Take me

di whitedeer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Take me- Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Take me- Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Take me- Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Take me- Capitolo 1
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Questo capitolo parla di Trevor e Laurel :) premetto che non aggiunge nulla alla storia e non seguirà i periodi di Falling in love ma avrà propri periodi, propri cicli :)

                                           Capitolo 1                                  

Laurel ascoltava le sue compagne farneticare su dove avrebbe potuto alloggiare Trevor nei tre giorni che Joe era fuori di casa.
Kate e Scarlett negarono a priori, le poteva capire. La prima non aveva spazio a sufficienza per una terza persona e la seconda era appena tornata a Londra e la sua nuova casa era ancora in subbuglio.
<< Resterà a casa mia. >> Aveva incalzato la ragazza senza pensarci un minuto di più.
Le sembrava la cosa giusta da fare. Possedeva una casa grande che aveva acquistato con il suo lavoro da modella, grande, spaziosa e luminosa, le tre cose che lei amava di più del suo amato rifugio.
Perché non invitarlo allora, aveva pensato.
Abitava da sola da troppo tempo ormai, un po’ di compagnia avrebbe movimentato le sue giornate.

All’aeroporto.
<< Ragazze vi siete perse? >> Quella voce la fece sorridere involontariamente. Si voltò lasciando che i suoi capelli voltassero in modo naturale e quando i suoi occhi celesti incontrarono quelli ghiaccio del ragazzo, rimase meravigliata. Non era la prima volta che li vedeva, no, anzi, conosceva ogni sfumatura di quegli occhi, dal ghiaccio quasi bianco quando erano esposti al sole, al celeste velati dal desiderio.
Le sue labbra sottili si piegarono in sorriso dolce quando abbracciò Kate. Come si vedeva che ci teneva alla ragazza, chiunque vedendo quell’abbraccio li avrebbe scambiati per fratelli.
<< Ehi. >> si rivolse a Laurel  dopo aver lasciato andare via Kate.
<< Ehi. >>
Le rivolgeva un sorriso malizioso, adocchiandola da capo a piedi come se potesse vederla oltre i vestiti. Si sentì come denudata da tutto e avvampò proprio lì. Quel ragazzo non poteva rivolgerle ogni volta un sorriso del genere, sapeva di non poter resistere a lungo senza avvicinarsi a lui in quei tre giorni che avrebbe alloggiato a casa sua. Avrebbe fatto ricorso a ogni forza per trattenersi dal buttarsi su quel corpo così virile.
Doveva trovare una via di fuga in quel momento, il suo cervello iniziava a pensare cose poco garbate!
<< Hai intenzione di fissarmi con quel sorrisino ancora per molto o hai intenzione di salutarmi come si deve? >>
Il sorriso del ragazzo si aprì divertito per quella richiesta improvvisa.
<< Entrambe le cose? >> Trevor si avvicinò in pochi passi a Laurel e le cinse la vita con le braccia trascinandola contro il proprio corpo.
Il suo petto si alzò in una leggera risata mentre la abbracciava e immergendo il volto nei suoi capelli inalò tutto il suo profumo muschiato, di fiori selvatici.
Trevor avrebbe voluto continuare ad annusarla per molto ma quando Kate si avvicinò, dovette lasciare andare Laurel.
Joe non si era ancora fatto vivo, forse era nel parcheggio dell’aeroporto che ci aspettava, pensò Trevor. Ma quando si avvicinò alla macchina insieme alle ragazze, non lo vide.
<< Emh.. Kate, dov’è Joe? >>
<< Joe è in trasferta con la squadra, resterà via tre giorni.. >>
Trevor corrugò la fronte sentendo le parole di Kate. Joe era in trasferta con la squadra? Perché non l’aveva detto nulla? Tipico da Joe dopotutto.
<< Oh capisco. Lui è in trasferta con la squadra.. quindi io dove dormo? >> sbuffò prendendo a  osservare di nuovo le ragazze.
<< A casa mia. >> incalzò Laurel sorridente, << Problemi? >>
Problemi? Era davvero disposta a invitarmi a casa sua per tre giorni?
Trevor fece spallucce sorridente e osservò la ragazza entrare in macchina.
<< Assolutamente no. >>
Non si sarebbe mai tirato indietro. Non poteva sperare di meglio. Forse se aveva pensato anche per un nanosecondo di prendersela con il fratello per quello che aveva fatto, lasciandolo in chissà quale mani, adesso che sapeva in quale mani, sarebbe finito, l’avrebbe ringraziato.

<< Eccoci arrivati. Mi dispiace per il disordine è stata una decisione dell’ultimo minuto e non ho potuto sistemare.. >> Laurel fece spazio a Trevor alle sue spalle che entrava. Riassettò alla meglio ciò che le capitava sotto le mani per far ordine. Non che fosse in disordine casa sua e non lo era neanche lei ma a volte riordinava senza volerlo.
<< Non ti preoccupare. È grande è luminosa, mi piace. Vivi da sola? >>
<< Sì >> annuì.
Viveva da sola ormai da quasi due anni, da quando aveva lasciato la famiglia nella periferia di Londra, per studiare e lavorare come modella. Ma non poteva dire di essere sola, nell’ultimo periodo trascorreva gran parte del tempo a casa di Paige e Kate, avrebbe chiesto loro asilo, pensò divertita.
<< Vieni ti mostro il resto della casa. >> sorrise prendendo le valige di Trevor e lasciandole al piano di sotto.
Il giro non fu molto lungo e dopo aver mostrato quale sarebbe stata la sua stanza tornarono in cucina.
<< Vuoi una birra? >> propose Laurel sorridente avvicinandosi al frigo.
<< No grazie. >>
<< Ok. Domattina non ho lezione se non sei stanco, possiamo gettarci sul divano, vedere un film o tv spazzatura e ingoffarci di patatine. Che ne dici? >> suggerì Laurel divertita agitando il pacco di patine nella mano.
<< Detto così.. >> fece spallucce Trevor annuendo sorridente.
Si spostarono nell’ampio salotto e Laurel si avvicinò alla pila di cd scegliendone qualcuno da poter vedere e poi li pose al ragazzo.
<< Ma sono tutti film strappalacrime! >> si lamentò Trevor con una smorfia di disgusto.
<< Non ti azzardare, quello è Titanic, un classico! >> borbottò Laurel portando le braccia ai fianchi sfidando il ragazzo. Era una donna per diamine, cosa si aspettava di trovare? I mercenari 2 o qualche film di squali?  Non che fosse una ragazza sdolcinata che amava solo e unicamente i film strappalacrime, ma aveva la sua buona dose di film romantici.
Trevor la osservò e si morse il labbro inferiore senza farsi vedere da lei. Quei leggins neri che aveva indosso le definivano i lineamenti delle lunghe gambe e dei fianchi, aveva delle bellissime gambe, pensò Trevor. Per essere una modella, pensò, non era assolutamente magra con due spigoli anziché due fianchi, anzi le sue linee erano morbide e.. invitanti.
<< Titanic? Non vorrai vedere quel film? >> Trevor piegò la testa di lato sperando che Laurel non rispondesse di sì.
<< Non oggi, non ho voglia di gettare lacrime.  Film d’azione? >> domandò poi porgendoli alcuni cd.
<< Li ho visti tutti e questo non mi piace! >> si lamentò Trevor.
Laurel alzò gli occhi al cielo riponendo tutti i cd che Mister-non-ho-voglia-di-vedere-un-film aveva eliminato.
La piccola convivenza sarebbe stata più complicata del previsto.
<< Hai horror? >> domandò poi Trevor.
<< Anche tu? Perché a voi maschi piace tanto l’horror? >> borbottò Laurel scuotendo il capo.
<< Perché quanti maschi hai conosciuto cui piace l’horror? >> Trevor si accigliò. Non conosceva molto di Laurel, anzi non conosceva praticamente nulla, non aveva mai parlato della sua vita e lui non aveva fatto alcuna domanda ma in qualche modo le parole di Laurel lo fecero diventare serio, come se sapere che Laurel avesse portato qualcun altro a casa sua lo infastidisse. Pazzesco. Non vedeva alcun motivo per cui doveva infastidirsi. Non era mica la sua ragazza. E poi da quando Trevor Hart provava sentimenti del genere per una ragazza?
Le sue relazioni erano state sempre  prive di sentimenti e di caos. Lui odiava il caos. Pur giocando a basket e affrontare quelle partite caotiche non vedeva l’ora di tornare  a casa, accendere la radio con musica soft e riposare.
Una sola. Una sola relazione era stata decisiva nella sua vita. Quella con Bella. Quella ragazza aveva rovinato lo splendido rapporto tra lui e Joe e questo non poteva perdonarselo. Pensare che lei provasse sentimenti per lui, quando in realtà aveva solo voglia di provare anche piacere con l’altro Hart. Fortuna che il padre fosse vecchio e sposato o sarebbe andata a letto anche con lui. Fece una smorfia schifata. Lui non era come Joe. Non riusciva ad andare avanti e provare simili sentimenti per un’altra donna, no. Lui era diverso. Il tempo lo aveva reso diverso. Si era rifiutato di pensare al matrimonio a ventitré anni, mentre molti dei compagni di squadra si univano in matrimonio con le proprie compagne per il resto della loro vita. La sua era una bella vita, era una scelta la sua. Nessun sentimento, nessuna complicazione. Nulla di nulla se non il sesso. Le donne portavano solo caos.
<< Qualcuno. >> commentò Laurel facendo spallucce.
Le donne, tutte uguali.
Eppure Laurel era riuscita a risvegliare qualcosa dentro di lui. Qualcosa che lo spaventava.. che negava. Non l’aveva ancora baciata. Chissà che sapore avessero quelle labbra carnose, pensò. Le ragazze che frequentava erano per lo più ragazze da una notte, conosciute in un pub o presentate da qualche amico. Ci usciva qualche volta, si parlavano, ci andava a letto e poi ognuno per la propria strada. Lui decideva di troncare i rapporti. Tute le ragazze che passavano nel suo letto sapevano a cosa andavano in contro e lo accettavano perciò erano tutti felici.
<< Mi dispiace ma niente horror. Potremmo giocare a carte! >> propose poi.
<< Ok. Prendo il mio mazzo però. >> annuì sorridente.
<< Hai un mazzo di carte dietro? >> chiese Laurel increspando le sopracciglia.
<< Mi piace sfidare Joe a poker che è completamente negato. >> sorrise uscendo un mazzo di carte della borsa.
Lei rise, una risata melodiosa per le sue orecchie e si sedettero entrambi sul morbido tappeto, attorno al tavolino in vetro.
<< Poker, sai giocare sì? >>
Lei annuì posando i gomiti sul tavolino in vetro e lo sguardo di Trevor si spostò sul seno di lei. In quella posizione e la maglietta con il collo a U permisero a Trevor di avere una visuale tutt’altro che male. Sembrava morbido.. aveva una voglia pazzesca di accarezzarlo di stringerlo per sentire se era morbido come lo sembrava. A quel pensiero sentì qualcosa premere contro il cavallo dei jeans. Non adesso diamine!
Doveva guardare altrove e decise di concentrarsi sulla partita a carte e distolse lo sguardo.
<< Vuoi avere l’onore? >> lui le porse le carte sorridendo, lasciando che fosse lei a iniziare il giro.
<< No, inizia pure! >>
<< Come vuoi. >> sorrise.
Trevor mischiava le carte e un leggero sorriso beffardo si dipinse in volto. Giocava spesso a poker, anzi nell’ultimo periodo aveva fatto solo quello, era riuscito a scoprire tutti i trucchi, sapeva di avere la vittoria in pugno.
Le diede le carte e lei le osservò increspando le labbra. Lui invece non mostrava alcuna emozione, era impassibile. Laurel alzò lo sguardo e osservò il suo volto e ne rimase sorpresa per la sua maestria e dal modo in cui riuscisse a non far trapelare alcuna emozione all’avversario.
Il gioco iniziò.
<< Full. >> convenne lui abbassando le carte.
<< Due jack. Tocca a me fare carte. >> disse Laurel.
Trevor sorrise, le sue previsioni era esatte. Avrebbe vinto la partita.
Lei mischiò le carte con così destrezza che Trevor ne rimase quasi affascinato, in quei giorni forse avrebbero potuto giocare anche a strip poker, sorrise perverso a quel pensiero.
Laurel li porse le carte e osservò le sue con lo stesso sguardo di prima, le veniva naturale fare una smorfia. Aspettò che abbassasse le carte e quando vide quattro assi, sbuffò.
<< Dove hai imparato a giocare a carte belle gambe? >> la stuzzicò lui ghignando.
<< Belle gambe? >> Il suo sguardo accigliato con quegli occhi celesti, incontrò quelli ghiaccio e divertiti di lui.
<< Hai delle belle gambe. >> rispose Trevor semplicemente mischiando nuovamente le carte con così tanta tranquillità.
<< Comunque.. ho imparato da mio padre, con le feste in famiglia. Mi piaceva osservarlo mentre giocava. >> Laurel prese le carte che Trevor li porse e le osservò, sempre con lo stesso sguardo.
<< E tu? >> domandò lei spezzando il silenzio.
<< Mio padre. Ultimamente mi unisco ad alcuni compagni di squadra.. un modo per passare diversamente una serata. >>
<< Ti facevo più un tipo da discoteca e palestra. >> commentò Laurel abbassando le carte.
<< Non mi conosci, belle gambe. >> ghignò Trevor abbassando a sua volta le carte.
<< Ho vinto tre mani. Vuoi continuare? >> sorrise divertito mostrando i suoi quattro assi.
Andiamo era troppo facile così. Le sue previsioni erano esatte, avrebbe vinto con facilità, ma non si aspettava di vincere tre mani consecutivamente, sorrise divertito.
<< Ma non è possibile. >>
<< Cosa? Che abbia vinto tre mani di seguito? Belle gambe mi sottovaluti! >> ghignò malizioso lasciandosi andare in una smorfia divertita.
<< Tu.. >> allungò le mani sulle carte e le sparpagliò sul tavolino per osservarle. Avrebbe fatto di tutto per dimostrare che Trevor aveva barato.
<< Io cosa? >> lui sorrise divertito osservandola.
<< Non è possibile. Oh mio Dio, hai barato. Tira fuori le carte Trevor! >> Laurel osservò Trevor fisso negli occhi a braccia conserte. Non demordeva l’avrebbe smascherato!
<< Cosa? Non crederai davvero che abbia barato? >>
Laurel si alzò si scatto e con lei anche Trevor. Sempre con sguardo fisso nei suoi occhi, Laurel colmò la distanza e si avvicinò al ragazzo con passo felpato.
<< Voglio vedere le mani! >> ordinò.
Lui l’accontentò e allungò le mani verso di lei, con un sorriso sfacciato.
<< Non ti eccitare! >> lo avvisò lei allungando le mani sul suo petto. Aveva intenzione di controllare con le sue stesse mani. Era praticamente impossibile trovare quattro assi su cinque carte. C’era una sola risposta. Trevor aveva barato e adesso avrebbe cercato le prove per mascherarlo.
<< Che cosa cerchi belle gambe? >> la stuzzicò lui rimanendo immobile lasciando che Laurel tastasse con le sue mani.
<< Cerco le prove, perché hai barato! >>
<< Fa pure. >> sorrise lui rilassando il corpo al suo tocco.
Provava un certo piacere sentendo le mani di Laurel sul suo corpo.
Non ti eccitare? E come avrebbe fatto.
Le mani sottili di lei tastarono ovunque, posò le mani sul petto e le fece percorrere in tutta la sua lunghezza, poi la schiena e quando non trovò nulla, scesero verso i jeans e infilò la mano prima una tasca poi nell’altra.
Se avesse spostato la mano poco più al centro, avrebbe tastato l’evidente effetto che quella ragazza aveva su lui.
<< Allora? Trovato qualcosa? >> chiese lui divertito incrociando le braccia al petto quando ebbe finito di toccare.
<< Non c’è nulla. Voltati! >> ordinò, << Devo controllare anche dietro! >> Trevor spostò il peso prima su un piede e poi sull’altro e si voltò dando le spalle alla ragazza. Lei infilò le mani anche nelle tasche posteriori, ma non trovò nulla.
<< Te l’avevo detto io che.. >> convenne voltandosi nuovamente verso di lei ma lo zittì dicendo: << Spogliati. >>
<< CHE COSA? >> Trevor sbarrò gli occhi nell’udire quelle parole.
Spogliarsi?
<< Belle gambe hai già visto, non ho nulla, puoi fidarti di me. >>
Spogliarsi? Aveva davvero pronunciato quelle parole? Senza riflettere Laurel le pronunciò. Avrebbe potuto ritirare la sua offerta ma la stuzzicava.
Laurel portò le mani sui fianchi e lo fissò intensamente con un sorriso malizioso.
Trevor pensò di non aver mai conosciuto una ragazza come lei. Lo stuzzicava, lo prendeva in giro, adesso gli chiedeva di spogliarsi per vedere se aveva barato. Sorrise spontaneamente, uno di quelli sinceri perché quella situazione se pur sconcia li piaceva da morire.
Trevor odiava il caos e la ragazza che lo avrebbe ospitato a casa sua era un vero e proprio caos!
<< Andiamo Trevor, se non hai davvero barato di che ti preoccupi? Vuoi una mano? >> beffeggiò Laurel stuzzicandolo.
<< E va bene.. mi spoglio. >>
L’avrebbe accontentata. Trevor sbuffò e portò le mani a bordo maglia, lo afferrò e un semplice gesto la tolse e la gettò su divano. A Laurel si bloccò il respiro quando rimase a petto nudo. Spalle larghe, braccia muscolose, addominali accentuati e una V iniziava a formarsi per poi scendere verso il basso. Si morse il labbro inferiore e sentì un improvviso calore divampare in lei. Era ancora in tempo a fermare tutto e non andare oltre ma prima che potesse proferire parola, Trevor aveva già sfilato i jeans. Parte della V fu svelata ma non del tutto, il resto si nascondeva dentro i boxer neri che rendevano tutto così stretto lì dentro. Il suo sguardo scese oltre i boxer, per ammirare l’intera scultura. Le sue gambe erano lunghe e muscolose e non osava farlo girare, poteva già immaginare che bel sedere sodo ci fosse dietro.
Si piegò in avanti e si sfilò scarpe e calzini gettandoli di lato.
Si portò diritto e portò le mani ai fianchi sorridendo nell’osservare lo sguardo di Laurel  fisso sul suo corpo.. proprio lì. Lei sentiva un’eccitazione crescere dentro e come poteva non eccitarsi vedendo quel bel pezzo-da-novanta nel suo salotto con solo boxer nero in dosso.
E Trevor.. oh lui lo vedeva che era eccitata. Continuava a leccarsi il labbro inferiore per poi morderlo e a li piaceva un sacco.
Portò le mani ai boxer con sfacciataggine, Laurel sbarrò gli occhi e sentì il cuore fermarsi.
Oh no. Non lo stava davvero per fare.
Era ora di fermare quello spogliarello!
<< No fermo! Ok, ok ti credo! >> lo bloccò voltando lo sguardo di lato, lontano dal suo corpo e da ciò che stava per fare.
<< Vuoi tastare tu stessa? >>
Il viso di Laurel diventò paonazzo per la vergogna di quella frase e poi cercò di assumere un’espressione seria e irata per il comportamento di Trevor da incosciente. Incrociando le bracca al petto increspò le labbra per l’ira.
<< D’accordo, ma ti stai perdendo il meglio.. >> schernì lui lasciando cadere le mani lungo i fianchi. Laurel voltò lo sguardo con cautela per assicurarsi che fosse ancora coperto.
<< Pff! Ma sentilo! >> borbottò irritata per quella risposta.
<< Belle gambe se volevi giocare a strip poker bastava dirlo. >> continuò con quel tono incrociando le braccia al petto senza rimettere i vestiti. Laurel non rispose ma il suo volto indignato diceva tutto.
<< Adesso però ci troviamo in una situazione di squilibrio. Io sono mezzo nudo e tu sei vestita.. dobbiamo rimediare.. >> la stuzzicò lui avvicinandosi a lei con pochi passi ma quanti ne faceva lui avanti,  gli stessi ne faceva lei indietro.
<< Questa.. questa conversazione sta diventando ridicola!! >> rispose lei porgendo le mani avanti per bloccare il suo corpo che si avvicinava.
<< Adesso che ho visto con miei occhi che non hai barato, puoi vestirti! >> cercò di riprendere il controllo della voce e soprattutto di distogliere lo sguardo dalle sue parti basse.
Rise e alzò le mani in segno di resa.
<< D’accordo! >>
<< Sai già dov’è la tua camera. Buonanotte. >> e mentre diceva quelle ultime parole, si dirigeva verso la sua camera, lasciando che Trevor si rivestisse in salotto, solo.
Erano passati da una partitina a carte a uno spogliarello in pochi minuti.
Quel corpo le era rimasto in mente, oh sì.
Adesso sapeva che non avrebbe fatto sogni normali ma sogni che comprendevano il corpo di Trevor nudo sopra il suo che.. basta Laurel, prima eviti questi pensieri e prima togli dalla mente quella scena, si ripeté entrando in camera.
Iniziò il suo solito rituale prima di andare a dormire. Andò in bagno per struccarsi quel po’ di trucco che aveva, farsi un bel bagno caldo rilassante e raggiungere con l’accappatoio il letto dov’era il pigiama che avrebbe indossato.
Si tolse l’asciugamano e indossò la vestina blu cobalto lunga a metà coscia rifinita in pizzo, con due spalline sottili rifinite da un nastro blu in raso; anche la scollatura del seno era rifinita in pizzo. Adorava quel completino che si era comprata vincendo una delle tante scommesse con Paige. Le stava d’incanto ed era così comodo. Perché lo aveva indossato proprio adesso che Trevor era a casa sua? Che sperasse una visitina di Trevor?
Forse li avrebbe fatto girare la testa sì ma nulla di speciale. Conosceva bene la loro reazione quando la vedevano in intimo sapeva perfettamente che il loro era un semplice istinto del momento, eccitazione momentanea, la voglia di scoprire di più e poi basta. Era abituata a quel tipo di uomini ormai, che non si faceva più poi tanti problemi, se la rinnegavano dopo qualche notte di sesso.
A un tratto la porta si aprì di scatto e Laurel sobbalzò per lo spavento.
<< Trevor! >> fremette portandosi una mano al petto per lo spavento.
Quel ragazzo le avrebbe fatto prende un colpo! Non si era ancora vestito del tutto. Era ancora a petto nudo e indossava dei semplici pantaloncini colorati come pigiama. Beh che fosse sexy lo aveva già scoperto ma ogni volta che guardava quel ragazzo qualcosa, le fremeva dentro, qualcosa che non aveva mai sentito per nessuno, le piaceva sì.. ma la spaventava da morire.
<< Mmh.. vai a dormire sempre così o lo hai indossato per me, belle gambe? >> fece lo spavaldo lui.
Come potevano non irritarle quelle parole per giunta con quel ghigno tanto sfacciato! E come se quelle parole fossero una miccia per lei tanto da infiammarla ancora di più. Perché non stuzzicarlo, pensò Laurel.
<< E se ti dicessi che l'ho indossato per te? >> Lo trovava estremamente piccante, quel punzecchiarsi tra loro continuamente, anche se in realtà era vero che aveva indossato quel completino per Trevor, anche se non ne capiva il motivo, forse voleva scoprire cosa pensasse lui vedendola conciata così.
Con un ragazzo ci usciva qualche sera per conoscerlo bene, giusto per vedere con che tipo fosse capitata e dopo qualche sera se le andava ci finiva a letto.
Ma con Trevor era diverso. Si conoscevano ormai da più di qualche mese. Si erano incontrati per la prima volta nella biblioteca dell’università, si erano scambiati i numeri, si sentivano spesso, si erano visti a Las Vegas passando tre giorni insieme e si era mostrato davvero un ragazzo dolce e dalla battutina pronta. Aveva raggiunto un record personale, per la prima volta in tutta la sua vita Laurel aveva passato mesi e mesi a sentirsi con quel ragazzo senza concretizzare nulla. Ma quel giorno, subito dopo averlo visto in boxer nel suo salotto, avrebbe voluto saltarli addosso.
<< Mi complimenterei per la scelta ma.. >>
Ma? Stava davvero per dire.. ma??
<< .. ma addosso a te starebbe bene qualsiasi cosa, anche uno straccio, perciò non avresti dovuto metterti questo completino sexy, belle gambe! So, dove vuoi andare a parare. >> ghignò lui sicuro di sé.
<< Ah sì..?? >> Quasi si spaventò a parlare.
<< Vuoi sapere se ti desidero, vuoi sapere se ho una voglia pazzesca di prenderti proprio qui adesso.. non è vero? >>
Laurel a occhi sbarrati deglutì non riuscendo a proferire più alcuna parola, poi con tutta la forza imposta rispose con un misero: << Sì. >> Perché forse era vero. Forse Trevor aveva capito tutto di quella ragazza. Laurel desiderasse tanto sapere se anche lui provasse ciò che anche lei sentiva. E se era così beh allora..
Si avvicinò a lei con passo felpato, occhi fissi nei suoi e quel ghigno sexy.
<< Lo desidero. Lo desidero come non l’ho mai desiderato. Ho una voglia matta di baciarti quelle splendide labbra carnose per assaporarne il sapore, ogni parte di pelle, di toccarti e sentirti urlare di piacere mentre ti faccio mia. >>
La sua voce era roca e così sicura.
Ne rimase colpita e spiazzata. Non sapeva come replicare in quel momento. Le aveva davvero sentite pronunciare da Trevor quelle parole? Le aveva sentite pronunciare sì, ma quelle di Trevor avevano un tono diverso, un’inclinazione verso il desiderio più peccaminoso, l’aria intorno a loro era ai massimi livelli d’eccitazione. Una piccola mossa da parte di uno dei due ragazzi e sarebbero potuti scoppiare come mine vaganti. Quel ragazzo sapeva davvero come prenderla, sembrava un vero esperto in quel campo che il suo timore in ciò che sarebbe potuto succedere la spaventava ma al contempo la riempiva di voglia di scoprire, di lasciarsi andare e di farsi guidare nel più profondo dei piaceri.
<< Comunque ero venuto per chiederti se avevi del sapone da prestarmi, mi sono accorto di averlo rimosso dalla valigia, domani andrò a comprarlo.. >> Parlò tornando al suo posto e le rivolse un sorriso sincero, come se quelle parole erano state un sogno.
Laurel s’impose di darsi un contegno e di rispondere o avrebbe fatto la figura della scema.
<< Nel.. nel bagno.. >> rispose Laurel sentendo la bocca secca in quel momento. Lo vide dirigersi verso il bagno e afferrare la confezione di sapone con un gesto veloce.
<< Grazie Laurel e buonanotte.. >> aggiunse Trevor avvicinandosi alla ragazza, rimasta al suo posto ancora colpita dalla frase poco prima udita e chinandosi su di lei le lasciò un dolce bacio sulla guancia, poco vicino all’angolo delle labbra.
<< Notte.. >> riuscì a rispondere sentendosi le guance avvampare e lo vide dirigersi fuori dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle.
L’aveva eccitata! Eccome se si sentiva bagnata e adesso salvo che Trevor non avrebbe fatto irruzione nella sua stanza nel cuore della notte per renderla felice, avrebbe tenuto quel fastidioso pensiero d’eccitazione per tutta la lunga notte ma una domanda non riusciva a farle chiudere occhi. Perché le aveva detto quelle parole e non l’aveva neanche fiorata con le labbra?
Trevor raggiunse la sua camera ripensando alle parole che aveva detto a Laurel, pensò a come fosse tutto così strano e diverso con Laurel. Con lei non riusciva a pensare, con lei agiva e basta, l’aveva vista con quel completino sexy rendendola ancora più bella e subito capì. Le aveva detto cosa provava senza pensarci due volte ma prima di baciarla s’impose si accendere il cervello e ragionare, perché se l’avesse baciata in quel momento, sapeva benissimo che sarebbero finiti a letto insieme e Trevor non voleva quello. Perché sapeva che se avessero passato una notte focosa ed eccitante adesso, tutto sarebbe cambiato tra loro. E Trevor non voleva farla soffrire perché Laurel era diversa, non era come tutte le altre.

 

NOTE FINALI
Ciao a tutte ragazze * si nasconde dietro il pc con un mezzo sorriso*
Che ne pensate? Lo so sto a rompervi anche qui con questo capitolo che ho pubblicato ma era più forte di me non riuscivo a non dare spazio anche alle altre coppie! Per la prima volta mi cimento nella terza persona spero di non aver creato qualcosa di schifoso ^-^’
Ho deciso di pubblicare questo primo capitolo della prima One Shot perché era pronto ormai da giorni e volevo davvero sapere cosa ne pensate :3 sapete che per me conta molto il vostro parere perciò a chi vorrà lasciare un commento, ringrazio in anticipo :3
Ho detto primo capitolo? :D Sì esattamente ho deciso di creare mini storie di tre capitolo per ogni One Shot che pubblicherò più avanti, premetto che sono in lavorazione gli altri capitoli C:
Beh spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto vi lascio con un grosso bacio!
Alla prossima C:
Betta <3

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Capitolo 2
*** Take me- Capitolo 2 ***


Take me cap 2

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Questo capitolo parla di Trevor e Laurel :) premetto che non aggiunge nulla alla storia e non seguirà i periodi di Falling in love ma avrà propri periodi, propri cicli :)   

Capitolo 2

Laurel stava sistemando gli ultimi vestiti nella valigia prima di raggiungere l’aeroporto per andare a Las Vegas per il servizio fotografico che la stava aspettando.
Avrebbe indossato una magnifica collezione primavera-estate dei migliori stilisti.
Non si stancava mai di viaggiare per lavoro, forse a volte aveva pensato di rinunciare a tutto e stabilirsi in un posto dove mettere radici e trovare un altro lavoro.
Si era presa una piccola pausa, un anno sabatico per fare questa prova ma arrivò a conclusione che mettere radici in un posto non era per lei. E forse non era per lei neanche conoscere il vero amore, com’era capitato a Scarlett, a Kate e forse anche a Paige.
Viaggiare le liberava la mente, faceva il suo lavoro da modella gran parte del tempo, ma il resto del viaggio era dedicato a lei e alla scoperta di nuove città.
Sarebbe stata via due settimane, la prima settimana dedicata al lavoro e la seconda era un regalo per se stessa. Amava profondamente Las Vegas e le migliaia di luci che la illuminavano di notte, così avrebbe avuto tempo per divertirsi e rilassarsi.
Ma un pensiero la ossessionava da quella mattina.
Trevor.
Trevor era a Las Vegas e lui era venuto a sapere del viaggio tramite Kate, il che era inevitabile che avrebbero passato qualche giorno insieme.
Non le infastidiva affatto il pensiero di passare qualche altro giorno con Trevor soprattutto dopo quei tre giorni passati a casa sua.
Erano volati, il lavoro le faceva passare poco tempo a casa e l’ultimo giorno Trevor lo aveva passato con la famiglia e quindi lontano da casa sua.. lontano da lei.
Nei giorni successivi, dopo la partenza di Trevor, quando Laurel, tornava a casa e sentiva la mancanza di qualcosa. Sentiva il vuoto pervaderla. Trevor le preparava squisiti piatti italiani e avere a casa sua un bel-pezzo-da-novanta e un’ottima cucina era un’accoppiata perfetta.
E adesso l’avrebbe rivisto.
Una visita tranquilla, una cena a casa con Trevor e poi cosa il destino aveva in serbo per lei lo avrebbe visto con i suoi occhi.

Quando uscì dall’aeroporto di Las Vegas, inspirò profondamente con un sorriso stampato in viso.
Il telefono le vibrò, lo prese e accettò la chiamata.
<< Pronto? >>
<< Laurel, sono Jaxon il fotografo ma dove diamine sei finita? >> sbottò lui con tono alto e nervoso.
Sbarrò gli occhi e voltò lo sguardo sul suo orologio che segnava le undici passate.
<< Oh merda! Sono in ritardo!! >> parlò in fretta dicendo al tassista di accelerare perché era in netto ritardo per le prime foto della campagna pubblicitaria.
Il tempo era un vero tiranno.
<< Tranquilla Laurel cara. Qui non ci sono stilisti, fotografi, truccatrici e moltissima altra gente ad aspettare solo te! >> convenne il ragazzo con sarcasmo.
Al diavolo Jaxon, pensò Laurel. Non era il momento delle sue battutine e pensò bene di chiuderli il telefono in faccia mentre la sua voce squittiva nervosa.
Non poetava subirsi due tirate di orecchie, quella del fotografo e quella del direttore del giornale. Non aveva altro tempo da perdere, sarebbe andata dopo in hotel a lasciare le valige. Quando il taxi la portò al posto indicato, scese di corsa, pagò e a passi svelti si diresse allo studio.
Quando entrò decine di persone camminavano su e giù nervosamente svolgendo i loro incarichi.
<< Meno male! Tranquilla cara, non abbiamo mezz’ora di ritardo che ci verrà aggiunta domani, fa con comodo! >> convenne Jaxon girandole in torno senza esserle d’aiuto.
Sparisci, avrebbe voluto urlare ma esitò. Le serviva un’aspirina, pensò massaggiandosi la testa.
<< Ragazze truccatela e mettetele il primo vestito che vi capita sotto le mani. Su, su forza! >> urlò Jaxon con voce sicura e forte affinché tutti i presenti intorno e non, sentissero.
Avrebbe passato una tremenda giornata, ne era sicura.

 

Quando la porta della stanza dell’albergo dove alloggiava si chiuse con un tonfo, si accigliò.
<< Dannazione! >>
Aveva un tremendo mal di testa e in quel momento desiderava solo il silenzio tombale.
Posò le ultime valige nella stanza, lasciandole aperte e con i vestiti ancora dentro. Le avrebbe sistemate il mattino seguente pensò, gettandosi sul letto a peso morto.
Non era mai tornata da un servizio fotografico distrutta come lo era in quel momento. Si alzò dal letto, prese una bottiglietta d’acqua dentro il minifrigo, versò il liquido dentro un bicchiere e gettò un’aspirina. Bevve tutto un sorso. La medicina avrebbe fatto il suo dovere, a lei non restava che infilarsi il pigiama dopo il suo solito rituale e infilarsi a letto e riposare fin quando la sveglia non fosse suonata.
Tutto in regola fin quando il telefono non le squillò, si precipitò su di esso per farlo tacere, quel rumore assordante le dava alla testa e accettò la chiamata senza vedere chi fosse.
<< Ciao Belle gambe, sei arrivata a Las Vegas?? >> esultò Scarlett.
Chiuse gli occhi e sperò che quello fosse solo un sogno, perché se era la realtà,  sapeva perfettamente che non avrebbe retto molto.
<< Sì sono arrivata questa mattina, in ritardo per giunta! >> rispose semplicemente massaggiandosi la testa.
<< Dovresti mandare una lettera alla compagnia aerea.. belle gambe! >> parlò Paige con voce distante, sottolineando l’appellativo “belle gambe” con tono divertito.
Scarlett non era la sola nella conversazione, c’era anche Paige.
<< Belle gambe!? Ragazze vi prego ho mal.. >>
<< Abbiamo parlato con Trevor fino a qualche minuto fa. Ci ha detto che non ti sei fatta ancora vedere in giro, si può sapere cosa sei andata a fare a Las Vegas? >>
Come previsto le ragazze non avrebbero ascoltato una singola parola di Laurel, l’avrebbero solo tartassata di domande.
<< Sono qui per lavoro Scarlett! Ho una settimana piena d’impegni con riviste e servizi fotografici, parlerò con Trevor e gli spiegherò perché ancora non mi sono fatta vedere in giro! >>
Non capiva neanche il perché di quella frase, non trovava motivo per cui Trevor avrebbe dovuto sapere i suoi impegni, ma pur di zittire le ragazze in quel momento Laurel era disposta a tutto.
<< Come va con il figaccione Laurel? Hai intenzione di passare qualche giorno con lui? >> domandò curiosa Scarlett.
<< O magari qualche notte.. >> canzonò Paige.
Sembrò rifletterci qualche minuto poi parlò.
<< So che la prossima settima dovrà giocare a basket contro la più temuta delle squadre o una cosa del genere.. so anche dove giocherà e credo che andrò a farli visita >> aggiunse Laurel con un ghigno.
La partita di basket calzava a pennello con la sua settimana di riposo. Si sarebbe riposata la mattina, magari andando a fare shopping e la sera sarebbe andata a vedere Trevor giocare,  per la prima volta. L’idea la attraeva decisamente.
<< Hai già in mente cosa fare dopo la partita? >> chiese curiosa Paige mentre sentiva qualche risata leggera provenire dalle ragazze.
Una delle due aveva fatto qualche battuta su una possibile notte di sesso tra lei e Trevor. Scosse la testa divertita per i pensieri perversi delle ragazze e aggiunse: << Nulla di ciò che state pensando, teste calde! >>
<< Peccato, i nostri pensieri includevano maratona di sesso davanti al camino e un bel bagno caldo insieme.. allora, sei ancora sicura di non far accadere tutto ciò?? >>
Ciò che avevano detto le ragazze le fece pensare subito al corpo muscolo di Trevor, solo in boxer e lei con uno di quei completi d’intimo che tanto le piace indossare, uno di fronte all’altro e al loro fianco un camino acceso li riscaldava.
Era tutto così eccitante  e Trevor era così magnifico che al solo pensiero si accaldava. Ah! Se le piaceva l’idea.
<< Magari ci penserò su. >> le avvisò sorridente.
<< E ci farai sapere ogni dettaglio! >> aggiunse Paige avvisandola.
<< Contaci. Adesso però sono stanca e non penso di restare sveglia ancora per molto perciò buonanotte ragazze, a domani. >>
Chiuse la chiamata con le ragazze e posò il telefono sul comodino al suo fianco. Rimase immobile, girata su un fianco a pensare. Era molto, moltissimo tempo che non provava cose del genere pensando a un ragazzo. L’ultima volta fu con Duncan, il ragazzo del liceo. Non si era mai innamorato, al contrario di lei che era perdutamente innamorata di Duncan. Era una ragazzina con gli ormoni in subbuglio che non riusciva a controllare e aveva bisogno di un accompagnatore per il ballo di fine anno. Quella sera ci uscì e finirono entrambi sul sedile posteriore dell’auto di Duncan a baciarsi. Non era mai stata con un ragazzo, era un momento così intimo e particolare per lei che quando si tirò indietro perché non voleva che la sua verginità si consumasse in quel modo, lui sparì definitivamente dalla sua vita.
E ora Trevor risvegliava in lei le stesse e identiche emozioni. E aveva paura di finire nuovamente in quel modo. Era uscita con moltissimi ragazzi, anche se la maggior parte da una notte e via ma nessuno di loro, al solo guardarla la faceva sentire così viva.
Anche le ultime energie per pensare svanirono in quel preciso istante e Laurel cadde in un sonno profondo.

La settimana passò in fretta per fortuna. Non desiderava altro che rilassarsi e godersi quel viaggio a Las Vegas. Si era sentita qualche giorno con Trevor, ma solo conversazioni al telefono e qualche messaggio. Le aveva detto dove si sarebbe tenuta la partita e si era preparata fisicamente, andando a fare shopping e psicologicamente. Come si sarebbe comportata rivedendo Trevor?
Avrebbero parlato normalmente, le serviva un argomento per rompere il ghiaccio che si era formato in quei mesi distanti, l’uno dall’altra? Sospirò increspando le labbra. Tutto si sarebbe svolto come sempre.    
Quella sera si preparò, indossando un jeans scuro stretto, delle scarpe da ginnastica, una maglietta a maniche corte  e un giubbino leggero che attenuava il leggero fresco di quella splendida serata.
Il taxi la stava aspettando da qualche minuto, scese e diede le informazioni al tassista che l’avrebbe portata alla partita.
Una grande palestra, ecco dove si sarebbe tenuta la partita di basket. In una grande palestra gremita di persone di tutte le età con i loro striscioni per tifare ognuno la loro squadra. Laurel entrò osservandosi attorno stupita, era la prima volta che assisteva a una partita del genere e riuscì solo a riconoscere qualche arbitro, il resto della gente che circolava sul terreno da gioco era estraneo a lei. C’erano grossi pupazzi parlanti che intrattenevano la gente nella palestra e Laurel pensò che fosse davvero bizzarra come cosa.
Quando la folla acclamò, da una porta uscirono i giocatori delle due squadre con le loro divise e da un’altra porta delle ragazze in divisa con pompon alle mani.
Sembravano delle vere e proprie cheerleader e corrugò la fronte. Questa poi.. cheerleader a una partita di basket.
Era troppo in alto per essere notata da Trevor che osservava minuziosamente l’unica biondina che era tra le sette cheerleader. Laurel si accigliò di colpo e prima che potesse fare o solamente pensare qualcosa la partita iniziò.
A ogni punteggio di una delle due squadra le ragazze pompon in minigonna facevano la loro danza. Passi piccoli e normali, forse avrebbero fatto il lavoro grosso durante la pausa, pensò Laurel.
Osservava attentamente i passi delle ragazze e sembrò afferrare i vari passaggi. Non era di certo una ballerina professionista come Scarlett ma si ricordò che una delle tante scommesse fatte con Paige includeva anche iscriversi a una scuola di ballo per qualche settimana.
Sorrise divertita pensando che Trevor non l’avrebbe mai notata dal posto dov’era seduta ma forse, l’avrebbe notata da un altro posto..
Era una folle idea lo sapeva perfettamente anche quando raggiunse il camerino delle ragazze e indossò una delle loro divise. Le calzava a pennello. Guardò fuori dalla porta e osservò l’orologio sul megaschermo. Mancavano pochi minuti all’intervallo e così, sogghignando uscì dalla stanza e raggiunse le ragazze prendendo a seguire i loro passi.
Una cazzata vera e propria ma non le interessava, la divertiva da morire e fremeva dalla voglia che Trevor la vedesse.
Fortuna che l’intervallo non tardò e quando tutti tolsero gli occhi dal campo di gioco Laurel si fermò e prese aria bevendo un sorso dalla bottiglietta d’acqua che le porsero. Le altre ragazze pompon le rivolsero uno sguardo torvo ma non li fecero nessuna domanda, per sua fortuna.
<< Ciao principessa! >>
Quella voce era inconfondibile. Alle sue spalle se si sarebbe girata lo avrebbe visto finalmente dopo settimane intere.
Sorrise e posò l’acqua su una panchina e quando si voltò vide Trevor, leggermente sudato, in divisa bianca e celeste. I suoi occhi risaltarono ancora di più.
Laurel era rimasta paralizzata da tanta bellezza. Si era chiesta come rompere il ghiaccio e non c’era modo migliore per farlo stuzzicandosi, proprio come piaceva a lei.
Era una visione quel ragazzo e anche da sudato la eccitava! Si meravigliò lei stessa di quella sua reazione.
Sorrise osservandolo diritto negli occhi.
<< Ciao a te, e tu dovresti essere il principe azzurro.. dov’è l’asino sgangherato? >> domandò con un ghigno.
Oh sì se le era mancato!
Portò una mano al fianco e spostò il peso da un piede all’altro. Trevor le rivolse uno sguardo divertito e sincero.
<< E’ nel parcheggio. >> fece spallucce lui con un ghigno. Poi lo sguardo di Trevor cadde sui vestiti che aveva in dosso Laurel. La scrutò attentamente e anche se era una visione con quel completo, non li stava per niente a genio che tutti i ragazzi della sua squadra e di quella avversaria la vedessero in quel modo. Era troppo scoperta e lui non lo faceva per gelosia, no, era solo per il suo bene, altrimenti si sarebbe ritrovata dozzine di cetrioli a seguirla per farla solo soffrire.
<< Che cosa ci fai vestita in questo modo? >> chiese Trevor a braccia conserte senza staccare gli occhi dalla ragazza che al contrario sembrava presa dai ragazzi che la salutavano, sorridenti.
<< Sono venuta a vedere la partita, a proposito ottimo tiro da tre punti, quello di prima. >> aggiunse sorridente rivolgendoli finalmente l’attenzione.
<< Non cambiare argomento! >>
<< Era solo un complimento.. >> rispose in sua difesa Laurel.
<< Come mai hai la divisa da cheerleader? >>
<< Ma voi Hart siete dalla nascita così o lo diventate con il tempo? >> sbuffò Laurel roteando gli occhi.
<< I miei vestiti sono nel camerino delle ragazze pompon, sta tranquillo mamma chioccia, so badare a me stessa! >> schioccò la lingua Laurel.
E non appena Trevor aprì bocca per ribattere alla sua battuta, la campanella suonò e la partita riprese.
Avrebbe finito il discorso a partita conclusa, pensò Trevor.
Nel frattempo Laurel non aveva alcuna intenzione di togliersi la divisa da cheerleader, anzi aveva tutte le intenzioni di continuare il balletto con le ragazze. Infondo a lui non dispiaceva  vederla conciata in quel modo, anzi.
Sapeva perfettamente com’era il suo fisico ormai, l’aveva vista il primo giorno di permanenza a casa sua con un completo sexy blu cobalto. Era un completino dal “vedo non vedo” e lasciava tutto all’immaginazione.
Il sorriso di Laurel lo contagiava e per tutto il resto della partita non riuscì a concludere granché. I suoi occhi caddero più e più volte su Laurel che sorrideva e seguiva i passi delle altre ragazze.  Se continuava di questo passo, sarebbe entrata nella squadra delle cheerleader, pensò Trevor divertito.
Era davvero bella.
E prima che la sua mente potesse pensare anche solo un’altra piccola cosa su Laurel i suoi pensieri furono interrotti da una palla, lanciata da chissà chi che finì proprio sul suo volto.
Laurel avrebbe voluto urlare per avvisare Trevor della palla che lo avrebbe colpito di lì a poco, ma il chiasso copriva la sua voce che se pur si sforzasse non riuscì a farsi sentire.
Non appena la palla colpì il volto del ragazzo, la partita finì e Laurel tirò un sospiro al suono della campanella.
<< Oh mio dio Trevor, stai bene? >> chiese Laurel avvicinandosi a grandi falcate a Trevor che si era appena seduto su una sedia libera.
<< Sì sto bene. >> grugnì quasi massaggiandosi lo zigomo sinistro.
<< Ci vediamo all’entrata del parcheggio tra quindici minuti, d’accordo? >> propose Trevor prima che la sua attenzione fu richiamata dall’allenatore.
<< Sì, ok. >> Laurel annuì e si avviò verso lo spogliatoio delle ragazze dov’erano i suoi vestiti e si cambiò in fretta.
Non l’avrebbe mica sgridata per la pallonata che gli era arrivata in faccia?, pensò Laurel con un cipiglio. Infondo era colpa sua se non aveva tolto lo sguardo dal suo corpo.
Non faceva freddo, anzi l’aria a Las Vegas era davvero piacevole, guardò l’orologio al polso e controllò l’ora. Doveva aspettare ancora qualche altro minuto, mentre molti ragazzi delle due squadre uscivano dalla palestra e si avviavano verso le loro macchine.
Dopo qualche minuto, per ultimo, arrivò Trevor, in maglietta grigio chiaro a maniche corte, un pantalone di jeans leggermente consumato sulle cosce, scarpe da ginnastica e borsone in spalla.
<< Di solito è la donna quella che fa ritardo, non te l’ha mai detto nessuno? >> lo stuzzicò lei camminando al suo fianco.
Aveva assunto un atteggiamento più rilassato e la osservava con sguardo divertito.
Trevor avrebbe voluto dirle che si era comportata da incosciente e per giunta si era beccato anche una pallonata in volto per colpa sua, e faceva ancora male il dolore, ma quando la vide e quando vide il suo sorriso, non riuscì a spiccicare neanche una parola. Quella ragazza era un vero e proprio caos. Era riuscita, con la sua sola presenza a combinare di tutto. Si era messa in mostra con il completo da ragazza pompon, aveva distratto Trevor che aveva portato la sua attenzione sul corpo della ragazza e gli aveva fatto beccare una pallonata in faccia.
Come faceva a rimanere così calmo senza sbraitare per il suo comportamento da incosciente si meravigliò anche lui.
<< Dove stiamo andando? >> chiese Laurel osservandolo con la coda dell’occhio.
<< Alla mia macchina. >> rispose semplicemente Trevor, fermandosi dinanzi alla sua Audi r8 grigia metallizzata.
Trevor cliccò un semplice pulsante sul telecomando e la macchina si aprì. Voltò lo sguardo verso Laurel che osservava la macchina incantata, a bocca aperta.
<< Ti presento il mio asino sgangherato.. >> rise Trevor posando il borsone sul sedile posteriore dell’auto.
Molto piacere pensò Laurel incantata.
Doveva ammetterlo. Trevor era da mozzare il fiato e forse non si aspettava un’auto del genere al suo fianco, ma adesso doveva ricredersi.
Trevor fece il giro e aprì la portiera alla ragazza come un vero gentiluomo.
<< Entra e non fare complimenti. >> aggiunse Trevor quando Laurel si accomodò sul sedile, affianco a quello del guidatore.
Quando Trevor la raggiunse e mise in moto la macchina, riuscì a sentire la potenza di quell’auto. Doveva avere molti cavalli.
Prima di partire Trevor si guardò ancora una volta il leggero livido che si era formato sullo zigomo e lo tastò delicatamente.
<< Uuh.. deve fare davvero male. >> proruppe Laurel con una smorfia osservandolo. Posò una mano sul suo mento e voltò lo sguardo di Trevor nella sua direzione. Laurel scrutò attentamente non solo la ferita ma l’intero viso del ragazzo.
<< Non tanto, ma se continui a premere con le dita allora sì che fa male. >>
<< Oh scusa. >> sogghignò Laurel togliendo la mano dal viso di Trevor.
La macchina era ancora in moto ma Trevor non voleva partire.
<< Lo sai che sei stata una vera incosciente prima a comportarti in quel modo? >> parlò lui e finalmente partì uscendo dal parcheggio.
Laurel alzò le sopracciglia aprendo un po’ la bocca colpita da quelle parole.
<< Che cosa? >>
<< Hai capito bene. Non capisco perché ti sia voluta mettere in mostra insieme alle cheerleader! >>
<< A me non sembrava ti dispiacesse il fatto, visto che non mi toglievi gli occhi di dosso! >> borbottò Laurel a braccia conserte rivolgendo lo sguardo al traffico dinanzi a sé. La voce di Laurel era come un sussurro e pensò che forse Trevor non l’avesse sentita.
Invece. Trevor l’aveva sentita eccome ma continuò cercando di evitare di darle una risposta. << Come ti fa in testa di venire a vedere una partita di basket, metterti un completino da ragazza pon-pon e creare subbuglio? >> continuò Trevor lasciando perdere le sue parole.
<< Subbuglio? Stavo soltanto facendo qualche passo, non penso di essermi messa a saltare per tutta la palestra interrompendo la partita. >> disse in sua difesa.
Non credeva davvero che potesse rinfacciala in quel modo.
<< Mi hai distratto! >> disse Trevor osservandosi attorto, tutto purché evitare lo sguardo truce di Laurel.
<< Distratto? Ma se non toglievi gli occhi dalle cheerleader neanche per vedere chi dei ragazzi avesse fatto canestro! Eri abbindolato dalla bionda che era al mio fianco e si vedeva lontano un miglio! >>
<< La bionda? >> Non si era neanche accorto che tra le ragazze c’era anche una bionda, forse l’aveva intravista, ma l’unica ragazza che aveva continuato a osservare per tutta la partita era solo Laurel. Solo lei.
<< Sei tu che mi hai distratto, per metterti in mostra e farti vedere dai ragazzi, con quella minigonna che non ti copriva abbastanza! >> Trevor non si accorse di non riflettere su ciò che stava dicendo. Forse stava parlando troppo.
<< Un momento. >> Laurel s’incupì e voltò lo sguardo nella direzione del ragazzo. << Ti ha dato fastidio com’ero vestita? Sei.. >>
<< No, no, no. Non è quello che pensi! >>
<< Sei geloso! >> Laurel gli puntò il dito contro come se fosse un assassino.
<< Non sono.. non sono geloso. Penso soltanto al tuo bene, mi hai detto che molti ragazzi ti hanno solo usato. E dopo quello che hai fatto questa sera, non credo che passerai inosservata dai ragazzi della squadra.. e fidati loro non sanno nulla dell’amore! >> Concluse Trevor fermando la macchina davanti casa sua e uscendo prese anche il borsone.
<< Tu sei geloso! >> continuò a ripetere Laurel mentre lo raggiungeva all’interno della casa ripetendo le stesse parole.
<< Io. Non. Sono. Geloso! >> sottolineò Trevor bloccandola tra la porta e il suo corpo, chiudendo la porta con un tonfo.
Erano vicini. Vicinissimi. Tanto che ognuno sentiva il respiro forte e intenso dell’altro. I due si guardarono a fondo e un silenzio calò nella stanza vuota. Si sentivano solo i loro respiri che non avevano alcuna intenzione di tornare alla normalità, mentre il cuore batteva all’impazzata nel petto di Laurel.
Le mani di Trevor erano posate sulla porta all’altezza del volto di Laurel e il suo corpo così vicino le impediva qualsiasi movimento. Il borsone era caduto ai loro piedi, mentre i loro nasi si avvicinavano.
Gli occhi di Trevor caddero prima su quelli celesti e pieni di desiderio di Laurel e poi sulle sue labbra umide e carnose.
La voleva baciare, ma se lo faceva dimostrava che in realtà lui era geloso, anzi gelosissimo di ciò che era accaduto un’ora prima durante la partita. Ma il desiderio di assaggiare le sue labbra era devastante. L’aveva già baciata un bacio veloce, quasi di sfuggita, qualcosa che a lui non stava affatto bene. Desiderava baciarla ardentemente e passionalmente come mai aveva fatto e se qualcuno non avesse sfondato quella porta, forse avrebbe anche fatto la sua mossa.
<< E tu Trevor che ne sai dell’amore? >> Laurel riportò l’attenzione di Trevor sui suoi occhi con quella domanda.
Il cuore le batteva ancora e non riusciva a farlo smettere o a controllarlo in qualche modo, anche solo pronunciare quelle parole risultò difficile per la ragazza, che cercava di capire perché quella reazione spontanea di Trevor.
Trevor si allontanò da lei molto lentamente tenendo lo sguardo nei suoi occhi.
<< Molte più cose di quanto pensi. >> parlò con voce roca e profonda, talmente profonda da far accaldare Laurel che arrossiva.
Trevor non avrebbe aspettato un altro singolo momento prima di gettarsi su di lei e divorarla con i baci, portandolo al culmine del piacere e dovette far appello a ogni muscolo del corpo per non agire e si domandava perché ancora non faceva la sua mossa.
Laurel decise di  smozzare quell’atmosfera leggermente imbarazzate tra i due e decise di perlustrare la casa. << Questa è casa tua? >>
<< Sì. Resterai qui questa notte, è passata la mezzanotte ormai e ti riporterò in albergo domani, ok? >>
Laurel non voleva controbattere perciò si limitò ad annuire semplicemente.
Dopo averle mostrato l’intera casa e la stanza in cui avrebbe riposato, Trevor scese in cucina a farsi una birra e accese la tv, senza però guardarla.
Quella ragazza era un vero caos ma le piaceva davvero la sua compagnia. Era la prima ragazza che lo stuzzicava continuamente e lo eccitava, la desiderava.
Sentì dei passi arrivare dietro di lui e si voltò osservando la figura non molto minuta dinanzi a lui.
<< Ho indossato questa tua maglia, credo che la userò come pigiama  per questa notte, spero non ti dispiaccia. >> parlò Laurel afferrando una mela rossa che era nel cestino della frutta, addentandola.
Indossava una maglia nera a maniche corte, lunga quasi metà coscia. La sua maglia preferita, autografata personalmente da David Guetta, mai indossata da Trevor prima di allora e adesso l’aveva indossata Laurel.
Sbarrò gli occhi ma di provare rabbia per quel suo gesto, gli piaceva da morire come le stava la maglia.
<< No.. tranquilla. >> Tranquillo un corno. Quella ragazza ne stava combinando una dietro l’altra e Trevor non sarebbe rimasto al suo posto ancora per molto tempo. Ogni cosa che faceva la rendeva sexy ai suoi occhi.
Quella maglia le stava d’incanto e Trevor desiderava ardentemente sfilargliela con le proprie mani.
<< Oh bene. Allora.. buonanotte. >> parlò quasi sussurrando le ultime parole Laurel avvicinandosi a Trevor e alzandosi sulle punte gli lasciò un leggero bacio sulla guancia, quasi vicino all’angolo delle labbra.
Quando il volto della ragazza si allontanò da quello dell’uomo di qualche centimetro, si accorse che la mano di Trevor si era posata sulla sua schiena bloccandola.
Rimasero qualche secondo così, entrambi a fissarsi negli occhi a scrutarsi l’un l’altro.
<< Ti piace proprio provocarmi, eh? >> sussurrò Trevor a qualche centimetro di distanza dal suo volto.
<< Mi sei mancato.. >> le parole di Laurel uscirono così senza rendersene conto. In petto il cuore sembrò esploderle e quando si accorse di averle dette ci rifletté su. Stavano parlando da ore ormai e si accorse di non avergliele ancora dette. Perché la verità era quella. Trevor le era mancato davvero e voleva che lui lo sapesse.
Trevor indietreggiò il volto di qualche centimetro, mentre il braccio che le cingeva la vita non la lasciava.
Mi sei mancato.. Forse stava sognando, ma in realtà quelle parole li arrivarono chiaro e tondo. Nel sentire quelle parole si meravigliò di come fosse stata spontanea nel pronunciarsi. La verità era che anche Laurel le era mancata e tanto.
<< Anche tu mi sei mancata, tanto.. >> parlò con un sussurro Trevor avvicinando il suo volto a quello della ragazza. Non gliene fregava un emerito cazzo se era incazzato con lei per quello che aveva combinato in palestra. Non gliene fregava nulla. Adesso l’unica cosa che importava a Trevor era baciarla. Perché era l’unica cosa che desiderava ardentemente da quando l’aveva rivista e quella volta non voleva il solito bacio della buonanotte e tanti saluti. No, quella notte l’avrebbe baciata come desiderava.
Laurel non poté credere di sentire quelle parole pronunciate da Trevor e rimase scioccata fin quando le sue labbra non si posarono sulle sue, premendole. Giocò un po’ con la lingua affinché le dischiudesse e quando Laurel si lasciò trasportare da quella passione travolgente, lasciò sfuggire un gemito che Trevor raccolse nella sua bocca. Le loro lingue s’incontrarono, giocarono, in una danza di passione e Laurel si lasciò trasportare dentro quella passione. Nessuno dei ragazzi con cui era stava, nessuno di loro l’aveva baciata in quel modo e le piacque che il primo fu proprio Trevor.
I loro corpi erano attaccati e le mani di Trevor percorrevano ogni singolo centimetro di pelle di Laurel fin quando non tastarono il sedere semi scoperto della ragazza poiché la maglia che aveva addosso si era alzata. Le prese interamente le natiche con le sue mani con una presa forte e Laurel si trovò ad avvolgere con le gambe i suoi fianchi per non cadere, mentre le sue mani erano ben salde sulle sue spalle.
La passione e l’attesa di quel momento li stava distruggendo, si stavano mangiando l’un l’altro. Troppo tempo ad aspettare, troppo.
Trevor riuscì a raggiungere la sua camera e in un attimo Laurel si trovò distesa su un letto con la maglia che copriva solo i seni, lasciando scoperta l’intera pancia.
La sovrastò con il corpo, ma senza farla male e la mano di Trevor s’inserì sotto quel pezzo di maglia arrotolato e afferrò uno dei due seni scoperti, stringendolo nella sua mano per poi stuzzicarlo e Laurel lasciò sfuggire un altro gemito di piacere per quella delizia che Trevor le stava facendo.
Era quello che entrambi desideravano da mesi e mesi, era quello che Laurel sperava di ricevere da Trevor e anche per il ragazzo era lo stesso. Ma in quel momento sentiva che per quando desiderasse Laurel in quel momento.. non poteva svolgersi così e in quel modo. Non si conoscevano ancora abbastanza, sapevano poco l’uno dell’altro e Trevor non voleva commettere lo stesso errore degli altri ragazzi, ferendola, sapendo che tra qualche giorno tutto sarebbe ritornato come prima. Lei a Londra e lui a Las Vegas, ognuno distanti dell’altro. Per quanto fosse difficile, Trevor allontanò il suo volto da quello della ragazza che quando aprì gli occhi, intravide le sue pupille dilatata dal desiderio e un colore che sfumava sul blu intenso.
<< Che c’è? Non andava bene? >> chiese Laurel inclinando la testa da un lato.
<< No, sei perfetta. >> e agli occhi di Trevor era così. << Ma non sei ancora pronta per andare oltre. Ed entrambi siamo parecchio stanchi.. >> gli risultò difficile lasciarla così interdetta quando tutto andava a meraviglia tra loro, ma doveva farlo. Laurel si allontanò un po’ dal volto del ragazzo e si mosse per uscire da quella presa. Non capiva il perché di quella reazione improvvisa di Trevor. Prima la baciava, la saziava e poi le diceva che non era pronta? Davvero non lo capiva quando faceva così.
Trevor si accorse che Laurel stava per andare via e la bloccò ancora sotto di lui, senza farla male, impedendo ogni movimento. << Dormi con me questa notte Laurel, non farò nulla tranquilla, voglio solo averti qui vicino a me per stanotte.. >>
Era la prima volta che Trevor pronunciava il suo nome con un tono roco e sexy come aveva fatto in quel momento. Non farò nulla tranquilla.. beh a Laurel non sarebbe dispiaciuto se tra loro fosse successo qualcosa quella notte. Il tono di voce di Trevor era così dolce e persuasivo che la convisse. Annuì e Trevor spostò il suo peso di lato per non persale troppo, tirandosela dietro e stringendola al suo corpo, in un abbraccio.
<< Non sono come gli altri ragazzi, Laurel. >> sussurrò Trevor lasciandole un bacio sul capo. Quando si accorse di non ricevere alcuna risposta dalla ragazza, spostò lo sguardo su quello di lei e si accorse che si era assopita.
Laurel era un caos.. ma gli piaceva.

 

NOTE FINALI
Ciao a tutte ragazze :D ecco postato il secondo capitolo della mini storia di Laurel e Trevor. Che ve ne pare?? :3 E’ di vostro gradimento??
Come avrete notato Laurel è a Las Vegas per un set fotografico ma decide di prendere una settimana in più per riposarsi.. e che riposo direi ahaha.
Laurel ne combina una dietro l’altra al povero Trevor, che comunque non è infastidito dalla sua presenza.. anzi ;D
Che ne pensate di Laurel cheerleader?? aahaha  carina non è vero?? xD
Riguardo al finale avevo deciso di concludere in maniera diversa, ma poi ho pensato che un bacio non guastava :)
Spero che nel complesso vi sia piaciuto l’intero capitolo e vorrei aggiungere per chiunque leggesse la storia che non sono un’esperta nel basket, anzi non ci capisco quasi nulla, perciò se a qualcuno di voi piace questo sport e notate qualche piccolo errore vi chiedo immensamente scusa U.U
Vorrei infine ringraziare le ragazze che hanno recensito la storia e le ragazze che la seguono :3 GRAZIE!
Per chi vorrà lasciare una recensione e dirmi cosa ne pensa del capitolo e di ciò che ne sta uscendo, sono qui pronta ad ascoltarvi :D
Vi mando un bacio!
Betta <3

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Capitolo 3
*** Take me- Capitolo 3 ***


Take me-Capitolo 3
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Questo capitolo parla di Trevor e Laurel :) premetto che non aggiunge nulla alla storia e non seguirà i periodi di Falling in love ma avrà propri periodi, propri cicli :)

      Capitolo 3

Tutto era tornato alla normalità. Laurel era a casa sua e Trevor anche. Divisi da un oceano vasto e in due continenti diversi. La settimana di riposo per Laurel era volta come un batter ciglia. Stava davvero bene con Trevor e quel poco tempo non bastava per conoscersi come avrebbe voluto.
Si erano sentiti e visti più volte ma come sempre le belle cose finiscono subito. Una mattina Laurel ricevette una chiamata da Jaxon, che, come sempre con la sua voce squillante la fece svegliare con uno spavento. Le disse che doveva fare altri scatti urgenti per un altro giornale e che non aveva tempo da perdere. Perciò fece tanti saluti alla sua amata e tanto desiderata settimana di relax che si era promessa.
Trevor l’aveva presa abbastanza bene, o almeno quello le era sembrato. Il ragazzo aveva capito che aveva degli impegni, d'altronde anche lui aveva degli impegni con la squadra di basket, perciò dopo la telefonata di Jaxon i due ragazzi si salutarono.
Laurel era a casa sua, indossava la maglia autografata di David Guetta che aveva rubato e aveva i capelli legati in uno chignon ribelle, sdraiata nel letto. Il telefono le vibrò e così accettò la chiamata senza vedere chi fosse.
<< Pronto? >> parlò lei continuando a guardare lo schermo del computer e le varie pagine del web aperte.
<< Cosa indossi? >> Una voce sexy e profonda che lei conosceva perfettamente e nell’udirla un sorriso si disegnò in viso.
<< Una lingerie di Victoria Secret del colore dei miei occhi e due gocce di Chanel numero cinque. >> nel pronunciare quella frase la sua voce divenne completamente roca e profonda da far squagliare anche un ghiacciaio al polo Nord e lui di polo Nord se ne intendeva visto che il suo nuovo soprannome era Ice Man.
<< Dimmi che è la verità e prendo subito un aereo per Londra! >> convenne Trevor serio.
Laurel rise, una risata piena e gioiosa e disse: << No Trevor, sono a letto e indosso la mia maglia preferita. >> lo ribeccò lei divertita.
Tra loro due era così ormai. Dopo la partenza di Laurel passarono solo pochi giorni prima che i due ragazzi tornassero a sentirsi costantemente. Poco a poco, Trevor iniziava a entrare nella sua vita come qualcosa che non poteva fare a meno, come aria.
<< Vorresti dire la mia maglia preferita.. >>
<< Che mi hai generosamente regalato. >> aggiunse divertita la ragazza pur sapendo che quella non era la verità, perché Laurel si era appropriata di quella maglia come se fosse di sua proprietà.
<< Dimmi Trevor, quando chiami le tue amanti, chiedi a tutte come sono vestite!? >> chiese la ragazza a un tratto, scuotendo il capo sorridente.
<< Solo a una in particolare. >> Fu la classica risposta alla Trevor. Quella che pur non volendo ti faceva arrossire.
Si sentivano più del solito ultimamente, e a iniziare la conversazione era quasi sempre Trevor. Non che lei non desiderasse chiamarlo, anzi moriva dalla voglia di sentire la sua voce ma forse si stava auto proteggendo dal suo modo di fare per non soffrire ancora.
La chiamava sempre verso sera per chiederle cosa avesse fatto durante la giornata.
<< Allora, ci sono novità? >> chiese la ragazza spegnendo il computer, dedicandosi a quella conversazione.
<< Pare che a casa ci siano delle novità e visto che il coach vuole far giocare un novellino al mio posto credo che mi fermerò per un bel po’ di tempo a Londra. >>
Quella notizia la fece trasalire di gioia. E come se Trevor fosse già a casa sua, si sistemò i capelli, come se la potesse vedere in quel momento.
<< Ma è magnifico! >> e lo era davvero.
Sì lo era, pensò Trevor dall’altro capo del telefono, sorridente.
Così avrebbero avuto modo di parlare e conoscersi bene anche se avrebbero potuto iniziare da quel momento, perché anche se da lei era notte fonda, volava sentire la sua voce prima di augurarle la buonanotte come ogni notte precedente.
Si sentivano e poco a poco s’iniziavano a conoscere. Trevor adesso sapeva molte più cose di Laurel, cose anche banali, come qual era il suo cibo preferito o se avesse mai avuto un cane da compagnia. Aveva anche scoperto in quei giorni a Las Vegas una Laurel diversa, più fragile per il suo passato movimentato.
<< Dimmi belle gambe, cosa hai fatto oggi? >>
<< Beh sono andata in università, mi sono vista con le ragazze, sono andata in centro a compare qualcosa e poi una cosa che non posso dirti! >> fece spallucce Laurel anche se Trevor non poté vederla.
<< Tipo cosa? >> il tono di Trevor si percepiva che era cambiato da carino e curioso a serio e curioso.
<< Tipo che ho incontrato un ragazzo.. >> ghignò lei.
Un ragazzo? Trevor dall’altro capo del telefono si accigliò. E poi si accorse che in realtà stava fingendo. Lo stava solo provocando per vedere una sua possibile reazione.
Voleva provocarla? E va bene, lui avrebbe agito di conseguenza.
<< Un’incontro galante? O in un sudicio pub? >> chiese Trevor curioso.
<< Nessuna delle due cose, siamo andati direttamente a casa sua.. >>
Quello era l’ultimo goccio di benzina per accendere un grosso fuoco. Trevor strinse gli occhi a due fessure e alla mano libera riuscì a vedere le nocche farsi bianche, poiché era stretta a pugno.
Laurel non udendo alcuna risposta da parte del ragazzo aggiunse: << Ehi Ice Man sta tranquillo stavo scherzando! >> rise divertita.
<< Peccato non mi sarebbe dispiaciuto incontrare questo tipo e parlarli in privato.. >> Laurel pur non vedendolo capì che Trevor stava ghignando.
Trevor non disse con le parole la sua gelosia ma la mostrava. Non era neanche la prima volta che si surriscaldava in quel modo, anzi capitava ogni volta che parlavano di altri uomini.
I due ragazzi continuarono a parlare per un’altra ora, prima che Trevor la lasciasse andare, seppur contro voglia e gli augurò la buonanotte.

 

Per sua fortuna Laurel non era super impegnata in quei giorni e non lo sarebbe stata neanche nelle settimane che Trevor fosse venuto a trovare i suoi genitori, così avrebbero potuto passare più tempo insieme.
Quel pomeriggio si recò come suo solito da Jaxon dopo una delle sue chiamate scoccianti. Quel ragazzo aveva una fidanzata, non poteva pensare a lei, pensò Laurel accigliandosi.
<< Laurel finalmente, due minuti di ritardo! >> puntualizzò come suo solito Jaxon, facendola roteare gli occhi.
Jaxon era sempre in perfetta forma, sempre pronto a ogni evenienza. I suoi capelli scuri come la pece ed erano sistemati dal gel, in un’acconciatura all’ultima moda. Sempre in vesti quasi eleganti, con i suoi amati cardigan scuri.
<< Godersi l’attimo Jaxon non fa mai male! >> lo ribeccò lei bevendo un po’ del suo caffè nel bicchiere che aveva in mano.
<< Come mai mi hai chiamato? >> parlò poi accomodandosi sulla sedia di fronte al fotografo.
<< Niente stavo rivedendo le foto che abbiamo fatto  a Las Vegas, sono tutte buone. >> iniziò lui spostando gli occhi sullo schermo del suo computer.
<< Fantastico! >> Laurel parlò sorridente posando il bicchiere semi vuoto sul tavolo e prendendo il telefono che vibrava nella tasca dei pantaloni.
<< Tranne una. >> aggiunse osservandola con degli occhi neri e profondi e un sopracciglio alzato per quel commento. << Dobbiamo rifarla. >>
Era un messaggio. Da Trevor. Sorrise e lo aprì per leggerlo.

Da: Trevor
A: Laurel
Ti stavo pensando. Che stai facendo? x

Laurel sorrise e pensò qualche minuto prima di rispondere. Poi digitò.

Da: Laurel
A: Trevor
Ah si? A cosa pensavi? Comunque sono da Jaxon..

<< Laurel..? >> quando Jaxon parlò forte per farsi sentire dalla ragazza lei sobbalzò per lo spavento.
<< Cosa c’è? >> chiese di botto sconcertata.
<< Ho detto che dobbiamo rifare questa foto, non è uscita come volevano! >> precisò il ragazzo mostrandole la foto.
<< A me piace com’è uscita. Comunque ok, dobbiamo chiamare le truccatrici e dovremmo.. >> tentò di parlare la ragazza ma Jaxon la bloccò e aggiunge: << Non serve tranquilla, la faremo qui, ho tutti gli attrezzi che mi servono, tu datti solo una sistemata, mi sono fatto portare già il vestito. >>
Laurel chiuse un po’ gli occhi a due fessure, osservandolo attentamente per capire se stesse scherzando o diceva sul serio. Ma non trovò nessuna traccia di scherno nei suoi occhi, anzi era più che deciso a fare la foto nel suo ufficio.
<< Jaxon ma.. >>
<< Tranquilla per il resto modificherò lo sfondo al computer per farlo sembrare vero. Su, vatti a cambiare! >>
<< Così, adesso? >>
<< Sì, Laurel ora! >>
Non poteva di certo rifiutare o avrebbero trovato un’altra modella per quella dannata foto.
Laurel sospirò non trovando altra via d’uscita e alzandosi dalla sedia lasciò la sua borsa e le sue cose e portò con sé, in un piccolo stanzino, solo il vestito per cambiarsi e il telefono, per sicurezza.
Il telefono le vibrò nuovamente, una volta entrata nel piccolo stanzino che usava momentaneamente per cambiarsi.

Da: Trevor
A: Laurel
Ancora quel Jaxon? Ma non ha una vita lui?

Lei sorrise e digitò la risposta.

Da: Laurel
A: Trevor
Sono qui per lavoro, devo rifare una foto, sembra non sia piaciuta. Comunque a cosa stavi pensando prima?

Inviò il messaggio e mentre aspettava una sua risposta, iniziò a spogliarsi, togliendosi la maglia, jeans e scarpe e rimanendo solo in intimo. Decise di cambiare argomento sperando che Trevor capisse che era per lavoro e non per altro. La risposta non tardò di molto e il telefono vibrò di nuovo.

Da: Trevor
A: Laurel
Pensavo a te.
 

Fu la sola risposta di Trevor. Laurel roteò gli occhi sorridente e prima d’infilarsi il vestito digitò un’altra risposta.
<< Laurel ci vuole molto? >> parlò Jaxon da fuori la stanza.
<< No un attimo! >>

Da: Laurel
A: Trevor
Ah sì? A cosa in particolare?

E dopo essersi infilata il vestito e tolta il reggiseno, si sedette su una sedia libera in quella stanza e uscì dalla sua borsa una pochette contenente trucchi.  Il telefono vibrò.

Da: Trevor
A: Laurel
A come vorrei essere lì con te. A come vorrei baciarti, non solo le labbra ma tutto il corpo e sentirti dire che ti piace.

Laurel avvampò improvvisamente. Lei e Trevor si mandavano messaggi a volte anche piccanti e in quel momento Trevor le fece capire quando odiasse tutta questa distanza tra loro due. Non l’aveva mai fatto con nessun ragazzo  e questa cosa la eccitava terribilmente perciò penso bene di stare al gioco.

Da: Laurel
A: Trevor
Sai.. anch’io ti stavo pensando. Pensavo a come far passare il tempo in queste settimane che verrai a trovarmi. Da quando sono tornata a Londra ho molto freddo nel mio grande letto vuoto..

Dopo che ebbe inviato quel messaggio, uscì dallo stanzino e fece nuovamente le foto per la campagna, mentre Jaxon la riempiva di complimenti per quanto fosse bella e per quanto fosse attraente il suo corpo. Non l’aveva mai fatto prima, forse perché erano sempre accerchiati da persone e l’essere soli nel suo ufficio in quel momento, gli dava una certa libertà. Libertà che le dava un po’ fastidio, ma non poteva dirgli che le dava fastidio o tanti saluti al servizio!
Non ci volle molto per sua fortuna. Furono pochi scatti, perché poche erano le foto da modificare.
E mentre Jaxon rivedeva i vari scatti alla macchinetta, lei vide se Trevor aveva risposto. Ma nulla, non c’era ancora una sua risposta, forse era impegnato e così ripose il telefono in tasca e si andò a cambiare.
Non ci mise molto e quando uscì Jaxon stava maneggiando con il computer.
<< Abbiamo finito? >> domandò la ragazza sul ciglio della porta.
Non aspettava altro che un sì da Jaxon e sarebbe andata diritta a casa per farsi un bagno caldo.
Jaxon alzò lo sguardo dal computer e aggiunse con un ghigno: << In realtà no.. >>
Laurel alzò gli occhi al cielo e Jaxon si alzò dalla poltrona per chiudere la porta che la ragazza aveva quasi aperto.
<< Gli scatti sono venuti molto bene, il tuo corpo è magnifico, era da tanto che volevo dirtelo.. >>
Laurel lo squadrò circospetta mentre si avvicinava a lei e gli lasciava una carezza sulla guancia. Laurel non si discostò da quel tocco che le provocò un leggero brivido lungo la schiena e continuò ad osservarlo senza fiatare.
<< C’è ancora una cosa che dobbiamo fare.. >>
Il tono di Jaxon era profondo e roco. Non l’aveva mai sentito parlare in questo modo e non gli piaceva affatto. Sembrava più una minaccia la sua.
<< Fare cosa..? >> non ebbe neanche il tempo di pronunciare quella domanda che Jaxon, dopo essersi inumidito le labbra con la lingua, le si avvinghiò addosso premendole le labbra contro quelle della ragazza, che quando si accorse di quello che stava facendo, si trovò appiccicata al muro e il corpo dell’uomo spalmato su di lei, che si strusciava in maniera perversa.
Laurel aprì gli occhi e corrugò la fronte, facendo una smorfia schifata per quello che le stava facendo. Non riusciva neanche a pensare che le mosse di Jaxon erano veloci. La stava toccando per tutto il corpo e quando le sue mani s’infilarono sotto la maglietta salendo verso il reggiseno, Laurel emise un grido che fu soffocato dalle labbra dell’uomo, e così fece anche con il secondo grido quando gli strinse un seno con una presa forte e decisa. Laurel voleva scappare, voleva evadere e rifugiarsi il più lontano possibile da quell’uomo che la stava toccando!
Le sue grida non era provocate dal piacere di quel gesto, no, erano grida di protesta. Si stava divincolando, il corpo della ragazza continuava a muoversi, a contorcersi per togliersi di dosso quell’uomo che non la faceva respirare.
Doveva trovare una soluzione e quando le labbra di Jaxon si staccarono dalle sue per respirare qualche secondo, Laurel doveva agire. Non appena le labbra dell’uomo ritoccarono le sue, la ragazza gli morse il labbro inferiore.
Jaxon riuscì ad allontanarsi subito e con un grido si allontanò dalla ragazza portandosi la mano alle labbra per tastarle e vedere se uscisse sangue. In quell’attimo Laurel scosse la testa, con gli occhi velati dalle lacrime che le stavano per rigare il volto e cercò di afferrare la sua borsa ma Jaxon fu più veloce di lei. Le afferrò il braccio in un gesto rude e possessivo e la attirò a sé, riportandola alla stessa posizione di prima.
<< Piccola bastarda! Vuoi fare la cattiva, eh!? >>
Riuscì a mormorare un flebile “ti prego” ma la mano di Jaxon le afferrò i capelli alla nuca e gli abbassò la testa all’indietro, Laurel emise un altro grido molto più soffocato degli altri e gli occhi si velarono di lacrime che le rigarono il volto. Le labbra del ragazzo si spostarono sul suo collo, che lo leccò  e lo baciò bramoso, mentre con l’altra mano tentava d’insinuarsi dentro i jeans per arrivare proprio lì.
Doveva ritrovare le forze per andare via. << Lasciami bastardo! >> ringhiò Laurel inutilmente con quel po’ di voce che riuscì a far uscire dalla bocca. Ma le sue proteste infiammarono ancora di più Jaxon che decise di fare tutto il contrario delle sue parole.
Laurel cercò di trovare la forza non appena la mano di Jaxon sembrò aver trovato il modo di insinuarsi nei jeans, dopo averle graffiato il ventre, e toccarla proprio lì e quando riuscì a riprendere aria deviando un po’ il corpo dell’uomo, gli tirò un calcio e lo spintonò liberandosene completamente e con un gesto veloce afferrò la borsa e uscì di corsa dal suo ufficio dirigendosi verso la macchina con il volto bagnato dalle lacrime.
Non si guardò neanche allo specchietto per vedere cosa quel bastardo l’aveva fatta, si asciugò le lacrime  e mise in moto la macchina dirigendosi verso casa sua.

Il mattino seguente con una scusa non andò in università per non farsi vedere dalle ragazze e per non creare altre preoccupazioni e rimase chiusa in casa.
Jaxon le aveva lasciato delle macchie rosse sul collo, un’altra sulla nuca e un lungo graffio  sul ventre.
Una cosa era certa! Non avrebbe più lavorato per quel figlio di puttana. Ma non riusciva davvero capire cosa avesse spinto il ragazzo a tale gesto. Tra loro c’era sempre stato solo ed esclusivamente lavoro, si vedevano solo per quello. Lui era fidanzato con una ragazza che non aveva mai conosciuto di persona e lei, beh lei frequentava Trevor e gli voleva molto bene, forse anche più di un semplice ti voglio bene.
Quella mattina il telefono squillò parecchie volte ma non rispose a nessuna delle tante chiamate di Trevor e delle ragazze.
Si sarebbero preoccupate, e doveva dirgli di ciò che era accaduto, ma in quel momento non aveva alcuna forza per farlo.
Si fece un bagno, e chiuse gli occhi immergendosi nella vasca lasciandosi cullare dall’acqua calda e dal vapore che si stava formando nel bagno. S’insaponò, si risciacquò e indossò la maglia che aveva rubato a Trevor con un leggins nero per stare più comoda.
Quando scese in cucina per mangiucchiare qualcosa, il campanello suonò.
In quel momento fu invasa da una sensazione di paura per tutto il corpo e istintivamente portò le mani a pugno per difendersi da qualsiasi attacco. Se Jaxon era dietro quella porta non ci avrebbe pensato due volte a tirargli qualche pugno in faccia e se aveva deciso di lasciar correre la prima volta, in quel momento avrebbe chiamato la polizia!
Si avvicinò alla porta e l’aprì. La luce del sole l’accecò e quando si portò una mano sugli occhi per proteggersi dalla luce vide la sua figura, possente e immobile sul ciglio della porta.
Era Trevor.
Sorrideva e quando Laurel lo vide, gli scoppiò il cuore in petto per la contentezza. Avrebbe voluto saltargli addosso e urlarli che era contenta di vederlo finalmente, ma rimase immobile dov’era con lo sguardo stupito.
<< Che fai non mi saluti? >> parlò Trevor divertito.
Laurel si avvicinò a lui, si alzò sulle punte e gli lasciò un leggero bacio sulla guancia, aspirando il suo dolce profumo che tanto ricordava.
<< Rimedieremo.. allora non mi fai entrare? >>
Trevor trovò strano quel suo comportamento e quando Laurel si spostò per farlo entrare gli chiese cosa stesse succedendo e ricevette un “niente” come risposta.
Decise di crederla e Laurel gli offrì qualcosa da bene e si sedettero entrambi sul divano, circondati da un silenzio imbarazzante.
Trevor capì da subito che c’era qualcosa che non andava, lo vedeva dai suoi gesti. Era sempre stata il caos in persona e ogni volta che si vedevano ogni battuta era buona per stuzzicarsi, invece in quel momento regnava solo silenzio e imbarazzo tra loro.
Trevor le fece un’altra domanda per attaccare a conversare e quando Laurel iniziò a parlare legando i capelli in una coda imperfetta, vide alcuni segni sulla gola e sulla nuca.
<< Che cosa sono quelli? >> la voce di Trevor era severa e i suoi occhi guardavano solo i segni sul collo della ragazza.
<< Cosa? >> rise nervosamente Laurel mascherando la sua paura di essere scoperta. Ma Trevor aveva imparato a conoscerla come neanche se lo immaginava perciò sapeva che era successo qualcosa e non si bevve la semplice scusa inventata sul momento da Laurel per non farlo preoccupare.
<< Laurel questo non è un gioco, cosa sono quei segni? >> domandò di nuovo sempre con lo stesso tono.
<< Te l’ho detto, allergia.. >> ripeté la ragazza e si alzò dal divano in un gesto veloce andando in cucina per prendere altro succo che era finito.
Trevor si alzò a sua volta seguendola.
<< Stai mentendo! >> convenne Trevor mettendo il suo corpo davanti la porta per non farla scappare ancora.
Laurel alzò gli occhi al cielo e posò la brocca con il succo, sul tavolo e incrociò le braccia al petto.
<< Che cosa vuoi che ti dica? >>
<< La verità. Che cosa ti è successo? Non mi avevi detto che eri allergica a qualcosa! >> alzò un po’ la voce Trevor sperando che finalmente parlasse.
Laurel per nulla intimorita da quella sua reazione alzò a sua volte la voce e aggiunse: << Non posso dirti tutto! >> e quando vide che Trevor faceva qualche passo indietro, lo spostò per passare e uscire dalla cucina.
<< Arrivo a Londra e la prima cosa che penso sei tu. Non vado a salutare i miei genitori perché ho una dannata voglia di vedere prima te, per toccarti di nuovo. Mi presento alla tua porta, ti vedo strana e le uniche parole che ricevo sono “Non ho niente”!? Cosa dovrei pensare, eh? >>
Non era di certo il momento giusto per vedersi, pensò Laurel. e quando Trevor alzò la voce esasperato fece qualche passo indietro intimorita.
<< Non alzare la voce.. >> sussurrò lei abbassando lo sguardo.
<< Mi sto preoccupando per te! >> aggiunse Trevor con toni alti e nervosi.
<< Non ce n’è bisogno!! So badare a me stessa! >>
<< Nessuno lo mette in dubbio! >>
<< Beh tu sì, continui a non credermi! >> parlò Laurel allargando le braccia esasperata per quella lite. Aveva voglia di dirgli tutta la verità. Aveva voglia di parlare con Trevor e farsi proteggere da lui, ma qualcosa glielo impediva. Sapeva che se Trevor avesse saputo, allora sarebbe andato su tutte le furie, scatenando il finimondo e lo sapeva bene, visto che più volte le ripeteva quelle parole.
<< Perché ti comporti così, cos’hai? >> quel silenzio lo stava innervosendo. Trevor odiava quando le persone non gli parlavano. Era sempre riuscito a farsi dire cosa accadeva, e cercava sempre di sistemare le cose come poteva. Per risposta Trevor ebbe un ulteriore silenzio. Laurel non fiatò, tenne solo la testa bassa, senza guardarlo negli occhi. Non voleva allontanarla di nuovo, non gli piaceva quella lite, quel distacco tra loro, non ora che erano più uniti. Stava per scoppiare e prima che Trevor alzasse nuovamente la voce, richiamò a sé tutta la buona volontà di stare calmo.
<< Ho capito. Non è un buon momento, vuoi che vada via? >> le parole di Trevor la ferirono più di quanto non avesse fatto il suo tono alto.
Non era un buon momento, lo aveva capito anche lei, non voleva che se ne andasse, non dopo quello che le aveva detto. Le dispiaceva trattarlo in quel modo, ma in quel momento non riusciva a comportarsi diversamente.
<< Sì. >> le parole le uscirono così e forse era meglio per entrambi in quel momento.
<< Non ti lascerò in pace fin quando non mi avrai detto la verità! Sono a casa di Joe! >>
Le ultime parole di Trevor la confortarono in qualche modo. Il fatto che Trevor non si arrendesse la sollevava immensamente. Sapeva di non essere sola per fortuna, ma il discorso “violenza” era solo rimandato di qualche giorno, quella bugia non poteva durare a lungo e prima o poi doveva parlare.

NOTE FINALI
Finalmente ho aggiornato anche questo capitolo :D Davvero, perdonatemi il ritardo ma non ho potuto aggiornare prima.. :(
In realtà questo doveva essere l’ultimo capitolo della mini storia, ma come avrete notato continuerà ancora di un capitolo.. spero che la storia non stia diventando noiosa o che io sia noiosa con quello che scrivo.. se è così, perdonatemi infinitamente U.U,
Allora.. che ne pensate del capitolo?? Ve lo aspettavate?? O pensavate che la storia tra Laurel e Trevor fosse stata rose e fiori?? :D
Spero di avervi stupito con questo cambio di programma e a chi vorrà farmi sapere cosa ne pensa del capitolo, sono qui ;D
Ammetto che mi è dispiaciuto tantissimo scrivere una cosa del genere, perché come gli altri protagonisti di Falling in love, anche con questi mi sono affezionata e scrivere di Laurel in quelle condizioni è stato orrendo! :3 e per voi?
Beh ringrazio le ragazze che hanno recensito il capitolo precedente e ringrazio tutte le ragazze che seguono o che vorranno seguire la storia :3 ripeto, chi vorrà farmi sapere il suo parere, io sono qui, ovviamente siete libere di decidere!
Concludo, vi mando un bacio!
Vostra Betta <3

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Capitolo 4
*** Take me- Capitolo 4 ***


Take me- Capitolo 4
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Questo ultimo capitolo parla di Trevor e Laurel :) premetto che non aggiunge nulla alla storia e non seguirà i periodi di Falling in love ma avrà propri periodi, propri cicli :)

  Capitolo 4

Quella bugia la tormentava per ore intere, quasi giorni. Aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno e così ne parlò con le ragazze. Ovviamente le ragazze la sostenevano, ma non ammettevano che non avesse denunciato quell’uomo.
Lo conosceva da due anni ormai, lo conosceva solo in ambito lavorativo, non aveva mai parlato con lui al di fuori del lavoro, tranne per qualche cena occasionale. Non sapeva se avesse figli, o se era sposato o solo fidanzato, non sapeva quasi nulla su quell’uomo.. no, preferì cercare qualcun altro per le sue fotografie, ma non sapeva davvero il perché non avesse denunciato Jaxon. Forse perché era troppo buona, pensò.
E poi c’era Trevor. Mai con quel ragazzo si erano sentiti così poco. Lui era finalmente a Londra dopo parecchio tempo di lontananza e non si era mai sentita così distante da Trevor. La promessa la mantenne, quelle poche volte che s’incontravano cercò più e più volte di farla parlare, ma continuava  a tacere chiudendosi in sé, come un riccio che si proteggeva da attacchi esterni.
Quando quella mattina tornò a casa, cercò di rilassarsi, evitando di pensare a qualcosa in particolare e si accomodò sul divano accendendo la televisione, guardando quella che definiva tv da quattro soldi o tv spazzatura, e anche se le definiva così le piacevano le telenovele, tutto quel romanticismo, quella suspense, le faceva pensare solo ed esclusivamente a ciò che stava guardando.
Glielo devi dire! .. parlò una delle protagoniste della telenovela.
<< No, non lo farò! >> parlarono all’unisono sia Laurel sia l’altra protagonista.
Quella situazione le riportò alla mente la conversazione con le ragazze. Loro dicevano di parlare con Trevor, mentre lei rispondeva che non l’avrebbe fatto. Adesso anche la sua vita era diventata come una soap opera che le rubava persino le battute!
E in qualsiasi modo il suo pensiero non cambiò ed era sempre rivolto su quell’argomento.
Al diavolo la telenovela, pensò Laurel, spegnendo la tv con uno sbuffo.
Poi il campanello suonò. Lei era forte, continuava a ripetersi che non sarebbe successo una seconda volta quello che era capitato nell’ufficio di Jaxon!
Quando aprì la porta, un corpo possente entro in casa sovrastandola e chiuse di colpo la porta alle sue spalle.
<< Non ce la faccio più, sono giorni che non ti vedo e non ti sento, sto impazzendo! >> parlò Trevor guardandola diritto negli occhi.
Laurel non disse nessuna parola, nessuna, ma fu comunque felice di vederlo a casa sua e fu anche naturale il sorriso che si dipinse in volto.
<< Non so cosa ti sta succedendo in questo periodo e vorrei tanto saperlo.. >> la voce di Trevor era come un sussurro e quando alzò la mano per accarezzarle il braccio con il dorso, Laurel s’irrigidì visibilmente. Una reazione d’istinto non si accorse neanche di ciò che stava facendo, ma si stava auto proteggendo.
Trevor non si accorse del suo cambio di stato e la accarezzò, non sentendo però i suoi muscoli tesi. << Mi sei mancata davvero, ma ti vedo strana.. non avrai un altro? >> fu la prima domanda che venne in mente a Trevor, il primo timore che lo spaventava e anche la prima domanda che voleva chiederle.
<< Perché vuoi uomini dovete sempre arrivare a questa conclusione? >> si agitò Laurel alzando la voce e dirigendosi verso il divano, nervosa.
<< Allora perché sei così distaccata? Perché quando mi hai visto mi hai trattato in quel modo? Non facevi altro che dirmi che vedevi l’ora che venissi a Londra! >>
<< So cos’ho detto.. ma sono successe delle cose.. >> concluse la frase abbassando i toni e di conseguenza anche il capo quando Trevor si sedette al suo fianco.
<< Qualcosa che ti ha fatto cambiare idea su di me? >>
<< No. >> quella risposta gli uscì di botto. Trevor non aveva fatto assolutamente niente, anzi il suo comportamento nei suoi confronti era perfetto. << Allora dimmi che succede.. >> aggiunse Trevor accarezzandole la guancia e poi il collo, dove le macchie rosse erano sparite, e la reazione di Laurel fu la stessa di prima. Il suo corpo s’irrigidì e questa volta Trevor se ne accorse dalla schiena diritta.
Trevor la osservò non capendo perché quella sua reazione. Aveva condiviso tante cose con lei ormai, avevano dormito insieme, si erano baciati come desiderava e adesso che la toccava si comportava come una ragazzina al suo primo appuntamento. La trovò strana, diversa dall’ultima volta che avevano parlato e l’ultima volta era stato qualche giorno prima. Trevor fece mente locale e pensò che l’ultima volta che si erano parlati, si stavano scambiando messaggini piccanti e lei era da Jaxon per lavoro.
<< E’ successo qualcosa con Jaxon? >> Trevor spezzò il silenzio tombale che si era formato tra i due con una domanda, in tono accigliato. E quando Laurel udì la domanda, sbiancò totalmente.
<< Non mi va di parlare. >>
<< Non  avranno scelto un’altra ragazza per quelle foto che mi dicevi? >> chiese ancora curioso.
<< Ho detto che non mi va di parlare. >> aggiunse alzandosi dal divano di scatto ma Trevor fu più veloce di lei e la bloccò per un braccio.
<< Invece parliamo. >>  parlò Trevor osservandola diritto negli occhi ma Laurel non aveva alcuna voglia di starlo a sentire.
<< Se il motivo è questo.. qual è il problema?? Ci sono migliaia di stilisti là fuori che cercando una modella per i loro vestiti!! Tu non sei una ragazza che si abbatte così facilmente per queste cose. >>
Laurel continuava a ripetere in mente di stare calma e non scoppiare in un pianto.
<< Non è per quel motivo. >> cercò di aggiungere cambiando argomento.
<< Secondo me lo è! Ti comporti così da dopo l’incontro con Jaxon! Non ti avrà mica offeso? >>
<< Sei completamente fuori strada. >> i toni di Laurel rimanevano calmi mentre quelli di Trevor erano impazienti. Non voleva costringerla a parlare, ma aveva aspettato anche troppo attendendo che fosse Laurel a parlare per prima e poiché non aveva alcuna voglia di farlo, Trevor era intenzionato a scoprire cosa stava accadendo.
<< No, non lo sono e ti dirò.. >>
<< Mi ha messo le mani addosso! >> 
Laurel emise uno sbuffo abbassando il capo, mentre il labbro le tremava e lo mordeva per non piangere. Esasperata perse ogni briciolo di lucidità che aveva e dichiarò tutto.
Trevor si prese qualche minuto per sé, per assimilare bene cosa le avesse detto, anche se aveva capito esattamente.. mi ha messo le mani addosso!
<< Cosa? >>
Laurel chiuse gli occhi non trovando la forza di ripetere e strinse le mani a pugno.
<< Chi Laurel, chi? >>
<< Jaxon, Trevor! Jaxon. >> aggiunse alzando il capo con gli occhi velati. Ormai aveva parlato, tanto meno lasciarsi andare tra le braccia di Trevor, almeno con lui sapeva di essere al sicuro, lo sapeva per certo ecco cosa la spinse a parlare anche se non subito.
In quel momento qualcosa mantenne Trevor al suo posto senza sbraitare in preda alla follia. Laurel aveva bisogno di lui ora più che mai e lui non aveva intenzione di lasciarla sola. Non quella notte.
Parlò, gli disse tutto quello che era accaduto, mentre le lacrime le rigavano il volto. Quando finì di parlare, Trevor la strinse nel suo abbraccio, avvicinando il suo corpo a quello rigido della ragazza.
Nulla sarebbe stato come prima, lo sapeva bene ma con dei leggeri massaggi lungo la schiena evitò che il corpo di Laurel rimanesse teso e rigido e si rilassasse sotto il suo tocco perché di lui si poteva, si doveva fidare perché non l’avrebbe lasciata sola.
Quando Trevor le disse che sarebbe rimasto al suo fianco quella notte con o senza il suo permesso il suo cuore esplose di gioia. Quando uscì dal bagno con il pigiama indosso, Trevor si stava togliendo le scarpe e i calzini, aveva sfatto solo una parte di letto ed era rimasto vestito. All’inizio non capì, quando poi la trascinò a letto prendendole solo la mano delicatamente e dolcemente, Laurel s’infilò sotto le coperte e Trevor si sdraiò solo sul letto, senza infilarsi dentro, ma rimanendo comunque al suo fianco.
Si era messa di spalle mentre Trevor guardava il soffitto con una mano dietro la nuca e l’altra sulla pancia. Aveva deciso di non toccarla anche se da sopra le coperte, voleva che fosse stata lei a dirgli quando era pronta di nuovo per il suo tocco.
Cercò di chiudere gli occhi e cercò di trovare pace con se stesso per non andare su tutte le furie. Laurel gli aveva detto di non denunciare Jaxon, non gli aveva spiegato il motivo ma lo aveva pregato che acconsentisse e così fece. Ma non le promise di rimanere al suo posto dopo quello che aveva fatto Jaxon, non l’avrebbe denunciato è vero, ma neanche avrebbe chiuso un occhio, in un modo o in un altro avrebbe pagato.
<< Trevor..? >> sussurrò Laurel senza spostare il capo per guardarlo.
Trevor aprì gli occhi e si girò un po’ per osservarla. << Si Laurel? >>
<< Ti prego abbracciami. >> E la sua richiesta venne esaudita, senza mai toccarla veramente, Trevor le circondò la vita con un braccio, sopra le coperte, avvicinandola un po’ al suo corpo.
Era ancora rigida perciò Trevor le sussurrò: << Rilassati, ci sono io adesso. >>
Laurel non si rilassò completamente ma quel poco gli bastò per farla addormentare.

 

Al mattino quando Laurel si fu svegliata, si ritrovò  nuovamente sola, come ogni mattina. Non pensava che Trevor se ne potesse andare così lasciandola sola dopo averle promesso di rimanere al suo fianco. Con uno sbadiglio si alzò dal letto andò in bagno e notò che qualcuno aveva usato il suo bagnoschiuma e preso un asciugamano pulito.
Quando scese in cucina sentì vari rumori tra cui anche quello della tv accesa.
<< Trevor. >> esordì lei con voce impastata dal sonno.
<< Buongiorno, ti ho preparato la colazione, proprio come piace  a te. >> convenne Trevor mostrandole il banchetto che aveva preparato. La conosceva e dopo aver fatto colazione insieme a Las Vegas più volte, sapeva anche cosa preferiva.
<< Cappuccino, ciambelle al cioccolato.. così mi vizi. >> convenne Laurel sorridente avvicinandosi alla tavola per mettersi comoda. Laurel non si accorse ma in quel momento Trevor sorrideva gioioso per come, con una sola notte fosse ritornata quella di sempre. Per Trevor quel cambiamento di umore era importante. Gioì interiormente festeggiando per quella piccola vittoria.
Mentre Laurel finiva la sua colazione, Trevor tolse le carte delle ciambelle pulendo al suo posto.
<< Avanti non mi devi mica fare da balia! Non sono invalida! >> borbottò Laurel lasciandosi andare allo schienale della sedia con uno sbuffo.
Trevor la osservò e fece finta di non averla udita.
<< Vado a lavarmi e vestirmi! Mi vuoi dare una mano anche per quello? >> esordì Laurel accigliata poggiando le mani sui fianchi.
<< Conosci già la mia risposta. >> ghignò Trevor incrociando le braccia al petto. Gli era mancato provocarla in quel modo, ma odiava non poterla toccare come prima sapendo di essere negato, perché ogni gesto poteva ricordarle ciò che aveva passato con quel Jaxon. A quel pensiero Trevor si fece cupo mentre osservava Laurel dirigersi in camera sua.
Voleva fargliela pagare a quel bastardo, era da quella notte che ci pensava su e adesso non poteva aspettare.
Perciò lasciò per un po’ Laurel con una scusa e decise di fare ciò che andava fatto. Perché agiva in quel modo? Diamine lo sapeva troppo bene e non poteva negarlo.. lui era innamorato di Laurel!

Trevor era via ormai da qualche ora, due per la precisione, ma non stava contano i minuti che trascorrevano in sua assenza, no, si ripeté Laurel, solo non aveva molto da fare per questo motivo fissava l’orologio e l’entrata di casa aspettando che arrivasse Trevor.
Aveva notato anche lei il suo cambio di umore quella mattina, non era più fredda e distaccata, anzi cercava di riallacciare i rapporti con Trevor dopo tutta quella distanza. Non si era comportata nei migliori dei modi con Trevor ma il fatto che lui le fosse ancora vicina senza perdere la speranza e aiutarla a dimenticare quello che aveva passato.. accese in lei un desiderio profondo, un desiderio che conosceva bene, che aveva già provato molto tempo prima ma che si era spento con il passare del tempo.. e adesso? Adesso sapeva che si stava riaccendendo e non si sarebbe spento con molta facilità.
Decise che voleva fidarsi di Trevor, lo voleva al suo fianco, sì, pensò.
Sapeva che con Trevor poteva dimenticare quell’abuso sul suo corpo, sapeva che con lui poteva anche tornare.. ad amare.
Forse era troppo pensare addirittura all’amore in quel momento della sua vita, ma era quello di cui aveva bisogno. Era quello di cui desiderava, cercava follemente dopo l’ultima occasione persa.
Un rumore delle chiavi che entravano nella serratura, per aprire la porta, la riportò alla realtà.
<< Sono tornato. >> avvisò alzando la voce Trevor entrando in casa.
Non c’era bisogno che urlasse perché Laurel era seduta sul divano, con le ginocchia  vicine al petto che osservava Trevor, lasciare il giubbotto all’appendiabiti.
La televisione era spenta e quando i loro occhi s’incontrarono un silenzio li circondò.
Il cuore di Laurel gioì vedendo finalmente Trevor a casa sua.
<< Ho comprato qualcosa tornando. >> aggiunse Trevor sorridente mostrando la busta che aveva in mano.
Laurel ricambiò il sorriso e si alzò per raggiungerlo in cucina.
<< Parli da solo o aspetti che ti faccia quella domanda? >> chiese Laurel fermandosi sul ciglio della porta.
<< Quale domanda? >> continuò osservandola non capendo mentre sistemava sul tavolo, ciò che aveva acquistato.
<< Dove sei stato? >> Laurel evitò tutti i giri di parola e fece la sua domanda incrociando le braccia al petto.
<< Ho fatto dei servizi. >> aggiunse semplicemente Trevor.
<< Sei mancato due ore e non mi hai detto dove sei stato. Sei ospite a casa mia, potrei sapere almeno cosa stai facendo che non mi vuoi dire? >> parlò Laurel.
Trevor la osservò e non poté negare che aveva ragione. Laurel aveva tutto il diritto di sapere dove e cosa aveva fatto in quelle due ore di assenza.
La fece accomodare in salotto e gli raccontò tutto.
Aveva usato il suo telefono per procurarsi un incontro con Jaxon. Quel pesce lesso aveva abboccato in pieno e lui non si meravigliava delle sue aspettative. Si diedero incontro nel suo ufficio e anche se Trevor non sapeva come arrivarci, riuscì comunque a farsi dire l’indirizzo e non si preoccupò di creare qualche sospetto.  La parte più diverte fu la faccia di Jaxon quando si trovò davanti anziché Laurel proprio Trevor. Non si conoscevano ma dopo qualche minuto di riflessione Jaxon capì che si trattava di una trappola ben organizzata. Trevor non aveva chiamato la polizia per farlo arrestare, perché Laurel aveva messo ben in chiaro le sue intenzioni. Non voleva denunciare Jaxon. E anche se Trevor era contro, decise comunque di accettare le condizioni. Si chiusero nel suo ufficio e parlarono molto a fondo e Trevor non riuscì proprio a restare con le mani in mano.  Però riuscì anche a farlo parlare.
<< Ha parlato!? E cosa ti ha detto? >> ebbe un po’ paura ma chiese lo stesso.
<< Mi stava raccontando che non se la passava bene in quel periodo, ma.. >>
<< Ma..? >> parlò Laurel quando Trevor zittì.
<< E’ arrivata la polizia. Non l’avevo chiamata io. Sono entrati nel suo ufficio con un mandato di perquisizione e hanno trovato stupefacenti. Così l’hanno arrestato. Prima di andare però ho parlato con uno degli agenti. Mi ha detto che Jaxon si procurava droga da qualche mese, molte persone vicino a lui aveva segnalato la cosa e stavano aspettando il momento giusto per beccarlo. Inoltre mi ha detto anche che non sei la prima ragazza che subisce le sue violenze. Altre ragazze, anche modelle sono state toccate da lui. >>
Non era la sola.
Laurel deglutì distogliendo lo sguardo da quello di Trevor non riuscendo più a sostenerlo.
Non era la sola, anche altre ragazze come lei erano state violentate. Com’era possibile che una persona come Jaxon che aveva conosciuto come amichevole, si trasformasse in un batter ciglia in un’altra persona!?
<< Quindi adesso è.. in carcere? >> deglutì.
<< Sconterà la sua pena. >> annuì Trevor stringendole la mano.
Una cosa era certa. Era tutto finito. Un grande respiro liberatorio le uscì.
Trevor aveva agito senza avvisarla e sapeva anche il perché, ma apprezzò comunque il suo gesto.
<< Laurel.. >> la chiamò Trevor aspettando che parlasse.
Laurel alzò il capo incontrando i suoi occhi. Quelli celesti della ragazza brillarono e si velarono per le lacrime che spingevano per uscire, in un pianto liberatorio.
<< Ehi piccola. >> Trevor agì d’impulso. La prese dai fianchi, la fece sedere sulle sue gambe e se la portò al petto per abbracciarla e stringerla forte a sé.
Le lacrime uscirono involontariamente e si lasciò andare in quell’abbraccio.
Le tremavano le labbra ma parlò comunque anche se con un sussurro e aggiunse: << Ho avuto tanta paura. >>
<< E’ tutto finito. Ci sono io qui, piccola. >>

 

Le settimane passarono. Trevor aveva prolungato la sua vacanza di qualche altra settimana, ma tornò comunque a Las Vegas.. e con lui partì anche Laurel. Era decisa a cambiare aria a cambiare qualcosa della sua vita. Aveva voglia di fare un viaggio ed era capitato anche a pennello.
<< Non mi permetterai di alloggiare in un albergo, vero? >> chiese Laurel quando il taxi si fermò a casa di Trevor.
<< Certo che no. >> ammiccò il ragazzo aiutandola a scendere.
<< Mi farai dormire anche nel tuo letto? >> lo stuzzicò Laurel prendendo la sua valigia avviandosi dentro casa di Trevor.
<< Se sentirai la mia mancanza, sai dove trovarmi. >> rispose a tono Trevor.
Arrivarono nel pomeriggio inoltrato e nessuno dei due mostrò segni di stanchezza pur non avendo dormito durante il viaggio in aereo.
Dopo che i due ragazzi ebbero sistemato i vestiti negli appositi armadi, si ritrovarono entrambi a non fare nulla.
<< C’è una partita di basket più tardi, potremo andare a vederla e poi magari andare a mangiare qualcosa.. ti va? >> propose Trevor.
Laurel fece una smorfia pensando a ciò che aveva detto Trevor. Non stavano facendo nulla e probabilmente non avrebbero fatto nulla fino a quando non sarebbero andati a letto per dormire, perciò accettò l’invito.
Trevor la liquidò dirigendosi verso il bagno per farsi una doccia e così Laurel prima di andare anche lei a lavarsi e a darsi una sistemata, decise di sistemare anche gli ultimi vestiti, che aveva lasciato in sospeso, nell’armadio.
Ormai conosceva casa di Trevor come se fosse la sua, e da quando l’aveva invitata a dormire a casa sua si era scelta una stanza degli ospiti che tanto le piaceva. Era grande, luminosa, con colori tenui e chiari, perciò rendeva la stanza ancora più bella. Un grande letto a due piazze era al centro della stanza ed era anche molto comodo, come aveva testato lei stessa. Quella stanza l’aveva colpita dal primo momento e adesso la reputava quasi sua.
Finito di sistemare anche le ultime cose, si avviò verso il bagno. Aprì la porta e quando i suoi occhi incontrarono un’altra figura dinanzi, lasciò cadere la fiala dello shampoo a terra con un tonfo.
Era bagnato. Interamente bagnato. I capelli, anch’essi bagnati, erano in disordine e spuntava qualche piccolo riccio sbarazzino. La schiena perfetta lasciava intravedere ogni muscolo che si traeva a ogni movimento mentre le piccole goccioline d’acqua slittavano verso il basso, scendendo sempre più giù e insieme a quelle scendeva anche lo sguardo di Laurel che si bloccò ad ammirare il sedere sodo e nudo di Trevor.
Era di spalle e con il rumore del getto d’acqua ancora aperto non poté sentirla.
Laurel si morse il labbro inferiore e lasciò sfuggire un leggero fischio di approvazione per quel bel vedere.
Trevor chiuse l’acqua, afferrò un asciugamano se lo portò in vita e si girò. Quando i suoi occhi ghiaccio incontrarono la figura di Laurel a braccia conserte con le guance rosee e i capelli un po’ arruffati per il vapore della doccia, sbarrò leggermente gli occhi e la scrutò a fondo.
<< A occhio e croce, belle gambe, mi stavi spiando da qualche minuto. >> parlò Trevor incrociando le braccia al petto, avvicinandosi alla ragazza.
Non si era neanche asciugato o sistemato, rimase così com’era, bagnato dalla testa ai piedi e con quel ghigno stampato  in volto, che lo rendeva ancora più sexy e irresistibile in quelle condizioni.
Con disinvoltura Trevor si avvicinava sempre di più a lei e non si fece alcun problema se lei lo stava spiando o l’avesse fatto in precedenza.
<< Sì ma ti sei coperto sul più bello! >> aggiunse Laurel con un piccolo broncio.
Aah.. se non era farlo apposta quello, allora non sapeva davvero perché si comportava in quel modo, pensò Trevor scuotendo il capo divertito.
<< Il bagno è tutto tuo. >> aggiunse Trevor con un sorriso prima di uscire dal bagno e lasciare Laurel da sola con mille domande in testa.
Quando ebbe finito di prepararsi raggiunse Trevor che la stava aspettando ed entrambi i ragazzi si avviarono verso la palestra, dove si sarebbe tenuta la partita di basket.

Trevor la portò in un ristorante davvero carino, non molto elegante e neanche uno di quei sudici pub che spesso frequentava. Si accomodarono a un tavolo libero e dopo che il cameriere prese le ordinazioni, ebbero qualche minuto solo per loro.
<< Ti piace qui? >> chiese Trevor sorridente.
<< Molto, non mi avevi mai portato. >>
<< Porto spesso i miei genitori quando vengono a trovarmi. A mia madre piace molto questo posto, dice che è tranquillo e la rilassa e le piace anche il cibo. >> aggiunse il ragazzo con un sorriso, approvando a pieno il pensiero della madre.
<< Christabel ha perfettamente ragione! >> concordò Laurel annuendo e poi aggiunse: << ..anche se sul cibo devo ancora dare la mia opinione. >> ammiccò.
Il cameriere portò le ordinazioni al tavolo e i due ragazzi iniziarono a mangiare. Laurel emise un lungo gemito di approvazione assaporando il cibo. << Capisco perché a tua madre piace! È buonissimo! >>
Trevor la osservò divertito e rise, poi aggiunse: << Bene, allora se mai ti farò arrabbiare saprò come farmi perdonare, fanno anche cibo da asporto.. >>
<< Oh sicuro che avrai il mio perdono! >> rise Laurel.
I due continuarono ad assaporare il cibo scambiando qualche altra battuta, quando d’un tratto Trevor rimase a fissarla, sorridente.
<< Che!? Sono sporca? >> parlò Laurel portandosi diritta, toccandosi le labbra.
Trevor rise e scosse la testa in senso negativo. << No, non sei sporca, tranquilla. >>  Poi i suoi occhi ghiaccio osservarono quelli blu di Laurel ed entrambi rimasero in silenzio così a osservarsi a contemplare il momento.
Laurel voleva davvero sapere che cosa stesse pensando Trevor in quel momento e lui non fece tardare molto l’attesa, infatti, aggiunse: << Lo sai questo è il nostro primo vero appuntamento. >> convenne senza staccare gli occhi da quelli di lei.
Un appuntamento.
Laurel chinò il capo di lato e in volto si disegnò un mezzo sorriso. Sembrò rifletterci  sulle parole di Trevor e pensando aveva proprio ragione. Quello per loro era il primo vero appuntamento, non si erano mai trovati a cenare in un ristorante, vestiti eleganti, da soli, senza complicazioni fra loro.
Il fatto che Trevor l’avesse notato prima di lei, però, le fece battere il cuore. Forse Trevor ci teneva a ciò che stava nascendo tra loro due, forse Trevor ci teneva a lei e basta. E Laurel non poté che essere felice perché infondo anche lei ci teneva al ragazzo. Si frequentavano da mesi ormai forse anche troppi per lei, poiché non aveva mai superato il primo mese, quindi lo considerava un record, ma forse la cosa che adesso le era più chiara era che Trevor le piaceva e anche molto.. si era del tutto innamorata di Trevor.

 

<< Oh eccola che sfoggia la mia maglia autografata personalmente da David Guetta! >> cantilenò Trevor vedendola uscire dal bagno con indosso solo la sua maglietta preferita che gli arrivava quasi a metà coscia.
<< Vorresti dire la mia maglietta. >> lo schernì Laurel fermandosi dinanzi a lui e poggiando le mani ai fianchi. Non indossava altro che un boxer nero. Laurel ormai non ci faceva neanche più caso perché era naturale vederlo a casa sua e andare a dormire solo con quell’indumento. Avevano raggiunto un livello d’intimità che nessuno dei due si era mai accorto. Mancava solo che si facessero la doccia insieme.
Ormai era diventata un’ossessione continua quella di sottolineare che la maglia autografata da David Guetta era diventata di Laurel che aveva gentilmente rubato dall’armadio di Trevor, ma a lei piaceva stuzzicarlo e le stava bene anche così.
<< E va bene, la tua maglia! >> sbuffò Trevor alzando le mani in segno di resa. Si era arreso perché quella discussione sulla maglia era inutile e poi a Trevor piaceva molto più indosso a Laurel anziché lasciata a marcire in un armadio per paura di sporcarla.
Rimasero a fissarsi per qualche minuto. Lui sul ciglio della sua camera e lei nel corridoio, pronta per andare a dormire, ma chissà perché nessuno dei due era pronto a salutare l’altro per andare in camera.
<< Belle gambe.. hai mai detto ti amo a qualcuno? >> domandò di punto in bianco Trevor. Era una domanda che forse gli balenava in testa da qualche tempo ed era proprio curioso di sapere se Laurel avesse mai pronunciato quelle parole a qualcuno.
<< E tu? >> domandò a sua volta Laurel senza rispondere alla domanda del ragazzo. Trevor sorrise e iniziò a capire che forse non aveva mai detto quelle parole e non voleva uscire quell’argomento.
<< Io? No.. >>
<< Beh allora siamo pari. >> parlò con sfrontatezza Laurel alzando il mento.
<< Voglio fare una scommessa. >> convenne poi, osservandola.
<< Del tipo? >>
<< Scommettiamo che riesco a farmi dire ti amo? >> disse Trevor girandole in torno osservandola interamente, sorridendo.
Laurel lo osservò accigliata e incrociò le braccia al petto. Trevor voleva scommettere con lei? La regina delle scommesse? Laurel rise.
<< E tu cosa ci guadagni? >>
<< La tua fiducia. >>
<< Ed io..? >> domandò poi scrutandolo attentamente trovando interessante la sfida, anche se sapeva di avere la vittoria in mano.
<< Hai già la mia fiducia, dal primo istante. >>
Esaminò attentamente il suo volto quando lo osservò. I suoi occhi ghiaccio erano così sicuri e lei sentiva quel desiderio di accettare la sfida e vincerla come aveva sempre fatto.
<< Ok ci sto. Sentiamo! >>
<< Ok. Quando l’hai fatto per la prima volta e con chi? >> domandò Trevor ghignando.
<< Con il mio vicino. Gli davo ripetizioni e siamo finiti per fare ripetizione di anatomia. >> rispose Laurel roteando gli occhi non capendo il perché di quella domanda di cui Trevor conosceva già la risposta, anzi conosceva tutta la storia.
<< Quand’è stata l’ultima volta che sei andata a letto con qualcuno? >>
<< Non ricordo, ma probabilmente l’estate scorsa quand’ero in vacanza con le ragazze. >>
Trevor in realtà non aveva bisogno di quelle risposte perché le conosceva sapeva tutto, come Laurel sapeva tutto di lui.
Ma una cosa voleva sapere. << Ti sei mai innamorata? >>
A quella domanda Laurel portò la schiena diritta e rifletté qualche istante prima di rispondere. Si era mai innamorata veramente di qualcuno? Beh quella con il ragazzo del college non era un innamoramento vero e proprio, era più una cotta, rifletté.
Prima di rispondere deglutì e poi aggiunse un flebile: << Sì. >> guardandolo diritto negli occhi. Trevor sorrise e così parlò: << Lo sapevo. Lo sapevo che sarei riuscita a farti parlare! >> canzonò lui incrociando le braccia al petto con un ghigno.
Laurel sbatté le palpebre non capendo. << No. Tu hai detto che saresti riuscito a farmi dire che ti amo! >> convenne Laurel puntandoli l’indice contro il petto.
Trevor la osservò con un sorriso e aggiunse: << Anch’io ti amo. >>
Gli occhi blu mare di Laurel erano sbarrati e osservavano quelli ghiaccio di Trevor. Stava per ritirare la mano ma Trevor su più veloce di lei e gliela bloccò proprio dov’era, sul suo petto. Ne accarezzò il dorso con il pollice e si avvicinò a lei con corpo. Tutta quella messa in scena per dirle che la amava? Avvertendo il suo corpo vicino a Laurel irrigidì la schiena.. ma solo per mostrarsi più alta e arrivare a osservare bene il volto del ragazzo, da vicino.
Forse l’aveva fatto per far dichiarare prima a lei, non sapeva neanche il perché di tutta quella messa in scena, nulla toglieva però che anche lei era innamorata di Trevor e quando il ragazzo le chiese se si era mai innamorata, il suo pensiero sviò proprio su di lui.
Era da tanto tempo che non si trovavano così vicini, a quasi un palmo di distanza senza che Laurel s’irrigidisse tanto da tremare quasi. Trevor sentiva una gioia immensa nel poterla ritrovare vicino e anche un’eccitazione che lo spinse ad avvicinarsi al corpo della ragazza per sentirla su di esso, ma voleva essere sicuro, voleva essere sicuro di poterla baciare e toccare senza vederla tremare come una foglia, soprattutto ora che sapeva.
Laurel non si allontanò quando sentì il corpo di Trevor appiccicato al suo mentre con la mano libera percorreva tutta la schiena in una carezza.
<< Mi hai ingannato. >>
<< Dimmi di chi sei innamorata. >> Non poteva passarci sopra e sbattersela contro un muro così senza chiederle se era innamorata di lui. Con lei non poteva.
<< Di te, Trevor. >>
Il volto di Laurel si avvicinò a quello del ragazzo e sfiorò le sue labbra per poi allontanarsi di un po’ per osservare gli occhi ghiaccio di Trevor, che, invece di parlare provò ad agire con prudenza. Le mise una mano dietro la nuca e riportò le sue labbra su quelle della ragazza sfiorandole prima, ma quando quelle labbra carnose si schiusero dando libero accesso a Trevor non riuscì a essere più così prudente. Introdusse la lingua nella sua bocca iniziando una danza di passione. Avevano aspettato troppo tempo che adesso i soli baci erano insaziabili. Laurel emise un gemito che Trevor catturò con la sua bocca e quello non poté che eccitarlo ancora di più.
Afferrò Laurel dalle natiche con rudezza ma senza farle male. La fece sdraiare sul letto e prima che Trevor si sdraiasse sopra di lei, Laurel si sfilò la maglia lasciandola cadere  a terra, rimanendo quindi solo con la mutandina. Trevor non poté che accogliere quel suo invito a spingersi più affondo e le baciò un seno mentre stuzzicava l’altro.
Proseguì con la mano verso il basso, lasciandole una carezza lungo la pancia, il ventre per poi infilarsi nelle mutandine e stuzzicarla proprio lì.
Laurel s’inarcò sotto di lui e gemette.
<< Dio Laurel quanto sei bella! >> sussurrò Trevor con voce roca baciandole le labbra per poi lasciargli un morso sul seno.
La lasciò con il fiato sospeso e la osservò diritto negli occhi. Si capirono con un semplice sguardo.
<< Devo saperlo. Devi dirmi quello che vuoi. >> parlò Trevor accarezzandole la guancia.
<< Ti voglio Trevor. Ti prego, non ti fermare. >> fremette Laurel osservando i suoi occhi e non appena ebbe finito di pronunciare la frase, s’inarcò verso Trevor. Il ragazzo ghignò e premette le sue labbra su quelle di Laurel per poi trascinarla nel più erotico degli amplessi.
 

NOTE FINALI
Buon pomeriggio ragazze :D
E con quest’ultimo capitolo si conclude qui anche la mini storia tra Trevor e Laurel *sospira* :)
Vorrei ringraziare le ragazze che mi hanno sempre sostenuto, sempre, dal primo istante e a loro vorrei mandare un grosso bacio! Grazie a chi mi ha dato fiducia, a chi ha seguito questa mini storia dal primo capitolo, portandola con sé :3 e grazie anche a chi ha recensito, mi ha reso davvero felice sapere che la storia sia piaciuta!
Infine, vorrei mandare un grosso bacio alla mia migliore amica cui ho dedicato questa mini storia ^-^ spero che ti sia piaciuta cocca! :*
Per chi vorrà lasciare un’ultima recensione, io come sempre sarò qui a leggerla :D
Vi mando un grosso bacio!
Vostra Betta <3

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