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*Questa fanfic contiene alcune scene di carattere violento e
alcune relative al sesso. Non sono particolarmente eccessive e descrittive,
tuttavia chi pensasse di poter non sopportare questo genere di situazioni, è
pregato di non continuare a leggere.*
Un'ancora nel buio
Capitolo 1
Ginevra Weasley, ormai venticinquenne, camminava a
passo spedito lungo il corridoio che conduceva nell’ufficio del suo superiore.
Il quartier generale degli Auror, era in fermento, a causa di un recente
attacco di vandalismo ai danni di un locale di Hogsmeade, ad opera di un gruppo
di teppistelli che si facevano chiamare “I nuovi Mangiamorte”. Sebbene non
fossero poi così pericolosi, riuscivano lo stesso a dare il loro bel da fare ai
soldati, costringendoli a turni di ronda spesso massacranti.
Bussò alla porta a vetri opachi, attese una
risposta ed entrò. Nell’ufficio, insieme al Capitano McKenzye, vi trovò suo
fratello Ron, Harry ed Hermione.
“Capitano.” Esclamò la rossa, battendo i talloni
degli anfibi militari e appoggiando la mano destra di taglio sulla fronte.
L’uomo, dai corti capelli bianchi e dallo sguardo
severo, le fece segno con la mano. “Riposo, riposo sottotenente Weasley.”
La ragazza divaricò leggermente le gambe,
incrociando le mani dietro la schiena e puntò gli occhi blu sul superiore,
attendendo motivazioni per quella convocazione urgente. Le diede non poco
fastidio, che partecipassero anche altre persone, ma non si curò di farlo
notare, evitando così scenate da parte di suo fratello.
“Ti ho fatta chiamare, perché il Generale ha
richiesto la tua presenza.” Spiegò McKenzye, scrutandola da dietro le mani
incrociate di fronte al viso.
Ginevra inarcò un sopracciglio, spostando con una
mano un ciuffo di capelli color sangue, sfuggito alla treccia d’ordinanza. “Di
che si tratta?!”
“Questo te lo spiegherà il Generale stesso,
Weasley.” Si affrettò a chiarire, con uno strano sorriso sul volto. “A me è
tenuto riferirti solamente che ti dovrai occupare di uno dei prigionieri, che
hai catturato durante la lotta contro Voldemort.”
“Un prigioniero?!” Intervenne prontamente Ronald.
In tutti quegli anni, nonostante avessero affrontato insieme l’addestramento
militare e numerose battaglie, l’iperprotettività di suo fratello non si era
affatto affievolita e anzi, se possibile, si era amplificata, rendendola
schiava di quell’amore fraterno che spesso, arrivava a livelli soffocanti.
“Sì uno dei tanti, tenente Weasley.” Confermò
ironico l’uomo. “…non so di chi si tratta, quindi non chiedermelo.”
Il ragazzo fu sul punto di dire qualcosa, ma sia
Harry che Hermione, posti di fronte a lui, gli riservarono un’occhiata di
rimprovero, costringendolo a tacere per non scatenare le ire della sorella.
“D’accordo. Ho capito.” Fece seria Ginevra,
incrociando di nuovo le mani dietro la schiena. “E quando dovrei incontrare il
Generale?!”
“Domani. Fatti trovare alla Sede, intorno alle 9.”
“Perfetto.” Terminò la ragazza, rivolgendo uno
sguardo eloquente ad Hermione. “Posso andare?!”
Il Capitano annuì. “Certamente.”
Conclusi i saluti di rito, Ginevra uscì nel
corridoio e aspettò che anche l’amica uscisse dall’ufficio. Con sommo
dispiacere notò che era stato congedato anche suo fratello. Hermione le si
avvicinò, superando Ron, in modo da frenare qualsiasi istinto impulsivo del
ragazzo. Harry era rimasto più indietro, in silenzio, aspettando di sentire
cosa ne pensasse l’amica.
“Mi domando che cosa è successo.” Biascicò con tono
pensoso la rossa, massaggiandosi le tempie. “Ho catturato troppa gente per
poter arrivarci da sola.”
Hermione le posò una mano sulla spalla. “Ti
conviene aspettare domani per saperlo, non scervellarti, non ti porterà a
niente.”
Ginny le rivolse un sorriso. Gli occhi color
cioccolato della sua amica, come sempre, riuscivano a tranquillizzarla più di
mille parole o gesti affettuosi. “Sì, hai perfettamente ragione. Tu che ne dici
Harry?!”
“Sono d’accordo con Hermione.” Si limitò a
rispondere secco, passandosi una mano nei capelli ormai lunghi sino alle spalle
e scompigliati. “Per stasera cerca di rilassarti, con questa storia dei Nuovi
Mangiamorte, non ti sei riposata molto. Come tutti del resto.”
La rossa incrociò lo sguardo verde smeraldo del
ragazzo e annuì, grata. “Sì, ci proverò. Che ne dite di venire a cena a casa
mia, stasera?! Vi prego, non mi va di stare sola.”
Ron si accigliò, schiarendosi la voce. “…il mio
parere non ti interessa, Gin?!”
“Devo essere onesta, fratellone?!” Ronald fece una
smorfia seccata. “No, per niente. So che qualsiasi cosa uscisse dalla tua
bocca, sarebbe la stessa che usi ogni qual volta mi viene affidata una
missione.”
“…ma io mi preoccupo per te!”
“Ron, anche Hermione ed Harry si preoccupano per la
mia salute, ma non sono ossessivi e stressanti come te.” Esclamò al limite
della sopportazione, riducendo la voce ad un sibilo. “Cerca di moderarti o
chiederò al Generale di tenerti all’oscuro di tutto ciò che riguarda la mia
vita professionale.”
“Fosse solo quella…”
Sebbene il tono di suo fratello fosse molto simile
ad un sussurro, quella frase giunse alle orecchie della sorella. Gli occhi blu,
si ridussero a due strette fessure, mentre lo guardava, quasi fosse pronta a
sbranarlo. “Cosa vorresti dire, Ronald Weasley?!”
Hermione si batté una mano sulla fronte, cercando lo
sguardo di Harry per un aiuto. Peccato che il moro fosse molto più interessato
alle mattonelle del pavimento. “…Ron per favore…”
“Intendo dire che sei talmente tanto ingenua e
immatura, da non riuscire a gestire nessuno degli aspetti della tua vita. Non
solo quello professionale, signorina!” Commentò tagliente, ignorando
completamente la richiesta di Hermione di darsi una calmata.
Ginevra sgranò gli occhi, sull’orlo di una crisi di
nervi. “Come ti permetti?!”
“…mi permetto eccome!”
“Io perlomeno mi prendo le mie responsabilità, non
fuggo di fronte ai sentimenti come un bambino spaventato. Faccio i miei errori
e ne traggo insegnamento, a differenza tua. E comunque non sono fatti che ti
riguardano!!”
Ron aggrottò la fronte, nascondendo malissimo il rossore
per la frase della sorella. “Guarda che stiamo parlando del mio migliore amico!
Mi riguarda eccome!!”
“Ha ragione lei.” Tagliò corto Harry, con un’aria
tra l’annoiato e lo scocciato.
“Stai scherzando?!” Domandò scosso l’amico,
distogliendo lo sguardo inceneritore dalla sorella. “Andiamo è…”
“E’ qualcosa che riguarda me e lei.” Chiuse
l’argomento il moro, passandosi una mano tra i capelli, sfiorandosi appena la
cicatrice a forma di saetta.
Ginny sospirò sollevata. “Meno male che ci siete
voi.”
^^
Un odore di carne arrosto, si sprigionava in tutto
l’appartamento 13, al secondo piano di un palazzo ad Hogsmeade. Rumori di
piatti e stoviglie, riempivano il silenzio della casa, con musica rock (tenuta
a basso volume) di sottofondo.
Hermione e Ron erano in ritardo. Avevano avvisato
che sarebbero passati dalla gelateria di Floran Fortebraccio, per comprare una
vaschetta multigusto, come dessert. Di conseguenza, Harry, che era arrivato in
orario, si era offerto volentieri di apparecchiare la tavola (in parte aiutato
dalla magia), dando così modo all’amica di preparare la cena con calma.
Ginny, coi capelli legati in una coda alta e armata
di grembiulino, stava sfaccendando ai fornelli.
“Che devo mettere a tavola come bevande, Gin?!”
La rossa si voltò in direzione della porta,
lanciando un’ultima occhiata alla carne e costatando che ci sarebbe voluto un
altro po’ di tempo. Harry, fermo tra la cucina e la camera da pranzo, attendeva
una risposta spazzolandosi dalla maglietta nera quel po’ di briciole che gli
erano finite addosso, mentre portava il pane a tavola.
“Dunque, nel frigo trovi acqua e vino.” Spiegò
pensosa, ricordando cos’altro avesse da bere. “Ah sì! Non dimenticare la Coca
Cola. Non capisco perché, ma ad Hermione piace molto.”
“Anche a me piace.” Commentò Harry sorridendole.
“Eh che ci vuoi fare… noi vissuti tra i babbani…”
Ginevra gli riservò una linguaccia, tornando poi ad
occuparsi della cena.
Non le dispiaceva affatto quel clima che si creava,
ogni qual volta si trovava da sola con Harry. Sebbene suo fratello, avesse la
cattiva abitudine di ficcare il naso in questioni che non lo riguardavano,
nessuno dei suoi commenti aveva mai intaccato il loro rapporto. Un rapporto
che, a dire la verità, si era rivelato fin dal principio molto strano.
Subito dopo la sconfitta di Voldemort, tutti si
erano impegnati a ricostruirsi una vita normale. Se normale, si poteva definire
la vita di un auror. Hermione e Ron si erano finalmente decisi a mettere
chiarezza in quel casino che, tutt’ora, continuavano a definire “relazione”,
arrivando sino a dichiararsi quell’amore che avevano tenuto nascosto, anche
durante le battaglie più dure. Dal canto suo, durante un periodo non proprio
chiaro, si era ritrovata a rimuginare su quei sentimenti che le albergavano nel
cuore, dall’età di dieci anni, quando aveva conosciuto quel famoso Harry
Potter, mentre accompagnava i suoi fratelli alla stazione di King’s Cross. Si
erano frequentati, cercando di nascondere a tutti quel “riavvicinamento”. Mossa
del tutto inutile, quando si hanno fratelli curiosi e iperprotettivi alle
costole. Non c’era stato niente di più che qualche uscita, le classiche
effusioni e una notte insieme. Proprio quella notte, che aveva fatto chiarezza
nei loro cuori. Tra loro, nonostante ci fosse una complicità fuori dal comune,
non avrebbe potuto esserci nulla di più che un’amicizia o ad esagerare, qualche
notte di sesso.
Questo perché nessuno dei due, era riuscito a
trovare quella scintilla, che avrebbe fatto scattare in loro l’innamoramento,
ma entrambi si erano accorti di provare una forte attrazione fisica. Quello che
mandava in bestia Ron, infatti, era proprio il loro scherzare su questo.
Non capiva che erano adulti e vaccinati e che il
loro rapporto “speciale”, spesso serviva a scaricare inutili tensioni e
amarezze.
“Sai di arrosto.” Mormorò Harry, alle sue spalle,
facendola sobbalzare per lo spavento.
Ginny evitò per poco di bruciarsi, con il manico
della forchetta incandescente. Spense il fuoco e dispose la carne su un
vassoio. “Mi hai fatto prendere un accidente!”
“Era questo il mio intento, infatti.” Sussurrò con
tono di finta malizia, passandole un dito dietro al collo, fino all’attaccatura
della maglietta azzurra.
“Harry Potter, metti apposto quelle mani. Hermione
e mio fratello saranno qui a minuti e io non ho alcuna intenzione di sorbirmi
l’ennesima scenata di quel rompiscatole.” Lo rimproverò sorridendo, lasciandosi
però tirare per un braccio e poi stringere affettuosamente.
Harry respirò l’inconfondibile profumo di pesca,
che caratterizzava la pelle della ragazza, ridacchiandole contro la spalla.
“Ah! Ne avevo proprio bisogno.”
Gli occhi blu della rossa si spalancarono. “Sembri
un drogato, te ne rendi conto?!”
“Sì sì, lo so.”
Il suono del campanello, li costrinse a staccarsi.
Fu Harry stesso ad aprire la porta, trovandosi di fronte i due amici,
completamente fradici. Ron sembrava tranquillo, sebbene grondante di acqua.
Hermione invece pareva furibonda, mentre tentava invano di spostare le ciocche
ricce, appiccicate al volto e sugli occhi.
“Odio i temporali estivi!!” Fece stizzita,
appoggiando la busta di plastica, contenente il gelato, sul divano.
Il rosso afferrò la bacchetta e con un semplice
incantesimo si asciugò i vestiti, facendo lo stesso con Hermione che, un po’ titubante
e ancora nervosa, lo ringraziò con un bacio a fior di labbra. “Ginny ci daresti
due asciugamani per i capelli?!”
Uno smanettare di pentole e padelle, coprì parte
della risposta della sorella. “…prendi tu Harry?!”
“Schiavetto Potter a rapporto, sottotenente
Weasley!” Scherzò il ragazzo, con tanto di saluto militare. “Scommetto che ti
diverti un mondo ad ordinarmi le cose, quando non siamo in servizio.”
“Neanche immagini quanto, tenente.” Ribatté
sorniona, affacciandosi dalla porta della cucina e scatenando l’ilarità del
fratello e dell’amica.
^^
Il giorno successivo, di buon ora, Ginevra si recò
a Grimmauld Place. Il Generale l’attendeva nell’ufficio che utilizzavano,
quando non era il caso di effettuare spostamenti troppo lunghi sino ad
Hogwarts.
Quando entrò, aggiustandosi la divisa estiva da
auror, trovò il generale ad attenderla, in piedi e intento a fissare qualcosa
fuori dalla finestra.
“Generale…” Salutò con voce neutrale, prima che
l’espressione mutasse in gioiosa.
Silente, l’anziano preside della scuola di Magia e
Stregoneria, che aveva frequentato per ben sette anni, si voltò e le sorrise.
Personalmente, si ritrovò a pensare, adorava il modo di sorridere di
quell’uomo. Le infondeva una gran serenità. “Ginevra… è un piacere rivederti.”
“Anche per me, prof- ehm, Generale.”
L’uomo si lasciò sfuggire una risatina.
“Accomodati. Ti illustrerò la missione che abbiamo deciso di affidarti.”
“Mi hanno accennato al fatto che… devo occuparmi di
un prigioniero.” Lo anticipò curiosa, sedendosi sulla poltroncina di fronte
alla scrivania e accavallando una gamba, con fare disinvolto. “Da quando i
prigionieri di Azkaban vengono liberati e soprattutto, in che modo mi potrei
occupare di uno di loro?!”
“Comprendo la tua confusione, Ginevra.” La
tranquillizzò l’anziano mago, prendendo posto davanti a lei e lisciandosi la
lunga barba bianca. “Tuttavia le nostre indicazioni sono chiarissime, non si
tratta di un prigioniero qualsiasi.”
“Mangiamorte, giusto?!”
“Esatto.” Confermò Silente, annuendo. “Si tratta di
uno dei Mangiamorte che hai catturato nelle ultime battaglie, esattamente due
anni fa.”
Gli occhi di Ginevra si incupirono, assumendo una
tonalità più scura, quasi notturna. “Ho catturato un po’ troppi… ehm… nemici,
per poter riuscire a ricordarli tutti.”
“Sono sicuro che di questo ti ricorderai, ma
procediamo con ordine.” La interruppe di nuovo, aggiustandosi gli occhiali a
mezzaluna. “Si tratta del prigioniero numero 2703. Si è rivelato
particolarmente collaborativo negli ultimi tempi e soprattutto, bisognoso di
cure.”
“Cure?!”
“Spiegarlo in poche parole non è facile. Ti basti
sapere che durante la sua permanenza nella prigione, è stato colpito da una
malattia che lo rende… innocuo.”
Ginny inarcò un sopracciglio. “Innocuo. E dice… che
si è mostrato collaborativo. Siamo sicuri che non si tratti di un trucco?!”
“Voglio fidarmi.” Rispose piatto il preside,
accennando un sorriso.
“E io mi fido di lei. Piuttosto… che tipo di
malattia lo ha colpito?!”
L’anziano mago afferrò una cartellina con dei
referti medici. “E’ una malattia piuttosto rara. Curabile sì, ma in tempi assai
lunghi, ahimè.”
“Quindi dovrei occuparmene a tempo determinato?!”
Domandò, spostando una ciocca di capelli color sangue dietro all’orecchio e prendendo
alcuni fogli dall’interno della cartella gialla.
“Anche se non so assicurati il periodo di tempo
esatto… sì.”
Ginevra sgranò gli occhi, spiazzata, osservando uno
dei rapporti. “E’… cieco.”
“Purtroppo sì.” Annuì il mago con aria dispiaciuta.
“E’ stato affetto da una sorta di infezione alla cornea, che lo ha privato
della vista. Come ben capirai, lo rende totalmente incapace di far del male e
invece, bisognoso di parecchie attenzioni.”
“Certo, capisco…”
“…anche se ammetto che, dato il tipo di persona,
non so quanto possa essere semplice, un simile incarico. Però mi fido di te,
Ginevra.”
“La ringrazio, Silente.” Rispose grata di quella
fiducia, tornando poi a studiare la relazione sul prigioniero. “Un… momento, ma
il detenuto numero 2703 è…”
“Draco Malfoy.”
^^
Hermione ed Harry, se ne stavano seduti al tavolino
del bar che erano soliti frequentare durante le pause dal lavoro. Ron aveva i
pugni serrati, appoggiati al tavolino, accanto ad un bicchiere di the
ghiacciato. Tutti e tre tacevano, in attesa di spiegazioni da parte di Ginevra,
di ritorno dal colloquio con il Generale Silente.
“…quindi ti ha spiegato nei dettagli cosa dovresti
fare?!”
Ginny mosse il capo in segno di assenso. “Sì, devo
occuparmi di un detenuto cieco e di conseguenza innocuo.”
Ron sospirò di sollievo, rilasciando le spalle tese
e assaggiando un sorso di bevanda al limone. “Meglio così.”
Un lieve cicaleccio, proveniente dagli alberi che
abbellivano il luogo, ad Hogsmeade, era l’unico suono che copriva quel silenzio
teso; accompagnato dalle voci di alcuni clienti seduti ai tavolini come loro.
Non sapeva da che parte cominciare, come spiegare,
affrontare quella situazione. Situazione che, tra l’altro non piaceva neppure a
lei. Benché la persona che le era stata affidata fosse resa totalmente
inoffensiva dalla malattia che l’aveva colpito, si trattava pur sempre di
quello che per anni, era stato il suo acerrimo nemico. Il suo e di suo
fratello, Harry e chiunque non fosse purosangue, Serpeverde o comunque degno
del suo rispetto.
“Non c’hai detto tutto, vero Ginny?!” Domandò
Harry, incrociando i suoi occhi color smeraldo, con quelli oltremare di lei.
Per un attimo, la rossa si chiese per quale motivo,
quello che si era rivelato essere il suo migliore amico, avesse quello
stramaledetto dono di leggerle nella mente e nell’anima. “N-no… cioè…”
“Cosa c’è, Gin?!” Le chiese Hermione preoccupata,
appoggiando una mano sulle sue e rivolgendole quel caldo sguardo color
cioccolato, che riusciva a farla ragionare, riflettere… pensare.
“Io… è un po’ complicato, ecco…”
“Con calma sorellina.” La rassicurò Ron, spostando
la frangia rossa e fastidiosa, dagli occhi blu. “Non c’è fretta… avanti.”
“Il prigioniero di cui mi devo occupare-”
Hermione la interruppe. “Lo conosciamo?!”
Improvvisamente tutti i rumori intorno a lei,
svanirono. I battiti del suo cuore aumentarono e un forte senso di nervosismo
la invase. Aveva timore che riuscissero a sentire gli effetti dell’ansia, del
timore.
Prese un forte respiro e chiuse gli occhi. “E’
Malfoy.”
Sapeva con certezza matematica, ciò che avrebbe
visto non appena alzate le palpebre. Sgomento, stupore, rabbia.
“Che cosa?!?”
Appunto.
^^
Aveva accettato. Non riusciva a capacitarsi del
motivo per cui aveva accettato la missione. A parte il “dovere” di auror.
Perché una motivazione, dovere escluso, doveva esserci. E in quel momento,
mentre percorreva lo spoglio e umido corridoio della prigione di Azkaban, non
capiva se lo aveva fatto per il gusto di opporsi alla collera di suo fratello o
perché il suo cuore e il suo istinto, le avevano consigliato di farlo. Per se
stessa e per nessun altro.
Il rimbombo degli anfibi militari, sulla pietra
nuda, risuonò più volte in quel luogo angusto, accompagnato da un cigolio
sinistro dei cancelli di protezione. Persino la grata della cella, che il
sorvegliante stava aprendo con un tintinnio di chiavi, era fastidioso in quel
posto.
“Di qua.”
Seduto con la schiena curva, gli occhi chiusi e i
gomiti appoggiati alle gambe, Draco Malfoy sembrava totalmente svuotato. I
capelli erano appiccicati al volto e probabilmente non sporchi, di più. Il
viso, una volta regolare e morbido, era divenuto appuntito e smunto, segnato
dalla sofferenza così come lo era la pelle sotto gli occhi, livida per le
occhiaie. La pelle, ancora più pallida di come era un tempo, recava numerosi
segni rossi sui polsi (lasciati scoperti dalle maniche sollevate della maglia
grigia). Ai piedi, inquietanti, alcune catene in grado di bloccare qualsiasi
tentativo di fuga.
Ma
dove credono che possa andare, in quello stato?!
Fu forse perché lo vide in quelle condizioni, così
privo di forze, di quella collera che gli aveva letto negli occhi durante la
battaglia in cui era riuscita a catturarlo, che si avvicinò al biondino con
meno astio e reticenza, di quella che avrebbe voluto impiegare.
“Malfoy.”
Scattò quando lo vide alzare il volto verso di lei,
con ancora gli occhi chiusi. “Chi sei?!”
“Sono venuta per portarti fuori di qui.”
Continua…
________
Ed ecco Luna
Malfoy con una nuova storia! Stavolta si tratta di una long fic! (Prometto di
continuare anche le altre, prometto, prometto!! Sono in fase di lavorazione i
capitoli di NpS e IMdS!). Mi scuso per la brevità del capitolo, ma d’altronde è
quello introduttivo e io voglio capire se l’idea vi piace. Non voglio
dilungarmi molto, perché tanto gran parte delle cose le avete capite. Voglio
solo farvi un appunto.
Il rapporto
tra Ginny ed Harry è malizioso. Non ci saranno scene particolari, tranquilli,
mi pare ovvio il pairing. Ma cosa può far imbestialire di più un Malfoy… se non
che la sua preziosa salvatrice (sempre che lui la accetti, ehm -.-) abbia
questo “rapporto speciale” con Sfregiato?! =) Per il resto non svelo altro,
tanto di sorprese ce ne saranno mille -.-‘’’
Ditemi se
volete che la continui!! ^^
Luna Malfoy
Fatemi sapere
che ne pensate ç___ç vi prego! E già che ci siete... leggetevi la storiella: Innocence
(sempre D/G ^^)
*Questa fanfic contiene alcune scene di carattere violento e
alcune relative al sesso. Non sono particolarmente eccessive e descrittive,
tuttavia chi pensasse di poter non sopportare questo genere di situazioni, è
pregato di non continuare a leggere.*
Un'ancora nel buio
Capitolo 2
Non era stato facile convincere Draco Malfoy a
seguirla senza fare storie e in cuor suo, era convinta che avesse accettato
quella costrizione solo ed esclusivamente perché gli avrebbe permesso di uscire
da quell’inferno che osavano definire prigione di massima sicurezza.
Neppure il cambiamento avvenuto, quando i Dissennatori erano stati banditi,
dopo la caduta di Voldemort, era servito a rendere migliore quel posto. I
secondini erano pur sempre Auror e lei sapeva bene cosa significava. Nessun
Auror, che conosceva, poteva essere definito rispettoso nei confronti di
presunti o, peggio ancora, dichiarati Mangiamorte.
Silente le aveva lasciato precise istruzioni in
merito. I primi tempi, finché non avessero trovato una sistemazione migliore,
lei e Malfoy, avrebbero dovuto vivere a Grimmauld Place n 12.
Lì per lì, l’idea non le era per nulla piaciuta e
continuava a non essere convinta di quella decisione. D’altronde, però, non
essendo nessuno per criticare un’idea del Generale, si era limitata ad
obbedire, sperando vivamente che suo fratello non s’intromettesse.
Avevano utilizzato un nuovo tipo di Metropolvere,
che il Ministero aveva ideato per i trasporti dei prigionieri più difficoltosi,
mettendo a punto un sistema, grazie al quale non avrebbero avuto modo di
fuggire. Erano spariti insieme da Azkaban e si erano ritrovati nel camino della
cucina dell’ex Palazzo dei Black. Ad attenderla, Ginny aveva trovato Remus
Lupin.
Il suo ex professore, le aveva tolto di dosso il
peso del biondino, che gravava sulla sua spalla. Peso esiguo, date le
condizioni in cui versava. “Tutto apposto?!”
Ginevra annuì, lanciando un’occhiata in tralice al
corpo inerme di Draco. Subito prima di permettere loro di andar via dalla
prigione, i secondini avevano proceduto all’iniezione obbligatoria, eseguita
ogni qual volta un detenuto doveva abbandonare Azkaban. Lo avrebbe reso
incosciente per un po’, evitandole problemi. Problemi che però, lei credeva impossibile
esistessero, con il Draco Malfoy che aveva ritrovato in quella cella.
Lo trasportarono al piano di sopra, in quella che
una volta era stata la camera di Sirius.
“Perché qui?!”
Lupin la guardò confuso. “E’ al secondo piano, più
isolata… e ha un bagno in camera. Mi sembra il posto adatto, no?!”
“Harry non la prenderà molto bene, lo sai, vero?!”
Gli occhi dell’uomo, furono attraversati da una
luce strana. Fu un istante e poi il suo sguardo tornò normale. “Lo so, ma dovrà
accettarlo. Non mi pare il caso di farti fare avanti e indietro da una camera
all’altra. Si tratta di una stanza… in fondo.”
“Per me e per te è una stanza, per Harry è qualcosa
di più… suppongo, ma forse mi sbaglio.”
Lupin le sorrise gentile, prima di adagiare il
corpo privo di sensi di Draco sul letto. “Non sembra neppure lui…”
Lo sguardo azzurro di Ginny, indugiò un poco sulla
figura del Mangiamorte. “Vero?! L’ho notato anche io… ma è pur sempre un
Mangiamorte e quindi-”
“…quindi non sottovalutiamolo.”
^^
Quando il torpore che lo aveva avvolto qualche
tempo prima, lo abbandonò, Draco intuì che c’era qualcosa che non andava. Era
seduto su qualcosa di troppo comodo, per essere il letto della sua prigione e
istintivamente, com’era abituato a fare da tanto, troppo tempo, serrò gli occhi
cercando di capire se c’era qualcuno con lui in quel luogo.
I sensi, ormai sviluppati grazie alla cecità, lo
avvertirono della presenza di un’altra persona. “Chi c’è?!”
“Ti sei svegliato… finalmente.”
Non aveva modo di guardare in faccia la donna che
gli stava parlando (perché di donna si trattava, questo lo poteva capire dalla
voce), ma era quasi sicuro che stesse sorridendo divertita. Lo capiva dal tono.
“Chi diavolo sei?!”
Stavolta la risatina fu udibile. “Sempre molto
gentile, vero Malfoy?!”
Quel modo di pronunciare il suo cognome, era tipico
di chi lo disprezzava. “Non vedo perché dovrei mostrare gentilezza, a qualcuno
che non ha nemmeno avuto l’educazione di presentarsi.”
“Cosa ti cambierebbe?!” Gli domandò la voce, con fare
indispettito. “Avrai capito che sono un Auror, no?! Non penso che i tuoi
compagni Mangiamorte si prenderebbero il disturbo di venirti a liberare, quei
pochi che sono sopravvissuti… intendo. Inoltre non penso che i secondini ti
avrebbero lasciato andare così facilmente.”
Draco si spostò una ciocca dagli occhi, vincendo la
tentazione di aprirli. “Voglio sapere con chi diamine sto parlando. Ne ho tutto
il diritto.”
“…e io ho quello di non dirtelo, Malfoy.”
Il rumore del bussare sulla porta, distrasse i due
ragazzi dalla conversazione tutt’altro che piacevole. “Avanti.” Mormorò la
rossa, combattuta tra l’idea di tacere sulla sua identità, evitandosi così
problemi e quella di svelargli che era una Weasley, scatenando le ire del
prigioniero. Oddio, doveva smetterla di chiamarlo a quel modo. Era libero,
ormai. Era un cittadino come tutti gli altri.
“Disturbo?!”
Ginevra sporse il capo, trovandosi davanti il volto
di Harry. Non aveva l’aria propriamente felice e le bastò guardarlo, mentre
gettava occhiate qua e là nella stanza, per intuirne il motivo. “No, vieni…
entra.”
Il biondino fece schioccare la lingua, spazientito.
“Se non vi è di troppo peso, razza di… lasciamo perdere! Si può sapere chi
diamine sie-”
La rossa sussultò, portandosi accanto ad Harry e
studiando attenta, la reazione di Malfoy. Si era bloccato tutto ad un tratto e
si massaggiava le tempie, il che non seppe come, ma non le fece presagire nulla
di buono.
“Tu sei… Potter. Ho riconosciuto la tua voce…”
Il moro si fece più avanti, calcando bene il suono
dei passi sul pavimento di legno. “E se anche fosse, Malfoy?”
“Cosa… cazzo ci faccio in questo posto? Perché sei
qui e chi è quell’altra?!” Chiese furibondo, tentando invano di alzarsi dal
letto.
Harry lo spinse di nuovo giù, sorridendo
soddisfatto. “Sta’ calmo. Se avessimo voluto farti del male, lo avremmo già
fatto… siamo Auror, non sporchi assassini come te.”
“Non mi preoccupo di questo, so difendermi… non
riuscireste a farmi niente.”
“Ne sei proprio sicuro?!” Soffiò compiaciuto il
soldato, a pochi centimetri da lui, sfuggendogli subito dopo. “In fondo sei
cieco e senza forze. Potrei ucciderti e dire che è stato un incidente, non
credo che i miei colleghi si farebbero tanti problemi a mantenere il segreto…”
“Adesso basta!!” Li interruppe Ginevra arrabbiata.
“Harry piantala di provocarlo. Sai perfettamente che tutto quello che dice,
adesso vale meno di zero, quindi non abbassarti al suo livello.”
Draco fece scattare la testa di lato, curvando le
labbra in un sorriso malefico. “Potter! Ti sei fatto la ragazza?!”
Ginny per poco non si lasciò sfuggire di mano
l’asciugamano, che aveva afferrato dalla sedia. L’aveva riconosciuta. Si
schiarì la voce, benché non ne avesse bisogno. Mossa tattica, voleva guadagnare
tempo… non sapeva cosa rispondere. Harry, fermo a poca distanza da lei, non
l’aiutava di certo, impassibile nella sua tranquillità.
“…quanto sei spiritoso, Malfoy.” Sibilò pungente,
raccattando ciò che aveva fatto cadere e tornando a guardarlo. Perché diamine
non apriva quegli occhi? Le sembrava di parlare con… con… non sapeva neppure
lei, però era fastidioso. “Noto che il sarcasmo da serpente non ti ha
abbandonato. Bene, ma qua siamo nel mio territorio e… prima che tu inizi ad
insultarmi o ad offendere la mia famiglia, sappi che la tua salute e
quant’altro, da oggi in poi dipendono da me.”
“Mi stai minacciando… Weasley?!” Pronunciò
il suo cognome come era solito fare ai tempi di Hogwarts.
Ginevra sbuffò in modo perfettamente udibile.
“Chissà… forse sì, forse no. Ora se vostra maestà fosse così gentile, da
rinfoderare la lingua biforcuta di cui è dotato… sarebbe il momento di farsi un
bagno.”
Le guance di Draco, si tinsero di un rosa molto
tenue. “E me lo fai tu, Weasley?” Domandò con tono malizioso, curvando
le labbra in quella che pareva essere l’ombra di un ghigno.
“…oh sì, certo.” Ribatté piatta Ginny, posandosi un
dito sulla bocca e facendo segno ad Harry di non dire una parola.
Dal canto suo, il moro faticò non poco a trattenere
una risatina, nascondendosi dietro una mano e soffocando il tutto con la scusa
di schiarirsi la voce. “Allora io… me ne vado. Buon bagno, furetto.” Uscì,
sbattendo la porta.
Il ringhio sommesso, che fuoriuscì dalla gola di
Malfoy, non fece né caldo, né freddo alla rossa che con massima tranquillità,
si limitò ad aiutarlo ad alzarsi dal letto, guidandolo poi verso il bagno di
cui era dotata la camera da letto. “Guarda che io scherzavo, Weasley, non ho
alcuna intenzione di… farmi fare il bagno da te.”
“Figurati se ho voglia di perdere del tempo,
guardandoti in certe condizioni, Malfoy… mi pare ovvio che non sarò io a
lavarti.”
Il biondino si bloccò, cercando a tentoni un
appoggio e aggrappandosi con forza allo stipite della porta, che aveva
individuato. “E chi allora?!”
Ginevra sbuffò scocciata. “Un elfo domestico.”
“Non se ne parla!”
“Malfoy non ho intenzione di rischiare uno
svenimento ogni qual volta mi avvicino a te. Sono secoli che non fai un bagno…”
Replicò concisa, trattenendosi per pura umanità, dall’alzare il volume della
voce più di quanto già non stesse facendo.
Draco ebbe l’impulso di aprire gli occhi, ma si
frenò. “Faccio da solo allora…”
“Non puoi! Rischieresti di farti male…”
Il tono di Draco si fece più duro, secco. “E cosa
te ne importa?!”
La ragazza si fermò a metà tra la camera e il
bagno. Non aveva mica tutti i torti il biondino. Cosa importava a lei? Era solo
uno stupidissimo incarico e di certo non le avrebbero detto niente, se avessero
ritrovato il prigi- Malfoy con qualche livido di troppo. Inoltre la rendeva
nervosa quel vizio di tenere gli occhi chiusi… lei era abituata a confrontarsi
con le persone, scambiandosi normali sguardi… anche d’odio se necessario!
“Non provocare Malfoy… non mi costa nulla mollarti
qui, in mezzo alla stanza.” L’altro cercò di parlare, ma lei lo anticipò, con
stizza. “…se non lo faccio, è solo perché sono un Auror serio. Non mi va di
trovarmi in situazioni imbarazzanti a causa tua, quindi d’ora in poi si fa come
dico io!”
^^
“E così… oltre ad occuparti a tempo pieno di lui,
devi accompagnarlo da Piton una volta alla settimana?!” Chiese sconfortato Ron,
abbandonando la tazza di caffè fumante sul tavolino di metallo.
Ginevra sospirò, annuendo appena. “Sì, stanno
perfezionando la sua cura… di conseguenza, almeno una volta ogni sette giorni
devo accompagnarlo per dei controlli.”
Harry salutò di sfuggita un collega, di passaggio
lungo uno dei corridoi del quartier generale, poi le sorrise. “Vedila così.
Quei controlli servono a togliertelo di torno, pazienza se ti tocca subire la
presenza di Piton…”
“…la fai facile tu…” Biascicò poco convinta la
rossa, sorseggiando una tazza di thè e lasciandosi sfuggire una smorfia, dopo
essersi scottata. Il moro non riuscì a trattenere una risatina.
I tre, furono raggiunti da una trafelata Hermione.
“Ron! Il Capitano vuole vederci… riguarda l’attacco dei Nuovi Mangiamorte,
quello dell’altra sera, ci sono novità!” Lo richiamò, cercando di agganciare nervosamente
il mantello blu da Auror. La lunga treccia crespa, dondolava sulla spalla.
Il rosso sbuffò, scuotendo la testa. “Maledetti
teppistelli… non ci lasciano vivere tranquilli nemmeno un attimo!” Salutò
entrambi con un cenno veloce e raggiunse la ragazza, aiutandola a sistemarsi la
divisa, per evitarle un crollo di nervi di primo mattino.
Le labbra di Ginny si stirarono in un sorriso.
Adorava guardare Hermione e Ron insieme, quando non litigavano. Lo diceva fin
dai tempi della scuola che quei due erano fatti l’uno per l’altra. Sobbalzò
appena, quando sentì un braccio di Harry cingerle la vita e trarla a sé,
stringendola in una morsa decisa, ma leggera. “…dai, non in pieno quartier
generale…”
“Ma se non c’è nessuno!” Replicò Harry, sorridente,
con la testa nascosta nell’incavo del suo collo. Con un gesto veloce della
mano, le spostò la treccia d’ordinanza dietro la spalla e le affondò i denti
nella pelle candida, succhiando appena.
La ragazza appoggiò le mani, piccole e affusolate,
sul petto largo dell’amico, cercando di allontanarlo. Senza successo. Qualche
istante dopo, a pochi centimetri dalla sua spalla, spiccava un bel segno rosso,
magistralmente ricoperto dal moro con l’acconciatura. “Uh fa malino, c’hai
messo impegno eh…?!” Tastò appena la parte offesa, provocandosi una fitta
leggera.
“…che ci posso fare, ne avevo bisogno.” Ribatté
facendole un sorriso giocoso e toccandole la punta del naso con l’indice. “Ora
è meglio che vada, altrimenti quell’aguzzino dell’allenatore mi farà fare gli
straordinari. Tu devi tornare dal malato, vero?!”
Ginevra annuì, con espressione sconfortata. “Mi
tocca… ah no! Prima devo passare in tribunale!”
“Ancora quella faccenda?!” Domandò perplesso Harry,
grattandosi la nuca e passandosi un dito sul naso. “-Acc… devo abituarmi alle
lenti, mannaggia.- ma scusa, non avevi già risolto tutto?!”
“Purtroppo no.” Disse, abbassando lo sguardo. “…lo
credevo, ma a quanto pare non basta essere Auror ed essere qualificate, servono
requisiti che devono controllare un milione di volte!”
Il giovane Potter scosse la testa. “Mi spiace. Non
capisco, eppure tu saresti perfetta secondo me. Anche se…”
“No, non chiedermelo di nuovo, Harry… ti prego.” Lo
anticipò lei, con occhi supplichevoli. “Bastano già le paranoie di mio
fratello. Sì, sì… ne sono più che convinta, davvero.”
Il ragazzo sorrise incoraggiante. “Mi fido delle
tue scelte, Ginevra. Ora scappo, ci vediamo più tardi…” Le stampò un bacio,
all’angolo della bocca, arruffandole un po’ la parte di chioma libera dalla
treccia, con una mano.
Quando rimise piede a Grimmauld Place n.12, si
pentì di non essere rimasta al quartier generale degli Auror. Aveva lasciato
Draco Malfoy profondamente addormentato, tenuto sotto controllo dall’elfo
domestico che le avevano messo a disposizione. Lo trovò perfettamente sveglio,
seduto sul letto e con un umore pessimo.
“Oh la carceriera è tornata.”
Ginny scrollò le spalle, infastidita. “Carceriera?
Vuoi che ti riporti ad Azkaban? Magari lì ti trattavano meglio, Malfoy.”
La bocca pallida e secca di Draco, si curvò in un
ghigno dei suoi. “…ma come siamo permalose, Weasley!”
Ne era sicura. O smetteva di usare quel tono quando
pronunciava il suo cognome, o l’avrebbe pagata molto cara. “Ma come siamo
rompipalle Malfoy.”
Un lungo fischio uscì dalle labbra del biondino.
“Ollallà, che finezza! Una vera signora…”
Ginevra borbottò qualcosa di ancor meno signorile,
fortunatamente a bassa voce. “Non sono una signora, furetto dei miei stivali,
sono un Auror. E bestemmio anche! Ora, ringrazia che sei cieco, altrimenti
t’avrei fatto un occhio nero.”
“Cosa c’entra il fatto che sono cieco?!” Sbottò
risentito il giovane, incrociando le braccia al petto e voltando la testa nel
punto in cui, pensava ci fosse la sua interlocutrice.
La rossa sollevò un sopracciglio, con fare altero.
“C’entra che così non c’è soddisfazione.”
Draco si lasciò scappare un brontolio. “…aspetta
solo che riprenda l’uso degli occhi-”
“Non vedo l’ora, Malfoy, non vedo l’ora.”
Un leggero scricchiolio, avvisò entrambi
dell’entrata di qualcuno. Ginny abbassò lo sguardo, trovandosi di fronte il
piccolo elfo domestico, con in mano il vassoio della colazione. I medici che
seguivano Draco, gli avevano prescritto una dieta particolare. Doveva
recuperare tutto il peso e le sostanze, che aveva perso durante quei due anni
rinchiuso nella prigione.
“E’ arrivata la tua colazione…”
Il biondino scostò le coperte, allungando le
braccia verso il vuoto. “Passamela…”
Ginevra aggrottò la fronte. “Come diamine pensi di
poter mangiare da solo?!”
“…secondo te, come ho fatto fino ad ora?!”
“Malfoy, lì ti davano pane e acqua, non mi sembra
tanto difficile tenere in mano una pagnotta e una tazza. Qui si parla di cibo
molle e soprattutto bollente…” Lo riprese sarcastica. Chiuse gli occhi e
inspirò profondamente. Doveva calmarsi o l’avrebbe preso a sberle.
Draco fece spallucce. “Me la caverò, di certo non
mi va di essere imboccato come un bambino.”
“…oh e invece lo farai.”
“Non ci penso neanche lontanamente!” Fece
scandalizzato il biondo. “Piuttosto non mangio!”
Gli occhi blu di Ginny saettarono. “Oh fa’ come ti
pare. Puoi portare via il vassoio…” Si rivolse all’elfo domestico, facendogli
però segno di diniego con la testa e successivamente, invitandolo ad uscire con
un gesto della mano. Aveva ancora il vassoio, stretto nell’altra.
Le guance di Draco si imporporarono appena, quando
un rumore sordo riecheggiò nella stanza. Aveva fame, maledizione, eppure lui
era un Malfoy, non poteva abbassarsi a chiedere in quel modo. A lui toccava di
diritto mangiare! “Oh al diavolo. Fatti riportare quella maledetta colazione,
Weasley!”
“Fame?!” Chiese ironica la rossa, sedendosi sul
letto. “…ma guarda che non tocchi nulla, se non ti fai aiutare.”
“Piccola vipera…”
La ragazza sorrise trionfante. “Grazie del
complimento…”
Quando il piatto con uova e pancetta fu a metà,
Draco sembrò spazientirsi. Doveva essere un gran sacrificio, per uno come lui,
calarsi ad un tale livello, da avere bisogno di aiuto anche per piccole cose
come quella. “Non… non azzardarti a dire in giro di questa… questa cosa!
Chiaro?!”
Ginevra lo guardò perplessa, sbattendo gli occhi.
“Tranquillo! Non ho certo intenzione di rovinarmi la reputazione, andando a
spifferare ai quattro venti che faccio da balia a te.”
Il biondino ebbe un fremito di rabbia. “La tua
reputazione?! Sono io che vengo imboccato come un neonato… è la mia
reputazione che andrebbe in malora!”
“Quale reputazione, Malfoy?!” Commentò sardonica
lei, con un versetto compiaciuto. “Quella che ti sei bruciato quando sei finito
ad Azkaban?! O quella che ti sei costruito come sporco assassino?!”
Ginny ebbe la certezza che se non fosse stato
cieco, Draco l’avrebbe fulminata col solo sguardo. Eppure il ragazzo continuava
a fremere, stringendo convulsamente le lenzuola nei pugni serrati, bianchi per
lo sforzo. Si ostinava a stringere gli occhi e a sfogare la frustrazione
digrignando i denti e provocando uno stridio fastidioso.
“Non preoccuparti…” Aggiunse con voce più dolce,
sorridendo seppur non vista. “Non lo dirò a nessuno, Malfoy.”
Il ragazzo si rilassò, appena.
Continua…
________
Eccomi qui con il secondo capitolo. Ho preferito mandare questo,
prima del nuovo capitolo de “Il Morso del Serpente”, che è quasi pronto, poiché
ho notato che la trama vi ha entusiasmato tanto ^^ e di questo, credetemi, ne
sono davvero felice.
Volevo prendere qualche riga, avvisandovi che con tutta
probabilità la mia partenza per Roma è spostata di 15 giorni. Di conseguenza
dovrei, dico dovrei, riuscire a terminare almeno una delle storie e
probabilmente, proprio Il Morso del Serpente, che è la più breve. =)
Ringrazio immensamente tutti coloro i quali hanno recensito questa
storia ^^
Mary1986: spero di aver fatto sufficientemente
presto ^^
Yuna: Harry… eh, non è mica solo eh *-* non
so se avevate capito il fatto del “rapporto speciale”, ma anche se teoricamente
Ginny ed Harry sono single, in realtà… non lo sono… ehm, come faccio a
spiegarlo? ^^’’’
_Kristel_: grazie del votone ^^ sei sempre molto
gentile. Sono contenta che la trama ti ispiri… spero che continui a piacerti =)
Sissichi: dunque, la complicità tra Harry e
Ginny non è sempre amichevole. Dipende dai giorni, dall’umore di entrambi e da
taaanti altri fattori =) Diciamo che è un rapporto che, da due come il moro e
la rossa, non ci si aspetta ^^
MaryAngel: ecco la reazione di Malfoy. In
perfetto stile Malfoyano, direi =P Ci saranno sviluppi… ovviamente ^^
Sabryy: eccomi qui con l’aggiornamento!
Grazie mille del voto e del complimento!! ^^
Malesia: grazie =) gentilissima… spero che
l’aggiornamento sia di tuo gradimento… (zam zam! C’era pure la rima XD)
Serena: ^^ oddio, sti complimenti mi fanno
arrossire… mi ci dovrò abituare ancora. *-* sono felice che la storia ti
piaccia…
Angele87: purtroppo io ho fin troppa
ispirazione, ma capita spesso che abbia “nuove” ispirazioni e mi impantano
sulle vecchie storie (vedasi NpS)… mi darò da fare per non trascurarne nessuna
^^
Vega: ecco sì, appunto. Un rapporto tra
Ginny ed Harry “così” non è mai stato… scritto. O almeno nelle storie che ho
letto io. C’è sempre stato amore platonico, o amore travolgente, o amore
traballante… ma mai solo questioni fisiche. E cosa c’è di meglio di un rapporto
strano, per far imbestialire il biondino? XD
RachelDickinson: grazie dei complimenti. ^^ Spero di
essermi sbrigata abbastanza. Purtroppo sto seguendo 4 longfic e taaante oneshot
che ho in mente, di conseguenza… vado a rallentatore -.-
Marian86: ^^ sono felice che ti piaccia il mio
lavoro. Grazie del voto °.° e sì, cioè povero Draco sì… ma in fondo non è per
sempre, le cure tra i maghi esistono… e poi mi piace l’idea di un Draco che,
per una volta, è costretto a farsi aiutare! (a me no! ndDracoil tuo parere non conta ndLettoriah grazie -.- ndDracoprego! ^^ ndLettori)
Tink: a distanza di pochissimo tempo eccoti
il nuovo capitolo! Ehi!! Quello de Il Morso Del Serpente è stato inviato…
visto? Spero che ti siano piaciuti entrambi ^^
Pallina: grazie mille dei complimenti *-* beh,
come sai io non ho particolari preferenze tra la coppia H/G e quella D/G, anche
se ammetto che preferisco scrivere una D/G, rispetto ad una H/G… forse perché
Draco riesco a caratterizzarlo meglio, mi viene più… spontaneo, chissà! ^^
Gajra: eccomi qui… col nuovo capitolo! Spero
di non averti fatto aspettare troppo!
*Stefy*: ti ringrazio per i complimenti sul
mio “talento”. Sono apprezzamenti che fanno sempre piacere =) Sono contenta che
la storia ti sia piaciuta =)
Anonima: non ci credevo neppure io, quando ho
iniziato a scriverla… veramente… ma alla fine ne sono soddisfatta ^^
Aura: grazie del voto *-* wow 10 e lode,
addirittura! Postato abbastanza in fretta… direi, considerata la velocità con
cui aggiorno di solito!
Poyel: eheheh se ne vedranno delle belle!!
^_^
Oryenh: scritto e pubblicato!!! ^^
Alexiel84: che bello!! Leggi e segui anche
questa storia!! ^^ sono felice!! ^^ spero di non averti deluso col secondo
capitolo =)
Sendy Malfoy: agli ordini!!
Ryta Holmes e Lynn Wolf: ahhhhh finalmente!! Potevo aspettare
a vita la vostra recensione >.< eh va beh, capita! Speriamo che il
secondo capitolo vi sia piaciuto!! ^^
*Questa fanfic contiene alcune scene di
carattere violento e alcune relative al sesso. Non
sono particolarmente eccessive e descrittive, tuttavia chi pensasse di poter
non sopportare questo genere di situazioni, è pregato di non continuare a
leggere.*
Un'ancora nel buio
Capitolo 3
Il Tribunale Magico era un continuo ciarlare.
Avvisi notificati via “aereoplanino” e segretarie in fermento,
occupavano gran parte dei corridoi dell’edificio, creando un notevole caos.
Ginny odiava quel posto. Tutto, di quel posto, per la precisione. A partire da
quelli che avevano l’ardire di farsi chiamare “avvocati della difesa”, che se
ne fregavano altamente di ciò che pensava, diceva, faceva e consigliava, fino
ad arrivare a quegli esseri, considerati supremi e intoccabili, chiamati
“giudici”.
Non sopportava l’idea che, la sua vita e quella di
un’altra persona, fossero nelle mani di gente come quella.
Il giudice che era stato assegnato alla sua causa,
era uno dei peggiori. A detta di tutti, non solo sua. Un uomo anziano,
fortemente frustrato, perennemente in conflitto con tutti coloro i quali
possedevano un paio di tette e appartenessero alla categoria “donne”. Specie
donne in carriera.
Ogni qual volta, veniva
fissato un incontro, il giudice Davidson, la fissava
da dietro i suoi occhiali tondi e piccoli, arricciando le labbra in una smorfia
disgustata e storcendo il naso infastidito.
“Signorina Weasley…” Sospirò con fare esasperato,
provocandole un moto di rabbia. “Sono dolente di annunciarle che ancora non ci
siamo.”
Ginevra cercò di reprimere una risposta, non
proprio educata, sforzandosi di sorridere. “E per
quale motivo, se posso domandare?!”
“Vede… è tutto in regola, a partire dal suo ‘modo
di vivere’, sino ad arrivare al suo ‘lavoro’, ma…” Si zittì, sospirando di nuovo.
Ne era certa. Se l’avesse rivisto un’altra volta, lo
avrebbe preso a sberle, o peggio ancora, a calci nel
fondoschiena. Non poteva permettersi di trattarla in quel modo! Erano mesi …
forse almeno quattro, che quelle ‘sedute’venivano aggiornate, a ripetizione, costringendola a saltare
turni di lavoro, chiedere permessi e occuparsi di burocrazia inutile, stupida e
a parer suo superflua.
“Ricapitolando.” Iniziò lei, a denti stretti,
serrando i pugni sui pantaloni del tailleur scuro che aveva indossato. “Le va
bene che viva in un appartamento ad Hogsmeade, che
abbia uno stipendio adeguato come Auror, che sia un Auror, dal momento che ritiene questo un punto a mio favore…
ma… c’è ancora un ma?!”
“Signorina vede…” Continuò l’uomo, cercando di
apparire comprensivo. “Il punto focale della faccenda è che, lei è sola.”
“Non sono sola…” Sibilò inacidita, riducendo gli
occhi a due strette fessure. “Ho un sacco di amici,
parenti disposti a tutto per aiutarmi…”
“…ma non ha un compagno.”
Concluse il giudice Davidson,
malcelando quello che aveva tutta l’aria di essere un
ghigno trionfante.
Ginny sbuffò. “No, non ho un compagno. Frequento
una persona… ma questo, non basta, giusto?!”
“Se dovesse diventare una cosa seria, sì…
basterebbe.” Fece l’uomo, con gli occhi ombrati di
delusione. “Mi dice il nome di questa persona, per favore?!”
La ragazza ci pensò su. Dire che frequentava Harry Potter, quell’Harry
Potter, le avrebbe consentito di chiudere immediatamente qualsiasi tipo di
pratica. Benchéstronzi e
senza un briciolo di pudore, i giudici non sarebbero stati tanto sciocchi da
negarle la vittoria della causa, se il suo compagno era proprio lui.
…ma non poteva farlo.
“E’ irrilevante.” Mugugnò abbattuta, spostandosi
una ciocca rossa dietro l’orecchio. “E’ un mio collega… e no, non credo che la
storia diventerà seria. Al momento, non sono in grado di stabilirlo… comunque.”
Sul volto del giudice, si fece largo un sorriso
compiaciuto. “Bene, allora sarà così gentile… da ritornare quando avrà
stabilito, se questa relazione è più o meno seria o in alternativa,
quando deciderà di aver trovato la persona giusta. Fino ad
allora… sono spiacente, ma il piccolo Thomas non le potrà essere
affidato.”
Ginevra sbuffò avvilita. “…le visite… una volta alla settimana, però… mi restano, vero?!”
“Non possiamo certo negarle di vedere un bambino,
che si è così tanto affezionato a lei.” La rincuorò,
un po’ più comprensivo, l’uomo. “Signorina Weasley… per il suo bene e per
quello del piccolo Thomas… cerchi di-”
“Sì… ho capito.” Lo interruppe, sorridendo
amaramente. “La ringrazio.”
Si avviò fuori dall’ufficio
del giudice, percorrendo i lunghi corridoi del Tribunale Magico per i Minori.
________
Ron colpì nuovamente il sacco di destro, girando
su se stesso e assestando un colpo potente e preciso. Il sacco oscillò appena,
tenuto fermo da Harry, che sorrideva soddisfatto. C’era poco da fare. Quando ‘la tigre’, com’era stato
soprannominato il rosso in caserma, era furiosa o incazzata
per un qualsiasi motivo, tirava fuori il meglio di sé. Tutta la sua potenza e
aggressività venivano fuori sotto forma di combattimenti all’ultimo sangue, tra
lui e il sacco, o tra lui e il povero malcapitato di turno.
La voce del loro istruttore, interruppe a metà
l’ennesimo attacco al fagotto di stoffa imbottito di sabbia. “Stop! Per oggi
basta così. Andatevi a docciare, che puzzate come
caproni!”
“…sempre gentile…” Mugugnò a denti stretti Ron,
voltandosi a dare le spalle a Harry e afferrando l’asciugamano da una panca
vicina, gettandoselo sulle spalle.
“Che succede?!” Domandò
con finto fare noncurante, Harry, prendendo posto sulla panca di plastica e
buttando giù metà del contenuto della bottiglietta d’acqua, che aveva nel
borsone.
Il rosso gli scoccò un’occhiata in tralice,
scuotendo appena la testa. “…non succede niente, perché me lo domandi?!”
“Perché solitamente hai quella ‘carica’ addosso
solo in due casi: o hai litigato con Hermione e lo escluderei, dal
momento che lei all’allenamento di armi babbane era
serena, o ce l’hai col resto del mondo per qualcosa.” Spiegò serafico,
sorridendo con l’aria di chi la sa lunga.
“Grazie dell’ottimo profilo psicologico… mamma.” Lo sfotté Ron, sfoderando un ghignetto malefico e
divertito.
“Oh di nulla, ma non hai risposto…”
Il rosso, in risposta,
fece scattare la mandibola, contrariato. “Che rompicoglioni
che sei, Harry. Te l’ha mai detto nessuno?!”
L’amico gli sorrise
sornione, annuendo. “Qualcuno.”
“C’è che non mi va giù tutta questa storia di… Malfoy.” Sibilò
nervoso, stringendo convulsamente i pugni. Scosse la testa, nervoso,
sorridendo. “…è ridicolo. Come si può pensare che gente come lui collabori! E’
un mangiamorte, è figlio di Lucius… e non m’importa
se è cieco o sordo o moribondo. Resto dell’idea che sia ciò
che si merita. Punto.”
Harry rimase in silenzio, aspettando che il
respiro di Ron si regolasse. “E’ un compito ingrato, quello di Ginny. Lo so.
Però è pur vero che ho sempre avuto fiducia nelle idee e nei piani di Silente
che, almeno fino ad oggi, non c’hanno mai deluso. Non
credo che avrebbe affidato un incarico così delicato a
tua sorella, se non fosse assolutamente convinto della riuscita del suo piano.”
Ron parve soppesare le sue parole. Continuò ad
osservare un punto fisso, di fronte a sé, nel vuoto. “Mi fido di Silente, ma
credo che per la prima volta, stia commettendo un grosso errore.”
“…io dico di no.” Concluse deciso, Harry, continuando a sorridere serafico. “Dai più fiducia a lui e a tua sorella… in fondo come dicono
loro… Draco è innocuo.”
Il rosso ricambiò il sorriso, poco convinto. Si
alzò dalla panca e afferrò con forza un bastone di legno, abbandonato ai piedi
di un’asse da allenamento. “Che ne dici?”
“Bastoni?!” Domandò un po’ scocciato Harry. “Non è
meglio… spada?!” Conosceva fin troppo bene Ron. Quando
stava male teneva il broncio, come i bambini, e il suo carattere scontroso e chiuso,
lo portava a litigare con chi aveva accanto. Che fossero lui
o Hermione, non faceva differenza. Solo con Ginny, ogni volta, le
discussioni sfociavano in veri e propri litigi, ma era pur normale! Entrambi avevano sangue Weasley, nelle vene.
Ron si grattò il mento, con fare pensoso. “Katana o sciabola?!”
“Sciabola!” Esclamò il moro, con un guizzo
divertito.
L’altro gli allungò l’arma, sorridendo tronfio e
mettendosi in posizione di attacco. “Preparati… Potter!”
________
“Ginny!”
Un piccolo tornado dai folti capelli neri, le
corse incontro con le piccole braccia spalancate.
Ginevra, commossa dalla dimostrazione di affetto del
bambino, si chinò sulle ginocchia, allargando le braccia per accoglierlo in una
stretta materna. Gli occhi verdognoli del bimbo, si illuminarono.
“Che bello! Sei tornata a
trovarmi!” Esclamò festoso, stringendosi alla giacca
del tailleur che indossava la ragazza. “Mi avevano detto che non saresti più
venuta…” Mormorò improvvisamente più triste, mostrando un broncio crucciato,
assolutamente adorabile.
Ginevra gli scompigliò la chioma, sorridendo
dolcemente. “Ma scherzi?! Come farei senza il mio
ometto?!”
Il bambino la guardò soddisfatto. Le afferrò una
mano tra le sue, piccole e paffute e la trascinò nello stanzone, adibito a
dormitorio. Alle pareti, azzurre, erano appesi numerosi disegni fatti in gran
parte dai bambini dell’orfanotrofio. “Guarda cosa ci hanno fatto fare oggi… Ginny!”
Uno dei lavori, finito di recente a giudicare
dalla freschezza della tinta, era appeso vicino all’ultimo dei letti, disposti
in due file da quattro, posto accanto alla finestra a scorrimento, che
affacciava sul parco dell’edificio. Raffigurava un paesaggio, probabilmente il
parco stesso, a giudicare dai colori che il ‘piccolo artista’ aveva scelto. Gran bel lavoro per un bambino di
cinque anni, si ritrovò a pensare Ginevra, sorridendo.
“L’hai fatto tu, Thomas?!” Domandò intenerita la
rossa, sedendosi sul lettino, preparato con una morbida copertina celeste.
Thomas annuì, con un’arietta compiaciuta, arrampicandosi agilmente sul letto e
prendendo posto accanto a lei. “Sei bravissimo… io alla tua età non ero così portata, sai?!”
Il bambino la guardò comprensivo. “C’è sempre
tempo per imparare… eh…” Fece, con tono saputo, facendola scoppiare in una
risata allegra.
“Hai ragione.” Lo assecondò, spostandogli la
frangetta dagli occhi, con le dita. Il sorriso, però, le svanì dal volto,
quando si ricordò cosa le aveva accennato la volontaria, di turno quel giorno.
Erano giorni che Thomas non parlava più molto, con
il resto del gruppo di orfani. Passava gran parte del
tempo a disegnare, sui tavoli della sala ricreazione, da solo e avvolto in un
silenzio fin troppo inquietante, per un bambino della sua età. Certo, Thomas
non era un bambino come gli altri, non dopo ciò che
aveva dovuto subire, alla tenera età di quattro anni. Però era pur vero che
isolarsi, non avrebbe giovato alla sua già grande
solitudine.
“Ginny che hai?!” Le chiese
preoccupato il piccolo, agitandole una manina rosa di fronte agli occhi.
La ragazza tornò coi
piedi per terra, sorridendogli rassicurante e scotendo la testa. “E’ tutto apposto… Tom, sta’
tranquillo! Tu piuttosto… che mi racconti di nuovo? E’
un po’ che non ci vediamo.”
Il bambino imbronciò le
labbra, fissando il pavimento e dondolando le gambine
all’esterno del letto. “Mi annoio…”
“…anche con gli altri?!”
“Gli altri sono stupidi.” Sbuffò scocciato,
incrociando le braccine al petto. “Fanno
sempre le stesse cose, passano un sacco di tempo alla tv… è palloso! Io
mi rompo a guardare i cartoni animati o a giocare a Sparaschiocco.”
Ginevra allargò gli occhi. L’immagine di un Draco
Malfoy undicenne, le comparve di fronte. A parte colore delle iridi e dei
capelli, per un attimo quell’espressione imbronciata,
scocciata… le ricordò improvvisamente il suo ‘incarico’. Scosse vigorosamente la testa, dandosi
mentalmente della sciocca per aver anche solo potuto paragonare quel tenero
angioletto, ad una viscida serpe come Draco.
“Lo so, tesoro mio… ti capisco.”
Mormorò affettuosa, passandogli le dita nei morbidi ciuffetti color notte. “…però non ti annoi ancora di più, stando da solo?!”
Thomas fece segno di no, con la testa. “Almeno
quando sono da solo disegno e non devo ascoltare i discorsi scemi che fanno le
femmine!”
Una risatina le sfuggì dalle labbra, provocando
una smorfia risentita del bambino. “Certo… le femmine fanno dei discorsi… da
femmine. E’ normale che non ti piacciano.”
“Tu non fai discorsi scemi, Ginny.” Disse deciso,
col tono di chi vuol fare un complimento. “…però sei una femmina!”
Ginevra gli scoccò un’occhiata che poteva vantare
una parvenza di serietà. “Beh, credimi, non tutte le femmine
fanno discorsi scemi, Tom. Lo imparerai col tempo.”
Gli spiegò, comportandosi come se si stesse confrontando con un adulto o comunque con un ragazzo della sua età.
Tom annuì, molto concentrato. “Ma
certo…”
La ragazza lo prese tra
le braccia, scompigliandogli appena la chioma e posandogli un bacio sulla fronte,
con fare materno. Le dava una serenità immensa poterlo stringere a sé. Si era
affezionata così tanto a quello scricciolo. La sola idea che, anche quella
volta, avrebbe dovuto lasciarlo là, all’orfanotrofio, le provocava una
fastidiosa fitta al cuore. Avrebbe tanto, tanto desiderato portarlo a casa con
sé.
“Ginny?!”
Si staccò dall’abbraccio, guardandolo negli occhi.
Un’espressione corrucciata, incupiva il visino pallido del piccolo. “…mhm? Che hai Tom?!”
“…neanche oggi posso venire via con te, vero?!”
Ginevra si morse il labbro inferiore, passandogli
due dita sotto al mento e costringendolo a ricambiare
lo sguardo. “Tesoro mio… tu sai quanto vorrei prendere tutte le tue cose e
portarti a casa, no?!” Il bambino annuì, evidentemente dispiaciuto. “Sto
facendo tutto ciò che è in mio potere, per farti venir via con me, te lo giuro. Ma serve… tempo.”
“Lo so…” Cercò di apparire comprensivo, per quanto
la sua età lo concedesse e anche quella buona dose di
capriccio che ogni bimbo possiede.
Si sentì impotente.
Per la prima volta, in tutta la sua carriera di Auror, sentì che non c’era veramente nulla che potesse
fare, per cambiare le cose. Si era sempre impegnata al massimo, lottando con le
unghie e con i denti, per ottenere ciò che voleva, per far sì che tutto si
aggiustasse. Ma evidentemente, quella volta, la fortuna non era dalla sua o comunque lei non si era data sufficientemente da fare.
Scosse la testa.
No che sciocchezze! Erano mesi che passava
giornate intere nel Tribunale per i Minori. Aveva passato verifiche, esami e quant’altro servisse a convincere
i giudici che sarebbe stata una buona madre. Aveva avuto una gran maestra… in
fondo. E non le importava neppure degli assurdi
discorsi dei suoi fratelli, di Harry, di Hermione… e sì, di sua madre stessa.
Thomas era ciò che aveva atteso per anni, ciò che in pochi mesi di conoscenza,
le aveva riempito la vita, rendendola meravigliosa.
Colorata. Sì, ecco… la vita con quello scricciolo aveva assunto finalmente una
tonalità diversa dal solito grigio o rosso sangue. I soli colori
che gli era concesso vedere…
…ma non aveva considerato
un aspetto fondamentale. Fondamentale per i giudici, perlomeno.
Si deve essere in due per crescere a dovere un
bambino. E lei, ora come ora e probabilmente ancora
per molto, era sola. Certo, aveva un sacco di persone intorno, amici, parenti,
colleghi… ma nessun compagno fisso e francamente, quelle poche ore di incontri ravvicinati con Harry, non le davano neppure la
parvenza di un ‘rapporto stabile’. Nessuno
dei due, in tutta onestà, se la sentiva di tirar su qualcosa di serio.
Però… era pur vero che se voleva con tutte le sue
forze avere Thomas con sé, avrebbe dovuto incominciare ad aprire gli occhi. Se non su Harry, quanto meno su qualcun altro, che le garantisse di
instaurare una relazione.
…cosa importava se poi
lei, non era per nulla certa di sentirsi pronta?
Thomas era più importante di tutto… in quel
momento.
“Andrà tutto bene… tesoro mio, andrà tutto bene…” Mormorò,
baciandogli una tempia e abbracciandolo, prendendo a dondolare sul letto.
________
Era esausta.
Quando ebbe messo piede a Grimmauld Place, si accorse
che la sua unica aspirazione era vedere un letto. Peccato che
un Ron, alquanto livido, la attendesse a braccia conserte all’imboccatura delle
scale, che conducevano al piano superiore.
Si stropicciò gli occhi, riponendo la giacchetta
sull’attaccapanni e guardando a fatica il fratello. “Che
succede?!”
“C’è il caffè, pronto in cucina.” Iniziò Ron, con
la voce molto simile al ringhio di un animale feroce. “Bevilo
e sali al piano di sopra.”
Ginny inarcò un sopracciglio, eseguendo parte di
quello che aveva tutta l’aria di essere un ordine perentorio. “Mi vuoi dire che
ti piglia?!” Domandò, appoggiandosi alla tavolata di legno della cucina dell’ex Palazzo Black e sorseggiando un po’ del caffè nella
tazzina, schifosamente amaro, per giunta.
“Mi piglia che sono le undici di sera, sono stanco
e Mister-non-dormo-e-rompo-i-coglioni-al-prossimo,
ancora non si è deciso a toccare cibo, né a collaborare in qualsiasi tentativo di aiuto nei suoi confronti. Dice che… non si fida. E fa bene! Se Harry o io lo rivediamo
un’altra volta sola, lo uccidiamo…” Sibilò sempre più innervosito. La vena
sulla giugulare pulsava in maniera inquietante.
Brutto segno, si ritrovò a pensare la sorella.
“Adesso ci penso io…” Lo rassicurò, mal celando un
sospiro esasperato. “Che gli avete dato da mangiare?!”
“…ma cosa vuoi che me ne
importi! Ho aspettato che l’elfo portasse su il vassoio e ho
aspettato che mangiasse… ma non ha toccato cibo!”
Ginevra allargò gli occhi, sollevando entrambe le
sopracciglia. “Ma dico… sei scemo!?”
“Ah pure!” Esclamò sarcastico, nonché
infastidito dal commentino della ragazza.
“Ron…” Sbuffò scocciata Ginny, chiudendo gli
occhi. “…ma come ragioni? E’ cieco…! Te lo sei dimenticato?! Devi aiutarlo se vuoi che mangi
qualcosa…”
Il rosso si lasciò sfuggire una
smorfia ironica. “Io aiutare Malfoy?!... neanche morto!”
“Ronald Weasley… lascia che te lo dica, sei un
vero idiota!” Soffiò scandalizzata, mollando il fratello nella cucina
dell’abitazione e salendo con passo pesante le scale.
Stupido
di un fratello!
Una volta di fronte alla porta della camera
occupata da Draco, però, indugiò un po’ con la mano sulla maniglia. Prese un
forte respiro ed entrò, trovandosi immersa nella penombra.
La figura del ragazzo, ancora disteso a letto, era
appena distinguibile, grazie alla luce della luna che penetrava dalla finestra.
“Malfoy?!”
“Weasley…” Rispose pacato,
con una lieve nota di acidità nella voce, dopo un attimo di silenzio.
“Come ti senti?!” Cercò di apparire il più calma e comprensiva possibile. “…ti va di mangiare
qualcosa?!”
Il giovane ridacchiò, aspro. “Ti hanno mandato
Potter e Lenticchia, vero?!”
“No…” Mugugnò poco convinta, passandosi una mano
nei capelli e portandone alcune ciocche dietro le orecchie. Se l’avesse vista un quel momento… sembrava una bambina in
punizione, sull’orlo di una crisi di… no, nervi forse era eccessivo. “…allora,
vuoi mangiare?!”
Draco ghignò nel suo classico modo. “Dipende
cosa…”
“Mhm…” Indugiò un po’,
in cerca del vassoio del cibo. Un piatto contenente pane, carne e un po’ di
verdura, giaceva abbandonato su una sedia, accostata al letto. “Direi bistecca,
pane e verdure bollite… che ne pensi?!”
“…tsk…”
“Puoi sempre digiunare se vuoi…” Provò pungente,
sorridendo dell’improvviso irrigidimento del ragazzo. “Ok,
ho capito… ti vanno bene.”
Malfoy fece scattare la testa nella sua direzione…
“Weasley-”
“…questa te la pago, sì,
lo so Malfoy… lo so.”
Continua…
________
Chiedo scusa per l’abnorme ritardo. Purtroppo, quando
l’ispirazione non c’è… è inutile cercarla e io son stata
troppo dietro alle altre storie e a ispirazioni momentanee per le
oneshot, proprio sperando che le idee per UANB tornassero. Difatti…
eccomi qui.
Come vedete… ecco svelato il MISTERO DEL TRIBUNALE. Ginevra vuole
adottare un bambino. Chi è Thomas? Cosa ha subito un anno
prima? No, beh… adesso volete troppo ^^’’ non ve lo
dirò… dovrete attendere un po’. Vi potrei dire che c’entra anche Draco…
sì, dai… sono buona. Inoltre rassicuro chi non vuole
vedere Harry con Ginny… tranquilli… non c’è una storia ‘seria’
come avrete potuto constatare. ^^
Ringrazio immensamente tutti coloro i quali hanno recensito questa
storia ^^
Poyel- Vega - Aura - Marian86 - Ary
- _Kristel_
- Meiko - Malfoy (ehm… lo so, ma… lo stanno
curando ^^’) - Katty
- Dark Crystal
– Marcycas-
The Lady of Darkness- Lynn Wolf - *Stefy* -Enika- Angele87
- Ryta Holmes eKagura!
Spero di non aver dimenticato nessuno *-* Vi voglio un mondo di bene… e grazie
anche a tutti quelli che leggono la storia e non recensiscono ^^
*Questa
fanfic contiene alcune scene di carattere violento e alcune relative al sesso.
Non sono particolarmente eccessive e descrittive, tuttavia chi pensasse di poter
non sopportare questo genere di situazioni, è pregato di non continuare a
leggere.*
Un'ancora nel buio
Capitolo 4
“Ginny?”
Una
chioma fulva sbucò di scatto dalle lenzuola.
Dovette
far appello a tutto il suo sangue freddo da Auror, per non urlare dallo
spavento. Si concesse qualche istante per guardarsi attorno e riconoscere la
camera in cui si trovava. Passò una mano sul volto, un po’ a tentoni, i
movimenti ancora impacciati, scostandosi alcune ciocche rosse dal viso pallido e
gonfio di sonno.
“…che
ore…sono?” Sbadigliò, coprendosi la bocca con una mano e sbattendo un paio
di volte gli occhi.
“Tranquilla…
è ancora presto.”
Ginevra
si stiracchiò contro il guanciale. “Presto? Quanto presto, Harry?” Borbottò
poco convinta, guardandolo di sottecchi.
Il
ragazzo, ancora a petto nudo e con indosso i soli pantaloni blu, leggeri, del
pigiama, le spostò i lunghi capelli boccolosi dietro la schiena, con un gesto
delicato, sporgendosi verso di lei. “Non troppo presto… sono le 7 e
mezzo.”
Ginny
sgranò gli occhi. “Cosa?!” Si districò velocemente le coperte con le
gambe, balzando in piedi e aggiustandosi la corta camicia da notte, di cotone
rosa. “…mi faccio una doccia… pensi di riuscire a preparare un caffè decente,
senza l’aiuto della magia?!”
Harry
inarcò un sopracciglio, fissandola mentre armeggiava con alcuni indumenti
chiusi in un borsone. “Ehi frena… prima di tutto spiegami cos’è questa
fretta… e poi, perché senza magia?!”
“Alle
8 e mezzo devo essere a Grimmauld Place, Draco ha la prima seduta di cure con
Piton.” Spiegò brevemente, prendendo tra le braccia la divisa da Auror e la
biancheria di ricambio e fiondandosi verso il bagno. “Per quanto riguarda il
caffè… devo ricordarti che ieri Hermione è venuta qua a cena?!” Domandò,
ricomparendo solo per metà, affacciata alla porta.
“…no…
ricordo piuttosto bene ciò che è successo ieri sera.” Replicò malizioso, il
ragazzo, mirando a parlare di ciò che era accaduto nel dopo cena.
Ginny
non arrossì, né batté ciglio. Ricambiò con un sorrisetto furbo, prima di
sparire nuovamente nel bagno, per far scorrere l’acqua della doccia. “Ha
riservato alla tua cucina, lo stesso trattamento che ha subito la mia…”
“Cioè?!”
Una
risata divertita riempì il silenzio, rotto solamente dallo scrosciare
dell’acqua. “Niente magia per i lavoretti più semplici… buona fortuna
Harry…” Replicò, entrando nella cabina e chiudendo l’anta scorrevole.
Ignorò
volutamente le imprecazioni dell’altro.
^^
Quando
Ginny si materializzò di fronte al numero 12 di Grimmauld Place, o meglio, dove
si trovava il luogo ancora protetto da Incanto Fidelius, impiegò una manciata
di secondi a realizzare ciò che stava accadendo, prima di essere investita da
urla feroci.
Senza
pensarci su troppo, si precipitò nell’ex tenuta dei Black, bacchetta alla
mano.
“Ginny!”
Alzò
la testa giusto in tempo per vedere Hermione correre verso di lei. Lo sguardo a
metà tra il rassegnato e l’esasperato e l’espressione sconvolta e stanca,
non promettevano nulla di buono, si ritrovò a pensare.
“…Hermione
che diamine succede?!”
L’amica
scrollò le spalle, tappandosi le orecchie con le mani e cercando di isolarsi
dalle grida che provenivano dal piano di sopra. “Succede che tuo fratello e
Malfoy litigano… di nuovo.”
Ginevra
chiuse gli occhi, contando fino a dieci per cercare di vincere quell’idea
malsana che le era balenata in mente, di salire al piano di sopra e uccidere
entrambi senza troppi preamboli.
Ultimamente
si erano fatti più insopportabili del solito, si ritrovò a pensare, riaprendo
gli occhi e dirigendosi a passo svelto verso la camera da cui provenivano le
grida disumane. “…ci penso io. Tu prepara una camomilla per Ron, o… beh se
lo vedi scendere ferito… non provare nemmeno a curarlo…”
Hermione
soffocò una risata nella mano e si isolò in cucina, lasciando all’altra il
compito di risolvere la faccenda. Lei ne aveva già fin sopra i capelli.
“Si
può sapere che cosa credete di fare?!” Domandò la rossa, incrociando le
braccia al petto e appoggiandosi allo stipite della porta, per nulla
intenzionata ad intervenire in quella baraonda, perlomeno fisicamente.
La
scena, se non fosse stata ripetuta almeno una ventina di volte in quella sola
settimana, poteva apparire quasi comica.
Draco
era immobile, seduto sul letto, il volto contratto in una posa granitica e gli
occhi chiusi come al solito. Puntava al muro di fronte, quasi suo fratello gli
stesse di fronte e non accennava minimamente ad abbassare il volume della voce.
Ron,
posto in fondo al letto, in piedi, brandiva la bacchetta e urlava e sbraitava a
squarcia gola, ignorando di proposito il rimprovero della sorella.
Ginevra
sbuffò, spostando lo sguardo dal ragazzo biondo (“Weasley piantala di urlare,
non sono sordo… e oltretutto la tua voce da donnola mi sta distruggendo un
timpano!”) a suo fratello (“Senti un po’ schifoso Mangiamorte, devi ancora
capire chi è che comanda qui e se non intendi farlo entro breve, te lo farò
entrare in quella zucca marcia a furia di incantesimi, chiaro?!”) e armandosi
di bacchetta.
Con
un movimento fluido del polso, un sorriso compiaciuto sul volto e una voce
sibilante e innervosita, pronunciò un “Immobilus”
bloccando il tentativo di Ronald di fare… quello che aveva in mente,
probabilmente utilizzare l’arma che aveva in mano, a mo’ di paletto per
vampiri.
Si
avvicinò al letto, scoccando a suo fratello un’occhiata di superiorità, impassibile ancora sotto l’effetto dell’incantesimo e con la
bacchetta a mezz’aria. “Mai visto niente di più puerile…” Biascicò con
tono scocciato, spostando lo sguardo su Draco che, conscio di essere ancora in
grado di muoversi e di non essere lui il destinatario della fattura lanciata,
sfoggiava un sorrisino soddisfatto. “…e tu smettila di sorridere, non vorrei
doverti riservare lo stesso trattamento.”
“Weasley,
non prendertela con me.” Spiegò Draco con voce strascicata, alzando le
spalle. “…la tua amica Mezzosangue ha chiesto a Weasel di vestirmi, ma il
signorino se l’è presa perché innocentemente
mi sono lasciato sfuggire che avrei preferito fosse lei, ad aiutarmi.”
Ginevra
spalancò gli occhi azzurri, dando segno di non ascoltare i mugugni risentiti e
palesemente incazzati che fuoriuscivano dalla bocca serrata di suo fratello.
“Malfoy… riesci a sorprendermi ogni giorno di più. Mi risulta incredibile
riuscire a credere che il mio disgusto nei tuoi confronti possa aumentare così
celermente giorno dopo giorno.”
“…cos’è,
invidia Weasley?!” Punzecchiò Draco, sorridendo sornione e voltando la testa
verso il punto da cui udiva provenire la voce della ragazza. “Se ci tieni
tanto… puoi vestirmi tu…”
Un
ghigno furbo, purtroppo non visibile da Malfoy, si allargò sulle labbra di
Ginny. “... se fosse per me Malfoy, ti farei andare in giro in pigiama… e,
prima che tu te lo chieda, quello che indossi apparteneva al cugino di Harry,
quindi non credo che faresti tutta questa bella figura. Vogliamo provare?!”
Un
brivido di disgusto corse lungo la spina dorsale dell’ex Mangiamorte. La
ragazza lo vide serrare la mascella e rilasciare un suono gutturale ed iroso.
Probabilmente, se fosse stato armato e capace di vederla, gliel’avrebbe fatta
pagare.
Peccato
che in quel momento fosse lei ad avere il coltello dalla parte del manico, pensò
con gusto crescente.
Solo
dopo qualche istante di silenzio, Ginny parve ricordarsi che suo fratello era
sotto incantesimo. Con un gesto distratto mormorò alcune parole in latino,
liberandolo. “Se provi a dire una sola parola… torni com’eri.” Sibilò
astiosa, appena vide Ron aprire la bocca per parlare.
“Ma
Ginny-”
“No
niente ma Ginny!” Lo interruppe
brusca la sorella, incrociando le braccia al petto e squadrandolo con il tipico
sguardo Weasley. “Sai benissimo che Malfoy parla per dar fiato alla bocca, mi
aspetto un po’ più di maturità da parte tua. Lascialo sfogare e ignoralo. Ti
pare così difficile, da fare?!”
Ron
borbottò qualcosa e si zittì.
Ginny
fece appena in tempo a prendere un forte respiro di sollievo, quando avvertì
chiaramente lo sguardo indagatore del fratello su di lei. Tentò di ignorarlo,
voltandosi di nuovo verso Malfoy, improvvisamente ammutolito. “…ora chiamo
un elfo domestico, che ti aiuti a cambiarti. Vedi di collaborare e sbrigarti, il
professor Piton ci aspetta.”
“Ginny…”
Il
tono di voce del fratello aveva un non so che di preoccupante. Cercò di
svignarsela in fretta da quella situazione. “Ron, accompagnalo giù appena ha
finito… ho bisogno di un caffè.”
“Ginny…”
Ginevra
sbuffò sonoramente, roteando gli occhi e affrettandosi all’uscita della
camera. “No Ron, niente scuse, io sono… è pesante per me, quindi-”
“…sei
stata di nuovo a letto con lui?!” La interruppe bruscamente il fratello,
voltandosi completamente verso di lei e mettendo le mani sui fianchi, in quel
modo tanto convincente che solo mamma Molly conosceva.
Draco
ascoltava in silenzio, drizzando però le orecchie per non perdersi neppure una
parola di quel discorso, con una curiosità quasi morbosa.
La
ragazza boccheggiò un paio di volte, lanciando occhiate sfuggevoli a Draco e
armeggiando con la mano nei capelli. Una risatina sarcastica e risentita scivolò
fuori dalla sua bocca, prima che potesse fermarla. “…ma…ma che dici?
Non… sono comunque fatti tuoi…”
Ron
inarcò un sopracciglio e digrignò i denti, furioso, gesto che sfuggì a
Malfoy. Eppure era certo che nell’aria aleggiasse una tensione quasi
palpabile. Poteva quasi sentire il disagio della piccola donnola e la rabbia di
Lenticchia, come due forze contrapposte e ben tangibili.
“Non
sono fatti miei?!” Soffiò Ronald Weasley, il cui volto aveva assunto più o
meno la stessa gradazione rossa dei capelli, se non più tendenti al carminio
che all’arancione. “NON SONO FATTI MIEI?!”
“Oh
oh… Weasel si sta scaldando…” Borbottò Draco, divertito da tutta quella
situazione familiare, fin troppo succulenta per la sua vita così monotona.
“Zitto
tu!” Lo gelò la ragazza, voltandosi poi a fulminare il fratello con
un’occhiataccia ammonitrice. “E tu vedi di calmarti… hai capito
perfettamente: non.Sono.Affari.Tuoi!” Le risate di Draco facevano da
sottofondo.
Ron
compì un passo ampio verso Ginevra, fermandosi a studiarla con un’espressione
quasi disgustata. “Tu passi le tue notti a scaldare il letto del mio migliore
amico e dici che non sono affari miei? Credo che tu abbia capito proprio male…
signorina!”
Il
moto di riso che aveva travolto Malfoy, facendolo quasi piegare in due sul
letto, si bloccò così come era arrivato. Il sorriso sulle labbra si congelò,
trasformandosi in una smorfia orripilata. “…per Merlino, Weasley! Di tutti i
perdenti che potevi scegliere di portarti a letto, proprio con Potter…? Ci
credo che Weasel si scalda tanto…”
“Malfoy…”
Ringhiò il ragazzo, ignorando palesemente l’aria irritata di Ginny, che
stringeva i pugni convulsamente, cercando di impedirsi di schiaffeggiare il
sangue del suo sangue.
“...Malfoy?
Ti preoccupi di ciò che dice lui…” Sibilò, indicando Draco. “…e non di
quello che esce dalla tua boccaccia?! Te lo ripeto Ron, non è affar tuo ciò
che accade tra Harry e me! Sono stata chiara?! E comunque non ti permetto di
sventolare tutto questo ai quattro venti…”
Detto
ciò uscì dalla camera, sbattendosi la porta alle spalle.
Cretino cretino cretino. IDIOTA!
^^
Non
appena Ginevra si ritrovò di fronte alla porta dell’ufficio di Piton, ad
Hogwarts, sentì montarle in corpo uno spiacevole senso di disagio.
Non
vedeva il suo ex professore di Pozioni da quando era finita la guerra. L’uomo
aveva deciso di collaborare con l’Ordine solo sporadicamente e in caso di
estremo bisogno, per il resto aveva preferito dedicarsi solo ed esclusivamente
alla scuola.
L’essere
lì, la metteva in soggezione. Lungi da lei, comunque, pensare anche solo
lontanamente di dimostrarglielo.
Bussò
piano, stringendo la presa sul braccio di Malfoy, fermo al suo fianco e per
nulla intimorito dal prossimo incontro con quello che, fino a qualche anno
prima, era stato il direttore della sua Casa.
“Avanti.”
“…professore?!”
Domandò quando ebbe oltrepassato l’uscio della stanza.
Gettò
un paio di occhiate furtive intorno, scrutando nella penombra alla ricerca
dell’uomo. Con un gesto secco della mano si tirò dietro un –fin troppo-
obbediente Malfoy, chiuso in un mutismo quasi esasperante e a detta di Ginevra,
preoccupante.
“Sottotenente
Weasley, pensa di entrare o preferisce che curi il signor Malfoy in pieno
corridoio?!”
La
voce tagliente e untuosa del professor Piton le gelò il sangue nelle vene.
Scoprì una volta di più quanto odiasse e disprezzasse quell’uomo e i suoi
modi così poco obiettivi ed educati.
Ginny
fece schioccare la lingua, entrando nella stanza avvolta da una semi oscurità e
puntando la bacchetta in aria. “Lumos.” Pronunciò con voce chiara e
limpida, soddisfatta dell’improvvisa luce che irradiò il luogo angusto.
Severus
Piton fece per ribattere, mostrando il suo disappunto per quell’iniziativa non
richiesta, quando la ragazza stessa lo mise a tacere, con una mossa stizzita
della mano.
“Mi
scusi, ma devo avere tutta la situazione sotto controllo e con quella luce non
era propriamente possibile. Vogliamo procedere? Prima iniziamo, prima finiamo…
e il signor Malfoy –scandì bene
l’appellativo- deve rientrare velocemente a Grimmauld Place.” Sparò tutto
d’un fiato, con un contegno e una freddezza che non credeva neppure di
possedere. Non di fronte a lui,
perlomeno.
Il
professore non provò neppure a rispondere, abbastanza sconcertato per il tono
usato dalla giovane Weasley. Le rivolse un’ultima occhiata piena di
disappunto, prima di occuparsi di Malfoy.
Ginevra
lo aveva fatto accomodare sulla sedia posta di fronte alla scrivania
dell’uomo. Dopodiché si era seduta, a sua volta, un po’ distante dai due, a
braccia conserte e con la schiena ben dritta.
Non
appena Draco sentì le mani ruvide del docente sul suo viso, un sorrisetto gli
increspò le labbra pallide. “Buongiorno professore.”
Piton
sorrise al ragazzo, seppur conscio di non poter essere visto e continuò la sua
visita di controllo, tastando la pelle intorno agli occhi. “Buongiorno, Draco.
Come ti senti?!”
“Bene.”
L’uomo
curvò un sopracciglio. “Bene? Nessun dolore particolare, fastidio alla testa,
fitte agli occhi?”
“Bruciano.”
Rispose sbrigativamente il ragazzo, serrando le palpebre e impedendo al
professore un controllo più approfondito.
“…esattamente,
quando? E in che modo?!”
Draco
si lasciò sfuggire un sorriso, che a Ginny parve amaro e sconfortato.
“Sempre. Ogni ora del giorno e della notte, bruciano e prudono… come se
avessi fuoco sugli occhi.”
Il
professore si rivolse a Ginevra, con cipiglio severo. “Ogni quanto
disinfettate gli occhi del signor Malfoy?!”
Ginny
si mosse sulla sedia, improvvisamente scomoda, cercando di mostrare il suo
fastidio il meno possibile. Si umettò le labbra. “Non mi occupo personalmente
delle cure di Malfoy, ci pensa un elfo domestico. Tuttavia… a quanto mi è
stato riferito… pare sia piuttosto restio ad aprire gli occhi, quindi ci è
impossibile disinfettarlo al meglio.”
L’uomo
assunse un colorito preoccupante. Aggrottò la fronte e scosse il capo.
“Incoscienti. Se non curate a dovere gli occhi, tra un’applicazione e
l’altra della mia pozione, rischiate un’infezione…”
“Lo
dica al signor Malfoy…”
Severus
Piton si limitò ad un verso a metà tra uno sbuffo e uno schiocco. Si avvicinò
alla scrivania e afferrò un’ampollina scura, contenente quasi sicuramente la
pozione che avrebbe dovuto curare la cecità dell’ex Mangiamorte. “Draco,
ascoltami bene… brucerà anche adesso, ma… devi aprire gli occhi.”
Malfoy
si irrigidì di colpo, scuotendo lievemente il capo e lasciando che alcune
ciocche bionde gli ricadessero sulla fronte, coprendogli in parte gli occhi.
“No, impossibile.”
“Draco,
sii ragionevole.” Riprovò il professore, abbassando il tono di voce. “Se
non apri gli occhi, la pozione non avrà lo stesso effetto… lo capisci?!”
“I-io
non posso, mi dispiace… no.” Buttò fuori il ragazzo, con un gemito
strozzato, serrando maggiormente le palpebre e chinando il volto.
Ginny,
ferma al suo posto, osservava tutta la scena con crescente difficoltà. C’era
qualcosa… nel comportamento di Draco… che la turbava. Quel ragazzo che non
aveva mai mostrato alcun segno di debolezza, si stava scoprendo…
improvvisamente… rivelando tutta la fragilità, dovuta probabilmente alla
malattia, che lo rendeva bisognoso di aiuto. Proprio lui, che non si era mai
abbassato a chiederlo.
“Malfoy-”
Provò lei, ma fu bruscamente interrotta.
“Taci
Weasley, nessuno ha chiesto il tuo parere!” La voce era più dura, carica di
risentimento, rispetto al tono che aveva utilizzato col professore. “Mi
rifiuto. Non aprirò mai gli occhi… davanti a lei… non le darò mai questa
soddisfazione.”
Ginevra
scambiò uno sguardo interrogativo con l’uomo. Questo, incapace di comprendere
il perché del comportamento di Draco, scrollò le spalle e le fece cenno di
tacere. “Sottotenente Weasley, è pregata di uscire.” Spiegò, facendole
segno contrario.
La
ragazza annuì e si alzò dal suo posto, aprendo e chiudendo la porta
dell’ufficio, con modo e tempo tali, da far credere che se ne fosse realmente
andata.
Qualcosa
non andava. No, decisamente qualcosa non era come se l’aspettava lei. Si
sentiva… scomoda. Come se in un certo senso avesse ‘tradito’ la volontà
di Malfoy. Voleva che uscisse, voleva che non assistesse alla seduta con Piton,
invece era rimasta.
“Ora
apri gli occhi, Draco.”
Il
biondo ex Mangiamorte scosse nuovamente la testa, portandosela tra le mani e
reprimendo a stento una reazione non da
lui. “Non… posso… davvero, non posso.”
Il
professore fece un sospiro sconfortato e si portò accanto a lui, poggiandogli
una mano sulla spalla. “Perché? Per quale motivo hai così tanta paura di
aprire gli occhi?”
Draco
si coprì la faccia con le dita, respirando con più velocità. Era come se il
suo corpo fosse improvvisamente attraversato da brividi.
Ginevra,
vedendolo in tali condizioni, fece per intervenire, ma una mano aperta contro di
lei la bloccò.
“Draco…
parla, per favore.”
Il
ragazzo tirò su con il naso, inclinando la schiena in avanti e appoggiando i
gomiti alle gambe. “Quando…” Prese un forte respiro, inumidendo le labbra
improvvisamente secche. “…quando ero ad Azkaban io… riuscivo a vedere
qualcosa. Ombre per lo più…”
Un
lampo di curiosità attraversò gli occhi color pece dell’uomo, ma non lo
interruppe.
“…cercavo
di focalizzare lo sguardo su tutto ciò che mi capitava davanti, fossero anche i
secondini che mi portavano il pane. Inizialmente pensavo ad un abbassamento
della vista dovuto alla febbre, l’ho creduto… davvero, ma poi… ho capito
che non poteva essere qualcosa di così semplice. Ogni giorno che passava… io
vedevo sempre meno. Fin quando… tutto è diventato nero.”
Ginny
fu scossa da un violento tremito, al pensiero di ciò che aveva dovuto provare
Draco. La vista era un qualcosa di estremamente prezioso e importante. Perderla
doveva rendere smarriti, disorientati… vuoti.
“Fa
parte del degrado della malattia… Draco.” Spiegò conciso Severus Piton, con
voce grave. “Te l’hanno spiegato?”
Malfoy
annuì piano. “Sì, sì me l’ha spiegato il Medimago che mi ha visitato a
Grimmauld Place. Quando ero rinchiuso lì però… nessuno mi diceva cosa mi era
accaduto, probabilmente neppure loro lo sapevano. O forse sì, ma è divertente
vedere i prigionieri in preda al panico, suppongo.” Ridacchiò sarcastico.
“… fatto sta che… la persona che occupava la cella davanti a me, un giorno
mi disse che i miei occhi…” Si bloccò, stringendo le mani a pugno.
“…calmo…
respira.”
“Mi
disse che i miei occhi erano spaventosi.” Draco si interruppe di nuovo,
mordendosi il labbro inferiore. “…che erano bianchi e macchiati di sangue…
che lo terrorizzavano.”
La
ragazza si portò una mano alla bocca, nascondendo un singhiozzo appena in
tempo. Piton la fulminò con lo sguardo.
“E
quindi… da allora hai deciso di tenerli chiusi.”
Draco
annuì appena.
“Apri
gli occhi.”
“…ma…”
“Apri
gli occhi ho detto!” Gli ordinò, portandosi di fronte a lui quel tanto che
gli consentisse di controllarne le condizioni, permettendo una visuale piuttosto
completa anche a Ginevra, ferma e in silenzio alle sue spalle.
Lentamente,
ancora intimorito e per niente convinto, Draco sollevò le palpebre, lottando
contro l’impulso di richiudere gli occhi e mandare il professore al diavolo.
Ma
lui era un Malfoy e i Malfoy non si spaventano di fronte a niente. Piton voleva
avere quella visione scioccante? Pretendeva di vedere in che condizioni si era
ridotto, stando rinchiuso ad Azkaban?
Fatti
suoi…
Lui
c’aveva provato a risparmiarglielo. Non l’aveva ascoltato? Peggio per lui.
Sapeva
già come avrebbe reagito. Aveva fatto benissimo a cacciare via la Wea-
Un
lamento soffocato, quasi impercettibile, raggiunse le sue orecchie, bloccando il
flusso di pensieri che gli attraversava la mente. “Tu! NON SEI USCITA!” Urlò
furibondo, chiudendo velocemente gli occhi e nascondendoli alla vista di quella
sciocca ragazzina.
“Malfoy…”
Il
ragazzo ignorò volutamente il tentativo dell’uomo di farlo calmare.
“STUPIDA!”
Ogni
mossa possibile del professore, fu interrotta da Ginevra che, con passo svelto,
raggiunse la sedia e si inginocchiò di fronte a Draco.
Non
sapeva da dove le venisse tutta quella improvvisa…- non riusciva neppure a
capire quale fossero le sensazioni che l’avevano scossa, da dentro, quando
Draco aveva aperto gli occhi.
Erano
uguali. Sì, certo… spaesati e persi nel vuoto, ma identici a come li aveva
visti tante di quelle volte a scuola. Incrociandolo per i corridoi e subendo le
sue angherie, o in volo, durante le partite di Quidditch, quando il suo sguardo
metallico la sfidava, o nelle gite ad Hogsmeade, quando si scontravano,
lasciando emergere tutta la rabbia e il disprezzo che provavano l’uno per
l’altra.
Rabbia
e disprezzo, però, che in quel momento sembravano evaporati. Lasciando posto ad
una sofferenza incredibile per quel ragazzo che, colpevole di tanti crimini
orrendi, sembrava li stesse scontando tutti sulla propria pelle.
Gli
afferrò le mani tra le sue, ma Draco le scostò bruscamente. “LASCIAMI!”
“Ascoltami…”
“TI
HO DETTO DI LASCIARMI, STUPIDA!” Ringhiò di nuovo, indietreggiando con la
sedia.
“Draco,
ascoltami!” Ribatté convinta, prendendogli il volto tra le mani.
Draco
si fermò. Non seppe esattamente se fu la convinzione nel tono di voce di
Ginevra, o il fatto che lo stesse toccando senza il solito moto di disgusto che
le attraversava il volto, ai tempi della scuola, quando le loro strade si
incrociavano, o la semplice constatazione che lo aveva chiamato per nome. Ma
rimase immobile, con gli occhi chiusi, ad ascoltare il respiro affannoso della
ragazza, in ginocchio di fronte a lui e con le mani sulle sue guance.
“I
tuoi occhi…” Respirò a fondo, Ginny, prima di continuare. “I tuoi occhi
sono esattamente come erano… hai capito?!”
“Menti.”
Replicò incredulo Draco, scuotendo la testa.
“No…
NO, mi hai sentito? NO!” Ripeté decisa. “Non sto mentendo. Sono uguali…
sono gli stessi freddi, impenetrabili e bellissimi occhi grigi di sempre…
Malfoy. Gli stessi…”
Qualcosa,
in Malfoy, si incrinò.
Tutte
le sue convinzioni, scivolarono via spinte dalle parole di Ginevra Weasley.
TBC
Note dell’autrice:
mi
prostro per chiedere perdono. Non volevo! ç_ç
E’
che tra mancanza d’ispirazione, poco tempo, poca voglia… ahimè…
comunque… tornando a noi… credo di essermi fatta perdonare con un po’ di
scene divertenti e la fine del capitolo, che devo dire, mi soddisfa poco… però
ormai è andata… volevo che fosse toccante e commovente, ma mi sa che non ci
sono riuscita poi così bene, come speravo. Ok pazienza.
Ringrazio
veramente di cuore chi ha letto e chi sta continuando a leggere questa storia.
In
particolare:
Antares Black
Sissichi
ScarletBlood
^Erin^
_Kristel_
Vega
Marcycas
– The Lady of Dakness
Oryenh
Kagura
Stellina
Angy
Jaly
Chan
Enika
Cris_chan
Lynn Wolf
Alexandra
Florinda
Anita
Ruka88
E
tutti quelli che hanno letto, anche senza lasciare un commento ^_^