How do you say goodbye, when you’ve hardly said hello?

di MetalheadLikeYou
(/viewuser.php?uid=130144)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1



Sono appena tornata a casa, dopo un lungo viaggio in macchina, Joey si offrì per riportarmi a casa, in macchina per evitare gli sguardi dei curiosi.
Joey aveva insistito nel volermi accompagnare anche a riprendere il mio Scotty.
Entrai a casa, sentendomi vuota, il mio cane mi camminava attaccato alla gamba, come se sentisse il mio dolore.
Il batterista se ne andò, lasciandomi sola.
Andai a farmi un bagno caldo.
Ero distrutta.
Quando tornai in camera, notai il mio cellulare illuminarsi.
Guardai lo schermo, era lui, sospirai ma non risposi.
Mi cambiai, lasciando i capelli bagnati, mi sarebbe venuta la febbre, ma non mi importava, non mi importava più di nulla.
Il cellulare squillò di nuovo, era Lee.
<< Pronto>>
<< Ciao Sam...>>
<< Lee non ho voglia di parlare..>>
<< Lo so, ma non ti lascerò sola>>
<< Lo so questo>>
<< Come stai?>> chiese, fissai lo specchio, ero un cadavere.
<< Mi sento morta>>
<< Sam...mi dispiace>>
<< Ti prego...>> sentii delle voci, riconobbi quella di Oliver, singhiozzai di nuovo, ricominciando a piangere per l'ennesima volta.
<< Sam non piangere>>
<< Io...io n....>>
"Passamela ti prego" sentii la voce rotta del mio Ex, ciò mi fece ancora più male.
Attaccai, non volevo sentire quella voce, non volevo più nulla.
Mi misi, sul letto, addormentandomi.
Lo sognai.
Mi svegliai, piangendo.
Scesi in salone, accendendo la tv, dovevo trovare qualcosa che occupasse la mia mente, mi misi sul divano con Scotty al mio fianco, lo accarezzai e lui poggiò la testa sulle mie gambe, mi sentii bene.
Sentii il telefono di casa squillare, risposi.
<< Pronto chi è?>>
<< Jona>> 
<< Jo' ti prego, vi prego, non chiamatemi, vi prego>> dissi con voce distrutta.
<< Non ti vogliamo lasciar sola, sei nostra amica>>
<< Ve lo chiedo in segno della nostra amicizia, lasciatemi un po da sola>>
<< Oliver ha sbagliato, vuole andare alla centrale>>
<< Non voglio denunciarlo, voglio solo stare da sola>> risposi sospirando, sentii freddo.
<< Non sappiamo che fare>>
Sospirai di nuovo.
Sentii dall'altra parte dei movimenti, poi sentii un respriro affannato, << Sam>>
Attaccai subito, i brividi che mi scuotevano, non avevo più lacrime da versare, salii a prendermi una felpa, ne presi una a caso, notando solo dopo che era sua, ma strinsi.



Passarono diversi giorni, ma non sapevo quanti.
Staccai il telefono di casa, comprai un nuovo telefono con una nuova scheda e spensi l'altro, l'unico che mi chiamava era Joey, mi chiedeva sempre come stavo, se miglioravo, mi raccontava delle date del gruppo, che avevano quasi finito il tour, che mi sarebbe venuto a trovare appena terminato tutto.
Ero si contenta, ma non era lui che volevo vedere, infondo Oliver mi mancava.
Mi mancava come l'aria.
La notte dormivo poco.
Mangiavo poco.
Uscivo poco.
Scotty però mi era vicino, ogni tanto mi tirava giù dal letto, perchè voleva uscire, anche se avevamo il giardino.
Mi coinvolgeva in ogni cosa, ogni sua azione o gioco.
Era l'unico che mi faceva ridere almeno un po.
Rientrammo a casa, sbuffai, andando in cucina, a prendere forse l'ennesima birra, forse la quarta nel giro di due ore, mi misi sull'amaca in giardino, fissando un punto indefinito.
Rimasi li per non so quante ore, vidi il cielo cambiare, diventare scuro, eppure non mi mossi.
Sentii il citofono trillare, più di una volta, Scotty venne da me, tirandomi la manica, mi alzai e andai ad aprire, quel nano di Jordison mi fissava con un largo sorriso, << Sono QUI!>>
Mi abbracciò, lo strinsi.








SONO DI NUOVO QUI!
Si lo so come capitolo è corto, cortissimo, perdonatemi....
Un baciooooo!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2





<< Come stai?>> mi chiese il batterista, lo fissai e senza nemmeno rifletterci su risposi un "sto bene", una bugia, una grossa bugia, che racchiudeva tutta la mia tristezza, ma infondo avevo passato cose peggiori.
<< Sei sicura?>> domandò.
<< No, ma passerà>> 
Me lo ripetevo ogni giorno.
Ogni ora.
Ogni minuto.
Ogni secondo.
Sarebbe passata prima o poi, dovevo solo aspettare.
<< Che ne dici di andare in giro?>>
<< Non mi va>>
<< Allora che possiamo fare?>> mentre mi poneva questa domanda ebbi l'illuminazione, dovevo capire il violento comportamento del mio ex.
<< Mi puoi spiegare il perchè...di tutto quell'odio da parte di Oliver?>>
<< Forse è meglio non parlare di lui...>>
<< Voglio sapere>> 
<< Ok...ok...>>
Lo vidi sospirare, ci mettemmo seduti nel salone, presi il mio posacenere e il pacchetto di sigarette, sarebbe stata una lunga serata.
<< Racconta>> lo esortai a parlare, lui non voleva, ma capì la mia richiesta ed iniziò a parlare.
<< Io e Oliver eravamo molto amici, ci siamo conosciuti in tour, suonavo con i Murderdolls...>> fece una pausa, <<...loro aprivano le  nostre date qui in Inghilterra, diventammo subito amici, a quel tempo lui si frequentava con Sj Whiteley>>
<< La biondona>>
<< Si lei... bhe accadde che una sera, eravamo tutti troppo ubriachi, noi tre soprattutto, Oliver collassò sul divano della stanza dove avevamo festeggiato la penultima data...c'era talmente tanta birra e alcolici, che non sapevi dove camminare..>>
<< Classico>> risposi.
Lui fece una specie di sorriso, molto tirato.
<< Già, comunque, Sj era veramente una bella ragazza, accadde che finimmo a letto insieme, non capivo nulla, lei ancor meno di me, non so se negli alcolici ci fosse qualche sostanza, ma ciò non cambiò la fine della serata>>
<< Voi siete rimasti insieme, è successo quello che è successo...>>
<< Purtroppo si, la mattina ci svegliammo con gli strilli di Oliver, che sbraitava per la stanza, maledicendomi, strillando che io avevo abusato della sua ragazza, cosa non vera perchè le cose si fanno in due...>>
<< Lei non disse nulla?>>
Lui strinse i pugni, rabbioso, con lo sguardo talmente cattivo da farmi rabbrividire.
Sospirai.
<< Lei disse che l'avevo drogata>>
Il suo sguardo si fece triste, malinconico.
<< Mi dispiace>> 
<< Lei poi denunciò sia me che Oliver, dicendo che lui l'aveva spinta a prendere la roba che avevo io, ma io quella sera non avevo nulla, nemmeno una canna, non usavo droghe e non le uso, ma lei ci denunciò, Oliver passò un brutto periodo, non credeva alle mie parole>>
<< Ma un test per vedere se aveva....>>
<< Risultò positivo solo quello di Oliver, ciò lo mise in cattiva luce con il suo gruppo, con il manager e soprattutto con gli avvocati>>
<< Perchè ha reagito così?>>
<< Lui era, ed è ancora un tipo molto geloso, ma con il cuore grande, evidentemente vedendomi ha avuto paura che potesse accadere di nuovo una cosa simile ed ha fatto quello che ha fatto, non lo giustifico>>
<< Capisco>>
<< Purtroppo dopo tutta questa serie di eventi, lui ricevette delle pesanti lettere, anche di morte, ma soprattutto, dovette prendersi cura di Sj, quando lei scoprì di aspettare un bambino da lui, che però non lo riconobbe mai, accusandomi anche di aver ingravidato la sua e.x....>>
<< Di chi è il bambino?>>
<< Era... era di Oliver>>
<< Era?>>
<< Sj abortì, solo dopo aver riscosso un grosso risarcimento>>
<< Che stronza>>
<< Già, nel mio piccolo io cercavo di avere un minimo di dialogo con lui>>
<< Ma era chiuso>> continuai io, ero triste, Oliver aveva passato un vero inferno, ma ciò non lo giustificava, mi aveva picchiata e anche se aveva delle fisse o paranoie, ciò non cambiavano la situazione, molto catastrofica.
<< Si, mi dispiace tanto>>
<< Non fa niente, grazie di avermi spiegato tutto>>
<< Che farai ora?>>
<< Credo, che me ne andrò da qualche parte, affitterò una casetta non so dove, senza però lasciare questa, mi prenderò un po di tempo per me stessa, lontano da qui>>
<< Qualsiasi cosa chiamami>>
<< Si lo so, grazie>> risposi sincera, lo vidi alzarsi, mi si avvicinò lasciandomi un bacio sulla fronte, se ne andò.
Era ora di prendersi una pausa, preparai due valigie, che misi vicino alla porta, l'indomani sarei partita, destinazione Brighton.






Ecco il secondo capitolo ed ecco svelate molte cose, come si comporterà Sam? e Oliver?
un bacio <3

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3




Proprio come avevo programmato, partii per Brighton.
La casa era piccolina, ma con un bel giardino per Scotty.
Avevo comprato un'altra scheda telefonica, non volevo essere rintracciata da nessuno, volevo solo sparire dalla circolazione, sperando vivamente che nessuno mi riconoscesse.
Era una fuga si, lo sapevo bene, ma dovevo sparire, per il mio bene, non avrei sopportato altre telefonate o visite, non avrei sopportato di veder lui o di sentirlo ancora.
Cancellai ogni canzone e foto di lui  dal mio cellulare, erano salvate sul pc.
L'unica cosa che lasciai per quei pochi amici che avevo e si, anche per lui, fu un biglietto con su scritto "NON MI CERCATE, STO BENE!".
Sto bene? Niente di più falso, stavo male, il cuore era distrutto, questa volta definitivamente, troppo il dolore, troppa la tristezza e nessun amore avrebbe mai cancellato quello che era successo, nulla.
Fissai il mondo, dall'alto, seduta su un sedile piuttosto comodo di una compagnia sconosciuta, avevo preso il volo la mattina.
Attorno a me vi erano: famiglie e coppie, qualche lavoratore e qualche giovane.
Sentii un movimento dal posto alla mia destra, un ragazzetto sui 25 anni si era appena svegliato, fissandosi intorno per capire forse se eravamo atterrati o meno, sorrisi, lui si stiracchiò, toccandomi con una mano.
<< Scusami>>
<< Figurati!>>
<< Io sono Emanuele>>
<< Sam..>> risposi, lui mi sorrise.
<< Come mai su questo aereo?>>
<< Mi dicono che sei uno molto diretto...comunque viaggio>>
<< Oh bhe, si, scusami, se ti...>>
<< Ehi sta tranquillo, tu invece?>> domandai curiosa, lui mi fissò alzando un sopracciglio.
<< Cosa?>>
<< Come mai su questo aereo?>>
<< Scappo>>
<< Oh, da cosa?>>
<< Da una storia finita male>> rispose abbassando lo sguardo, triste, sospirai, capivo benissimo la sua tristezza, sospirai di nuovo.
<< Anche io sto scappando>> 
<< Come mai?>>
<< Storia finita male>> confessai anche io, lui sorrise debolmente, forse a causa della strana coincidenza, poi mi fissò.
<< Credo che troverai qualcuno capace di levar questa espressione triste dal tuo viso, insomma non ti si addice>> disse ridendo, lo squadrai poi come lui risi, <<....insomma..chi è questo stupido?>>
<< Oliver, si chiama Oliver>> preferii non dire il cognome.
<< Questo Oliver secondo me non ha capito cosa ha appena perso>>
<< Come fai a dire ciò?>> chiesi curiosa, lui sarava giudizi senza saper nulla, eppure non riuscivo ad incavolarmi con lui, sapevo bene che Oliver era uno stupido, ma sentirlo da qualcuno che nemmeno conoscevo era un'altra storia.
<< Vedo che non hai lo stesso sguardo di una ragazza normale..>>
<< Lui mi ha picciata ecco il perchè del mio sguardo>>
<< Perchè?>>
<< Gelosia>>
<< Che azza di bastardo>> commentò lui, <<..vedrai che quando capirà, lui si morderà le mani, perchè sei una bella ragazza e perchè se fosse stato veramente un uomo avrebbe dovuto difenderti piuttosto che farti del male>>
<< Chi sei?>>
<< Cioè?>> chiese.
<< Sei una specie di saggio?>>
<< No, ma credo vivamente in quello che ho detto>> rispose ridendo divertito e coinvolgendomi in quelle risate.
Lui mi fece ridere veramente molto durante il viaggio, era un tipo molto aperto e solare, parlammo molto anche della sua relazione chiusa.
La ragazza lo aveva mollato per il suo migliore amico, il tradimento era una cosa orribile, l'aereo atterrò e scendemmo tutti, andammo con la navetta al recupero bagagli, dove anche mi consegnarono anche il mio amato cane, che fece subito colpo sul mio nuovo amico.
<< Dove abiterai ora?>> chiese dando un'altra carezza alla testa del mio Scotty.
<< Ehm aspetta....>> cercai nello zaino il foglio con su scritto l'indirizzo, <>
<< Oh wow, vicino alla spiaggia insomma>>
<< E' già>>
<< Spero tanto di vederti un giorno>>
<< Anche io, ciao Ema>>
<< Ciao Sam...ciao bello>> disse alzado la mano e salutandomi, sorrisi e me ne andai.
Dopo circa una mezz'oretta arrivai nella mia nuova casa, Scotty trotterellava scodinzolando, facendomi capire che la casa era di suo gradimento, sorrisi, era veramente bella e luminosa.
Mi buttai sul divano, stanca ma con il sorriso, consapevole che la mia vita doveva riiniziare, da capo, diventando forse migliore.
Sospirai, mi stiracchiai poi andai a farmi un bel bagno caldo, rilassando ogni muscolo del mio corpo, sentivo la stanchezza del viaggio, ma alla fine l'avevo passato con qualcuno, che mi aveva strappato dei sorrisi.
Mi asciugai una volta finito il bagno, ordinai una pizza e finita anche quella mi buttai dentro al letto, con il cane che dormiva al mio fianco.
Era ora di iniziare una nuova vita.













DOPO SETTIMANE DI RITARDO, SONO TORNATAAAAA! 
Grazie a chi ha commentato i primi capitoli, vi ringrazio veramente: blacksugar e Cheyenne Sykes <3
Grazie anche a:
1) kikkaa1997 che mi ha messo tra i preferiti.
2) blacksugar che mi ha inserito nelle seguite.
Un bacio grande grandissimo e alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4 



Mi svegliai di colpo, qualcuno si era attaccato al citofono, svegliandomi, mi alzai ed andai a sentire chi fosse.
<< Chi cazzo è che rompe alle 9 di mattina?>> chiesi con poca educazione, anche se mi ero addormentata stravolta, il mio sonno era stato troppo movimentato.
<< Un nuovo amico, apri>>
Feci come mi aveva detto, anche se riluttante.
Un Emanuele tutto sorridente entrò in casa, con non so quale proposito.
<< Perchè sei qui?>> chiesi andando a prepararmi un caffè per svegliarmi meglio.
<< Bhe nuova vita, nuovi amici, nuove abitudini, cara mia si va a correre>>
<< Che cosa?>> dissi, cominciando a tossire, ustionandomi con il caffè bollente e imprecando come un camionista degno di tale nome.
<< Hai capito bene su, vatti a vestire>>
<< No tu non hai capito nulla, io ho sonno>> dissi aprendo il rubinetto e mettendoci sotto la mano, lui rise divertito.
<< Dai dai, quante storie>>
<< NON MI VA!>>
<< Dai ti faccio fare un giro, così inizi ad ambientarti>>
<< Ma oggi non mi va>> ribadii mettendomi seduta e sbuffando come i bambini.
<< Tu vuoi rimanere a casa vero, da sola?>> domandò stranamente serio, << Era quello che volevo fare anche io>>
<< Ecco>>
<< Ma non credo sia il modo migliore per ricominciare>>
<< So io quello di cui ho bisogno ora e di certo non è andare in giro>>
<< Ma ti farai solo del male>>
<< Ema, io...>> non riuscii a finire, capendo quanto avesse ragione, ma non ce la facevo ad uscire dalla mia nuova casa, come se non fosse mai successo nulla, come se quella fosse la mia vacanza.
<< Ok, scusa, non avevo nessun diritto di venir qui a...>>
<< Aspetta...>> lo fermai vedendo che se ne stava andando, << Scusa se ti ho aggredito, ma è difficile per me>>
<< Lo so>>
<< Ti chiedo di aver pazienza con me>>
<< Uh sei tu che dovrai aver pazienza>> disse ridendo, sorrisi.
<< Ti va di rimanere>>
<< Certo, che ne dici di un bel gelato e film strappalacrime?>>
<< Dai si, ci vuole proprio un bel pianto>>
<< Perfetto vado a prendere tutto in macchina>>
Lo fissai curiosa, chiedendomi se lui avesse già organizzato tutto sapendo che sarebbe rimasto, sorrisi, era testardo ma gentile, era poco che lo conoscevo ma mi stava dimostrando di essere diverso, che mi potevo fidare di lui, ma sapeva bene che non sarebbe stato facile avere la mia fiducia, specialmente dopo quello che era successo.
Mentre lui prendeva le cose dalla macchina, io andai a cambiarmi, mettendomi dei pantaloni di una tuta di basket che avevo e una magliettona, non mi importava essere elegante, dovevamo solo vedere un film e mangiare gelato.
Tornai giù, lui stava chiudendo con un piede la porta, attento a non far cadere nulla.
Andai in suo aiuto, prendendo le vaschette del gelato, poggiandole poi sul tavolino che stava tra la tv e il divano. 
Fissai il dvd che aveva preso, Remember Me, sospirai, già il titolo faceva effetto.
Ci mettemmo sul divano, con una vaschetta di gelato ciascuno, con i pacchetti di fazzoletti tra le gambe e iniziammo a vedere il film.
Sentii dei singhiozzi al mio fianco, mi girai di poco, stava piangendo, proprio come me, sospirai, alla fine del film avevamo finito rispettivamente due e tre pacchetti di fazzoletti e le due vaschette gelato, tutti e due avevamo gli occhi rossi e gonfi, ma sorridemmo tutte e due, sentendoci un po meglio.
<< Bhe si ora sto meglio>> disse sorridendo, <>
<< Anche io, anche io>>
<< Bhe che dici?>>
<< Mi manca un po la mia vecchia vita>>
<< Posso farti una domanda....?>>
<< Si, ma non so se ti risponderò>> lo avvertii, lui mi sorrise dolcemente, capendo.
<< Questo Oliver, perchè ha reagito così?>>
<< Credo di doverti una spiegazione....il mio ex è Oliver Sykes>>
<< Il cantante dei Bring...>>
<< Si lui...>> sospirai triste, << Bhe per una sua vecchia storia e discussione con il batterista degli Slipknot, ha pensato che io lo volessi tradire con Joey, ha dato di matto e è successo quello che è successo>>
<< Mi dispiace...>>
<< Anche a me..>>
Mi abbracciò, stringendomi, ricominciai a piangere, sentivo il mio cuore rompersi sempre di più e mi stava uccidendo, sentivo il freddo dentro, questa volta non sarebbe stato per niente facile ricominciare.


*Joey*

Passai a casa sua, suonai più di una volta, ma non venne mai ad aprire, mi accorsi solo dopo di un biglietto messo li per chiunque l'avesse cercata.
"NON MI CERCATE, STO BENE!"
Mi sentii male, era sparita, presi il mio telefono e cercai di chiamarla, ma una voce mi disse che quel numero non esisteva più, mi passai una mano nei capelli, preoccupato per lei.
Mi chiesi dove fosse, pensando a tutto quello che mi aveva detto, ma non riuscii a pensare a nessun posto.
Sospirai sconsolato e me ne andai.
Incontrai per la strada Lee, mi fissò incuriosito.
<< Che ci fai qui?>>
<< Lei non è più qui>> dissi.
<< Cosa vorresti dire?>>
<< Se n'è andata Lee>>
<< Oh cazzo, cazzo, cazzo Oliver ci starà malissim...>>
<< Non nominare quel figlio di puttana, è solo colpa sua se lei è andata via>>
Lo aggredii con rabbia, lui indietreggiò spaventato, dovevano capire che era solo colpa di quel coglione se Sam era arrivata al punto di andarsene dalla sua amata città.
Ebbi un'illuminazione, che però non rivelai al ragazzo.
Avrei chiesto al mio manager di scoprire se avesse preso aerei o treni, in che direzione, l'avrei ritrovata anche solo per accetarmi che stesse bene e in buone mani.








Sono tornata, mi scuso per la lunga attesa....odio la scuola!
Grazie per i commenti, vi voglio bene <3

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5


*Joey*

<< Quindi lei è a Brighton?>> chiesi al mio manager, che aveva fatto tutte le possibili ricerche per scoprire dove fosse scappata lei, ero tornato da due giorni a casa.
<< Si Jo'>>
<< Bene prenotami il primo volo e un'hotel...>>
<< Ma se lei ha detto di non essere cercata>>
Aveva ragione, ma non mi importava, dovevo trovarla, parlarle e vedere se stesse bene, mi ero veramente affezzionato a quella ragazza e lei non si meritava tutto quello schifo.
<< Lo so ma...>>
<< Jo' ti conosco da molti anni, non hai mai fatto tutto questo casino per una donna...>>
<< E quindi?>> domandai curioso, sedendomi e fissandolo, lui sulla sua bellissima e comodissima poltrona.
Il suo studio era spazioso e con una grandissima porta a vetro che dava sul balcone.
<< Sei innamorato?>>
Cominciai a tossire, mi aveva appena messo alle strette e preso di sorpresa.
<< No...p...>>
<< Jo' se sei innamorato valle a parlare, valla a prendere e riportala qui>>
<< Ok forse mi interessa...>> confessai, alzandomi e uscendo dalla stanza, me ne tornai a casa, avrei preso un aereo e sarei partito il giorno dopo per la cittadina inglese.
Una volta a casa, andai a farmi una doccia, pensando che quella piccola ragazza mi interessava molto e poi mi ci ero affezzionato moltissimo e avevo bisogno di parlarle.
Uscii avvolgendomi con un asciugamano e sentendomi meglio, provai a chiamrla al su telefono ma mi come al solito mi dava il telefono staccato e mi sentii gelare il sangue, angoscato e con un po troppa tensione dentro.
Sentii il telefono squillare e corsi a rispondere, sperando di sentire dall'altra parte la sua voce.
<< Joey sono Oliver...>>

*Oliver*

<< Joey sono Oliver>>
<< Cosa vuoi?>> mi chiese con voce fredda e cattiva. 
<< Non attaccare, per favore...io..io ho sbagliato, lo so>>
<< Oliver, non voglio parlare con te>>
Sospirai, scoppiando di nuovo in un pianto, vergognandomi di ciò e sentendomi un ragazzino debole, il vero motivo era che avevo capito di aver sbagliato, volevo chiederle scusa e magari riuscire a parlarle per anche solo due minuti, dovevo dirle tutto quello che avevo in mente, tutto quello che non le avevo mai detto.
<< Ioho sbagliato, voglio chiederle scusa, voglio dirle che l'amo poi sarà lei a scegliere>>
<< Se non dovesse scegliere te?>>
Chiusi gli occhi, sperando che non fosse come mi aveva chiesto lui.
<< La lascerò andare>> 

*Joey*

<< La lascerò andare>> disse lui, sospirai, speravo veramente che lui la lasciasse andare, volevo starle vicino io, lui non si meritava una persona dolce e bella come lei.
<< Io non so dove si trovi lei ora>>
Mentii come un ragazzino, eppure sapevo dove trovarla, sapevo dove si era nascosta e sarei andato a parlarle.
<< Ah>> rispose lui, sospirò e attaccò.
Preparai la mia valigia, dopo essermi asciugato e vestito.
Chiamai Corey per dirgli che non mi sarei presentato alle prove il giorno successivo perchè sarei andato da lei, lui mi disse di avere pazienza, che dovevo averne tanta, che lei sucuramente si sarebbe incazzata nel vedermi, questo già lo sapevo, del resto lei aveva lasciato il messaggio di non cercarla.
Sospirai e lui mi disse che era sicuro che lei avrebbe capito, mi disse anche che avevo sbagliato a non dir nulla ad Oliver, loro dovevano parlare e chiarire tutto, poi sarebbe stata lei a decidere con chi stare e come comportarsi, mi consigliò di dire la verità.
Non appena attaccai con lui, chiamai di nuovo il ragazzetto pieno di tatuaggi, che mi rispose ansioso e con voce allarmata.
<< So dove si trova>>
Lui sospirò credo felice, gli lasciai tutti i dati che avevo preso.
Lui mi ringraziò, mille volte.
Mi misi a mangiare una pizza, ripensando a tutto quello che era successo, sentendomi un perfetto idiota, dormii poco e la mattina quando mi svegliai credevo di essere un morto.
In aeroporto, nessuno mi chiese nulla, sull'aereo riuscii a dormire qualche ora e quando atterrai sentii i brividi, non che facesse freddo ma ero agitato.
Il mio vaggio in macchina fino all'hotel fu snervante e appena arrivai li, dissi a uno della reception, di far portare la mia valigia nella mia stanza, riuscii di corsa, seguendo la strada che mi aveva consigliato il mio manager, arrivando finalmente davanti casa sua.
Sospirai riprendendo aria, indeciso su cosa fare.
Non potev tirarmi inidetro proprio ora.
Avevo fatto carte false per trovarla ed ora lei doveva sapere.
Suonai e sentii la sua voce acuta strillare "arrivo".
Mi si gelò il sangue nelle vene e ad ogni passo che faceva mi sentivo sprofondare, mi diedi della checca, insomma ero un uomo e mi stavo comportando da femminuccia.
Ad arrestare i miei stupidi pensieri fu la porta che si aprì, lei mi fissò con un'espressione di stupore ma anche con rabbia.












scusate per il mega ritardo, ma non avevo nessuna idea di cosa scrivere invece ora ho molte idee, finalmente.
spero di ricevere qualche commento positivo, vi chiedo scusa ancora.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6


Andai ad aprire la porta, trovandomi davanti Joey, lo fissai stupita, chiedendomi come avesse fatto a sapere dove fossì, lo feci entrare stringendo i pugni.
<< Sam>>
<< Cosa ci fai qui?>>
<< Volevo vedere se stavi....>>
<< Avevo detto di non cercarmi>>
Lo fissai con rabbia, sentendomi una ragazzina, io avevo chiesto ciò eppure ecco quello che era successo, ora dovevo far fronte ad un batterista troppo invadente che era venuto fino a Brighton a cercarmi.
<< Lo so, ma avevo bisogno di vederti>>
<< Per quale motivo?>> chiesi incazzata, prendendomi un bicchiere d'acqua.
Lo vidi avvicinarsi a me e posarmi le mani sui fianchi, mi levò il bicchiere dalle mani e lo poggiò sul ripiano della cucina, cercai di allontanarmi ma senza risultato e lui incollò la sua bocca alla mia, stringendomi con decisione.
Lo scollai da me, con uno spintone, fissandolo rabbiosa.
<< Cosa cazzo fai?>>
<< Sam io ti amo>>
Rimasi a guardarlo, sinceramente stupita, incredula e non sapendo cosa dire o fare mi misi seduta.
Lui si riavvicinò a me, accarezzandomi una guancia e sorridendomi dolcemente.
Ero spaventata, fottutamente terrorizzata dal dover rivivere tutto, una nuova storia, con un musicista, che non era mai a casa, ma soprattutto ero terrorizzata dal dover dimenticare Oliver-
La storia con Olli era ancora troppo viva, anche se ormai finita, per me rappresentava una ferita troppo aperta e non me la sentivo di dover affidare di nuovo la mia vita alle mani di qualcun altro che non fosse il mio grande amore.
<< Jo' io...sono spaventata>>
<< Ricostruiamo insieme la nostra vita, che ne dici?>>
<< Ho bisogno di tempo>>
Lo vidi sedersi al mio fianco, stringendomi a se, baciandomi il collo e io, come in una specie di coma non sapevo come reagire.
Lui interpreò male la mia calma apparente e continuò a baciarmi il collo, passando poi alle mie labbra, che si mossero da sole con le sue.
Mi sentivo una merda, una stronza, eppure mi sentivo tremendamente bene.
Mi sentivo troppo bene tra le sue braccia e commisi l'errore di lasciarmi andare a lui.
Lui mi sollevò di peso, continuando a baciarmi e come se fosse venuto a casa mia mille volte, trovò subito la strada per arrivare alla mia camera, dove aprì e richiuse la porta con un piede, lasciando fuori il cane ad ululare nervoso.
Mi mise sul letto, levandosi la giacca, troppo ingombrante e stendendosi su di me, facendo aderire i nostri corpi.
Sentii un gemito quando gli strinsi con poca forza i capelli mentre lui mi stava torturando il collo.
Si levò la maglia, rigorosamente nera, scoprendo il suo fisico asciutto, abbastanza magrolino ma muscoloso, mi aiutò a levarmi la mia maglia gigante, ricominciando da dove si era fermato, scendendo e lasciando una scia di baci fino al mio seno, che presto liberò dal mio reggiseno e cominciando una lentissima tortura.
Lo vidi assumere un espressione di dolore, così sorridendo lo liberai dai pantaloni, diventati evidentemente troppo stretti e notando il suo rigonfiamento.
Lui a sua volta mi levò i pantaloncini che avevo, accarezzandomi il ventre e arrivando a farmi rabbrividire quando scese tra le mie gambe.
Rimanemmo presto nudi, a baciarci e toccarci, poi lui soffocando il mio urlo entrò in me, con una spinta piuttosto violenta, fermandosi poi ad accarezzarmi il viso, lasciandomi tempo per riprendere fiato.
Sospirai quando iniziò a muoversi in me, sempre più forte, nominando di tanto in tanto il mio nome.
<< Sam ti amo>> mi disse ancora una volta, venendo in me e gemendo.
Venni anche io, lui sudato si accasciò sul mio corpo, respirando affannosamente e baciandomi, ci addormentammo sfiniti.

Mi svegliai, trovandomi ancora nella stessa posizione, con Joey su di me, con il sorriso sul volto, stringendo una mia mano e russando leggermente.
Sentii suonare e con calma lo scansai da me, mettendomi le mie mutandine e una maglia abbastanza larga da arrivarmi alle cosce, scesi giù pensando a quello che era appena successo, dandomi però della deficiente per aver ceduto in quel modo.
Sospirai e aprii la porta.
<< Sam, dobbiamo parlare..>>
Lo fissai sconvolta, lui con il respiro corto e tutto sudato stava appoggiato con una mano al muro, fissandomi ed entrando poi in casa.
<< Oliver, vattene>> dissi spaventata, al piano di sopra stava dormendo ancora Joey ed avevo paura che succedesse un casino se uno dei due avesse scoperto l'altro.
<< No Sam, non me ne andrò, ho fatto molti chilometri per venire qui, devi ascoltarmi>>
<< Mio dio Oliver>>
<< Ascoltami, per favore>> disse seguendomi per casa, io fissai la porta della camera, sperando vivamente che lui non si facesse vivo, mi prese per un braccio, costringendomi a girarmi e fissarlo, << Ho sbagliato, sono stato un bastardo e non ti merito, ma ti amo, ti amo da morire, mi manchi, mi manca tutto di te, le tue labbra, il tuo profumo, mi manca svegliarmi e sentirti cantare per casa>>
Sentii una fitta al cuore mentre lo ascoltavo e lo vedevo gesticolare, con gli occhi lucidi e sinceri, mi sentivo ancora più stronza e mi veniva da piangere.
<< Io ho sbagliato, sono stato uno stronzo, non ti merito, ma io..io non ce la faccio senza di te, io mi alzo la mattina e non ti vedo, non ti bacio, non sento il tuo profumo e mi vorrei ammazzare per quello che ho fatto, io ti chiedo scusa, so che non ti fidi di me, so che mi odi, ma ti prego, io ho bisogno di te...>>
<< Oliver>> lo chiamai, << Io...>>
<< Sam io ti amo, ti amo, ti prego, torna con me>> 
Lo fissai incredula, sentendomi morire, lui mi si avvicinò, accarezzandomi una guancia e riavvicinandosi al mio viso, ma un rumore ci fece girare, Joey in mutande era davanti a noi, abbassai lo sguardo, mentre Olli allentava la mia presa sui miei fianchi e si allontanava fissandomi.
<< Sam che signifi...>>
<< Mi dispiace>>
<< Oddio, oddio oddio, no, non ci credo>>
<< Oliver..ti...>>
Joey ci fissò e se ne ritornò su, a vestirsi e quando scese di nuovo, venne assalito da Olli, che gli urlava quanto fosse bastardo, quanto gli facesse schifo ed io, spaventata più che mai mi sentivo impotente.
<< Olli ti prego>> lo presi per le spalle, allontanandolo dal batterista che se ne andò lasciandomi sola con il mio ex ragazzo, che seduto sul divano si teneva la testa fra le mani.
<< Perchè?>> mi domandò lui.
<< Non lo so>>
<< Non lo sai...>>
<< Non so perchè ho ceduto così, ho sbagliato>>






















C'è ancora qualcuno che legge questa ff, mi emoziono grazieee per la pazienta!
oddio vi amo tantissimo.
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7



<< Olli di qualcosa>> 
Mi misi seduta, fissandolo, se ne stava ancora zitto, prendendosi di nuovo la testa fra le mani e respirando a fatica.
<< Cosa dovrei dire?>>
<< Qualsiasi cosa>> 
<< Tu sei andata avanti, credo che me ne andrò>> lo vidi alzarsi, tutto si svolgeva a rallentatore, mi alzai anche io, cercando di fermarlo, di parlargli, l'avevo appena tradito e mi sentivo uno schifo.
<< Parliamo>>
<< Sam, non c'è nulla da dire, io ho sbagliato e tu sei andata avanti, sono di troppo qui>>
Si fermò davanti a me, fissandomi con quei occhi che amavo, erano lucidi, rimasi senza fiato, sentendomi sempre più colpevole.
<< Addio Sam>>
<< Olli ti prego>>
<< No, non starò qui a vederti con un altro>>
<< Io...>>
<< Spero che lui ti faccia star bene>> mi diede un bacio, sentii le sue lacrime mischiarsi alle mie, mi aggrappai a lui, sapendo che se l'avessi lasciato andare lui sarebbe sparito per sempre dalla mia vita ed io non volevo cio, io volevo amarlo ancora.
Lui si staccò da me, allontanandomi da se e aprì la porta di casa, alzò lo sguardo su di me e se ne andò.
Fissai la porta, chiusa, sentendo l'aria mancare.
Questa volta era finita, veramente.



Passarono circa tre mesi da quando lui se ne andò, andai a cercarlo ad un concerto, sperando di incontrarlo, discussi anche con uno della sicurezza che non voleva farmi passare ma dopo aver chiamato Lee ed essermi fatta venire a prendere, quel bestione non disse più nulla.
Nel afterparty incontrai Olli, che vedendomi si illuminò, ma appena andai da lui, cercando di parlare mi disse che non voleva più star a dscutere.
Capendo di essere di troppo me ne andai via, in hotel, scoprendo poi che nella stanza affianco alla mia dormiva il cantante.
In piena notte sentii  bussare alla mia porta, andai ad aprire, era lui, con il viso stanco, ma non per il sonno, vedevo quanto stesse male e lo capivo, entrò nella mia stanza baciandomi e stringendo con forza i miei fianchi.
La sua bocca si muoveva veloce, levandomi il respiro e trovandoci poco dopo sul letto.
La mente scollegata, l'unico pensiero eravamo noi, a quello che sarebbe accaduto la mattina dopo e illudendomi, come una bambina, sperando in una riappacificazione, mi lasciai andare a lui.
Ci amammo con rabbia, con tristezza, come se non ci fosse stato un domani, a tratti fu anche qualcosa di tremendamente dolce.
Mi illusi, che quella notte sarebbe servita a riavvicinarci ma al mattino, tutti i miei sogni, o forse i nostri, andarono in frantumi.
<< Abbiamo sbagliato>>
<< Olli ti prego, parliamo>>
<< Mi hai tradito>>
<< E tu mi hai picchiata>> risposi, lo vidi abbassare il volto, massaggiandosi le tempie.
<< Non riusciamo a star separati ma Insieme ci facciamo del male, ti ho fatto troppo male e tu stai facendo lo stesso>>
Aveva ragione, non riuscivamo a star separati, ma star insieme era una tortura.
Aveva ragione anche quando diceva che ci stavamo ammazzando a vicenda, aveva fottutamente ragione e capendo ciò scoppiai a piangere.
Lui se ne andò di nuovo, per la seconda volta, lasciandomi però in una stanza di hotel.
Tornando a casa sentii di nuovo quella sensazione di solitudine, mi sentivo persa, e forse anche per questo Joey non perse tempo a venire da me e riprendersi il suo "posto" nella mia vita, aveva deciso di voler condividere con me tutto, ma non come amico, aveva deciso di dover essere più di un semplice amico che mi tirava su di morale, aveva anche accettato il fatto che lui sarebbe venuto sempre dopo.
Era venuto da me dicendo di amarmi, dicendo che voleva veramente star con me e io, fragile come non mai, mi aggrappai a lui, forse sfruttandolo, ma a lui non dava peso.
Ogni volta che si sedeva al mio fianco, egoisticamente speravo che ci fosse qualcun altro al suo posto, ma risvegliandomi capivo che quella persona ormai faceva parte del passato.
Da circa due settimane ogni mattina mi sentivo male e Joey dal canto suo, si preoccupava dei miei continui mal di testa, della mia nausea e del fatto che in piena notte mi svegliavo per colpa degli incubi.
Mi svegliai di nuovo, sentendo la testa scoppiare e correndo al bagno, a vomitare di nuovo, sentii Joey sbuffare e venir da me.
<< Andiamo da un dottore, non puoi continuare a star così>> disse fermo sulla porta, mentre mi lavavo la faccia e la bocca, eliminando quel fastidioso sapore acido.
<< Ok, ok..>>
<< Sam vedrai che passerà, è solo il nervosismo>> mi disse lui, accarezzandomi poi una guancia, mi strinse a se e sospirai.
<< Si forse>>
<< Dai andiamo, vatti a vestire, ti accompagno>>
Con una lentezza stile bradipo, andai a lavarmi e vestirmi, sentendo la testa girare di nuovo, troppo forte, mi appoggiai alla parete, tenendomi la testa fra le mani e sperando che tutto finisse il prima possibile.
<< Sam che hai?>>
<< Gira tutto, ti prego fermalo>> dissi piangendo, sentendomi tremendamente male, lui mi aiutò ad alzarmi e mi portò nel primo ospedale, dove mi fecero attendere qualche minuto prima di caricarmi su una barella e farmi tutti i possibili esami.
Joey si mise seduto al mio fianco, tenendomi una mano e accarezzandomi dolcemente la testa.
<< Qualsiasi cosa...io sono qui>> rispose baciandomi.
Dopo quache oretta entrò un dottore, giovane, dagli occhi azzurri e i capelli biondi, teneva una certella in mano.
<< Salve sono il dottor Miller>>
<< Salve>> 
Lui sorrise, io e Joey avevamo parlato insieme e in quel momento strinsi la mano del batterista, spaventata, il ragazzo ci fissò con un sorriso aperto.
<< Non si preoccupi, lui non ha nulla, è solamente incinta, congratulazioni>>
<< Incinta?>> chiesi, sgranando gli occhi e sentendo la presa del musicista allentarsi, lo fissai.
<< Si lei aspetta un bambino>>
<< Oh Dio...Jo>> 
Lui si alzò e se ne andò, lasciandomi sola con il dottore, che mi fissò "comprensivo", dicendomi che mi avrebbe portato dei moduli da compilare per poter uscire, mi disse che non dovevo mettere così tanta pressione al feto, che aveva rischiato molto, evidentemente il mio nervosismo gli aveva fatto del male, avevo rischiato di perderlo.
Uscii da quel posto, Joey non aveva aperto bocca e nemmeno io, finchè non entrammo a casa, mi misi seduta, tremando come una foglia.
<< Cosa farai?>> 
<< Non lo so...>>
<< Devi dirlo anche a lui>>
Presi il telefono sotto lo sguardo cupo del batterista, che si mise seduto il più lontano possibile da me, feci il numero di Oliver che ormai conoscevo a memoria e lo chiamai, ascoltando per qualche secondo il "bip" della chiamata.
<< Pronto>>
<< Oliver....>>
<< Samantha>> 
Scoppiai a piangere, sentendo lui dall'altra parte sospirare e chiedermi cosa fosse successo, gli chiesi se poteva venire a Brighton.
<< Devo parlarti, è urgente>>
<< Ok, prendo il treno e vengo>>
Attaccò e io fissai il batterista, << Jo' mi dispiace>>
<< Credo che andrò via>> 
Se ne andò anche lui, lasciandomi sola con il mio cane, che evidentemente capendo, si accucciò al mio fianco, lasciandomi sfogare fino alla sera.
Mi fissai allo specchio, vedendo i miei occhi rossi, sentii il suo del citofono ed andai ad aprire, prendendo un bel respiro.
<< Perchè mi hai chiesto di venire?>>
La sua voce era nervosa, si mise seduto sul divano fissandomi.
<< Sono incinta>>














Eccomi qui, con un capitolo a mio parere molto triste.
Un bacione e alla prossima.
Un grazie di cuore a Soul Lost In Darkness mi fa veramente piacere che ti piaccia la mia storia e grazie per il bellissimo commento, non posso spoilerare nulla, ma dico solo che d'ora in poi, non sarà facile andare avanti ne per Sam ne per Oliver, ma non sarà semplice nemmeno per Joey.

Un grazie anche a chi ha messo la mia ff tra:
le seguite:
_kikka1D_
Soul Lost In Darkness       
Prisquit
blacksugar
Bibliophile

le ricordate:
SeelLith

le preferite:
RoraADTR
blackDevil997
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8



<< Sono incinta>>
Lui mi fissò in silenzio, vidi la sua espressione cambiare e diventare dura, rabbiosa.
<< E tu mi hai fatto venire fin qui, per dirmi che sei incinta?>> lo vidi passarsi una mano nei capelli, << Di quello poi?>> 
Sospirai, lui credeva che il figlio fosse di Joey, ma non era così, il figlio era suo e io avevo paura di dirglielo, non volevo che lui mi stesse vicino solo per quello.
Non volevo che si sentisse messo in gabbia, ma non potevo tenerlo nascosto, non volevo dover prendere quella decisione da sola.
<< Non è suo>> dissi con la voce bassa, quasi sossurrando, lui mi fissò sgranando gli occhi e sedendosi di nuovo.
<< E' mio?>>
<< Si, credo di si>>
Lui abbandonò la testa sulla spalliera del divano.
Sentii la testa girare di nuovo e la nausea tornare, tanto che dovetti correre, il più veloce possibile al bagno, Oli mi rincorse, aiutandomi poi a tirarmi su, mi sciacquai la bocca schifata e quando mi fissai allo speccio notai le lacrime che silenziose rigavano le mie guance, di nuovo.
Olli mi fissò sospirando, mi girò e mi strinse a se, mi lasciai andare ad un lungo pianto, li nel bagno.
Lui mi accarezzava la testa, sossurrandomi di calmarmi.
Ma era tremendamente difficile calmarsi ed io avevo paura, di tutto, del futuro, non me la sentivo di crescere quel bambino, o bambina, da sola.
Oli, mi disse di riposarmi e si mise a preparare qualcosa, ma alla fine mangiammo poco, nervosi tutti e due non avevamo fame.
<< Te la senti di fare l'esame del dna?>> mi chiese lui.
Alzai lo sguardo su di lui, annuendo.
<< Ok>>
<< Vai a dormire, qui ci penso io>>
Mi alzai, arrancando fino alla mia camera, mi misi seduta sul letto, ritrovandomi dopo qualche secondo a piangere di nuovo, sentendomi tremendamente ridicola, fragile e stupida.

*Oliver*

La sentii piangere, di nuovo.
Mi sentivo un grande stronzo e per la prima volta ebbi paura, paura che quel bambino, o bambina, fosse di quel tizio, ma anche che fosse mio, non sapevo come comportarmi e l'idea di avere già un figlio mi spaventava.
Per non parlare che tra me e lei le cose andavano malissimo, non eravamo pronti per ciò.
Dopo qualche minuto, sentii il silenzio, forse si era addormentata.
Sistemai qui pochi piatti e mi misi sul divano, in silenzio a pensare, poi mi alzai, levandomi le scapre per non fare troppo rumore e facendo il più piano possibile andai a vedere se fosse tutto ok.
Aprii la porta con delicatezza ed entrai in punta di piedi.
Dormiva rannicchiata in posizione fetale, con una mano sulla pancia, sospirai e mi misi seduto a terra, con la schiena poggiata alla parete a fissarla.
Era tremendamente bella, anche con quell'espressione triste sul viso.
Le spostai una ciocca dietro l'orecchio e rimasi li, a contemplarla.
Io l'amavo ancora, ma anche il quel momento, non riuscivo a non pensare a cosa fosse successo tra noi, a quella maledetta sera, in quel maledetto camerino, ne alla sua espressione spaventata quando mi vide il giorno dopo.
Non riuscii a non pensare alla sua espressione triste, quando mi disse che non poteva rimanere, che se ne sarebbe andata.
La mia mente ripensò anche a quando, la trovai in casa con quello, alla sua espressione sconvolta e spaventata per una mia possibile reazione.
Ripensai anche a quella notte, dopo il concerto dove, in quella camera di hotel ci eravamo riavvicinati, scottandoci tutti e due.
Non riuscii nemmeno a non pensarla tra le braccia di quel cazzo di batterista, quella specie di nano da giardino.
Strinsi i pugni, pensandoli su quel letto insieme mi fece male, mi sentii il sangue ribollire dentro, lui aveva toccato, baciato e goduto con ciò che era stato mio e che forse era ancora mio, ciò mi fece incazzare.
Sospirai.
Però quello le era rimasto affianco, invece di scappare, di sparire.
Non come me.
Quello le era stato vicino e aveva acquistato la sua fiducia e forse l'aveva anche usata a suo favore.
O forse l'amava.
Forse era semplicemente innamorato di lei.
Forse lei aveva deciso di colmare quel vuoto che io le avevo creato.
Frorse lui aveva deciso di guarirle le ferite.
E forse lei aveva deciso di lasciarlo fare.
Forse avevano deciso di andare avanti insieme.








Rieccomi qui!
Scusatemi se troverete qualche errore ma ho scritto questo capitolo di fretta e furia.
Avevo l'ispirazione.

Cooooomunque, un grazie di cuore a:
Putrefied e Soul Lost In Darkness
Graie per i bellissimi commenti.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9




MI svegliai con un forte mal di testa, come se mi stesse per scoppiare la testa.
Sentii dei rumori provenire dalla cucina e mi alzai, per andare a controllare che fosse tutto ok.
Prima di scendere andai al bagno notando, con orrore, le mie bellissime occhiaie e il mio viso pallido.
Mi sciacquai poco il viso per poi raggiungere il piano terra.
Entrai, arrancando, in cucina, dove trovai un Oliver, a mio parere abbastanza nervoso, che litigava con la macchinetta del caffè.
Risi appena e dopo averlo salutato, andai a dargli una mano, mettendomi poi seduta.
<< Stai ben?>>
<< No, non credo>> risposi, cercando poi un qualcosa per la testa, che pulsava e faceva troppo male.
<< Hai dormito?>> mi chiese di nuovo, sedendosi davanti a me, lo fissai, notando con dispiacere che anche lui non era nella sua forma migliore.
<< Poco, tu anche vero?>>
<< Già>> 
Sospirai, lui mi fissò con attenzione, poi aprì bocca, come per dire qualcosa, ma la richiuse subito scuotendo la testa.
<< Che volevi dirmi?>>
<< Mi chiedevo...>> iniziò lui, finendo di bere il caffè, <<..come fai a dire che è figlio mio?>>
<< Vedi...>> 
<< Sam, sta calma ok?>> mi chiese, notando il mio tremolio, avevo paura, ero spaventata e mi sentivo veramente male.
Era complicato trovarmelo li e dover dire le mie impressioni, ricordargli la volta che aveva trovato me e Joey insieme.
Era difficile dover ricordare anche quella notte, in quella stanza.
<< Dopo quella volta...che tu hai trovato me e Joey...>>
<< A si quello>> mugugnò lui, interrompendomi, sorrisi appena per la sua reazione, forse un piccolo sprazo di gelosia.
<< Si, a me sono venute....quindi suo non è>>
<< Sei andata a letto con altre persone dopo lui?>>
La sua domanda diretta mi fece rimanere a bocca aperta, abbassai la testa, ripensando di nuovo a quella notte.
Ripensai alle sue mani su di me e a come avevamo passato la notte.
Ci eravamo amati, veramente.
Sentendo gli occhi pungere, istintivamente, li chiusi, stringendo il pugno sotto al tavolo.
<< Si sono andata con un altra persona...>>
<< Chi è?>>
<< Sei tu>> risposi, scoppiando di nuovo, lui mi fissò, con uno sguardo carico di tristezza ma allo stesso tempo di tenerezza ed io, sotto quello sguardo mi sentivo sprofondare.
Questo perchè non eravamo stati attenti.
Forse lui era andato avanti.
Senza di me.
Forse nemmeno lo voleva quel bambino, o bambina.
Forse mi avrebbe detto di decidere da sola, che non lo avrebbe accettato.
Ero pronta a crescere un bambino da sola?
Non ero "sola", avevo affianco Joey, ma non potevo chiedergli una cosa simile, non potevo dirgli di fingere che fosse il padre e, in un domani, cosa avrei risponto a mio figlio, o figlia, se mi avesse chiesto chi fosse il padre?
Avrei potuto fingere e continuare a far credere che il padre fosse il batterista, mentendo spudoratamente.
Oppure, avrei potuto dire la verita, ammettendo che, per la stupidità di due persone era nata una nuova anima.
Avrei detto che i suoi genitori, incoscenti e senza rendersi conto di ciò che stessero facendo, aveva continuato a fare sesso, senza preoccuparsi delle coseguenze future.
Sarei passata sicuramente per una puttana e Oliver?
<< Smettila>> 
La sua voce mi fece tornare alla realtà, lo trovai al mio fianco, con una mano su una gamba e con gli occhi fissi nei miei, che rossi per il pianto, bruciavano.
<< Ho paura>>
<< Anche io>> mi rispose, alzandosi, << Dai, andiamo>>
<< Ok>>
<< Prima ci leviamo questo dubbio e meglio è>> commentò lui, andando a lavarsi e cambiarsi:
Anch'io mi preparai.
La mia mente era ormai partita, continuavo a pensare a ciò che sarebbe successo.

In ospedale, mi sentii osservata, studiata e giudicata.
Oliver, che non amava molto essere li dentro, rimase comunque, facendo uno sforzo notevole, al mio fianco, aspettando assieme a me il risultato.
Vidi entrare un medico.
Mi sembrava di rivere la stessa scena, solo che ora al mio fianco c'era l'uomo che amavo.
<< Salve>>
<< Giorno>> rispose per tutti e due Oliver, notando evidentemente la mia paralisi.
Non riuscivo a parlare e mi sentivo soffocare.
Mi mancava l'aria.
<< Signor Sykes, il dna del feto, corrisponde al suo>>
Mi girai a vedere la sua reazione, che fu quella di passarsi nervosamente una mano nei capelli e stringere, con molta pressione e forza la mia mano.
Il dottore uscì, augurandoci un bel futuro.
Per tutta la durata del viaggio di ritorno, nessuno dei due parlò.
Un muro si era creato tra me e lui.
Ed io, forse, avevo paura di iniziare un qualsiasi discorso.
Entrammo a casa.
Mi misi seduta, alzando poi lo sguardo verso di lui, che camminava avanti e indietro per il salone, mangiandosi un'unghia e mugugnando tra se e se.
<< Sam...io sono contro l'aborto...ma..>>
<< Io da sola non ce la faccio>> lo interruppi, <<...non ce la faccio>> ripetei, predendomi poi la testa fra le mani.
Continuai ripetere di non farcela, che non ero pronta, che avevo paura.
Oliver mi scansò le mani, alzandomi il viso e scostandomi i capelli da esso, fissandomi con gli occhi luicidi.
<< Lo so, non ti chiedo di abortire, è mio figlio...>>
<< Oliv....>>
<< Ti sarò vicino ma...per lui>>
Lo fissai, sentendomi morire.
Misi su una specie di sorriso, finto, infondo sarebbe rimasto, per nostro figlio.
Sospirai, alzandomi, gli dissi che sarei andata a dormire, cosa che però non feci molto.

*Oliver*

<< Lee, ciao>> il mio amico mi aveva appena tirato via da un mare di pensieri, riportandomi alla riva.
<< Oliver, va tutto bene? Cos'è questa voce?>>
MI passai una mano sul viso, ero stanco.
Lei dormiva al piano di sopra, finalmente era riuscita a chiudere occhio.
<< Lei è incinta>> 
<< Cosa?>>
<< E' mio>> 
Sentii il silenzio, poi un sospiro, << Che vuoi fare?>>
<< Le starò vicino ma, non credo che ci sarà più nulla, rimarrò solo per lui, o lei>>
<< La ami ancora?>> mi domandò lui, rimasi in silenzio, riflettendo attentamente sulla domanda.
L'unica risposta che ottenni fu un "si".
Si, l'amavo ancora.
Vederla in quello stato e non riuscir a far nulla per farla star bene o almeno sorridere un pochino mi faceva molto male, non riuscivo a capire cosa fare e mi sentivo un cretino.
Un emerito coglione.
<< Credo di si>>
<< Allora riprovateci>>
<< No>> risposi secco.
<< Perchè?>>
<< Perchè ci siamo fatti troppo male>>
<
Sbuffai, non volevo illudermi che potesse funzionare di nuovo, eravamo troppo distaccati ed io, per la prima volta, avevo paura di amare qualcuno, di dover lanciarmi di nuovo in una sfida, persa già in partenza.
Questo era quello che pensavo.



















CIAOOOOOOO sono di nuovo qui, come state?
Mi scuso per eventuali errori >.< e ringrazio come al solito le mie due Soul Lost In Darkness e Putrefied, che amo tanto per i loro commenti STUPENDI! 
Grazie.


P.S.
Noto con piacere le numerose visualizzazioni, sappiate che vi amo tutti/e.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

*Oliver*

Mi svegliai di scatto, sentendo le urla provenire dal piano di sopra, mi alzai e corsi su per le scale aprendo la porta, Sam si dimenava e urlava nel sonno.
<< SAM!>>
<< Basta no!>> la vidi aprire gli occhi e fissarsi attorno, spaventata.
Le passai una mano su una guancia, lei respirava a fatica, si passò una mano nei capelli e iniziò a piangere, la fissai triste e non sapendo più che fare l'abbracciai.
Lei smise di singhiozzare e mi strinse.
<< E' tutto finito>> le sussurrai.
<< Ti prego non andartene>> 
<< Sam....>>
<< Io ti amo Oli, ti amo da impazzire>> mi zittì lei, singhiozzando di nuovo, sospirai.
<< Io...>>
La vidi sbadigliare, era stanca, la staccai da me e feci per alzarmi, dicendole di dormire, lei mi fissò, sorridendo appena e quando mi alzai definitivamente, lei mi afferrò una mano, mi girai a guardarla.
<< Ti prego, resta qui>>
Sospirai, lei mi fece spazio e io andai a stendermi al suo fianco, lei stava rannicchiata lontano, le carezzai una spalla, << Vieni qui>> le "ordinai" allargando le braccia.
La vidi arrossire come la prima volta che la strinsi a me e sentii il cuore scoppiare, io l'amavo ancora, tantissimo, ma avevo una tremenda paura di non essere abbastanza, di farle altro male, lei nel frattempo si accoccolò tra le mie braccia, bagnando la mia maglietta.
Stava piangendo ancora.
In silenzio.
La coccolai un po, finchè non si calmò, mi ringaziò con voce roca e io le sorrisi.
<< Ora cerca di dormire>> le dissi e nel giro di due secondi lei cadde in un sonno profondo.
Io rimasi li, con una mano sulla sua spalla sinistra e gli occhi puntati al soffitto, pensando a cosa fare.

La mattina ci svegliammo praticamente insieme, con lei che si alzò di corsa chiudendosi in bagno, iniziava ad avere le nausee, mi alzai andando a preparare qualcosa.
La vidi scendere, sembrava più serena, ma era solo una mia impressione, i suoi occhi erano vuoti e aveva delle grosse occhiaie.
<< Grazie>>
Mi girai a fissarla, << Per cosa?>> domandai curioso.
<< Per questa notte, so che tu sei qui per lui...>> si passò una mano sul ventre, <<.. ma ti ringrazio per essermi stato vicino>>
Si mise seduta con un a tazza di latte e dei biscotti, mi misi davanti a lei, mangiando in silenzio, poi la vidi alzarsi e arrancare verso il salone, la seguii con lo sguardo.
<< Ti senti bene?>>
<< Si, vado a dormire un altro po>>
<< Ok>> 
Rimasi li in cucina da solo, a mangiare ancora, poi chiamai Lee, raccontandogli cosa fosse successo e lui mi disse di decidere in fretta cosa volevo fare, se riprovarci con lei.
Mi fece capire che per lei era complicato ed averle detto che sarei rimasto per il piccolo, era stata una grandissima bastardata.
Lui mi disse anche che dovevo starle vicino e che dovevo prendermi cura di lei.
Mi fece capire che lei aveva veramente bisogno di me.
Ed io avevo bisogno di lei.






Scusate se il capitolo è cortissimo ma il prossimo sarà piuttosto lungo.
Scusate per tutto il ritardo, ma non ho avuto un momento libero per postare, sorry sorry.
Scusate per gli eventuali errori.
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Mi alzai, mi sentivo meno stanca, anche se quel peso sul cuore era insopportabile.
MI sentivo uno schifo mentalmente, continuavo a ripetermi che dovevo lasciar Oliver prendere le sue decisioni e non intrappolarlo in quella situazione.
Evidentemente quella era una mia forma di egoismo.
Guardai il mio cane, che da quando Oliver era arrivato a casa, si era allontanato da me, forse per far spazio a lui.
Mi fissò con quei suoi occhioni, sembrava capire la mia debolezza, la mia sofferenza e la mia richiesta di affetto, si stavo chiedendo inconsapevolmente un po di amore.
Lui si alzò sulle zampe e si avvicinò al mio letto, appoggiando il suo musone sulla mia gamba destra, poi aggiunse una zampa e alla fine salì sul letto, accoccolandosi al mio fianco e poggiando il muso sul mio ventre. 
Sorrisi dolcemente.
<< Scotty, dimmi che non sarai geloso>> dissi, credendo fermamente che il mio cane potesse capirmi, lui mi fissò inclinando la testa e mi leccò il viso, risi divertita.
<< Lo sto intrappolando, lui non mi ama più e io lo sto costringendo>>

*Oliver*

Salii per andare in bagno, passai davanti la sua porta, sentendola parlare, mi fermai li, sedendomi a terra, con la schiena poggiata al muro.
Parlava con il suo cane.
Gli parlava di come stava, di come si sentiva e di quello che pensava.
La sentii singhiozzare di nuovo, dicendo più a se stessa che al suo amato amico, che doveva lasciarmi andare, che doveva andare avanti anche lei.
"Ho paura" 
Lo ripeteva in continuazione.
Mi passai una mano sul viso.
Mi ritrovai a piangere anche io, capivo la sua paura, la capivo perfettamente, ma anche io avevo le mie paure e credevo che rimanendo li, le avrei fatto ancora del male.
Mi alzai, prendendo gli occhiali da sole, le scrissi un biglietto e uscii di casa.
Chiamai Lee, avevo bisogno di un amico, dovevo parlare con qualcuno.
<< Ho bisogno di te>> gli dissi, mentre camminavo verso una spiaggetta nascosta, volevo rimanere da solo.
<< Arrivo>> disse solamente.

*Sam*

Scesi giù, notando il silenzio.
Nessun rumore, nemmeno la tv. che Oliver teneva sempre accesa perchè diceva che voleva avere sempre un sottofondo.
Sul tavolino davanti al divano, ci stava un foglio.
Lo presi con delicattezza, le mani mi tremavano e quando lessi quello che ci stava scritto, ricominciai a piangere di nuovo.

"Sam, scusa ma non ce la faccio, ho bisogno di starmene da solo, devo capire e così non può andare avanti, perdonami, mi dispiace."

Era stato scritto di fretta, con tristezza e rabbia, in alcuni punti aveva calcato troppo.
Mi misi seduta prendendomi la testa tra le mani, continuando a piangere, il mio cane si mise seduto con la testa poggiata su un mio ginocchio, senza fiatare.
Restai li, in quella posizione per molto tempo, come se il tempo si fosse fermato.
Scotty non si muoveva.
Mi alzai dopo qualche minuto, la nausea stava tornando.
Girai attorno al divano e mi aggrappai allo schienale.
La testa girava, faceva male, gli occhi, forse arrossati, bruciavano e la gola era secca.
Scotty abbaiava preoccupato e ad ogni suo "urlo", sentivo la testa scoppiare sempre di più, mi misi seduta a terra, massaggiandomi le tempie, provai ad alzarmi di nuovo ma una volta in piedi caddi a terra.
E più il mio cane urlava più tutto diventava nero.

*Oliver*

<< Oliver>> mi sentii chiamare, mi girai e mi ritrovai davanti il mio amico, quante ore erano passate dalla mia telefonata?
Quante ore ero rimasto li a pensare?
Lo abbracciai, stringendolo, lui sospirò e mi passò la mano sulla schiena.
<< Olli non puoi stare così>>
<< Lee che cazzo devo fare? Non ci sto capendo nulla, mi sento una merda, ho paura, non voglio farle del male, non voglio soffrire, non voglio lasciarla sola ne...>>
<< Olli cazzo respira, calmati>>
Mi misi seduto con la testa fra le mani, massaggiandomi le tempie.
<< Non so cosa fare>> ripetei, lui sospirò.
<< Tu l'ami ancora vero?>>
<< Si>>
<< Allora riprovaci, lei ha bisogno di te, ora>>
<< Ma s...>>
<< Con i se e con i ma, non andrai lontano, si sono successe tante cose brutte fra voi due, ma rimanere lontani non vi farà star meglio>>
Lui seduto al mio fianco e con una mano su una mia spalla, mi fissava e mi parlava, cercava di aiutarmi e in quel momento, gli ero grato, mi sentivo meno solo e sentivo che lui mi capiva, comprendeva le mie paure.
<< Voi lontani state male, ogni coppia ha un periodo di crisi...>>
<< Io l'ho picchiata Lee...>>
<< Ed hai sbagliato, hai capito l'errore ed ora stai scappando, hai paura che possa accadere di nuovo>>
<< Si>>
<< Non accadrà, lo so, tu non sei una persona cattiva, è stato un errore, un grave errore, ma tutti ne commettiamo, quindi ora, volta pagina, riparti da zero, ripartite da zero, questo figlio è un'opportunità per ricominciare>>
<< Ho bisogno di starmene un po da solo>>
<< Ok, ok, andrò io da lei, non deve rimanere da sola, tu pensaci, rifletti e svegliati>>
<< Grazie...>>
<< Sarai un buon padre>> mi disse, lo fissai e scoppiai in un pianto, liberatorio, mi diede una pacca su una spalla e me ne andai.







Rieccomi qui...
Capitolo tristissimo, lo so, lo so, scusatemi.
Mia cara Rack, sono felicissima che ti piaccia la mia storia, mi ha fatto veramente piacere leggere il tuo bellissimo commento e non preoccuparti di nulla.... :)
Soul lost in darkness grazie anche a te per il meraviglioso commento.
Un bacione :D

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
*Lee*

Mentre camminavo per arrivare a casa di Sam, pensai molto.
Avevano passato una vera crisi, un periodo bruttissimo e tutti e tue avevano tirato le loro conclusioni.
Sospirai.
Seguendo le indicazioni del mio amico, mi ritrovai davanti la porta della casa, suonai.
Sentii dei passi, strusciati, avvicinarsi alla porta che, dopo qualche minuto si aprì.
<< Ciao Sam>>
La fissai era pallida, i suoi bellissimi occhi, pieni di vita, avevano lasciato il posto a due pozze, cariche di sofferenza, dolore e tristezza.
Aveva gli occhi rossi e gonfi, segno che aveva pianto molto.
Aprì di più la porta, lasciandomi entrare in casa senza dir nemmeno una parola.
Chiuse la porta andando a sedersi, prendendo una sigaretta tra le mani tremanti.
<< Non dovresti fumare>>
<< Non mi importa>>
Mi misi seduto al suo fianco, prendendo quella sigaretta e spegnendola nel posacenere, che stava sul tavolino, sotto di esso un foglio.
Riconobbi la scrittura di Oliver.
<< Come stai?>>
<< Male>> mi rispose fredda.
<< Sam, andrà tutto bene>>
La vidi alzarsi di scatto, mi fissò, << Che cosa andrà bene? Che cosa?>>
Mi alzai anche io, cercando di bloccarla, << Si sistemerà tutto! Sta calma!>>
<< Non andrà bene nulla>> la sua voce si ruppe e scoppiò, credo per l'ennesima volta, a piangere.
L'abbracciai stringendola a me, tremava e continuava a ripetere di aver paura, che amava Oliver e che non ce la faceva da sola.
Sperai vivamente che il mio amico decidesse di ricominciare con lei.
<< Calmati Sam>> le sussurrai, invano.
Provai a calmarla ancora , ma senza risultato, lei stava li, a piangere come una bambina e il suo cane, stava seduto, pronto a qualsiasi cosa.
Le presi il viso tra le mani, scostandole i capelli che si erano attaccati, le asciugai con i pollici le guance, sorridendo tristemente, lei mi fissò.
<< Non ce la faccio>>
<< Sta tranquilla>>
<< Dove sta?>>
<< In un hotel, non sta molto lontano>>
Mi fissò con quei due occhi spenti e ogni volta che i nostri sguardi si incorciavano, mi sentivo morire.
<< Lee, se lui..>> inizò, con voce tremante, <<...se lui, decide di n..on star con me...io...>>
<< Che vuoi fare?>> chiesi allarmato.
<< Abortirò>>
La freddezza con cui proninciò la sua decisione mi fece tremare.
<< S..am>>
<< Non riuscirei a tirar avanti da sola>>
<< Ne sei proprio sicura?>> domandai, sperando che cambiasse idea, ma la sua espressione non mutò.
<< Si>>
La vidi mettersi seduta, rannicchiandosi con le ginocchia al petto, mi misi al suo fianco, stringendola a me.
Dopo qualche minuto si addormentò.
Sfruttai l'occasione, portando fuori il povero Scotty che chiedeva con insistenza di uscire e chiamando Oliver.
La sua voce era stanca.
Lo capivo bene.
Mi chiese come stava lei.
Sospirai.
<< C'è una cosa che devi sapere>> dissi.
<< Cosa?>>
<< Questo non deve condizionare la tua scelta, non dovresti nemmeno saperlo...>>
<< Lee! Cosa non dovrei sapere?>> urlò lui, capii la sua ansia e senza troppi giri di parole gli dissi quale idea aveva avuto Sam, lui rimase in silenzio finchè non terminai di parlare.
Lo sentii tirare qualcosa contro il muro, forse un bicchiere, lo sentii imprecare e sbraitare, urlando tutta la sua rabbia.
Lo sentii piangere di nuovo.
<< Olli deciditi>>
<< Io la amo>>
<< Allora vai da lei>>
Risposi, lui sospirò ed attaccò.







Eccomi qui.
Tutte a piangere T.T 
Ok parlando seriamente, grazie a tutte quelle che stanno commentando e leggendo questa ff, vi voglio bene :')
Un bacione alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13
*Oliver*

Mi stesi sul letto, con le mani sulla faccia, riflettendo con orrore per le parole del mio amico.
Sam aveva preso in considerazione l'idea di abortire se mi fossi tirato indietro.
Anche se non condividevo in pieno la sua decisione, perchè odiavo l'idea di uccidere una nuova creatura, la capivo.
Riuscivo a capire quali fossero le motivazioni.
Primo: avrebbe dovuto crescere da sola nostro figlio.
Secondo: cosa gli avrebbe detto, se mai il piccolo, le avesse chiesto dove fosse suo padre?
Terzo: non era pronta per tutto questo.
Sospirai.
Pensai anche a quanto avesse sofferto per prendere questa decisione.
Lei sempre la prima a dire "ce la faccio", per la prima volta, aveva fatto un passo indietro.
Aveva fatto un passo indietro sul suo sogno di costriursi una famglia, forse quella che le era stata strappata via.
Aveva preferito rinunciare a tutto.
Lee mi aveva detto che questa cosa non doveva influire sulla mia decisione, eppure la sola idea che lei soffrisse per causa mia, che rinunciasse ad un suo sogno per colpa mia e delle mie stupide paure, mi stava distruggendo.
Non riuscivo a non pensare che se avessi fatto dietrofront e me ne fossi andato via, e questa volta per sempre, lei avrebbe sofferto molto.
Mi tirai su, fissando la porta di casa e la sveglia, erano le 8 di sera.
Andai a farmi una doccia e uscii, con ancora i capelli bagnati.
Camminai un bel po, con le mani in tasca e una felpa addosso, con il cappuccio sulla testa, avevo freddo.
Inconsapevolmente mi ritrovai dopo un po, davanti casa sua, che era ancora illuminata, fissai la finestra, stava seduta sul divano con il cane, fissando un foglio.
Mi strinsi nella felpa e suonai al campanello.
Scotty arrivò alla porta abbaiando, come sempre, poi dopo qualche secondo essa s'aprì e vidi lei fissarmi con stupore.
<< Posso entrare?>> chiesi, lei abbassò la testa e aprì ancora di più la porta, feci qualche passo e lei la richiuse.
<< Possiamo parlare?>> domandai di nuovo.
<< Ok>> mi rispose con un filo di voce, la vidi rabbrividire e istintivamente mi levai la felpa e gliela misi, lei mi osservava con lo sguardo triste.
La presi per mano, facendola poi sedere sul divano, spostai il tavolino, misi un Pouf davanti a lei e mi misi seduto.
<< Sam, io ho paura>> confessai, lei girò la testa dall'altra parte, trattenendo le lacrime, << Ho paura di commettere gli stessi sbagli>>
Le presi le mani, che tremavano come foglie ed erano fredde.
<< Ho paura di farti di nuovo del male>>
<< I...io...>>
<< Io ho paura di non essere abbastanza, eppure io ti amo, io ti amo ancora, io non voglio starti lontano, io voglio crescere nostro figlio o nostra figlia insieme>>
Lei mi fissava con gli occhi sgranati e con le guance rigate da grosse lacrime, le sorrisi dolcemente, mettendomi seduto vicino a lei.
<< Voglio riprovarci>> ammisi, accarezzandole una guancia, chiuse gli occhi al mio tocco.
Mi avvicinai a lei, stringendola a me.
La baciai, dopo troppo tempo.
Unii le mie labbra alle sue e mi sentii a casa, mi sentii bene e senza più quel grosso peso sul cuore.
Sentii le sue lacrime mischiarsi alle mie, felici, eravamo felici.
Le presi il viso tra le mani.
<< Ti amo ok?>>
<< Ok>>
<< Riproviamoci, basta fare i bambini, abbiamo un figlio da tirar su>>







Eccomi di nuovo qui.
Un grazie speciale a Rack :3 grazie grazie grazie.
Spero di non averti delusa, un bacione e alla prossima :''') 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14
*Oliver*


Mi svegliai.
Mi svegliai per la prima volta dopo tanto tempo rilassato e felice.
Ero felice perchè sapevo di aver preso la decisione giusta.
La sola idea di avere, di nuovo, lei al mio fianco, mi rendeva l'uomo più felice del mondo e sapere che presto sarei diventato padre era mi rendeva orgoglioso.
Certo, avrei duvuto imparare a fidarmi di nuovo, ma di me stesso.
Per colpa della mia gelosia, avevo rischiato di perderla definitivamente, le avevo fatto così tanto male che non riuscivo più nemmeno a guardarmi allo specchio, vedevo solo un mostro.
Eppure lei, vedeva oltre quel mostro, vedeva me.
Vedeva quello che ero stato e mi aveva dato fiducia, di nuovo.
Ora toccava a me, darmi di nuovo la fiducia, dovevo voltare pagina e lasciar tutti quei demoni e incubi che mi portavo dietro.
Mi girai a fissarla, dormiva beata, con il sorriso sulle labbra.
I suoi capelli erano sparsi sul cuscino e qualche ciuffo le ricadeva sul viso.
Mi poggiai sul gomito e le spostai i capelli, cercando di non svegliarla, ma lei si mosse e dopo qualche secondo aprì i suoi occhioni, fissandomi dolcemente.
Mi lasciai cadere sul cuscino, avvicinando la testa ala sua e lei, arrossì violentemente.
<< Ciao>> le dissi, lei mi sorrise.
<< Come ti senti?>> mi domandò, passandomi una mano sul viso, strinsi la sua mano e la baciai, senza rispondere alla sua domanda.
Mi era mancata.
<< Sto bene>>
Lei rise, << Sai mi erano mancati questi risvegli>> disse, ridendo allegra, come se non fosse mai successo nulla, sorrisi.
Anche se non lo dava a vedere, sapevo che stava morendo di paura, la stessa che avevo io.
<< Ti amo>> 
Lei mi fissò e mi abbracciò, stringendomi forte, sospirai e la strinsi a me, cercando di non farle male, poi appena si staccò da me le passai una mano sul ventre.
<< Sam mi dispiace>> iniziai, lei mi fissò preoccupata, <<..mi dispiace per quello che ti ho fatto>>
<< E' passato>> mi rispose, avvicinandomi a se, mi baciò e io li capii che aveva ragione.
"E' passato" mi ripetei mentalmente.
Un certo amico a quattro zampe, ci fece staccare, ci girammo e lui ci fissava scodinzolando e battendo le zampe a terra, sorridemmo e lei gli fece segno di salire sul letto, lui si accucciò, dando codate sia a me che a lei, tra noi due.
Ci mettemmo a giocare con lui, poi stanchi di stare a letto ci alzammo, ci preparammo e uscimmo, come una volta, noi due e il cane.
Andammo in spiaggia, dove incontrammo Lee, che ci sorrise, vedendo le nostre mani intrecciate e si unì a noi, per un breve tratto di strada.
Mangiammo anche fuori, con un panino.
Ridemmo e scherzammo tutto il tempo.
Dovetti anche firmare qualche autografo, poi libero dai fans, riuscii a riportarla a casa.
Era piuttosto stanca e la capivo.
Ci mettemmo sul divano a coccolarci e ci addormentammo li.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15
*Oliver*


Per qualche settimana rimanemmo li, a ricostruire quanto più possibile il nostro rapporto, li in quella casa.
Andammo insieme a fare l'ultima ecografia che ci rivelò che il feto era un lui, un piccolo Sykes.
Mi emozionai appena vidi in quello schermo l'immagine del mio bambino, così piccolo eppure con un cuore che batteva forte.
Le accarezzai il volto, avevamo tutti e due gli occhi lucidi.
Ce ne tornammo insieme a casa e li decidemmo di tornare nella nostra vera casa, a Sheffield.
Lei entrò li con il sorriso sulle labbra, sospirando felice.
<< Casa dolce casa>> disse quando, dopo tanto tempo, varcammo di nuovo insieme la porta di quella casa dove avevamo vissuto per un lungo perioso, sorrisi, lasciò andare Scotty che corse subito in giardino, lasciandoci da soli.
Le paresi per i fianchi, attirandola a me, baciandola con delicatezza e dolcezza.
Nessuno sapeva, tranne Lee che noi eravamo tornati insieme, avevamo deciso di mantenere questa novità per noi.
Volevamo un po di tranquillità.
Troppe novità in pochissimo tempo.
Il bambino.
Jona che ci aveva lasciati, il nuovo arrivato e tutti i casini che si erano creati, mi avevano veramente ridotto male ed ora volevo starmene in pace con la mia donna e mio figlio.
Finalmente un pomeriggio, passate due settimane dal nostro rientro, decidemmo di rendere di nuovo pubblica la storia ai nostri amici.
<< Ciao piccolo Lucas>> dissi, passando la mano sul suo ventre, che so faceva vedere.
<< Lucas?>> mi domandò lei, fissandomi con un soppracciglio alzato, segno di chi non aveva capito o era rimasto shoccato.
Si scostò poco da me, appoggiandosi allo schienale del divano dove stavamo accoccolati.
<< Si il nome>>
<< No ti prego Lucas no>>
<< Mattew>> riprovai.
<< Andrew>> disse lei, cominciammo a dire a raffica dei nomi, ma nessuno era adatto.
<< Dovresti dirlo anche a tuo fratello>>
<< E tu al tuo>> ribattè lei, scompigliandomi i capelli, sospirai perchè lei aveva ragione.
Lei si alzò, prendendo il suo telefono, mi fissò, << Chiama Tom>> 
Sbuffai e chiamai quel grande scassa palle di mio fratello, che nemmeno il tempo di far squillare il suo telefono che rispose.
<< Ciao Oli>> allontanai il telefono, sbuffando, aveva questa mania di urlare, sempre e comunque.
<< Tommy, come stai?>>
<< Bene tu?>>
<< Sto bene....se...>>
<< Dimmi che hai risolto con Sam?>> domandò, me lo immaginai seduto sul letto, con le dita incrociate, sorrisi e risposi di si, cercando di spiegare il motivo della telefonata, ma lui, si mise ad strillare quanto fosse felice.
<< TOM! CAZZO MI FAI PARLARE?!>> urlai questa volta io, lui si zittì all'istante, Sam invece rideva divertita.
<< Dimmi>>
<< Che fai questa sera?>>
<< BHo dovrei uscir....>>
<< Vieni a casa>> 
<< Ma...>>
<< NON DISCUTERE SEMPRE, ti devo parlare>> gli dissi, suscitando la sua enorme curiosità, lui rise e mi comunicò che alle 8 sarebbe arrivato a rompermi le palle.
Esattamente alle 8 entrò in casa urlando, come un pazzo.
Io me ne stavo seduto sul divano, cercando di gestire la mia ansia, quando lui mi si piazzò davanti, chiedendomi come mai avevo quell'aria da pazzo isterico, lo fissai maledicendolo, era la prima volta che dovevo dire a qualcuno che stavo per diventare padre, ero nervoso.
Lei dopo un po scese, con una mia felpona addosso, in modo da coprire la pancia.
Ad uno ad uno, tutti i menbri del gruppo arrivarono a casa, sopresi di vedere Sam, l'abbracciarono, se la coccolarono un po.
Ovviamente, proprio come ai vecchi tempi mangiammo pizza, seduti a terra, la fissai e lei mi sorrise, ci prendemmo per mano.
Tutti ci fissarono, pensando che fosse una cosa normale, poi ci girammo verso di loro.
<< Dobbiamo dirvi una cosa>> dissi, tutti mi squadrarono.
<< Se sei malato..>>
<< Siamo incinti>> tagliai corto, senza troppi giri di parole.
<< Siamo? Vorrai dire sono>> rise lei.
<< Oh mio Dio, auguri!>> Matt e Jordan ci abbracciarono, Lee sorrideva felice, stringendomi la mano e abbracciando poi la sua amica e Kean, si commosse, stringendoci poi nella sua morsa.
Tom invece era strano.
<< Tommy stai bene?>> chiese lei, fissandolo preoccupata.
Lui non rispose.
<< Tom?>> lo chiamai, scuotendolo, lui mi fissò, svenendo subito dopo.
<< Tom ma che cazzo fai! Oddio è svenuto>>





Eccomiiiiii di nuovo.
Qualcuno si è emozionato troppo, povero Tom, ahahaha comunque, come ogni volta, ringrazio:
Soul Lost in Darkness e Putrefied, siete dolcissimee *-* awwwwww spero che vi piaccia anche questo capitolo e mi scuso per gli eventuali e possibili errori.
Un bacione alla prossima

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16


I ragazzi tirarono su Tom, adagiandolo sul divano, io gli diedi degli schiaffetti sul viso, preoccupata.
<< Mio fratello deve sempre fare la parte della checca>>
<< Oli>> lo ripresi, << Si è emozionato, su>> dissi ridendo, mentre il ragazzo riapriva gli occhi.
<< Tom va tutto bene?>> gli chiese Lee, che ancora rideva per la scena.
<< Forse ho sentito male, chi è incinta?>> domandò, fissandoci.
<< Io>> risposi, mentre Oli si sbatteva una mano sulla fronte, borbottando come una pila di fagioli.
<< Quindi divento zio?>> 
La sua faccia non prometteva nulla di buono, ma sorrisi e annuii.
Lui si fissò intorno, poi iniziò a urlare come un pazzo, correndo per casa appresso al fratello, che cercava di scappare dallo strano modo con cui Tom dimostrava la sua felicità.
<< Vieni qui razza di coglione voglio abbracciarti>>
Io e gli altri ragazzi ridevamo divertiti, mentre Oli cercava in tutti i modi di non farsi acchiappare e stritolare.
<< Se fai piano mi fermo>>
<< Oliver fermati subito>> 
Come gli aveva ordinato, il mio ragazzo si fermò di botto e il fratello gli saltò sulla schiena, facendoli cadere a terra, io sorrisi.
Oliver che veniva abbracciato dal fratello era la cosa più bella del mondo, Tommy gli urlava in un orecchio che era felice e per tutta risposta il mio ragazzo sbuffava cercando di staccarsi di dosso l'altro.
<< Spostati>>
Tom si alzò, pulendosi con le mani i pantaloni e senza nemmeno dare una mano al fratello, per farlo alzare, venne da me, abbracciandomi con delicatezza.
<< Perchè a lei non la stringi?>> disse Oli, rimanendo seduto a terra.
<< Razza di troglodita, bisogna essere delicati con chi aspetta un bambino, mah dovrai fare un corso per papà>>
Tutti, tranne il papà, scoppiammo a ridere, mentre Oliver ci fissava decisamente "incazzato", poi si alzò e urlò, ridendo, che lui era la persona più delicata del mondo.
<< Oli>> lo richiamai, << Non urlare così, che ci vengono a cercare>>
Lui rise e mi abbracciò, baciandomi con dolcezza, scansando il fratello che cercava di staccarlo da me.
Lui e Lee uscirono poi in giardino, li seguirono poi Matt e Jordan, lasciandomi sola con Tom e Kean.
<< Allora come va?>> mi chiese Kean, sorridendomi dolcemente.
<< Sono felice di essere di nuovo qui>>
<< Oli è stato tanto male, sono felice di vedervi di nuovo sorridenti e insieme>> mi disse il bassista.
<< Anche io, mio fratello era diventato insopportabile>> 
<< Mi dispiace se vi abbiamo creato tutti questi problemi>>
<< Non è colpa tua, semmai sua, ma ha capito>> mi rispose Tom.
<< Lo ami eh?>> mi domandò Matt. 
<< Da morire e lui, lui è la cosa più bella del mondo>> poggiai una mano sulla pancia, in quel momento sentimmo ridere da fuori e Kean, curioso andò dai ragazzi.
<< Sono felice>> 
<< Anche io Tom>>
<< Sai, Oli ti ama tanto e quando ha saputo che te n'eri andata è si è chiuso qui, a casa e non faceva entrare nessuno, si vergognava troppo>>
<< Anche io ho avuto questa reazione, ma ho anche sbagliato a cercare di dimenticare tutto con Joey, poi però è successo quello che è successo e sono tornata da Oli, rovinando ancor di più tutto>>
<< Poi ha saputo quello che era successo ed è venuto di corsa da te>>
<< In primis, non voleva saperne nulla di me, ma Lee, lui...lui ha sistemato tutto> risposi, Tom accarezzò una guancia, sorridendo, poi si alzò e trascinò in casa suo fratello, lasciandoci poi da soli.
Dopo qualche minuto i ragazzi se ne andarono tutti.
Io andai finalmente a cambiarmi e mi accoccolai affianco al mio ragazzo, che si mise a disegnare con le dita dei strani cerchi sulla mia spalla, stringendomi a se con dolcezza e cullandomi un po.
Scoppiai a ridere al ricordo dell'inseguimento e Oli mise il broncio, sporgendo il labro inferiore, lo baciai e lui rise.
<< Sono stata bene, grazie>>
Lui mi fissò, accarezzandomi il ventre, << Ti amo lo sai>>
<< Anche io, tantissimo>>
<< Grazie per questo e perchè sei di nuovo con me>> confessai.
<< Grazie a te, per avermi permesso ciò, non ti deluderò mai più>> 









Eccomi di nuovo, scusate gli eventuali errori :)
Questa volta sono io a dover ringraziare qualcuno, in primis le mie care: Soul Lost in Darkness, Emythestrangeandy e City of Angels, grazieeeeee vi voglio bene e mi fa piacere che vi piaccia questa ff, grazie mille, amo i vostri commenti.
Poi ringrazio tutte quelle che hanno messo la mia ff nelle preferite e nelle seguite, ma io vi amooooo! 
Un bacione alla prossima.
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

*TOM*

Vedere mio fratello così felice mi faceva bene, ero più rilassato.
Oliver era stato vermante molto male per la separazione con Sam e ciò l'aveva allontanato da tutti.
Più di una volta cercai di far ragionare quella testa dura di mio fratello, ma l'unica cosa che ottenni fu solamente una lunga lista di insulti e "TU NON CAPISCI".
Ovviamente vederlo in quello stato mi dispiaceva e più cercavo di parlarci, più lui si allontanava da me, quasi schifato e ciò mi faceva sentire inutile.
Per fortuna Lee era stato capace di fargli capire i suoi errori.
Riflettendo su quello che mi aveva detto Sam mi portai la tazza di cioccolata alle labbra, mio fratello era sempre e continuamente in ritardo, di nuovo.
Fissai fuori dalla finestra del bar, vedendo un tipo, tutto tatuato correre come un matto, sempre il solito, entrò nel bar di corsa e con fiato corto.
<< Ma bravo, sempre il solito ritardatario>> lo canzonai, sorridendo.
<< Non rompere Tom>>
<< Quanto sei acido>> risposi ridendo, odiava sentirsi dire ciò e io appena ne avevo l'occasione, glielo ripetevo fino all'esaurimento nervoso.
<< Muori stronzo>>
Scoppiai a ridere, mentre lui, finalmente si sedette, ordinò una birra e mi fissò intensamente, << Pure? Mi dici che mi vuoi parlare, ci diamo un orario, tu arrivi in ritardo e mi dici anche che devo morire, ah Oli, se non fossi mio fratello ti avrei già ucciso>>
<< Bhe....ecco...ti devo delle scuse>>
Sgranai gli occhi, << Da quando il grande Oliver Sykes chiede scusa?>>
<< Ok, ok, smettila di sfottermi, ti devo delle scuse, sono stato veramente un coglione e ti ho trattato di merda in questi mesi>>
Lo fissai, era sincero, sorrisi appena.
<< Ho sbagliato, ti ho detto cose abbastanza brutte e che non ti meriti, hai solamente cercato di farmi ragionare eppure io ti ho dato contro dicendoti che non capivi, quello che non capiva ero io>>
<< Chi sei?>> domandai, fingendo di essere serio.
<< Come chi sono?>>
<< Non sei il mio Oliver-io-sono-il-grande-Dio, sei diverso.....sei cresciuto finalmente>>
Lui mi fissò truce, ma sorrise, sapeva che avevo ragione.
<< Mi perdoni fratellino?>>
<< Mah credo di si>>
<< Come "credo di si"?>>
<< Sto scherzando...sto scherzando, come sei suscetibile, comunque...ora parlando seriamente...>>
<< Cosa?>> mi chiese, fissandomi con attenzione.
<< Olli, lei ti ha praticamente dato una seconda opppuortunità, non bruciarla, ma soprattutto, inizia a pensare che lei ha e avrà ancora e sempre bisogno di te, non deluderla di nuovo>>
<< Lo so, non lo farò, non voglio perdera mai più>>
<< Bravo fratellone>>
<< Tom scusami veramente>>
<< E' passato...comunque, quando dirai a mamma e papà che stai per diventare padre?>>
Lui si schiaffò una mano in faccia, borbottando.
<< Ogni tanto dimentico di avere dei genitori, non lo so, devo prima parlarne con lei, appena si sentirà un po meglio....>>
<< Che ha?>> chiesi allarmato.
<< Tranquillo super zio, solamente le nausee e qualche giramento di testa>>
<< Wow>>
<< Cosa? sono wow i giramenti di testa e il vomito? Se vuoi....>> mi domandò ridendo, lo zittii.
<< No wow, non per quello, sto per diventare zio, wow>>
<< Chi l'avrebbe mai detto eh?>>
<< Già, ah bhe mi amerà già lo so>>
<< O povero me, sai che affarone>> 
Scoppiammo a ridere, era tanto che non ridevamo così, insieme, felici veramente e soprattutto senza preoccupazioni.
Era bello rivedere mio fratello così felice e sorridente, pieno di vita.
Era bello vederlo anche così maturato, serio e con la testa sulle spalle.
Si.
Sarebbe stato vermanente un buon padre e ne ero felice.









Rieccomi qui, lo so è passato tanto, troppo tempo, chiedo perdono.
Bhe..che dire, scusate gli eventuali errori e ringrazio City of Angel per la recensione, grazie milleeeee!
Un bacione alla prossima.
:)

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18


<< Oli io esco>> urlai.
Il caro Tom mi aspettava al nostro solito bar, avevamo deciso di passare una mattinata tra noi, a girovagare poi per il centro di Sheffield e fare un po di compere.
Oliver era nel pieno delle idee, stava scrivendo, quindi molto gentilmente mi aveva lasciato nelle mani del suo fratellino.
<< Aspetta>> disse, bloccando la porta, mi girai a fissarlo, incuriosita.
<< Che c'è?>> domandai, cercando di trattenere le risate, se qualche fans l'avesse visto in quel momento, sarebbero scappate a gambe levate, urlando.
Capelli sparati da ogni parte, senza maglia e con le occhiaie giganti.
<< Perchè invece di scrivere non vai a dormire...>> 
<< Sto scrivendo, comunque, oggi, vengono i miei, devo dirgli....dobbiamo dirgli di...>>
<< E tu vuoi farti vedere in questo stato, Oli vattene a dormire>>
<< M...>>
<< Penseranno che stai male, su Oli, non farti pregare>>
<< Ok, ok...>> rispose baciandomi.
<< E fammi andare o lo sentirai tu tuo fratello>>
<< Vai...>> mi baciò di nuovo, poi finalmente, libera da lui, andai da Tom.
Picchiettava il piede, nervoso, odiava i ritardatari, anche se lui era il re, il primo della lista, sorrisi.
Erano uguali, si vedeva lontano un miglio quanto fossero simili tra loro i fratelli Sykes.
Entrai nel bar, togliendomi la giacchetta che avevo messo, anche per coprire almeno un po la mia pancia, non che me ne vergognassi, ma sentivo di dover tener per me, per noi questa cosa.
<< Ciao mammina>>
<< Ciao zietto>> risposi ridendo allegramente, << Discuti con tuo fratello, è stato lui a farmi arrivare in ritardo>>
Lui sollevò un sopracciglio.
Stessa mossa.
<< Come sta?>>
<< In fase di scrittura, se dorme due minuti è già un traguardo, oggi vengono i vostri genitori, ti prego vieni anche tu>>
<< Dici che serve almeno un Sykes lucido e riposato?>> domandò ridendo e tenendosi la pancia, bevve il suo caffè e mi fissò.
<< Credo di si>>
<< Che pazienza>>
<< Grazie, ti devo un favore>>
Lui mi fissò, scoppiando a ridere, di nuovo.
<< Da quando Sam è così nervosa per una cena in famiglia?>>
<< Da quando Sam aspetta un figlio>>
Ridemmo tutti e due, uscendo dal bar e avviandoci per le stradine del centro, dovevamo fare la spesa, dovevamo assolutamente riempire quel frigo che Oli, puntualmente, quando scriveva svuotava come se fosse una bottiglia di birra.
Tom se la rideva, mentre io, mi sentivo osservata.
<< Non ridere!>>
<< Rilassati, non ci sta nessuno>>
Sospirai mentre, fissando ogni scaffale, riempivo il carrello, gentilmente spinto dal minore dei due fratelli.
<< Come avete intenzione di dire del bambino?>>
<< Secondo te?>>
<< Bhe potete iniziare con un "Ehi, sarete nonni">>
<< Si così gli prende un colpo...ma che sei matto, ci vuole delicatezza e poi....cazzo, non ho ancora chiamato mio fratello>>
<< Tu e Oli siete la coppia perfetta, due rincoglioniti al posto di uno>>
Presi il cellulare, controllando tutti i numeri, lo trovai.
Luca.
Chiamai, rimanendo in attesa.
<< Pronto, chi è?>>
<< Luca, sono Sam>>
<< Ehi, ciao, come stai?>>
<< B..bene tu?>>
La mente, ritornò al passato, a quando con orrore e rabbia, litigammo sul tourbus della band, litigammo anche in hotel, ma poi, forse pentiti di quello che ci eravamo urlati, avevamo deciso di darci una possibilità.
Certo era complicato, non si parlava mai della nostra famiglia.
Mai si parlava dei nostri genitori.
<< Tutto ok, come mai...>>
<< Devo parlarti>> anticipai, bloccando la sua domanda.
<< Stai bene?>> 
<< Si, ma devo parlarti>>
Io e lui, anche se raramente, ci telefonavamo, ci vedevamo e parlavamo, cercando di costruire e recuerare un po il nostro rapporto.
<< Ok...>>
<< Sta sera che fai?>>
<< Nulla, nulla>> rispose.
<< Ti va di venire a cena da me e Oli?>>
<< Si, perchè no, almeno mi dici anche cos'hai...>> rise, sembrava allegro e io ne ero felice.
Attaccammo.
<< Cosa ti ha detto?>>
Tornai a fissare Tom, sorridendo e abbracciandolo, lui rise e tornando a spingere il carrello, finimmo di fare la spesa.
Tornati a casa, trovammo Oli, steso sul divano a dormire, sorrisi e lo coprii con una coperta.
Tom decise di aiutarmi in cucina, sistemammo tutto nel frigo, negli scaffali e ordinammo come pranzo delle pizze.
Oli si svegliò verso l'ora di pranzo, entrando in cucina sbadigliando e stropicciandosi gli occhi come un bambino, mi baciò e si mise anche lui a mangiare.
<< Sembri riposato!>> 
<< E tu sembri un ficcanaso>> rispose il mio ragazzo al fratello, che se la rideva.
<< Amo farti incazzare appena sveglio>>
<< L'ho notato, bastardo>>
<< Oli, sta sera verrà anche Luca>>
Lui annuì, masticando.
<< Prevedo delle belle>> pensò ad alta voce Tom, ridendo, << Credo che questa sera, riderò come un matto>>
Scoppiammo tutti a ridere, anche se, sotto sotto io, avevo una paura folle.








Hello, Jordison è quiiiiiii!
Mi scuso per il ritardo, è tutta colpa della scuola.
Mi scuso anche per gli eventuali errori e faccio un po di ringraziamenti.
1) Chi ha messo la storia tra le "preferite":
blackDevil997
City of Angels
Emythestrangeandy 
Green_Romance 
jayspancake 
Rack 
RoraADTR 
twistofalemon_

2) Chi ha messo la storia nelle "seguite"
Bibliophile 
blacksugar 
Green_Romance 
Lullabies
Putrefied In The Heart
Rack 
Soul Lost In Darkness 
_kikka1D_ 

E ringrazio per le visualizzazioni e per i commenti, grazieeeee <3
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1773155