And now, like all great things, it has come time for it to end.

di Party Poison
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Tutti sappiamo che fine hanno fatto I My Chemical Romance. Sì insomma, il 22 marzo hanno deciso di chiudere la baracca e di farla finita lì. Perciò in un momento di disperazione mi è venuta la bellissima (?) idea di scrivere un’altra fan fiction su di loro. Forse questa sarà l’ultima, o forse poi ne scriverò altre. Non lo so. Sicuramente aspetterò un tempo infinito per farne un’altra. Fatto sta che ho deciso di scrivere questa dal punto di vista di Gerard, quello più critico di tutti.
Giusto per soffrire ancora un po’, propongo a chi leggerà questa fanfic le ottantotto parole con cui loro ci hanno fatto sapere della loro fine.
“Being in this band for the past 12 years has been a true blessing. We've gotten to go places we never knew we would. We've been able to see and experience things we never imagined possible. We've shared the stage with people we admire, people we look up to, and best of all, our friends. And now, like all great things, it has come time for it to end. Thanks for all of your support, and for being part of the adventure.
My Chemical Romance”
 

And now, like all great things, it has come time for it to end.
Capitolo 1                                                                                              Don’t’ cry, babe.
 

“Dai ragazzi, cerchiamo di registrar questa dannata canzone in maniera decente. Frank, fai correre le dita sulla tua chitarra come al solito. Mikey, lascia perdere Sarah per un momento. Ray, gira lo spartito per il verso giusto!”

So long to all of my friends,
Everyone of them met tragic ends,
With every passing day,
I’d be lying if I didn’t say,
That I miss them all tonight…
And if they only knew what I would say..
 
“Gerard, scusa ma io non ce la faccio. Non so come ti sia venuto in mente di scrivere una canzone così, cazzo. So che non possiamo più andare avanti, ma le fans…le fans cazzo! Come ci resteranno?”
“Lo so, Frank. Finiamo di registrare questa, per favore, le altre sono già tutte pronte. Non pensare minimamente che io stia bene. Questa band per me è parte della mia vita ormai, voi siete parte della mia vita. Però Frank se piangi cavolo…”
Il moro stava piangendo a dirotto. Aveva abbandonato la chitarra sul pavimento e si stava allontanando correndo via dalla sala di registrazione.
“Questa situazione è una merda, Bro. Stiamo illudendo tutti quanti di un MCR 5, che non ci sarà. Non sarebbe meglio annunciare che dopo le Conventional Weapons chiudiamo la band?”, Mikey stranamente aveva parlato, anche in tono saggio. Voleva limitare il danno per tutti quanti, anche per noi stessi.
“Vado a vedere come sta Frank..” disse Ray, ma io lo bloccai.
“No, ci vado io.. ho bisogno di una boccata d’aria. Qui dentro manca ossigeno”
L’ossigeno in quella sala mancava a tutti quanti. Nessuno di noi voleva farla finita, ma ci sentivamo quasi in dovere. Insomma, tutte le cose, belle o brutte che siano, devono avere una fine. Eravamo in giro dal 2001, avevamo prodotto quasi dei capolavori. Siamo stati stimati, amati, odiati, cacciati. Abbiamo vissuto la nostra band. Il problema di fondo è che non possiamo trascurare ancora a lungo le nostre famiglie per occuparci della musica, anche se proprio lei ci ha permesso di farci una vita.

Trovai Frank nel bagno degli uomini, seduto accanto al lavandino che fissava il muro dall’altra parte. Quando entrai non mi degnò neanche di uno sguardo. Era distrutto seriamente. Oltretutto la depressione in questo periodo lo stava consumando e nessuno poteva farci niente. Abbiamo provato ad aiutarlo, a parlare con psicologi e anche con noi, ma nulla. “Non preoccupatevi, ragazzi, starò bene”, era sempre questa la sua risposta.
Mi avvicinai lentamente a lui fino ad arrivargli praticamente di fronte. Alzò lo sguardo e mi punse con uno spillo dritto al cuore. Vedevo solo degli occhi persi, riflettenti dolore, ma anche cattivi.
“Frank…Frankie..ti prego di non fare così. Per noi e per te stesso. Sai che è una decisione ponderata e condivisa da tutti quanti”
“IO. NON. L’HO. SCELTO. Avete deciso solo per voi. Io non sono nessuno senza di voi. Io non sono nessuno senza te, Gerard. Sei il mio migliore amico, mio fratello, sei stato il mio amante, il mio angelo. Sei sempre stato il mio tutto, dopo i bambini. Come puoi lasciarmi andare via così, con tanta leggerezza?”
“Non ti sto lasciando Frankie. Non capisco perché tu la veda in questo modo..”
“Come puoi non capirlo? Dopo il 22 marzo, ognuno di noi andrà per la sua strada. Faremo degli incontri ogni tanto per parlare dei bei vecchi tempi, sorseggeremo birra e fumeremo una sigaretta. Quanto durerà tutto questo, ah? Un anno, due forse? Ti sembra abbastanza per cancellare dodici anni di vita insieme? Dodici fottuti anni, Gerard. Non sono pochi. E poi pretendi che io non pianga..”
Giunsi ancora più vicino a lui e lo abbracciai. Lo strinsi tra le mie braccia, sapendo che lo avrei potuto fare ancora una volta o due prima di dire a tutti quanti addio. Lui con le mani si teneva il volto coperto, per non mostrarmi quanto fosse rosso per il pianto. Sciolsi l’abbraccio per poter togliergli le mani del viso e intrecciarle alle mie.  Lui restò per un momento infinito a guardare le nostre mani. Sembrava essersi calmato ma a volte l’apparenza inganna. Quando lo feci scendere dal ripiano, lui si ancorò di nuovo al mio petto, stringendo tra le mani la mia maglia, ormai inumidita dalle sue copiose lacrime. Vederlo in quello stato di dolore, causato in parte anche da me, faceva veramente male. Si allontanò di un centimetro per poter respirare e poi mi prese il volto fino ad avvicinarlo al suo.
“Promettimi che noi non finiremo mai, anche se siamo una cosa bellissima. Promettimelo Gee”
“È l’unica promessa che posso mantenere questa. Ti amo troppo per poterti lasciare andare da solo per una strada sconosciuta senza la mia difesa”
Frank si alzò sulle punte per potermi dare un lieve bacio. Era veramente moltissimo tempo che non avevamo un momento di intimità, solo noi due. Avevamo deciso che la Frerard doveva nascere e morire sul palco. Una decisione che non sempre venne rispettata. Da entrambi, si intende. Infatti finivamo sempre con il cercarci, anche per delle stupide cose come: cosa mangi a cena, come sta il tuo cane o il tuo gatto..
“Dobbiamo uscire di qui, ora. Frankie, sciacquati il viso per riprendere un colore naturale. Così sembra che qualcuno ti abbia tirato addosso un barattolo di vernice bordeaux. Te la senti di finire di registrare?”
“Eh? Ah si, si certo. Gerard? Non credo di averti mai detto che ti amo”
“L’hai fatto, Frank, e me lo hai dimostrato ogni giorno, più di quanto abbia fatto io.”. Cercai di nascondere le lacrime che scendevano dei miei occhi rimanendo girato verso il muro. Non ci riuscii molto bene perché lui si avvicinò e con un gesto affettuoso con il pollice le portò via, come se fossero semplici gocce di pioggia.

Ritornammo entrambi nella sala di registrazione. Mikey e Ray stavano discutendo su eventuali linee ritmiche da cambiare ma tutto di quella canzone era perfetto. Non si doveva cambiare nemmeno una virgola.
“Dove siete stati voi due tutto questo tempo?”, chiese mio fratello. Gli lanciai un’occhiata da cui avrebbe dovuto intuire tutto. Sottolineo l’ ‘avrebbe’.  “Beh?”. Dopo che anche Ray lo guardò di sbieco, allora capì di smetterla di fare domande e di riprendere in mano invece il basso.
“Ragazzi, vediamo di concluderla questa canzone perché più la rifacciamo più soffriamo tutti quanti”

Dopo quattro ore la canzone ‘The light behind your eyes’ era pronta da incidere su vinile.

Mio fratello e Ray se ne andarono alla svelta, il primo per andare da Sarah (ugh!) e l’altro da Christa, che era incinta di un piccolo fro. La nostra famiglia si stava decisamente allargando!
Frank invece prese lentamente la sua chitarra, la mise a tracolla, uscì, accese due sigarette (una per me e una per lui) e mi chiese se mi andava di andare al parco lì vicino per fare quattro passi e parlare un po’. Ovviamente accettai perché era evidente che avesse bisogno di parlare e di sfogarsi. Volevo farmi carico di tutto il suo dolore, perché una persona così giusta non ne poteva sostenere così tanto.
Ci sedemmo su una panchina e guardammo quei bambini che salivano sull’altalena e correvano qua e la cercando le loro mamme.
“Ti chiedi mai come sarebbe stato, se io e te saremmo stati ufficialmente un noi?”, chiesi quasi spontaneamente a Frank: io ci penso ogni giorno. Amo Lindsey, certamente, per un quarto del mio cuore. Il resto appartiene tutto a Bandit e a Frank.
“Gee, noi non avremmo mai potuto avere dei figli tutti nostri”, si girò verso di me per potermi guardare bene negli occhi.
“..ma avremmo potuto avere noi due. A me sarebbe bastato” distolsi lo sguardo perché non riuscivo più a reggerlo.
“Mi sento di aver sbagliato qualcosa con te, Gerard. Mi sembra di averti usato. Insomma guardaci! Siamo sposati con due donne, quando invece noi due ci amiamo come nessuno mai prima. Sono sempre corso da Jamia alla fine, lasciandoti lì in un angolo”
“Anche io ho fatto lo stesso, Frank. Forse anche in un modo peggiore del tuo, ma reputo inutile continuare a ricordare gli errori che entrambi abbiamo commesso, semplicemente perché non li possiamo cancellare e nemmeno riparare. È anche inutile riaprire quel capitolo della nostra vita, solo per arrivare di nuovo a farci male. Va bene così”
“E invece no che non va bene”.
Si avvicinò a me, colmando quella distanza che prima vi era, e mi baciò appassionatamente, per poi spostare a terra borsa e chitarra dalla panchina e sdraiarsi sulle mie ginocchia. Allungò una mano e la intrecciò alla mia. “Così va bene, Gee. Così va fottutamente bene”.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Capitolo 2                                               I saw you, Gerard

Dopo esser rimasti molto tempo su quella panchina a parlare del più e del meno e a tenerci stretti le mani, decisi che era ora di ritornare dalle nostre famiglie.
lo accompagnai fin dentro casa, così potei salutare i tre piccoli e Jamia. Le gemelle e Frank junior erano adorabili! E per tutto simili al padre nei modi di fare. Miles già sognava di diventare come Frank ma lui sembrava fare di tutto per impedirlo in quel periodo. Lo ammoniva dicendo di non osare a formare una band una volta cresciuto o lo avrebbe diseredato e preso a calci nel sedere, perché avere una band significa soffrire, diceva lui. Me ne andai velocemente da casa Iero, ero sicuro che Lynz mi stesse aspettando incavolata sul divano perché erano le otto di sera. Mentre stavo per scendere dall’auto suonò il telefono.
“Pronto?”
“Hey Gerard! Sono Jared!”, la voce di quell’uomo era sempre ricolma di entusiasmo quando mi telefonava.
“Ah, sì. Dimmi, Jay”
“Ti dico quattro semplici parole. Love. Lust. Faith. Dreams.”
“È una dichiarazione d’amore questa?”, risi per la mia battuta sarcastica.
“Divah, ti voglio in collaborazione con il nostro album!”
“Stai scherzando?”, ero incredulo. Peccato che non potessimo accettare. Peccato che non potessi accettare IO.
“No, solo un singolo. O meglio, ti voglio a fare la voce principale del coretto e nel video della nostra canzone di punta. Ci stiamo lavorando da un po’ e ci vorrebbe un bel ragazzo come te a flirtare con Dita Von Teese”.
La visione di me che seduceva Von Teese mi attraversò la mente. Una visione molto piacevole, direi.
“Non posso, Jay. Stiamo per chiudere e sono un po’ impegnato in questo periodo. Mi dispiace davvero moltissimo”. Ero molto serio, mi sarebbe piaciuto partecipare ma significava portar via del tempo alla band proprio in questo periodo e non avrei mai voluto.
“Come chiudete?”, la sua voce era quasi tendente all’urlare, “Devi spiegarmi”
“Senza dubbio, ma non ora e non al telefono. Devo andare, ci sentiamo Leto!”, e rapidamente chiusi la chiamata.
Pensai a quando avremmo firmato i documenti della ‘morte della band’. Pensai a me, Frank, Mikey e Ray, e pensai alle fans. A proposito di fans..mentre stavo per salire le scalinate, venni assalito. Una ragazza. O era un bue? In quel momento non ne coglievo differenza.
“Firmami, Gerard Way!” detto così, sembrava una proposta di matrimonio e lei aveva pure un tono posseduto! Dentro di lei sembrava esserci un demonio. Queste considerazioni sono frutto di una mente malata e stanca ma del tutto legittime.
“H-Hai un foglio?”. Quella fece un sorriso perverso. Temevo di venir stuprato in quel momento, lo confesso.
“No, ma ho una tetta!”, e subito si scoprì. Era enorme. Dove tenesse tutta quella roba non lo so. Forse a casa sua aveva un magazzino privato per custodirle. Cioè sarà stato anche complicarlo portarle e.. Ok, Gerard. Che schifo, riprenditi. Inorridito da questa visione galattica, firmai velocemente con il pennarello che lei stessa mi aveva dato facendo attenzione a non appoggiarmi. Sì, mi faceva davvero schifo, va bene?! Le riconsegnai alla svelta quella sorta di indelebile, preparai le chiavi di casa e mi fiondai letteralmente in casa, richiudendomi violentemente la porta alle spalle.

“Finalmente sei tornato. Dove sei stato tutto questo tempo?”, una voce glaciale mi risuonò nelle orecchie.
“Lindsey, non ora, ti prego. Sono un po’ stanco e scosso dai recenti avvenimenti. Ne parliamo domani”
“Invece no,ne parliamo seduta stante”, aveva un tono che non ammetteva repliche ed era anche abbastanza scontroso. “Quando torni tardi è sempre per una causa ben precisa, ed entrambi sappiamo benissimo qual è. Ora non voglio sapere cosa abbiate fatto ma perché. Perché Gerard, perché ancora? Non ti rendi conto che così rovini tutto ciò che abbiamo? Non ti lascerò, ti amo e lo sai. Solo mi sembra che di questo mio amore tu te ne stia approfittando da sempre.  Devi lasciarlo, Gee. Una volta per tutte. Non dovete vedervi più all’infuori dal lavoro.”
“Ma non ci siamo nemmeno visti oggi!”, avevo alzato le braccia al cielo. Nel frattempo mi toglievo la giacca in pelle nera, sbottonavo la camicia blu a quadrettini e toglievo la maglia che avevo sotto, rimanendo a torso nudo.
“Way, non mentirmi. Ero al parco con Bandit e vi abbiamo visti. O meglio, vi ho visti ma voi non ve ne siete accorti assolutamente di nulla. Fortunatamente B vi dava le spalle sull’altalena. Non voglio nemmeno pensare alle domande che mi avrebbe posto. La discussione finisce qui. Voi non vi vedrete più e la cosa inizia e muore oggi. Tutto andrà a posto”, mi sorrideva sforzata ma leggevo nei suoi occhi che non era davvero arrabbiata.
“NO.”, avevo praticamente urlato quella risposta tutto d’un fiato. Mi sentivo ribollire di rabbia. Non mi era mai capitato di provare una cosa simile ma lei non poteva trattarmi in quel modo. Non poteva dirmi chi frequentare e chi no. “Ha bisogno di me, Lynz. Non sta per nulla bene. Ho paura che si suicidi ogni dieci minuti sennò perché lo chiamerei così spesso e a qualsiasi ora anche della notte, eh? È depresso e sai bene cosa significa. Forse tu no, ma io ci sono passato. Non posso lasciarlo solo. Lui mi ha aiutato in passato a rialzarmi quando cadevo, ora tocca a me”. Ero incattivito dalla situazione e la stavo guardando con astio.
“E quando avrà delle crisi con Jamia, Gerard? Cosa farai? Sarai il suo amante per l’ennesima volta?”, lei si aspettava una certa risposta, o meglio una negazione.
“Se sarà necessario, sì lo sarò”, le sorrisi con aria di sfida e inarcai leggermente un sopracciglio.
“Non sei lucido, Way. Stai parlando a sproposito”
“Sono molto serio invece. Come quando ho deciso di sposarti nonostante i tuoi enormi difetti e il tuo passato. Dovresti accettarlo dopo tanti anni”
“Non osare mai più a rinfacciarmi il mio cazzo di passato o lo farò anche io!”
Ci guardammo con cattiveria, come se da un momento all’altro qualcuno avrebbe detto via e noi ci saremmo assaliti; ma poi vidi Bandit.
“Luce dei miei occhi!”, la sollevai da terra e la feci volteggiare per aria. Le stampai un bacio in fronte, “Mi sei mancata un sacco!”
Lei si limitò a sorridere e ad abbracciarmi. Presi le sue manine. Erano così piccole e soffici. Mordicchiai un dito e lei rise, deliziandomi della sua voce cristallina. Mi portai il suo palmo alle mie labbra e lo baciai ripetutamente, assaporando il profumo di mia figlia. “Ogni giorno sei più bella. Come tuo padre!”, esclamai senza toglierle gli occhi di dosso. Sorrise ancora. Non era mai triste quella bambina.
sapevo che anche se era alle mie spalle, Lindsey stava ridendo, così aggiunsi: “Anche come tua madre, dài..”.
Ci abbracciamo tutti e tre. Quanto amavo e amo la mia famiglia! Ammetto che quando stavo con B non esisteva niente e nessun altro all’infuori di lei. Nemmeno Lynz e Frank. Eravamo solo io e lei.
Ogni tanto mi trovavo a pensarla adulta, lontana da me, sposata e con i suoi figli. Chissà se mi vorrà bene come prima, chissà se mi penserà spesso. Lei era il mio tutto, in ogni senso.
Semplicemente, senza di lei non avrei più potuto vivere.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Capitolo 3                                                                          Jared Leto
 
In questo momento mi sento in dovere di darvi la definizione di un uomo: Jared Leto.
Tutte che dicono: “Ohw, ma com’è carino e tenero?”, ma santi dei, l’avete mai conosciuto? È la persona più irritabile al mondo anche se trova il modo di essere carino, certo. È come un fungo: tu non lo vorresti ma spunta sempre. Infatti era spuntato già dalla mattina successiva, facendosi trovare fuori da casa mia con due caffè di Starbucks.
“Ora, Gerard, io e te ci facciamo una bella passeggiata e mi dici perché cazzo stai chiudendo la band! Ma ti sei bevuto il cervello?”, dalla parola ‘perché’ aveva iniziato ad urlare e ad agitare il caffè, rovesciandone un poco.
“Jay, è una questione complicata da spiegare. Se non ci sei dentro, non capiresti. Tu non hai famiglia e anche se hai i Mars puoi comunque vivere come ti pare, viaggiare quando ti pare e fare quello che ti pare. Comincio ad avere un’età in cui non tutto mi è permesso come un tempo, ho Bandit che è tutta la mia vita. Sta crescendo più con Lynz che con me e lo trovo inaccettabile”
“Posso capire, ma non cercare scusanti sull’età perché potrei essere tuo padre!”, rise.
“Ah beh, saresti un gran bel pezzo di padre”, risi anche io ma subito mi feci serio, “Non posso pensare solo a me. C’è anche Frank, che ha tre figli e tutte le responsabilità sono addossate a Jamia. Ray, che anche lui ora ha un figlio. Mikey che è a dir poco perso nella sua situazione sentimentale. È da un po’ che abbiamo pensato a tutto questo e alla fine di un concerto, poco tempo fa, abbiamo deciso che il nostro percorso era terminato. Siamo cresciuti con i MCR e resteranno sempre parte di noi, ma non possiamo andare avanti così. Se mai un giorno avrai una famiglia tutta tua, Jared, potrai capirmi benissimo”.
“Ti dirò che riesco a comprendere bene lo stesso anche se non ho figli, Gerard. Dopotutto anche a me piacerebbe passare più tempo con Shannon o con le mie ragazze ma è impossibile..”
Fermi tutti! Aveva appena detto: ‘le mie ragazze’? Santi numi, quest’uomo la sa più lunga di chiunque altro. Beh dopotutto se lo poteva permettere benissimo. Insomma era Jared Leto, il dio del sesso, colui che va montato per salvare un cavallo o per qualsiasi altra ragione!
Gerard Way, ma cosa vai blaterando? Ascolta il tuo amico, che molto probabilmente starà continuando a parlare.
“…potresti farcela se ti organizzassi così, secondo me”, concluse Jay. Chissà quale discorso avrà portato avanti con enormi e saggi consigli mentre io facevo considerazioni sulla sua vita sessuale. Non potevo nemmeno farmi ripetere tutto perché come minimo si era già scordato gran parte della prima parte della sua orazione.
Mi limitai a bere un sorso di caffè e a dire: “Potrebbe ma la decisione è stata presa. Meglio soffrire ora che continuare a prepararsi per una futura rottura”. Anche se non avevo compreso tutto quello che aveva detto, ero riuscito a dimostrare che ero attento.
“Beh, Gerard Way. Sono venuto qui cercando di farti cambiare idea ma se sei così fermo e deciso non posso cambiare le cose”. Mi strinse calorosamente la mano e mi salutò, avviandosi verso la macchina con passo deciso mentre finiva il caffè.

Decisi di andare in studio in autobus. Era un’idea abbastanza malsana visto che avrei sicuramente incontrato delle fan che mi avrebbero chiesto di autografare qualcosa, tipo una tetta. Ma hey, io sono un uomo di mondo! Dopo che fui salito sul bus, mi misi gli occhiali da sole e mi aggiustai la t-shirt nera che avevo deciso di indossare quella mattina. Vidi una piccola macchia rossa su un lato della manica destra: pennarello o rossetto. In entrambi i casi la responsabile era Bandit. Quella ragazzina frugava anche nei miei cassetti pur di trovare qualcosa da scarabocchiare. E se avesse mai trovato le foto?
Promemoria per quando ritornerai a casa: nascondi foto di te e Frank dal cassetto della biancheria a sotto un’asse del pavimento. Lo annotai sul cellulare così fui sicuro di non dimenticarmelo. Quelle erano private! Non che fossero chissà cosa, ma sono dei miei ricordi e come tali, li custodirò sempre con gelosia e protezione. Non appena bloccai la tastiera, il telefono squillò.
‘Giuro che se è Jared lo uccido’, pensai. Lo tolsi dalla tasca e vidi il suo nome, il nome del diavolo in persona: Becky Cloonan. Le alternative erano due: o dicevo che non avevo preparato ancora nulla per il fumetto o non rispondevo.
La seconda mi sembrava la più opportuna. Lo rimisi al suo posto e feci finta di non sentire, osservando le persone attorno a me che mi guardavano in cagnesco perché il telefono suonava Teenagers a tutto volume. Sorrisi a tutti e poi rassegnato decisi di rispondere.
“Pronto, Becky! Senti tesoro, al momento sono un po’ occupato e sto andando al lavoro. Richiamami tra qualche giorno così posso spiegarti bene quello che ho preparato. Ciao”. Lei non ebbe nemmeno il tempo di parlare, solo perché io non glielo diedi. 
posso spiegarti bene quello che ho preparato”, qualcuno parlò, un uomo con gli occhiali da sole e il cappello da basket, “Dì la verità: non hai disegnato ancora nulla” e rise sguaiatamente.
Prima di rispondere lo osservai bene:  le sue mani tatuate poggiate sulle gambe lo tradirono. Frank.
“Frank Iero, disegna tu se sei più bravo!”, e risi anche io.
“Il mio camuffamento è uscito bene quanto il mio da divano”, e mentre si toglieva gli occhiali fece la faccia offesa.
“Oh, non fraintendere. Anche quello ti è risultato bene, solo che entrambe le volte io ero troppo sveglio e ti ho riconosciuto subito”, gli sorrisi calorosamente.
Lui mi guardò e poi serio disse: “Possiamo scendere una fermata prima? Ho bisogno di darti una cosa e di parlarti urgentemente..”
Rimasi perplesso da quella sua richiesta, così mi limitai ad annuire e ad avviarmi verso l’uscita del bus insieme a lui. Facemmo qualche metro in silenzio, concentrandoci solo sui nostri respiri.
“Io..io..ho un regalo per te..solo per dirti grazie”, faceva molte pause tra una parola e l’altra, come se faticasse a spiegare ogni sua intenzione. Alla fine si decise e mi porse una piccola scatolina con un fiocco bellamente appiccicato con rapidità. Lo guardai negli occhi e poi la aprii.
Un pletro.
“È stato il primo che ho comprato. È stato con questo che ho suonato per la prima volta con voi e lo avevo in tasca quando ci siamo conosciuti. Voglio che lo tenga tu”.
Per la milionesima volta vidi una lacrima scendere lentamente lungo la sua perfetta guancia, che solo quel giorno mi resi conto quanto rendeva armoniosa e perfetta la fisionomia del suo viso. Restai immobile a vederlo singhiozzare. Quando vidi che si asciugò gli occhi lo abbracciai così forte che temetti di stare per soffocarlo, ma in quel momento mi importava davvero poco: lo volevo semplicemente stringere a me. Forse perché ero cosciente che quello sarebbe stato uno dei pochi attimi in cui avrei potuto considerarlo ancora mio.
Eravamo ancora fermi in mezzo al marciapiedi, avvinghiati, così stretti da percepire solo uno il profumo dell’altro.
Quando ci separammo fu solo per cause di forza maggiore: il suo telefono squillava ed era Ray che voleva sapere dove fosse per farsi raggiungere subito in sala registrazioni.
Arrivammo insieme dal resto della band e mentre passeggiavamo gli raccontai del mio incontro ‘entusiasmante’ con una fan e dell’uscita di stamattina con Jared Leto. Subito il suo volto si oscurò perché conosceva bene Jay e la sua non capacità di distinzione tra sesso etero e omo. Conosceva bene l’attrazione che provava saltuariamente per me.
“Hey, ci siamo visti cinque minuti per un caffè e voleva sapere della band. Tutto qui”, cercai di spiegare ma inutilmente, “Frankie, io non starei mai con Jay”. Sottolineai bene la mia non volontà a stare con lui e allora si rasserenò. Mi prese la mano ma subito la lasciò andare.
“Scusami, ho sbagliato, mi dispiace” e accelerò il passo per evitare di guardarmi negli occhi.
Lo rincorsi e lo tirai a me per un braccio. Lo presi per i fianchi e lo baciai, così intensamente come non avevo mai fatto. Forse perché prima di allora non avevo mai capito quanto fosse vicina la nostra fine. 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Capitolo 4                                                                        Can you feel my heart?


Era stato un bacio molto breve ma aveva dato più problemi che quelli sul palco. Mio fratello aveva letteralmente spalancato occhi e bocca, lo stesso anche Ray. Frank si staccò subito e iniziò ad accordare la chitarra per non so quale motivo, mentre io mi morsi il labbro e iniziai a fissare il pavimento. Quel meraviglioso pavimento, marmoreo con venature nere e sfumature grigie!, ma non ebbe il potere salvifico che sperai.
“Bro, seguimi”, disse Mikey ma feci finta di non sentirlo. “Ora, in questo istante Gerard”. Questo indicava che la cosa era seria e problematica. Era un tono che oltre a non ammettere repliche, mi obbligava proprio a seguirlo come se fosse un dovere fraterno. Gli feci gesto di parlare tranquillamente dopo che uscimmo dalla sala registrazioni. A quanto pare però ero io a doverlo fare.
“Spiegami, Gerard, spiegami qual è il motivo stavolta. È per fare spettacolo, per solitudine o per dolore della fine della band?”
Sfortunatamente non avevo spiegazioni o altro da dire. Mi limitai a stare in silenzio e a fissare il vuoto dietro le sue spalle. Nonostante fossi io quello più grande tra i due, Mikey è sempre stato il più responsabile, quello con più buonsenso in famiglia; io invece ero sempre stato un disastro e lo sarei sempre stato se non avessi messo fine ai miei sentimenti con Frank.
“Gerard, ti prego. Sono tuo fratello: dimmi cosa sta succedendo di nuovo tra voi due. Siete ancora una volta amanti?”
“No, no, assolutamente no..ho sbagliato..non so cosa mi sia preso”
“Hai sbagliato anche l’ultima volta, quando siete usciti insieme dopo aver finito di registrare The light behind your eyes. Non so come avete poi trascorso il tempo ma ti imploro di non fare casini. Non un’altra volta, per mia nipote, che altro non è che tua figlia”
“Senti, io amo mia figlia e amo Lindsey, cerca di non metterle di mezzo quando non c’entrano nulla”, avevo involontariamente puntato il dito contro di lui, ma subito ritirai la mano.
“E allora cosa devo fare per metterti in quella testa che non devi sprecare così quello che hai, eh?”
“Stai dicendo che Frank è una mia distrazione saltuaria e che per lui non provo nulla, vero? Stai cercando di allontanarci? Non ce la farai, fratello, quindi stanne fuori”
“Sì, sto dicendo proprio questo! Se vi amaste davvero, ora sareste insieme quindi è solo una cosa momentanea, lo è sempre stato” ,mi prese per un braccio per avvicinarmi a lui.
“Sì, è vero, sei contento ora? Posso andarmene di là?”
Involontariamente Frank aveva sentito le nostre ultime frasi e se ne stava fermo sulla soglia a guardarmi negli occhi, deluso e con il cuore straziato. Lo avevo fatto di nuovo. Perché mi sorprendo tanto dopo la milionesima volta?
“Frank..io..”, non sapevo cosa dire. Non avevo parole.
“No, basta Gerard, basta con le scuse. Basta con tutto. Non so perché ti ho sempre amato in tutto questo tempo. È vero quello che dicono: sei convinto di essere amato perché tu stesso ne sei innamorato. Scusate ragazzi, oggi non me la sento di restare. Ho bisogno di distrarmi con questa situazione”, e sottolineò l’intera sua ultima frase.
Uscì dallo stabile in fretta e furia, correndo, lasciando chitarra e borsa dentro. Mi tolsi dalla stretta di Mikey con cattiveria e con occhi da sfida che dicevano ‘ne parliamo dopo’, e mi precipitai fuori, cercando di inseguire Frank, ma senza successo. Tolsi il pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans e iniziai a fumarne una. Dopo quella, ancora una. E una ancora. Nel giro di due ore che rimasi di fuori, finii il pacchetto.
“Devi smetterla con quello schifo. Ti ucciderà.” Una voce melodiosa, da ragazzino. Una voce distrutta, distorta e anche sconvolta. La sua voce.
“Meglio, no?”
“Smettila imbecille”
“Mi odio e anche se mi scusassi, non servirebbe a nulla”
“E’ vero quello che hai detto prima?”
“Tu cosa credi?”
“Io non so più cosa credere, Gerard. Ogni fottuto giorno che passa io ancora non respiro se sento il tuo nome, se ti sto troppo vicino sento che sto per collassare. Ora, io non voglio che tu mi dica che mi ami o cose del genere perché potrebbe essere solo un momento in cui il senso di colpa ti pervade ma io..sì Gerard, io ti amo. Molto, forse troppo. Andrò all’inferno ma cazzo, ne sarà valsa la pena perché solo Dio sa quanto ti amo. Il problema è che non potremo mai essere un noi, mai, e questo mi fa terribilmente male. La fine della band segna la fine a tutto quello che c’è stato tra noi. Sei pronto a questo?”
“Non sono pronto a lasciarti andare”, finii l’ultima sigaretta  e imprecai in thailandese perché ora non avevo più scusanti per non guardarlo negli occhi.
Sbuffò con il naso, chiudendo gli occhi. “Non dire questo. In realtà tu lo sei sempre stato. Mi hai lasciato andare ogni santissima volta, Gee, ogni volta e io non ce la faccio più. Tu non sai quanto faccia male”
“Io non so quanto faccia male..ma ti prego, Frank, evita di dire queste cazzate proprio a me. Ti ho sempre abbandonato per non farti soffrire troppo. Stare con me vuol dire auto lesionarsi, chiedilo a Lindsey, che ci ha visti al parco insieme. Chiedilo ad Eliza. Chiedilo a mio fratello, ai miei genitori. Chiedilo a te stesso. Se tu fossi stato mio, tu avresti già ricorso a misure drastiche per salvarti”.
“Non hai mai pensato che io non volessi salvarmi? Che io volessi soffrire pur di starti accanto? Se siamo separati, siamo un disastro, una catastrofe, un cataclisma. Siamo semplicemente distrutti dentro. Vorrei essere felice per una volta anche io. Vuoi esserlo con me? Anche solo per poco tempo, o per sempre..”
“Frank..non sai cosa comporta questo..”
“Fanculo alle conseguenze, Gerard”. Mi si avvicinò con molta calma e mi prese una mano, guardandomi negli occhi. “Osserva, la mia mano è perfetta insieme alla tua. Siamo due colombe, ricordi?, sei pronto a spiccare il volo?”
Non mi accorsi di star tremando e di essere scosso dai singhiozzi. Mi abbandonai sul suo petto per l’ennesima volta, facendogli male di nuovo. Mi vide soffrire come mai avevo fatto prima. Non avevo più fiato nei polmoni tanto stavo piangendo ma non mollavo la presa su di lui. Mi baciò la testa e immerse il suo volto tra i miei capelli castano chiaro, arruffati e con qualche venatura grigia; con l’altro braccio cercò di sorreggermi perché stavo davvero per cadere.
Quando finalmente riacquistai le forze, lo guardai negli occhi e vidi che anche i suoi erano arrossati e colmi di lacrime. Lo erano sempre in questo periodo.
“Scusami, Frank, ma io ti amo e ti amerò sempre”

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


Capitolo 4                                                                        Can you feel my heart?


Era stato un bacio molto breve ma aveva dato più problemi che quelli sul palco. Mio fratello aveva letteralmente spalancato occhi e bocca, lo stesso anche Ray. Frank si staccò subito e iniziò ad accordare la chitarra per non so quale motivo, mentre io mi morsi il labbro e iniziai a fissare il pavimento. Quel meraviglioso pavimento, marmoreo con venature nere e sfumature grigie!, ma non ebbe il potere salvifico che sperai.
“Bro, seguimi”, disse Mikey ma feci finta di non sentirlo. “Ora, in questo istante Gerard”. Questo indicava che la cosa era seria e problematica. Era un tono che oltre a non ammettere repliche, mi obbligava proprio a seguirlo come se fosse un dovere fraterno. Gli feci gesto di parlare tranquillamente dopo che uscimmo dalla sala registrazioni. A quanto pare però ero io a doverlo fare.
“Spiegami, Gerard, spiegami qual è il motivo stavolta. È per fare spettacolo, per solitudine o per dolore della fine della band?”
Sfortunatamente non avevo spiegazioni o altro da dire. Mi limitai a stare in silenzio e a fissare il vuoto dietro le sue spalle. Nonostante fossi io quello più grande tra i due, Mikey è sempre stato il più responsabile, quello con più buonsenso in famiglia; io invece ero sempre stato un disastro e lo sarei sempre stato se non avessi messo fine ai miei sentimenti con Frank.
“Gerard, ti prego. Sono tuo fratello: dimmi cosa sta succedendo di nuovo tra voi due. Siete ancora una volta amanti?”
“No, no, assolutamente no..ho sbagliato..non so cosa mi sia preso”
“Hai sbagliato anche l’ultima volta, quando siete usciti insieme dopo aver finito di registrare The light behind your eyes. Non so come avete poi trascorso il tempo ma ti imploro di non fare casini. Non un’altra volta, per mia nipote, che altro non è che tua figlia”
“Senti, io amo mia figlia e amo Lindsey, cerca di non metterle di mezzo quando non c’entrano nulla”, avevo involontariamente puntato il dito contro di lui, ma subito ritirai la mano.
“E allora cosa devo fare per metterti in quella testa che non devi sprecare così quello che hai, eh?”
“Stai dicendo che Frank è una mia distrazione saltuaria e che per lui non provo nulla, vero? Stai cercando di allontanarci? Non ce la farai, fratello, quindi stanne fuori”
“Sì, sto dicendo proprio questo! Se vi amaste davvero, ora sareste insieme quindi è solo una cosa momentanea, lo è sempre stato” ,mi prese per un braccio per avvicinarmi a lui.
“Sì, è vero, sei contento ora? Posso andarmene di là?”
Involontariamente Frank aveva sentito le nostre ultime frasi e se ne stava fermo sulla soglia a guardarmi negli occhi, deluso e con il cuore straziato. Lo avevo fatto di nuovo. Perché mi sorprendo tanto dopo la milionesima volta?
“Frank..io..”, non sapevo cosa dire. Non avevo parole.
“No, basta Gerard, basta con le scuse. Basta con tutto. Non so perché ti ho sempre amato in tutto questo tempo. È vero quello che dicono: sei convinto di essere amato perché tu stesso ne sei innamorato. Scusate ragazzi, oggi non me la sento di restare. Ho bisogno di distrarmi con questa situazione”, e sottolineò l’intera sua ultima frase.
Uscì dallo stabile in fretta e furia, correndo, lasciando chitarra e borsa dentro. Mi tolsi dalla stretta di Mikey con cattiveria e con occhi da sfida che dicevano ‘ne parliamo dopo’, e mi precipitai fuori, cercando di inseguire Frank, ma senza successo. Tolsi il pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans e iniziai a fumarne una. Dopo quella, ancora una. E una ancora. Nel giro di due ore che rimasi di fuori, finii il pacchetto.
“Devi smetterla con quello schifo. Ti ucciderà.” Una voce melodiosa, da ragazzino. Una voce distrutta, distorta e anche sconvolta. La sua voce.
“Meglio, no?”
“Smettila imbecille”
“Mi odio e anche se mi scusassi, non servirebbe a nulla”
“E’ vero quello che hai detto prima?”
“Tu cosa credi?”
“Io non so più cosa credere, Gerard. Ogni fottuto giorno che passa io ancora non respiro se sento il tuo nome, se ti sto troppo vicino sento che sto per collassare. Ora, io non voglio che tu mi dica che mi ami o cose del genere perché potrebbe essere solo un momento in cui il senso di colpa ti pervade ma io..sì Gerard, io ti amo. Molto, forse troppo. Andrò all’inferno ma cazzo, ne sarà valsa la pena perché solo Dio sa quanto ti amo. Il problema è che non potremo mai essere un noi, mai, e questo mi fa terribilmente male. La fine della band segna la fine a tutto quello che c’è stato tra noi. Sei pronto a questo?”
“Non sono pronto a lasciarti andare”, finii l’ultima sigaretta  e imprecai in thailandese perché ora non avevo più scusanti per non guardarlo negli occhi.
Sbuffò con il naso, chiudendo gli occhi. “Non dire questo. In realtà tu lo sei sempre stato. Mi hai lasciato andare ogni santissima volta, Gee, ogni volta e io non ce la faccio più. Tu non sai quanto faccia male”
“Io non so quanto faccia male..ma ti prego, Frank, evita di dire queste cazzate proprio a me. Ti ho sempre abbandonato per non farti soffrire troppo. Stare con me vuol dire auto lesionarsi, chiedilo a Lindsey, che ci ha visti al parco insieme. Chiedilo ad Eliza. Chiedilo a mio fratello, ai miei genitori. Chiedilo a te stesso. Se tu fossi stato mio, tu avresti già ricorso a misure drastiche per salvarti”.
“Non hai mai pensato che io non volessi salvarmi? Che io volessi soffrire pur di starti accanto? Se siamo separati, siamo un disastro, una catastrofe, un cataclisma. Siamo semplicemente distrutti dentro. Vorrei essere felice per una volta anche io. Vuoi esserlo con me? Anche solo per poco tempo, o per sempre..”
“Frank..non sai cosa comporta questo..”
“Fanculo alle conseguenze, Gerard”. Mi si avvicinò con molta calma e mi prese una mano, guardandomi negli occhi. “Osserva, la mia mano è perfetta insieme alla tua. Siamo due colombe, ricordi?, sei pronto a spiccare il volo?”
Non mi accorsi di star tremando e di essere scosso dai singhiozzi. Mi abbandonai sul suo petto per l’ennesima volta, facendogli male di nuovo. Mi vide soffrire come mai avevo fatto prima. Non avevo più fiato nei polmoni tanto stavo piangendo ma non mollavo la presa su di lui. Mi baciò la testa e immerse il suo volto tra i miei capelli castano chiaro, arruffati e con qualche venatura grigia; con l’altro braccio cercò di sorreggermi perché stavo davvero per cadere.
Quando finalmente riacquistai le forze, lo guardai negli occhi e vidi che anche i suoi erano arrossati e colmi di lacrime. Lo erano sempre in questo periodo.
“Scusami, Frank, ma io ti amo e ti amerò sempre”

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