Una canzone per te

di giuggi_89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** If happy ever after did exist... ***
Capitolo 3: *** I'm holding on by a thin threat ... ***
Capitolo 4: *** If it’s only a fantasy, then why is it killing me? ***
Capitolo 5: *** I really want to love somebody ***
Capitolo 6: *** When the daylight comes ***
Capitolo 7: *** Goodnight, goodnight. ***
Capitolo 8: *** Ci siamo solo noi... (parte 1) ***
Capitolo 9: *** Ci siamo solo noi... (parte 2) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


"Peter su fai il bravo!"
Peter continua a piangere, non vuole calmarsi e lo capisco.
Con il rumore che c'è non riesco nemmeno io a stare tranquillo, povero il mio piccino.
Lo avvicino al petto e riparandolo nel mio abbraccio lo cullo e cerco di tranquillizzarlo, maledetta Alice e le sue feste.
Doveva proprio organizzarsi una festa di compleanno così sfarzosa e rumorosa? Cazzo ha 25 anni non 5. E doveva costringermi a venire e a portare Peter con me, certe volte non la capisco e lei non capisce me.
Sposto la mia attenzione a mio figlio ,lo osservo e non piange più, il mio calore, il mio abbraccio lo ha tranquillizzato. Bravo piccolino. Avvicino il viso al suo e lo bacio sul nasino, lui sorride e cerca di dirmi qualcosa nel suo modo.
Il mio piccolo. La gioia della mia vita.
Alice si avvicina e ci stringe in un abbraccio caloroso come sa fare lei, mi chiede di abbassarmi al suo livello e mi ringrazia per essere venuto, che è importante per lei e poi in un secondo il mio cuore smette di battere.
Quella sensazione, due volte l'ho già provata. Quel brivido nella schiena che arriva al cuore e mi lascia senza fiato.
Questa volta è ancora più forte.
Due occhi nocciola entrano nei miei e non riesco più a vedere niente altro che un viso a cuore, con le guance arrossate che si avvicina ad Alice e mi sorride, sorride a mia sorella e al mio bambino.
E' bellissima. Piega la testa e mi chiede come si chiama e se può accarezzare mio figlio, annuisco incapace di parlare e Alice mi aiuta spiegando a questa stupenda donna che è il suo nipotino e si chiama Peter. La ragazza allunga un dito verso mio figlio che lo stringe tra la sua piccola manina e sorride.
E il mio cuore si ferma nuovamente. Sono immobile, bloccato e spaventato. Chi è questa donna, che nome hanno questi occhi che hanno stregato me e mio figlio? Tante domande, forse troppe e la paura di soffrire ancora prende il sopravvento.
Stringo a me Peter in modo che molli la presa della sconosciuta e scappo, scappo via da quegli occhi.
Non posso, non voglio più stare male, non ci riuscirei.
Sento Alice alle mie spalle chiamarmi, ma non mi volto, mi rifugio in garage e mi chiudo la porta alle spalle come ha fatto la madre di mio figlio,chiudo la porta e vi lascio dietro le mie paure.
Lego Peter nel suo seggiolino e salgo al volante.
"Piccolino andiamo a casa, io e te da soli, noi non abbiamo bisogno di nessuno, noi non dobbiamo più soffrire".
Una lacrima scorre sulle mie guance mentre metto in moto e mi allontano da lei, chiunque sia, mentre il mio bambino si addormenta cullato dalla mia voce che canta la sua canzone.



Buonasera.
Non dico niente che è meglio.
Questa storia è nella mia testa da troppissimo tempo.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Bacione
Giu

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Capitolo 2
*** If happy ever after did exist... ***


1.If happy ever after did exist...

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Guardo la sveglia e un’imprecazione nasce nella mia gola, è presto, troppo presto, Peter, cazzo, sono le 3 di notte, torna a dormire bimbo mio. Le parole non escono e si nascondono nella mia bocca serrata dal sonno, stendo le braccia nel letto, per poi potarmele sul volto e cercare di stropicciarmi gli occhi ancora troppo chiusi, e la sinfonia nella sua cameretta non cessa. Dovrei prendere appunti, sarebbe decisamente un successo nelle hit parade di tutto il mondo:il canto del bambino alle 3 di notte. Il peggior incubo di ogni genitore, il peggior incubo di ogni genitore single. Come ogni notte prima di andare dal piccolo mi avvicino allo stereo e accendo l’Ipod collegato, la sua canzone preferita delle mie, quella in grado di calmarlo si disperde per la casa. La nostra casa, ormai sono mia e di Peter, sei chili scarsi di bimbetto vispo e attento, l’amore della mia vita, l’unica cosa bella insieme alla musica che mi è rimasta. La sua voce, di sicuro ne ha più di me, copre le casse e le mie distrutte membra si dirigono verso la sua stanza, inciampo in un orsetto, trattengo un’altra imprecazione e, con ancora gli occhi semi chiusi, raggiungo la culla e prendo il braccio il mio piccolo tesoro. I suoi occhietti al contrario dei miei sono spalancati e segnati dalle lacrime.

”Pete ma anche le lacrimucce? Ma no, fai un sorriso a papà!” .

Mi lancio su di lui e con il naso gli asciugo il visino dalle lacrime, lo cullo e appena passano i singhiozzi mi avvio in cucina alla ricerca del latte. Devo stare attento a dove cammino, peluche, giochini di ogni genere sono sparsi a terra, ieri sera, no, poche ore fa, sono tornato tardi dalle registrazioni del mio nuovo album e non ho avuto le forze per far tornare dignitoso il soggiorno del mio appartamento. In cucina apro il frigo e un sorriso segna il mio volto, un biberon carico di latte e un biglietto; prendo tutto e mi avvicino al bancone che divide la cucina dalla zona soggiorno, lo ha scelto lei, lei lo ha voluto così. Scaccio via i brutti pensieri e leggo il biglietto.

“Tesori della mamma e della nonna,

ho preparato il biberon, Edward mettilo in un pentola con dell’acqua calda, fallo scaldare e dallo al mio Peterino piccino della nonna.
Vi  voglio bene.

Esme”

Non riesco nemmeno a immaginare la mia vita senza di lei, senza mia madre. È lei che ha appoggiato la mia voglia di diventare padre contro tutti, anche contro la madre di Pete, è lei che ha rinunciato alla sua carriera per fare la nonna a tempo pieno, ed è a lei che non dirò mai grazie abbastanza.

Svolgo le azioni che mi ha suggerito mia madre sotto il controllo del piccolo che non perde nemmeno una mia mossa,ma come diavolo fa? È impossibile essere così piccini, ma così interessati e soprattutto così svegli, cazzo sono le 3 di notte, nemmeno quando avevo 20 anni ci riuscivo. Sorrido e nel baciarlo sulla fronte, lo sistemo sul suo seggiolino che dondola sopra il bancone, Peter accenna ad un lamento, ma il mio sorriso lo tranquillizza e si lascia cullare dalla sua seggiola, la seggiola che gli ha comprato sua madre prima di salutarci e partire per non so dove.

Lei mi aveva avvertito, l’ho costretta a farlo, ci ha provato, non ci è riuscita e se ne è andata. Facile, assurdo ma dannatamente facile, ma per Jessica tutto è sempre stato maledettamente facile: la sua carriera, il modo in cui mi sono innamorato di lei, come è rimasta incinta e il modo in cui se ne è andata.

Ci siamo conosciuti poco più di un anno fa, ad un mio concerto, quando l’ho vista il mio cuore si è fermato, non ho più capito niente, e addirittura mi sono fermato e Jacob il mio arrangiatore/salvatore ha fatto partire il cd per evitarmi la figura di merda. Lei era in prima fila che cantava e ballava, bionda, alta, bella e l’ho riconosciuta subito lei era la testimonial di quell’anno di Sport Illustrated, uno degli angeli di Victoria’s Secret, il mio angelo. I suoi occhi sono entrati dentro i miei ed io non ho più visto niente oltre che lei, ma evidentemente non era affatto reciproco. Lei mi amava ne sono sicuro, ma non nel modo in cui la amavo io.

Dopo il concerto  a Los Angeles l’ho fatta entrare nel camerino, abbiamo parlato e non ho ascoltato una parola di quello che avesse da dirmi, lo so, non è stato da gentiluomo, ma ero annebbiato , incredibile quanto mi avesse stregato. Prima di uscire dal teatro l’ho invitata a rivederci, lei ha accettato e abbiamo iniziato a frequentarci dapprima in incognito per evitare paparazzi e fotografi e poi quando le cose hanno cominciato a farsi serie alla luce del sole. Facilissimo no?Io dormivo da lei, lei da me, facevamo l’amore, ho scritto diverse canzoni per lei, ero felice, ma dopo 3 mesi d’amore tutto si è incrinato. Una sera dopo un live, una sfilata a New York , lei sfilava e io cantavo, come da rito, ormai eravamo il cantante e la modella, gli organizzatori ci portarono in un locale per l’after party e tutto accadde in pochissimo tempo.
Io avevo bevuto, lei non si era tirata indietro a qualche Martini e, tornando in camera ubriachi, a tutto stavamo pensando tranne che alle precauzioni, abbiamo fatto l’amore e dopo alcuni giorni la notizia.
Jessica era incinta, incinta di mio figlio. Lo shock iniziale per me divenne subito gioia, un motivo in più su cui scrivere canzoni ma lei non era della stessa idea. La sua vita, secondo lei, era rovinata, la sua carriera, persa tutto per colpa mia. E la felicità a mano a mano diventava paura, paura di perdere qualcosa che ancora non avevo ma che sentivo già importantissimo nella mia vita, mio figlio. Cercai di convincerla a tenerlo, le dissi che con la pancia sarebbe stata ancora più bella e avrebbe ottenuto altre copertine, e che di sicuro appena nato il bimbo l’avrebbe smaltita in poco tempo ma niente, la sua idea era l’aborto e sembrava non ci fosse via di scampo fino a quando una sera Jasper il fotografo/schiavo/fidanzato di mia sorella Alice, le disse che c’èra in zona il “famoso” Mike Newton che a quanto scoprii era solito fotografare donne incinte. Gli occhi di Jessica si animarono e, contattando subito il fotografo, annunciò di aver deciso di tenere il bambino, tutti felici e contenti, ma io sapevo che non sarebbe stato per sempre, anzi.
La gravidanza di Jessica fu un tormento, sempre a lamentarsi e io cercavo con regali, canzoni e complimenti di renderle il tutto più facile, ma in cambio avevo urla e continue imprecazioni per averla messa in questo stato. L’unico stimolo che avevo era vedere quel pancione che mese dopo mese cresceva, andare da mio padre all’ospedale e sentire il suo cuoricino crescere e battere, vedere per la prima volta il suo nasino, emozioni che mai dimenticherò ma che purtroppo non erano condivise con la madre di mio figlio. E 4 mesi fa il parto, Jessica non mi ha voluto in sala parto, ero in uno stato terribile, agitato come non mai , con mia sorella Alice e mia madre a farmi compagnia ed a evitare di consumare il pavimento della sala parto e poi dopo  8 ore di travaglio un rumore, un vagito, il pianto di un bambino, del mio bambino. Non avevamo voluto sapere il sesso, beh non ho voluto, a Jessica non interessava ed ora curiosità mi stava torturando. Ed in pochi secondi tutto, Carlisle, mio padre, esce con un sorriso, mi abbraccia e mi sussurra che è un maschietto, mi fa entrare ed ecco i suoi occhi grigi, piccoli ma già attenti dentro i miei, ed è una gioia immensa, una lacrima scorre sul mio volto, e la stretta di mano di Alice mi fa tornare sulla terra, con timore mi  avvicino alla culla dove il bimbo è adagiato e lo sfioro con un dito, è così morbido, così piccolo, così mio. Mia sorella urla per la saletta esprimendo la sua felicità nell’essere diventata zia e io mi volto verso Jessica, osservo il suo viso ed è tutto tranne che felice, mi avvicino per accarezzarle il volto, ma si scansa prima di farsi toccare, e senza dire una parola si volta dall’altra parte. I tre giorni d’ospedale successivi sono stati un via vai di gente e in tutto ciò nemmeno una parola di Jessica, non allattava Peter, ho deciso da solo il nome, e non lo voleva nemmeno in braccio. Siamo tornati a casa, nella casa che durante la gravidanza ho comprato e le ho fatto arredare a suo gusto e ancora mutismo, avanti così per quasi un mese intero fino a quando una sera Jessica si avvicina e da la lieta notizia. Se ne va. Parte. Va via con il fotografo delle donne incinte Mike e non sa quando torna, anzi non ha intenzione di tornare né di rivedere Peter, che mi ha amato, ma non è nulla di quello che sognava per la sua vita, ha 26 anni e non è quello che vuole per la sua età. Io ne ho 28 e non sono d’accordo. Provo a dirle di non farlo, piango, la imploro quasi ma Peter comincia a piangere e lei raccoglie la sua valigia e si chiude la porta dietro insieme a me e alle urla di suo figlio.

Sono passati quasi 3 mesi e ora sto meglio,o almeno ho assunto una maschera per i miei familiari, non voglio rendere le cose ancora più difficili di quanto già siano; la vita da genitore single non è facile, tanto meno quella di un cantante che deve fare le tournée, ma è quello che ho scelto e non tornerei indietro, tanto meno in momenti come questi , con il mio piccolo che finisce di bere il suo latte e con il pancino pieno mi sorride e si lascia coccolare per digerire. Ho scelto questa vita e non ho alcun dubbio anche se sono le 3 di notte, sto camminando per casa con il bimbo che ride e non ha la minima intenzione di dormire, come ogni sera da quattro mesi a questa parte.  Dopo vari tentativi metto a dormire Peter e mi siedo sulla poltrona nella sua stanza, non ho voglia di andare nel mio letto, lo osservo portare le manine in alto sulla testa e i miei occhi sempre più pesanti si chiudono insieme a quelli di mio figlio.

No, ancora no! Mi alzo di scatto dalla poltrona  mentre Peter ricomincia la sua lamentela notturna, mi sento ancora più esausto e indolenzito, non è stato geniale dormire su questa seduta scomoda, mi avvicino alla culla e prendo in braccio mio figlio. Carlisle mi avrà detto mille volte di lasciarlo piangere, che gli fa bene, tutto ciò è molto interessante ma sinceramente io temprerei così il carattere di un altro bambino, mio figlio non riesco a farlo piangere anche al costo di restare sveglio tutta la notte.

“Piccolo mio stanotte proprio non vuoi far dormire il tuo papino!”gli dico alzandolo dalla sua culla.

In risposta ho una risatina e un sorriso capace di farmi scivolare addosso tutta la stanchezza.
Come posso non amarlo.

“Eh tu sai come prendermi piccolo criminale!”  gli solletico il pancino e Peter continua a sorridere, lo divorerei di baci ma cerco di farlo riaddormentare ancora un'oretta. Mi sposto in camera mia e ci corichiamo entrambi sul lettone, ma di dormire non se ne parla proprio. Peter mi osserva ed è ancora più sveglio di prima alle 3, controllo l’orologio, sono le 6, la giornata è decisamente iniziata.

“Dovresti riposarti un po’ di più sai” provo con la tattica del dormi tu così dormo anche io, ma niente da fare, un’altra risatina come risposta. Ma può essere tanto intelligente così piccino? Mi appoggio su un lato sorreggendomi la testa con il braccio e a vederlo scalciare nel letto, nel letto di mamma e papà, una lacrima vorrebbe segnare il mio volto e questa volta la fermo. Ho già pianto abbastanza, non roviniamo anche questa giornata.

“ Sai, la tua mamma se ti vedesse così bello e tranquillo, se ci vedesse così non se ne andrebbe, non ci lascerebbe più” Peter mi risponde qualcosa di incomprensibile, chiudo gli occhi, respiro profondamente, li riapro e lei non è più nei miei pensieri.

“Dai piccolo campione iniziamo la giornata!”

Come da copione mattiniero svolgo le operazioni con velocità e tranquillità.
Tolgo il pannolino, lavo il sederino, rimetto il pannolino, cerco un vestitino tra i mille che gli ha comprato Alice e lo vesto per bene, bavaglino e lo siedo sul suo dondolino, mentre preparo il biberon con il latte in polvere. Scaldo il tutto e provo sulla mano mi ustiono quasi, apro il rubinetto dell’acqua fredda e cerco di raffreddare il contenuto della bottiglietta di vetro faccio altre prove ed eccolo pronto, prendo Peter in braccio e gli tengo il biberon, il mio campione che ha voglia di crescere, come ogni mattina, finisce il suo latte in pochi minuti e, dopo aver fatto il ruttino e il vomitino sulla mia T-shirt,  si lascia sedere tranquillo mentre mi preparo per andare in casa discografica. Per fortuna sto incidendo il mio nuovo album e quindi, da Malibù, devo solo arrivare a Los Angeles. I miei live, per ora, sono tutti in zona, ci penserò quando dovrò promuovere il nuovo disco. Cerco nell’armadio i vestiti adatti per una giornata di registrazione e li porto in soggiorno per non perdere di vista il piccolo che fa le bolle con la saliva e si guarda in giro.

Sorrido e sfilo il pigiama per indossare un paio di jeans scuri e una camicia, prendo il mio cappello, e la sciarpa per la gola, non ho voglia di preparami il cafe, lo prenderò a Los Angeles. Pochi minuti per sistemare pannolino sporco e cucina e alle 8, puntuale come un orologio svizzero, ecco  nonna Esme, la mia tata. Sono un uomo davvero fortunato. Prendo in braccio Peter e canticchiando ci avviamo alla porta ed vedo mia madre che ci osserva sorridente come sempre.

“Buongiorno miei adorati!” abbraccia entrambi e schiocca un sonoro bacio sulla manina di Peter “Edward, tesoro, che viso stanco, non hai dormito?” annuisco e le sorrido. Mi accarezza un braccio e sorride anche lei.

“Sei un padre speciale, ricordatelo! Forza piccolo andiamo a divertirci”. Mi sfila tra le braccia Peter e si dirige in soggiorno, lo sistema sul suo piccolo trono e inizia a riporre in ordine tutti i giochi sparsi per terra.

Quando Jessica non voleva tenere il bambino mia madre è stata la prima persona a cui mi sono rivolto, l’unica che potesse capire i miei sentimenti, prima di riuscire ad avere Emmett, mio fratello più grande, ha provato per alcuni anni a restare incinta senza riuscirci, poi è arrivato il primo, poco dopo io e inaspettatamente Alice. Da non riuscire ad avere figli ad averne addirittura tre: gli scherzi della vita.
Esme, ha ascoltato i miei dubbi e le mie intenzioni di voler portare avanti la gravidanza, ha parlato con me, con Jessica e si è offerta volontaria di abbandonare il suo incarico, è la dirigente dell’impresa più famosa della west coast di fiori e alberi da frutto, e aiutarci con il bambino. Jessica in un primo momento sembrava infastidita, come per ogni cosa riguardasse il bambino che aveva in grembo, ma con il tempo, accettando la gravidanza, ha accettato anche l’aiuto di mia madre. Ed ora è qui, in casa mia, che gioca con mio figlio, vestita di tutto punto come nel suo stile, ma pronta a sporcarsi come una vera nonna, e non posso che adorarla ancora di più.

“Mamma, io vado. Torno per pranzo” mi avvicino a salutarla.

“Edward, non preoccuparti, se devi lavorare stai tranquillo!” mi sorride.

“No, mamma, voglio tornare a casa. Mi fa piacere mangiare con voi” do un bacio ad entrambi , saluto il mio campioncino e mi avvio verso il portone

“Edward …” mi volto e mia madre si sta avvicinando, ha lasciato Peter seduto e si muove nella mia direzione. Mi raggiunge e mi abbraccia forte. Oh, mamma.

“Ti voglio bene. Passerà, ricomincerà la tua vita e sarà ancora meglio di prima” ricambio l’abbraccio e le accarezzo la schiena.

“Lo so mamma, ma per me così è perfetto, ho il tuo aiuto che è speciale e ho la mia piccola sveglia umana che… ti sta chiamando” Peter lancia degli urletti, lo so, sta per iniziare a piangere, devo uscire se no non ne sarò più in grado.

“Ciao mamma, a dopo” esco e salgo in macchina in direzione Los Angeles.

 ******

“Edward tutto bene? Aspetta, come è che lo chiama Emmett? Vitellino?Maialino?” Jacob per piacere.

“Peter, si chiama Peter” dico entrando in sala di registrazioni seguito dal mio arrangiatore che ha intenzione di farmi innervosire ancora un po’ questa mattina.

“Ma va? Dai! Tuo fratello gli ha dato quel nomignolo tropo simpatico! Aiutami no!” . Odio Jake, odio mio fratello e odio quello stupido nome, ma se non lo dico la giornata non inizia.

 “Jake, Paperotto, mio fratello lo chiama così ma sai che lo odio.”

Quando è nato Peter Emmett non era a Los Angeles era in missione per la mamma in Italia penso, lui è l’amministratore delegato dell’impresa di mia madre, e quando Alice lo ha chiamato che era nato il suo nipotino, non mi ha più parlato per due settimane: era offeso perché non lo avessimo aspettato, come se si potesse aspettare. Non parlava a me, ma veniva ogni giorno a trovare il suo nipotino e ogni volta che si lanciava sul mio povero piccolo, Peter cominciava a arricciare le labbrine e Emmett ha iniziato a chiamarlo Paperotto perché diceva che le labbra arricciate assomigliavano al becco di un papero. Mio fratello è strano, l’ho sempre pensato. E da quel momento tutti, non in mia presenza, lo chiamano così. Quante volte sento dire ‘Pap … Peter’ Emmett e i suoi nomignoli per tutti. Alice , per la sua piccola fisicità ma il suo carattere esuberante, è soprannominata Zanzarina, si noiosa come una zanzara, mentre io beh con me non è stato tanto fantasioso, i miei capelli ramati evidentemente non gli hanno dato altra scelta, da quando avevo pochi anni di chiamarmi Carotino e continua a farlo anche a 28 anni. Ma nonostante sia fastidioso è prezioso così come è, mi ha aiutato in questi mesi, come tutta la mia famiglia del resto.

“Quindi, Pap … ops … Peter ha cantato anche stanotte?”

Come non detto. Jacob, la persona più eccentrica che conosca, un ragazzone alto, scuro, bello ma talmente infantile da far invidia a mio fratello. Ottimo arrangiatore e musicista e grande amico, ma con zero voglia di crescere. Ha 25 anni, era un compagno di scuola di Alice, suonava in una band e ho sentito subito il suo talento; non appena si è diplomato lo ho arruolato nella mia equipe ed è stato un gran colpo. Mi ha aiutato nell’ultimo album, e in quello che sto registrando ora, a scrivere i pezzi arrangiandoli con grande stile. È merito anche suo, se ho fatto tutto questo successo. E anche merito suo se non ho lasciato tutto, è stato lui a convincermi a continuare il mio lavoro,devo tanto anche a lui. Devo qualcosa a tutti, non è una situazione facile, so che nessuno mi chiede nulla in cambio, ma per una persona orgogliosa come me, dipendere dagli altri non è facile, tanto meno accettare aiuti di qualsiasi genere, ma o decidevo di sprofondare nell’abisso da solo o accettavo gli aiuti delle persone a me care e risalivo in superficie per mio figlio e così ho fatto.

“ Domani lo porto con me e registriamo lui, ha una voce grandiosa” sorrido, Jake mi da un pacca sulla spalla e si sposta nella sala ‘comandi’ dove è già pronto a registrarmi.

Si siede e mi parla dalle casse.

“Ed, oggi proviamo ancora Payphone, quella di ieri era grandiosa, ma ho in mente una cosina diversa”

Annuisco, saluto i ragazzi che mi accompagnano, indosso le cuffie e iniziamo a lavorare.

 ******

“Ed, perfetta, direi che il primo singolo è andato! Complimenti amico!”

Seduti in sala ad ascoltare il lavoro di questa mattina Jacob mi stringe calorosamente la mano, il primo singolo è finito, pronto per essere consegnato alla casa discografica ed essere lanciato sul mercato. C’è così tanto di me in questa canzone che quasi mi viene da storcere il naso a condividerlo con tutti i miei fan, ma è il mio lavoro e non c’è niente di meglio di scrivere canzoni con il cuore.
Jacob fa ripartire ancora una volta la canzone e canticchiandola sorrido. Sarà un successo, se sono sicuro!
Ne faccio una copia, estraggo il cd e lo metto in tasca, devo farlo ascoltare a Peter, sarà fiero del suo papà.
Saluto tutti, esco e torno a casa, torno dal mio piccolo.

Il traffico a quest’ora per uscire da LA è devastante, forse mia madre aveva ragione, ma non ho voglia di vedere nessuno, la mia tranquillità è a casa, infilo nel lettore il cd con la mia nuova canzone e la faccio partire, si mi convince. L’ho scritta pochi mesi fa, pochi giorni  dopo che Jessica se ne è andata, è un lamento, ma in chiave pop, niente nenia, solo tristezza velata e tanta rabbia. Stringo il volante, ingrano la marcia e raggiungo l’autostrada per Malibù, non voglio pensarci, non voglio soffrire, voglio tornare nella mia isola, la mia isola felice con Peter.

La mia voce viaggia nell’abitacolo e in mezz'ora sono a casa, ma non posso parcheggiare nel mio garage, una 500 rosa, fatta arrivare direttamente dall’Italia è qui. Viziata che non è altra, doveva volere proprio una macchina dall’altra parte del mondo? Un ridicolo scatolino rosa per di più. Rabbrividisco, lascio la mia macchina sul ciglio della strada e mi dirigo verso la porta, sento una grande confusione e mi viene voglia di tornare dove ero. Alice cosa diavolo sta facendo li dentro? Cerco le chiavi e prontamente non le ho in tasca, meraviglioso, stamattina le ho lasciate in casa. Suono il campanello e nessuno si degna di venirmi ad aprire. Suono ancora, busso ma in tutta risposta, qualcuno, può essere solo lei, alza la musica a tutto volume, ma in tutto ciò non sento lamentele, Peter non sta piangendo. Sorrido e scendo dalla scaletta in spiaggia, la mia casa, la solita casa a schiera di Malibù sulla spiaggia. Mi levo le scarpe, il cappello e mi lascio accarezzare i capelli dal vento di mare, che meraviglia, il sole di Marzo mi scalda il cuore.

“Bellissimo, stai immobile” chiudo e gli occhi e faccio come mi ha detto quella Zanzarina maledetta.

La sento correre e tornare verso di me, poi il click della sua macchina fotografica.

“Ali, quella non andrà sul tuo blog, chiaro?” lei e la sua mania dello shopping convogliata nel suo blog, va di moda tra le ragazze, ma Alice, che ha sempre tutto quello che vuole, è riuscita a farlo diventare il suo lavoro. È invitata alle sfilate, le case di moda richiedono i suoi pareri, e sta pensando di disegnare i suoi modelli, un vulcano.

“Fratellone, come sei. Con il tuo nuovo album e le mie foto, sai che successo?” ride.

“Correrò il rischio di fare successo solo con la mia musica, comunque grazie. Posso sapere cosa era quel casino? Peter?” chiedo con preoccupazione.

“Che noioso, era la tua musica, stavo ballando con il mio pap… nipotino” le lancio un’occhiata e sorridendo continua “ noioso, è in casa con la mamma, sta mangiando, tu hai mangiato?” mi chiede prendendomi sotto braccio.

“No, andiamo Zanz…Alice”mi pizzica il braccio e entriamo in casa.

“Tesoro,perché passi dalla spiaggia? Potevi bussare no?” mia madre mi guarda come se fossi un alieno, Alice ride e alzo le braccia al cielo in segno di resa.

“Dove è il mio piccolo? C’è papà Pete”

Ed eccolo bello come sempre, deve appena finito di mangiare ed è sul suo dondolino che si riposa, dura la vita per lui.

Lo prendo in braccio e lo coccolo, baci e carezze e lui sorride.

“Come è fortunato questo bimbo, a me coccole non me ne da nessuno” Alice si intromette e si lamenta.

“Povero Jasper” mia madre parla per entrambi, fingo un inchino e ci avviciniamo al tavolo con il mio bimbo in braccio per il pranzo.

Racconto di aver finito la canzone oggi, insieme al mio agente Alec, porterò il singolo al mio produttore Aro per iniziare la distribuzione. La copertina del cd è già pronta, anche quella per il singolo, ho scelto un disegno, un disegno di un bambino di schiena con un pupazzo di paperino in mano. Ok, forse piace anche a me quel soprannome. Finito il pranzo, aiuto mia madre a sparecchiare, carico la lavastoviglie, gioco con il mio piccolo mentre ascoltiamo la canzone. Peter ascolta in silenzio, gli piace. Piace anche alle mie due donne, mi abbracciano e sono contente, sono contente sia di nuovo a lavoro, che la mia vita abbia ripreso il solito ritmo, ma non sanno che non è così, non sanno che ogni tanto, almeno una volta alla settimana, torno in automobile davanti al teatro dove ho conosciuto Jessica. Parcheggio la macchina, inserisco la canzone che stavo contando quando l’ho vista, appoggio la testa sul volante e piango. Loro non sanno che il mio cuore è ancora distrutto, che non ho più intenzione di riaprirlo con nessuno escluso il mio bambino. Ed è giusto che non lo sappiano, è giusto che almeno la loro vita continui nei migliori dei modi, sono io quello che deve soffrire, sono io quello che è stato accusato di aver rovinato la vita alla donna che amava, sono io quello che è stato abbandonato, non loro.

“Tutto bene Ed?” Alice mi osserva e mi stringe la mano.

“Si, ero solo sovra pensiero” mi stringe ancora e mi sorride.

“Quella canzone è stupenda, e tu sei il miglior fratello che potessi avere,ah e la tua foto online ha già avuto centomila visite e non ti dico i commenti alcuni da censura, sai che alcune fans venerano i tuoi piedi? Cosa ci sarà di interessante di un paio di piedi di un cantante, ora vado a scrivere che quando eri piccolo avevi avuto un unghia incarnita, vediamo se venerano anche l’unghia incarnita del fighissimo-Edward-fai-sesso-con-me-Cullen” la lascio finire la sua storiella e non riesco a non ridere.

“Come ogni volta, fai sempre quello che vuoi è Ali? Fiato sprecato con te, mi associo alla mamma, povero Jasper” le bacio la testa e cedo mio figlio a mia madre e saluto prima di uscire.

“Ah, sorellina, la prossima volta che parcheggi quella scatola al mio posto, sappi che non avrò pietà e la schiaccerò con la mia Volvo, che auto di merda Ali” la prendo in giro, so quanto ci tenga alla sua 500.

“Prova a toccarla e pubblico le tue foto nudo che ho nel mio archivio” sgrano gli occhi nella sua direzione.

“Scusa? Hai delle mie foto nudo? E per quale diavolo di motivo? No, non voglio saperlo, mi hai sconvolto, parcheggia dove vuoi , ora devo scappare a vomitare. Ciao famiglia.” ed esco.

Dovrò trovare quelle foto, non posso fidarmi di lei, salgo in macchina e parto ancora shockato verso Los Angeles, quando il mio cellulare squilla, è un sms.

 

Sei proprio un credulone , le uniche foto di un uomo nudo che posseggo sono quelle del mio nipotino, ma sono mie private. Potrei farle a Jasper però, grazie dell’idea! Ti voglio bene. Ali

 

Oddio, sempre peggio.

 

Povero Jaz (siamo a tre). Ti voglio bene anche io.

 

Il pomeriggio procede nel migliore dei modi, l’incontro con Aro è stato perfetto. Ha ascoltato il brano, mi ha fatto i complimenti e ha programmato per la prossima settimana il lancio e le interviste di rito.
La mia vita va avanti ma tu non ci sei. Nessuna chiamata, nessun messaggio, nemmeno una mail.
Ma come cazzo si può lasciare una vita così? Un ragazzo innamorato, un bambino.
Pensavo di aver trovato l’amore ma evidentemente mi sbagliavo, mi sbagliavo eccome.
Torno in sala di registrazione e con Alec e Jacob mettiamo in scaletta gli altri brani, alcuni sono solo da ultimare, alcuni da registrare da zero. Tanto lavoro per me, tanto lavoro per non farmi pensare. No, non è vero, le canzoni sono tutte per lei e per Peter, non riuscirò mai più a scrivere una canzone per qualcun'altra. Non riuscirò mai più a innamorarmi di qualcun'altra.
Il mio telefono squilla e attira la mia attenzione, portandomi a galla dall’abisso dei miei pensieri.
Un sms.
 

Stasera cenetta intima io e te e Peter, non dirmi di no. Sono già da te. XX Emmett
 

Addirittura due baci? Mio fratello è da ricovero ma io sono peggio di lui.
 

Non vedo l’ora di mettere a letto Peter. XXXXXXXXXXX Ed
 

La sua risposta è immediata, lo sapevo.
 

Fratellino. Non spaventarmi. Sai cosa ho in mente io.

Pizza, birra e Xbox?

Complimenti, tu si che mi conosci! E ho in mente Rosalie, Alice non vuole aiutarmi, devi fare qualcosa ti prego!

Ancora Emmett? Alice ha ragione. B.A.S.T.A!
 

Rosalie, la sorella di Jasper, l’incubo di mio fratello. Ne è innamorato da quando Jaz ce l’ha presentata una sera. Anche Jessica la conosceva, sono colleghe, Rosalie è una delle modelle più in voga del momento e beh diciamo che non ha intenzione di crearsi una storia seria. Ha 24 anni, e vuole vivere la sua vita in giro per il mondo. Con Emmett sono usciti insieme, penso siano anche andati a letto insieme, ma per lei è finita li. È partita per le settimane della moda in Europa e Emmett voleva partire a rincorrerla per il mondo.
Con calma io e Alice lo abbiamo convinto a dimenticarla, ma niente da fare.  Le manda fiori, regali, penso che la denuncia di stalking sia già partita. È innamorato, non c’è niente da fare, e io lo capisco.

 
Siete due infami. A dopo tesorino XX

Basta con questi baci.(XXXX)

 

Sorrido e con la mente più libera grazie agli sms di Emmett torno a casa, dal mio bambino e pronto per la serata con mio fratello. Pronto per non pensare a niente. Se solo fosse possibile.

 

 

 

Buon giorno!
Grazie a chi è passato, chi ha messo la storia tra le liste e chi ha recensito.
Conosciamo un po' meglio la storia del nostro cantante papà.
L'album a cui faccio riferimento è l'ultimo dei Maroon 5 la mia droga e Payphone è il loro primo singolo.
La copertina invece me la sono inventata:)
La casa a Malibù ora cerco nelle rivesti di archiettura la mia idea poi vi faccio vedere:)
Per quanto riguarda il cantante beh lo immagino come la via di mezzo tra i miei amori: Robertino e Adamo( il cantante dei Maroon5) vi lascio due foto che mi hanno ispirata! (Foto1 - Foto2)
Bon , ah! Se qualcuna di voi ha una 500 rosa non prendetela, io la adoro, ma Edoardo no!XD
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Bacione
Giu

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Capitolo 3
*** I'm holding on by a thin threat ... ***



2.I'm holding on by a thin threat ...

Sad_Maroon 5_ link

“Puoi fare piano per piacere” Emmett sul mio divano urla come un matto, sta perdendo al videogioco ovviamente,“se lo svegli poi stai tu qui stanotte e io vado a casa tua, ti avverto” cerco di minacciarlo.
Si porta l’indice alle labbra e continua la sua rappresaglia contro il videogame in silenzio. Ma è convinto che lo avrei mai fatto? Piccolo ragazzo ingenuo in una scatola di 100 kili.
“Vuoi un’altra birra?” chiedo e lui annuisce sempre in silenzio. Oddio ci ha creduto davvero.
Mi alzo e vado in cucina, apro il frigo e estraggo altre due birre. La serata è stata piacevole, come quelle che mi costringe a trascorre in sua compagnia. Almeno una volta a settimana me lo ritrovo in casa, con pizza al seguito, è il modo che ha per farmi sapere di starmi vicino e lo apprezzo.
Torno al divano con la birra, gliela porgo e mi rilasso guardandomi in giro.
La casa è ancora come la ha voluta lei, i suoi mobili, i suoi quadri e in camera mia ci sono ancora le sue foto.
Perché te ne sei andata Jessica …
“Em, pensavo che dovrei cambiare qualcosa in questa casa …” confesso a mio fratello.
“Va bene tutto, ma non questo divano, è così comodo, se lo cambi lo compro io” sempre il solito.
“No, divano escluso, davvero, vorrei riuscire a cambiare qualcosa di questa casa, mi segui?” non voglio dirgli di voler cancellare Jessica su, scimmione arrivaci da solo.
“Aspetta …” ecco, grazie signore, “nemmeno la tv, è l’ultima generazioni, non ne troveresti di meglio.” Ok. Non ha capito niente.
“Fa lo stesso, lasciamo stare” porto l’attenzione al gioco nello schermo.
“Ed, su, stavo scherzando, è un ottima idea, se vuoi domani ti chiamo la mia arredatrice” no, di nuovo lei no.
“Emmett ci hai già provato, non voglio Angela, me l’hai portata il mese scorso in casa, mi aveva chiesto di uscire e non l’ho più chiamata, direi che non è il caso.” Non cambia mai.
“Certo che sei difficile” Senti chi parla.
“Ti dico solo un nome: Rosalie” Ti sta bene.
“Lei è diverso”
Emmett abbandona il joystick sul divano e appoggia le braccia alle ginocchia e si tiene la testa tra le mani, sembra disperato e mi dispiace, ma proprio io devo sfotterlo?
“Em, ne vuoi parlare?” chiedo con tono sommesso.
“Ed, lei è perfetta, è l’unica che voglio, perché deve fare così la difficile, lo so che le piaccio, me lo ha detto” povero il mio fratellone.
“Ti ha anche detto che per ora non ha intenzione di impegnarsi, rispetta il suo volere Emmett, è meglio per entrambi, fidati” Dio che sfigati che siamo.
“Penso che dovremmo abbracciarci” mi dice ammiccando.
“Direi proprio di no, non ti offendere, ma con tutti i baci che mi hai mandato oggi, non me la sento di abbracciarti, senza rancore fratello” rispondo ammiccando.
Ma perché dobbiamo sempre fare i cretini a questo modo?
“Che fratello insensibile” e mi regala un pugno sulla spalla come faceva da ragazzino, cazzo che male!
“Il solito stronzo” e mi strofino la spalla con la mano per non sentire dolore.
“Carotino, scherzi a parte, è una grande idea quella di cambiare qualcosa in casa, io comincerei da camera tua, letto nuovo, figa nuova.” Oddio ma che animale è?
“Che eleganza Em. Comunque si, parto da camera mia, domani chiamo Alice e mi faccio accompagnare da lei.” È la soluzione migliore.
“Edward, ti ricordo che tra dieci giorni è il compleanno della Zanzara, hai qualche idea tu? Cazzo. Cosa regalare a chi ha già tutto? E a dire il vero non me lo ricordavo.
“No, non ne ho idea, anzi me ne sono dimenticato” confermo a mio fratello.
“Ovvio, sentivo da papà, che ha intenzione di fare una festa in grande per i suoi 25 anni, a casa loro, con festa prima nel pomeriggio e poi avanti tutta la notte; quella è pazza.” Non sono mai stato così d’accordo con mio fratello.
“é consapevole che io ho un figlio vero?” mi trovo a dire.
“Da come ho capito io, e ti dico tutto, fa questo compleanno lunghissimo per avere di pomeriggio te e  Peter”vista così ha il suo senso.
“Beh dai ma allora è carina, comunque non penso di riuscire a venire, tra il lavoro e Peter non so se me la sento” provo a dire.
“Non avrai scampo bello.” Ha ragione.
“Potremmo comprarle qualcosa per quella scatola rosa!”Grande idea Edward!
“Io non ci penso nemmeno, odio quella cosa rosa, occupatene te!” Grazie mille fratello.
“Ci penseremo.” Affermo mentre Emmett riprende in mano il joystick e lo seguo riprendendo la birra e facendo continuare la serata tra urla sommesse e calci per intimare mio fratello di non far rumore e svegliare Peter.

********* 

No, non anche stanotte. Ti prego Peter.
Solito copione. Solita storia: piange, mi alzo, coccole, musica, latte, coccole, letto. Così alle 2 e cosi alle 6. E si ricomincia la giornata, arriva mia madre, vado a lavorare, finisco un'altra canzone, fisso appuntamenti, torno a casa, latte, coccole, letto. La mia vita un elenco di azioni, intervallate solo dai sorrisi di mio figlio. Azioni una di seguito all’altra, mi trascino avanti. Ho cambiato la camera da letto, Alice mi ha aiutato ed è stato bello, come una liberazione, come se una parte di me si fosse svegliata.  Ho scelto nuovi mobili, un letto di legno bianco e un grande armadio anch’esso bianco, ho fatto installare le casse anche in camera, sono un musicista d’altronde. Ho avuto anche l’idea per il regalo di Alice, mi ha sempre detto di non fidarmi di lei e di non lasciarle mai Peter, bene, le ho comprato un seggiolino d’auto per la sua 500. L’ho comprato blu però, non potevo permettere che fosse rosa anche quello. All’altra parte del regalo ha detto che ci stava pensando Emmett e ho davvero paura. Non oso immaginare. Alice , super organizzata come sempre ha chiamato oggi per confermare la mia presenza e quella di Peter, sono stato duro le ho detto di no, ma che poteva passare prima a prendere il regalo, ma ha cominciato a lamentarsi ed è arrivata quasi al punto di pregarla per venire, la odio quando fa così ma non posso fare niente che assecondare ogni suo desiderio.
Oggi sono felice, c’è il lancio del mio nuovo singolo e con me a Los Angeles vengono anche Peter e mia madre, sono euforico, è la prima volta che esco in modo ufficiale con mio figlio, i paparazzi ci hanno già fotografato mille volte senza il mio consenso ma questa volta è diverso.
Sto guidando la mia macchina con i due passeggeri dietro che giocano e ridono, mia madre sembra più piccola di Peter, ci stiamo avvicinando all’ Apple Store di Beverly Hills ed è li che canterò il brano e mi fermerò per veloci interviste  e autografi con i fans. È da parecchio tempo che non  faccio un live e l’adrenalina si sta facendo sentire, non c’è nulla di meglio per un cantante che mettersi alla prova dal vivo, davanti ai propri sostenitori. Canticchio in auto per scaldarmi la voce quando la mano di mia madre raggiunge la mia spalle e la stringe per cercare di darmi anche la sua forza e canticchia la canzone con me.
“Ma allora ti piacciono davvero le mie canzoni”sorrido.
Quando le avevo detto, dopo essermi diplomato, di non aver intenzione di andare al college ma di voler provare la carriera del cantante, beh, non l’aveva presa molto bene. Mio padre, grande sostenitore dei sogni nei cassetti, non ha fatto una piega al contrario di mia madre; lei non mi ha mai detto di no, ma non è stata di certo la mia prima fan. Per quello c’è Alice.
“Mamma, sabato per la festa di Alice, quanto mi devo spaventare?” la osservo dallo specchietto retrovisore.
“Edward, caro, vorrei dirti di no, ma non posso. La conosci tua sorella.” Oh no.
Sbatto la testa sul volante, mia madre ride e in un secondo siamo arrivati, la aiuto a scendere e prendo in braccio il mio bambino e uno sciame di fotografi ci segue, questa volta non mi tiro indietro, nascondo il visino del mio bimbo per la sua sicurezza e lascio che scattino delle foto. Entriamo nel centro commerciale e tra le urla lascio mio figlio, stranamente tranquillo, in braccio a mia madre e mi dirigo verso Jacob e Alec.
Cambio la camicia, un parrucchiere cerca di calmare i miei indomabili capelli e sono pronto.
Dopo tutti i riti scaramantici, come volta che canto live, due guardie mi scortano tra le persone presenti e mi accompagnano su un palco. Saluto i presenti e inizio a cantare; con piacere scopro che i miei fan conoscono già la canzone che passa nelle radio da due giorni. Chiedono altre canzoni e decidiamo con Jacob di cantare due dei miei successi e mi sento vivo come non mai. Che sia la musica la mia droga, che sia lei in grado di tirarmi fuori da tutto questo casino che è la mia vita. Canto e guardo la gente che balla e canta con me, guardo mia madre che sorride e mio figlio che spalanca gli occhi nella mia direzione. Canto e sto bene.
Nonostante altre richieste scendo dal palco e mi catapultano nelle zone private del centro seguito da mia madre e Peter.
“Edward è stato grandioso! Cantavano tutti!” Jake mi stringe la mano e sorrido.
“Davvero, tutto l’album sarà un successo”anche Alec si unisce al coro.
E poi arriva lui, la gioia della mia vita che ride, ma come fa ad essere così vigile a quattro mesi! Lo prendo in braccio e mi godo questa stupenda giornata che ancora non è finita: è il momento delle interviste e agli autografi.
Per prima si presenta una giornalista di MTV che mi fa alcune domande sull’album per poi passare al personale ma è subito bloccata dal vigile Alec che arriva in mio soccorso; poi altre TV e giornali e poi lei. Alice. Ma che cazzo ci fa qui?
“Spiegami perché dovrei rilasciarti un’intervista” le chiedo.
“Si da il caso, che tu abbia davanti la nuova giornalista free lance di Vogue. Rispondi alle mie domande su, ho da fare io!” Free lance? Vogue?
“Ma il tuo blog? Alice, è fantastico! Ma come hai fatto?” La abbraccio forte.
“Ehi, ehi! Tranquillo il blog va alla grande, così bene che la redattrice di Vogue ha voluto conoscermi e mi ha offerto questa opportunità. Tratterò gli eventi e le mode di Los Angeles.”
E complimenti alla Zanzarina!
“Sono felicissimo per te! Non sai quanto!”
“Fratellino! Si è stato un colpo anche per me. Isabella ha creduto in me! La conoscerai viene alla mia festa sabato.”La festa.
“Alice, io, ecco non so ...” Provo a dire ma si avvicina troppo.
“Senti Edward, non ci provare. Ho detto tutto.” Ok. E io non posso dire altro.
“E ora fammi il piacere di farmi lavorare.”
Annuisco e mi fa le sue domande, chiede del nuovo disco e niente altro. Brava sorellina. Le accarezzo la testa e mi faccio scortare verso i fan lanciando  occhiate a Peter sempre in braccio a sua nonna.  Ritorno dai miei spettatori e inizio a autografare i cd che hanno appena comprato, che emozione.
Alcune ragazze più disinibite chiedono delle dediche forse troppo audaci anche per me, sorrido e mi limito a scrivere il loro nome e firmare.  Le guardie dello Store incanalano le persone nella mia direzione e in poco tempo riesco a ringraziare tutti sempre con lo sguardo a mia mamma, a distanza di sicurezza, con Peter in braccio.
Manca solo un’ultima ragazzina, molto giovane.
“Ciao! Dimmi il tuo nome”sorrido e prendo il cd.
La sua mano prende la mia, la guardia è già sull’attenti ma in un secondo, la gira mano e vi lascia un biglietto dentro per scappare in un secondo.
Ma che diavolo?prendo il bigliettino e lo apro; è la scrittura di una donna, non di quella ragazzina.
È un numero di telefono con un messaggio.

‘Ho mandato mia figlia, so che ti piacciono i bambini. Ti voglio, chiamami’
Sgrano gli occhi, ma che cazzo succede alla gente? Adesso si usano anche i bambini? Ne ho ricevute parecchie di avance da fans ma una cosa del genere mai, è al limite del credibile. Tengo il biglietto come prova della pazzia umana, ringrazio guardie e addetti ai lavori, e torno dai miei due accompagnatori.
“Piccolo! Andiamo a casa forza!” prendo in braccio Peter mentre Esme mi accarezza la schiena.
Le racconto del biglietto e sconvolta si lascia andare in una risata sarcastica.
Torniamo scortati all’automobile sotto la luce dei fotografi, mi fermo, copro il volto a Peter e lascio che scattino qualche foto per poi lasciare il bimbo alla nonna e mettermi subito al volante verso casa.
Impieghiamo più di un’ora grazie al traffico e alle strade bloccate per qualche film. Questo mi ricordo che presto dovrò registrare il video musicale della canzone, ho chiesto che sia in zona, non voglio ancora partire, non me la sento di lasciare Peter per un giorno intero, è ancora troppo piccolo e non voglio pesare troppo sui miei che già fanno tantissimo per me. Devo ricordarmi di insistere sulla location, Los Angeles andrà benissimo, ci gireranno duemila film e video musicali, non vedo perché non si possa girare qui anche il mio.
Imbocco l’uscita autostradale di Malibù mentre Peter si è addormentato, Dio benedica l’influsso del movimento sul sonno dei bambini. Qualche sera fa, dopo gli ennesimi strilli, ho caricato mio figlio sulla Volvo e ci siamo concessi un giretto sul lungo mare di Malibù , avanti e indietro fino allo sfinimento, avanti e indietro fino che le palpebre di Peter si sono chiuse.
Arrivati a casa è una lotta contro ogni genere di rumore, mia madre lo slega dal seggiolino , lo prende in braccio e scende dall’auto con grande attenzione, nel frattempo io apro ogni porta e li accompagno in avanscoperta fino alla cameretta. Esme lo accomoda nel lettino, prendo il monitor per sentirlo e ci avviamo in soggiorno. Che squadra. Che ritmo. Se solo ci fossi anche tu Jessica.
“Edward, eri così felice oggi, cosa succede?” Mia madre e la sua empatia.
Sin da quando io e i miei fratelli eravamo piccoli, ogni cambiamento d’umore, ogni problema a scuola o in generale lei lo capiva senza alcuna parola, solo osservando i volti, i nostri occhi. Chissà se quando sarà grande sarà così anche per me con Peter. Dubito, deve essere un legame molto più profondo, quel legame che si instaura nei 9 mesi di vita insieme, il legame che ha solo la mamma con il suo bambino, quel legame che Jessica ha strappato così violentemente.
“Mamma, niente. Mangi con noi stasera?” Provo a cambiare discorso.
“Oh tesoro, grazie ma tuo padre mi porta fuori a cena stasera, mi dispiace, vuoi venire anche tu? Chiamiamo Alice per Peter!” Per l’amor del cielo. Cena con mamma e papà da solo, rovinargli la serata e lasciare l’uragano da solo in casa mia con Peter? No. No.
“Mamma tranquilla, un’altra sera” sorrido.
“Edward, devi fidarti di Alice, su, hai visto cosa ha organizzato per avere il suo nipotino alla sua festa!”Ma riuscirò mai a non farmi leggere nella mente da mia madre?
“Se non mi fidassi non le avrei fatto quel regalo” in effetti me ne pento “e poi lei più c’è da festeggiare meglio è, lo sai come è tua figlia, ha sicuramente un’idea sotto,non ho capito cosa, ma sta tramando qualcosa.” Sherlock Holmes che è in me dovrà indagare.
“Sei troppo complicato Edward, vuole solo suo nipote e suo fratello vicini per il suo venticinquesimo compleanno” Se lo dice lei.
“Ci sarà la stampa?” Dimmi di no, dimmi di no.
“Lei ormai è di Vogue, ci sarà solo un fotografo, no forse due se contiamo anche Jasper,poi la nuova giornalista, ovvero tua sorella e la sua redattrice, Isabella se non sbaglio” Isabella…
“Ah già Alice mi aveva parlato di questa Isabella, mamma però io non voglio foto, e soprattutto Peter” provo ancora.
“Sei esasperante figlio mio, Alice lo sa, non dubitare di lei.”Cuore di mamma.
Esme controlla l’orologio e sussulta, mi saluta e mi da il solito appuntamento al giorno successivo.
E rimaniamo come quasi ogni sera io e Peter, mi avvicino alla camera di mio figlio e lo osservo riposarsi, ha perso il ciuccio e con la bocca semiaperta respira e sembra sorridere; le braccia alzate vicino al visino e il petto che si alza e si abbassa, una piccola vita che cresce.
La stessa vita che era dentro al ventre di Jessica, e ripenso a quella volta che ho sentito Peter muoversi, le notti che guardavo Jessica dormire e vedevo il pancione respirare: emozioni così forti che non dimenticherò mai. Come può invece una madre dimenticarle? Socchiudo la porta e torno in cucina, prendo una birra e mi appoggio al bancone. Dovrei mangiare ma non ne ho voglia, la bellissima giornata di oggi mi ha già lasciato per far ritornare quel senso di stanchezza cronica che mi prende ogni sera. Cerco di pensare a Peter e mi tranquillizzo, ma stasera è una di quelle sere che non basta; lui è la mia vita, ma è una vita a metà. Penso di stare bene, di stare meglio, oggi mi sentivo meglio, ma non è vero, è solo una sensazione momentanea. Non posso passare la vita, le mie intere giornate a cantare live con mio figlio che mi osserva, sarebbe stupendo ma non è la realtà. Bevo un sorso di birra e appoggio la testa al bancone, vorrei solo dormire, e non pensarci, non pensare altro che al mio futuro insieme a Peter, io e lui.
Finisco di bere controllo il cellulare, nessuna chiamata, e chi dovrebbe farlo se non i miei parenti? Sono solo, gli unici amici sono i miei collaboratori e di certo oggi non hanno nulla da dirmi. Chi dovrebbe mai chiamarmi? Lei non lo farà. Edward se ne è andata. Non ti chiamerà. Getto nel cestino la bottiglia e do un calcio al muro appoggio la testa e vorrei piangere, vorrei piangere fino a perdere i sensi, ma il mio angelo me lo impedisce. Dalla radiolina lo sento piangere, a gran voce. Lui è la mia luce. Peter è la mia speranza per ricominciare.
“Piccolo sto arrivando” e il sorriso torna sul mio volto “paperotto” si alla fine mi piace come nome “ non piangere arriva papà”.

 

******

“Ma cosa sei imbecille? Ma ti sembra un regalo da fare a tua sorella?” Sono incredulo e incazzato.
“Carotino non esagerare su!” Mai fidarsi di Emmett. La sua parte del regalo è decisamente fuori luogo e inappropriata. E, come se non bastasse, si diverte a prendermi per il culo e a darmi del vecchio. Si, perché è normale regalare ad una sorella, ripeto ad una sorella, minore per di più, ad una festa con parenti, mamma e papà in primis, un, non saprei neanche come chiamarlo senza essere volgare.
“Ma va di moda, l’ho letto sul suo blog” continua Emmett “lo ha scritto lei che un must di questo periodo sono i vibratori” ecco l’ha detto.
“Sai quante cazzate scrive Alice? Ti sembra il caso di assecondarla? Che faccia faranno mamma e papà?” Un vibratore. Le ha comprato un vibratore fucsia con dei brillantini. Non metto in dubbio che potrebbe essere un attrezzo divertente, ma non un regalo per tua sorella, non un regalo alla sua festa di compleanno.
“E dove lo avresti comprato?” almeno questo voglio saperlo, voglio preparami a morire dal ridere.
“Internet fratello, il buon caro internet. Scelto, ordinato e spedito a casa” Uno a zero per Emmett.
“Già che sei tanto sveglio, spiegami come le diamo questo … “
“Vibratore, Edward, forza sciogli i tuoi tabù” ma che tabù!
“Emmett, per cortesia, come vuoi darle questo v i b r a t o r e,” scandisco le lettere una ad una”magari davanti a Jasper, con un biglietto con scritto ‘Fatene buon uso ’?” trattengo a stento la rabbia che si tramuta in risata.
“Carotino, hai bisogno di una donna, subito, sei acido” e ridiamo insieme.  
Emmett ha ragione. Sono acido.
“Mi sento peggio di nonna Elisabeth, lei era più giovanile, Emmett sono un vecchio in un corpo di un 28 enne!”Continuiamo  a ridere e mio fratello mi regala una pacca sulla spalla.
“Acidello andiamo, ci penseremo dopo al regalo.”
Sabato è arrivato e Emmet è da me da questa mattina per controllarmi, non vogliono rischiare che gli faccia una bella sorpresa all’ultimo minuto come ho quasi sempre fatto in questi tre mesi.
Peter è più vispo e bello del solito, ci ha pensato la zia a conciarlo per le feste.
Non so dove abbia comprato quei vestitini ma lo ha veramente vestito benissimo: una magliettina a righe bianca e blu e un paio di pantaloni di tuta blu. Un piccolo ometto. Lo alzo dal suo seggiolino e riempiendolo di baci lo affido alle cure dello zio per andare a preparami.
Camicia azzurra, pantalone scuro questo è il mio abbigliamento con la mia immancabile sciarpa; la mia voce è sacra in questo momento. Impiego pochi minuti a vestirmi e a far finta di pettinarmi i capelli e torno dai due ragazzi in cucina.
“Paperotto, oggi devi stare buonissimo!” cerca di convincerlo Emmett.
“Zio Emmett, Peter è sempre bravissimo, e poi fidati il convincimento vocale con lui non funziona.” Li lascio ancora parlottare e preparo la valigetta di Peter. Pannolini, salviette, cremine , maglietta e pantaloni in caso di disastri fuori portata pannolino, ciuccio, biberon e latte in polvere Ricontrollo scrupolosamente tutto e ci siamo!
Il regalo per Alice è già sulla mia Volvo, mi sono portato avanti.
“Ragazzo sono pronto!” annuncio a gran voce.
“Bene Mammino, andiamo!” Emmett si stringe Peter e usciamo di casa.
Nonostante la festa inizi alle 4 ho deciso di andare prima per far mangiare Peter e riuscire a farlo dormire un po’ prima dell’arrivo degli invitati. Casa dei miei è a Santa Monica una villa sul mare anche quella ma beh decisamente più grande della mia.
Mamma ha lasciato camera mia, quella di Alice e di Emmett, sebbene nessuno dei tre abiti più li, come ai tempi del liceo, dice che è un modo per ricordare i bei tempi. Da casa mia, senza traffico, dista una mezzoretta ed è abbastanza comoda anche per gli spostamenti quotidiani di mia madre.
Osservo nello specchietto retrovisore Peter legato nel suo seggiolino e piano piano inizia a chiudere gli occhi.
“Se siamo fortunati la belva non si sveglia prima della festa” Emmett incrociando il mio sguardo mi toglie le parole di bocca.
“Si, solo che chiedere del silenzio in casa mentre Alice sta organizzando la festa del secolo mi sembra improbabile” rispondo amaramente.
Raggiungiamo la casa e mio fratello aziona il cancello, ha il telecomando che io distrattamente avevo dimenticato.
“Eh se non ci fossi io Carotino” sorrido e l’automobile percorre la stradina privata costeggiata da alberi che ci conduce a Villa Cullen, un’enorme tenuta con giardino, e spiaggia privata.
Parcheggio l’auto affianco a quella di Alice e con i soliti movimenti studiati facciamo scendere Peter senza svegliarlo. Bravo il mio bambino.
Mamma e papà ci vengono incontro e capiscono immediatamente che il loro nipotino sta riposando, mia madre mi cinge la vita con un braccio ed entriamo in casa.
Il salone d’ingresso è addobbato all’inverosimile ed è ovviamente tutto rosa.
Guardo sconcertato mia madre che mi sorride e saliamo la grande scalinata per accedere alle camere. Porto Peter in camera mia e lo adagio sulla piccola culla che è stata sistemata qui in caso di necessità, accendo il monitor e chiudo la porta.
“Mamma ma cosa è? Papà di qualcosa almeno tu” Emmett ride sommessamente alle mie spalle.
“Tesoro su, è tua sorella” mia madre cerca di trattenere le risate anche lei.
“Edward, lasciamo stare e andiamo a bere qualcosa.” Bravo Carlisle, è l’unica soluzione.
 Il gruppetto Cullen scende la scalinata e ogni scalino controllo che dalla radiolina non provenga rumore, sono un padre ansioso, non ci posso fare niente.
Passiamo l’ingresso e ci dirigiamo in soggiorno dove sono stati posizionati dei tavoli al lato della opposto della grande parete finestrata che da sul parco. I tavoli sono fasciati da una tovaglia bianca, morbidissima al tacco, e decisamente l’addobbo è meno accecante e infantile rispetto all’ingresso. Vi sono sedute sparse per la sala e in fondo vicino alla vetrata c’è una specie di box pieno di giocattoli, Alice è consapevole che Peter ha 4 mesi e non 4 anni?
“Ci sono altri bambini Edward” mia madre e le sue alle mie domande mentali.
Mi accorgo davvero di essere intollerante e mi dispiace, le persone che mi vogliono più bene cercano di fare tutto per me ed io l’unica cosa che riesco a fare è trovare ogni difetto, riuscirò a tornare quello di prima, un uomo felice? Mi avvio verso la finestra ed esco in giardino dove anche qui sono posizionati tavolini, l’aria di marzo è tiepida, si sta bene. Socchiudo gli occhi e ricordo i tempi da bambini ai nostri bagni in piscina a quanto era bello essere a casa con i genitori al sicuro, sospiro e ritorno in casa.
“Alice è efficiente come sempre, dove è quella piccola pazza?”  chiedo a mia madre, mentre osservo Emmett gironzolare intorno alle ragazze del catering. E Rosalie?
“è in cucina! Vai a farle gli auguri” mi sorride Esme.
“Agli ordini signora”torno nell’atrio e continuo dritto verso la cucina, l’enorme cucina di marmo e legno che Esme si è fatta arrivare dall’Italia, le donne Cullen e la mania per l’Italia.
Il profumo di cibo è fortissimo e invitante,apro la porta e dentro vi saranno una decina di persone intente a lavorare. Mi appoggio alla porta ed eccola che arriva saltellando tra uno chef e l’altro.
“Fratellone! Sei solo? Peter?” la stringo e la bacio.
“Auguri sorellina!” la stritolo per bene e lei si lascia andare al mio abbraccio.
“Peter?” chiede preoccupata Alice.
Estraggo dalla tasca la radiolina e alzo un dito verso il soffitto mimando un bimbo che dorme.
“Bravo il mio nipotino, si ricarica prima della grande festa! Fratellone, tu rimani anche la sera poi, ho chiamato una baby sitter, puoi fidarti è bravissima”
Anche no Alice.
“Vedremo” rispondo sorridendo, non voglio rovinarle il suo giorno di gloria.
“Allora lo vuoi il tuo regalo piccola?” le parlo come parlo a Peter.
“Nooo!” urla Alice di rimando.
“Non è il momento, lascialo all’ingresso, voglio vedere tutti i pacchetti insieme” una bambina.
“Jaz è qui?” voglio cambiare discorso per non offenderla.
“Non ancora, sta ultimando un servizio, arriverà per le 2, ancora non mi ha detto cosa mi ha regalato” Alice, se solo sapesse cosa ti hanno regalato i tuoi fratelli!
Emmett fa l’ingresso trionfale in cucina e chiedendo con modi da orso del cibo si accorge di Alice e la stritola anche lui in un abbraccio. Li osservo e sorriso, rubo qual cosina da mangiare e mi ritiro in camera a controllare il mio bambino.
Salgo le scale sgranocchiando quello che penso sia una verdura ripiena di non so cosa ma dal sapore ottimo, entro in camera e lui è li dorme, sulle labbra è segnato un sorriso e un po’ di bavetta. Prendo il bavaglino e stando attento lo pulisco. Starei ore a guardarlo dormire, ma per una volta voglio rendermi utile. Gli lascio un delicato bacio sulla guancia e scendo a chiedere ad Alice se ha bisogno di me.
E non lo avessi mai fatto. Io e Emmett stiamo spostando sedie da due ore. Alice ha ordinato non so quante sedute e le stiamo disponendo nel salone. Il cibo, quello freddo, è già stato sistemato, coperto sui tavoli e Emmett, senza farsi vedere ha quasi finito una piatto contente dei sandwich. Non commento. Peter è ancora tranquillo, ma so bene che non durerà molto, la sveglia pappa è imminente. Controllo l’orologio e manca poco all’inizio della festa, qualcuno comincia ad arrivare e io e Emmett stanchi del nostro ingrato lavoro ci sediamo e Peter comincia a lamentarsi.
“Tempismo perfetto piccolo Cullen” sospiro e mi alzo per andare dal mio campioncino.
Il tempo di salire le scale e il piccolo baritono sta urlando come un pazzo, aumento il passo e mi fiondo in camera.
Il piccolo disperato non si calma nemmeno quando lo prendo in braccio, comincio allora a canticchiargli la sua canzone e tra i singhiozzi riesce a trovare un po’ di pace.
“Ci cambiamo e andiamo a fare la pappa” prendo la borsa e lo corico sul letto, estratto tutto quello che mi serve e cambio il pannolino.
Fino a 4 mesi fa non pensavo di esserne in grado, non pensavo di essere in grado di essere un padre, ma ora i sono diventato il campione olimpico di cambio del pannolino; lo rivesto, prendo con me la borsa con il latte in polvere e scendo in cucina.
Una ragazza del catering, che mi guarda come se fossi dio sceso in terra e mi fa tenerezza, mi aiuta a scaldare il biberon che ho preparato; le sorrido, la ringrazio e mi siedo per far mangiare il paperotto. In pochi minuti trangugia tutto il latte, vuole crescere lui, e mi sposto in soggiorno per farlo camminare e farlo digerire. L’intera famiglia Cullen ci accoglie come le guest star di un programma televisivo e tra bacini a manine, piedini e fronte non lasciano nemmeno il tempo di digerire in pace al mio povero bambino che si guarda intorno. Lo so piccolo, fa paura anche a me.
“Nipotino mio, ma io ti riempio di bacini ora” solo a sentire la voce di Alice, un sorriso riempie il suo piccolo volto, ogni volta che vede Alice è una festa, faccio male a non fidarmi, Peter le vuole bene, lui si fida della zia, dovrei farlo anche io. Le cedo Peter in braccio senza dire niente e la vedo gioire in silenzio, le accarezzo la testa e mi sposto a salutare Jasper, parliamo del lavoro, mi dice di aver comprato il mio singolo e lo ringrazio. È un bravo ragazzo, non so come faccia a sopportare mia sorella e i lavori che gli fa fare.  Quando pubblica un nuovo post di foto dei suoi vestiti sul blog, il lavoro di Jasper dura tutta una giornata, fai la foto così, falla da li, fai questo, come se lui non lo sapesse da solo. Ma loro stanno bene così, e gli auguro di esserlo per sempre.
La festa inizia e la marea di ospiti di Alice è quasi arrivata.
Delle sue amiche/blogger mi raggiungono con il cd in mano e mi metto ad autografare mentre Peter passa in braccio dal nonno alla nonna ad Emmett che fa il grande uomo con mio figlio in mano per far colpo sulle ragazze. Ma è mai possibile? Osservo il viso di mio figlio e vedo che si sta piano piano incrinando, il suo bel sorriso si sta oscurano. Ahia, siamo vicini.
Edward Cullen per te la festa finisce qui.
Tempo pochi secondi ed ecco il primo versetto, Emmett lo dondola ma non basta caro fratellone.
Mi avvicino e prendo mio figlio tra le braccia mentre si lascia andare in un pianto disperato. Il rumore ora è forte, la gente parla, chiacchiera e lui è davvero piccino per sopportarlo.
Mi sposto nella piccola saletta affianco, dove c’è meno gente e sembra calmarsi un pochino.
Mi accorgo che Jacob è arrivato ed è accompagnato da una splendida ragazza dai capelli scuri e sguardo ancora più profondo.
Gli faccio un cenno con la mano e si avvicina cautamente capendo la situazione.
“Edward, Peter” gli sfiora la manina e le urla riprendono il tono di prima.
“Ehi piccolo, sei davvero meglio di tuo padre con la voce” alzo gli occhi al cielo e inizio a canticchiare per calmarlo e ci riesco.
“Edward, bisogna dirlo ad Alec, del potere della tua voce, le mamme comprerebbero tutti il tuo cd!” Jacob sorride.
“Funziona sono con lui, fidati. E comunque sei un gran maleducato. Piacere io sono Edward, ti darei la mano ma sono un po’ impegnato” e mi rivolgo alla sua accompagnatrice.
“Io sono Leah, piacere mio Edward, adoro la tua musica e tuo figlio è stupendo” Sorrido e li lascio andare a divertirsi dopo aver scambiato qualche battutina a Jacob.
Passa qualche minuto e Peter sembra aver trovato la calma, quando il rumore si fa ancora più forte, continua ad arrivare gente, Alice ma quanta gente hai invitato?
Peter inizia di nuovo a urlare e questa volta non ce n’è per nessuno.
Non è più il posto per me e per mo figlio, non è più il posto per un bambino così piccolo, Alice ha fatto del suo meglio ma ora non va più bene per noi, lei non capisce che per me le cose sono cambiate, ora sono di troppo. Lei e le sue feste megalomane non fanno bene per noi, non voglio incazzarmi con lei ha fatto così tanto per me, ma sentire il mio bambino così disperato mi fa impazzire e pensare cose che non vorrei.
La situazione non cambia, dovrei andarmene ma non riuscirei nemmeno a farlo salire in auto così disperato.
"Peter su fai il bravo!"

Peter continua a piangere, non vuole calmarsi e lo capisco.
Con il rumore che c'è adesso non riuscirei nemmeno io a stare tranquillo, povero il mio piccino.
Lo avvicino al petto e riparandolo nel mio abbraccio lo cullo e cerco di tranquillizzarlo, maledetta Alice e le sue feste.
Doveva proprio organizzarsi una festa di compleanno così sfarzosa e rumorosa? Cazzo ha 25 anni non 5. E doveva costringermi a venire e a portare Peter con me, certe volte non la capisco e lei non capisce me.
Sposto la mia attenzione a mio figlio, lo osservo e per fortuna non piange più, il mio calore, il mio abbraccio lo ha tranquillizzato. Bravo piccolino. Avvicino il viso al suo e lo bacio sul nasino, lui sorride e cerca di dirmi qualcosa nel suo modo.
Il mio piccolo. La gioia della mia vita. 
Alice, deve aver sentito le urla scatenate di suo nipote, si avvicina e ci stringe in un abbraccio caloroso come sa fare lei, mi chiede di abbassarmi al suo livello e mi ringrazia per essere venuto, che è importante per lei, mi dispiace di aver pensato quelle cose prima, ma in un secondo il mio cuore smette di battere.
Quella sensazione, due volte l'ho già provata. Quel brivido nella schiena che arriva al cuore e mi lascia senza fiato.
Questa volta è ancora più forte.
Due occhi nocciola entrano nei miei e non riesco più a vedere niente altro che un viso a cuore, con le guance arrossate che si avvicina ad Alice e mi sorride, sorride a mia sorella e al mio bambino.
E' bellissima. Piega la testa e mi chiede come si chiama e se può accarezzare mio figlio, annuisco incapace di parlare e Alice mi aiuta spiegando a questa stupenda donna che è il suo nipotino e si chiama Peter. La ragazza allunga un dito verso mio figlio che lo stringe tra la sua piccola manina e sorride.
E il mio cuore si ferma nuovamente. Sono immobile, bloccato e spaventato. Chi è questa donna, che nome hanno questi occhi che hanno stregato me e mio figlio? Tante domande, forse troppe e la paura di soffrire ancora prende il sopravvento. Non so cosa mi succeda, mi sento strano, ho troppa paura.
Stringo a me Peter in modo che molli la presa della sconosciuta e scappo, scappo via da quegli occhi.
Non posso, non voglio più stare male, non ci riuscirei.
Sento Alice alle mie spalle chiamarmi, ma non mi volto, mi rifugio in garage e mi chiudo la porta alle spalle come ha fatto la madre di mio figlio, chiudo la porta e vi lascio dietro le mie paure.
Lego Peter nel suo seggiolino e salgo al volante.
"Piccolino andiamo a casa, io e te da soli, noi non abbiamo bisogno di nessuno, noi non dobbiamo più soffrire".
Una lacrima scorre sulle mie guance mentre metto in moto e mi allontano da lei, chiunque sia, mentre il mio bambino si addormenta cullato dalla mia voce che canta la sua canzone.

************

 È mercoledì e Alice ha provato a chiamarmi diverse volte, mi ha lasciato messaggi in segreteria ed è passata a trovarmi ma non le ho aperto. È un comportamento infantile lo so, non ce l’ho con lei, ma non saprei cosa dirle, non saprei come spiegarle il mio comportamento. Sono strano ecco cosa sono. Non sono più andato a lavorare e nessuno ha fatto domande, forse Jacob ha raccontato la mia fuga di sabato, ho chiamato mia madre le ho detto di stare tranquilla ma di non venire che stavo con Peter. Anche Emmett mi  ha minacciato di venire a tirarmi fuori di casa con la forza ma non lo ha ancora fatto. Voglio solo stare per conto mio, con mio figlio per qualche giorno, è sbagliato? No, ma è sbagliato il modo in cui lo faccio. Non posso esiliarmi dal mondo e pretendere che tutti capiscano se non spiego, il problema è che se parlo soffro, se parlo ricordo, rivivo e sto ancora più male di adesso.
Peter è sulla sua sedia e si dondola, mi guarda e non posso pensare altro che quanto sono stato fortunato ad averlo con me per farmi stare un po’ meglio.
Il cellulare squilla ancora, un sms, mi alzo e controllo. È Alice.
 

Ed, volevo solo dirti che su Vogue ci sono i miei primi articoli. La tua intervista e la mia festa. Sono anche online. Leggili è importante per me. Ti voglio bene. Ali.


Sono proprio uno stronzo in balia dei suoi cambiamenti di umore, uno stronzo che non sa cosa vuole. Accendo il portatile e carico la pagina di Vogue ed ecco nella home i due articoli firmati Alice Cullen. Che emozione.  Leggo il primo e rimango senza parole dall’affetto e dalla passione che ha riversato nello scrivere la mia intervista. L’ennesima lacrima di questi giorni scorre sul mio viso. Sono stato così ingiusto con lei.
Scorro le domande e mi fermo alla sua conclusione.
Ha tolto la maschera dell’intervistatrice e parla la sorella.
“Non so se mio fratello apprezzerà, ma ho voluto che lui fosse il mio primo articolo per fargli capire quanto è importante per me, e per dirgli che io ci sarò sempre, anche se sono una macchina di problemi” leggo ad alta voce. 
Devo chiamarla e chiederle scusa per sabato.Prima però decido di leggere anche il secondo articolo.
C’è un racconto di come è stata la festa, i nomi degli invitati più in vista di Los Angeles e poi le foto, una carrellata di foto, c’è la mia, senza Peter, ci sono i miei, c’è Emmett con due ragazze, se la vede Rosalie, e Alice con vari invitati, con amiche , con Jasper con i miei e con lei. Con quei due occhi cioccolato. Scorro immediatamente la pagina alla ricerca della didascalia ed eccola.
Isabella Swan, caporedattore Vogue.
Lei è il capo di Alice, quell’Isabella di cui tutti parlano, la donna che ha voluto e ha creduto in mio sorella, la donna che mi è entrata nel cervello solo con un’occhiata.
Apro un’altra pagina di internet e mi metto a cercare qualcosa su di lei, trovo foto e notizie varie, ma mi fermo sulle foto. È bella, non bella come Jessica, una bellezza vera, è una donna, non una modella. La forma del suo viso, i capelli lunghi e castani nocciola e quegli occhi.
Sospiro e chiudo il pc. Edward non è il caso. Non ho bisogno di nessuno. Alzo gli occhi e incontro quelli di Peter.
“Piccolo, andiamo in spiaggia” prendo il braccio mio figlio e scendo in spiaggia. Il vento smuove i miei capelli e spero porti via i pensieri dalla mia testa. Devo chiedere scusa ad Alice, dopo però ora voglio solo dimenticare due occhi e un nome. Voglio far finta di non averla mai vista. Isabella Swan, non può entrare nella mia vita, è troppo incasinata.

 

 

Buon giorno!
Per chi non fosse esperto nell'inglese traduco il titolo : " sono aggrappato ad un filo sottile"

Grazie a chi è passato, chi ha messo la storia tra le liste e chi ha recensito.
Ed eccoci qua, non so cosa dire, ne avrei tantissime ma aspetto le vostre di parole, sono molto più utili!
La canzone del live è sempre Payphone ma quella del capitolo è un'altra. Triste, molto molto triste..:(
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Bacione
Giu

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Capitolo 4
*** If it’s only a fantasy, then why is it killing me? ***



3. If it’s only a fantasy, then why is it killing me?

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“Saluta papà, Peter! Fai ciao ciao”Alice alza la mano di mio figlio e, come se fosse un pupazzo, muove la sua mano verso di me per salutarmi. Mi pento di averglielo affidato per una giornata intera ma dovevo rimediare alla mia fuga e al mio casino di sabato scorso.
È passata più di una settimana e finalmente ho trovato le mie palle, nascoste non so dove e ho chiamato Alice, le ho chiesto scusa, abbiamo parlato della festa, mi ha parlato dei regali e mi ha ringraziato moltissimo per il passeggino. Mi dispiace essermi perso la scena del vibratore e infatti di quello Alice non ha fatto parola: deve essere stato particolarmente divertente.
E oggi è arrivato il giorno di farle capire quanto ci tengo a lei e quanto apprezzo il suo aiuto; devo stare in sala di registrazione tutto il giorno per incidere da zero un pezzo e le ho chiesto di tenere lei Peter e di usare per la prima volta il suo passeggino. Al telefono, mentre le parlavo, mi sarei ingoiato decisamente la lingua, ma dovevo farlo, devo avere fiducia in mia sorella, che, nonostante sia un po’ superficiale a volte, ha un cuore molto più grande del mio.
Mi avvicino a mio figlio e gli stringo la piccola mano, lo bacio sulla fronte e con la mano scompiglio la perfetta piega nei capelli di Alice.
“Zia Alice, buona giornata”sorrido mentre mia sorella lega nel passeggino blu della sua 500 Peter, chiude la portiera, sale al volante e parte; non ho chiesto la meta, non ho chiesto nulla, va bene così.
Entro in casa e ho ancora un’ora prima di partire per Los Angeles, bene. Da buon mammo/ casalingo disperato inizio da camera mia a riordinare. Cambio le lenzuola del letto, stendo le nuove, scopo per terra, così anche per la stanza di Peter. Mi porto in bagno e pulisco sanitari e pavimenti, in cucina invece raccolgo solo i giochi di mio figlio, pulisco i fuochi e sistemo i biberon.
Sono veramente efficiente.
Torno in camera scelgo i vestiti per la giornata, felpa nera comoda e jeans, prendo gli occhiali da sole data la bellissima giornata e mi  preparo ad uscire.
Chiavi di casa, dell’automobile, cellulare e si parte.
 
“Jake, ma se in questo passaggio amplificassimo un po’ il suono, non sarebbe meglio?” indico con il dito il display dove vi sono le onde sonore del pezzo appena inciso.
“Dai provo” con pochi comandi, Jacob fa quello che gli ho chiesto e annuisco ascoltando il risultato.
“Ci siamo! Pausa pranzo e  poi ascoltiamo il secondo inciso!” Jacob annuisce e ci diamo appuntamento tra un’ora per continuare il nostro lavoro.
Esco dalla sala di registrazione e accendo il cellulare che avevo spento prima di iniziare a lavorare. Devo chiamare Alice, magari se sono in zona li raggiungo per mangiare insieme.
Il cellulare in pochi secondi si accende, ma c’è qualcosa di diverso dal solito: come sfondo c’è una foto di Alice. Cosa fa, si mette anche a toccarmi il telefono? Senza pensare ad altro compongo il numero di Alice ma risulta essere impegnato in un’altra conversazione. Tipico. Esco dallo studio con il cellulare in mano e mi porto il cappuccio sulla testa, non ho voglia di essere fotografato oggi. Cammino a passo spedito verso l’auto quando dei fotografi mi raggiungono e il cellulare inizia a squillare. Ottimo. Tempismo perfetto. Raggiungo l’auto e metto in moto rispondendo al telefono.
“Alice, un secondo e sono da te, stai in linea”
Inserisco la marcia e mi dirigo verso Hollywood; lì posso stare tranquillo mischiato tra gente più famosa di me.
“Zanzarina, scusa! Allora cosa fate di bello?”
Ma dall’altra parte del telefono un silenzio strano inizia a insospettirmi.
Parcheggio l’auto e mi fermo un secondo a pensare. Cazzo.
“Ehm, salve … Sono Isabella Swan, potrei parlare con Alice?” Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Cosa faccio, cosa dico. Ma perché sul mio cellulare.
“Sono suo fratello, questo è il mio numero”  dico con tono burbero.
“No, veramente questo è il numero di sua sorella” mi da del lei? Ansia.
Aspetta, numero di mia sorella? Stacco il telefono dall’orecchio ed è il mio, ne sono sicuro!  La foto però ,  la chiamata per Alice.
“Aspetti un secondo in linea” cerco di dire con tono più garbato.
Apro la rubrica, e i numeri non sono i miei, tanto meno gli sms.
Alice ha il cellulare uguale al mio e per sbaglio mi ha lasciato il suo; posso essere più stupido?
“Mi scusi signorina Swan, c’è stato uno scambio, non mi sono accorto di aver per sbaglio il telefono di mia sorella e lei ha il mio, mi scusi per il tono” cerco di porre rimedio alla mia maleducazione.
“Ma si figuri! È con sua sorella?” la sua voce ora è più rilassata, ed è una bella voce. Edward non tergiversare.
“No, le ho lasciato mio figlio, infatti stavo cercando di contattarla senza accorgermi che mi stavo auto chiamando” e mi scappa una risata.
Isabella ride con me. Ed è un brivido, un brivido piacevole ma doloroso.
Cerco di ricompormi ma la situazione è davvero così incredibile.
“La voce dell’operatore le diceva che il numero  era impegnato in un’altra conversazione?”
Isabella mi chiede tra le risate.
“Si, che figura di merda. Non lo usi contro di me per un articolo, lei è della stampa” ho smesso di ridere ma sorrido da solo come un imbecille.
“Potrebbe essere un’ottima idea! No, stia tranquillo. Senta, avrei bisogno urgente di sua sorella, sa mica come potrei fare per contattarla? Potrei chiamare sul suo cellulare?” C’è timidezza nelle sue parole, lo sento.
“Mi sta chiedendo il numero? Non do il mio numero privato alla stampa.”sorrido e aspetto la sua risposta.
“Oh certo, sono inopportuna, mi dispiace!” il tono scherzoso è decisamente cambiato.
“Stavo scherzando, le mando un sms con il numero. Mi dispiace dell’inconveniente.” Rido ancora.
“Ok. Grazie! Buona giornata”
E conclude la chiamata senza farmi ricambiare il saluto. Sono stato un coglione a prenderla in giro.
Scendo dall’auto e mi infilo nella mi pasticceria preferita: ho bisogno di dolci in questo momento.
Al bancone scelgo una fetta di torta al cioccolato e mi siedo in disparte a mangiarla; qualche ragazza si avvicina, mi nota e mi chiede un  autografo, il solito.
Che sensazione strana, un misto di agitazione e tranquillità. Come faccio ad essere agitato e tranquillo non mi è per niente chiaro
Tra un morso e l’altro ripenso alla voce di Isabella, alla sua risata e il brivido ritorna prepotente, ma lo scaccio. Allontano ogni pensiero come sabato scorso e prendo il telefono di mia sorella per chiamare il mio.
Al terzo squillo Alice risponde e per fortuna non sento pianti disperati in sottofondo.
“Edward so già tutto. Non so come sia successo, devo aver lasciato il telefono vicino al tuo e nell’agitazione ho preso quello sbagliato! Dovrò comprarmi una di quelle cover bellissime con le orecchie da coniglio, magari rosa, e potrei comprarla verde a te cosa dici? Forse anche a Emmett che poi si offende anche se ancora me la deve pagare per quel regalo. Dobbiamo parlarne Edward, tu non ne sapevi niente?”
Alice spara a raffica e penso di essermi perso a metà della prima frase.
“Peter?” le chiedo.
“Sei noioso fratellino! Il mio nipotino è qui che dorme come un sasso, abbiamo mangiato, giocato e ora siamo stanchi mortissimi. Tra poco arriva Jas e noi proviamo…” oddio no davanti a Peter..
“Non proverai il vibratore con Peter in casa spero!”
“Allora sei coinvolto anche tu in quel regalo! Lo sapevo, razza di stronzo”
Ecco mi ha fregato.
“Alice, l’hai presa così male?” chiedo con timore.
“ Ma no, cioè devo ancora provare poi ti farò sapere, è solo che dovevi vedere la faccia di papà. Emmett ha rischiato grosso” quel pazzo di mio fratello le ha dato un vibratore in regalo davanti a Carlisle. Che problemi gravi ha! “se solo tu non fossi scappato” Alice abbassa il tono, è ancora dispiaciuta.
“Mi dispiace piccola, mi dispiace tanto.” Le dico con il cuore in mano.
“Fa lo stesso, ti stavo dicendo che Jaz sta arrivando a prendere il tuo cellulare, lo riporta al suo proprietario e prende il mio, ok?”
“Benissimo, grazie Ali, davvero.”
“Figurati  fratellone, ho comprato delle cosine carine a Peter stasera ti porto tutto! Dovrei aprire la sezione bambini nel mio blog …” ecco ci risiamo con la sua diarrea verbale, devo fermarla prima che sia troppo tardi.
“Alice, mi chiamano in sala di registrazione, bacia Peter per me, a dopo” e stacco.
Pago il dolce, e scappo da Hollywood boulevard per tornare allo studio in pochi minuti.
La mia testa è ancora altrove, la sua voce, quella di Isabella, non ha smesso di tormentarmi, continuo a dirmi di non pensarci, ma la mia testa fa quello che vuole e mi riporta a lei.
Non ho più alcun dubbio sul fatto che il mio esaurimento nervoso stia prendendo una piega preoccupante, dovrei parlarne con Carlisle, forse lui ha qualche amico in grado di aiutarmi.
Scrollo la testa e sorridendo ritorno a cantare, forse l’unica cosa, insieme a fare il papà, che mi fa stare sereno in questo periodo, a quanto pare anche rispondere al telefono mi mette ansia.
 
E invece mi sbagliavo.
Nemmeno le canzoni servono a distrarmi.
Jasper è venuto a portarmi il cellulare, ho finito la canzone di stamattina ma con la testa continuo ad essere altrove. Devo lavorare, non posso continuare così.
“Jacob, oggi non è giornata, direi di chiudere qui, posso provare quell’altra canzone?  Non registrarmi, solo per relax!”
Dal microfono dell’altra stanza Jacob mi dà l’ok e fa partire la base.
Infatuation. Il titolo della canzone dice tutto.
Canto e cerco di non pensare, quando il cellulare nella mia tasca vibra, continuo a cantare ma penso a Isabella e alla nostra conversazione. Come è possibile non riuscire a levarsi dalla testa una telefonata di cinque minuti? Sarà solo un pensiero, una fantasia, ma mi sta uccidendo.
La canzone finisce e mi sento peggio di prima.
“Edward era perfetta, io l’ho registrata per sicurezza! Ti faccio una copia”
Esco dalla sala registrazione e prendo il cellulare dalla tasca. Un sms da un numero sconosciuto.
Apro , leggo e mi si ferma il cuore ancora una volta. Sempre per lei.
 
Edward sono Isabella Swan. Mi scusi per oggi. Ho comprato il suo singolo, adoro quella canzone. Non lo dica a Alice, ma sono una sua fan! Scusi ancora. Bella
 
E io cosa dovrei rispondere? Ansia da adolescente. Ansia e paura. Mi sento come un ragazzino e non voglio sentirmi così; mi sento nudo, in pericolo. Non ho difese e non voglio rischiare di farmi male. Stringo il cellulare tra le mani e l’impulso è quello di non scrivere, ma sarei un maleducato. Che fare allora? È la datrice di lavoro di mia sorella, non posso farle questo, che poi cosa sto facendo? Mi sto rovinando il cervello a pensare a ripensare. Mi ha scritto un sms. Cosa vuoi che sia. Prendo il telefono in mano e le rispondo.
 
Isabella, poteva dirlo a Alice e le mandavo un cd autografato. Non si scusi, non è successo niente.
 
Premo invio e scrollo la testa, i ciuffi si muovono e si posizionano in modi assurdi come al solito. Ho scritto proprio un gran bel sms. Sono un ragazzino, forse peggio perché a 28 anni ci vorrebbe un po’ di maturità che io, a quanto pare, non ho. Era meglio se non rispondevo, avrei fatto una figura decisamente più dignitosa.
Saluto tutti e mi dirigo verso casa, ho bisogno dell’altra mia droga oltre che la musica, ho bisogno di mio figlio per stare bene.
In automobile, fermo in coda, continuo a pensare a quegli sms, mi sta per scoppiare la testa quando alla radio passano una mia canzone, è sempre un’emozione anche ora che è passato tempo dalla prima volta. E la canzone è l’unica che non voglio più ascoltare, che non voglio più cantare, la canzone che ho scritto per Jessica. I pensieri mutano, dalla conversazione di Isabella alla prima mia e di Jessica, alle parole urlate durante il concerto, ai primi sguardi e alla velocità in cui siamo finito insieme, così inaspettato ma così bello. Non penso che riuscirò mai a chiudere gli occhi e lanciarmi in un’esperienza travolgente come la storia mia e di Jessica.
Inserisco il cd e ascolto l’incisione di oggi e cerco di calmarmi mentre il traffico di Los Angeles comincia a muoversi.
In una mezz'ora arrivo a casa e la 500 è ovviamente parcheggiata nel mio garage, un sorriso riempie il mio volto e impiego un secondo per parcheggiare nel vialetto, lanciarmi fuori dalla macchina e entrare in casa. I miei occhi cercano subito i due ed eccoli sul divano a giocare. Li adoro, non posso farci niente.
“Paperotto, eccomi”
Alice si volta e mi sorride.
“Ma allora ti piace il soprannome di Emmett” sorrido anche io e la bacio su una guancia per poi prendere in braccio Peter e coccolarlo. Non so quanto tempo sia passato e non mi interessa. Non vederlo per una giornata intera mi fa stare male, ancora non sono abituato a distacchi lunghi. Sono morboso, una mamma chioccia, lo so.
Alice mi racconta della loro giornata e sorrido alle sue parole. È felice, raggiante, bellissima.
Indossa un abitino a fiori e fa vedere le macchie che si è fatta con il latte, come se fossero ferite di guerra. Ho sbagliato a non fidarmi di lei. Mi fa vedere i giochi e i vestiti che ha comprato a Peter e li ammucchiamo nel suo armadio che è più grande del mio.
Mi chiede scusa anche per il telefono e dice che Isabella, Bella come la chiama lei e come si è firmata nel sms, le ha detto di aver avuto una simpatica conversazione con me. Vedo il luccichio nei suoi occhi e le intimo di fermarsi ancora prima di far partire il suo cervello che corre a 200 kilometri all’ora.
Passiamo ancora un po’ di tempo insieme e mi chiede della mia giornata, le faccio sentire il demo della canzone di oggi pomeriggio e le piace, e le pongo la domanda che mi viaggia nella testa da quando ho ricevuto l’sms di Isabella.
“Ali, ma il tuo capo, è una mia fan?”  dico tutto d’un fiato con il viso nel collo di Peter.
“Edward, se ho intuito giustamente quello che hai detto la mia risposta è si. Quando Bella mi ha chiesto se ero Cullen come Edward e le ho detto di si, ha sgranato gli occhi, che coincidenze no?”
Coincidenze. Bah.
Tutto ciò è ancora più complicato. Anche Jessica era una mia fan ed ecco come è finita.
Un’altra motivazione per far finta che Isabella Swan non esista.
“Edward ci sei?”la mano di Alice oscilla davanti al mio viso mentre Peter mi regala dei versetti divertiti. Mi riprendo dal mare di pensieri e sorridendo le dò un colpetto sulla spalla.
“Forza campione, è ora del bagnetto, zia ci dai una mano?” Chiedo a mia sorella.
“Molto volentieri, vado a scegliere la tutina di ricambio”
Alice, non cambierà mai.
Posiziono Peter nel suo dondolo, lo bacio e vado in bagno a preparare il bagno. Nella vasca inserisco la vaschetta piccola apposita per lavare i più piccini. Apro l’acqua e torno in cucina. Alice con in mano 4 tutine, tutte simili, è davanti a Peter e lo fa sorridere mentre lei cerca di fargliene scegliere una. Mi accosto alla porta e rido, sono uno spettacolo. Con Peter sotto osservazione torno in bagno, prendo dal ripiano il pesciolino termometro e controllo la temperatura dell’acqua. Perfetta. Vado in camera e tolgo i vestiti della giornata, prendo un paio di pantaloni della tuta e una t-shirt bianca, mi specchio e schiaccio i capelli con le mani.
“Andiamo in bagno?” Alice prende in braccio Peter e mi segue.
Distraendolo, lo spogliamo e Alice lo porta nella vaschetta mentre le dico di tenerlo stretto. L’acqua è poca, non c’è pericolo, ma sono morboso, ormai è pauroso.
Peter stranamente non piange, è merito di Alice e del suo porre sempre tutto nell’ottica del gioco, io non sono in grado.
Lavato e asciugato, riempito di crema e indossato il pannolino, Peter, profumato come non mai, è pronto per pappa e ninna, mentre io sono pronto per la solita serata di noia.
“Grazie Alice, sei stata gentilissima. Saresti una buona mamma” Alice si volta e mi osserva.
“Oddio no!Mi basta Peterino” sorride, ci saluta, bacia il nipotino ed esce di casa.
“Piccolo facciamo la pappa” Peter sorride e preparo il biberon per poi prendere in braccio mio figlio e dargli da mangiare. Ogni volta è una sensazione impareggiabile, i suoi occhi così vigili, le sue piccole labbra che tirano il ciuccio del biberon, e il mio cuore si scalda.
Dentro di me stasera qualcosa non va. La voglia sarebbe quella di mettere a letto Peter, prendere la bottiglia di gin e iniziare a berla tutta fino a stare male, ma non posso farlo, non posso permettermi di fare stronzate con un piccolino in casa, il mio piccolino.
Coccolo Peter che si rilassa dopo aver fatto il ruttino e vorrei rilassarmi anche io. Lo lascio addormentarsi piano piano tra le mie braccia e come ogni sera il sonno lo coglie in pochi minuti, per farlo risvegliare in piena notte.
Ma questa è la mia vita e non voglio nulla di diverso.
 
******
Aprile 2012
“Edward complimenti, il cd sarà un successo come il singolo, mi dispiace per la tua sfera privata, ma ti ha fatto lavorare divinamente” Aro, il mio produttore, dopo aver ascoltato il mio album intero si congratula con me per il mio lavoro. È passato più di un mese dal lancio del primo singolo e questa era la riunione definitiva per stabilire le date di lancio del disco. Sono emozionato come sempre e le parole di Aro mi toccano senza smuovermi come avrebbero fatto solo poche settimane fa. Piano piano sto migliorando, sto elaborando l’abbandono di Jessica e mi sento meglio, ho voglia di suonare, di cantare e di uscire anche. Due sere fa con Emmett siamo andati in un locale a sentire un gruppo suonare e alla fine sono finito sul palco anche io e sì, mi sono divertito. Il pensiero andava ogni tre minuti a Peter, ma lo sapevo al sicuro a casa con Alice e Jasper. Sì ora mi aiutano in coppia, penso che il dire ad Alice che sarebbe un’ottima madre le abbia fatto smuovere qualcosa e ora con Jaz fanno le prove con mio figlio.
A quanto neso (non che volessi saperlo, ma Alice è tremenda) hanno fatto anche le prove con il regalo di Emmett, ancora non mi hanno raccontato dell’espressione di Carlisle, ma domenica io e Peter saremo a pranzo da loro e glielo chiederò io. Sì, sono più bastardo di Emmett.
La mia vita procede un po’ più veloce, ma ancora non riesco a stare al ritmo di quella di Peter.
Il mio piccolo bimbo sta seduto da solo e quando lo si prende in braccio punta i piedini. Vuole iniziare a camminare il mio campione. Le sue mani sono ancora più curiose, afferra e prende ogni cosa che gli capita sotto mano, portandosela poi alla bocca. Il pediatra mi ha detto che sta crescendo bene e insieme ai primi due dentini che cominciano a fargli gonfiare le gengive stanno spuntando anche i primi capelli, ramati come i miei, ovviamente.
Alcune riviste, ma non Vogue, hanno contattato Alec per avere un servizio fotografico mio e di Peter, ma non mi va, sicuramente per il lancio del nuovo cd mi toccheranno i photoshoot ma non voglio coinvolgere mio figlio. Qualche foto scattata in giro va bene, ma l’agitazione di un vero servizio fotografico no. E le mie agitazioni ancora non sono finite; sempre secondo il pediatra, tra massimo due settimane devo iniziare a svezzare Peter. La lotta con pappina e minestrine sta per iniziare e ne sono completamente spaventato. Dovrò chiedere a mia madre un aiuto e a mio padre una medicina per stare calmo.
Con il cd concluso il mio lavoro si fa meno rigido e il tempo per Peter è aumentato. Siamo già andati parecchie volte, coperti da strati di crema e magliette, in spiaggia a giocare con i secchielli e le palette, ma con il caldo alle porte potrò fargli fare anche dei piccoli bagnetti in mare e la cosa mi fa sorridere. Il primo periodo sarà quello della pubblicità del mio lavoro ma potrò benissimo farla a Los Angeles, al massimo mi toccherà andare a New York ma cercherò di svolgere il tutto in giornata. Del tour ancora non abbiamo parlato seriamente con Alec, ma so che manca decisamente poco e ancora non so come fare.
Con Jacob ci regaliamo un momento di pace con un birra del pub di fronte all’ufficio di Aro e il mio arrangiatore continua a elencare le novità che piaceranno del nostro nuovo lavoro. Il disco è mio quanto suo, e lui lo sa benissimo. Parliamo delle canzoni che secondo noi avranno più successo e dopo un'ora gli dò appuntamento con la sua ragazza per venirmi a trovare a Malibù un giorno di questi, e poi mi viene l’idea del secolo.
“Jake, ma se organizzassi un barbecue da me?” Lo so, non è l’idea del secolo, ma mi sembra strano che un invito del genere esca dalla mia bocca. Prima non ero così, ma da cinque mesi a questa parte sì “ho già tutto, manca solo carne e invitati, dai una cosa in intimità per festeggiare il nostro grande lavoro, potremmo fare ascoltare l’album in anteprima ai nostri amici” diarrea verbale di Alice esci dal mio corpo.
“Frena Edward! Sembri tua sorella” esatto Jake “mi sembra un’ottima idea! Io penso al cibo, tu agli invitati” Io che faccio gli inviti? Ai miei verrà un colpo.
Ma sono felice e per una volta voglio rendere felici anche i miei parenti, loro che mi sono sempre stati vicino anche quando non li volevo intorno.
“Dai ci sto! Sabato?” Chiedo speranzoso che dica di si. E' martedì, c’è tutto il tempo per organizzare.
“Perfetto amico” e mi batte una pacca sulla spalla. Devo chiamare Alice, sarà euforica.
 
“Cosa? Stai scherzando vero?” No. Mi sbagliavo.
Invece che chiamarla ho pensato di passare direttamente da Alice, e non ha preso bene, non so per quale motivo il mio invito.
“Ali, ma cosa c’è scusa?” Jaz mi guarda e alza le spalle in segno che nemmeno lui sa cosa sta succedendo.
“Ma così tutto all’ultimo, ma come faccio ad organizzarmi. E poi c’è Bella.”
Isabella, è da quel giorno con i messaggi che non sentivo più il suo nome.
“Ali, ma è martedì, hai tutto il tempo per scegliere il vestito” e rido, ma l’occhiata di Alice mi blocca immediatamente.
“Eddy” odio quando mi chiama così, forse è peggio di carotino “io ho una vita impegnata, comunque il problema è che il prossimo fine settimana torna Bella, Isabella Swan, da New York e le avevo promesso di stare insieme. Come faccio a dirle che non ci sono sabato, già domenica siamo da mamma e papà” e non penso nemmeno prima di aprire la bocca.
“Portala al barbecue, che problema c’è” sono stupido?
Alice mi osserva di sottecchi; non è per niente convinta.
“Ma ti sei drogato?” scoppio a ridere e lei e Jasper si guardano sconvolti.
“No, Ali, sono solo felice, finalmente” Alice si avvicina e mi abbraccia.
“E allora conta me e Jaz, chiedo a Bella e ti faccio sapere” sorrido e li saluto per tornare a casa.
Sono sicuro di essere così felice? L’ultima volta che sono andato ad una festa, è andata come è andata, di merda. E la goccia è stata Isabella, questa volta altra festa e ancora Isabella. Sono masochista o sto davvero meglio? A Jessica penso ancora ma sempre meno, casa mia è cambiata, tutti gli oggetti legati a lei, tranne divano e tv , hanno ceduto il posto a nuovi arredi e ora mi sento a casa, a casa mia e di Peter.
Dovrei passare anche da Emmett ma è tardi per il cambio di guardia con Esme e opto per dirglielo via sms.
 
Fratello, sabato barbecue da me per pranzo.
La risposta è immediata. Ovviamente.
 
Conta due persone. Ho delle novità.
Sono curioso, devo sapere chi è la sua accompagnatrice.
 
Chi devo contare? Novità? Passi da me dopo?
 
Rosalie. È tornata. Xbox stasera?
Emmett no. Ho paura che ci sbatta la testa, ho paura che soffra più di quanto sta già facendo.
 
Ti aspetto. Devi dirmi tutto.
 
Ok. Carotino curioso.
 
Continuo a guidare verso casa con un sorriso ma tanta preoccupazione. Non voglio che Emmett passi quello che ho passato io. Ok, di sicuro non ci sarà in ballo un bambino ma Rose è una modella, e per di più, la più bella modella in circolazione. Emmett sarà abbastanza per lei o scapperà con un fotografo? Non mi piace questa cosa, stasera dovrò parlarne a lungo con il diretto interessato.
Apro il finestrino dell’auto e la brezza di mare entra nell'abitacolo e sospiro, ho bisogno di questa festa, ho bisogno di riprendere in mano la mia vita.
Parcheggio nel garage ed entro in casa, corro da mia madre e la saluto con un lungo abbraccio. Stessa sorte per Peter seduto nel suo box. Vederlo da solo che gioca è meraviglioso, riuscirei a guardarlo per ore.
“Miei cari, ho una notizia da darvi, sabato barbecue da me per il lancio del nuovo disco. Siete entrambi invitati, anche tu Peter” Esme ride e si avvicina.
“Edward che splendida notizia, sei sicuro? “ Ha paura che succeda come per la festa di Alice.
“Si mamma. Sono sicuro, andrà alla grande, ne ho bisogno” mi sorride e mi abbraccia  lei.
“Hai bisogno di qualcosa?” sempre la solita.
“No. Sei mia ospite! Mi aiuta Jacob, lui è il re del barbecue, o almeno così dice” ridiamo ancora e mi sento davvero bene. Sento che la mia vita sta tornando sulla giusta carreggiata ed è giusto farlo insieme alle persone che contano e che non mi hanno mai lasciato.
“Piccolo, sei contento? Ci divertiamo”
Peter mi sorride e alza le mani nella mia direzione, mi piego e lo alzo in braccio. Il mio naso sul suo collo ispira tutto il suo odore di bimbo e sono felice. Gli lascio un bacio sulla fronte e lo alzo sopra la mia testa, per muoverlo. Sorride e fa versetti di divertimento. Tutto sta tornando normale, lo ripeto come un mantra, ma questa volta non per autoconvincermene ma perché ci credo davvero, sono convinto di uscire dalla scatola che mi sono costruito intorno, che ho costruito intorno a me e al mio piccolo.
Il telefono squilla ed è un sms.
 
Ed, Bella ha detto che ha paura di disturbare. Non so come convincerla, scrivile tu. Ti pregooo! Ali.
 
E cosa cazzo le scrivo.  Ciao sono Edward Cullen, nonostante all’ultima festa sia scappato a gambe levate quando ti ho vista, volevo sapere se ti andava di venire alla mia festa. Un pazzo. No. Non posso scrivere così. Ed eccolo l’adolescente che torna in velocità.
“Edward, preoccupazioni?” Esme guarda il telefono e notando il mio viso si è spaventata.
“ No! È tua figlia. Devo scrivere al suo capo di venire con lei alla festa di sabato. Alice mi ha detto che erano già d’accordo ma lei si sente in imbarazzo. Mamma, non so cosa scriverle.” Abbasso lo sguardo come se mi vergognassi di parlare con mia madre. Sono un adolescente.
“Ma parli di Isabella?” Continua mia mamma.
“Sì, proprio lei.” Lo sguardo si abbassa ancora di più, sto arrossendo. Cazzo.
“E allora tranquillo, è una così cara ragazza, dille di venire e basta, quanti problemi figlio mio!”
 E si fosse facile. Sorrido e comincio a scrivere l’sms, lo cancello dieci volte e alla fine lo invio. Facile, diretto, come voleva mia madre.
 
Ciao, lei non è di troppo. Assolutamente. La prego, accetti il mio invito. Edward.
 
Accetto, solo se ci diamo del tu. Bella.
 
Molto volentieri. Alloca ci vediamo sabato. E
 
Va bene, grazie! Bella.
 
“Allora?” mia madre mi osserva mentre ripongo il cellulare.
“Allora avevi ragione, viene” abbasso sempre più il volto. Penso di essere più rosso delle punte dei miei capelli.
“Bene. Sono contenta, tu?” Mamma, ti prego.
“Per me è uguale. Faccio la doccia, mi aspetti con Peter 5 minuti?”
Sento mia madre dirmi di sì, ma sono già in bagno. Ho bisogno di una doccia ghiacciata, devo calmare questo rossore in viso. Devo calmarmi in generale.
Sto bene, ne sono sicuro. Niente può rovinare tutto, o almeno lo spero.
E invece no. Dal soggiorno rumori molesti disturbano la mia quasi doccia, rumori molesti che sono sempre più vicini, rumori molesti che entrano nel mio bagno.
“Fratello, sono un po’ in anticipo. Disturbo?”
Emmett.
“No, però lasciarmi fare la doccia ti prego”
Alza le braccia ed esce, chiudo a chiave la porta e mi concedo il relax della doccia; troppe emozioni oggi, soprattutto per uno come me che ha nascosto ogni tipo di emozione, tranne quelle riguardanti Peter, nel più profondo del mio essere.

Dopo qualche minuto esco dalla doccia con l’asciugamano in vita e sento un rumore infernale provenire dalla cucina. Emmett che cazzo stai facendo. Giro la chiave e esco di corsa.
Entro in soggiorno e vedo il mio bambino seduto sul dondolo sul piano del tavolo intento ad osservare e sorridere dei movimenti maldestri dello zio Emmett in cucina.
Apre sportelli a caso, li fa sbattere e ne apre altri. Prende le pentole le appoggia a caso, cadono, fanno rumore e Peter ride. Non vorrei interrompere la scena, ma lo devo fare.
“Fratello, hai bisogno di una mano?” Emmett si volta e mi regala un’espressione schifata vedendomi in asciugamano.
“Non voglio nessuna mano da te fino a quando rimarrai nudo. Poi vorrei sapere dove sono le pentole per fare la pasta in questa casa.” Rido e mi avvicino, mi attacco alla sua schiena e mi appoggio.
Emmett fa un salto e si lancia dall’altra parte della stanza.
“Edward ma che cazzo fai?” continuo a ridere e Peter mi segue.
“Ma sei proprio stupido, le pentole sono nell’anta in basso a destra. Come mai pasta? La pizza no?” Emmett alza gli occhi al cielo.
“Non ti rispondo nemmeno” si volta e trovata la pentola inizia a spignattare seriamente.
“Peter lo zione non sa scherzare con noi” lo bacio e mi avvio in camera per vestirmi.
Tuta e t-shirt il solito. Mi guardo allo specchio che Alice mi ha convinto a comprare e mi osservo. Le occhiaie stanno piano piano regredendo, Peter ha iniziato a dormire quasi tutta la notte ma non è solo quello a calmare le mie occhiaie. I pensieri non mi affliggono più come prima, il peso sulle spalle mi sta finalmente lasciando libero di respirare e di vivere.
Torno in cucina e ritrovo i due ragazzi affaccendati. Emmett sta preparando un sugo da condire la pasta, mentre Peter ha in mano un giochino e lo sta scrollando con velocità per sentirne il rumore; tra poco lo prenderà in testa e inizierà a piangere. Detto fatto. Mi avvio a prenderlo in braccio e a calmarlo.
“Peter, ma devi stare attento. Sei grande ormai” non è vero. È il mio piccolino. Lo coccolo e il profumo di pomodoro ci racchiude in un stupendo clima familiare. E non penso più a lei che non c’è, penso solo a me e mio figlio che stiamo creando la nostra piccola famiglia.
“Papino, ma allora, raccontami di questa improvvisata” Emmett mi fa ritornare alla realtà non appena Peter cessa di lamentarsi.
Mi avvicino con il bimbo in braccio per farlo sedere sul dondolo e questa volta dandogli un peluche con cui giocare.
“Ho finito il disco, settimana prossima c’è il lancio, mi andava di festeggiare” sorrido.
“Bella notizia Ed! Ce lo farai ascoltare in anteprima?” chiede mentre scola la pasta.
“Quella è l’idea. Ma dimmi, Rose?”chiedo mentre faccio le linguacce a mio figlio per farlo ridere.
“E' tornata ieri. Mi ha scritto subito, ci siamo visti da me, abbiamo parlato e sai come finiscono quelle serate.” Sposto lo sguardo su Emmett che ammicca come un idiota.
“Sì, ma state insieme allora?” sono di vecchio stampo io.
“Non proprio, ma ci vediamo, ha deciso di provarci, di provare ad avere una storia e vuole farlo come me” sorride ed è felice, sembra anche più maturo “serve a qualcosa fare lo stalker” ok, mi sbagliavo.
Ridiamo insieme mentre mi sposto da Peter per preparare il solito tavolo da uomini: piatto, forchetta e bicchiere di vino, niente tovaglia, niente fazzoletti. Se ci vedesse Esme impazzirebbe, e iniziamo a cenare. La pasta con la salsa al pomodoro che ha preparato è squisita, e mi elettrizza il fatto che tra meno di un mese potrò farla assaggiare a Peter. No forse no, il pomodoro è acido. Sarà un delirio lo svezzamento, ne sono certo.
Mangiamo e parliamo di tutto, racconto a Emmett dell’invito per Isabella e le battutine partono alla velocità della luce, ridiamo e mi racconta ancora di Rosalie, del loro ‘patto’ di provarci e vedere come fa a finire. Lei starà per qualche mese a Los Angeles e avranno il tempo per organizzare le loro vite insieme. Sono felice per loro. Ancora non so se fidarmi di Rosalie, ma se ha fatto questo passo, penso che sia diversa dal genere a cui appartiene, diversa da Jessica.
Emmett mi suggerisce di invitare altre persone e insieme stiliamo la lista degli invitati: io, Peter, Emmett, Rosalie, Alice, Jasper, Isabella, e Emmett mi interrompe facendo allusioni alle coppie come un bambino ci due anni. Continuamo con Esme, Carlisle, Jacob e la sua fidanzata, Alec e la sua fidanzata, i ragazzi che hanno suonato con me per la registrazione e nonostante le richieste di donne da parte di Emmett, mi fermo qui, siamo un bel numero.
La serata procede con normalità, mio fratello sparecchia e pulisce mentre dò da mangiare a Peter, lo faccio digerire e coccolandolo in braccio si addormenta. Lo porto a letto e con la radiolina in mano torno in soggiorno per discutere le ultime cose con Emmett e distruggerci davanti alla tv con l’xbox. Non siamo uomini, siamo più piccoli di mio figlio.
Non so quanto tempo passa ma decidiamo che è ora di andare a dormire, saluto Emmett, lo ringrazio e ci diamo appuntamento a sabato, ma so benissimo che lo rivedrò prima.
Chiudo la porta dietro alle sue spalle e spengo tutte le luci. Mi avvicino alla vetrata del soggiorno e mi fermo ad osservare il mare di aprile, di notte: calmo, tranquillo, la luna illumina la spiaggia bianca ed è una atmosfera stupenda, degna di essere vissuta, non solo osservata dalla finestra come sto facendo io. Ma non è ancora tempo per me. Torno in camera di Peter e lo copro con la copertina che si è tolto. Ha imparato a rotolare e non è un bene per le coperte, lo bacio e, radiolina alla mano, mi sposto in camera mia. Sono stanco, ho sonno, ma c’è qualcosa che mi impedisce di andare a riposare, una sensazione strana, non è ansia, ma è qualcosa che non mi fa sciogliere la tensione e lasciarmi andare. Mi siedo sul letto e non ho voglia di coricarmi, mi alzo, torno in soggiorno e la luce del telefono colpisce la mia attenzione.
Un sms, Emmett deve avere dimenticato qualcosa. E invece non è di Emmett.
 
Edward, è tardissimo a LA, non voglio disturbarti, ma non riesco a smettere di ascoltare il tuo singolo, è la mia pace qui a New York. Non vedo l’ora esca l’album. La tua fan Bella.
 
Il mio cuore batte all’impazzata, mi ha scritto lei, Bella. Sta ascoltando il mio singolo, e non vede l’ora di ascoltare l’album. Leggo l’sms, lo rileggo e me lo ripeto mentalmente. Sono felice, ma ho paura. Ho già vissuto momenti simili a questo e non sono andati nel migliore dei modi. Non so se ne sono capace ancora, non so se sono più capace di lasciarmi andare con un’altra persona.
Ma questo sms mi ha fatto stare bene, ha placato quell’ansia che mi ha fatto alzare dal letto pochi minuti fa. Sorrido e rileggo ancora. Decido di rispondere.
 
L’album è finito. Sabato lo potrai ascoltare. Si, è tardissimo, ma non disturbi. Buona giornata Bella. E.
Sorrido compiaciuto dalla mia risposta ed è tutto così strano. Bella mi ha stregato con lo sguardo alla festa di Alice, mi ha fatto spaventare, ha fatto venire a galla tutte quelle sensazioni forti che non provavo da tanto tempo, ma ora con il suo sms, sapendo che verrà sabato mi fa stare bene.
È mai possibile che una persona che non conosco sia in grado di farmi tutto ciò? Non lo so, so solo che il telefono squilla ancora e mi sento sempre più un adolescente.
 
Spero di sentirti anche dal vivo. Buona notte Edward. Bella
 
Se è questo quello che vuole posso cantare anche dal vivo. Ma cosa sto dicendo? Sono a questo livello? Scrollo la testa, e ancora più incasinato di prima, ma molto più tranquillo mi sposto in camera da letto e il sonno arriva prepotente per trascinarmi, come Peter nell’altra stanza, nel buio della notte.
 

Buon pomeriggio!
 Per chi non fosse esperto nell'inglese traduco il titolo : " Se è solo una fantasia, perchè mi sta uccidendo?"
Grazie a chi è passato, chi ha messo la storia tra le liste e chi ha recensito.
Ancora una volta non so cosa dirvi, le mie parole sono inutili, solo ringraziare la mia Beta Veronica!
Grazie, grazie e grazie!
Fatemi sapere qualcosa, qualunque cosa, che ne so, adorate i bambini??
Bacione
Giu

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Capitolo 5
*** I really want to love somebody ***


4. I really want to love somebody 
Love Somebody_Maroon 5_ 
link

 

Piccolo mio, sei proprio carino oggi” Bacio Peter e lo sistemo sul suo seggiolino già posizionato in giardino in attesa dei nostri ospiti.

Oggi è una giornata importante per noi, per la nostra famiglia e così abbiamo scelto dei vestiti nuovi per l’occasione.

Peter indossa un completino nuovo sui toni dell’azzurro che gli ha comprato Alice nella loro giornata insieme della settimana scorsa, e io un paio di jeans chiari e una camicia azzurra, tono su tono, Alice sarà fiera di noi.

Controllo il barbecue che ho già accesso in attesa di Jacob e di Emmett, torno da Peter e gli do da mangiare per portarmi già avanti, il piano è quello di fargli aspettare sveglio gli invitati e poi portarlo a riposare, so benissimo che la giornata non andrà così. Io, però, sono tranquillo, sono consapevole che non sarà facile, sarà una lunga impegnativa serata, ma sono anche convinto che sarà piacevole, e potrò tornare ad essere me stesso, togliendo questa maledetta maschera.

Peter mi sorride vedendo il biberon colmo di latte e glielo scrollo davanti al nasino.

“Pappa, pappa, pappa!” mi trovo a urlare facendolo ridere ancora di più.

Questi sono i momenti che adoro. Mio figlio, felice. Sorrido con lui e lo prendo in braccio per iniziare il suo pasto. Si, sono felice: Peter, una giornata con gli amici, la carne, il mare, il profumo della salsedine, il tiepido sole di aprile. Quel buio interno che mi sono portato dietro per cinque mesi, è schiacciato, soffocato dentro di me. So benissimo che c’è ancora, ogni tanto senza pensarci ritorna prepotente e mi fa male, ma sto migliorando, so come calmarlo, come reprimerlo come fare finta che non esista.

Osservo il mare: ci sono persone che corrono, coppie con cani che passeggiano, bambini che scappano dall’acqua urlando. È un momento felice e voglio viverlo appieno.

Con il mio campioncino sulla spalla concentratissimo nel suo ruttino post pappa, mi dirigo in casa e inserisco il mio nuovo cd nel lettore. Uscirà la prossima settimana, mercoledì prossimo, ma oggi ne darò un anteprima alle persone a me più care. Sono elettrizzato, spaventato ma consapevole di aver fatto un gran lavoro. Spaventato per la fan che sta per arrivare con mia sorella, a quando pare Alice non era a conoscenza di ciò e quando le ho parlato ha iniziato a sogghignare. La odio quando fa così. Chissà se l’album piacerà a tutti, chissà se piacerà anche a Isabella, Bella.

Come devo chiamarla? Bella, Isabella, Signorina Swan? Abbiamo deciso di darci del tu, si, ma via sms,dal vivo è la stessa cosa? Niente panico Edward.

Cullo Peter e sorrido: sono un coglione.

La musica si diffonde per tutto il primo piano del mio appartamento, raggiunge la cucina, il soggiorno e, grazie alle casse per esterni anche la terrazza dove ho sistemato il grande tavolo per oggi. Avrei voluto posizionare un’altra cassa anche nelle scalette che portano alla spiaggia, ma poi mi è sembrato troppo da megalomani, deve essere una giornata informale, tra amici continuo a ripetermi.

Controllo l’orologio, bene ho ancora un po’ di tempo, ma ovviamente il campanello squilla già.

Paperottoooo!” Emmett. Non avevo dubbi.

Cosa fai già qui?” Mi trovo a chiedergli.

“Ciao fratello, anticipo no?” mi da una pacca sul braccio e stringe nel suo super abbraccio Peter che sghignazza, ha sempre avuto un debole fin da neonato per lo zio Emmett.

“Me ne sono accorto, Rosalie?” strano che non sia qui con lui.

“Arriva con Alice e Jasper, non ti preoccupare fratello, va tutto benissimo, stanotte …” mi allontano alzando le braccia al cielo.

“Non voglio sapere niente”

Emmett ride e si sposta in giardino per controllare il barbecue, gli dico di non toccare niente in attesa dell’arrivo di Jacob, ma ovviamente, fa come vuole lui e accende il fuoco. Come non detto fratello.

Senza richiedere niente mi parla ancora di Rosalie e di come siano felici, o almeno di quanto lui lo sia, mi parla del lavoro e che in settimana dovrà partire per l’Italia, ovviamente. Beviamo una birra e ci sediamo al sole in giardino, Peter ci osserva sul suo dondolino con il dito in bocca.

Squilla di nuovo il campanello. È Jacob.

Mi alzo e vado ad aprire ed ecco il mio amico insieme alla sua bellissima ragazza. Ci salutiamo e li accompagno in giardino, Emmett saluta Jake e fa lo stupido con Leah. Le occhiate di Jacob non sono proprio rassicuranti, ma anche lui conosce Emmett e sa che è solo molesto, niente di più.

Offro da bere agli ospiti e Jake, con una birra in mano, inizia ad armeggiare con fuoco e barbecue mentre Leah, si è seduta davanti  a Peter e sta giocando con lui. Sorrido, chiudo gli occhi e mi lascio accarezzare dal sole, no, aspetta non è il sole, è una manina piccolina. Apro gli occhi e la manina di mio figlio raggiunge il mio naso e si infila negli occhi, Emmett lo ha preso in braccio e lo ha appoggiato al mio viso, sento Leah ridere e rido anche io.

“Piccolo, ma fai la bua a papà” ridiamo ancora e squilla il campanello. Emmett mi lascia Peter e corre ad aprire, deve essere Rosalie, non sarebbe andato se no.

Alzo Peter e appoggio la sua pancia sulla bocca e faccio finta di soffiare e fargli il solletico, sento passi giungere dal soggiorno, ma Peter pretende la mia attenzione. Continuo a farlo divertire quando la voce di Alice diventa l’unica cosa udibile nel giro di dieci kilometri.

“Ciao Ali” la saluto mentre mi prende Peter tra le braccia e comincia a sbaciucchiarlo facendolo ridere, si avvicina e mi lascia un bacio veloce sulla guancia, mi volto verso di lei e vedo Emmett con Rose, Jasper e Isabella.

È appoggiata al muro di casa, indossa un paio di jeans e una camicia a quadretti aperta con sotto una t-shirt bianca, i capelli sciolti, lunghi, si muovono al vento e non posso non perdermi ancora una volta nei suoi occhi, così profondi.

Mi avvicino e da buon padrone di casa le vado a dare il benvenuto.

Oddio cosa le dico? Benvenuta, no? Edward per piacere.

Bella mi vede mentre mi avvicino e abbassa lo sguardo, è intimorita anche lei.

“Ciao” no ma sei bravo!

“Ciao Edward” lei almeno ha aggiunto il nome.

Silenzio imbarazzante: eccolo. Sono peggio di un quindicenne.

“è il tuo cd nuovo?” indica la cassa e la musica che ne esce.

Per fortuna ha parlato lei. Vorrei scappare ma non riesco a muovermi.

“Ehm, si... questa volta non comprarlo, te ne regalerà una copia!” bravo Edward! “ehm, accomodati, vuoi da bere?” mi sto calmando.

“Grazie, sei stato gentilissimo ad invitarmi”  abbassa ancora il viso e vorrei alzargli il mento con le mani e godere ogni secondo dei suoi occhi.

“è un piacere!” la accompagno al tavolo e le porgo una birra, la accetta, mi sorride e ne beve un sorso. Edward non guardarla, abbassa lo sguardo! Ma non riesco, è una visione celestiale.

Papino, abbiamo tanto sonno” Alice e Peter mi raggiungono.

Peter in braccio alla zia, con la testa a penzoloni, ha sonno, ma non vuole cedere il mio campione, ha sentito aria diversa in casa, è incuriosito ma il sonno sta decisamente vincendo sulle sue povere piccole  membra.

Lo prendo in braccio e lo coccolo per farlo addormentare, suonano alla porta e Alice va ad aprire, Alec e il resto degli invitati, comprese mia madre e mio padre sono arrivati.

Sento Jake urlare e , dato che  tutti gli invitati sono presenti, inizia a cuocere e tra le urla e gli applausi; mi sposto in ingresso per trovare un po’ di calma con Peter. Esme si avvicina mi bacia, bacia Peter e torna in giardino. Mi siedo sul divano, alzo la musica con il telecomando e la mia canzone arriva diretta nelle orecchie di Peter che cede e si addormenta in pochi minuti.

“Che ninna nanna!” Isabella è vicino al divano e mi osserva divertita.

Si, le mie canzoni lo fanno dormire, non è bello da dire ma è così” sorrido e mi alzo, accarezzo il

viso di mio figlio e lo porto nella sua cameretta, mi volto verso Belle e le sorrido.

“Vuoi venire anche tu con noi?” Bella sorride e mi accompagna.

Entro e posiziono Peter nel suo lettino, spengo le luci e chiudo le tende per rendere la stanza buia, Isabella osserva attenta i miei movimenti, torno al lettino accarezzo e copro il mio campione e mi abbasso per lasciarli un piccolo bacio, prendo il monitor e mi volto verso la mia accompagnatrice.

“Vuoi salutarlo?” Chiedo con imbarazzo.

Bella arrossisce e si avvicina al lettino, accarezza Peter sulla guancia e gli tocca la manina, lui la apre e stringe le sue dita intorno al pollice di Bella, sorride e continua a dormire. E il mio cuore impazzisce. Sorrido per cercare di calmarmi e mi sposto verso la porta.

“Andiamo a mangiare!” Sorrido ancora e le porgo la mano, lei stringe il mio pollice come prima Peter la sua mano, ridiamo sommessamente per non svegliare mio figlio e torniamo alla festa.

 

Dai Ed, metti più alta la musica” cerco il telecomando, lo trovo vicino a alla finestra, alzo di un po’ il volume, ma non troppo per Peter e tutti i presenti ascoltano rapiti la mia voce.

È tutto il giorno che il cd scorre nelle casse, ma questo è il primo vero ascolto; mia madre annuisce, mio padre muove in piede a tempo, Jake si guarda in giro come me e Alec mi fa segno che sta andando alla grande. Ma con loro è facile, sono la mia famiglia, non mi direbbero mai che il mio lavoro fa pena. Tutti tranne una, Isabella, lei è una mia fan, devo sapere cosa ne pensa.

Dopo l’intimo momento in camera con Peter non si siamo parlati molto, Alice l’ha monopolizzata e non c’è stato più modo di fare due chiacchiere e sono ancora più confuso. Una parte di me sarebbe voluta andare da lei e parlarle, l’altra il contrario, sarebbe voluta scappare il più lontano possibile. Non sono normale, non ne ho più dubbi.

In questo momento però sta vincendo la prima. Mi avvio verso di lei e la trovo seduta con gli occhi socchiusi intenta ad ascoltare la canzone dallo stereo, muove la testa. È stupenda.

Mi fermo e la osservo, la mia  bocca si apre e l’espressione da imbecille che si disegna sul mio volto è sintomo di quanto sono fuori di testa. Forza Edward.

Riprendo a camminare e le sono vicino, ma sono proprio convinto? Edward non devi baciarla, non devi dirle niente, solo ‘Ti piace la canzone?’ non è difficile.

Si, invece lo è.

Sto per appoggiare la mano sulla sua spalla per farle aprire gli occhi e sto sudando, le mani gocciolano quasi; e se dicesse le non le piace? Dubbi, sempre dubbi. Chiudo gli occhi e inspiro, basta, ora le parlo. No, ora no: un urlo attira la mia attenzione. Peter.

Scappo in casa e mi rifugio nella sua camera. Come posso pensare di stare tranquillo a parlare con una donna, quando nella stanza vicina c’è mio figlio? Il mio piccolo bimbo che sta urlando come un matto, rosso in viso.

“Ehi, piccolo c’è papà, calma” lo alzo e si tranquillizza immediatamente.

Lo avvicino al petto e coccolandolo cerco di calmare i singhiozzi che ancora provengono dal suo petto. Il mio bambino. Lo porto sul fasciatoio e lo libero dal pannolino sporco, lo pulisco e lo rivesto.

“Torniamo dai nostri ospiti Peter” controllo l’orologio e sono contento, ha dormito per 3 ore, un po’ si è riposato.

Entriamo in soggiorno e trovo Bella vicino allo stereo, si accorge di me e mi sorride. Il mio povero cuore.

“Scusa, stavo ascoltando meglio, questa canzone è meravigliosa”

Annuisco e non so cosa dirle, è la mia canzone preferita, è nata per caso un mese fa, è la canzone della speranza di innamorarmi ancora.

“Vuoi che la canti? Ti dovevo un live mi sembra” sono impazzito!

“Sarebbe stupendo! “ Isabella sorride luminosa.

Si avvicina e accarezza Peter sul viso, che ride e sporge le braccia nella sua direzione, lui si che sa come fare! Bella prende Peter in braccio e raggiungiamo la terrazza.

 

“Miei cari, a grande richiesta vi canterò questa canzone, Jake hai la base?”

Il mio arrangiatore annuisce e scatta sull’attenti, va in soggiorno e inserisce la base nello stereo, però mi viene un’altra idea. Corro in casa e prendo due chitarre della mia collezione, ebbene si, colleziono chitarre e ne do una a Jake, la musica riparte da capo e ci mettiamo a suonare.

Inizio a cantare e i miei ospiti ascoltano ancora più presi. Mi sposto a osservare Peter che, in braccio a Bella, mi sorride e scalcia. Lo amo.

 

“But I fall for you, i'll never recover 
If I fall for you, i'll never be the same”

 

Ma se mi innamoro di te, non mi riprenderò, se mi innamoro di te, non sarò più lo stesso.

Le parole colpiscono immediatamente Bella che alza il viso nella mia direzione, c’è qualcosa in lei, qualcosa che non conosco e che la fa stare male; le mie parole la colpiscono e i suoi occhi si oscurano, sta pensando, forse troppo. Alzo il tono della voce e canto il ritornello.

 

“I really want to love somebody 
I really want to dance the night away 
I know we're only half way there 
But you take me all the way, you take me all the way 
I really want to touch somebody 
I think about you every single day 
I know we're only half way there 
But you take me all the way, you take me all the way “

 

Non so se sia la foga con cui sto cantando, se siano le parole di speranza della canzone ma la paura nel volto di Isabella vola via e ritorna il sorriso, si muove insieme a Peter e lo fa sorride ancora più di quanto faccia da solo. Voglio davvero amare qualcuno, non so se sia Bella, non ne sarò ancora in grado ma voglio farlo. Voglio davvero toccare qualcuno, voglio essere toccato, baciato, abbracciato, voglio essere amato. Non so se sia Bella quella persona giusta per me, non la conosco, non so niente di lei, ma so che il suo sguardo mi agita, mi emoziona. Non siamo nemmeno a metà strada ma tu, mi prendi, mi prendi già.

Chissà se canterò ancora questa canzone in sua presenza e proverò altre emozioni.  Sposto l’attenzione su mia madre, su Alice e continuo a cantare, vedo la gioia e la speranza nei loro volti, sto bene, finalmente e lascio che la canzone continui attraverso la mia voce.

 

“Edward, grazie di tutto, noi andiamo” abbraccio Alec, i ragazzi della mia band di sostegno e saluto le rispettive accompagnatrici. Stessa sorte per Jacob e Leah, che ragazza simpatica e carina, sono davvero felice per Jake, ed eccoci, il clan Cullen al completo, con rispettivi fidanzati/fidanzate e la povera Isabella che si guarda in giro con fare imbarazzato. È venuta con Alice che è intenta a giocare con Peter e non sembra essere intenzionata ad andarsene. Dovrei dirle  che se vuole andare l’accompagno? No, la farei sentire di troppo. Ma perché cavolo devo farmi tutti questi problemi con lei. Scrollo la testa e mi siedo sul divanetto a caccia del sole. È pomeriggio inoltrato ma ancora si sta bene, abbiamo mangiato veramente tanto e bene, Emmett e Jake al barbecue sono un’ottima coppia. Osservo mio fratello seduto vicino a Rosalie, la guarda, le tocca le mani, è completamente soggiogato da lei, fa il furbo, l’arrogante ma è solo un ragazzo innamorato perso, e come dargli torto, lei è incredibile, ma non è il mio genere, o almeno, non lo è più.

Ed ecco che il ricordo di Jessica arriva prepotente anche oggi; ma non mi chiedo perché se ne sia andata, non più; ora il mio pensiero e a quanto di stia perdendo, a questi momenti incredibili che lei non vivrà mai più con noi. La risata di mio figlio alle prese con Alice mi riscalda il cuore e mi fa tornare con la mente a casa, basta seghe mentali, voglio solo pensare a quello che ho: una famiglia stupenda e un bambino incredibile.

Ma la tranquillità dura poco, Peter si lamenta, ha fame. Vedo mia madre pronta ad alzarsi ma le dico di non farlo e lo faccio io.

“Posso aiutarti? Stai andando a preparare il latte a Peter?” è Bella, e la sua è una richiesta più che d’aiuto nei miei confronti e aiuto per lei, per la situazione imbarazzante.  Annuisco e mi segue in cucina le faccio prendere biberon nel cassetto e i pochi minuti è tutto pronto; si, in due è molto più facile, le sorrido ancora una volta e lei ricambia provando la temperatura del latte sul dorso del suo polso. La gocciolina bianca si deposita sulla sua pelle chiara e Bella avvicina lingua e labbra e si pulisce il polpo: potrebbe venirmi un infarto, ora. Sono un maiale, un pervertito, ma cioè ho i miei bisogni anche io, e questo è stata decisamente la cosa più erotica che ho visto fare ad una donna da troppo tempo. Si perché con Jessica nonostante fossimo in crisi facevamo sesso, ma era solo quello, puro atto sessuale, da parte sua non c’era più passione, sensualità e io facevo finta di non accorgermene. La stringevo nuda tra le mie braccia e le giuravo il mio amore ottenendo come riposta un mugugno, un  ‘anche io’ stretto tra i denti che non aveva niente a che fare con il cuore. Scaccio via i brutti pensieri e mi concentro su Isabella ancora intenta a raffreddare il latte per mio figlio.

“Allora non mi hai più detto niente della canzone” provo a dirle.

“Oh, ecco, beh … Edward era magnifica, grazie per aver cantato dal vivo” è felice e sono felice anche io.

“Per così poco. Ma, sai, tu da mia fan sai parecchie cose di me, cosa ne dici di raccontarmi qualcosa di te?” dove ho trovato questa intraprendenza non lo so. Ma è così, sono confuso e mi sento un lunatico con lei: o parlo a monosillabi o faccio queste domande. Riuscirà a starmi dietro?

Molto volentieri, però prima Peter” sei perfetta Isabella.

La accompagno fuori e sfilo dalle braccia di Alice Peter e mi siedo, Bella mi passa il biberon e si siede di fronte a me e Peter, che trangugia il suo latte come se fosse una prelibatezza.

“Allora, mi chiamo Isabella, Bella, Swan e vengo da Forks nello stato di Washington, sono laureata in lettere, specializzazione in letteratura inglese, sono il caporedattore di Vogue LA ma continuo anche il mio lavoro di free lance per altre testate giornalistiche a New York, è per questo che faccio spola tra NY e LA. Vuoi sapere il mio voto di laurea?” sorride e mi prende il biberon mentre alzo Peter per farlo digerire.

Sono rimasto indietro a ‘spola NY e LA’ , decido di soprassedere e le chiedo dell’altro.

“Come mai Vogue?” questa domanda devono avergliela posta in molti.

“A dir la verità è stato un colpo di fortuna, stavo cercando lavoro post laurea è ho provato un po’ ovunque, anche a Vogue, mi hanno presa e ora eccomi qui” da come parla percepisco una grande tenacia e consapevolezza di se stessa, la invidio.

“E come hai conosciuto Alice?” chiedo ancora sempre più curioso.

“ Signor Cullen, potrei arruolarla a Vogue, ci sa fare con le interviste” mi sorride e continua “ mi serviva una voce nuova, per dare un nuovo volto a Vogue LA e curiosando tra le fashion blogger ho trovato tua sorella, beh, poi puoi immaginare, la sua vitalità è travolgente, non ho potuto non prenderla nel mio staff e soprattutto non diventarle amica” sorride ancora e annuisco.

“Quella piccola zanzara sa quello che vuole.”

Peter richiama la nostra attenzione mollando la presa del biberon vuoto e facendo le bolle con il latte che ha ancora in bocca.

“Piccolo, c’è una signora, manteniamo un certo tono” sorrido al mio bambino mentre Bella avvicina il bavaglino a mio figlio e gli pulisce il viso con attenzione. Potrei stare a guardare questa scena per l’eternità, la cura del suo gesto, il lasciarsi pulire e accarezzare di mio figlio; potrei impazzire.

“Ehm, meglio tornare in terrazza” l’unica cosa che riesco a dire.

Bella annuisce e usciamo ancora una volta insieme, il viso si è oscurato, sono un povero coglione; nascondo il viso nel collo di Peter e ritorno agli schiamazzi di Emmett.

Bella raggiunge Alice, le sussurra qualcosa e la bacia, si rivolge a tutti e saluta; se ne sta andando. Perché? Cosa ho combinato? Dovrei dirle qualcosa? Dovrei dirle di restare ancora un po’? Non so, non so cosa fare e ovviamente non faccio  niente. Mi limito ad alzare un braccio meccanicamente e a salutarla mentre spiega di aver chiamato un taxi, ci ringrazia e se ne va. Tutto in pochi minuti, tutto così veloce, e non so cosa mi stia succedendo, mi sento immobile, impotente, è una sensazione che ho già vissuto. Mi sento solo.

Alice si avvicina e mi sfila Peter dalle braccia, lo porta a mia madre e mi porta sulla spiaggia, mi trascina come se fossi bloccato, come se non riuscissi a muovermi.

“Edward, cosa succede?” Alice si siede sulla soffice spiaggia bianca e mi accomodo vicino a lei, mi corico e mi copro il viso con l’avambraccio sinistro.

"Ali non lo so ..." vorrei solo urlare o piangere.
"La giornata è stata lunga per tutti" e senza dire altro appoggia la sua testa sul mio petto e accarezza il mio braccio teso affianco a lei. Non servono altre parole; recupero un po' di calma e sposto il braccio che avevo sul volto sulla testa di Alice. Questo è il mio grazie.


La serata procede e Peter si é di nuovo addormentato, con la mia famiglia si parla e si scherza ma io sono ancora confuso come prima in spiaggia con Alice. I miei sono felici: mio padre che stringe con affetto la mano di mia madre, Emmett che si scambia effusioni al limite del consentito davanti ai miei con Rosalie e Jasper che annuisce davanti alle mille idee di Alice. Loro sono felici e io sono felice di vederli stare bene. La giornata è stata soddisfacente anche per ne, sono riuscito a non scappare come un malato di mente ma ho intrattenuto i miei ospiti e mi sono divertito fino al momento in cui Isabella se ne è andata. Forse è il mio inconscio che ha mollato gli ormeggi e ora si riposa, o forse Bella mi attira, mi tiene sull'attenti, mi fa avere la speranza di ricominciare. Scrollo la testa da tutti questi assurdi e frettolosi pensieri e torno in camera a controllare il mio bambino che dorme come un angioletto. Ripenso ai suoi sorrisi per tutti di oggi e a quelli per Bella; il mio paperotto speciale.
Sento dei passi e li collego a Esme, entra in camera, mi volto ed eccola.
"Edward stiamo per andare, va tutto bene?" mi chiede titubante. Ha colto qualcosa ma non chiede nulla di preciso, la solita Esme
" Si mamma, grazie di essere venuti" la abbraccio e ricambia con la sua solita stretta. Esco in soggiorno e saluto il resto del gruppo Emmett mi bisbiglia che tornerà a trovarmi domani perché dobbiamo finire di parlare. Sicuramente mi riferirà la sua notte con Rosalie, no. Chiudo la porta e rimaniamo solo io, Peter che dorme sereno e i miei maledetti pensieri che corrono veloci. Mi appoggio al bancone della cucina e chiudo gli occhi, respiro ma niente, non riesco a calmarmi, non ce la faccio. Forse sono solo stanco, per la mia condizione di quasi sociopatico questa giornata é stata parecchio intensa. Cerco il cellulare per spegnerlo e andare a dormire e mi accorgo che c'è un sms.

Grazie per la giornata. Mi ha fatto piacere venire. Bella.

Ma allora non se ne è andata per colpa mia? Cazzo, non ci capisco niente. Il panico da adolescente mi riporta nel delirio insieme a lui e provo a scrivete e riscrivere il sms di risposta. Scrivo cancello e riscrivo. Dai Edward!

 

È stato un piace anche per me. Dobbiamo continuare la nostra chiacchierata.

 

Suona un tantino da maniaco, ma ormai lo ho inviato. Tengo il cellulare in mano e mi sposto in bagno, mi lavo i denti e lancio occhiate al telefono, sono da ricovero lo so.  Un sorriso compare sul mio volto e mi sposto in camera di Peter lo saluto con il solito bacio,  lo copro per bene con il lenzuolo e monitor nella mano libera dal cellulare mi sposo in camera mia. Mi corico vestito sul letto ma il sonno di poco fa è scomparso, guardo l’orologio e mi accorgo che sono le undici. Tardissimo proprio, sbuffo mi alzo in piedi e torno in soggiorno, accendo la televisione e dopo aver fatto zapping, mi fermo su un canale di rotazioni di video musicali. E il mio cellulare suona.

Mi lancio sul divano per raggiungere il tavolino affianco e apro l’sms. Sono veramente un ragazzino.

 

Quando vuoi. Dovevo dirti il mio voto di laurea se non sbaglio :)

 

La faccina sorridente. Sorrido anche io e rispondo, questa volta senza problemi.

 

Numeri, non mi interessano. Quanto ti fermi a LA?

 

Tutta la settimana. :)

Ancora la faccina.

 

E quando potresti avere tempo per due chiacchiere?

 

L’ho fatto veramente? Sono impazzito del tutto. Le ho chiesto un appuntamento.

Rispondi Bella, rispondi su!

 

 Giovedì pomeriggio così c’è anche Peter?

 

Vuole vedere anche il mio piccolo, sto per impazzire. Calma Edward, calma. Lei mi piace, non riesco più a nascondermelo, ma non posso cacciarmi in un altro casino, non posso solo pensare a me e ai miei istinti, devo pensare a Peter e cosa è meglio per lui, è ancora piccino, ma è in grado di affezionarsi già alle persone, non voglio fargli del male, non voglio che subisca un altro abbandono, come non voglio subirlo io. Ma ho voglia di ricominciare, l’ho cantato oggi, ho voglia di amare qualcuno, ho voglia di riprovare ad innamorarmi ancora.

 

Perfetto! Ti va di venire da me?

 

Sicuro! A presto. Un bacio. Bella.

 

Spengo definitivamente il telefono e mi lascio andare sul divano, sorrido e sono felice, dal monitor sento i rumori di Peter che si lamenta, lo sento e sono felice.  Mi sento vivo, e non vedo l’ora sia giovedì. Mercoledì il lancio del cd, e giovedì il pomeriggio con Bella e Peter, settimana impegnativa. No, l’impegno più grande sarà domani al pranzo con i miei, Alice, mi ha visto in crisi e oggi è stata comprensiva, ma domani sarà diversa, lo so bene.

Sarà un’altra lunga e difficile giornata.

 

 

Buon pomeriggio!

Nonostante la crisi del fandom per il fattaccio Robsten ecco il nuovo capitolo!
Per chi non fosse esperto nell'inglese traduco il testo della canzone :

Ma se mi innamoro di te, non mi riprenderò mai
Se mi innamoro di te, non sarò mai più lo stesso

Voglio davvero amare qualcuno
Voglio davvero ballare tutta la notte
So che non siamo nemmeno a metà strada
Ma tu mi prendi troppo, tu mi prendi troppo
Voglio davvero toccare qualcuno
CI penso tutti i giorni
So che non siamo nemmeno a metà strada
Ma tu mi prendi troppo, tu mi prendi troppo

Grazie a chi è passato, chi ha messo la storia tra le liste e chi ha recensito. Se avete Pinterest passate qui, ho creato una board con immagini della storia!
Grazie, grazie e grazie!

Parlando di gossip, voi cosa ne pensate del presunto tradimento di Kristen???
Bacione
Giu 

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Capitolo 6
*** When the daylight comes ***


 

5. When the daylight comes. 
Daylight_Maroon 5_ 
link

If you only knew_ Maroon 5 _ link

 

Fatti i fatti tuoi non è una risposta che accetto. Ora ti siedi per bene sul divano, lasci Peter alla mamma e mi racconti cosa è successo, cosa sta succedendo e cosa succederà! Forza fratellone”

Cosa avevo detto? Alice in casa dei miei senza nemmeno salutare, con solito sguardo da criminale mi minaccia e non posso fare altro che assecondare i suoi voleri. Lascio Peter a mia madre che sorride annuisce, si dispiace per me, e lo credo bene. La seguo e entriamo nel soggiorno ci sistemiamo su un divano accavallo le gambe e porto il braccio dietro la testa,socchiudo gli occhi e sento Alice muoversi come una disperata. Ma un corpo così esile non può essere in grado di fare tanto casino! Riapro gli occhi e i suoi sono fissi nei miei.

“Allora? Le tue pose da SonoUnCantanteTroppoFigo le puoi tenere per le tue fans. Per me sei solo  Carotino” Ma io sono ancora qui con questa?

“E non provare ad alzarti ora” fantastico, legge anche nel pensiero come quel vampiro che le piace tanto.

Le racconto della mia crisi, le racconto del mio sentirmi solo ogni volta che qualcuno senza un motivo apparente se ne va, come ieri sera Bella. Le racconto delle nostre chiacchiere delle nostre parole, dei sms e dell’appuntamento, ma in Alice non trovo la reazione che mi aspettavo, è felice, sorride ma non urla, non salta sul divano.

“Ali, stai diventando una persona normale o c’è qualcosa che non va?”

Scrolla immediatamente la testa e continua.

Ma figurati, Carotino, non dire idiozie.  Stai attento ok? Solo questo”

Piccola. Sorrido, la abbraccio e inizio a stuzzicarla.

“Ehi! Non sono Peter io!” Alice inizia a scalciare e scappa dalla mia presa.

Mi alzo dal divano e rincorrendola raggiungiamo la famiglia.

 

“Piccolo saluta i nonni “ Sporgo Peter verso Esme e Carlisle, si scambiano coccole e risatine. Siamo rimasti solo noi, Emmett e Alice sono scappati dai rispettivi impegni sentimentali, mentre io sono qui a salutare i miei con il mio più grande amore che inizia a lamentarsi. È il segnale, bisogna tornare alla Caverna. Saliamo in auto, lego il piccolo e saluto ancora i miei. Esme mi chiede ancora, l’età avanza, è la terza volta oggi, del lancio dell’album di mercoledì prossimo e mi conferma per la terza volta la sua presenza.

 

Sento il mio nome per tutta la sala del cinema dove Alec ha organizzato  il Question & Answer per il lancio del nuovo album. Come ogni volta, il pubblico che dovrebbe essere solo di giornalisti o addetti ai lavori è praticamente composto da fans. Una massa urlante capace di destabilizzarmi, di farmi perdere il contatto con il mondo, e di fami desiderare di tornare a casa dal mio bambino. Avrei voluto portarlo con me come al lancio del singolo, ma non avrei potuto fare un buon lavoro con il pensiero di Peter a pochi metri; lo ho lasciato nelle mani di zia Alice, ok, sono un pazzo, ma so che nel ruolo della zietta lei è perfetta. Esme è qui, mi ha scritto un SMS poco fa, la ritroverà sicuramente in prima fila urlante anche lei, è mia madre d'altronde. Per il penultimo disco è riuscita a comprarne tre, come se io non potessi regalarglieli; uno per casa, uno per l’ufficio e l’altro per l’automobile. Sorrido e mi lascio trasportare dalle urla sempre più vicine, i miei bodyguard mi stanno accompagnando all’ingresso dove mi aspetta il mio pubblico. Non sono amante di questi momenti, anzi, li detesto, ma è parte del mio lavoro e devo farlo. Chiudo gli occhi e continuando a camminare, isolo le urla cercando di ascoltare solo la base che sta partendo per concedermi il grande ingresso da star, sono un cazzone.

Il pubblico riconosce il singolo e le urla crescono diventando un coro, un pazzo coro, ed è così che mi piace. Avanzo verso l’ingresso e sono nella sala.  Flash, rumori, musica, urla, ancora loro, ci sarebbe da impazzire, ma come mi hanno insegnanti i grandi di questo mestiere sfoggio un enorme sorriso e mi rivolgo ai fotografi che chiamano a gran voce il mio nome.

Le ragazze infondo alla sala cercano la mia attenzione, alzo il braccio e faccio un cenno nella loro direzione per indicare che ci sarà tempo dopo anche per loro.

Con Alec prendiamo posto sulle poltroncine che ci hanno sistemato sul palco rivolte verso la platea e i giornalisti iniziano le loro domande; rispondo con velocità e competenza, lascio tutti contenti dalle mie risposte. Chiedono delle canzone, dei testi, della musica, dell’ispirazione; c’è qualcun che chiede del tour e solo pensarci mi sento male.
Intanto in platea il microfono passa ad un uomo, un ragazzo anzi, non più grande di me che si alza per pormi la sua domanda.

“Salve, James Nomads, di People magazine. Signor Cullen, ha più notizie della madre di suo figlio? Sta cercando di ottenere qualcosa con il suo disco?é un urlo disperato il suo, o c’è qualcosa altro?”
Ma cosa sta dicendo? Mi sembrava strano mancasse all’ appello la super domanda. Guardo Alec  che scuote la testa e elimina il problema in pochi secondi liquidando la domanda con un “No Comment, niente domande personali”.

Il mio umore è compromesso, se non rovinato, doveva essere il giorno di festa, il giorno della svolta, non il solito dramma del ricordo. Ho già fatto la scena del povero abbandonato e cornuto, ora basta. Sto per andarmene quando un altro urlo si alza dal fondo con prepotenza.

Ed, voglio essere io la madre dei tuoi figli”

Ritorno a sorridere e mi alzo in direzione delle urlatrici, delle mie fans, della forza con cui ho di nuovo iniziato a scrivere e cantare. Poco

Poco più tardi, fatte le altre foto di rito, i giornalisti, a gran voce, richiedono un assaggio del disco e non posso tirarmi indietro. Per la verità ho una disperata voglia di cantare da questa mattina, non avrei voluto fare altro, ma le regole per la promozione esistono e non si possono aggirare. Dall’auricolare Jacob mi chiede che base far partire e non ho alcun dubbio su cosa cantare. Lancio un’occhiata in platea e James Nomads è ancora presente: “Love Somebody” dico a Jacob. La canzone che ho subdolamente dedicato a Bella l’altra sera da me. Jessica sarà sempre la madre di mio figlio , negli occhi di Peter vedrò sempre quelli della donna che ho amato e che mi ha fatto perdutamente innamorare di lei, ma mi sento disilluso, sento che nella mia vita c’è spazio per altro; è finita e il suo ricordo e i pettegolezzi che ancora mi rincorrono non devono più inserirsi così violentemente nella mia vita. Inizio a cantare e la folla urla il mio nome,osservo Esme in piedi applaudirmi come solo lei può fare, la mia più grande fan, il mio più grande sostegno. L’album sarà un successo, sentendo il calore dei presenti oggi non ho alcun dubbio.

 

Passano i minuti , le ore, ho perso la cognizione del tempo. Foto, autografi, sorrisi, foto, saluti con Esme e ancora foto. Finalmente mi stanno portando fuori dalla sala , per venire sballottato in una grande stanza con tavolo addobbati , cibo, vedo molto cibo, non che mi dispiaccia. A mano a mano entrano Alec, Jacob, i miei musicisti, i produttori, i dirigenti della casa discografica e altri addetti ai lavori. Hanno organizzato, ovviamente a mia insaputa una specie di after party; mi avvicino ad Alec quando un urletto attira la mia attenzione. Riconoscerei ogni suo lamento, in questi mesi insieme ho imparato ad ascoltarlo sempre, e anche da lontano, riesco a capire che è qui anche lui; al mio party c’è anche il mio bambino.

Ed eccolo entrare, vestito come un duca inglese, Alice deve aver fatto di tutto questa mattina con la mia piccola creatura al seguito. È uscito di casa vestito con una tuta come ogni bimbo e ritorna dal suo papà con una giacchettina e un paio di pantaloni eleganti. Alice, è un bambino.

Peter si lamenta e si guarda in giro, è incuriosito , sorrido e mi avvicino.

Cosa fare qui mostriciattoli” accarezzo il viso di mia sorella e prendo in braccio mio figli.

“Sorpresa a papà”

“Ben riuscita ragazzi!”

Appoggio il viso sul suo collo e Peter si lascia coccolare, non solo da me, il furbetto si fa tenere in braccio e riempire di attenzioni da tutti i presenti. Lui si che ci sa fare. Ringrazio Alice del tempo che ha dedicato al nipotino e per i nuovi acquisti, ma sembra distratta. Annuisce e sorride a stento, guarda fisso fuori dalla finestra, nella corte del complesso dove ci troviamo; sembra preoccupata.

“Ali, tutto bene?”

“Fermo li” mi intima mentre una ragazza della casa discografica mi sta ridando in braccio Peter; in poco tempo Alice esce dalla stanza e sparisce dalla mia vista. Da fuori, nel giardino, arrivano urla, è Alice. Mi avvicino alla finestra e Jacob è al mio fianco anche lui incredulo.

“Ma tua sorella assume qualcosa? Perché è scappata e sta urlando?”

Jake, io non so cosa stia succedendo”

Mi avvicino ancora più alla finestra, sento altre urla ma non riesco a scorgere nulla. Finalmente sento sbattere una porta e vedo Alice tornare trafelata alla festa, tutti i presenti, compreso io, la osserviamo come se fosse da ricovero: è rossa in viso, i capelli scompigliati e una smorfia sul volto che non si addice al suo solito sorriso.

“Posso sapere cosa ti è successo?” il mio tono è leggermente irritato e spaventato.

“Uno stronzo stava facendo delle foto, me ne sono accorta appena sono arrivata con Peter, sono uscita con i bodyguard e gli ho dato quello che si merita. Veramente sono stati i tuoi gorilla, ma io sono stata il capo. Mi piace, potrei formare una gang e io sarò il capo”

“Alice, che cazzo dici?”

Ma sto scherzando no? C’era uno che faceva le foto e lo ho fatto allontanare.”

Paparazzi, tipico.

“Ali, sono paparazzi, è normale

“No Ed. Questo mi segue, segue tutti noi, è davvero ossessionante, hai visto come mi manda fuori di testa

C’è una persona che segue la mia famiglia e io non so niente? Ovvio, sono sempre fuori dal mondo io, sempre impegnato a pensare solo ai miei problemi fino a non vedere che ne causo a chi mi è più vicino.

“Da quanto va avanti questa storia?”

“Da qualche settimana, ma non preoccuparti, sappiamo tutto su di lui; Bella lo conosce, ha detto che è un giornalista free lance senza scrupoli, capace di tutto pur di far notizia. E ora è interessato a te e alla tua storia privata. Pensa sia impossibile che la tua carriera non abbia avuto un crollo con la storia di Jessica, anzi pensa tu abbia calcolato tutto, compreso Peter per ritornare ai vertici della musica. Chi è quel pazzo che userebbe un bambino per lavorare?

Sono allibito. Raggiungo un divanetto e mi metto a sedere. È possibile che anche il mondo della musica come quello dello spettacolo faccia così schifo? È possibile diventare persone famose pur essendo normali? Come si può solo pensare di usare un bambino in quel modo! Sono stato abbandonato con un bimbo di pochi mesi; sono stato lasciato come accade ad altri uomini nel mondo.

Ed, non te la prendere è questo mondo che fa schifo”

Alice cerca invano di interrompere i miei pensieri.

“Come hai detto che si chiama?”

“James Nomads, attualmente lavora per People Magazine, e sai bene che genere di articoli sono capaci di pubblicare.”

Lo stronzo della domanda di poco fa alla conferenza.

“Bella cosa sa?” mi trovo a chiedere.

Ed, sai come vanno le cose”

Ok. Sa tutto, che si sia avvicinata a me per pena? No, non può essere, cancello il pensiero dalla mente e decido di mettere fine a questa storia prima che diventi ancora più pericolosa e assurda di quanto già sia, per ora l’unico pensiero è la sicurezza dei miei cari.

Chiamo Alec e gli racconto la storia dicendogli di fare il possibile per far accadere eventi spiacevoli ancora, annuisce e si mette immediatamente al lavoro.

Il cellulare squilla ed è la millesima volta oggi. Tutta la mia rubrica, tutti i miei contatti sembrano aver comprato il cd, ci credo poco, è tutta gente che non aspetta altro che un invito a qualche serata evento, è così che funziona a Los Angeles, e inizio a non volere più che la mia vita sua così.

Fotografi, giornalisti spietati, finti amici, donne pronte a tutto pur di diventare famose, non è più vita per me. Lanciato l’album, penserò al tour e poi vedrò; ora sono un padre, c’è un meraviglioso duca inglese che sorride verso di me, lui dipende da me, voglio che non si debba mai vergognare di suo padre e che sia sempre fiero di ogni sua scelta e se devo scegliere di abbandonare la musica, lo farò. Peter prima di tutto, prima di me, prima della mia vita.

 

Il sole pomeridiano di Los Angeles entra con forza attraverso il vetro della finestra dell’ufficio del presidente della casa discografica che mi produce. Ci siamo dati appuntamento questa mattina per discutere alcune cose riguardo la promozione, il contratto e il tour. Non pensavo di dover decidere così presto a dire la verità, pensavo di potermi prendere un po’ di tempo. No, non volevo pensarci.  I tour sono lunghi, faticosi, divertenti e il vero modo di fare musica live, ma sono in grado di farti stare fuori casa per troppo tempo, è una decisione da prendere con molta calma e con i miei.

Carlisle e Esme si sono offerti di aiutarmi con Peter , ma non mi sembra corretto, il figlio è il mio, non posso decidere di partire per un mese e lasciarlo a loro, più che non posso, non voglio.

Nell’ufficio dall’arredo pacchiano vi sono grandi cornici dorate con i dischi di maggior successo prodotti dalla casa discografica e c’è anche il mio primo album. Ogni volta che lo vedo li, con sotto i dischi di platino sopra la scrivania è sempre un’ emozione. È segno che il mio lavoro è servito, che se sono prodotto dalla casa discografica più importante del paese, la mia musica vale.

Sorrido e cammino per lo studio e il mio telefono squilla ancora; è un messaggio con una foto allegata, è di Bella. Con le mani tremanti premo su apri, la mia mente viaggia, troppo veloce, anche dove non dovrebbe andare. Ed, ma secondo te ti invia una sua foto nuda?  Ma la foto che si sta caricando è ancora meglio di quanto la mia mente malata potesse pensare.

È un primo piano del suo viso tondo e sorridente, con in mano il mio CD; la didascalia legata alla foto è ancora meglio.

Volevo arrivare preparata domani. Baci. Bella

Mi siedo su una poltrona di pelle che trovo alle mie spalle e cerco di respirare continuando a guardare la foto. Potrei rispondere mille cose ma le mie dita scorrono sulla tastiera isolandosi dalla mia mente intenta a elaborare troppi pensieri.

And when the daylight comes and I’ll have to go, but tonight I’m gonna hold you so close.

Una parte del testo del nuovo singolo che uscirà tra pochi giorni. Non so bene cosa centri, ma mi andava di scriverlo. Non la vedo stasera, domani sera, ho fatto il solito casino.

Il telefono squilla di nuovo.

Cause in the daylight we’ll be on our own, but tonight I need to hold you so close.

La conosce già. Ha continuato il ritornello della mia canzone. Mi sento emozionato come se avessi dovuto affrontare un esame, una commissione e fosse riuscito alla grande. Vorrei dirle di anticipare, vorrei che il tonight ci fosse davvero e che come nel mio testo vorrei passare la notte ad abbracciarla, vorrei dirle molte cose ma è troppo presto per me e liquido i pensieri con un

Ti aspetto domani.Voglio sapere cosa ne pensi. Ed.

Il solito cuor di leone, ma Bella non molla e continua a rispondere.

Sto prendendo appunti Signor Cullen, si ricordi che sono una giornalista.

 Sorrido ancora una volta da solo nel rileggere gli sms ma non mi sento stupido, mi sento vivo.

 

“Ti piace che papà ti prepara il latte, paperotto

Peter mi guarda divertito sul suo seggiolino mentre preparo facendo finta di fare il barman giocoliere il suo biberon, tra poche settimane si inizia lo svezzamento e ci sarà da divertirsi; è anche per questo motivo che ho chiesto di iniziare il tour tra più di un mese, in modo da iniziare a cimentarmi con i cibi da bimbi. Non mi ci vedo a preparare pappine, cremine; non penso di essere in grado di preparare nulla che finisca in –ine. L’unica cosa che so cucinare finisce in –za e a mettere una pizza nel forno non è che ci vuole proprio uno chef. Non so come farò con Peter ma non ho possibilità, devo imparare a cucinare, Esme sarà entusiasta di aiutarmi,come sempre.

Per questa sera sono riuscito a far perdere le mie tracce e a evitare un altro invito per il disco, voglio stare tranquillo con mio figlio, metterlo a dormire e passare la serata a guardarlo riposare e pensare a quanto sono fortunato; pensiero strano per chi fino a pochi mesi fa pensava fosse finita la sua vita.

Raggiungo Peter e lo prendo in braccio per farlo mangiare. Si attacca immediatamente al biberon e inizia a tirare, pulisco il visino dal latte e coda e ogni tanto stacco il biberon per fagli riprendere fiato, è ingordo come suo zio Emmett, si annegherebbe nel latte il mio papero.

Finita la pappa, fatto il ruttino e via nella sua palestrina, come ogni sera resiste dieci minuti e lo ritrovo in coma con il ditino in bocca. Il mio cucciolo stanco morto, per quello ha decisamente preso da me, pigrezza uno stile di vita. Lo porto nel lettino, accendo il monitor e torno in soggiorno. La luce del tramonto ancora illumina la stanza, mi avvicino alla vetrata  che da sulla spiaggia e il sole è ormai andato lasciando alle sue spalle un rossore nel cielo. Vago verso lo stereo e premo su play, sono un drogato di musica. Dovrebbe partire il mio nuovo disco ma invece per casa di espande il suono della mia voce di qualche anno fa, una voce più giovane e meno studiata, è il mio primo album. E poi ricordo. Non ho più acceso lo stereo dal barbecue e l’ultima ad essersi avvicinata è stata Bella, ha inserito lei il cd, ha scelto lei la canzone.

“I wake up, thoughts of you, tattooed on my mind…”

Vola basso Edward, questo non vuol dire niente.

“If you only what I went through just to get to you...”

Calma Ed. Hai scritto tu questo testo, non vogliono dire nulla.

“I’m hanging from you, and I’ll hold on if you want me to…”
So come è il finale e non voglio andare avanti.

 “I'm swinging from you, and there's nothing I would rather do”

No. no.

Estraggo il cellulare dalla tasca del jeans e compongo un sms.

L’sms più pazzo e stupido della mia vita.

Spero di non pentirmene.


 

Buon giorno!

Non dico niente, mi sembra doveroso nei vostri confronti.
Dico solo che ho visto Breaking Dawn part 2 e penso sia il più bello della saga, ho urlato, pianto, riso.

Grazie alla saga ho conosciuto persone FAVOLOSE, come tutte voi, che mi scrivete anche con mesi di lontananza da EFP. Grazie di cuore.

Il capitolo non è lunghissimo e non è betato, quindi non uccidetemi.

Per chi non fosse esperto nell'inglese il testo con traduzione della prima canzone Daylight( quella degli sms ) lo trovate qui, mentre qui c’è la seconda.

Grazie a chi è passato, chi ha messo la storia tra le liste e chi ha recensito. Se avete Pinterest passate qui, ho creato una board con immagini della storia!
Grazie, grazie e grazie!

E a voi è piaciuto BDPart2? Ditemi tutto:)
Giu 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Goodnight, goodnight. ***


 

6. Goodnight, goodnight
Get back in my life_Maroon 5_ 

Goodnight, goodnight_Maroon 5_ 

 

 

“Ed, hai spento il telefono? È da ieri sera che provo a chiamarti ma trovo sempre la segreteria”
Già. L’ho spento e non ho intenzione di accenderlo, ho fatto una cazzata e ho paura delle conseguenze, faccio il grande uomo, ma sono un povero stupido.
Alice è arrivata questa mattina presto, e nonostante non abbia impegni, ha deciso di farmi compagnia con Peter, lo ha cambiato, e lo sta coccolando senza sosta da quando è arrivata, quanti vizi al mio paperotto.
“Edward, accendi il telefono, Bella ha scritto a me, dai non fare il coglione, le hai scritto un sms bene, non mi vuoi dire cosa hai scritto, male, ma ora fai l’uomo”
Alice, hai ragione. Mi avvio verso il cassetto di camera mia dove ieri sera preso da un momento di rabbia ho riposto il cellulare spento. Premo sul tasto dell’accensione con poca convinzione, e il telefono rimante spento.
“Guarda che puoi spingere un po’ di più, non si rompe “ Mia sorella mi ha raggiunto e con Peter in braccio, mi osservano mentre premo con più forza il tasto ed ecco che lo schermo si illumina.
Dovevo buttarlo in mare ieri, non nel cassetto, mi tremano le mani, non ho il coraggio e Alice continua a piantonarmi.  Uno squillo.

“Leggi quel sms, ora”

Il viso di Alice è serio, non ho scampo. Peter sorride e fa le bolle con la saliva, hai ragione piccolo mio. Apro l’sms ed  è di Bella, ovviamente. Ho paura, paura di cosa leggerò, ieri sera ho esagerato, non dovevo scriverle quell’sms. Alice più veloce di me e disinteressata alla mia privacy, ha già letto il messaggio e mi osserva senza capire.
“Ma cosa le hai scritto?”

Ecco, doppia figura di merda.

“Lascia stare” e ritorno a leggere l’sms di Bella.

 

Please don’t resist anymore, I’ll never leave you alone.

 

Un’altra citazione di una mia canzone, e questa volta Bella si è spinta molto più oltre di quanto ho fatto io.

“Fratello, cosa le hai scritto?” Alice continua, non molla, come sempre.

“Sorella, Bella ha lasciato intenzionalmente una canzone nel mio stereo, e l’ultima frase diceva ‘ I’m swinging from you’ e le ho scritto se stava succedendo davvero, è strano a parlarne, non la conosco, so pochissimo di lei, ma mi sono spaventato” e ora sarà contenta, maledetta Zanzarina.

“Ed, non so che dire, ti piace proprio?” Si avvicina e mi accarezza una spalla, Peter continua a parlottare da solo ignaro di tutto, lo invidio, per lui così piccino tutto è semplice.

“Penso di si” l’unica cosa semi furba che riesco a dire.
E Alice diventa incontenibile; le prendo Peter dalle mani mentre saltella nella stanza. Il mio piccolo guarda la zia e inizia a sorridere, tranquillo tesoro, imparerai ad avere a che fare anche tu con i momenti di pazzia della zia.
“Lo sapevo, lei è una tua super fan, lo sapevo che poteva nascere qualcosa” mia sorella riprende l’uso della parola e quello che dice è capace di spaventarmi ancora più di quanto non lo sia già di mio.
“Ehi, non corriamo. Non può nascere niente, o almeno non ancora. Vola basso Ali”.

 Cerco di troncarle le ali immediatamente, ma il luccichio nei suoi occhi mi fa capire che la sua mente sta macchinando già troppo.

Ed…” Basta non voglio altre domande.

“Ali, basta così, ne abbiamo già parlato anche troppo, oggi Bella verrà qui, parleremo, ci conosceremo, ma se il tuo cervello sta pensando che ci lanceremo in camera da letto, la risposta è no.”

Alice annuisce, ma capisco benissimo che non ha smesso di pensare, ma non voglio sapere altro.
La verità l’ho detta a voce alta per la prima volta da alcune settimane, da quando ho visto Bella, lei mi piace, mi è entrata dentro, i suoi occhi, i suoi modi pacati, mi piace e tanto, ma non ho le forze per iniziare nulla; sono un padre, mio figlio prima di tutto.
Mio figlio che mia sorella mi ha strappato dalle mani, mio figlio che sorride ed è felice, non voglio rischiare che mi veda come quando sua madre se ne è andata, non voglio rischiare di cadere in un abisso ancora più profondo e non riuscire più a rialzarmi, una volta si può fare, due no.

Papino, andiamo in spiaggia noi”

Osservo i due piccoli Cullen uscire in spiaggia e i brutti pensieri lasciano spazio alle solite faccende casalinghe; cerco di sistemare il meglio che posso il caos che si lascia dietro Alice, preparo il biberon per Peter e mi  riporto sulla veranda, l’aria di mare mi calma, speriamo riesca a farlo anche più tardi con Bella.



 

Pete, dove è papà?” Nascondo il viso dietro alle mani e sento il piccolo ridere.
“Ecco papà” apro le mani e Peter si lascia andare in un’altra risata spalancando la bocca e tirando fuori la lingua. Sta sbavando e si sta bagnando tutto, mi alzo e cerco il suo bavaglino e glielo appunto al collo, evitiamo di sporcare duecento magliette al giorno, grazie.

Torniamo al nostro consueto gioco che lo fa divertire più di tutte quelle cosine che gli portano Emmett e Alice quando suonano alla porta: è lei, è arrivata.

“Forza piccolo, andiamo ad aprire, abbiamo compagnia oggi”
Mi avvio con il piccolo in braccio e con una mano apro la porta.
Per calmarmi oggi ci vuole molto più che aria di mare, ci vuole un getto di aria fredda puntato in faccia e non solo. Lei è bellissima. Bella è magnifica; fasciata in un paio di jeans scuri, scarpe da ginnastica, t shirt bianca e un gilet grigio, si è fatta una coda alta e porta un paio di grandi occhiali da vista, penso siano di scena, come Alice, mode stupide, ma la rendono ancora più sexy di quanto sia normalmente.
Peter, in braccio, si accorge del mio irrigidimento e inizia a lamentarsi, Bella sorride e gli prende una manina per dargli un tenero bacio sulle dita. Vorrei farlo anche io, ma non sulle dita di mio figlio. Edward, calma.
“Accomodati! Benvenuta a casa nostra!”

Ma che cazzo dico? Mi drogo forse?

“Grazie Edward e grazie Peter”

Penso di non sentirmi così imbarazzato dai tempi del liceo, e delle prime uscite con le ragazze, che poi questa non è un’uscita ‘galante’ per dirla alla Carlisle, è una giornata per conoscere una nuova amica, continuare a ripetermelo, mi aiuterà a crederci, forse.
Bella avanza e la accompagno in soggiorno, siedo Peter nel suo posticino e la faccio sedere sul divano.

“Scusa per il messaggio di ieri sera, diciamo che non è stato un bel momento”
Finalmente riesco a dire una cosa sensata; Bella sorride ed è ancora più bella, come immaginavo si è tolta gli occhiali e li ha appuntati sul collo della maglietta.
“Tranquillo, non voglio chiederti niente, la canzone l’ho lasciata perché, beh, è la mia preferita”

Si stringe le mani in una morsa e non alza lo sguardo su di me, è imbarazzata forse più di me e non me ne sono nemmeno accorto, troppo impegnato a pensare a me e ai miei innumerevoli problemi mentali.
“Bella, lascia stare quelle povere mani” le sfioro le dita e una scossa mi raggiunge dritto fino al cervello, Bella alza lo sguardo e i suoi occhi incontrano i miei ancora una volta. Voglio baciarla, ho voglia di avvicinarmi, prenderle le mani e posare le mie labbra, che stanno diventando sempre più secche sulle sue. È arrivata da nemmeno dieci minuti e l’atmosfera in casa è già insostenibile, non sono per niente un buon padrone di casa.

Restiamo immobili, senza fiatare, le mie mani sono ancora pericolosamente vicine alle sue, ma cerco la forza e mi allontano, mi rifugio sul seggiolino di Peter e lo prendo in braccio, non sarà corretto, ma uso il mio bambino come scudo, invece che difenderlo è lui che difende me.

Bella senza aggiungere niente altro inizia a parlottare con Peter, gli stringe le mani, lo fa sorridere e lui, come il padre, sembra pendere dalle sue labbra; le faccio vedere il nostro gioco, passo Peter in braccio a Bella e mi nascondo dietro le mani, Peter sorride ma Bella no. Cosa è successo? Cosa ho combinato di nuovo?
“Ehi, tutto ok?” Provo a dire, Bella annuisce e maschera un finto sorriso sul volto.
“Bella, cosa succede?”
“Allora è proprio vero che gli uomini con figli diventano più sensibili”.

Sorrido e la vedo accarezzare il piccolo.
“Sai vederti così con tuo figlio, mi fa venire in mente quanto non ho vissuto questi bei momenti io da bambina; i miei genitori si separarono quando avevo circa l’età di Peter e la mia vita è stata sempre un movimento, non che mi sia dispiaciuto, ho avuto la possibilità di crescere con entrambi i genitori, ma diciamo che forse è colpa della mia infanzia che anche ora non ho una casa. Fin da bimba mi sono sentita una nomade, e ancora oggi la mia vita funziona così”.

“Alice mi ha detto che ti dividi tra New York e Los Angeles” .

“Non solo, Chicago, Miami e ogni settimana i direttori della rivista mi aggiungono altre mete, amo il mio lavoro ma inizio a non riuscire più a tollerare questo mio essere sempre in giro, conosco persone, mi affeziono, ma devo ripartire, è stressante”.
Ci sono anche io dentro a queste ‘Persone’?

“Penso di capirti, almeno in parte, ieri al lancio del disco, parlavo con i dirigenti della mia casa discografica e si parlava del tour; una parte di me non vede l’ora di iniziare, l’altra non vuole, non vuole lasciare Peter”.

Continuo a parlare e lei mi ascolta rapita.
“Il pensiero di essere solo a pochi chilometri da lui mi fa stare male, immaginati dall’altra parte del mondo, ho accettato il tour del paese, ma l’internazionale ancora no, sono un padre, single, non posso affidarmi così tanto alla mia famiglia, ho scelto io la mia vita e non posso far finta che Peter non ci sia e continuare la mia vita di prima. Se ne risentirà il mio lavoro sarà giusto così.”

“Che concerti farai allora?”
“Per adesso ho accettato serate intorno a LA e una a New York, da viziato quale sono, mi hanno gentilmente concesso un volo privato così da tornare il prima possibile da mio figlio, non prenda appunti Signorina Swan per un articolo su ‘Quanto sono viziati i cantanti americani’” rido e lei con me, ma c’è qualcosa che la tortura e penso sia la stessa cosa che infastidisce me.
Lei non vive a Los Angeles, vuole fermarsi, magari con una di quelle persone a cui si è affezionata e io non so cosa voglio, o almeno in questo momento mentre è ritornata a giocare con Peter so decisamente quello che voglio.

Peter le ha preso una ciocca di capelli dalla coda e ha iniziato a tirare.
“Piccolo, molla la presa” Sfilo i capelli dalle manine di mio figlio e trattengo la ciocca tra le mie.
I suoi capelli sono morbidi, li passo tra un dito e l’altro, i suoi occhi sono di nuovo nei miei, la voglia di baciarla è ancora più forte, mi avvicino e la coda si è allentata, i capelli sono usciti e le cadono disordinatamente sulle spalle, le porto la ciocca dietro l’orecchio e le sfioro il collo. Bella socchiude gli occhi, e capisco che anche lei vuole quello che voglio io. Peter è immobile e osserva senza capire cosa sta succedendo tra di noi. Bella allunga una mano e incontra il mio braccio, lo stringe, mi sorride ancora: mi sta dando il via libera, e sto per cedere. Non c’è nulla che ho desiderato nella mia vita che questo bacio, mi avvicino e Peter si lamenta, non lo ascolto e sono sempre più vicino, la mia fronte contro la sua, il mio naso sfiora il suo, chiudo gli occhi e mi riempio del suo profumo, è fruttato, dolce, mischiato all’odore di latte del mio piccolo che ha in braccio.
Peter. Non posso farlo. Un bacio, non riuscirei a fermarmi, non posso farlo.
Mi allontano con la scusa di andare a preparare il latte a Peter e la lascio sul divano, non mi volto ad osservare il suo viso, guardo il mio dallo specchio in cucina e mi basta per immaginare il suo.

 

 

 

“Il piccolo ci sta lasciando”. 
Peter finalmente ha deciso di chiudere gli occhi, è stato tutto il pomeriggio in braccio a Bella, lui ha fatto tutto, nelle possibilità di un bimbo di cinque mesi, che suo padre non ha saputo fare.
La giornata è andata avanti tra chiacchiere e musica.

Bella mi ha raccontato del suo lavoro e delle difficoltà che incontra ogni giorno nel essere un capo redattore giovane, ha grinta, farà carriera sicuramente.

In quanto a me, beh ho avuto altri momenti di crisi, c’è stato un momento che se non fosse stato per la chiamata di quella curiosa di Alice, l’avrei baciata sicuramente; non so nemmeno io perché mi sto trattenendo a questo modo, un bacio non ha mai ucciso nessuno.
Le ho raccontato della mia routine di padre single, ma non ho accennato a Jessica, arriverà il momento che le racconterò la nostra storia, ma non il primo appuntamento. Sì, perché questo è decisamente il nostro primo appuntamento.

Bella mi accompagna a portare a letto Peter e come l’altra sera la vedo e il mio cuore salta nel petto.
I suoi gesti sono gentili, Peter si lascia mettere nel suo lettino senza fare nemmeno un versetto, lo accarezza e lo copre con il lenzuolo. Osservo la scena appoggiato allo stipite della porta, lei è così tenera, così gentile, i suoi gestii sono così speciali e beh vederla china sul lettino spinge via ogni pensiero romantico, sono un uomo, un uomo che non vede una donna da troppo tempo. Calma Edward, respiro e respiro ancora.

“Edward hai caldo?” Bella si è voltata e ha notato il mio rossore.

Piccola sapessi quanto ho caldo.

“Ehm … si, tu no?” Un’altra ottima risposta, Edward sei un idiota.

Bella sorride, si avvicina, mi accarezza un braccio e il mio viso penso possa prendere fuoco.

Lo sta facendo di proposito.
“Così non vale però”

Le blocco una mano e la trascino verso di me, porto una mano sulla sua schiena e con l’altra tengo ancora imprigionata la sua mano, la spingo verso di me, non tanto vicino, non vorrei che percepisse qualcuno che non dovrebbe esserci e invece ci ha raggiunto. Ancora una volta in questo lunghissimo pomeriggio il mio fiato è corto, chiudo gli occhi. E avvicino le mie labbra, la sento fremere, vuole un contatto più di me. Ma ancora non sono pronto, porto le labbra sul suo collo e le lascio un piccolo bacio. Per me è già una conquista.
La libero e Bella si allontana, è scossa, ma l’ennesimo sorriso della giornata segna il suo viso.
Mi prende per mano e ci riportiamo in soggiorno, ha capito e non sta cercando di insistere, è perfetta, Bella mi sta stregando.

 

 

Sulla mia terrazza, l’aria di mare ancora tiepida ci riscalda, è fine aprile ma si può stare ancora. Abbiamo ordinato una pizza e l’abbiamo mangiata con il salino che ci scompiglia i capelli e il pomeriggio si è trasformato in serata insieme, sto bene e non ho intenzione di privarmi della sua compagnia.

“Mi dica, Signorina Swan, ma è davvero una mia fan scatenata come dice Alice?”

Chiedo ammiccando, sto facendo il divo; Bella alza un sopracciglio e arriccia le labbra.
“ Beh, diciamo che non sono mai stata di quelle fan urlanti, ma conosco molto bene le tue canzoni, ho i tuoi album, ho sempre letto le tue interviste, ho un comprato lo speciale di Rolling Stones dove sei in copertina, ho un poster gigante in camera mia, e ho il cuscino con il tuo viso … “

“Ehi frena, basta, meglio se non mi dici altro”.
Scoppiamo a ridere, bevo un altro sorso di birra e ripenso a quello che ha detto.

“Il poster e il cuscino stavi scherzando vero?”

“Beh, il poster l’ho comprato per davvero, era in una rivista per ragazzine e l’ho preso, con la scusa di un’indagine tipologica per Vogue”

“Geniale”
Ridiamo ancora e non riesco a ricordare una giornata dove mi sono divertito così tanto, con una donna, che non sia un membro della mia famiglia.

“E dove lo tieni?”

“Signor Cullen lei è troppo curioso”

“Ha ragione, Signorina Swan. Parliamo d’altro, perché hai comprato il disco, te ne potevo dare una copia io”

Ripenso alla foto di ieri, l’ho salvata sul telefono, come un ragazzino.

“Ma volevo sentirlo assolutamente, non potevo aspettare”

“Grazie, mi fa piacere”

“Fa più piacere a me se me lo autografi”

“Ma Bella, ma dai”

“No, dai!”

Ma che imbarazzo!
Bella si alza, entra in cara, raggiunge la borsa e estrae il cd e un pennarello.

“Eri pronta”

“Certo, sono sempre pronta io”

Non dirmi così Bella, camera mia è troppo vicina, non dirlo più.

“Puoi scrivere ‘A Bella’ anche? Grazie”

La guardo e muovo la testa in segno di disapprovazione.

“Guarda te cosa mi tocca fare anche a casa mia”

Apro il cd, prendo il pennarello e mi nascondo dalla vista di Bella.

Scrivo un pensiero, ma non voglio che lo legga ora.

“Fatto, ma non aprire il cd prima di arrivare a casa, prometti!”

“Promesso!”

Si risiede e finiamo di bere rilassandoci con altri mille discorsi. Non voglio che questa serata finisca.

 

 

“Hai preso tutto?”  le chiedo accompagnandola alla porta.

È tardi e sfortunatamente lei domani deve andare a lavorare.

La vedo intrufolarsi in camera di Peter, la seguo e si sporge per fargli una carezza, è così tenera, sempre un pensiero per mio figlio.

“Beh, grazie di tutto Edward”

Grazie a te piccola, mi hai regalato una giornata stupenda.

“Grazie a te Bella”

Quello che riesco a dirle.

“Domani torni a New York?”

“Sì, ho il volo in serata, ci sentiamo se ti va”

“Mi farebbe piacere”

La conversazione più strana della mia vita, tutta la confidenza di pochi minuti fa, ha lasciato spazio a una finta freddezza tipica di un arrivederci.
“Leggi la dedica,quando arrivi a casa” .

Le sussurro avvicinandomi al suo orecchio, chiudo gli occhi, e respiro ancora il suo profumo, la sua mano raggiunge la mia schiena, mi stringe in un abbraccio che ricambio; Bella appoggia la testa sul mio petto e potrei morire ora.

“Buonanotte, Bella”

“Buonanotte, Edward”

Con rapidità sale sulle punte dei piedi raggiunge la mia guancia e mi lascia un bacio, la stringo io questa volta e non vorrei più lasciarla andare, ma un rumore dal monitor ci interrompe per la milionesima volta oggi, è Peter, ha bisogno di me e devo andare.

“Vai da lui”
Sorride e apre la porta, il taxi che abbiamo chiamato è già arrivato, le ho detto che caricavo Peter in auto e la accompagnavamo noi, ma non ha voluto disturbare il sonno di mio figlio.

La osservo salire sul taxi, la saluto ancora e mentre parte torno dal mio piccino che si è decisamente svegliato.

“Arrivo Paperotto, papà è qui”.

 

 

Finalmente Peter è di nuovo tranquillo nel lettino e posso concedermi di andare a dormire anche io. La serata è stata bellissima ma ho dovuto usare gran parte del mio autocontrollo per cercare di evitare che con Bella la situazione degenerasse. Continuo a pensare a come sarebbe stato baciarla veramente, che mi sia fissato di non riuscirci e di non poterlo fare quando sarebbe stata la scelta più facile? Non so, sono confuso, tutto è così complicato, non riesco a capire cosa sia facile e cosa no. Credo di non sapere cosa voglio, ma invece lo so bene e cerco di negarlo alla mia mente: voglio Bella dal primo momento che l’ho vista e la giornata di oggi ne è la prova.

Ho sbagliato tutto, dovevo lasciarmi andare un pochino di più.
Tolgo il cellulare dalla tasca e non mi sono accorto del messaggio in arrivo, è di Bella, deve aver letto la mia dedica.

 

“A Bella,

I know we're only half way there 
But you take me all the way, you take me all the way.

Edward.”

 

Le ho citato ancora una volta la canzone che ho cantata per lei al barbecue, quella che ho scritto dopo averla incontrata, la canzone che più segna la mia voglia di riniziare.

 

Adoro quella canzone. Non potevi scrivere nulla di meglio. Ti penso. B.


Che giornata.
Ti penso anche io, non lo scrivo, ma sappi che ti penso, troppo.

 

 

***********

Edward allora avremmo deciso per la promozione dell’album di fare un piccolo live a New York settimana prossima, ti va? Il tour lo iniziamo il mese prossimo, come abbiamo concordato, con date solo in Usa”
Aro mi spiega le novità decise dalla casa discografica e annuisco.

Il momento è arrivato, devo parlare con Esme e chiederle se è sempre d’accordo sull’aiutarmi con Peter in questi momenti nei quali dovrò lavorare.
Il pensiero di andare a New York non mi spaventa, anzi, sarà la scusa per andare a incontrare Bella; non ci siamo più visti dal nostro appuntamento, non è più tornata a Los Angeles ma, come ci eravamo promessi, ci scriviamo praticamente tutti i giorni.

Esco dall’ufficio e i paparazzi mi sorprendono, scappo e mi infilo in macchina, in direzione casa; mia madre è con Peter, le potrò parlare subito del viaggio di settimana prossima a New York.

Ma prima voglio dirlo a Bella, prendo il telefono e compongo l’sms.

 

Ciao. Settimana prossima sono a NY. Spero di poterti salutare. E

 

La risposta è immediata.

 

Ciaoo, vieni a cantare? Dammi dettagli! B.

 

Sono le 7 di mattina a New York e Bella è già sveglia.
Le nostre piccole conversazioni via cellulare sono stati dei momenti di sorriso e anche di tenerezza in questi giorni, ho cercato di sbottonarmi anche io, le ho scritto che mi mancava, e che non smettevo di pensare al nostro appuntamento e Bella ha risposto con un messaggio pieno di baci; quel bacio  che ancora non c’è stato e che voglio più che mai.

 

Sarai la prima. Buona giornata, un bacio. E

 

Alice ha voluto sapere tutto della giornata passata ed era felice per me e per Bella, mi ha rassicurato di aver fatto bene ad aver aspettato, che il nostro bacio sarà ancora più intenso di quanto pensiamo. Lo penso anche io.

 

Buona giornata anche a te. Bacione. B

 

In alcuni minuti sono a casa e Esme mi apre la porta con Peter in braccio.

“Paperotto, sei sempre in braccio, quanti vizietti al mi bimbo”
Lo prendo in braccio e lo alzo al soffitto, Peter ride e io con lui.

Oggi iniziamo lo svezzamento, il pediatra ha deciso di iniziare con un po’ di anticipo vista la continua crescita di Peter, lui è un campione è bravo in tutto.

“Oggi facciamo la pappa nuova!” Lo faccio saltellare in braccio.

“Vieni Edward, lezione di cucina numero 1 per il papà del anno!” mia madre ha voglia di prendermi in giro.

“Mamma, Aro mi ha detto che si inizia con la promozione, settimana prossima dovrò andare a New York, sei sempre disponibile per aiutarmi con Peter? “

“Ma certo tesoro, che bella notizia! New York, incontrerai Bella?”

Alice ha parlato.

“Penso di sì. Grazie mamma.”.

Esme si allontana sorridendo, le donne Cullen, sono tutte uguali.



La cucina è un disastro. Pentole, pentolini, piatti, è decisamente la cosa più difficile che ho fatto nella mia vita, mia madre si è divertita parecchio, mi ha aiutato, ma in disparte.
L’aspetto positivo di questo delirio è che Peter sembra gradire, ha cercato il biberon, ha pianto un po’ ma si è fidato e ha assaggiato la pappa e non ha più smesso di mangiare. Abbiamo fatto aeroplanini , trenini, si è divertito e ha mangiato. Ora è seduto in attesa di digerire, mentre io e Esme cerchiamo di rimettere in ordine il campo di battaglia.
“Edward, non voglio fare la pettegola, ma Bella è davvero una cara ragazza”

Eccola ancora.

“Lo so, ma non voglio dire niente, è troppo presto, capisci?”

“Certo tesoro, hai ragione”

Continuiamo a pulire e mi accorgo che Peter si è addormentato con il viso che ciondola da una parte all’altra; lo indico a mia madre e lo porto nel suo lettino per il consueto riposino post pappa.

“è stato bravo oggi, non pensavo si facesse convincere a mangiare”

Dico, tornando ad aiutare Esme in cucina.

“Il mio nipotino è un tipo tosto, proprio come il suo papà”
Mamma.

“Grazie per aiutarmi, i mesi che verranno saranno più complicati”

“Io e tuo padre siamo pronti per aiutarvi” 

Ed è la verità. Non avrei potuto fare nulla nella mia vita senza il loro aiuto.

Esme dopo aver finito di pulire con me la cucina mi saluta e mi da appuntamento all’indomani.

E mi concedo un po’ di relax, accendo lo stereo, scelgo la canzone e ho voglia di sentire Bella, non posso chiamarla però, non so cosa stia facendo potrei disturbarla e come consuetudine le invio un sms.

 

Oggi Peter ha mangiato per la prima volta la pappina. È stato bravissimo. Dovresti vederlo. E.

 

Non vedo l’ora, dagli un bacio e fattene dare uno a te.B.

 

Non vedo l’ora sia tu a darmelo, Bella.

 

*******

Jake, la scaletta è questa allora?”

“Esatto, 4 canzoni!”

Il volo privato per New York è appena atterrato al JFK, accendo il telefono e scrivo ad Alice, mi risponde immediatamente di non stare a preoccuparmi, Peter sta bene e di godermi la serata.
Rileggo ancora una volta il programma, ci sarà uno shooting fotografico con il cd e poi il mini concerto in un teatro sulla Fifth Avenue. Adoro New York, la vitalità che c’è nell’aria non si trova in nessun altra città del mondo. L’auto ci fa salire e in un’ora grazie al traffico newyorkese siamo in centro, mi fanno scendere nel retro e entro nel teatro senza la solita calca dei paparazzi , i fotografi di NY sono meno invasivi di quelli di Los Angeles.
Mi accoglie una ragazza e mi fa vedere la sala, è grande, iniziamo le prove audio ed è perfetto, Jake dall’ear-monitor mi conferma che la prova è stata ottima, ringrazio tutti e mi faccio trascinare in sala trucco per la preparazione per le foto; odio questa parte del mio lavoro ma devo farlo.

Sono seduto in sala trucco e invio un sms a Bella, sono nella sua stessa città, è da quando ho saputo di dover venire a New York che fremo per rivederla.


Siamo nella stessa città, NY è magica. Riesci a passare? E

Il parrucchiere cerca, invano di sistemare i miei ciuffi ma la risposta di Bella non arriva, controllo il telefono ogni minuto ma nessun messaggio, starà lavorando, lo spero.
Jacob entra nel mio camerino e mi da alcuni consigli per il live, ma non ascolto praticamente nulla, ho la mano in tasca sul telefono in attesa che squilli , vibri, in attesa di Bella.
“Ed, tutto ok?”

“Si, scusa, stavo pensando ad una cosa”

“Stai tranquillo, Peter è con i tuoi no?”

E le parole di Jacob mi fanno sentire ancora peggio, dovrei essere in ansia per mio figlio, e invece lo sono perché ho paura di non riuscire ad incontrare una donna, non è giusto, per mio figlio.

“Hai ragione Jake, dai andiamo a fare queste foto”.


E come ogni volta mi sento il più ridicolo dell’universo; il fotografo mi dice dove mettermi, come sorridere, mi dice qualunque cosa e io mi sento un salame. Sono in piedi con una chitarra in mezzo alle gambe e sono duro come un legno, come possono dire di farmi foto per vendere, dovrebbero usarle per ricattarmi.

Per fortuna la tortura dura poco e in poco tempo mi ritrovo nel salone, sento le urla della folla in sala, ancora sai che ci doveva essere poca gente, Jake mi da segno di entrare e la platea si ammutolisce per scoppiare in un urlo ancora più fragoroso.

Mi guardo in giro e la gente è davvero tanta stipata nel teatro. Sorrido al pubblico e inizio a cantare la prima canzone, la band mi segue, amo cantare dal vivo con la musica dal vivo. Jake mi fa segno che sto andando benone quando il fiato si blocca, la testa vola sulla prima fila; continuo a cantare ma sono scollegato, il cervello mi ha abbandonato per andare di nuovo sulla prima fila.

E lei è li, che mi guarda, mi sorride e si muove per la mia musica, Bella è in prima fila, e il ricordo di queste scene già vissute con un’altra persona ritorna a galla e quasi mi fa venire la nausea.

Continuo a cantare con Jake che mi fa segnali, ha capito che c’è qualcosa che non va, ma non voglio interrompermi, voglio continuare, lo devo a tutti i miei fan.

Bella mi osserva, canta con me e in lei rivedo Jessica, rivedo il nostro primo incontro , solo che io sono diverso, non ho voglia di flirtare, non ho voglia di fare lo scemo, ho paura.
Un brivido mi sale lungo la schiena, la canzone finisce, ringrazio e attacco la seconda. Mi muovo sul palcoscenico come un matto, lancio occhiate a Bella e non sta sorridendo, anzi, dovrei guardarla, dovrei sorriderle, la volevo prima, cosa è cambiato in pochi secondi.

Continuo a cantare e finisco anche la seconda canzone, ringrazio ancora una volta e inizio la terza, è “Love Somebody” , la canzone di Bella, guardo la prima fila e lei non c’è più.
Sono un coglione, ho rovinato tutto, sono venuto a New York per lei e la paura di un ricordo è riuscito a rovinare ogni cosa. Concludo il live, mi chiedono un bis, canto un'altra canzone, sorrido, ringrazio e scappo. Scappare ormai è l’unica cosa che riesco a fare.

Mi rifugio in camerino e senza dire niente a nessuno, nemmeno a Jake, chiamo un taxi, devo rimediare al casino che ho fatto, devo raccontarle la verità, devo dirle che sono un sociopatico, che ho paura di soffrire, devo raccontarla di come ho conosciuto Jessica, devo trovare Bella.

 

Bella, sono un coglione. Mi sono spaventato, devo raccontarti cosa mi è successo. Devo raccontarti il mio passato. Sono in taxi, dove sei? Scusami. E

 

Ovviamente non arriva nessuna risposta.
Cazzo ho fatto un bel casino, ma me lo merito. Dovevo raccontarle tutto a casa mia, ne ho avuto l’opportunità e magari lei avrebbe capito la mia confusione.

Sono sul taxi e non so dove sto andando, ho detto al taxista di partire che mi informavo sulla via, ma Bella non risponde, so a chi chiedere aiuto.

“Ali, sono io, non fare domande, sai l’indirizzo di Bella?”

“Edward cosa hai combinato? Aspetta”.  Per fortuna le ho detto di non fare domande.

“Sulla venticinquesima, Luton Palace 34° piano interno 9”
“Grazie,ti chiamo dopo”

E chiudo la chiamata, non le ho chiesto niente di Peter, non è giusto, ma voglio pensare a rimediare a quello che ho fatto; dico al taxista l’indirizzo e in alcuni minuti mi lascia fuori dal palazzo, mi sento osservato, ma forse è solo la mia solita abitudine di avere i paparazzi al seguito; mi infilo nel palazzo e chiamo l’ascensore, fa che sia in casa, fa che ci sia, mi ritrovo a dire salendo.

Arrivo alla porta e le gambe sono pesanti come se fossi salito dalle scale, ho paura, ma è arrivato il momento.

Busso, busso ancora, busso e chiamo Bella, niente, non è in casa.

La chiamo, non risponde, le mando un altro sms, non risponde.

Ha ragione, è la fine giusta che dobbiamo dare a questa pseudo storia, ma voglio dargli ancora un tocco di mio. Busso alla porta vicina e una signora mi apre, mi scuso per l’orario, mi riconosce e sorride, le chiedo se può darmi un foglio e una penna e corre in casa, ritorna con un block notes intero e un astuccio probabilmente rubato a qualche figlia.

Scelgo la penna e ringrazio, la signora mi dice di tenerla e mi saluta.

Mi siedo per terra e scrivo il biglietto.

 

Bella,

sono stato uno stronzo, ma se non ti spiego come sono andate le cose nella mia mente, rischio di impazzire e di perderti se non l’ho già fatto.

È ad un mio concerto, in prima fila, che ho conosciuto la madre di Peter, mi sono spaventato, il ricordo dell’abbandono è ancora troppo fresco, ho avuto paura di riprovarlo di nuovo, e ho fatto un casino. Ho pensato che non guardandoti fosse più facile e invece sono qui, sul tuo pianerottolo con un foglio e una penna della tua vicina a scriverti che non voglio perderti; ti conosco da poco, ma sei la cosa più bella che mi è capitata in questo periodo.

Scusami.

 

I'm sorry, I did not mean 
To hurt my little girl 
It's beyond me, I cannot carry 
The weight of a heavy world 
So goodnight, goodnight, goodnight
Goodnight, hope that things work out all right 

 

Edward.

 

Infilo la lettera sotto la porta e scendo, l’ascensore è occupato, prendo le scale, devo andare via da qua il prima possibile. In strada chiamo al volo un altro taxi, e mi faccio riportare al teatro, il cellulare è ancora muto. Bella chiamami.

 

 

“Scusami Jake, è successo un casino, ti spiego sul volo”.

Prendo la mia sacca dal camerino e mi infilo nell’auto che ci porta al nostro volo per tornare a Malibù, la mia mente è ancora sul pianerottolo di Bella, e su quel foglio, ma evidentemente solo la mia,Bella non mi ha scritto, è passata più di un’ora ma niente.
Arriviamo in aeroporto, non serve il check-in, ma il nostro aereo privato non è ancora pronto, ci dicono di aspettare prima del controllo passaporti e ne approfitto per sedermi al bar e ordinare da bere, ordino una birra; appoggio la testa, sulle braccia, la sento pesantissima.

Non so quanto tempo passi, ma dei passi di corsa attirano la mia attenzione, una voce, mi fa alzare dal mio torpore, è lei, è qui; è impossibile, è la mia immaginazione.

Alzo la testa e non credo ai miei occhi: Bella, con in mano il mio foglio che si guarda in giro, mi cerca, sta cercando me.

“Bella”

 Si volta e mi vede, ha il viso rigato di lacrime, sono stato io, sono uno stronzo.

“Bella, stai piangendo”

Si avvicina e vorrei allontanarmi ancora, non voglio che lei pianga per me.

“Non devi piangere per colpa mia”

“Edward”

Si avvicina e non so cosa sto facendo, ma la attiro a me e la stringo.

“Andiamo via di qui, mi sento osservato”

La prendo per mano e la porto nel locale riservato alla mia band, Jake ci vede entrare  e capisce al volo, esce e si porta dietro i ragazzi.

E finalmente siamo solo io e lei.

“Bella, mi dispiace …”

“Non ora, ci sarà tempo per spiegare”

La stringo forte e le mie labbra finalmente raggiungono le sue, e Alice aveva ragione è la sensazione più forte che abbia mai provato in vita mia. Le mie mani accarezzano il suo viso, i suoi capelli, scendono sui suoi fianchi, la stringo e lei mi lascia fare, mentre le sue mani si incastrano a perfezione dietro il mio collo.

Non voglio staccarmi da qui, non voglio che questo momento magico finisca.

Le nostre bocche sono ancora legate, il suo respiro entra caldo dentro di me e si mischia con il mio.

“Bella, scusami”

“Edward, ne parleremo, fine settimana torno a Los Angeles, avremo tempo per parlare, spero”

“Tutto il tempo che vuoi”

Ci baciamo ancora, questa volta con più irruenza, la voglio, la desidero, ora; ma il bussare alla porta è segno che è ora di andare.

“Vorrei restare qui, ma Peter mi aspetta”

“Vola da tuo figlio, ci vediamo quando torno”

Ancora un bacio e usciamo dalla sala d’attesa, ci salutiamo ancora e non vorrei partire davvero, ma il visetto di mio figlio torna prepotente nella mia mente, ha ragione Bella, ci sarà tempo per parlare, le faccio un cenno con il braccio e vado a prendere l’aereo che mi riporta da Peter.

 

 

Buonasera!

Ecco a voi il capitolo non è betato, quindi se ci sono errori è colpa mia XD.

Grazie a chi è passato, chi ha messo la storia tra le liste e chi ha recensito. Se avete Pinterest passatequi

, ho creato una board con immagini della storia!
Grazie, grazie e grazie!

Giu 

 




 

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Ci siamo solo noi... (parte 1) ***


Due giorni, solo due, non pensavo fossero così lunghi da far passare. Due giorni, due infiniti giorni, e avrei rivisto Bella, e il solo pensiero mi fa impazzire. Sto cercando di preparare un discorso, di cercare di spiegarle ancora e con parole giuste il casino che ho combinato a New York, ma il tempo non è dalla mia parte e questi due dannati giorni si ostinano a non passare. Due giorni, cazzo.

Tutti, Alice e mia madre, mi ripetono la stessa storia da due 48 ore, di stare tranquillo e che anche se non guardo mille volte l’orologio il tempo non passa più veloce. Ma le lascio parlare, ormai anche loro sanno come sono fatto, sanno che sono paranoico, un pazzo, sul bordo della follia più acuta.

Mi giro nel letto e il solo delle prime ore del mattino colpisce il mio volto; Peter riposa tranquillo al contrario mio, e lo invidio. Peter mi ha aiutato con le sue risatine con le sue lacrime a non pensare solo a Bella e mi sento un padre  fallito se uso il mio piccolo come terapia per il mal di cuore.

Controllo ancora una volta la sveglia sul comodino e finalmente il giorno cambia, finalmente questi due giorni sono passati ma ora non sono più sicuro di quello che devo fare; Bella arriverà tra poche ore e tutti i miei pensieri, i miei piani, i miei discorsi, mi sembrano solo aria fritta. Insieme a Bella l’unica cosa che dovrebbe arrivare sono le mie scuse .  Ho già detto molto in quella specie di lettera che le ho lasciato a New York ma le devo le mie spiegazioni di persone e sarà complicato.

Il discorso che sono riuscito a partorire poche ore fa dopo aver messo a dormire Peter mi sembrava così valido, solo a ripensarci mi sembra stupido. Ha ragione Alice , ho quasi 30 ani non posso affogare dentro a questi problemi adolescenziali, facile a dirsi per una come lei, io non sono Alice, anzi. Solo il pensiero di dover raccontare di Jessica, di dover rivivere con qualcuno, anche con Bella, quei momenti mi fa venire voglia di scappare dove nessuno possa raggiungermi, ma sono un padre e , soprattutto, un fifone e sono qui alle due di notte a struggermi nel letto.
 Controllo l’ear monitor, ma Peter non si lamenta, oggi, quando incontrerò Bella, Peter non sarà con noi, Alice ha deciso che abbiamo solo bisogno di stare soli, ammiccando e facendo battute squallide del calibro di Emmett, e si è offerta volontaria di far compagnia al piccolo Cullen.  Ho cercato di insistere dicendole che Peter sarebbe stato un motivo in più per essere sincero con Bella, ma quella piccola stronzetta non ha voluto sentire ragioni. Il solo pensiero di ritrovarmi ancora in casa mia con Bella e non avere alcun tipo di  dolcissima distrazione come il nostro primo incontro mi fa agitare. Ansia da prestazione, ecco cosa è, sono senza speranze.
Sarebbe manna per i giornalisti sapere che Il famoso Edward Cullen in realtà, tolta la maschera da cantante è un uomo che fa castelli in aria e seghe mentali peggio di una delle sue giovanissime fans; la verità è che ho ancora paura, pensavo di averla sconfitta a New York,ma mi sbagliavo, non ho superato nulla, la lettera è stata un passo aventi ma non la vera liberazione da quella gabbia mentale in cui sono caduto sei mesi fa. La chiave per uscire è vicina però, la vedo, ma ho ancora paura di allungare il braccio, di stenderlo definitivamente, sento che oltre alla gabbia c’è un mondo intero di cui ancora non riesco a fidarmi.
Nonostante Bella sia stata dolcissima in questi due giorni c’è ancora qualcosa che mi tiene ancora con i piedi ben saldi per terra.
Ritorno a pancia in su e sospiro, Bella dovrebbe atterrare alle 11 e Alice per quell’ora verrà a prendere Peter; mi sono offerto di andare in aeroporto a prenderla, ma come l’altra volta ha voluto prendere un taxi, deve passare nel suo appartamento, un salto in redazione e poi diretta da me e spero passi più di un minuto qui.  Alice mi ha già detto di non farmi problemi , che lei è disposta a stare con Peter anche tutta la notte se è necessario me lo ha detto al telefono e la immaginavo a digrignare i denti e sorridere come una pazza sclerotica, le ho detto di no, ma in questo momento ci sto davvero pensando; sto pensando  a Bella coricata qui vicino a me, sto pensando a cosa vorrebbe dire avere un rapporto più intimo con lei, sto pensando a lei come un uomo e non più come un ragazzino pieno di paure.
Ma sarà già arrivato il momento giusto? Non voglio rischiare di rovinare nulla, voglio andare piano, forse ancora più piano di come sto andando, anche se più piano di così penso sia impossibile.
L’unica cosa che posso fare è lasciare che gli avvenimento vadano da soli, cercare di essere me stesso e finalmente di essere felice con un’altra donna.

Carotino, molla il fanciullo e stai buono”
Alice ha capito tutto. È arrivata con anticipo e si è lamentata per aver trovato Peter già pronto e con la colazione fatta, voleva fare tutto lei, e potevo immaginarmelo?
“Ma Ali, non ho detto niente!”
“Tu non parli,tu pensi. Pensi troppo. E oggi Peter viene con me, ne abbiamo già parlato, fine dei giochi!”
alzo le mani in segno di resa e mi lascio andare ancora una volta ai miei pensieri, se stanotte ero agitato alle ore 10.30 penso di essere in preda ad una crisi di nervi; sono uno sfigato.
“Fratellino, dai, andrà benone, starete bene
Alice mi sorride e ricambio, ma nemmeno lei sa che sono convinto.

“Carotino, sei pronto? Mi raccomando, onore alla famiglia Cullen
Ma cosa succede oggi? Emmett al telefono, continua a regalarmi commenti indicibili su come potrei far passare una bella giornata a Bella. Io prima o poi uccido i miei fratelli e nessuno potrà dirmi niente, ne ho tutto il diritto.

“Edward volevo sapere se… ecco … hai … “
“Mamma, no. Bella non è ancora arrivata, la sto aspettando, va tutto bene, non farmi chiamare anche da papà ti prego. Ci sentiamo dopo.”
Anche mia madre no! I fratelli già sono imbarazzanti ma Esme no!

Giro per il soggiorno, sono un disperato. Controllo l’orologio, lo controllo ancora, sono le 11.30 potrebbe arrivare in ogni momento. Mi avvicino allo specchio e scompiglio i capelli, poi li rischiaccio con le mani per spostarli ancora, se continuo così quando arriverà Bella non avrò più capelli. Ho provato ad accendermi la televisione ma non mi distrae per niente, mi infastidisce solo. Camminare con in sottofondo la mia canzone, la sua preferita mi fa stare meglio, credo. Mi fermo e inizio a canticchiare, prendo in mano il telecomando, chiudo gli occhi e canto seriamente, faccio le mie tipiche mossette da live e mi esalto fino a salire sul tavolo e far finta di avere un pubblico, la canzone finisce con il mio acuto e un applauso di fa riaprire gli occhi.
Figura di merda.
Mi volto ed eccola, con gli occhiali come l’altra volta, indossa un completo grigio con una camicetta bianca, molto, troppo, trasparente sotto e benedico la camicia svolazzante sopra il mio rigonfiamento inguinale; è bellissima e mi sorride, si avvicina e mentre scendo dal mio palco è in un attimo tra le mie braccia, tra le mie labbra.
E tutte i problemi mentali spariscono, ogni mia crisi lascia spazio al desiderio, alla voglia di stringerla tra le mie braccia e no lasciarla andare più via, a portarla nel mio letto e incatenarla a me in ogni modo possibile come lei ha già fatto con me.
“Ciao Edward” mi sussurra sulle labbra.
“Ciao Bella” provo a dire con la voce rotta dall’emozione e dell’eccitazione.
Bella prova ad allentare la presa, ma sorrido e stringo ancora di più, lei ricambia la mia stretta e capiamo insieme che almeno per la mattinata non ci sarà tempo per parlare.
Il bacio che ci scambiamo è un consenso da parte di entrambi, è la conclusione che volevamo dare alla serata di New York e finalmente ora ne abbiamo la possibilità. Le mie mani scorrono veloci e bramose sotto la sua giacca e gliela sfilo lanciandola sul divano, apro gli occhi e la osservo completamente persa nella nostra bolla, le sfilo anche gli occhiali e li appoggio sul tavolo dove prima cantavo e dove ora vorrei fare altre cose.
Bella porta le mani sul mio torace e mi accarezza, segue il bordo e si infila sotto, riprendendo il segno dei miei muscoli tesissimi al suo tocco. Non riesco a staccarle gli occhi di dosso anche mentre mi accarezza e cerco di toglierle la camicetta che prima mi ha quasi fatto svenire. Scorgo il suo intimo con del pizzo bianco, e vorrei strapparlo, non mi sembra vero di riuscire ad avere questi pensieri, non mi sembra vero di stare per fare l’amore con una donna, di farlo con Bella.

E infatti mi sembrava strano. Il telefono inizia a squillare, continuo a baciare e toccarla ma è infastidita come me da quel suono.
“Adesso parte la segreteria” le dico slacciandole la gonna.
Dopo pochi secondi parte la segreteria. Se è Emmett con un suo commento idiota lo uccido.
invece è la cosa più dolce che le mie orecchie abbiano mai sentito.
Ed, scusami, non voglio disturbare e so che lo sto facendo, ma lo devi sentire” Alice è in auto e sento la mia musica in sottofondo, poi dei rumori del telefonino che si sposta e una vocina che cerca con difficoltà di canticchiare. È mio figlio. Peter sta mugolando la mia canzone!
Guardo Bella e i suoi occhi si sgranano come i miei, sorride e inizia a saltellare tappandosi la bocca per non coprire il vocino del mio piccolino. Una lacrima scorre sul mio viso e non me ne vergogno, non mi interessa, sono felice, ho un figlio stupendo, che canta e una donna mezza nuda che salta dall’emozione.
La ristringo in un abbraccio e ci avviciniamo al telefono, ricompongo il numero di Alice e risponde immediatamente.
“L’hai sentito??” urla anche lei.
“Alice, è meraviglioso” l’unica cosa che riesco a dirle.
“Vuoi che lo riporti da te?” dovrei dire di si, ma questa volta faccio l’egoista, il mio bambino è in buonissime mani ora, le mie sono momentaneamente impegnate in altri abbracci, non adatti ad un pubblico minorenne.
“No, Ali, fate il vostro giretto, il cantante lo abbraccio dopo,grazie” dico tutto d’un fiato.
“Ok capo. Passo e chiudo”
Alice, non ho altro da dire.
Chiudo la conversazione e trascino Bella in camera da letto, chiudo la porta e lascio fuori ogni bel  o brutto pensiero, ora ci siamo solo noi.
“Avevo fatto una scaletta per la giornata, e al primo punto avevo deciso di parlarti e di raccontarti tutto di me, ma penso che non ci sia modo migliore di farti capire quanto sei importante e ci come mi hai cambiato la vita così”
Un altro bacio, dolce, lungo, intenso.
“Mi ci potrei abituare”

E ci siamo solo noi due, niente parole, solo un qualcosa a cui non voglio dare un nome ma che mi fa stare bene.???

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Ci siamo solo noi... (parte 2) ***


“Ma se ci alzassimo dal letto non sarebbe meglio?”
Mi volto e guardo Bella coperta solo dal mio lenzuolo i capelli tirati su in una coda scombinata, la trovo ancora più bella del solito, forse perché ora è nuda, nel mio letto, mia.
Mi avvicino e la prendo tra le mie braccia, strofino in naso sul suo collo e mi metto a mugolare come un bambino.
In risposta ricevo delle risate e il ricambio del mio abbraccio e non riesco a crederci che la seconda possibilità che tutti mi dicevano toccare anche a me sia arrivata e sia stata così incredibile; il fatto è che Bella è incredibile, in ogni cosa che fa, nel modo in cui mi ha salvato. E non parliamo del sesso, penso di dover dare per una volta ragione a Emmett, l’astinenza non fa bene, almeno per me.
“Vogliamo fare i ragazzi o facciamo le persone mature?”
Quel piglio da maestrina invece che irritarmi mi eccita ancora di più e in un secondo prendo Bella sotto di me , voglio fare ancora per un po’ il ragazzino.
“Io sono un adolescente con gli ormoni impazziti” le dico sorridendo tra un bacio e l’altro.
“E allora cerchiamo di calmarli poverini” Sorride anche lei.

“Edward il caffè si fredda”.
L’odore inebriante della caffeina si sparge per tutta la mia casa, ebbene si, alla fine ha vinto lei e mi ha fatto alzare, e ora è in cucina intenta a preparami il caffè. Sono ancora un po’ scosso ed eccitato a dire il vero, ma devo fare l’uomo, ho tante, troppe cose da dirle, ci sarà ancora tempo per altro. La raggiungo in cucina; potrei abituarmi a vederla armeggiare con i miei mobili.
Come è che hai detto stamattina? Ah si mi ci potrei abituare” dico scimmiottando la sua voce.
Mi avvicino mentre mi alza gli occhi al cielo, prendo le tazze e la invito a seguirmi sul divano, ora tocca a me.
“Bella, per prima cosa devo chiederti scusa” le dico mentre si accomoda sul divano a gambe incrociate, indossa una mia maglia del tour, mi sorride tenendo la tazza con due mani e soffiando per raffreddare il caffè bollente.
“Sono stato uno stronzo, ma lo avrai capito,  non ho voluto farti del male a New York, sono venuto per cantare ma soprattutto per vederti e ho rovinato tutto. Per farti capire cosa mi passa nella mente ti ho lasciato quella lettera, ma devo parlarti dal vivo con il cuore in mano. Il mio passato è complicato; è di dominio pubblico come siano andate le cose tra me e la mia ex, ma nessuno, fortunatamente ,sa che ho passato dei bruttissimi momenti. Sono stato depresso, lo sono ancora ma tu hai fatto diventare più potente quella luce che il mio piccolo Peter teneva su da solo. Sono stato chiuso in casa per parecchio, vivevo solo per Peter, scrivevo, cantavo e mi occupavo di mio figlio, i miei genitori, i miei amici hanno cercato di aiutarmi in ogni modo, ma mi sono chiuso in me stesso. Mi dispiace dirtelo così, nessuna ragazza vuole sentire parlare della ex del compagno,devo farlo:  ma ho amato Jessica con tutto me stesso, pensavo di aver trovato la donna per me, ero arrivato a non essere più me stesso per lei, a ridurmi ad una altra persona per farla felice e tanto meno a immaginare che la vita che volevo io fosse la stessa che voleva lei, ma non è andata così.  Con l’arrivo di Peter le cose si sono incasinate ancora di più fino alla conclusione che sai anche tu. Ti dico queste cose perché non voglio più segreti tra di noi, non voglio più cose non dette, voglio essere sincero. Ho avuto una vita impegnativa fino ad ora, ma con te voglio iniziare da zero, ovviamente con il mio piccolo paperotto, siamo in due noi.
La osservo e sembra pensierosa, appoggia la tazza sul poggiapiedi davanti al divano e si accoccola vicino a me.
“Pensi ancora a lei?” Domandone, eccolo, lo aspettavo
“Ogni tanto si, ma penso a lei come la mia illusione più grande, cerco di capire cosa ho sbagliato per non accorgermi che lei con me non era felice”
“L’hai più sentita? E Peter?”
“No, non si è più fatta sentire, è sparita nel nulla. Peter non la conosce quasi, i primi periodi gli parlavo di lei, ma ora non lo faccio più, perché dovrei parlargli di una donna che non lo ha mai voluto?
“Edward è sempre la madre di tuo figlio però
“Ha deciso di andarsene, di non interessarsene, per me non ha alcun diritto su Peter, e non lo dico per cattiveria, non uso mio figlio contro di lei, dico solo che lei non è la famiglia di Peter
“Tornerà?”
“Spero di no, ma se dovesse tornare ci sarai tu ad aiutarmi a mandarla via come ha fatto da sola
Le sorrido e la stringo ancora più a me.
“Quella donna è pazza, te lo dico io”mi sussurra all’orecchio.
E io sono pazzo di te” ribatto guardandola negli occhi.
Un altro bacio, le mani sotto le maglie pronte ad accarezzare ogni centimetro di pelle libera, aveva ragione Emmett, l’astinenza non fa per me.

 

“Ali, tutto bene?Quando tornate?”
Allora?”
Alice urla al telefono, la solita impaziente.
“Ma cosa urli? Stai buona, va tutto benissimo, volevamo sapere solo quando torna il piccolo cantante, avrei un premio per lui
“VOLEVAMO???
Ma cosa fa controlla ogni mia parola? Il plurale l’ha sconvolta evidentemente.
“La smetti?”
sto cercando di mantenere la calma con Bella che ha ascoltato tutto e se la ride di gusto.
“Dato che una ride e l’altra non si vuole fare i cazzi proprio, cosa ne dite di parlarvi tra di voi? No almeno io mi salvo da voi due”
Lancio il telefono a Bella, lo prende al volo e inizia a parlare con Alice; le sento ridacchiare, fortuna che ero io il ragazzino a letto poco fa.
Alzo gli occhi al cielo e mi sposto in cucina, troppo movimento il mio stomaco chiede pietà. Mi metto a preparare dei sandwich mentre sento Bella chiacchierare amabilmente con Alice, e involontariamente mi viene in mente il ricordo di Alice e le poche volte che chiamava Jessica, sempre scorbutica, e poco interessata ad avere un  rapporto con mia sorella, quante volte mi aveva detto di trovarla fastidiosa e io annuivo per non darle contro, è incinta, sarà l’umore altalenante pensavo. Si, come no.
Ed, Alice ti vuole parlare, dice che è tranquilla ora”
Bella interrompe i miei pensieri e mi rilancia il cellulare.
T’ammazzo”
Ti voglio bene anche io fratellone, comunque, io e Peterino siamo dalla mamma, mi è stato detto di arrivare tra due ore. A dopo.” E chiude la conversazione, non poteva dirmi così anche prima senza quella solita scenetta?
Ma che le hai detto?” chiedo a Bella che mi ha raggiunto in cucina ed è appoggiata al bancone.
“Cosa da donne”mi risponde facendo la vaga.
Spero per me e per lei che le cose da donne non siano nulla di troppo dettagliato, per me perché se lo sa Alice in telepatia quasi, lo sa anche Emmett e non la smetterebbe di commentare. Faccio finta di niente e continuo la mia opera culinariacon Bella che fa partire il mio cd vecchio, non l’ultimo uscito.
Never Gonna Leave This Bed è la prima traccia.
“Direi azzeccato no?” mi lancia uno sguardo e in un secondo si infila in camera mia.
“Perfetto” le urlo mentre salto gli ostacoli della mia cucina e la seguo, il mio stomaco si può arrangiare ancora per due ore!

 

“Non farmi ripetere la scenetta di prima”
Mi sussurra Bella.
“Ti ricordo che sei stata tu a lanciarti nel mio letto, io stavo preparando il pranzo che ormai potrebbe diventare cena” non riesco nemmeno più a trattenermi con lei e la invito a fermarsi a cenare con me e Peter.
Bella si stacca dal mio abbraccio e volta il viso dell’altra parte.
“Ehm, mi dispiace ma ho una cena di lavoro, vorrei rimanere con voi ma non posso rimandare
“Ehi, non preoccuparti”
Cerco di trattenerla ma in un secondo è già in piedi intenta a rivestirsi.
“Bella, che succede?”
Mi sorride e mi lancia la maglietta.
“Succede che Peter sta arrivando, e con lei Alice, vestiti!”
 Non ho il tempo di pensare allo strano comportamento di Bella che suonano alla porta, mi vesto in due secondi e andiamo, insieme, ad aprire la porta. Peter è in braccio alla zia che sorride, il mio piccolo. Non appena mi vede si lancia tra le mie braccia e lo riempio di baci mentre le due donne ci osservano ridendo.
“Eccolo qui il mio cantante! Ma allora ti piace la musica di papino!”
Lo alzo verso il soffitto e lo faccio ridacchiare, ma qualcosa attira la mia attenzione.
“Alice, ma cosa avete fatto oggi?”
Alice abbassa lo sguardo e inizia a divagare su giri, compere e altre attività.
“Ali, cosa avete fatto?”
“Fratello su non fare il noioso, l’ho portato ad aggiustare i capelli che stavano crescendo disordinati e già che c’ero ed era così carino abbiamo fatto un po’ di foto
Ma si può? Alice non cambia mai.
Si ma prima di pubblicarle ti avrei chiesto il permesso!”
Pubblicarle??
“Nel blog no, te l’ho già detto, pubblica le mie ma non Peter
Su questo sono sempre stato inamovibile, osservo Bella che sorride ma ha lo sguardo nel vuoto, sta pensando a qualcosa altro, e non mi sembra un pensiero felice.
“Alice ne parliamo dopo, comunque niente foto.”
La sento sbuffare mentre mi avvicino a Bella con Peter in braccio e lei ritorna tra di noi e si mette a giocare con mio figlio che la riconosce, le do Peter e li lascio giocare mentre mi avvicino a Alice.
“Fratellone allora, come procede? Dai vostri visi rilassati direi che funzioni ancora
Ma sto parlando con Emmett o con Alice?
Emmett esci da questo corpo!”
“Se, divertente, guarda che ne so forse più io di voi due insieme
“Strappatemi le orecchie vi prego”
C’è un limite a tutto, e sentire mia sorella più piccola che mi parla di sesso, proprio non riesco.
Ed sei proprio antico. Comunque ragazzi e paperotto, vi saluto. Bella ci vediamo domani in redazione!”
Alice lancia baci e fa la sua uscita da super star, strano, non ha fatto molte domande, niente interrogatorio per me.
“Carotino, ti chiamo dopo”
Come non detto.
Ed, anche io devo proprio andare”
Bella sistema Peter nel suo seggiolino e si avvicina, mi bacia con una passione che quasi mi travolge, le sue mani strette sul mio viso, il desiderio che torna forte tra di noi. La stringo forte a me e vorrei non lasciarla andare.
“Se devi proprio, fosse per me non ti lascerei andare”
Sorride e appoggio la testa alla mia spalla, mentre Peter ride.
“Lo divertiamo”
Mi sussurra con tenerezza, sorrido anche io e mi volto verso mio figlio facendogli una faccia buffa.
“Carotino, ti chiamo dopo”
Bella, anche tu no.
“Signorina Swan, per piacere, evitiamo nomignoli idioti”
Mi lascia un veloce bacio sulle labbra, prende le sue cose e esce dalla porta, mi viene in mente che è venuta in taxi e non ha chiamato per farsi venire a prendere, alzo Peter dal passeggino e corriamo alla porta ma Bella è già sparita. Esco dal vialetto e guardo verso la strada ma di lei nemmeno l’ombra, sarà venuta con un auto a noleggio, non posso essere sicuro sia venuta in taxi, non ne abbiamo parlato; mi convinco e rientro in casa con il mio piccolo.
“Canterino, facciamo la pappa”
Peter mi guarda e fa le bolle con la saliva.
“Lo prendo come un si”

 

 

 

 


 
???

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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