Un'ancora nel buio

di Luna Malfoy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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*Questa fanfic contiene alcune scene di carattere violento e alcune relative al sesso. Non sono particolarmente eccessive e descrittive, tuttavia chi pensasse di poter non sopportare questo genere di situazioni, è pregato di non continuare a leggere.*

 

Un'ancora nel buio

Capitolo 1

 

Ginevra Weasley, ormai venticinquenne, camminava a passo spedito lungo il corridoio che conduceva nell’ufficio del suo superiore. Il quartier generale degli Auror, era in fermento, a causa di un recente attacco di vandalismo ai danni di un locale di Hogsmeade, ad opera di un gruppo di teppistelli che si facevano chiamare “I nuovi Mangiamorte”. Sebbene non fossero poi così pericolosi, riuscivano lo stesso a dare il loro bel da fare ai soldati, costringendoli a turni di ronda spesso massacranti.

 

Bussò alla porta a vetri opachi, attese una risposta ed entrò. Nell’ufficio, insieme al Capitano McKenzye, vi trovò suo fratello Ron, Harry ed Hermione.

 

“Capitano.” Esclamò la rossa, battendo i talloni degli anfibi militari e appoggiando la mano destra di taglio sulla fronte.

 

L’uomo, dai corti capelli bianchi e dallo sguardo severo, le fece segno con la mano. “Riposo, riposo sottotenente Weasley.”

 

La ragazza divaricò leggermente le gambe, incrociando le mani dietro la schiena e puntò gli occhi blu sul superiore, attendendo motivazioni per quella convocazione urgente. Le diede non poco fastidio, che partecipassero anche altre persone, ma non si curò di farlo notare, evitando così scenate da parte di suo fratello.

 

“Ti ho fatta chiamare, perché il Generale ha richiesto la tua presenza.” Spiegò McKenzye, scrutandola da dietro le mani incrociate di fronte al viso.

 

Ginevra inarcò un sopracciglio, spostando con una mano un ciuffo di capelli color sangue, sfuggito alla treccia d’ordinanza. “Di che si tratta?!”

 

“Questo te lo spiegherà il Generale stesso, Weasley.” Si affrettò a chiarire, con uno strano sorriso sul volto. “A me è tenuto riferirti solamente che ti dovrai occupare di uno dei prigionieri, che hai catturato durante la lotta contro Voldemort.”

 

“Un prigioniero?!” Intervenne prontamente Ronald. In tutti quegli anni, nonostante avessero affrontato insieme l’addestramento militare e numerose battaglie, l’iperprotettività di suo fratello non si era affatto affievolita e anzi, se possibile, si era amplificata, rendendola schiava di quell’amore fraterno che spesso, arrivava a livelli soffocanti.

 

“Sì uno dei tanti, tenente Weasley.” Confermò ironico l’uomo. “…non so di chi si tratta, quindi non chiedermelo.”

 

Il ragazzo fu sul punto di dire qualcosa, ma sia Harry che Hermione, posti di fronte a lui, gli riservarono un’occhiata di rimprovero, costringendolo a tacere per non scatenare le ire della sorella.

 

“D’accordo. Ho capito.” Fece seria Ginevra, incrociando di nuovo le mani dietro la schiena. “E quando dovrei incontrare il Generale?!”

 

“Domani. Fatti trovare alla Sede, intorno alle 9.”

 

“Perfetto.” Terminò la ragazza, rivolgendo uno sguardo eloquente ad Hermione. “Posso andare?!”

 

Il Capitano annuì. “Certamente.”

 

Conclusi i saluti di rito, Ginevra uscì nel corridoio e aspettò che anche l’amica uscisse dall’ufficio. Con sommo dispiacere notò che era stato congedato anche suo fratello. Hermione le si avvicinò, superando Ron, in modo da frenare qualsiasi istinto impulsivo del ragazzo. Harry era rimasto più indietro, in silenzio, aspettando di sentire cosa ne pensasse l’amica.

 

“Mi domando che cosa è successo.” Biascicò con tono pensoso la rossa, massaggiandosi le tempie. “Ho catturato troppa gente per poter arrivarci da sola.”

 

Hermione le posò una mano sulla spalla. “Ti conviene aspettare domani per saperlo, non scervellarti, non ti porterà a niente.”

 

Ginny le rivolse un sorriso. Gli occhi color cioccolato della sua amica, come sempre, riuscivano a tranquillizzarla più di mille parole o gesti affettuosi. “Sì, hai perfettamente ragione. Tu che ne dici Harry?!”

 

“Sono d’accordo con Hermione.” Si limitò a rispondere secco, passandosi una mano nei capelli ormai lunghi sino alle spalle e scompigliati. “Per stasera cerca di rilassarti, con questa storia dei Nuovi Mangiamorte, non ti sei riposata molto. Come tutti del resto.”

 

La rossa incrociò lo sguardo verde smeraldo del ragazzo e annuì, grata. “Sì, ci proverò. Che ne dite di venire a cena a casa mia, stasera?! Vi prego, non mi va di stare sola.”

 

Ron si accigliò, schiarendosi la voce. “…il mio parere non ti interessa, Gin?!”

 

“Devo essere onesta, fratellone?!” Ronald fece una smorfia seccata. “No, per niente. So che qualsiasi cosa uscisse dalla tua bocca, sarebbe la stessa che usi ogni qual volta mi viene affidata una missione.”

 

“…ma io mi preoccupo per te!”

 

“Ron, anche Hermione ed Harry si preoccupano per la mia salute, ma non sono ossessivi e stressanti come te.” Esclamò al limite della sopportazione, riducendo la voce ad un sibilo. “Cerca di moderarti o chiederò al Generale di tenerti all’oscuro di tutto ciò che riguarda la mia vita professionale.”

 

“Fosse solo quella…”

 

Sebbene il tono di suo fratello fosse molto simile ad un sussurro, quella frase giunse alle orecchie della sorella. Gli occhi blu, si ridussero a due strette fessure, mentre lo guardava, quasi fosse pronta a sbranarlo. “Cosa vorresti dire, Ronald Weasley?!”

 

Hermione si batté una mano sulla fronte, cercando lo sguardo di Harry per un aiuto. Peccato che il moro fosse molto più interessato alle mattonelle del pavimento. “…Ron per favore…”

 

“Intendo dire che sei talmente tanto ingenua e immatura, da non riuscire a gestire nessuno degli aspetti della tua vita. Non solo quello professionale, signorina!” Commentò tagliente, ignorando completamente la richiesta di Hermione di darsi una calmata.

 

Ginevra sgranò gli occhi, sull’orlo di una crisi di nervi. “Come ti permetti?!”

 

“…mi permetto eccome!”

 

“Io perlomeno mi prendo le mie responsabilità, non fuggo di fronte ai sentimenti come un bambino spaventato. Faccio i miei errori e ne traggo insegnamento, a differenza tua. E comunque non sono fatti che ti riguardano!!”

 

Ron aggrottò la fronte, nascondendo malissimo il rossore per la frase della sorella. “Guarda che stiamo parlando del mio migliore amico! Mi riguarda eccome!!”

 

“Ha ragione lei.” Tagliò corto Harry, con un’aria tra l’annoiato e lo scocciato.

 

“Stai scherzando?!” Domandò scosso l’amico, distogliendo lo sguardo inceneritore dalla sorella. “Andiamo è…”

 

“E’ qualcosa che riguarda me e lei.” Chiuse l’argomento il moro, passandosi una mano tra i capelli, sfiorandosi appena la cicatrice a forma di saetta.

 

Ginny sospirò sollevata. “Meno male che ci siete voi.”

 

^^

 

Un odore di carne arrosto, si sprigionava in tutto l’appartamento 13, al secondo piano di un palazzo ad Hogsmeade. Rumori di piatti e stoviglie, riempivano il silenzio della casa, con musica rock (tenuta a basso volume) di sottofondo.

 

Hermione e Ron erano in ritardo. Avevano avvisato che sarebbero passati dalla gelateria di Floran Fortebraccio, per comprare una vaschetta multigusto, come dessert. Di conseguenza, Harry, che era arrivato in orario, si era offerto volentieri di apparecchiare la tavola (in parte aiutato dalla magia), dando così modo all’amica di preparare la cena con calma.

 

Ginny, coi capelli legati in una coda alta e armata di grembiulino, stava sfaccendando ai fornelli.

 

“Che devo mettere a tavola come bevande, Gin?!”

 

La rossa si voltò in direzione della porta, lanciando un’ultima occhiata alla carne e costatando che ci sarebbe voluto un altro po’ di tempo. Harry, fermo tra la cucina e la camera da pranzo, attendeva una risposta spazzolandosi dalla maglietta nera quel po’ di briciole che gli erano finite addosso, mentre portava il pane a tavola.

 

“Dunque, nel frigo trovi acqua e vino.” Spiegò pensosa, ricordando cos’altro avesse da bere. “Ah sì! Non dimenticare la Coca Cola. Non capisco perché, ma ad Hermione piace molto.”

 

“Anche a me piace.” Commentò Harry sorridendole. “Eh che ci vuoi fare… noi vissuti tra i babbani…”

 

Ginevra gli riservò una linguaccia, tornando poi ad occuparsi della cena.

 

Non le dispiaceva affatto quel clima che si creava, ogni qual volta si trovava da sola con Harry. Sebbene suo fratello, avesse la cattiva abitudine di ficcare il naso in questioni che non lo riguardavano, nessuno dei suoi commenti aveva mai intaccato il loro rapporto. Un rapporto che, a dire la verità, si era rivelato fin dal principio molto strano.

Subito dopo la sconfitta di Voldemort, tutti si erano impegnati a ricostruirsi una vita normale. Se normale, si poteva definire la vita di un auror. Hermione e Ron si erano finalmente decisi a mettere chiarezza in quel casino che, tutt’ora, continuavano a definire “relazione”, arrivando sino a dichiararsi quell’amore che avevano tenuto nascosto, anche durante le battaglie più dure. Dal canto suo, durante un periodo non proprio chiaro, si era ritrovata a rimuginare su quei sentimenti che le albergavano nel cuore, dall’età di dieci anni, quando aveva conosciuto quel famoso Harry Potter, mentre accompagnava i suoi fratelli alla stazione di King’s Cross. Si erano frequentati, cercando di nascondere a tutti quel “riavvicinamento”. Mossa del tutto inutile, quando si hanno fratelli curiosi e iperprotettivi alle costole. Non c’era stato niente di più che qualche uscita, le classiche effusioni e una notte insieme. Proprio quella notte, che aveva fatto chiarezza nei loro cuori. Tra loro, nonostante ci fosse una complicità fuori dal comune, non avrebbe potuto esserci nulla di più che un’amicizia o ad esagerare, qualche notte di sesso.

Questo perché nessuno dei due, era riuscito a trovare quella scintilla, che avrebbe fatto scattare in loro l’innamoramento, ma entrambi si erano accorti di provare una forte attrazione fisica. Quello che mandava in bestia Ron, infatti, era proprio il loro scherzare su questo.

Non capiva che erano adulti e vaccinati e che il loro rapporto “speciale”, spesso serviva a scaricare inutili tensioni e amarezze.

 

“Sai di arrosto.” Mormorò Harry, alle sue spalle, facendola sobbalzare per lo spavento.

 

Ginny evitò per poco di bruciarsi, con il manico della forchetta incandescente. Spense il fuoco e dispose la carne su un vassoio. “Mi hai fatto prendere un accidente!”

 

“Era questo il mio intento, infatti.” Sussurrò con tono di finta malizia, passandole un dito dietro al collo, fino all’attaccatura della maglietta azzurra.

 

“Harry Potter, metti apposto quelle mani. Hermione e mio fratello saranno qui a minuti e io non ho alcuna intenzione di sorbirmi l’ennesima scenata di quel rompiscatole.” Lo rimproverò sorridendo, lasciandosi però tirare per un braccio e poi stringere affettuosamente.

 

Harry respirò l’inconfondibile profumo di pesca, che caratterizzava la pelle della ragazza, ridacchiandole contro la spalla. “Ah! Ne avevo proprio bisogno.”

 

Gli occhi blu della rossa si spalancarono. “Sembri un drogato, te ne rendi conto?!”

 

“Sì sì, lo so.”

 

Il suono del campanello, li costrinse a staccarsi. Fu Harry stesso ad aprire la porta, trovandosi di fronte i due amici, completamente fradici. Ron sembrava tranquillo, sebbene grondante di acqua. Hermione invece pareva furibonda, mentre tentava invano di spostare le ciocche ricce, appiccicate al volto e sugli occhi.

 

“Odio i temporali estivi!!” Fece stizzita, appoggiando la busta di plastica, contenente il gelato, sul divano.

 

Il rosso afferrò la bacchetta e con un semplice incantesimo si asciugò i vestiti, facendo lo stesso con Hermione che, un po’ titubante e ancora nervosa, lo ringraziò con un bacio a fior di labbra. “Ginny ci daresti due asciugamani per i capelli?!”

 

Uno smanettare di pentole e padelle, coprì parte della risposta della sorella. “…prendi tu Harry?!”

 

“Schiavetto Potter a rapporto, sottotenente Weasley!” Scherzò il ragazzo, con tanto di saluto militare. “Scommetto che ti diverti un mondo ad ordinarmi le cose, quando non siamo in servizio.”

 

“Neanche immagini quanto, tenente.” Ribatté sorniona, affacciandosi dalla porta della cucina e scatenando l’ilarità del fratello e dell’amica.

 

^^

 

Il giorno successivo, di buon ora, Ginevra si recò a Grimmauld Place. Il Generale l’attendeva nell’ufficio che utilizzavano, quando non era il caso di effettuare spostamenti troppo lunghi sino ad Hogwarts.

Quando entrò, aggiustandosi la divisa estiva da auror, trovò il generale ad attenderla, in piedi e intento a fissare qualcosa fuori dalla finestra.

 

“Generale…” Salutò con voce neutrale, prima che l’espressione mutasse in gioiosa.

 

Silente, l’anziano preside della scuola di Magia e Stregoneria, che aveva frequentato per ben sette anni, si voltò e le sorrise. Personalmente, si ritrovò a pensare, adorava il modo di sorridere di quell’uomo. Le infondeva una gran serenità. “Ginevra… è un piacere rivederti.”

 

“Anche per me, prof- ehm, Generale.”

 

L’uomo si lasciò sfuggire una risatina. “Accomodati. Ti illustrerò la missione che abbiamo deciso di affidarti.”

 

“Mi hanno accennato al fatto che… devo occuparmi di un prigioniero.” Lo anticipò curiosa, sedendosi sulla poltroncina di fronte alla scrivania e accavallando una gamba, con fare disinvolto. “Da quando i prigionieri di Azkaban vengono liberati e soprattutto, in che modo mi potrei occupare di uno di loro?!”

 

“Comprendo la tua confusione, Ginevra.” La tranquillizzò l’anziano mago, prendendo posto davanti a lei e lisciandosi la lunga barba bianca. “Tuttavia le nostre indicazioni sono chiarissime, non si tratta di un prigioniero qualsiasi.”

 

“Mangiamorte, giusto?!”

 

“Esatto.” Confermò Silente, annuendo. “Si tratta di uno dei Mangiamorte che hai catturato nelle ultime battaglie, esattamente due anni fa.”

 

Gli occhi di Ginevra si incupirono, assumendo una tonalità più scura, quasi notturna. “Ho catturato un po’ troppi… ehm… nemici, per poter riuscire a ricordarli tutti.”

 

“Sono sicuro che di questo ti ricorderai, ma procediamo con ordine.” La interruppe di nuovo, aggiustandosi gli occhiali a mezzaluna. “Si tratta del prigioniero numero 2703. Si è rivelato particolarmente collaborativo negli ultimi tempi e soprattutto, bisognoso di cure.”

 

“Cure?!”

 

“Spiegarlo in poche parole non è facile. Ti basti sapere che durante la sua permanenza nella prigione, è stato colpito da una malattia che lo rende… innocuo.”

 

Ginny inarcò un sopracciglio. “Innocuo. E dice… che si è mostrato collaborativo. Siamo sicuri che non si tratti di un trucco?!”

 

“Voglio fidarmi.” Rispose piatto il preside, accennando un sorriso.

 

“E io mi fido di lei. Piuttosto… che tipo di malattia lo ha colpito?!”

 

L’anziano mago afferrò una cartellina con dei referti medici. “E’ una malattia piuttosto rara. Curabile sì, ma in tempi assai lunghi, ahimè.”

 

“Quindi dovrei occuparmene a tempo determinato?!” Domandò, spostando una ciocca di capelli color sangue dietro all’orecchio e prendendo alcuni fogli dall’interno della cartella gialla.

 

“Anche se non so assicurati il periodo di tempo esatto… sì.”

 

Ginevra sgranò gli occhi, spiazzata, osservando uno dei rapporti. “E’… cieco.”

 

“Purtroppo sì.” Annuì il mago con aria dispiaciuta. “E’ stato affetto da una sorta di infezione alla cornea, che lo ha privato della vista. Come ben capirai, lo rende totalmente incapace di far del male e invece, bisognoso di parecchie attenzioni.”

 

“Certo, capisco…”

 

“…anche se ammetto che, dato il tipo di persona, non so quanto possa essere semplice, un simile incarico. Però mi fido di te, Ginevra.”

 

“La ringrazio, Silente.” Rispose grata di quella fiducia, tornando poi a studiare la relazione sul prigioniero. “Un… momento, ma il detenuto numero 2703 è…”

 

“Draco Malfoy.”

 

^^

 

Hermione ed Harry, se ne stavano seduti al tavolino del bar che erano soliti frequentare durante le pause dal lavoro. Ron aveva i pugni serrati, appoggiati al tavolino, accanto ad un bicchiere di the ghiacciato. Tutti e tre tacevano, in attesa di spiegazioni da parte di Ginevra, di ritorno dal colloquio con il Generale Silente.

 

“…quindi ti ha spiegato nei dettagli cosa dovresti fare?!”

 

Ginny mosse il capo in segno di assenso. “Sì, devo occuparmi di un detenuto cieco e di conseguenza innocuo.”

 

Ron sospirò di sollievo, rilasciando le spalle tese e assaggiando un sorso di bevanda al limone. “Meglio così.”

 

Un lieve cicaleccio, proveniente dagli alberi che abbellivano il luogo, ad Hogsmeade, era l’unico suono che copriva quel silenzio teso; accompagnato dalle voci di alcuni clienti seduti ai tavolini come loro.

 

Non sapeva da che parte cominciare, come spiegare, affrontare quella situazione. Situazione che, tra l’altro non piaceva neppure a lei. Benché la persona che le era stata affidata fosse resa totalmente inoffensiva dalla malattia che l’aveva colpito, si trattava pur sempre di quello che per anni, era stato il suo acerrimo nemico. Il suo e di suo fratello, Harry e chiunque non fosse purosangue, Serpeverde o comunque degno del suo rispetto.

 

“Non c’hai detto tutto, vero Ginny?!” Domandò Harry, incrociando i suoi occhi color smeraldo, con quelli oltremare di lei.

 

Per un attimo, la rossa si chiese per quale motivo, quello che si era rivelato essere il suo migliore amico, avesse quello stramaledetto dono di leggerle nella mente e nell’anima. “N-no… cioè…”

 

“Cosa c’è, Gin?!” Le chiese Hermione preoccupata, appoggiando una mano sulle sue e rivolgendole quel caldo sguardo color cioccolato, che riusciva a farla ragionare, riflettere… pensare.

 

“Io… è un po’ complicato, ecco…”

 

“Con calma sorellina.” La rassicurò Ron, spostando la frangia rossa e fastidiosa, dagli occhi blu. “Non c’è fretta… avanti.”

 

“Il prigioniero di cui mi devo occupare-”

 

Hermione la interruppe. “Lo conosciamo?!”

 

Improvvisamente tutti i rumori intorno a lei, svanirono. I battiti del suo cuore aumentarono e un forte senso di nervosismo la invase. Aveva timore che riuscissero a sentire gli effetti dell’ansia, del timore.

 

Prese un forte respiro e chiuse gli occhi. “E’ Malfoy.”

 

Sapeva con certezza matematica, ciò che avrebbe visto non appena alzate le palpebre. Sgomento, stupore, rabbia.

 

“Che cosa?!?”

 

Appunto.

 

^^

 

Aveva accettato. Non riusciva a capacitarsi del motivo per cui aveva accettato la missione. A parte il “dovere” di auror. Perché una motivazione, dovere escluso, doveva esserci. E in quel momento, mentre percorreva lo spoglio e umido corridoio della prigione di Azkaban, non capiva se lo aveva fatto per il gusto di opporsi alla collera di suo fratello o perché il suo cuore e il suo istinto, le avevano consigliato di farlo. Per se stessa e per nessun altro.

 

Il rimbombo degli anfibi militari, sulla pietra nuda, risuonò più volte in quel luogo angusto, accompagnato da un cigolio sinistro dei cancelli di protezione. Persino la grata della cella, che il sorvegliante stava aprendo con un tintinnio di chiavi, era fastidioso in quel posto.

 

“Di qua.”

 

Seduto con la schiena curva, gli occhi chiusi e i gomiti appoggiati alle gambe, Draco Malfoy sembrava totalmente svuotato. I capelli erano appiccicati al volto e probabilmente non sporchi, di più. Il viso, una volta regolare e morbido, era divenuto appuntito e smunto, segnato dalla sofferenza così come lo era la pelle sotto gli occhi, livida per le occhiaie. La pelle, ancora più pallida di come era un tempo, recava numerosi segni rossi sui polsi (lasciati scoperti dalle maniche sollevate della maglia grigia). Ai piedi, inquietanti, alcune catene in grado di bloccare qualsiasi tentativo di fuga.

 

Ma dove credono che possa andare, in quello stato?!

 

Fu forse perché lo vide in quelle condizioni, così privo di forze, di quella collera che gli aveva letto negli occhi durante la battaglia in cui era riuscita a catturarlo, che si avvicinò al biondino con meno astio e reticenza, di quella che avrebbe voluto impiegare.

 

“Malfoy.”

 

Scattò quando lo vide alzare il volto verso di lei, con ancora gli occhi chiusi. “Chi sei?!”

 

“Sono venuta per portarti fuori di qui.”

 

 

Continua…

________

 

Ed ecco Luna Malfoy con una nuova storia! Stavolta si tratta di una long fic! (Prometto di continuare anche le altre, prometto, prometto!! Sono in fase di lavorazione i capitoli di NpS e IMdS!). Mi scuso per la brevità del capitolo, ma d’altronde è quello introduttivo e io voglio capire se l’idea vi piace. Non voglio dilungarmi molto, perché tanto gran parte delle cose le avete capite. Voglio solo farvi un appunto.

Il rapporto tra Ginny ed Harry è malizioso. Non ci saranno scene particolari, tranquilli, mi pare ovvio il pairing. Ma cosa può far imbestialire di più un Malfoy… se non che la sua preziosa salvatrice (sempre che lui la accetti, ehm -.-) abbia questo “rapporto speciale” con Sfregiato?! =) Per il resto non svelo altro, tanto di sorprese ce ne saranno mille -.-‘’’

 

Ditemi se volete che la continui!! ^^

 

Luna Malfoy

 

Fatemi sapere che ne pensate ç___ç vi prego! E già che ci siete... leggetevi la storiella: Innocence (sempre D/G ^^)

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


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*Questa fanfic contiene alcune scene di carattere violento e alcune relative al sesso. Non sono particolarmente eccessive e descrittive, tuttavia chi pensasse di poter non sopportare questo genere di situazioni, è pregato di non continuare a leggere.*

 

Un'ancora nel buio

Capitolo 2

 

Non era stato facile convincere Draco Malfoy a seguirla senza fare storie e in cuor suo, era convinta che avesse accettato quella costrizione solo ed esclusivamente perché gli avrebbe permesso di uscire da quell’inferno che osavano definire prigione di massima sicurezza. Neppure il cambiamento avvenuto, quando i Dissennatori erano stati banditi, dopo la caduta di Voldemort, era servito a rendere migliore quel posto. I secondini erano pur sempre Auror e lei sapeva bene cosa significava. Nessun Auror, che conosceva, poteva essere definito rispettoso nei confronti di presunti o, peggio ancora, dichiarati Mangiamorte.

 

Silente le aveva lasciato precise istruzioni in merito. I primi tempi, finché non avessero trovato una sistemazione migliore, lei e Malfoy, avrebbero dovuto vivere a Grimmauld Place n 12.

Lì per lì, l’idea non le era per nulla piaciuta e continuava a non essere convinta di quella decisione. D’altronde, però, non essendo nessuno per criticare un’idea del Generale, si era limitata ad obbedire, sperando vivamente che suo fratello non s’intromettesse.

 

Avevano utilizzato un nuovo tipo di Metropolvere, che il Ministero aveva ideato per i trasporti dei prigionieri più difficoltosi, mettendo a punto un sistema, grazie al quale non avrebbero avuto modo di fuggire. Erano spariti insieme da Azkaban e si erano ritrovati nel camino della cucina dell’ex Palazzo dei Black. Ad attenderla, Ginny aveva trovato Remus Lupin.

 

Il suo ex professore, le aveva tolto di dosso il peso del biondino, che gravava sulla sua spalla. Peso esiguo, date le condizioni in cui versava. “Tutto apposto?!”

 

Ginevra annuì, lanciando un’occhiata in tralice al corpo inerme di Draco. Subito prima di permettere loro di andar via dalla prigione, i secondini avevano proceduto all’iniezione obbligatoria, eseguita ogni qual volta un detenuto doveva abbandonare Azkaban. Lo avrebbe reso incosciente per un po’, evitandole problemi. Problemi che però, lei credeva impossibile esistessero, con il Draco Malfoy che aveva ritrovato in quella cella.

 

Lo trasportarono al piano di sopra, in quella che una volta era stata la camera di Sirius.

 

“Perché qui?!”

 

Lupin la guardò confuso. “E’ al secondo piano, più isolata… e ha un bagno in camera. Mi sembra il posto adatto, no?!”

 

“Harry non la prenderà molto bene, lo sai, vero?!”

 

Gli occhi dell’uomo, furono attraversati da una luce strana. Fu un istante e poi il suo sguardo tornò normale. “Lo so, ma dovrà accettarlo. Non mi pare il caso di farti fare avanti e indietro da una camera all’altra. Si tratta di una stanza… in fondo.”

 

“Per me e per te è una stanza, per Harry è qualcosa di più… suppongo, ma forse mi sbaglio.”

 

Lupin le sorrise gentile, prima di adagiare il corpo privo di sensi di Draco sul letto. “Non sembra neppure lui…”

 

Lo sguardo azzurro di Ginny, indugiò un poco sulla figura del Mangiamorte. “Vero?! L’ho notato anche io… ma è pur sempre un Mangiamorte e quindi-”

 

“…quindi non sottovalutiamolo.”

 

^^

 

Quando il torpore che lo aveva avvolto qualche tempo prima, lo abbandonò, Draco intuì che c’era qualcosa che non andava. Era seduto su qualcosa di troppo comodo, per essere il letto della sua prigione e istintivamente, com’era abituato a fare da tanto, troppo tempo, serrò gli occhi cercando di capire se c’era qualcuno con lui in quel luogo.

 

I sensi, ormai sviluppati grazie alla cecità, lo avvertirono della presenza di un’altra persona. “Chi c’è?!”

 

“Ti sei svegliato… finalmente.”

 

Non aveva modo di guardare in faccia la donna che gli stava parlando (perché di donna si trattava, questo lo poteva capire dalla voce), ma era quasi sicuro che stesse sorridendo divertita. Lo capiva dal tono.

 

“Chi diavolo sei?!”

 

Stavolta la risatina fu udibile. “Sempre molto gentile, vero Malfoy?!”

 

Quel modo di pronunciare il suo cognome, era tipico di chi lo disprezzava. “Non vedo perché dovrei mostrare gentilezza, a qualcuno che non ha nemmeno avuto l’educazione di presentarsi.”

 

“Cosa ti cambierebbe?!” Gli domandò la voce, con fare indispettito. “Avrai capito che sono un Auror, no?! Non penso che i tuoi compagni Mangiamorte si prenderebbero il disturbo di venirti a liberare, quei pochi che sono sopravvissuti… intendo. Inoltre non penso che i secondini ti avrebbero lasciato andare così facilmente.”

 

Draco si spostò una ciocca dagli occhi, vincendo la tentazione di aprirli. “Voglio sapere con chi diamine sto parlando. Ne ho tutto il diritto.”

 

“…e io ho quello di non dirtelo, Malfoy.”

 

Il rumore del bussare sulla porta, distrasse i due ragazzi dalla conversazione tutt’altro che piacevole. “Avanti.” Mormorò la rossa, combattuta tra l’idea di tacere sulla sua identità, evitandosi così problemi e quella di svelargli che era una Weasley, scatenando le ire del prigioniero. Oddio, doveva smetterla di chiamarlo a quel modo. Era libero, ormai. Era un cittadino come tutti gli altri.

 

“Disturbo?!”

 

Ginevra sporse il capo, trovandosi davanti il volto di Harry. Non aveva l’aria propriamente felice e le bastò guardarlo, mentre gettava occhiate qua e là nella stanza, per intuirne il motivo. “No, vieni… entra.”

 

Il biondino fece schioccare la lingua, spazientito. “Se non vi è di troppo peso, razza di… lasciamo perdere! Si può sapere chi diamine sie-”

 

La rossa sussultò, portandosi accanto ad Harry e studiando attenta, la reazione di Malfoy. Si era bloccato tutto ad un tratto e si massaggiava le tempie, il che non seppe come, ma non le fece presagire nulla di buono.

 

“Tu sei… Potter. Ho riconosciuto la tua voce…”

 

Il moro si fece più avanti, calcando bene il suono dei passi sul pavimento di legno. “E se anche fosse, Malfoy?”

 

“Cosa… cazzo ci faccio in questo posto? Perché sei qui e chi è quell’altra?!” Chiese furibondo, tentando invano di alzarsi dal letto.

 

Harry lo spinse di nuovo giù, sorridendo soddisfatto. “Sta’ calmo. Se avessimo voluto farti del male, lo avremmo già fatto… siamo Auror, non sporchi assassini come te.”

 

“Non mi preoccupo di questo, so difendermi… non riuscireste a farmi niente.”

 

“Ne sei proprio sicuro?!” Soffiò compiaciuto il soldato, a pochi centimetri da lui, sfuggendogli subito dopo. “In fondo sei cieco e senza forze. Potrei ucciderti e dire che è stato un incidente, non credo che i miei colleghi si farebbero tanti problemi a mantenere il segreto…”

 

“Adesso basta!!” Li interruppe Ginevra arrabbiata. “Harry piantala di provocarlo. Sai perfettamente che tutto quello che dice, adesso vale meno di zero, quindi non abbassarti al suo livello.”

 

Draco fece scattare la testa di lato, curvando le labbra in un sorriso malefico. “Potter! Ti sei fatto la ragazza?!”

 

Ginny per poco non si lasciò sfuggire di mano l’asciugamano, che aveva afferrato dalla sedia. L’aveva riconosciuta. Si schiarì la voce, benché non ne avesse bisogno. Mossa tattica, voleva guadagnare tempo… non sapeva cosa rispondere. Harry, fermo a poca distanza da lei, non l’aiutava di certo, impassibile nella sua tranquillità.

 

“…quanto sei spiritoso, Malfoy.” Sibilò pungente, raccattando ciò che aveva fatto cadere e tornando a guardarlo. Perché diamine non apriva quegli occhi? Le sembrava di parlare con… con… non sapeva neppure lei, però era fastidioso. “Noto che il sarcasmo da serpente non ti ha abbandonato. Bene, ma qua siamo nel mio territorio e… prima che tu inizi ad insultarmi o ad offendere la mia famiglia, sappi che la tua salute e quant’altro, da oggi in poi dipendono da me.”

 

“Mi stai minacciando… Weasley?!” Pronunciò il suo cognome come era solito fare ai tempi di Hogwarts.

 

Ginevra sbuffò in modo perfettamente udibile. “Chissà… forse sì, forse no. Ora se vostra maestà fosse così gentile, da rinfoderare la lingua biforcuta di cui è dotato… sarebbe il momento di farsi un bagno.”

 

Le guance di Draco, si tinsero di un rosa molto tenue. “E me lo fai tu, Weasley?” Domandò con tono malizioso, curvando le labbra in quella che pareva essere l’ombra di un ghigno.

 

“…oh sì, certo.” Ribatté piatta Ginny, posandosi un dito sulla bocca e facendo segno ad Harry di non dire una parola.

 

Dal canto suo, il moro faticò non poco a trattenere una risatina, nascondendosi dietro una mano e soffocando il tutto con la scusa di schiarirsi la voce. “Allora io… me ne vado. Buon bagno, furetto.” Uscì, sbattendo la porta.

 

Il ringhio sommesso, che fuoriuscì dalla gola di Malfoy, non fece né caldo, né freddo alla rossa che con massima tranquillità, si limitò ad aiutarlo ad alzarsi dal letto, guidandolo poi verso il bagno di cui era dotata la camera da letto. “Guarda che io scherzavo, Weasley, non ho alcuna intenzione di… farmi fare il bagno da te.”

 

“Figurati se ho voglia di perdere del tempo, guardandoti in certe condizioni, Malfoy… mi pare ovvio che non sarò io a lavarti.”

 

Il biondino si bloccò, cercando a tentoni un appoggio e aggrappandosi con forza allo stipite della porta, che aveva individuato. “E chi allora?!”

 

Ginevra sbuffò scocciata. “Un elfo domestico.”

 

“Non se ne parla!”

 

“Malfoy non ho intenzione di rischiare uno svenimento ogni qual volta mi avvicino a te. Sono secoli che non fai un bagno…” Replicò concisa, trattenendosi per pura umanità, dall’alzare il volume della voce più di quanto già non stesse facendo.

 

Draco ebbe l’impulso di aprire gli occhi, ma si frenò. “Faccio da solo allora…”

 

“Non puoi! Rischieresti di farti male…”

 

Il tono di Draco si fece più duro, secco. “E cosa te ne importa?!”

 

La ragazza si fermò a metà tra la camera e il bagno. Non aveva mica tutti i torti il biondino. Cosa importava a lei? Era solo uno stupidissimo incarico e di certo non le avrebbero detto niente, se avessero ritrovato il prigi- Malfoy con qualche livido di troppo. Inoltre la rendeva nervosa quel vizio di tenere gli occhi chiusi… lei era abituata a confrontarsi con le persone, scambiandosi normali sguardi… anche d’odio se necessario!

 

“Non provocare Malfoy… non mi costa nulla mollarti qui, in mezzo alla stanza.” L’altro cercò di parlare, ma lei lo anticipò, con stizza. “…se non lo faccio, è solo perché sono un Auror serio. Non mi va di trovarmi in situazioni imbarazzanti a causa tua, quindi d’ora in poi si fa come dico io!”

 

^^

 

“E così… oltre ad occuparti a tempo pieno di lui, devi accompagnarlo da Piton una volta alla settimana?!” Chiese sconfortato Ron, abbandonando la tazza di caffè fumante sul tavolino di metallo.

 

Ginevra sospirò, annuendo appena. “Sì, stanno perfezionando la sua cura… di conseguenza, almeno una volta ogni sette giorni devo accompagnarlo per dei controlli.”

 

Harry salutò di sfuggita un collega, di passaggio lungo uno dei corridoi del quartier generale, poi le sorrise. “Vedila così. Quei controlli servono a togliertelo di torno, pazienza se ti tocca subire la presenza di Piton…”

 

“…la fai facile tu…” Biascicò poco convinta la rossa, sorseggiando una tazza di thè e lasciandosi sfuggire una smorfia, dopo essersi scottata. Il moro non riuscì a trattenere una risatina.

 

I tre, furono raggiunti da una trafelata Hermione. “Ron! Il Capitano vuole vederci… riguarda l’attacco dei Nuovi Mangiamorte, quello dell’altra sera, ci sono novità!” Lo richiamò, cercando di agganciare nervosamente il mantello blu da Auror. La lunga treccia crespa, dondolava sulla spalla.

 

Il rosso sbuffò, scuotendo la testa. “Maledetti teppistelli… non ci lasciano vivere tranquilli nemmeno un attimo!” Salutò entrambi con un cenno veloce e raggiunse la ragazza, aiutandola a sistemarsi la divisa, per evitarle un crollo di nervi di primo mattino.

 

Le labbra di Ginny si stirarono in un sorriso. Adorava guardare Hermione e Ron insieme, quando non litigavano. Lo diceva fin dai tempi della scuola che quei due erano fatti l’uno per l’altra. Sobbalzò appena, quando sentì un braccio di Harry cingerle la vita e trarla a sé, stringendola in una morsa decisa, ma leggera. “…dai, non in pieno quartier generale…”

 

“Ma se non c’è nessuno!” Replicò Harry, sorridente, con la testa nascosta nell’incavo del suo collo. Con un gesto veloce della mano, le spostò la treccia d’ordinanza dietro la spalla e le affondò i denti nella pelle candida, succhiando appena.

 

La ragazza appoggiò le mani, piccole e affusolate, sul petto largo dell’amico, cercando di allontanarlo. Senza successo. Qualche istante dopo, a pochi centimetri dalla sua spalla, spiccava un bel segno rosso, magistralmente ricoperto dal moro con l’acconciatura. “Uh fa malino, c’hai messo impegno eh…?!” Tastò appena la parte offesa, provocandosi una fitta leggera.

 

“…che ci posso fare, ne avevo bisogno.” Ribatté facendole un sorriso giocoso e toccandole la punta del naso con l’indice. “Ora è meglio che vada, altrimenti quell’aguzzino dell’allenatore mi farà fare gli straordinari. Tu devi tornare dal malato, vero?!”

 

Ginevra annuì, con espressione sconfortata. “Mi tocca… ah no! Prima devo passare in tribunale!”

 

“Ancora quella faccenda?!” Domandò perplesso Harry, grattandosi la nuca e passandosi un dito sul naso. “-Acc… devo abituarmi alle lenti, mannaggia.- ma scusa, non avevi già risolto tutto?!”

 

“Purtroppo no.” Disse, abbassando lo sguardo. “…lo credevo, ma a quanto pare non basta essere Auror ed essere qualificate, servono requisiti che devono controllare un milione di volte!”

 

Il giovane Potter scosse la testa. “Mi spiace. Non capisco, eppure tu saresti perfetta secondo me. Anche se…”

 

“No, non chiedermelo di nuovo, Harry… ti prego.” Lo anticipò lei, con occhi supplichevoli. “Bastano già le paranoie di mio fratello. Sì, sì… ne sono più che convinta, davvero.”

 

Il ragazzo sorrise incoraggiante. “Mi fido delle tue scelte, Ginevra. Ora scappo, ci vediamo più tardi…” Le stampò un bacio, all’angolo della bocca, arruffandole un po’ la parte di chioma libera dalla treccia, con una mano.

 

Quando rimise piede a Grimmauld Place n.12, si pentì di non essere rimasta al quartier generale degli Auror. Aveva lasciato Draco Malfoy profondamente addormentato, tenuto sotto controllo dall’elfo domestico che le avevano messo a disposizione. Lo trovò perfettamente sveglio, seduto sul letto e con un umore pessimo.

 

“Oh la carceriera è tornata.”

 

Ginny scrollò le spalle, infastidita. “Carceriera? Vuoi che ti riporti ad Azkaban? Magari lì ti trattavano meglio, Malfoy.”

 

La bocca pallida e secca di Draco, si curvò in un ghigno dei suoi. “…ma come siamo permalose, Weasley!”

 

Ne era sicura. O smetteva di usare quel tono quando pronunciava il suo cognome, o l’avrebbe pagata molto cara. “Ma come siamo rompipalle Malfoy.”

 

Un lungo fischio uscì dalle labbra del biondino. “Ollallà, che finezza! Una vera signora…”

 

Ginevra borbottò qualcosa di ancor meno signorile, fortunatamente a bassa voce. “Non sono una signora, furetto dei miei stivali, sono un Auror. E bestemmio anche! Ora, ringrazia che sei cieco, altrimenti t’avrei fatto un occhio nero.”

 

“Cosa c’entra il fatto che sono cieco?!” Sbottò risentito il giovane, incrociando le braccia al petto e voltando la testa nel punto in cui, pensava ci fosse la sua interlocutrice.

 

La rossa sollevò un sopracciglio, con fare altero. “C’entra che così non c’è soddisfazione.”

 

Draco si lasciò scappare un brontolio. “…aspetta solo che riprenda l’uso degli occhi-”

 

“Non vedo l’ora, Malfoy, non vedo l’ora.”

 

Un leggero scricchiolio, avvisò entrambi dell’entrata di qualcuno. Ginny abbassò lo sguardo, trovandosi di fronte il piccolo elfo domestico, con in mano il vassoio della colazione. I medici che seguivano Draco, gli avevano prescritto una dieta particolare. Doveva recuperare tutto il peso e le sostanze, che aveva perso durante quei due anni rinchiuso nella prigione.

 

“E’ arrivata la tua colazione…”

 

Il biondino scostò le coperte, allungando le braccia verso il vuoto. “Passamela…”

 

Ginevra aggrottò la fronte. “Come diamine pensi di poter mangiare da solo?!”

 

“…secondo te, come ho fatto fino ad ora?!”

 

“Malfoy, lì ti davano pane e acqua, non mi sembra tanto difficile tenere in mano una pagnotta e una tazza. Qui si parla di cibo molle e soprattutto bollente…” Lo riprese sarcastica. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Doveva calmarsi o l’avrebbe preso a sberle.

 

Draco fece spallucce. “Me la caverò, di certo non mi va di essere imboccato come un bambino.”

 

“…oh e invece lo farai.”

 

“Non ci penso neanche lontanamente!” Fece scandalizzato il biondo. “Piuttosto non mangio!”

 

Gli occhi blu di Ginny saettarono. “Oh fa’ come ti pare. Puoi portare via il vassoio…” Si rivolse all’elfo domestico, facendogli però segno di diniego con la testa e successivamente, invitandolo ad uscire con un gesto della mano. Aveva ancora il vassoio, stretto nell’altra.

 

Le guance di Draco si imporporarono appena, quando un rumore sordo riecheggiò nella stanza. Aveva fame, maledizione, eppure lui era un Malfoy, non poteva abbassarsi a chiedere in quel modo. A lui toccava di diritto mangiare! “Oh al diavolo. Fatti riportare quella maledetta colazione, Weasley!”

 

“Fame?!” Chiese ironica la rossa, sedendosi sul letto. “…ma guarda che non tocchi nulla, se non ti fai aiutare.”

 

“Piccola vipera…”

 

La ragazza sorrise trionfante. “Grazie del complimento…”

 

Quando il piatto con uova e pancetta fu a metà, Draco sembrò spazientirsi. Doveva essere un gran sacrificio, per uno come lui, calarsi ad un tale livello, da avere bisogno di aiuto anche per piccole cose come quella. “Non… non azzardarti a dire in giro di questa… questa cosa! Chiaro?!”

 

Ginevra lo guardò perplessa, sbattendo gli occhi. “Tranquillo! Non ho certo intenzione di rovinarmi la reputazione, andando a spifferare ai quattro venti che faccio da balia a te.”

 

Il biondino ebbe un fremito di rabbia. “La tua reputazione?! Sono io che vengo imboccato come un neonato… è la mia reputazione che andrebbe in malora!”

 

“Quale reputazione, Malfoy?!” Commentò sardonica lei, con un versetto compiaciuto. “Quella che ti sei bruciato quando sei finito ad Azkaban?! O quella che ti sei costruito come sporco assassino?!”

 

Ginny ebbe la certezza che se non fosse stato cieco, Draco l’avrebbe fulminata col solo sguardo. Eppure il ragazzo continuava a fremere, stringendo convulsamente le lenzuola nei pugni serrati, bianchi per lo sforzo. Si ostinava a stringere gli occhi e a sfogare la frustrazione digrignando i denti e provocando uno stridio fastidioso.

 

“Non preoccuparti…” Aggiunse con voce più dolce, sorridendo seppur non vista. “Non lo dirò a nessuno, Malfoy.”

 

Il ragazzo si rilassò, appena.

 

 

Continua…

________

 

Eccomi qui con il secondo capitolo. Ho preferito mandare questo, prima del nuovo capitolo de “Il Morso del Serpente”, che è quasi pronto, poiché ho notato che la trama vi ha entusiasmato tanto ^^ e di questo, credetemi, ne sono davvero felice.

Volevo prendere qualche riga, avvisandovi che con tutta probabilità la mia partenza per Roma è spostata di 15 giorni. Di conseguenza dovrei, dico dovrei, riuscire a terminare almeno una delle storie e probabilmente, proprio Il Morso del Serpente, che è la più breve. =)

 

Ringrazio immensamente tutti coloro i quali hanno recensito questa storia ^^

 

Mary1986: spero di aver fatto sufficientemente presto ^^

Yuna: Harry… eh, non è mica solo eh *-* non so se avevate capito il fatto del “rapporto speciale”, ma anche se teoricamente Ginny ed Harry sono single, in realtà… non lo sono… ehm, come faccio a spiegarlo? ^^’’’

_Kristel_: grazie del votone ^^ sei sempre molto gentile. Sono contenta che la trama ti ispiri… spero che continui a piacerti =)

Sissichi: dunque, la complicità tra Harry e Ginny non è sempre amichevole. Dipende dai giorni, dall’umore di entrambi e da taaanti altri fattori =) Diciamo che è un rapporto che, da due come il moro e la rossa, non ci si aspetta ^^

MaryAngel: ecco la reazione di Malfoy. In perfetto stile Malfoyano, direi =P Ci saranno sviluppi… ovviamente ^^

Sabryy: eccomi qui con l’aggiornamento! Grazie mille del voto e del complimento!! ^^

Malesia: grazie =) gentilissima… spero che l’aggiornamento sia di tuo gradimento… (zam zam! C’era pure la rima XD)

Serena: ^^ oddio, sti complimenti mi fanno arrossire… mi ci dovrò abituare ancora. *-* sono felice che la storia ti piaccia…

Angele87: purtroppo io ho fin troppa ispirazione, ma capita spesso che abbia “nuove” ispirazioni e mi impantano sulle vecchie storie (vedasi NpS)… mi darò da fare per non trascurarne nessuna ^^

Vega: ecco sì, appunto. Un rapporto tra Ginny ed Harry “così” non è mai stato… scritto. O almeno nelle storie che ho letto io. C’è sempre stato amore platonico, o amore travolgente, o amore traballante… ma mai solo questioni fisiche. E cosa c’è di meglio di un rapporto strano, per far imbestialire il biondino? XD

RachelDickinson: grazie dei complimenti. ^^ Spero di essermi sbrigata abbastanza. Purtroppo sto seguendo 4 longfic e taaante oneshot che ho in mente, di conseguenza… vado a rallentatore -.-

Marian86: ^^ sono felice che ti piaccia il mio lavoro. Grazie del voto °.° e sì, cioè povero Draco sì… ma in fondo non è per sempre, le cure tra i maghi esistono… e poi mi piace l’idea di un Draco che, per una volta, è costretto a farsi aiutare! (a me no! ndDraco  il tuo parere non conta ndLettori   ah grazie -.- ndDraco  prego! ^^ ndLettori)

Tink: a distanza di pochissimo tempo eccoti il nuovo capitolo! Ehi!! Quello de Il Morso Del Serpente è stato inviato… visto? Spero che ti siano piaciuti entrambi ^^

Pallina: grazie mille dei complimenti *-* beh, come sai io non ho particolari preferenze tra la coppia H/G e quella D/G, anche se ammetto che preferisco scrivere una D/G, rispetto ad una H/G… forse perché Draco riesco a caratterizzarlo meglio, mi viene più… spontaneo, chissà! ^^

Gajra: eccomi qui… col nuovo capitolo! Spero di non averti fatto aspettare troppo!

*Stefy*: ti ringrazio per i complimenti sul mio “talento”. Sono apprezzamenti che fanno sempre piacere =) Sono contenta che la storia ti sia piaciuta =)

Anonima: non ci credevo neppure io, quando ho iniziato a scriverla… veramente… ma alla fine ne sono soddisfatta ^^

Aura: grazie del voto *-* wow 10 e lode, addirittura! Postato abbastanza in fretta… direi, considerata la velocità con cui aggiorno di solito!

Poyel: eheheh se ne vedranno delle belle!! ^_^

Oryenh: scritto e pubblicato!!! ^^

Alexiel84: che bello!! Leggi e segui anche questa storia!! ^^ sono felice!! ^^ spero di non averti deluso col secondo capitolo =)

Sendy Malfoy: agli ordini!!

Ryta Holmes e Lynn Wolf: ahhhhh finalmente!! Potevo aspettare a vita la vostra recensione >.< eh va beh, capita! Speriamo che il secondo capitolo vi sia piaciuto!! ^^

 

Luna Malfoy

 

Fatemi sapere che ne pensate ç___ç vi prego!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


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*Questa fanfic contiene alcune scene di carattere violento e alcune relative al sesso. Non sono particolarmente eccessive e descrittive, tuttavia chi pensasse di poter non sopportare questo genere di situazioni, è pregato di non continuare a leggere.*

 

Un'ancora nel buio

Capitolo 3

 

Il Tribunale Magico era un continuo ciarlare. Avvisi notificati via “aereoplanino” e segretarie in fermento, occupavano gran parte dei corridoi dell’edificio, creando un notevole caos. Ginny odiava quel posto. Tutto, di quel posto, per la precisione. A partire da quelli che avevano l’ardire di farsi chiamare “avvocati della difesa”, che se ne fregavano altamente di ciò che pensava, diceva, faceva e consigliava, fino ad arrivare a quegli esseri, considerati supremi e intoccabili, chiamati “giudici”.

 

Non sopportava l’idea che, la sua vita e quella di un’altra persona, fossero nelle mani di gente come quella.

 

Il giudice che era stato assegnato alla sua causa, era uno dei peggiori. A detta di tutti, non solo sua. Un uomo anziano, fortemente frustrato, perennemente in conflitto con tutti coloro i quali possedevano un paio di tette e appartenessero alla categoria “donne”. Specie donne in carriera.

 

Ogni qual volta, veniva fissato un incontro, il giudice Davidson, la fissava da dietro i suoi occhiali tondi e piccoli, arricciando le labbra in una smorfia disgustata e storcendo il naso infastidito.

 

“Signorina Weasley…” Sospirò con fare esasperato, provocandole un moto di rabbia. “Sono dolente di annunciarle che ancora non ci siamo.

 

Ginevra cercò di reprimere una risposta, non proprio educata, sforzandosi di sorridere. “E per quale motivo, se posso domandare?!”

 

“Vede… è tutto in regola, a partire dal suo ‘modo di vivere’, sino ad arrivare al suo ‘lavoro’, ma…” Si zittì, sospirando di nuovo.

 

Ne era certa. Se l’avesse rivisto un’altra volta, lo avrebbe preso a sberle, o peggio ancora, a calci nel fondoschiena. Non poteva permettersi di trattarla in quel modo! Erano mesi … forse almeno quattro, che quelle ‘sedute’ venivano aggiornate, a ripetizione, costringendola a saltare turni di lavoro, chiedere permessi e occuparsi di burocrazia inutile, stupida e a parer suo superflua.

 

“Ricapitolando.” Iniziò lei, a denti stretti, serrando i pugni sui pantaloni del tailleur scuro che aveva indossato. “Le va bene che viva in un appartamento ad Hogsmeade, che abbia uno stipendio adeguato come Auror, che sia un Auror, dal momento che ritiene questo un punto a mio favore… ma… c’è ancora un ma?!”

 

“Signorina vede…” Continuò l’uomo, cercando di apparire comprensivo. “Il punto focale della faccenda è che, lei è sola.

 

“Non sono sola…” Sibilò inacidita, riducendo gli occhi a due strette fessure. “Ho un sacco di amici, parenti disposti a tutto per aiutarmi…”

 

“…ma non ha un compagno.” Concluse il giudice Davidson, malcelando quello che aveva tutta l’aria di essere un ghigno trionfante.

 

Ginny sbuffò. “No, non ho un compagno. Frequento una persona… ma questo, non basta, giusto?!”

 

“Se dovesse diventare una cosa seria, sì… basterebbe. Fece l’uomo, con gli occhi ombrati di delusione. “Mi dice il nome di questa persona, per favore?!”

 

La ragazza ci pensò su. Dire che frequentava Harry Potter, quell’Harry Potter, le avrebbe consentito di chiudere immediatamente qualsiasi tipo di pratica. Benché stronzi e senza un briciolo di pudore, i giudici non sarebbero stati tanto sciocchi da negarle la vittoria della causa, se il suo compagno era proprio lui.

ma non poteva farlo.

 

“E’ irrilevante.” Mugugnò abbattuta, spostandosi una ciocca rossa dietro l’orecchio. “E’ un mio collega… e no, non credo che la storia diventerà seria. Al momento, non sono in grado di stabilirlo… comunque.”

 

Sul volto del giudice, si fece largo un sorriso compiaciuto. “Bene, allora sarà così gentile… da ritornare quando avrà stabilito, se questa relazione è più o meno seria o in alternativa, quando deciderà di aver trovato la persona giusta. Fino ad allora… sono spiacente, ma il piccolo Thomas non le potrà essere affidato.”

 

Ginevra sbuffò avvilita. “…le visite… una volta alla settimana, però… mi restano, vero?!”

 

“Non possiamo certo negarle di vedere un bambino, che si è così tanto affezionato a lei. La rincuorò, un po’ più comprensivo, l’uomo. “Signorina Weasley… per il suo bene e per quello del piccolo Thomas… cerchi di-”

 

“Sì… ho capito.” Lo interruppe, sorridendo amaramente. “La ringrazio.”

 

Si avviò fuori dall’ufficio del giudice, percorrendo i lunghi corridoi del Tribunale Magico per i Minori.

 

________

 

Ron colpì nuovamente il sacco di destro, girando su se stesso e assestando un colpo potente e preciso. Il sacco oscillò appena, tenuto fermo da Harry, che sorrideva soddisfatto. C’era poco da fare. Quando ‘la tigre’, com’era stato soprannominato il rosso in caserma, era furiosa o incazzata per un qualsiasi motivo, tirava fuori il meglio di sé. Tutta la sua potenza e aggressività venivano fuori sotto forma di combattimenti all’ultimo sangue, tra lui e il sacco, o tra lui e il povero malcapitato di turno.

 

La voce del loro istruttore, interruppe a metà l’ennesimo attacco al fagotto di stoffa imbottito di sabbia. “Stop! Per oggi basta così. Andatevi a docciare, che puzzate come caproni!”

 

“…sempre gentile…” Mugugnò a denti stretti Ron, voltandosi a dare le spalle a Harry e afferrando l’asciugamano da una panca vicina, gettandoselo sulle spalle.

 

Che succede?!” Domandò con finto fare noncurante, Harry, prendendo posto sulla panca di plastica e buttando giù metà del contenuto della bottiglietta d’acqua, che aveva nel borsone.

 

Il rosso gli scoccò un’occhiata in tralice, scuotendo appena la testa. “…non succede niente, perché me lo domandi?!”

 

“Perché solitamente hai quella ‘carica’ addosso solo in due casi: o hai litigato con Hermione e lo escluderei, dal momento che lei all’allenamento di armi babbane era serena, o ce l’hai col resto del mondo per qualcosa.” Spiegò serafico, sorridendo con l’aria di chi la sa lunga.

 

“Grazie dell’ottimo profilo psicologico… mamma. Lo sfotté Ron, sfoderando un ghignetto malefico e divertito.

 

“Oh di nulla, ma non hai risposto…”

 

Il rosso, in risposta, fece scattare la mandibola, contrariato. “Che rompicoglioni che sei, Harry. Te l’ha mai detto nessuno?!”

 

L’amico gli sorrise sornione, annuendo. “Qualcuno.”

 

“C’è che non mi va giù tutta questa storia di… Malfoy. Sibilò nervoso, stringendo convulsamente i pugni. Scosse la testa, nervoso, sorridendo. “…è ridicolo. Come si può pensare che gente come lui collabori! E’ un mangiamorte, è figlio di Lucius… e non m’importa se è cieco o sordo o moribondo. Resto dell’idea che sia ciò che si merita. Punto.”

 

Harry rimase in silenzio, aspettando che il respiro di Ron si regolasse. “E’ un compito ingrato, quello di Ginny. Lo so. Però è pur vero che ho sempre avuto fiducia nelle idee e nei piani di Silente che, almeno fino ad oggi, non c’hanno mai deluso. Non credo che avrebbe affidato un incarico così delicato a tua sorella, se non fosse assolutamente convinto della riuscita del suo piano.”

 

Ron parve soppesare le sue parole. Continuò ad osservare un punto fisso, di fronte a sé, nel vuoto. “Mi fido di Silente, ma credo che per la prima volta, stia commettendo un grosso errore.

 

“…io dico di no.Concluse deciso, Harry, continuando a sorridere serafico. “Dai più fiducia a lui e a tua sorella… in fondo come dicono loro… Draco è innocuo.”

 

Il rosso ricambiò il sorriso, poco convinto. Si alzò dalla panca e afferrò con forza un bastone di legno, abbandonato ai piedi di un’asse da allenamento. “Che ne dici?”

 

“Bastoni?!” Domandò un po’ scocciato Harry. “Non è meglio… spada?!” Conosceva fin troppo bene Ron. Quando stava male teneva il broncio, come i bambini, e il suo carattere scontroso e chiuso, lo portava a litigare con chi aveva accanto. Che fossero lui o Hermione, non faceva differenza. Solo con Ginny, ogni volta, le discussioni sfociavano in veri e propri litigi, ma era pur normale! Entrambi avevano sangue Weasley, nelle vene.

 

Ron si grattò il mento, con fare pensoso. “Katana o sciabola?!”

 

“Sciabola!” Esclamò il moro, con un guizzo divertito.

 

L’altro gli allungò l’arma, sorridendo tronfio e mettendosi in posizione di attacco. “Preparati… Potter!”

 

________

 

 

“Ginny!”

 

Un piccolo tornado dai folti capelli neri, le corse incontro con le piccole braccia spalancate. Ginevra, commossa dalla dimostrazione di affetto del bambino, si chinò sulle ginocchia, allargando le braccia per accoglierlo in una stretta materna. Gli occhi verdognoli del bimbo, si illuminarono.

 

Che bello! Sei tornata a trovarmi!” Esclamò festoso, stringendosi alla giacca del tailleur che indossava la ragazza. “Mi avevano detto che non saresti più venuta…” Mormorò improvvisamente più triste, mostrando un broncio crucciato, assolutamente adorabile.

 

Ginevra gli scompigliò la chioma, sorridendo dolcemente. “Ma scherzi?! Come farei senza il mio ometto?!”

 

Il bambino la guardò soddisfatto. Le afferrò una mano tra le sue, piccole e paffute e la trascinò nello stanzone, adibito a dormitorio. Alle pareti, azzurre, erano appesi numerosi disegni fatti in gran parte dai bambini dell’orfanotrofio. “Guarda cosa ci hanno fatto fare oggi… Ginny!”

 

Uno dei lavori, finito di recente a giudicare dalla freschezza della tinta, era appeso vicino all’ultimo dei letti, disposti in due file da quattro, posto accanto alla finestra a scorrimento, che affacciava sul parco dell’edificio. Raffigurava un paesaggio, probabilmente il parco stesso, a giudicare dai colori che ilpiccolo artista’ aveva scelto. Gran bel lavoro per un bambino di cinque anni, si ritrovò a pensare Ginevra, sorridendo.

 

“L’hai fatto tu, Thomas?!” Domandò intenerita la rossa, sedendosi sul lettino, preparato con una morbida copertina celeste. Thomas annuì, con un’arietta compiaciuta, arrampicandosi agilmente sul letto e prendendo posto accanto a lei. “Sei bravissimo… io alla tua età non ero così portata, sai?!”

 

Il bambino la guardò comprensivo. “C’è sempre tempo per imparare… eh…” Fece, con tono saputo, facendola scoppiare in una risata allegra.

 

“Hai ragione.” Lo assecondò, spostandogli la frangetta dagli occhi, con le dita. Il sorriso, però, le svanì dal volto, quando si ricordò cosa le aveva accennato la volontaria, di turno quel giorno.

 

Erano giorni che Thomas non parlava più molto, con il resto del gruppo di orfani. Passava gran parte del tempo a disegnare, sui tavoli della sala ricreazione, da solo e avvolto in un silenzio fin troppo inquietante, per un bambino della sua età. Certo, Thomas non era un bambino come gli altri, non dopo ciò che aveva dovuto subire, alla tenera età di quattro anni. Però era pur vero che isolarsi, non avrebbe giovato alla sua già grande solitudine.

 

“Ginny che hai?!” Le chiese preoccupato il piccolo, agitandole una manina rosa di fronte agli occhi.

 

La ragazza tornò coi piedi per terra, sorridendogli rassicurante e scotendo la testa. “E’ tutto apposto… Tom, sta’ tranquillo! Tu piuttosto… che mi racconti di nuovo? E’ un po’ che non ci vediamo.”

 

Il bambino imbronciò le labbra, fissando il pavimento e dondolando le gambine all’esterno del letto. “Mi annoio…”

 

“…anche con gli altri?!”

 

“Gli altri sono stupidi.” Sbuffò scocciato, incrociando le braccine al petto. “Fanno sempre le stesse cose, passano un sacco di tempo alla tv… è palloso! Io mi rompo a guardare i cartoni animati o a giocare a Sparaschiocco.

 

Ginevra allargò gli occhi. L’immagine di un Draco Malfoy undicenne, le comparve di fronte. A parte colore delle iridi e dei capelli, per un attimo quell’espressione imbronciata, scocciata… le ricordò improvvisamente il suo ‘incarico’. Scosse vigorosamente la testa, dandosi mentalmente della sciocca per aver anche solo potuto paragonare quel tenero angioletto, ad una viscida serpe come Draco.

 

“Lo so, tesoro mio… ti capisco.” Mormorò affettuosa, passandogli le dita nei morbidi ciuffetti color notte. “…però non ti annoi ancora di più, stando da solo?!”

 

Thomas fece segno di no, con la testa. “Almeno quando sono da solo disegno e non devo ascoltare i discorsi scemi che fanno le femmine!”

 

Una risatina le sfuggì dalle labbra, provocando una smorfia risentita del bambino. “Certo… le femmine fanno dei discorsi… da femmine. E’ normale che non ti piacciano.”

 

“Tu non fai discorsi scemi, Ginny.” Disse deciso, col tono di chi vuol fare un complimento. “…però sei una femmina!”

 

Ginevra gli scoccò un’occhiata che poteva vantare una parvenza di serietà. “Beh, credimi, non tutte le femmine fanno discorsi scemi, Tom. Lo imparerai col tempo.” Gli spiegò, comportandosi come se si stesse confrontando con un adulto o comunque con un ragazzo della sua età.

 

Tom annuì, molto concentrato. “Ma certo…”

 

La ragazza lo prese tra le braccia, scompigliandogli appena la chioma e posandogli un bacio sulla fronte, con fare materno. Le dava una serenità immensa poterlo stringere a sé. Si era affezionata così tanto a quello scricciolo. La sola idea che, anche quella volta, avrebbe dovuto lasciarlo là, all’orfanotrofio, le provocava una fastidiosa fitta al cuore. Avrebbe tanto, tanto desiderato portarlo a casa con sé.

 

“Ginny?!”

 

Si staccò dall’abbraccio, guardandolo negli occhi. Un’espressione corrucciata, incupiva il visino pallido del piccolo. “…mhm? Che hai Tom?!”

 

“…neanche oggi posso venire via con te, vero?!”

 

Ginevra si morse il labbro inferiore, passandogli due dita sotto al mento e costringendolo a ricambiare lo sguardo. “Tesoro mio… tu sai quanto vorrei prendere tutte le tue cose e portarti a casa, no?!” Il bambino annuì, evidentemente dispiaciuto. “Sto facendo tutto ciò che è in mio potere, per farti venir via con me, te lo giuro. Ma serve… tempo.”

 

“Lo so…” Cercò di apparire comprensivo, per quanto la sua età lo concedesse e anche quella buona dose di capriccio che ogni bimbo possiede.

 

Si sentì impotente.

Per la prima volta, in tutta la sua carriera di Auror, sentì che non c’era veramente nulla che potesse fare, per cambiare le cose. Si era sempre impegnata al massimo, lottando con le unghie e con i denti, per ottenere ciò che voleva, per far sì che tutto si aggiustasse. Ma evidentemente, quella volta, la fortuna non era dalla sua o comunque lei non si era data sufficientemente da fare.

 

Scosse la testa.

No che sciocchezze! Erano mesi che passava giornate intere nel Tribunale per i Minori. Aveva passato verifiche, esami e quant’altro servisse a convincere i giudici che sarebbe stata una buona madre. Aveva avuto una gran maestra… in fondo. E non le importava neppure degli assurdi discorsi dei suoi fratelli, di Harry, di Hermione… e sì, di sua madre stessa. Thomas era ciò che aveva atteso per anni, ciò che in pochi mesi di conoscenza, le aveva riempito la vita, rendendola meravigliosa. Colorata. Sì, ecco… la vita con quello scricciolo aveva assunto finalmente una tonalità diversa dal solito grigio o rosso sangue. I soli colori che gli era concesso vedere…

 

ma non aveva considerato un aspetto fondamentale. Fondamentale per i giudici, perlomeno.

 

Si deve essere in due per crescere a dovere un bambino. E lei, ora come ora e probabilmente ancora per molto, era sola. Certo, aveva un sacco di persone intorno, amici, parenti, colleghi… ma nessun compagno fisso e francamente, quelle poche ore di incontri ravvicinati con Harry, non le davano neppure la parvenza di un ‘rapporto stabile’. Nessuno dei due, in tutta onestà, se la sentiva di tirar su qualcosa di serio.

 

Però… era pur vero che se voleva con tutte le sue forze avere Thomas con sé, avrebbe dovuto incominciare ad aprire gli occhi. Se non su Harry, quanto meno su qualcun altro, che le garantisse di instaurare una relazione.

 

cosa importava se poi lei, non era per nulla certa di sentirsi pronta?

 

Thomas era più importante di tutto… in quel momento.

 

“Andrà tutto bene… tesoro mio, andrà tutto bene…” Mormorò, baciandogli una tempia e abbracciandolo, prendendo a dondolare sul letto.

 

________

 

 

Era esausta.

Quando ebbe messo piede a Grimmauld Place, si accorse che la sua unica aspirazione era vedere un letto. Peccato che un Ron, alquanto livido, la attendesse a braccia conserte all’imboccatura delle scale, che conducevano al piano superiore.

 

Si stropicciò gli occhi, riponendo la giacchetta sull’attaccapanni e guardando a fatica il fratello. “Che succede?!”

 

“C’è il caffè, pronto in cucina.” Iniziò Ron, con la voce molto simile al ringhio di un animale feroce. “Bevilo e sali al piano di sopra.”

 

Ginny inarcò un sopracciglio, eseguendo parte di quello che aveva tutta l’aria di essere un ordine perentorio. “Mi vuoi dire che ti piglia?!” Domandò, appoggiandosi alla tavolata di legno della cucina dell’ex Palazzo Black e sorseggiando un po’ del caffè nella tazzina, schifosamente amaro, per giunta.

 

“Mi piglia che sono le undici di sera, sono stanco e Mister-non-dormo-e-rompo-i-coglioni-al-prossimo, ancora non si è deciso a toccare cibo, né a collaborare in qualsiasi tentativo di aiuto nei suoi confronti. Dice che… non si fida. E fa bene! Se Harry o io lo rivediamo un’altra volta sola, lo uccidiamo…” Sibilò sempre più innervosito. La vena sulla giugulare pulsava in maniera inquietante.

 

Brutto segno, si ritrovò a pensare la sorella.

 

“Adesso ci penso io…” Lo rassicurò, mal celando un sospiro esasperato. “Che gli avete dato da mangiare?!”

 

“…ma cosa vuoi che me ne importi! Ho aspettato che l’elfo portasse su il vassoio e ho aspettato che mangiasse… ma non ha toccato cibo!”

 

Ginevra allargò gli occhi, sollevando entrambe le sopracciglia. “Ma dico… sei scemo!?

 

“Ah pure!” Esclamò sarcastico, nonché infastidito dal commentino della ragazza.

 

“Ron…” Sbuffò scocciata Ginny, chiudendo gli occhi. “…ma come ragioni? E’ cieco…! Te lo sei dimenticato?! Devi aiutarlo se vuoi che mangi qualcosa…”

 

Il rosso si lasciò sfuggire una smorfia ironica. “Io aiutare Malfoy?!... neanche morto!”

 

“Ronald Weasley… lascia che te lo dica, sei un vero idiota!” Soffiò scandalizzata, mollando il fratello nella cucina dell’abitazione e salendo con passo pesante le scale.

 

Stupido di un fratello!

 

Una volta di fronte alla porta della camera occupata da Draco, però, indugiò un po’ con la mano sulla maniglia. Prese un forte respiro ed entrò, trovandosi immersa nella penombra.

 

La figura del ragazzo, ancora disteso a letto, era appena distinguibile, grazie alla luce della luna che penetrava dalla finestra. “Malfoy?!”

 

“Weasley…” Rispose pacato, con una lieve nota di acidità nella voce, dopo un attimo di silenzio.

 

“Come ti senti?!” Cercò di apparire il più calma e comprensiva possibile. “…ti va di mangiare qualcosa?!”

 

Il giovane ridacchiò, aspro. “Ti hanno mandato Potter e Lenticchia, vero?!”

 

“No…” Mugugnò poco convinta, passandosi una mano nei capelli e portandone alcune ciocche dietro le orecchie. Se l’avesse vista un quel momento… sembrava una bambina in punizione, sull’orlo di una crisi di… no, nervi forse era eccessivo. “…allora, vuoi mangiare?!”

 

Draco ghignò nel suo classico modo. “Dipende cosa…”

 

Mhm…” Indugiò un po’, in cerca del vassoio del cibo. Un piatto contenente pane, carne e un po’ di verdura, giaceva abbandonato su una sedia, accostata al letto. “Direi bistecca, pane e verdure bollite… che ne pensi?!”

 

“…tsk…”

 

“Puoi sempre digiunare se vuoi…” Provò pungente, sorridendo dell’improvviso irrigidimento del ragazzo. “Ok, ho capito… ti vanno bene.”

 

Malfoy fece scattare la testa nella sua direzione… “Weasley-”

 

“…questa te la pago, sì, lo so Malfoy… lo so.”

 

 

Continua…

________

 

Chiedo scusa per l’abnorme ritardo. Purtroppo, quando l’ispirazione non c’è… è inutile cercarla e io son stata troppo dietro alle altre storie e a ispirazioni momentanee per le oneshot, proprio sperando che le idee per UANB tornassero. Difatti… eccomi qui.

Come vedete… ecco svelato il MISTERO DEL TRIBUNALE. Ginevra vuole adottare un bambino. Chi è Thomas? Cosa ha subito un anno prima? No, beh… adesso volete troppo ^^’’ non ve lo dirò… dovrete attendere un po’. Vi potrei dire che c’entra anche Draco… sì, dai… sono buona. Inoltre rassicuro chi non vuole vedere Harry con Ginny… tranquilli… non c’è una storia ‘seria’ come avrete potuto constatare. ^^

 

Ringrazio immensamente tutti coloro i quali hanno recensito questa storia ^^

 

Poyel - Vega - Aura - Marian86 - Ary - _Kristel_ - Meiko - Malfoy (ehm… lo so, ma… lo stanno curando ^^’) - Katty - Dark CrystalMarcycas - The Lady of Darkness - Lynn Wolf - *Stefy* - Enika - Angele87 - Ryta Holmes e Kagura! Spero di non aver dimenticato nessuno *-* Vi voglio un mondo di bene… e grazie anche a tutti quelli che leggono la storia e non recensiscono ^^

 

Luna Malfoy

 

Fatemi sapere che ne pensate ç___ç vi prego!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Nuova pagina 1

*Questa fanfic contiene alcune scene di carattere violento e alcune relative al sesso. Non sono particolarmente eccessive e descrittive, tuttavia chi pensasse di poter non sopportare questo genere di situazioni, è pregato di non continuare a leggere.*

Un'ancora nel buio

Capitolo 4

“Ginny?”

Una chioma fulva sbucò di scatto dalle lenzuola.

Dovette far appello a tutto il suo sangue freddo da Auror, per non urlare dallo spavento. Si concesse qualche istante per guardarsi attorno e riconoscere la camera in cui si trovava. Passò una mano sul volto, un po’ a tentoni, i movimenti ancora impacciati, scostandosi alcune ciocche rosse dal viso pallido e gonfio di sonno.

“…che ore…sono?” Sbadigliò, coprendosi la bocca con una mano e sbattendo un paio di volte gli occhi.

“Tranquilla… è ancora presto.”

Ginevra si stiracchiò contro il guanciale. “Presto? Quanto presto, Harry?” Borbottò poco convinta, guardandolo di sottecchi.

Il ragazzo, ancora a petto nudo e con indosso i soli pantaloni blu, leggeri, del pigiama, le spostò i lunghi capelli boccolosi dietro la schiena, con un gesto delicato, sporgendosi verso di lei. “Non troppo presto… sono le 7 e mezzo.”

Ginny sgranò gli occhi. “Cosa?!” Si districò velocemente le coperte con le gambe, balzando in piedi e aggiustandosi la corta camicia da notte, di cotone rosa. “…mi faccio una doccia… pensi di riuscire a preparare un caffè decente, senza l’aiuto della magia?!”

Harry inarcò un sopracciglio, fissandola mentre armeggiava con alcuni indumenti chiusi in un borsone. “Ehi frena… prima di tutto spiegami cos’è questa fretta… e poi, perché senza magia?!”

“Alle 8 e mezzo devo essere a Grimmauld Place, Draco ha la prima seduta di cure con Piton.” Spiegò brevemente, prendendo tra le braccia la divisa da Auror e la biancheria di ricambio e fiondandosi verso il bagno. “Per quanto riguarda il caffè… devo ricordarti che ieri Hermione è venuta qua a cena?!” Domandò, ricomparendo solo per metà, affacciata alla porta.

“…no… ricordo piuttosto bene ciò che è successo ieri sera.” Replicò malizioso, il ragazzo, mirando a parlare di ciò che era accaduto nel dopo cena.

Ginny non arrossì, né batté ciglio. Ricambiò con un sorrisetto furbo, prima di sparire nuovamente nel bagno, per far scorrere l’acqua della doccia. “Ha riservato alla tua cucina, lo stesso trattamento che ha subito la mia…”

“Cioè?!”

Una risata divertita riempì il silenzio, rotto solamente dallo scrosciare dell’acqua. “Niente magia per i lavoretti più semplici… buona fortuna Harry…” Replicò, entrando nella cabina e chiudendo l’anta scorrevole.

Ignorò volutamente le imprecazioni dell’altro.

^^

Quando Ginny si materializzò di fronte al numero 12 di Grimmauld Place, o meglio, dove si trovava il luogo ancora protetto da Incanto Fidelius, impiegò una manciata di secondi a realizzare ciò che stava accadendo, prima di essere investita da urla feroci.

Senza pensarci su troppo, si precipitò nell’ex tenuta dei Black, bacchetta alla mano.

“Ginny!”

Alzò la testa giusto in tempo per vedere Hermione correre verso di lei. Lo sguardo a metà tra il rassegnato e l’esasperato e l’espressione sconvolta e stanca, non promettevano nulla di buono, si ritrovò a pensare.

“…Hermione che diamine succede?!”

L’amica scrollò le spalle, tappandosi le orecchie con le mani e cercando di isolarsi dalle grida che provenivano dal piano di sopra. “Succede che tuo fratello e Malfoy litigano… di nuovo.”

Ginevra chiuse gli occhi, contando fino a dieci per cercare di vincere quell’idea malsana che le era balenata in mente, di salire al piano di sopra e uccidere entrambi senza troppi preamboli.

Ultimamente si erano fatti più insopportabili del solito, si ritrovò a pensare, riaprendo gli occhi e dirigendosi a passo svelto verso la camera da cui provenivano le grida disumane. “…ci penso io. Tu prepara una camomilla per Ron, o… beh se lo vedi scendere ferito… non provare nemmeno a curarlo…”

Hermione soffocò una risata nella mano e si isolò in cucina, lasciando all’altra il compito di risolvere la faccenda. Lei ne aveva già fin sopra i capelli.

“Si può sapere che cosa credete di fare?!” Domandò la rossa, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi allo stipite della porta, per nulla intenzionata ad intervenire in quella baraonda, perlomeno fisicamente.

La scena, se non fosse stata ripetuta almeno una ventina di volte in quella sola settimana, poteva apparire quasi comica.

Draco era immobile, seduto sul letto, il volto contratto in una posa granitica e gli occhi chiusi come al solito. Puntava al muro di fronte, quasi suo fratello gli stesse di fronte e non accennava minimamente ad abbassare il volume della voce.

Ron, posto in fondo al letto, in piedi, brandiva la bacchetta e urlava e sbraitava a squarcia gola, ignorando di proposito il rimprovero della sorella.

Ginevra sbuffò, spostando lo sguardo dal ragazzo biondo (“Weasley piantala di urlare, non sono sordo… e oltretutto la tua voce da donnola mi sta distruggendo un timpano!”) a suo fratello (“Senti un po’ schifoso Mangiamorte, devi ancora capire chi è che comanda qui e se non intendi farlo entro breve, te lo farò entrare in quella zucca marcia a furia di incantesimi, chiaro?!”) e armandosi di bacchetta.

Con un movimento fluido del polso, un sorriso compiaciuto sul volto e una voce sibilante e innervosita, pronunciò un “Immobilus” bloccando il tentativo di Ronald di fare… quello che aveva in mente, probabilmente utilizzare l’arma che aveva in mano, a mo’ di paletto per vampiri.

Si avvicinò al letto, scoccando a suo fratello un’occhiata di superiorità, impassibile ancora sotto l’effetto dell’incantesimo e con la bacchetta a mezz’aria. “Mai visto niente di più puerile…” Biascicò con tono scocciato, spostando lo sguardo su Draco che, conscio di essere ancora in grado di muoversi e di non essere lui il destinatario della fattura lanciata, sfoggiava un sorrisino soddisfatto. “…e tu smettila di sorridere, non vorrei doverti riservare lo stesso trattamento.”

“Weasley, non prendertela con me.” Spiegò Draco con voce strascicata, alzando le spalle. “…la tua amica Mezzosangue ha chiesto a Weasel di vestirmi, ma il signorino se l’è presa perché innocentemente mi sono lasciato sfuggire che avrei preferito fosse lei, ad aiutarmi.”

Ginevra spalancò gli occhi azzurri, dando segno di non ascoltare i mugugni risentiti e palesemente incazzati che fuoriuscivano dalla bocca serrata di suo fratello. “Malfoy… riesci a sorprendermi ogni giorno di più. Mi risulta incredibile riuscire a credere che il mio disgusto nei tuoi confronti possa aumentare così celermente giorno dopo giorno.”

“…cos’è, invidia Weasley?!” Punzecchiò Draco, sorridendo sornione e voltando la testa verso il punto da cui udiva provenire la voce della ragazza. “Se ci tieni tanto… puoi vestirmi tu…”

Un ghigno furbo, purtroppo non visibile da Malfoy, si allargò sulle labbra di Ginny. “... se fosse per me Malfoy, ti farei andare in giro in pigiama… e, prima che tu te lo chieda, quello che indossi apparteneva al cugino di Harry, quindi non credo che faresti tutta questa bella figura. Vogliamo provare?!”

Un brivido di disgusto corse lungo la spina dorsale dell’ex Mangiamorte. La ragazza lo vide serrare la mascella e rilasciare un suono gutturale ed iroso. Probabilmente, se fosse stato armato e capace di vederla, gliel’avrebbe fatta pagare.

Peccato che in quel momento fosse lei ad avere il coltello dalla parte del manico, pensò con gusto crescente.

Solo dopo qualche istante di silenzio, Ginny parve ricordarsi che suo fratello era sotto incantesimo. Con un gesto distratto mormorò alcune parole in latino, liberandolo. “Se provi a dire una sola parola… torni com’eri.” Sibilò astiosa, appena vide Ron aprire la bocca per parlare.

“Ma Ginny-”

“No niente ma Ginny!” Lo interruppe brusca la sorella, incrociando le braccia al petto e squadrandolo con il tipico sguardo Weasley. “Sai benissimo che Malfoy parla per dar fiato alla bocca, mi aspetto un po’ più di maturità da parte tua. Lascialo sfogare e ignoralo. Ti pare così difficile, da fare?!”

Ron borbottò qualcosa e si zittì.

Ginny fece appena in tempo a prendere un forte respiro di sollievo, quando avvertì chiaramente lo sguardo indagatore del fratello su di lei. Tentò di ignorarlo, voltandosi di nuovo verso Malfoy, improvvisamente ammutolito. “…ora chiamo un elfo domestico, che ti aiuti a cambiarti. Vedi di collaborare e sbrigarti, il professor Piton ci aspetta.”

“Ginny…”

Il tono di voce del fratello aveva un non so che di preoccupante. Cercò di svignarsela in fretta da quella situazione. “Ron, accompagnalo giù appena ha finito… ho bisogno di un caffè.”

“Ginny…”

Ginevra sbuffò sonoramente, roteando gli occhi e affrettandosi all’uscita della camera. “No Ron, niente scuse, io sono… è pesante per me, quindi-”

“…sei stata di nuovo a letto con lui?!” La interruppe bruscamente il fratello, voltandosi completamente verso di lei e mettendo le mani sui fianchi, in quel modo tanto convincente che solo mamma Molly conosceva.

Draco ascoltava in silenzio, drizzando però le orecchie per non perdersi neppure una parola di quel discorso, con una curiosità quasi morbosa.

La ragazza boccheggiò un paio di volte, lanciando occhiate sfuggevoli a Draco e armeggiando con la mano nei capelli. Una risatina sarcastica e risentita scivolò fuori dalla sua bocca, prima che potesse fermarla. “…ma…ma che dici? Non… sono comunque fatti tuoi…”

Ron inarcò un sopracciglio e digrignò i denti, furioso, gesto che sfuggì a Malfoy. Eppure era certo che nell’aria aleggiasse una tensione quasi palpabile. Poteva quasi sentire il disagio della piccola donnola e la rabbia di Lenticchia, come due forze contrapposte e ben tangibili.

“Non sono fatti miei?!” Soffiò Ronald Weasley, il cui volto aveva assunto più o meno la stessa gradazione rossa dei capelli, se non più tendenti al carminio che all’arancione. “NON SONO FATTI MIEI?!”

“Oh oh… Weasel si sta scaldando…” Borbottò Draco, divertito da tutta quella situazione familiare, fin troppo succulenta per la sua vita così monotona.

“Zitto tu!” Lo gelò la ragazza, voltandosi poi a fulminare il fratello con un’occhiataccia ammonitrice. “E tu vedi di calmarti… hai capito perfettamente: non.Sono.Affari.Tuoi!” Le risate di Draco facevano da sottofondo.

Ron compì un passo ampio verso Ginevra, fermandosi a studiarla con un’espressione quasi disgustata. “Tu passi le tue notti a scaldare il letto del mio migliore amico e dici che non sono affari miei? Credo che tu abbia capito proprio male… signorina!”

Il moto di riso che aveva travolto Malfoy, facendolo quasi piegare in due sul letto, si bloccò così come era arrivato. Il sorriso sulle labbra si congelò, trasformandosi in una smorfia orripilata. “…per Merlino, Weasley! Di tutti i perdenti che potevi scegliere di portarti a letto, proprio con Potter…? Ci credo che Weasel si scalda tanto…”

“Malfoy…” Ringhiò il ragazzo, ignorando palesemente l’aria irritata di Ginny, che stringeva i pugni convulsamente, cercando di impedirsi di schiaffeggiare il sangue del suo sangue.

“...Malfoy? Ti preoccupi di ciò che dice lui…” Sibilò, indicando Draco. “…e non di quello che esce dalla tua boccaccia?! Te lo ripeto Ron, non è affar tuo ciò che accade tra Harry e me! Sono stata chiara?! E comunque non ti permetto di sventolare tutto questo ai quattro venti…”

Detto ciò uscì dalla camera, sbattendosi la porta alle spalle.

Cretino cretino cretino. IDIOTA!

^^

Non appena Ginevra si ritrovò di fronte alla porta dell’ufficio di Piton, ad Hogwarts, sentì montarle in corpo uno spiacevole senso di disagio.

Non vedeva il suo ex professore di Pozioni da quando era finita la guerra. L’uomo aveva deciso di collaborare con l’Ordine solo sporadicamente e in caso di estremo bisogno, per il resto aveva preferito dedicarsi solo ed esclusivamente alla scuola.

L’essere lì, la metteva in soggezione. Lungi da lei, comunque, pensare anche solo lontanamente di dimostrarglielo.

Bussò piano, stringendo la presa sul braccio di Malfoy, fermo al suo fianco e per nulla intimorito dal prossimo incontro con quello che, fino a qualche anno prima, era stato il direttore della sua Casa.

“Avanti.”

“…professore?!” Domandò quando ebbe oltrepassato l’uscio della stanza.

Gettò un paio di occhiate furtive intorno, scrutando nella penombra alla ricerca dell’uomo. Con un gesto secco della mano si tirò dietro un –fin troppo- obbediente Malfoy, chiuso in un mutismo quasi esasperante e a detta di Ginevra, preoccupante.

“Sottotenente Weasley, pensa di entrare o preferisce che curi il signor Malfoy in pieno corridoio?!”

La voce tagliente e untuosa del professor Piton le gelò il sangue nelle vene. Scoprì una volta di più quanto odiasse e disprezzasse quell’uomo e i suoi modi così poco obiettivi ed educati.

Ginny fece schioccare la lingua, entrando nella stanza avvolta da una semi oscurità e puntando la bacchetta in aria. “Lumos.” Pronunciò con voce chiara e limpida, soddisfatta dell’improvvisa luce che irradiò il luogo angusto.

Severus Piton fece per ribattere, mostrando il suo disappunto per quell’iniziativa non richiesta, quando la ragazza stessa lo mise a tacere, con una mossa stizzita della mano.

“Mi scusi, ma devo avere tutta la situazione sotto controllo e con quella luce non era propriamente possibile. Vogliamo procedere? Prima iniziamo, prima finiamo… e il signor Malfoy –scandì bene l’appellativo- deve rientrare velocemente a Grimmauld Place.” Sparò tutto d’un fiato, con un contegno e una freddezza che non credeva neppure di possedere. Non di fronte a lui, perlomeno.

Il professore non provò neppure a rispondere, abbastanza sconcertato per il tono usato dalla giovane Weasley. Le rivolse un’ultima occhiata piena di disappunto, prima di occuparsi di Malfoy.

Ginevra lo aveva fatto accomodare sulla sedia posta di fronte alla scrivania dell’uomo. Dopodiché si era seduta, a sua volta, un po’ distante dai due, a braccia conserte e con la schiena ben dritta.

Non appena Draco sentì le mani ruvide del docente sul suo viso, un sorrisetto gli increspò le labbra pallide. “Buongiorno professore.”

Piton sorrise al ragazzo, seppur conscio di non poter essere visto e continuò la sua visita di controllo, tastando la pelle intorno agli occhi. “Buongiorno, Draco. Come ti senti?!”

“Bene.”

L’uomo curvò un sopracciglio. “Bene? Nessun dolore particolare, fastidio alla testa, fitte agli occhi?”

“Bruciano.” Rispose sbrigativamente il ragazzo, serrando le palpebre e impedendo al professore un controllo più approfondito.

“…esattamente, quando? E in che modo?!”

Draco si lasciò sfuggire un sorriso, che a Ginny parve amaro e sconfortato. “Sempre. Ogni ora del giorno e della notte, bruciano e prudono… come se avessi fuoco sugli occhi.”

Il professore si rivolse a Ginevra, con cipiglio severo. “Ogni quanto disinfettate gli occhi del signor Malfoy?!”

Ginny si mosse sulla sedia, improvvisamente scomoda, cercando di mostrare il suo fastidio il meno possibile. Si umettò le labbra. “Non mi occupo personalmente delle cure di Malfoy, ci pensa un elfo domestico. Tuttavia… a quanto mi è stato riferito… pare sia piuttosto restio ad aprire gli occhi, quindi ci è impossibile disinfettarlo al meglio.”

L’uomo assunse un colorito preoccupante. Aggrottò la fronte e scosse il capo. “Incoscienti. Se non curate a dovere gli occhi, tra un’applicazione e l’altra della mia pozione, rischiate un’infezione…”

“Lo dica al signor Malfoy…”

Severus Piton si limitò ad un verso a metà tra uno sbuffo e uno schiocco. Si avvicinò alla scrivania e afferrò un’ampollina scura, contenente quasi sicuramente la pozione che avrebbe dovuto curare la cecità dell’ex Mangiamorte. “Draco, ascoltami bene… brucerà anche adesso, ma… devi aprire gli occhi.”

Malfoy si irrigidì di colpo, scuotendo lievemente il capo e lasciando che alcune ciocche bionde gli ricadessero sulla fronte, coprendogli in parte gli occhi. “No, impossibile.”

“Draco, sii ragionevole.” Riprovò il professore, abbassando il tono di voce. “Se non apri gli occhi, la pozione non avrà lo stesso effetto… lo capisci?!”

“I-io non posso, mi dispiace… no.” Buttò fuori il ragazzo, con un gemito strozzato, serrando maggiormente le palpebre e chinando il volto.

Ginny, ferma al suo posto, osservava tutta la scena con crescente difficoltà. C’era qualcosa… nel comportamento di Draco… che la turbava. Quel ragazzo che non aveva mai mostrato alcun segno di debolezza, si stava scoprendo… improvvisamente… rivelando tutta la fragilità, dovuta probabilmente alla malattia, che lo rendeva bisognoso di aiuto. Proprio lui, che non si era mai abbassato a chiederlo.

“Malfoy-” Provò lei, ma fu bruscamente interrotta.

“Taci Weasley, nessuno ha chiesto il tuo parere!” La voce era più dura, carica di risentimento, rispetto al tono che aveva utilizzato col professore. “Mi rifiuto. Non aprirò mai gli occhi… davanti a lei… non le darò mai questa soddisfazione.”

Ginevra scambiò uno sguardo interrogativo con l’uomo. Questo, incapace di comprendere il perché del comportamento di Draco, scrollò le spalle e le fece cenno di tacere. “Sottotenente Weasley, è pregata di uscire.” Spiegò, facendole segno contrario.

La ragazza annuì e si alzò dal suo posto, aprendo e chiudendo la porta dell’ufficio, con modo e tempo tali, da far credere che se ne fosse realmente andata.

Qualcosa non andava. No, decisamente qualcosa non era come se l’aspettava lei. Si sentiva… scomoda. Come se in un certo senso avesse ‘tradito’ la volontà di Malfoy. Voleva che uscisse, voleva che non assistesse alla seduta con Piton, invece era rimasta.

“Ora apri gli occhi, Draco.”

Il biondo ex Mangiamorte scosse nuovamente la testa, portandosela tra le mani e reprimendo a stento una reazione non da lui. “Non… posso… davvero, non posso.”

Il professore fece un sospiro sconfortato e si portò accanto a lui, poggiandogli una mano sulla spalla. “Perché? Per quale motivo hai così tanta paura di aprire gli occhi?”

Draco si coprì la faccia con le dita, respirando con più velocità. Era come se il suo corpo fosse improvvisamente attraversato da brividi.

Ginevra, vedendolo in tali condizioni, fece per intervenire, ma una mano aperta contro di lei la bloccò.

“Draco… parla, per favore.”

Il ragazzo tirò su con il naso, inclinando la schiena in avanti e appoggiando i gomiti alle gambe. “Quando…” Prese un forte respiro, inumidendo le labbra improvvisamente secche. “…quando ero ad Azkaban io… riuscivo a vedere qualcosa. Ombre per lo più…”

Un lampo di curiosità attraversò gli occhi color pece dell’uomo, ma non lo interruppe.

“…cercavo di focalizzare lo sguardo su tutto ciò che mi capitava davanti, fossero anche i secondini che mi portavano il pane. Inizialmente pensavo ad un abbassamento della vista dovuto alla febbre, l’ho creduto… davvero, ma poi… ho capito che non poteva essere qualcosa di così semplice. Ogni giorno che passava… io vedevo sempre meno. Fin quando… tutto è diventato nero.”

Ginny fu scossa da un violento tremito, al pensiero di ciò che aveva dovuto provare Draco. La vista era un qualcosa di estremamente prezioso e importante. Perderla doveva rendere smarriti, disorientati… vuoti.

“Fa parte del degrado della malattia… Draco.” Spiegò conciso Severus Piton, con voce grave. “Te l’hanno spiegato?”

Malfoy annuì piano. “Sì, sì me l’ha spiegato il Medimago che mi ha visitato a Grimmauld Place. Quando ero rinchiuso lì però… nessuno mi diceva cosa mi era accaduto, probabilmente neppure loro lo sapevano. O forse sì, ma è divertente vedere i prigionieri in preda al panico, suppongo.” Ridacchiò sarcastico. “… fatto sta che… la persona che occupava la cella davanti a me, un giorno mi disse che i miei occhi…” Si bloccò, stringendo le mani a pugno.

“…calmo… respira.”

“Mi disse che i miei occhi erano spaventosi.” Draco si interruppe di nuovo, mordendosi il labbro inferiore. “…che erano bianchi e macchiati di sangue… che lo terrorizzavano.”

La ragazza si portò una mano alla bocca, nascondendo un singhiozzo appena in tempo. Piton la fulminò con lo sguardo.

“E quindi… da allora hai deciso di tenerli chiusi.”

Draco annuì appena.

“Apri gli occhi.”

“…ma…”

“Apri gli occhi ho detto!” Gli ordinò, portandosi di fronte a lui quel tanto che gli consentisse di controllarne le condizioni, permettendo una visuale piuttosto completa anche a Ginevra, ferma e in silenzio alle sue spalle.

Lentamente, ancora intimorito e per niente convinto, Draco sollevò le palpebre, lottando contro l’impulso di richiudere gli occhi e mandare il professore al diavolo.

Ma lui era un Malfoy e i Malfoy non si spaventano di fronte a niente. Piton voleva avere quella visione scioccante? Pretendeva di vedere in che condizioni si era ridotto, stando rinchiuso ad Azkaban?

Fatti suoi…

Lui c’aveva provato a risparmiarglielo. Non l’aveva ascoltato? Peggio per lui.

Sapeva già come avrebbe reagito. Aveva fatto benissimo a cacciare via la Wea-

Un lamento soffocato, quasi impercettibile, raggiunse le sue orecchie, bloccando il flusso di pensieri che gli attraversava la mente. “Tu! NON SEI USCITA!” Urlò furibondo, chiudendo velocemente gli occhi e nascondendoli alla vista di quella sciocca ragazzina.

“Malfoy…”

Il ragazzo ignorò volutamente il tentativo dell’uomo di farlo calmare. “STUPIDA!”

Ogni mossa possibile del professore, fu interrotta da Ginevra che, con passo svelto, raggiunse la sedia e si inginocchiò di fronte a Draco.

Non sapeva da dove le venisse tutta quella improvvisa…- non riusciva neppure a capire quale fossero le sensazioni che l’avevano scossa, da dentro, quando Draco aveva aperto gli occhi.

Erano uguali. Sì, certo… spaesati e persi nel vuoto, ma identici a come li aveva visti tante di quelle volte a scuola. Incrociandolo per i corridoi e subendo le sue angherie, o in volo, durante le partite di Quidditch, quando il suo sguardo metallico la sfidava, o nelle gite ad Hogsmeade, quando si scontravano, lasciando emergere tutta la rabbia e il disprezzo che provavano l’uno per l’altra.

Rabbia e disprezzo, però, che in quel momento sembravano evaporati. Lasciando posto ad una sofferenza incredibile per quel ragazzo che, colpevole di tanti crimini orrendi, sembrava li stesse scontando tutti sulla propria pelle.

Gli afferrò le mani tra le sue, ma Draco le scostò bruscamente. “LASCIAMI!”

“Ascoltami…”

“TI HO DETTO DI LASCIARMI, STUPIDA!” Ringhiò di nuovo, indietreggiando con la sedia.

“Draco, ascoltami!” Ribatté convinta, prendendogli il volto tra le mani.

Draco si fermò. Non seppe esattamente se fu la convinzione nel tono di voce di Ginevra, o il fatto che lo stesse toccando senza il solito moto di disgusto che le attraversava il volto, ai tempi della scuola, quando le loro strade si incrociavano, o la semplice constatazione che lo aveva chiamato per nome. Ma rimase immobile, con gli occhi chiusi, ad ascoltare il respiro affannoso della ragazza, in ginocchio di fronte a lui e con le mani sulle sue guance.

“I tuoi occhi…” Respirò a fondo, Ginny, prima di continuare. “I tuoi occhi sono esattamente come erano… hai capito?!”

“Menti.” Replicò incredulo Draco, scuotendo la testa.

“No… NO, mi hai sentito? NO!” Ripeté decisa. “Non sto mentendo. Sono uguali… sono gli stessi freddi, impenetrabili e bellissimi occhi grigi di sempre… Malfoy. Gli stessi…”

Qualcosa, in Malfoy, si incrinò.

Tutte le sue convinzioni, scivolarono via spinte dalle parole di Ginevra Weasley.

TBC

Note dell’autrice:

mi prostro per chiedere perdono. Non volevo! ç_ç

E’ che tra mancanza d’ispirazione, poco tempo, poca voglia… ahimè… comunque… tornando a noi… credo di essermi fatta perdonare con un po’ di scene divertenti e la fine del capitolo, che devo dire, mi soddisfa poco… però ormai è andata… volevo che fosse toccante e commovente, ma mi sa che non ci sono riuscita poi così bene, come speravo. Ok pazienza.

Ringrazio veramente di cuore chi ha letto e chi sta continuando a leggere questa storia.

In particolare:

Antares Black

Sissichi

ScarletBlood

^ Erin ^

_Kristel_

Vega

Marcycas – The Lady of Dakness

Oryenh

Kagura

Stellina

Angy

Jaly Chan

Enika

Cris_chan

Lynn Wolf

Alexandra

Florinda

Anita

Ruka88

E tutti quelli che hanno letto, anche senza lasciare un commento ^_^

Fatemi sapere che ne pensate…

Alla prossima!

Luna Malfoy

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