani.
-Non è smalto messo male, razza di idiota. Si chiama “Nail Art” e consiste proprio nel fare dei disegni con dei pennelli sulle proprie unghie...- ringhiò quasi, provocando le risate di entrambi fino a quando Niall non borbottò, in un finto attacco di tosse un “Mestruata” perfettamente udibile.

-Ah, amico, magari fosse così solo una volta al mese. Tu sei fortunato che non la vedi troppo spesso, ma io me la sopporto tutti i giorni, praticamente ed è sempre così...- esclamò Louis ridendo e ottenendo un’occhiata verso il cielo da parte di Esa, che si era stancata di camminare all’indietro e aveva ripreso a camminare in mezzo ai due. La verità era che Louis era spaventato da quel complesso meccanismo che erano le ragazze e, nonostante le sue più o meno numerose relazioni, era ancora poco certo di conoscere la differenza sottile che c’era quando una ragazza parlava di “mestruazioni” e di “quelle cose lì”.

-Allora stiamo messi bene...- gli diede spago Niall, ottenendo una gomitata da parte di Esa, che odiava essere esclusa dalle varie conversazioni.
-D’accordo, basta, ok. Adesso chiamo Marion e Harry e sento se vengono anche loro.- esclamò, tirando fuori il cellulare di ultima generazione dal quale non si separava mai.
-Chiama anche Jenna, mi è sembrato che Harry fosse contento di parlare con lei stamattina...- urlò Louis prima che Esa componesse il numero. Lei alzò le sopracciglia e lo guardò piegando la testa di lato.
-Aspetta, che vuoi dire?- chiese, dubbiosa e Niall ebbe voglia di prenderla e darle una botta sulla testa, tanto sembrava idiota con quell’espressione confusa, quando era evidente che in realtà aveva capito perfettamente quello che Louis voleva dire.
-Dai, l’hai visto anche tu, no? Come parlava piegando la testa, il sorriso, il cappuccino prima a lei...- spiegò, mimando ogni gesto nel pronunciarlo e assumendo quell’aria da sapientino che faceva spesso irritare Esa.
-D’accordo, ho capito, la chiamo. Chiamo anche Elizabeth, così troviamo qualcuno anche a Niall, stavolta...- esclamò, allontanandosi ed iniziando a parlare rumorosamente e allegramente al telefono dopo neanche dieci secondi.
Louis e Niall si guardarono e scoppiarono a ridere davanti alla sua determinazione che non permetteva un varco o una speranza.
-Ah, Niall. A proposito di ragazze... che è successo con la tua ex?- chiese Louis, posandogli un braccio sulle spalle e osservando Esa che girovagava lì davanti con il telefono incastrato tra testa e spalla.

Mentre Niall raccontava con il volto abbassato e l’espressione triste, Louis si chiese non per  la prima volta se Esa fosse così anche quando parlava con lui al telefono oppure se gli fosse riservato un trattamento speciale.





Writ's Corner

Buonasera/Giorno/Pomeriggio/Alba/Tramonto/Ora più cupa della notte.
Sono pronta al linciaggio. D'accordo, avevo detto che avrei aggiornato regolarmente e per una volta non ho scusanti. Ho il capitolo pronto, ho il pc, ho pure il tempo libero ma... ho anche una vita sociale (e qui si leverà il coro di "Uh! Ma non ci credo!") e pure dei bisogni fisiologici (vedi dormire, riposare, mangiare)
E questo è quanto.
Indovinate un po': questo capitolo, che mentre lo scrivevo mi sembrava anche carino, con questa sorta di carrellata nelle teste dei personaggi (si comincia a far chiarezza su Lou, pensate un po' che bello) e la camminata e la scena del sole. Mi immaginavo questo splendido Lou che era simile a quello sulla copertina di Take Me Home e questa Esa che rideva tutta contenta mentre Niall li scrutava ed è venuta fuori una parodia malriuscita di ciò.
Tanto odio nei miei confronti.
Oramai, però, è scritto e pubblicato e quindi... c'est la vie.

Da questo capitolo in poi, otterrete anche i bonus per le recensioni (quella cosina tipo "recensisci più di cinque capitoli"). Ve lo volevo dire così, per motivarvi. <3
Niente, scappo.
Bacioni e ancora tante scuse


Writ

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 5. Friend's Dinner ***


Image and video hosting by TinyPic

 

-Un brindisi a Niall!- esclamò Louis, per quella che forse era la quarta volta. Theresa rise, gettando la testa indietro, nel vedere il fratello allungare il boccale per farlo scontrare con quello dell’altro ragazzo e poi bere i suoi ormai 100 ml rimasti di birra. L’allegria scorreva molto più velocemente dell’alcol e almeno quella era una cosa positiva, anche se, Theresa faticava ad ammetterlo, vedere Marion che guardava il proprio cellulare e poi Louis con un’insistenza quasi continua le dava leggermente sui nervi.

-Un Niall a brindisi!- urlò dopo un po’ Jenna, che fino ad allora aveva parlottato con Harry dando a tutti l’impressione di essere estremamente sobria, cosa che, evidentemente, non era. La risata di Elizabeth proruppe appena un istante dopo, mentre poggiava la testa sulla spalla del ragazzo biondo e alzava un pollice verso di lui, contenta. Non aveva bevuto praticamente niente, ma aveva il brutto vizio, specie se era in compagnia di ragazzi affascinanti come quelli, di esagerare e di fingersi ciò che in realtà non era.
-E dopo questa, potremmo andarcene a casa, no?- chiese Harry, che da bravo barista non poteva sopportare la vista di gente ubriaca che voleva ancora bere. Jenna scosse la testa e proruppe in una nuova risata, anche lei alterata dalla birra e dalla bella compagnia.

-Oh, Harry, perché? Devo ancora sapere da Esa e Louis quando si sono messi insieme!- esclamò, facendo calare il silenzio sulla tavolata. Marion alzò lo sguardo dal cellulare, che si era di nuovo acceso per via di un nuovo messaggio, e fissò l’amica con aria interrogativa, piegando la testa di lato e facendo ondeggiare lo sguardo tra i due che, seduti vicini, si resero conto solo in quel momento di essere praticamente abbracciati.
-Ma noi non stiamo insieme!- esclamò lei, diventando paonazza, senza però spostarsi troppo dal calore piacevole e ben noto del corpo di Louis. Guardò in direzione di Niall, che aveva avuto la prontezza di alzare gli occhi al cielo per non incrociare il suo sguardo e poi scosse la testa, chiedendosi perché tutti, dopo qualche tempo, le facessero quella domanda. Più negava, più era stanca di farlo e si chiese se quell’improvvisa constatazione non fosse dovuta al fatto che da un po’ di tempo non riuscisse a trovare da nessuna parte la forza di negare che non era così. Louis era silenzioso, profondamente in imbarazzo, immaginava, e del resto cosa avrebbe dovuto dire di diverso?
-Beh, stareste bene.- pigolò Elizabeth, che sembrava essere tornata perfettamente sobria –cosa che infatti era- e ora li guardava sfrontata, i capelli spostati dietro alle orecchie che la valorizzavano molto di più di quando le pendevano leggermente flosci accanto alle gote.

Louis non reagì, di nuovo, ed Esa scrollò le spalle, incapace di fare altro. Sentiva che qualcosa, probabilmente uno dei bottoni di quella giacca Armani così carina che usava solo nelle occasioni migliori, le premeva lo stomaco, facendole mancare l’aria e si spostò sulla sedia, leggermente a disagio.
-Terry! Vieni con me in bagno, devi leggere questa cosa!- strillò Marion, alzandosi e facendo crollare la sedia dietro di sé. Harry si voltò a guardarla e seguì le sue mosse per qualche istante, incuriosito da lei e dai suoi movimenti. Jenna si schiarì la gola con una leggera tosse, poi si voltò a sua volta in direzione del ragazzo riccio e riprese il discorso da dove l’aveva interrotto. Esa si alzò, posando una mano sulla schiena di Louis, che però sembrava congelato e deciso a non avere reazioni. Lei si ritrasse, quasi scottata, seguendo poi Marion in bagno, dove si sbracciava come un’ossessa.
-Che c’è, Mary?- le chiese, appoggiandosi alla porta con la sensazione di essere osservata. Marion fece sparire dal proprio viso il sorriso e la trascinò nella stanza, afferrandola per la manica e indietreggiando impaziente. L’emozione le colorava le guance di rosso e aveva gli occhi leggermente lucidi, ma non sembrava felice, quanto, piuttosto, preoccupata.

-Esa, dimmi una cosa.- cominciò, guardando l’amica che annuiva rigidamente. –Cosa diavolo c’è, per davvero, tra te e Louis? E non rifilarmi la solita storia che siete amici e robe così, dopo stasera non ci credo più e...-
-Se è per questo, non ci sto credendo più neanche io...- ammise l’altra, portandosi i capelli scuri dietro le spalle e ammutolendo l’amica. Le parole le erano uscite dalla bocca di getto, infrangendosi addosso all’altra senza che potesse controllarle. Da dove le venisse tutta quella spavalderia e quell’incapacità di controllarsi, proprio non lo sapeva, ma se non altro aveva detto la verità.
-Io... cosa?- disse Marion, perdendo un secondo il filo dell’intero discorso. Qualcosa non filava. Theresa avrebbe dovuto negare tutto come al solito e invece no, era lì a guardarla con i suoi occhioni color nocciola che sembravano essersi persi e smarriti.
-Davvero. Avrebbe dovuto reagire, no? Perché non ha detto niente? Pensa che io mi sia innamorata di lui e ce l’ha con me?- straparlò Esa, gli occhi velati da una leggera frustrazione e la voce che faceva picchi più acuti degli altri dovuti all’isterismo.
-A parte che non avrebbe ragione ad avercela con te, ma poi...- provò a dire, ma la mano di Esa fu più veloce e le tappò la bocca prima che pronunciasse qualunque altra cosa. Marion pensò che fosse arrivato Louis, o qualcun altro e scosse le spalle per far capire all’altra che non avrebbe parlato, ma Theresa sembrava ignorare ogni suo movimento, preferendo fissarla negli occhi.
-Non dire niente di più, ok? Dimentica il mio sfogo. Dimentica tutto questo discorso.- le impose, la voce improvvisamente fredda e decisa. Marion annuì, stupendosi di quel gesto che stonava con la normale dolcezza e serenità dell’amica. Non la capiva minimamente e le sembrava di trovarsi davanti ad un’estranea, cosa che non le piaceva minimamente. Si torturò le mani nervosa e tirò fuori il cellulare, aprendo la bocca contro la mano ancora immobile di Esa.

-Che messaggio dovevi mostrarmi?- le chiese quest’ultima, tornando sorridente e serena, stupita lei stessa dal proprio gesto. Il nervosismo l’aveva assalita insieme alla leggera nausea dovuta al bicchiere di birra appena bevuto e non l’abbandonava, così come la sensazione che ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato in tutto ciò che stava succedendo.
-Liam mi ha riscritto. Stavolta dice che non capisce cosa diavolo ci sia in me che gli impedisca di staccarsi dal cellulare quando ci scriviamo. Devo ancora capire se sia arrabbiato o no.- sussurrò, spostandosi i capelli che le erano caduti davanti al viso. Esa si avvicinò e i capelli si mescolarono per qualche istante, mentre i due nasi si sfioravano come erano solite fare quando dicevano qualcosa che dovevano sentire solo loro.
-Probabilmente gli piaci più di quanto lui stesso riesca ad immaginarsi e a concepire. Forse voleva solo un flirt e invece si ritrova una bella cotta.- mormorò Esa di rimando, senza allontanarsi per ascoltare quello che avrebbe detto Marion, che stava respirando rumorosamente dalla bocca. Una ciocca dei suoi capelli le finì negli occhi, ma non si scostò, preferendo guardare l’amica in attesa che parlasse.

-Che palle. L’amore è una palla.- brontolò Marion, allontanandosi e spegnendo lo schermo del cellulare, che fino a quel momento aveva lanciato una luce bluastra sui visi di entrambe.
-Oh, sono d’accordo.- pronunciò una voce dalla porta del bagno, facendole girare e facendo salire il cuore in gola a Esa, che istintivamente spalancò la bocca.
Un paio di occhi blu la scrutavano, lucidi ma divertiti, sotto una ciocca di capelli castani che come al solito non era controllata dal gel, mentre la luce tremula del bagno faceva sparire le lentiggini nascoste delle guance.

-Sono decisamente d’accordo.- pronunciò Louis ed Esa si sentì morire.





Writ's Corner

Questa storia stava iniziando ad avere le ragnatele. Mai come Click, ovviamente, ma poco ci manca.
Il fatto è che ho dovuto fare: uno scambio di coro, un compito di greco orribile, disintossicarmi (provarci, diciamo) da Grey's Anatomy. E poi... beh, l'ultimo capitolo ha ricevuto davvero pochissime recensioni quindi alla fine mi dispiace, perchè io tengo alla storia ma così... ha senso, continuare? Vi piace ancora? Oppure la cancello, la riscrivo e poi ne riparliamo? Ditemi voi.

Sul capitolo niente da dire, una cena tra amici, una scena che penso potrebbe esservi familiare perchè, ahimè, cose tipo questa succedono spesso.
E... niente.
Non so quando ripubblicherò. Dipenderà da voglia e studio.
Intanto, vi dico che la settimana prossima è il mio compleanno, quindi sono contenta :D


Vado. Baci, baci


Writ

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1508090