Life is a Shine Blue

di Silvia_sic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

Dopo vari e faticosi tentativi era riuscito a liberarsi da quei numerosi pezzi di ferro che lo tenevano immerso in quella prigione di sabbia, vento e sole cocente. Si alzò in piedi nel tentativo di trovare qualche villaggio o un punto di raccolta, ma guardandosi in giro ciò che vide furono solo immense distese di sabbia che si estendevano allo stesso modo della volta celeste, impedendogli di vedere la fine.

 

Le gambe gli cedettero, incapaci di reggere ancora a lungo il suo stesso peso, cadde a carponi sulla rena del deserto, tossendo per quella fastidiosa polvere insidiataglisi nei polmoni. Afferrò la borraccia allacciata malamente alla cintura per poi portarsela alla bocca e bevve avidamente un lungo sorso d'acqua, placando quella sete che lo attanagliava da parecchi e interminabili minuti.

 

Cercò di rimettersi in piedi, mantenendo l'equilibrio sulle onde di quell'oceano sabbioso, agitò con una mossa la bottiglia constatando che gli rimanesse poco più di metà del contenuto. Doveva sbrigarsi a trovare una qualunque via d'uscita da quell'inferno cocente altrimenti tutti i suoi tentativi di fuga sarebbero stati inutili.

 

Proteggendosi gli occhi dal sole con una mano, volse lo sguardo dove un tempo si trovava la sua prigione, dalla quale, in quel momento, si prolungava una lunga scia di fumo nero che si liberava nel cielo limpido di quella giornata. Lui stesso si stupì della lontananza dal quel punto di fuoco; ad occhio e croce ne era distante almeno un paio di chilometri, guardò la ferraglia sparsa tra la sabbia abbozzando un mezzo sorriso. Era riuscito nuovamente a tirarsi fuori dai guai...

 

Guardò il sole accecante e pungente alto nel cielo. Non poteva starsene lì altrimenti sarebbe morto per colpa di quel caldo secco ed afoso, doveva muoversi a rischio di perdersi nel deserto. Sicuramente l'esercito sarebbe giunto a controllare la causa di quell'esplosione, ma trovare lui in mezzo al deserto non era certamente l'impresa più facile... Era come una piccola stella nell'immenso firmamento, la cui luce vitale stava per estinguersi.

 

Si tolse la giacca, avvolgendosela malamente intorno al capo per evitare una prevedibile insolazione, rimase così a braccia scoperte e solo in quel momento di accorse di avere l'arto superiore destro umido di sangue, ricoperto ancora da ferite che ormai erano all'ordine del giorno. E solo osservando il liquido vermiglio colargli lungo il braccio, si rese conto del fastidioso bruciore provocatagli da quella lesione. Strinse i denti, tentando di non pensare al dolore che sfortunatamente non era dovuto solamente al braccio, ma ad ogni parte del suo corpo ricoperto da lividi.

 

Tony Stark, dopo la tentata fuga, si incamminò per le dune del deserto alla ricerca della sua libertà.

 

********************************************************************************

 

Erano mesi che era in missione nella base americana in Afghanistan. Ogni giorno, ogni ora ed ogni minuto cercava un segnale, che avrebbe portato solo speranza nel suo cuore. Era da tre mesi che il suo migliore amico era stato attaccato, catturato e forse ucciso, ma quest'ultima ipotesi non voleva assolutamente prenderla in considerazione. C'era qualcosa che gli diceva che Tony era vivo ed era là fuori, disperso tra le dune di quell'immenso mare di sabbia.

 

Se solo fosse stato con lui in quel momento... L'immagine del convoglio esplodere davanti a lui, avvolta dalle fiamme per quell'immediato attacco, era impressa nella sua mente. L'ultima volta lo vide affiancare l'auto militare, bastò un momento di distrazione per rispondere al fronte nemico con una scarica di proiettili, che Tony scomparse dalla sua visuale, o meglio, dalla sua vita. Si era promesso che l'avrebbe trovato senza darsi un momento di tregua, a costo di setacciare ogni metro dello Stato afgano. Vivo o morto, l'avrebbe trovato.

 

Appoggiò la tazza di caffè sulla scrivania, stropicciandosi gli occhi con una mano e ripensando al momento in cui lo aveva detto a Pepper.

 

Era tornato d'urgenza alla base aerea americana e, scendendo le scale del jet, la vide in mezzo alla pista, composta e professionale come sempre con Happy alle sue spalle. Le si avvicinò, levandosi il cappello dal capo e guardandola negli occhi. Arrossati, lucidi e spenti... Privi di quella brillante luce che caratterizzava il suo sguardo ceruleo.

 

-Pepper...- iniziò con un sussurro. -Tony è...-

 

-Lo so.- disse lei con la voce strozzata, bloccando all'istante le parole dell'amico. Fu un attimo e le lacrime cominciarono a scorrere sulle delicate goti della donna, che venne confortata dalle braccia dell'uomo che l'abbracciò comprensivo. Soffocò i singhiozzi sul petto del colonnello, che le accarezzò i capelli confidenzialmente, lui sapeva e capiva cosa stesse provando in quel momento. Non c'erano parole per esprimere il suo dolore, solo le lacrime davano sfogo al suo cuore spezzato.

 

-Lo troverò. Ti giuro che lo riporterò a casa.- Glielo aveva promesso e avrebbe portato a termine la sua missione.

 

Il bussare della porta anticipò l'entrata di un militare in divisa, che con un sorriso sul volto disse: -Colonnello Rhodes, forse l'abbiamo trovato.-

 

Rhody si alzò in piedi di scatto, procedendo a passo spedito verso la sala di controllo. Fissò con trepidazione gli schermi con le immagini satellitari, notando solamente del fumo nero protendersi verso l'alto.

 

-È una zona tra le montagne vicino a Gulmira, dove siamo stati attaccati. Era una base nascosta dei Dieci Anelli e qui...- disse, indicando con un dito lo schermo dallo sfondo sabbioso. Zoomò un minuscolo quadratino, facendo comparire l'immagine nitida e ben definita dell'uomo che camminava nel deserto. -Questo è Stark!-

 

Il colonnello fissò per un paio di secondi lo schermo, incredulo di ciò che aveva davanti agli occhi. Era vivo e l'aveva trovato!

 

-Datemi le coordinate e trasferitele sull'elicottero di soccorso, che verrà affiancato da quello di controllo. Quattro uomini con me. Muoversi! Muoversi!- affermò con autorità, sentendo l'adrenalina scorrergli nelle vene sotto la pelle. Subito i sotto ufficiali cominciarono ad eseguire gli ordini mentre il Colonnello indossava l'armamento di pattuglia.

 

-Lei non va da nessuna parte, Colonnello.- asserì la voce autoritaria del Generale Traid.

 

Tutti bloccarono il loro operato non credendo alle proprie orecchie e pensando di aver confuso l'ordine appena imposto.

 

-Come scusi?- domandò leggermente allibito il Colonnello.

 

-Ho detto che lei non si muoverà di qua e anche gli altri! Quella è una zona di guerra aperta, potrebbe esserci il rischio di un attacco imminente. Non siamo tenuti ad intervenire e rischiare la vita di un'intera squadra militare solamente per salvare una persona che presumibilmente è già morta.- ripeté con voce di chi non ammetteva discussioni.

 

-Generale Traid, io mi sento...- cercò di replicare Rhody.

 

-Questo è un'ordine!- gridò, interrompendo sul nascere le parole dell'uomo e facendo calare il silenzio assoluto all'interno dell'aula. -Nessuno si muoverà dalla base!- E detto questo fece per andarsene.

 

Rhodes strinse i pugni con foga per trattenere la rabbia. Poi sotto lo sguardo sbalordito di tutti ritornò ad allacciarsi l'imbracatura militare, caricando di munizioni il mitra che teneva sotto braccio. Il Generale Traid si girò immediatamente verso il Colonnello, fulminandolo con lo sguardo.

 

-Cosa sta facendo!? Le ho appena detto che lei non si muoverà da questo posto!- Ma Rhody non aveva la benché minima intenzione di ascoltare le sue parole, si allacciò la cinta del mitra alla tuta.

-Colonnello!- gli urlò nuovamente il Generale, infastidito nell'essere ignorato. -Colonnello Rhodes! Osi solamente fare un altro passo e la farò retrocedere di grado!-

 

Rhody alzò lo sguardo. -E allora lo faccia subito. Perchè io ho intenzione di andare là fuori a salvare Stark. È da tre mesi che quell'uomo è stato catturato dalla compagnia dei Dieci Anelli e provocando quell'esplosione ci ha fatto scoprire dove si nascondessero, ha il diritto di essere salvato! Sono in missione prolungata da mesi qui solamente per lo scopo di trovarlo e metterlo in salvo. Quello è un mio amico, il mio migliore amico, ma cosa più importate è un cittadino americano che ha dato il suo contributo allo Stato in ambito bellico. Guardi cosa c'è scritto su quest'arma! Guardi!- esclamò fuori di sé, indicando la scritta metallizzata sul lato del mitragliatore. -C'è il suo nome! Il nome di quell'uomo che ora lei vuole far morire in mezzo al deserto. C'è una donna che lo ama, che aspetta il suo ritorno e io le ho promesso che lo avrei riportato a casa! Vivo o morto, io lo avrei portato da lei... E proprio ora che lo vediamo camminare tra quell'inferno,- gridò adirato, indicando lo schermo con le immagini satellitari. -dovrei starmene qua ed aspettare che la morte lo colga per poi recuperare il suo cadavere?! Mi dispiace, ma io non ho intenzione di dire a quella donna che l'uomo che ama è morto...- enunciò serio, guardando fisso lo sguardo del Generale, che non sapeva più cosa dire. -Io vado, nessuno è obbligato a seguirmi... ma ne va del mio orgoglio da cittadino americano. Non lascerò un uomo morire in quel modo.-

 

Passarono un paio di secondi di silenzio prima che una voce riecheggiasse nell'ambiente. -La sua squadra è con lei, Colonnello Rhodes.- affermò il capo di pattuglia, mettendosi sull'attenti. -Possiamo partire subito.-

 

Rhodes gli sorrise in segno di gratitudine e con passo spedito si diresse, seguito dalla sua squadra, sulla pista di lancio per andare a salvare il suo migliore amico.

 

********************************************************************************

 

Il tempo non era più calcolabile sotto quel sole cocente e dispersi nel nulla. Anche un minuto sembrava un'eternità, un'interminabile tortura che sarebbe stata la causa della sua agonizzata e presumibile morte.

 

Un'altra folata di vento caldo si abbatté sul suo viso, costringendolo nuovamente a ripararsi gli occhi alzando il braccio che sembrava pulsare dal dolore, chiuse gli occhi per quella fastidiosa sabbia che si sollevava sotto il comando della brezza desertica.

 

Afferrò la borraccia per poi portarla alle labbra secche, bisognose di acqua, ma la bottiglia si rivelò vuota; completamente prosciugata come lentamente stava facendo la sua vita.

 

-Maledizione!- imprecò, lanciando a terra il recipiente che avrebbe dovuto contenere l'unica sua via di salvezza.

 

Volse lo sguardo alle spalle, rimirando per un paio di secondi la scia del suo passaggio che spariva dietro alle dune. Per la prima volta pensò che fosse veramente la fine... Lui che non si era mai arreso di fronte a nulla, adesso bramava ardentemente essere morto prima, evitando quell'orribile situazione. Aveva rischiato molto: l'aggressione, la scheggia nel suo corpo, tutto quel tempo passato rinchiuso in quella grotta, l'improvvisata fuga e lo schianto nel deserto... Se era vivo, era solo fortuna. Fortuna che avrebbe volentieri gettato via! Non ce la faceva più, lentamente le forze lo stavano abbandonando e presto o tardi sarebbe caduto in un sonno eterno.

 

Chiuse gli occhi, inspirando rassegnato, in lui c'era la speranza che tutto quello che stava vivendo fosse stato solamente un sogno, anzi un incubo, e, riaprendo gli occhi, di ritrovarsi a casa sua con Pepper che lo sgridava per ogni sua frivolezza. Già... con Pepper. Chissà se l'avrebbe rivista, rivisto quegli occhi che custodivano il mare e lo inghiottivano nell'abisso della sua anima. L'unico sguardo capace di pietrificarlo e renderlo vulnerabile, però la verità era che non solo i suoi occhi lo affascinavano, ma tutto di lei lo faceva impazzire.

 

Tornò a trascinare faticosamente i piedi sulla sabbia con impressi nella mente i suoi occhi angelici, che lo isolarono per un paio di minuti in un paradiso diverso da quell'infernale deserto. Arrivò in cima ad un'altra duna a passo lento e instabile, d'un tratto un rumore giunse alle sue orecchie. Si girò, seguendo con lo sguardo gli elicotteri che gli passavano oltre per atterrare ad una decina di metri di distanza.

 

Gridò, agitando un braccio in alto e ridendo dalla felicità. Cadde sulle ginocchia spossato, stanco ma felice. Corsero incontro a lui quattro militari armati e il colonnello Rhodes, che quando lo riconobbe rallentò la corsa sollevato.

 

-Com'era la spasso mobile?- gli chiese per sdrammatizzare la situazione, ricordando la loro ultima conversazione. Tony sorrise senza rispondere.

 

Rhody si abbassò alla sua altezza poggiandogli una mano sulla spalla. -La prossima volta vieni in macchina con me, d'accordo?- E lo strinse in un abbraccio, non credendo ancora a tutto quello che era successo, ma in quel momento la cosa importante era che l'aveva trovato.

 

-Ce ne avete messo di tempo per trovarmi, eh? Ho dovuto provocare un'esplosione per farmi notare...- sussurrò Tony con un fil di voce per poi tossire.

 

-Acqua. Portatemi dell'acqua!- ordinò il colonnello ai membri della sua squadra che gli fecero arrivare in pochi secondi una borraccia, venne data subito a Tony che ne bevve immediatamente il contenuto fresco e dissetante.

 

-Riportami a casa.- disse, abbassando gli occhi e sospirando.

 

-Sì. Forza. Andiamo.- Lo aiutò ad alzarsi, portandosi un suo braccio dietro alla nuca per sorreggerlo con più facilità, e si diressero verso l'elicottero di soccorso.

 

Com'era di consuetudine il ferito fu posto sulla barella e subito l'elicottero si alzò in volo diretto verso la base militare. Rhody stette vicino all'amico, mettendogli sul viso la mascherina collegata alla bombola di ossigeno.

 

-Non la voglio questa roba addosso.- enunciò Tony, facendo per togliersi la mascherina che gli copriva naso e bocca.

 

-E io non voglio sentire lamentele. Stai zitto, non muoverti e fai il bravo!- affermò l'amico, bloccandogli il polso.

 

Tony accennò un sorriso. -Va bene, mamma chioccia!- esclamò, socchiudendo gli occhi finalmente rilassandosi.

 

Solo in quel momento Rhody si accorse della lucina blu al centro del petto di Tony, gli mise sopra una coperta sia per proteggerlo dal vento sia per nascondere quell'arnese che sembrava incastrato nel torace dell'uomo.

 

Tony notò lo sguardo e la reazione dell'amico. -Ti dovrò spiegare un paio di cosette, quando riuscirò a reggermi sulle mie gambe da solo...-

 

Il Colonnello accennò un sorriso a mezze labbra. Tony mugugnò qualcos'altro tenendo gli occhi chiusi, ma inizialmente Rhody non riuscì a capirlo.

 

-...ep...pep... Pepper...- sussurrò prima di cadere in un profondo sonno.

 

-Sì. Ti riporterò dalla tua Pepper...- lo rassicurò senza che potesse essere sentito.

 

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

NdA: Weila! :D

Prima di tutto vorrei precisare una piccola cosa... Quello che avete appena letto NON è l'inizio di una copia scritta del primo film di Iron Man. Sì, è vero, alcune parti saranno simili, ma gli eventi prenderanno una piega moooolto diversa da come l'avete già vista xD E probabilmente sapete già dove andrò a parare *esatto ha la testa dura!*

Cmq finalmente torno con una long-fic! Non ne potevo più a pubblicare solo one-shot, ma, ahimè, le ho scritte e mi tocca pubblicarle prima o poi xD Dunque non so bene fino a quanto potrà durare questa ficcy, perchè... non l'ho ancora finita D: *è pazza* Non ho mai iniziato a pubblicare qualcosa senza averla finita e, sinceramente, la cosa mi mette un po' di ansia u.u

La pubblicazione del nuovo capitolo sarà sempre di sabato pomeriggio o domenica mattina, dipende se sono a casa o meno xD

Ma ora finiamola di parlare di queste cose e torniamo alla trama vera e propria... come primo capitolo come sono andata? (spero bene) L'unico modo per dar pace alla mia povera anima apprensiva è una recensione *.* anche piccina ;)

Ah! Quasi me ne stavo dimenticando! Volevo solo dire che questa ficcy è scritta in modo un po' strano u.u è sempre in terza persona (← ha la mia assoluta fedeltà) però si può dire che si salta nei vari punti di vista dei personaggi... è un po' complicato da spiegare, anche xk non c'è ancora stata un'occasione che metta in evidenza ciò... quindi magari ne riparliamo più avanti con gli altri capitoli, sempre se vi va di seguirmi (spero di sì *.*)

Ok... ora la smetto XP

Ditemi che ne pensate, come sempre grazie per aver letto e.... alla prossima settimana!

Un bacioneeeeeeee

Sic :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

Finalmente era salvo. Tony Stark era stato ritrovato. Notizia che arrivò subito alle orecchie dello Stato americano con grande gioia da parte di molti cittadini.

 

Tony poté con grande conforto sperare in una meritata e rilassante doccia, venne portato alla base e la prima cosa che chiese fu ovviamente un bagno, cercarono più volte di persuaderlo per farsi prima medicare, ma non c'era stato verso di farlo ragionare.

 

-Ditemi dov'è un bagno!- asserì, stando seduto su una sedia alla base americana.

 

-Ma signor Stark, lei si deve far medicare-

 

-Io non devo proprio un bel niente!-

 

-pensiamo noi a lavarla e disinfettarle le ferite.- enunciò il militare chirurgo, preoccupato di tutte quelle lesioni che poteva intravedere sulle braccia di Tony.

 

-Ho detto di no! Io voglio farmi una doccia!- esclamò assolutamente non intenzionato ad ascoltare i militari in divisa.

 

Rhody si avvicinò all'amico, prendendo una sedia pieghevole e sedendosi di fronte a lui per guardarlo negli occhi. Si fissarono per un paio di secondi in silenzio e Tony sosteneva fermamente lo sguardo severo del Colonnello, che dopo un po' cominciò a parlare: -Devi farti vedere... quelle ferite potrebbero essere gravi.-

 

-Sei sordo per caso?! Nessuno mi deve toccare! Io voglio farmi una doccia! Non rompetemi le palle!-

 

-Tony...-

 

-Non tentare di farmi la predica... Per tre mesi sono stato chiuso dentro una grotta costretto a costruire armi e posso dirti che queste ferite che vedi non sono niente a confronto di quello che ho passato. E smettila di guardarmi con quello sguardo compassionevole, tanto sai benissimo che non cambierò opinione! Solo una persona su questa Terra è in grado di farmi cambiare idea, e questa persona non sei tu.- affermò con spavalderia, riacquistando tutta la sua innata sicurezza.

 

Rhody capì immediatamente di chi stesse parlando... quella persona era Pepper, l'unica in grado di farlo ragionare almeno un po'. Sospirò, sorridendo a mezze labbra. -E va bene... Non sei cambiato per niente in questo periodo, eh testone?- gli chiese, prendendolo in giro. -Forza, andiamo che ti mostro dov'è il bagno.- disse, facendo per alzarsi.

 

-Ma... Colonnello...- lo richiamò preoccupato il dottore militare.

 

-Lo avete sentito... Vi assicuro che non cambierà idea. Lo medicherete dopo.- affermò il Colonnello congedando il gruppo di medici. Si girò verso Tony, che era ancora seduto. -Ti do una mano...- disse, porgendogli il braccio.

 

-Grazie, ma faccio da solo.- enunciò, sorridendo e alzandosi in piedi a fatica per poi seguire l'amico verso il bagno privato.

 

Una volta solo, chiuso in quella piccola stanza munita di doccia, water e lavandino, si tolse i vestiti stracciati e sporchi di terra, sangue e sabbia, gettandoli sul pavimento in un grumo. Aprì l'acqua della doccia e, aspettando che si scaldasse, si guardò allo specchio appeso sopra il lavabo. Fissò la sua immagine così diversa da come solitamente era, ridotta ad uno straccio; la sua attenzione si soffermò sul speciale dispositivo incastonato nel suo petto che sprigionava quella flebile lucina azzurra, lo sfiorò lentamente con le dita sentendo il freddo metallo a contatto con i suoi polpastrelli. D'ora in poi quell'arnese l'avrebbe tenuto in vita.

 

Riemerse dai suoi pensieri solamente quando la figura dello specchio si appannò per i troppo vapore emerso dall'acqua calda della doccia. Entrò nel box regolando la temperatura per poi fiondarsi sotto quel getto d'acqua che portò via tutta la terra e il sangue di cui era macchiato. L'acqua scivolò velocemente lungo tutto il suo corpo nudo, le gocce carezzavano la linea del suo fisico, attraversando la schiena muscolosa, le braccia abbandonate lungo i fianchi, il petto che si alzava ritmicamente ad ogni suo respiro e le gambe lunghe e toniche, portando via il concreto ricordo della sua prigionia. Un ricordo che però sarebbe rimasto per sempre impresso nella sua mente. Il fronte nemico possedeva le sue armi... ed era stata proprio una sua arma a portare l'uso di quel magnete nel suo petto.

 

Doveva fare qualcosa. Sotto il caldo getto d'acqua che gli ripuliva il viso promise a se stesso che avrebbe smesso una volta per tutte di creare cose che esplodono, per il bene mondiale lui con quella roba aveva definitivamente chiuso.

 

Dopo aver passato più di mezz'ora in bagno, Tony, mettendosi un ricambio di canottiera e bermuda dalla fantasia mimetica, si fece finalmente medicare.

 

Lo fecero sedere su un lettino nell'infermeria in compagnia di Rhody e del dottore che gli medicò il braccio destro e qualche taglio meno grave sugli altri arti.

 

-Signor Stark, dovrei chiederle di togliersi la maglia per medicare le eventuali ferite riportate sull'addome e sulla schiena.- Tony si irrigidì per la richiesta del medico, non voleva mostrare cosa avesse piantato nel torace.

 

-Non ce n'è bisogno. Le uniche ferite riportate sono quelle sulle braccia.- asserì in suo aiuto il Colonnello, guadagnandosi uno sguardo stupito da parte di Tony. -Grazie. Ora può andare.- Il medico non aggiunse altro e senza far alcuna domanda uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

 

-Ora che siamo soli mi spieghi cos'è quella roba.- disse Rhody.

 

-Quale roba?- domandò Tony, facendo finta di non aver capito.

 

-Sai di cosa sto parlando. L'ho vista prima quando eravamo sull'elicottero.- asserì, facendogli segno di continuare.

 

Tony sbuffò sonoramente. -Non ti si può tener nascosto niente, eh?!-

 

-Fammelo vedere.- gli ordinò l'amico, indicando il suo petto.

 

-Come siamo curiosi!- esclamò Tony, scherzando, cambiando però subito umore quando notò lo sguardo di Rhody. -Ok, Ok... però non devi dirlo a nessuno.-

 

Rhody si avvicinò all'amico, che con fatica si sfilava la maglietta, svelando così il suo luminoso segreto. Il Colonnello fissò per un paio di secondi quell'apparecchio che sprigionava la lucina azzurra notando anche i numerosi lividi e graffi superficiali che rivestivano il petto di Tony.

 

-Cos'è?-

 

Tony si rinfilò l'indumento, preoccupandosi che qualcuno potesse entrare da un momento all'altro. -È un magnete, alimentato da un reattore arc.- rispose senza aggiungere altro, costringendo Rhody a continuare l'interrogatorio.

 

-Perchè ce l'hai lì?- domandò, temendo di udire la risposta.

 

-Perchè mi tenga in vita...- affermò Tony, ormai rassegnato all'idea di conviverci per sempre. -Quando mi hanno catturato, una granata mi è esplosa davanti ed alcune schegge mi hanno perforato il petto. Sono stato operato per rimuovere quante più schegge poterono, ma ne è rimasta qualcuna... difficile da estrarre. Questa calamita serve a tenerla lontana dal mio cuore.-

 

Rhody rimase pietrificato da tale rivelazione. -O cavolo, Tony, dobbiamo immediatamente portarti in un ospedale per farti operare!-

 

-Non si può! L'operazione è pericolosa, la scheggia è troppo vicina al mio cuore. E poi sto bene! È da tre mesi che vivo con questo coso. In futuro avrò qualche problema con i metal detector, ma per il resto vivrò alla grande!- esclamò Tony sicuro di sé e completamente a proprio agio.

 

-Ma non si può proprio fare niente?!- chiese nuovamente Rhody con tono preoccupato.

 

-No. E nessuno deve saperlo. Mi raccomando, Rhody, la stampa, l'esercito, lo stato... nessuno deve venire a sapere di questa cosa. Chiaro?- enunciò serio. Il Colonnello annuì, ancora un po' scosso per quella notizia così sconvolgente.

 

-Non fare quella faccia!- esclamò Tony, ridendo.

 

-Vorrei vedere la tua di faccia, quando vieni a sapere che il tuo migliore amico ha una lampadina incastonata nel petto!-

 

-Reattore! Mica sono una lampada!- precisò Tony con fierezza. Saltò giù dal lettino, avvicinandosi all'amico e poggiandogli una mano sulla spalla. -Voglio andare via da questo inferno.-

 

-Certo. Andiamo a casa.- acconsentì Rhody, facendo per uscire dalla stanza per organizzare un volo immediato verso gli Stati Uniti. Però lo squillo del cellulare di Rhody, bloccò la loro camminata. Il Colonnello prese il telefono dalla tasta, osservando il display, poi guardò Tony sorridendo.

 

Tony non capì la causa di quel sorriso nella sua direzione, così si appoggiò al muro con le mani infilate nelle tasche dei bermuda, aspettando che l'amico parlasse al telefono.

 

Rhody premette il tasto d'avvio chiamata, portando il telefono all'orecchio. -Ciao!- disse, salutando il suo interlocutore, ancora ignoto alla mente di Tony.

 

-Come sta?- chiese dall'altro capo una voce femminile senza neanche salutare, non udibile da Tony che aspettava in silenzio.

 

-Lui? O sta bene, sta bene...- rispose Rhodes vago, lanciando un'occhiata a Tony facendogli capire che parlavano proprio di lui.

 

-Rhody! Per favore, non essere così enigmatico! Sei l'unica persona che sa come mi sento realmente! Ti prego, dimmi dov'è!- esclamò con voce affranta.

 

-È qui. Proprio davanti a me!- affermò, facendo qualche passo in giro per la stanza. Per alcuni secondi la donna non disse nulla, tanto che Rhodes controllò se la chiamata fosse stata ancora attiva. -Ehy?!? Ci sei ancora?- Tony lo guardò con sguardo interrogativo, non capendo assolutamente con chi stesse parlando.

 

-Sì.- rispose lei con un sussurro.

 

-Vuoi che te lo passi?- gli domandò, fissando Tony che corrugò lo sguardo confuso.

 

-Mh mh.- mugugnò in un'affermazione, facendo sorridere Rhody nel sentirla così incerta e timorosa.

 

Il Colonnello porse il telefono a Tony, che inizialmente non lo afferrò, tenendo le mani in tasca e guardandolo con uno sguardo indagatore.

 

-È Pepper...- Sentendo quel nome, a Tony sembrò che la terra mancasse sotto i piedi e i suoi occhi brillarono di una luce nuova che l'amico notò all'istante. Tony non si accorse nemmeno dell'improvvisa mossa che aveva fatto, ritrovandosi tra le mani il cellulare e fissando lo schermo con fare incerto.

 

Si passò la lingua sulle labbra, inumidendole e sentendosi improvvisamente la gola secca, posò lo sguardo su Rhody che gli si avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla. -Torno tra un po'... vado a preparare il volo per gli Stati Uniti.- Tony annuì e Rhodes uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle con dipinto sul volto un sorriso vittorioso.

 

Tony si grattò la nuca leggermente nervoso, per poi fare un profondo respiro, sentiva le mani sudate e il battiti del cuore accelerare il ritmo. Poggiò lentamente il telefono all'orecchio ascoltando il respiro della donna che aspettava la sua parola.

 

-Pepper...- la chiamò con un po' di titubanza.

 

-Tony!- esclamò lei con una nota di sollievo nella voce, si asciugò le lacrime che avevano cominciato improvvisamente a rigarle le guance rosee. -Sta bene?-

 

Il suono della sua voce fu come un coro di angeli alle porte del paradiso, facendo comparire sul viso di Tony un sorriso, che solo lei era in grado di far scaturire.

 

-Sto bene, signorina Potts!-

 

-Ne è sicuro?!- chiese nel tentativo di prendere tempo per ricomporsi e non far sentire al suo capo la voce alterata a causa del pianto.

 

-Certamente... cioè... sarei sicuramente stato meglio se fossi stato lì con lei, ma posso dire che sono ancora tutto intero, o quasi...- disse, lasciando quella vena di dubbio tra le parole poiché non avrebbe mai potuto spiegare per telefono quello che gli era successo e sopratutto che viveva grazie ad una miracolosa e strabiliante batteria.

 

-In che senso quasi?! Le hanno tagliato un braccio? Una gamba?- domandò preoccupata, stringendo automaticamente un fazzolettino tra le dita.

 

-Ma no, per sua fortuna sono ancora tutto intero! Solo qualche graffio e un'altra robetta, ma ora non mi va di parlarne... Chiacchiereremo a casa davanti ad una fumante tazza di caffè! Piuttosto lei, come sta?- chiese lui, cambiando discorso e così il soggetto della discussione.

 

-Io?- esitò titubante, stupita per quella domanda così semplice ma al contempo inusuale nel vocabolario di Tony Stark. -...io sto... sto bene.-

 

-Ne è sicura?- chiese con tono divertito, facendo capire all'assistente il suo tentativo nell'imitarla quando superava i limiti dell'apprensione.

 

E naturalmente questa ironia fu subito colta da Pepper. -Sì, signor Stark! E la smetta di prendermi in giro!- esclamò, facendosi scappare una fievole risata che aprì agli occhi di Tony un arcobaleno di gioia, provocandogli ancora quel sorriso ormai controllato solamente dal volere di lei.

 

-Io non la sto prendendo in giro, mi sto solamente accertando che la mia fidata assistente goda di ottima salute! Comunque credo di doverle delle scuse...- asserì improvvisamente con voce seria.

 

-Delle scuse? E per cosa?- chiese, non capendo cosa avesse combinato tanto da spingerlo a scusarsi.

 

-Del mio ritardo! Sappiamo perfettamente entrambi che non sono un tipo puntuale, ma inizialmente pensavo di posticipare il mio ritorno di sole poche ore... invece l'ho fatta aspettare tre mesi!- esclamò, facendola di nuovo ridere.

 

-Non cambierà mai, signor Stark. Comunque credo che potrò perdonarla per questo lungo ritardo e le risparmierò la ramanzina.- asserì, mordendosi il labbro inferiore per il nervosismo o semplicemente perchè sentire la sua voce e quelle battutine l'avevano finalmente fatta rivivere.

 

-Oh bene! Adesso ho finalmente il cuore in pace! Chissà come ha fatto a vivere senza di me per così tanto tempo?- ironizzò lui.

 

-Piuttosto lei... Come fa ad essere ancora vivo senza il mio aiuto?- lo stuzzicò, rispondendogli spontaneamente allo stesso modo delle loro usuali conversazioni “botta e risposta”.

 

Questa domanda però lo fece riflettere. Quanto tempo aveva passato con lei nella mente... con quegli occhi dalla singolare capacità di farlo perdere in un placido mare ceruleo. Quanto era stato difficile... Ammise a se stesso che l'unica forza capace di tirarlo fuori da quella prigione, era stato il pensiero e il desiderio di rivederla; di stringerla tra le braccia; di baciare le sue labbra rosee; di confessare quello che provava per lei sin dal primo momento in cui i loro occhi si erano incrociati. Lei era la sua Forza. Si umettò le labbra diventate improvvisamente secche. -Già...- iniziò con un sospiro. -Senza di lei è stato infernale.- Passarono un paio di secondi dove entrambi stettero in silenzio senza sapere cosa esattamente dire, per quella conversazione che aveva tutto ad un tratto preso un'altra piega.

 

La donna accennò un colpo di tosse per poi richiamarlo, per accertarsi che fosse ancora lì.

 

-Ehm... sì sì, ci sono! Pepper, io...- cercò di cominciare quello che voleva dirle da sempre, ma le parole gli morirono in gola e l'agitazione prese il sopravvento, facendolo rimanere lì muto con i cuore che gli martellava nel petto come un martello pneumatico in funzione.

 

-Sì?- lo incitò a continuare.

 

-Io... cioè... volevo dire che io... no. Lei...- tentennò Tony non sapendo come tirarsi fuori da quella delicata situazione. -Domani. O oggi. Dipende dal fuso orario. Torno.- asserì, parlando a singhiozzi.

 

Pepper sorrise, passandosi tra le dita una ciocca dei suoi capelli bronzei. -Io sarò qui ad aspettarla... Ci sentiamo più avanti, signor Stark.-

 

-A dopo, signorina Potts.- la salutò, ascoltando il sottofondo del bip del telefono, che lo avvertiva della chiamata terminata. Buttò con leggerezza il telefono sul lettino per poi passarsi entrambe le mani tra i capelli.

 

-Stupido! Stupido! Stupido!- si insultò, cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza. Si fermò a guardare il suo riflesso sulla vetrata. -Che cosa ti è passato per la mente?!? Fare queste figure? Mi hai deluso Tony Stark!- esclamò, puntando un dito verso la sua immagine riflessa. -Come puoi solo pensare di dirle che la ami?! Ti prenderebbe per pazzo!- poi sospirò, girandosi e sedendosi sulla brandina. -Sì... perchè sei realmente pazzo! Pazzo di lei!- affermò, prendendosi la testa tra le mani.

 

-Ma con chi stai parlando?- la voce del Colonnello lo fece sobbalzare, portandolo immediatamente sull'attenti.

 

Tony si guardò intorno nervoso, grattandosi la nuca. -Chi io?! Con nessuno. Assolutamente.- agguantò velocemente il cellulare, lanciandolo verso l'amico che lo afferrò al volo. -Questo è tuo. È un modello scarso lasciatelo dire.- disse, cercando di cambiare discorso.

 

Rhody rise beffardo. -Sì. Modello scarso che è in grado di operare chiamate intracontinentali che ti fanno recuperare il buon umore...- enunciò ridacchiando e uscendo dalla stanza. L'altro sgranò gli occhi, guardandolo allontanarsi per un paio di secondi, per poi seguirlo a ruota.

 

-Cosa vorresti dire?-

 

-Oh niente...- rispose lui vago, sotto il penetrante sguardo di Tony che lo affiancava nella camminata. -Bhè... il nostro volo è pronto! Ti riporto da lei.- terminò quella frase, facendo restare Tony abbastanza interdetto e preoccupato che Rhody avesse sentito le sue parole di poco prima. C'era una cosa sbagliata nella sua teoria: per Rhodes non era necessario ascoltare la sua rivelazione, perchè sapeva perfettamente sia quello che provava lei sia quello che provava lui...

 

 

 

Continua...

 

 

 

NdA: Ciao a tutti!!!

Ed eccoci anche alla fine di questo capitolo xD Ma cosa più importante si è “vista” Pepper! Sì, ok... una chiacchierata al telefono non rende molto l'idea, xò almeno è arrivata! E, leggendo le recensioni, vedo che sono abbastanza chiare le mie intenzioni :D Ma! Adesso basta u.u altrimenti con la mia lingua lunga vi dico tutto in poche righe e allora mi aspetterebbe una bella mutilazione alle dita delle mani per fermarmi xD *sclero time*

A proposito di recensioni vi ringrazio infinitamente per i commenti, mi hanno fatto davvero piacere :) Avrei voluto rispondervi ad ognuno, ma in questa settimana questo è stato l'unico giorno in cui ho acceso il pc e soprattutto che non mi addormento con libri di storia, filosofia o chimica tra le mani... Sono davvero distrutta, dormire 5 ore a notte di certo non fa bene alla salute e fa venire occhiaieeeee D: Visto che non vi ho risposto, mi sembra minimo ringraziare ognuno di voi per la recensione che mi avete lasciato ;) Quindi grazie a: Fujino__sanXDD, Fipsi, Julyet_M, RoxyDowney, kay33, _Maria_ (← andate a leggere la sua long-ff nella sezione Avengers! È stupenda!!!), mirianval, nicolettasole e MissysP :)

Da non dimenticare chi l'ha aggiunta alle seguite: Doctor Smith, Fairy84, Fipsi, kay33, Memole91, MissysP, oOBlackRavenOo, sofy96 e _Maria_ :D

E come non ringraziare coloro che con fiducia hanno aggiunto la storia tra le preferite? Grazie a MelaChan e RoxyDowney!!!

Ora credo proprio di aver finito xD Cmq era il minimo che potessi fare u.u

Spero che il chappy vi sia piaciuto ;) Ditemi che ne pensate!

Un bacione

Sic

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3:

 

Il volo sarebbe durato parecchie ore e ciò gli permise di riposarsi almeno un po' dopo tutto quello che aveva passato. Guardò fuori dal finestrino le nuvole che correvano veloci, stando in silenzio per più di un'ora e questo preoccupò leggermente Rhody.

 

-Tony.- lo richiamò, cercando la sua attenzione, lui non rispose assorto nei suoi pensieri. -Tony...- riprovò, poggiandogli una mano sul ginocchio, attirando finalmente la sua attenzione. L'uomo si girò lentamente verso di lui, sospirando e grattandosi gli occhi lucidi.

 

-Che hai? Stai male?-

 

-Febbre.- asserì senza preoccupazioni, facendo però subito scattare in piedi l'amico. -Non preoccuparti, è normale. Il mio corpo si è stufato della calamita che ho nel petto... devo cambiarla.-

 

-Ti do qualche pastiglia per abbassare la temperatura.- enunciò, alzandosi per andare verso la cassetta dei medicinali. Tony ridiede la sua più completa attenzione all'azzurro cielo, che gli ricordava tanto i suoi occhi. Rabbrividì dal freddo, per poi tirarsi su la zip della felpa che indossava, cercando un po' di tepore.

 

Il colonnello ritornò, porgendogli delle pastiglie e un bicchiere d'acqua. Tony lo fissò per un paio di secondi negli occhi. -Hai intenzione di drogarmi?- scherzò, facendo capire all'amico che rifiutava le medicine.

 

-Tony. Prendi queste pastiglie.- affermò in tono risoluto.

 

-Altrimenti?- lo provocò, sostenendo il suo sguardo fermo.

 

-Altrimenti, chiamo Pepper che ti farà una ramanzina lunga cinque ore, se non prendi subito queste!- lo minacciò, porgendogli nuovamente bicchiere e pastiglie. Tony rise tra sé, dopotutto quell'avvertimento non era una minaccia vera e propria... in cuor suo sarebbe stato volentieri ore con Pepper al telefono anche se lo avrebbe sgridato per tutto il tempo. Per non creare sospetti Tony prese le pastiglie, ingoiandole con un sorso d'acqua.

 

-Contento?-

 

-Eccome!- esclamò, risiedendosi sulla sua poltrona. -Ma senti... come fai a cambiare quella cosa?-

 

-Non è “quella cosa”, si chiama reattore arc! Comunque è come una batteria. Fino a quando la lucina blu sarà accesa io starò benissimo, è quando si spegne che c'è da preoccuparsi!- esclamò, ridendo tranquillamente e accomodandosi meglio sulla morbida poltrona. Rhody d'altra parte sembrò preoccupato. Non riusciva a capire tutta quell'ironia nelle parole di Tony, era sempre stato un tipo spiritoso, ma in quel momento gli parve di intuire che quel sarcasmo servisse a nascondere il suo tormento interiore.

 

-Ne vuoi parlare?- gli chiese, apprensivo.

 

-Voglio dormire un po'...- rispose Tony in modo secco, facendo finta di non capire a cosa si stesse riferendo il colonnello. Chiuse gli occhi, appoggiando la testa di lato. Non voleva parlarne. Voleva dimenticare, ma sapeva perfettamente che il ricordo l'avrebbe seguito per sempre.

 

********************************************************************************

 

-Tony... Tony...- lo richiamò Rhodes, scuotendolo leggermente. Tony aprì gli occhi di scatto, non era riuscito a rilassarsi e non riusciva nemmeno ad addormentarsi come si deve. -Tra mezz'ora arriviamo. Se vuoi cambiarti, il bagno è là.-

 

Con grande sollievo da parte di Tony, gli fu portato dell'altro vestiario composto da camicia, cravatta, giacca, pantaloni e delle eleganti scarpe. Si allietò del fatto di non farsi trovare con quella roba dell'esercito addosso, nonostante fosse un abbigliamento sportivo lui rimaneva sempre un uomo di classe!

 

Si alzò a fatica con la gamba intorpidita e il braccio destro che gli bruciava ancora leggermente. Si diresse verso il bagno e con eguale difficoltà cercò di vestirsi, anche se era parecchio infastidito da tutte quelle inutili fasciature.

 

Rhodes lo aspettava fuori nella sua divisa militare e dopo parecchi minuti Tony uscì dal bagno con la cravatta attorno al collo slegata. -Mi servirebbe un aiuto. Con questa cosa al braccio non riesco a fare niente!- affermò, lamentandosi del tutore che gli teneva ferma la spalla e l'arto destro.

 

-Vedo con piacere che la medicina ha fatto effetto! Te l'avevo detto io!-

 

-Sì sì! Spiritoso. Meno chiacchiere e più fatti! Su! Dammi una mano a fare sto nodo!- esclamò con il suo abituale tono sbrigativo.

 

Rhodes annodò la cravatta al collo dell'amico, che subito dopo se la sistemò con la mano buona. -Passabile.- disse Tony, commentando il lavoro ultimato. Il colonnello sorrise impercettibilmente, felice che il carattere del suo amico fosse tornato quello di sempre.

 

-Sono felice che tu sia tornato tra noi.- ammise.

 

Tony fece spallucce. -Anch'io!-

 

-Preghiamo i passeggeri di accomodarsi e allacciare le cinture, a minuti si comincia l'atterraggio.- la voce dell'interfono risuonò nella cabina aerea.

 

I due si sedettero ai loro posti. Tony si sentiva leggermente agitato, ma non per la sua reintegrazione nel Mondo, che con gioia aveva accolto la notizia del suo ritrovo; era nervoso al pensiero di incontrarla, sembrava come una ragazzino al primo appuntamento e anche lui faceva fatica a credere alle sue emozioni. Lui era Tony Stark come poteva agitarsi per così poco?

 

-Nervoso?- azzardò Rhodes, intuendo perfettamente lo stato d'animo dell'amico.

 

-Cosa?- domandò Tony, riemergendo dai suoi pensieri.

 

Rhody accennò alla gamba di Stark che si muoveva velocemente con fare nervoso, Tony non se n'era nemmeno reso conto e interruppe immediatamente quel ticchettio come scoperto con le mani nel sacco. Il colonnello sorrise e gli ridomandò: -Sei nervoso?-

 

-Nervoso? Io? Ma per chi mi hai preso?- rispose con strafottenza.

 

Un leggero scossone, fece capire che l'aereo era atterrato sulla pista di atterraggio e Tony con un gesto involontario strinse e rilasciò un pugno e volse lo sguardo fuori dal finestrino, sperando di vederla lì ad attenderlo.

 

********************************************************************************

 

Aspettava sull'enorme pista di atterraggio della Edwards Air Force, le mani intrecciate l'una all'altra in piedi su quelle vertiginose scarpe in parte coperte dal pantalone in tinta con il tailleur. I capelli rossicci raccolti all'indietro con un professionale chignon e lo sguardo fisso verso il cielo azzurro proprio come i suoi occhi.

 

-Signorina Potts...- la richiamò da dietro l'autista.

 

-Sì, Happy?- disse girandosi verso di lui.

 

-Mi è appena stato riferito che a minuti avverrà l'atterraggio.- enunciò serio con gli occhiali scuri che gli coprivano gli occhi. Lei annuì e senza dire altro si rivolse lo sguardo verso il cielo.

 

Era passato troppo tempo dall'ultima volta che l'aveva visto. Un periodo orribile. Dalla notizia della sua scomparsa non aveva passato neanche un giorno senza piangere. Lacrime dovute alla rassegnazione della sua morte, che lentamente stava portando all'oblio anche l'anima e il cuore della donna. Da tre mesi il luminoso sorriso del suo volto si era spento, perso chissà dove... perso come lui.

 

Vide in lontananza un puntino scuro nel cielo farsi sempre più vicino e nitido, fino a quando l'imponente velivolo atterrò sulla pista aerea. Ci vollero un paio di minuti prima che il grande portellone si aprisse, permettendole infine di vedere Tony sano e salvo davanti ai propri occhi.

 

Inspirò profondamente, colta da un'improvvisa gioia che le fece battere il cuore velocemente. Lo vide muovere qualche passo sulla pendenza del portale affiancato da Rhody. Si avvicinarono a loro dei paramedici con barella e Pepper riuscì a sentire perfettamente le parole di Tony.

 

-Stai scherzando, vero? Falli sparire.- detto questo a Rhodes, che si allontanò leggermente da lui, Tony continuò la sua camminata verso Pepper, che dopo tanto tempo sorrise nell'incontrare gli occhi scuri dell'uomo e i suoi brillarono come stelle nel firmamento.

 

-Ha gli occhi rossi. Lacrime per il suo capo scomparso?- Furono quelle le prime parole che Tony riuscì a dire, come una corazza a difendere le sue vere emozioni in quel momento. Dentro di sé un turbine di sentimenti stava creando una tempesta, scaturita nel rivedere i suoi occhi blu.

 

Un sorriso si fece largo sul viso di Pepper, riuscì a placare l'istinto di abbracciarlo, buttandogli le braccia intorno al collo per assicurarsi realmente che lui fosse davanti a lei. Rispose di rimando come le era solito fare. -Lacrime di gioa. Odio cercare altri lavori.-

 

-La vacanza è finita.- disse lui, facendo mezzo sorriso con il lato della bocca. Dietro di lui arrivò Rhody che poggiò una mano sulla spalla dell'amico. Osservò Pepper e si allietò, felice nel rivedere il sorriso riaccendersi sulle sue labbra.

 

-Ora lo lascio a te!- affermò, parlando a Pepper.

 

-Hai compiuto il tuo dovere Rhodes, puoi anche dileguarti ora!- disse Tony, scherzando. -Pepper, possiamo andare. Ci sono molte cose da fare.-

 

-Certo, signor Stark.- annuì, mordendosi leggermente il labbro inferiore. Tony sorrise per poi dirigersi verso l'auto parcheggiata alle spalle dell'assistente.

 

Pepper lanciò uno sguardo fugace a Rhody, sussurrando un grazie seguito da un sorriso pieno di gratitudine.

 

Il colonnello le fece l'occhiolino amichevolmente. -Mantengo sempre le mie promesse.- disse prima che lei seguisse Tony nell'auto.

 

 

Continua...

 

 

 

NdA: Ciaooo!!! Sì, lo so... è un capitolo cortissimo u.u Ma finalmente si sono incontrati quei due no?! Ammetto che ho avuto una seria difficoltà a contenermi nel mettere un passionale bacio tra i due sulla pista di atterraggio xD Ma... è meglio così! Più avanti vedrete che.... e qua mi fermo! Stavo giusto per rivelare informazioni strettamente segrete riguardo il seguito di questa ficcy (colpa della mia lingua lunga e il sonno che sta lentamente prendendo il sopravvento xD)

Mi scuso ancora per non esser riuscita a rispondere alle recensioni, ma davvero non riesco a trovare il tempo :( pensate che è da 2 settimane che non scrivo qualcosa di nuovo! D:

Cmq potete immaginare quanto mi faccia piacere leggere i vostri complimenti :) perciò grazie a: Pan22, RoxyDowney, Fipsi, _Maria_, mirianval, nicolettasole, MelaChan, kay33, Juliet_M, MissysP e alenefos :)

Da non dimenticare chi ha aggiunto la storia alle seguite: Pan22, mirianval, Juliet_M, alenefos; e chi l'ha messa tra le preferite: Pan22, rina e mirianval :D

Spero di non aver dimenticato nessuno xD Ancora grazie dal profondo del cuore e spero di riuscir a rispondere ad ognuno di voi :) Anzi: lo prometto! XD

Perciò adesso non vi resta che dirmi che ne pensate di questo chappy! ;)

Un bacione!!!!

Sic =)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4:

 

Non c'era stato modo di fargli cambiare idea. La tappa ospedale era stata immediatamente scartata dalla lista delle cose da fare e in più si era aggiunta la voce: convocare una conferenza stampa. Per cosa, poi, lo sapeva solamente Tony, nonostante le ripetute richieste di chiarimenti da parte di Pepper, l'uomo si era limitato a dire: -Hamburger e conferenza stampa.- sembrava un disco rotto.

 

Era tornato da neanche 10 minuti e avevano già ripreso a battibeccare.

 

-Ma cosa le serve una conferenza stampa?- domandò per l'ennesima volta Pepper.

 

-Lei la convochi, poi si vedrà.- rispose Tony con le idee ben chiare in mente.

 

-Tony, ha bisogno di cure. La devo portare in ospedale!-

 

-E come? Di peso? Non per giudicarla male, ma non mi sembra molto forzuta.-

 

-Happy mi darà una mano.-

 

-Happy è tenuto a rispettare gli ordini del suo capo, che sono io. Vero, Happy?-

 

-Certamente, signor Stark.- rispose incerto, continuando a guidare e ascoltando il battibecco tra i due.

 

-Visto?- disse Tony, rivolgendosi a Pepper. -Lo prenda come esempio.-

 

La donna alzò gli occhi al cielo, stringendo le mani in un pugno. -Lei è proprio-

 

-Unico?-

 

-Impossibile.-

 

-Direi accettabile.-

 

-Decisamente intrattabile e testardo.-

 

-Su quest'ultimo concordo. Voglio il mio hamburger e la conferenza stampa!- asserì nuovamente, cercando di non sorridere.

 

Pepper sospirò rassegnata, per poi afferrare il tablet e mandare un paio di mail per convocare quell'indispensabile conferenza stampa, di cui Tony non poteva farne a meno.

 

-Fatto. Contento?-

 

-A dir poco raggiante!- disse, continuando quella conversazione di sinonimi e contrari che avevano iniziato.

 

-Non vuole proprio dirmi cosa tratterà?- chiese Pepper, cercando inutilmente di estorcere qualche informazione in più.

 

-Ha fame? Io pensavo di prendermi tre cheeseburger, è da così tanto tempo che non mangio quelle schifezze!- esclamò lui, deviando il discorso e tornado sulla priorità in quel momento più importante.

 

-Assolutamente impossibile.- enunciò lei, parlando tra sé e sé e notando poi un sorriso dipingersi sulle labbra di Tony. Dopo prese il cellulare e mandò un sms a Rhody, informandolo sull'assurda richiesta della conferenza stampa e chiedendogli di venire alle Stark Industries nel tentativo di scoprire se almeno lui sapesse qualcosa di più.

 

Come previsto il messaggio arrivò subito a destinazione, facendo vibrare il cellulare nella tasca interna della giacca di Rhody, che lo afferrò e lesse il testo da poche parole che però dicevano molto di più. -Ha richiesto conferenza stampa. Stark Industries tra 30 minuti. Sono preoccupata.-

 

Rhodes ripose il telefono in tasca, passandosi una mano sugli occhi. Era stato troppo bello pensare per pochi minuti che tutto era finalmente finito, ma si sbagliava... quello era solamente l'inizio.

 

Non era riuscito a capire le future intenzioni di Tony, dopo il suo ritorno non ne aveva voluto parlare, ma c'era qualcosa nel suo sguardo che era cambiato. Come se una tela bianca fosse stata macchiata da una scura tempera delle tenebre; un segno indelebile che l'aveva marcato nel profondo.

 

********************************************************************************

 

L'auto arrivò davanti all'entrata dell'immenso monumento delle Stark Industries, occupata da un gran numero di giornalisti e fotografi, che non appena videro in lontananza la macchina cominciarono a scattare un flash dopo l'altro ininterrottamente.

 

Tony scese dall'auto con il suo secondo cheeseburger ancora in mano. Cominciarono a chiamarlo da ogni parte nel tentativo di attirare la sua attenzione. Obadiah, il suo socio in affari, gli andò incontro con un sorriso e lo abbracciò.

 

-Sapevo che eri ancora vivo.- si rincuorò, al contempo salutandolo. Tony si limitò ad accennare un sorriso senza dire nulla, concentrato sul suo scopo. -Perchè hai fatto convocare questa conferenza?- gli domandò a bassa voce, per non far capire ai giornalisti che era all'oscuro di tutto.

 

-Ci saranno dei cambiamenti.- disse solamente, avviandosi verso l'entrata.

 

Obadiah rimase fermo sul posto, guardandolo allontanarsi e allarmandosi leggermente, si girò verso l'assistente del socio, lanciandole uno sguardo nel tentativo di chiedere qualche spiegazione.

 

Pepper gli si avvicinò con gli occhi fissi su Tony che salutava un po' la folla facendosi largo verso l'edificio. -Non ne so niente... non so cosa voglia fare.- affermò, ormai rassegnata e consapevole che le intenzioni di Tony erano segrete a tutti. Si girò verso l'uomo che fissava Tony e per un attimo le parve di captare nei suoi occhi un lampo di rabbia misto timore.

 

-Signorina Potts.- la richiamò la voce di lui. Lei si voltò e incontrò gli occhi di Tony; rimasero qualche secondo a fissarsi, poi l'uomo accennò col capo l'ingresso, facendole capire di voler entrare.

 

Pepper rimase leggermente sorpresa da tal richiesta. Tony non le aveva mai chiesto di accompagnarlo, né l'aveva mai aspettata per una conferenza, ma in quel momento c'era qualcosa di diverso... sembrava come se Tony non volesse separarsi da lei.

 

Cacciò dalla mente quei pensieri per seguirlo a ruota, standogli dietro di qualche passo mentre Obadiah l'aveva affiancato cercando inutilmente di estorcere qualche informazione.

 

Entrarono nella sala conferenze e subito si sprigionò un applauso tra i presenti. Pepper si fermò alla soglia della stanza e guardò Tony salire sul palco, tirò un sospiro di sollievo. Ancora non ci credeva, ma finalmente Tony era tornato tra loro.

 

-Signorina Potts?- la richiamò un uomo, arrivato al suo fianco.

 

-Sì?-

 

-Può dedicarmi un momento?-

 

-Io non faccio parte della conferenza stampa, comunque inizierà a breve.-

 

-Non sono un giornalista,- affermò lui con un sorriso. -Agente Phil Coulson dello S.H.I.E.L.D., "Strategic Homeland Intervention, Enforcement and Logistics Division".- disse presentandosi e porgendole un cartoncino.

 

Lei sbatté le palpebre più volte. -Certo che riempie la bocca...-

 

-Lo so vorremmo abbreviarlo.-

 

-Vede, siamo già stati contattati dalla DOD, dal FBI, dalla CIA...-

 

-Siamo una divisione a parte e abbiamo un obbiettivo più specifico. Ci serve un rapporto del Signor Stark che riguarda le circostanze della sua fuga.- Pepper corrucciò lo sguardo confusa da tale richiesta, ora che ci pensava non sapeva come Tony fosse riuscito a fuggire dalla sua prigionia.

 

-Se vuole le fisso un appuntamento. Va bene?- lo congedò, salutandolo e cercando Rhody con lo sguardo senza però trovarlo. Vide Tony sedersi a terra e invitare i presenti a fare lo stesso, non capì tale atteggiamento, però anche lei si sedette cercando di ascoltare quello che il suo capo avesse voluto dire tanto da convocare una conferenza.

 

-Cos'è quest'incontro figli dei fiori?- le domandò la famigliare voce di Rhodes alle sue spalle.

 

-Non so cos'abbia in mente... a te ha detto qualcosa?- gli chiese, mentre l'amico la aiutava a rimettersi in piedi.

 

Lui scosse il capo, continuando a fissare Tony che intanto aveva cominciato a parlare. -No... ma è cambiato qualcosa in lui per quello che gli è successo...-

 

-Cosa gli è successo?- chiese lei allarmata sempre tenendo il tono della voce basso.

 

Rhodes solo allora si accorse di aver detto troppo. Solo lui era a conoscenza delle conseguenze dell'incidente di Tony in Afghanistan e aveva promesso all'amico di non farne parola con nessuno. Si girò verso Pepper, che lo fissava aspettando una sentenza. -Mi vuoi rispondere?- insistette lei.

 

-Pepper... io... non posso. Deve dirtelo lui.-

 

-Rhody, mi sto preoccupando.- affermò lei con sguardo serio.

 

-Non posso. Davvero. Senti...- cominciò, passandole le mani lungo le braccia per tranquillizzarla. -con me non ha voluto entrare nel dettaglio, ma tu... tu sei l'unica che può aiutarlo. Qualunque decisione preda tu stagli vicino. Ha bisogno di te, Pepper.-

 

Lei lo fissò confusa e spiazzata da quella rivelazione, non sapendo cos'altro dire. Posò lo sguardo su Tony che sedeva a terra sotto il leggio di legno.

 

-Tony, cos'è successo laggiù?- chiese un giornalista tra il mucchio di gente.

 

Lui non rispose all'istante. Con lo sguardo cercò lei e subito incontrò i suoi occhi cielo, che il sol pensiero gli avevano portato coraggio durante il suo periodo di prigionia. Si fissarono negli occhi l'un l'altra per pochi secondi, ma per entrambi sembrò un tempo infinito.

 

-È successo che ho aperto gli occhi.- affermò dopo un po', alzandosi in piedi e mettendosi dietro al bancone. -Ho preso coscienza che io posso offrire molto di più a questo mondo, del creare cose che esplodono.- Pepper lo ascoltava cercando di capire dove volesse arrivare. -Ed è per questo che con effetto immediato ho deciso di chiudere la divisione fabbricazione armi della Stark International...-

 

Socchiuse la bocca, non credendo alle sue orecchie, si girò verso Rhody che aveva abbassato lo sguardo, scuotendo il capo forse rassegnato o ormai convito che i suoi dubbi fossero veritieri.

 

Obadiah preso alla sprovvista da tale notizia cercò di allontanare Tony dal microfono, mentre la folla di giornalisti aveva cominciato a fare una domanda dietro l'altra. Tony si diresse verso la seconda porta alle sue spalle, evitando tutti i reporter che tentavano invano di attirare la sua attenzione. Le dedicò un ultimo sguardo prima di varcare l'uscio della sala.

 

Lei lo guardò uscire, ancora incredula delle parole che aveva sentito uscire dalla sua bocca. -Pepper,- la richiamò Rhody, parlandole vicino all'orecchio per farsi sentire, mentre lei continuava a fissare la porta lignea che Tony si era chiuso alle spalle. -ha bisogno di te... sei l'unica che può aiutarlo.- disse, facendo per andarsene prima che la marmaglia di reporter li assalissero. D'un tratto però rammentò un piccolo dettaglio che aveva dimenticato di dire alla donna. -Lo abbiamo trovato camminare nel deserto e sull'elicottero, prima di svenire, ha chiamato il tuo nome.- Pepper si girò di scatto verso Rhody, che dopo averle sorriso andò via.

 

********************************************************************************

 

Con una delle numerose auto che possedeva si diresse a gran velocità verso la casa di Malibu, scappando da tutti quei giornalisti presenti alla conferenza in cui aveva deciso di chiudere per sempre la carriera da armaiolo.

 

Era stanco e l'unico chiodo fisso che aveva in testa era farsi un rilassante bagno rigenerante, dopo mesi passati a lavarsi con un secchio d'acqua riscaldata, quell'idea di benessere gli allietava la mente, ma prima di qualsiasi cosa doveva creare un nuovo reattore.

 

Varcò la soglia dell'immensa casa, in quel momento deserta ed immersa nell'oscurità come la buia notte che si poteva rimirare dalle larghe vetrate. Mosse lentamente i passi verso la sala principale accompagnato da quel piacevole scrosciare dell'acqua nella piccola cascata racchiusa tra le lastre di vetro.

 

-Bentornato a casa, signore.- lo accolse la voce del maggiordomo virtuale, che si accese automaticamente insieme al resto degli strumenti tecnologici dell'intera dimora.

 

-Grazie, Jarvis...-

 

-È passato molto tempo. Sulla base dei notiziari, avevo calcolato il 0,25% di possibilità che tornasse.- asserì la voce metallica. Tony sorrise, allentandosi il nodo alla cravatta e muovendo ancora qualche passo verso il centro della sala.

 

-Sì, mi sei mancato anche tu.- rispose, prendendo quella frase come un tentativo di “caloroso benvenuto”. D'altra parte però le statistiche del computer erano esatte, se lui era ancora vivo era stata solo fortuna...

 

Tony si sfilò la giacca, abbandonandola sul lungo divano chiaro che primeggiava nella stanza. Si avvicinò alla vetrata che dava sul mare, rimirando l'oscurità della notte.

 

-Ha 1713 messaggi in segreteria. Come vuole che li classifichi?- enunciò il maggiordomo, compiendo il suo lavoro. Davanti ai suoi occhi apparì una schermata virtuale sul vetro della finestra con le varie cartelle. Cominciò svogliatamente a far correre la mano per spostare i vari file, finché, osservando per pochi secondi le scritte luminose, prese una decisione.

 

-Cancella tutto.- affermò senza indugiare, sfiorando ancora due icone sullo schermo, che subito dopo si chiuse, ritornando ad essere una semplice e comune vetrata che si protraeva verso il mare.

 

-Capto la presenza di un'energia elettromagnetica in casa.- disse Jarvis, accortasi dell'estranea fonte di energia. Tony sorrise con un lato della bocca, compiaciuto per la meticolosità del maggiordomo virtuale.

 

-Fai partire la scansione.- approvò, girando i tacchi e scendendo nel suo adorato laboratorio. Era ora di mettersi al lavoro.

 

In meno di quindici minuti, seduto davanti ai vari schermi del computer, aveva già delineato nei minimi dettagli il progetto per la costruzione del suo nuovo cuore. Osservò un'ultima volta lo schema virtuale del reattore arc e la struttura anatomica computerizzata, passandosi una mano sulla barbetta sul mento.

 

-Iniziamo ad assemblare?- E detto questo i macchinari alle sue spalle presero vita, iniziando a produrre il nuovo pezzo toracico luminoso. Tony digitò qualche ultima cifra, per poi guardare lo schermo con fare soddisfatto. -Non male per un mucchio di uno e di zero.-

 

Roteò sulla sedia, guardando attentamente il procedimento iniziale della costruzione sotto il rumore tipico della fresatrice e della levigatrice che modellavano il pezzo di ferro.

 

Il rumore dello bloccarsi della porta del laboratorio attirò la sua attenzione, facendolo girare incuriosito nel sapere chi fosse. Pepper avanzò verso di lui con passo spedito e deciso.

 

-Lei si rende conto che cosa ha fatto?!- cominciò furiosa dalla collera.

 

-È rabbia quella che capto nella sua voce?- chiese divertito.

 

-Rabbia?! Mi pare il minimo! Ha voluto convocare quella conferenza stampa e in cinque minuti di discorso ha deciso di chiudere la principale produzione di armi in America, nonché motore primario che porta avanti la sua azienda! È riuscito a far esplodere il caos in meno di cinque minuti, poi si è dileguato nel nulla e non c'è stato nessun modo per contattarla! Mi ha lasciato lì da sola in balia di quei giornalisti che mi hanno bombardato di domande, alle quali non sapevo cosa rispondere perchè il mio capo ha deciso di fare una sorpresa a tutti senza nemmeno consultarsi con il suo socio!- terminò rossa dalla rabbia.

 

-Le ho lasciato Happy! Poteva tornare a casa quando meglio voleva!- si giustificò lui.

 

-Non è così facile! Piuttosto si può sapere come è arrivato a casa?-

 

-In macchina-

 

-Cosa?!?!-

 

-non c'è altro modo, non so mica-

 

-Si rende conto del rischio che ha corso?-

 

-volare! Rischio? È il mio secondo nome!-

 

-La smetta di dire idiozie.- affermò lei, interrompendo le chiacchiere dell'uomo che la guardava comodamente seduto sulla poltrona, mentre lei si avvicinava arrivandogli difronte -Si è messo alla guida di un'auto nelle sue condizioni!-

 

-Ha il cambio automatico e poi che male c'è? Non ci vedo nulla di- Immediatamente fu zittito dalla ragazza che senza pensare a quella mossa così spontanea e intima, posò un dito sulle labbra di Tony, che interruppe il suo ciarlare non tanto per la volontà del gesto, ma più per lo stupore.

 

-Vuole che le faccia un elenco? Per prima cosa era imbottito di antidolorifici e questo avrebbe potuto compromettere il suo stato di lucidità alla guida e a questo si aggiunge la poca visibilità a quest'ora della notte! E cosa peggiore: era da solo e nessuno sapeva dove fosse! Ho passato un'ora a girovagare per le Industries alla sua ricerca, e come se non bastasse avrò provato a chiamarla minimo una trentina di volte, ma lei non ha mai risposto.- disse, cominciando la ramanzina, mentre Tony era rimasto immobile a fissarla, ancora incredulo di quel semplice e spontaneo contatto che c'era stato tra loro. -E quando stavo per superare la soglia della pazzia, mi è arrivato un messaggio da parte di Jarvis, nel quale mi avvertiva che lei era a casa!-

 

-Si stava preoccupando?- Ne uscì Tony. Pepper si zittì, fissandolo in quei occhi che erano stati troppo lontani per così tanto tempo. Esitò nel rispondere, mordendosi prima il labbro inferiore per poi distogliere il contatto del loro sguardo. -Bhè?- insisté.

 

-Cioè... mi pare normale... sì! Poteva esserle successo qualcosa!- ammise lei, gesticolando.

 

Tony si alzò dalla sedia, raggiungendola al di là della scrivania. -E cosa? Un altro rapimento? Spero mi lascino in pace per almeno un bagno!- affermò, uscendone con un sarcasmo leggermente macabro.

 

Pepper lo fissò seria, non sapendo cosa dire e come affrontare un argomento del genere. Quel periodo era stato difficile per Tony: ogni giorno vissuto come se fosse l'ultimo nel tentativo di ultimare la sua macchina della libertà, ma consapevole che prima o poi sarebbe tornato perchè lui non poteva scomparire così nel nulla.

 

Per Pepper era stato diverso: lo credeva morto. Non c'era cosa peggiore che potesse distruggerle il cuore come la notizia della sua scomparsa.

 

Lui le sorrise a mezze labbra e senza dire altro si diresse verso le scale per il piano superiore.

 

-Ma dove sta andando adesso?- chiese lei, seguendolo con lo sguardo.

 

-Vado a farmi quel bagno rilassante... ne riparliamo dopo se non va a dormire.- rispose, sperando fortemente che la discussione finisse lì per poi riprenderla l'indomani mattina.

 

-Non le lascio questa soddisfazione, può starne certo! Aspetterò che finisca e poi ne parleremo.- asserì, assolutamente non intenzionata a rimandare la ramanzina. Tony sorrise soddisfatto sicuro che la risposta sarebbe stata quella.

 

-Bhè... allora sa dove trovarmi!- e detto questo sparì lungo la scalinata.

 

Pepper rimase a fissare la scalinata, lungo la quale il corpo del suo capo si era dileguato. La sua attenzione fu attirata dal rumore dei macchinari in funzione che stavano producendo qualcosa con del ferro e altri materiali; si avvicinò allo schermo dei computer, scoprendo così il progetto “segreto” di Tony. Rimase sconvolta nel vedere la struttura anatomica virtuale dell'uomo con al centro del petto un oggetto estraneo.

 

D'un tratto ricordò le parole che Rhody le aveva sussurrato prima che la folla di giornalisti si abbattesse su di lei. Tony aveva bisogno di sostegno e lei glielo avrebbe dato.

 

Sospirò rassegnata, abbandonando il laboratorio con i macchinari in funzione. Percorse lentamente i corridoi della casa, dove al suo passaggio si accendevano automaticamente le luci, controllò alcuni dati sul suo personale tablet finché arrivò davanti alla porta della sua camera.

 

Varcò la soglia e immediatamente la stanza si illuminò, mostrando il letto dalle coperte arancioni con numerosi e morbidi cuscini adagiati sopra. Chiuse la porta alle spalle, sfilandosi poi le scarpe dai tacchi vertiginosi, prendendole e riponendole insieme alle altre nella cabina armadio adiacente alla stanza.

 

Era molto tardi ed era stanca, però non aveva alcuna intenzione di lasciare Tony solo con i suoi pensieri, perciò decise che avrebbe aspettato che lui finisse il suo bagno rilassate per poi raggiungerlo presumibilmente in laboratorio. Si sedette sul materasso, appoggiandosi allo schienale del letto e controllando le ultime notizie su internet, che erano quasi tutte incentrate sulla sconvolgente rivelazione della chiusura della produzione armi Stark. Pepper non era ancora riuscita a spiegarsi quest'improvvisa iniziativa di Tony, c'era sicuramente qualcosa che lo aveva turbato e segnato nel profondo durante la barbara prigionia in Afghanistan, che lo aveva allontanato da lei.

 

Con lo sguardo perso nel nulla si ritrovò a pensare a quei vicini e lunghi mesi passati senza di lui. Il silenzio assoluto incombeva nell'immensa villa ed ogni cosa le ricordava Tony, tanto che non era più riuscita ad abitare lì, facendola tornare dai suoi genitori che l'avevano accolta calorosamente. Ma nonostante ciò, il dolore per la sua mancanza persisteva nel suo cuore, distruggendola lentamente dall'interno. Lei lo amava. Ecco qual era la verità. Per questo quel periodo, passato a sperare in qualche buona notizia tra le continue lacrime, era stato terribile e straziante.

 

Quando le era giunta la notizia di Tony vivo e non più in pericolo, si era sentita come rinascere. Su quella pista nel momento in cui lo aveva visto scendere dall'aereo, aveva dovuto lottare con se stessa per non correre ad abbracciarlo e sentirlo di nuovo lì con lei.

 

Immersa in quei pensieri cadde tra le braccia di Morfeo, placidamente adagiata su quei morbidi cuscini, addormentandosi lieta per la prima volta dopo tanto tempo senza lacrime che le rigassero le guance.

 

Continua...

 

 

NdA:

Mettiamo subito in chiaro le cose... punto 1: sono pazza; punto 2: siete fortunati che io lo sia u.u Non so chi mi abbia spinto a fare una cosa del genere, ma quel capitolo che c'è qui sopra non era previsto sulla mia tabella di marcia... ho voluto unire il capitolo 4 e 5 xD Ho dovuto farlo! Quelle 4 paginette misere mi facevano piangere nella loro povertà! E poi come potevo solo permettervi di postarvi una simile cragnetta dopo tutte le recensioni stupende che ho ricevuto?! (*.* giuro che su questo fronte ho davvero gli occhi che scintillano! Non ho mai avuto così tnt recensioni e la cosa mi rende felice come winnie pooh cn un vaso di miele!) *ma che cavolo di paragoni sono?*

Bhè... non so se sia una buona notizia o meno, ma i futuri capitoli avranno mediamente questa lunghezza e non più come i primi xD

Cmq... tornando alla storia... finalmente siamo a Malibu e i nostri adorabili beniamini sono soli soletti *.* ma senza arrivare subito alle conclusioni... sn successe un po' di cose: battibecco in macchina (teneri lorooooo), conferenza stampa, Coulson (:D) ed alla fine villa Stark ;)

Ora spetta solo a voi il giudizio xD

Uuuuu avete visto?! Sn riuscita a rispondere alle recensioni! Anche se in questo campo sono una vera pippa ù.ù non so mai cosa dire e come ringraziarvi xD Scusate se non vi cito anche qui, ma sn un po' di fretta... perciò mi limiterò a ringraziare coloro che hanno aggiunto la storia alle seguite: nicolettasole, Grety, Tittili, JoJo92 e _M4R3TT4_; chi l'ha aggiunta alle preferite: nicolettasole, kagome50 e JoJo92 :)

Ora scappo xD Ditemi che pensate di questo chappy ;)

Alla prossima settimana!!!

Kiss

Sic :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

Il suono di avviso del tablet svegliò Pepper che non si rese subito conto cosa fosse accaduto. Controllò lo strumento tecnologico che la avvertiva dell'arrivo di ben cinque mail, non ci diede molta importanza e lo spense, poggiandolo sul comodino affianco al letto. Guardò l'orologio, rendendosi conto di essersi addormentata da un'ora.

 

-Jarvis,- lo richiamò, mettendosi seduta. -Tony è uscito dal bagno?- chiese, pronta per cercarlo in laboratorio sicura di trovarlo lì.

 

-Veramente no, signorina Potts. È da più di un'ora che non mi chiama. Credo sia saggio andare a controllare se si sente bene.- asserì il maggiordomo virtuale.

 

A quelle parole la preoccupazione si impossessò di lei che, senza dire altro, scattò in piedi e si diresse verso la camera del capo, timorosa del fatto che fosse successo qualcosa di grave. Trovò la porta della stanza aperta e vi entrò lentamente, guardandosi intorno con un po' di incertezza. Il bagno comunicante con la camera era chiuso e lì dentro c'era sicuramente Tony, si avvicinò alla porta e bussò piano.

 

-Tony, tutto bene?- chiese titubante. Nessuna risposta. -Tony, per favore mi risponda!- esclamò con voce più allarmata e preoccupata, bussò ancora, ma non ottenne alcun segnale di vita dall'altra parte della porta.

 

Il panico prese il sopravvento. Non sapeva cosa fare! Tony non rispondeva e, per quello che sapeva, poteva essere annegato nella vasca o caduto e si era fatto male! Con una mano afferrò la maniglia e, facendo un respiro a pieni polmoni, aprì la porta.

 

-È venuta a cercarmi, Pepper?- disse Tony tranquillamente, immerso fino al mento nell'ampia e lussuosa vasca da bagno piena di schiuma che copriva le sue grazie.

 

Sentendo la sua affermazione e vedendolo lì immerso nell'acqua, dalla bocca di Pepper uscì un urlo e subito dopo la porta venne richiusa con lei rossa dall'imbarazzo nascosta dietro.

 

-Dove va?!- le domandò Tony, sotto sotto divertito.

 

Dall'altra parte della porta giunse la voce di Pepper. -Ma lei hai intenzione di farmi morire?-

 

-Morire?! No, mai e poi mai.-

 

-Perchè non mi ha risposto prima?- chiese lei su tutte le furie e imbarazzata come non mai.

 

-Volevo che entrasse...- ammise sicuro che con quella risposta l'avrebbe fatta arrabbiare ancora di più.

 

-Ma lei è-

 

-Nudo. Sì, immerso sotto una nuvola di schiuma che protegge la visuale dei suoi occhi.- affermò divertito.

 

-Ma si rende conto che poteva esserle successo qualcosa? Ero preoccupata e chissà...- non riuscì a terminare la frase che Tony la interruppe.

 

-Era preoccupata?- disse mentre sul suo viso si dipingeva un sorriso compiaciuto. Pepper si morse il labbro inferiore, maledicendosi delle parole appena dette.

 

-La smetta! Dobbiamo parlare! Venga fuori da lì!- ordinò autoritaria.

 

-Io non mi muovo... se proprio ha voglia di parlare qui c'è una sedia che la aspetta!- enunciò, provocandola per vedere se aveva davvero il coraggio di rientrare nel bagno. Pepper cercò di ricomporsi e abbandonò le braccia lungo i fianchi, stringendo lievemente i pugni.

 

-Signor Stark...- cominciò con voce calma. -È da più di un'ora che è lì dentro in ammollo. Credo sia proprio il caso uscire... e poi mi sembra davvero inopportuno tenere una discussione in un bagno con lei immerso nella vasca.-

 

-Lei dice? Non l'ho mai fatto prima!- esclamò, sorridendo beffardo. -Andiamo, Pepper! Non mi dica che non ha il coraggio di entrare qui dentro!- la provocò, sistemandosi meglio nella vasca e appoggiando la testa sul bordo, rilassandosi completamente.

 

Quella frase colpì Pepper nell'orgoglio e così, raccogliendo tutte le forze e cercando di nascondere l'imbarazzo, aprì la porta ed entrò nel bagno, piastrellato di bianco con la vasca circolare ad una parete con dentro Tony che sorrideva soddisfatto. Fu investita dal profumo pungente del bagnoschiuma che caratterizzava pure la solita essenza di Tony, capace di mandarla quasi sempre fuori di testa.

 

-Sapevo che non mi avrebbe deluso! Avanti, si accomodi...- la invitò, indicando con un cenno del capo la sedia che distava di pochi metri dalla vasca.

 

Pepper abbassò lo sguardo, intanto che le sue gote si tingevano leggermente di rosso, si avvicinò alla sedia sedendosi e solo in quel momento si accorse di essere scalza. Nella fretta e nella preoccupazione si era dimenticata delle scarpe e ora si trovava lì, seduta nel bagno del suo capo a piedi nudi nel cuore della notte!

 

-Comunque vorrei ricordarle che questo non è un luogo adatto per una conversazione.-

 

-Sono d'accordo con lei!- la stupì, sorridendo da un angolo della bocca.

 

-E allora mi può spiegare perchè ha insistito tanto nel farmi entrare qui dentro?- chiese lei, incrociando le braccia al petto e cercando di mascherare la sua vergogna sotto quella dura corazza che era il suo orgoglio.

 

-Soddisfazione personale e poi...-

 

-Soddisfazione?!-

 

-Era lei che aveva tanta voglia di parlare! Non dia la colpa a me!- affermò sentendosi finalmente bene nel battibeccare con lei. Gli era mancata così tanto da farlo quasi impazzire.

 

-Bene!- esclamò con fare illuminato, e ciò preoccupò non poco Tony, che la fissò negli occhi. -Adesso parliamo! Ora mi dice con chiare parole che cosa le è saltato in mente alla conferenza!-

 

Tony divenne di colpo serio. -Ho preso una decisione e non ho intenzione di cambiare idea.- disse secco.

 

-Certo. L'azienda è sua e può fare quello che vuole, non sarò io a farle cambiare idea. Ma... la conosco troppo bene, Tony, e sono sicura che è stato qualcosa a farle prendere questa scelta. È vero?- domandò, guardandolo negli occhi scuri come le tenebre.

 

Tony si ammutolì e distolse lo sguardo da quello di lei, credendo che quegli occhi cerulei potessero leggergli dentro. Si sistemò meglio nella vasca, sollevando leggermente il petto sopra il pelo dell'acqua e Pepper notò immediatamente la lucina blu che si sprigionava dal suo torace.

 

La donna si inumidì le labbra con la lingua, deglutendo faticosamente, incerta se porre una domanda o meno. Alla fine prese coraggio.

 

-Cos'era quella luce?- Tony la guardò negli occhi, insicuro nel rispondere, ma d'altra parte cosa poteva pretendere? Era sicuro che prima o poi l'avrebbe scoperto. Fece uscire dall'acqua la parte superiore del torace, manifestando il reattore arc al centro del suo petto. -È quel qualcosa che mi ha fatto prendere quella decisione...- ammise amaramente.

 

Pepper guardava con occhi sgomentati la lucina che si liberava dal suo torace attraverso quel cerchietto che aveva visto sugli schermi dei computer in laboratorio. -Oddio...- sussurrò avvicinandosi una mano alle labbra.

 

Tony tornò a immergersi nella schiuma fino al collo, un po' a disagio per la situazione. -Cosa le hanno fatto?- gli chiese con voce tremante e gli occhi lucidi, che riuscì a nascondere a Tony, distogliendo abilmente lo sguardo.

 

-Se la vogliamo vedere in luce positiva: con questo mi hanno, anzi mi sono, salvato la vita... È un po' come il mio cuore. Comunque è “quell'altra robetta” in aggiunta ai graffi di cui dovevo parlarle...- disse, rimanendo vago sull'incidente e sulla reale utilità del reattore.

 

-Tony, la prego mi dica cosa le è successo...- Lui annuì e sorrise a mezze labbra, per poi tirar fuori le braccia dall'acqua e aggrapparsi ai bordi per uscire.

 

-Cosa sta facendo!?!?!- urlò Pepper, fermandolo appena in tempo.

 

-Esco da qui!- rispose lui retorico. -Lei stessa ha affermato che questo non è un luogo adatto per parlare!- affermò divertito dall'espressione e dal rossore comparso sul volto di Pepper.

 

-Non si muova da lì!- gli ordinò, incapace di affrontare quella situazione così particolare.

 

-Ma lei mi ha detto di uscire e ora lo sto facendo! Possibile che non riesco mai ad accontentarla?-

 

-Le ho detto di uscire quando ero fuori dal bagno! Lei è senza vestiti e io sono qui con lei!- esclamò autoritaria, gesticolando nervosamente.

 

Tony rise. -Andiamo! Non sia così schizzinosa, guardi che faccio palestra!- scherzò, continuando a ridere e alzandosi velocemente senza preavviso, mostrando senza vergogna suo marmoreo corpo.

 

Pepper urlò e immediatamente si girò, afferrando un asciugamano lì vicino per poi tirarglielo addosso sempre dandogli le spalle, subito dopo si coprì gli occhi con le mani, incredula di quello che stava succedendo. Era interessata a Tony, ma mica poteva mostrarlo così apertamente davanti a lui! -Si copra!- gli gridò nell'imbarazzo più assurdo.

 

Tony per quella reazione rise ancora di più, senza dire altro si legò l'asciugamano alla vita e uscì dalla vasca. -Sono coperto.- la avvertì, sorridendo.

 

-Tony, lei è un'imbecille!- affermò Pepper, scuotendo il capo e sorridendo nervosamente, non sapendo cosa fare.

 

-Non è la prima persona a dirmelo!- asserì, afferrando un altro asciugamano e tamponandosi il torace pieno di graffi. -Ora però possiamo andare a parlare fuori di qua...-

 

-Mi apra la porta, per favore.- disse Pepper, tenendo sempre le mani davanti agli occhi, ancora senza il coraggio di guardarlo in faccia.

 

Tony si avvicinò alla porta aprendola e in meno di due secondi Pepper uscì tenendo lo sguardo basso. -Si metta qualcosa addosso e venga fuori.- ordinò lei, facendo per uscire dalla camera da letto.

 

-Mi aspetti lì. Non ho voglia di scendere, sono stanco... Mi dia tre minuti e sono da lei.- la avvertì, chiudendo la porta del bagno.

 

Pepper sospirò. Possibile che Tony dovesse sempre farla impazzire?

 

Si guardò intorno, rimirando quella stanza dai colori chiari con l'ampia vetrata che dava sull'oceano; il grande letto primeggiava nella stanza con pochi mobili, tutto illuminato dalla luce bianca sfumata agli angoli superiori della stanza.

 

Il pavimento gelato sotto i suoi piedi le procurò un brivido che le percorse velocemente la spina dorsale, riportandola alla realtà e placando il rossore che divampava sulle sue gote. Non si era ancora cambiata d'abito e indossava i vestiti da lavoro.

 

Si guardò intorno con sguardo perplesso, quella stanza era singolare nel suo essere... Non rispecchiava per niente i gusti eccelsi di Tony, dando all'ambiente uno stato placido e allo stesso tempo crudo, privo di ogni colore allegro lasciando primeggiare il grigio chiaro accostato al bianco candido, i comodini erano privi di qualunque tipo di oggetto, lucidi e lisci per tutta la loro superficie; era come trovarsi in una stanza vuota. Pepper non era mai entrata prima di allora nella camera di Tony e se l'era immaginata totalmente diversa da come le si stava presentando davanti agli occhi. Si sentì a disagio tra le mura di quella stanza, all'apparenza triste e vuota.

 

Tony uscì dal bagno dopo pochi minuti con indosso solamente i boxer neri attillati e appeso intorno al collo il morbido asciugamano in spugna bianco. -Vestito e profumato!- Pepper, intravedendolo ancora mezzo nudo, si girò immediatamente, dandogli le spalle.

 

-Lei non è vestito! Un paio di boxer non possono eguagliare l'azione di tutti gli abiti.- asserì osservando il candido muro, incrociando le braccia al petto senza la minima intenzione di girarsi.

 

-Coprono quello che devono coprire. Avanti! Si giri! Come faccio a parlare con qualcuno che mi dà le spalle? Mi sento-

 

-ignorato? Bhè... è quello che provo continuamente io quando le parlo, inizialmente è un po' fastidioso, ma presto ci farà l'abitudine, non si preoccupi!- esclamò punzecchiandolo.

 

Tony sbuffò rumorosamente, assicurandosi di farsi sentire dalla segretaria che sorrise divertita. -Faccia come vuole... Di cosa stavamo parlando?-

 

-Del suo incidente e vorrei capire cos'è, cosa serva e perchè ha quella cosa incastonata al centro del torace.- disse con un po' di insicurezza nella voce, spaventata all'idea di scoprire la verità.

 

-Bhè... è tanta roba!- cercò di sdrammatizzare lui, continuando a guardare la schiena della donna, che però stette in silenzio. Lui si avvicinò al materasso, sedendosi ai piedi del letto e stropicciandosi gli occhi. -Ok... le dirò tutto. Però mi deve promettere che non mi interromperà.- affermò con voce seria, facendo preoccupare ancora di più Pepper.

 

Lei non rispose immediatamente, riflettendo sulle parole appena dette dall'uomo. -Pepper?- la richiamò come per assicurarsi la conferma.

 

La donna sussultò poi si strinse le spalle con fare insicuro: -Va bene. Vada avanti.- lo invitò, dandogli sempre le spalle e fissando la parete chiara.

 

-Come ben saprà, siamo stati attaccati durante il viaggio alla base aerea... La macchina davanti a quella dov'ero io è esplosa; i militari che erano con me hanno iniziato il contrattacco ma sono stati uccisi; sono uscito dall'auto e sono andato a ripararmi tra le rocce vicino alla strada; ho preso in mano il telefono per cercare aiuto e mi sono accorto troppo tardi che accanto a me era stato lanciato un missile esplosivo a sensore temporale... Sopra c'era scritto Stark Industries... mi è esplosa davanti e non sono riuscito ad evitarla...- disse quelle parole come un elenco puntato, privo di ogni emozione possibilmente provata. Pepper rimase sconvolta nel sentire la reale versione dei fatti e automaticamente si girò verso di lui, trovandolo seduto sul bordo del letto con i gomiti appoggiati alle ginocchia e la testa tra le mani.

 

-Esplodendo, sono schizzate come proiettili delle schegge che si sono conficcate nel mio petto nonostante avessi il giubbotto protettivo. Mi hanno catturato. Operato senza anestesia. Tolto un paio di schegge. Messo una calamita collegata ad una batteria, perchè alcuni frammenti puntavano verso il mio cuore e presto o tardi sarei passato a miglior vita. Sono stato torturato e costretto alla costruzione del missile Jerico, ma invece di fabbricare il razzo, ho creato questo, perchè mi tenesse in vita, e un mezzo per scappare.- terminò, socchiudendo gli occhi con ancora in mente i pensieri della sua prigionia. Non si accorse nemmeno che Pepper si fosse spostata vicino a lui, silenziosamente si era avvicinata, ascoltando agghiacciata le parole di Tony. Non disse nulla. Non c'erano parole che potessero consolarlo, avrebbe voluto abbracciarlo, facendogli sentire che lei era lì e non era solo, ma il loro rapporto professionale le impedì di fare tutto questo.

 

Con lo sguardo percorse la schiena dell'uomo in tutta la sua lunghezza, notando le ferite e i lividi che la ricoprivano, gli occhi le diventarono lucidi, rabbrividendo anche solo al pensiero delle torture che aveva dovuto subire. -Cosa le hanno fatto...- in un sussurro quella frase uscì involontariamente dalle sue labbra e sfiorò delicatamente con le dita la base della nuca di Tony, che a quel contatto aprì gli occhi accorgendosi che la donna era accanto a lui. Alzò il capo, permettendole di vedere anche le ferite riportate sul torace e il reattore arc, incontrò i suoi occhi azzurri che erano stati più volte momenti di pace dei suoi pensieri.

 

-Volevano uccidermi...- affermò alzandosi in piedi, ritrovandosi davanti a lei più bassa di qualche centimetro perchè priva dei suoi tacchi alti.

 

Pepper rimase come ipnotizzata davanti al corpo di Tony a pochi centimetri da lei, il cuore le batteva all'impazzata e la preoccupazione di impossessò di lei per tutti quei graffi che ricoprivano il torace di Tony. Senza alcun timore appoggiò una sua calda mano sul petto dell'uomo, spezzando quella loro distanza professionale e al contempo fisica. La voglia di abbracciarlo e baciarlo crescevano sempre di più nel suo cuore, finché non si rese conto di quello che stava facendo e allontanò immediatamente la mano come colpita da una scossa elettrica. Alzò lo sguardo incontrando i suoi occhi scuri e arrossendo imbarazzata.

 

-Deve medicare queste ferite e lividi...- disse, inventando una scusa valida e indietreggiando di poco. Tony sorrise, cercando di nascondere il dispiacere provato nella lontananza del suo lieve e dolce tocco.

 

-Non ne ho voglia. E poi non so come si fa.- rispose, alzando le spalle.

 

-Vorrà dire che dovrò aiutarla. E uno dei miei compiti dopotutto e poi non potrei mai lasciarla in questo stato!- esclamò lei, mascherando perfettamente le emozioni provate un attimo prima e dirigendosi verso il bagno.

 

-Già, sarebbe disumano! Vero?- chiese lui sarcasticamente, sedendosi nuovamente sul letto.

 

Pepper uscì dal bagno con in mano garze, disinfettante, batuffoli di cotone e crema. -Ne va del mio lavoro, non posso rischiare di essere licenziata perchè ho mandato il mio capo a dormire con tutte quelle ferite!-

 

-Ehy! Io quella roba non la voglio! Brucia!- esclamò Tony, riferendosi al disinfettante.

 

-La smetta di fare il bambino!-

 

-Lo dice solamente perchè non è lei con le ferite aperte!- asserì, intimandogli con la mano alzata di non avvicinarsi.

 

-Non le farà-

 

-Male?! Eccome se me lo farà!- sentenziò, alzandosi e allontanandosi di qualche passo da Pepper come per fuggire.

 

-Venga qui! Non ho intenzione di rincorrerla per tutta la casa!- gli disse, guardandolo indietreggiare lentamente. A quell'affermazione gli occhi di Tony si illuminarono, fissò prima Pepper poi la porta di qualche metro dietro le spalle della donna. Si passò la lingua sulle labbra mentre una brillante idea gli passò per la mente.

 

Pepper se ne accorse immediatamente. -Non si azzardi...- Ma non riuscì a terminare la frase che Tony era schizzato verso la porta correndo. Lei reagì di conseguenza e riuscì a raggiungere la porta prima dell'uomo, chiudendola e, appoggiandosi con la schiena alla superficie lignea, incrociò le braccia al petto guardandolo con sufficienza.

 

-Caz...- imprecò a denti stretti, pestando un piede a terra come un bambino. Pepper si morse il labbro inferiore, cercando di mascherare quel sorriso che le veniva spontaneo.

 

-Avanti! Adesso si sieda e non faccia i capricci!- gli ordinò, trattenendo a stento le risate. Si avvicinò all'uomo, dandogli una leggera spintarella verso il letto dove si sedette subito dopo, sbuffando sonoramente.

 

Pepper spruzzò un po' di liquido disinfettante sul batuffolo di cotone, avvicinandosi cautamente alla ferita ancora non del tutto cicatrizzata sulla spalla di Tony.

 

-Io non credo sia una buona idea...- disse Tony, spostandosi di qualche centimetro man mano che lei si avvicinava.

 

-Oddio! Signor Stark, non la facevo così fifone!- lo punzecchiò, convinta di colpirlo nell'orgoglio.

 

-Io? Fifone? Questa poi! Aaaaah!- urlò, non appena il cotone venne a contatto con la pelle senza alcun preavviso e subito scattò in piedi come una molla. -Ma è impazzita?- Lei lo afferrò per il polso, cercando invano di farlo risedere.

 

Tony fece resistenza tirando verso di sé e Pepper, non riuscendo a contrastare la sua forza, perse l'equilibrio finendo rovinosamente addosso al suo petto. Tony la sostenne al volo senza fatica, trovandosela d'un tratto tra le braccia con i visi vicinissimi tra loro. La voglia di baciare le labbra rosee della donna si impossessò della sua mente, facendolo sentire completamente stordito e perso nel cielo dei suoi occhi.

 

Il cuore di Pepper cominciò a battere all'impazzata tanto dal farle pensare che l'uomo che la teneva tra le braccia potesse sentire il tamburellare del suo cuore impazzito. Lo guardò con occhi smarriti, mentre le loro labbra si avvicinavano sempre di più l'una dall'altra.

 

-Signor Stark, l'assemblaggio è terminato con successo. Il nuovo reattore arc risulta funzionante grazie alla sua perspicace genialità.- la voce di Jarvis riportò entrambi nel mondo della realtà, facendoli riprendere la più completa lucidità che portò ad un imbarazzo ancora più marcato.

 

Tony allentò la stretta delle braccia che circondava il corpo della ragazza, che immediatamente arretrò guardando il pavimento e sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

 

-Grazie, Jarvis.- disse Tony, congedando il maggiordomo virtuale. -Scusi, non volevo farle perdere l'equilibrio...- affermò poi verso Pepper, interrompendo il silenzio che si era creato tra i due.

 

-Oh sì, ok... però... cioè... ora...- balbettò non del tutto ripresa dall'emozione provata dal quel loro contatto. -si sieda che finisco di medicarla.- terminò tutto ad un fiato.

 

-Ai suoi ordini.- rispose lui con un sorriso, smorzando la tensione creata in quel momento. Si sedette sul bordo del materasso senza obbiettare ancora inebriato del profumo della donna, che poco prima si trovava tra le sue braccia.

 

Continua...

 

 

 

 

 

NdA:

C'è mancato un peloooooo!!! E Jarvis ha rovinato tutto! *dà la colpa a quel povero maggiordomo virtuale qnd tutto ciò è scaturito dalla sua mente* u.u” Sono tremenda è vero ahahah Quei due muoiono dalla voglia di saltarsi addosso e io li blocco cn Jarvis!!! xD Ok, ora mi ricompongo :)

Dunque dunque dunque... Pepper comincia a capire cos'ha passato il suo adorato Tony *povero cucciolino ç_ç* E diciamo anche che da adesso la storia prende una piega diversa, mantiene sempre i punti fondamentali della vicenda ma cambierà qualcosina ^^ Non dico nulla xk altrimenti vi rovino la sorpresa del prossimo chappy xD

E ora i ringraziamenti :) grazie di cuore a tutti quelli che continuano a seguirmi lasciando recensioni che mi riempiono il cuore: JoJo92, mirianval, _M4R3TT4_, nicolettasole, Fipsi, MelaChan, _Maria_, Tittili, Julyet_M, MissysP e RoxyDowney.

In più grazie a love_vampire e valedisy per aver aggiunto la ficcy tra le seguite :)

Alla prossima settimana ;) Ditemi che ne pensate di qsto chappy ;)

Kiss

Sic

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

Pepper prese il tubetto di crema, versandone una piccola dose sulla punta delle sue sottili e affusolate dita. Avvicinò alla spalla di Tony la mano che iniziò involontariamente a tremare, chiuse gli occhi inspirando profondamente. Che le stava succedendo? Lo aveva medicato più di una volta e mai le aveva fatto quell'effetto. Probabilmente perchè le altre volte non era stata mesi senza vederlo e in quel momento l'amore che provava per Tony la stava completamente facendo impazzire! Cercò di non pensarci e, non badando al tremolio della sua mano, iniziò a spalmare delicatamente la crema sulla muscolosa spalla dell'uomo.

 

Tony nello stesso momento era in preda ad una lotta interna con la sua mente. Le carezze di Pepper gli avrebbero fatto perdere il lume della ragione, che stava lottando contro l'irrefrenabile voglia di riabbracciarla, baciarla, possederla per sempre e dirle quello che provava una volta per tutte come più volte aveva sognato di fare.

 

-Fatto!- esclamò la flebile voce della donna, riportandolo con i piedi per terra. -Credo sia meglio che indossi una maglia per evitare di sporcare le lenzuola...- affermò dirigendosi poi verso il bagno e facendo scorrere il getto d'acqua.

 

Tony la guardò sparire dietro la porta del bagno poi si alzò, entrando nella cabina armadio e recuperando una maglietta. Si passò una mano davanti agli occhi, cominciando a parlare con se stesso, cosa che ultimamente succedeva spesso. -Ma che mi prende? Possibile che mi faccia questo effetto?-

 

-Cos'ha detto?- chiese Pepper da fuori, credendo che stesse parlando con lei.

 

-Niente! Non ho detto niente!- si sbrigò a rispondere, uscendo dalla cabina armadio per poi infilarsi la maglietta scura che aderiva perfettamente ad ogni muscolo del suo busto. Facendo quest'azione il suo occhio cadde ai piedi della donna di fronte a lui a pochi metri.

 

-Finalmente la vedo abbandonare quei trampoli che usa come scarpe!- Pepper abbassò lo sguardo verso i suoi piedi nudi. -Dove sono finite?-

 

-Non ho avuto tempo di infilarle! Gliel'ho detto: credevo che le fosse successo qualcosa in bagno.- ammise, facendo spallucce e stringendo le mani tra loro. -La cosa la disturba?-

 

-No no. Affatto! Anzi, la preferisco alta così...- affermò, non smettendo di scrutare il corpo perfetto della segretaria.

 

-Bhè... allora io andrei...- disse lei, accennando all'uscita.

 

-Di già?- esclamò, dimostrando il suo dispiacere questa volta per niente sarcastico. Pepper si voltò verso di lui abbastanza stupita e piacevolmente colpita per il tono desolato nella sua voce.

 

-Posso fare altro per lei?- domandò premurosamente come sempre faceva.

 

Tony non rispose, abbassando lo sguardo verso il pavimento. In verità c'era qualcosa che lei poteva fare per lui... Avrebbe voluto stringerla tra le braccia, baciarla, averla... amarla. Quel sentimento, che si era amplificato ancora di più per quel lungo periodo passato lontano, lo stava facendo impazzire. Si sentiva diverso e vulnerabile... aveva bisogno di lei. Inspirò a pieni polmoni, chiudendo gli occhi sempre tenendo la testa china, in lui c'era il desiderio di dirle tutto, ma non riuscì a proferir parola.

 

Pepper si preoccupò per quella reazione così poco attinente al carattere euforico e spigliato di Tony che tutto il mondo conosceva. Si avvicinò con cautela arrivando accanto all'uomo che teneva la testa bassa, gli posò delicatamente una mano sulla spalla. -Tony, tutto bene?-

 

Sentendo il contatto della sua mano e la sua angelica voce, Tony aprì gli occhi notando le gambe della donna accanto a lui, alzò il capo per poi immergersi nei profondi occhi di lei, che lo guardavano con apprensione.

 

Lui accennò un sorriso, sollevando da un lato un angolo della bocca. -Posso fare qualcosa per lei?- richiese per assicurarsi che stesse davvero bene.

 

A quella domanda Tony non ce la fece più, stava lottando con se stesso e in quel momento la sua parte irrazionale ebbe la meglio, come sempre d'altronde. -In effetti qualcosa c'è...- Fu un attimo e Pepper si ritrovò stretta contro il corpo dell'uomo in un abbraccio che la circondava completamente. Il caldo respiro di lui le sfiorò il collo, mentre le sue braccia forti la cingevano in una stretta bisognosa, ma al tempo stesso delicata, capace di toglierle ogni capacità di movimento e ragione.

 

La donna rimase immobile e irrigidita con le braccia abbandonate lungo i fianchi, mentre Tony la stringeva a sé con un contatto del tutto nuovo tra loro. Un turbine di pensieri le attraversò la mente, ricordando quante volte avesse desiderato averlo così vicino e in quel momento non seppe neanche come reagire.

 

Tony rimase leggermente scosso dalla reazione di Pepper, che si ostinava a starsene immobile senza dire niente. Aveva sbagliato tutto, non avrebbe dovuto spezzare quella loro distanza sia materiale che professionale. Stava rovinando tutto. Fece per allontanarsi quando sentì le delicate mani della ragazza poggiarsi sulla sua schiena e stringerlo in un abbraccio.

 

Pepper rilassò i muscoli e si sciolse tra le braccia dell'uomo che la teneva accanto. Inspirò profondamente inebriandosi dell'irresistibile profumo della pelle dell'uomo; dopo mesi si sentiva di nuovo bene e lo stesso valeva per lui.

 

Tony si allontanò da lei di qualche centimetro, permettendo che i loro occhi si incontrassero. Con il pollice le accarezzò la guancia, percorrendo lievemente i lineamenti delicati della sua mandibola, mentre lei gli posava con titubanza una mano sul pettorale scolpito.

 

Avvicinò il viso a quello di lei e avvertì il calore del suo respiro quando le sfiorò le labbra una volta, poi un'altra. Pepper chiuse gli occhi completamente incantata e non credendo a quello che stava per succedere... lo aveva desiderato per così tanto tempo.

 

Le loro labbra si sfiorarono nuovamente per una terza volta, quando Pepper si sporse in avanti verso di lui, incontrando le sue labbra e baciandolo sul serio come entrambi desideravano da tempo.

 

Tony affondò una mano tra i capelli setosi di Pepper e la baciò con tutto se stesso: quello che era e quello che avrebbe voluto essere. Lei si alzò in punta di piedi passandogli le mani intorno al collo, per approfondire quel bacio da farle perdere il lume della ragione. Una scossa di piacere le percorse velocemente la spina dorsale risalendo la schiena fino ad arrivarle alla base del collo e d'un tratto riprese lucidità accorgendosi di quello che stava per succedere e che era in parte già successo.

 

Si allontanò da lui velocemente, lasciandolo stordito e attonito per quella immediata lontananza, fece qualche passo indietro, strabuzzando gli occhi con la bocca socchiusa senza saper cosa dire; l'unica cosa che le venne d'istinto fare fu andarsene.

 

Corse fuori dalla porta, lasciando Tony, ancora in preda ad un turbine di emozioni, in piedi al centro della stanza con gli occhi fissi verso il punto in cui l'aveva vista fuggire. Sbatté più volte le palpebre prima di riprendere lucidità, sentiva ancora le sue morbide labbra sulle proprie, percependo uno stato di fuoco e calore sul collo dove lei aveva posato le mani poco prima.

 

Fece qualche passo indietro per poi lasciarsi cadere sul letto, guardando un punto indefinito sul soffitto. -Stupido... Bravo Tony, davvero complimenti!- disse cominciando a parlarsi da solo. -È mai possibile che non puoi contare fino a dieci prima di agire?-affermò preoccupato, passandosi le mani sul viso.

 

Intanto Pepper scossa come non mai era corsa nella sua stanza chiudendosi la porta alle spalle e poggiandosi ad essa. Un brivido le percorse il corpo. Ora cosa avrebbe dovuto fare? Dopotutto era stata lei a baciare lui. Lei si era sporta verso le sue invitanti labbra che avevano risposto al bacio con ardore.

 

Con le dita si sfiorò leggermente le labbra, sentendo ancora il sapore di lui scorrerle in corpo come se quel loro bacio fosse bastato per renderli una cosa unica. Ancora leggermente scossa si diresse verso il bagno adiacente alla sua stanza e, levatosi i vestiti, si abbandonò sotto lo scrosciare tranquillo e rilassante dell'acqua. Le goccioline percorrevano il suo esile e perfetto corpo come una carezza, tanto che le fecero desiderare le mani di Tony sfiorarle la pelle nivea e delicata.

 

Scosse il capo, rimuovendo, o almeno tentando di rimuovere, quel pensiero dalla sua mente. Chiuse l'acqua per poi avvolgersi nel morbido asciugamano. Osservò il suo riflesso allo specchio e si sciolse i capelli che mossi e setosi si abbandonarono sulle sue spalle, affondò le dita nella chioma rossiccia, tirando indietro qualche ciuffo che le era ricaduto sul viso.

 

Si morse il labbro inferiore con fare insicuro. Ora si era messa proprio in un bel casino! Tony aveva scoperto che era attratta da lui e questa non era cosa da poco: il loro rapporto professionale sarebbe del tutto mutato nel peggiore dei modi, facendo discendere su di loro un velo di imbarazzo e al contempo freddezza. L'unica soluzione che decretò possibile in quel momento furono le immediate dimissioni.

 

L'allontanamento era la soluzione più adatta. D'un tratto però le ritornarono alla mente le parole del colonnello... Se era vero che Tony avesse detto il suo nome prima di svenire, allora aveva veramente bisogno di lei e provava qualcosa di più che una semplice e frivola attrazione fisica.

 

Pepper sospirò confusa come non mai. Una tale situazione era davvero complicata da affrontare...

Uscì dal bagno, avvolta dall'asciugamano bianco. Lo sguardo le cadde sull'ora, erano quasi le tre del mattino, però la stanchezza le era del tutto estranea dopo quello che aveva passato.

 

Si vestì, indossando un leggero pigiama, composto da canottiera e pantaloncini di raso dal color rosa perla, poi si infilò sotto le coperte circondata da un gran numero di cuscini. Si sedette poggiando la schiena alla testiera del letto.

 

Come poteva anche solo pensare di dormire? Non riusciva a rilassarsi e la sua mente elaborava un pensiero dietro l'altro alla velocità della luce! Dopo qualche minuto prese una decisione: l'indomani mattina avrebbe dovuto affrontarlo e a seconda del comportamento di Tony avrebbe agito di conseguenza. Due erano i casi: il primo era che Tony avrebbe finto di cancellare dalla mente quell'accaduto, facendo sì che lei non tornasse più sull'argomento; il secondo prevedeva una contorta conversazione sull'accaduto e se fosse stato necessario: la presentazione di immediate dimissioni.

 

Sospirò rassegnata, raccogliendo le gambe al petto e circondandole con le braccia. Appoggiò il mento sulle ginocchia nude, guardando un punto fisso di fronte a sé. Decise che una bella dormita l'avrebbe calmata e fatta ragionare meglio... dopotutto la notte porta consiglio.

 

Accadde qualcosa di inaspettato: sentì bussare. Pepper sgranò gli occhi e riemerse dai suoi pensieri, volgendo lo sguardo verso la porta col dubbio di aver sentito male. Sbatté le palpebre più volte ascoltando il silenzio, forse si era sbagliata e quel rumore era solo il frutto della sua immaginazione.

 

Quando, però, il rumore sordo, composto da due suoni secchi e decisi, si liberò nuovamente nell'aria, facendogli capire che c'era qualcuno dietro la porta e quel qualcuno poteva essere solamente Tony.

Venne, per così dire, colta alla sprovvista. Aveva pensato a tutte le possibili reazioni dell'uomo l'indomani mattina, ma la possibilità che lui la cercasse proprio in quel momento non le aveva sfiorato affatto la mente.

 

Non sapeva proprio cosa fare in quella situazione, farlo entrare era escluso! Non si trovava nelle condizioni più presentabili: le gambe quasi del tutto scoperte, le braccia pure... sarebbe stato del tutto imbarazzante e sconveniente.

 

Preso un grande respiro, parlò: -Chi è?- dopo aver detto quelle parole si rese conto della loro stupidità. Chi poteva essere oltre a Tony visto che erano gli unici ad abitare in quell'immensa villa?

 

-Sono Tony.- rispose lui, dall'altro lato della porta.

 

-Cosa c'è?-

 

-Vorrei parlare...- la sua voce era cupa e bassa. -Posso entrare?- aggiunse poi.

 

Pepper esitò nel rispondere, la situazione la agitava parecchio, poi, coprendosi le gambe con la coperta e afferrato il tablet dal comodino, nel tentativo di trovare qualunque espediente per giustificare il fatto che non dormisse, acconsentì la richiesta del suo capo.

 

Tony aprì la porta ed entrò, per poi richiudersela alle spalle. Rimase a rimirare l'ambiente così diverso dalla sua stanza, in un certo senso più accogliente e caldo. Primeggiava il colore arancione e i mobili erano di mogano, tutto illuminato da una luce gialla agli angoli del soffitto. La sua stanza a confronto sembrava fredda e triste come una camera d'ospedale dove tutto tendeva al color bianco e grigio.

 

La vide seduta nel letto con le gambe rannicchiate e il copriletto arancione a proteggerle, in mano reggeva il suo inseparabile tablet. Evidentemente stava ancora lavorando a qualcosa...

 

-Ancora sveglia?- chiese lui, avvicinandosi lentamente. Ora era vestito, indossava un paio di bermuda, la maglietta di poco prima e con la mano destra reggeva un bicchiere di latte.

 

-Non riesco a dormire...- disse lei, facendo spallucce e cercando di mascherare il suo imbarazzo.

 

Tony annuì, accennando un sorriso a mezze labbra. -Lo immaginavo... Ti ho portato del latte, dicono che concilia il sonno, ma non sono sicuro della veridicità.- affermò, spezzando quel loro legame professionale, dandole un più personale “tu”. Lei se ne accorse immediatamente e non riuscì a dire niente, più precisamente non sapeva cosa dire o come comportarsi. Nella sua mente si ripeteva all'infinito l'immagine di Tony che la abbracciava, portando poi quel bacio, consapevolmente desiderato.

 

Tony poggiò il bicchiere sul comodino di fianco al letto, poi si allontanò di qualche passo mentre Pepper fissava lo schermo scuro dell'oggetto tecnologico tra le sue mani, tutto accompagnato da un imbarazzante silenzio. Lui schioccò le dita, spostando il peso prima su una gamba e poi sull'altra con fare evidentemente nervoso.

 

-Come mai tutti quei cuscini?- domandò poi, smorzando il silenzio e indicando con un dito i numerosi guanciali appoggiati sul letto.

 

-Come?- chiese lei, alzando gli occhi e incontrando quelli scuri e profondi di lui.

 

-I cuscini... perchè così tanti?- richiese, accennando con il capo il materasso. Lei posò lo sguardo sull'altro lato del letto, ricoperto da un numero eccessivo di cuscini.

 

-Per occupare spazio. Un letto a due piazze è troppo grande... non mi piace lo spazio libero.- rivelò senza esitare, riponendo il tablet sul comodino e stringendo le gambe al petto.

 

-Ah... bhè potrei prendere un letto più piccolo, per me non è un problema. È scritto sul contratto.- disse lui, ricordando il particolare accordo lavorativo, che le assicurava qualsiasi cosa avesse avuto bisogno.

 

-No, no, non importa. Non si preoccupi...- disse lei, mantenendo sempre il solito “lei” per parlargli. Tony lo notò e si maledisse per la sua sfrontatezza, si passò una mano sul volto un po' insicuro se affrontare o meno l'argomento per cui era venuto da lei.

 

-Senti... Per dieci minuti cerchiamo di parlare come due amici, non darmi del “lei” perchè altrimenti la cosa non mi aiuta... va bene?- disse, cominciando a gesticolare. Lei annuì senza aggiungere altro. -Ok... Dunque come cominciare?- chiese un po' a se stesso, grattandosi la testa e cominciando a passeggiare avanti e indietro.

 

Il cuore gli batteva all'impazzata nel petto come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere, gli mancavano le parole per giustificarsi di quello che era successo, anche se non si era per niente pentito di quello che aveva fatto. Impossessarsi delle sue morbide labbra con un bacio era una delle cose che desiderava di più al mondo e che poteva comprare solo con l'amore che provava per lei. Un solo bacio gli era bastato per far nascere mille emozioni mai provate prima e come se non bastasse quello sfiorare delle loro labbra avrebbe potuto allontanarla per sempre.

 

Sbuffò indeciso e poi si sedette sul bordo del materasso ai piedi del letto, cominciò a fissare un punto fisso sul pavimento, cercando di riordinare le idee e pronunciare una frase a senso compiuto.

 

Ma il silenzio fu interrotto da Pepper. -Non so cosa mi sia preso prima. Non ero in me...- affermò lei, abbassando lo sguardo, mentre Tony la fissò basito.

 

-Piuttosto il contrario. Io non dovevo avvicinarmi così tanto, ma non credere che il mio sia stato solo un impulso.-

 

-Cosa stai cercando di dirmi?- domandò Pepper, mordendosi il labbro inferiore insicura sul quello che Tony stava per rivelarle. Lui abbassò nuovamente lo sguardo, non riuscendo a sostenere i suoi occhi cerulei.

 

-Devo ritenermi fortunato se sono vivo. Ho sempre pensato solo a me stesso, ma dopo quello che ho passato devo confessarti che un'altra persona ha trovato spazio tra i miei pensieri...- Pepper lo guardò confusa non capendo cosa volesse dire o a chi si stesse riferendo. -Ho avuto una seconda possibilità e non voglio sprecare la mia vita... Voglio che quella persona, che mi ha aiutato a trovare coraggio quando mi hanno catturato, stia accanto a me. Ho bisogno di lei...-

 

Quelle parole la confusero ancora di più. Tony innamorato? Di chi? E soprattutto perchè veniva a raccontarlo proprio a lei? E da quelle constatazioni l'unica cosa certa per Pepper era il fatto che non si parlasse di lei: si sentì distrutta dentro e il suo cuore si frantumò come una fragile lastra di vetro schiantatasi a terra; abbassò gli occhi che le si riempirono di lacrime. Si era illusa... per Tony lei sarebbe sempre stata la sua assistente o anche un'amica, ma niente di più. Senza essere vista si asciugò le lacrime, umettandosi le labbra con la lingua.

 

-Cosa devo fare?- chiese Tony dopo qualche secondo di silenzio. La guardò negli occhi, sperando che lei trovasse una soluzione a quel suo agognato amore.

 

-La ami?- chiese lei con voce strozzata.

 

Lui posò lo sguardo sulla luce che rifletteva contro il soffitto e sorrise. -Molto probabilmente...-

 

Un'altra pugnalata. Pepper deglutì a fatica, osservando quel sorriso sincero, che l'aveva fatta innamorare, accendersi sul viso di Tony. -Allora dovresti cercarla e dirle che hai bisogno di lei...- affermò sinceramente anche se la cosa la rattristava parecchio.

 

-Dici?- domandò Tony con un tono abbastanza allegro. Lei annuì debolmente continuando a guardarlo negli occhi, che avevano iniziato a brillare di felicità. -Allora è quello che farò!- esclamò sorridendo. -Grazie, Pepper. Come sempre non mi deludi mai!- si alzò in piedi, dirigendosi verso l'uscita della stanza. -Buonanotte.- disse prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle.

 

-Buonanotte...- sussurrò lei, mentre una lacrima le rigava la guancia. Si alzò dal letto per andare verso il bagno, ma neanche tre secondi dopo, Tony riaprì la porta senza preavviso col sorriso sulle labbra. Lei lo fissò in piedi non capendo cosa volesse ancora.

 

Tony si avvicinò a Pepper fino ad arrivarle di fronte. -Ho bisogno di te.- Lei lo fissò incredula, credendo di sognare, quando il contatto delle labbra di Tony sulle sue le fece capire che si trattava di semplice e pura realtà. Socchiuse leggermente la bocca per permettere alle loro lingue di incontrarsi, a quel punto ebbe la certezza che mai avrebbe potuto vivere senza di lui e la stessa cosa valeva per Tony.

 

Pepper, travolta da quel meraviglioso bacio, gli passò le mani dietro la nuca, immergendo le dita tra i suoi capelli scuri. Tony udì un lieve mormorio soddisfatto quando le cinse il bacino con le braccia, avvicinandola al suo corpo.

 

-Sei pazzo...- disse lei tra i tanti baci che si scambiavano.

 

-Sì...- affermò Tony. Le sfiorò le guance e il collo, mordicchiandole delicatamente il lobo dell'orecchio. -Pazzo di te.- Tornò a baciarla sulle labbra con ancora più trasporto, lasciando che le loro lingue danzassero con passione. La spinse lievemente indietro, adagiandola sul materasso e seguendola di rimando come se anche solo un secondo passato lontano da lei potesse essergli fatale.

 

La sovrastò col proprio corpo e, senza lasciare che il suo peso gravasse su di lei, fece leva sulle braccia, continuando a baciarla con dolcezza. Una delicatezza che mai aveva usato con nessuna, era qualcosa di nuovo per lui... La stava amando con tutto se stesso. Con tutto il corpo, con tutta l'anima e con tutto il cuore.

 

D'un tratto sentì le guance della ragazza umide di lacrime, si allontanò lievemente, preoccupato per quella reazione. -Perchè piangi?- chiese, passandole un pollice sulla guancia destra per asciugarla dalle lacrime.

 

Lei sorrise. -Perchè sono felice...- ammise, sporgendosi in avanti per impossessarsi nuovamente di quelle labbra che aveva desiderato come non mai.

 

La mano di Tony percorse lentamente la coscia nuda della ragazza, che a quel contatto rabbrividì di piacere, la trasse più a sé, stringendola in un abbraccio forte come se da un momento all'altro potesse svanire nel nulla.

 

Con grande stupore di Tony, fu Pepper a prendere l'iniziativa. Le minute mani della ragazza scivolarono sotto la maglietta di lui, percorrendo gli addominali come scolpiti nel marmo, finché gli sfilò la maglia, scoprendo il suo petto e le sue spalle tornite. Si sporse verso di lui, in modo tale da farlo distendere di schiena, mentre continuavano a baciarsi e carezzarsi tutto il corpo.

 

-Luci...- disse lei tra un bacio e l'altro. A quel comando le luci della stanza si affievolirono sempre più fino a quando non si spensero del tutto, solo il chiarore della luna entrava timido dalla finestra tinteggiando d'argento l'ambiente. In quel momento Pepper si distanziò lievemente, accorgendosi solo allora della lucina blu che si sprigionava dal petto dell'uomo, ci passò sopra le dita affusolate, rimanendo rapita a fissare quel fievole bagliore.

 

Tony rimase qualche secondo incantato a guardarla. I capelli sciolti spostati tutti da un lato permettevano alla luce del reattore di evidenziare i suoi delicati lineamenti del viso, del collo e del petto. Le posò una mano sulla guancia, facendo sì che incontrasse i suoi occhi. -Mi sei mancata...- ammise. Lei sorrise, per poi chinarsi su di lui e delicatamente poggiò le labbra sul reattore arc, lasciandogli un tenero bacio, risalì verso il collo, ispirando a pieni polmoni il suo inebriante profumo. -Anche tu...- gli sussurrò all'orecchio.

 

Lentamente e delicatamente si sfilarono a vicenda gli ultimi indumenti che separavano i loro corpi. Non c'era più l'imbarazzo provato prima, il desiderio e gli intensi sentimenti andavano ben oltre alla ragione. Una volta nudi, i baci cominciarono a farsi più passionali, le carezze più travolgenti e la passione e la voglia accrescevano sempre più velocemente. Le loro mani si cercavano e le loro labbra si volevano, nell'aria si sentivano solo sospiri, ansimi, gemiti e schiocchi di baci sulla loro pelle.

 

Tony passò le mani sulla schiena di lei e, facendola aderire perfettamente al suo torace, si girò ritornandole sopra come all'inizio. Quanto aveva desiderato quel momento nemmeno lui lo sapeva, ma era consapevole che quello che stava provando era unico e nuovo. Continuò a baciarla lentamente apprezzando ogni singolo secondo insieme a lei.

 

-Tony...- lo chiamò tra i baci.

 

-Sì?- disse, continuandole a baciare il collo con dolcezza.

 

-Tony...- lo richiamò, cercando di attirare la sua attenzione. Lui sollevò lo sguardo fino ad incontrare i suoi occhi, illuminati dal chiarore della luna. La guardò preoccupato, credendo che la ragazza si fosse pentita di quello che stava succedendo, ma subito il suo cruccio fu eliminato dalle parole di lei. -...ti prego, non lasciarmi mai più.-

 

-Te lo prometto. Non posso vivere senza di te.- le confessò per poi avvicinarsi alle sue labbra stese in un sorriso. Le loro menti lasciarono che la passione li travolgesse; Tony si sistemò meglio tra le sue gambe, fino a quando non entrò in lei con un movimento deciso e al contempo delicato. Pepper si lasciò sfuggire un urlo, che venne bloccato sul nascere dalle labbra di Tony sulle sue con un bacio passionale e travolgente.

 

Fecero l'amore senza fretta, assaporando ogni momento come se fosse l'ultimo. Tony si muoveva piano sopra di lei, desiderando che non finisse mai. La sentì fremere ripetutamente sotto il suo corpo, mentre le sue esili mani si aggrappavano alla muscolosa schiena di lui, finché insieme con la loro danza passionale raggiunsero l'apice dell'amore.

 

Lo fecero una seconda volta, poi una terza, fino a quando stremati ma felici si addormentarono abbracciati l'uno all'altra.

 

Continua...

 

 

 

 

NdA: Saaaaalve xD

Dunque... mi sento un po' in imbarazzo se devo dirla tutta u.u è la prima volta che mi spingo così al largo e sinceramente non so prpr se me la sono cavata o meno xD Sta solamente a voi il giudizio!

Bhè... a questo punto avrete capito perfettamente cosa intendevo con remake del film u.u eheheh sinceramente parlando io avrei preferito vedere questa versione dei fatti, ma ahimè ci siamo dovute accontentare di... di cosa?!?!? Di niente! Perchè non c'è stato niente! Neanche un bacio!!! Ci mancava un pelo su quel benedetto terrazzo e??? Cavolo! Peggio dell'intervento di Jarvis alla fine dello scorso chappy xD Ok... ora la smetto col delirio e torno alla storiella u.u Quindi prima quel bacio che ha sconvolto tutti e due, poi Tony fa l'ambiguo e... <3 <3 <3 Come poteva essere altrimenti? Sono rimasta un po' vaga se no avrei dovuto mettere raiting red e sinceramente non mi andava xD Cmq... che ne pensate?! Devo proprio saperlo altrimenti ne esco matta xD

Però ora arrivano come sempre i ringraziamenti a ttt quelli che hanno lasciato un commento al prossimo chappy :) Grazie a: Fipsi, RoxyDowney, MissysP, _Maria_, mirianval, MelaChan, _M4R3TT4_, nicolettasole, Julyet_M e Tittili.

E si aggiungono i ringraziamenti a cerridwen e JustMyImmagination per aver aggiunto la storia tra le seguite. :)

A questo punto vi saluto e vi auguro buona notte ;)

Alla prossima settimana ;)

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

Le prime luci del giorno entrarono fievoli dalla vetrata, rischiarando la stanza, le candide lenzuola e i loro corpi stretti in un dolce abbraccio.

 

Tony con un po' di fatica aprì gli occhi, sveglio dopo quella notte che mai avrebbe scordato, si inebriò del profumo delicato e al contempo penetrante della ragazza, che stringeva tra le braccia. Un profumo che aveva uno strano effetto su di lui, gli entrava nelle vene e veloce pulsava all'interno del suo corpo, arrivando infine alla testa e stordendolo come mai aveva provato; dopotutto lei era così: unica e rara.

 

Disteso di fianco col torace che ritmicamente ad ogni respiro premeva lievemente contro la schiena liscia e delicata di Pepper, che ancora dormiva placidamente, inspirò a fondo il suo particolare profumo con il viso immerso nei setosi capelli ambrati, provando ancora una volta quel brivido di piacere nell'averla accanto.

 

Un braccio stirato sotto il capo della ragazza e l'altro a cingerle i fianchi per poi stringere la sua mano, intrecciando le dita con quelle sottili e affusolate di lei, entrambi coperti dal leggero lenzuolo; Tony si distanziò leggermente da Pepper, alzando il capo per controllare lo stadio del sorgere del sole, era ancora presto il cielo presentava ancora qualche sfumatura violacea tipica dell'aurora.

 

Pepper, per l'allontanamento del corpo caldo di Tony, si girò accoccolandosi a lui nel tentativo di ricerca di un po' di tepore. L'uomo trattenne il respiro senza fare alcuna mossa, temendo di averla svegliata, ma subito si rincuorò quando la vide con le palpebre abbassate, che nascondevano i suoi meravigliosi occhi azzurri.

 

Abbandonò la testa sul cuscino, osservandola affascinato. Era bellissima, quasi irreale come una ninfa delle foreste incantate, irraggiungibile a qualunque essere esistente tranne a lui. Dopo anni passati insieme come conoscenti, erano riusciti a superare quella barriera inscindibile che li divideva, lasciando che i loro sentimenti venissero rilevati per quello che realmente erano.

 

Le accarezzò la schiena, percorrendola teneramente con la mano per tutta la sua lunghezza. Si fermò a pensare che mai aveva tenuto ad una donna così tanto come a Pepper, era la prima volta che faceva effettivamente l'Amore. Tutto era diverso, speciale, unico e grazie a lei aveva scoperto quel nuovo sentimento a lui estraneo che tutti chiamavano Amore.

 

A occhi esterni quella situazione risultava del tutto plausibile; il mondo lo conosceva come playboy e il pensiero che prima o poi avrebbe portato a letto anche la personale assistente era assodato. Ma qualcosa c'era che il mondo non sapeva: Tony si era sempre pentito di essersi divertito futilmente con quelle donnicciole, tanto da non calcolare la loro presenza già al mattino seguente. Era sempre stato un errore, ogni donna che si ritrovava tra le lenzuola era un errore. Istinto animale, semplice divertimento o addirittura sport? Neanche lui era in grado di dargli una vera e propria valutazione.

 

Con lo sguardo percorse i lineamenti delicati del suo viso, soffermandosi poi sulle labbra sottili leggermente socchiuse. Di una cosa fu assolutamente certo in quel momento: lei non era stato un errore.

 

Sorrise, mentre con delicatezza le scostava una ciocca di capelli dal volto, ridusse la distanza dei loro visi per poi lasciarle un leggero bacio all'angolo della bocca.

 

Con molta cautela scese dal materasso, cercando in giro per la stanza i suoi boxer, ma dopo un paio di minuti di agognata ricerca ancora non li trovò. Si grattò la testa confuso, osservando tutti gli indumenti gettati sul pavimento per foga dei loro desideri.

 

Dove diavolo sono finiti? Devono per forza essere qui!” pensò, ripercorrendo mentalmente com'era andata la nottata. Si guardò attorno ancora una volta, quando intravide un indumento ad un angolo della stanza. Si avvicinò, raccogliendoli. Li aveva trovati! Velocemente infilò i boxer neri, quando si accorse della distanza dal letto, era veramente eccessiva; rise scuotendo il capo per poi uscire dalla camera e donandogli un ultimo sguardo prima di socchiudere la porta.

 

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Un brivido di freddo le percorse la schiena interamente, svegliandola da quel meraviglioso momento di tranquillità della sua mente. Aprì gli occhi sbattendo le palpebre più volte per mettere a fuoco le immagini davanti a sé, ma subito le richiuse, stiracchiandosi un po' e sorridendo. Aveva fatto un sogno meraviglioso, un sogno che da anni desiderava.

 

Si appoggiò di nuovo sul fianco, stringendosi le braccia al petto, riaprì gli occhi con la testa adagiata sul morbido cuscino. Mise a fuoco l'immagine davanti a sé, non credendo ai suoi occhi: sul comodino stanziava un singolare bicchiere con del latte... “Come nel mio sogno...” pensò inizialmente, poi realizzò che quello che aveva passato non era stata solamente una fantasia.

 

Solo allora si accorse del suo corpo nudo arrotolato tra le candide lenzuola, si tirò su col busto per osservare meglio la stanza. A terra giacevano degli indumenti, e cosa più importante non erano solamente i suoi. Le idee si fecero più nitide nella sua mente, ricordando alla perfezione ogni singolo minuto, anzi ogni singolo secondo passato tra le braccia di Tony.

 

Tony... Appunto. Lui dov'era? Il timore di esser stata usata attraversò i suoi pensieri. Non poteva essere successo realmente, non dopo quello che si erano detti, i veri sentimenti che lei provava e le parole che le aveva sussurrato lui all'orecchio facendo l'amore... Tutto quello non poteva essere solamente finzione.

 

Con il busto avvolto dal lenzuolo si passò le mani tra i capelli, cercando di mantenere la calma e non impazzire, le venne quasi da piangere e non riusciva a spiegarsi il perchè. Forse per paura di trovare un Tony del tutto indifferente a quello che era successo tra loro quella notte, l'amore che provava lei era sincero, ma che dire di lui? Erano veri i sentimenti che le aveva confessato o era semplicemente stato un bravo attore?

 

Il rumore della porta che si apriva, la destò dai suoi pensieri. Sollevò i suoi meravigliosi occhi cerulei puntandoli incredula verso l'uomo, che cercava di aprire la porta, mantenendo in equilibrio tra le mani un vassoio ricolmo.

 

Tony cercava di fare più silenzio possibile, quando si accorse di esser osservato. -Buongiorno!- affermò con un sorriso, entrando definitivamente nella stanza con grande vassoio in mano, indossando solamente quei semplici boxer scuri e una maglietta che celava la lucina incastonata nel suo torace. -Ho portato la colazione!- enunciò, avvicinandosi al letto.

 

Tony appoggiò il portavivande ai piedi del materasso poi si avvicinò a Pepper, che lo fissava senza dire una parola con il cuore che batteva all'impazzata. Si guardarono per qualche secondo negli occhi. -Ehy! Che succede?- chiese lui, notando la strana reazione della donna. -Pepper, tutto bene?- ridomandò, passandogli il dorso di una mano sulla guancia.

 

Lei senza proferir parola, si sporse verso di lui, cingendogli il collo con entrambe le braccia e baciandolo sulle labbra. Inizialmente Tony fu colto alla sprovvista da tale azione, poi però rispose al bacio con egual passione.

 

-Ti prego, dimmi che è tutto vero...- gli disse all'orecchio, continuando ad abbracciarlo. Tony non capì tale richiesta, si distanziò leggermente dall'abbraccio per permettere ai loro occhi di incontrarsi.

 

-Pepper...- cominciò con un tono che rivelava il suo più completo smarrimento.

 

-Lo so che è una richiesta assurda,- lo interruppe lei, chiudendo gli occhi e scuotendo leggermente la testa. -ma ho davvero bisogno di sentirtelo dire.- affermò con uno sguardo di supplica.

 

Tony sorrise, avvicinando le labbra a quelle di Pepper, tanto da sentire il suo fievole respiro sulla pelle. -È tutto vero.- enunciò sfiorandole le morbide labbra, che subito dopo fece sue in un altro dolce bacio.

 

Le venne spontaneo sorridere, mentre le loro bocche si sfioravano e accarezzavano. Ogni contatto era unico e sembrava mai provato, Pepper immerse le dita nei morbidi capelli di Tony, che la afferrò per i fianchi, avvicinandola a sé e rompendo anche la distanza dei loro corpi.

 

Pepper però fu assalita proprio in quel momento da una valanga di preoccupazioni, mentre lui la sovrastava col proprio corpo. -Tony, dobbiamo parlare...-

 

-Mi dispiace, signorina Potts, ma sono momentaneamente impegnato con una bella ragazza...- rispose lui, continuando a baciarle il collo.

 

-Allora mi vedo costretta a buttar fuori di casa questa bella ragazza.- rispose lei di rimando, sorridendo per l'immediata interruzione dei baci di Tony, che la guardò negli occhi con espressione attonita.

 

-È un ricatto?-

 

-Credo di trovarmi nelle giuste posizioni per imporre le mie richieste.- affermò con sguardo malizioso, mordendosi il labbro inferiore.

 

-Devo ricordarti che ti trovi sotto di me, avvolta da un leggerissimo lenzuolo bianco... non credo che tu ti trova nelle “giuste posizioni” per un ricatto.- si guardarono negli occhi senza aggiungere altro, bastò uno sguardo perchè Tony capisse le preoccupazioni della donna. -Che succede?- domandò, tirandosi su col busto e porgendole la mano per aiutarla a mettersi seduta.

 

-Cosa dobbiamo fare? Cioè... tu sei appena tornato... tutto quello che è successo... la produzione di armi chiusa... la stampa... noi due...- cominciò ad elencare alcuni brandelli dei suoi pensieri e tormenti. -Non so se sia giusto quello che sta succedendo...- ammise un po' affranta.

 

Tony le strinse la mano, cercando in qualche modo di rassicurarla. -Lo so. È una situazione strana anche per me... Sono vivo per miracolo e dopo tutto quello che ho passato sono sicuro solamente di una cosa: non voglio sprecare la mia vita. Ho già bruciato abbastanza anni e adesso è ora di mettere la testa a posto... Il primo passo per questo cammino sei tu, o meglio: noi.- Lei lo ascoltò attentamente, era forse la prima volta che lo sentiva fare un discorso serio. -Se quello che ti preoccupa è cosa scriverà la stampa su di noi... bhè manteniamo il segreto, nessuno verrà a saperlo e tu rimarrai solamente la mia fidata assistente.-

 

-Davvero?-

 

-Certo! Gireremo il nostro copione e nessuno sospetterà nulla, finché non sarai pronta.- Lei sorrise, riconoscente. -Ora che ne dici di far colazione? Ho portato tutto fin qui!- affermò accennando il vassoio colmo sacchettini di carta.

 

-Non ho mai fatto colazione a letto...- dichiarò lei, alzando le spalle, mentre Tony la guardò con fare incredulo.

 

-Cosa? Vorrai scherzare, vero? Com'è possibile? Che vita hai vissuto senza aver mai fatto colazione a letto?-

 

-Lavorando per un certo signor Stark. Lo conosci?- disse, sorridendogli.

 

-Ne ho sentito parlare...- scherzò lui. -Comunque è meglio che rimedi immediatamente!- esclamò, avvicinando il vassoio.

 

-Ma quanta roba hai preso?- chiese lei, notando solo in quel momento l'abbondanza di cibo.

 

-Un po' di tutto. Ho fatto arrivare tutto dalla pasticceria/caffetteria in centro. Ho optato per una colazione all'italiana. Dunque abbiamo...- cominciò ispezionando il contenuto dei sacchetti. -Qui brioches, poi ciambelle glassate, biscotti vari, alcune fette di torta, naturalmente anche caffè e succo.-

 

-Cose in grande stile.-

 

-Cose alla Tony Stark! Non sottovalutarmi!-

 

-Questo mai, signor Stark...- rispose lei, provocandolo. Lui la guardò, sentendo un'irrefrenabile voglia crescergli dentro. Prese uno dei sacchettini, cercando di placare il suo desiderio, afferrò una brioche.

 

-Brioche alla crema. Fresca e appena fatta!- disse, cominciando a descrivere il croissant.

 

-Potresti darti al commercio di pasticceria.-

 

-Dici? Sono abbastanza convincente?-

 

-Intanto hai convinto me.- affermò con un sorriso.

 

-Ora dobbiamo testare.- disse, spezzando un piccolo pezzetto di cornetto e avvicinandolo alla bocca della ragazza, che lo mangiò sfiorando con le labbra le dita dell'uomo.

 

Tony strinse i denti, cercando di sembrare il più naturale possibile, poi senza aggiungere parola ripose la brioche nel sacchetto, si alzò dal letto e prese tra le mani il vassoio appoggiato al materasso.

 

Sotto lo sguardo incuriosito di Pepper, Tony mise il vassoio sulla cassettiera alla parete, avvicinandosi poi alla donna.

 

-Niente più colazione a letto?- domandò lei confusa.

 

-Certo che no. La mia colazione sarai tu...- disse per poi sporgersi verso di lei, dandole il primo passionale bacio di una lunga serie.

 

********************************************************************************

 

Entrò nel suo ufficio, sbattendo violentemente la porta alle sue spalle. Si sedette alla scrivania, passandosi una mano sulla testa calva e avviò il video che gli era arrivato un paio di mesi prima.

 

Osservò attentamente la ripresa che mostrava Tony circondato da due soldati con il mitra sotto braccio e in parte un altro uomo col viso coperto che leggeva da un foglio. Pose una particolare attenzione al torace del giovane Stark: era bendato e molto probabilmente quel video risaliva ad un tempo precedente dall'innesto del reattore arc con quella sua particolare lucina azzurra. Se non fosse stato per il colonnello Rhodes forse non sarebbe mai venuto a sapere dell'esistenza di quel corpo estraneo creato da Tony. Aveva notato lo strano atteggiamento del ragazzo e subito aveva capito che lui era a conoscenza di tutto. Il commercio di armi a fronte nemico gli sarebbe costata una lunga condanna dietro le sbarre, ma per fortuna il suo nome non era mai stato menzionato.

 

Nonostante la sfrontatezza della compagnia dei Dieci Anelli, che aveva ritenuto l'uccisione di Tony un prezzo troppo caro da compensare, il nome di Obadiah Stane era stato tenuto all'oscuro al suo giovane socio d'affari, che era riuscito a scappare con qualche mezzo a lui estraneo.

 

Fissò per un paio di secondi il fermo immagine del video dove Tony guardava dritto in camera. Quel ragazzo era un problema, era sempre stato un problema.

 

La società Stark Enterprises un tempo apparteneva a Howard Stark e Obadiah Stane, nel momento in cui il socio d'affari Stane aveva ritenuto necessario impadronirsi dell'intero patrimonio, organizzò un incidente per togliere di mezzo l'uomo che dava nome all'intera azienda. Venne effettuato questo crudele e spietato piano e con la morte del geniale Stark nella sua mente si era già visto direttore dell'intera impresa, ma subito i suoi piani vennero bruciati come carta sul fuoco.

 

Il testamento di Howard non aveva lasciato la sua parte di azienda a Stane, bensì al figlio ventenne Anthony. Un giovane ribelle, ma al contempo geniale, che prese in mano le redini lasciate dal padre con una tale maestria che la fama dell'azienda venne riconosciuta dall'intero globo.

 

Obadiah fece passare degli anni prima di cercare di togliere di mezzo il ricco ereditiere e quando finalmente era riuscito ad accordarsi con la compagnia dei Dieci Anelli per toglierlo definitivamente di mezzo, quest'ultimo si era salvato tornando più combattivo e determinato di prima.

 

Era effettivamente un grosso problema. Col suo ritorno aveva chiuso la divisione fabbricazioni armi della Stark International. Stane sbatté un pugno sulla scrivania cercando di smorzare la rabbia, si alzò dirigendosi verso il piano bar e servendosi uno scotch.

 

Sorseggiò lentamente il contenuto del bicchiere, riflettendo. Come aveva fatto Tony a creare quel mini reattore arc, se anche il prototipo che c'era nell'azienda era solamente una scadente riproduzione non funzionante? Ma cosa più importante: come aveva fatto a scappare e farsi rintracciare nel deserto? Aveva sicuramente utilizzato qualche mezzo speciale. Dalla breve chiamata effettuata con il capo della compagnia nemica aveva dedotto qualche discorso su un uomo gigante di ferro, ma il poco tempo e la differenza della lingua non gli avevano permesso di capire perfettamente tutte le frettolose spiegazioni. Così aveva promesso l'immediata spedizione per Gulmira del missile Jerico in cambio di una dettagliata analisi dell'accaduto.

 

Doveva sapere com'era fuggito. Non poteva commettere altri errori. Quel ragazzo doveva sparire.

 

Il telefono squillò nel silenzio della stanza, Obadiah si avvicinò alla scrivania e avviò la chiamata.

 

-Ehy, Obi!- lo salutò la voce di Tony, sul viso di Stane si accese un macabro sorriso.

 

-Tony! Come stai? Dopo ieri pomeriggio non ti ho più visto, dov'eri finito?-

 

-Mi ero stufato di tutta quella gentaglia, sono tornato a casa. Senti... per i prossimi giorni ho deciso di non farmi vedere in giro, non voglio dare nell'occhio e poi ho qualche lavoretto da mettere a punto, perciò dovresti prendere le mie veci alle riunioni.-

 

-Certo, nessun problema...-

 

-Perfetto! D'altronde lo hai fatto per tre mesi, qualche giorno in più non porterà al fallimento!- Obadiah rise, mascherando abilmente tutti i suoi reali pensieri.

 

-Ascoltami un momento, Tony. Per quella decisione che hai preso ieri...-

 

-No, niente da fare. Non cambio idea.- disse, interrompendolo sul nascere. -La Stark Industries non produrrà più armi, è una questione chiusa.-

 

-Ma è la maggior fonte di guadagno dell'azienda! Cosa produrremmo per compensare le perdite?-

 

-Obi, non siamo in fallimento. Si tratta solamente di una piccola parte, più avanti troveremo qualche altra fonte da sfruttare.- affermò senza alcuna intenzione di cambiare opinione.

 

-E quali allora?-

 

-Bhè possiamo investirlo su la produzione di energia sostenibile... energia pulita... Come avrebbe voluto papà.-

 

Obadiah si umettò le labbra, stando qualche secondo in silenzio. -Ok, Tony. Vedremo più avanti il da farsi. Intanto pensa a rimetterti, ok?-

 

-Certo! Ci vediamo Obi!- salutò il giovane Stark, chiudendo la telefonata.

 

Stane ripose il telefono sulla scrivania e nello stesso tempo avviò il programma spedizioni sul computer e con un clic confermò l'invio del missile Jerico per Gulmira.

 

-Ora attendiamo di scoprire come hai fatto a scappare...- disse tra sé e sé, ghignando soddisfatto.

 

Continua...

 

 

 

 

 

NdA: Ciao a tutti!

Siamo tutti vivi!!! :D Voi penserete al 21 dicembre e a quella stupida profezia Maya, ma io mi riferisco alla fine della scuolaaaaa!!!! Euforia portami via! Finalmente le vacanze! Non ne potevo davvero più! Pensate che oggi ho affrontato un compito di fisica -.-” è stato avventuroso, ma ce l'ho fatta! Ma ora smettiamola di parlare di me e parliamo di qualcosa di più interessante come questo capitoletto con “la mattina dopo” xD Ok... devo ammettere che se un uomo mi porta la colazione a letto sono letteralmente sua u.u a prescindere! Se poi è uno come Tony..... eeeeee andiamoooo! Come dire di no!?

E come poteva mancare la parte con lo spietato Obi? Giuro, che scrivendo questa ficcy lo trovo ancora + perfido e cattivo! u.u Povero Tony!

Ora sta solo a voi il giudizio per questa svolta :) Spero vi sia piaciuta xD

*Watch the clock* e già... è ancora sabato xD stavolta ho postato in anticipo xk vado a festeggiare le vacanze e tornerò sicuramente tardi xD in più dmn mattina sveglia presto x andare a giocare *che Thor mi aiuti ç.ç* perciò la pubblicazione si sarebbe spostata al pomeriggio u.u

Cmq AVVISO IMPORTANTE!!!! La prossima domenica la pubblicazione SALTA! Per poi riprendere il 6 gennaio, xk la prossima settimana ho intenzione di pubblicare una ficcy a capitoli giornalieri a clima natalizio su Tony e Pepper xD Spero la leggiate ^.^

Un ultima cosa!!! Mi scuso se non sono riuscita a rispondere alle recensioni singolarmente, non trovavo tempo, ma giuro che cn le vacanze recupero ;) cmq ringrazio di cuore coloro che continuano a seguirmi lasciandomi dei commenti: MelaChan, nicolettasole, Fipsi, _M4R3TT4_ e Tittili :)

Quindi... ora vi saluto e con il prossimo capitolo ci vediamo nel 2013 xD

Bacioniiii

Sic

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

-Signore, i test sono ultimati, però temo che non potrà effettuare la sostituzione da solo.- asserì Jarvis, mentre Tony dava un'ultima occhiata agli schermi dei computer, girando per il laboratorio a torso nudo.

 

-In che senso che non posso farlo da solo?- domandò corrucciando lo sguardo.

 

-Sotto la placca del reattore arc c'è un filo di rame che crea contatto, la visuale a lei disposta non è abbastanza precisa da individuare l'esatta posizione del filamento.-

 

-Trovo impeccabile questa tua maniera di farmi notare che l'uomo ha il collo corto. Una deduzione brillate!- esclamò Tony, prendendo in giro il maggiordomo virtuale. Poi si accomodò sulla poltrona di operazione, cercando di scorgere con l'aiuto di uno specchio la posizione del filo di rame, ma dopo vari e inutili tentativi dovette dar retta a Jarvis. -Ok... da solo non ce la faccio.-

 

Posò lo sguardo sul braccio meccanico, che si allungò verso di lui come per attendere qualche ordine. No, non era una buona idea.

 

-Se mi affido a te, Ferrovecchio, ho buone probabilità di finire all'altro mondo!- esclamò, facendo emettere al robot un suono simile ad un lamento di sconforto.

 

Tony allungò un braccio verso il bancale ed afferrò il cellulare, avviando la chiamata per Pepper e sullo schermo apparì la foto sorridente dell'assistente.

 

-Sì?-

 

-Pep, puoi venire un momento qui?-

 

-Ti serve qualcosa?- domandò preoccupata.

 

-Un piccolo aiuto... per la precisione mi occorrono le tue piccole mani.- asserì, appoggiando la testa sullo schienale.

 

-Le mie mani non sono piccole!- protestò lei, osservandosi il palmo della mano libera dal telefono.

 

-Come? Ho un vago ricordo delle tue mani sul mio corpo e le ho trovate minute, graziose, esili... questi aggettivi vanno meglio?- affermò con fare malizioso. Sentì la porta del laboratorio sbloccarsi, emettendo un sonoro clak, preceduto dall'entrata di Pepper.

 

-Potrei apprezzarli di più...- asserì, affiancando Tony disteso sulla poltrona, che con un gesto del tutto spontaneo le prese la mano intrecciando le dita con le sue.

 

-Sì sì! Sono le mani che ricordo!- disse sorridendole.

 

-Cosa devo fare?-

 

-Ho incontrato una specie di intoppo nella sostituzione del reattore.-

 

-Che genere di intoppo?- domandò del tutto smarrita, non capendo il ruolo che doveva di lì a poco compiere.

 

-Sotto la placca c'è un filo di rame che fa contatto e non riesco a recuperarlo...- enunciò, staccando i cavetti ed estraendo il reattore arc, che porse a Pepper, leggermente smarrita.

 

-Cosa devo fare di questo?- chiese, tenendo in mano l'oggetto luminoso.

 

-Poggialo lì...- disse, indicando il tavolo. -Bene ora dovresti inserire attentamente la mano qui e togliere il filo di rame.- enunciò come se fosse la cosa più normale del mondo.

 

-Io cosa dovrei fare?- domandò, perplessa per quella delicata richiesta.

 

-Semplicemente estrarre il filo di rame...- disse guardandola.

 

Lei lo fissò nei suoi occhi scuri, poi sporse la testa per guardare all'interno del foro al centro del petto di Tony, deglutì a fatica. -Ma è sicuro?- chiese, mordendosi il labbro inferiore con fare evidentemente nervoso.

 

-Certo! Non preoccuparti, so che puoi farcela.-

 

Pepper inspirò a pieni polmoni, poggiando la mano sinistra sulla spalla muscolosa di Tony e avvicinandosi con l'altra al piccolo foro, ma non fece in tempo ad arrivare a metà, che ritrasse immediatamente la mano.

 

-Non credo che sia sicuro. Potrei portarti in ospedale così-

 

-i medici cominceranno trattarmi come una cavia?-

 

-No! Potrebbero aiutarti e trovare-

 

-Ammetti che non è una cosa normale-

 

-una soluzione.-

 

-vivere con delle schegge nel torace.-

 

-È vero, ma io non sono qualificata per fare tutto questo! Come posso-

 

-Io credo che tu sia pienamente qualificata.-

 

-aiutarti a fare una cosa del genere?- chiese sull'orlo di una crisi di panico.

 

Tony le prese una mano, cercando di calmarla. -Ehy! Guarda che sei Pepper Potts! Puoi fare tutto! E soprattutto sei l'unica in grado di aiutarmi.- ammise sinceramente. Lei lo guardo per una manciata di secondi, poi prese la giusta decisione.

 

-Ok.- mise la mano dentro il foro nel petto dell'uomo.

 

-Attenta a non toccare le pareti... è come il piccolo chirurgo.- la avvertì lui.

 

-Che cos'è il piccolo chirurgo?- domandò, non capendo e ritraendo la mano.

 

-Niente, lascia stare.- disse, facendola concentrare nel suo operato. -Il filo di rame, lo hai preso?- Pepper annuì. -Ora estrailo delicatamente, in fondo c'è una...- non fece in tempo a terminare la frase che Pepper aveva già estratto il filo di rame collegato direttamente ad un cerchietto metallico. -Sì, una calamita, non dovevi tirarla fuori.- Le macchine cominciarono a risuonare di continui bip.

 

-Che faccio?!- chiese lei in preda al panico per tutto quel trambusto.

 

-Non rimetterla dentro!-

 

-Ma cosa sta succedendo?- domandò non capendo più niente.

 

Tony sospirò. -O niente... è solo cominciato un arresto cardiaco...-

 

-Un arresto cardiaco?!?! Mi avevi detto che non era pericoloso!-

 

-Sì sì! Ora non perdiamo tempo! Devi subito collegare il nuovo reattore alla placca base.- disse, porgendole il nuovo cuore artificiale.

 

Lei lo afferrò immediatamente. -Tony, andrà tutto bene!- esclamò cercando di rassicurare più se stessa che l'uomo.

 

-Sì? Lo speriamo!- esclamò, concentrandosi a mantenere regolare il respiro. Quando tutto ad un tratto il suo corpo venne percorso da una scossa e intorno a lui senti i macchinari ristabilirsi. Volse lo sguardo verso Pepper, che lo guardava con occhi trapelanti di paura e le mani bloccate a mezz'aria.

 

-Stai bene?-

 

-Una favola!- rispose lui, ridendo per l'assurda situazione. -Tu?-

 

-Mi sento svenire...- asserì, manifestando una risata nervosa.

 

-Ma davvero?- chiese lui divertito, togliendosi gli adesivi dell'elettrocardiogramma dal torace. -Io non sento niente.- continuò, credendo che la ragazza scherzasse.

 

Subito capì che quello non era affatto un modo di dire, infatti posando gli occhi su di lei la vide sbiancare come un lenzuolo. Pepper sentì le gambe cederle sotto il suo peso, perse l'equilibrio, ma fortunatamente Tony la sorresse.

 

-Oh cristo!- imprecò lui a denti stretti, afferrandola al volo prima che cadesse rovinosamente a terra. -Ehy, piccola?!? Sveglia sveglia, resta qui con me. Ehy!- disse quasi non sapendo cosa fare.

 

La fece sedere sul lettino, dove poco prima era disteso lui, sorreggendole il busto con un braccio e permettendole di appoggiare il capo sulla sua spalla. Le diede qualche buffetto sulla guancia, mentre la ragazza riprendeva lentamente lucidità.

 

Pepper si rese conto di quello che era successo, sentendo il petto caldo di lui a contatto con la propria guancia, sollevò lievemente il capo, incontrando gli occhi scuri di Tony fissi su di lei. -Grazie al cielo!- si rincuorò lui nel vederla riprendere colore sulle gote.

 

-Che è successo?- domandò lei un po' smarrita.

 

-Calo di zuccheri? Oppure è colpa del mio calamitato fascino!- esclamò ridendo, ma gli occhi della ragazza lo guardavano ancora disorientati. -Sei svenuta. Forse hai preso paura per quello che è successo...-

 

Pepper rammentò ogni cosa. -Oddio! È vero!- esclamò, mettendosi dritta di fronte a lui e guardandolo negli occhi. -Ti ho quasi ucciso!- urlò sconvolta, poggiandosi una mano sulla testa.

 

-Quasi ucciso?!?!- ripeté lui, scosso da tale affermazione.

 

-Oddio! Non ci posso credere! Dopo tutto quello che hai passato- cominciò, iniziando a camminare avanti e indietro sotto lo sguardo di Tony

 

-Ne ho viste di peggio.-

 

-sei riuscito a tornare a casa.-

 

-Tecnicamente sono fuggito e poi mi hanno riportato a casa.-

 

-E ora io ho rischiato di ucciderti!-

 

-Uccidermi? Avanti Pepper-

 

-Ti avevo detto che non ero adatta a questo genere-

 

-Te la sei cavata alla grande!-

 

-di cose... Ma ti ho quasi ucciso!- insistette lei, con l'adrenalina che le pulsava nelle vene ad una velocità inaudita.

 

-È stato un incidente. Non è stata colpa tua.- disse lui, cercando di farla ragionare.

 

Pepper bloccò la sua camminata, rielaborando le ultime parole dell'uomo. Si girò per fissarlo negli occhi. -Hai ragione! Non è colpa mia, ma tua!- disse indicandolo con l'indice e arrivandogli di fronte ad un palmo dal naso.

 

-Mia?!?!- domandò ancora più sconvolto.

 

-Se solo mi avessi avvertito a cosa stavo andando incontro, di sicuro non sarebbe successo quel che è successo!- esclamò convinta più che mai, mentre sul viso di Tony si accendeva uno strano sorrisino. -Perchè ridi?- chiese, sbattendo gli occhi più volte.

 

-Ti ho già detto che mi sei mancata?- le domandò. Pepper arrossì visibilmente ricordando come e quando glielo avesse detto.

 

-Adesso cosa centra?- mugugnò abbassando lo sguardo.

 

-Niente, piccola.- enunciò lui con un sorriso, per poi sporgersi improvvisamente qualche centimetro in avanti e incontrando le sue labbra.

 

La baciò con passione, poggiando le mani sui suoi fianchi e avvicinandola al proprio petto scoperto. Pepper poggiò delicatamente le minute mani sulle spalle di lui, attratta come non mai da quell'uomo. -Tony, non ora, non qui.- disse lei, distanziandosi e riprendendo un minimo di lucidità.

 

-Avanti... mi hai quasi ucciso, merito un po' di scuse...- enunciò, sporgendosi verso di lei per baciarla ancora. Lei mugugnò in segno di protesta, ma servì ben poco perchè della sua parte razionale in quel momento ne era rimasta ben poca. Dopo un paio di secondi però realizzò cosa aveva appena detto Tony.

 

-E così adesso è colpa mia?-

 

Tony alzò gli occhi al cielo. -Dammi un secondo...- la ribaciò per la terza volta, approfondendo quel bacio sempre di più, Pepper da parte sua non riuscì ad opporsi tanta era la voglia di baciarlo. Fu Tony a staccarsi da quel dolce contatto questa volta, lasciandola leggermente stordita. -No, non è più colpa tua.-

 

Lei sorrise, guardandolo negli occhi scuri che la fissavano divertiti.

 

-Signor Stark, mi dispiace interromperla, ma- cominciò la voce di Jarvis prima di essere interrotto.

 

-Se ti dispiace interrompermi perchè lo fai?- domandò, tenendo sempre Pepper per i fianchi e guardando un punto indefinito sul soffitto.

 

-È di prassi. La mia programmazione è fondata anche su-

 

-Sì sì, ho capito.- lo congedò, evitando di sentire inutili chiacchiere sul suo metodo di programmazione, che dopotutto l'aveva ideato lui. -Comunque cosa c'è?-

 

-Il nuovo pezzo toracico necessita di qualche test di accertamento immediato, per evitare ogni tipo di problema improvviso.-

 

-Sto bene.-

 

-Signore, insisto. Ne va della sua sicurezza.- asserì il maggiordomo virtuale, tentando di convincere la testardaggine di Tony, mentre Pepper ascoltava in silenzio.

 

-Niente da fare. Smettila di insistere, usi un metodo inutile. Ritenta con qualche stratagemma la prossima volta.- disse Tony.

 

-Come vuole lei.- affermò, smettendo di parlare.

 

Tony si girò verso la ragazza, incontrando i suoi occhi cerulei, si passò la punta della lingua sulle labbra. -Dov'eravamo rimasti?- le domandò con un sorriso suadente.

 

-Signorina Potts, avrei bisogno del suo aiuto con il Signor Stark.- asserì improvvisamente la voce di Jarvis. Pepper scoppiò in una risata argentina poggiando la fronte sulla spalla di Tony, che era rimasto sconcertato per il nuovo tentativo adottato.

 

-Jarvis! Ti ricordo che sono qui con lei!- protestò leggermente offeso per la sicurezza del maggiordomo di trovar rimedio mediante Pepper. In fin dei conti però aveva ragione, quella donna riusciva a inculcargli un po' di buon senso, anche se un paio di tentativi erano stati vani.

 

-Me ne rendo conto, Signore. Però la Signorina Potts è l'unica mia eventuale scelta.- rispose educatamente.

 

-Cosa posso fare per te, Jarvis?- chiese lei come se non avesse ascoltato la conversazione precedente.

 

Tony si girò verso di lei, guardandola stupito. -E tu gli dai pure corda? Grandioso! Complotti segreti contro di me, mancava solo questo!-

 

-Dovrebbe convincere il Signor Stark a fare i test di verifica.- rispose il computer, ignorando le proteste del suo inventore.

 

-Ma volete smetterla? Non ci posso credere! Da quanto va avanti questa storia?-

 

-Da sempre ovvio!-

 

-Ma per chi mi avete preso? Per un bambino forse?- domandò lui. Pepper fece spallucce, facendo intendere la veridicità di quell'ipotesi.

 

-Ma...- Tony rimase senza parole, fissandola basito. -Roba da non credere!- esclamò per poi staccarsi dall'abbraccio, facendo l'offeso.

 

-Dai Tony!- lo fermò, prendendogli una mano. -Devi ammettere che a volte sei un po' testardo.-

 

-Io non sono testardo!-

 

-E allora fai quei test.- affermò lei semplicemente.

 

-Non voglio farli!- protestò. Facendo comparire sul viso di Pepper un sorriso compiaciuto. -Perchè ridi?-

 

Lei si morse il labbro inferiore, guardandolo. -Lo stai facendo proprio ora.- Tony aprì la bocca per dire qualcosa, bloccandosi prima di emettere qualsiasi suono e apprendendo che lei aveva effettivamente ragione. -Per favore fai quei test.- affermò dopo seria e un po' preoccupata.

 

Tony lesse la preoccupazione nei suoi occhi. -Va bene... Però voglio una ricompensa!- esclamò sorridendo maliziosamente.

 

-Avrei una piccola idea...- cominciò lei, per poi sussurrargli qualcosa di piccante all'orecchio.

 

-Signorina Potts! Non la immaginavo così provocante... Ma mi piace...- affermò, prendendola per i fianchi e avvicinandola a sé.

 

-Signor Stark, ora devo andare a lavorare...-

 

-La sua mansione principale è fare da mia assistente e questo vuol dire stare a stretto contatto con me... In questo momento sta lavorando in maniera impeccabile.-

 

-Ora i test.- disse, dandogli un bacio a stampo sulle labbra e sfuggendo dalle sue muscolose e possenti braccia.

 

Si diresse verso l'uscita, quando il piccolo reattore arc, adagiato sulla scrivania, attirò la sua attenzione. Si avvicinò prendendolo in mano e guardandolo attentamente. -Cosa ne vuoi fare di questo?- chiese, girandosi verso Tony. Lui si avvicinò alla donna, pensandoci qualche secondo.

 

-Buttalo.-

 

-Buttarlo?! Tony, ma sei sicuro?-

 

-Non me ne faccio niente.-

 

-Ma non vuoi tenerlo?-

 

-Sono stato definito in molti modi, ma mai nostalgico.- asserì, osservando Pepper mentre guardava pensierosa l'oggetto luminoso. -Tienilo tu, se vuoi...-

 

-Come?-

 

-Sì... cioè... se vuoi tenerlo è tuo...- disse per la prima volta un po' in imbarazzo sotto lo sguardo magnetico di lei.

 

Pepper sorrise. -Ok, grazie.- affermò rigirandosi il mini reattore tra le dita. -Ora però vai a fare quei test.-

 

Tony sbuffò sonoramente. -Adesso li faccio! Però va' prima che cambi idea...- le disse, ammiccando.

 

La donna girò i tacchi, risalendo le scale con l'oggetto più prezioso che mai nessuno le avesse donato.

 

 

Continua...

 

 

NdA:

Non so bene se iniziare con lo scusarmi o col farvi gli auguri di buon anno o.O

optiamo per le buone maniere e, anche se ho fatto gli auguri a destra e a manca con le altre 2 ficcy che ho pubblicato in questo periodo, BUON 2013!!!

Ora le scuse: sono davvero mortificata per il ritardo nel pubblicare questo capitolo, ma ieri sera stavo proprio male :( fazzolettini e cerottini nasali sono diventati il mio habitat naturale xP Sono andata a dormire come le galline, posticipando la pubblicazione a stamattina u.u Se non pubblico in orario senza prima avvertire sono poche le motivazioni: 1. sto male; 2. mi hanno rapita il clan dei Dieci Anelli e mi hanno rinchiuso in una grotta; 3. sono morta u.u quest'ultima è un po' drastica, ma chi può dirlo?

Comunque... dopo due lunghe settimane, passate tra baite tra le montagne del Canada con Tony e Pepper bloccati soli soletti e il sorprendente ritorno su EFP di Anthony jr, si torna a questa luuuunga long-ff :) Passando direttamente a questo chappy ^^ direi che si può definire una dose potente di Pepperony ahahah anche se non mi convince molto xP però andava messa, sia perchè Tony doveva cambiare il reattore arc e sia perchè (attenzione è molto importante), diversamente dal film, il reattore è di Pepper, quindi niente regalo o robine varie xD anche se alcune parti sono simili al film, ci sn anche moooooolte differenze ^^

Scusate se non ho ancora risposto alle recensioni, ora mi ci metto e cerco di compiere i miei doveri :) dopotutto è il minimo che possa fare per ringraziarvi di quelle belle parole ** e facciamo anche che tra i buoni propositi per l'anno nuovo si aggiunge il “rispondere subito alle recensioni”.

Intanto vi ringrazio da qui, perciò grazie a: Fipsi, MelaChan, _M4R3TT4_, mirianval, nicolettasole, Ironmanup, _Maria_, aston ed evenstar :)

Mi raccomando ditemi che ne pensate di questo chappy ;)

Un bacione!!!

Sic

p.s. Per farmi perdonare del ritardo nel pubblicare vi posto qui sotto un disegno di Rob (si spera che gli somigli) che ho fatto un paio di giorni fa ^^

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Strinse per l'ennesima volta l'ultimo di una serie di bulloni posizionati sulla pesante composizione metallica. Con un braccio si asciugò la fronte imperlata di sudore e sistemò il faretto che illuminava il suo esiguo e poco valido piano di lavoro. Quella grotta non era nemmeno da mettere a confronto con il laboratorio a casa sua, ma in quel momento poco importava il luogo, l'unica cosa importante era terminare quella corazza di ferro e scappare da quella prigione infernale.

 

Tony si rigirò tra le mani la protezione di ferro, che avrebbe dovuto coprire l'avambraccio; lo provò sul braccio destro, verificandone la mobilità. Era perfetto. Ora doveva costruire quello per l'altro arto.

 

-Yinsen, quante placche di metallo ci sono rimaste?- domandò al suo compagno di prigionia, che cercava di comprendere il progetto da alcune carte, disegnate dallo stesso Stark.

 

L'uomo volse lo sguardo prima su Tony e poi si girò nella direzione del materiale da lavoro accumulato ordinatamente ad una parete.

 

-Cinque.-

 

-Perfetto. Prendine tre e mettile a scaldare, devono diventare malleabili.- ordinò, per poi prendere alcuni fogli leggermente malconci ed appuntare qualche nota, utilizzando per lo più numeri.

 

Yinsen eseguì, ponendo le tre lastre metalliche nella limitata fornace che avevano a disposizione, dopo di che si avvicinò a Tony, osservando il lavoro appena messo a punto.

 

-Non credi che per oggi potrebbe bastare? Sono quasi le 22, credo.- propose, evidentemente stanco.

 

Tony sollevò il capo dai fogli. -Davvero? Stiamo lavorando da così tanto? Non me ne rendo mai conto... Ultimo questo pezzo e poi stacco. Se vuoi puoi andare a dormire, non mi serve il tuo aiuto per questo.-

 

-Riscaldo un po' di cibo?- domandò, tentando di dissuaderlo dal lavoro. Si stava veramente sciupando, se fosse andato avanti così non sarebbe di certo sopravvissuto.

 

-Io non ho fame...-

 

-Stark. Ti avverto che se continui a non mangiare, quest'armatura non servirà a niente, perchè non sarai nelle condizioni di utilizzarla.- Tony si passò una mano sugli occhi, ormai stanchi per il duro lavoro.

 

-Riscalda quella sbobba...- cedette, abbandonando il mozzicone di matita sul piano. Si alzò dalla sedia e, infilati un paio di guanti protettivi, recuperò le lastre di ferro messe nella fornace, lasciandole poi sul pavimento arido e freddo.

 

Rimase incantato a guardare le fiamme danzare ritmicamente. Era vero... Anche se non voleva ammetterlo nemmeno a se stesso, lui era stanco. Beveva in continuazione quell'acqua sporca con del caffè, tanto per darsi l'idea che di caffeina ne assumeva in continuazione, ma ogni tentato esperimento di riproduzione per quella bevanda era vano; ormai ci aveva fatto l'abitudine... Come se non bastasse, la sua notte era tormentata da incubi, che gli impedivano di riposarsi il dovuto per recuperare energie.

 

Lentamente si sfilò i guanti, scoprendo le sue mani sporche d'olio nero e con un leggero strato di calli al livello superiore del palmo, le strofinò sulla canottiera verdognola ricoperta di macchie. Lo sguardo gli cadde per l'ennesima volta su quell'insolita lucina blu che si sprigionava dal centro del suo petto. A quella non si era ancora abituato, nonostante la sua indispensabile utilità, ormai però era parte di lui e del suo futuro, se ce ne fosse stato uno...

 

Afferrò la felpa adagiata sulla sedia e con una rapida mossa se la infilò, dirigendosi nella parte di grotta dove solitamente mangiavano lui e Yinsen. L'uomo stava versando quella specie di zuppa in due scodelle e non appena Tony gli fu vicino, l'altro gliene porse subito una.

 

Stark la prese mugugnando un grazie appena accennato, poi si sedette su uno di quei scatoloni che usavano come rimpiazzo per le sedie. Cominciò a mescolare piano il contenuto fumante della ciotola con un cucchiaio, aspettando che si raffreddasse un po'.

 

-Posso farti una domanda personale?- chiese Yinsen, rompendo il silenzio.

 

-Spara.- lo invitò lui, non distogliendo lo sguardo dalla ciotola e continuando a mescolare, riproducendo un toc ogni volta che il cucchiaio toccava la scodella.

 

L'ingegnere lo fissò qualche secondo insicuro se fare o meno quella domanda. -Chi è Pepper?- Sentendo il suo nome Tony si bloccò, interrompendo il ritmico mescolare alla sua razione di cibo. Fu come un fulmine a ciel sereno e gli parve di sentire il cuore aumentare di battito.

 

-Perchè me lo chiedi?- domandò secco, senza dare una concreta risposta al quesito che gli era appena stato posto.

 

-Lo so che non sono affari miei,- cominciò l'altro, intuendo che l'argomento andava sul delicato. -ma ogni notte la chiami nel sonno. Ripeti quel nome tutte le notti da quando sei qui. È come... è come se... se cercassi aiuto.- svelò infine, osservandolo.

 

Tony non mosse un muscolo, continuando a fissare un punto indefinito sul terreno. Era conscio del fatto che i suoi sonni erano sempre tormentati da incubi, ma mai si era reso conto di chiamare il suo nome.

 

Passarono un paio di secondi di silenzio e Tony stava fermo, immerso nei suoi pensieri. Yinsen si accorse di aver premuto un tasto dolente. -Scusa, non volev...-

 

-Virginia Potts. Avrai sicuramente sentito parlare di lei.- disse, umettandosi poi le labbra, che d'un tratto gli parvero secche. -Pepper è il suo soprannome.- spiegò dopo un po'.

 

L'altro parve capire di chi stesse parlando. -È la tua assistente. Dico bene?-

 

-Dici bene.- confermò, riprendendo a mescolare la minestra.

 

-È solo questo?- chiese, credendo di capire che tra i due ci fosse qualcosa di più di un semplice rapporto lavorativo.

 

Tony accennò un leggero sorriso da un angolo della bocca. -Già... solo assistente...- affermò con tono afflitto, abbandonando la ciotola e dirigendosi nuovamente alla scrivania piena di fogli, dove ricominciò a lavorare.

 

Il tempo era troppo prezioso. Doveva terminare il suo mezzo per la fuga e tornare da lei.

 

********************************************************************************

 

D'un tratto nel silenzio quiete della notte lo sentì chiamare il suo nome. Pepper aprì gli occhi, accorgendosi di essere distante dal corpo di Tony che dormiva accanto a lei, stette in silenzio cercando di capire se l'uomo l'avesse effettivamente chiamata.

 

Per qualche minuto solamente le onde dell'oceano facevano da sottofondo allo scenario notturno. Poi però: -Pepper...- sentì la voce di lui chiamarla chiara e netta.

 

-Dimmi...- lo incitò lei, non muovendosi dalla comoda posizione che aveva acquisito.

 

La donna non udì alcuna risposta, ma le giunsero all'orecchio dei fievoli lamenti e ansimi. -Pep... Pepper...- ripeté lui nuovamente. Immediatamente si girò preoccupata verso di lui, mettendosi a sedere sul materasso.

 

Tony annaspava a fatica l'aria, sollevava e abbassava velocemente il torace sotto il ritmico respiro in quel momento fuori controllo; la fronte imperlata di sudore; le braccia gli si irrigidivano e serrava energicamente le mani in due pugni.

 

Lei capì che si stava trattando di un incubo, passò delicatamente una mano tra i capelli scuri di Tony, tentando in qualche modo di tranquillizzarlo. Funzionò, ma solo per pochi secondi perchè poi l'uomo ricominciò a dimenarsi come se stesse lottando con qualche forza oscura che lo teneva bloccato. -Pepper!- urlò, tirandosi su di scatto e svegliandosi improvvisamente.

 

Respirava a fondo come se avesse appena fatto una corsa insostenibile, stringeva tra i pugni il lenzuolo intriso di sudore con lo sguardo perso nel vuoto.

 

Sentì l'esile mano della ragazza poggiarsi sulla sua spalla, si girò verso di lei, incontrando i suoi occhi illuminati dalla luce bianca della luna.

 

Lei d'istinto lo abbracciò. -Va tutto bene. È stato solo un incubo. Sono qui.- Tony chiuse gli occhi, poggiando la fronte sulla spalla di Pepper, mentre il suo cuore cominciava a rallentare il battito frenetico dovuto a quell'incubo.

 

-Scusa... non volevo svegliati...- disse poi, deglutendo.

 

-Non ti scusare, non è colpa tua. Cos'hai sognato?-

 

-Sempre i soliti incubi che avevo quando ero in Afghanistan...- affermò, sospirando leggermente amareggiato di ripeterli ogni notte.

 

-Ne vuoi parlare?- domandò lei premurosamente.

 

Tony si sciolse dall'abbraccio, guardandola negli occhi e accennando un sorriso a mezze labbra. -Non ora. Vado a farmi una doccia, tu continua a dormire, non preoccuparti.-

 

Si alzò già completamente nudo, per quella passionale serata con lei, a passo lento di diresse verso il bagno e non appena fu sulla soglia le luci della piccola stanza si accesero. Rimase immobile all'entrata con una mano appoggiata allo stipite della porta con lo sguardo fisso davanti a sé.

 

Gli spari, la cattura, le torture. Ogni singolo episodio si riproduceva in continuazione nella sua mente senza dargli pace. Tutte le notti da lì a tre mesi prima erano un vero incubo: un inferno, dove ogni giorno si aggiungeva qualche piccolo e terrificante dettaglio. C'era una cosa però che non cambiava mai... Tony si ritrovava sempre a chiamare lei come se fosse la sua ancora di salvezza, il suo faro nella burrascosa tempesta dei suoi pensieri.

 

Pepper, seduta e con le gambe rannicchiate al petto, fissò la sua schiena muscolosa immobile sulla soglia del bagno. C'era qualcosa che lo turbava che non glielo aveva ancora rivelato. Cosa però? Come poteva immaginare lei cos'aveva passato Tony durante quell'assenza, che aveva portato un vuoto immenso nel suo cuore?

 

Tony abbassò le palpebre e abbandonò il capo in avanti, cercando di sostituire le immagini turpi che gli ricordavano quello che aveva vissuto sulla propria pelle. Il primo appiglio fu immaginare i suoi occhi cerulei; quegli occhi che lo avevano aiutato ad andare avanti e stringere i denti fino ad ottenere la libertà. Lei era stata la chiave della libertà.

 

Si accorse delle esili braccia della ragazza stringerlo da dietro in un abbraccio e le sue labbra perfette gli lasciarono un tenero bacio alla base del collo. Pepper si era avvicinata a lui come se avesse compreso i suoi pensieri.

 

-Tony, cosa c'è che non va?-

 

Lui sorrise, stupendosi ancora del fatto che Pepper riuscisse a capire ogni singola preoccupazione da parte sua. Si girò standole di fronte. -Non credevo che fosse così dura tornare a casa...- ammise senza però rivelare tutta la verità.

 

-Ci sarò io ad aiutarti. Sempre.- affermò sicura più che mai.

 

I loro corpi nudi, in piedi, uniti in un abbraccio, che significava più di quanto loro stessi credessero. Pepper lo baciò, assaporando lentamente il sapore delle sue labbra, passò le mani prima sulle spalle muscolose e poi sul collo. In lui si risvegliò la voglia di averla, non solamente per poche notti, ma per tutta la vita, Tony fece scivolare le sue dita lungo i fianchi della donna, che rabbrividì di piacere sotto quel contatto, fino ad arrivare al bacino, premendolo contro il proprio.

 

Lei sorrise, mentre lui la continuava a baciare. -Ma non dovevi farti una doccia?- lo provocò con tono malizioso.

 

-Direi che c'è spazio anche per due...- rispose sensualmente, sollevandola da terra cosicché lei potesse intrecciare le gambe dietro la schiena di Tony.

 

Lui mosse qualche passo lentamente verso la doccia, estatico dai baci che si scambiavano passò le mani sulla schiena liscia e perfetta della ragazza, che rabbrividì di piacere al contatto delle sue dita.

 

Tony entrò nella doccia, spingendo delicatamente Pepper ad una parete e facendole combaciare la schiena sulle fresche piastrelle azzurrognole.

 

-Lo sai che...- cominciò lui per poi ribaciarla appassionatamente sulle labbra. -se continuiamo così...- continuò, respirando concitatamente, indubbiamente eccitato. -il reattore arc arriverà a temperatura di fusione e sarai costretta a sostituirlo di nuovo?-

 

Pepper rise, rapita dai continui baci da tempo desiderati. -Non è un problema... ho imparato come si fa.- gli sussurrò all'orecchio, solleticandoglielo con le labbra. Risposta che mandò Tony definitivamente fuori di testa; nessuna donna era mai riuscito a rapirlo come faceva lei, riusciva a farlo sentire se stesso senza l'uso di quelle barriere invisibili che usava con tutti gli altri.

 

-Comincio a sentire caldo, piccola...- la provocò, mordendole lievemente il labbro inferiore.

 

-Allora sarà meglio raffreddare i bollenti spiriti.- gli rispose lei sulle labbra. Tony inizialmente non capì cosa realmente avesse voluto dire, ma non fece in tempo a pensare che lei agì.

 

Pepper allungò la mano verso la maniglia per aprire l'acqua e la alzò. Il getto di acqua fresca colpì direttamente la schiena dell'uomo, che d'istinto si sporse in avanti verso il corpo della ragazza, che rise per il sussulto sorpreso di Tony.

 

-Ah è così, allora...- disse, guardandola negli occhi. Fece un passo indietro, sorreggendola e tenendola stretta a sé, e subito il getto d'acqua li colpì entrambi.

 

-Tony! È fredda!- urlò, cingendogli il collo con le esili braccia, facendo sì che i loro petti combaciassero.

 

-Ah, ecco. Sembrava anche a me.- affermò Tony, continuando a scherzare già abituato alla temperatura; gettò all'indietro la testa, scuotendola leggermente per liberarla dall'acqua.

 

Pepper gli passò le mani tra i capelli, spostandoglieli all'indietro, poi lo ribaciò sulle labbra, assaporando lentamente il sapore pungente e magnetico dell'uomo.

 

L'acqua diventò presto calda e si formò una nuvola di vapore che appannò i vetri e lo specchio del bagno con piccole goccioline che disegnavano lunghe e sottili scie.

 

Fecero l'amore in piedi abbracciati l'uno all'altra con lo scrosciare dell'acqua che carezzava i loro corpi insieme alle loro mani, che si cercavano, si volevano si amavano con pochi e semplici gesti.

 

Pepper strinse maggiormente le gambe attorno al bacino di Tony, che la sorreggeva appoggiandola alla parete e muovendosi in una danza passionale che univa i loro corpi. Ancora una volta raggiunsero l'apice insieme come se fossero stati una cosa sola.

 

Tony poggiò la fronte sulla spalla di lei, respirando ansante con il cuore che batteva all'impazzata. Pepper si teneva stretta al corpo di lui, adagiando le minute mani sulla sua schiena muscolosa e sorridendo con il viso immerso nell'incavo tra la spalla e il collo di Tony.

 

Passò qualche secondo di silenzio sotto lo scrosciare rilassate del getto d'acqua dall'alto, poi Tony parlò. -Pepper,- La donna fece scivolare una mano lungo un suo braccio, stringendogli poi una mano, facendo intrecciare le loro dita.

 

Tony prese un respiro profondo, ricominciando ciò che voleva dire. -Pepper, io ti...- si interruppe e le parole gli morirono in gola. Solamente tre lettere, gli bastavano solo quelle, però non riusciva a pronunciarle. Forse per paura o insicurezza? Neanche lui in quel momento riuscì a spiegarselo. Era vero, la amava ma non riusciva a dirglielo.

 

Pepper aspettava in silenzio con il cuore che batteva all'impazzata. -...adoro.- terminò, affranto per non esser riuscito a dire esattamente quella parola, che esprimeva perfettamente ciò che provava per lei.

 

La donna capì subito che c'era qualcosa che lo bloccava, qualche pensiero a lei nascosto. Gli accarezzò dolcemente la testa, lasciandogli un delicato bacio alla base del collo.

 

Continua...

 

 

 

 

NdA: Orario un po' bizzarro, ma sempre meglio che aspettare domani mattina xD Sono quasi le tre perciò sarò breve, perchè domani alle 10 devo essere in campo D: e dormirò pochissimo, tralasciando il fatto che giusto 5 minuti fa il programma di scrittura dove ho salvato tutti i capitoli non si apriva e mi ha tolto metà dei miei giorni restanti... passiamo al chappy ^.^

Come potete vedere, o meglio leggere, Tony non si è completamente ripreso da quello che gli è successo (parentesi idillica sulla prigionia ** la adoro) u.u ok, che lui è un genio, miliardario, playboy (ora occupato con Pep), filantropo, ma è pur sempre una persona! E come ogni altra persona un trauma come il suo non lo si passa con uno schioccare di dita come (sì, lo sto per dire, quindi Favreau preparati u.u) nel film! Perciò ora deve trovare ciò che lo farà stare meglio e... voi sapete di chi/cosa sto parlando, giusto?! ^^

Facendo un graaaande salto, sorvolando la scena nella doccia è.è (e sì, dovevo metterla per forza come si fa a non metterla!) Salta fuori il problemino del “ti amo” u.u lo so che può sembrare strano, ma secondo me è una cosa importante e difficile da dire e Tony si trova (come dire?) un po' spaesato e spaventato da quello che sta provando u.u tanto che non capisce perchè non riesce a dirlo a Pepper, nonostante sia sicuro della veridicità di quel sentimento u.u Ma questo pezzo vedrà uno sviluppo più avanti xD

Chiedo perdono se non sono riuscita a risp a ttt le recensioni, ma dopo lunedì l'uragano chiamato scuola e studio si è scagliato sulla sottoscritta D: e, tralasciando il fatto che devo ancora finire una tesina su Verga che dovrò spedire a Firenze per un concorso, sono davvero con l'acqua al collo xP

Quindi ringrazio: aston, MelaChan, _Maria_, Fipsi, mirianval, _M4R3TT4_, LallinaRogers, RoxyDowney e evenstar per aver recensito lo scorso chappy :)

Spero tanto che vi sia piaciuto anche questo ^^ ditemi che ne pensate ;)

Un Bacione! E alla prossima settimana, gente :D

Sic

p.s. E avevo detto che sarei stata breve -.-” 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

Fissò distratto un punto indefinito sul soffitto buio. Dopo la rilassante e magnifica doccia erano tornati a letto accoccolati insieme, Pepper si era abbandonata tra le braccia di Morfeo subito, invece lui non riusciva più a prendere sonno.

 

Temeva di ripetere lo stesso sogno di prima. Aveva rivisto lo sguardo del suo compagno di prigionia abbandonare la vita; era morto per prendere tempo, qualche secondo in più e sarebbe stato salvo anche lui, ma il destino aveva pianificato altro.

 

Non sprecare la tua vita. Quelle erano state le sue ultime parole, prima di spegnersi per sempre. Parole mirate proprio a Tony, colui per il quale aveva perso la vita.

 

Abbassò le palpebre, sospirando. Molte persone, anzi troppe persone erano morte a causa sua e delle sue armi. Armi, modo elegante per dire “strumenti che uccidono”. Fino a quel momento era stato cieco, solo quando aveva visto tutto l'arsenale in mano nemica, aveva realizzato che tutto quello era uno sbaglio.

 

Con la fuga aveva distrutto migliaia di quei suoi ordigni, e soprattutto aveva fatto saltare in aria la base segreta dei Dieci Anelli. In cuor suo, però, sapeva che quegli uomini non si sarebbero fermati per così poco. Sicuramente avevano ancora nascoste da qualche altra parte delle armi marchio Stark.

 

Troppe persone erano morte a causa sua. Nessun altro innocente si sarebbe aggiunto al gruppo.

 

Girò il capo verso la donna, che dormiva tranquillamente con la testa adagiata al suo pettorale. Altri dubbi invasero la mente di Tony, mentre la ammirava sognare. Perchè non era riuscito a dirle ciò che provava? Ci aveva tentato, ma un nodo alla gola gli aveva impedito di continuare.

 

Le passò un dito sulla guancia, seguendone i delicati lineamenti. Si sentiva davvero un imbecille, era stata al suo fianco così tanto tempo e solo in quel momento si era accorto dei sentimenti che provava? Sì, un vero imbecille.

 

Un fievole bagliore alle spalle di Pepper, attirò la sua attenzione. Tony alzò leggermente il capo, cercando la fonte di quella debole luce, che poco dopo scoprì provenire dal comodino accanto al letto.

 

Con molta delicatezza spostò Pepper, facendole posizionare il capo sopra un comodo cuscino, poi si alzò, dirigendosi dall'altro lato del letto dove c'era il comodino.

 

Cercando di non far rumore, aprì il piccolo cassetto svelando cosa custodisse al suo interno. Lo vide lì, in tutta la sua luminosità, custodito come se fosse un oggetto prezioso.

 

Prese tra le dita il piccolo reattore arc, osservandolo sorpreso e poi fissando la schiena nuda della ragazza distesa nel letto. Si sedette sul bordo, rigirandosi l'oggetto luminoso tra le dita. Lo aveva tenuto lei, considerandolo, come molti avrebbero fatto, il piccolo congegno che aveva salvato una vita. Per lei quella vita non era una qualunque, ma quella di Tony, l'uomo che amava sopra ogni cosa e quel piccolo reattore arc era il cuore che l'aveva salvato, il cuore che lo aveva portato da lei.

 

Tony ripose il congegno dove l'aveva trovato, osservando quello nuovo incastonato al centro del suo petto. Lo aveva ricostruito e migliorato, ebbene decise che c'era qualcos'altro che andava ricreato: l'armatura. Se c'era qualcosa che gli avrebbe permesso di porre fine al predominio dei Dieci Anelli, quel qualcosa era quella strabiliante invenzione che aveva usato per scappare. Si girò verso Pepper che dormiva tranquillamente, ignara di ciò che stava succedendo; Tony si avvicinò a lei, poggiandole le labbra sulla tempia. -Ti amo.- le sussurrò all'orecchio sicuro di non essere sentito, e nel silenzio della notte abbandonò la stanza, dirigendosi in laboratorio.

 

Al suo arrivò le luci si accesero automaticamente, illuminando l'immenso laboratorio sotterraneo dove lui adorava lavorare.

 

-Jarvis, sei attivo?-

 

-Per lei sempre, Signore.- rispose cordialmente, attivandosi non appena venne chiamato.

 

-Perfetto. Ora ci mettiamo al lavoro.- affermò, avvicinandosi alla scrivania e cercando un piccolo flash drive USB a lui molto nota.

 

-A quest'ora? È un po' tardi.-

 

-Cos'è? Ora anche tu mi fai la predica? Vuoi che ti prepari un po' di caffè per stare sveglio?- domandò leggermente stupito della preoccupazione del computer riguardo l'ora tarda.

 

-Mi scusi, Signore.-

 

-Lascia stare... piuttosto, sai dove ho messo il flash drive che avevo quando sono arrivato a casa?- domandò, continuando a spostare oggetti sulla scrivania.

 

-Faccio una scansione virtuale dell'abitazione?-

 

-Sì. Trovala.- ordinò, sedendosi sulla poltrona e aprendo varie cartelle sugli schermi dei computer.

 

-Scansione completata. Il flash drive si trova nel secondo cassetto a destra.- enunciò Jarvis.

 

Tony aprì i cassetto e come volevasi dimostrare, trovò il piccolo oggetto. Lo prese tra le dita, rigirandolo continuamente indeciso se andare avanti o meno. Osservò alcuni secondi la custodia dei dati, sporca con un leggero strato di terriccio. Lo aveva portato con sé dopo la fuga, quel piccolo oggetto custodiva tutti i dati per la costruzione dell'armatura.

 

Senza continuare a rimuginare, collegò il piccolo drive al computer. -Jarvis. Inizializza e suddividi in cartelle.- Automaticamente i dati si riordinarono sugli schermi, facendo comparire lo schema virtuale della corazza.

 

-Jarvis, apri un file ed intitolato Mark II.-

 

-Lo metto in collegamento con le Stark International oppure lo manteniamo segreto.- domandò intuendo le intenzioni di Tony.

 

-Adesso non so di chi fidarmi, perciò lascia tutto qui.- affermò, spostando con l'aiuto di una penna tecnologica lo schema del progetto dell'armatura sul piano degli ologrammi. -Forse nelle mie mani potrà fare del bene...-

 

-Iniziamo con la ricomposizione della superficie. Questo progetto è un po' rozzo, pesa ed è difficile da maneggiare.- enunciò continuando a guardare la sagoma e togliendo alcune composizioni. -Motore esterno: assolutamente da eliminare come per le giunture. C'è mancato poco che rimanessi lì per un piccolo guasto.- affermò, scartando immediatamente il motore posto sulla fascia lombare dell'armatura.

 

-Alleggerire; rendere maneggevole; creare alimentazione diretta dal reattore ed equipaggiare.- disse infine, osservando l'ologramma. -Tutto chiaro?-

 

-Naturalmente, signore.-

 

-Del materiale di copertura da utilizzare ce ne occuperemo verso la fine quando dobbiamo assemblarla. Comincia a fare alcune ricerche riguardo scheletri e articolazioni... Più precisamente endoscheletro, anche se è riluttante prendere come esempio la struttura degli insetti...- disse con una faccia abbastanza schifata. -E dai una controllata anche alle armature dei cavalieri medievali, anche se la qualità è scarsa possiamo farci un'idea.-

 

Una cosa assolutamente positiva di Tony era che svolgeva il suo lavoro in maniera impeccabile. Quando lavorava per qualche progetto, ci metteva davvero tutto se stesso e analizzava la procedura in qualsiasi campo sia matematico, meccanico, fisico, biologico e chimico. Nonostante i suoi numerosi difetti era un vero e proprio genio, quello nessuno osava metterlo in dubbio. Fin dai primi anni di vita aveva dimostrato di avere un intelletto al di fuori del normale, che spiccava di un'intelligenza notevole e questa sua dote era stata subito messa in buona luce.

 

-Metto in produzione una bozza sull'armatura, riguardo le notizie reperite?- propose il computer.

 

-Perchè no... Tenta. Correggerò poi, eventuali errori.- affermò Tony, volendo tenere sempre sotto controllo ogni cosa per assicurarne la perfezione. -Intanto mi inventerò qualcosa per ricavare direttamente l'energia da qui.- enunciò, tamburellando con le dita il cerchietto luminoso al centro del petto.

 

Prese posto alla scrivania cominciando a lavorare immediatamente con il computer, digitando velocemente dati e cifre, facendo prendere forma a quell'idea che gli balenava nella testa.

Il sonno era completamente scomparso, lasciando posto alla voglia di ricreare e migliorare quell'armatura che gli aveva permesso di fuggire della prigione in Afghanistan.

 

Sapeva sempre quello che faceva e le idee non gli mancavano mai, come gli era successo quando doveva trovare una soluzione per permettere al magnete nel suo petto di agire costantemente, evitando che le schegge raggiungessero i suoi organi interni e li danneggiassero. Il reattore arc era stato il primo suo pensiero per quel tormentato problema che lo opprimeva.

 

Lavorò per quasi un'ora nel silenzio della notte prima di ultimare un sofisticato propagatore di energia. Stretta l'ultima vite, che teneva unite le due piastre concentriche, abbandonò il cacciavite sul ripiano, guardando il suo lavoro con soddisfazione.

 

Si rigirò tra le mani il cerchio metallico, riempito con una speciale lastra trasparente con alcuni fili laterali, passandolo sotto la luce per controllare le eventuali sviste. Lo provò all'altezza del reattore, verificandone il giusto incastro. Le misure erano perfette, ma doveva tenerlo fermo in qualche modo... Si guardò in giro, cercando un laccio o anche una semplice corda di fili. Vide, appoggiato alla poltrona da lì poco distante, il tutore che gli era stato dato al ritorno dall'Afghanistan.

 

-Ferro Vecchio,- disse richiamando il braccio meccanico che si trovava lì vicino. -Portami quel tutore.-

 

Il robottino si mosse a destra e sinistra come se stesse riflettendo. Poi con molta calma e lentezza si avvicinò alla poltrona per afferrare l'oggetto desiderato dal padrone. Tony lo guardò, premendosi le dita sulla tempia e scuotendo lentamente il capo, ormai rassegnato. -Fai con calma, tranquillo... Abbiamo tutta la notte!- ironizzò, recuperando il tutore una volta che il braccio meccanico gli fu vicino.

 

Tagliò di netto il resistente elastico, per poi legarlo alle apposite estremità della sua nuova invenzione e facendolo passare sotto un braccio per fissarlo al suo torace. Si osservò la lucina blu sul petto, coperta dalla lastra trasparente. -Sostegno un po' improvvisato, ma per il resto può anche andare.- Sorrise soddisfatto. -Jarvis, hai finito quello schizzo?-

 

-Sì, ma non volevo interromperla.-

 

-Bene. Fammi vedere.- sullo schermo di uno dei computer comparì lo schema creato da Jarvis, riguardo un'eventuale prototipo di armatura.

 

-Le faccio i miei complimenti per il nuovo propagatore d'energia del reattore arc. Neutroni e protoni ostruiti nelle lastra permette un ottimo-

 

-Grazie, lo so.- lo interruppe. -Vorrei farti gli stessi complimenti per questa bozza, ma ci sono alcune cose da sistemare. Prima di tutto eliminiamo questo e anche questo...- cominciò, modificando il prototipo. -Le articolazioni vanno bene tutto sommato, ma aggiungiamo una lastra interna di protezione, meglio evitare sfregamenti tra i componenti.-

 

Osservò per un paio di secondi l'elmo, rimanendo al quanto interdetto. -Jarvis...-

 

-Mi dica.- disse attendendo ordini.

 

-Avevo detto di dare una controllata alle armature dei cavalieri medievali e non di prenderle come esempio. Non andrò in giro con una piuma rossa sulla cima della testa!- esclamò, cestinando immediatamente l'intero elmo. -Dovresti farti un aggiornamento su questioni di moda e gusti.-

 

-Come desidera.-

 

-Dunque vediamo un po' cosa si può fare...- cominciò a lavorare sul prototipo del casco. In meno di 15 minuti ultimò anche quella piccola creazione. -Sì, questo sguardo minaccioso mi convince... Ottimizza la visuale a sensori con mira e dati inclusi; dev'essere identico a quello che ho creato per l'esercito, assicurati di avere l'accesso ad ogni tipo di fonte, compresa quella satellitare e della NASA. Sai perfettamente come passare le barriere.-

 

-Naturalmente. Grazie a lei, signore.- rispose sempre cordialmente.

 

-Prenditi anche un po' del merito. Non faccio mica tutto da solo!- esclamò amichevolmente, ritenendo Jarvis molto di più che una semplice macchina. -Perfetto! Ora arriva la parte più divertente: equipaggiamo per bene questo gioiellino.- esclamò sfregandosi le mani tra loro e cominciando effettivamente a divertirsi.

 

-Ritengo sia pericoloso. È sicuro di volerla anche armare?-

 

-Ovviamente! Altrimenti cos'altro potrei fargli fare? Un balletto? Andiamo, Jarvis, sciogliti un po' e lasciati andare. E dopotutto so perfettamente con cosa sto lavorando, ho progettato armi per una vita intera e sono perfettamente conscio dei rischi che posso correre.- disse, dimostrando la sua totale sicurezza in ciò che stava per creare. -Vediamo un po'... apri le intere liste di armi Stark e classificale per modello. Sceglieremo poi quali usare e ritirare.-

 

-Signore, devo far presente all'inventario aziendale il ritiro del prodotto?-

 

-Assolutamente no. Come ho detto prima: nessuno deve sospettare qualcosa. Tieni tutto nascosto e poi nessuno si accorgerà della mancanza di qualche pezzo... Comunque... comincerei dalla parte superiore.- asserì, zoomando la fascia delle spalle. -Qui voglio razzi ad alta precisione e leggerezza. Facciamo i Razzi ALI... Metti i Bengala, A.P. e Salva.-

 

-La struttura di lancio la preferisce a vista o nascosta?- chiese Jarvis, per delineare i dettagli da permettergli di ottimizzare al meglio la scelta della tecnologia.

 

-Nascosta. Sotto la corazza. Non si devono vedere armi di nessun tipo. Altrimenti sarebbe come dire al nemico: “Ehy! Guardami! Sono armato, perchè non mi spari?” Vorrei evitare questo tipo di approccio... E poi l'estetica prima di tutto!- affermò, non smentendo al fatto di quanto ci tenesse ad essere sempre impeccabile. -Metterei anche dei razzi all'altezza dell'avambraccio, con l'altro modello avevo utilizzato il lanciafiamme, ma non mi sembra proprio il caso... Tu che ne pensi?-

 

-Si potrebbero utilizzare Razzi EM.- propose il computer, aprendo la lista di quei sofisticati razzi.

 

Tony abbandonò la schiena nuda sulla poltrona, sentendone immediatamente la freschezza, guardò verso l'alto, riflettendo per qualche secondo. -Sì, può andare. Utilizza: i Base 2.1 per l'impulso elettromagnetico; i Disturbatori 7.9 per l'impulso energetico; Stordimento 3.0 e i Modulo 1.6 ad esplosione controllata.- asserì, parlando velocemente, guardando sempre il soffitto e non accorgendosi che davanti a lui c'era l'intera lista. -Devo ripetere?-

 

-Non occorre, signore.- Tony sorrise soddisfatto, Jarvis era veramente un degno compagno di lavoro. Ecco perchè odiava lavorare con altri ingegneri e operai, nessuno era in grado di stargli dietro nei ragionamenti come faceva il computer. Forse quello fuori dal normale era lui, ma la cosa non gli importava minimamente, se qualcuno non riusciva a seguirlo non erano problemi suoi!

 

-Mettiamo anche ai lati delle gambe alcuni razzi di tipo ALI, sia all'altezza dell'anca e sia sul lato esterno della coscia.- disse, guardando l'ologramma prendere forma con le varie armi. Ma non ancora del tutto convinto. -Manca qualcosa...- affermò pensieroso, lanciandosi da una mano all'altra una pallina.

 

-Non saprei, signore. Rispetto al primo modello è completa, escludendo la tecnologia per il volo.-

 

-Di quello ce ne occuperemo dopo.- affermò, spostando in secondo piano il fatto del volo. Fermò la pallina sul palmo della mano aperta, osservandola come illuminato. -Trovato! Mettiamo anche un puntatore su entrambi i palmi. Ma senza alcun equipaggiamento, utilizzeremo solamente fasci di energia provenienti dal reattore.-

 

-Ha qualche preferenza sul genere di getto?-

 

-Facciamo intercambiabili. Ne mettiamo uno di base che lancerà un solo fascio; uno a bomba, capace di creare un grappolo di bombe energetiche e uno a flusso a fascio ininterrotto. Per entrambe le mani, sia chiaro.- affermò entusiasta, avendo trovato il piccolo tassello mancante alla sua creazione. -Procurati il materiale. Intanto comincio a perfezionare la tecnologia dei propulsori. Riuscirò a volare!- esclamò convinto, mettendosi subito all'opera.

 

 

Continua...

 

 

 

NdA: Per una volta sono abbastanza in orario xD non supero le 2 di notte e tanto meno pubblico il mattino seguente XP Stavolta son stata brava e sono tornata a casa presto! :D *sese solo perchè ieri sera hai anticipato il week-end*

Dunque dunque dunque... diciamo che questo capitoletto ha tratti un pochetto più easy... Con l'inizio in cui vediamo Tony nel letto che non riesce a prendere sonno e scopre dov'è quell'oggettino che nel film originale era diventato un soprammobile con la scritta: “La prova che Tony Stark ha un cuore”; ma sapete che vi dico io?! Pepper sa già benissimo che Tony Stark ha un cuore <3 <3 <3 <3 quindi in questa versione il mini reattore avrà il suo giusto e importante spazio più avanti XD ...ehm... in verità non l'ho ancora scritto, ma le idee a riguardo sono moooolto buone e se riesco a trovare una sera tranquilla senza la preoccupazione di un'interrogazione nell'indomani, allora potrei anche rimettermi a scrivere... :'( è da giorni che non batto un punto Dx

Coooomunque sorvolando il pezzetto stile Pepperony anche se con la diretta interessata addormentata, Tony comincia a costruire la sua bella armatura xD Preciso una cosa... Io non sono assolutamente esperta in meccanica o cose che prevedono l'uso dell'armatura, ma! Avendo il videogioco di Iron Man e avendo passato intere mattinate d'estate a sparare a droni, mi sono fatta una bella lista sull'arsenale xD E poi su, dolci fanciulle che mi leggete, dobbiamo anche accontentare i maschietti! Dopotutto è il genere di film che si adatta + a loro che a noi xD anche se, ci metto la mano sul fuoco, sono sicura che esistano molte più fans donne ahahahah

Ringrazio come sempre quelle adorabili ragazzuole che mi hanno lasciato una recensione: Fipsi, mirianval, aston, Tittili, _M4R3TT4_, evenstar e _Maria_. E anche questa volta mi scuso per non aver risposto singolarmente ad ognuna di voi, è che in questa settimana ho avuto tutti i pomeriggi impegnati a lavorare su Verga per quella maledetta tesina che dovevo mandare a Firenze D: Ora ho definitivamente accantonato quell'uomo pessimista e tutte le sue novelle tristi e mi dedicherò di più ai miei doveri ;)

Un bacione!!! :)

Sic

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

Avvolta dalla leggera vestaglia color pesca, scese lentamente le scale, seguendo i rumori provenienti dal laboratorio. Arrivò davanti all'ampia vetrata che delimitava l'ingresso della stanza, vide Tony a torace scoperto intento a lavorare meticolosamente con una nuova creazione.

 

Pepper digitò velocemente le password sul display comparso sulla vetrata, sbloccando così la porta. Con passo cauto si avvicinò a Tony, che sembrò non notare la sua presenza.

 

La donna gli arrivò di fianco e poté vedere più chiaramente l'oggetto a cui stava lavorando Tony. Sembrava uno stivale. -Tony, che stai facendo?-

 

Lui sobbalzò, girandosi poi verso Pepper che lo fissava stranita. -Ciao! È già mattina?- chiese, riponendo il piccolo saldatore che stava usando.

 

-Sì, è mattina... Ma da quanto sei qui?- domandò leggermente preoccupata.

 

-Oh bhè... un paio d'ore. Non riuscivo a prendere sonno e allora sono venuto qui.- rivelò, accomodandosi alla poltrona e guardandola sorridendo.

 

-Tony... stai bene?- chiese, esitando un poco prima di porre quella domanda.

 

-Certo! Non riuscivo solo a dormire, tutto qua.- Pepper fissò quella specie di stivale tecnologico, decidendo poi di non indagare. Posò lo sguardo su Tony, che sembrava visibilmente stanco.

 

-Dovresti provare a dormire almeno qualche ora...- gli disse, carezzandogli dolcemente una guancia.

 

-Magari dopo... piuttosto...- la prese, attirandola a sé e facendola sedere sulle sue gambe. -come ha passato la notte signorina Potts?- le sussurrò sulle labbra.

 

Lei sorrise, passandogli un braccio intorno al collo. -Tralasciando un primo momento di turbolenze dovute ad incubi, è stata una delle notti migliori della mia vita...-

 

-Bhè... posso dire la stessa cosa per me.- asserì, impossessandosi poi delle sue morbide labbra. I baci si fecero sempre più ardenti e voluti. Le mani di Pepper passarono lentamente sul torace nudo e poi sulle spalle di Tony, rapita dalla voglia di averlo ancora.

 

Tony passò le dita lungo la linea del collo della ragazza, sfilandole la stoffa che le copriva la spalla, lasciandole una scia di baci dove le sue dita passavano.

 

-Devo andare alle Industries...- disse lei dispiaciuta senza smettere di baciarlo.

 

-Mi auguro tu abbia avvertito che arriverai in ritardo.-

 

Pepper si rese conto del luogo dove si trovassero e bloccò subito tutte le future intenzioni di Tony, e sotto sotto anche le sue. -Tony, non possiamo qui!-

 

-Cosa c'è di male qui?- protestò lui.

 

La donna puntò gli occhi alle spalle dell'uomo, fissando il piccolo intralcio che la bloccava. Tony si girò, notando il suo fidato braccio meccanico che sistemava qualche attrezzo.

 

-Lui? Ma non ha gli occhi!-

 

-Lo so, ma non mi sembra educato.- Tony rise, intrecciando le dita con quelle delle mani della ragazza.

 

-Ferro Vecchio,- disse, richiamandolo. Il robot puntò il braccio meccanico verso di loro, emettendo qualche strano suono. -girati dall'altra parte, che sono impegnato.- Ferro Vecchio si allontanò obbediente nella direzione opposta, recependo alla perfezione l'ordine.

 

-Lo sai che devo andare...- affermò lei, perdendosi negli occhi di lui e spostandogli i capelli all'indietro, liberandogli la fronte.

 

-Quando torni?-

 

-Nel pomeriggio, credo... Ci sono tante cose da fare e ci potrà voler del tempo.- descrisse Pepper, mentre Tony si avvicinava sempre di più alle sue labbra.

 

-Stasera voglio la mia ricompensa, per questo ingiusto abbandono.- asserì per poi baciarla e lei sorrise, mentre le labbra di Tony la sfioravano.

 

Tony si distanziò un poco, guardandola in silenzio con fare pensieroso. -Che c'è?- chiese lei, notando il suo insolito sguardo.

 

-Adoro quando fai così...- ammise lui, osservandole le labbra.

 

-Così? Così, come?- domandò non capendo.

 

-Quando sorridi, mentre ti bacio...-

 

-Sorrido? Non me ne rendo conto.- affermò arrossendo lievemente.

 

-Meglio! Vuol dire che è spontaneo. Ti piace?- le chiese maliziosamente.

 

-Ma che domanda è?!- domandò ancora più imbarazzata, dandogli un leggero colpetto sul pettorale.

 

-Avanti... rispondimi... è una domanda come tante.- le sussurrò all'orecchio, carezzandole il lobo con le labbra.

 

-Come potrebbe essere altrimenti?- affermò, voltandosi verso i suoi occhi. -Me ne dai continuamente prova...- disse riferendosi al modo dolce e passionale che usava nel baciarla.

 

-Bastava anche un semplice: sì. Ma d'altronde cos'altro posso fare? Meriti di essere baciata ogni giorno, ogni ora, ogni minuto della tua vita.- le rivelò per poi riappropriarsi delle sue labbra, gustandone quel sapore dolce e irresistibile che la caratterizzava. Questa volta però i baci furono molti, dapprima lievi e appena accennati, poi sempre più profondi e appassionati, proprio come quelli della sera precedente.

 

-E questa quante volte l'hai usata?- domandò lei, staccandosi improvvisamente dalle labbra di lui, lasciandolo ancora inebetito.

 

-Che? Cosa?-

 

-La frase che mi hai appena detto, capace di far cadere chiunque ai tuoi piedi...-

 

Tony la guardò ancora leggermente smarrito, non capendo a cosa si stesse riferendo, ma dopo un paio di secondi afferrò il concetto. -Hai sbagliato persona, piccola! Non sono quel genere di uomo. Se vuoi la verità-

 

-Sì, la verità!- sottolineò lei con un sorrisetto da sfida.

 

Tony la squadrò qualche secondo con lo sguardo poi riprese. -Dicevo: se vuoi la verità, non ho mai detto nulla di carino a nessuna donna...- ammise del tutto sincero.

 

Pepper lo guardò perplessa e piacevolmente stupita. -Dici davvero?-

 

-Te lo giuro sul mio nuovo cuore!- esclamò, segnando con un dito una croce sulla lucina azzurra.

 

-Allora dovrei ritenermi molto fortunata per questo privilegio.-

 

-Puoi scommetterci! Molto, ma molto fortunata!- Lei sorrise, giocando con un ciuffetto di capelli alla nuca dell'uomo. -Ti avverto subito, piccola...- disse d'un tratto Tony, Pepper lo guardò non capendo. -Se continui con tutte queste carezze, non so fino a che punto riuscirò a controllarmi.- affermò scherzosamente, rimanendo però con uno sguardo serio.

 

-Allora, signor Stark, mi dileguo così potrà lavorare in pace.- affermò lei, alzandosi dalle sue gambe e facendo per andarsene, ma prontamente il braccio di Tony la bloccò per i fianchi costringendola a risedersi su di lui. Dalle labbra della ragazza sfuggì un urletto per l'improvvisa e veloce mossa di lui, che la portò addosso al suo scultoreo petto.

 

-Non è quello che voglio...- le sussurrò all'orecchio.

 

A Pepper cadde nuovamente l'occhio su quegli ammassi di ferraglia, chiunque li avrebbe descritti in quel modo, che stanziavano sulla scrivania. Le sembravano degli stivali, ma cosa ne avrebbe dovuto fare Tony?

 

-Cosa sono?- domandò lei, indicandoli con un dito.

 

Tony li fissò, non sapendo veramente cosa dire. Deglutì a fatica, grattandosi una tempia, mentre Pepper si girò a fissarlo impensierita per quel silenzio. -Loro...- iniziò, cercando le parole. -Loro sono, sono loro.-

 

La donna sgranò gli occhi. -Eh?-

 

-Bhè...- disse, leggermente difficoltà. Mica poteva dirle che erano dei propulsori, che sarebbero stati i componenti per un'armatura super tecnologica. Detto questo avrebbe anche dovuto spiegare il motivo di questa costruzione e, sinceramente parlando, non voleva ancora affrontare quell'argomento con nessuno. -Il mio nuovo progetto!- esclamò poi, annuendo ripetutamente.

 

-Questo lo capivo anche da sola.- affermò, retorica. Tony si grattò la barbetta nervosamente, non sapendo proprio cosa rispondere. Si guardarono qualche secondo negli occhi e lei subito capì che era un argomento ancora da non affrontare. -Ok... non me lo vuoi dire.-

 

-No!- negò lui immediatamente. -Cioè sì... per ora. Ma...-

 

-Me lo dirai quando ti sentirai pronto.- affermò lei sorridendogli. Tony rimase piacevolmente stupito da quella frase; tra loro c'era dell'affinità, ma mai aveva immaginato che lei potesse capirlo così a fondo.

 

Lui annuì, accennando un sorriso. -Adesso vado al lavoro. Se arrivo in ritardo il mio capo si arrabbierà...- disse scherzosamente.

 

-Credo sarà comprensibile. Contatterò personalmente il Signor Stark per giustificarti.- affermò, parlando di sé in terza persona.

 

Lei si alzò, lasciandogli prima un veloce bacio a stampo sulle labbra. -Ciao.- disse per poi allontanarsi verso l'uscita.

 

Tony la guardò leggermente stordito, scosse velocemente il capo riprendendo lucidità. -Ma che modi sono questi?- asserì con tono da finto rimprovero. Pepper interruppe la sua camminata e si girò per guardarlo seduto alla scrivania con gli occhi puntati su di lei.

 

Lui si alzò immediatamente fino a raggiungerla. -Ha sbagliato tutto, signorina Potts! Non è così che si saluta!-

 

-Come?- domandò nel dubbio di aver capito male.

 

-Glielo spiego solo una volta, stia attenta. È così che si saluta:- Pepper non fece tempo a realizzare cosa stesse succedendo, che Tony le posò una mano sulla guancia, appropriandosi poi delle sue labbra.

 

Le diede un bacio profondo ed appassionato, tanto da farle girar la testa, costringendola ad adagiare le mani sul petto di lui per non perdere l'equilibrio. Le loro lingue si sfiorarono, accarezzandosi in una danza sensuale, facendole credere di essere in un magico sogno. Prima o poi, però, anche i sogni si concludono. Tony si allontanò, anche se di malavoglia. Pepper sbatté più volte le palpebre, incontrando gli occhi scuri e magnetici di lui.

 

-Wow...- le uscì con un sussurro involontario, ancora frastornata per quel passionale bacio.

 

Tony sorrise compiaciuto. -Tutto chiaro?-

 

Lei annuì. -Cercherò di non dimenticarlo...-

 

-Me lo farò bastare per l'intera giornata. Ora è libera di andare, signorina Potts.-

 

-Grazie, signor Stark!- esclamò, mordendosi il labbro inferiore per poi uscire definitivamente dal laboratorio, dopo quel saluto così sconvolgente.

 

Tony la seguì con lo sguardo, ammirandone le lunghe e sinuose gambe che si intravedevano grazie alla corta vestaglia. Solamente quando scomparì dalla sua vista riuscì a distogliere l'attenzione dal suo corpo, anche se ne aveva un'immagine molto dettagliata stampata nella mente. Come aveva fatto a resisterle per così tanto tempo? Sinceramente non seppe rispondere neanche lui.

 

Con il sorriso sulle labbra, Tony ritornò al suo posto di lavoro, dove aveva abbandonato gli speciali stivali a propulsori. Riprese tra le dita il piccolo saldatore, riprendendo il lavoro da dove l'aveva lasciato anche se con la mente ancora annebbiata dalla presenza di lei.

 

Continuò a perfezionare meticolosamente ogni singolo punto anche lo stivale destro, ultimando il progetto in un tempo minore rispetto al primo. Recuperò il propulsone sinistro, affiancandolo all'altro e guardandoli compiaciuto. -Jarvis, Pepper è già uscita?-

 

-Precisamente 14 minuti fa ha lasciato l'abitazione.- rispose il computer rigorosamente.

 

-Perfetto! Prepariamoci a far funzionare questi gioiellini.-

 

Balzò in piedi, afferrando entrambi gli stivali per poi collegarli ai fili del propagatore di energia che aveva creato quella notte, consentendo ai speciali propulsori di alimentarsi direttamente dal reattore arc. Li infilò, facendo qualche passo.

 

-Sono pesanti.- affermò, facendo fatica a camminare.

 

-Una volta collegati all'intera armatura il peso sarà nullo.- enunciò Jarvis.

 

-Bene... facciamo una prova.- disse, afferrando le leve agganciate a dei fili che permettevano di regolare il flusso di energia per gli stivali.

 

-Signore, credo sia meglio prendere qualche precauzione. In caso di guasto e incendio, le fiamme devono essere subito domate se si vuole evitare che l'impianto antincendio si accenda in tutta la casa.-

 

-Giusto.- Tony rifletté un paio di secondi, grattandosi il capo e pensando ad una soluzione. -Ferro Vecchio, prendi l'estintore e vieni qua.- ordinò, richiamando il robottino. -Invece, Dummy, vieni a riprendere con la telecamera, così potrò rivedere con i miei occhi i gradi di elevazione.-

 

Osservò i suoi personali robot, muoversi per il laboratorio con molta calma. -Andiamo, ragazzi! Diamoci una mossa! Non posso stare qui in piedi tutto il giorno! E dire che quello che ha passato la notte in bianco sono io!- esclamò, alzando gli occhi al cielo.

 

Le due macchine cominciarono a muoversi più velocemente e in pochi secondi arrivarono accanto a Tony, pronti e operativi. -Bene. Ciak azione!- esclamò Tony e immediatamente Dummy iniziò le riprese.

 

-Questa è la prima prova per i propulsori, inizieremo con un leggero sollevamento per verificarne la funzionalità.- enunciò Tony, prendendo posto al centro della piattaforma.

 

Molleggiò sul posto, sciogliendo i muscoli e preparandosi per sollevarsi da terra. -Tu, sai cosa fare in caso di incendio.- disse, puntando un dito verso Ferro Vecchio che reggeva l'estintore, emettendo qualche suono come se fosse un'affermazione.

 

Tony si rimise in posizione, impugnando saldamente le leve tra le mani. -Partiremo con una spinta del 10% dovremmo ottenere un sollevamento. E tre... due... uno.-

 

Calcolando l'immensa potenza del reattore arc, quel 10% di energia era ad ogni modo smisurato per un semplice sollevamento. Tony non fece in tempo a rendersi conto di aver azionato le leve, che la potenza lo aveva fatto schiantare in una parte del soffitto alle sue spalle.

 

Fortunatamente non sbatté del tutto la testa, poiché i soli stivali non garantivano la più completa stabilità, perciò aveva fatto anche una mezza capriola per aria. Colpendo la parete con una parte di spalla e leggermente il capo.

 

Precipitò a terra, cadendo prima con i piedi per il elevato peso e poi di lato sulla spalla che già gli doleva. -Cazzo!- imprecò, serrando i denti e lanciando via le leve che ancora teneva tra le mani.

 

-Signore, si è fatto male?- domandò Jarvis.

 

-Stavo meglio prima.- rispose lui innervosito, rimanendo disteso a terra con gli occhi chiusi e passandosi una mano tra i capelli. Non fece in tempo ad alzare le palpebre che si sentì ricoperto dalla testa ai piedi da una fredda schiuma.

 

Si passò le mani sugli occhi togliendo quella fastidiosa schiuma bianca e vedendo il braccio meccanico che lo puntava ancora con l'estintore. -Avevo detto in caso di incendio!- L'altro per tutta risposta emise uno strano e buffo suono.

 

Tony abbandonò il capo all'indietro, appoggiandolo al pavimento. -Potente questa cosa...- affermò, poggiandosi una mano sul petto nudo. -Jarvis, la prossima volta meno energia e si deve aggiungere degli stabilizzatori di volo ai palmi delle mani. I soli propulsori ai piedi non bastano per mantenere l'equilibrio.-

 

-Prendo subito nota. Vuole che le prepari un bagno?- domandò poi.

 

Tony sorrise, stupendosi ancora di quanto quel computer potesse essere perspicace. -Sarebbe meraviglioso, ma mi accontenterò di una veloce doccia.- disse, mettendosi in piedi e sfilandosi quei pesanti e al contempo potenti stivali. -Bhè... almeno adesso abbiamo la certezza che funzionino...- asserì poggiandoli sul banco da lavoro e dirigendosi a piedi nudi verso le scale per il piano superiore, massaggiandosi la spalla dolente.

 

-Ah! Ferro Vecchio,- lo richiamò, girandosi appena. -quando torno dev'essere tutto pulito, altrimenti papino si arrabbia!-

 

 

Continua...

 

 

 

 

NdA: Buonasera :) Oggi gioco in anticipo colpa febbre/influenza intestinale, perciò faccio veloce prima che la febbre risalga e l'effetto dei medicinali svanisca u_u Da aggiungere che ho passato due sere in bianco in uno stato molto simile a Tony Stark nella scena iniziale (poi eliminata) dove lui era abbracciato al wc in preda a conati xP

Vabbè... evitiamo questi argomenti xD In questo chappy torna una bella dose di Pepperony :D lo scorso parlavo solo di missili, bombe, armature o.O Qui bacetti erano d'obbligo ^^

Dire che qui la trama si assimila al film è doveroso, bhè almeno per la seconda parte xD

Come sempre ringrazio le gentilissime che hanno commentato lo scorso chappy: Fipsi, nicolettasole, aston, mirianval, _Maria_, _M4R3TT4_ ed evenstar :) Grazie mille a loro e a tutti quelli che leggono :)

Spero che questo chappy vi sia piaciuto ;)

Ora mi fiondo nel letto sotto una montagna di coperte :)

Ciaooo

Sic

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 

Ammirò i fasci di luce azzurrognola che si sprigionavano da quell'immensa struttura, che primeggiava all'entrata delle Stark Industries. Mordicchiò il grosso sigaro che teneva spento tra i denti, assorto nei suoi pensieri. Come aveva fatto quel ragazzo a ricreare quel bolide di energia in un oggetto molto più ristretto? Si passò una mano sulla testa liscia e priva di capelli. Tra i due Tony era sicuramente il genio, lui invece non se ne intendeva molto di nuove tecnologie; il suo compito era trattare affari e amministrare quella parte dell'azienda che riusciva a tenere sotto controllo.

 

Intorno a lui si affaccendavano una decina di impiegati, che meticolosamente studiavano dei documenti e cercavano una soluzione a quel rompicapo.

 

-Signor Stane...- lo richiamò il principale con un po' di timore.

 

Obadiah si girò verso di lui, avvicinandosi nella speranza di ricevere buone notizie. -Che avete scoperto?-

 

-Mi dispiace, ma ancora niente. Il vero problema è il tipo di tecnologia, l'alimentazione...-

 

Stane prese tra le dita il sigaro, cercando di non perdere la calma. -Non c'è nessuna alimentazione. Si alimenta da sé! È tutto qua. Sto chiedendo solamente di renderla più piccola.-

 

Il tecnico abbassò lo sguardo mortificato, non riuscendo a dire che quello che Stane chiedeva era impossibile, ma l'uomo capì al volo i pensieri dell'altro. Obadiah fece un sorriso forzato e leggermente seccato. -Patrik...- iniziò con voce calma, poggiandogli una mano sulla spalla amichevolmente. -vorresti dirmi che un gruppo di dieci ingegneri non è riuscito a trovare uno straccio di soluzione?-

 

-Bhè... ci stiamo provando, ma è impossibile.-

 

A quel punto Stane perse il controllo. -Non è impossibile! Tony Stark è riuscito a costruirlo in una grotta! Con una scatola di rottami!- gridò, facendo piombare il silenzio nell'atrio.

 

Questo scatto di rabbia però fu chiaro agli occhi di Pepper che proprio in quel momento fece il suo ingresso nell'azienda, osservando incuriosita il gruppo di ingegneri che lavorava davanti al grande reattore arc. Incontrò gli occhi di Stane, che non appena la vide, bloccò la sua sfuriata. Lui fece un cenno col capo, come per salutarla e lei sorrise di rimando.

 

-Potrebbe essere più facile analizzare direttamente il reattore miniaturizzato...- propose l'ingegnere, ignorando la presenza di Pepper. Obadiah lo zittì con un gesto della mano, allontanandosi e andando verso la donna, che continuava a camminare per la sua strada.

 

-Pepper.- la chiamò da lontano per fermarla. -Come sta Tony?- chiese una volta raggiunta.

 

-Sta bene... In questi giorni sta riposando.- mentì, tenendo il socio in affari all'oscuro delle nuove invenzioni di Tony. C'era qualcosa in quell'uomo di cui non riusciva a fidarsi e la conversazione che aveva appena sentito, la mise ancor di più sull'attenti. Perchè Stane voleva a tutti i costi possedere la tecnologia inventata da Tony? Cosa stava tramando?

 

-L'ho sentito al telefono e mi ha detto che si prende qualche giorno di pausa. Adesso parto per New York per una riunione di amministrazione, sai se viene anche lui?-

 

-No, mi spiace. Non mi ha detto nulla, però temo che se ne sia dimenticato.-

 

-Peccato... Dovrebbe esserci, d'altra parte è stato lui a prendere quest'assurda iniziativa.- affermò, cercando di nascondere il proprio disappunto.

 

-Proverò a parlargli io, ma non le assicuro niente.- asserì Pepper, sistemandosi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.

 

-Meraviglioso! Conto su di lei!- le disse, facendo per allontanarsi.

 

La donna strinse il tablet tra le mani, osservando Stane avvicinarsi al gruppo di ingegneri e parlare sotto voce. Aveva un brutto presentimento... quell'uomo stava progettando qualcosa di losco.

 

Sospirò rassegnata, dirigendosi a passo spedito verso il suo studio. Quando improvvisamente le si parò di fronte un uomo.

 

-Salve, signorina Potts.- lei lo fissò per un paio di secondi, riconoscendo l'uomo con cui aveva parlato pochi giorni prima alla conferenza stampa.

 

-Agente Coulson.- esclamò sorpresa nel vederlo lì. -Cosa posso fare per lei?-

 

-Mi rendo conto di essere parecchio insistente, ma ho davvero bisogno di quel rapporto del signor Stark riguardo la sua fuga.-

 

-Mi scuso, ma in questi giorni il signor Stark ha deciso di prendersi una pausa e non sarà reperibile molto facilmente.- affermò, cercando di liquidarlo, ma l'agente continuò a fissarla in attesa di qualche altra buona idea. -Magari le fisso un appuntamento, dopo consulterò Stark e confermerò o meno il colloquio.-

 

-Sarebbe grandioso, grazie.- rispose cordialmente, increspando le labbra in un riservato sorriso.

 

Pepper fece scorrere qualche schermata sul tablet che aveva sotto mano, arrivando all'agenda personale di Tony. Aprì il documento, rendendosi conto solo allora che tre interi mesi erano primi di impegni, il sol pensiero la fece rabbrividire e si bloccò a fissare lo schermo come ipnotizzata.

 

-C'è qualcosa che non va?- chiese Coulson, destandola dai suoi pensieri.

 

La donna alzò il capo, ritornando alla realtà. -O no, scusi stavo solo pensando... Comunque potremmo fissare un colloquio giovedì prossimo sul tardo pomeriggio, verso le 17.30?- propose infine.

 

-Perfetto.- asserì lui, guardandola negli occhi e rimanendo rapito per quelle particolari sfumature azzurrognole. Lei abbassò lo sguardo, leggermente imbarazzata, le sembrò come se quell'uomo la conoscesse da molto.

 

-Come posso contattarla in caso di disguidi?- domandò, appuntando velocemente l'impegno.

 

L'agente cercò qualcosa nella tasca della giacca interna, estraendone poi un cartoncino plastificato e porgendolo a Pepper, che lo afferrò.

 

-È il mio numero privato. Non si crei problemi a chiamare, per qualsiasi questione sono disponibile.- Pepper fissò il biglietto da visita leggendo nome e numero di telefono con stampato sull'angolo in alto a destra lo stemma dello S.H.I.E.L.D., che presentava una maestosa aquila con le ali spiegate.

 

-Certo. Ora è meglio che vada, ho parecchi incarichi da svolgere.-

 

-Naturalmente. Grazie ancora per il suo tempo. A presto e buona giornata.- la salutò, andandosene.

 

-Arrivederci...- sussurrò lei, continuando a fissare il cartoncino e il particolare stemma di quella divisione.

 

Perchè mai quell'uomo era tanto interessato a come Tony fosse fuggito dall'Afghanistan? Ci pensò qualche secondo, accorgendosi che neanche lei sapeva effettivamente come avesse fatto. Nessuno sapeva come Tony si era liberato da quella prigionia forzata. Come aveva fatto a superare tutti quegli uomini armati, uscendone quasi del tutto indenne? Ma c'era un'altra domanda che in quel momento la assillava: chi era lo S.H.I.E.L.D.?

 

********************************************************************************

 

-Jarvis, secondo te quanta potenza occorre per ottenere un sollevamento?-

 

-Una forza tale da vincere la forza peso causata dalla gravità.- rispose il computer, adottando le sue conoscenza della fisica.

 

Tony alzò gli occhi al cielo esasperato. -Questo lo so pure io. Le regole base della fisica le conosco... intendevo la potenza di fuoco in calcoli. Jarvis, stai perdendo qualche colpo ultimamente?-

 

-Procedo immediatamente con i calcoli.- disse Jarvis, evitando di rispondere all'ultima provocazione lanciata dal padrone.

 

Tony sistemò l'ologramma virtuale componendo i vari pezzi dello stabilizzatore di volo del braccio, dopo di che lo sistemò sul braccio, verificandone l'aderenza. Sorrise compiaciuto. -Salvala. Fabbrica i pezzi per entrambe le braccia.- ordinò a Jarvis, che silenziosamente cominciò il lavoro.

 

Tony si accomodò alla scrivania, osservando il progetto prendere forma. Con la tecnologia che aveva a disposizione a casa, costruire un nuovo prototipo di armatura sarebbe stato molto più facile. A confronto dei tre mesi passati a lavorarci sopra in una caverna, lì avrebbe terminato, e migliorato, la corazza in meno di un giorno. Sorseggiò un po' di caffè dalla tazza col loro della sua azienda, assaporandone a pieno il gusto aromatizzato.

 

-Signore, c'è una chiamata per lei dalla signorina Potts.- avvertì Jarvis.

 

-Passamela.-

 

-Tony-

 

-Hey, piccola! Senti già la mia mancanza?- domandò lui, bloccandola prima che lei potesse aggiungere altro. Lei sorrise, arrossendo lievemente ancora incredula di quanto Tony poteva essere affettuoso.

 

-Signor Stark, la sto chiamando per lavoro, facendo, come dice lei, la sua assistente.- Tony sorrise maliziosamente, passandosi una mano sul pizzetto. -Comunque oggi a New York si terrà un colloquio col consiglio interno e dovresti-

 

-No.-

 

-No?-

 

-No, è una risposta a senso compiuto.-

 

-Ma se non hai neanche sentito cosa volevo dirti!-

 

-Mi avresti detto: “Tony, dovresti assolutamente presentarti per dare una buona immagine all'azienda.”- disse, facendole il verso. -Ho indovinato?-

 

-Io non parlo così.- affermò, non rispondendo all'ultima domanda, dalla risposta chiaramente affermativa.

 

-Ho indovinato?- ridomandò con il sorriso sulle labbra. Pepper esitò nel rispondere, stando qualche secondo in silenzio. -Bhè?- la incitò lui.

 

-Sì. E proprio per questo dovresti andare con Stane.-

 

-Esatto! C'è Stane. Lui basta e avanza, gli ho parlato e sa perfettamente come la penso.- Pepper lo ascoltò in silenzio, senza svelare i suoi dubbi sulla lealtà di Obadiah. -E poi ho cose più importanti da fare, non ho intenzione di muovermi.- asserì irremovibile.

 

Lei sospirò rassegnata. -Lo sapevo.-

 

-Se lo sapevi, perchè hai tentato inutilmente di dissuadermi?-

 

-È il mio lavoro ricordarti i tuoi doveri da dirigente.- affermò sorridente.

 

-Capisco... davvero un compito impossibile!-

 

-Vedo che te ne sei reso conto anche tu.-

 

-Ah, Pepper!- la richiamò, non appena gli tornò alla mente una cosa.

 

-Dimmi...-

 

-Chi è Coulson?- a quella domanda sul viso di Pepper si dipinse un'espressione sorpresa, poi capì tutto.

 

-Da quando leggi gli impegni appuntati sulla tua agenda?- si ricordò dell'immediato aggiornamento con il maggiordomo virtuale della casa.

 

-Sempre letti. E mi son sempre scordato di farti i complimenti per la minuziosità e cura nel riordinare i miei appuntamenti, che cerco in ogni maniera di evitare.- affermò, sorridendo sornione.

 

-Questo spiega molte cose... Comunque Coulson è un agente dello “Strategic Homeland Intervention, Enforcement and Logistics Division” e ha richiesto di parlare con te.- disse, ricordando perfettamente quel lungo nome della divisione speciale.

 

-Ma che razza di nome è?- domandò Tony inorridito per l'assurda lunghezza nel nome.

 

-Non chiederlo a me...- rispose facendo spallucce. -Ci sarai, vero?-

 

-Dove?-

 

-Come dove? All'appuntamento!-

 

-Ci penserò...- rispose, diventando di colpo serio.

 

-Lo prendo come un sì...- passò qualche secondo di silenzio. -Hai provato a dormire un po'?- chiese d'un tratto Pepper, preoccupandosi per quello che era successo la notte scorsa.

 

Tony si passò una mano sugli occhi ormai stanchi. -No. Prima voglio finire il progetto a cui sto lavorando.-

 

Pepper evitò di proseguire quella discussione, tanto sapeva perfettamente che Tony non le avrebbe rivelato nulla su quel progetto così segreto. Lui ne avrebbe volentieri parlato, ma c'era qualcosa che lo bloccava, temeva infatti di poterla sconvolgere con quelle rivelazioni e imprese che lo avevano visto protagonista pochi giorni prima.

 

-Ci vediamo più tardi.- lo salutò lei con una tempesta di dubbi che le affollava la mente.

 

-A dopo, piccola.- disse con voce più lieta, prima di sentire la linea telefonica suonare a vuoto.

 

Tony guardò l'immagine proiettata sullo schermo, che presentava il nuovo elmo della speciale armatura dallo sguardo minaccioso. Prima o poi avrebbe dovuto dirlo anche a lei, non poteva tenerla all'oscuro di tutto.

 

-Signore, i calcoli sono terminati.- Sullo schermo si proiettarono alcune cifre che Tony interpretò velocemente senza difficoltà alcuna. -Vorrei ricordarle che questa è la potenza da usare calibrata al suo peso e a quello della corazza. Se si desidera un volo a distanza prolungata occorre più potenza.-

 

-Ovvio. Non ci sono problemi, di alimentazione ne abbiamo in abbondanza. Adatta i propulsori pari a sostenere la velocità del Lockheed SR-71 Blackbird.-

 

-Vuole adattare l'armatura all'uso aereo ad elevata altitudine?-

 

-Sì. Tanto che ci perdo?-

 

-Prendendo come esempio il Lockheed SR-71 Blackbird, vorrei consigliarle la sostituzione del materiale compositivo. La scelta provvisoria rischia il congelamento al raggiungimento di altezze elevate.- enunciò il computer, proponendo un cambiamento al progetto iniziale.

 

-Ottima osservazione.- disse Tony, prendendo la tazza e sorseggiando un po' di caffè, pensando ad una plausibile soluzione. -Possiamo utilizzare un materiale usato nell'ambito aerospaziale... il titanio andrà benissimo. Anzi, sostituiscile con una lega di oro e titanio, renderà omogeneità. Mostrami il prototipo.- gli ordinò, abbandonando la tazza ormai vuota sul tavolo.

 

Sullo schermo comparì l'armatura tinteggiata d'oro, Tony la fissò leggermente scettico, incrociando le braccia al petto. -Non mi convince molto... tu che dici?- chiese a Jarvis, roteando sulla sedia e guardandosi un po' in giro.

 

-Ogni sua scelta andrà benissimo.- rispose l'altro cordialmente, lasciandogli banco libero.

 

L'occhio di Tony cadde sulla Ford Flathead Roadster nera dalle decorazioni fiammeggianti sui lati; sorrise, improvvisamente colpito da una splendida idea. -Aggiungici un pizzico di rosso fuoco.-

 

-Certo. Questo la aiuterà a passare inosservato.-

 

-Vedo che cominci ad usare il sarcasmo. Che progresso!- affermò meravigliato per la battuta del computer. -Avanti, mostramela.-

 

L'immagine dorata dell'armatura si tinteggiò in alcune parti di rosso, dandogli un aspetto molto più elegante. Tony fece scrocchiare le nocche delle mani, guardando lo schermo soddisfatto. -Sì. Mi piace. Vai con la produzione, che comprende anche tutto l'arsenale. Intanto mi occupo del pacchetto volo... Credo ce ne vorrà parecchio!- esclamò alzandosi e sfregando le mani tra loro. -Vorrei evitare di sbattere la testa di nuovo...-

 

 

Continua...

 

 

 

NdA: Salve a tutti :D

Devo ammettere che sono di fretta, perchè mia madre continua a dirmi di chiudere il pc, qnd l'ho aperto neanche un'ora fa per preparare il tutto -.-”

Cmq... diciamo che qui (specialmente in laboratorio) ci si potrebbe ricollegare al film per alcune scene, ma come potete notare il tutto sta prendendo una piega diversa u.u soprattutto il fatto che Tony colora il suo bel giocattolino senza aver prima volato xD ma non preoccupatevi xk ho anche messo la parte del volo xD

Bhè... questo è il dodicesimo capitolo e se devo dire la verità sono parecchio in ansia u.u per il semplice fatto che non ho ancora finito di scrivere questa benedetta storiella e siamo già a metà del numero attuale di capitoli D: Devo darmi una mossa!!!!! XP speriamo di trovare un po' di tempo questa settimana anche se la vedo dura visto che mi devo studiare rivoluzione americana e francese per l'interrogazione D: e poi devo recensire un sacco di ficcy xk sn rimasta indietro... uff...

Cmq ringrazio di cuore chi mi ha lasciato una recensione: _M4R3TT4_, MelaChan, Fipsi, mirianval, nicolettasole, evenstar, _Maria_ e Iromanup :)

Spero che anche questo chappy sia stato di vostro gradimento ;)

Un bacione

Sic

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

L'ascensore scorreva piano per piano emettendo un leggero bip, ogni volta che ne passava uno. Stane osservò il suo riflesso sullo specchio ad un lato della cabina e con un veloce gesto si sistemò il nodo alla cravatta. Un doppio campanello lo avvertì che era giunto al piano prestabilito e immediatamente le porte scorsero di lato, permettendogli l'accesso all'enorme atrio.

 

-Buon pomeriggio, signor Stane.- lo accolse una voce femminile, non appena quest'ultimo posò piede sul pavimento in marmo. -Se vuole seguirmi l'accompagno nella sala riunioni.- propose la donna vestita con un tailleur blu cobalto con i capelli bruni raccolti in una semplice e perfetta coda.

 

Obadiah le sorrise. -Certo.- La segretaria del piano lo anticipò nella camminata, fino a raggiungere una grande porta a doppia anta in mogano.

 

-La stanno aspettando.- disse lei con un sorriso, invitandolo ad entrare.

 

Lui afferrò con una mano la maniglia e fece per aprire la porta, ma la voce della donna lo bloccò. -Mi scusi, signor Stane. Dobbiamo attendere anche l'arrivo del signor Stark?- chiese con gli occhi che le brillavano al sol pensiero.

 

-No. Non verrà.- rispose lui, nonostante non ne avesse la più completa certezza. Aveva personalmente parlato con Pepper a riguardo di quella riunione, e quest'ultima aveva sicuramente cercato di convincere Tony a farne parte. Conoscendo il ragazzo, Stane diede per scontato la sua assenza per quell'evento ed infatti non sbagliò.

 

Varcò la soglia della stanza, ritrovando alcune persone riunite intorno ad una lunga tavolata. -Buon pomeriggio, signori. Scusate l'attesa ma ho avuto da fare in azienda e il jet non poteva andare più veloce.-

 

-Non si preoccupi, non è da molto che aspettiamo.- enunciò un uomo brizzolato, andandogli incontro e stringendogli la mano in un saluto. -Se vuole accomodarsi...- lo invitò a prendere posto.

 

Obadiah si accomodò su una delle lussuose poltrone in pelle nera che circondavano la tavolata. -Possiamo tranquillamente incominciare.- disse, puntando i gomiti sul tavolo.

 

-Non attendiamo il signor Stark? D'altra parte se questo consiglio di amministrazione è stato convocato è dovuto proprio alla sua ultima decisione riguardo al futuro dell'azienda.- intervenne uno dei membri.

 

-È proprio di questo che vorrei discutere. Oggi il mio socio non ci sarà, sta passando un brutto periodo...- mentì, non sapendo come realmente andassero le cose. -E ritengo che le decisioni prese alcuni giorni fa non siano delle migliori.- cominciò, lavorandosi i presenti.

 

-Lei non era al corrente della decisione improvvisa del signor Stark?-

 

-Assolutamente no. Deve aver passato un brutto periodo e la cosa l'ha scosso sia emotivamente che psicologicamente. Non credo che Tony sia nelle condizioni adatte per prendere decisioni così importanti.- asserì, mettendo in chiaro le sue intenzioni riguardo all'operato di Tony.

 

-Ma signor Stane, è consapevole che il signor Stark possiede una percentuale più elevata rispetto alla sua e le decisioni che prende-

 

-Lo so.- lo interruppe Obadiah irritato per aver sottolineato il fatto che Tony avesse più potere di lui. -Ma per prendere questo tipo di decisioni occorre una mente stabile...- affermò, rimanendo vago.

 

-Lei vuole dirci che il signor Stark non è mentalmente stabile?- domandò interdetto, alzando un po' troppo il tono della voce. Era il più giovane del gruppo e conosceva molto bene Tony. Nonostante disapprovasse il suo modo di approcciarsi al pubblico e quel particolare carattere egocentrico, era certo che Stark si occupasse del suo lavoro con responsabilità, infatti su questo non sbagliava.

 

Il silenzio calò nella sala, i membri puntarono prima lo sguardo sul giovane e poi su Stane, che sosteneva lo sguardo irato del ragazzo. Sorrise a mezze labbra, mettendosi in piedi. -Signori,- sfregò le mani tra loro. -noi tutti sappiamo che Tony è stato fatto prigioniero e Dio solo sa quante torture ha subito, povero figliolo...- cominciò, volgendo lo sguardo verso il basso, recitando perfettamente il suo copione di falsità. -È vero... è salvo ed è tornato a casa. Ma Tony ha lasciato una parte di sé in Afghanistan e si è portato dietro brutti ricordi.- disse, mentre tutti lo fissavano in silenzio. -È traumatizzato.- aggiunse poi, alzando lo sguardo sui presenti. -Le sue decisioni sono guidate dal subconscio dei ricordi. Non è lui a parlare, ma la sua paura.- terminò, lasciando tutti con l'amaro in bocca.

 

-Bhè... se la mettiamo sotto questa luce è tutta un'altra storia.- asserì il brizzolato e pensando ad una soluzione. -Il signor Stark non è in grado di-

 

-Ma è assurdo!- esclamò nuovamente il giovane. -Se il signor Stark ha preso quella decisione di sicuro ci sarà un motivo plausibile e del tutto inerente alla produzione delle armi. Stiamo parlando di Tony Stark: un genio! E, non per insistere, ma c'è scritto il suo nome sulla facciata dell'azienda e-

 

-Scusa se ti interrompo.- disse Stane, non volendo sentir più le parole del ragazzo. -Lei come si chiama?-

 

-Cooper, signore. Paul Cooper.- disse lui, per niente intimorito dall'altro uomo.

 

-Non è per essere indiscreto, signor Cooper, ma lei conosce Tony?-

 

-Certo. Eravamo compagni di liceo, lo conosco benissimo.- asserì Paul.

 

-Non metto in dubbio le sue buone intenzioni, ma ritengo di conoscere Tony un po' meglio di lei. Lo conosco da quando era un bambino, è stato come un figlio per me e, può starne certo, signor Cooper, che sono più che sicuro che Tony in questo momento abbia delle difficoltà ad affrontare quello che è accaduto. C'è bisogno di tempo perchè si riprenda completamente. E non voglio sentire alcunché a riguardo.- disse serio, fulminandolo con lo sguardo.

 

Quello che Stane diceva era in parte vero, ma Tony era forte e stava affrontando passo per passo la cosa. Aveva iniziato lo stesso giorno in cui era tornato, chiudendo la divisione fabbricazione armi. Quella non era una decisione frivola o un capriccio, ma era il primo passo per cambiare definitivamente le cose.

 

Paul annuì debolmente, abbassando lo sguardo e ignaro del discorso costruito da Obadiah.

 

-Prima di prendere qualsiasi decisione, sarà meglio mettere al corrente il signor Stark di tutto ciò.- continuò l'altro.

 

-Gli parlerò io. Personalmente.- disse Obadiah, volendo tenere tutto sotto controllo.

 

-Bene... Mi raccomando di non far girare la voce. Se è vero che soffre di stress-post traumatico, vorrà dire che cercheremo di creare un accordo. In caso di insuccesso, dovremmo tagliarlo fuori del tutto con un'ingiunzione e aspettare una sua ripresa.- riassunse brevemente, appuntando qualcosa su un foglio.

 

Stane sorrise senza essere visto dai presenti che avevano cominciato a parlare tra loro. Il suo piano stava lentamente riprendendo forma e la sua intenzione di impadronirsi dell'intera azienda si faceva sempre più vicina. In un modo o in un altro si sarebbe definitivamente sbarazzato di Tony.

 

********************************************************************************

 

-Vogliono presentare un'ingiunzione? Betty, sei sicura?- chiese di conferma non volendo credere a quelle parole.

 

-Più che sicura, signorina Potts. Prenderanno qualche giorno per analizzare la situazione, poi procederanno di conseguenza.- rispose la segretaria, stando sulla soglia della porta.

 

-E Obadiah? Non ha fatto nulla per impedire tutto questo?- domandò Pepper, stando seduta alla scrivania fino a poco prima presa come non mai dal lavoro.

 

Betty strinse le spalle, dandole uno sguardo dispiaciuto. -Non so davvero cosa dire. Stane non ha lasciato detto nulla a quanto parte.-

 

Pepper sospirò, pensando a cosa fare. -Ok, Betty. Grazie per avermi avvertito prima. Puoi andare.- la congedò.

 

Quella era una di quelle giornate da eliminare definitivamente dal calendario. Non aveva smesso un momento di lavorare e cercare una soluzione plausibile a tutti quei problemi che erano emersi, come se non bastasse tutti credevano che lei sapesse qualcosa di più riguardo l'improvvisa decisione di Tony e per questo chiunque avesse qualche problema andava a chiedere a lei, che però non sapeva cosa rispondere.

 

E adesso alla lista si aggiungeva la decisione da parte del consiglio amministrativo di tagliar fuori il legittimo proprietario dall'intera azienda! In quel momento Pepper si pentì di non essere stata abbastanza dura e autoritaria con Tony riguardo la sua presenza alla riunione. Sospirò rassegnata, sistemando le cartelle e pratiche sulla scrivania, afferrò il tablet riponendolo nella borsa poi prendendo il cellulare notò una busta che lampeggiava sul display.

 

Fece scorrere il dito sullo schermo e comparve la scritta di sei messaggi non letti e naturalmente il mittente era sempre Tony. Sorrise spontaneamente per poi aprire e leggere i messaggi.

 

Non vorrei allarmarla, ma credo di avere un problema: l'effetto del bacio di stamattina sta svanendo. Ho assolutamente bisogno di una ricarica.”

 

Signorina Potts, sta ignorando la mia richiesta d'aiuto? Guardi che si tratta di omissione di soccorso. Potrebbero arrestarla per questo!”

 

Non l'ho ancora vista varcare la soglia del mio laboratorio. Che fine ha fatto?”

 

La principale funzione di un cellulare è quella di scambiare argomentazioni attraverso chiamate o semplici messaggi scritti, comunemente detti SMS. E una conversazione è possibile solamente quando c'è più di un interlocutore, se non l'ha capito il secondo interlocutore è lei!”

 

Vuole essere tenace, eh? Sta facendo a gara col migliore, non se lo scordi.”

 

Adesso oltre al bacio, ho anche bisogno di cioccolata per combattere la solitudine...”

 

Tutti messaggi mandati nel giro dell'ultima ora, mentre lei era assorta a risolvere i problemi dell'azienda. Era stata una giornata pesante e dovette ammettere a se stessa che Tony le mancava. Le mancava da morire! Quella relazione, se così poteva definirsi, era finalmente sbocciata dopo anni e chissà se sarebbe durato quanto lei sperava.

 

Ripose il cellulare nella borsa ed uscì dal suo ufficio per raggiungere lui.

 

********************************************************************************

 

Poche ore e avrebbe attraversato il continente per raggiungere la costa occidentale. Tutto stava filando per il verso giusto ed era riuscito a modificare le decisioni del consiglio amministrativo a suo volere, tanto da dare buone possibilità alla completa esclusione di Tony.

 

Sorrise soddisfatto, portando alla bocca il bicchiere con scotch dall'aroma pungente.

 

-Signor Stane, desidera altro?- domandò premurosamente l'hostess del jet.

 

-No, grazie. Mi lasci solo.- disse solamente, sistemandosi meglio sul sedile in pelle chiara dell'aereo. Quando la ragazza abbandonò la cabina, Obadiah afferrò il cellulare dalla tasta della giacca avviando una chiamata.

 

-Sono io.- disse non appena intuì che dall'altro capo il suo interlocutore avesse risposto. -Ho un incarico da darvi...- iniziò, alzando il bicchiere e osservando il drink ambrato colpito da un fascio di luce. -Paul Cooper deve sparire.- asserì, chiudendo subito dopo la chiamata e riponendo il telefono nella tasca della giacca.

 

Nessuno poteva intralciare il suo operato.

 

********************************************************************************

 

Si sfilò dal torace il propagatore di energia collegato al prototipo di stabilizzatore di volo del braccio e lo abbandonò sul ripiano laccato in nero. Teneva il braccio con la speciale attrezzatura abbandonato lungo il fianco; aveva appena provato quella nuova tecnologia e funzionava, forse un po' troppo bene tanto che un accennato getto di energia aveva colpito brutalmente un malcapitato neon appeso al soffitto, che ora penzolava per una sommità.

 

Cercò di sollevare il braccio, ma l'imbracatura era troppo pesante e l'infortunio alla spalla non facilitava la cosa. Con l'aiuto della mano libera, posizionò e bloccò il braccio sull'apposita base, poi afferrò il cacciavite lì vicino, stringendo qualche vite, essendosi accorto solo pochi attimi prima della loro instabilità.

 

-Jarvis, mostrami il reticolato della struttura esploso.- ordinò, stringendo le viti. Davanti a lui si illuminarono le proiezioni digitali del progetto appena terminato. Alzò gli occhi, rimanendo sempre chino sulla scrivania e analizzando velocemente il disegno, si mise il cacciavite tra i denti e fece scorrere le dita nell'aria, muovendo e modificando il progetto. -Implodilo e salva.- mugugnò, non parlando molto chiaramente per colpa dell'oggetto che stringeva tra i denti, ma fortunatamente Jarvis interpretò facilmente le sue parole ed eseguì l'ordine.

 

Ridiede l'attenzione al suo braccio e con la mano tentò di aprire la chiusura metallica laterale del bicipite, ma non riusciva proprio a sbloccarla. Imprecò mentalmente facendo più pressione, ma a poco servì.

 

Sentì lo sbloccarsi della porta del laboratorio e in automatico si girò non appena giunse alle sue orecchie un ritmico ed inconfondibile rumore che le scarpe di Pepper la accompagnavano ad ogni sua leggiadra camminata.

 

-Ciao.- lo salutò lei con un sorriso. Tony la fissò ammutolito con il cacciavite in bocca, ammirandola avanzare. Rimase incantato davanti alla sua bellezza, indossava un tailleur bianco dalla gonna corta che le arrivava al ginocchio, dalla quale si dilungavano le sue sinuose e lunghe gambe, tanto da fargli credere che fossero infinite se non fosse stato per quel paio di scarpe dal tacco vertiginoso; la giacchetta portata elegantemente con una scollatura che non lasciava molto spazio alla fantasia di Tony. -Ehy? Mi senti?- domandò lei, notando lo stato di trans dell'uomo.

 

Lui si riprese da quell'attimo di sbigottimento e, dopo aver sbattuto più volte le palpebre, annuì con un unico gesto del capo. -Allora mi vuoi spiegare che ci fai con quell'affare in bocca?-

 

Tony provò a parlare, ma quello che ne uscì furono solo dei mugugni poco chiari. Pepper afferrò il cacciavite, sfilandoglielo delicatamente dalla bocca, permettendo così a Tony di liberare le sue opinioni. -E a te chi ha dato il permesso di andare al lavoro così?-

 

Lei si guardò, non notando alcun errore in quello che aveva indossato. -Così come? Qual è il problema? Non ti piace questo completo?-

 

Tony, ancora chino sulla scrivania con il braccio bloccato, la guardò sbigottito. -Se non mi piace?! Ma vuoi scherzare?! Ti sta da Dio! Il vero problema è che ti sta troppo bene e chissà quanti farfalloni ti sono svolazzati intorno oggi!- Lei rise con la sua risata cristallina, non credendo che Tony potesse uscirne con quelle affermazioni. -Molto male signorina Potts,- continuò lui, scuotendo il capo. -dobbiamo immediatamente revisionare il suo contratto e le devo comprare un nuovo cellulare. Ha presente quell'affarino che serve per chiamare e rispondere agli sms?- affermò, accennando al fatto che lui le aveva mandato una sfilza di messaggi senza ottenere neanche una risposta.

 

-Scusa, veramente non me ne sono accorta! Li ho letti poco prima di tornare a casa.- disse, cercando di discolparsi. La guardava negli occhi, stando sempre piegato sul tavolo, mentre in lui cresceva la voglia di baciarla o anche solo stringerla tra le braccia. Pepper si accorse dello strano imballaggio che costringeva Tony in quella scomodissima posizione. -Hai bisogno di una mano?- azzardò, puntando l'indice nella direzione del suo braccio.

 

-Sì, sarebbe magnifico.- rispose, sorridendo bonariamente.

 

-Cosa devo fare?-

 

-Qui.- disse, indicando con dito delle placche poste sul bicipite interno. -Devi fare una leggera pressione verso il basso per entrambe le chiusure. Io ci ho provato ma il movimento mi è un po' impossibile... è stato più semplice metterlo.-

 

Pepper si avvicinò, chinandosi davanti a lui ed eseguendo le istruzioni. Involontariamente sfiorò con i capelli la guancia di lui, che si inebriò del suo profumo stato lontano per quelle poche ma interminabili ore. Gli sembrò quasi di impazzire, la desiderava di nuovo. Era diventata una dolce e piacevole droga.

 

-Fatto!- esclamò Pepper, vedendo poi sbloccarsi il congegno avvolto al braccio di Tony.

 

Lui non attese oltre e, non appena sentì il braccio libero da quella morsa, strinse l'esile corpo della ragazza in un abbraccio, per poi baciarla con passione. Non poteva aspettare un secondo di più, perchè era certo che sarebbe impazzito. Pepper rimase sorpresa dall'impetuosità di quel gesto, ma non lo scostò, anzi assecondò il bacio, facendogli scorrere le mani sul collo per attirarlo a sé.

 

-Stavo per dare di matto...- ammise lui.

 

-L'attesa porta desiderio.- rispose lei, provocandolo.

 

-Te lo posso confermare...- le sussurrò, sorridendo languidamente. Fece qualche passo in avanti costringendola ad indietreggiare finché venne ostacolata dalla scrivania, ritrovandosi per così dire in trappola.

 

-Tony... dobbiamo parlare di quella riunione del consiglio amministrativo e-

 

-Quello può aspettare ancora un paio di minuti...- le disse sfiorandole le labbra. -Io aspetto da tutto il giorno questo momento...- La alzò, facendola sedere sul ripiano, riprendendo quei baci che ormai parlavano da soli. Le fece scorrere una mano sulla gamba e arrivato alla coscia fece salire pure la stoffa che la copriva. Pepper non riuscì a controbattere, troppo presa dai baci e carezze di Tony. L'aveva desiderato per così tanto tempo che adesso non riusciva proprio a far emergere il senso del dovere. Lui la mandava fuori di testa!

 

-No no no. Fermo. Aspetta.- disse lei, riprendendo un minimo di lucidità e ricordandosi che doveva assolutamente riferirgli quello che era successo, ne andava del suo futuro.

 

Tony si bloccò all'istante appena la vide esitare, rimanendo però a pochi centimetri dalle sue labbra. -Non vuoi...?-

 

-No. Cioè sì, ma adesso devo parlarti. È una cosa seria, Tony, oggi sono successe troppe cose.- affermò con tono amareggiato.

 

-Cos'è successo?- domandò lui preoccupato, specchiandosi nei suoi occhi.

 

-Quelli dell'amministrazione vogliono tagliarti fuori-

 

-Che? Tagliarmi fuori? Non possono!- esclamò lui, indietreggiando un altro po'.

 

-Possono. E lo faranno se non fai qualcosa. Hanno detto che soffri di stress-post traumatico e ogni problema psicologico impedisce perfino al proprietario di agire per conto della sua azienda, soprattutto se si tratta di una compagnia come le Stark Industries.-

 

-Ma che scemenze sono queste? Mica soffro di stress-post checavolonesoio! Sto bene e la mia decisione è coerente a quello che è successo, non ho intenzione di cambiare idea!- esclamò leggermente innervosito. Fece qualche passo per il laboratorio, afferrando oggetti qua e là.

 

-Coerente?!? Coerente a cosa? Sei tornato e hai preso questa decisione su due piedi e nessuno sa il perchè!- esclamò lei, alterandosi per l'ostinazione di Tony a tenersi tutto dentro.

 

-Non è stata una decisione presa su due piedi. Ho avuto tre mesi per riflettere e questa è la decisione giusta. Punto. Non ne voglio discutere.- asserì, continuando a camminare.

 

-Questo non devi dirlo a me! Ti avevo detto che dovevi presentarti alla riunione, ma tu hai voluto fare di testa tua e queste sono le conseguenze.- disse, scendendo dalla scrivania sulla quale era seduta e facendo per seguirlo.

 

-C'era Obadiah, perchè non ha detto nulla? Gli avevo testualmente detto che questa decisione doveva essere assolutamente appoggiata.- sentenziò, afferrando una bottiglietta d'acqua e svitandone il tappo con estrema facilità.

 

-Non lo so, Tony! Potevi presentarti tu stesso e- interruppe improvvisamente la conversazione, fissando pietrificata lo scenario alle spalle di Tony. -Cosa hai fatto?- domandò, continuando a guardare il neon che penzolava dal soffitto e il disordine che c'era tutt'intorno.

 

Lui guardò prima la parte di stanza alle sue spalle e poi lei, cercando di prendere tempo e inventarsi una scusa credibile. Bevve un sorso d'acqua e poi ripose la bottiglia. -Piccolo incidente di percorso. Nulla di grave.-

 

-Incidente di percorso? È per quella roba a cui stai lavorando?- domandò con voce alterata, indicando il piano di lavoro. Tony le si avvicinò, passandole le mani sulle braccia, per cercare in qualche modo di calmarla.

 

-Calma-

 

-Non mi dire di stare calma! Voglio sapere cosa sta succedendo!- esclamò, sentendo che stavano per arrivare le lacrime.

 

Tony la guardò negli occhi, rimase in silenzio non sapendo come uscire da quella situazione o anche solo spiegare.

 

-Signor Stark, Stane è arrivato al cancello. Lo lascio entrare?- domandò la voce di Jarvis interrompendo il silenzio.

 

-Sì... lascialo entrare...- rispose lui con un po' di esitazione, non capendo il perchè di quella visita non anticipata.

 

-Non dire niente.- disse Pepper.

 

-Riguardo cosa?-

 

-Fai finta di non sapere quello che ti ho appena detto. Mostrati sorpreso, arrabbiato, arrendevole, quello che vuoi, ma non fargli capire che già sapevi.- asserì seria, avendo dei sospetti ben chiari sul socio di Tony.

 

-Ok, farò finta di niente.- acconsentì lui senza indagare oltre.

 

-Bene. Adesso vado in soggiorno e faccio entrare Stane. Lei salga tra qualche minuto.- Si pose a lui dandogli del “Lei”, ma non era uguale a quello usato scherzosamente in modo affettuoso, era tornato quel “Lei” distante e professionale, tanto che gli sembrò pure freddo.

 

Tony si avvicinò al viso della ragazza, cercando di lasciarle un bacio sulle labbra, ma lei girò il capo e fece un passo indietro, ostinandosi a non guardarlo negli occhi. In silenzio si allontanò e salì le scale.

 

Rimase raggelato e per la prima volta sentì una fitta al cuore non dovuta al grappolo di schegge che lo minacciava continuamente.

 

 

 

Continua...

 

 

 

NdA:

D: Sì, l'ho fatto. u.u Ora cominciano a nascere i veri dubbi ed è solo l'inizio... è sicuro che Tony e Pepper possano stare insieme oppure è qualcosa di passeggero destinato a svanire? O.o

Sinceramente? Non lo so xD In questo momento non mi sento neanche me stessa... cioè... io che dico una cosa del genere e la metto pure in atto, distruggendo quella magnificenza di Pepperony?!

Ppppfhahahahahah xD già... è improbabile che faccia una cosa del genere xD *o forse sì? Nulla è impossibile o.O*

Bon bon bon... vi lascio nel dubbio così cresce la suspance xD cooooomunque capitoletto molto sostanzioso, no? Ho cominciato anche a descrivere le cattive intenzioni di Stane anche se, devo ammettere, che nel film l'effetto sorpresa di sapere che il cattivo burattinaio era lui mi è piaciuto particolarmente u.u ma poiché tutti voi hanno visto almeno una volta *sese una! Ahahah* il film, sapete perfettamente che il cattivo è Obie e io, rimanendo sulla stessa cresta dell'onda, ho approfittato per descrivere i suoi perfidi piani o.o

Naturalmente non potevo evitare di metterci del Pepperony! Ormai mi conoscete benissimo e se non c'è qualche bacio tra una riga e l'altra io non sono contenta xP Pepperony che però termina con una lite, all'apparenza piccola... ma chissà come si svilupperà il seguito? *me sapere tuuuuuutto xD*

Ringrazio chi ha recensito lo scorso chappy: Fipsi, MelaChan, _M4R3TT4_, nicolettasole, mirianval ed evenstar :D

Scusate se non ho risposto singolarmente, ma ho avuto una settimana tremenda che spero non si ripeta mai più xP Dmn mattina dopo la partita prometto di rispondere a tutte ;)

Uuuuuuu prima che me ne dimentichi! Rispondo ad una domanda/curiosità che è più volte sorta: come ben sapete (ora parlo del film) c'è una scena particolare che, diciamolo francamente, l'ho vista e rivista così tante volte da far venire una linea sul dvd... xD mi riferisco alla scena del ballo! :D che è l'unica splendida concessione che ci hanno fatto :') Bhè... qui non ci sarà xP Non uccidetemi, ma non potevo metterla perchè dovevo far accadere qualcosa cheeeeee scoprirete a tempo debito :P

Rinnovo i ringraziamenti a tutti coloro che mi leggono e mi seguono :)

Un bacione e alla prossima settimana ;)

Sic

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

 

Quando Tony salì le scale del laboratorio, raggiungendo così il salotto, trovò Obadiah ad attenderlo mentre guardava qualche quadro appeso per la stanza e Pepper che sedeva al divano intenta a lavorare col pc appoggiato alle ginocchia.

 

-Tony!- lo salutò Obadiah con falso entusiasmo appena lo sentì arrivare.

 

Tony lanciò uno sguardo in direzione di Pepper, sperando di incrociare i suoi occhi, però quest'ultima non lo degnò di uno sguardo, rimanendo concentrata sul suo lavoro come se Tony non avesse varcato la soglia di quella stanza.

 

-Qual buon vento, vecchio mio?- disse Tony, dando una pacca sulla spalla al socio e donandogli la più completa attenzione.

 

-Non molto buono, oserei dire.- rispose lui, mettendosi le mani in tasca.

 

-Ti va un drink?- fece Tony, comportandosi nella stessa maniera che avrebbe fatto se fosse stato all'oscuro di tutto.

 

-Ehm... no, grazie.- disse l'altro, accennando un sorriso.

 

-Vorrà dire che lo prenderò solo io.- affermò avvicinandosi al tavolino dei drink, ma versandosi solamente un po' di acqua tonica con ghiaccio.

 

-Sono venuto a parlarti della riunione tenuta oggi a New York...- cominciò Obadiah, entrando nel pieno del discorso.

 

-Ah! Sì... La signorina Potts mi aveva accennato qualcosa a riguardo.- disse Tony rimanendo sul vago e prendendo posto sul divano.

 

-Avresti dovuto esserci.-

 

-No no! Tu mi avevi detto di non mettermi in mostra.-

 

-Era una riunione del consiglio amministrativo.-

 

-Consiglio amministrativo?- chiese come spaesato, guardando prima Pepper e poi Obadiah. Se la cavava bene anche come attore; un altro punto da aggiungere alla sua corta lista di pregi.

 

-Tony,- cominciò Stane poggiandogli una mano sulla spalla. -affermano che soffri di stress-post traumatico, vogliono fare un'ingiunzione contro di te.-

 

-Cosa? Solamente perchè i titoli sono scesi di quaranta punti?-

 

-Cinquantasei e mezzo.- intervenne Pepper, parlando per la prima volta da quando era salito. Tony si girò verso di lei, lanciandole un'occhiata stupefatta. Era con lui o contro di lui?

 

-Poco conta. Sul pacchetto azionario noi abbiamo la meglio.-

 

-Tony! Tony!- lo richiamò Stane, cercando di farlo ragionare. -Devi dare le prove e le giuste cause per questa decisione che hai preso. Quelli dell'amministrazione non si fanno problemi a toglierti di mezzo, quella che hai preso è una decisione poco responsabile.-

 

-Ma io sono responsabile!- affermò, raccontandola un po' troppo grossa. Obadiah gli lanciò un'occhiata caustica. -Cioè... responsabile per l'azienda.- tentò un'altra via di fuga, si girò verso Pepper che lo guardò sospirando. -Ah bene! Tutti contro di me!- esclamò leggermente offeso, alzandosi dal divano e lasciando il bicchiere sul tavolino.

 

-Fermo! Fermo! Dai su! Non te la prendere, ma sappiamo bene tutti quanti a cosa ci stiamo riferendo...- bloccò Tony, che si stava già dirigendo verso il laboratorio. -Vedi, ragazzo, se togliamo dal mercato la fonte principale della nostra azienda-

 

-La Stark Industries non produce solo armi e questo lo sai benissimo anche tu.-

 

-Certo! Certo! Ma fammi finire.- gli mise un braccio intorno alle spalle. -Devi permettere al mercato interno di non subire cali. È come per i mattoncini di legno con cui giocavi da bambino-

 

-Non giocavo con i mattoncini.- sentenziò Tony.

 

Stane ridacchiò. -Ok. Tu eri un bambino fuori dal comune che giocava con i trapani e martelli. Comunque è come una torre fatta di mattoncini, se togli uno alla base crolla tutto, perciò deve essere sostituito.- affermò, tentando di portarlo nel suo ragionamento.

 

Pepper capì immediatamente che Stane si stava riferendo al reattore arc. Interruppe il digitare sulla tastiera, ascoltando attentamente le parole dell'uomo per cercare di capire se i suoi sospetti erano veritieri. Ricordava perfettamente la scena che le si era presentata davanti ai suoi occhi quella mattina; Obadiah voleva a tutti costi riprodurre la speciale tecnologia in possesso di Tony. Pepper non riusciva a dare una spiegazione per questo interesse morboso, ma era più che sicura che andava oltre al semplice interesse finanziario.

 

Presto le sue convinzioni furono accertate. -Lascia che faccia analizzare questo.- affermò lui, puntando due dita sul petto di Tony da dove si sprigionava la lucina azzurra.

 

-No, Obi! Niente da fare. Questo resta qui con me. Chiuso.- sentenziò Tony, scuotendo il capo e assolutamente non intenzionato ad accettare le sue condizioni.

 

Pepper riuscì ad intravedere per qualche secondo l'espressione seccata e infastidita di Obadiah, ma non appena quest'ultimo le rivolse lo sguardo, riabbassò gli occhi fissando lo schermo del pc e ritornando a digitare parole.

 

-Tony, cerca di capire- iniziò con tono accondiscendente.

 

-Quello che c'era da capire l'ho capito. Il reattore arc resta qui con me. Esiste un unico pezzo e così dovrà rimanere.- asserì, facendo perfettamente capire che non avrebbe cambiato idea tanto facilmente.

 

-Va bene.- si arrese Stane con un falso sorriso dipinto sul volto. Guardò il Rolex dorato al polso. -Si è fatto tardi... è meglio che vada.-

 

-Di già? Sicuro di non volere un drink?-

 

-Non preoccuparti, non è quello che voglio. Oggi è stata una giornata lunga è meglio che vada a riposarmi un po'...- disse, facendo qualche passo verso l'uscita.

 

-Bene, Obi. Allora buona notte.- lo salutò Tony mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni e stando in piedi al centro del soggiorno

 

-Anche a te. E pensa a quello che ti ho detto.- disse, riferendosi al reattore arc. -Buona serata, Pepper.-

 

-Buona serata anche a lei.- rispose cordialmente, alzando lo sguardo dallo schermo del portatile per qualche secondo.

 

Dopo di che Stane si diresse verso l'uscita, molto insoddisfatto dell'esito che aveva ottenuto.

 

Una volta sentito il chiudersi della porta principale Tony si girò verso Pepper che sedeva sul divano intenta a digitare qualcosa al computer, che teneva in equilibrio sulle ginocchia.

 

-Capisco che non dobbiamo creare sospetti, ma tenta di appoggiarmi in qualche modo!- esclamò lui, spalancando le braccia.

 

Pepper abbassò con uno scatto lo schermo del pc, poggiandolo in parte sul tavolino. -E come dovrei fare?-

 

Tony la guardò inebetito. -In che senso come dovresti fare? Sai perfettamente cosa ne penso riguardo la mia decisione sul futuro dell'azienda e-

 

-No! Non lo so!- affermò lei, mettendosi in piedi. -Spiegami come faccio a capirlo se non me ne parli. Ti tieni tutto dentro. Non va bene e questo lo sai anche tu.- asserì, alzando il tono della voce, lasciando Tony senza parole. -Sei tormentato da incubi nella notte e non ne vuoi parlare. Lavori ad un progetto che tieni nascosto a tutti e non te la senti di parlarne. Una divisione speciale vuole sapere come tu abbia fatto a scappare e se devo dire la verità anche di quello non so niente. Tony, io non posso aiutarti perchè non me ne dai la possibilità!-

 

La guardò negli occhi, leggendone la sua preoccupazione. Dopotutto aveva ragione, non aveva detto a nessuno quello che realmente era successo laggiù, né come era scappato, né cosa aveva visto. Rimase in silenzio, non sapendo cosa dire.

 

-Non so cosa tu abbia passato in Afghanistan, e a te va la decisione di parlarne, ma lascia che ti dica una cosa...- iniziò, facendo qualche passo per arrivargli di fronte. Lo guardò negli occhi. Quegli occhi di cui si era innamorata e aveva temuto di non rivedere mai più. Una lacrima le sfuggì, rigandole una guancia. -Io ti credevo morto.- gli rivelò con voce strozzata. -E ti assicuro che anche per me quei mesi sono stati duri... I peggiori della mia vita.- Detto questo si voltò, abbandonando il salotto, incapace di trattenere ancora per molto le lacrime.

 

Tony la seguì con lo sguardo, mentre lasciava la stanza. Rimase in silenzio, immobile con gli occhi fissi nel punto dove l'aveva vista sparire. Non credeva che la ragazza avesse preso così male la notizia della sua scomparsa, non lo aveva minimamente immaginato e quella rivelazione fu per lui come un fulmine a ciel sereno.

 

I peggiori della mia vita” gli risuonava continuamente nella testa senza dargli pace, insieme all'immagine degli occhi chiari di lei colmi di lacrime. Fece per seguirla, ma mosso qualche passo, si bloccò. L'avrebbe lasciata qualche minuto sola, conosceva troppo bene Pepper e sicuramente aveva voglia di starsene un po' con i suoi pensieri, allo stesso modo valeva per lui. Gli serviva una manciata di minuti faccia a faccia con se stesso.

 

Scese le scale, tornando a passo lento nel suo illuminato laboratorio. -Signore, il rivestimento esterno è pronto e montato, ora manca solo l'equipaggiamento e il perfezionamento in ambito aereo.- asserì Jarvis, quando notò la presenza del padrone.

 

-Per oggi basta. Salva e chiudi tutti i file. Finirò domani il mio nuovo giocattolino.- affermò, dandogli quel nome così bizzarro, poiché non sapeva esattamente come chiamarlo.

 

Fissò l'elmo lucente, facendo scorrere poi lo sguardo sull'intera armatura tinteggiata di rosso. Stava procedendo tutto molto velocemente e allo stesso tempo in maniera perfetta, ancora un paio di giorni e la sua creazione poteva definirsi ultimata e pensare che in Afghanistan era stato suo progetto per interi mesi, donandogli poi la libertà.

 

Ma solo una cosa lo aveva incitato a continuare per ritornare a casa: lei. La sua Pepper. L'amava con tutto se stesso e nonostante questo, per qualche assurdo motivo, non riusciva a dirglielo a parole. Gli mancava il coraggio, dopo tutto quello che aveva affrontato aveva paura di rivelare apertamente i suoi sentimenti. Paura di cosa poi? Di allontanarla? O semplicemente si trovava impacciato, perchè era una di quelle cose che non aveva mai fatto. La amava, su questo non aveva alcun dubbio, lo dimostrava ogni notte, in ogni bacio c'era la prova del suo sentimento, ma voleva anche dirglielo. Pepper era stata la chiave della sua libertà.

 

Lei aveva il diritto di sapere cos'era successo durante quei tre mesi.

 

-Jarvis, adesso dov'è Pepper?- chiese dopo un paio di minuti.

 

-Ala ovest della casa. Coordinate F;5.- asserì il computer, dopo aver rielaborato i dati.

 

Tony si passò una mano sugli occhi ormai rassegnato. -Jarvis... Per il momento non ho ancora imparato la mappatura della casa. Dammi qualche riferimento un po' più comprensibile! È stata una giornata pesante per entrambi, ma cerca di non fonderti i circuiti per una cosa così banale!-

 

-Scusi, errore mio. La signorina Potts si trova accanto alla piscina del primo terrazzamento.- spiegò a parole semplici.

 

 

Continua....

 

 

 

NdA: Hellooooo! :)

Ok... diciamo subito che questo è un capitoletto di transizione obbligatoria anche se non molto importante, ma essenziale per far continuare la ficcy ^^

Come avete potuto notare dai capitoli scorsi, ed esplicitamente detto in questo, Tony non vuole parlare del suo periodo di prigionia u.u D'altra parte si può capire, poveretto :( Un trauma così non si supera con uno schiocco di dita, lasciamoli metabolizzare la cosa, no? E magari l'unico modo di superarlo è proprio parlarne con qualcuno e forse adesso Tony capirà che quel qualcuno è proprio Pepper! Passando a lei... si dovrebbe far santa una donna così! La poverella non capisce più niente! Prima Tony con gli incubi, poi Coulson che vuole parlare assolutamente con Stark e l'ossessione di Obie! Ditemi voi cosa potrebbe pensare?! XD

Ringrazio MelaChan, Fipsi, Anne White, _M4R3TT4_ e mirianval per aver recensito lo scorso chappy :) dmn finisco di rispondere ;) e naturalmente grazie alle numerose persone che seguono questa storia! :D Grazie 1000!!!

Ora scappo a dormire che domani altra partita XP Alla prossima settimana!!! ;)

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

 

Il fondale della piscina era illuminato da forti faretti, che contrastavano in parte il buio della notte col firmamento punteggiato da migliaia di stelle.


Pepper sedeva sul bordo, con un piede immerso muoveva le placide acque, ritrovando pace e tranquillità. Era accaduto tutto in meno di un minuto, senza pensarci più di una volta glielo aveva detto. Non riusciva più a tenerselo dentro, perchè quella situazione la stava facendo letteralmente ammattire. Tony si rifiutava di raccontare quello che gli era successo e lavorava ad un progetto segreto, l'agente Coulson insisteva sul fatto di scoprire come Tony fosse scappato dalla sua prigionia e cosa che la preoccupava di più era l'atteggiamento di Stane. Quell'uomo provava un'interesse morboso per il reattore arc in possesso di Tony. Quella stessa mattina l'aveva sentito urlare contro un gruppo di ingegneri perchè non riuscivano a riprodurre il reattore miniaturizzato e pochi minuti prima aveva tentato di dissuadere il socio a far analizzare l'avanzata tecnologia. Secondo lei stava nascondendo qualcosa.

 

Osservò l'acqua cristallina, calmandosi definitivamente. Sospirò, tirando fuori il piede dall'acqua, portandosi le ginocchia al petto per poi circondarle con entrambe le braccia.

 

Tony uscì sul piazzale, vedendola seduta al bordo della piscina, dandogli le spalle. Notò che si era cambiata d'abito, non indossava più il vestito da lavoro, ma un leggero vestito primaverile dal color verde acqua che le lasciava scoperte le spalle. Chiuse la porta per far sentire la sua presenza, avvicinandosi poi a lei.

 

Pepper si accorse della presenza dell'uomo, ma non si girò, continuando a guardare fisso di fronte a sé. Lui le si sedette accanto a gambe incrociate, cercando di vedere la sua espressione senza riuscirci completamente. Reclinò il capo all'indietro, puntando gli occhi verso l'alto con in sottofondo le onde dell'oceano che si schiantavano sulla costa alcuni metri sotto di loro.

 

-Non potevo vedere le stelle.- asserì improvvisamente lui, interrompendo il silenzio. Solo in quel momento Pepper alzò lo sguardo, puntandolo verso di lui, che osservava il cielo con le braccia poggiate all'indietro per sostenersi. -Mi nascondevano in una montagna. Dentro erano state scavate delle gallerie e delle stanze, come un formicaio. Mi tenevano chiuso in una di quelle grotte dentro quel labirinto... Non potevo vedere le stelle.- ripeté, guardandola poi negli occhi ancora leggermente arrossati dal pianto. -Hai ragione. Devo parlarne con qualcuno e tu sei la persona che forse può capirmi più di tutti.- affermò, fissando l'acqua e cercando di riordinare le idee, ma non sapeva davvero da dove cominciare.

 

Sentì le dita della ragazza posarsi sulla sua mano. I loro occhi si incrociarono perdendosi l'uno dentro l'altra. -Ho passato anni ad arricchirmi con morte e distruzione. Laggiù ho visto con i miei occhi i frutti del mio operato pari a zero.-

 

Pepper lo guardò non capendo a cosa si stesse riferendo. -Avevano le mie armi. L'armeria che di diritto doveva andare solo all'esercito americano. Quei bastardi avevano la base piena di qualsiasi tipo di materiale inventato da me e, fidati, non sono stato io ad approvare quelle spedizioni. Mi hanno dipinto addosso tanti costumi, ma quello da traditore non lo tollero minimamente. Ed è per questo che ho deciso di chiudere la divisione fabbricazione armi della mia azienda.-

 

-Se non hai approvato tu quelle spedizioni, allora chi è stato?- domandò esterrefatta per quella rivelazione così sconvolgente. Tony le lanciò uno sguardo amareggiato, non volendo credere all'ipotesi che gli balenava nella mente. Pepper capì. -Obadiah...-

 

Lui annuì. -Non ne ho le prove e sinceramente non voglio crederci. È anche possibile che i Dieci Anelli abbiano intercettato le spedizioni per le basi americane su suolo afghano... Ma non so cosa pensare, come ho detto prima non ho più le prove. Le ho eliminate tutte definitivamente durante la mia fuga.-

 

Lei corrucciò lo sguardo confusa. -Che significa che le hai eliminate? Come hai fatto a scappare e allo stesso tempo affrontare e distruggere tutta l'armeria nemica?-

 

Tony fece una risatina nervosa. -Questa potrà sembrare un po' strana...- cominciò, grattandosi il capo con una mano. -Vediamo di cominciare dall'inizio, così sembrerà meno assurdo.- Pepper lo ascoltava attentamente, lasciandolo parlare e rivivere mentalmente tutte quelle emozioni che l'avevano cambiato nel meglio. -Sono stato ferito durante lo spostamento dalla zona di... di...- esitò, non trovando l'esatto termine.

 

-manifestazione militare.- lo aiutò lei.

 

-Grazie. Manifestazione militare... Non ricordo perfettamente cosa sia successo dopo. Avevo perso troppo sangue e sono svenuto. Non so quanto tempo sia passato, ma quando ho ripreso i sensi ero legato ad una sedia, avevo il petto completamente fasciato e un sacco a coprirmi la testa. Poco dopo ho sentito qualcuno parlare e mi hanno sfilato la sacca, permettendomi di guardarmi in giro.- deglutì a fatica, rammentando quei ricordi come se avesse passato tutto quello solo il giorno prima. -Intorno a me c'erano uomini armati che mi puntavano con le mie armi e mi riprendevano con una telecamera. Somigliava molto vagamente a quei film dove creano un messaggio per riscatto, che però non è mai arrivato, visto che tutti mi credevano morto...-

 

Lei si irrigidì, rivivendo per un millesimo di secondo la stessa orribile sensazione di quando le avevano dato la terribile notizia che per Tony le possibilità di tornare erano minime e molto presumibilmente impossibili.

 

Tony si accorse di quella reazione e subito la circondò con un braccio, attirandola a sé e, abbandonandosi ad un atteggiamento più intimo, le baciò la fronte, poi continuò. -Mi hanno bendato di nuovo e portato in un'altra ala della grotta, dove mi hanno operato e impiantato una calamita nel torace collegata ad una batteria per auto. Non credo di aver mai sofferto così tanto il dolore in tutta la mia vita, ma l'ho quasi completamente dimenticato anche se a volte ho come la sensazione di sentire lame incidermi il petto.- disse, rammentando come quelle impressioni potessero sembrare così reali negli incubi. -Sono svenuto ancora, non so se per il dolore o per cloroformio. Il giorno dopo ho scoperto la causa della mia cattura: volevano che costruissi il Jerico, quel missile che ho presentato alla dimostrazione d'armi. Dopo ore di tortura ho accettato le loro condizioni, ma dopo aver visto tutto il materiale a loro disposizione ho rivalutato la situazione e deciso che con quella roba avrei creato il mio mezzo per la fuga.- asserì, stando poi in silenzio.

 

In lui riaffiorarono i ricordi di quando aveva ideato il progetto per la massiccia armatura, mascherandola per lo speciale missile che gli era stato ordinato. Ci aveva impiegato mesi per ultimarla, anche se non nel minimo dettaglio e arrivato a casa era riuscito a crearne una più sofisticata e ad una più elevata tecnologia.

 

Pepper notò il suo silenzio, così si strinse di più al suo corpo, prendendogli una mano e intrecciando le dita con le sue. -Cos'hai costruito?-

 

-Un'armatura.- enunciò, rivelando la verità.

 

Lei si illuminò come se i tasselli del suo puzzle fossero d'un tratto tornati al loro posto. Si girò verso di lui, puntandolo con lo sguardo. -Hai costruito un'armatura da solo e nessuno ti ha scoperto?!?- domandò esterrefatta.

 

Tony rise per la sua voce così sorpresa. -Ti avevo avvertito che poteva suonare strano, ma è così... Però non ero solo. Con me era stato catturato un ingegnere originario del luogo per farmi da interprete, era un bravo assistente. E mi hanno quasi scoperto, o meglio: avevano dei sospetti e hanno chiesto una data di scadenza per il missile. Non sono riuscito a perfezionare il mio modello, ma ha comunque funzionato, forse è stato meglio così.- affermò, sospirando. -Allora sono scappato dentro questa corazza armata e con un lanciafiamme ho bruciato tutto l'arsenale a loro disposizione. E prima che tutto esplodesse sono volato via con i propulsori che, non essendo stati ultimati, si sono spenti a mezz'aria e mi sono schiantato rovinosamente nel deserto dove mi hanno trovato. L'impatto ha completamente distrutto quello che avevo creato, ma fortunatamente ha protetto me... In poche parole è così che sono fuggito.- ultimò, sentendosi un po' più libero da quel grosso peso che lo attanagliava.

 

Pepper corrucciò lo sguardo confusa, come se le mancasse un passaggio fondamentale. -Ma...- cominciò, esitando un po'. -l'ingegnere che era con te che fine ha fatto?-

 

Tony si bloccò con gli occhi persi nel vuoto, gli si ripresentò davanti l'immagine della stessa scena di quando l'aveva visto steso a terra in un lago di sangue, mentre respirava a fatica. Aveva anche tentato di convincerlo a farsi mettere in salvo, nonostante le sue condizioni precarie, ma Yinsen non aveva accettato. Morire era ciò che voleva fin dall'inizio, era l'unico modo per rivedere la sua famiglia, gli aveva rivelato.

 

Non sprecare la tua vita. Le ultime parole che gli aveva detto prima che la luce abbandonasse i suoi occhi, spegnendosi per sempre privi di vita. Tony non riusciva a darsi pace per la sua morte, se solo l'armatura fosse stata pronta prima forse tutto quello non sarebbe successo.

 

La mano di Pepper si posò sulla guancia di Tony, riportandolo alla realtà. Incontrò nuovamente gli occhi azzurri di lei, perdendosi in quell'immenso cielo che per lui significava vita. In quel momento ne ebbe la certezza: non stava sprecando la sua vita.

 

-Tony?- lo richiamò preoccupata, immergendosi nei suoi occhi scuri ma al contempo pieni di luce.

 

-È morto.- affermò, volgendo lo sguardo verso l'acqua limpida della piscina. -Ha voluto darmi del tempo perchè l'inizializzazione dell'armatura terminasse. Ha preso un mitra e ha cominciato a far strada per il labirinto di gallerie. Quando l'ho trovato era in fin di vita ed è morto davanti ai miei occhi.- Pepper rimase pietrificata da quella rivelazione, non sapendo veramente cosa dire, poiché non aveva mai affrontato una situazione simile. -È morto per far guadagnare del tempo a me. E questo non so se riuscirò mai a sopportarlo.-

 

-Tony... la colpa non è tua.- asserì lei, intuendo perfettamente il suo senso di colpa. -Il rischio c'era per entrambi. Avete affrontato un'intera brigata afghana e, senza o con armatura, il pericolo di non farcela era elevato. Lui non ce l'ha fatta, ma tu sì e puoi cambiare le cose come effettivamente stai facendo ed è giusto.-

 

Tony accennò un sorriso a mezze labbra, alzando un angolo della bocca per neanche un secondo. -Quelle armi devono sparire definitivamente. La sua famiglia- disse riferendosi a Yinsen. -e i suoi compaesani sono stati sterminati con le mie armi. Non posso più permettere che succeda una cosa del genere. Mi sono reso conto dell'atrocità della cosa solamente quando l'ho provata sulla mia pelle.- Rimasero qualche secondo in silenzio abbracciati l'uno all'altra. Pepper cominciava a vedere le cose sotto una luce più chiara e nitida, che le fece comprendere tutte le preoccupazioni e dubbi di Tony.

 

-È questo che sogni?- domandò lei, rammentando l'agitazione del sonno dell'uomo la notte passata.

 

-Già...- affermò, ormai del tutto arreso all'idea di vivere quegli incubi. -tutte le notti.-

 

-E ci sono anche io?- domandò, ricordando che l'uomo la chiamava ripetutamente.

 

Tony si stupì per quella domanda e la guardò negli occhi. -Perchè me lo chiedi?-

 

-Ieri notte mi chiamavi.-

 

Lui sorrise, scuotendo lentamente il capo. Era come gli aveva detto Yinsen: non si accorgeva di chiamarla anche nella realtà. -No. Tu non ci sei. Però ti cercavo in continuazione come se tu fossi la mia unica ancora di salvezza...-

 

Pepper arrossì, abbassando gli occhi imbarazzata come un'adolescente. Non riuscì a spiegarsi neanche lei il motivo di tale reazione.

 

Con pollice e indice Tony le alzò delicatamente il mento, tanto da permettere alle loro labbra di sfiorarsi delicatamente. -Scusa se ci ho messo un tanto... ma alla fine ti ho trovato.- le sussurrò sulla bocca per poi baciarla. Un bacio puro, leggero, quasi appena accennato che però significava molto di più per loro che provavano nuove meravigliose emozioni ad ogni piccolo contatto.

 

-Grazie...- le sussurrò Tony.

 

-Per cosa?-

 

-Per avermi dato coraggio a lottare e tornare...-

 

-Io?- domandò confusa, non riuscendo proprio a capire cosa avesse fatto di tanto speciale.

 

Tony annuì. -Non potevo sparire senza prima averti baciato...- si riappropriò nuovamente delle sue labbra, donandole un bacio appassionato. Le esili mani di Pepper si posarono sul suo collo, avvicinandolo di più, socchiuse la bocca, permettendo alle loro lingue di incontrarsi e approfondire quel bacio che mandò al settimo cielo entrambi.

 

Lui si fermò, distanziandosi quel poco da permettergli di parlare. -Vuoi vedere il mio giocattolino?- le chiese non rendendosi neanche conto che le sue parole potevano essere mal interpretate in una situazione come quella.

 

Pepper strabuzzò gli occhi, spingendolo via. -Tony!!!- urlò riprendendolo. -Ma che modi sono?!? Possibile che non puoi fare a meno di queste oscenità!?- domandò sconvolta, rialzandosi in piedi e allontanandosi di qualche passo.

 

Tony la guardò, leggermente confuso, ma d'un tratto si accorse di quello che aveva appena detto in quel delicato e intimo frangente, e, tutto sommato, era più plausibile interpretarlo come Pepper aveva fatto. -Ma cos'hai capito?! Io non-

 

-Dio! Non c'è modo peggiore-

 

-intendevo a quel mio giocattolino!- esclamò, indicando le sue parti basse.

 

-di rovinare un momento come questo! E, sentiamo, a cos'altro potevi riferiti?!?- chiese leggermente stizzita con le braccia puntate sui fianchi e guardandolo dall'alto con fare di rimprovero.

 

-A quello a cui sto lavorando! Volevi tanto vedere il mio progetto!- affermò lui con ovvietà.

 

-Oh...- esclamò lei sorpresa e abbastanza imbarazzata per aver interpretato male le parole dell'uomo, che in quel momento aveva stampato sulla faccia un sorrisino malizioso.

 

-E poi sono io quello che pensa sempre male!- Pepper diventò rossa quasi come i suoi capelli, sentendo le guance calde come il fuoco, si mise le mani davanti agli occhi desiderando di sparire all'istante sotto metri di terra. -Signorina Potts, la mia influenza su di lei non ha più limiti!- esclamò lui, ridendo. Si alzò in piedi con una veloce mossa, arrivando di fronte alla ragazza che rideva imbarazzata, non credendo neanche lei a quello che era successo.

 

-È colpa sua, signor Stark!- cominciò, ritornando a dargli del “lei”. -Adesso non mi venga a dire che la situazione e le parole avrebbero potuto avere un'interpretazione più ovvia della mia! Conoscendola, poi, ci si può aspettare questo e altro!- affermò con le braccia incrociate.

 

-Così ogni volta è colpa mia?-

 

-Vedo che ha perfettamente centrato il bersaglio.-

 

-Sto facendo progressi.- esclamò lui, sorridendo sornione.

 

-L'ho notato.- rispose lei, ridendo per quell'assurda situazione, che allo stesso tempo la faceva stare bene insieme a lui.

 

-Dimentichiamo questo piccolo incidente e-

 

-Precisamente. Cancelliamolo definitivamente.-

 

-vuoi vedere il mio progetto?- le chiese, enfatizzando l'ultima parola pronunciata e facendola sorridere.

 

-Vediamo questo progetto segreto!- esclamò sotto sotto un po' curiosa.

 

-Jarvis.- disse lui, richiamando il maggiordomo virtuale. -Porta il giocattolino qui sul terrazzo.-

 

-Come desidera.- acconsentì la voce computerizzata, precedendo una serie di strani rumori del tutto metallici e tecnologici, fino a quando, a pochi passi da dove si trovavano Tony e Pepper, si aprì una botola. Attesero qualche secondo, ma non successe niente.

 

Pepper osservò la botola, poi posò lo sguardo su Tony. -Il tuo progetto è una specie di botola che si apre dove hai voglia?-

 

Lui le lanciò uno sguardo sbieco, scuotendo il capo per negare quell'assurda ipotesi. -Aspetta un secondo e guarda...- Pepper non fece in tempo a girarsi che sotto il rumore di valvole e sibili di vapore vide un'imponente busto alzarsi lentamente verso l'alto.

 

Si aggrappò al braccio di Tony, leggermente intimorita, mentre l'armatura dalle tinte rosse e dorate stanziava di fronte a loro in tutta la sua magnificenza. Lui posò lo sguardo sulla ragazza, che fissava la corazza con occhi spalancati e bocca socchiusa. -Toglie il fiato vero?-

 

Pepper non rispose e si avvicinò all'armatura, come rapita dal suo sguardo minaccioso. Le arrivò di fronte, dovette reclinare indietro il capo per rimirarla in tutta la sua altezza. Poggiò una mano sul freddo e duro metallo del torace corazzato, non credendo a quello che i suoi occhi stavano ammirando. Si girò verso Tony, ancora con sguardo allibito. -È questa l'armatura che hai usato?-

 

Lui alzò le spalle, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, e poi si avvicinò lentamente alla donna, affiancandola di fronte al suo nuovo progetto. -L'ho migliorata. L'altro modello era un po' antiquato...-

 

-Cosa sa fare?-

 

-Bhè... ha una forza incredibile; per quanto riguarda il volo non l'ho ancora testata interamente, però se i miei calcoli non sono sbagliati, e non lo sono mai, dovrebbe funzionare e poi deve essere interamente equipaggiata. Mi ci vorranno ancora alcuni giorni per finire tutto.- affermò tranquillamente come se fosse la cosa più normale al mondo.

 

-È armata?!? Hai chiuso la fabbricazione armi e poi crei l'Arma?- domandò lei sconvolta.

 

-Non è un'arma! È solamente una copertura ad alta tecnologia difensiva...-

 

-Tony!- lo richiamò lei come per riprenderlo.

 

-Questa non l'avrà nessuno, neanche l'esercito americano.- asserì sicuro.

 

Si guardarono negli occhi e lei capì che il motivo della creazione di quel progetto non centrava con l'esercito e forze armate. -E allora perchè l'hai costruita?-

 

Tony sbatté le palpebre più volte, riflettendo su quella domanda all'apparenza così facile. -Non lo so.- ammise, scuotendo il capo e alzando gli occhi verso il firmamento puntinato di stelle. Pepper lo guardò sorpresa per quel tono così amareggiato nel tono della sua voce. -Mi ha ridato la vita. Sentivo che era giusto ricostruirla... -

 

Lei non disse niente, notando che Tony era assorto nei suoi pensieri. Tornò a posare lo sguardo sull'armatura, fissandola con non troppa convinzione.

 

-Bhè? Ti piace?- domandò Tony con la sua usuale voce allegra.

 

Lei trasalì, non sapendo davvero cosa rispondere. Non era proprio il massimo della bellezza, ma almeno era un bel lavoro. Fece qualche passo indietro, arrivando fino al bordo piscina per osservare interamente la statuaria corazza con Tony accanto.

 

-Non è un po' troppo alta per te?- chiese, notando l'evidente differenza di altezza, sviando così il discorso.

 

-Assolutamente no. È perfetta e costruita con i miei canoni di dimensioni.- affermò tranquillamente, affiancandola, mentre lei continuava a rimirare l'armatura. -Ti piace o no?-

 

-Bhè... Nel suo è abbastanza carina...-

 

-Carina?- domandò, non aspettandosi di certo un aggettivo simile.

 

-Non è proprio bellissima! Sembra cattiva, guarda che sguardo! Incute timore!- affermò stringendo le spalle.

 

-L'intento è proprio quello! Che faccia dovevo mettergli? Quella che c'è sulla scatola dei cereali? Altrimenti-

 

-I colori mi piacciono.- lo interruppe lei, prima che Tony cominciasse a prendersela. Come volevasi dimostrare lui interruppe la sua parlantina, sorridendo soddisfatto e gonfiandosi d'orgoglio. “Ah... gli uomini...” pensò Pepper, alzando gli occhi al cielo, avendo notato la reazione di lui. -Escludendo il fatto che mi piaccia o meno...- continuò poi, attirando la più completa attenzione da parte di Tony. -È una delle migliori creazioni che tu abbia mai costruito.-

 

-La migliore.- precisò lui.

 

Pepper rise. -Ok, la migliore.- acconsentì.

 

-Ma...- disse lui, invitandola a continuare.

 

Lei lo guardò confusa, non aveva altro da aggiungere. -Ma, cosa?- chiese, intanto che Tony alzava gli occhi verso le stelle, facendo finta di nulla.

 

-Ma...- cominciò, avvicinando il viso a quello di lei, per sussurrarle il continuo all'orecchio. -preferivi l'altro mio giocattolino...- le disse maliziosamente.

 

-Scemo!- lo insultò con dolcezza, ridendo impercettibilmente. Diede una leggera spintarella a Tony come per riprenderlo, ma quest'ultimo perse rovinosamente l'equilibrio e cadde con un bel tuffo in piscina, appena pochi centimetri dietro di lui.

 

Pepper cominciò a ridere, non credendo a quello che era appena successo. Tony riemerse da sott'acqua, scuotendo il capo e provocando migliaia di goccioline che scintillavano alla luce dei faretti. La guardò interdetto, non sapendo cosa dire.

 

-Se è così che la mettiamo: va bene!- esclamò, nuotando fino al bordo vasca ed uscendo dall'acqua intanto che Pepper rideva. Tony si sfilò i pantaloni zuppi come tutto il resto, poi si tolse la maglietta scoprendo il petto muscoloso e le spalle possenti. Lei smise di ridere, osservandolo rapita e al contempo curiosa di sapere cosa avesse in mente. Solo dopo capì.

 

Tony prese tra le mani la maglietta bagnata, strizzandola e liberandola dall'acqua in eccesso, per poi gettarla a terra a far compagnia ai pantaloni. -Bene... signorina Potts...- cominciò, passandosi le mani tra i capelli e tirandoli all'indietro. -ora tocca a lei.-

 

-Tony, no!- cercò lei di bloccarlo, indietreggiando di qualche passo.

 

-No? Tony, no?!? Non sono un barboncino, queste cose con me non funzionano.- affermò, avanzando lentamente verso di lei con mezzo sorriso sulle labbra.

 

-Ti prego! Non era mia intenzione farti cadere in acqua!- disse lei, cercando in qualche modo di fargli cambiare idea, anche se sapeva benissimo che quell'impresa poteva definirsi ardua.

 

-Bhè... in questo caso allora...- cominciò, fermando la sua camminata. Pepper rimase sorpresa, credendo che l'uomo avesse cambiato idea, ma... si sbagliava. -sarà ancora più divertente!-

 

Lei indietreggiò, cercando con lo sguardo un qualunque riparto che potesse proteggerla delle intenzioni di Tony. Primo appiglio che trovò fu l'armatura che stanziava a pochi passi da lei.

 

-E così ora ti fai difendere da “sguardo che incute timore”?- disse girando intorno alla corazza, senza riuscir a raggiungere la ragazza che si muoveva a specchio rispetto a lui. Tony si fermò, guardandola divertito. -Lo preferisci a me?- domandò beffardo. -Che vuoi fare? Farti portare a cena fuori da questo qui?-

 

-Perchè no? Tu non l'hai ancora fatto...- lo stuzzicò, nascondendo metà del volto dietro l'armatura.

 

-Ah! Bene!- esclamò, guardandola negli occhi sorridenti. -Prima di tutto eliminiamo il terzo incomodo... Jarvis, rimetti a posto “testa metallica”.- asserì e subito l'armatura cominciò a calare nella botola. -Dovrei darle un nome, no?- chiese poi a Pepper che non aveva più alcun riparo.

 

-Credo sia una buona idea...- rispose lei prendendo tempo.

 

-Allora ci penserò.- disse con il sorriso sulle labbra. -Tornando a noi...- avanzò lentamente verso di lei, che ad ogni passo indietreggiava fino a quando la parete bloccò la sua fuga. -...non puoi più far niente per scappare dal tuo predatore.-

 

Pepper aderì con la schiena alla parete, guardando Tony avvicinarsi a passo lento col petto imperlato da goccioline d'acqua.

 

Tony si appoggiò al muro con i palmi delle mani, intrappolando la ragazza tra le braccia. Le si avvicinò sfiorandole le labbra con le proprie. -Vuole seguirmi di sua spontanea volontà o devo convincerla, signorina Potts?- le sussurrò, spostando alternativamente lo sguardo dai suoi occhi cerulei alle sue labbra rosee.

 

-Perchè non prova a convincermi, signor Stark?- lo stuzzicò lei, rispondendogli maliziosamente.

 

Non se lo fece ripetere due volte, subito spezzò la distanza che li divideva e fece combaciare le loro labbra, lasciandole veloci e languidi baci. -Vado bene così?- chiese lui, ricominciando poi a baciarla, senza lasciarle il tempo di rispondere o anche solo ragionare.

 

Quella situazione le annebbiò completamente la mente tanto da farle chiudere gli occhi, così si lasciò andare, facendo scorrere le esili mani sul collo di Tony, che per quel gesto mugugnò soddisfatto per poi cingerle i fianchi con le braccia.

 

-Questo significa che ti ho convinto?- ne uscì lui, dopo essersi staccato dalle sue labbra. Pepper alzò le palpebre incontrando gli occhi scuri e profondi di lui. Solo in quel momento si rese conto di essere tra le sue braccia, e ricordò le reali e iniziali intenzioni di Tony. -Lo prendo come un sì!- esclamò lui e con una veloce mossa la prese in braccio.

 

Pepper rise, arrendendosi e abbandonando il capo sulla spalla di lui, cingendogli il collo con le braccia. -Non c'è nessun modo per farle cambiare idea?- chiese lei, mentre Tony continuava a camminare.

 

-Un modo ci sarebbe... ma glielo spiego dopo il tuffo in piscina.- La baciò e allo stesso tempo si lasciò cadere in acqua con lei tra le braccia.

 

Migliaia di bollicine risalirono velocemente verso l'alto, create da quell'improvviso tuffo dei loro corpi abbracciati insieme. Pepper gli prese il viso tra le mani per poi baciarlo dolcemente sulle labbra, quando ancora erano completamente immersi sott'acqua.

 

Tony rimase imbambolato per quel gesto e si accorse troppo tardi che la bella ragazza gli era sfuggita dalle braccia, nuotando via come una sirena. Riemerse, scuotendo il capo e aprendo gli occhi, la cercò e intravide la sua sagoma nuotare sott'acqua a pochi metri da lui.

 

Pepper tornò in superficie, lasciando che i capelli ormai sciolti le ricadessero all'indietro sulle spalle. Si girò verso di Tony con un sorriso brillante. -Bhè? Ora mi lasci qui da sola?-

 

Lui non se lo fece ripetere due volte e fu immediatamente addosso a lei, stringendola tra le braccia. -Ti ricordi del patto che abbiamo fatto stamattina, vero?- le domandò malizioso.

 

-Quale patto?-

 

-Mi hai abbandonato tutto il giorno... Devi farti perdonare.- le sussurrò, avvicinando i loro visi tanto da sfiorarle le labbra mentre diceva quelle parole.

 

Pepper intrecciò le gambe attorno al bacino di lui, che le passava le mani sulla schiena. -Allora vediamo di non perdere altro tempo...- gli passò la lingua sulle labbra, per poi baciarlo passionalmente. Tony rimase spiazzato da quel gesto così sensuale, ma sembrò comunque gradire molto, stringendola a sé e ricambiando quelle effusioni infuocate.

 

Con le mani afferrò i lembi del leggero vestito della ragazza ormai completamente fradicio e glielo sfilò, lanciandolo a bordo vasca accanto ai propri indumenti. Le passò le labbra sul collo dalla pelle liscia e nivea con qualche accenno di abbronzatura. Con l'acqua che arrivava quasi a livello delle spalle, fece qualche passo in avanti, portando la ragazza ad aderire di schiena al piastrellato lato della piscina. -Tony... qui? Sei sicuro?- gli chiese intuendo le intenzioni dell'uomo che non erano molto differenti dalle sue.

 

-Vuoi andare altrove?- propose lui, non volendola costringere. Le diede un altro di quei baci da togliere il fiato, passandole la punta delle dita sulla schiena tanto da farla rabbrividire di piacere.

 

-No...- riuscì lei a rispondere in un sussurro sommesso. Tony sorrise, mostrando i suoi denti bianchissimi, si perse per l'ennesima volta nell'oceano blu che gli occhi della ragazza custodivano. Era come un uragano che gli smuoveva tutti i sentimenti che provava per lei, non riuscì a spiegarsi come aveva fatto a resisterle per un così lungo tempo.

 

La baciò di nuovo, assaporando il dolce sapore delle sue labbra, giocherellò con la lingua, donandole un bacio intimo e carico di passione. Pepper lo lasciò fare, assecondando i suoi movimenti e abbandonandosi completamente a lui. Tony le passò le mani sulla schiena e abilmente le sganciò il reggiseno, liberandola da quell'indumento superfluo.

 

-Ti ho preso la cioccolata...- disse lei improvvisamente, continuando a passargli le mani sul corpo muscoloso, avvolto dall'acqua fresca.

 

Tony si fermò un momento, non capendo a cosa si stesse riferendo e tanto meno cosa centrasse in quel frangente. -Quale cioccolata?- le chiese, baciandole il collo.

 

-Mi avevi scritto un messaggio dove reclamavi disperatamente della cioccolata.- asserì, distanziandosi un poco dal lui e mordendosi il labbro inferiore.

 

Tony rise, abbandonando la testa all'indietro. -Fidati, adesso l'unica cosa di cui non ho bisogno è proprio della cioccolata. Cosa dovrei farne visto che ti ho qui con me?- le chiese languidamente, facendogli scorrere un dito sulle sue labbra rosee che si spiegarono in un sorriso, mentre continuava a tenere gli occhi fissi su di lui. -Perchè mi guardi così?-

 

-Sei bellissimo quando ridi.- gli rivelò, cingendogli il collo con entrambe le braccia.

 

-Io? Bellissimo? Bhè, devo ammettere che nessuna donna mi ha mai detto bellissimo. A sexy, figo, seducente ero abituato, ma credo che bellissimo me l'abbiano detto solo da bambino!-

 

-Vorrà dire che hai sempre frequentato delle donne scialbe e frivole.- asserì lei, alzando le spalle.

 

-Su questo sono d'accordo, ma finiamola di parlare dei miei errori... Dedichiamoci invece ai miei successi.-

 

-Dice? E quali sarebbero, Signor Stark?- domandò lei, provocandolo.

 

-Tu.- le rivelò, spostandole con due dite un ciuffo di capelli bagnati dietro l'orecchio. -E per mettere in chiaro le cose- cominciò, carezzandole una guancia. -sei tu quella bellissima...- disse, traendola a sé e ribaciandola con passione.

 

Si spogliarono a vicenda degli ultimi indumenti che li dividevano, abbandonandoli nella vasca. I loro corpi nudi abbracciati e avvolti dall'acqua cristallina si amavano nelle più passionali tra le danze. La prese, entrando in lei con delicatezza senza smettere neanche un momento di baciarla sotto i respiri concitati di entrambi, si muoveva su di lei, che lo seguiva in ogni movimento.

 

Si amarono ancora come le notti precedenti, ma questa volta Tony aveva finalmente il cuore in pace con sé stesso e il legame con la ragazza si stava facendo sempre più resistente.

 

 

 

Continua...

 

 

 

 

NdA:

Ciaoooooo!!! :3 Oggi mi sono data alla pazza gioia in stile cocktail xD Ho preso uno shaker buttato dentro pezzi di storia, tristezza, dolcezza, ammmmmmooooorrrre! E shake shake shake! Bhè... dopo due capitoli dove ho messo in crisi mezzo mondo *sesese sempre esagerata* con una probabile separazione di Tony e Pepper, qui dovevo fare le cose come si deve u.u

Tony finalmente si è deciso ad aprirsi con Pepper! (è tardo da quel punto di vista il nostro geniaccio, eh?) E dopo un po' di battutine :3 tuffo in piscinaaa!!! <3 <3 <3

Spero che questo chappy sia piaciuto, anche se la parte iniziale non mi convince moltissimo é.é ma a voi sta tutto il giudizio ;)

Ringrazio: Fipsi, Anne White, MelaChan, mirianval, _M4R3TT4_, evenstar e nicolettasole :) Le vostre recensioni mi mettono sempre di buon umore e mi mettono la carica :) Grazie di cuore! (dmn mattina mi attrezzo a rispondere a ttt, ora sono stanca morta xP non potete immaginare la settimana D:)

Un bacione!!!! Ci sentiamo la prossima settimana! ;)

Sic

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

 

Con la sua Range Rover nera entrò nel vialetto, trovando il portone stranamente aperto, nonostante ciò non si fece molti problemi, dopotutto conosceva benissimo il padrone di casa.

 

Scese dall'auto, inspirando quel profumo di mare di prima mattina. Forse era un po' presto per trovare Tony sveglio, ma volle lo stesso provarci. Da quando era ritornato non aveva più avuto l'occasione di rivederlo, così Rhodes aveva appunto deciso di cercarlo lui stesso.

 

Si tolse gli occhiali da sole, riponendoli nella tasca della giacca della divisa militare. Volse un veloce sguardo al mare poi entrò in casa, digitando la password sul piccolo display comparso al suo arrivo.

 

Nella casa incombeva il silenzio. -Buongiorno, Colonnello Rhodes.- ne uscì la voce di Jarvis, dando il benvenuto al nuovo arrivato.

 

-Ciao, Jarvis. Tony è sveglio?- chiese, facendo ancora qualche passo nell'ingresso.

 

-Sì. Desidera che glielo chiami?- domandò cordialmente.

 

-No, grazie. Lo cercherò io.- asserì, cominciando a girovagare per l'immensa casa e guardandosi intorno. Era passata quasi una settimana da quando l'aveva ritrovato mentre camminava per il deserto. Era davvero mancato poco e forse non lo avrebbe trovato vivo.

 

Nella sua passeggiata notò la porta di una delle terrazze aperta. Si avvicinò, affacciandosi, pensando che Tony fosse lì fuori. Fece qualche passo verso la piscina, non trovando nessuno, però non gli sfuggì un piccolo dettaglio: c'erano degli indumenti ai bordi della vasca e non erano solo vestiti da uomo. Scosse il capo rassegnato. Tony era tornato alle vecchie abitudini.

 

Sospirò rassegnato, scuotendo il capo. “Povera Pepper” pensò amareggiato. Lei lo amava davvero tanto ed era costretta a sopportare tutto quello. Doveva parlare a Tony e fargli capire che il suo comportamento era sbagliato senza però fargli intuire tutta la verità, Rhody sapeva perfettamente cosa ne pensasse Pepper a riguardo e gli aveva fatto giurare di non farne parola con nessuno. “Chissà se è tornata a vivere qui?” si chiese pensieroso. Sentì un rumore proveniente dall'interno della casa e subito entrò.

 

Notò la sagoma di una ragazza camminare al piano superiore con indosso solo una camicia, sicuramente non sua, ma di Tony. I suoi dubbi furono immediatamente provati: il suo amico aveva passato la notte in dolce compagnia.

 

Alle sue orecchie giunse un rumore proveniente dalla cucina, così si diresse a passo spedito verso quell'ala della casa sicuro di trovare Tony lì ed infatti non si sbagliò. Lo vide voltato di spalle con indosso solamente un paio di bermuda e l'ampia schiena completamente scoperta.

 

-Ci vuoi del latte nel caffè, piccola?- Tony fece quella domanda assolutamente sicuro che quello che aveva appena varcato la soglia della stanza non fosse l'amico Rhody.

 

-E da quando prepari la colazione alle tue amichette?- domandò l'altro appoggiandosi al bancone della cucina.

 

Tony raggelò, riconoscendo la sua voce. Ora era veramente in una brutta situazione. -Rhody! Chi ti ha fatto entrare?- chiese, girandosi di scatto.

 

-Sono anch'io felice di rivederti.- affermò con un sorriso.

 

-Sì sì... Ma che ci fai qui?- chiese nuovamente Tony in modo sbrigativo.

 

-Se non vengo io a trovarti tu non ti fai vivo!- esclamò l'altro con tono di ovvietà. -Bhè? Da quando prepari il caffè alle tue amichette?- gli ridomandò, mettendolo alle strette.

 

-Quali amichette?- domandò Tony, facendo finta di niente e portandosi la tazza di caffè alle labbra.

 

Rhodes gli lanciò un'occhiataccia, indicando poi con un dito alle sue spalle. -Ho visto i vestiti sul bordo della piscina-

 

-Ho rifatto il guardaroba. Quello che non mi piaceva l'ho gettato dalla finestra.-

 

-e non erano solamente i tuoi abiti.- disse, bruciandogli definitivamente quella scusa strampalata che aveva appena inventato. -E poi ho appena intravisto una ragazza poco vestita al piano di sopra.-

 

Tony rimase letteralmente senza parole. Lo aveva scoperto, ma stranamente l'attento colonnello non aveva riconosciuto Pepper in quella splendida ragazza che stava al piano superiore! Doveva mantenere la calma e forse sarebbe riuscito a farlo uscire di casa prima che Pepper lo raggiungesse, svelando quel loro piccolo segreto.

 

Tony sorrise, mostrando i denti bianchi. -Caffè?- gli disse, porgendogli l'altra tazza che teneva sul bancone. L'amico gli lanciò uno sguardo sbieco, accettando la bevanda e sorseggiandone un po', rimettendo poi la tazza sul bancone con espressione abbastanza schifata per il sapore di quella bevanda che non era sicuramente caffè.

 

-Ma quando cambierai, Tony? Devi metterti la testa a posto! Per non parlare della decisione che hai preso alla conferenza stampa. Davvero molto divertente!-

 

-Non era uno scherzo.- asserì Tony serio, voltandosi e aprendo il frigorifero. Rhodes lo fissò sbalordito. -La cosa non ti coinvolge.-

 

-Non mi coinvolge? Ma ti ascolti quando parli? Hai tolto all'esercito americano il loro arsenale! Scusa se te lo dico, ma la cosa mi coinvolge eccome e non solo me in questo caso.-

 

-Non sono l'unico a procurare armi per l'esercito e poi avete abbastanza scorte per ancora molto tempo e riuscirete sicuramente a trovare un altro produttore. Se mi tolgo dalla partita avranno anche più campo libero.- affermò sicuro e per niente preoccupato, dando più attenzione al contenuto del frigo.

 

Scosse il capo, abbandonando l'idea di discuterci, tanto era una patita persa dall'inizio. -E Pepper?- Riuscì ad attirare l'attenzione di Tony, che chiuse l'elettrodomestico, voltandosi leggermente verso di lui, rimanendo in silenzio per permettergli di continuare. -Cosa ne pensa?-

 

-È d'accordo con me.- asserì senza esitazione, guardandolo negli occhi.

 

-Non mi riferivo a quello.- disse, intuendo che Tony avesse capito che si stesse riferendo alla decisione dell'armeria. Lui gli lanciò uno sguardo stranito, non afferrando l'argomento che stava trattando in quel momento il colonnello. -A riguardo delle tue ultime compagnie.-

 

In quel momento Tony non seppe come uscirne. Mica poteva dirgli che la ragazza con cui aveva passato la notte, e anche le precedenti, era proprio Pepper! Aveva promesso alla ragazza di tener tutto segreto, adesso cos'avrebbe dovuto fare?

 

Rhodes notò il suo silenzio, così parlò per primo. -Tony... devi smetterla di comportarti così.- iniziò, guardandolo seriamente. -Pepper è una brava ragazza e non merita di-

 

-Lo so.- lo interruppe improvvisamente. -Non devi preoccuparti.-

 

-No! Fermo un momento! Io mi preoccupo per Pepper e l'hai fatta soffrire troppo!- esclamò Rhody leggermente alterato.

 

-Smettila.- disse Tony con voce pacata, non volendo sentire neanche una parola in più. Sapeva perfettamente di averla fatta soffrire, ma ora stava cercando di rimediare. -Non puoi capire.- gli disse solamente.

 

-Non posso capire? Ma che diavolo stai dicendo? Se non posso capire allora spiegamelo tu!- esclamò, puntando le mani sui fianchi.

 

Tony si passò una mano sugli occhi ormai completamente disperato. -È complicato da spiegare e soprattutto non posso dire niente. Perciò smettila di farmi domande!-

 

Rhodes rimase in silenzio a fissarlo mentre si grattava nervosamente il capo. Era davvero senza parole; credeva che il suo amico non comprendesse a pieno la situazione, quando invece la capiva molto, ma molto bene!

 

Era una situazione ridicola. Rhody cercava di fargli capire che Pepper provava qualcosa per lui, ma Tony lo sapeva perfettamente e tentava con difficoltà di tenere nascosto all'amico il rapporto che aveva con la bella ragazza. Ma tutti i suoi tentativi presto sarebbero stati inutili.

 

Rimasero qualche secondo in silenzio con Rhodes che fissava Tony in cagnesco e subito giunse alle loro orecchie una voce. -Tony, ma che fine hai fatto? Non dirmi che ti sei scordato come si prepara l'unica cosa che sai fare senza bruciare qualcosa!- Varcò la soglia della stanza, intenta a digitare qualcosa sul tablet che teneva tra le mani e naturalmente il suo abbigliamento era identico a quello che aveva intravisto il colonnello alla ragazza del piano superiore. Indossava una camicia bianca di Tony, abbastanza larga per il suo fisico minuto e lunga giusto da coprirle metà coscia, per poi lasciar scoperte le gambe in tutta la loro lunghezza e i capelli ambrati le ricadevano dolcemente sulle spalle.

 

-Pepper?!?- disse quasi gridando, non aspettandosi proprio lei.

 

-Rhody!- esclamò lei tra il sorpreso e l'imbarazzo. Cercò con gli occhi Tony, sperando vivamente che venisse in suo aiuto. Lui le sorrise, grattandosi il pizzetto con fare nervoso.

 

-Sorpresa!- esclamò Tony, allargando le braccia e cercando di smorzare l'imbarazzo calato in quella stanza. Rhody si girò verso Tony con gli occhi che gli uscivano dalle orbite; quella sì che poteva definirsi sorpresa, lo aveva lasciato letteralmente senza parole! -Ehy, amico! Hai bisogno di sederti? Non è che adesso mi svieni di colpo?- gli domandò avvicinandosi e dandogli una pacca sulla spalla, sdrammatizzando la situazione. Rhody non riusciva proprio a connettere e guardava un punto fisso di fronte a sé, cercando di riordinare le idee.

 

Tony si avvicinò a Pepper, diventata rossa dall'imbarazzo, mentre l'amico non proferiva parola. Si avvicinò con le labbra al suo orecchio, sussurrandole qualcosa. -Siamo ancora in tempo per rimettere a posto le cose. È un po' scosso... potremmo dagli una mazzata per la testa e farlo svenire. Quando si risveglia, gli facciamo credere che è stato tutto frutto della sua immaginazione.- affermò, facendo sembrare quella situazione un affare di Stato.

 

-Non dire scemenze! Non possiamo fargli una cosa del genere!- esclamò risoluta, alzando gli occhi verso Tony e ritrovandoselo a pochi centimetri dal viso.

 

-Il fatto che lui abbia appena bevuto il tuo caffè può farti cambiare idea?-

 

-No!-

 

Tony fece spallucce. -Peccato, sarebbe stato divertente.- asserì, facendo ridere la ragazza. Sorrise, passandole un braccio intorno ai fianchi e avvicinandola a sé.

 

-Aspettate un momento.- pronunciò Rhodes, mettendo le mani in avanti e ancora faticando a credere a quello che gli si presentava davanti agli occhi. -Cioè... da quanto va avanti questa storia?-

 

-Se ti dico che è cominciato la sera in cui sono tornato ci credi?- ne uscì Tony con quell'aria sfrontata.

 

-Ma perchè non me lo avete detto prima?!?-

 

Tony gli lanciò uno sguardo stranito. -In primo luogo: non deve saperlo nessuno e seconda cosa: non sono affari tuoi. Non centri proprio niente con tutto ciò!-

 

-In verità- cominciò Pepper, interrompendo il suo silenzio. -lui centra abbastanza con tutta questa storia...- Tony la guardò negli occhi, stupito per quell'affermazione. -Bhè... vedi...- cercò di spiegarsi, abbassando lo sguardo.

 

-Io sapevo.- le venne in aiuto Rhodes, che ora li guardava compiaciuto.

 

-Sapevi cosa?-

 

-Sapevo cosa lei provava per te.- asserì con tutta tranquillità.

 

Tony volse lo sguardo verso la ragazza. -Vuoi dire che lui sapeva prima del sottoscritto? Ma che razza di assurdità è questa?-

 

-Guarda che vale la stessa cosa per te!- enunciò Rhodes, attirando nuovamente l'attenzione di Tony.

 

-Che vorresti insinuare?-

 

-Anche se non me l'hai testualmente detto, l'ho capito da solo che per te Pepper valeva molto di più. Solamente voi due ci avete messo una vita per capirlo! Finalmente ci siete arrivati!- esclamò con fare soddisfatto.

 

Tony lo fissò per un paio di secondi in silenzio, poi si girò verso Pepper. -La mia proposta è ancora valida. Siamo in tempo per tramortirlo.-

 

-Smettila di dire sciocchezze!- lo riprese dolcemente, dandogli un leggero colpetto sul pettorale, mentre lui continuava a tenerla abbracciata. Tony sorrise e affondò il viso tra i suoi capelli morbidi per lasciarle un bacio sulla tempia, dimenticandosi completamente della presenza di Rhodes, che sorrideva con fare beffardo.

 

-Fai sparire quel sorrisino, Cupido, non ho il consenso di tirarti in testa un oggetto pesante.- lo minacciò, puntandogli un dito contro e dandogli quell'appellativo forse in parte anche veritiero.

 

-Lo sapevo che prima o poi sarebbe successo! Hai visto, Pepper? Avevo ragione quando dicevo che era pazzo di te.- Lei sorrise, abbassando lo sguardo.

 

-Ti mancano solo le alette e arco con frecce. Dopo saresti perfetto.- lo punzecchiò nuovamente Tony, odiando quelle situazioni in cui si parlava di lui inerente ad argomenti delicati e personali come quello.

 

-Tony, smettila di negare quello che provi.- gli disse Rhodes, incrociando le braccia al petto.

 

-Io? Negare? Non mi sembra proprio!- esclamò leggermente colpito nell'orgoglio. Si rivolse verso Pepper. -Stanotte non mi sembra di aver negato nulla... no?- le disse, alludendo a ben altre cose, che furono subito colte dall'amico.

 

Lei lo fulminò con lo sguardo e non rispose, prendendogli dalla mano la tazza bianca col marchio delle Stark Industries. Si avvicinò al bancone e vi ci posò sopra il tablet, poi sorseggiò un po' della bevanda scura. -Ma che roba è questa?- domandò abbastanza schifata e osservando il contenuto della tazza.

 

-Caffè.- rispose Tony con ovvietà.

 

-Questo non può essere definito caffè! È assolutamente imbevibile.- asserì lei più che convinta.

 

-Non è vero! Fammi assaggiare...- disse, prendendole la tazza e bevendone un sorso. Deglutì, assaporandone il gusto, per poi passarsi la lingua sulle labbra. -sto migliorando... è molto meglio di quello che bevevo in quella grotta.-

 

-Ma fammi il piacere! Fa schifo!- esclamò lei, prendendo la tazza e versandone il contenuto giù per lo scarico del lavello. Si girò verso Rhodes che li guardava seduto sullo sgabello. -Ha dato anche a te da bere quell'acqua sporca?-

 

-Ehy! Non è acqua-

 

-sporca? Sì, lo è ed è pure imbevibile per parecchie-

 

-è caffè! A me piace!-

 

-persone. Ti piace? Bhè, allora potrai prepararti ogni mattina quella cosa che osi chiamare caffè.- lo provocò, facendogli un sorrisino.

 

Tony stava per ribattere, ma rimase a bocca aperta, puntandole un dito contro, rimuginando sulle sue ultime parole. -Ok... hai vinto! Butta via quello schifo.-

 

-Ma fino a poco fa non hai detto che ti piaceva?- gli chiese Rhody volendo infierire.

 

-Tu non ti intromettere altrimenti ti spezzo le alette, Cupido!- lo minacciò scherzosamente Tony. Pepper recuperò anche la tazza offerta al colonnello e ne gettò il contenuto.

 

-Faccio io il caffè, così evitiamo un'intossicazione. Rhody ne vuoi?- gli chiese cordialmente.

 

-Magari, grazie.- Pepper si girò verso il piano cucina e gli occhi del colonnello caddero immediatamente sulle gambe nude della donna e quello non era stato l'unico frangente in quel breve incontro mattutino.

 

Tony notò subito per l'ennesima volta dove lo sguardo del colonnello era posato. Gli si avvicinò, poggiandogli amichevolmente una mano sulla spalla. Rhody lo guardò, pensando che gli volesse dire qualcosa di importate.

 

-Osa ancora una volta mettere gli occhi sulle sue gambe e ti farò provare l'ebrezza del volo da una finestra a strapiombo sul mare con più di 20 metri di altezza.- gli disse a bassa voce, per non essere sentito da Pepper che era intenta a preparare il caffè. Tutto ciò lo disse con una tranquillità e pacatezza da far raggelare il sangue a Rhody, che deglutì a fatica. -Tutto chiaro?- gli domandò con il sorriso sulle labbra, l'amico annuì e si mise immediatamente in piedi.

 

-Si è fatto tardi... È meglio che vada subito al lavoro, in centrale c'è bisogno di me.- asserì, sistemandosi la giacca.

 

-Ci capiamo al volo, amico.- disse Tony, dandogli una pacca sulla spalla.

 

Pepper si girò nella loro direzione leggermente smarrita. -Ma come? Non prendi nemmeno il caffè?-

 

-No, mi dispiace, ma mi sono accorto di essere in gran ritardo e devo proprio scappare. Sarà per la prossima volta.- affermò con un sorriso leggermente in imbarazzo. -Vi saluto, ragazzi! E la prossima non aspettate che venga a cercarvi io, fatevi sentire!-

 

-Ci puoi contare.- continuò Tony, non aspettando altro che l'amico si togliesse dai piedi.

 

-Ciao, Pepper!- salutò, uscendo dalla stanza e dirigendosi verso la porta principale della casa.

 

-Ciao...- ricambiò, guardandolo scomparire dietro la porta, non capendo lo strano atteggiamento del colonnello, che aveva stranamente cambiato idea. -Che gli hai detto?- domandò non appena sentì la porta d'entrata chiudersi ed osservando la schiena muscolosa dell'uomo.

 

-Come?- domandò senza troppa fretta, facendo finta di niente. Si girò verso Pepper, rivolgendole un sorriso smagliante, mentre lei lo squadrava da capo a piedi con le braccia incrociate al petto.

 

-Ti ho chiesto: cosa gli hai detto?-

 

-Io? Perchè pensi-

 

-Non se n'è andato senza un motivo preciso, gli-

 

-che lo abbia minacciato?-

 

-hai detto qualcosa. Minacciato?!?- esclamò sconvolta, arrivandogli immediatamente di fronte.

 

-Ho detto minacciato? Scusa, volevo dire...- pensò, cercando di togliersi da quel pasticcio in cui si era messo. Maledetto lui e la sua boccaccia!

 

-No no! Hai detto quello che volevi dire. Comunque voglio proprio sapere il motivo per il quale lo hai minacciato!-

 

-Bhè... non è che... in pratica io... no. Non in pratica, io e basta...- cominciò girandoci intorno senza arrivare però ad una determinata conclusione.

 

-Tony!- Lui si zittì, facendo scorrere lo sguardo per tutta la sua altezza e percorrendole lentamente le gambe, per poi guardarla negli occhi. -Oh!- Pepper capì ed arrossì imbarazzata.

 

-Diciamo che attiravi un po' la sua attenzione... Attenzioni che dovresti ricevere solo da me.- le sussurrò all'orecchio, avanzando verso di lei e facendola indietreggiare fino ad incontrare il banco da cucina.

 

-Forse è anche un po' colpa mia. Indossare solamente una camicia-

 

-Hai giocato a suo-

 

-non è molto-

 

-svantaggio. È pur sempre un uomo-

 

-presentabile.-

 

-e, diciamolo pure apertamente, è difficile toglierti gli occhi di dosso.-

 

-Davvero?- chiese lei, anche se ben consapevole della veridicità di quell'affermazione.

 

Tony la guardò negli occhi mentre lei gli posava dolcemente una mano sul petto nudo. -Eccome! Soprattutto se indossi solamente una camicetta, che lascia ben poco all'immaginazione.- affermò, facendogli una completa scansione dalla testa fino alla punta dei piedi. -A proposito di camicie... Questa non è mia?- le chiese seducente, indicando l'indumento bianco.

 

-È probabile.- asserì, portandosi le maniche a metà viso. -Ha il tuo profumo, perciò è molto probabile.- sentenziò con un sorriso.

 

-Signorina Potts, sa benissimo che non mi piace quando si prendono le mie cose...- scherzò, prendendo tra due dita il colletto della camicia, sfiorando anche il collo niveo della ragazza.

 

-Se lo lasci dire, signor Stark, lei è davvero capriccioso. Non le piace quando le si porgono le cose, non le piace quando si prendono le sue cose... C'è qualcosa che le piace?-

 

Tony sorrise, passandosi la lingua sulle labbra. -Serve davvero che ti risponda oppure ti accontenti di una dimostrazione?-

 

-Una dimostrazione potrebbe bastarmi...- ne uscì con una voce molto più seducente di quanto si aspettasse lei stessa.

 

-Bhè in questo caso...- iniziò avvicinandosi alle labbra della ragazza, tanto da sentire il suo respiro sulle proprie. Tony la baciò dolcemente sulla guancia e sull'angolo della bocca, per poi lambire le sue labbra rosee con un bacio profondo e passionale, lasciando libero il suo desiderio di amarla che gli si accendeva dentro bruciando come una stella ogni volta che stava con lei. Si distanziò leggermente, guardandola in quei meravigliosi occhi azzurri che brillavano. -Ora vorrei riavere immediatamente la mia camicia.- asserì, facendole manifestare un'argentina risata. Tony sorrise, incantato dalla sua bellezza e dal suono del suo riso. -Guarda che non scherzo.- disse prima che Pepper lo baciasse spontaneamente, buttandogli le braccia al collo.

 

 

Continua...

 

 

 

NdA: Premetto che ho scritto le "note d'autore" in treno, in ritorno da un convegno durato ben 3 giorni a Firenze e sono stanca morta xP e tralasciando il fatto "disumano" della mia astinenza da internet e efp x 4 giorni interi....

Diagnosi: disintossicazione nn riuscita-paziente ha davvero bisogno di un'elevata dose di navigazione sul web + pepperony da somministrare in endovena (parzialmente completo grazie a questo chappy)

ora l'aggiornamento del sabato/domenica XD

Che dire?!? Bhe... Rhody doveva scoprirlo in qualche modo, no? Anche se frs ha raggiunto l'orlo dello shock xD il segreto è stato svelato a cupido, anche se Tony l'avrebbe volentieri tramortito xD BUM un colpo in testa e via!!!!

Causa l'asseza di connessione, nn sn riuscita a risp a ttt le recensioni Dx (devo davvero darmi una regolata!) Dmn dopo una beeeeella dormita, recupero ttt le recensioni e anche tutti gli aggiornamenti alle storie :3 cmq ringrazio: Suky, Anne White, Fipsi, mirianval, MelaChan, _M4R3TT4_, evenstar e _Maria_ (*w* mia cara ttt quelle recensioni mi hanno mandato su di giri xD intanto aspetto ancora trepidante la scena del corridoio xD lo so, sono de coccioooo :P)
Ora vado a dormire x almeno 12 ore xD alla prossima settimana ;)
Sic
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

 

Gli ci era voluto un giorno intero per perfezionare gli stabilizzatori di volo, appositi per le mani. Era stato più complicato di quanto inizialmente avesse pensato. Aveva dovuto creare una tecnologia in grado di controbilanciare l'energia autonomamente da permettere il perfetto equilibrio del corpo una volta librato nell'aria.

 

In aggiunta a quello aveva pure dovuto migliorare la tecnologia del propagatore di energia. Visto che per quella piccola prova di volo non aveva intenzione di usare l'intera armatura, doveva portare energia ad ogni pezzo agli estremi degli arti, così dovette collegare ogni propulsore ad un proprio flusso energetico.

 

Una volta assemblata l'intera armatura, quella tecnologia non sarebbe più servita, difatti ogni pezzo sostentava quello accanto e così via, da permettergli anche di muoversi agilmente senza troppa fatica.

 

Finì di allacciarsi il propulsore destro al braccio. Fece qualche passo indietro e nella stanza echeggiò il rumore metallico degli stilali sul pavimento. -Proviamoci per la seconda volta.- asserì, posizionandosi sulla piattaforma di lancio, appositamente costruita. -In mancanza di miglior personale Ferro Vecchio è ancora all'antincendio. Si mise al centro della piazzola, sistemando velocemente i fili che gli stavano tutt'intorno. Girò il capo verso il robottino munito di estintore, che lo seguiva rivolgendogli il puntatore contro -Se mi inzuppi di nuovo senza che io vada a fuoco, ti darò in donazione all'università.-

 

Diede una rapida occhiata alla cinepresa che lo riprendeva. -Va bene... Io direi di cominciare con solo l'1% di spinta di sollevamento.- affermò guardando fisso di forte a sé, sperando vivamente di non fare la stessa fine di alcuni giorni precedenti. Si mise in posizione, puntando i palmi delle mani verso il basso e piegando leggermente le ginocchia. -E tre... due... uno...- Tutti e quattro i propulsori si accesero a comando con un suono tenue.

 

Come volevasi dimostrare Tony si sollevò da terra di circa 30 centimetri, muovendo le braccia lentamente cercando di mantenere la posizione. -Fantastico...- disse tra sé, spostandosi a destra e a sinistra di qual che centimetro.

 

Spense i propulsori e con un tonfo ripiombò a terra sbattendo gli stivali, per un attimo perse l'equilibrio, ma subito riusci a rimettersi eretto. -Va bene...- asserì soddisfatto con un sorriso, intanto che faceva qualche passo per riprendere la posizione inizialmente impostata.

 

Sentì alle sue spalle il robottino con l'estintore muoversi, si girò, ritrovandoselo appresso con il puntatore contro. -Ti prego non venirmi dietro con quell'affare sennò mi sembra di rischiare l'autocombustione!- esclamò, mentre il robottino abbassò l'estintore come sconfortato. -Sta' al tuo posto. Se succede qualcosa allora intervieni.-

 

Rivolse lo sguardo nuovamente alla telecamera, rimettendosi nella posizione di partenza. Non gli bastava quel piccolo sollevamento, voleva azzardare. -2,5%. Tre... due... uno...- Gli stabilizzatori di volo emisero un altro sbuffo, sprigionando la loro potenza.

 

Tony si alzò di quasi un metro da terra, cercando di stare fermo sul posto, ma la potenza troppo elevata lo fece barcollare, costringendolo a spostare lateralmente il puntatore delle mani, facendo sì che si spostasse per la sala.

 

Trattenne il respiro, mentre di avvicinava pericolosamente alle costose auto parcheggiate nel laboratorio. -Ecco... Ora non vorrei trovarmi qui.- Prese ancora più potenza alzandosi per aria di qualche altro centimetro. -Le macchine no! Le macchine no!- esclamò mentre passava velocemente sui cofani, colpendole col getto di aria compressa. -....Ok!- sospirò sollevato, non appena riuscì a togliersi dalla loro traiettoria.

 

Progressivamente acquistò velocità, spingendosi verso l'ala del laboratorio occupata dalla scrivania e dai computer. Fogli cominciarono a svolazzare ovunque al suo passaggio e si accorse che il muro si stava facendo sempre più vicino. Puntò i propulsori delle mani nella direzione opposta alla sua rotta, riuscendo a frenare ed evitare una collisione.

 

Riuscì velocemente a riprendere il controllo della situazione destreggiandosi abilmente in aria con l'intenzione di ritornare sulla piattaforma, mentre il robottino con la telecamera lo seguiva in ogni suo movimento.

 

Rise soddisfatto, notando di aver raggiunto quasi i due metri di altezza. Quella roba era davvero strabiliante. -Poteva andare peggio. Poteva andare peggio.- si ripeté, osservando il muro in lontananza e ridendo.

 

Arrivò al centro della piattaforma e diminuì progressivamente la potenza, fino a quando non tornò con i piedi per terra.

 

Fece mezzo giro su se stesso con un sorriso sulle labbra e subito gli si presentò il mirino dell'estintore contro. -Noooooo!- ordinò al robottino alzando un braccio. Quest'ultimo si abbassò emettendo un buffo suono.

 

Era strabiliante! Quel suo progetto stava prendendo velocemente forma ed era anche migliore di quanto si aspettasse. L'adrenalina gli pulsava nelle vene, era una cosa da non credere! -Sì.- affermò deciso. -Posso volare.-

 

********************************************************************************

 

Quella mattina si era svegliato alla buon ora per perfezionare la tecnologia dei propulsori, di cui ne aveva inaugurato l'efficacia giusto il giorno precedente. Poteva volare; su questo non c'erano dubbi. Ma Tony voleva superare ogni traguardo e in quel caso si trattava della velocità. I propulsori installati erano potenti come quelli di un SR-71, lo speciale aereo che deteneva il record di velocità, ma questo a Tony di certo non bastava. Infatti voleva raggiungere una velocità molto più elevata in maniera tale da doppiare, o perfino triplicare, quella del Blackbird. C'erano molti vantaggi a suo favore. Per prima cosa: quell'armatura che aveva costruito era molto più leggera e aerodinamica; e per seconda cosa: era Tony Stark e, come gli piaceva sempre ricordare, lui poteva fare ogni cosa.

 

Il silenzio di quella mattina, accompagnato in sottofondo dal lavorare di Tony, fu interrotto dallo sbloccarsi della porta principale del laboratorio.

 

Pepper avanzò nella stanza tenendo sempre tra le mani l'inseparabile tablet e leggendo alcune righe con un'espressione cupa dipinta sul volto. Tony sollevò lo sguardo dallo stivale che stava sistemando, notando la ragazza avanzare senza dire neanche una parola.

 

-Che succede?- domandò pulendosi le mani con uno strofinaccio adagiato sul bancone.

 

-Ti ricordi di Paul Cooper?- iniziò lei, sollevando lo sguardo e incontrando i gli occhi color nocciola dell'uomo.

 

Tony ci rifletté un po' su, poi si illuminò ricordando di chi fosse quel nome. -Sì. Ci ho fatto il liceo insieme e dovrebbe lavorare per il consiglio di amministrazione. Mi ha chiamato l'altro giorno credo, però non ho sentito il cellulare... Perchè? Hai scoperto cosa voleva?- le chiese tranquillamente appoggiandosi allo schienale della poltrona.

 

-È stato ucciso...- affermò ancora non credendo a quello che aveva appena letto sul tablet.

 

-Cosa?!- esclamò lui sconvolto, mettendosi subito in piedi. Fece il giro della scrivania, fino a raggiungerla e leggendo sullo schermo del tablet quella notizia così inaspettata. Lei gli porse l'oggetto tecnologico permettendogli di leggere meglio le prime righe di quell'articolo.

 

-Un ordigno esplosivo. Sembrerebbe un attacco terroristico, ma più avanti dicono che all'ultima riunione di consiglio era stato l'unico a opporsi fermamente alla decisione della tua esclusione al piano regolatore delle Industries. Lo ha dichiarato il presidente, quando gli è giunta questa notizia, crede che qualcuno si sia interessato a togliere di mezzo l'unico che sosteneva la tua proposta, anzi scelta.- affermò, evitandogli la fatica di leggere l'intero articolo.

 

-Tu credi sia per quello?- le domandò poggiando il tablet sul bancone e appoggiandosi con entrambe le mani.

 

-Sinceramente...- cominciò stringendosi le spalle. -Non so davvero cos'altro pensare. Credo che qualcuno stia tramando contro di te e con chiunque altro cerchi in qualche modo di aiutarti. Non riesco a capire una cosa... perchè ti hanno tenuto prigioniero per un così lungo tempo e qui non è arrivata alcuna richiesta di riscatto? Se è come hai detto tu-

 

-Non mi ricordo ogni cosa. Potrei anche essermi sbagliato... e quell'episodio potrebbe essere stato solo frutto della mia fantasia.- asserì Tony, con aria pensierosa e seria. Se era come diceva Pepper, allora anche lei era in pericolo e il fatto che le potesse succedere qualcosa non riusciva a sopportarlo.

 

-E se anche fosse? Non avrebbe una spiegazione logica la tua cattura. Se volevano ucciderti lo avrebbero fatto subito, senza alcun scrupolo. C'era sicuramente un doppio fine e credo che la cosa-

 

-Volevano che costruissi il Jerico, per questo mi hanno tenuto in vita.- affermò, sempre bloccandola.

 

-Ascoltami un momento, Tony.- disse, attirando i suoi occhi. -Il Jerico sarebbe lo stesso finito nelle loro mani. Tu stesso hai detto che avevano qualunque tipo di arma delle Stark Industries, perciò da lì a poco tempo si sarebbero impossessati pure di quel missile. Io credo che...- esitò nel continuare, poi inspirò profondamente e rivelò ciò che la tormentava da tempo. -...la cosa nasca direttamente da qui.-

 

-In che senso da qui?-

 

-Da qualche ente che lavora nel campo degli arsenali e vuole toglierti di mezzo. Ti sei fatto parecchi nemici nel corso della tua vita, non so se ci hai mai pensato.-

 

-Non è per quel motivo. Io mi sono volontariamente tolto dai piedi in ambito bellico e Paul la pensava come me, ma è stato ucciso. Perciò chi sta complottando contro di me, vuole tagliarmi fuori definitivamente e credo che questa persona, o gruppo, sia quella che ha proposto l'ingiunzione contro di me al consiglio.- ipotizzò, centrando in pieno il bersaglio.

 

-Bhè, allora non permettere che succeda. Vai alle Industries e dimostra che sei perfettamente conscio delle tue decisioni. Pochi giorni fa il consiglio di amministrazione si è riunito e ha preso in ipotesi il blocco totale delle tue azioni. Mostra di che pasta è fatto Tony Stark! Non lasciare che le cose ti scivolino addosso come se fosse acqua!- esclamò lei, dimostrando una determinazione che mai Tony aveva notato.

 

Lui la guardò, sbattendo più volte le palpebre, abbastanza sorpreso per la fermezza della ragazza. Sorrise sornione, immergendosi nell'oceano dei suoi occhi blu. Pepper era davvero unica.

 

-Perchè sorridi così?- chiese, sentendo le goti farsi più calde e abbassando gli incapace di sostenere lo sguardo di lui.

 

Tony le si avvicinò, arrivandole di fronte, le alzò il mento con due dita, permettendo così ai loro occhi di incontrarsi nuovamente. -Sorrido perchè riesci sempre a stupirmi...- disse avvicinandosi alla sua bocca. -... ed è una cosa che mi fa veramente impazzire.- le sussurrò a fior di labbra, per poi appropriarsene con un dolce bacio.

 

-La stessa cosa vale per lei, signor Stark.- rispose Pepper, prima che lui la baciasse nuovamente, posandole le mani sui fianchi.

 

-Bene... E ora, come dice lei, signorina Potts, andiamo a mostrare al mondo come Tony Stark fa il culo a tutti!- esclamò, sorridendo ad un angolo della bocca.

 

Pepper arricciò il naso contrariata. -Non credo di essermi espressa in una maniera così poco professionale.-

 

-Poco importa! Il concetto è sempre lo stesso.- asserì, tenendola sempre abbracciata e sfiorando le sue labbra con le proprie.

 

********************************************************************************

 

-Tony, te lo ripeto per l'ennesima volta: smettila di camminarmi a fianco.- gli ordinò a denti stretti, mentre percorrevano l'entrata delle Industries.

 

-Perchè dovrei farlo?- le domandò lui di rimando, tenendo il tono della voce basso, mentre avanzava accanto a Pepper, che cercava di mantenere un atteggiamento del tutto disinvolto.

 

-Te l'ho già spiegato prima! Sei il mio capo e durante tutto il tempo passato al tuo servizio mi sei sempre camminato avanti, perciò se mi stai così vicino la gente potrebbe sospettare qualcosa.- gli sussurrò.

 

Tony si abbassò gli occhiali sulla punta del naso, squadrandola da testa a piedi nel suo meraviglioso completo chiaro, che le avvolgeva perfettamente il corpo. -Ma non è per niente galante, camminare davanti ad una ragazza così bella.-

 

Lei arrossì, fulminandolo poi con lo sguardo. -Non è il momento di discutere di galanteria, Tony! Fai immediatamente qualche passo davanti a me!- ordinò con tono di chi non ammetteva repliche.

 

Tony continuò a guardarla da sopra le lenti degli occhiali da sole, camminandole ancora di fianco. -Non è una scusa per ammirare il mio meraviglioso fondo schiena? Guardi che potrei denunciarla per molestie sul lavoro...- scherzò lui, ma Pepper lo fulminò immediatamente con lo sguardo. -Ok ok! Vado!- cedette infine mantenendo sempre il tono della voce basso e facendo qualche passo più lungo per precederla nella camminata. Ma dopo neanche tre secondi Tony girò leggermente la testa verso di lei. -Posso farti un'altra domanda?-

 

Lei alzò gli occhi al cielo, sospirando rassegnata. -Cosa c'è?-

 

-Perchè parliamo a bassa voce se non c'è nessuno qui?- le chiese sempre con un sussurro.

 

A Pepper venne quasi da ridere, ma riuscì a contenersi, poiché subito dopo passò accanto a loro un dipendente, che non appena vide Tony bloccò la sua camminata, guardandolo come se avesse appena visto un fantasma. -Buo-buongiorno, signor Stark.- balbettò, evidentemente stupito nel vederlo lì.

 

Tony stese le labbra in un sorriso e fece un cenno col capo. Se c'era una cosa certa in quel momento era che tutti lo conoscevano e Tony non conosceva quasi nessuno. Lì non ci veniva quasi mai!

 

Tony, seguito da Pepper, continuò la sua camminata verso l'ascensore e si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, permettendo alla stoffa grigia del completo di aderire perfettamente alle sue toniche forme. Provocazione lanciata a Pepper che stava a pochi passi dietro di lui, dopotutto però non aveva tutti i torti... non era niente male come spettacolo.

 

Arrivati di fronte all'ascensore, Tony si girò completamente verso di lei. -Prendiamo l'ascensore o preferisce le scale? Così ha più tempo per ammirarmi.-

 

-Se vuole farsi trenta piani a piedi, faccia pure... io prendo l'ascensore.- affermò, non cadendo alle provocazioni di Tony che sorrideva beffardo.

 

-Non posso lasciarla sola, verrò con lei.- disse, premendo l'interruttore per far scendere l'ascensore al piano.

 

Le porte si aprirono immediatamente sotto il suono di un campanello. Tony la guardò, aspettando che lei entrasse nella cabina vuota, ma Pepper sosteneva il suo sguardo senza la minima intenzione di muoversi. -Non mi dica che la regola vale anche per entrare in ascensore!-

 

-Certamente!- asserì lei con tutta tranquillità.

 

-Oh andiamo!-

 

-Entra-

 

-Così mi fai-

 

-in quel maledetto-

 

-sembrare un vero e proprio-

 

-ascensore.-

 

-cafone!- ultimò lui, allargando le braccia. Pepper continuò a guardarlo, senza la minima intenzione di dargliela vinta. Tony la fissò da dietro le lenti scure, arricciò velocemente il naso, passandosi una mano sul mento. -Ok... allora cambio le carte in tavola.- asserì sicuro. -Signorina Potts, come suo capo le ordino di entrare per prima.- disse, accompagnando le parole con un gesto della mano.

 

Pepper lo guardò esterrefatta. -Stai scherzando, vero?-

 

-Non sono mai stato più serio di così, e se si rifiuta possiamo tranquillamente passare tutto il giorno qui davanti. Io non ho nulla da fare dopotutto...- affermò, mettendola così alle strette.

 

Lei dovette cedere, conoscendo Tony avrebbe sicuramente passato delle ore lì in piedi pur di averla vinta. -Vale solo per l'ascensore.- disse rassegnata e muovendo il primo passo oltre le porte. Lui sorrise soddisfatto, seguendola di rimando e posandole una mano al centro della schiena. -Togli quella mano.- gli ordinò lei, senza scomporsi più di tanto.

 

Tony premette il tasto per raggiungere il trentesimo piano, intanto sul suo viso si accendeva un sorriso smagliante. -Perchè dovrei? In ascensore comando io!- asserì, mentre le porte si chiusero davanti ai loro occhi.

 

Continua...

 

 

NdA: Buoooonasera! E siamo arrivati al capitolo 17 (buuuu che brutto numero xp mi sta proprio antipatico) comunque mi sto attrezzando per ultimare questo infinito D: mi manca tantissimoooo e ho cominciato pure a lavorare dal tablet prima di dormire, visto che non riesco ad accendere il pc :( Spero di riuscire ad ultimare in tempo xD

Dunque tornando alla ficcy :) Il nostro Paul Cooper ha avuto il suo brevissimo periodo di gloria, poi... ehm... caput! Ma chissà chi è stato?! O.o Noi lo sappiamo benissimo xD ma Tony e Pepper stanno andando fuori strada! Hanno sospettato Obie, ma ora?! Puff! Non c'è più alcuna certezza u.u

Nella prima parte potete sicuramente riconoscere la scena del film, ma poi sono tornata per conto mio sulla mia versione xD e finalmente vi ho portato fuori da quel tedioso laboratorio e villa Stark! Sempre lì stanno! XD

Dunque ringrazio: Fipsi, Anne White, aston, _M4R3TT4_, mirianval, nicolettasole ed evenstar per i commenti :) E vi pongo anche le mie scuse per non essere riuscita a rispondere, ma la settimana che ho passato è stata orribile D: e quella che inizia sarà anche peggio ç_ç In aggiunta mi sta tornando un problemino ai muscoli della scapola e se mia madre lo scopre mi fa fuori! (non pensate che mia madre sia tremenda, ma visto che non ho fatto gli esercizi di rinforzo dei muscoli della schiena, sicuro le sento di brutto xD)

Ma pensando a cose felici *.* Il nuovo trailer di IRM3 e il poster mi hanno mandato in visibilio!!! <3 <3 <3 <3 <3

E sono riuscita a trattenermi nel fare un disegno ** era così bello quel fotogramma che l'ho anche modificato un po' e ho cambiato il mio avatar xD Non è venuto benissimo, ma nello stesso tempo stavo preparando la cena e in 20 minuti ho buttato giù qlcs ^^ ah sì! È anche una foto fatta con il tablet, quindi la qualità non è delle migliori xD

Eccolo qui:

Image and video hosting by TinyPic  

E ora vado a sonnecchiare che dmn mattina altra partita D: non vedo l'ora che arrivi la pausa per dormire la domenica mattina xD

Alla prossima! ;)

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

 

Sporse la testa all'interno del suo ufficio, guardandosi intorno abbastanza titubante. Era da parecchio che non ci metteva piede dentro e, pensandoci bene, gli faceva pure strano. Osservò l'ampia scrivania posta accanto alla parete interamente composta da vetrate. Quando era costretto a starsene lì seduto, perdeva delle ore a guardare il paesaggio.

 

Riemerse dai suoi pensieri solamente quando sentì una leggera spintarella alle sue spalle. Si girò trovando Pepper che lo spingeva delicatamente in avanti posandogli una mano al centro della schiena.

 

-Quanta fretta!- esclamò lui, varcando completamente la soglia. -Abbiamo un incendio alle spalle?- le domandò ironico, facendo per guardare fuori dalla porta, che Pepper si chiuse immediatamente alle spalle.

 

Lei avanzò verso la scrivania con un plico fuori misura tra le braccia, lasciando Tony fermo come un palo al centro della stanza. -Qui ho i documenti di spedizione degli ultimi sei mesi, li ho già revisionati tutti e non ho trovato nulla di strano. Comunque è meglio se li controlli pure tu.-

 

Tony la guardò strabuzzando gli occhi. La parola controllare e la presenza di tutti quei documenti erano per lui come l'acqua per il fuoco!

 

Pepper si girò, notando il silenzio da parte dell'uomo. -Che fai lì in piedi? Vieni qui, che ti spiego come le ho classificate.-

 

Lui avanzò tranquillamente. -Non serve.- asserì sicuro, affiancandola.

 

-Come vuoi... bhè allora mettiti al lavoro.- disse tranquilla.

 

Tony scoppiò in una risata, lasciando Pepper alquanto interdetta. Che aveva detto di così tanto divertente per farlo ridere così? Lui si sfilò gli occhiali da sole, che celavano i suoi occhi scuri. -Piccola, se vuoi farmi uscire di testa sei sulla strada giusta!- Lei lo guardò, senza capire e non dicendo una parola. -Da quando in qua io mi metterei a controllare delle inutili cartacce?-

 

Pepper si rese conto dell'assurdità della sua richiesta. Tony Stark e documenti non erano per niente compatibili. -Ok... Hai ragione. Però dovrai pur fare qualcosa! Cosa dovresti fare qui tutto il giorno?-

 

-Sto con te.- asserì, cingendole il bacino con entrambe le braccia e attirandola a sé.

 

-Ma che fai? Qualcuno potrebbe vederci!- esclamò, cercando di divincolarsi dalla sua stretta senza però ottenere successo.

 

-Chi? Quei tipetti che camminano laggiù nella piazzola?- chiese divertito, accennando alla vetrata.

 

-Potrebbe entrare qualcuno!- affermò veramente preoccupata.

 

-Nessuno verrà a romperci le scatole...- le disse suadente, perfettamente a proprio agio. Pepper d'altra parte era agitata come non mai e continuava a fissarlo negli occhi, pregando affinché in quella stanza non entrasse nessuno. Tony notò immediatamente la titubanza della ragazza, glielo leggeva perfettamente negli occhi. -Non ancora, vero?- le chiese, tornando consapevole. Pepper si limitò a scuotere il capo in segno di negazione. -Come vuoi tu, allora.- le disse con un sorriso.

 

-Non sei arrabbiato?- domandò lei insicura, mentre Tony si distanziava di malavoglia da lei.

 

-Arrabbiato?- ripeté lui, sorpreso. -E perchè mai? Non voglio costringerti. Possiamo aspettare tutto il tempo che vuoi prima di uscire allo scoperto, per me è uguale.- disse assolutamente sincero e rincuorando Pepper.

 

-Allora, grazie...- rispose lei, mentre un sorriso si faceva largo sulle sue labbra. -Comunque devi trovarti qualcosa da fare...- affermò, guardando di sfuggita il plico di fogli e abbandonando definitivamente quell'opzione. Si sistemò dietro l'orecchio un ciuffo di capelli, non puntato nello chignon, che le raccoglieva i capelli ambrati.

 

-Te l'ho già detto: sto con te.- affermò tranquillamente lui, facendo spallucce come se fosse la cosa più normale al mondo.

 

Pepper lo guardò leggermente stranita. -Guarda che io devo lavorare.-

 

-Come lavorare?!-

 

-Tony, secondo te perchè mi dai lo stipendio alla fine di ogni mese? Io ci lavoro qui!-

 

-Tecnicamente non ti ho mai consegnato personalmente lo stipendio.- precisò lui. -E comunque il tuo lavoro è farmi da assistente.-

 

Lei lo guardò esterrefatta, non capendo se scherzasse o meno. -Esatto! Ed è ciò che faccio! Aiuto a fare il lavoro che dovresti fare tu.-

 

-Ah già! È vero! L'altra parte del mio lavoro.- Tony non si era mai interessato agli affari finanziari o tutte quelle cose che svolgeva Pepper, l'unica sua preoccupazione era inventare e costruire. Cose che gli riuscivano parecchio bene. Dopo qualche secondo però comprese a pieno la situazione. -E allora io che faccio?!?- protestò come un bimbo.

 

-Non chiederlo a me! Hai bruciato la mia proposta!-

 

-Quella non era una proposta accettabile.-

 

-Adesso mi dai-

 

-Sapevi perfettamente-

 

-la colpa perchè-

 

-che non avrei-

 

-sei un uomo-

 

-mai fatto una-

 

-incontentabile?-

 

-cosa del genere!- Terminò lui quell'ennesimo duello di parole, sorridendo compiaciuto e sicuro di aver ragione. -Potrei andare in giro per l'azienda cercando qualche indizio... giusto per controllare se le cose sono normali...- ipotizzò infine, facendo qualche passo per la stanza e avvicinandosi alla vetrata per poi guardare verso il basso.

 

-Cerchi indizi per risolvere il caso come Sherlock Holmes?- gli chiese sorridendo, prendendolo un po' in giro, mentre continuava ad impilare i fogli.

 

Tony si girò verso di lei con una strana scintilla negli occhi. -Perchè no?- esclamò come illuminato. Fece il giro della scrivania fino a raggiungerla e abbracciandola da dietro, dimenticando completamente ciò di cui avevano discusso a riguardo di quei contatti fino a pochi minuti prima. Pepper d'altra parte, abituata a tutte quelle attenzioni che riceveva durante l'ultima settimana passata insieme, non ci diede neanche tanto peso e continuò a riordinare.

 

Lui le percorse le braccia con le mani, facendo aderire perfettamente la schiena della ragazza al suo petto. -Con un impermeabile scuro, cappello e pipa sarei uno Sherlock perfetto! Che ne dici?-

 

Pepper si voltò completamente, passandogli le braccia intorno al collo. -Lo Sherlock più sexy che sia mai esistito.- rispose lei, lasciandosi andare a tutte le loro confidenze. Tony sorrise compiaciuto, specchiandosi nei suoi occhi ridenti con una forte voglia di baciarla.

 

-La cosa comincia a piacermi... Aggiungiamola alla lista!- esclamò, facendola ridere.

 

-Ora devo tornare al mio lavoro. Lei, Mr. Holmes, cerchi di scoprire qualcosa di interessante.-

 

-Farò uscire tutte le mie doti investigative.- affermò divertito. -Prima di andartene mi saluti come si deve?- le chiese, facendo una faccia da finta supplica.

 

Pepper rise, sistemando con una mano il ciuffo sbarazzino che Tony si ritrovava sopra la fronte. -Intendi dire, il saluto che mi hai insegnato tu?- chiese maliziosamente, sbattendo le ciglia.

 

-Ah a!- rispose lui in un affermazione, restando incantato davanti allo sguardo magnetico della ragazza.

 

-In questo caso...- affermò avvicinandosi alla labbra di lui, che continuava a guardarla negli occhi. -potrei dare uno strappo alle regole...- affermò per poi passargli una mano sulla perfetta e spigolosa mandibola. Gli diede dapprima dei baci lievi e appena accennati, per poi passare a qualcosa di più profondo e passionale con un dolce intreccio delle loro lingue. Lei si allontanò lievemente, per parlare, ma Tony non riuscì a resistere e la ribaciò, assolutamente non intenzionato a lasciarla andare via. -Tony...- lo richiamò lei tra un bacio e l'altro. Lui mugugnò qualcosa in segno di protesta. Pepper gli prese il viso tra le mani, distanziandolo un po' tanto da permettere ai loro occhi di incontrarsi. -devo andare.- gli disse anche se con molto dispiacere.

 

-Ok... i patti erano quelli... perciò sei libera!- affermò arrendendosi e facendo un passo indietro.

 

-Ci vediamo più tardi...- gli sussurrò lei sulle labbra per poi lasciargli un veloce bacio a stampo. Tony sospirò, continuando a seguirla con lo sguardo fino a che non scomparì dietro la porta di legno. Si passò una mano tra i capelli per poi abbandonasi seduto sulla poltrona. Era davvero pazzo di lei.

 

********************************************************************************

 

Sedeva nel suo ufficio in collegamento diretto con la base dei Dieci Anelli. Fissò lo schermo che mostrava quell'imponente armatura di ferro.

 

-Stark è fuggito con questa. Portando solamente distruzione alla nostra base, tutti i rifornimenti che ci aveva spedito sono andati in fiamme.- affermò Raza, spostando l'inquadratura della telecamera e puntandola dritta verso di sé.

 

Obadiah rimase zitto, fissando il viso dell'uomo lesionato da presumibilmente una bruciatura. Tony aveva costruito un'armatura ed era scappato da lì... -Io avevo detto di ucciderlo all'istante.-

 

-Non erano questi i patti!- esclamò l'altro furioso con un accento orientale. -Non ci avevi detto che il soggetto da neutralizzare era proprio Stark. Abbiamo mandato un filmato con una proposta per ritrattare, ma-

 

-Sì, lo so. L'ho visto.- rispose Stane, innervosendosi abbastanza. Aveva deciso di non cambiare le trattative proprio perchè Tony era lontano e tutti lo credevano morto. Perciò in quel momento non era molto importante il fatto che fosse vivo; non aveva mai preso in considerazione la possibilità che potesse scappare da quel luogo. E invece quel ragazzo ce l'aveva fatta, trovando ancora una volta una soluzione. -Faccio venire a prendere l'armatura.- asserì Obadiah autoritario.

 

-Non così facilmente, Stane. Non sei nelle condizioni per prendere le iniziative.- disse Raza, ghignando.

 

-Cosa vuoi?- gli chiese, stringendo un pugno con fare nervoso.

 

-Il Jerico, Stark doveva costruire quello e invece ha costruito questo gigante di ferro. Una volta ricevuto potrai venire tu stesso a vedere questo capolavoro, e forse riusciremo a trovare un accordo.-

 

Obadiah strinse la mascella, cercando di contenere la rabbia che gli stava nascendo dentro. Avrebbe dovuto farlo fuori lui stesso, assicurandosi la completa morte, proprio come era successo con suo padre. -Il missile Jerico, arriverà a giorni. Poi ci accorderemo per l'incontro.-

 

-Certo! Non c'è fretta...- disse l'altro, sorridendo sadicamente. -È sempre un piacere fare affari con te, Stane.- affermò, avvicinandosi alla schermata per poi chiudere la conversazione.

 

Obadiah fissò per un paio di secondi lo schermo scuro e sentiva la rabbia scorrergli quasi a fior di pelle. Non doveva andare in quel modo. Si era immischiato in affari troppo grossi e stava lentamente perdendo di mano le redini per guidare i suoi interessi, che ora stavano lentamente prendendo una forma diversa. Aveva stupidamente ed inconsciamente permesso a Raza si spostare la prima pedina sulla sua scacchiera, ed ora ne stava pagando le conseguenze.

 

Diede una leggera spintarella al mouse, facendo sì che lo schermo si riaccendesse. Con molto tranquillità aprì il ghost-drive protetto inserito nella centrale dell'azienda. Era con quello che organizzava tutte le spedizioni di contrabbando per gli Afghani ed era proprio con quello che aveva pianificato la cattura e la futura morte del miliardario giovane socio. Non andata poi a buon fine.

 

Gli bastarono un paio di clic e la spedizione del missile Jerico era stata approvata. Sarebbe partito con un aereo diretto alla base militare sul luogo, ma come tutte le altre volte la sua tappa veniva cambiata per sostenere quel traffico illecito. Se il Jerico era l'unica cosa per convincere Raza a mettere a disposizione quell'immensa armatura, allora quel missile sarebbe arrivato con netto anticipo sulla tabella di marcia, ignorando qualunque tipo di decisione presa da Tony.

 

Già... Tony. Stane si passò una mano sulla barbetta incolta, che dimostrava nel suo candore i segni dell'età.

 

Era riuscito ad intravedere solo per pochi secondi quella meravigliosa creazione, nata ancora una volta dalle magiche mani di quel ragazzo al contempo così dotato e di impiccio. L'ultimo gioiello della sua catena di diamanti. Con qualche ritocco di perfezionamento sarebbe potuta diventare l'arma che avrebbe definitivamente primeggiato in ambito bellico.

 

Il ritorno di Tony era sempre una sorpresa. Prima la speciale tecnologia miniaturizzata del reattore arc e poi quell'armatura dalle mille risorse. Una notizia più bella dell'altra. Peccato però che lui era sopravvissuto. Stane continuava a pensarlo minuto dopo minuto: Tony, come suo padre, era solo un intralcio per il suo accrescimento di potere.

 

Secondo Obadiah c'era un collegamento tra reattore e armatura, però nonostante i continui sforzi non riusciva assolutamente a capire quale fosse il tassello mancante.

 

Il silenzio e i pensieri di Stane furono presto interrotti bruscamente. Fece appena in tempo a chiudere il ghost-drive che da dietro la porta sbucò Tony in persona.

 

-Heilà, Obi!- lo salutò, entrando nella stanza. Stane sobbalzò per lo spavento e gli ci vollero un paio di secondi per capire cosa stesse succedendo. Diede una rapida occhiata allo schermo del computer che mostrava, fortunatamente, solo lo sfondo con il logo delle Stark Industries.

 

-Che ci fai qui?- Quella domanda gli uscì spontanea e risuonò alquanto turbata e di certo non accogliente. Tony lo notò immediatamente e si tolse gli occhiali dalle lenti scure che proteggevano il suo sguardo.

 

-Qualcuno si è svegliato male stamattina! Comunque sono venuto a mostrare la mia dose di responsabilità.- affermò, marcando più fermamente con il tono della voce l'ultima parola, ricordando perfettamente la loro ultima conversazione a riguardo.

 

Obadiah cercò immediatamente di riparare quella crepa causata dal suo saluto freddo. Rise reclinando indietro la testa. -Ah Tony, non finirai mai di stupirmi.- sentenziò, alzandosi in piedi e facendo qualche passo verso il ragazzo che si guardava attorno con fare annoiato. -Riesci sempre a rigirare le parole a tuo vantaggio.-

 

Tony accennò mezzo sorriso. -Sì, mi piace tenere il coltello dalla parte del manico.- disse, dando una pacca sulla spalla al socio. Per poi proseguire la camminata dalla parte opposta per raggiungere la scrivania, dove fino a pochi secondi prima lavorava Stane.

 

L'altro rimase quasi raggelato per quell'affermazione e continuò a guardalo attonito, mentre si sedeva sulla sua comoda poltrona girevole, posizionata davanti allo schermo del computer. -Bhè, come stai?- chiese improvvisamente quando notò lo sguardo del ragazzo posarsi sul desktop. Sfregò le mani tra loro, arrivandogli immediatamente accanto e sedendosi all'angolo del tavolo.

 

Tony alzò gli occhi verso di lui, fissandolo negli occhi chiari. -Secondo te...- cominciò, ragionandoci un po' su. -Anzi! Riformulo la domanda.- disse, mettendosi più comodo. -Se tu fossi un assassino e volessi uccidere una persona, senza dare troppo nell'occhio ovviamente, organizzeresti un attacco del tutto casuale in un posto disperso come l'Afghanistan?-

 

Obadiah sentì una scarica percorrergli la spina dorsale, dopo quella domanda così vicina alla reale conclusione. -Ma che stai dicendo, Tony?- gli chiese, cercando di sembrare il più rilassato possibile, mostrandogli pure un sorriso rincuorante.

 

-Devi ammettere che è un piano assolutamente perfetto.- sentenziò, ripensando a tutti i ragionamenti che il presunto assassino avrebbe potuto fare. Balzò in piedi, avvicinandosi ad una libreria piena zeppa di libri polverosi che facevano solo da arredamento, sotto lo sguardo di Obadiah che cominciava davvero a sudare freddo. -Un'imboscata fuori dallo stato, in territorio nemico poi, dove è in atto una guerra, non avrebbe attirato nessuna attenzione.-

 

-Perchè pensi ad una cosa del genere? Poteva essere chiunque al posto tuo. È stato solo uno sfortunato caso.-

 

-Sfortunato caso, dici? Sfigato quel tipo che ha tentato di farmi uccidere! Sono tornato!- esclamò, voltandosi verso di lui.

 

Stane rise, per mascherare il nervosismo che gli stava crescendo dentro. -Se ti metti a pensare a queste cose, vuol dire che non hai proprio niente da fare, eh?- gli chiese, cercando di scherzare.

 

-Probabile...- disse, rimanendo vago. Fissò i vari oggetti poggiati tra gli scaffali insieme ai libri, notò una foto che ritraeva Obadiah, suo padre e se stesso quando aveva circa dodici o tredici anni. Gli ritornarono alla mente molti ricordi della sua gioventù che si presentarono spiacevolmente davanti ai suoi occhi. Non aveva mai avuto un vero e proprio rapporto con suo padre, e avrebbe volentieri voluto riparare le cose, ma... non ne aveva avuto il tempo. I suoi genitori erano scomparsi dopo uno strano incidente, di cui ancora non si conoscevano le cause. Riemerse dai suoi pensieri quando sentì la mano di Obadiah posarsi sulla sua spalla, si voltò verso di lui, cercando di mascherare il suo temporaneo e piccolo interesse per quella fotografia.

 

-Finiamola di pensare a queste idiozie! Piuttosto... cosa sei venuto a fare qui? Cosa ti ha fatto abbandonare il tuo antro?- gli chiese buttandola sul ridere.

 

-Volevo farmi un giretto... Così! Per guardarmi un po' attorno e vedere come vanno le cose.-

 

-Vanno bene.- disse con fare assicurante.

 

-Bene? Non mi sembra che sia tutto rose e fiori. O mi sbaglio?- affermò lui, voltandosi finalmente a guardarlo in faccia.

 

Obadiah gli sorrise, indossando come una maschera per celare tutte le sue reali intenzioni. -Non preoccuparti. Tutto si sistemerà.-

 

-Io continuo a ripetermelo da quando sono scappato. Anzi a pensarci bene anche da prima...- affermò, alzando le spalle e avviandosi verso l'uscita dell'ufficio. -Torno a girovagare. Ciao, Obi!-

 

-Aspetta un secondo.- lo fermò appena in tempo, nel momento in cui Tony aveva afferrato la maniglia della porta. Il giovane si bloccò senza voltarsi.

 

-A proposito di quello che hai detto prima...- cominciò, cercando di essere il meno indiscreto possibile. -Così... tanto per sapere...- continuò, gesticolando alle spalle di Tony che non gli volgeva neanche lo sguardo. -Come sei scappato da quella grotta?-

 

Tony rimase leggermente stupito per quella domanda. Grotta? Lui non aveva mai parlato di grotte o del suo luogo di prigionia con Obadiah. Solo Pepper sapeva cosa veramente era accaduto ed era più che certo del suo silenzio. Si passò la lingua sulle labbra insicuro di come affrontare quella situazione. Aveva una voglia matta di girarsi e chiedergli: “Quando ti ho mai parlato di una grotta?”. Decise di lasciar perdere, forse gliela aveva accennata appena tornato... Quel giorno era stanco e non ricordava perfettamente ogni cose, esclusa naturalmente la magnifica notte passata in compagnia di Pepper.

 

-Oh... Storia troppo lunga da spiegare. Ed è anche un po' noiosa, magari un giorno te la racconterò. Ora non mi va.- affermò tranquillamente, voltandosi per captare la reazione del socio d'affari, che sorrise e fece un cenno col capo con fare comprensivo. Ma nonostante quello Tony non rimase con un dubbio. -Ci si vede!- disse dopo qualche secondo di silenzio, e così uscì dalla stanza, lasciando Obadiah con l'amaro in bocca per non essere riuscito ad estorcergli qualcosa di interessante.

 

Continua...

 

 

 

NdA: è un miracolo se sono ancora qui... diciamo che una settimana più storta e sfigata di questa non l'ho mai passata D: prima di tutto il modem non funzionava quindi internet adios! Fortuna che in casa ho alimentatori da voltaggio abbastanza alto e dopo avergli dato una scarica è partito xD Cancelliamo definitivamente la parentesi scuola, perchè per colpa di quella ho rischiato di impazzire... sopratutto giovedì .-. compito di filosofia, poi interrogazione di matematica e poi di arte! Le ho fatte tutte e per finire in bellezza la prof di italiano ha portato i temi storici corretti e... ho preso 5. Non so davvero più dove sbattere la testa!

Ma lasciamo perdere e torniamo al chappy :) almeno quello mi fa sorridere xD qui è impossibile non notare la spudorata citazione a Sherly *w* e adesso capite quanto Robert si sia inculcato nella mia testa ahahah

Ringrazio: Fipsi, Anne White, aston, _M4R3TT4_, evenstar, mirianval e Suky che gentilissime hanno lasciato una recensione al chappy precedente :) dire che leggerle tutte in un colpo stasera mi hanno fatto tornare il buon umore :3 grasssssie!!!!

Scappo a dormire altrimenti non credo di stare in piedi domani...

Un bacione

Sic

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

 

Ormai era da giorni che ci stava lavorando e quel gioiellino aveva preso davvero forma come nella sua mente se l'era più volte immaginato. Sorrise, ripensando che un gigante di ferro simile a quello che ora stanziava davanti ai suoi occhi era stato a salvargli la vita e a ricondurlo a casa. Con gli occhi percorse attentamente i tratti rosso fuoco e oro che ornavano la nuova armatura, finalmente ultimata. Anche quel giorno l'aveva interamente dedicato ai controlli e presto si era fatto pomeriggio inoltrato, ormai l'unico sfizio che aveva intenzione di togliersi era indossare la sua corazza.

 

L'utilità di quell'armatura non riuscì nemmeno a spiegarsela, ma l'impulso di ricrearla migliore e più avanzata della prima non aveva voluto dargli pace.

 

-Jarvis, direi di preparare il giocattolino ad essere indossato.-

 

-Come desidera.- Con quelle parole l'armatura si ritirò sotto suolo. Tony fece qualche passo fino a raggiungere la piattaforma nera che aveva appositamente posizionato al centro del laboratorio.

 

-Assemblamento armatura in corso, signore.- Dopo la breve frase di avvertimento da parte del maggiordomo, dei bracci meccanici scesero dal soffitto: Tony alzò le braccia, inserendole sino ai gomiti nei meccanismi circolari e presto si ritrovò gli avambracci avvolti dalle placche di ferro, così come le spalle e il torace.

 

Il pavimento si scompose in varie parti e anche da lì alcuni bracci meccanici cominciarono a rivestire le gambe di Tony in tutta la loro lunghezza. Il casco si compose intorno al suo capo ed infine la visiera dorata si abbassò, celando il suo sguardo.

 

-Controllo del rivestimento in corso.- La voce di Jarvis anticipò una scansione completa dell'armatura che avvolgeva il corpo di Tony. -Revisione terminata. Pronto per spegnimento.-

 

-Ehm... no. Abbiamo fatto 30, facciamo 31!- esclamò entusiasta. -Controlla le traiettorie aeree e marittime e traccia un'eventuale percorso. Ora si vola.-

 

-Signore, non credo sia-

 

-Jarvis, dopo ore di lavoro ci meritiamo un po' di svago e cosa c'è di meglio di una bella prova generale per questo spettacolo?-

 

-Ci sono ancora alcuni calcoli da mettere a punto per la fase di atterraggio e- Tony lo interruppe nuovamente.

 

-Mi arrangerò. Ora esegui.- enunciò autoritario senza intenzione di replica.

 

-Certamente, signore.- Jarvis fece comparire davanti agli occhi del padrone tutte le direttive desiderate.

 

-E... via!- I propulsori ai piedi e alle mani si attivarono, facendolo alzare di qualche centimetro verticalmente per poi, con un aumento di energia, raggiungere una posizione parallela rispetto al pavimento e introdursi nel tunnel che conduceva all'esterno.

 

In un secondo si ritrovò catapultato nel cielo, raggiungendo poi una velocità costante in direzione del mare limpido e cristallino con il sole che rifletteva su quello specchio d'acqua la propria luce.

 

La sua villa sulla costa diventò sempre più piccola fino a sembrare un puntino. -Dio, se è potente quest'affare! Jarvis, a quanto stiamo andando?-

 

-In questo momento stiamo mantenendo costate una velocità di 213 chilometri all'ora.- informò la voce del maggiordomo di casa che sempre lo seguiva virtualmente.

 

Tony inclinò la traiettoria, girando leggermente il busto, facendo così un'ampia semicirconferenza per tornare verso terra. -Si guida che è un piacere. D'ora in poi potrei spostarmi usando questa.-

 

-Lo riterrei sconveniente, signore. In egual modo il fatto che si stia dirigendo verso la terra ferma. Alla luce del sole potrebbe essere scorto dagli abitanti e ciò potrebbe creare scompiglio nella loro vita quotidiana.-

 

-Oh, Jarvis, che palle! Divertiti un po'.-

 

-Non credo di essere in grado di farlo, signore.- Tony fece roteare gli occhi, nonostante la super intelligenza quel computer a volte era peggio di una madre iperprotettiva.

 

-Me ne ritorno verso il mare.- asserì sbuffando. Virò verso l'alto, disegnando nel cielo un'ampia iperbole per poi decelerare bruscamente e cambiare direzione di volo. -Wow! Me la cavo alla grande anche con le acrobazie!-

 

Scese in picchiata verso il mare, come un falco quando adocchia la propria preda, e, non appena fu a pochi metri dal pelo dell'acqua, tornò ad una traiettoria orizzontale, provocando un innalzamento delle acque al sol passaggio.

 

Riprese un po' di quota, sorvolando il mare mosso dell'oceano. Scorse in lontananza un'imponente roccia tra le onde e un'idea gli balenò nella mente. -Jarvis, ci sono forme di vita su quella roccia?-

 

-Escludendo la flora vegetale, non ci sono forme di vita.- rispose dopo aver fatto una leggera scansione del soggetto in lontananza.

 

-Grandioso...- sussurrò Tony tra sé e sé, mentre un sorriso si fece largo sulle sue labbra. Da lungo il fianco, spostò il braccio destro in avanti, puntandolo verso la roccia. Una delle placche metalliche sull'avambraccio si alzò, liberando un piccolo missile che a super velocità andò a colpire la sventurata pietra che si sgretolò integramente, perdendosi nelle profondità dell'oceano. Tony esultò divertito da quel gioco improvvisato di tiro al bersaglio.

 

-Questo è altamente sconveniente.- asserì la voce di Jarvis, sembrando quasi un rimprovero.

 

-Dovevo testarne la capacità di mira.- si giustificò Tony, intanto che continuava a volare nel cielo azzurro. -Ora torno a casa, prima di sentirmi fare la ramanzina da te.- disse, riferendosi al maggiordomo, che non rispose alla provocazione.

 

Virò in direzione della sua villa e con un leggero aumento di potenza arrivò immediatamente. Tornò in posizione verticale, diminuendo l'energia dei propulsori dei piedi e stabilizzandosi con quelli delle mani. Ricordò solo in quel momento di non aver preparato una piazzola dove atterrare. Abbandonata l'idea di chiedere consigli a Jarvis, poiché già prima dell'inizio del volo glielo aveva fatto presente, prese la decisione di atterrare in un primo momento sulla piazzola del tetto e, dopo aver avuto i piedi a terra, trovare una soluzione per entrare direttamente nell'abitazione.

 

Si avvicinò maggiormente al suolo con molta cautela, fino a quando non stanziò solo una ventina di centimetri dal piano. -Spegnimento.- E con quest'ordine i propulsori cessarono improvvisamente di emanare energia.

 

Fu un secondo, dove neanche lui riuscì a capire cosa fosse successo, ma si ritrovò disteso tra un grumo di macerie. Volse lo sguardo verso l'alto intravedendo il cielo attraverso una serie di voragini aperte nel soffitto. Dal suono incessante degli allarmi delle automobili, capì finalmente di essere nel laboratorio e, più precisamente ad attenuargli la caduta era stata una delle auto sportive parcheggiate ordinatamente nella sua personale officina. -Fottuto tetto.- imprecò a denti stretti, mentre rilassò il capo all'indietro.

 

********************************************************************************

 

Alla fine era riuscito a testare la capacità di volo di quella speciale armatura. Era davvero stupefacente quanto fosse maneggevole e veloce in aria grazie a quei potenti propulsori. L'unico dettaglio da mettere a punto era l'atterraggio, diciamo che avrebbe potuto pensare prima ad una piattaforma abbastanza resistente da rimanere salda alla pressione esercitatagli una volta atterrato con l'armatura. Quel piccolo disguido gli aveva creato un paio di problemini... giusto una colonna di fori tra soffitto e pavimento, il pianoforte del salotto ridotto in uno stato pietoso, per non parlare della povera auto che aveva attutito tutto il colpo, frenandogli la caduta. Quello che ne era rimasto non poteva definirsi auto.

 

Dopo essersi tolto i pezzi della corazza, assemblati poi a parte, fece le scale diretto verso la cucina, sicuro di trovare almeno un po' di ghiaccio nel freezer, dettaglio che mancava nel suo utilissimo e super equipaggiato laboratorio.

 

Camminò a passo tranquillo per il salotto e l'occhio gli cadde sul pianoforte completamente distrutto. Si grattò il capo nervosamente. Non se lo aspettava così a pezzi... Credeva di poterlo salvare in qualche modo, ma invece c'era un grosso foro che lo trapassava parte a parte, così come soffitto e pavimento. Quello Pepper l'avrebbe sicuramente notato.

 

Sospirò. -Affrontiamo un danno per volta...- si auto incoraggiò, riprendendo i suoi passi verso la cucina. Ora doveva proprio mettersi del ghiaccio sulla spalla, sentiva il deltoide pulsare da quanto male gli faceva.

 

Entrò in cucina, andando subito a cercare del ghiaccio nel frigo. A quel punto si sarebbe accontentato perfino di una bistecca, l'importante era che fosse congelata. Fortunatamente trovò uno di quei panetti di ghiaccio, contenenti della sostanza sul bluastro. La avvolse in un panno e se la poggiò sul braccio, tenendolo fermo con una mano.

 

Proprio in quel momento sentì lo schiudersi della porta e subito dopo la voce di Pepper. -Tony, devi assolutamente riprendere il controllo della situazione. In quell'azienda la maggior parte degli ingegneri sono impegnati intorno a quel gigantesco reattore arc! E a me non vogliono dire niente, perchè affermano che sia materiale strettamente riservato!- esclamò, camminando a passo spedito verso il salotto. Tony uscì immediatamente dalla sala cucina per impedirle di vedere le voragini nel soffitto. Le arrivò di fronte, bloccandole la camminata con un sorriso stampato sulle labbra e il ghiaccio premuto contro il braccio.

 

-Ciao!- affermò solamente come se non avesse sentito quello che le aveva appena detto.

 

-Ciao.- rispose lei leggermente perplessa per la sua immediata comparsa. -Allora, cosa devo fare?-

 

-Riguardo a cosa?-

 

-Riguardo al fatto che gli ingegneri continuano a ripetermi “materiale strettamente riservato”, oggi l'avrò sentito minimo cento volte! E non scherzo!- esclamò massaggiandosi una tempia, molto presumibilmente colta da un mal di testa per colpa dello stress.

 

-Sei la mia assistente personale. Questa cosa non basta?- chiese lui con ovvietà.

 

Pepper distese le labbra in un lieve sorriso. -E secondo te, cosa ho continuato a ripetere per tutto il giorno?- Tony parve ragionarci un po' su, poi realizzò l'ovvietà di quella risposta.

 

Si avvicinò un po' di più a lei, avvicinando le labbra al suo orecchio. -Allora digli che vai a letto col capo...- le sussurrò languido, lasciandole poi un bacio sull'angolo della bocca che si era stesa in un sorriso.

 

-Potrebbe convincerli, ma risulterebbe abbastanza sconveniente...- affermò, prendendogli dolcemente il viso tra le mani, baciandolo con passione. Si accorse dell'infortunio di Tony solamente quando non sentì le braccia poderose dell'uomo cingerla in un abbraccio.

 

Si allontanò un poco da lui, osservando che teneva fermo del ghiaccio sul deltoide. -Cos'hai fatto?- domandò preoccupata, poggiandogli delicatamente una mano sulla spalla.

 

-Ho provato a volare. Atterraggio sfortunato.- affermò, facendo spallucce come se fosse la cosa più normale del mondo.

 

-Volare?- domandò con una leggera nota di terrore nella voce. Tony fece un cenno col capo.

 

-Ma sei impazzito!? Che ti è saltato in mente-

 

-Impazzito? Perchè dici una cosa-

 

-di fare? Potevi ammazzarti!-

 

-del genere! Adesso non esageriamo, non-

 

-Potevi cadere, Tony! O peggio:-

 

-mi sono fatto niente!-

 

-schiantarti da qualche parte!- esclamò mentre il panico prendeva il sopravvento. -Oddio! Saresti morto! Schiantato chissà dove! E nessuno ti avrebbe riconosciuto o trovato!-

 

Tony la fissò leggermente intimorito. Ora stava esagerando un po'! -Pepper...- la richiamò, ma la donna non aveva la benché minima intenzione di ascoltarlo.

 

-E se cadevi in mare?! Quell'armatura ti avrebbe tirato sotto e saresti morto affogato! Oddio!- Era in panico.

 

-Pepper... ascoltami un momento...- Niente. Era come se non lo sentisse, continuava a parlare, passandosi una mano tra i capelli con fare nervoso. -Pepper!- alzò di poco il tono della voce, attirando finalmente l'attenzione della compagna, che lo guardò con occhi smarriti, restando finalmente in silenzio. -Sto bene. È solo una botta. E poi non sono caduto, ho avuto solo un atterraggio sfortunato...- asserì, mostrandogli il panetto di ghiaccio togliendolo dal braccio. -Sto bene.-

 

Lei lo abbracciò, buttandogli le braccia intorno al collo e stringendolo forte. -Scusa... è stata una giornataccia.- affermò Pepper, stretta nell'abbraccio dell'uomo, che affondò il viso tra i suoi capelli setosi per lasciarle un bacio.

 

Tony le carezzò la schiena, restando lì in piedi abbracciato a lei. Gli era mancata per quasi tutto il giorno, quando era uscita di casa gli era venuto l'impulso di seguirla per riportarla nel loro letto a fare l'amore ancora una volta, e ancora... Era come una droga fantastica per lui.

 

-Tony...- lo richiamò lei. -Cos'è successo al piano?- Lui deglutì a fatica, poi si sciolse dall'abbraccio per puntare lo sguardo verso lo strumento musicale all'angolo del salotto.

 

-Hai presente l'atterraggio sfortunato di cui ti parlavo? Ecco... il pianoforte ne è stato vittima.- affermò sul punto di mettersi a ridere.

 

Pepper lo guardo sbattendo le palpebre incredula. -Hai scelto di atterrare sul piano in soggiorno?- domandò, abbastanza interdetta anche per aver solo esposto la domanda. Si avvicinò lentamente a quell'ala della stanza.

 

-Certo che no! Sono atterrato sul tetto. Che ha ceduto, ho continuato a cadere, trovando il piano, e pensa l'ironia? Neanche il quello mi ha sorretto... Ed infine mi sono ritrovato sopra una delle mie auto giù nel laboratorio.- terminò indicando col dito verso il basso.

 

Solo in quel momento Pepper si accorse della voragine che passava per tutta la struttura verticale dell'edificio. Puntò lo sguardo verso l'alto sporgendosi un poco, tanto da riuscir a vedere il cielo con diverse sfumature tipiche del tramonto; poi volse gli occhi verso il basso, notando le macerie sul fondo del laboratorio. Si girò verso Tony con le labbra leggermente socchiuse senza sapere cosa dire o come reagire.

 

-Ora mi dici come lo spieghiamo questo?-

 

-Pista da lancio per i razzi?- ipotizzò tentando di buttarla sul ridere.

 

-Tony! Ma ti rendi conto che-

 

-Esci a cena con me?- incalzò lui, bloccando sul nascere le parole di Pepper, che lo guardò con sguardo ancora più stranito.

 

-Vuoi uscire a cena?- ridomandò lei, non credendo di aver capito bene.

 

Tony gettò il panetto di ghiaccio sul divano, avvicinandosi a lei e passandole dolcemente le mani sulle braccia per poi congiungerle con quelle delicate e fini di lei. -Andiamo a cena. Hai avuto una brutta giornata. E il modo migliore per sistemarla è proprio uscire e divertirsi un po'. E poi l'altra sera mi hai fatto notare che non ti ho mai portato a cena... se non mi sbrigo, potrei mettere la mano su fuoco del fatto che accetteresti un invito da testa di latta! Non mi sembra molto galante da parte mia! Bhè... che ne dici?- le chiese, guardandola negli occhi azzurri.

 

Pepper sorrise. -È carino da parte tua... solo che potremmo attirare un po' di scandalo se io e te uscissimo a cena, no?-

 

-Ah già... la nostra relazione top secret!- esclamò, facendo finta di esserselo scordato. -Bhè in questo caso...- iniziò, avvicinandosi a lei tanto da sentire il suo respiro sulle labbra. -Possiamo ordinare qualcosa da asporto e cenare qui, pensando a come sistemare quella voragine nel soffitto... Questa proposta potrebbe piacerti?- le chiese, lasciandole un tenero bacio sulle labbra.

 

-Potrebbe andare... Ora però vado a farmi una doccia e poi ti raggiungo, quindi per questa volta ci pensi tu alla cena?-

 

Tony le sorrise. -Certo, piccola!-

 

-Bene... allora arrivo subito.- gli disse con voce suadente per poi dirigersi verso il piano superiore. Lui la seguì con lo sguardo, ammirandone il corpo perfetto mentre camminava.

 

-Thailandese, cinese o pizza?- le chiese, riprendendosi per un momento dal suo stato di trans.

 

-Cinese.- rispose lei soltanto, continuando la sua camminata.

 

-C'è qualcosa che preferisci?-

 

-Per me è uguale. Ordina quello che vuoi.- rispose con un sorriso prima di sparire sopra le scale.

 

Tony sospirò. Quella donna lo avrebbe fatto impazzire, ogni cosa di lei lo faceva impazzire!

 

Senza aspettare un secondo di più Tony richiamò a comando il maggiordomo virtuale. -Jarvis, avvia una chiamata al ristorante cinese più vicino.-

 

-Collegamento in corso...- affermò Jarvis, mettendo il vivavoce alla chiamata. Tony intanto recuperò il ghiaccio, riposandoselo sul braccio e dopo pochi secondi la voce di un ragazzo rispose alla telefonata, iniziando col ripetere il nome impronunciabile del ristorante. -Buonasera, come posso esserle utile.- aveva una voce abbastanza annoiata e Tony notò immediatamente il perfetto accento americano, leggermente strano per un ristorante cinese.

 

-Ragazzo, sei americano?- gli domandò, ponendo in secondo luogo la cena da ordinare.

 

-Ehm... sì, signore.- rispose con un po' di esitazione.

 

-In un ristorante cinese?- continuò Tony.

 

-Sì, vede... alcuni clienti si sono lamentati perchè non riuscivano a farsi comprendere bene per telefono così hanno assunto me per rispondere alle chiamate e prendere le ordinazioni.-

 

-Ottima strategia. Quindi tu, rispondi solo al telefono?-

 

Il ragazzo rimase leggermente perplesso per quell'assurda conversazione, ma continuò a rispondere cordialmente alle domande di Tony. -Esatto.-

 

-Bella noia!-

 

-Ci può proprio giurare!- esclamò l'altro, sentendo la risata dell'uomo dall'altra parte del telefono.

 

-Bene! Mi stai proprio simpatico! Com'è che ti chiami?-

 

-Lucas. Signore, mi chiamo Lucas.- rispose, mettendosi ritto sulla sedia, cominciando a trovare interessante quella conversazione così particolare, rispetto a tutte le altre monotone ordinazioni.

 

-Perfetto, Lucas, io sono Tony. Ti va di guadagnare qualche dollaro extra?-

 

-Sicuro.- rispose, ancora non sapendo che quel Tony con cui stava chiacchierando era il famoso miliardario Stark.

 

-Allora, trova qualcuno che ti sostituisca, perchè devi portarmi personalmente la cena.-

 

-Ma c'è già il fattorino, che fa le consegne in moto.- affermò, mentre subito dopo sentì la risata di Tony.

 

-Fidati che per questa consegna non basterà il motorino. Ce l'hai l'auto, vero?-

 

-Ehm... sì.-

 

-Grandioso! Ora, Lucas, vuoi chiedermi cosa voglio ordinare oppure vogliamo chiacchierare ancora un po'?- gli domandò, sorridendo divertito.

 

-Oh, già! Scusi! Cosa desidera per cena?- gli chiese subito dopo, schiarendosi un po' la voce ed inforcando la penna.

 

-A dir la verità non saprei... Hai un menù sotto mano?-

 

-Certo!- esclamò, recuperando immediatamente l'elenco delle pietanze e aprendolo, in attesa di qualche altro ordine da parte del cliente.

 

-Dunque... vedi tutti i nomi dei cibi?- Il ragazzo rispose con un mugugno affermativo, scorrendo gli occhi sull'elenco di prelibatezze orientali. -Bene. Voglio tutto.-

 

-Tutto!?!?- domandò esterrefatto, alzando un pelino troppo la voce e attirando l'attenzione di alcuni cuochi che passavano lì vicino.

 

-Sì, tutto.- confermò Tony con tranquillità.

 

-Ma ne è proprio sicuro? Ci saranno più di cento pietanze diverse! Per non parlare delle diverse qualità nel modo di preparare alcuni cibi. Abbiamo sette ricette diverse solo di gamberi, per non parlare degli spaghetti e le zuppe!- esclamò esterrefatto, non credendo ancora a quell'assurda richiesta.

 

Tony rimase un po' in silenzio come se stesse pensando. -Bhè... Allora facciamo due assortimenti per ogni pietanza, ma togli le zuppe. Quelle non le voglio neanche sentir nominare.-

 

-Ehm... ok... Ha qualche preferenza a riguardo?- domandò abbastanza interdetto.

 

-Fai pure come vuoi, Lucas, mi fido del tuo buon gusto! Ah e fammi anche il piacere di scrivere su ogni contenitore cosa tiene all'interno.-

 

-Certo... Nessun problema.-

 

-Quanto dovrei aspettare per aver tutto?-

 

-Forse un'oretta... o più...- Lucas sentì Tony fare un verso di disapprovazione.

 

-Mi servirebbero al più presto possibile. Entro 15 minuti massimo. Perciò di' a tutti i cuochi di mettersi all'opera per me e pagherò un extra per il disturbo. Ok?-

 

-Provo a chiedere se la cosa sia possibile. Rimanga in linea.- disse il ragazzo, per poi andare a parlare con il personale.

 

Tony si abbandonò seduto sul divano, fissando i resti del pianoforte di fronte a sé e premendosi il ghiaccio contro il braccio. Adesso che ci pensava bene, aveva avuto la fortuna di non rompersi qualche osso. Se l'era cavata con una superficiale botta al braccio e nient'altro. Quella era proprio una gran fortuna.

 

-Signore, ho parlato con il direttore e ha accettato tutti i compromessi.- enunciò la voce del ragazzo.

 

-Grandioso!- esultò Tony, soddisfatto che tutto scorresse secondo i suoi piani. Sarebbe stata una serata coi fiocchi!

 

-A quale indirizzo devo recapitare tutto?- chiese, intanto che il direttore del locale l'aveva affiancato per ascoltare le ultime trattative di quell'affare.

 

-Hai presente la villa Stark a Malibu?-

 

-Sì, perchè?-

 

-È dove abito.- Lucas sgranò gli occhi, rimanendo a bocca aperta senza dire una parola. -Ci vediamo tra 15 minuti, ragazzo!- E con questo riattaccò, lasciando il giovane ancora scosso per quella scoperta.

 

-Allora? Chi ela?- gli domandò il proprietario del ristorante, dai tratti decisamente orientali.

 

-Tony Stark...- affermò solamente, notando l'espressione stupita dipingersi pure sul volto del suo capo, che dopo tre secondi di silenzio, si diresse a passo spedito verso la cucina.

 

-Padelle sul fuoco! Dobbiamo plepalale tutte le specialità del menù in meno di 15 minuti! Al lavolo!- ordinò, intanto che tutti i cuochi si misero all'opera.

 

 

Continua...

 

 

 

NdA: Hello people! :)

Un po' di parte tecnica va messa no? E poi Tony doveva ancora provare il suo giocattolino xD sorvolando questo fatto... la seconda parte mi sta particolarmente a cuore xD o meglio è l'unica parte della storia di cui ricordo il momento in cui l'ho scritta! Ahahah Ora ve lo dico xD Era il giorno delle finali degli europei xD partita Spagna vs Italia! Appena tornata dal mare e mentre tutta la mia famiglia si guardava la partita in salotto, io ero fuori in giardino al freschetto della sera e pensavo a cibo cinese ahahahah vabbè... sarò strana, ma ora che l'ho detto sono felice ^^

comunque... si prospetta una seratina niente male per i nostri due beniamini xD

Ringrazio: Fipsi, Anne White, mirianval, _M4R3TT4_, Tony Stark, evenstar e nicolettasole per le recensioni ;)

Weila, raga!!! Manca un mese al 24 aprile!!! :D *e saltella per la stanza*

Devo ammettere che il tempo è passato in un lampo! XD tanto che mi ritrovo proprio alle strette con questa ficcy u.u spero di trovare un po' di tempo per finirla una volta per tutte, altrimenti mi toccherà aggiornare con meno frequenza :(

Vabbè... ma non fasciamoci la testa prima che si rompi xD

Ora vi saluto e vado a lavorare per voi ;)

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

 

Esattamente dopo 15 minuti la voce di Jarvis anticipò l'arrivo del ragazzo del ristorante che portava la cena tanto attesa. Pepper non era ancora scesa e Tony se ne rincuorò con l'intenzione di farle una bella sorpresa.

 

Lucas arrivò a bordo della sua auto, parcheggiando davanti all'entrata della villa. Scese, prendendo due grosse borse contenenti tante scatoline di cartone, e subito si accorse della presenza di Tony sulla porta.

 

-Sei Lucas, vero?-

 

-Sì, signor Stark.- affermò avvicinandosi sempre di più.

 

-Vieni, entra pure.- disse, facendogli strada fino al salotto. Il giovane, entrando, si guardò attentamente attorno rimirando l'ambiente come se fosse un castello. Si sentiva leggermente fuori luogo lì col suo cappellino rosso in testa. -Puoi appoggiare tutto su quel tavolino.- affermò Tony, svegliandolo dai suoi pensieri e indicandogli il tavolo basso al centro del salotto. Tony in quel momento sperò vivamente che il giovane non si fosse accorto del piano sfondato, ma notò immediatamente lo sguardo del ragazzo puntato per un paio di secondi sullo strumento musicale, però distolse l'attenzione subito dopo senza aggiungere domande.

 

Posò le buste sul tavolino. -Vuole che gliele riordini io?- domandò cordialmente, di sicuro incitato dal suo capo a dare la più completa disponibilità.

 

Tony gli sorrise, stupendosi lui stesso di come tutta la quella fama mettesse sull'attenti chiunque. -No, lascia stare, faccio io. Comunque quanto ti devo?- gli chiese sfregando le mani tra loro.

 

Lucas si raddrizzò la visiera del cappellino, recuperando poi un foglietto dentro una delle buste e porgendolo a Tony. -Questo è il totale di tutte e due le buste.-

 

Tony fissò per un secondo il ragazzo che gli allungava lo scontrino. -Odio che mi si porgano le cose.- affermò, lasciando il giovane senza saper cosa fare precisamente. -Dimmi quant'è, senza farla difficile.- Lucas gli disse il totale. -Ok... fammi fare un paio di calcoli... quanti cuochi ci sono in cucina?-

 

-Quattro, signore.-

 

Tony prese dalla tasca dei pantaloni il portafoglio e tirò fuori tre carte da 100 dollari, porgendole al ragazzo, che lo guardò leggermente stupito per la notevole differenza tra il prezzo base e i soldi che ora gli porgeva il miliardario. -Questo per la cena e quello che avanza che se lo dividano i cuochi.- enunciò senza scomporsi, incitando il ragazzo con una mossa a prendere i soldi. Lucas li afferrò senza saper cosa dire e li infilò nel marsupio. -Ah! Già! Scusa!- esclamò Tony, ricordandosi improvvisamente di una cosa. Estrasse dal portafoglio un'altra banconota da cento dollari. -Questi sono per te.-

 

-Per me?! Ma ne è sicuro? Sono tanti soldi!-

 

-Prendili. Non è nulla a confronto della serata che mi aspetta. E se non fosse stato per te adesso sarei senza cena, perciò ecco la ricompensa che avevo promesso. Sono un uomo di parola io!- esclamò con un sorriso.

 

Il ragazzo con un po' di esitazione prese i soldi, ringraziandolo.

 

-Oh no! Grazie a te!-

 

Lucas si incamminò verso l'uscita, ma c'era una curiosità che voleva placare, così si girò verso l'uomo. -Le posso fare una domanda?-

 

-Se si tratta del pianoforte è una storia troppo lunga da raccontare e non ho veramente-

 

-Non è per il pianoforte.- lo interruppe lui. Tony lo fissò stupito.

 

-Allora spara!-

 

-Bhè... cosa le serve tutto quel cibo se non c'è nessuno con lei? Credevo avesse organizzato una festa, ma evidentemente mi sbagliavo...- affermò ancora leggermente imbarazzato, mentre continuava nervosamente a sistemarsi la visiera del cappellino.

 

Tony rise, guardando poi le buste sul tavolo. -Niente festa. Solo io e una bella ragazza!- esclamò, mantenendo segreta l'identità di Pepper.

 

-Oh!- affermò abbastanza sorpreso. -Allora tolgo il disturbo. Buona serata!- salutò, uscendo dalla villa.

 

Tony, una volta che il ragazzo se ne fu andato, osservò le buste adagiate sul tavolino e poi l'intero salotto. -Lo sarà di certo...- disse tra sé e sé, sorridendo soddisfatto. -Jarvis!- lo richiamò, alzando di un poco il tono della voce.

 

-Mi dica, signore.-

 

-Rendi l'ambiente degno di una serata indimenticabile.-

 

-Intende dire luci e musica disco per una festa?- domandò, ricordando il principale stile per una serata indimenticabile.

 

Tony corrugò lo sguardo. -Ma certo! Magari chiamiamo un centinaio di persone a far baldoria! Ma Jarvis! Ti sembra il momento?- lo rimproverò, cominciando a disporre le varie scatoline di cartone sul tavolo.

 

-Con lei sempre può essere il momento per una festa.- puntualizzò, mettendo in evidenza le serate festose del suo periodo passato. Tony sbuffò scocciato, ora doveva sentirsi far la predica pure da un maggiordomo tecnologico.

 

-Zitto. E metti delle luci soffuse. Ah! E, mi raccomando, non voglio essere assolutamente disturbato. Tutto chiaro?-

 

-Certamente, signore.- rispose educatamente. Subito dopo le luci nella stanza diventarono più fioche, illuminando l'ambiente con un chiarore dai colori caldi ed accoglienti.

 

Lui si guardò intorno soddisfatto. -Perfetto! E ora sistemiamo le ultime cosette.-

 

********************************************************************************

 

Dopo pochi minuti Pepper tornò da Tony. Cominciò a scendere le scale, quando si accorse della strana e piacevole atmosfera che avvolgeva la stanza. Vide l'uomo impegnato a portare fino al divano un secchiello con del ghiaccio da cui fuoriusciva il collo di una bottiglia.

 

-Ma che hai fatto?- domandò piacevolmente stupita, attirando l'attenzione di Tony, che alzò lo sguardo verso di lei, ferma a metà della scalinata.

 

Rimase immobile con il secchiello del ghiaccio a mezz'aria, imbambolato a fissarla come se davanti a lui fosse comparsa una creatura incantata. Indossava un leggero vestitino nero con del pizzo a decorarne i bordi, che le arrivava sopra il ginocchio lasciandole scoperte le gambe così lunghe e affusolate, che facevano impazzire Tony. I capelli, resi leggermente mossi, le ricadevano dolcemente sulle spalle; gli occhi di quell'azzurro particolare ridenti proprio come il suo sorriso.

 

Tony sentì la gola farsi secca e si inumidì le labbra con la lingua, intanto che Pepper lo raggiungeva passo dopo passo con i piedi nudi sul pavimento. Gli arrivò di fronte e le sue labbra si stesero in un sorriso, notando tutte le attenzioni che le stava riservando. -Hai perso la voce?- gli chiese, ridestandolo dal suo stato di contemplazione.

 

Tony sorrise. -Signorina Potts, vorrei ricordarle che dobbiamo cenare e non prepararci per andare a dormire...- la punzecchiò lui, abbandonando lo champagne sul tavolo per poi afferrare un lembo della stoffa nera del vestitino, passandoselo tra le dita.

 

-Dormire? In verità pensavo di fare tutt'altro che dormire...- gli sussurrò maliziosamente, avvicinandosi alle sue labbra e guardandolo negli occhi.

 

-Allora possiamo passare subito al dessert!- esclamò, cingendole il bacino con le braccia e attirandola al suo corpo.

 

-Prima mangiamo!- asserì lei, cambiando totalmente tono della voce rispetto a quello seducente di prima. Tony rischiava di perderci la testa: lo seduceva e poi lo abbandonava.

 

-Tu...- le soffiò sulle labbra, guardandola negli occhi azzurri. -...sei perfida.-

 

Pepper sorrise, passandogli le mani sul collo con una leggera carezza. -Lo so.- gli sussurrò all'orecchio per poi sciogliersi dall'abbraccio, mentre lui la fissava come imbambolato.

 

-Ma quanta roba hai preso?- chiese subito dopo lei, notando tutte le cibarie disposte sul tavolino del soggiorno.

 

-Quasi tutto il menu del ristorante cinese. Non sapevo cosa preferissi e non ho voluto rischiare.-

 

-Tu sei tutto matto!- esclamò Pepper ridendo e sedendosi sul bordo del divano.

 

Tony le si avvicinò, chinandosi su di lei. -Lo so.- le disse anche lui all'orecchio, abbandonandosi poi seduto sul divano. -Bhè, ora a te la scelta! Cosa desidera mangiare?- le chiese galantemente.

 

-Oh... vediamo... Mi accontento di spaghetti alla piastra con verdure.-

 

Lui recuperò la scatolina porgendogliela con un paio di bacchette. -Ecco qua! Si metta pure comoda!-

 

Pepper si appoggiò al comodo schienale, tirando su le gambe con un movimento lento e controllato, con la reale intenzione di provocare Tony che la percorse con lo sguardo. -Grazie!- affermò, prendendogli dalle mani il cibo e le bacchette di legno.

 

Per la seconda volta in quella sera era rimasto imbambolato a fissarla, non riuscì a spiegarsi neanche lui come faceva a resisterle. Recuperò un'altra scatolina di cartone a caso dal tavolo.

 

-Non riesco proprio a capire cosa sta succedendo...- disse lei con gli occhi bassi, intanto che punzecchiava il cibo con la punta delle bacchette.

 

-Riguardo a cosa?- domandò Tony, mettendo in bocca un gamberetto.

 

-Dell'azienda. C'è uno strano clima e credo che nascondino-

 

-No no no!- la sbloccò immediatamente lui. -Stasera non ho proprio voglia di parlare di lavoro.-

 

-E quando mai hai voglia di parlare di lavoro?- lo punzecchiò sorridendogli.

 

-Questo è un altro discorso... Comunque stasera non devi far altro che pensare a rilassarti, ok? Mica vorrai dirmi che tutto questo non ti piace?-

 

-Oh no, assolutamente. È stato carino da parte tua.- affermò mentre un leggero rossore divampava sulle sue gote, non ancora abituata a tutte quelle meravigliose attenzioni da parte di Tony.

 

Lui le si avvicinò maggiormente. -È il minimo che possa fare... Potevo invitarti a cena fuori, ma ho dovuto arrangiarmi con quello che avevo!-

 

Pepper rise. -Va benissimo anche così, proprio perchè non c'è nessuno che ci disturba.- disse, addentando un po' di spaghetti. Con lo sguardo notò il secchiello del ghiaccio che poco prima era tra le mani dell'uomo. -È champagne quello?- domandò riconoscendo il collo della bottiglia.

 

Tony si illuminò. -Sì! Me l'ero scordato!- esclamò alzandosi in piedi.

 

-Champagne con cibo cinese? Non lo trovi un po' troppo eccessivo?-

 

-Affatto! Dobbiamo brindare!- disse, mentre con un leggero botto fece saltare il tappo, ne uscì un po' della schiuma bianca. Afferrò due flut riempiendoli con la bevanda dal color dorato e le bollicine frizzanti che risalivano verso l'alto.

 

-Brindare a cosa?- Tony le porse il bicchiere, lei mise da parte il cibo afferrandolo tra le dita con lo sguardo posato su di lui che le si sedette accanto.

 

-A noi due.- enunciò con un sorriso, guardandola negli occhi.

 

-A noi?- chiese incuriosita, ma allo stesso tempo felice con uno splendido sorriso dipinto sulle labbra.

 

-Certo! Prima o poi dobbiamo farlo, no? Cogliamo la palla al balzo! Tu vuoi brindare anche a qualcos'altro?-

 

Pepper ci pensò un po' su, mordendosi il labbro inferiore come solitamente faceva quando era pensierosa. Infine lo guardò negli occhi rivolgendogli un sorriso, che lo disarmò completamente. -Voglio brindare al tuo ritorno a casa, sano e salvo.- asserì sicura, facendo avanzare il calice con la bevanda dorata.

 

Tony rimase abbastanza stupito, anche se non l'avrebbe mai ammesso. -Allora... a noi due e al mio ritorno.- Fece tintinnare i due bicchieri tra loro, per poi portarsi alle labbra il bordo del flut e sorseggiando un po'. Lui rimase a fissarla mentre faceva quell'azione, all'apparenza così semplice e normale, ma che riuscì a mandarlo fuori di testa.

 

Pepper notò immediatamente il suo sguardo. -Perchè mi guardi così?- chiese, sorridendo e abbassando il calice.

 

Lui si umettò le labbra con la punta della lingua, continuando a guardarla in quegli occhi dall'azzurro così intenso. Senza dire una parola si alzò in piedi, sfilando delicatamente il calice pieno dalla mano della donna, che lo guardava incuriosita. Posò entrambi i bicchieri al centro del tavolino per poi voltarsi e chinarsi su di lei, puntando le mani sullo schienale per non sovrastarla col proprio peso. Si avvicinò alle sue labbra lasciandole prima un bacio fugace, per poi approfondire il tocco delle loro lingue con un bacio più profondo, assaporando lentamente il sapore che lo Champagne aveva lasciato sulle loro labbra.

 

Pepper si lasciò andare, sporgendosi più verso di lui. Gli passò le mani dietro la nuca, spingendolo a sedersi sul divano, mentre lei lentamente gli ci si abbandonava sopra. Dovette ammettere che da tutto il giorno desiderava essere stretta dalle sue braccia forti, sentirsi sua come da tempo aveva desiderato. Si mise seduta a cavalcioni su di lui, immergendo le dita nei morbidi capelli dell'uomo, che con le labbra le stava lasciando una scia di baci lungo il collo. -Tony... ma non volevi trovare una soluzione per la voragine che attraversa in altezza la casa?- gli sussurrò maliziosamente, sapendo perfettamente che in quel modo l'avrebbe solamente stuzzicato.

 

Tony si staccò dal suo collo, guardandola negli occhi con espressione atterrita. -Tu in questo momento vorresti veramente parlare di problemi edilizi?- Lei sorrise solamente, facendogli intuire perfettamente la risposta. -Ah! Meno male!- esclamò subito dopo soddisfatto, scostandogli con una mano i capelli da un lato, scoprendole una parte del collo e la spalla dalla pelle nivea, ricoprendola con teneri baci alternati a piccoli morsi. La verità era che sarebbe rimasto a baciarla per ore senza mai stancarsi, non riusciva neanche lui a spiegarsi l'effetto che gli faceva quella donna, sapeva solamente che era unico.

 

Fece scivolare le mani lungo le gambe lisce di lei, che fu scossa da un brivido, non appena sentì il suo delicato tocco risalire la schiena. Gli prese il viso tra le mani, baciandolo sulle labbra dolcemente. Così tante volte aveva sognato di far l'amore con lui, che ora quando succedeva faticava ancora a crederci.

 

Doveva dirgli una cosa importante, che forse da troppo tempo teneva nascosto. -Tony...- mugugnò il suo nome come una supplica per interrompere i continui baci che le donava. -Tony, io devo...- non riuscì a proseguire per un altro di quei baci che le toglievano il fiato. Sapeva perfettamente come sarebbe andata a finire, lei cedeva e si ritrovavano abbracciati a far l'amore. Quella volta, però, voleva anzi doveva dirglielo, era troppo importante per Pepper.

 

Si distanziò anche se di malavoglia, osservando Tony, che aprì gli occhi, sbattendo le palpebre più volte come se fosse stato stordito. La guardò in quegli occhi azzurri, cogliendone una punta di preoccupazione. -Piccola, c'è qualcosa che non va?- le domandò un po' ansioso, prendendole una mano e intrecciando le loro dita.

 

Pepper accennò un sorriso, scuotendo il capo leggermente. -Va tutto bene. È solo che...- esitò nel proseguire. -...devo parlarti di una cosa importante.-

 

-Ora?- chiese Tony, non troppo felice di quella proposta.

 

-Sì, ora. È davvero molto importante.- asserì lei, distogliendo lo sguardo dagli occhi scuri di lui.

 

Tony si preoccupò leggermente. Che non lo volesse più? Se si fosse stufata? Al sol pensiero il panico tentò di subentrare nel suo animo, ma cercò comunque di mantenere la calma. Sollevò con due dita il mento di lei, facendo sì che lo guardasse negli occhi. -Pepper, guarda che così mi preoccupo.- le disse serio.

 

Pepper gli sorrise, cancellando ogni suo timore. -Non è niente di preoccupante... Voglio solo dirti una cosa che ritengo importante. Lo so che è presto per affrontare l'argomento, ma io lo penso e lo sento da tanto tempo e...- si interruppe leggermente imbarazzata, mentre gli occhi di Tony erano fissi nei suoi.

 

Dopo aver contato mentalmente fino a tre, prese coraggio e glielo disse senza usare mezzi termini. -Io ti amo, Tony.- Lui rimase senza parole con il cuore che gli esplodeva nel petto per l'emozione, avrebbe voluto dirglielo anche lui, ma c'era qualcosa che lo bloccava, che in quel momento gli fece più male di quanto credette.

 

L'unica cosa che riuscì a fare fu baciarla e stringerla a sé. Poggiò la fronte su quella di lei, chiudendo gli occhi. -Pepper, io non so che mi prende... Vorrei dirlo, ma non riesco... Mi sento un deficiente perchè- Lei lo interruppe con un bacio, per poi guardarlo negli occhi con un sorriso, che Tony non riuscì a capire inizialmente.

 

-Non importa. Sono solo parole, parole difficili, ma solo parole. Io te l'ho detto dopo anni di segreto, non trovando mai il coraggio, perciò aspetterò fino a quando non sarai pronto.- affermò con sincerità, sapendo perfettamente dei sentimenti provati da Tony che dimostrava di amarla ogni secondo passato insieme e anche se non glielo aveva ancora detto testualmente, non se ne preoccupò troppo, prima o poi anche lui avrebbe preso coraggio.

 

Tony le sorrise, abbassando poi il capo, scuotendolo. -Rimango sempre un deficiente...- Pepper gli prese il viso tra le mani, sollevandolo per guardarlo negli occhi.

 

-Forse perchè sei atterrato in salotto, ma non perchè non riesci a dire qualcosa. Forse per te è la prima volta che provi questi sentimenti, perciò può essere un po' strano...- asserì comprensiva con un sorriso.

 

-Tu non puoi essere reale, sai?- le disse, piacevolmente stupito.

 

-Questo ti sembra reale?- Si avvicinò alle sue labbra lasciandogli prima lievi baci per poi trasformarli in qualcosa di più intenso.

 

-Oh sì... Sei davvero la perfezione in persona...- affermò, facendo comparire sulle labbra della donna un meraviglioso sorriso. Anche se Tony non lo sapeva tutte quelle cose che le diceva erano la dimostrazione del suo amore e per lei i suoi baci contavano come mille “ti amo”.

 

 

Continua...

 

 

 

NdA:

Ok... lo sapevamo tutti che alla fine la cena si sarebbe freddata xD E chi si è mai preoccupato per la cena?! Ormai adotto ogni cosa pur di portarli in altre situazioni xD Inaugureranno tutta la casa! Questo è poco ma sicuro ahahah Bhè... ora arrivo al dunque questi ultimi due capitoli erano proprio incentrati su quel “ti amo” che Tony non riesce a dire u.u se ricordate nella scena sotto la doccia (^^) Tony ha provato a dirglielo, ma ha proprio un blocco! Secondo me quelle due paroline sono molto difficili da dire... Non so voi, ma per me non sono tanto ovvie... e mettendosi nei panni di Tony che per la prima volta prova questo sentimento, la confusione dev'essere ancora maggiore u.u

Comunque ricordate questo particolare perchè tornerà fuori nei capitoli futuri... Tra mooooolti chappy xD

Ringrazio Thirrin, Fipsi, Anne White, _M4R3TT4_, mirianval e _Maria_ per le recensioni allo scorso chappy :)

Un bacione e buona Pasqua a tutti!

p.s. Forse entro la fine delle vacanze finirò di scrivere questa ficcy e magari mi sentirò più tranquilla con le pubblicazioni future ;)

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

 

Camminava lungo l'ampia pista con le mani infilate nelle tasche dei jeans e gli occhi coperti da un paio di occhiali da sole. Proseguiva diritto superando lentamente gli aerei posteggiati ai lati, immerso nei suoi pensieri. Non riusciva proprio a darsi pace per quello che non era riuscito a dire a Pepper, nonostante lei fosse stata comprensiva nei suoi confronti senza mettergli fretta. Tony non capiva cos'era che lo bloccava, che l'amasse era ovvio, perciò non riusciva a spiegarsi tutta quella difficoltà a dirle quelle semplici tre parole. E dire che ci aveva anche provato più volte senza successo.

 

-È un miraggio quello che vedo o sei veramente tu?- Una voce familiare lo destò dai suoi pensieri, alzò lo sguardo, riconoscendo l'amico Rhody che gli veniva incontro con un sorriso. Era proprio la persona che cercava.

 

-Non saresti il primo a vedermi in miraggio. Mi desideri così tanto?- affermò con il suo solito modo scherzoso.

 

Il colonnello gli si avvicinò, dandogli una pacca sulla spalla. -Come stai?-

 

-Non c'è male...- disse, facendo spallucce, mentre Rhodes cominciava a guardarsi in giro alla ricerca di qualcuno.

 

-Dov'è Pepper? Non dirmi che l'hai trattata male perchè credo che un pugno non te lo risparmierebbe nessuno!-

 

-Piuttosto ti dovrei tirare io un pugno per come la guardavi l'altra mattina.- affermò, portando ad un notevole imbarazzo l'amico che rimase in silenzio, guardandolo negli occhi. -Pepper è alle Industries e va tutto bene.- aggiunse Tony poi, prima che Rhodes si preoccupasse più di tanto.

 

-Ah ok! Meraviglioso allora! A quando le nozze?- gli chiese con una risata, dandogli una leggera gomitata.

 

-Tu stai correndo un po' troppo. E smettila di urlarlo ai quattro venti, Pepper non vuole ancora che si sappia. Bhè che facciamo? Stiamo qui in piedi o mi inviti a prendere un caffè?-

 

-Tecnicamente tu mi dovresti ancora un caffè. Comunque andiamo nel mio ufficio, devo sistemare ancora un paio di pratiche.- Tony lo seguì senza aggiungere altro. Pensava se fosse una buona idea chiedere un consiglio a lui, dopotutto era l'unico che fosse a conoscenza della sua relazione ed era forse il suo unico vero amico.

 

Entrarono nell'ufficio, molto modesto con una scrivania, delle poltrone e degli scaffali, occupati da scatoloni dal colore beige. Tony si sedette sulla poltrona girevole davanti alla scrivania, mentre Rhodes raccattava gli ultimi documenti sparsi sul ripiano. -Sai, ieri è venuto Hammer per cercar di stipulare un contratto in ambito bellico con l'aeronautica militare, non so proprio- continuò a parlare, Tony però non lo stava ascoltando. Le parole che gli aveva detto Pepper risuonavano continuamente nella sua testa, ricordando alla perfezione ogni sillaba e momento.

 

-Ha detto di amarmi.- disse improvvisamente con lo sguardo verso un punto fisso di fronte a sé. Rhodes smise di parlare, osservandolo stranito. -Ha detto che mi ama...- ripeté Tony.

 

L'amico si sedette, continuando a guardarlo. -Qual è il problema? State insieme... da quanto? Una settimana o più, no? Da anni se vogliamo proprio essere puntigliosi!-

 

-Sì, ma... ieri sera me l'ha detto e-

 

-Perchè dopo così tanto tempo?- domandò, leggermente basito per quella rivelazione. Lui era convinto che si fossero già dichiarati. -Vi amate!- esclamò con ovvietà.

 

-Non è così facile. Dimostrarlo è una cosa, dirla è un'altra.-

 

-Cosa?! Ma che stai dicendo?- esclamò alterandosi leggermente, Tony gli volse uno sguardo e subito l'amico capì che c'era qualcosa che lo disturbava. -Ok...- iniziò con tono più tranquillo. -Ieri sera ti ha detto di amarti e tu? Che hai fatto?-

 

Tony abbassò lo sguardo affranto. -Non sono riuscito a dirglielo...- ricordò alla perfezione quella scena, avvenuta solamente la sera prima, mentre teneva Pepper tra le braccia e la guardava in quei suoi meravigliosi occhi sinceri.

 

Rhody corrugò lo sguardo confuso, facendo un leggero movimento col capo all'indietro. Davvero non riusciva a capire quella faccenda all'apparenza così semplice. -Aspetta...- affermò, pensandoci un po'. -E poi? Che è successo? Lei se n'è andata?- Tony alzò di scatto gli occhi come se quelle parole lo avessero trapassato da parte a parte come un coltello.

 

-No! Ma che ti salta in mente?- sbottò.

 

L'amico sbatté le palpebre confuso per quella reazione così impulsiva. -Scusa!- esclamò alzando le braccia in segno di resa. -E quindi che ti ha detto?- domandò confuso.

 

Tony accennò un sorriso, facendo spallucce. -È stata comprensiva.- sospirò. -Ha detto che aspetterà fino a quando non sarò pronto...- Si guardò le mani, intrecciandone le dita insieme in una salda stretta.

 

Pepper... Lei lo aveva capito subito ed era disposta ad aspettare, forse anche un'intera vita.

 

Rhodes rimase a fissare il compagno d'infanzia che aveva smesso di parlare. Doveva proprio chiedergli ogni cosa? -Dio, Tony! Mi sembra di cavar sangue da un muro! Vuoi continuare a dirmi cos'è successo?!-

 

Il miliardario lo fissò basito, per poi sbuffare sonoramente, alzando gli occhi al cielo. -Ma non sai farti gli affari tuoi?-

 

-Ti ricordo che sei stato tu a cominciare il discorso, perciò pretendo di sapere anche il finale.- affermò, sfoggiando la carta che solitamente spettava al carattere spigliato di Tony.

 

-Cosa vuoi che ti dica, Rhodes?- Si alzò in piedi, facendo qualche passo per la stanza, per poi tornare a guardarlo. -Abbiamo fatto l'amore sul divano in soggiorno! Così adesso ogni volta che ti sederai sul mio meraviglioso divano a casa, ti verrà in mente questo piccolo particolare!- affermò con uno di quei sorrisi maliziosi.

 

Il colonnello increspò le labbra per poi sorridere da un lato della bocca, manifestando una reazione del tutto contraria da quanto si aspettasse Tony, che non riuscì a spiegarsi la causa di quel sorriso. -La cosa ti diverte, cupido?- lo punzecchiò.

 

-Se devo dire la verità: sì!-

 

Tony corrugò lo sguardo. -E per quale motivo, di grazia?-

 

-Hai detto di aver fatto l'amore. Non sesso, scopata o una botta e via!- esclamò con forse un po' troppo entusiasmo.

 

L'altro rimase per qualche secondo con la bocca socchiusa, guardandolo smarrito. -Da dove impari questo linguaggio, Mr. Perfettino?-

 

-Un paio di mesi fa la persona di fronte a me parlava esattamente in questo modo. Comunque, non è questo il punto... Hai detto di aver fatto l'amore. Tu. Tony Stark.- asserì con un sorriso a trentadue denti.

 

Tony si sentì per la prima volta in imbarazzo di fronte all'amico. Sin dalla prima volta aveva considerato amore quello che faceva con Pepper, mai avrebbe potuto definirlo in altra maniera. -E quindi? Dove vuoi arrivare?- gli domandò con voce irritata.

 

-Io non sono arrivato da nessuna parte! Hai fatto tutto da solo. Ragiona, Tony: non sei mai stato con una donna per più di una notte e sicuramente non ricordi neanche il nome di quelle ragazze! E ora invece? Andiamo! Lo capirebbe perfino un bambino!- Gli si avvicinò, poggiandogli amichevolmente una mano sulla spalla. -Sai di amarla. Devi solo trovare il coraggio di dirglielo.- Tony rimase immobile a rimuginare su quelle parole, mentre il Colonnello si avvicinava alla porta d'uscita del suo ufficio dall'aspetto sobrio.

 

-Andiamo a prenderci questo caffè.-

 

Tony sollevò lo sguardo, incontrando gli occhi scuri di Rhodes, che notò immediatamente il cambiamento radicale degli occhi dell'amico rispetto a qualche mese prima. Era innamorato, innamorato cotto. E molto probabilmente lui non se n'era neanche accorto. Gli venne spontaneo sorridere: finalmente quell'uomo così sicuro di sé aveva trovato una piccola debolezza e, cosa che divertiva maggiormente Rhody, era sempre stata al suo fianco, paziente e comprensiva con quegli occhi azzurri che brillavano con una scintilla ogni qualsivoglia venisse fatto il nome di Tony.

 

Uscirono dall'ufficio, dirigendosi verso l'ala dello stabilimento che fungeva da cucinino e che veniva per lo più usato solamente per preparare caraffe di caffè.

 

-Ci sarai alla festa di stasera?- incalzò Rhody dopo aver percorso parecchi metri in totale silenzio, nel tentativo di cambiare discorso e risvegliare Tony dai suoi pensieri confusi.

 

-Festa? Quale festa?- domandò riprendendosi e scuotendo impercettibilmente il capo.

 

-La festa di beneficenza in onore dell'associazione-

 

-Ah già! Pep, mi ha accennato qualcosa sul fatto che devo assolutamente essere presente. Sai, com'è... Far vedere al mondo che Tony Stark è vivo!- disse quelle ultime parole, mimando delle virgolette immaginarie con le dita.

 

Rhody alzò un sopracciglio, leggermente confuso per quell'apparente disinteresse di Tony nel stare al centro dell'attenzione. Arrivarono nel cucinino e Rhodes, dopo aver recuperato due tazze, le riempì con la bevanda scura che riposava nella caffettiera.

 

-Comunque non credo che ci andrò... Tu?- A quelle parole Rhody si accigliò maggiormente. Tony che si rifiuta di mettersi in mostra?! Il livello di innamoramento dev'essere proprio alle stelle! Ridacchiò silenziosamente.

 

-Io ci sarò... Ma a cosa è dovuto questo immediato disinteresse per i riflettori?- lo punzecchiò.

 

Tony strinse le spalle, per poi sorseggiare un po' di caffè. -Ho cose più importati a cui pensare, e devo soprattutto sistemare un paio di cosette lasciate in sospeso...- affermò, ripensando alle basi afghane con le sue armi, importate illegalmente. E cosa più amareggiante era il sospetto per il suo socio. Se quell'ipotesi fosse stata veritiera, non capiva ugualmente il motivo di tale gesto... L'azienda era sulla cresta dell'onda e di certo non c'era l'urgente bisogno di nuovi compratori sul mercato. Eppure una risposta c'era, solo che lui non riusciva a trovarla.

 

-Che genere di cosette?- domandò curioso.

 

Tony si irrigidì all'istante. Non poteva dirgli nulla, nonostante fosse un vero amico era sempre un colonnello militare, e rivelare tutti i suoi sospetti e ciò che si era presentato davanti ai suoi, non era sicuramente la cosa migliore del mondo. -Niente di che...- disse, agitando per aria una mano in un gesto del tutto spontaneo che però non convinse l'amico che lo fissava con la tazza a sollevata a mezz'aria.

 

-È per quello che è successo in Afghanistan?- domandò il colonnello, centrando con un colpo il bersaglio. Tony non rispose e continuò a sorseggiare il suo caffè senza guardarlo negli occhi. Sentì Rhody sbuffare prima che cominciasse nuovamente a parlare con tono, che gli sembrò scocciato. -Potresti spiegarmi una volta per tutte cos'è successo laggiù? E il motivo che ti ha spinto a chiudere la fabbricazione armi della tua azienda?-

 

-Non credo che sia una buona idea.- Si sedette al tavolo e intrecciò le dita tra loro, continuando a fissarsi le mani.

 

-Buona idea?!? Devi affrontare quello che è successo e dovresti parlarne con qualcuno.-

 

-L'ho fatto. Con Pepper.- asserì, alzando finalmente lo sguardo per guardarlo negli occhi. Rhody si trattenne dal rispondere. Evidentemente era difficile tutto quello che stava vivendo l'amico, ma lui non riusciva proprio a capire il perchè. Tony ci pensò un po' poi decise di metterlo al corrente di quello che stava pianificando. -C'è un progetto a cui sto lavorando che si lega direttamente a questa faccenda.- affermò, riferendosi alla sua armatura. -E forse potrà essermi utile un tuo consiglio...- Il colonnello sbatté le palpebre confuso: non voleva dirgli cosa fosse successo durante la prigionia in Afghanistan e poi voleva renderlo partecipe a questo presunto “progetto” che entrava in stretta connessione con quello che non sapeva?

 

-Tony, secondo me dovresti andare in vacanza. Prendi Pepper, sali su un aereo e vai, che so? Ai Caraibi?- Stark si alzò in piedi, sorridendo appena all'amico. Si sistemò con una veloce mossa la giacca, che gli calzava perfettamente alle spalle.

 

-È meglio che vada. Grazie per il caffè.- disse, infilandosi gli occhiali da sole dalle lenti scure che proteggevano il suo sguardo. -E anche per la chiacchierata.-

 

Rhody restò abbastanza stupito, continuando a guardarlo allontanarsi senza capire cosa gli fosse preso. -Ci vedremo stasera?- gli chiese alzando di poco la voce per farsi sentire.

 

-Non credo, cupido. Ci sentiamo.- affermò dandogli sempre le spalle e alzando un braccio in segno di saluto.

 

Rhodes rimase sulla soglia del cucinino a fissare l'amico che si allontanava progressivamente, fino a quando non lo vide scomparire da dietro l'angolo. Si grattò la nuca confuso. Nonostante gli sforzi non era ancora riuscito a capire perfettamente tutte le sfumature di carattere che colpivano Tony. Era arrivato senza preavviso e se n'era andato nello stesso modo, lasciando il colonnello con una miriade di dubbi e solamente una certezza: quell'uomo era innamorato, ma aveva paura di affrontare la realtà.

 

 

Continua...

 

 

 

NdA: Buonasera bella gente! :D Non sapete qnt io sia contenta di essere qua a casa sana e salva u.u sono appena tornata da una festa compleanno (serie bordello tremendo... davvero tremendo) e ho passato le ultime due ore a tentar di scappare da un mio amico che voleva abbordarmi -.- che incubo!

Cambiando discorso che è meglio... non so voi ma sto facendo il conto alla rovescia per IRM3 :') E con tutte le foto delle premiere io sto in estasi :Q___ comunque torniamo a noi e a questo remake che ora sta entrando nella parte che più preferisco ^^ sia chiaro che questo capitolo è un altro che reputo “di transizione” xD poiché il prossimo chappy è un po' lunghetto se lo univo a questa parte perdeva effetto xD

Ben bene... ^^ ci avviciniamo a quella fatidica serata della festa di beneficenza dove Tony e Pepper si sono quasi baciati (-.-” maledetto Jon), dire che sarà uguale è una presa per i fondelli! Sarà molto ma moooolto diverso u.u E chissà se Tony ci andrà? Ora sto zitta xD

Tornando a questo chappy... mi sembrava giusto portare Tony a confidarsi con qualcun altro su quello che è successo e che lo ha messo parecchio in confusione xD

Ora i ringraziamenti a coloro che hanno lasciato un commentuccio :3 Grazie a: mirianval, nicolettasole, Suky, Fipsi, Anne White, _M4R3TT4_ ed evenstar :)

Un bacione!!! Alla prossima settimana ;)

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

 

Alla fine non aveva cambiato idea, nonostante le ripetute suppliche da parte di Pepper nel convincerlo a partecipare alla festa di beneficenza, Tony non aveva ceduto l'osso. Punto primo: odiava le feste di beneficenza erano noiose e senza musica “decente”, come la chiamava lui; punto secondo: non aveva proprio voglia di muoversi perchè voleva sistemare qualche piccolo dettaglio alla sua creazione, a cui si era dedicato per l'intero pomeriggio, perciò in quel momento aveva terminato, così l'unica scusa che gli rimaneva era che non aveva voglia di farsi vedere in giro.

 

Era già sera e stava rimettendo al suo posto l'armatura, naturalmente con l'aiuto di Jarvis.

 

-Signore, preferisce che l'armatura venga deposta integra o la tengo preparata per una missione, dividendola così nelle varie parti per l'assemblaggio?- domandò la voce del maggiordomo virtuale.

 

-Missione...- mormorò Tony fra sé, sorridendo per come quella parola fosse così orecchiabile. -Tienila pronta per l'azione. Occuperà anche meno spazio se divisa tra il meccanismo di assemblaggio. Perciò falla sparire!- esclamò con un sorrisetto soddisfatto.

 

Tony si abbandonò sulla comoda poltrona, osservando rapito le braccia meccaniche se spuntavano sia dal soffitto e sia dal pavimento e che smontavano velocemente l'armatura rossa e oro dallo sguardo minaccioso, facendola scomparire dietro i pannelli.

 

-Non c'è proprio modo di farti cambiare idea?- La voce dolce di Pepper attirò la sua attenzione e subito si girò verso le scale. Rimase folgorato dalla visione che si stava avvicinando a passo lento con i lunghi capelli ramati che le ricadevano dolcemente sulle spalle e sulla schiena, non protette dall'elegante vestito blu che le ricadeva dolcemente sui fianchi in modo perfetto per poi protendersi con uno strascico lungo fino al pavimento.

 

Pepper gli arrivò di fronte, sorridendogli teneramente. Tony la fissò senza dire una parola, non si accorse nemmeno di avere la bocca socchiusa tanto era lo stupore, la richiuse immediatamente in un colpo, per poi alzarsi in piedi per averla alla sua altezza. La guardò negli occhi e sulle sue labbra comparve l'ombra di un sorriso. -Dove ha intenzione di andare vestita così, signorina Potts?- le domandò, facendole un check-up completo dalla testa ai piedi.

 

-Dovere lavorativo, signor Stark. Stringere un paio di mani, sorridere un po', parlare con pezzi grossi ed infine la serata dovrebbe chiudersi. Come dice lei: cose molto noiose.- lo punzecchiò, sorridendogli.

 

-Bhè... avrei una piccola idea per evitare tutta questa noia. E per prima cosa- disse, passando due dita sulla sottile spallina del vestito. -credo che sia opportuno sbarazzarsi di questo meraviglioso vestito che lascia davvero poco alla mia immaginazione.- affermò con voce seducente, facendo scivolare lentamente la spallina di lato, senza togliere gli occhi da quelli azzurri di lei.

 

Pepper poggiò la mano sopra quella dell'uomo, bloccandolo prima che fosse troppo tardi. Neanche lei sapeva quanto avrebbe potuto resistere se le dita di Tony avessero continuato la discesa, solamente quel piccolo tocco l'aveva fatta rabbrividire di piacere. -Devo andare.- disse anche se con molto dispiacere.

 

-E mi lasci qui da solo-

 

-Potevi venire anche tu, dopotutto-

 

-e insoddisfatto?-

 

-è la tua festa! Insoddisfatto?- si fermò a pensarci un po' su, dopodiché annuì convinta. -Esatto! Dovrai aspettare il mio ritorno!-

 

Gli occhi di Tony divennero due fessure e la scrutò per un paio di secondi in silenzio. -So dove vuoi arrivare e la risposta è no. Non cambio idea.- affermò risoluto. -Tenterò di sopprimere il mio istinto... anche se adesso... a questo punto...- La guardò ancora una volta posando gli occhi su ogni parte del suo corpo. -sarà davvero difficile. Sei uno schianto!- affermò mordendosi il labbro inferiore senza riuscir a toglierle gli occhi di dosso.

 

Pepper arrossì a malapena, sorridendo timidamente. Gli diede un casto bacio sulla bocca. -Ci vediamo più tardi.- gli sussurrò a fior di labbra, cosa che mandò Tony fuori di testa. Le cinse il bacino con entrambe le braccia in una salda stretta che la costrinse ad aderire perfettamente al torace dell'uomo.

 

-Così però giochi sporco!- esclamò lui, cercando le labbra di lei, che di certo non oppose resistenza, pregustandosi quel bacio mozzafiato che aveva il sapore di Tony. Il suo Tony.

 

D'un tratto, però, si rese conto di trovarsi sul punto di cedere e di certo non voleva darla vinta a quell'uomo così testardo. Si allontanò dalle sue labbra, poggiandogli le mani sul petto. -Tony, no! Devo andare.- protestò con voce autoritaria, mentre lui le lasciava una scia di teneri e dolci baci sulla linea del collo, che la fece fremere per un istante. Gli prese il viso tra le mani, sollevandolo per guardarlo negli occhi.

 

Tony si arrese con lo sguardo determinato della donna. -Non vuoi neanche pomiciare un po'?- domandò con tono scherzoso.

 

-Pomiciare? Parli come un ragazzino!- esclamò lei, quasi sul punto di mettersi a ridere.

 

-Il tuo ragazzino. Fammi raggiungere la prima base. Cinque minuti, poi ti lascio andare.-

 

-Sappiamo benissimo tutti e due che non ti fermeresti alla prima base.- sottolineò lei, guardandolo negli occhi pieni di malizia.

 

-Bhè... sì. Hai ragione. Farei subito Fuori Campo!- le sussurrò a fior di labbra per poi riappropriarsene con un bacio carico di passione. Pepper non riuscì a contrastarlo e si lasciò andare a quei baci che come sempre le facevano accendere un fuoco dentro. Gli passò le mani sulla nuca per poi scivolare lungo il collo, incapace di resistergli. Mugugnò in segno di protesta come se quello bastasse per allontanarlo.

 

-Tony... ti prego...- protestò contro le sue labbra.

 

Tony fece scorrere le mani lungo la schiena di lei, sfiorandole la pelle morbida con la punta delle dita. -Vuoi andare di sopra?- le domandò, ansimando leggermente per poi ridarle un altro bacio da far perdere la testa.

 

-Mmm...- non riuscì a divincolarsi, il suo corpo non rispondeva più ai comandi del cervello. -...no...-

 

-Allora stiamo qui!- esclamò Tony distanziandosi appena e facendo mezzo sorrisino. Andò a cercare nuovamente le labbra di Pepper, che però si allontanò al suo avvicinarsi, guardandolo con sguardo determinato. -No, eh?- chiese lui con una punta di delusione.

 

Pepper scosse delicatamente il capo, facendo ondeggiare i capelli sulle spalle. Si morse il labbro inferiore, cercando di nascondere il sorrisino divertito che stava prendendo il sopravvento sulle sue labbra.

 

Lui si arrese liberandola dalla stretta delle sue braccia. -Non hai la minima idea dello sforzo che sto compiendo in questo preciso momento.- affermò, facendola sorridere. -A casa per mezzanotte!- la ammonì subito dopo.

 

-Mezzanotte?! Come Cenerentola?- Tony annuì convinto, con ancora il sorriso sulle labbra, anche se un po' dispiaciuto nel lasciarla andare. -Vedrò di fare il possibile, signor Stark. Desidera altro?- domandò, trattenendo a stento un sorriso e sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

 

-Io desidero sempre dell'altro quando sto con lei.- cominciò con voce bassa e forse più suadente di quanto lui stesso si aspettasse. Quella donna lo aveva letteralmente ai suoi piedi. -Questa volta però, mi vedo costretto ad accontentarmi di questo.- Le si avvicinò, sfiorandole con le dita la linea perfetta che percorreva la mandibola. Con un delicato tocco le bloccò il mento, per poi avvicinarsi alle sue labbra rosee che non avrebbe mai voluto smettere di baciare. Gliele sfiorò leggermente con le proprie, lasciandole un fievole bacio all'angolo della bocca. -Sarò qui ad aspettarti.- Un sussurro che la fece rabbrividire, che quasi la portò a cingergli il collo con entrambe le braccia e passare la serata insieme a lui tra le sue braccia, i suoi baci e le sue carezze.

 

Pepper prese un profondo respiro, distanziandosi un poco per guardarlo negli occhi. -Mezzanotte.- disse pensando ad alta voce. -Forse anche prima.-

 

Tony sorrise. -Brava, bambina. Ora va' altrimenti penseranno che ti sto tenendo barricata in casa per non dividerti con mondo intero... anche se non è una brutta idea!- esclamò prendendo per buona quell'assurda iniziativa.

 

Lei rise, voltandosi e recuperando la pochette della stessa tonalità del suo splendido abito, che aveva lasciato poco prima sulla scrivania.

 

Gli regalò ancora una volta quello splendido sorriso prima di scomparire oltre la scalinata avvolta nel suo incantevole vestito blu. Lo stesso blu che riportava Tony al colore dei suoi occhi.

 

********************************************************************************

 

Gli uomini vestiti nei loro smoking, tutte le donne con eleganti vestiti dei più famosi stilisti del mondo, una musica soave che accompagnava la serata in un luogo incantevole per quella specifica serata di beneficenza. Tuttavia però, mancava uno degli elementi principali, cioè Tony Stark, dopotutto quella festa portava in parte il suo nome e cosa che sorprese tutti i giornalisti appostati fuori dall'edificio, fu l'arrivo di Pepper Potts senza il suo datore di lavoro.

 

Era stata letteralmente travolta da fotografi e giornalisti che la riempirono di domande, chiedendo se per il termine della serata il signor Stark si sarebbe mostrato. Pepper, in cuor suo, sperava nella comparsa a sorpresa di Tony, ma dovette rassegnarsi del fatto che quell'uomo cocciuto non aveva la benché minima intenzione di annoiarsi a quella serata dove la maggior parte delle persone conversava su progetti lavorativi o piani futuristici. Già... dopotutto non aveva tutti i torti.

 

Pepper salutò l'ennesimo collega, che le faceva i complimenti per il magnifico aspetto, per poi domandarle se ne sapesse qualcosa sulla decisione presa dal signor Stark; lei sorrideva e affermava di essere all'oscuro di tutto, nonostante conoscesse alla perfezione ogni minimo dettaglio che aveva portato Tony a quella scelta così drastica nei confronti della sua azienda.

 

-Alla fine non ha ceduto, eh?- Una voce famigliare alle sue spalle la fece girare. Rhodes le sorrise nel suo completo da Colonnello con le varie medagliette appuntate sul petto, porgendole un flut di champagne.

 

-Scusa ma non credo di seguirti.- affermò lei con sguardo confuso e prendendo tra le dita il calice offertale.

 

L'amico le si avvicinò appena, abbassando la voce. -Parlo di Tony. Sei sola, perciò deduco che lui sia rimasto a casa.-

 

Pepper sentì le gote arrossarsi. -Io e Tony cerchiamo il meno possibile di farci vedere insieme, soprattutto a serate come questa.- asserì guardandosi intorno con gli occhi. -Comunque deduci bene: lui non c'è.- disse senza darci troppa importanza, dopo un po' però corrugò lo sguardo confusa. -Tu come fai a sapere che non voleva venire?- domandò riferendosi alla prima frase che le aveva rivolto.

 

Rhodes sorseggiò un po' di champagne. -Stamattina è venuto alla Air Force e gli ho chiesto se veniva stasera.-

 

-È venuto da te?- chiese, sorpresa per quella rivelazione.

 

L'uomo annuì. -Non lo sapevi?- Pepper scosse il capo leggermente, sbattendo le palpebre. Rhody si sentì messo con le spalle al muro, era ovvio che lei non ne sapesse niente visto che Tony lo aveva cercato proprio per parlare di Pepper! -Abbiamo fatto un due chiacchiere, voleva parlarmi di un progetto; dopo la scorsa mattina non abbiamo avuto tempo di parlare... comunque: complimenti!-

 

-Per cosa?-

 

-Sei riuscita a domare lo scapolo più ambito dell'intero mondo!- esclamò Rhody con una risata.

 

Pepper lo fulminò con lo sguardo, afferrandogli il braccio destro per farlo smettere. -Non parlare con voce così alta! Qualcuno potrebbe sentirti!- bisbigliò lei con fare leggermente nervoso e irrequieto.

 

Rhody la fissò per un paio di secondi, poi le sfilò dalla mano il calice che poco prima le aveva porto, abbandonandolo su un ripiano lì vicino. -Seguimi.- le disse solamente, facendo un cenno col capo in direzione dell'ampio terrazzo all'aperto per poi voltarsi e dirigersi in quell'ala dello stabilimento.

 

Lei non riuscì a spiegarsi il perchè di quella reazione ma, dopo essersi guardata intorno, assicuratasi del fatto che nessuno avesse sentito la loro conversazione, lo seguì. Lo raggiunse accanto la ringhiera del terrazzo che si protraeva sulla città illuminata dalle luci della notte, poggiò le mani sul freddo metallo del parapetto, guardando l'amico che puntava lo sguardo all'orizzonte. -Perchè siamo venuti qui?- chiese lei dopo un paio di secondi di silenzio.

 

-Qui non c'è molta gente.- affermò semplicemente. -Possiamo parlare tranquillamente, senza preoccuparci di orecchie indiscrete.-

 

Pepper abbassò lo sguardo, guardandosi le mani che stringevano il tubo metallico. -Parlare di cosa?- lo disse in un sussurro.

 

Rhody si voltò a guardarla. -Mi sembra ovvio. Oppure c'è qualche altro segreto che deve essere tenuto nascosto all'intero mondo?- le domandò con tono ironico, facendola sorridere appena. -Che ne dici di cominciare col dirmi il motivo di tutto questo mistero?-

 

Lei alzò lo sguardo incontrando i suoi occhi. -Mistero?! Ma se sai ogni cosa!-

 

-Non nei miei confronti.-

 

-Gli altri?!?- domandò allarmata. -O no! Assolutamente no!- esclamò risoluta.

 

Rhodes fece una risata. -E quale sarebbe la spiegazione? Io non ci vedo proprio niente di male in tutto quello che sta succedendo, anzi, è meraviglioso!-

 

-Sì... ok... ma... io e Tony abbiamo deciso di tenerlo nascosto ancora per un po'.-

 

-Da quel che so: Tony non la pensa esattamente come te e- Lei lo interruppe immediatamente.

 

-Tony è Tony. Io sono io. In più la mia posizione come sua dipendente potrebbe farmi apparire agli occhi esterni come una specie di... di... di...-

 

-Donna che si è innamorata di Tony, sorvolando su tutti i suoi numerosi difetti e quel carattere all'apparenza ingestibile?- concluse lui la frase, sorridendole.

 

-Sai perfettamente che non sarà visto sotto questo aspetto.- ammise lei amaramente.

 

-Pepper, devi imparare a fregartene di cosa pensano gli altri! L'unica cosa importante è che tu sia felice e, se il resto del mondo a qualcosa da dire in contrario, si fotta!- esclamò schiettamente, mentre lei gli riserbò uno sguardo abbastanza meravigliato. Non credeva che ci tenesse così tanto. Forse aveva ragione e magari doveva smetterla di ritenere quella situazione la cosa più sconveniente del mondo, perchè dopotutto lei amava Tony davvero. -Lo so solo io?- domandò Rhodes dopo un po'. Pepper annuì solamente. -Non lo sa neanche Happy?- chiese stupendosi della probabilità che l'autista, nonché amico, di Tony fosse all'oscuro di tutto.

 

-Solo tu. Nessun altro. E se non fosse stato per la scorsa mattina, che sei piombato in casa improvvisamente, forse non sapresti anche tu.- asserì, ricordando l'imbarazzante episodio.

 

Rhodes rise di gusto per quelle parole. -Ma che mi tocca sentire! Pretendo di essere il testimone di nozze!- esclamò divertito. Intanto che Pepper lo guardò con occhi strabuzzanti, incredula nell'aver sentito quell'affermazione.

 

-Scusate se vi interrompo.- Una voce femminile attirò la loro attenzione.

 

Pepper si voltò, riconoscendo immediatamente la giornalista di Vanity Fair e rammentando anche il primo loro vero incontro. Un falso sorriso si dipinse sulle sue labbra, osservando la donna bionda. -Miss Everhart, che piacere.-

 

Christine sorrise. -Anche per me, Miss Potts. Volevo domandarle se per caso il signor Stark fosse presente, dovrei riferirgli un paio di cosette.-

 

Pepper in quel momento avrebbe ucciso quella donna, ma si trattenne mascherando dietro un velo di cortesia tutta la sua ira. -Sono spiacente, ma Tony- usò consapevolmente il suo soprannome. -non sarà presente questa sera. Se è davvero urgente può riferirlo tranquillamente a me, glielo riferirò sicuramente.-

 

La donna lanciò un'occhiata a Rhodes che stava alle spalle di Pepper, che solo in quel momento si accorse della cartella stretta dalle mani della bionda. -Vorrei parlarle in separata sede, sempre se non è un problema.-

 

Rhody capì al volo di essere di troppo. -Tolgo immediatamente il disturbo.- affermò sorridendo bonariamente, poi si avvicinò all'orecchio di Pepper per sussurrarle qualcosa. -Cerca di non sgozzarla, ti sporcheresti questo bel vestito.- scherzò, avendo notato astio provato dalla rossa nei confronti della nuova arrivata.

 

Pepper gli sorrise solamente. -Cercherò di trattenermi.- asserì stando al gioco. Dopo di che il colonnello le lasciò sole.

 

-So perfettamente che lei non centra nulla con questa storia, ma dovrebbe riferire a Tony che questa assunzione di responsabilità potrebbe esser definita contrabbando di armi.- iniziò la donna con un tono abbastanza predominante.

 

-Scusi, ma non credo di aver capito a cosa si stia riferendo.-

 

-Parlo dei fatti che stanno succedendo in medio-oriente. Sono state rilevate le spedizione delle Stark Industries.- asserì, estraendo dalla cartella che teneva tra le mani, un paio di foto e porgendole a Pepper, che leggermente interdetta osservò le immagini che ritraevano il missile. -La compagnia dei Dieci Anelli sta tenendo in ostaggio la popolazione di Gulmira e l'esercito americano non può far nulla, proprio perchè il missile Jerico punta verso la base operativa. Queste sono le prime foto scattate, può tenerle se vuole.-

 

D'un tratto si illuminò, ricollegando il Jerico e la compagnia dei Dieci Anelli al racconto di Tony riguardo la sua reclusione. -Chi ha approvato queste spedizioni?-

 

-Tony Stark.- sentenziò sicura delle sue affermazioni.

 

Pepper alzò lo sguardo dalle immagini, fulminandola con lo sguardo. -Tony non si sognerebbe mai di fare una cosa del genere, tanto meno quando pochi giorni fa ha deciso di chiudere la fabbricazioni armi delle Stark Industries.-

 

-Ci si potrebbe aspettare qualunque cosa da uno come- Pepper non riuscì più a trattenersi.

 

-La fermo immediatamente, prima che le parole che stanno per uscire dalla sua bocca le rovinino la vita. Tony non è il genere di persona che ricorrerebbe a tutto questo e credo di conoscere Tony molto meglio di lei.- affermò con un sorriso. -In tutti i campi.- precisò infine lasciando Christine con sguardo smarrito e bocca socchiusa per la sorpresa. -Ora, se vuole scusarmi, vado a documentarmi sull'accaduto testimoniato da queste foto, senza sferrare ipotesi poco pertinenti.- E con quelle parole se ne andò, lasciando la donna senza parole.

 

La soddisfazione di averla fatta tacere in quel momento aveva preso il sopravvento, ma dovette tornare con i piedi a terra ed affrontare quel problema che era d'un tratto apparso. Osservò nuovamente di sfuggita le foto che teneva in mano, dirigendosi verso l'uscita. Quelle erano la prova della colpevolezza di Stane. Oltre a Tony lui era l'unico in grado di approvare quel tipo di spedizioni e Pepper dedusse che non era la prima volta che operava in quel campo.

 

Happy la aspettava fuori dall'edificio accanto alla portiera dell'auto nera. L'ingresso era occupato da una massa innumerevole di persone tra fotografi, giornalisti e amministratori, non si accorse di passare affianco di Obadiah che parlava con un paio di persone.

 

-Signorina Potts!- sentì la sua voce richiamarla e si girò immediatamente incontrando gli occhi chiari dell'uomo. Cercò di mantenere la calma e apparire il più normale e tranquillo possibile. -Se ne va di già?-

 

Pepper sorrise. -Ho una questione urgente da sbrigare.- affermò lei. Troppo tardi si accorse dello sguardo di Stane fisso sui fogli che teneva in mano. Un brivido le percorse la schiena e il cuore le aumentò di battito, cercò immediatamente di nascondere le immagini, ma ormai se n'era accorto.

 

-Mi saluti Tony.- la congedò con un sorriso che non prometteva nulla di buono.

 

-Certamente. Buona serata.-

 

La seguì con lo sguardo mentre camminava frettolosamente verso l'auto. Quello che aveva appena visto non era per niente un buon segno. Quelle foto in mano a Tony avrebbero portato solo guai. Doveva fermarla. Si allontanò di qualche passo dalla folla, recuperando il cellulare dalla tasca della giacca gessata nera e avviando una chiamata. Sentì l'interlocutore rispondere.

 

-La signorina Potts.- fece qualche secondo di pausa, pensando a quello che avrebbe dovuto fare. -Va fermata. Se le cose si complicano agite di conseguenza. Come per Cooper.- Date le direttive riattaccò.

 

 

Continua...

 

 

 

NdA: Sì, lo so. Sono perfida a terminare così xD ma susu un po' di suspance ci vuole no?! Ora potete immaginare di tutto! Come dimenticarsi della spiacevole fine del giovane Cooper? Poverello... e ora cosa succederà a Peps?! Obadiah non ha buone intenzioni, vi avverto subito! u.u Detto ciò potete immaginare che il prossimo chappy sarà ancora bello movimentato :D

E ora sicuramente arriverà il pensiero: “e tu hai osato togliere la scena del ballo per mettere Pepper in pericolo e Tony a grattarsi nel laboratorio?!” OOOOh yesss! L'ho fatto davvero u.u ma questo e i successivi 2 capitoli sono tutti pronti a sostituire il romantico ballo :3

eheheh ragazze, io ho parlato di feste di beneficenza non di balli xD

Cmq un po' di Pepperony in questo chappy è tornato *w* Tanti kiss kiss, sguardi languidi, sorrisini alla Tony.... ma come cavolo ha fatto Pepper a rinunciare a LUI per una noiosa festa del piffero?! D: Pazza! Io sarei rimasta con il belloccio senza ombra di dubbio u.u

Ringrazio Anne White, mirianval, _M4R3TT4_, evenstar e Fipsi per le recensioni allo scorso capitolo e domani mattina mi impegnerò a rispondere ad ognuna :) e devo anche lasciare parecchie recensioni qualche storia che seguo! u.u domani DEVO fare tutto!

Un bacione e ci vediamo alla prossima puntata! :D (← scusate è la stanchezza xP)

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

 

Il telefono squillò e il suono si propagò progressivamente nel laboratorio. Tony ci mise un paio di secondi per trovarlo. Lo prese in mano osservando la foto sul display, provò una certa soddisfazione quando scoprì che si trattava di Pepper.

 

-Ehy, piccola! Senti già la mia mancanza? Te lo avevo detto io: dovevi rimanere qui con me.- asserì compiaciuto con un sorriso sulle labbra.

 

-Tony, è successa una cosa terribile.- Lo disse in un sussurro e immediatamente Tony perse la sua sicurezza.

 

-Perchè parli piano? Dove sei? Stai bene?- chiese allarmato, pensando al peggio.

 

-Sì, sto bene. Sto tornando a casa con Happy.- affermò tranquillizzando immediatamente l'uomo. -Ti ricordi di Christine Everhart?-

 

Tony ci pensò su un paio di secondi. -No. Chi è?-

 

Pepper si compiacque del fatto che non la ricordasse. -Una giornalista. Mi ha fatto avere delle foto del paese accanto a dove sei stato tenuto prigioniero e ci sono immagini di un missile. Dice che queste spedizioni sono state approvate dalle Industries.-

 

-Un missile? Stai scherzando, vero?- domandò inorridito al sol pensiero. Se era vero quello che diceva allora Obadiah stava davvero complottando contro di lui.

 

-Purtroppo no... Ti ho mandato una foto delle immagini. Guarda tu stesso.- Tony andò al computer e dopo pochi secondi l'immagine del missile comparì sullo schermo leggermente sfuocata ma abbastanza chiara da permettere a Tony di riconoscere quel particolare paesaggio che caratterizzava il luogo dove aveva passato i mesi peggiori della sua vita.

 

-Quello è il Jerico.- disse stingendo un pugno per l'ira che cresceva di secondo in secondo. Quel missile nelle mani della compagnia dei Dieci Anelli avrebbe portato solo morte e distruzione, come d'altra parte facevano tutte quelle armi che lui scioccamente aveva continuato a costruire.

 

Sentì in sottofondo la voce profonda di Happy. -Signorina Potts, non vorrei allarmarla, ma credo che due auto ci stiano seguendo.- A quelle parole Tony sentì il sangue raggelarsi nelle vene e la bocca seccarsi progressivamente.

 

Pepper, seduta sui sedili posteriori con il cellulare all'orecchio, puntò lo sguardo vero Happy che guidava tranquillamente, fece per girarsi, ma l'uomo la bloccò. -Non si giri. Potrebbero capire che ci siamo accorti di loro e non credo che abbiano buone intenzioni.- Lei tornò a sedersi diritta con il cuore che le martellava nel petto per la paura.

 

Tony non riuscì a capire perfettamente le parole dell'autista/guardia del corpo; l'unico pensiero che in quel momento gli pulsava nella mente fu che Pepper era in pericolo.

 

-Pepper, cosa sta succedendo?- domandò con voce allarmata, non riuscendo a celare la paura.

 

-Io... io non lo so. Happy crede che qualcuno ci stia seguendo.- disse, deglutendo a fatica e cercando di mantenere la calma.

 

-Fammi parlare con lui. Metti il vivavoce.- le ordinò.

 

-Tony, io...- si ritrovò in una situazione dove non seppe come reagire o cosa fare. La voce dell'uomo si ripeté nell'interfono del telefono, ma lei restò immobile senza dire nulla. La paura l'aveva immobilizzata.

 

A Tony non ci volle molto per capire cosa fosse preso alla ragazza. -Pepper. Ascoltami: non perdere la calma. Andrà tutto bene.- affermò per incoraggiarla anche se quell'incoraggiamento valeva anche per se stesso. -Ora fammi parlare con Happy.- le disse tranquillamente.

 

Pepper fece ciò che le era stato detto senza dire una parola e dopo aver avviato il vivavoce, si sporse in avanti per permettere all'uomo di sentire. -Happy, dove siete?-

 

-Non siamo ancora usciti dalla città e c'è traffico. I modelli delle due auto sono identici, credo siano dei Q5, nero opacizzato con vetri oscurati.- asserì con tono del tutto tranquillo e controllato rispetto a quello di Tony.

 

-Seminali. Immediatamente. Devi portare Pepper qui. Ora!- La voce trapelante di paura e nello stesso tempo odio verso se stesso. Se lei si trovava in quella situazione era solo colpa sua. Era lui che volevano neutralizzare e se non fosse intervenuto gli avrebbero sicuramente tolto colei che per lui valeva vita.

 

-Ricevuto. Le riporterò Pepper sana e salva.- affermò risoluto mentre le sue labbra ebbero un guizzo. Ora aveva capito cosa effettivamente legasse i due e suo dovere principale in quel momento era evitare che qualunque incidente indesiderato li separasse.

 

Happy svoltò all'ennesima curva, notando dallo specchietto retrovisore che i due suv scuri lo seguirono, una era esattamente dietro di loro mentre l'altra rispettava un intervallo di tre auto dopo la loro. Pepper non riusciva a dire una parola con lo sguardo volto verso il finestrino, ma vedendo solamente una miriade di lucine che scorrevano velocissime.

 

Tony attendeva in silenzio con un pugno serrato, tanto da sentir male per le unghie che gli affondavano sul palmo della mano.

 

Happy consapevolmente cercò un incrocio amministrato da semafori. Tutto quello che gli serviva dopo era solamente un ottimo tempismo. La lucina verde del semaforo dava segno di libero passaggio, ma lui cominciò a decelerare impercettibilmente.

Giallo: si avvicinò sempre di più all'incrocio, diminuendo la velocità quasi fermandosi. -Miss Potts, si tenga forte.-

Rosso: premette il piede sull'acceleratore e l'auto schizzò in avanti raggiungendo un'elevata velocità in pochissimo tempo.

 

Pepper sussultò ritrovandosi con la schiena ad aderire perfettamente al sedile, mentre il motore andava su di giri con un rombo. Raggiunsero illesi l'altro lato della strada, ma Happy non diede segno di voler rallentare, solo dopo Pepper capì il perchè.

 

Il suono dei clacson si fece più intenso con un lamento disconnesso alle loro spalle. La donna volse lo sguardo all'indietro appena in tempo per vedere il suv nero, che con la convinzione di seguirli era stato colpito lateralmente. Si ribaltò, finendo con la capotta compressa contro l'asfalto al centro dell'incrocio.

 

A contrastare quell'apparente successo, fu un improvviso scossone del lato posteriore sinistro della loro auto. Pepper emise un grido, ritrovandosi catapultata contro la portiera della macchina, mentre il telefono le sfuggì dalle mani cadendo a terra.

 

-Cazzo! Non sono due, ma tre!- Tony udì l'imprecazione dell'autista accompagnato da un confuso insieme di rumori, ma ciò che gli fece raggelare il sangue fu il grido di lei e dopo il silenzio.

 

-Pepper!- urlò con gli occhi persi nel vuoto. Al suo orecchio giunse solamente il suono regolare di un bip. -Merda!- Senza controllo scagliò il telefono contro il pavimento, frantumandolo. -Jarvis, individua il segnale GPS del cellulare di Pepper e manda le informazioni all'armatura. È giunta l'ora di utilizzarla seriamente.-

 

********************************************************************************

 

-Sta' bene?- domandò Happy dopo aver sentito il suo grido.

 

Pepper tentò di rimettersi diritta nonostante l'oscillazione e velocità di corsa dell'auto. -Credo di sì...- rispose, premendosi una mano sulla tempia e sorreggendosi con l'altra al sedile anteriore.

 

Si stavano dirigendo alla periferia della città dove le strade erano leggermente meno intasate. Il suv nero li affiancava a sinistra, cercando di condurli al ciglio della strada con la presumibile intenzione di farli sbandare e a quella velocità così elevata le probabilità di uscirne illesi era scarsa.

 

-Figlio di puttana.- imprecò a denti stretti l'uomo, non appena furono nuovamente sfiorati dal suv che fece oscillare l'automobile. -Miss Potts!- la richiamò Happy per attirare la sua attenzione. Non rispose. Diede una rapida occhiata alle sue spalle, trovandola aggrappata al sedile del passeggero con gli occhi sgranati persi nel vuoto. Nella paura. -Miss Potts!- ritentò invano. -Pepper!- Dallo specchietto retrovisore scorse gli occhi azzurri di lei che lo guardavano smarriti. -Ho il dovere di riportarla da Tony sana e salva, però in questo momento ho bisogno della sua collaborazione. È in grado di ragionare?- Durante la sua carriera aveva imparato a mantenere il controllo in ogni situazione e più volte gli era capitato di avere a che fare con quei casi all'apparenza impraticabili. In quel momento non aveva a che fare solamente con dei pazzi inseguitori, ma anche col fatto che Pepper fosse sotto shock, perciò non poteva improvvisare rischiose manovre poiché lei avrebbe potuto ferirsi. Doveva farla tornare in sé. -Pepper, non permettere che tutto questo prenda il sopravvento. Devi farlo per Tony...- Un altro scossone. Happy teneva gli occhi fissi sulla strada davanti a sé, per la prima volta temette di non riuscire nell'impresa.

 

-Cosa devo fare?- La speranza si riaccese come la voce di lei.

 

-Oh bene...- sussurrò sollevato. -Deve soltanto fare una cosa: si tenga ben stretta al sedile. Per sbarazzarmi di questo qui dovrò fare una manovra un po' brusca.-

 

-Ok.- rispose Pepper, aggrappandosi con entrambe le braccia al sedile.

 

-Perfetto. Al mio tre. Uno, due, tre!- frenò bruscamente, sterzando tutto a sinistra. Pepper chiuse gli occhi per la paura senza però abbandonare la presa, proprio come le era stato detto. L'auto fece un testa coda girandosi di 180° per riprendere la corsa dalla parte opposta e tornare verso il centro.

 

Riaprì gli occhi, guardando a destra e a sinistra, poi alle sue spalle. -Li abbiamo seminati?- chiese con un fil di voce.

 

-In teoria sì.- rispose Happy dopo un paio di secondi come se fossero bastati per controllare l'intera area intorno a loro. Si immise nuovamente nel traffico di Los Angeles con velocità moderata, svoltò ad ogni curva, controllando se alle loro spalle ci fosse qualcuno di sospetto.

 

Pepper fece lo stesso, abbassando poi lo sguardo sulle proprie mani che ora teneva abbandonate in grembo. Le punte delle dita macchiate di vermiglio in un colore secco e poco uniforme, solo in quel momento si accorse della tempia umida e calda. Sangue.

 

Una luce abbagliante proveniente da destra le fece alzare lo sguardo. Due colpi forti. Poi più nulla.

 

********************************************************************************

 

Con quella velocità supersonica stava già sorvolando gli alti palazzi di Los Angeles, avvicinandosi sempre di più al puntino luminoso che lampeggiava sullo schermo davanti ai suoi occhi, che fiammeggiavano di collera e al contempo paura.

 

-Signore, la vettura dove si trova la signorina Potts è ferma.- La voce di Jarvis gli risuonò nelle orecchie.

 

-Scansiona l'area e tienimi aggiornato.- Scese di quota, volando tra gli edifici. Gli bastarono un paio di isolati e amaramente riconobbe l'auto nera del suo autista: due dei tre suv l'avevano tamponata ai lati, bloccando entrambe le portiere posteriori, dove si trovava lei.

 

Diminuì progressivamente la potenza dei propulsori e con un balzo atterrò accanto alle auto ammassate. La folla che aveva riempito la strada lo guardava smarrita, stupita e leggermente impaurita, ma a Tony in quel momento tutti quegli sguardi non importavano, sperava solamente di rivedere gli occhi azzurri di lei.

 

Riconobbe immediatamente Happy, che girava affannato intorno alle automobili ammassate nel tentativo di liberare almeno una delle portiere bloccate dai suv. Solo in quel momento Tony notò che l'interno delle due auto era vuoto. Gli autisti che avevano provocato l'incidente erano stranamente spariti.

 

-Stia lontano!- le urla di Hogan attirarono la sua attenzione e, alzando lo sguardo verso l'uomo, notò la canna della pistola puntata verso di lui. Bloccò la sua camminata, abbastanza stupito per quella reazione e non capendone la causa. Gli servirono un paio di secondi per realizzare il fatto di esser nascosto da un'armatura, che all'apparenza poteva essere sembrata minacciosa.

 

-Happy, abbassa quell'arma.- Gli occhi smarriti e stupefatti dell'amico lo investirono, mentre la pistola tornava nella fondina alla cintura. Lo aveva riconosciuto.

 

La voce di Jarvis si ripresentò nell'elmo di Tony. -Signor Stark, la scansione dell'area è terminata. Sono presenti degli ordigni esplosivi in entrambe le autovetture.- Davanti ai suoi occhi si presentò il numero 43, che divenne 42, per poi proseguire la discesa.

 

Un brivido gli percorse la schiena, mentre il timer diminuiva di ancora un secondo. -Via di qua. Allontana la gente.- ordinò ad Happy, mentre lo affiancava a lato di uno dei suv.

 

-Ma la signorina Potts- tentò di obbiettare.

 

-Ci penso io a Pepper. Ora via di qua! Ci sono delle bombe!- ringhiò mentre con un calcio spostò facilmente l'auto che bloccava una delle portiere posteriori. Happy sgranò gli occhi terrorizzato, cominciando poi a correre verso gli automobilisti fermi in strada e gridando loro di allontanarsi per l'imminente pericolo.

 

********************************************************************************

 

I rumori raggiungevano le sue orecchie con un suono cupo e ovattato come se si trovasse in una bolla che la estraniava dal resto del mondo e da tutto quello che stava accadendo in quel momento. Un confuso rumore di ferraglia le giunse più nitido e definito.

 

Sentì il freddo metallo venire a contatto contro la propria pelle sulla schiena, in parte sul braccio destro e il viso. Capì che qualcuno la stava sollevando di peso; il suo corpo non rispondeva, lasciandole solo alcune lievi sensazioni che le arrivavano disconnesse e confuse.

 

La testa le pulsava e la forza la stava lentamente abbandonando. Non riusciva a capire cosa fosse successo, l'ultimo suo ricordo erano i fanali di un auto che come due occhi indemoniati la puntavano di lato e la voce di Tony che urlava il suo nome.

 

Avrebbe voluto muoversi, ma tutti i muscoli erano estranei al suo volere. Con fatica riuscì ad aprire di poco gli occhi e scorse un bagliore circolare azzurrino. Nemmeno lei seppe spiegarsi dove trovò la forza e con la punta delle dita sfiorò quella famigliare luce.

 

Le sue labbra si incurvarono in un debole sorriso, ritrovando improvvisamente il buon umore. -Tony...- Un sussurro prima di abbandonasi tra le braccia sicure e protettive del suo eroe.

 

 

Continua...

 

 

 

 

NdA: MENO TRE!!! Ormai la prima cosa che dico la mattina appena sveglia è proprio il conto alla rovescia xD sono così eccitata!!! :D I biglietti li ho prenotati già mercoledì e tra tre giorni alle 19.30 sarò al cinema a sbavare :Q___ in più prima del cine ho in programma di guardarmi IRM1 e IRM2 ** eeee bhè... l'ho ftt qnd sn andata a guardare il secondo film, mica posso trattare il terzo diversamente xD

poiiii avevo già pianificato che prima dell'uscita del film avrei dovuto finire la stesura di questa ficcy... *cof cof* mi manca un capitolo, ma nn riuscirò a portare a termine la mia missione D: c'è un contrattempo :( ma nn è colpa mia... o meglio lo è della mia stupidità... -.-” ora vi spiego: giovedì mi è balenata in testa un'idea malsana... volevo smontare una plafoniera per dipingere un pezzo di muro, l'unico problema è stata una vite che nn riuscivo a svitare D: IDEONA: prendo le pinze! Vado in garage e prendo la scatola degli attrezzi (mi sentivo molto Tony Stark u.u) e la mia attenzione viene attirata sfortunatamente da un oggetto cn una custodia gialla rigida. Anche un bruco capirebbe che se c'è la custodia è un oggetto pericoloso, ma io nn sono un bruco -.-” così faccio per aprirla, ma era troppo dura... allora impugno bene e con decisione libero l'arma del delitto D: era un taglierino con la punta ad uncino e secondo voi cos'è andato ad arpionare questo benedetto uncino!? Il palmo della mia mano ovviamente! Ho ancora davanti agli occhi la scena dello squarcio xP via in pronto soccorso e cucito cn 5 punti (anche se avrebbero potuto metterne altri 2 -.-) e fu così che si avverò il mio peggio incubo u.u o meglio: il mio peggior incubo è un braccio ingessato, ma uno sbrego di 3cm sul palmo della mano nn mi permette di scrivere D: e se ve lo state chiedendo: sì, ora sto utilizzando solo la mano sinistra xD è faticosissimo!!! in compenso mamma mi ha regalato l'album della figurine di IRM3 ** che tenera!!! mi sembra di tornare bambina anche se alle figurine cn Tony me ne esco con commenti parecchio spinti xD

E qnd ho notato di avere la stessa mano fasciata di Tony in IRM3, sn andata in giro ttt contenta tanto che mio padre mi guarda serio e fa: “ma lo hai fatto a posta?” ahahahahah

Oddio! Mi sn persa in ciance e ho snobbato il chappy qui sopra D: bhè... nn so se c'è molto da dire xD questo è l'unico capitolo che dà un po' di spazio ad Happy, nn so xk ma nn l'ho mai considerato importante come personaggio xD Stane aveva brutte intenzioni e se Tony nn fosse arrivato? D: ma noooooo nn l'avrei mai fatto! Il peggio deve ancora arrivare xP Preparatevi muahahah

E ora i ringraziamenti a Anne White, Fipsi, mirianval, _M4R3TT4_, evenstar e nicolettasole per aver recensito lo scorso chappy :D

Ci sentiamo la prossima settimana qnd avrò nel sangue il nuovo film <3<3<3

Ciaoooo!

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24

 

Erano poche le parole uscite dalla bocca dell'uomo dopo il suo risveglio: qualche accertamento sul suo stato di salute poi più nulla. L'aveva fatta sedere sul lettino rialzato che c'era in laboratorio, esattamente quello dove alcuni giorni prima lui era disteso e lei gli aveva sostituito il reattore arc dalla luminosità bluastra, la stessa che ricordava prima di essersi abbandonata alle sue braccia.

 

Tony cercava del cotone nella cassetta del pronto soccorso sotto gli occhi azzurri di Pepper, che lo osservavano con attenzione in ogni suo movimento. Avvolta sempre nel suo elegante vestito blu, Pepper aspettava ansiosamente di sentire la voce di lui, anche una piccola frase le sarebbe bastata. Nulla era più straziante di tutto quel silenzio. Strinse le mani tra loro, lasciandole abbandonate in grembo, mentre i suoi occhi seguivano i movimenti delle mani di Tony e le parve di notare un leggero tremolio attraversare continuamente le sue dita.

 

Lui con sguardo basso, concentrato su quello che stava facendo, prese un pezzo di garza, svuotandoci sopra mezza bottiglietta d'acqua, non curandosi di tutte le goccioline che si spargevano a terra. Strizzò il pezzo di stoffa tra le dita, rimuovendo l'acqua in eccesso, poi le tornò di fronte. Per una frazione di secondo i loro occhi si incrociarono, ma Tony distolse lo sguardo incapace di sostenere quello azzurro di lei. Lentamente e delicatamente le scostò i capelli ambrati dalla tempia destra, sistemandoglieli dietro l'orecchio.

 

Strinse la mascella, quando rivide per l'ennesima volta quel piccolo taglio dal quale il sangue fuoriuscendo le aveva macchiato una parte del viso. Avvicinò la garza umida alla sua guancia e con una leggera pressione la pulì dal plasma vermiglio seccato sulla sua pelle.

 

Pepper lo lasciò fare senza opporre resistenza, restando immobile e percorrendo con lo sguardo i lineamenti dell'uomo che in quel momento le sembrarono rigidi e contratti. Cercò i suoi occhi scuri nei quali si sarebbe persa un migliaio di volte con la sola convinzione che portassero a lui. Lo sguardo assente di Tony seguiva i movimenti della garza che ad ogni passaggio faceva tornare viva la pelle candida di lei.

 

Le ripulì attentamente la zona intorno alla ferita fino a quando solamente un piccolo segno rosso feriva la tempia della donna. Inspirò per poi abbassare lo sguardo sulle delicate mani di lei giunte in grembo. Le afferrò la mano destra con dolcezza dove le punta delle dita erano imporporate di quel colore secco, cominciò a pulirgliela partendo dai polpastrelli. Terminato anche quel lavoro le passò il pollice sul dorso della mano con una carezza, osservando per un paio di secondi le dita affusolate di Pepper tornate alla normalità.

 

Tony appallottolò la garza, gettandola nel cestino, e tornò alla cassetta di pronto intervento poggiata sulla scrivania di fronte. La prese e, girandosi poi verso di lei, la posò sul lettino con l'intenzione di farle capire quali fossero state le sue future mosse. Bagnò un batuffolo di cotone con del disinfettante, mentre gli ritornò alla mente quando Pepper la sera del suo ritorno gli aveva amorevolmente medicato le ferite riportate durante il periodo di prigionia.

 

Avvicinò lentamente il batuffolo alla ferita di lei sulla tempia, per permetterle di prendere atto della situazione. Quando notò un appena accennata smorfia di dolore attraversare il viso delicato di Pepper si allontanò, osservandola con occhi timorosi.

 

-Avevi ragione.- affermò lei con un lieve sorriso sulle labbra. -Brucia.-

 

Un angolo delle labbra di Tony si incurvò velocemente verso l'alto, mentre i suoi occhi erano fissi sulla fronte di lei e non nei suoi occhi come desiderava realmente. -Scusa, non ci metterò molto. Ho quasi finito.- Finalmente parlò.

 

Portò a termine il suo operato con ancora più delicatezza per paura di farle male. Le applicò un piccolo cerotto, facendo aderire le estremità alla sua pelle sfiorandola con i pollici. -Fatto.- affermò, voltandosi subito dopo e accartocciando tra le dita la carta che conteneva il cerotto.

 

Pepper lo afferrò per un polso, fermando la sua camminata. Tony posò lo sguardo sulla sua mano che con le dita affusolate gli aveva intrappolato il braccio. -Perchè non mi guardi?- Lui chiuse gli occhi, abbandonando il capo in avanti e inspirando profondamente; in quel momento l'angoscia e un numero interminabile di dubbi gli assalì la mente.

 

-Tony- gli prese il viso tra le mani, alzandoglielo. -ti prego, guardami.- Una supplica, mentre tentava di trattenere le lacrime che prepotenti cercavano di combattere la sua volontà.

 

Lui alzò le palpebre e trovò quell'oceano azzurro che gli occhi di lei custodivano a fissarlo, colmi di paura proprio come i suoi. -Tutto questo non doveva succedere. È stata tutta colpa mia se ti è-

 

-No. Non dirlo.- lo interruppe con voce decisa mentre con le mani gli percorse la linea del collo fino alle spalle sempre con gli occhi azzurri fissi in quelli scuri di lui.

 

Tony scosse il capo lentamente, abbandonandolo in avanti. -La verità è quella Pepper... I guai sono iniziati con il mio ritorno. Prima l'ingiunzione, poi l'omicidio di Cooper, quelle foto di Gulmira e poi... e poi questo!- esclamò incapace di alzare lo sguardo per guardarla negli occhi. Aveva rischiato di perderla e mai avrebbe potuto immaginare che quella sensazione fosse così sgradevole e al tempo stesso terrificante. -Tutte le cose si collegano. Colui o coloro che avevano tentato di uccidermi, adesso hanno la precisa intenzione di disintegrarmi interiormente la vita e...- Fece un attimo di pausa per poi alzare lo sguardo incontrando la lucentezza blu degli occhi di lei, che in quel momento significavano, più di ogni altra cosa, vita. -...ci sono quasi riusciti. Sarebbe stato meglio se mi avessero ucciso in Afghanistan.-

 

Pepper sentì gli occhi inumidirsi di lacrime per paura, emozione, angoscia o amore. Non fece in tempo a spiegarselo che quell'umore aveva già demolito le sue barriere volitive, e in grosse gocce le rigava le goti. Tony la strinse in un abbraccio e lei cominciò a singhiozzare rannicchiata al suo petto. Stavano succedendo troppe cose e ormai aveva raggiunto il limite; non voleva più niente all'infuori di Tony: solo tra le sue braccia si sentiva al sicuro, protetta e felice.

 

Lui non disse nulla, si limitò a tenerla stretta a sé. Quell'abbraccio dopotutto era ciò che riusciva a far star bene l'animo di entrambi. Tony in cuor suo credette di non aver mai preso paura così tanto come in quella situazione; ora che finalmente si erano ritrovati qualcuno aveva tentato di ucciderlo facendo del male a lei. Ucciderlo, perchè ormai Pepper era parte della sua anima, parte della sua vita, anzi: era la sua vita.

 

-Andiamo a letto.- affermò lui dopo che i singhiozzi della ragazza si affievolirono. Delicatamente le passò un braccio sotto le ginocchia e l'altro dietro la schiena, riuscì ad alzarla facilmente proprio come quando l'aveva tirata fuori dall'auto prima che fosse inghiottita dalle fiamme, nate dopo un forte boato.

 

Pepper gli cinse le braccia al collo, nascondendo il viso nell'incavo della spalla di lui, che si avvicinò all'ascensore del laboratorio. Le porte metalliche si aprirono automaticamente scivolando di lato, Tony senza interrompere la propria camminata entrò nell'abitacolo. Si poggiò con la schiena ad una parete fredda, lasciandosi cadere verso il basso fino a sedersi, tenendo Pepper sulle proprie gambe sempre stretta in un abbraccio.

 

Automaticamente le porte scorrevoli si chiusero e senza alcun ordine l'ascensore cominciò a salire verso i piani superiori, emettendo solamente un leggero rumore simile ad un fruscio.

 

Lei restò abbandonata tra le braccia sicure di Tony, che avrebbe voluto stare lì nascosto lontano da tutto e da tutti. Lontano da chi voleva farle del male. Era consapevole del fatto che Pepper fosse stata presa di mira solo per colpa sua. Colpendo lei, colpivano lui nel profondo. Quella era la strada più diretta per disintegrarlo e ucciderlo interiormente.

 

-Tony...- lo richiamò con un sussurro, sfiorandogli il collo con le labbra.

 

Lui si ridestò dai propri pensieri accorgendosi che le porte dell'ascensore erano aperte e davanti ai suoi occhi si proiettava lo sfondo del primo piano. Mugugnò solamente, volgendo il viso verso di lei e immergendo le labbra e il naso tra i suoi capelli setosi e profumati; inspirò a fondo, riempiendo i polmoni di quel piacevole ossigeno.

 

Pepper deglutì, poi con il dorso di una mano si asciugò le lacrime che le avevano inumidito le guance leggermente arrossate. Rimase con la testa poggiata alla spalla di lui. -Non è colpa tua... Non devi neanche pensarlo.- asserì solamente.

 

Tony strinse la mascella, trattenendo per qualche secondo il fiato. Ancora si stupiva di quanto quella donna lo conoscesse, tanto da capire pure cosa gli passasse per la mente. Si sciolse, sorridendo appena, la strinse più a sé, carezzandole dolcemente un braccio, mentre con l'altra mano intrecciò le dita con quelle di lei così fini e delicate.

 

Rimase in silenzio senza dir nulla. -Ok?- gli chiese conferma la voce di lei, che alzò il capo e subito quegli occhi azzurri e lucidi furono su di lui.

 

L'uomo le asciugò la gote con il pollice, sorridendole debolmente per poi poggiare la fronte su quella di Pepper tanto che le punte dei loro nasi si sfioravano di volta in volta. Abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello azzurro di lei. -Mi dispiace...- disse con voce affranta. Strinse la mascella ancora una volta, abbassando le palpebre. -Tu non sai quanto mi dispiace...-

 

Le mani delicate di lei scivolarono sul viso di Tony, sollevandoglielo per incontrare i suoi occhi scuri. -Puoi fare una cosa per me?- gli domandò improvvisamente con sguardo dolce.

 

Tony sbatté le palpebre sorpreso per quella richiesta così inaspettata. Annuì. -Qualunque cosa.-

 

-Allora, per qualche ora dimentica tutto quello che è successo. Ci penseremo domani a sistemare le cose. Ora...- sospirò, immergendo le dita tra i capelli corti di Tony sulla nuca. -...ho bisogno di te e basta. Solo di te.- affermò, stringendo leggermente la presa e posando di nuovo la fronte su quella dell'uomo. -Puoi farlo?- chiese infine, sorridendo appena.

 

Solo in quel momento Tony ebbe la più completa consapevolezza di ciò che la ragazza avesse appena vissuto. Se c'era qualcuno in quel momento che aveva bisogno d'aiuto, quel qualcuno non era sicuramente lui. Troppe volte Pepper gli aveva teso la mano, offrendogli la salvezza senza mai chiedere nulla in cambio, e Tony si era sempre rifugiato dietro di lei, lasciando che il mondo la colpisse. Ora toccava a lui farle da scudo.

 

Sorrise, baciandole la fronte. -Avevo detto qualunque cosa, perciò: sì, posso farlo.- acconsentì, guardandola poi in quegli occhi lieti che anticiparono il nascere di un sorriso sulle sue labbra rosee. -Sa sfruttare bene le sue carte, signorina Potts.- affermò poi, cercando di essere il più normale possibile.

 

-Con lei è come avere sempre in mano una scala reale. Vittoria assicurata.-

 

-Per questa volta glielo concedo. Ha vinto lei!-

 

Si sorrisero, trovando finalmente un po' di normalità in quella tumultuosa serata grazie a quel breve scambio di battute. Stretti ancora l'uno all'altra, seduti a terra sul freddo pavimento dell'ascensore, Pepper passò dolcemente una mano sulla guancia di Tony e i suoi polpastrelli vennero a contatto con la morbida barbetta che ornava il mento dell'uomo. -Grazie...- gli disse solamente, perdendosi nei suoi occhi scuri.

 

-Avevo detto qualunque cosa, credo che- Lei gli posò la punta dell'indice sulle labbra, zittendolo all'istante.

 

-Non mi riferivo a quello.- affermò, accennando un sorriso con gli occhi che brillavano. Tony non disse nulla, si limitò ad avvicinare le labbra a quelle di lei sfiorandogliele impercettibilmente.

 

Pepper abbassò le palpebre completamente rapita da ogni suo piccolo gesto. -Qualunque cosa.- le soffiò sulle labbra, sfiorandogliele una seconda volta. -Farò tutto ciò di cui hai bisogno.-

 

-Te... ora ho bisogno di te. Solo questo.- Tony sorrise appena, rompendo poi quella piccola distanza che li divideva, poggiando le proprie labbra su quelle di lei, che aveva temuto di non baciare più.

 

Starle lontano era sempre più faticoso e difficile, ormai quella donna gli era entrata sotto la pelle, percorrendogli tutti i muscoli e le ossa fino ad insinuarsi stabilmente nel suo cuore. Spostò le labbra alla base del suo collo niveo e con baci delicati risalì verso l'alto. -E se ci spostassimo in un luogo più consono e comodo?- le chiese alternando le parole ai baci che seguivano la linea dello zigomo.

 

Pepper mugugnò qualcosa, cercando disperatamente le labbra fini di lui per approfondire un altro di quei baci che solo con lei c'erano stati. Immerse le dita tra i capelli corti e sbarazzini dell'uomo stringendo la presa di tanto in tanto ormai completamente rapita dalla passione impetuosa che li aveva travolti.

 

A Tony venne spontaneo sorridere, stringendola più forte a sé e sporgendosi in avanti. -Sono leggermente confuso.- asserì per poi riappropriarsi delle sue labbra. -Non capisco se quel mugugno avesse un significato affermativo, negativo o fosse solo di piacere.-

 

Lei si distanziò di qualche centimetro, giusto il dovuto per guardarlo negli occhi. -Secondo te?-

 

-Sinceramente mi sentirei più soddisfatto, e naturalmente mi piace pensare, che si riferisca alla terza ed ultima delle mie ipotesi, ma conoscendola, Miss Potts, quel suono concerne una risposta alla mia domanda, giusto?- chiese conferma, sfiorandole la punta del naso con il proprio.

 

Pepper gli passò le mani dietro la nuca, scendendo sul collo con una dolce carezza. -Bhè... questo significa che non mi conosce poi tanto bene, signor Stark.- gli rispose di rimando, lasciando l'uomo letteralmente senza parole, che la fissò inebetito sbattendo le palpebre più volte. -Comunque sì. Possiamo spostarci in un luogo più consono, comodo e aggiungerei intimo.- affermò divertita per lo sguardo ancora sbigottito di Tony che sembrava aver perso l'uso della parola.

 

Lei si alzò, accorgendosi solo in quell'istante di avere i piedi nudi con lo strascico del vestito blu che toccava il pavimento. Tony, restando immobile, la seguì con lo sguardo oltrepassare la porta dell'ascensore, fino a ritrovarsi addosso quei meravigliosi occhi azzurri ancora leggermente arrossati dal pianto. Era impressionante come riuscisse a cambiare atteggiamento così velocemente, un attimo prima erano lì a terra insieme spinti dalla voglia reciproca di far l'amore e ora lei lo attendeva tranquillamente con un sorriso sulle labbra. -Andiamo?- gli chiese, sfregandosi una mano contro un braccio.

 

Tony scattò in piedi e in pochi secondi le fu di fronte con le labbra vicinissime a quelle delicate e dolci di lei. Passò alternativamente lo sguardo dai suoi occhi azzurri alle labbra appena socchiuse. -Lo so che non è il momento di parlarne, ma...- deglutì a fatica, sfiorandole una guancia con il dorso di due dita. -...prima, sapendoti in pericolo, mi sono finalmente reso conto di quanto tu sia importante per me. Pepper, tu sei l'unica persona a cui tengo veramente con tutto me stesso. Volevo che lo sapessi.- le confidò sinceramente, accennando un sorriso da un lato della bocca. -E se ti accadesse qualcosa, io...- si interruppe, rabbrividendo al sol pensiero. -...io ne morirei.- ammise ancora leggermente scosso da quello che sarebbe potuto succedere.

 

-Con te sarò sempre al sicuro in ogni circostanza.- affermò lei, sicura della veridicità della sua ipotesi. -Ora, però, non pensiamo a quello che è successo. Farà star male te e di conseguenza anche me.-

 

Tony sorrise comprensivo. -Ok. Andiamo.- approvò, intrecciando le dita della mano con quelle di lei, che gli regalò il migliore dei suoi sorrisi.

 

-Sai... mi sento un po' bassa senza scarpe.- affermò, notando che l'uomo era una spanna più alto di lei, fatto che la costringeva a reclinare leggermente il capo all'indietro per guardarlo negli occhi.

 

-Potresti abituartene. Questa altezza mi piace particolarmente.- canzonò lui, osservandola dall'alto. Pepper gli passò le braccia intorno al collo sollevandosi sulle punte nel tentativo di raggiungere le labbra di Tony, che con piacere subito trovò.

 

Lui passò le mani sui fianchi delicati e perfetti di Pepper, fino ad arrivare al bacino; continuando di quel passo sicuramente non avrebbe potuto resistere di più. Con una veloce mossa, interrompendo quel bacio passionale, fece scivolare un braccio dietro le ginocchia di lei, sollevandola da terra senza il minimo sforzo.

 

Pepper sobbalzò per la sorpresa, stringendosi maggiormente al collo di Tony, che le sorrideva sornione. -A cosa devo questo improvviso atto di pura galanteria?- gli sussurrò all'orecchio, sfiorandoglielo con le labbra.

 

Tony strinse la mandibola, trattenendo il più possibile la voglia di stenderla a terra e fare l'amore lì. -Non lo definirei atto di galanteria, piuttosto di pudore. Se continui così non so per quanto tempo riuscirò a trattenermi. Mi fai perdere letteralmente il controllo.- le mormorò sulle labbra, cominciando a camminare in direzione della sua camera da letto.

 

Pepper rise, abbandonando la testa sulla sua spalla. -Faccio perdere il controllo?-

 

-Oh sì, io rischio sempre di perdere il controllo con te. E devo ammettere che è stancante volerti in ogni momento.- Arrivò davanti alla porta socchiusa della camera e, appoggiando lievemente la schiena, la aprì, per poi entrare e chiudersela alle spalle con un leggero colpetto di piede.

 

Le luci erano spente, ma ogni oggetto della stanza era avvolto dal bagliore fievole e candido della luna, che primeggiava nel cielo notturno in compagnia di migliaia di stelle. -Ogni momento...- pensò lei ad alta voce. -È dovuto a qualche mio comportamento? Perchè proprio non me ne rendo conto...- lo provocò con voce bassa e suadente.

 

Tony sorrise, scuotendo il capo divertito. La poggiò a terra, abbandonando le braccia lungo i fianchi e percorrendo con lo sguardo i lineamenti delicati di Pepper illuminati dal chiarore lunare.

 

Lei, che stanziava a pochi centimetri dall'uomo, lo guardò negli occhi e, cercando di trattenere un sorriso, si morse il labbro inferiore. -Ci sono molti fattori...- iniziò lui, senza perdere il contatto visivo con i suoi occhi cerulei. -Per esempio quando mi chiami signor Stark oppure quando ti sistemi una ciocca di capelli dietro l'orecchio nel momento in cui sei nervosa o...- Con il pollice e indice tracciò una linea immaginaria lungo il bordo della sua fine mandibola, prendendole poi il mento tra due dita. -...quando ti mordi il labbro inferiore proprio come stai facendo adesso.- le fece notare, liberandole il labbro dalla presa dei denti, facendo una piccola pressione verso il basso.

 

-E perchè...- Deglutì a fatica, sentendosi improvvisamente la bocca secca. -...ti fa perdere il controllo?-

 

Tony si avvicinò maggiormente al suo viso, senza distogliere lo sguardo dagli occhi azzurri e magnetici di lei. -Perchè vorrei morderlo io.- le rivelò con voce roca e suadente, per poi appropriarsi delle sue morbide labbra.

 

Pepper sentì il cuore accelerarle di battito e quel bacio le fece letteralmente girare la testa, tanto che si abbandonò in avanti tra le braccia di Tony che la accolse con entusiasmo, stringendola appena contro il petto muscoloso. Le sue labbra lente, decise ed esigenti d'amore, plasmarono quelle di lei con un bacio così profondo e passionale che bastò a far ardere l'emozione, accesa poco prima dal vigore dei loro sguardi.

 

Lui interruppe quel bacio, caratterizzato dal cercarsi sfrenato delle loro lingue. I loro occhi si incontrarono per l'ennesima volta, entrambi infiammati dalla voglia crescente dell'altro; Tony osservò attentamente i tratti del suo viso illuminati dal chiarore della luna, poi scese lungo il collo, proseguendo sulle spalle, dove il vestito blu trovava maggior sostegno. Con i polpastrelli bollenti di una mano, tracciò un percorso immaginario: dalla nuca, dove la sua chioma ambrata scrosciava sinuosa come l'acqua cristallina di una cascata, scese fino alla base del collo accanto alla graziosa fossetta formatasi con la clavicola. Si fermò, soffermandosi appena sul ritmico alzarsi e abbassarsi del suo petto, tornò con gli occhi su quelli cerulei della donna, che lo fissava con le labbra leggermente socchiuse.

 

Entrambi non avevano mai provato una sensazione simile: la tensione erotica si percepiva nell'aria quasi fosse una nuvola elettronica in continuo subbuglio come il battere sfrenato dei loro cuori, i loro occhi, però, stanziavano immobili immersi rispettivamente gli uni negli altri.

 

Tony portò anche l'altra mano alla base del suo collo niveo, cominciando poi lentamente a scendere verso le spalle senza interrompere il contatto della loro pelle. Fu un attimo e lui spinse le spalline del vestito verso l'esterno, che caddero fluidamente lungo le sue esili braccia, non trovando alcun ostacolo a bloccare la loro corsa. L'abito blu scivolò sulle curve sinuose fino a giacere ai suoi piedi, lasciandola in intimo.

 

Non c'era la minima traccia di imbarazzo da parte di Pepper; Tony le poggiò una mano sulla guancia accarezzandola col pollice, ammirò il suo corpo nudo così delicato e perfetto: ogni sua curva era avvolta dalla luce candida della luna che entrava dalle ampie vetrate. Tornò con gli occhi su quelli azzurri di lei. -Sei bellissima.- le sussurrò con le labbra vicinissime al suo orecchio, cominciando a lasciarle una scia di baci, che le percorsero il collo.

 

Pepper reclinò indietro il capo, porgendogli di più la gola, che fu subito assalita dalle labbra di lui, con le mani scese fino ai lembi della maglia di cotone indossata da Tony, per poi sfilargliela facilmente senza alcun opposizione da parte dell'uomo. Subito il bagliore fioco e azzurrino del reattore si sprigionò dal petto di Tony, andando ad illuminare la pelle candida e morbida di Pepper. Ormai si era completamente abituata a quella brillantezza blu, che di tanto in tanto si faceva più intensa sfumando in varie tonalità azzurre.

 

Tony le cinse il bacino con un braccio, mentre con la mano libera le tratteneva con delicatezza il viso, intanto che le loro labbra si univano, le loro lingue si sfioravano seguendo un ritmo del tutto improvvisato. Lei si aggrappò alle sue spalle tornite perfettamente modellate, sporgendosi sempre di più verso quelle labbra fini, contornate dal tipico pizzetto scuro.

 

Baci disperati come se l'uno fosse l'ossigeno per l'altra e viceversa. Tony lentamente avanzò, spingendola verso quel letto che da notti era diventato il loro nido d'amore. La fece distendere delicatamente e, seguendola di rimando, puntò un ginocchio sul materasso per poi sporgersi nuovamente verso quelle labbra che lo facevano impazzire ad ogni minimo contatto.

 

Si spogliarono lentamente dagli ultimi indumenti che dividevano i loro corpi senza fretta assaporando ogni secondo, accompagnato da carezze e baci sia delicati sia passionali, che ben presto li portarono all'unione perfetta dei solo corpi.

 

Lei si lasciò guidare dalle dolci spinte di Tony, che la stringeva a sé come se da un momento all'altro potesse sparire. -Non lascerò che nessuno ti faccia del male. Mai.- la assicurò con respiro concitato. Pepper gli prese delicatamente il viso tra le mani, baciandolo sulle labbra; bastò affinché entrambi toccassero il cielo con un dito.

 

Rimasero abbracciati, l'uno accanto all'altra, lasciandosi cullare dai loro respiri. Pepper si accoccolò maggiormente all'uomo, che la strinse a sé affondando il viso tra i suoi capelli. Non c'era bisogno di parole. Quella notte si erano amati più delle altre, entrambi consapevoli che l'uno era vita per l'altra e viceversa.

 

Passarono minuti. Tony fissava il vuoto di fronte a sé, riempiendo i polmoni del profumo inconfondibile di lei. Sapeva che sarebbe stata dura, ma se quello era l'unico modo affinché lei fosse stata al sicuro allora l'avrebbe lasciata andare. Serrò con forza le palpebre, deglutendo a fatica. -Ti amo.- Finalmente in un sussurro quelle parole uscirono dalla bocca dell'uomo, ma sfortunatamente Pepper era già scivolata nel mondo dei sogni.

 

 

Continua...

 

 

 

NdA:

Ciaooooo! :D

Avete una vaga idea della fatica per Tony a dire quelle due paroline?! E io che faccio? Puff la faccio addormentare! XD quanto sono cattiva .-. tuttavia si capirà più avanti dove voglio mettere quel “ti amo” <3

Din din! Campanello d'allarme! Tony è coooonfuso! Ma tanto tanto! Secondo voi che farà? XD qualche indizio ve l'ho messo eh ;)

Comunque ** lo avete visto vero IRM3?! Roba forte :D peccato che sono rimasta un po' delusa da alcuni fattori :( I Pepperony-kiss ce li fanno immaginare di brutto eh! Scene come queste qua sopra le vedremo in IRM42 se andiamo avanti così ahahah cmq ora mi cucio la bocca xk non voglio Spoilerare nulla u.u

Che altro dire? Ehm... sorvolando il fatto che sto passando questi giorni a studiare storia e ne sto uscendo matta con i moti rivoluzionari degli anni 20-30-40 e compagnia bella, la mia manina sta guarendo!!! ** ho tolto i punti giusto ieri e ho una cicatrice stile pirata ahahah cmq devo stare ancora attenta per 2 settimane -.- addio pallavolo D:

Ringrazio nicolettasole, Anne White, _Maria_, _M4R3TT4_ ed evenstar per aver recensito lo scorso chappy :) mi scuso se nn ho risposto, ma senza una mano faccio un po' fatica quindi appena torna agibile mi ci metto xD

Alla prossima settimana! :D

Sic

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25

 

Camminava a piedi nudi a contatto col freddo pavimento di marmo inghiottito nel buio della notte che aleggiava per tutta casa. Solamente il chiarore lunare rischiarava il suo percorso, compiuto ormai così tante volte da averlo imparato a memoria, passo dopo passo. Raggiunse la rampa di scale, scendendo lentamente ogni scalino fino a trovarsi davanti alla porta in vetro che proteggeva l'entrata del suo antro.

 

Si bloccò, osservando il riflesso sul vetro della lucina circolare che scaturiva dal suo torace, coperto da una leggera maglietta di cotone nero, che attenuava quel bagliore bluastro.

 

Con uno schiocco di dita le luci si accesero per la lunghezza di tutto il laboratorio, illuminando i macchinari, le sue invenzioni e tutto ciò che quella stanza a lui molto cara ospitava. Accanto alla maniglia della porta si accese uno schermino luminoso, Tony digitò distrattamente il codice per poi spingere verso l'interno. A passo lento si diresse verso la sua scrivania. Si bloccò quando l'occhio gli cadde sulla cassetta di pronto intervento che qualche ora prima aveva utilizzato per medicare la fronte ferita di Pepper.

 

Strinse la mandibola e si passò una mano sugli occhi per poi mettere a posto le ultime garze. Quello che era successo gli aveva dato l'occasione di riflettere. L'incidente in Afghanistan non era stato solamente un caso di sfortunati eventi, ma era tutto calcolato. C'era un collegamento tra le sue armi in territorio nemico, il Jerico, la reclusione e quegli incidenti. Ne stava uscendo matto, non trovava il filo conduttore che collegasse questi fattori a sua disposizione e l'unica cosa certa era che tutto quello che stava succedendo era pericoloso. Pericoloso per lei.

 

Chiuse il coperchio della cassetta, riponendola poi nell'armadietto attaccato al muro.

 

-Signore, è molto tardi, ha bisogno di qualcosa?- La voce di Jarvis lo fece emergere dai suoi pensieri.

 

Alzò gli occhi verso un punto indefinito sul soffitto. -No, nulla, Jarvis.- affermò abbandonandosi seduto sul divano e buttando la testa all'indietro contro lo schienale. Inspirò profondamente, riempiendo i polmoni d'ossigeno. Il profumo dolce di lei lo colse ancora una volta, facendolo sorridere appena. Aveva passato un'ora nel letto con lei, guardandola dormire, tenendola stretta a sé tra le braccia, unico luogo veramente sicuro in quel momento o forse più rischioso. Era la sua vicinanza che la metteva in pericolo e sarebbe stato meglio lasciarla andare o allontanarsi lui, dimenticandola per sempre.

 

Scosse il capo, volendo cacciare dalla mente quei tremendi pensieri che nascevano dal silenzio di quella notte. Accese il televisore e subito le immagini mostrarono il missile Jerico insieme a famiglie costrette ad abbandonare le proprie case; madri e mogli in lacrime che tenevano per mano i figli. Tony scattò seduto quando riconobbe un volto lacerato a lui molto familiare.

 

Sentì la rabbia crescergli dentro, raggiungendo i livelli più estremi. Strinse i pugni, ascoltando le parole della giornalista che descrivevano la desolante situazione. Fu, quando la compagnia dei dieci anelli venne nominata, che Tony scattò in piedi, spostandosi verso la scrivania con i vari schermi.

 

Digitò qualcosa alla tastiera virtuale, sistemando poi alcuni dettagli sullo schermo. Quello che stava per fare era rischioso, ma se era ciò che avrebbe portato fine a tutto allora ne valeva la pena.

 

-Signore, non starà pensando di utilizzare l'armatura e porre fine al contrasto su territorio non Americano?- domandò Jarvis, assimilando i comandi per la preparazione dell'armatura.

 

-No, Jarvis. Non sto pensando. Agisco.-

 

-Le devo ricordare che l'esercito americano sta tentando tutto il possibile, ma la base è sotto mira del missile. Si dovrebbe procedere con cautela.- asserì la voce computerizzata del maggiordomo.

 

-Procederò con molta cautela. Distruggerò il missile, prima che se ne possano rendere conto.- Il rumore dei macchinari si diffuse per il laboratorio e l'armatura rosso dorata si scompose in tanti pezzi. -Questa storia dovrà finire una volta per tutte.-

 

********************************************************************************

 

Il garrito stridulo e cupo dei gabbiani, intenti a sorvolare le acque cristalline illuminate dal sole che bagnavano le spiagge di Malibu, bastò a destarla dal sonno sopraggiunto la sera prima tra le braccia sicure di Tony. Sollevò le palpebre, allungando le gambe e le braccia in direzioni opposte, coperta dalle leggere e lisce lenzuola che le avvolgevano il corpo nudo.

 

La stanza era completamente immersa nell'oscurità, facendole credere che al di fuori si dilungasse ancora la notte. Chiuse nuovamente gli occhi, lasciando la testa adagiata sul cuscino dove i suoi capelli rossicci stanziavano leggermente scomposti. Un brivido di freddo la colpì e solamente quando si spostò verso il centro del materasso si accorse che l'altra metà era vuota. Tastò piano la parte del letto, dove in quelle ultime notti riposava Tony tenendola abbracciata a sé, si rese conto che il tepore del suo corpo aveva abbandonato il letto già da parecchio tempo.

 

Pepper si mise seduta, cercando di distinguere le forme degli oggetti e dei mobili avvolti dal buio. -Luci.- ordinò solamente, schioccando le dita. Le vetrate persero il loro effetto protettivo dall'abbagliante luce del sole, che entrò prepotente in tutta la sua brillantezza, costringendola a chiudere forte di occhi, infastidita da tale bagliore giornaliero.

 

Strizzò gli occhi, aprendoli poi con molta lentezza continuando a sbattere le palpebre per abituarsi alla luce. Il suo sguardo si soffermò per qualche attimo sull'azzurro intenso del cielo, un po' troppo intenso per la sua abituale sveglia mattutina. Si sporse verso il comodino recuperando il piccolo orologio da polso e leggendone l'ora: mezzogiorno e un quarto. Era tardissimo! In vita sua non ricordava di essere mai stata a dormire fino a quell'ora a dir poco indecente per cominciare la giornata, più facilmente cercava di tirare giù dal letto il suo capo che abitualmente faceva ore piccole. E a proposito di Tony... dov'era in quel momento?

 

-Jarvis, sei attivo?- domandò intanto che si allacciava l'orologio al polso e cercava qualcosa di veloce e comodo da indossare per coprire il suo corpo completamente spoglio.

 

-Buongiorno, signorina Potts.- La accolse la voce computerizzata del maggiordomo virtuale.

 

-Perchè stamattina la mia sveglia non è suonata?- gli domandò mentre indossava una leggera vestaglia color blu oltremare.

 

-Mi è stato esplicitamente ordinato dal signor Stark di lasciarla dormire questa mattina.- Pepper corrucciò lo sguardo abbastanza sorpresa. Si passò le mani tra i capelli, cercando di pettinarli nel miglior modo possibile, per poi legarli in una coda sbarazzina.

 

-Per quale motivo?-

 

-Non sono stato informato riguardo questa decisione, signorina.- le rispose educatamente.

 

Lei si fermò qualche secondo a pensare. Perchè mai avrebbe dovuto starsene a letto per l'intera mattinata quando aveva un sacco di faccende da sbrigare? Decise che il miglior modo per dare una risposta a quei dubbi era cercare Tony, sia per bisogno di chiarimenti sia per il reale desiderio di vederlo.

 

La villa era immersa nel silenzio, non un rumore macchiava quella quiete. A piedi nudi percorse lentamente la scalinata, sfiorando con le dita il corrimano di legno, liscio a contatto con i suoi polpastrelli. Raggiunse il primo piano, intanto che quel silenzio opprimente continuava ad accompagnarla.

 

-Tony?- la sua voce fece eco nell'immenso salotto. Quando prese coscienza che la situazione e il tono che aveva usato nel chiamarlo somigliava molto a quello delle ochette che solitamente accompagnava alla porta, un brivido le percorse la schiena insieme ad una sgradevole sensazione di disgusto.

 

Varcò la soglia della cucina e alcuni oggetti abbastanza singolari posati sul bancone attirarono la sua attenzione. Un flut vuoto per Champagne affiancava un contenitore in cartoncino bianco, identico a quelle scatoline usate per il cibo da asporto cinese, immagine che la riportò direttamente alla sera di qualche giorno prima.

 

Avvampò, mentre il rossore le tingeva le gote per un motivo del quale neanche lei riuscì a comprendere. Rimase sulla porta a fissare quei due oggetti. C'era una cosa da dire: Tony era davvero bravo a catturare l'attenzione proprio sotto ogni aspetto.

 

La donna, avvolta nella vestaglia, si avvicinò al bancone e prese tra le mani i due oggetti, accorgendosi della scatolina vuota ed un foglietto ripiegato posizionato proprio sotto il piedistallo del calice. Lo aprì, riconoscendo immediatamente la calligrafia un po' disordinata, ma comunque leggibile, di Tony.

 

Buongiorno. Sono fuori. Spero di tornare presto. Ti prometto che sistemerò questo casino una volta per tutte.

Tony”

 

Quelle parole la confusero ancora di più, ma soprattutto la preoccuparono. Cosa voleva dire con sistemare questo casino? Cosa aveva in mente di fare?

 

Ciò che le era accaduto la sera precedente, poteva o meno collegarsi a tutta la faccenda che in quel periodo aveva colpito Tony. Un traffico di armi segreto c'era. E proprio da quello era iniziato tutto, però il vero iniziatore rimaneva ben nascosto nel buio.

 

Il panico la colse improvvisamente, mentre il cuore le batteva all'impazzata nel petto. Voleva sapere dove fosse Tony, se stesse bene e soprattutto cosa avesse fatto. -Jarvis, dove- Un rumore di ferraglia proveniente dal laboratorio la fece sobbalzare.

 

Si girò di scatto verso la scalinata, mentre il silenzio tornava a primeggiare nell'aria. Passarono un paio di secondi, mentre i suoi occhi azzurri fissavano ansiosi la porta, prima che un altro rumore più chiaro la ridestasse. Senza pensarci di più, scese velocemente i gradini che conducevano al laboratorio. Il respiro le si bloccò quando con occhi sconvolti riconobbe l'armatura rossa e dorata completamente ricoperta di graffi ed escoriazioni a ricoprire il corpo dell'uomo.

 

Tony mosse ancora qualche passo con il busto chino in avanti, fino a quando non si appoggiò con un braccio alla scrivania. Aveva il fiatone e sentiva le gambe molli e deboli come se tutte le forze lo stessero abbandonando proprio in quel momento. Riuscì a sfilarsi l'elmo, che cadde a terra con un tonfo sordo, inspirò a pieni polmoni l'aria pulita, chiudendo per una frazione di secondo gli occhi.

 

-Tony...- Alla sua voce, alzò il capo di scatto, incontrando i suoi occhi azzurri. -...che hai fatto?- Parole emesse con quel velo di timore e paura nel sol saper la risposta.

 

Lui le sorrise, sempre sorreggendosi alla scrivania per non cadere. -L'ho distrutto...- Le gambe gli cedettero e cadde sulle ginocchia. Pepper corse verso di lui chinandosi per aiutarlo, fissò sgomenta tutte le ferite riportate fortunatamente solo sull'armatura e si tranquillizzò maggiormente solo quando il sorriso di Tony la accolse come prima. -L'ho distrutto!- esclamò, specchiandosi nei suoi occhi blu mare.

 

********************************************************************************

 

-Colonnello, come ha fatto l'esercito americano a demolire l'assedio a Gulmira? Qualche ora fa ha affermato che la popolazione della città afghana era tenuta in ostaggio dai Dieci Anelli.- Si fece sentire un giornalista tra la folla riunita al di fuori del dipartimento, dove il colonnello Rhodes presiedeva una conferenza.

 

-I nostri soldati sono stati vigili e operosi, riuscendo a liberare la città dall'assedio senza spargimento di sangue. Non ci sono state vittime, tutte le famiglie di Gulmira si sono ritrovate.- affermò esasperato, non sapendo più che scusa inventare.

 

-E come ci spiega la disfatta del missile che teneva puntata la base americana?- insistette il giornalista sistemandosi gli occhiali sul naso.

 

-Tutto frutto di un'ottima organizzazione e per questo dobbiamo essere grati a quegli uomini coraggiosi che hanno messo a repentaglio la propria vita pur di salvarne tante altre.- Cercò di stare vago nelle spiegazioni, sperando che il tutto finisse al più presto senza l'esposizione di domande indesiderate.

 

-L'aereo che è stato colpito faceva parte della missione?- Tipica domanda indesiderata che venne esposta da una giornalista con i capelli biondi raccolti in uno chignon.

 

-L' F-22 Raptor non era partecipe alla missione. Si trattava di un'esercitazione militare a parecchi chilometri di distanza da Gulmira. Tengo a precisare che il pilota ne è uscito indenne e a breve tornerà in America.-

 

Il servizio si interruppe dando spazio ad altre news del notiziario. Era la terza volta che Stane ascoltava lo stralcio della conferenza di Rhodes, che ricordava molto amico di Tony.

 

Ingerì un altro sorso di scotch, che gli provocò un leggero bruciore lungo la gola. Il Jerico non era un'arma facile da neutralizzare, lui lo sapeva bene proprio perchè quel missile era stato creato da Tony e ovunque mano mettesse quel ragazzo si dimostrava sempre il più talentuoso.

 

Inspirò profondamente quando alla televisione mostrarono per l'ennesima volta le immagini dell'incidete dalla sera prima a Los Angeles. Proprio quell'incidente che lui aveva programmato per togliere di mezzo quella ficcanaso di Potts. Quella donna era pericolosa in tutti i campi, l'aveva sempre pensato, riusciva a far fare a Tony anche l'impossibile e Stane cominciava davvero a nutrire qualche sospetto sul reale rapporto tra i due.

 

L'intenzione era colpire lei per far affondare lui. E ciò che lo faceva più imbestialire in quel momento era il fatto di aver sfiorato nitidamente tale impresa. L'aveva fatta seguire con tre auto e dopo averla definitivamente bloccata, imprigionata in quella morsa che l'avrebbe una volta per tutte tolta dalla circolazione, qualcuno era apparso in suo soccorso. Chi o cosa avesse salvato la ragazza, nessuno lo sapeva e per la cronaca i giornali non erano neanche a conoscenza che il centro del mirino era puntato su Pepper Potts.

 

Quello però non era il problema più rilevante. L'attacco degli americani in Afghanistan, aveva messo a repentaglio la sua copertura e sopratutto rischiava fortemente la disfatta di quel particolare gioiello costruito da Tony. Doveva recuperarlo più in fretta possibile, prima di un'eventuale ispezione o attacco. Recuperò il cellulare dal tavolino di fronte al divano, componendo un numero a chiamata veloce. -Roger,- richiamò non appena sentì la voce dell'interlocutore. -fai preparare il jet tra un'ora, dobbiamo andare in Afghanistan. Ah! Mi raccomando assicurati che ci sia abbastanza spazio per un pacchetto extra-continentale che porteremo a casa...- affermò con un sorrisino sulle labbra. -Non so cosa sia precisamente, ma è grande... molto grande.- ghignò osservando l'esplosione delle auto proiettate nello schermo dell'ampio televisore.

 

********************************************************************************

 

Dopo una serie di peripezie era riuscito a togliersi quell'armatura di dosso, liberando completamente il corpo dai pezzi compositivi. Pepper l'aveva aiutato, sebbene tutto il lavoro avrebbero dovuto farlo i bracci meccanici, che non sembravano molto coordinati nei movimenti per sgombrare Tony da quella ferraglia.

 

Una volta libero, lei lo aveva fatto sedere sul divano. Era visibilmente distrutto dalla stanchezza per colpa di quel viaggio a super velocità verso l'Afghanistan. Si appoggiò allo schienale abbandonando la testa all'indietro e fissando il soffitto, non si accorse nemmeno che Pepper si era allontanata per qualche minuto, tornando poi con un bicchiere.

 

-Bevi questo, è un integratore. Dovrebbe farti tornare un po' le forze.- disse premurosamente, porgendogli il bicchiere con un liquido giallino all'interno. Tony accennò un sorriso, bevendo il contenuto della tazza tutto in un sorso.

 

Nonostante avesse distrutto tutto l'arsenale su suolo nemico non si sentiva tranquillo. Aveva avuto molto tempo per pensare e tutti i suoi sospetti si concentravano su Obadiah. Era l'unico che oltre a lui avesse il potere per approvare spedizioni così importanti e anche l'interesse morboso verso la tecnologia del mini reattore arc lo aveva fatto pensare.

 

-Ieri sera, prima che decidessi di tornare a casa...- Prese qualche secondo prima di porre quella domanda. -Obadiah ti ha visto?- le domandò girandosi verso di lei che gli si era seduta accanto sul bordo del divano.

 

Lei sembrò pensarci per un paio di secondi. -Era fuori dall'edificio e stava parlando con un paio di persone, quando mi ha visto andare verso l'auto mi ha chiamato.-

 

-È possibile che abbia visto le foto che avevi?-

 

-Le avevo in mano e il suo sguardo è caduto sui fogli quando ho detto che avevo delle questioni urgenti da sbrigare, ma non so se le ha viste. Pensi che sia-

 

-Sì. Ormai ne ho quasi la certezza. E se...- strinse i pugni al sol ripensarci. -E se è stato lui a metterti in pericolo non so davvero cosa potrei fare.-

 

-Tony, io- tentò di tranquillizzarlo, prendendogli una mano nelle sue, ma lui la interruppe.

 

-Promettimi una cosa. Non avvicinarti a lui. Stagli lontano.- I suoi occhi scuri, fissi in quelli azzurri di lei, la fissavano imploranti.

 

-Se così facessi non dovrei più andare alle Industries e creeremo ancora più sospetto. Non credo sia una buona idea.-

 

Tony abbassò il capo, stropicciandosi gli occhi con una mano. -Ok, ma devi stare attenta. Non stare mai in sua compagnia da sola. Promettimi almeno questo.- le chiese implorante.

 

Lei annuì, sorridendogli, per poi alzarsi e recuperare qualcosa da un armadietto alle loro spalle. Tony la seguì con lo sguardo, mentre si muoveva per il laboratorio avvolta dalla vestaglia. Ormai aveva deciso cosa fare: avrebbe dovuto lasciarla andare, allontanarsi da lei il più possibile. Anche se quella decisione avrebbe spezzato il cuore ad entrambi era l'opzione più sicura per lei.

 

Pepper tornò accanto a lui, tenendo tra le mani un tubetto di crema lenitiva. -Erano fori di proiettile quelli.- interruppe il silenzio, intanto che depositava un velo di crema sotto l'occhio destro di Tony che non fece obiezioni.


L'uomo si riprese dai suoi pensieri e la fissò alcuni secondi. -Probabile.-


-La mia non era una domanda. Sono stati i dieci anelli?-


-Oh no!- esclamò lui, mentre un sorrisetto vittorioso gli si dipinse sulle labbra. -Quegli allocchi non hanno neanche avuto tempo di capire cosa stesse succedendo...- rise pensando a quello che stava per dirle.
 

-Perchè ridi?- gli domandò perplessa, riponendo sul tavolino la crema, assicurandosi prima che l'uomo non avesse altre escoriazioni gravi.


-Bhè... perchè quello che sto per dirti è davvero esilarante! Almeno dal mio punto di vista.- Pepper lo guardò in attesa. -A spararmi sono stati dei Raptor americani, capeggiati esternamente dal nostro fidato colonnello James Rhodes.- affermò, gustandosi appieno l'espressione esterrefatta di lei.


-Ti ha fatto sparare addosso?- Tony annuì, sempre con un sorrisetto sghembo sulle labbra. Avrebbe pagato oro per vedere in quel momento Rhody sotto la reazione, molto probabilmente spropositata, di Pepper.


-Ma sapeva che eri tu! Gli hai detto dell'armatura!-


-Cosa? Quando?-


-Ieri sera ho visto James alla festa e mi ha detto che eri stato da lui per parlargli di un progetto. Ho dedotto che il progetto era l'armatura...-


-Ah... sì! Bhè, l'intenzione era quella di parlargliene, ma non ha voluto sentire nulla. Comunque durante il volo mi ha chiamato, gli ho detto che ero io e tu pensi che abbia cessato il fuoco? Assolutamente no!- esclamò lui cercando di riportare l'argomento lontano da quella mattina alla Air Force.


Pepper sospirò, cercando di non perdere la calma, era certa che se avesse avuto il colonnello nei dintorni avrebbe sicuramente tentato di ucciderlo. -L'importante è che tu stia bene...- affermò, passandogli una mano tra i capelli scuri.


-Tu stai bene?- le chiese seriamente preoccupato.


Gli sorrise dolcemente. -Certo, non preocc- Non fece in tempo a finire la frase che una mano di Tony si era poggiata sulla sua fronte, scostandogli con due dita la frangetta. Lui fissò il cerotto applicato sul graffio che aveva alla tempia e nuovamente quella marea di dubbi tornarono ad assillargli la mente. Era pienamente cosciente che la sua vicinanza la metteva costantemente in pericolo, e quello che era successo la sera precedente ne era la prova più certa.


-É solo un graffio, non lo sento neanche più.- lo tranquillizzò. Tony le sorrise debolmente. Non era quel piccolo graffietto a preoccuparlo, ma cosa si nascondeva dietro: la causa e le plausibili possibilità che sarebbero potute accadere solamente se lui non fosse intervenuto. Quel graffietto sarebbe diventato così grande e irreparabile tanto da riuscir a colpire lui, aprendo nel suo cuore una ferita mai più rimarginabile.

 

Lo fissò alcuni secondi, mentre lui sembrava totalmente assente da quel mondo. -Tony, sei sicuro di star bene?-

 

L'uomo sbatté le palpebre più volte, annuì e, cercando di sembrare il più normale possibile, sorrise ai suoi occhi azzurri. Non era ancora il momento adatto. -Ti sei svegliata adesso?- cambiò immediatamente argomento, notando che la ragazza indossava solo una vestaglia ed era a piedi nudi.

 

-Ehm... sì. Ho solo avuto tempo di leggere il biglietto che hai lasciato in cucina e ti ho sentito.- affermò mentre le sue gote assumevano una tinta cremisi per il leggero imbarazzo.

 

Tony sorrise spontaneamente. -Se aumentavo la velocità forse sarei riuscito a tornare a letto.-

 

-O forse saresti morto, stremato dalla fatica!- enfatizzò lei con una leggera punta di rimprovero. -Sei stato furbo a togliermi la sveglia, mi hai risparmiato ore di completa pena nel pensare dove fossi finito o cosa ti fosse saltato in mente.-

 

Lui la guardava in silenzio con la nuca poggiata allo schienale e un sorriso lieto dipinto sulle labbra. Aveva quasi l'aria di chi avesse finalmente raggiunto il paradiso e si immerse nuovamente in quell'oceano profondo negli occhi di lei, che tanto adorava e che con fatica avrebbe dovuto dimenticare.

 

Pepper d'altra parte si sentiva leggermente smarrita, non lo aveva mai visto comportarsi in quel modo. -Tony... Cosa c'è che non va? Io mi sto davvero preoccupando.- ammise, non lasciandogli la mano.

 

Lui sorrise maggiormente, poi senza pensarci più di una volta si sporse in avanti verso di lei. -Scusa...- le sussurrò sulle labbra prima di farle sue con un bacio bisognoso a tratti disperato come se fosse stato l'ultimo, almeno così l'aveva pianificato lui.

 

Si ritrovò la mente ancora più annebbiata, sia per quell'improvviso bacio, sia per quelle scuse uscite dalle labbra dell'uomo che tanto amava. Non riusciva a dargli una spiegazione: “scusa per cosa?” Mai avrebbe potuto immaginare che fosse una richiesta di perdono per l'immediato futuro dove le avrebbe spezzato il cuore. Si ritrovò a passare le mani sul suo collo, incapace di allontanarsi da lui anche solo per un secondo.

 

Le circondò il bacino con un braccio, portando vicini i loro corpi come se fossero stati calamite. Avrebbe voluto far l'amore con lei un'ultima volta con la consapevolezza che mai più l'avrebbe rivista.

 

-Stark!- La voce irritante e molto famigliare del colonnello giunse dalla cima delle scale. E in quel momento Tony lo odiò con tutto se stesso, si separò di malavoglia dalle labbra dolci e perfette di lei, poggiando la fronte sulla sua. -Mi dispiace...- le chiese perdono una seconda volta nel giro di pochi minuti sempre per la stessa cosa, ignota però alla mente di Pepper.

 

Lei lo osservò smarrita, prima che Tony le rubasse un altro bacio fugace e la voce di Rhodes si facesse più vicina. -Si può sapere che ti è saltato in mente di fare? Tenevano degli ostaggi! E per di più era suolo nemico! Ti rendi conto cosa sarebbe potuto succedere se tutto fosse andato per il verso sbagliato?!- Arrivò alla fine della scalinata, intravedendo Tony seduto sul divano e Pepper accanto, dopo aver preso le opportune distanze. Ciò che però fece raggelare il sangue del coraggioso colonnello fu lo sguardo di lei, che gli tolse completamente la capacità di parlare.

 

-Tu,- cominciò tranquilla. -gli hai fatto sparare addosso!- esclamò scattando in piedi. -Ma che cosa ti ha detto la testa? Volevi per caso ucciderlo?!- Tony strinse le labbra, cercando in tutti i modi di non ridere per la situazione.

 

-Pepper, io- cominciò, mettendo le mani avanti nel tentativo di calmarla.

 

-Non cercare scuse, perchè non ero io a dire a dei Raptor di sparare addosso a Tony!-

 

-Ma io come facevo a sapere che era lui?!- cercò di discolparsi in qualche maniera.

 

-Potevi ascoltarlo l'altra mattina quando voleva parlarti del suo progetto!- esclamò, quasi gridando.

 

-Cos'hai fatto alla tempia?- le chiese improvvisamente l'uomo, notando il piccolo cerotto.

 

-Nulla.- mentì, abbassando di poco il capo e scuotendolo per far cadere la frangetta sulla ferita.

 

-Ieri sera. L'auto esplosa era la sua.- rivelò Tony, restando seduto sul divano. -Sono arrivato in tempo per portarla via pochi secondi prima dell'esplosione.-

 

-Cosa?! Stai scherzando? Non hai ancora fatto denuncia?- domandò esterrefatto e sconvolto.

 

-È stato un incidente.- disse Pepper, volendo chiudere quell'argomento.

 

-Non è stato un incidente. Ti hanno seguita.- ribatté Tony serio. -Comunque è inutile far denuncia, è stato tutto organizzato e credo che si colleghi all'attacco che ho subito in Afghanistan.-

 

-In questo momento non è rilevante. Non è successo nulla.- asserì Pepper, guardando Tony.

 

-Come fai a dire che non è rilevante? Hanno tentato di ucciderti!- esclamò Rhody sconvolto per la tranquillità e l'impassibilità di lei.

 

-Basta!- esclamò Pepper, quasi perdendo la pazienza. -Se vogliamo essere concreti pensiamo al fatto che hai tentato di uccidere il tuo amico!-

 

Rhody era sul punto di ribattere quando si accorse dell'abbigliamento dell'amica. Ciò che la copriva era solamente una leggera vestaglia azzurra e in quel momento una manica stava pericolosamente scendendo, lasciandole scoperta una spalla.

 

-Allora? Hai perso la lingua?-

 

Tony arrivò alle spalle di lei, sistemandogli la vestaglia. Con quel gesto Pepper capì perchè Rhodes aveva smesso di parlare e subito arrossì imbarazzata, girandosi verso Tony e notando il suo sorrisino divertito.

 

-Allora, colonnello? Perchè hai continuato a spararmi addosso?- insistette Tony.

 

Rhody sbuffò esasperato. -Intanto tengo a precisare che non ero io a guidare e poi cosa avrei dovuto dire in centrale? “Smettete di sparare, perchè state puntando Stark dentro un'armatura”?! Andiamo!-

 

Tony rise. -È ambiguo, devo ammetterlo.-

 

-Dov'è quella roba?- domandò subito dopo Rhodes curioso di vedere l'armatura.

 

-“Quella roba”? Ok che non è ancora stata battezzata, ma non chiamarla in quel modo! Comunque è lì dietro.- disse, indicando alle sue spalle. Il colonnello fece subito qualche passo fino a raggiungere la possente armatura rosso e oro notevolmente rovinata.

 

Pepper si girò verso Tony, osservando la sua espressione assorta. Il suo sguardo era puntato verso l'amico accanto all'armatura, ma lei aveva la netta sensazione che la sua mente fosse da tutt'altra parte.

 

-Perchè l'hai costruita?- domandò Rhodes interrompendo il silenzio.

 

-Sono scappato con una simile. Sentivo il dovere di ricostruirla e poi mi ha permesso di sistemare le cose...-

 

-Non hai l'autorizzazione per utilizzare quest'arma. Né su suolo americano, né altrove.- gli fece notare, girandosi verso di lui con le braccia incrociate al petto.

 

-Non credo ci sia una legge che mi vieti di utilizzare un'armatura.-

 

-Tony, sai perfettamente cosa voglio-

 

-Sì, ok. Ma non mi interessa. Ora scusami ma devo farmi una doccia e recuperare un paio d'ore di sonno...- asserì, sfiorando con le dita la mano di Pepper per poi allontanarsi verso l'ascensore. -Ti sarei grato se non facessi il minimo accenno a questo progetto.- disse prima che le porte si chiudessero.

 

 

Continua...

 

 

NdA: Che luuuuuuungoooo! XD uno dei chappy più lunghi di tutta la ficcy in generale u.u Spero che non vi abbia annoiato xP

Tornando a noi... qui le cose cominciano a complicarsi davvero u.u Tony è confuso e ha paura di quello che potrebbe succedere a Peps... secondo voi cosa succederà nel prossimo capitolo?! Aperte le scommesse!!! ahahah

Scusate se sono sintetica, ma son davvero stanca morta e sono reduce da una settimana orrenda... ed è meglio se evito di parlare di oggi e di quello che mi aspetta lunedì...

Ringrazio tantissimo: Fipsi, Anne White, Gencs_997, _M4R3TT4_, evenstar, _BertAdor_ e mirianval per aver recensito lo scorso chappy :)

E poi mi sembra giusto ringraziare anche tutte quelle persone che hanno aggiunto la storia tra le seguite, preferite e ricordate :D siete davvero tantissimi e la cosa mi commuove :') Vi adoro tutti, sappiatelo!

Spero che questo lunghissimo chappy vi piaccia ;)

Un bacione

Sic

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26

 

Ormai le Stark Industries per lui erano diventate una seconda casa. Dopotutto ci passava la maggior parte della giornata e tutto per lavoro. In quel momento aveva deciso di concedersi una pausa con un “poco sano” hot dog, ma pur sempre unico cibo reperibile facilmente e veloce da mangiare.

 

Sedeva nel suo completo nero fuori dallo stabilimento, masticando energicamente quel panino dalla salsa colante. A interrompere la sua pausa pranzo, però, ci pensò il telefono che aveva cominciato a vibrare nella tasca interna della giacca.

 

L'agente Coulson infilò l'ultimo pezzo di hot dog direttamente in bocca pulendosi le dita con un fazzolettino e recuperando il cellulare, attento a non sporcare l'immacolata giacca con del grasso. Masticò velocemente, notando la chiamata da parte del direttore e per poco non si soffocò.

 

-Qui, Coulson.- bofonchiò deglutendo a fatica e dandosi due colpetti sul petto.

 

-È ricomparso. È stato intercettato dai nostri satelliti non appena ha varcato la linea di demarcazione che tra il Giappone e la Cina; il raggio d'azione è rimasto sempre Afghanistan.-

 

-Gulmira?-

 

-Esattamente. Il signorino ci sta tenendo nascosto qualcosa di veramente grosso.- asserì la voce dura dell'uomo interlocutore.

 

-Non ho mai avuto l'occasione di vedere Stark, se fosse partito da qui l'avrebbero individuato. Comunque c'è qualcosa di grosso che sta per arrivare qui.- affermò sistemandosi gli occhiali da sole.

 

-Parla chiaro, Coulson, cos'hai scoperto?- domandò seccato, assolutamente non intenzionato ad ascoltare inutili giri di parole.

 

-Stamattina è stato predisposto un volo per l'Oriente e a quanto sembra si tratta di un viaggio di importazione. Stando ai dati acquisiti il velivolo è omologato per trasporti pesanti. In aggiunta a questo è stato aperto un nuovo laboratorio e sicuramente non si tratta di ricerca. Sezione 16. Ho già predisposto alcuni agenti a sorvegliare la situazione.-

 

-Molto bene. A opera di ciò?-

 

-Stane.-

 

-Immaginavo...- rispose pensieroso. -Tienimi informato.-

 

-Certo, direttore Fury.- Ripose il cellulare nella tasca della giacca per poi tornare al suo lavoro: osservare.

 

********************************************************************************

 

Sentiva le palpebre sempre più pesanti, ma nonostante l'ora tarda e la stanchezza continuava a lavorare su quel pezzo di armatura che aveva ormai smontato e rimontato tanto da essere in grado di fare quel procedimento ad occhi chiusi.

 

L'intero laboratorio era immerso nel buio e Tony ne era inghiottito, o più probabilmente si nascondeva, solo un faretto dalla luce abbagliante era puntato sulle sue mani operose che meticolosamente ripetevano per l'ennesima volta lo stesso procedimento.

 

Pepper si strinse nella vestaglia, rimanendo nell'ombra a guardarlo da dietro la porta di vetro. Quella mattina qualcosa era cambiato in Tony e lei l'aveva capito subito. L'aveva capito dal modo in cui l'aveva baciata e da come per il resto della giornata l'aveva evitata. Non uno sguardo, né contatto o parola se non fosse stato per lei. E ora se ne restava lì al buio con il suo mondo nonostante fosse notte inoltrata.

 

Sospirò e con le dita digitò il codice d'accesso, facendo così sbloccare la porta che si aprì con un suono secco. Tony non si girò, ma la donna poté notare immediatamente che per una frazione di secondo lui aveva smesso di maneggiare con i suoi attrezzi. Si avvicinò alla scrivania, fermandosi qualche metro più in là della luce che rischiarava la postazione di lavoro dell'uomo. Poté finalmente guardare il suo viso, illuminato esiguamente, ma caratterizzato da un'espressione concentrata e al contempo sfinita. -Sono quasi le due... Non vieni a dormire?-

 

-Non ho ancora sonno.- mentì. -E poi volevo finire questo pezzo...- affermò non avendo neanche il coraggio di guardarla negli occhi. Sapeva di avere i suoi occhi azzurri puntati fissi su di lui, li sentiva su di sé come se fossero un grave pesantissimo.

 

Gli lasciò una carezza delicata sulla nuca. -Ok... io torno a letto.- gli disse non troppo convinta di quello che le aveva appena detto. -Cerca di non stancarti troppo.- fece premurosa con le labbra premute alla base del suo collo muscoloso.

 

Tony trattenne il fiato, mugugnando e stringendo gli occhi senza smettere di ripetere il procedimento per smontare il suo pezzo. Ritornò a respirare solo dopo qualche secondo dal chiudersi della porta. Riaprì gli occhi, fissando le sue mani ora immobili stringere quel pezzo di metallo freddo. Sarebbe stato difficile. Più difficile di quanto si era immaginato.

 

Spense la luce, muovendosi nell'oscurità come un lupo solitario si rannicchiò sul divano, lasciando che le palpebre pesanti scivolassero verso il basso. Entrò nel buio, questa volta solo e irrimediabilmente tornarono gli incubi.

 

********************************************************************************

 

Era tutta la mattina che Betty la seguiva come un cagnolino fedele e le parlava. Parole su parole. Alcune riguardavano il lavoro, altre qualcosa che Pepper non capiva assolutamente. Se voleva dire la verità non aveva ascoltato per niente ciò che le aveva detto la segretaria, la sua testa era da tutt'altra parte quella mattina e non riusciva a smettere di pensare a Tony.

 

Erano al bancone del bar interno alle Industries e mescolava distrattamente lo zucchero nel caffè, mentre la donna continuava a parlare ininterrottamente. Dopo aver annuito e mugugnato un “certo”, tornò a fissare la bevanda scura dentro la tazzina e il pensiero tornò su Tony. Su come quella mattina svegliandosi non lo aveva trovato al suo fianco e con ancora più stupore o dispiacere lo aveva scoperto a dormire sul divano del laboratorio, raggomitolato su se stesso con un'espressione veramente poco serena dipinta sul volto. Non lo aveva svegliato.

 

Per tutta la mattina aveva sperato in una sua chiamata e in modo ossessivo controllava il telefono. Ma in nessun modo aveva sentito Tony e ogni minuto che passava le faceva più male. Smise di mescolare il caffè e non riuscì a spiegarsi perchè l'aroma forte e deciso aveva cominciato a darle fastidio tanto da rifiutarsi di berlo o anche solo stare in quel bar un secondo più a lungo. Con la scusa di una telefonata congedò Betty e uscì nell'atrio dell'azienda. D'istinto prese il cellulare e con rammarico non trovò nessun avviso di chiamata. Tentennò sulla decisione di chiamare o meno Tony, poi ci provò. Si portò il telefono all'orecchio e, ascoltando il regolare suono, si guardò intorno.

 

Il suo sguardo si fermò su due uomini che conversavano dall'altro lato della sala. Riconobbe immediatamente l'agente di quella strana agenzia, ricordandosi subito il nome. Coulson. Sì, era proprio Coulson.

 

I loro occhi si incrociarono e l'uomo le sorrise, salutandola poi con un cenno del capo. Pepper le sorrise cortese e salutò a sua volta, domandandosi come mai l'agente si ostinasse ad aspettare Tony senza darsi pace, nonostante i continui declini di invito ricevuti.

 

Sussultò quando sentì dal telefono la voce della segreteria telefonica. Riattaccò, osservando il display del cellulare. Lo ripose nella borsa rassegnata. Quando rialzò lo sguardo Coulson era già sparito.

 

********************************************************************************

 

Non lo sentiva da tutto il giorno, non aveva risposto alle sue chiamate, né tanto meno aveva cercato di contattarla, contrariamente dai giorni successivi. Aveva la netta e chiara sensazione che Tony la evitasse e dopotutto non aveva tutti i torti.

 

Il sole era in procinto di tramontare e il cielo aveva assunto varie sfumature che si destreggiavano dal rosso all'azzurro pallido. Pepper, dopo aver passato un'altra intera giornata alle Industries, scese lentamente i gradini della scalinata che conduceva al laboratorio.

 

Come volevasi dimostrare, Tony era ancora rintanato lì, chino sulla scrivania, impegnato con chissà quale progetto per perfezionare la sua nuova armatura.

 

-Ciao...- sussurrò lei, facendo notare la sua presenza.

 

Tony per un primo momento trattenne il respiro restando immobile. Ora avrebbe dovuto fare ciò che lo avrebbe fatto soffrire per il resto della vita. Reclinò leggermente il capo di lato, fissandola avvolta nel suo tailleur grigio. -Ciao.- disse, tornando falsamente ad interessarsi al progetto a cui stava lavorando attimi prima.

 

-Stai lavorando sull'armatura?- azzardò lei, avvicinandosi a passo lento alla scrivania. Tony mugugnò in segno affermativo, sforzandosi il più possibile di non guardarla negli occhi.

 

Il silenzio calò tra di loro, mentre Pepper, ormai arrivata accanto alla scrivania, attendeva anche un piccolo accenno di interesse o attenzione da parte dell'uomo. -Ho provato a chiamarti oggi.-

 

-Non ho sentito il telefono.- rispose, fingendo di sistemare alcune viti con un cacciavite.

 

-Più volte.- precisò lei, affranta per quel comportamento.

 

-E più volte non ho sentito.- disse secco, includendo nel finale uno sbuffo esasperato, che solo a lui sembrò nitidamente falso.

 

Lei deglutì a fatica, sentendosi improvvisamente una stretta allo stomaco e un nodo alla gola. Non riusciva a capire perchè la trattasse in quel modo. Dalla mattina precedente le cose tra loro avevano cominciato a cambiare. Dopo la missione in Afghanistan e dopo quel scusa e quel mi dispiace ai quali Pepper non riusciva a dare una spiegazione, lui stava cambiando e si stava allontanando.

 

-Ti serve qualcosa? No, perchè adesso sono occupato... perciò...- Quella frase le fece più male di quanto si aspettasse. Lo fissò alcuni secondi incredula, mentre lui si ostinava a non guardarla.

 

-Sì, Tony. Ora devi spiegarmi cosa ti è preso.- asserì decisa, stupendosi del fatto che la sua voce non fosse alterata dal magone che le opprimeva il petto.

 

Tony strinse la mandibola col timore di esser stato scoperto. Tuttavia cercò ugualmente di mandarla fuori strada. -Non ti seguo... Sono assolutamente normale.- rispose tranquillo, spostando il cacciavite verso un altro punto, anche se non sapeva neanche lui cosa stesse facendo. Si sentì l'oggetto sfilare dalle sue mani, mentre le dita affusolate di lei riponevano il cacciavite sul bancone.

 

-Tu non sei normale.- affermò lei convinta. Tony tenne gli occhi sul prototipo di fronte a sé. -A meno che tu non reputi normale il fatto di non cercarmi, toccarmi o anche solo guardarmi negli occhi.- gli passò una mano sulla guancia, portandolo ad alzare il viso così da incontrare le sue iridi scure.

 

Tony ebbe la sensazione di esser preso a pugni nello stomaco nel momento in cui incontrò i suoi occhi chiari. Sarebbe volentieri sprofondato nei meandri della terra, pur di evitare di ferire i suoi sentimenti, ma allo stesso tempo sapeva che l'unico modo per allontanarla da sé, facendo in modo di tenerla al sicuro, era permetterle di farlo di sua spontanea volontà. Solo così non sarebbe più tornata da lui.

 

Si scostò dal tocco delicato della sua mano, poggiando la schiena alla sedia e fissandola ancora un paio di secondi in quegli occhi che per lui erano pura vita. Infine prese quella giusta ma amara decisione e continuò a mentire. -Non starai parlando sul serio, vero?-

 

Pepper lo fissò ammutolita, mentre sentiva le lacrime inumidirle gli occhi e quella stretta allo stomaco spostarsi più in alto, all'altezza del suo petto.

 

Tony ghignò. -Eri davvero convinta che tutto questo potesse funzionare?- Solamente pronunciare quella frase gli bastò per sentirsi un vero e proprio verme e in cuor suo non riuscì a capire come facesse a guardarla negli occhi dicendole quelle parole. Gli occhi azzurri di lei furono attraversati da un barlume di delusione e afflizione, notato immediatamente da Tony, che si alzò in piedi, mentre lei indietreggiò subito di qualche passo. -Oh andiamo!- sorrise beffardo, anche se si sarebbe preso a pugni da solo. -Credevi davvero che sarebbe continuato tutto tra rose e fiori? Ah no! Non sono l'uomo giusto per affrontare una relazione stabile. Devo cambiare, perchè dopo un po' mi annoio. Non tutto è come nelle fiabe, io non sono un principe azzurro e mai lo sarò. Hai sbagliato proprio persona!-

 

Lei lo fissò sgomenta, sentendosi tradita, ingannata e ferita... Incredula di aver creduto a tutto quello che avevano passato insieme i giorni precedenti. Sembrava tutto così reale che solamente poi aveva sospettato che fosse tutto un sogno. Un meraviglioso sogno, destinato però ad infrangersi.

 

Una lacrima umida le rigò la guancia e immediatamente si asciugò la gote con le dita. Abbassò lo sguardo, incapace di guardarlo negli occhi senza scoppiare a piangere. Gli voltò le spalle, mentre altre lacrime fuggivano dal controllo del suo volere, e mosse qualche passò verso la scalinata.

 

Si fermò sulla soglia. -Domani mattina troverà le mie dimissioni sulla scrivania...- disse, trattenendo un singhiozzo per poi sparire lungo le scale senza neanche voltarsi.

 

Tony la vide fuggire, ormai certo che gli sarebbe stata lontano. Saperla al sicuro era la sua prima preoccupazione anche se tutto quello avrebbe fatto soffrire entrambi. Si passò una mano sugli occhi, stringendo poi le dita in due pugni stretti tanto da sentire le unghie premere sul palmo. Tirò un calcio al carrellino accanto ai suoi piedi, facendolo andare a sbattere contro l'armatura rosso e oro, forse unica causa di tutte quelle disgrazie.

 

********************************************************************************

 

Corse velocemente nella sua stanza al piano superiore con la vista offuscata dalle lacrime e il cuore a pezzi. Sbatté la porta alle sue spalle con una forza che mai si sarebbe immaginata, perdendo subito dopo tutte le energie e scivolando con la schiena lungo il pannello ligneo.

 

Rannicchiò le ginocchia al petto col desiderio di diventare così piccola da sparire, nascondendo il viso tra le braccia, mentre i singhiozzi la percuotevano senza sosta.

 

Quelle parole taglienti le risuonavano continuamente nella testa in opposizione a tutti quei ricordi in cui si ritrovava stretta tra le sue braccia, ridendo, piangendo, facendo l'amore. Tutto quello non poteva essere una bugia... non ci voleva credere ma l'espressione di Tony, mentre le sputava contro tutte quelle parole terribili, le fece intendere diversamente.

 

Trattenne un singhiozzo, riempiendo i polmoni d'aria e cercando di calmarsi. I sussulti diminuirono, ma non fu lo stesso per le lacrime, che senza pace le scendevano copiose dagli occhi. Nonostante tutto quello che le aveva detto lei non riusciva ad odiarlo, perchè l'amore che provava per lui era così grande da oscurare tutto il resto. Non poteva stare lì, neanche qualche minuto in più. Avrebbe sofferto troppo la sua indifferenza dopo tutto quello che avevano passato insieme e soprattutto tenendo conto dei suoi sentimenti.

 

Si rialzò lentamente, stando appoggiata alla porta liscia e fissando il letto al centro della stanza. Le si bloccò il respiro quando ricordò la sera del ritorno di Tony. Era entrato da quella stessa porta che ora lei teneva chiusa, e poi... il realizzarsi di un sogno. Venne sorpresa da un altro singhiozzo, quando il pensiero che fosse tutto falso le attraversò la mente.

 

Entrò nella cabina armadio e, recuperando un borsone, cominciò a riempirlo con un paio di vestiti e altre cose che sarebbero potute esserle utili. Lo stretto necessario per una notte. Aveva già deciso che l'indomani mattina avrebbe mandato qualcuno a recuperare tutti i suoi averi e lei non avrebbe messo più piede in quella casa.

 

Tornò nella camera da letto e lasciò cadere il borsone sul materasso, mentre riponeva il telefono e il tablet nella borsetta. Allungò il braccio verso il comodino dove era posata l'agenda e i suoi occhi si fermarono sulla piccola maniglia del cassetto. Lo fissò insicura, sapendo perfettamente cosa custodisse, ma incapace di prendere una decisione. Si sedette sul bordo del letto, recuperando l'oggetto all'interno del comodino.

 

La brillantezza azzurra si sprigionò dalle sue mani abbandonate in grembo, che tenevano delicatamente il mini reattore. Quel piccolo oggetto che Tony le aveva donato e che per lei aveva un significato importantissimo. Lo guardò per qualche secondo, indecisa se tenerlo con sé o meno.

 

Un'altra lacrima le rigò la guancia. Strinse forte gli occhi per poi riporre il suo piccolo tesoro nella borsa. Era l'unica cosa che le sarebbe rimasta di lui.

 

 

Continua...

 

 

 

NdA:

D: Noooooo ma sul serio?! o.o oooooooooh yes! Ve lo avevo detto io che Tony era incerto :'(

E ora, dite? Bhè ora arriva il meglio dai xD sorpresona per i prossimi chappy (ho sputato pallini per scriverli) ahahah

Cmq, sorvolando tutte le cose tristi... per la gioia di _Maria_ è tornato Coulson ^^ che brava personcina :3 e pensare che una volta non lo sopportavo xD lo chiamavo Prezzemolo :P

E: IMPORTANTISSIMO! Tenete a mente il reattore arc! Sarà molto importante nel prox chappy ;)

Voi come stato passando Maggio (il mese in cui lo studente deve farsi coraggio)? Io davvero non ce la faccio più con i libri -.- li brucerei tutti tra le fiamme che c'erano in IRM3! XD

Ringrazio come sempre la gentilezza delle utenti che lasciano una recensione e mi scuso anche per le mancate risposte :( Cmq grazie a _BertAdor_, nicolettasole, Anne White, _M4R3TT4_, evenstar e Fipsi :D

Un bacione a tutti e spero di riuscir a recuperare tutte le recensioni arretrate xP

Ciaoooo!

Sic

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Capitolo 27

 

Si era accasciato sulla poltrona difronte agli schermi del computer oscurati, fissando il vuoto per un tempo che neanche a lui era chiaro. Nella testa come un disco rotto risuonavano quelle parole orribili che le aveva detto e insieme la proiezione dei suoi occhi azzurri. Uno sguardo deluso, triste, sconvolto, amareggiato... Svuotato completamente dalla luce vitale e dall'amore che Tony aveva imparato a leggere.

 

Lui stava male. Lei stava male. Divisi e con il cuore spezzato.

 

Tony si passò una mano sul viso, abbandonando la testa all'indietro e fissando il soffitto. In un primo momento non riuscì a realizzare perchè avesse fatto quella brutalità, solo poi ricordò che quello sarebbe stato l'unico espediente per allontanarla e averla al sicuro. Più gli stava lontano e meglio era. Aveva già rischiato troppo e, dopo l'incidente dove Tony aveva rischiato di perderla per sempre, le cose erano cominciate a cambiare. La vita intorno a lui aveva cominciato ad assumere una tonalità più sinistra e pericolosa, che però non riusciva a distinguere e riconoscere.

 

-Jarvis,- Lo richiamò con un soffio come se quello che era appena successo gli avesse svuotato l'anima da ogni più piccola goccia di vita. -è andata via?- Non riuscì a pronunciare neanche il suo nome e si rincuorò del fatto che il super computer avesse capito al volo.

 

-La signorina Potts ha lasciato l'abitazione. Presumo che non tornerà. Mi ha avvertito che domani manderà qualcuno a recuperare i suoi effetti personali.- disse senza aggiungere o chiedere qualcosa in più.

 

-Bene...- rispose Tony con uno sbuffo anche se non andava per niente bene. Si alzò dalla poltrona e come un'automa camminò verso la rampa di scale. Salì gradino per gradino lentamente fino a raggiungere il primo piano per poi imboccare il corridoio che portava alla stanza di lei. Non riuscì a spiegarsi neanche lui cosa l'avesse spinto davanti a quella porta: forse sentiva l'urgente bisogno di verificare con i propri occhi ciò che il maggiordomo gli aveva appena riferito o più semplicemente voleva stare nell'unico posto dove l'aveva amata seriamente per la prima volta.

 

-Signore, ha bisogno di qualcosa?- La voce di Jarvis arrivò a lui, che stava immobile davanti alla porta linea della stanza.

 

-Niente, Jarvis, sto bene.- mentì nuovamente con la speranza di convincere anche se stesso di quell'affermazione. Prese coraggio e, impugnando la maniglia, entrò nella stanza che subito si illuminò automaticamente.

 

Rimase sulla soglia, scorrendo lo sguardo sulle pareti, sugli armadi ed infine sul letto. Non avrebbe mai dimenticato quella notte.

 

Fece qualche passo fino a raggiungere il letto per poi sedersi sul bordo del materasso. Puntò i gomiti sulle ginocchia, tenendosi la testa tra le mani. La casa incombeva nel silenzio. Lui odiava il silenzio, non gli era mai piaciuto. Fin da piccolo, quando rimaneva solo, riempiva la casa con le note assordanti dei gruppi rock, ma in quel momento l'unica musica che aveva voglia di sentire era la sua voce. Sapeva perfettamente a cos'era andato incontro, ma mai si sarebbe aspettato di soffrirne così tanto.

 

Improvvisamente le luci si spensero per riaccendersi subito dopo. Tony alzò lo sguardo verso il soffitto, stando sempre in silenzio con la sensazione di sentire qualche rumore. -Jarvis.- lo richiamò, ma il computer sembrava essersi disattivato. -Jarvis, attivati.- Solitamente il solo comando locale bastava per riportare il maggiordomo al presente. Non funzionò.

 

Si alzò uscendo dalla stanza, non prima di averle concesso un'ultima occhiata, per poi dirigersi verso il salotto con l'intenzione di capire cosa fosse successo. Scese le scale e un altro rumore attirò la sua attenzione. -Pepper, sei tu?- Sperò vivamente che non fosse tornata indietro, in cuor suo non sapeva se sarebbe in grado di cacciarla via un'altra volta.

 

La sua voce echeggiò nel salone. Si avvicinò al tavolino, recuperando il palmare elettronico che gestiva in maniera manuale le impostazioni della casa, non fece in tempo a sedersi che sentì tutti i muscoli irrigidirsi completamente sconnessi al suo volere. Il palmare gli scivolò dalle mani finendo a terra; si aspettò di fare la stessa fine, ma delle mani alle sue spalle lo sostennero adagiandolo sul divano.

 

-Ti ricordi questi aggeggi? Anche se l'esercito non li ha approvati, si sono dimostrati molti utili. La paralisi temporale è un ottimo espediente per guadagnare tempo...- La voce di Stane sibilò al suo orecchio come una serpe tentatrice. L'uomo fece il giro del divano, arrivandogli di fronte cosicché potesse vedere con i propri occhi lo sguardo del giovane Stark. -Sai, Tony, ho cercato di convincerti con le buone... ma come sempre hai voluto fare di testa tua. Scelta errata.- disse pacato, mentre un ghigno si formava sulle sue labbra. -Quando sei tornato dall'Afghanistan non ci potevo davvero credere. Sei riuscito a fuggire nonostante ti tenessero sotto tiro ventiquattr'ore su ventiquattro, li hai imbrogliati per bene quei buoni a nulla... Avevo ordinato la tua uccisione e non sono stati capaci neanche di questo. Tu li imbrogli con un'armatura. Ammirevole.-

 

Tony sgranò gli occhi, fissandolo sgomento. Aveva sospettato il suo coinvolgimento, ma mai l'idea che il suo stesso socio avesse commissionato la sua morte. -Avevo cambiato idea per un primo momento, se tu solo avessi collaborato forse adesso non ci ritroveremmo qui. Bastava farci studiare la tecnologia del reattore ad arco e tutto sarebbe finito per il meglio. Io non sarei dovuto venire qui e prendertelo a forza. Collaborazione. Tutto qua.- Si infilò l'oggetto che aveva creato una paralisi temporanea a Tony nella tasca della giacca, recuperando poi il telefono e avvicinandolo all'orecchio. -Portala qui.- ordinò secco.

 

Non riusciva a muovere un solo muscolo, mentre i suoi occhi guizzavano in ogni dove per capire quali fossero le reali intenzioni di Stane. Ciò che vide fu come una pugnalata. Varcarono la soglia del salotto due uomini con indosso un completo scuro e degli occhiali da sole a proteggere i loro sguardi nonostante fuori fosse notte. Quando vide lei imprigionata, cercò di scattare in avanti, ma ciò che ottenne fu solamente un leggero movimento e un ringhio gutturale, che ottenne subito l'attenzione di Stane.

 

-L'ho vista fuggire in lacrime da questa casa... cosa mai le hai fatto, Tony?- gli chiese puntando gli occhi su di lui, che però dava la sua più completa attenzione a Pepper. Quei due uomini, che fino a poco prima la sorreggevano per le braccia, la abbandonarono di peso sul pavimento e lei cadde sulle ginocchia con le braccia bloccate dietro la schiena e un bavaglio a tapparle la bocca. I capelli ramati le ricadevano sulle spalle leggermente scompigliati, presumibilmente a causa della poca collaborazione nel momento in cui i due uomini l'avevano bloccata; gli occhi gonfi di lacrime ora lo fissavano impauriti e impietriti. -Non ha voluto collaborare anche lei, ho dovuto fermarla...-

 

Era questo ciò che voleva evitare. Ora lei era in pericolo e lui incapace di fare qualcosa. Cercò di muoversi una seconda volta e questa volta riuscì a sollevare il busto, ma subito dopo ricadde all'indietro. Dalle sue labbra uscì un altro lamento, mentre faceva sempre più fatica a respirare. Obadiah lo fissò sorpreso, sbattendo le palpebre più volte. -Avanti, Tony, non agitarti... complicherai maggiormente le cose. Non le farò nulla stai tranquillo. L'altra sera è riuscita a salvarsi e ancora mi è ignaro il motivo... Che dire? Le tre auto sono riuscite ad intrappolarla e poi poco prima dell'esplosione lei è fuori dall'auto? Prima di toglierla di mezzo, voglio farmi spiegare come ha fatto! Un trucco alla David Copperifield?!- esclamò ridendo malignamente. -Ma affrontiamo una cosa alla volta... ora mi prendo cosa mi spetta di diritto per far funzionare il mio prototipo di soldato di ferro.- Sollevò una valigetta metallica e dopo averla aperta, ne estrasse uno strano congegno, che fece pensare a Tony solo una cosa. Lo guardò negli occhi e ghignò soddisfatto, prima di avvicinare quella specie di pinza al suo cuore luminoso.

 

Non fece in tempo ad agire che le urla soffocate di Pepper lo interruppero. La donna aveva cominciato ad urlare per attirare la sua attenzione e a dimenarsi, facendo sì che i due uomini la bloccassero ancora per le braccia. La rabbia aumentò nell'animo di Tony non appena li vide agire. Anche Stane si girò a guardare. -Signorina Potts, non si preoccupi, sarò subito da lei...- Fece per tornare al suo operato, ma Pepper urlò nuovamente, cercando di parlare senza ottimi risultati. Obadiah sbuffò. -Toglietele quella cosa dalla bocca e sentiamo cos'ha da dirci.- ordinò e subito uno dei due uomini, levò il bavaglio dalla bocca di lei.

 

-Non farlo...- lo implorò con un fil di voce.

 

Stane rise di gusto per quella richiesta. -Guarda che il mio interesse principale è prendere questo fantomatico gioiello, perciò lo prenderò! Mi serve.- si girò verso Tony, puntando sul bagliore attenuato dalla stoffa della maglia.

 

-No! Fermo! Fermo! Ne ho uno anche io!- Quasi urlò cercando di fermarlo. E ci riuscì.

 

-Ripeti quello che hai detto.- le ordinò serio, girandosi verso di lei.

 

Pepper abbandonò il capo in avanti, guardando a terra. -Ne ho uno anche io...- ripeté con un fil di voce. -È nella borsa...- lo informò, mentre un'altra lacrima le rigò il volto.

 

Stane la fissò in silenzio per un paio di secondi, poi abbandonò l'estrattore sul tavolino, recuperando la borsa della donna che giaceva a terra poco distante da lei. Fece scorrere la zip e subito quel famigliare bagliore azzurrognolo illuminò il diabolico sorriso di Obadiah. -Meraviglioso...- soffiò entusiasta, prendendo il piccolo oggetto tra le dita.

 

Pepper volse lo sguardo verso Tony, accasciato inerme sul divano senza la possibilità di muoversi. I loro occhi si incontrarono: quelli azzurri di lei persi in quelli scuri di lui e viceversa. Solo allora capì che quello che Tony le aveva detto poco prima in laboratorio e il suo comportamento erano solo un pretesto per farla andar via e proteggerla.

 

Obadiah fissò incantato il reattore, rapito da quei bagliori a volte più intensi. Poi però fu colto dalla curiosità. -Perchè ce l'hai tu, questo?- La guardò e fu impossibile non notare il suo sguardo fisso su Tony. Stane passò alternativamente gli occhi prima su lei poi su lui. -Non ci posso credere!- esclamò con uno strano entusiasmo. -Allora c'è davvero qualcosa tra voi! Oh, ora sì che ho capito! Tony Stark che si innamora questa sì che è bella!- Pepper abbassò lo sguardo e i capelli le ricaddero sul viso. Stane si inginocchiò difronte a lei con l'intenzione di guardarla negli occhi. -Non è forse vero?- Le sollevò il mento, mentre lei si ostinava a tenere gli occhi bassi. Obadiah portò il piccolo congegno sulla traiettoria dei suoi occhi arrossati. -E cosa ancora più straordinaria è che ti ha donato il suo cuore...- Un'altra lacrime sfuggì dal suo controllo. -È stato lui a salvarti l'altra sera?- le domandò autoritario. Pepper non parlò, continuando a fissare il bagliore emesso dal reattore che l'uomo stringeva tra le dita. -Rispondimi!- le urlò in faccia.

 

Sentì alle sue spalle Tony ringhiare come una bestia inferocita, incapace di muoversi. Pepper annuì solamente. -Bene...- Si rimise in piedi, gettando il reattore nella borsa abbandonata a terra. -Questo è inutile. È il primo prototipo e presumo che il reattore in possesso di Tony sia di tecnologia più avanzata.- Pepper sgranò gli occhi terrorizzata. -Ti ringrazio per l'offerta e la tua intenzione nel collaborare, ma credo che agirò come avevo prefissato inizialmente.-

 

Pepper iniziò ad urlare e a piangere disperata senza smettere di dimenarsi. -Portatela in macchina e fatela stare zitta.- I due uomini agirono.

 

Stane fissava l'uscita. -Credo proprio che il mio nuovo prototipo ti sarebbe piaciuto... Sai, ho migliorato la tecnologia rispetto al tuo primo prototipo, quello era troppo rozzo per i miei gusti...- Tornò da Tony e riprese da dove aveva interrotto, mentre l'altro cercava in tutti i modi di muoversi senza successo. -E ora, mio caro Tony,- cominciò incastrando le pinze nel suo torace. -voglio proprio vedere se sopravvivrai anche a questo e riuscirai a salvarla in tempo.- sentenziò prima di estrarre definitivamente il cuore dal suo petto.

 

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I suoi occhi azzurri privi di quella luce che solitamente li caratterizzava e arrossati per colpa del pianto erano fissi nel vuoto. Pepper sedeva immobile sul sedile posteriore dell'auto accanto ad Obadiah che si prestava a sistemare gli ultimi dettagli per il suo piano. Un terribile magone le opprimeva il petto, ma cercava ugualmente di trattenere le lacrime.

 

L'uomo ripose il telefono nella tasca interna della giacca. -Si asciughi quegli occhi. Siamo arrivati.- Pepper sussultò accorgendosi che la macchina si era fermata davanti allo stabilimento delle Stark Industries, illuminato a giorno e rendendo quella sera buia molto più luminosa. Fissò a lungo fuori dal finestrino fino a quando Obadiah non parlò. -Sai... sono ancora indeciso se lasciarti vivere o meno. Sei una donna rara, Pepper. Esistono poche persone come te e ho sempre invidiato a Tony il fatto che tu fossi la sua assistente. Magari potremmo stipulare una specie di...- si grattò la barbetta sul mento. -...contratto. Io ti risparmio la vita e tu lavorerai per me.- lo propose accompagnando le parole con un gesto teatrale della mano.

 

Pepper lo fissava seria e la sua risposta non tardò ad arrivare. -Preferirei morire.-

 

Obadiah sorrise malignamente. -Oh andiamo! Nessuno preferirebbe morire. E dubito anche fortemente che qualcuno sarebbe così stupido da fare mosse imprevedibili per farsi togliere la vita. Va contro la ragione umana. Istinto di autoconservazione... è così che dovrebbe chiamarsi.- affermò sembrando molto rilassato e a proprio agio. -Comunque, mia cara, l'unica persona che dovevo neutralizzare è stata tolta di mezzo e ho anche il mio preziosissimo alimentatore.- enunciò, alzando a mezz'aria una valigetta metallica. -E se adesso farai qualche stupidaggine, puoi starne certa, che raggiungerai il tuo amato Tony nel giro di pochi secondi.- ghignò, facendole intravedere l'impugnatura di una pistola stretta nella sua mano destra e infilata nella tasca. Senza aggiungere altro uscì dall'auto, sbattendo la portiera.

 

Lei rimase ferma con le mani abbandonate in grembo e lo sguardo perso nel vuoto. Un unico pensiero fisso le attraversava la mente. Tony. Tony stava morendo.

Inspirò profondamente sentendo le lacrime rigarle il viso e alcuni singhiozzi fuggire dalla sua volontà. La testa le pulsava forte e una strana sensazione di acido le si fermò in fondo alla gola.

 

-Fuori.- La voce di Stane la richiamò alle sue spalle. L'uomo aveva aperto la portiera dell'auto e aspettava che lei scendesse. -Muoviti. Non ho tutto il giorno.- Pepper obbedì senza protestare. -E ricordati...- le sussurrò avvicinandosi al suo orecchio. -...niente scherzi.-

 

Entrarono nello stabilimento. Ancora parecchie persone lo occupavano nonostante l'ora tarda. Stane camminava disinvolto tenendo in una mano la valigetta e nell'altra la pistola nascosta nella tasca, lontana da occhi indiscreti.

 

Pepper lo affiancava, mentre nella sua mente cominciava a prendere forma una strana e pericolosissima idea. Le bastava poco per fermarlo e lui in altrettanto poco tempo l'avrebbe uccisa. Un colpo solo e lei si sarebbe accasciata a terra, mentre un lago di sangue si sarebbe disperso intorno al suo corpo inerme. Solo così avrebbe attirato l'attenzione su Obadiah. Solo così l'avrebbe fermato. Solo così avrebbe rivisto Tony. Un'altra lacrima, prima di cominciare un conto alla rovescia per rendere concreto il suo intento.

 

Tre. Era stato tutto troppo bello per durare a lungo. La fine di Tony era forse già giunta. Ora toccava a lei.

 

Due. Se c'era una cosa per cui si poteva morire, quella era quella giusta. Quell'uomo andava fermato.

 

Uno. Strinse i pugni e riempì i polmoni tanto da sentire un leggero bruciore infiammargli il petto. Quella era la fine.

 

-Signor Stane.- Una voce maschile alle loro spalle, li bloccò e Pepper perse la sua occasione. Obadiah si girò, osservando l'uomo che gli veniva in contro. -Roger, mi ha detto di riferirle che l'assemblaggio è completato e la sezione 16 è operativa.- Pepper fissava sgomenta l'uomo, non credendo ai suoi occhi. Quello era l'agente Coulson.

 

-Perfetto. Ora non ci resta che scoprire se l'alimentatore funziona anche con il mio modello.- affermò per poi riprendere la sua camminata, ma l'agente lo fermò.

 

-Mi occupo io della signorina Potts.- Pepper sussultò, non capendo se quell'uomo all'apparenza così calmo e gentile fosse davvero alleato di Stane.

 

-Ah sì. Non fartela scappare. Dopo mi occuperò anche di lei.- Poco interessato se ne andò.

 

Coulson non aspettò altro tempo. Prese Pepper per un braccio attento a non farle male e la condusse dalla parte opposta. -Ora è finita. Ce ne occuperemo noi.- le sussurrò appena anche se quello era appena l'inizio.

 

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Era riuscito ad alzarsi, o almeno era stato in piedi per un paio di secondi prima di svenire e cadere al suolo. Non seppe spiegarsi come o per quanto tempo fosse a terra, ma riuscì ad aprire gli occhi con un po' di fatica. Poggiava con la guancia sul tappeto inspiegabilmente umido, solamente quando vide rosso capì che era sangue. Per un paio di secondi non comprese cosa stesse succedendo né perchè era accasciato sul pavimento del salotto, poi tutto nella sua mentre prese forma con la velocità di un flash.

 

Alzò lo sguardo posandolo su quello che era il suo traguardo: la borsa. Aveva visto perfettamente Obadiah gettare il vecchio reattore e quello era la sua unica via di salvezza. Tentò di sollevarsi sulle braccia, ma fu un insuccesso e ricadde con il torace a terra. Tossì ancora e un altra macchia rossa prese vita sul tappeto candido.

 

Prese dei profondi respiri nel tentativo di placare il bruciore che sentiva all'altezza del petto ora madido di sudore. Non poteva finire in quel modo. Pepper era in pericolo e Obadiah andava fermato prima di un danno irrimediabile. Strinse forte tra le dita la stoffa che ricopriva il suolo, poi prese a strisciare appigliandosi a qualsiasi aiuto, pur di arrivare al reattore. Quello che voleva distruggere, ma che Pepper aveva conservato. In un modo o in un altro era sempre lei a salvarlo.

 

********************************************************************************

 

-No, Rhody, ora mi devi ascoltare! Io sono con l'agente Coulson, non è di me che devi preoccuparti. Devi andare da Tony!- esclamò in pena, reggendo con due mani il cellulare.

 

-Pepper, ora calmati e-

 

-Come faccio a calmarmi?! Sta morendo! Stane gli ha staccato il reattore! Devi andare da lui... Aiutalo, ti prego...- sussurrò con voce rotta dal pianto. Rhodes a quelle parole accelerò, prendendo la strada per villa Stark.

 

-Sono di strada. In meno di cinque minuti sono da lui. Andrà tutto bene.- cercò di rincuorarla prima di chiudere la chiamata. Lei lo sperava più di qualsiasi altra cosa al mondo. Rimase seduta sul divanetto con le mani a coprirle il viso, cercando quantomeno di auto incoraggiarsi a smettere di piangere. Tutt'intorno una quindicina di agenti, tutti rigorosamente vestiti con completo scuro abbinato alla cravatta che contrastava con la camicia bianca, si muovevano da un pannello di controllo all'altro in quella ala delle industries, la quale Pepper non ne era nemmeno a conoscenza.

 

-Signorina Potts.- Pepper alzò di scatto il viso incontrando il sorriso cordiale dell'agente Coulson. -Se non le dispiace avremmo bisogno della sua momentanea disponibilità. Abbiamo trovato dei file che potrebbero esserci utili. Vorrebbe venire a dare un'occhiata?- Era disarmante quel tono gentile con cui glielo aveva chiesto, tanto che Pepper rimase per qualche attimo a fissarlo stupita.

 

-Ehm... sì! Certo, qualunque cosa.- si sbrigò poi a dire, alzandosi in piedi e seguendolo fino ad una scrivania dove un altro uomo era intento a lavorare sugli schermi digitali.

 

-Le presento l'agente Trebor. Per questa missione è stato il supervisore delle entrate e uscite delle Stark Industries.- L'uomo alzò il capo e si sistemò gli occhiali da vista. Con gran stupore Pepper scoprì che era molto giovane rispetto agli altri colleghi, sembrava quasi un ragazzo appena uscito dal college.

 

-È un piacere, signorina Potts.- disse leggermente impacciato, facendole un mezzo sorriso per poi tornare con gli occhi sullo schermo. -Ci sono dei progetti abbastanza insoliti inerenti alla sezione 16, magari lei potrebbe riconoscere qualcosa.- affermò, mentre con un paio di click fece comparire diverse finestre sullo schermo.

 

Pepper si sboccò per qualche secondo quando le immagini raffigurate presentarono quello che sembrò un prototipo della creazione di Tony. Coulson notò immediatamente l'espressione preoccupata sul volto della donna, ma rimase in disparte e il silenzio fu interrotto dal giovane agente. -Sembra un robot, anche se-

 

-È un'armatura. Tony ne ha costruita una per scappare dall'Afghanistan.- disse senza neanche pesarci. Trebor si girò di scatto verso Coulson, guardandolo allarmato.

 

-Siamo in un bel guaio. Ora capisco la connessione con il reattore ad arco. Serve da alimentatore...- affermò Coulson, pensando ad alta voce. Poi si rivolse ai presenti in sala. -Signori miei, abbiamo un codice quattro. Preparatevi all'azione.- Pepper si guardò intorno leggermente smarrita, notando tutte quelle persone muoversi freneticamente. -Signorina Potts, l'agente Trebor rimarrà qui con lei, noi ci muoveremo per fermare Stane.-

 

-Vengo anche io.- asserì convinta.

 

-Non credo che-

 

-Se lo raggiungiamo e io sono con lei, Stane potrebbe interpretare la mia presenza come ostaggio e vi vedrebbe come suoi alleati.-

 

Coulson guardò quegli occhi azzurri così determinati e sicuri senza sapere cosa fare. Mettere un civile in un tal pericolo non era assolutamente tollerabile e Fury gliele avrebbe cantate fino alla morte. Sospirò, scuotendo il capo rassegnato. -Ok, può venire con noi.- decise, lasciando il giovane agente a bocca aperta e Pepper con un sorriso vittorioso dipinto sulle labbra. Voleva rimediare.

 

 

Continua...

 

 

 

NdA: weilalla! Una vera a propria rivoluzione no?! Tony fa di tutto per allontanare Pepper e cosa succede? Lei non appena mette naso fuori di casa viene presa D: Come avete potuto notare l'apparizione di Obadiah è molto simile a quella del film, solo che ora ci sono delle piccole variazioni: 1. c'è Pepper u.u (e chi non l'ha notata poverina? :'( ) 2. Il secondo reattore non è nella sua bella teca con scritto “la prova che Tony Stark ha un cuore” (ma siiiii noi sappiamo benissimo che Tonybello ha un cuoricino e appartiene a Peps <3<3<3)

Poi... bhè io non riesco a trattenermi nel comparare il reattore con il cuore di Tony in senso metaforico u.u e proprio con questo Obi capisce tuuuuutto u.u

Coulson! Ultimamente si sta facendo spazio tra le righe xD ormai in questa ultima parte la sua presenza è di grande importanza u.u :3 Ha salvato Pepper!!! :') E Tony? Vivrà? Ma siiii che vivrà! (per ora xD)

ehm... ora non so cosa dire anche perchè suppongo di aver leggermente sclerato u.u tralasciando il fatto che sto dormendo in piedi e che non abbia riletto il chappy (perdonatemi se ci sono errori, ma davvero sono sfinita D:) domani mi aspetta un'intensa studiata di storia (← materia che ODIO di più) e la chicca è che sono 99 pagine u.u mi piace dire 99 piuttosto che 100 xk quel numero è spaventoso se associato a Napoleone, rivoluzioni, moti e unità d'italia -.- (almeno so a cosa vado incontro) ma perchè non inventano la materia scolastica “Tony Stark e tutto l'universo Marvel”? 10 con lode!

Uuuuu da notare la “finezza” nella scelta del nome dell'agente Shield u.u Agente Trebor... letto come gli arabi = Robert!!! sì... sono pazza u.u ma questo già lo sapevate

Ringrazio davvero di cuore tutte le anime sante che continuano a recensire :) eri99, _BertAdor_, Fipsi, Anne White, _M4R3TT4_, mirianval, evenstar e nicolettasole :D

Alla prossima :)

Sic

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Capitolo 28

 

Vide in lontananza la porta della villa completamente spalancata e quel semplice fatto lo terrorizzò più di quanto avrebbe potuto immaginare. Non era pronto all'idea di trovare Tony accasciato a terra senza vita. In verità non sarebbe mai stato pronto ad affrontare una simile situazione.

 

Qualche strano impulso, dettato forse dalle parole dette da Pepper con voce rotta dal pianto, furono sufficienti per fargli varcare la soglia dell'ingresso senza la minima esitazione. Pieno di speranza urlò il suo nome. Desiderò con tutto se stesso di sentire una risposta; si sarebbe accontentato perfino di un impercettibile rumore pur di evitare quel tetro silenzio che aleggiava nella casa.

 

Evitò, se quanto possibile, di pensare al peggio e proseguì la sua corsa. Arrivato in salotto lo trovò.

 

Finalmente Rhodes poté tirare un sospiro di sollievo nel vedere Tony che tentava con fatica di sorreggersi a carponi. Non era arrivato troppo tardi. -Tony!- Gli fu subito accanto e lo aiutò a tirarsi su. -Stai bene?-

 

L'amico tossì e un rivolo di sangue gli scivolò lungo il mento. -Dov'è Pepper?- rantolò, alzando lo sguardo. Rhody rimase quasi sconvolto nel vederlo in quello stato: il colorito del viso aveva assunto una tonalità pallida tendente al grigiastro e due occhi vitrei lo puntavano senza esitazione. -Dov'è Pepper?- domandò nuovamente con tono più preoccupato per la mancata risposta da parte del colonnello, stringendo con le dita la sua spalla e pulendosi il sangue sulle labbra con il dorso dell'altra mano.

 

-Sta bene. È con un agente. Coulson, se non mi sbaglio.- si sbrigò a dire. Subito dopo i suoi occhi furono puntati al torace dell'amico, scoprendo con sorpresa la presenza del reattore. -Ti devo portare in ospedale.-

 

Tony scosse energicamente il capo. -No. Non serve e non c'è tempo. Devo fermare Stane.- affermò, sentendosi già molto meglio e facendo leva su una gamba per alzarsi.

 

Rhody fece per aiutarlo, ma Tony si era già rimesso in piedi autonomamente recuperando velocemente le forze. -In che senso devi fermare Stane?- chiese, mentre l'altro si dirigeva verso la scalinata per il laboratorio.

 

Bloccò la sua camminata, sorreggendosi al corrimano. -Credo che abbia trovato il mezzo con cui sono scappato dall'Afghanistan. Ha creato qualcosa di molto più sofisticato.- Un sorrisino stranamente compiaciuto prese vita sulle sue labbra ancora macchiate da una sfumatura vermiglia. -Ora se la vedrà con un Tony piuttosto arrabbiato.-

 

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Il gruppo di ingegneri della sezione 16 erano tutti spariti, Stane giustificò quell'assenza per imminenza della sera e mai avrebbe potuto sospettare dell'intervento dello S.H.I.E.L.D.

 

Le uniche luci che illuminavano il laboratorio erano quelle degli schermi accesi alla sua postazione, davanti a quell'immenso gigante di ferro che aveva perfezionato per farlo diventare il nuovo soldato perfetto.

 

Dalle sue mani si sprigionava un potente bagliore azzurrognolo, prova di tutta la forza che quel piccolo oggetto poteva generare. Lo avvicinò al foro nel petto di quella creatura mastodontica e con stupore scoprì che al solo incastro tutta la struttura prese vita. Ghignò soddisfatto, osservando dal basso quella meraviglia. Finalmente il suo più grande sogno stava per diventare realtà. Le Stark Industries stavano per cambiare definitivamente nome.

 

I suoi pensieri furono interrotti dal rumore sordo di una piccola esplosione. Puntò lo sguardo sugli schermi dove lampeggiava un segnale di pericolo. In quel momento capì perchè nel laboratorio non c'era nessuno se non lui. Immediatamente i suoi occhi si fusero con quelli minacciosi dell'armatura per mai più separarsene.

 

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-Signorina Potts, stia dietro di me.- la ammonì Coulson quando Pepper prese a camminare davanti a lui. -Se questa stanza era dotata di chiusura di sicurezza, Stane avrà sicuramente scoperto la nostra intrusione e potrebbe agire usando estremi rimedi.- affermò per niente tranquillo di tutto quel silenzio e quella calma che anticipava il nascere di una tempesta.

 

Gli altri tre agenti fecero strada davanti a loro con le pistole pronte al fuoco. Scrutavano il buio seguendo la scia di luci bianche che illuminava la strada fino ad una scrivania. Uno di loro soffermò l'attenzione sulle scritte lampeggianti degli schermi. -Sa che siamo qui.-

 

Pepper si guardò intorno e la sua attenzione fu attirata da un armatura composta completamente da ferro grigio, simile al prototipo che aveva visto sui monitor pochi minuti prima. Quando ipotizzò che quella creatura era probabilmente il mezzo che aveva salvato la vita di Tony in Afghanistan, rimase immobile di fronte all'armatura mentre gli agenti proseguivano a scrutare la stanza.

 

Lo immaginò in quella grotta, che ormai più volte le aveva descritto, a costruire la sua via di fuga nel pericolo di esser scoperto. Sentì una stretta al cuore ricordando quando le aveva detto che l'unica cosa che lo aveva convito a lottare era stata l'idea di rivederla.

 

Un forte rumore la fece girare di scatto e il terrore la invase completamente quando vide quel gigante animato. La voce di Coulson sovrastò il rumore dei colpi di proiettile. -Scappi via!-

 

********************************************************************************

 

Maneggiare quell'armatura ora non era per niente difficile, nonostante la poca pratica ciò che spingeva Tony a volare ad alta velocità per i cieli di Los Angeles era l'obiettivo di fermare Stane e salvare Pepper. Il resto non contava.

Rhody non aveva neanche avuto tempo materiale di farsi spiegare cosa stesse succedendo e di capire cosa dovesse fare. Questione di attimi e Tony era già perfettamente autosufficiente tanto che lo aveva visto spiccare il volo in quell'armatura sgargiante con la quale i suoi commilitoni si erano imbattuti giorni prima.

 

-Tony, vuoi spiegarmi cosa sta succedendo?- La voce del colonnello fece capolino dagli altoparlanti nel casco.

 

-Ti ricordo che fino a pochi minuti fa stavo per morire nel salotto di casa mia e sinceramente non ho tempo e voglia di spiegare qualcosa che neanche io riesco a capire.- affermò rimanendo concentrato nel volo.

 

-Ora tu la voglia la trovi perchè non sarò certo io a dire a Pepper che- Non appena Tony sentì nominare il suo nome in automatico gli si ripresentarono i suoi occhi azzurri terrorizzati.

 

-Smettila.- lo zittì autoritario. -A Stane serviva il mio reattore e da quanto ho capito anche lui deve avere un'armatura...- Ci fu qualche attimo di silenzio dove Rhodes sentiva solo il rumore provocato dal vento. -Rhody, devi farmi un favore.-

 

-Ti ascolto.- rispose disponibile. -Vieni alle industries. Trova Pepper e mettila in salvo.- Rhody percepì immediatamente il tono affranto nella voce dell'amico e per un momento si domandò perchè non volesse salvare Pepper personalmente. -Dimmi che lo farai.- La voce di Tony lo risvegliò dai propri pensieri.

 

-Certo. Ci penso io.-

 

-Grazie...- disse in un sussurro in cui Rhodes percepì anche l'affaticamento del suo fisico.

 

-Tony.... va tutto bene con Pepper?- domandò, ignaro di tutto quello che era successo poche ore prima. Lui non rispose. -Tony...?-

 

-Fa che sia in salvo. Conto su di te.- furono queste le sue ultime parole prima di chiudere definitivamente la comunicazione.

 

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Era corsa fuori fino al piazzale di fronte all'ingresso principale. Alzava e abbassava il petto velocemente riempiendo i polmoni con l'aria fresca della notte. I lampioni illuminavano la piazza deserta e il silenzio primeggiava nel buio come se quello successo dentro l'edificio non ci fosse mai stato.

 

Pepper fissò le ampie vetrate scrutando il grande reattore che primeggiava nell'atrio. Doveva trovare gli altri agenti e avvertirli di quello che era successo. Cercò di mantenere la calma e trovare una soluzione a quel problema. Fece mente locale per ricordare il punto preciso dove era stata organizzata la base segreta dello S.H.I.E.L.D.; volse lo sguardo verso l'alto poi al lato dell'edificio. La scala antincendio l'avrebbe portata sul tetto, da lì sarebbe poi entrata facilmente nello stabilimento.

 

Con un po' di difficoltà dovuta ai tacchi alti corse verso la scala. Era già a metà rampa quando sobbalzò per una leggera vibrazione nella sua mano sinistra, non si era neanche resa conto di tener stretto il telefono tra le dita.

 

-Rhody!- rispose allarmata. -Tony sta bene?-

 

-Sì, sta bene e sta arrivando. Pepper-

 

-Come sta arrivando?! No! È pericoloso! Qui sta succedendo il finimondo!- esclamò sul punto di piangere in preda al panico. -Stane ha un'armatura e ha perso il controllo. Ha attaccato gli agenti che erano con me e-

 

-Ti ha attaccato? Pepper, stai bene!?-

 

-Sono scappata fuori e- Non fece in tempo a terminare la frase che vide il suolo al centro della piazzola prima creparsi poi squarciarsi come se fosse carta. Come un diavolo infernale spuntò l'immenso busto dell'armatura di ferro che prima l'aveva attaccata.

 

-Pepper! Pepper! Cos'era quel rumore?-

 

-...è Stane.- Fece in un sussurro, fissando sgomenta quel mostro liberarsi dall'asfalto che ora puntava lo sguardo verso di lei.

 

-Signorina Potts! Cosa ci fa su quella scala? Lo sa che sono parecchio pericolose... Vogliamo vedere cosa succede se indeboliamo la struttura?- chiese Obadiah mellifluo ma con la voce alterata da una nota metallica.

 

Nonostante la lontananza Pepper riuscì a capire le sue parole anche dal gesto del suo braccio che si alzò minaccioso verso di lei, puntandola con le canne. I suoi occhi azzurri notarono una scia luminosa squarciare il cielo e bastarono due secondi perchè questa raggiungesse Stane, catapultandolo sulla strada principale occupata dal traffico serale.

 

L'armatura grigia si rimise in piedi puntando prima un ginocchio sul suolo. -Tony?! Sei veramente tu?!- domandò incredulo di ciò che gli si era presentato davanti agli occhi.

 

-Sono anche io contento di vederti, zietto!- esclamò non perdendo il suo senso dell'umorismo.

 

La risata spregevole del vecchio si amplificò. -Sono curioso di sapere come hai fatto a sopravvivere senza il tuo magnifico cuore. Se non mi sbaglio lo sto usando io e devo dirti che mi sto divertendo un mondo.-

 

-Sono spiacente ma ti devo ricordare che ha dimenticato il secondo reattore a pochi metri da me. Molto sconsiderato da parte tua. Se non lo avessi fatto a questo punto sarei all'altro mondo proprio come avevi pianificato.-

 

-Signore, vorrei rammentarle che il reattore a sua disposizione non è abbastanza potente a supportare l'alimentazione dell'armatura. In questo momento è al 15%.- lo informò la voce di Jarvis mentre intorno a loro il traffico si era definitivamente bloccato.

 

-Lo so. Ma lui non è al corrente di ciò.- sussurrò mentre un sorrisino divertito gli si dipinse sulle labbra.

 

-Hai ragione! Il reattore che avevi donato alla tua amata... A proposito, non mi hai lasciato terminare con lei. Stavo giusto per farla precipitare al suolo, ma sono pienamente sicuro che anche da questa distanza riuscirò a fare centro.- ghignò con cattiveria.

 

Tony si girò di scatto verso lo stabilimento dove primeggiava a grandi caratteri il suo nome. Lo zoom si concentrò sulla figura di Pepper che guardava nella loro direzione terrorizzata. Quando era arrivato non si era accorto di lei; la credeva al sicuro insieme agli agenti come gli aveva riferito Rhody. Ora tutte le sue paure riaffiorarono e le parole di Stane gli ritornarono in mente.

 

Si rigirò verso l'avversario che con un braccio alzato puntava oltre la sua figura. Tony non ci mise molto ad agire. Gli fu subito addosso, atterrandolo di schiena. -Sono io il tuo bersaglio. È me che vuoi uccidere.- gli ringhiò addosso, schiacciandogli il petto con tutto il suo peso.

 

-Oh Tony...- iniziò canzonatorio. -Se uccido lei, inevitabilmente disintegro anche te.- Tony si sentì improvvisamente stretto per i fianchi, non fece in tempo a realizzare che le mani dell'armatura di Stane l'avessero arpionato che si ritrovò scaraventato contro l'asfalto.

 

Non riuscì a rialzarsi completamente che un forte colpo al fianco lo catapultò contro il retro di un camion distruggendolo completamente. -Ho passato anni dietro l'ombra di tuo padre e quando finalmente ero riuscito a togliermelo dai piedi, lui lascia nelle tue mani più di metà dell'azienda. A un ventenne. Howard ti stimava più di quanto non lo desse a vedere. E me ne sono accorto solo quando lo avevo già ucciso.-

 

Tony si sentì mancare il fiato quando sentì quelle parole. -Hai ucciso tu i miei genitori?-

 

-Ovviamente, Tony, e tu saresti dovuto essere con loro quel giorno. Ma ora vedrò di rimediare.- affermò prima di scaricare una raffica di proiettili contro di lui e di conseguenza contro il camion che scoppiò in un esplosione.

 

Stark attivò i propulsori e scampò alle fiamme, levitando a cinque metri da terra. Ancora non riusciva a rendersi conto di quello che gli aveva appena rivelato Stane. Per anni aveva vissuto col rimorso di non aver sistemato le cose con suo padre per quello stupido e inaspettato incidente d'auto, ora scopriva che era stato tutto pianificato.

 

-Non credere di essere l'unico a saper fare questi giochetti. Mi sono rivoluzionato anche io.- lo avvertì prima di attivare i razzi sotto i piedi e alzarsi il volo con una scia di fumo grigio.

 

-Signore, la sua armatura è in grado di volare.-

 

-Me ne sono accorto, Jarvis, grazie per l'appunto.- rispose, pensando velocemente ad un piano d'azione. Girò il capo in direzione dell'azienda e da lontano intravide il bagliore del reattore dalla dimensioni originali. -Ok... dobbiamo portarlo sul tetto e avvicinarlo all'altro reattore. Abbiamo due possibilità se le due cariche di energia si avvicinano: o un effetto di neutralizzazione o esplosione. La scelta sta alla monetina. Testa o croce, Jarvis?-

 

-Vorrei ricordarle che anche lei è provvisto di un reattore con energia autonoma.-

 

-Quanta energia ho a disposizione?-

 

-11,3%.-

 

-Meraviglioso. La differenza tra me e lui è che se avrò un contatto con l'altro reattore il mio si neutralizzerà.-

 

-Le rinnovo nuovamente la notizia che lei non è autosufficiente senza l'alimentatore.- riferì con tono affabile.

 

Tony alzò gli occhi al cielo esasperato. -Non mi sei molto d'aiuto sai... Comunque è molto meglio che fare bum. Forza andiamo.- affermò aumentando l'energia e volando sul tetto dello stabilimento.

 

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-Signorina Potts, quest'area non è sicura dobbiamo spostarci!- esclamò Coulson che da poco l'aveva raggiunta sul tetto dello stabilimento. Pepper sembrò non sentirlo, stringeva tra le dita il freddo metallo della ringhiera fissando lo scontro e l'esplosione che raggiunse il cielo, mentre una leggera brezza le colpiva il viso. -Signorina Potts!- la richiamò con voce più alta. Lei si girò di scatto guardando persa gli occhi dell'agente. -Dobbiamo andare.- fece indicandole l'entrata dello stabilimento posizionata sulla sommità.

 

Pepper annuì e lo seguì. Fece molta attenzione a dove metteva i piedi e più volte si sorresse per timore di scivolare. -Vuole una mano?- chiese disponibile l'agente, sorridendo affabile come se tutto quello che stava succedendo fosse normale.

 

-Ce la faccio, grazie.- rispose lei, nonostante quel leggero cigolio ad ogni passo non l'assicurasse per niente.

 

Coulson aprì la porta e da perfetto galantuomo fece spazio a lei perchè entrasse per prima. Pepper proseguì titubante e prima di varcare la soglia diede un'ultima occhiata a quel puntino rosso e oro che fluttuava nel cielo scuro.

 

Una volta che Coulson si assicurò che la donna fosse priva di distrazioni, prese in mano la situazione. -Dobbiamo fare in fretta. Ho chiamato rinforzi. Può stare tranquilla, i nostri sono gli agenti più adatti e preparati a queste situazioni.- affermò prendendo a camminare spedito.

 

-Queste situazioni?! Vorrebbe dirmi che ce ne sono state altre?- domandò atterrita.

 

L'agente si girò, sorridendo tranquillo. -Questo è davvero il minimo, c'è di peggio.- disse lasciando Pepper incredula per quelle parole.

 

La ricetrasmittente alla cintola di Coulson si attivo e una voce di donna parlò. -Quello che dovrebbe essere Stark si è spostato sul tetto sopra il reattore e l'altro lo sta seguendo. Attendiamo ordini.-

 

-Per ora aspettiamo, agente Romanoff. Fury vuole vedere se ce la fa da solo.- rispose l'agente. Pepper invece non aveva neanche aspettato di sentire la sua risposta che si era voltata per tornare sotto il cielo notturno. Coulson si voltò e subito le corse dietro. -Signorina Potts, non può tornare lì fuori!- esclamò afferrandole un polso per fermarla.

 

-Io devo andare da lui.- lo disse quasi fosse una supplica.

 

L'uomo la guardò con cipiglio severo, poi però notò gli occhi impauriti di lei. -Se ora la porto là fuori. Stark, starà ancora più in ansia perchè lei è in pericolo.- Pepper non diede segno di aver cambiato idea e Coulson sospirò rassegnato. -Ok... torneremo fuori, ma non su quel terrazzo. Assisteremo dal terzo edificio. Questa è la mia ultima proposta; o accetta questo o sarò costretto ad intervenire con la forza e non pensi che mi faccia scrupoli solo perchè lei è una donna. Le donne sono le più pericolose.- scherzò, terminando con un sorriso tranquillo. Solo a quei compromessi lei accettò.

 

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Tony cadde sul terrazzo ruzzolando per un paio di metri sul bordo della teca di vetro che gli permetteva di vedere il grosso reattore sotto i suoi piedi. Di certo non si era esercitato con gli atterraggi, ma la causa di quella caduta era stato il mal funzionamento di un propulsore che si era disattivato a pochi metri dal suolo. -Cazzo!- imprecò a denti stretti. -Devo uscire fuori da questo coso...- Alzò la visiera del casco per prendere un po' d'aria. Un fastidioso formicolio alla mano sinistra lo portò a smontare il guanto. Fissò la mano tremante con il viso imperlato di sudore e immediatamente dietro di lui atterrò Stane con un tonfo che fece vibrare il suolo.

 

Sentì una raffica di proiettili percorrergli la schiena protetta dalla corazza e il rumore di vetri infranti gli diede l'impulso di attivare i propulsori sotto i piedi, giusto in tempo per evitare una gravosa caduta nel nocciolo del reattore. Subito riabbassò la visiera e sparò un fascio di energia in direzione della testa di Stane per fargli perdere temporaneamente la vista. Si nascose dietro una colonna e cadde seduto, poggiando la schiena al sostegno in cemento. Aveva il fiatone e le forze lo stavano velocemente abbandonando.

 

-Signore, l'energia è al 7%.-

 

-Jarvis, così non mi aiuti. Smettila di ripetermelo, ho bisogno di concentrarmi!- lo riprese. Solo in quel momento si accorse di essere senza un guanto. -Meraviglioso! Peggio di così non può proprio andare.-

 

-Potrei suggerirle di mettere fuori uso il suo sistema di mira. La scansione dell'armatura è pronta.- asserì il computer facendo apparire uno scherma davanti agli occhi di Tony.

 

-Avanti, Tony! Non c'è alcun divertimento se ti devo cercare.- ghignò Obadiah muovendo qualche passo.

 

Tony si sporse leggermente e non appena notò che Stane gli dava le spalle, prese carica e lo assalì, stringendogli un braccio intorno al collo. Infilò la mano libera tra testa e spalla strappando i fili evidenziati nella sua visiera. Il suo sguardo cadde inevitabilmente sul torace della grossa armatura e notò con sorpresa che il reattore era privo di ogni protezione. Scivolò davanti a lui e, approfittando della sua cecità a causa della manomissione del sistema, afferrò con le dita il reattore al centro del petto e si spinse dalla parte opposta con i piedi premuti sul suo ampio torace.

 

Finì a terra di schiena, mentre tra le dita della mano libera dal guanto stringeva il piccolo reattore dalla luce azzurrognola. Fissò atterrito l'avversario, incapace di spiegarsi la sua effettiva mobilità pur senza alimentatore.

 

La risata di Obadiah echeggiò dentro il casco, poi l'armatura si aprì sul davanti mostrando il sorriso compiaciuto di Stane. -Credevi davvero di potermi fermare con questo? Non sono così allocco, Tony. Ho creato un sistema secondario di alimentazione, che fortunatamente si è caricato grazie al tuo gioiellino. Non durerà molto, ma almeno avrò il tempo di ucciderti.-

 

Tony fissò l'oggetto luminoso nella sua mano, poi la parte di tetto scoperta che dava sul reattore principale. Aveva il 50% di possibilità per ottenere l'effetto desiderato e, se fosse andata come da lui pianificato, Stane si sarebbe ritrovato folgorato dall'esplosione e quel mini reattore sarebbe andato una volta per tutte distrutto. Strinse maggiormente le dita sull'oggetto dalla faccia circolare, poi lo lanciò verso la vetrata infranta sopra il reattore principale presente nell'atrio. L'esplosione derivata avrebbe coinvolto anche Stane, molto vicino al bordo. Tony si lanciò dalla parte opposta per scampare alle fiamme.

 

-No!!!- L'urlo di Stane seguito dal silenzio fece scoprire a Tony l'amara verità. Se lui aveva scelto testa, sulla monetina era risultato croce. Effetto neutralizzazione.

 

Girò il capo verso Stane, chinato sul bordo del buco e la prima cosa che trovò più sensata da fare fu sparargli contro. Con non poca fatica si trascinò dietro una cabina di aerazione e sulla visiera del casco divenne ormai evidente la scritta “4%”.

 

-Vieni fuori, brutto figlio di puttana! Hai distrutto l'unico prototipo funzionante! Ora dovrò strapparti il cuore che ti tiene in vita e il piacere che ne provo al sol pensiero mi manda ai matti!- sghignazzò la voce di Obadiah, dando l'effettiva prova a Tony della sua momentanea sopravvivenza.

 

Tony sospirò, scuotendo il capo rassegnato, forse per lui era proprio la fine. -Non sono più così sicuro di farcela...-

 

La voce computerizzata di Jarvis fece capolino dall'altoparlante. -Vuole chiamare la signorina Potts?- Quella domanda lo spiazzò completamente e uno sgradevole brivido di paura lo attraversò. La loro ultima conversazione era stata una menzogna e non poteva, o meglio dire: non voleva lasciarla con quel ricordo.

 

-Chiamala.- disse sentendo improvvisamente la gola secca.

 

Bastarono tre squilli. -T-tony...- la sua voce suonò incredula e tremante. -...s-stai bene?-

 

Lui sorrise anche se lei non poteva vederlo. -Ora sì.-

 

-Non ti vedo... dove sei?- chiese preoccupata.

 

-Come?!- fece allarmato.

 

-Sono sul terrazzo del terzo stabilimento.-

 

Tony strinse gli occhi, prendendosi la testa tra le mani. -Pepper, devi andare via. Qui è pericoloso! Era questo che volevo evitare!- lo disse quasi con voce arrabbiata e lei rimase in silenzio, capendo perfettamente ogni suo pensiero. -Scusa...- sussurrò affranto subito dopo. -...per tutto quanto.-

 

-Tony, io-

 

-C'è solo un modo per fermare Stane e non so se ci potremmo rivedere ancora.- Quelle parole la investirono come un fulmine a ciel sereno e gli occhi le si riempirono inevitabilmente di lacrime. Solamente ciò che le disse poi, le fece capire che era un addio definitivo. -Ti amo, Pepper. Scusa, l'ho capito troppo tardi.-

 

Le lacrime le rigarono le guance. Aveva sperato più volte di sentire quelle due parole pronunciate da Tony, lo aveva aspettato senza fretta, permettendogli prima di vedersela faccia a faccia con se stesso. Aveva immaginato quel momento tra baci e carezze, facendo l'amore, proprio come aveva fatto lei aprendo il suo cuore a quell'uomo così complicato e difficile.

 

In quel momento quelle due parole la terrorizzarono più di ogni altra cosa al mondo. Lo avrebbe perso.

 

Il telefono le scivolò dalle mani, cadendo nel vuoto. Coulson si era allontanato di qualche metro per parlare alla ricetrasmittente senza essere sentito. Pepper approfittò di quel momento. Corse verso quella porta che poco prima aveva varcato per arrivare fin lì, se la richiuse velocemente alle spalle bloccando la serratura mentre le urla dell'agente la richiamavano e le ordinavano di aprire. Doveva tornare da Tony, non poteva finire tutto in quel modo.

 

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Tony si sfilò il casco dal capo e, tenendolo tra le mani, osservò le evidenti ammaccature che incorniciavano il suo sguardo serio. Sorrise ricordando la serata in cui aveva fatto vedere per la prima volta l'armatura a Pepper. L'aveva costruita senza un perchè e ora grazie a quella creatura poteva mettere la parola fine su tutti quei problemi e contrasti che erano nati prima della sua nascita.

 

Con fatica cercò di rimettersi in piedi e quando finalmente riuscì a reggersi sulle sue gambe autonomamente mosse qualche passo per essere visto da Stane. Lasciò cadere il casco a terra e il rumore provocato attirò l'attenzione del vecchio, che ancora sul bordo della voragine cercava disperatamente di intravedere il piccolo reattore, nonostante la difficoltà dovuta alla luce prodotta da quello dalle dimensioni reali.

 

-Anthony...- sussurrò sprezzante, osservando il giovane del tutto vulnerabile. -...hai deciso di andare all'altro mondo senza protestare?-

 

Tony notò la precaria stabilità dell'immensa armatura grigia sull'orlo del foro. Gli sarebbe andato incontro e lo avrebbe trascinato di sotto con lui. Nessuno dei due sarebbe sopravvissuto, ma Tony avrebbe vinto.

 

-Perchè quel tono così sorpreso?- domandò prendendo tempo per caricare i propulsori ai piedi.

 

-Non sei mai stato così accondiscendete, magari hai capito di non aver più via di scampo.-

 

-Può essere.- asserì col fiatone. -Ma tu verrai con me.- esclamò con un sorrisetto sghembo.

 

Alle spalle di Stane una porta si aprì e la figura di Pepper balzò agli occhi di Tony, che rimase immobile a fissarla come se fosse stato un miraggio, ma ben presto realizzò che non si trattava di un sogno. -Tony!- urlò il suo nome tra le lacrime, facendo qualche passo.

 

Stane fece per girarsi e fu allora che Tony agì. Attivò i propulsori e gli fu addosso. Di colpo la forza lo abbandonò e il suo corpo venne prosciugato da ogni piccola forma di energia mentre nella sua testa sentiva ancora la voce di Pepper chiamarlo.

 

Le fiamme si dispersero verso l'alto e Pepper serrò gli occhi per quell'ondata di caldo cocente e forte luce, quando li riaprì il fumo scuro aveva preso la direzione opposta. Si sentì le gambe molli e cadde sulle ginocchia incapace di stare in piedi da sola. Lo aveva visto andare addosso a Stane e poi la grossa armatura era caduta verso il basso, inghiottendo anche lui. I singhiozzi la scossero violentemente e una stretta all'altezza del petto la fece piegare su se stessa. In lontananza intravide un bagliore azzurro intermittente e per un secondo trattenne il respiro, si asciugò le lacrime e, una volta che il fumo si fu diradato, poté riconoscere il corpo di Tony accasciato a terra immobile proprio sull'orlo di quel precipizio che poco prima aveva sputato fuoco. -Tony...- un sussurro smorzato uscì dalle sue labbra.

 

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Quando era arrivato a bordo della sua auto aveva chiaramente visto Tony fronteggiare un colosso di ferro sul tetto dell'edificio principale. Uno scossone accompagnato da un boato lo aveva sorpreso mentre saliva velocemente le scale. Solamente quando arrivò sulla sommità realizzò ciò che era appena successo. Il colonnello rimase per qualche secondo bloccato davanti al disastro che primeggiava su quel terrazzo: dalle cabine sfasciate all'immenso foro al centro del tetto. Solamente dopo aver guardato per qualche secondo il fumo alzarsi verso il cielo riconobbe la figura di Pepper china a terra.

 

-Pepper!- la richiamò senza però essere sentito. -Pepper!- la richiamò più forte e, muovendo qualche passo, urtò qualcosa col piede. Abbassò lo sguardo e con sorpresa trovò un oggetto luminoso dalla forma simile a quella del reattore di Tony, lo raccolse scoprendo che era proprio quello che aveva pensato. Infatti, diversamente da come Stane e lo stesso Tony avevano creduto, il mini reattore non era precipitato verso il basso, ma accidentalmente era rimbalzato sull'unica lastra rimasta intatta e poi era schizzato al lato esterno dell'edificio.

 

Rhody lo fissò confuso, poi rialzò lo sguardo in direzione di Pepper e solo allora si accorse che quello disteso a terra privo di sensi era proprio Tony. Corse veloce nella loro direzione, ben attento a non inciampare tra le macerie.

 

Pepper teneva dolcemente il capo di Tony sulle gambe, mentre con il viso grondo di lacrime cercava di tirarlo fuori da quell'armatura che non voleva lasciarlo andare. Rhodes credette che lei non lo avesse visto, ma si sbagliò. -Dobbiamo tirarlo fuori di qua prima che sia troppo tardi. Aiutami a tirarlo fuori!- esclamò singhiozzando mentre con le dita tremanti cercava di rimuovere la lamina che proteggeva il petto a Tony.

 

Il colonnello notò immediatamente la precaria condizione della lucina azzurra che si spegneva e riaccendeva ad intermittenza e ricordò quello che Tony gli aveva detto in proposito del reattore arc quando erano di ritorno dall'Afghanistan: “Fino a quando la lucina blu sarà accesa io starò benissimo, è quando si spegne che c'è da preoccuparsi.” Volse nuovamente l'attenzione all'oggetto che stringeva tra le dita fissandolo sgomento.

 

-Dove l'hai trovato quello?- domandò Pepper in un sussurro con occhi tremolanti fissi sulla luce azzurra del mini reattore.

 

-E-era...- balbettò perplesso, voltandosi un momento.

 

Pepper si rese conto di perdere tempo prezioso e incitò l'amico ad aiutarla. -Possiamo ancora salvarlo, devi aiutarmi a liberarlo!- esclamò e la sua voce diede in parte coraggio ad entrambi.

 

Rhodes si chinò, poggiando a terra il mini reattore. Con una mano tenne ferma la spalla di Tony, mentre arpionava con le dita una sporgenza del pezzo toracico; diede un forte strattone e le saldature che tenevano i componenti uniti saltarono in un sol colpo e il petto di Tony venne scoperto.

 

Lei non attese altri attimi e subito si preoccupò di staccare quel reattore che non si degnava a stare acceso. Dopo una leggera pressione sentì un clic che le permise di estrarre quel piccolo oggetto. Rhody le passò immediatamente il pezzo più evoluto e Pepper, nonostante le mani tremanti per la paura e l'ansia, riuscì a sostituire il suo cuore. Gli passò le mani sul collo, sentendo battito del cuore tornare stabile.

 

Rhody la vide sorridere mentre lacrime di commozione, gioia o paura le bagnavano il volto. -Ora è tutto finito...- sussurrò con voce flebile carezzando il viso dell'uomo che tanto amava e che aveva salvato.

 

 

Continua...

 

 

 

 

NdA:

Lo so, lo so... sono quasi le 15 e io sono in immenso ritardo sull'orario prestabilito per la pubblicazione u.u

Ma come vi ho già detto una volta sono pochi i motivi per cui non sia puntuale xD 1. il pc è partito per l'aldilà (se succedesse anche io sarei mezza morta) 2. Sic vs male fisico -.- già... ma sapete perchè!? Colpa dei prof!!! (una in particolare... quell'adorabile donna che mi tormenta con storia e filosofia) cooomunque lo stress mi ha fatto tornare la gastrite e, causa di forza maggiore, mi sn rintanata nel letto e ho dormito fino a mezzogiorno! XD Sta di fatto che questo capitolo aveva molte, forse troppe cose che andavano dette u.u Chappy 28 di importanza COLOSSALE!!! Già per scriverlo ricordo di aver sputato non pallini, ma direttamente pietre da chilo!

Vediamo di fare le cose in ordine senza dimenticare qualcosa ;)

Io ho sempre pensato che la causa della morte dei genitori di Tony fosse Obadiah... non so spiegarne il motivo, ma l'idea giustifica anche il fatto che quel brutto vecchiaccio (odiato ormai da ttt voi xD ma fortunatamente morto e recluso agli inferi) abbia cercato di uccidere Tony più volte u.u

Poi... la questione di esplosione e neutralizzazione al contatto di due reattori è puramente frutto della mia invenzione e non c'è nessun fondamento scientifico xD l'ho messa solo per giustificare quello che segue.

La seconda alimentazione dell'armatura di Stane è ancora invenzione, visto che dovevo giustificare il fatto che il mini reattore buono fosse disponibile per la sostituzione! Ragazzi miei, nel film non si capisce proprio come Tony riesca a sopravvivere con il reattore che fa un accendispegni continuo! Mah... i misteri di IRM xD

La telefonata u.u potrebbe ricordare molto la situazione che si è verificata in The Avengers, qnd Tonybello si carica in spalla il missile nucleare e suuuu nel buco nel cielo u.u comunque, sorvolando questa similarità, era proprio alle ultime parole di Tony che volevo arrivare. Quel “ti amo” che ci ha fatto dannare per 27 capitoli è finalmente arrivato! Bhè... non è la situazione più romantica del mondo e si avvicina alla drammaticità, ma sapete com'è fatto Tony, no? Capisce tutto dopo! (parliamo in ambito sentimentale, mai mettere in dubbio il suo genio per fisica, meccanica e tutte quelle cose belle) Non so voi, ma in IRM3 quando dice: “l'unico motivo per cui non ho avuto un crollo è perchè ti sei trasferita da me. È fantastico, ti amo, sono fortunato, ma, tesoro, non riesco più a dormire” Se mi dava due sberle ci rimanevo meno male! Ahah un “ti amo” e un “tesoro” detti così apertamente e velocemente che mi hanno lasciato sconvolta! (in senso positivo eh!)

poi... credo di aver detto tutto, ma non ci metterei la mano sul fuoco xD

Dunque ora sembra tutto sistemato... Stane è morto, Tony ora sta bene per merito di Pepper e... adesso? Che succede? Do il via alle scommesse! :P

Bhè ora mi sembra giusto ringraziarvi di essere arrivati fin qui u.u e mi scuso ancora per il ritardo xD

Grazie anche a: eri99, _BertAdor_, Fipsi, mirianval, evenstar, kay33, Anne White, nicolettasole e _M4R3TT4_ che hanno recensito lo scorso chappy :)

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto ;)

Alla prossima settimana con altre sorprese :D

Sic

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Capitolo 29

 

Quando cercò di aprire gli occhi, la forte luce del giorno glieli fece chiudere immediatamente. Dal silenzio iniziale cominciò a sentire un rumorio confuso di voci, poi un bip persistente gli invase le orecchie. Si passò una mano sulla fronte e quando cominciò a mettere a fuoco le figure intorno a lui, riconobbe immediatamente l'amico Rhody che si era avvicinato a lui.

 

Lo fissò confuso per poi guardarsi intorno, riconobbe subito la tipica struttura di una camera ospedaliera suggerita dalla struttura ferrea del letto e dalla flebo collegata al suo braccio. Si portò una mano al centro del petto sentendo immediatamente l'intrusione nel suo torace che ormai si era abituato a possedere. -Cosa ci faccio qui?-

 

Rhodes sorrise affabile. -Sopravvivi, fortunatamente.-

 

-Ma io... come fa a...- balbettò confuso non spiegandosi come il suo reattore fosse completamente funzionante.

 

-Ho trovato il reattore sul terrazzo e Pepper è riuscita a sostituirlo prima che fosse stato troppo tardi.-

 

Tony scattò immediatamente seduto e per un momento gli girò la testa. -Dov'è Pepper?- L'amico lo guardò senza rispondere, per poi sedersi sulla sedia accanto al letto. -Rhodes, dimmi dov'è lei.-

 

-Ti è rimasta accanto tutta la notte, finché non ti sei ristabilito completamente. Ora...- tentennò nel continuare e non riuscì nemmeno a guardarlo negli occhi che in quel momento lo fissavano ansiosi. -Non andava tutto bene tra voi.- osservò angosciato. Tony non rispose, restando immobile e sperando di aver capito male. -Se n'è andata, Tony.-

 

-Quando torna?- fece quella domanda pur sapendo perfettamente che non ci sarebbe stata risposta.

 

Rhodes scosse il capo sconsolato, ricordando perfettamente quello che gli aveva detto Pepper. -Come puoi anche solo sperare che torni?-

 

Tony si prese il capo tra le mani stringendosi i capelli tra le dita. -Non doveva andare così...- sussurrò appena. -Non doveva...-

 

A quel punto il colonnello si scaldò. -Tony, a me è stato solamente riferito ciò che le hai detto e mi sono trattenuto dal tirarti un cazzotto in pieno volto! Mettiti nei suoi panni! L'hai fatta scappare!-

 

-Lo so! Secondo te perchè avrei detto quelle cose? Volevo che si allontanasse da me.- quasi gridò dicendolo.

 

Rhody sbatté le palpebre perplesso. -Cos-

 

-Con me era in pericolo. Per Stane. Avevo capito che complottava contro di me e ho voluto che lei si allontanasse di suo proposito, proprio per evitare che io la trattenessi o che lei si rifiutasse di scappare. Sai anche tu quello che è successo la sera della festa di beneficenza... l'ha quasi uccisa. Non è passato molto perchè ci ritentasse.- affermò stringendo i pugni. -Rhody, dimmi dov'è. So che a te lo ha detto.-

 

-No, Tony. Non me l'ha voluto dire, forse proprio perchè sapeva che l'avresti cercata.- affermò affranto, capendo solo ora tutte le cose.

 

Tony cercò di mettersi in piedi, ma colto da debolezza cadde nuovamente seduto sul materasso. -Tony non ti sforzare, i dottori dovranno visitarti.- affermò sostenendolo per un braccio.

 

-Nessuno dovrà toccarmi. Io devo andare.-

 

-Signor Stark.- Tony e Rhody si girarono verso l'entrata trovando il sorriso affabile dell'agente Coulson. -È un piacere trovarla sveglia. Coglierò l'occasione per attuare quel colloquio di cui avevo parlato con la sua segretaria.-

 

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Non poté non notare la scritta in prima pagina che reclamava disperata una risposta con quella domanda scritta a caratteri cubitali. “Chi è Iron Man?”. Tony fece scorrere una mano sui giornali posti accuratamente sul tavolo spostandone uno per trovare l'interfaccia di un altro quasi simile con l'immagine della sua armatura rossa e oro ad occupare quasi tutto lo spazio disponibile.

 

-Iron Man?- sussurrò perplesso, dimenticandosi di essere completamente solo in quella stanza. Dopo essersi svegliato nell'ospedale di quell'associazione segreta di Coulson e una intensa chiacchierata con quest'ultimo, Tony aveva dovuto immediatamente recarsi alle Industries per dare un po' di chiarezza a quello che era successo e, stando a come gli aveva detto l'agente, esibire il suo alibi che dimostrasse al mondo intero che non era il suo viso a nascondersi dietro lo sguardo intimidatorio dell'armatura che tutti ormai chiamavano Iron Man.

 

Con una mano si sistemò il nodo alla cravatta, pensando a quanto tutti quei dettagli che avrebbe dovuto esporre fossero soltanto un mucchio di balle e a quanto non gliene fregasse nulla di quello che era successo se non scoprire dov'era andata Pepper. Aveva provato a chiamarla al cellulare così tante volte che ormai aveva perso il conto e, nonostante avesse sempre trovato il telefono staccato, la speranza non veniva meno ogni volta che ci tentava.

 

Volse l'attenzione allo schermo della televisione che mostrava in diretta le immagini dell'amico Rhodes a introdurre la vicenda che a momenti avrebbe esposto anche lui. Rimase in piedi infilando le mani nelle tasche dei pantaloni e inevitabilmente le sue dita sfiorarono il palmare. Per l'ennesima volta non riuscì a trattenersi e, recuperato il telefono, fece scorrere il dito sullo schermo e la chiamata automatica si avviò.

 

Il fermo immagine di Pepper con il suo sorriso lo accolse e, prima di portarsi il telefono all'orecchio, lo fissò alcuni attimi. Come le altre volte il cuore cominciò a battergli più forte contro il petto quasi volesse uscire. La delusione non tardò ad arrivare, dopo alcuni secondi di silenzio la segreteria telefonica partì.

 

Chiuse gli occhi, abbandonando il capo in avanti e restando ad ascoltare la voce registrata. Sentì una strana stretta alla bocca dello stomaco e il fiato farsi così pensante che fu impossibile bloccare un sospiro, mentre gli occhi coperti dalle palpebre si inumidirono maggiormente.

 

-Signor Stark, tre minuti e tocca a lei.- La voce di Coulson alle sue spalle lo colse di sorpresa e ricacciò immediatamente il telefono nella tasca della giacca, girandosi verso l'uomo che lo affiancò vicino al tavolo. -Abbiamo la testimonianza di ventidue persone che affermeranno la sua presenza sullo yacht nei dintorni delle coste di Malibu. Come abbiamo discusso prima, Iron Man era la sua guardia del corpo che ha assunto dopo l'incidente in Afghanistan. Qui c'è scritto tutto quello che deve dire.- affermò porgendogli dei rettangolini di carta rigida.

 

Tony li fissò per qualche secondo, passando poi agli occhi chiari dell'agente. -No. Gliel'ho già spiegato. Odio che mi si porgano le cose. Non lo prenderò neanche per errore.-

 

Coulson alzò gli occhi al cielo, ancora abbastanza scettico su quella strana fobia da parte di Tony. -Ma ci sarà qualcuno da cui accetta le cose che le vengono porte?- domandò esasperato poggiando i foglietti sul ripiano in mogano.

 

Tony fissò l'uomo per qualche secondo, rendendosi conto che effettivamente c'era quel qualcuno solo che in quel momento non sapeva dove fosse né sapeva se l'avesse più rivista. Rimase in silenzio e poi come se niente fosse recuperò i cartoncini azzurri leggendoli velocemente uno ad uno. -Non parla di Stane.- puntualizzò una volta lette tutte quelle montature della sua trascorsa giornata, che a lui suonavano come una gran montagna di balle. Era stufo marcio di mentire.

 

-È in vacanza. I jet privati hanno un pessimo primato per quanto riguarda la sicurezza.- affermò del tutto tranquillo, tanto che Tony ebbe l'impressione che lo stesso agente fosse convinto della veridicità di quella frase.

 

Tony fissò ancora i bigliettini con le scritte. -Ma vi sembra davvero così credibile? Suona assurdo solo a pronunciarlo! Lui: la mia guardia del corpo!?-

 

-Si fidi di me. Sono un esperto in queste cose.-

 

-Oh sì! Lei e tutta la sua agenzia segreta di cui non si capisce cosa cazzo faccia!- sbottò irritato, nervoso sia per esser stato tenuto all'oscuro sia per il fatto che lei non era lì con lui.

 

Coulson lo guardò comprensivo, mentre Tony lo trafiggeva con i suoi occhi scuri. Non si aspettò delle scuse, aveva capito perfettamente con chi aveva a che fare e, modestia a parte, si riteneva molto bravo a leggere le persone. -Si attenga al gobbo. Per qualsiasi inconvenienza ci faremo sentire noi.- disse per poi camminare tranquillamente verso l'uscita della sala.

 

Tony fissò la sua schiena e in quel momento trovò l'unica occasione per chiedergli quello che non era riuscito a dire all'ospedale. -Aspetti.- Coulson si girò e trovò l'uomo ad osservare lo schermo della televisione. Ci volle qualche secondo prima che parlasse. -Rhodes mi ha detto che era con lei durante lo scontro.-

 

L'agente si mise le mani nelle tasche dei pantaloni alzando maggiormente il mento e capendo perfettamente a chi si stesse riferendo l'uomo. -Esatto.- Altri attimi di silenzio pervasero la stanza solo i rumori attoniti dietro la porta che dava sulla sala principale rompevano la monotonia. Coulson percepì l'incertezza da parte di Tony, così parlò lui. -È una donna in gamba, determinata e, oserei dire, maledettamente testarda. Non c'è stato verso di convincerla a lasciare il luogo.- Inevitabilmente un sorrisino prese vita sulle labbra di Tony.

 

Abbassò lo sguardo osservandosi la punta delle scarpe. -Sa dov'è andata?- glielo chiese senza inutili giri di parole, disposto ormai a tutto pur di ritrovarla.

 

Solo in quel momento l'agente capì perchè la fidata assistente del magnate Stark non era lì con lui. Era scappata. -No. Mi dispiace.-

 

Tony alzò il capo, annuendo ripetutamente e sospirando. Si avvicinò a Coulson, tendendogli la mano. Quest'ultimo gliela strinse senza esitare. -Grazie.- affermò sincero. -Grazie per averla protetta.- L'agente non poté far altro che sorridere. -È meglio che vada. Una marea di giornalisti curiosi mi sta aspettando.-

 

L'altro si fece da parte permettendo al miliardario di passare. -Spero di rivederla, signor Stark.-

 

-Non io.- lo salutò sventolando i cartoncini a mezz'aria prima di uscire dalla sala.

 

Camminando lentamente lesse per l'ennesima volta quello che avrebbe dovuto dire davanti ad una baraonda di giornalisti e, attraverso le riprese in diretta, anche a tutto il resto d'America. Bugie. Erano solo un mucchio di stronzate che gli avrebbero solo complicato la vita. Sulla sua pelle aveva capito che le menzogne portavano solo guai. E proprio una piccola bugia aveva fatto sì che lei si allontanasse per sempre.

 

Accartocciò tra le dita i foglietti gettandoli in un portaombrelli lungo il corridoio. Era stufo di mentire. Facendolo non ci aveva guadagnato mai niente, aveva solo perso.

 

-Darei la parola al signor Stark per una spiegazione dettagliata dell'accaduto.- La voce di Rhodes anticipò l'entrata di Tony che diversamente dalle altre volte entrò in sala senza volgere un sorriso o un saluto alle telecamere.

 

Prese posto dietro il leggio e guardò i reporter seduti davanti a lui. -Siete tanti.- iniziò umettandosi le labbra. -Forse più dell'altra volta.- puntualizzò senza ottenere qualche reazione. Si girò verso Rhodes poi verso i giornalisti. -Bene... Cosa vi ha detto? Così non vi faccio perdere tempo prezioso ripetendo quello che il colonnello vi ha descritto.-

 

Una donna bionda seduta in prima fila parlò: -È davvero possibile che Iron man sia la sua guardia del corpo? E perchè è uscito allo scoperto solo ora?-

 

Tony fissò la giornalista, sicuro di averla vista da qualche parte, ma senza ricordarsi fermamente dove e quando. -Ah bene! Credevo suonasse strano solamente a me! Se è questo che vi ha detto ha sparato solo un mucchio di stronzate.-

 

Rhodes sgranò gli occhi incredulo e subito un mormorio si levò tra il pubblico. Si avvicinò a Tony sussurrandogli qualcosa all'orecchio. -Attieniti al testo per favore.-

 

-Testo? Quale testo?- fece con un tono smarrito. Il colonnello sospirò, scuotendo il capo leggermente. Sapeva perfettamente che sarebbe andata male. Poi Tony riprese a parlare verso il pubblico. -Io mi sono stufato. No, davvero, io non capisco che senso abbia dirvi che una mia guardia del corpo dentro un'armatura è intervenuta per l'improvvisa apparizione di un mostro gigante di ferro. Quando io ero su... dov'è che ero? Ah già! Sul mio yacht a Malibu. Che guardia del corpo è se non è con me? Anche un bambino capirebbe che c'è qualcosa che non va! Andiamo! Gli americani non sono mica stupidi! E sinceramente io mi sono stufato di mentire.-

 

-Tony, cosa stai facendo?- lo richiamò a voce bassa Rhodes. L'altro si girò fulminandolo con lo sguardo.

 

-Lei se n'è andata perchè le ho mentito. Non continuerò a rovinarmi la vita tra le menzogne.- sentenziò in modo che lo sentisse solo l'amico, che distolse immediatamente lo sguardo affranto per quello che stava succedendo.

 

-E allora, signor Stark, qual è la verità?- lo provocò la stessa donna di prima.

 

Tony tornò alla sua postazione. -La verità è che...- Sapeva che non sarebbe cambiato nulla della sua storia con Pepper: lei era sparita e lui era rimasto solo, perchè non era stato in grado di dirle cosa provasse realmente. Non era riuscito a dirle che senza di lei non poteva vivere, che ogni volta che la guardava negli occhi sentiva il cuore aumentargli di battito, che si sentiva in pace quando la stringeva tra le braccia, ricordandogli sempre che non era più solo. C'era Pepper e lei era tutto. Non era riuscito a dirle che l'amava più della sua stessa vita.

Ora però tutto era svanito e lui aveva bisogno di una corazza a proteggerlo. La sua sofferenza poteva essere nascosta agli altri solo creando un secondo punto di attenzione.

Rimase in silenzio per un paio di secondi, ma quando parlò creò il caos. -...io sono Iron Man.-

 

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Con non poca fatica era riuscito a scollarsi di dosso quei maledetti succhia-sangue di giornalisti e ora nel buio e nel silenzio della notte tornava a casa, dove sperava di ritrovarci Pepper. Per chissà quale motivo era convinto che le cose si sarebbero sistemate. Lasciò la macchina sul vialetto e varcò la porta d'ingresso mentre le luci si accendevano automaticamente al suo passaggio.

 

Una volta che fu in salotto tutto quel silenzio lo insospettì, difatti il maggiordomo virtuale avrebbe dovuto aggiornarlo sui fatti generali.

 

-Io sono Iron Man? Ti sembra un gioco per caso?- La voce profonda di un uomo, fece sobbalzare Tony che fece un passo indietro, scrutando quell'intruso in casa sua.

 

-Chi sei?-

 

-Nick Fury. Direttore dello S.H.I.E.L.D.- Tony fissò l'uomo di colore nel suo completo scuro e una benda sull'occhio.

 

-Ancora? Stia tranquillo, ci ha già pensato il suo tirapiedi Coulson a farmi notare quanto questo mio volere di svelare l'identità di Iron Man sia, mi sembra che lo abbia definito, “intempestivo”.- rispose seccato ormai stufo.

 

-Ti avverto, signorino, sei entrato in un universo ancora più grande di quello che già conosci.- lo riprese.

 

-L'universo è infinito. Non c'è qualcosa più grande dell'infinito, altrimenti quest'ultimo non sarebbe così definito. Lo trova in qualunque manuale di filosofia, sfortunatamente ne sono sprovvisto perciò dovrà fare la sua ricerca fuori di qua.- affermò e, assolutamente non intenzionato ad ascoltare una sola parola di più, si diresse verso la scalinata che conduceva al laboratorio.

 

-Questo è solo l'inizio. Lo sai, vero?-

 

Tony si bloccò stringendo tra le dita il corrimano alla parete e fissando il vuoto di fronte a sé. Quello non era l'inizio. Nessun inizio poteva lasciare l'amaro in bocca così come stava succedendo a lui. -La porta sa dov'è. Non sono in vena di stronzate.- tagliò corto, scendendo in laboratorio senza nemmeno preoccuparsi di cosa avesse deciso di fare Fury.

 

Digitò la password sul tastierino della porta non appena si illuminò. -Buona sera, signor Stark.- lo accolse la voce di Jarvis.

 

-Prepara l'inizializzazione per la connessione ai satelliti e ai sistemi di sorveglianza; controllo dei tabulati telefonici; indirizzi; entrate e uscite. Tutto quello che si collega a Pepper.-

 

-La volevo informare che la signorina Potts ha definitivamente recuperato i suoi effetti personali.- Tony non gli diede ascolto, preferendo a gran lunga non sapere quel piccolo particolare, si avvicinò alla scrivania e inevitabilmente i suoi occhi scuri si posarono su dei fogli posti ordinatamente sul ripiano.

 

Li prese in mano sentendo la carta ruvida a contatto con i polpastrelli. Gli bastarono le prime righe per capire cosa fosse. Le sue dimissioni. Sentì un peso opprimente invadergli tutto il corpo e si accasciò malamente sulla sedia, mentre un senso di rabbia e disperazione lo colpiva.

 

Lanciò via quei fogli sbattendo un pugno sulla scrivania, intanto che, dopo tantissimo tempo, lacrime di disperazione troppo a lungo represse gli rigarono il viso. Era di nuovo solo.

 

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I suoi occhi azzurri fissi sulla televisione osservavano annoiati le immagini che si susseguivano velocemente a causa dello zapping sfrenato che l'aveva colta in quel momento di assoluta noia. Con le gambe alzate e rannicchiate al petto sedeva sul divano dalla stoffa arancione che occupava il suo nuovo appartamento. Non era molto grande, ma abbastanza accogliente e tranquillo per una o due persone. A lei andava bene così.

 

Era terribilmente annoiata. Aveva sempre odiato non fare niente durante il giorno, ma sua madre, dopo la visita inattesa di quella stessa mattina, l'aveva costretta ad un riposo forzato e sfortunatamente non l'aveva ancora lasciata sola.

 

Si poggiò lateralmente allo schienale, mentre con una felpa bordeaux oversize dalla zip slacciata si coprì una gamba, completamente nuda per la scelta di indossare un paio di pantaloncini in tela. Abbandonò la testa di lato e un ciuffo rossiccio, fuggito dalla coda, le ricadde in parte sullo sguardo, preso ad analizzare le immagini che si susseguivano veloci. Quando una in particolare attirò così tanto la sua attenzione che si mise dritta, tornò indietro di qualche canale, cercando ciò che le aveva fatto aumentare improvvisamente il battito del cuore. Lo trovò.

 

Rimase immobile con il telecomando sospeso a mezz'aria nella sua mano, intenta a fissare la foto dell'uomo protagonista della notizia. Quell'uomo era lui.

 

-...sono passati quasi tre mesi da quella conferenza stampa dove dichiarava al mondo intero di essere Iron Man. Dopo il suo ritorno dall'Afghanistan si è attrezzato per diventare un nuovo eroe a proteggere noi americani; con stupore è uscito allo scoperto e con egual sorpresa misto amarezza è ritornato nello stesso silenzio che si percepiva prima del suo arrivo. Molte sono le domande sorte: che stia perfezionando il suo personaggio per comparire nuovamente sotto le vesti dell'uomo di ferro? Oppure una nuova dose di responsabilità si è arpionata al magnate Stark che nelle ultime settimane ha permesso alla sua azienda un altro salto di qualità superando di gran lunga il successo già posseduto? A questo noi non possiamo rispondere. Ma alcuni giornalisti sono riusciti ad estirpare qualche informazione, che rimane sempre esigua e poco soddisfacente. Ora manderemo in onda il breve scambio di informazioni avvenuta qualche giorno fa.-

 

Lo schermo mostrò Tony che usciva dalla sede centrale delle Industries affiancato da Rhodes e a seguirlo una massa di giornalisti. L'uomo proseguiva impassibile evitando di rispondere. La ripresa si spostò alle sue spalle e continuò a seguirlo insieme ai giornalisti.

 

-Tony! Tony! Una sola domanda!- continuavano a ripetere, fino a quando l'uomo bloccò la sua camminata e si girò verso la folla che lo seguiva.

 

Gli occhiali da sole proteggevano il suo sguardo, si rivolse ad un giornalista in particolare, rispondendo ad una domanda che però lei non riuscì a sentire. -Ho già detto che non ho intenzione di rilasciare interviste; sono attualmente impegnato a cercare una persona perciò Iron Man o tutto il resto non mi fregano niente.-

 

Pepper trattenne il fiato per tutto il tempo che lui parlò, mentre contemplava i lineamenti seri e duri del suo viso così diversi da come abitualmente era. Avrebbe dato di tutto pur di vedere i suoi occhi anche solo per una frazione di secondo. Erano passati mesi e lei non era ancora riuscita a superarlo, credeva che sarebbe stato facile, ma non era stato così. Ormai Tony era diventato parte integrante della sua vita e, nonostante lei lo evitasse, mai avrebbe potuto dimenticarlo.

 

L'immagine della donna del notiziario tornò. -Tony Stark dice che sta cercando una persona. Se così fosse, allora-

 

-La cucina è sistemata, però dovresti fare un po' di spesa.- Sentì la voce di sua madre avvicinarsi sempre di più, subito cambiò canale tornando a rannicchiarsi in un angolo del divano e fingendosi interessata ad uno spot pubblicitario.

 

-Grazie, mamma, ma avrei fatto io, non dovevi disturbarti.- le disse in un sussurrò girandosi verso la donna.

 

-Sciocchezze! Nessun disturbo. Comunque io vado al supermercato a prenderti quello che manca in dispensa, ti serve qualcosa in particolare?-

 

-Non serve. Vado io domani, ho già preparato la lista. Posso occuparmene tranquillamente da sola.-

 

-Allora vieni con me o saresti più interessata ad ascoltare uno chef francese che cerca di vederti un set di coltelli taglia-tutto?- la invitò la madre nel tentativo di convincerla.

 

Pepper si girò verso il televisore, notando un signorotto pingue con un paio di baffetti e un coltellaccio in mano. In quel momento ebbe la netta sensazione di esser stata appena scoperta. -Non ho molta voglia...- mugugnò, guardando le immagini nello schermo e appoggiando la testa allo schienale.

 

-Virginia...- Lei capì immediatamente che quel tono di voce seguito da una breve pausa era l'inizio di un rimprovero, ma si sbagliò. -Un po' d'aria fresca ti farebbe bene...- disse seriamente preoccupata per la figlia e per quello che stava affrontando da sola senza la minima intenzione di farsi aiutare. Un'altra lunga pausa. La ragazza non mosse un muscolo con lo sguardo fisso di fronte a sé. -...anche al bambino.-

 

Pepper abbassò lo sguardo e automaticamente si portò una mano sul ventre leggermente rigonfio.

Per questo non avrebbe mai potuto dimenticarlo. Tony le aveva lasciato quel dono così prezioso che inevitabilmente sarebbe somigliato a lui.

 

Si lasciò convincere. Si mise in piedi raggiungendo la madre che ora le sorrideva. Ricambiò il sorriso, cercando di nascondere quel velo di tristezza che dopo quel lontano giorno non l'aveva più abbandonata.

 

Seguita dalla madre, aprì la porta dell'appartamento per uscire. -Ginny,- la richiamò e lei si girò per guardarla negli occhi. -è te che sta cercando.- disse prima di superarla, seguita dai suoi occhi azzurri.

 

 

Continua...

 

 

NdA:

eheheh Credevate di esservi salvati eh? E invece?! Sbabam! Dritto sul naso! Eeeee sì, ragazze, u.u Peps è andata! E cosa ancora più sconvolgente è la sorpresone dell'ultima parte del chappy xD non ve lo aspettavate vero?! XD

Ma facciamo un passo alla volta e andiamo per gradi... Dunque la scena del “Io sono Iron Man” ha un significato molto diverso rispetto a quello del film che giustificava questa manifestazione pubblica con l'egocentrismo marchio Stark... qui il fulcro si sposta sulle menzogne e di quanto Tony sia stufo e ferito da quello che ha passato e che ancora deve affrontare u.u

Poi... Nick... come ben sapete una scena simile c'è alla fine dei titoli di coda... bhè vi dico solo che l'ho vista a malapena tre volte e qui sono andata un po' a naso, lasciando totalmente da parte il progetto Avengers, anche perchè in una situazione simile se io fossi stata in Tony avrei preso a pedate nel culo il delizioso monocolo. Scendiamo giù in laboratorio, dove troviamo un Tony emotivamente fragile e provato ** povero cucciolinoooo! :'( Scusate, ma anche se non è da Stark non potevo evitare lacrime amare! No, davvero! Non potevo non metterle!

E alla fine arriva la mia scena preferita ** Dopo quasi 3 mesi troviamo Pepper a casa sua, senza Tony e incinta D: vi prego ditemi che vi ho stupito o anche sconvolto xD Naturalmente vi chiederete: “perchè è andata via?! Tony ha detto di amarla!” u.u avete ragione, ma in Peps c'è quel timore che Tony non sia pronto ad affrontare qualcosa di serio su piano sentimentale, se poi si aggiunge un bambino... ancora peggio :(

Devo dirvi la verità... xD la prima fine che ho scritto era proprio fine fine xD si sarebbe chiusa con il capitolo 29, dove Tony si risveglia in ospedale e Pepper è con lui... Poi xò la mia parte sadica ha preso il sopravvento ed eccoci qua u.u

Spero che, nonostante la tristezza della situazione, il chappy vi sia piaciuto ;)

Grazie a _BertAdor_, Fipsi, Anne White, evenstar e _M4R3TT4_ per aver recensito il capitolo scorso :)

Alla prossima settimana!

p.s. Per bilanciare le situazioni, mercoledì ho postato una one-shot fluffosa con Tony e Pepper xD consolatevi con quella xD lì la dolcezza fa venire il diabete xD

Ciaoooo

Sic

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Capitolo 30

 

Scese le scale del laboratorio velocemente senza darsi preoccupazioni dell'amico che cercava di stargli dietro con fatica. -Jarvis, aggiornami.- affermò sfilandosi gli occhiali da sole e lanciandoli malamente sul ripiano della scrivania.

 

-Le ricerche continuano ininterrottamente. Sono collegato a tutti i satelliti e telecamere di videosorveglianza; non sono ancora riuscito a trovare un profilo che si identifichi con la signorina Potts. Per quanto riguarda le conversazioni telefoniche ci sono più di quattrocento diverse identificazioni, le linee disturbate non mi permettono di far combaciare perfettamente le diverse voci femminili a quelle della signorina Potts.- asserì informando il padrone.

 

Rhodes alle sue spalle, sgranò gli occhi sbalordito per le misure prese dall'amico. Voleva trovarla a tutti i costi.

 

-Non puoi confondere le voci. Hai registrazioni, telefonate, video con Pepper, usali e individua quella giusta.- esclamò con un tono abbastanza irato per l'ennesimo insuccesso. Il super computer agì senza rispondere.

 

Tony si lasciò cadere sulla poltrona davanti alla scrivania, strizzandosi gli occhi con una mano. Da quasi tre mesi continuava a cercarla senza il minimo successo.

 

-Non ti sembra di esagerare con tutto questo?- azzardò Rhody, riferendosi alle misure così drastiche pur di trovarla.

 

-No.- rispose secco. -Devo trovarla. È andata via e non ho avuto tempo di spiegarmi. Non potrei mai perdonarmi il fatto di averla persa senza neanche tentare di...- sospirò. -sistemare le cose.-

 

-Tony, capisco che stai passando un brutto momento, ma magari lei non vuole più vederti.- optò l'amico.

 

Tony si alzò di scatto battendo un pugno sul tavolo. -Certo che non vuole vedermi! Non hai idea di come mi abbia guardato quando le ho detto quelle cose. L'ho ferita e tutto perchè volevo proteggerla da Stane che è riuscito a prenderla lo stesso! Lei se n'è andata per sempre e mi odia! Io non riesco a vivere così. Non riesco a vivere senza di lei...- Fissava Rhodes negli occhi con la voce alterata. -Non so dov'è e non so neanche se sta bene. Per quello che ne so... lei potrebbe essere anche...- Le parole gli morirono in gola, abbassò il capo e strinse gli occhi, mentre si risedeva. -Non puoi capire cosa io prova ogni giorno a controllare i necrologi di donne americane sulla trentina con il costante timore di trovare una sua foto...- ammise affranto. -Rhody, da quando lei se n'è andata non dormo più e... quando riesco a chiudere gli occhi ho gli incubi. Sono tornati peggio di prima. Senza di lei affondo e non torno più in superficie...-

 

Rhodes lo fissò per alcuni istanti. Gli era stato vicino in quei mesi e Tony passava le giornate a cercare un modo per trovarla senza darsi pace. Non poteva continuare a vederlo così: doveva dirglielo. -Non è morta. E sta bene.-

 

Tony alzò il capo di scatto, puntando gli occhi sul colonnello. -Le hai parlato?- Rhodes annuì. -Quando?- la sua voce era calma.

 

-Mi ha chiamato da un numero privato due settimane fa. Ha detto che stava bene e-

 

-Perchè non me l'hai detto!?- Scattò in avanti, afferrandogli il colletto della camicia, mentre la rabbia cominciava a crescere. Rhody era pienamente consapevole di quella reazione.

 

-Mi ha fatto giurare di non dirtelo, ma a questo punto non potevo più tenertelo nascosto.- affermò fissandolo in quegli occhi che in quel momento lo fulminavano. Tony lo lasciò e fece qualche passo indietro, passandosi una mano tra i capelli.

 

-Mi dispiace... non dovevo reagire così...- si scusò. -Cos'altro ti ha detto?-

 

-Nulla di che... Voleva sapere come stavi.-

 

-Non ti ha detto dov'era?- domandò speranzoso.

 

Rhody scosse il capo. -Non ha voluto dirmelo.- Tony si appoggiò alla scrivania, perdendo tutte le speranze. -Tony, io credo che tu debba rassegnarti. Pepper non vuole- Fu bloccato dalla voce di Jarvis.

 

-Signore, credo di averla trovata. Ho trovato un profilo che combacia per 88% alla signorina Potts. Mi correggo 95%.- Tony si fiondò a guardare con i propri occhi l'immagine sugli schermi. Vide una ragazza dai capelli ambrati con indosso una larga felpa bordeaux e dei pantaloncini corti scendere da un auto e muovere qualche passo in quello che sembrava un parcheggio.

 

Proteggeva gli occhi con un paio di occhiali da sole molto voluminosi, ma, grazie ai capelli legati che le liberavano il viso, Tony poté riconoscerne i lineamenti tanto familiari. Rimase pietrificato davanti a quel video, fino a quando non scomparve dalla ripresa. Scattò con gli occhi sull'indirizzo indicato in un angolo dello schermo.

 

Rhody intanto gli era arrivato vicino e anch'egli la riconobbe. L'amico si girò a guardarlo e subito notò una luce di felicità nei suoi occhi. -L'hai trovata! Che stai aspettando?-

 

Un sorriso si fece largo sul suo viso, poi senza perdere altro tempo recuperò le chiavi della macchina, fiondandosi subito a bordo dell'R8 bianca.

 

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Camminava lentamente tra gli scaffali di quel piccolo supermercato in cui la madre l'aveva portata, fissava distratta i vari prodotti esposti con le mani infilate nelle tasche della felpa che le andava così larga da farla sembrare ancora più minuta e magra nonostante la gravidanza, provata da un leggero accenno di pancia.

 

Si stupì per quell'insolita quiete all'interno di quell'edificio: c'erano più o meno dieci persone compresi i commessi e tutto era avvolto da un'atmosfera tranquilla e pacata accompagnata da una fievole musichetta in sottofondo.

 

Sua madre l'aveva persa non appena avevano varcato la soglia dell'entrata; le aveva sfilato la lista della spesa dalle mani e le aveva detto: “Ci penso io a queste cose, tu fatti un giretto e guarda se ti serve qualcos'altro.” Poi era partita in quarta spingendo un carrello tra gli scaffali.

 

Dal canto suo Pepper non poté far nulla; si limitò a ridere di quel tornado che si ritrovava come madre, poi aveva fatto ciò che le era stato detto o, più precisamente, ordinato. Perciò ora si trovava lì a girovagare per gli scaffali.

 

Negli ultimi mesi erano cambiate moltissime cose. Lei si era abituata ad un nuovo stile di vita dal ritmo più lento e a suo parere noioso, ma tuttavia aveva cominciato a vivere come persone normali. Una prova netta era quella sua momentanea passeggiata con l'intento di fare la spesa, dopo anni che non metteva piede in un supermercato se non per assolute necessità.

 

Ora era semplicemente e solamente Pepper. Niente telefono e tablet sotto mano ventiquattr'ore su ventiquattro, niente completi eleganti per il lavoro o tacchi alti. In quel momento indossava solamente una larghissima felpa, un paio di pantaloncini in tela blu e delle semplici snikers bianche, in più non si era portata dietro nemmeno la borsa ma solo il portafoglio, e la cosa non la turbava minimamente.

 

Era tranquilla e serena, o quanto meno cercava di sembrarlo, soprattutto per la costante preoccupazione della madre. La verità è che era triste, terribilmente triste... Le mancava Tony, ma sapeva che per il proprio bene e per quello dell'uomo, la scelta migliore era vivere vite separate. Diversamente si poteva dire per quel bambino che custodiva in grembo.

 

Tentò di non pensarci e fortunatamente la sua attenzione fu attirata da uno scaffale che esponeva diversi tipi di thè in bustine e vari infusi. Recuperò una scatola dal color giallo opacizzato, cominciando a leggerne il retro.

 

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Sorpassò l'ennesima auto che rallentava la sua sfrenata e veloce corsa. Stava viaggiando ad una velocità inaudita, ma se fosse stato necessario avrebbe accelerato maggiormente per raggiungerla in tempo. Non poteva assolutamente perderla.

 

-Signor Stark, le consiglierei di rallentare se non ha intenzione di uno schianto imminente o più probabilmente di andare fuori strada.- La voce di Jarvis fuoriuscì dalle casse dello stereo.

 

-Non mi rompere le palle, Jarvis. So come si guida, ora non venirmi a dare lezioni perchè so anche come disattivarti.- rispose l'uomo sgarbato, troppo preso dall'idea di rivederla. Avrebbe rischiato la vita pur di trovarla. Seguiva con lo sguardo il puntino sulla mappa comparsa sul cruscotto, non riconoscendo dove fosse di preciso, ma continuò ad attraversare il percorso tracciato dal computer, fino a quando dalla periferia della città prese una via che l'avrebbe condotto verso il centro. -Dove stiamo andando, Jarvis?-

 

-Si tratta di un piccolo supermercato ai confini del centro storico, signore. E siamo anche molto vicini. Potrei consigliare un cambiamento di itinerario per un blocco- Tony svoltò velocemente l'ennesima curva e fu costretto a premere sul freno. L'auto si inchiodò, percorrendo solo qualche metro dal tempo di reazione dell'uomo, che si sbilanciò in avanti con il petto, riuscendo però a bloccare l'avanzata stendendo le braccia sul volante. -del traffico.- terminò Jarvis con voce solenne.

 

Tony imprecò mentalmente, vedendo la lunga coda a doppia fila che occupava la strada. Non poteva certo aspettare che il traffico scemasse! Impostò il cambio sulla retromarcia con l'intenzione di compiere una manovra non del tutto legale per il codice stradale. Questa volta avrebbe ascoltato il consiglio di Jarvis, un'altra via era molto più conveniente. Spostò gli occhi sullo specchietto retrovisore, girandosi poi di scatto. -Cazzo!- urlò arrabbiato, tirando un pugno sul bordo del manubrio. Due auto infatti gli avevano già bloccato il passaggio, impedendogli di percorrere un'altra strada.

 

Poggiò la fronte sul volante con le mani tra i capelli. Non poteva finire così. Non dopo tutta quella fatica per trovarla. Non dopo quelle lunghe e tremende settimane passate senza di lei. Doveva raggiungerla.

 

Puntò gli occhi sulla mappa riportata sullo schermo della propria auto e un'idea gli passò per la testa. -Jarvis, quanto dista da qui Pepper?-

 

-Non dista più di 200 metri, signore.- A quell'informazione Tony non pensò più di un secondo ad agire. Spostò velocemente la macchina sul ciglio della strada con le ruote anteriori sul marciapiede e il resto della vettura sporgente in mezzo alla strada. -Passa le coordinate sul telefono.- ordinò al super computer per poi recuperare il cellulare dal porta oggetti. Saltò fuori dall'auto senza neanche aprire la portiera e cominciò a correre. Ogni passo lo portava sempre più vicino a lei, aumentò il più possibile la velocità quando riuscì ad intravedere il supermercato. Quasi si schiantò contro le porte scorrevoli che non si aprirono del tutto in tempo.

 

L'interno era molto illuminato e tranquillo, si fermò due secondi a guardarsi intorno mentre respirava affannosamente. La commessa alla cassa non appena lui entrò lo fissò basita, ma Tony non ci diede peso e corse verso gli scaffali posti in successione come delle barriere.

 

Passò il primo. Deserto. Come lo era stata la sua vita in quell'ultimo periodo.

 

Passò il secondo. Vuoto. Come si era sentito senza di lei.

 

Un'altra alta barriera lo separava dell'ennesimo corridoio. Non aveva ancora smesso di correre quando notò quel colore particolare che associava ai suoi capelli che ora restavano legati in una coda alta, lasciando svelanti quei lineamenti delicati e perfetti del suo profilo.

 

Dopo tanto tempo, la vide.

 

********************************************************************************

 

Lampone e vaniglia. Quello era davvero uno strano gusto per un tè. In vita sua non lo aveva mai sentito, ma dopotutto non era mai stata un'appassionata di quella bevanda se non nelle ultime settimane. Ne beveva oltre tre tazze al giorno e l'unica spiegazione che si era data per quell'insolita voglia era la sua gravidanza e diede nuovamente la responsabilità a quest'ultima per la voglia di assaggiare il tè da quel gusto strano che teneva in mano.

 

Con la scatola ferma a mezz'aria stretta dalle sue dita affusolate Pepper sentì un rumore di passi veloci avvicinarsi sempre di più, ma non ci diede molto peso. Riteneva molto più strano quel silenzio che aleggiava nell'aria gli attimi prima. Tornò a dare attenzione allo scaffale contenente quegli strani gusti di tè, quando la causa di quel scalpitio frettoloso si fermò proprio alla fine della corsia dove lei si trovava.

 

Girò il capo verso quella direzione. Quei capelli corti leggermente scompigliati che adorava gli ricoprivano il capo e il pizzetto ornava la sua bocca socchiusa, mentre i suoi occhi profondi erano su di lei. Sobbalzò a causa di un rumore proveniente ai suoi piedi e solo in quel momento si accorse che la scatolina di cartone giallina era scivolata dalle sue dita. Restò immobile senza distogliere lo sguardo.

 

Dopo tanto tempo, lo vide.

 

 

Continua...

 

 

 

NdA: La scuola è finitaaa! Finalmente libera :') E magari riuscirò a finire questa ficcy! XD

Naturalmente festazza fino alle 2 e di certo, tornata a casa non potevo mancare questo appuntamento u.u e mio padre (da friulano doc): “si scugne impià il computer cumò, eh?” (traduzione: si deve proprio accendere il computer adesso, eh?) Ovviooo! Come potevo non farlo?!

Susu raga, non sono così cattiva da dividere per sempre i nostri beniamini u.u Tony si è fatto in 4 per trovare Peps fino a quando non ci è finalmente riuscito ;) Ma ora... Il bimbo?! Bel dilemma u.u si chiarirà in futuro u.u

Ringrazio Fipsi, Anne White, _M4R3TT4_, _BertAdor_, evenstar e mirianval per aver recensito lo scorso chappy e mi scuso per aver mancato nelle risposte, ma da domani sarò liberissimaaa! :D e quindi vedrò di recuperare xD

Alla prossima ;)

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Capitolo 31

 

Alzava e abbassava ritmicamente il petto cercando di ristabilire il respiro, ormai incontrollato per l'improvvisa corsa. Si perse finalmente nei suoi occhi chiari, che da tempo desiderava incontrare. Nei sogni e allucinazioni gli era spesso capitato di vederla o anche solamente immaginato di sentire la sua voce chiamarlo, ora neanche lui stesso riusciva a credere ai suoi occhi. Era ancora più bella di quanto si ricordasse.

 

Si guardarono negli occhi per un tempo che ad entrambi sembrò infinito, fino a quando lui ruppe il silenzio. -Ciao.- Prese un profondo respiro.

 

Pepper lo fissò con le braccia abbandonate lungo i fianchi. L'ansia cominciò ad impossessarsi di lei, ma riuscì a sembrare del tutto calma ed indifferente all'esterno. Quando sentì la sua voce si ricordò automaticamente del bambino; con le dita tremanti afferrò gli estremi della larga felpa aperta sul davanti e si coprì il ventre, stringendosi tra le braccia. -Ciao...- sussurrò lei senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

 

-Ti ho trovata.- Con tutte quelle cose che doveva dirle, le uniche parole che riuscì a pronunciare furono quelle.

 

Lei annuì debolmente mentre i suoi occhi furono attraversati da un lampo di terrore misto felicità che neanche riuscì a spiegarsi. Tra loro tornò il silenzio. Pepper inspirò per poi parlare. -Hai il fiatone.- La sua voce uscì tremolante e insicura.

 

-Ho corso.- spiegò. La guardava non sapendo cosa fare o cosa dire; era solo felice di averla trovata, ma ora arrivava la parte più difficile: farsi ascoltare. Tony fece per avvicinarsi. -Pep, io voglio solo...- Lei subito indietreggiò come una preda che cerca di fuggire dal suo cacciatore, ma pienamente conscia di essere in trappola. -...parlare.- terminò leggermente turbato dalla sua reazione e fermandosi a pochi passi da lei.

 

-Io non ho niente da dirti.- asserì Pepper, stringendo maggiormente la felpa sul davanti.

 

Quelle parole furono peggio di un pugno tirato con tutta forza alla bocca dello stomaco, quasi da fargli perdere il respiro. Non poteva finire così. -È da settimane che ti sto cercando ininterrottamente ventiquattr'ore su ventiquattro e adesso non posso andarmene senza prima averti spiegato. Devi darmi la possibilità di spiegare.- le disse con occhi imploranti, non intenzionato a muovere neanche un passo senza il suo consenso.

 

Lei lo fissò in silenzio, fino a quando una terza persona si aggiunse improvvisamente e fortunatamente alla conversazione. -Oh eccoti, Ginny, ti ho cercato ovunque.- Alle spalle di Tony spuntò la madre della ragazza, che spingeva un carrello davanti a sé. Dapprima la donna non riuscì a spiegarsi l'espressione turbata dipinta sul viso della figlia, poi però subito le preoccupazioni svanirono quando l'uomo, che inizialmente le dava le spalle, si voltò verso di lei.

 

Sorrise la donna dai capelli rossicci. Forse le cose si sarebbero sistemate. -Tu devi essere Tony.- Lui la guardò leggermente smarrito. -È un piacere conoscerti. Io sono Glorya Potts, la madre di Virginia.- si presentò, tendendogli la mano. Tony la strinse leggermente titubante, non capendo perchè quella donna fosse così gentile con lui che aveva spezzato il cuore alla figlia.

 

-Piacere mio.- rispose lui leggermente imbarazzato.

 

-Credo di aver interrotto qualcosa, tolgo sub-

 

-No, non hai interrotto niente.- la fermò subito la figlia. -Possiamo tornare a casa. Adesso.-

 

Tony si girò di scatto verso di lei incontrando i suoi occhi chiari. -Pepper...- Non lo aveva mai sentito pronunciare il suo nome con quel tono così implorante e addolorato. -T-ti prego... Voglio solo parlare.- Lei abbassò lo sguardo, deviandolo dai suoi occhi scuri.

 

Glorya osservò prima la figlia poi l'uomo che la fissava supplichevole. Alzò gli occhi al cielo, esasperata per quella situazione. Sua figlia aveva il primato per la testardaggine, ma sicuramente la donna avrebbe dato il primo posto a Tony se solo avesse avuto l'occasione di conoscerlo meglio. Dopo un paio di secondi di silenzio decise di intervenire lei stessa. -Scusa, figliolo, potresti darci qualche secondo?- gli chiese bonariamente, sorpassandolo con il carrello davanti.

 

Tony sbatté le palpebre perplesso, annuendo solamente. Osservò la donna avvicinarsi alla figlia e, prendendola sotto braccio, allontanarla di qualche metro da lui.

 

-Cosa stai facendo, mamma?!- chiese con voce bassa e al tempo stesso esasperata.

 

-No. Cosa stai facendo, tu?!?- ribatté la donna dai capelli rossi, fermandosi e mettendosi davanti alla figlia che stava di spalle a Tony. -Sei per caso diventata cieca? Io dico: lo hai visto, per dio?! Quell'uomo è innamorato perso di te! E tu cosa fai?!?- esclamò cominciando a gesticolare animatamente.

 

Pepper la afferrò per i polsi, portandole le braccia lungo i fianchi. -Non gesticolare e non alzare la voce, ti prego!-

 

-E allora tu comportati come una persona adulta! Questa storia deve finire una volta per tutte.- affermò guardandola negli occhi con sguardo severo di chi non ammette repliche. Pepper rimase in silenzio sostenendo il suo sguardo, fino a quando la donna non sospirò esasperata. -Virginia... io e tuo padre non possiamo continuare a vederti in questi stati. Ci stiamo davvero preoccupando... e secondo me quel ragazzo- posò gli occhi su Tony che si era chinato a raccogliere la scatolina di tè caduta dalle mani di Pepper. -è l'unica soluzione per farti tornare quella di prima.-

 

Pepper abbassò gli occhi. -Mamma, io non-

 

-Dov'è finita quella donna che non si arrendeva di fronte a niente? Che quando le si presentava un problema faceva di tutto per trovare la soluzione? Ginny, la soluzione ha trovato te questa volta! Non puoi continuare ad evitarla!-

 

-Non posso...- sussurrò affranta.

 

-Hai ragione. Non puoi.- Pepper la guardò sorpresa. -Tu devi. Perchè puoi starne certa, che io non ti riporterò a casa e non me ne andrò fino a quando tu non avrai parlato con lui.-

 

-Ma...-

 

-Niente ma, signorina. È ora di smetterla. Fino ad ora hai fatto ciò che volevi, adesso farai quello che ti dico. Punto e basta!- esclamò risoluta.

 

-Non trattarmi come una bambina!- affermò indispettita e leggermente colpita nell'orgoglio.

 

-Io ti tratto come una bambina se ti comporti da bambina!- la zitti immediatamente. Glorya respirò a fondo per poi tornare a parlare con calma. -Senti, io non so cosa sia successo tra voi. Non hai voluto parlarne e io ho rispettato questa tua scelta, ma ora c'è una cosa che ho capito: lui ama te e tu ami lui, quindi ora vedi di sistemare il problema che impedisce di farvi stare insieme. O almeno dagli la possibilità di parlarti. Ok?-

 

Pepper accennò un sorriso. -Va bene...- Dovette arrendersi, sapendo comunque che era la cosa giusta da fare. La madre le sorrise.

 

-Perfetto! Ora va'.-

 

-Grazie.- le sussurrò voltandosi poi verso Tony, che non appena la vide incamminarsi verso di lui sentì le speranze riaccendersi.

 

-Ciao, Tony! È stato un piacere. La affido nelle tue mani!- esclamò la voce squillante della donna, che per poco non cominciava a ballare dalla contentezza.

 

-Ehm... Arrivederci! Non si preoccupi.- rispose deglutendo a fatica, cercando di contenere la felicità.

 

-Oh certamente! Come potrei?! La lascio nelle mani di Iron Man.- cinguettò tutta contenta, facendo arrossire Pepper dall'imbarazzo. D'un tratto però abbassò la voce, chiamando la figlia. -Ginny,- Pepper si girò nella sua direzione, guardandola negli occhi. -lui deve sapere.- affermò, dando una fugace occhiata al ventre della ragazza, nascosto dalla larga felpa. Non attese nemmeno una risposta e sparì oltre la corsia.

 

Seguì con lo sguardo la madre fino a quando non la vide più per poi girarsi verso Tony. Immobile a pochi metri da lei e la fissava con quello sguardo timoroso, strano da associare al suo volto. -Andiamo a parlare in un luogo un po' più... ehm... consono?- domandò lui dopo qualche secondo, non cogliendo da parte della ragazza nessun segnale che potesse suggerirgli una mossa futura. Pepper annuì, sempre tenendo le braccia avvicinate tra loro davanti alla pancia e maledicendosi per non aver aggiustato la zip della felpa, ma non si mosse.

 

Tony passò alternativamente il peso da una gamba all'altra, spostandosi anche da una mano all'altra la scatolina di tè. Quel silenzio di certo non lo aiutava a restare tranquillo. -Andiamo in un bar o ristorante così possiamo sederci e-

 

-No.- La sua flebile voce, lo interruppe e per un primo momento lo allarmò tanto da pensare che lei avesse cambiato idea. -Preferirei non farci vedere in luoghi pubblici.-

 

-Ehm... ok! C-come preferisci.- Era così agitato che balbettava. -Hai qualche idea su dove andare?-

 

Lei a quella domanda si rese conto che non c'era posto lontano da occhi indiscreti. Scosse il capo lentamente.

 

-Potremmo andare a casa... lì non c'è nessuno se non Jarvis, ma lui non conta.- scherzò, cercando di smorzare la tensione.

 

Pepper accennò un sorriso, accorgendosi di come Tony avesse detto la parola “casa” senza anticiparla da un pronome possessivo e rendendola in parte anche sua. Per lei una volta lo era. Per Tony lo era tutt'ora, Pepper non aveva mai lasciato quella casa. -Va bene...- sussurrò appena e vide un sorriso accendersi sulle labbra dell'uomo.

 

-Perfetto! Allora andiamo!- esclamò entusiasta, spostandosi in parte e invitandola con un gesto ad avvicinarsi. Lei mosse qualche passo e in parte si tranquillizzò, stava andando bene dopotutto. Ciò che la preoccupava maggiormente però era la notizia che doveva dargli, quella novità che cercava di nascondere e temeva di rivelare. -Questo lo prendi?- La voce di Tony la riportò alla realtà, lo guardò negli occhi per un momento smarrita e solo dopo pochi secondi capì a cosa si stesse riferendo. La scatoletta di tè in bustine dai gusti assurdi.

 

-Ah sì... Grazie.- disse, facendo per prendere la scatolina gialla, ma lui la fermò.

 

-Lascia, faccio io.- Le sorrise premuroso. Era strano vederlo così timoroso e in un certo senso timido. Pepper sorrise a sua volta ma non riuscì a mantenere a lungo lo sguardo sui suoi occhi, continuando poi a camminare accanto a lui.

 

Tony socchiuse leggermente gli occhi quando percepì il suo inconfondibile profumo. Non riusciva a descriverlo e non aveva nemmeno qualcosa di particolarmente definito, ma era dolce e a tratti forte; leggero e al contempo deciso. Un'essenza strana, ma che sapeva di lei. Della sua Pepper. E mai avrebbe potuto dimenticarlo o anche non riconoscerlo.

 

Continuarono a camminare affiancati, entrambi non sapevano cosa dire senza neanche il coraggio di guardarsi fugacemente. Arrivarono alla cassa, completamente deserta se non per la stessa commessa che Tony aveva intravisto non appena era entrato.

 

L'uomo poggiò la scatolina di cartone sul rullo, recuperando il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans con un atteggiamento del tutto disinvolto. Diversamente si poteva parlare della cassiera mora, che fissava attonita l'uomo senza muovere un solo muscolo. Tony Stark alias Iron Man si trovava in quel negozietto dimenticato da Dio proprio di fronte a lei, nessuno le avrebbe creduto se solo avesse tentato di raccontarlo. La mora passò poi lo sguardo sulla persona che in teoria accompagnava Stark.

 

Pepper sapeva che quella non era stata una buona idea. Dal momento in cui aveva realizzato di dover camminare affianco Tony anche solo per qualche passo si era pentita della sua scelta, ma in un certo senso era stata obbligata. Sua madre stava dalla parte del “nemico”, se così si poteva definire. In quel preciso istante cercò con tutta se stessa di sembrare disinvolta: cominciò a guardarsi intorno evitando saggiamente gli occhi della donna fissi su di lei, ma irrimediabilmente le sue gote si tinsero di una leggera sfumatura cremisi.

 

-Quant'è?- La voce di Tony richiamò l'attenzione della cassiera, che avvampò dall'imbarazzo per quel sorriso disarmante rivoltale.

 

-Oh... sì... scusi...- biascicò, prendendo la scatolina tra le mani tremanti e cercando il codice a barre da analizzare. Sullo schermino della cassa apparì il prezzo e subito la donna lo ripeté continuando però a balbettare.

 

Tony estrasse dal portafoglio una banconota da 5 dollari e Pepper si stupì di quella nuova abitudine scoperta. Solitamente se ne andava in giro con banconote non inferiori ai 100 dollari! Probabilmente il buonsenso finanziario lo aveva in minima parte, ma proprio minima, colpito.

 

Uscirono dall'edificio e Pepper, voltandosi leggermente indietro, riuscì ad intravedere ancora la ragazza che li fissava con sguardo trasecolato. Rise tra sé, mordendosi il labbro inferiore per non ridere.

 

-Che c'è di divertente?- domandò Tony curioso, notando sia lo sguardo sia il sorriso di Pepper. Lei sobbalzò per quell'improvvisa domanda e si girò verso di lui, che guardava oltre le sue spalle.

 

Non riuscì più a trattenere il sorriso. -Niente di che... Pensavo solo a quella ragazza. Poverina, era sotto shock!-

 

-Sotto shock?- chiese lui innocentemente, non avendo probabilmente colto il palese interesse che aveva suscitato nei confronti di quella ragazza.

 

-Sì, cioè...- tentò di spiegarsi. -Di certo Iron Man non è tipo che va a fare la spesa.-

 

Tony rise, grattandosi la nuca. -Hai ragione, suona davvero ambiguo...- fece una pausa di qualche secondo. -Alla fine ho trovato un nome per “sguardo che incute timore”,- affermò ricordando perfettamente come lei lo avesse definito la prima volta quella sera fantastica a bordo piscina. -anche se non è prettamente corretto, visto che è composto da una lega di oro e titanio, ma i mass-media hanno cominciato a chiamarlo così... sicché mi sono adattato.-

 

-Suona bene.- disse lei sinceramente. Tony si perse ancora nei suoi occhi azzurri, che per lui rappresentavano tutto. Ancora non riusciva a credere di averla trovata. Sembrava quasi un sogno, da cui non avrebbe mai voluto svegliarsi.

 

Pepper distolse gli occhi imbarazzata, incapace anche solo per qualche attimo di più di sostenere quello sguardo a cui nascondeva un fardello pesantissimo. Si guardò in giro verso il parcheggio delle auto, ce n'erano sei e tutte non erano minimamente associabili a Tony. -Ehm... la macchina?- azzardò lei, girandosi verso Tony che si era voltato verso il parcheggio.

 

Tony rimase per un momento con la bocca socchiusa come se dovesse dire qualcosa, poi la chiuse di scatto, passandosi una mano sul pizzetto. -La macchina. Giusto.-

 

Lei lo guardò stranita per quell'ambiguità. -Non sarai venuto da Malibu con l'armatura, vero?-

 

-Ah no no no! Quella è a casa con tutte le altre. Ma vedi... sono partito in auto, poi sono rimasto bloccato nel traffico, allora ho accostato e ho iniziato a correre.- affermò ridendo. Pepper sbatté le palpebre perplessa, domandandosi come Tony avesse avuto la certezza che lei fosse stata lì. Non lo domandò. -Non è molto lontana... se mi aspetti due minuti la recupero.- Lei acconsentì, annuendo solamente. -Bene!- Tony sorrise più felice che mai, ma mosso qualche passo si bloccò, colto da un improvviso terrore. Si girò verso Pepper, guardandola negli occhi prima di parlare. -Mi aspetterai, vero?- lo chiese, facendolo sembrare ad una supplica.

 

Pepper si stupì per quella domanda, ma evidentemente Tony aveva bisogno della certezza che lei non se ne sarebbe andata. -Non mi muoverò. Te lo giuro!- esclamò cercando di sembrare il più tranquilla possibile.

 

-Grazie!- esclamò Tony rassicurato per poi correre in direzione dell'auto.

 

Lei lo fissò per tutto il tempo fino a quando non lo vide scomparire, sospirò, spostandosi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. In cuor suo non aveva avuto la benché minima intenzione di scappare in quel frangente di tempo, ma si rese conto che avrebbe potuto farlo. Poteva... ma non doveva. Avrebbe solo portato più sofferenza a Tony che ancora non capiva il motivo della sua fuga iniziale. La scenata del laboratorio era acqua passata: lei aveva scoperto che quelle parole uscite dalle labbra di Tony erano solo in funzione a metterla in salvo; e in parte lui le aveva chiesto scusa. Quel “ti amo” l'aveva inteso così. Gliel'aveva sentito dire da un auricolare in una situazione totalmente estranea alla tranquillità, ma mai avrebbe potuto dimenticarlo. Dopotutto era la prima e unica volta in cui glielo aveva detto a parole.

 

Lasciò la presa dai lembi della felpa e posò i suoi occhi azzurri sul rigonfiamento del ventre. Era appena accennato, ma visto che lei era stata sempre molto magra si capiva perfettamente che non era un semplice aumento di peso e di certo quella canotta bianca aderente, che indossava sotto la felpa, non aiutava a celare la gravidanza.

 

Per la seconda volta imprecò mentalmente per la zip della felpa rotta, doveva stare più attenta del solito con Tony e in cuor suo non sapeva se dirglielo o meno. Era una notizia abbastanza sconvolgente e lei non voleva ritornare insieme a lui. O meglio: lo voleva, ma non la riteneva la scelta giusta da fare. Non ebbe tempo di pensarci che un rombo di motore richiamò la sua attenzione. Si coprì con la felpa e alzò lo sguardo. Sorrise automaticamente alla vista di Tony a bordo dell'auto. Sì, quella era una macchina alla Tony Stark.

 

L'Audi bianca decappottabile frenò davanti a lei e Tony si sporse verso il sedile del passeggero fino ad aprire la portiera dal lato di Pepper, che gli sorrise e con acuta attenzione salì in auto, sedendosi accanto a lui.

 

-Nuovo acquisto?-

 

Tony guardò prima lei, poi il volante che teneva stretto con le mani. -Era nel magazzino delle auto di San Diego; non potevo usarla perchè non era ancora in commercio, solo la scorsa settimana me la sono fatta spedire.-

 

Pepper annuì, alzando poi il capo per guardare il cielo e solo in quel momento si accorse che il sole di poche ore prima si era nascosto dietro nuvoloni scuri provenienti dall'oceano. Senza che gli venisse detto niente, Tony si preoccupò di sistemare il tettuccio dell'auto decapottabile, che automaticamente riparò le loro teste.

 

Partirono verso Malibu. Verso casa. Casa loro.

 

 

Continua...

 

 

 

 

NdA: E via all'ondata di applausi per Glorya! Santa donna che è riuscita a convincere Pepper ad affrontare Tony! Siiiiii ^^ ci avviciniamo sempre più al colloquio e... sempre più vicini alla fine D: oddio non mi sembra vero :'''( e devo ancora finire .-. vabbè, ma manca poco xD

poi non so nemmeno se riuscirò a postare l'ultimo chappy (tra 2 settimane) proprio il giorno giusto xP perchè prima vado in vacanza a valencia una settimana, poi tornata a casa vado con amici al mare per un altra settimana o.O non so proprio come farò u.u cercherò di trovare una soluzione :)

Comunque la prima settimana di vacanza è stata un relax allo stato puro :3 e sapete che ho fatto ieri in un'oretta dove non sapevo cosa fare? ** un beeeel disegno di Robert!!! e stavolta (momento di silenzio vi prego) mi è venuto bene :'D guardate qui → http://silviasic1995.tumblr.com/ (dopo ore per capire come usarlo, sono anche riuscita a fare un blog su tumblr, i miracoli esistono xD)

Bhè... ora ringrazio Fipsi, _BertAdor_, Anne White, mirianval e _M4R3TT4_ per aver recensito lo scorso chappy :)

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Capitolo 32

 

Per tutta la durata del viaggio non parlarono, Tony ora guidava in modo più tranquillo e rispettava tutti i segnali stradali e i limiti di velocità. Pepper se ne stava seduta affianco a lui senza nemmeno aver allacciato la cintura di sicurezza nel timore che l'uomo potesse intravedere qualcosa di insolito nel suo ventre una volta piatto. Fissava fuori dal finestrino il cielo che si stava lentamente oscurando per il calare della notte imminente, mentre una massa infinita di nuvoloni scuri si avvicinavano minacciosi. Bastò poco perchè la pioggia cominciasse a picchiettare sul vetro in goccioline finissime, diventando poi sempre più grosse e pensati nello schiantarsi al suolo.

 

Tony teneva le dita di entrambe le mani strette sul volante dell'auto, era così teso che perfino la pioggia riusciva a disturbarlo nella guida e appunto per questo ostacolo decise di guidare in maniera meno spericolata di come solitamente era abituato a fare. Di tanto in tanto lanciava delle occhiate fugaci a Pepper, scoprendola sempre nella stessa posizione ad osservare smarrita le goccioline d'acqua che scivolavano sul finestrino.

 

Stava andando bene dopotutto... Ora doveva solo arrivare a casa e parlarle. Quel discorso che aveva immaginato di farle un centinaio di volte era stato completamente resettato dalla sua mente. Se fosse dovuto per la tensione non lo sapeva, ma di certo non era una frivole dimenticanza.

 

Dopo aver seguito la scia dell'ennesima gocciolina, spostò l'attenzione al riflesso di Tony sul vetro. Lo osservò furtiva. Percependo subito alcuni cambiamenti che non aveva notato prima: i capelli erano leggermente più corti rispetto all'ultima volta che si erano parlati e solo dopo averlo fissato attentamente per un paio di secondi notò le occhiaie scure che gli macchiavano gli occhi.

 

La sua espressione in quel momento era sfinita, ma prima in quella corsia del supermercato il suo sorriso aveva cancellato ogni traccia di disperazione e rammarico.


Ci misero più tempo del dovuto per arrivare alla villa. Tony si diresse con l'auto direttamente nel laboratorio, rallentando progressivamente all'avvicinarsi alla galleria dove piccoli faretti agli spigoli inferiori si accesero al loro passaggio. L'auto frenò dolcemente al centro della modesta pista di partenza.


Pepper restò immobile a fissare quell'ambiente a lei così famigliare, non fece in tempo a pensare a qualcosa di concreto che la portiera si aprì sotto il gesto di Tony, che si fece da parte per farla passare. Lei sbatté le palpebre più volte cercando di riprendersi da quello stato di smarrimento provocato dal sorriso disarmante dell'uomo, si strinse nuovamente nella felpa bordeaux prima di mettersi in piedi e seguire Tony che aveva cominciato a farle strada.


La voce di Jarvis la fece sussultare. -È un piacere rivederla, miss Potts.-

 

-È un piacere anche per me.- rispose spontaneamente, sorridendo per il carattere così ben educato dell'AI della casa. Cominciò a guardarsi intorno e immediatamente notò il gran numero di schermi intorno alla scrivania che rivelavano una mappa con un puntino rosso lampeggiante e in altri dei fotogrammi di se stessa in quel supermercato dove minuti prima stava tranquillamente passeggiando. Si allarmò alla vista di quelle foto, terrorizzata che si potesse vedere qualcosa di insolito, che lei tentava di nascondere. Si tranquillizzò quando scoprì che tutte le immagini si focalizzavano maggiormente sul suo viso. -Allora è così che mi ha trovato?- constatò voltandosi verso Tony che, avvicinato al bancone del bar, alzò di scatto il capo.


-Ah... ehm... sì... più o meno ho usato tutto ciò che era a mia disposizione. Alla fine ce l'ho fatta.- affermò mentre un sorriso colmo di gioia gli invadeva il volto, facendo scomparire temporaneamente i segni prova di quello che aveva passato. Pepper annuì solamente e tornò a guardare gli schermi, prendendo coscienza su ciò che Tony aveva mobilitato pur di trovarla. -Gradisci qualcosa da bere? Del vino o un drink?- chiese lui, tentando di distrarla e metterla a proprio agio.


Gli occhi blu di lei furono nuovamente su di lui. -Ehm... no, grazie... non posso bere. Dell'acqua andrà benissimo.- rispose lei senza pensarci, ma Tony sembrò non dare particolare peso a quel dettaglio e recuperò dell'acqua versandola in due bicchieri. Lui di alcol ne aveva bevuto fin troppo e solo per soffocare la disperazione iniziale, prima di prendere concretamente le redini e affrontare il problema.


-Ci sediamo?- la invitò, facendo un cenno col capo ai due divani scuri presenti nel laboratorio, dopo averle porto l'acqua. Si sedettero, Tony prese le giuste distanze accomodandosi sul divano non occupato dalla ragazza, non avrebbe sopportato un altro duro colpo simile all'allontanamento di lei in un suo tentativo di avvicinamento.


Pepper sorseggiò un po' d'acqua, bagnandosi le labbra e la gola che erano diventare aride a causa dell'agitazione. Si guardò intorno, notando prima qualche piatto sporco adagiato sul lavello della piccola cucina lì abilitata, poi la sua attenzione fu attirata sorprendentemente da un letto a due piazze perfettamente rifatto affiancato ad una parete. Le venne il presentimento che quel laboratorio si fosse trasformato nella casa di Tony. -Dormi qui?- chiese curiosa cercando di smorzare la tensione.

 

L'uomo girò lievemente il capo in direzione del letto alle sue spalle, tornando poi con lo sguardo a rimirare l'acqua cristallina all'interno del bicchiere. -Già...- sospirò, indeciso se spiegare o meno, ma dopotutto in qualche modo doveva pur cominciare. Quella era l'occasione giusta. -Da quando te ne sei andata non sono più riuscito a stare nella mia stanza... o meglio: non dormo più.- Lei lo ascoltò senza interromperlo e fissandolo mentre teneva la testa a ciondoloni in avanti. Sentì una stretta al petto, realizzando che Tony era stato peggio di lei in quelle ultime settimane. -Sono tornati. Gli incubi. Peggio di prima.- Alzò lo sguardo verso Pepper, incontrando i suoi occhi azzurri. Un sorriso tirato si impossessò delle sue labbra, poi glielo disse: -Mi manchi, Pep. Da quando mi sono svegliato in ospedale e tu non eri lì.- Lei non riuscì più a sostenere il suo sguardo e puntò gli occhi sulle mani tremanti che reggevano il bicchiere. Un tuono squarciò il silenzio che si era creato, insieme al vento che aveva iniziato ad ululare più forte.


-Mi dispiace, ma non potevo più restare.-


Tony posò la tazza sul tavolino, prendendosi la testa tra le mani nel tentativo di pensare. -Io... io quella sera non dicevo sul serio. Non ci ho mai pensato. É che... tutto quello che stava succedendo mi ha spaventato a morte. Ero terrorizzato al pensiero che sarebbe potuto accaderti qualcosa, tutto è iniziato la sera dell'incidente-


-Ne avevamo parlato, mi sembra.- lo interruppe lei con un coraggio che neanche si immaginava di possedere.


-Sì, è vero, ma io non l'ho superato. É stata tutta colpa mia. I-io ho... ho detto quelle cose, perchè era l'unico modo per allontanarmi da te, ma non è servito.- affermò affranto. -Poi quando tutto è finito, tu non c'eri... purtroppo ho realizzato che senza di te non posso vivere. Pepper... io ho detto quelle cose solo perchè volevo proteggerti, non lo pensavo veramente.- ripeté quasi con voce strozzata.


-Lo so...- Tony la guardò smarrito, aspettandosi ogni risposta tranne quella.


-Sapevi?- le chiese in un sussurro. Pepper annuì. -Ma allora... perchè non... come hai...?- balbettò confuso senza riuscire a formulare una domanda.


-L'ho capito quando ero qui con Stane... mi è bastato guardarti negli occhi. E poi...- continuò un po' imbarazzata. -ne ho avuto la conferma quando mi hai parlato al telefono prima dell'esplosione.-
Tony non poteva credere alle sue orecchie, se il suo piano era stato perfettamente inteso allora trovava alquanto strana la sua lontananza. Rimase per un attimo con la bocca socchiusa non muovendo un solo muscolo. -E allora perchè te ne sei andata?-


Pepper in quel momento si rese conto che una risposta per quella domanda non ce l'aveva. Non c'era un perchè, lei era scappata e basta. -È meglio così...- sussurrò appena.


Inaspettatamente Tony scoppiò in una risata. -Non puoi dire che è meglio così. Io ho sofferto come non mai e credo che anche per te sia stato difficile, te lo leggo negli occhi.- Pepper sentì le lacrime in arrivo e abbassò lo sguardo, deviandolo da quello dell'uomo, che stava semplicemente dicendo la verità. -Ti prego, guardami...- Lei abbassò le palpebre e dopo aver preso un profondo respiro, alzò gli occhi incontrando quelli scuri di Tony molto più vicini che ad attimi prima. -Io ti amo, Pepper, più di ogni altra cosa al mondo.- Lei sentì il cuore aumentare di battito, non aveva immaginato che in quelle circostanze le avrebbe fatto quell'effetto. Glielo aveva confessato guardandola dritta negli occhi senza nessuna esitazione. -Ricordo perfettamente che tu mi hai detto la stessa cosa quella sera sul divano in salotto. E mi avevi detto anche che avresti aspettato... non l'hai fatto.-

 

Pepper deglutì a fatica, sentendo un nodo alla gola. -Tony, io non credo che possa funzionare... è complicato e impossibile. Guarda che cosa è successo.-


-Quello non centra niente! Sarebbe successo inevitabilmente da quello che c'è tra noi. Non possiamo fare finta che tutto quello che c'è stato sparisca nel nulla: io sono cambiato e mi sento legato a te come mai mi è successo con qualcun altro.- Quel nodo alla gola si trasformò in un opprimente peso sul petto che le fece venir voglia di piangere. Era vero, loro erano legati l'un l'altra non solo da quel forte sentimento che superava addirittura l'amore, ma c'era anche quel bambino che rappresentava tutto quello che erano. -Se la ritieni una pazzia, poco importa, ne siamo abituati!- affermò lui cercando di tranquillizzarla. -Non ascoltare la ragione, Pep. Fai quello che veramente vuoi.-


Pepper alzò gli occhi, ora leggermente lucidi. -Non so più quello che voglio...- sussurrò affranta.

 

Lui la guardò serio, stando in silenzio per un paio di secondi perdendosi nei suoi occhi azzurri colmi di lacrime. -Lo sai che non è vero. Altrimenti non saresti qui.- constatò.

 

A quel punto tutte le sue certezze si disintegrarono nel nulla. Per settimane aveva combattuto contro la sua parte razionale nel tentativo di dimenticare Tony, ma ora non poteva più mentire a se stessa. Le lacrime riuscirono a demolire quelle barriere da lei severamente imposte e cominciarono a rigarle le gote. Realizzò di aver sbagliato tutto e scoppiò a piangere nascondendo il viso tra le mani.

 

A Tony venne l'istinto di abbracciarla, baciarla, stringerla a sé senza più lasciarla andare, ma si trattenne timoroso nel fare qualsiasi mossa. Era confuso e nel vederla piangere sentì ancora quel vuoto che per settimane gli aveva trafitto il petto. -Ricominceremo da capo. Sono disposto ad aspettare tutto il tempo che vuoi pur di riaverti al mio fianco.-

 

Pepper placò i singhiozzi scuotendo il capo e asciugandosi il meglio possibile il viso con il dorso della mano. -Non so se riuscirai a perdonarmi per quello che ho fatto...- affermò tenendo la testa china e le mani chiuse a pugno sulle ginocchia.

 

-Ma tu non hai fatto niente. È stata colpa mia se-

 

-C'è una cosa che non ti ho detto.- lo interruppe lei, ormai decisa a dirgli tutta la verità, smettendo di tenere segreta l'esistenza di una nuova vita.

 

Tony si bloccò, fissandola a lungo e domandandosi cosa fosse a turbarla in tal maniera. Le sollevò il mento, in modo da guardarla negli occhi e in parte si rincuorò poiché Pepper non si era scostata al suo tocco. Le asciugò una guancia col pollice, mentre i loro occhi erano immersi gli uni negli altri.

 

-Tony, io...- le parole le morirono in gola. D'un tratto quella stanza cominciò a farsi sempre più stretta, tanto che Pepper si sentì bloccata e oppressa da ogni parte. La testa cominciò a pulsarle e nelle orecchie rimbombava il suono del suo cuore in tumulto.

 

Lui bloccò il respiro mentre attendeva le sue parole, ma inaspettatamente Pepper si alzò in piedi e prese a camminare verso il tunnel che portava all'esterno, sussurrando con voce sommessa: -Scusa, non ce la faccio a stare qui dentro.- Gli ci vollero un paio di secondi per prendere atto di ciò che stava succedendo, solo quando la ragazza scomparì dalla sua vista balzò in piedi e corse fuori.

 

Pepper uscì all'aria aperta fresca sotto la pioggia fredda e che scendeva copiosa dal cielo. Si fermò in cima alla discesa, abbandonando la testa all'indietro cosicché l'acqua le rinfrescasse il viso. Inspirò a pieni polmoni l'aria fredda e immediatamente fu scossa da un brivido.

 

-Pepper, aspetta!- urlò Tony correndo lungo la galleria. Rallentò non appena la vide ferma in piedi a pochi metri da lui sotto la pioggia torrenziale che aveva cominciato a bagnare anche lui. La pioggia cadeva fitta a gocce sottili perfettamente perpendicolari al suolo senza che il vento deviasse il loro tragitto e Pepper stava immobile con le braccia abbandonate lungo i fianchi e il viso rivolto verso il cielo.

 

Tony si fermò ad alcuni metri da lei perplesso per quel comportamento così strano. Si passò una mano tra i capelli ormai bagnati, tirandoseli indietro, poi proseguì lungo la salita fino a raggiungerla. Un po' titubante le posò una mano sulla spalla. -Pepper, stai bene?- le domandò preoccupato.

 

Lei si girò, guardandolo dritto negli occhi. -Scusa... non era così che dovevi scoprirlo...- affermò affranta senza distogliere lo sguardo dagli occhi scuri dell'uomo che la fissavano smarriti.

 

-Ma di cosa stai- Non fece in tempo a chiederlo che Pepper gli aveva già dato la risposta posandosi una mano sul ventre. In quel momento lo notò. Quel leggero rigonfiamento che anticipava la nascita di una nuova vita. -Perdonami se non te l'ho detto prima...- sussurrò lei con voce flebile, ma Tony sembrò che non la sentisse. I suoi occhi erano fissi sul suo ventre e ciò che Pepper interpretò nella sua espressione fu stupore misto terrore.

 

Tony indietreggiò di qualche passo e, quando si girò allontanandosi, Pepper si sentì morire dentro. Scivolò lentamente sull'asfalto, sedendosi a terra, rannicchiò le gambe al petto sentendosi debole e vulnerabile come se l'acqua le facesse scivolare di dosso ogni briciola di speranza. Ora le lacrime si mischiavano alla pioggia fredda e triste proprio come lei.

 

 

Continua...

 

 

 

NdA:

D: “Tony sei uno STRONZO!” facciamo finta che urliate questa al posto di “Sic sei perfida, insensibile, sadica, …. (riempire puntini a piacimento), ora ti trucido!”

Io do la colpa a Tony u.u chi è con me?! Chi è con me?! …forse nessuno ^_^”

Facciamo un passo alla volta con calma senza mandare maledizioni alla sottoscritta xD dunque... vi avverto che più in basso non si va, anche perchè dovrei far morire qualcuno, ma questo lo farò prossimamente promesso. È anche vero che è il penultimo capitolo e che ci sono due possibilità:

-faccio finire la storia nel peggior modo possibile dividendo per sempre Tony e Pepper
-l'ultimo chappy sarà così dolcioso e fluffoso da far venire il diabete?! <3 <3 <3 <3 <3

se avete dubbi tra le due strade vi ricordo che tra i generi della storia non c'è la voce triste... xD sicchè... tirate le somme ;)

Ho parecchie cose da dire... quindi non perdiamoci in chiacchiere :) allora... prima di tutto torniamo su stato gravidanza u.u io non ho mai avuto figli e spero di averne tra un bel paio d'anni, perciò non sono molto “esperta” su gestazione e tutte robe varie... a salvarmi fortunatamente ci sta google e valanghe di forum dove c'è scritto di tutto xD avrò studiato le fasi della gestazione per più di tre ore prima di decidere se avventurarmi in questo dramma (ricordo che l'idea originale era finire la storia capitoli or sono con Tony che si risveglia in ospedale e Pepper è lì, ma no. A me piace complicarmi la vita come avete notato u.u) Quindi... ai quasi 3 mesi di gestazione il rigonfiamento della pancia varia da donna a donna -.-” (immaginate il mio disappunto quando l'ho scoperto, ma vabbe) Pepper ha giusto un po' di pancia, non molto evidente, ma cavolo, avete presente il fisico di (ahimè devo tirarla in ballo xD) Gwyneth? Un chiodo. Quindi un po' d'acqua sulla maglia che aderisce perfettamente al ventre e oplalla! Tony lo capisce!

Intendiamo bene anche un'altra cosa... Tony crede che Pepper sia scappata da lui per quella vecchia e finta litigata che lì ha separati inizialmente, perciò la cerca per scusarsi, ma Pepper dopo quello che è successo capisce perfettamente che Tony le ha detto quelle parole per proteggerla... quindi, arriviamo al sodo: Pepper è scappata perchè aveva paura che la loro storia non potesse funzionare, poi la scoperta del bambino ha ulteriormente complicato le cose e... la storia la sapete xP

Come se non bastasse ho una brutta notizia D: la prossima settimana salta la pubblicazione :( sono mortificata, ma davvero non riuscirei a fare tutto in tempo... cercherò di trovare una soluzione, ma non vi prometto nulla. A me dispiace particolarmente perchè è l'ultimo capitolo e mi sono resa conto troppo tardi che viaggi e vacanze mi avrebbero portato via l'ultima pubblicazione D'''':

Se riesco, ma prendiamola alla larga, pubblicherò venerdì sera, altrimenti ci risentiamo domenica 7 :)

Ora ringrazio di cuore Fipsi, _BertAdor_, evenstar, Anne White e _M4R3TT4_ per aver recensito lo scorso capitolo :)

Un bacioneeee!

p.s. Nessun malocchio! Devo prendere l'aereo e non vorrei che precipitasse o.o anche perchè rimarrete senza seguito xP

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Capitolo 33

 

La pioggia cadeva fitta dalle nubi scure e dense di quel grigio spento privo di ogni vitalità. Gocce umide si abbattevano sul suo corpo inerme inginocchiato a terra, mentre le esili mani tremanti premevano sul viso nel tentativo di attenuare i singhiozzi che la percuotevano interamente.

 

Era tutto diverso. Adesso aveva paura. Paura di non farcela, la consapevolezza che quello che stava affrontando era troppo grande perfino per lei si illuminò davanti ai suoi occhi facendole capire di essere sola.

 

Lei stessa non aveva mai preso in considerazione il fatto che Tony accettasse una simile responsabilità e infatti aveva sin dal principio tenuto l'uomo a distanza, sperando che la dimenticasse e che a sua volta lei dimenticasse lui. Non era successo.

 

E allora sotto quel temporale si sentì svuotata dalla voglia di vivere, perchè ai suoi occhi quell'amara verità era apparsa con lo sguardo sconvolto di Tony e infine le sue spalle allontanarsi.

 

Il suo corpo vulnerabile tremò sotto il freddo della pioggia cupa e Pepper desiderò che fosse tutto un terribile incubo. Avrebbe voluto svegliarsi quella mattina in cui le avevano riferito il ritrovamento di Tony nel deserto per reprimere e soffocare poi tutti i sentimenti che erano nati nel rivederlo di nuovo sano e salvo.

Respirò l'aria fredda che entrando nei polmoni riuscì ad attenuare i continui singhiozzi. Il picchiettio persistente della pioggia prese il sopravvento nelle sue orecchie, lasciando solo quel rumore e nient'altro; ebbe uno strano effetto rilassante su di lei tanto che le ci vollero un paio di secondi per realizzare che le umide gocce avevano smesso di colpire la sua pelle delicata.

 

Si asciugò gli occhi dalle lacrime salate mischiate con l'acqua insapore del cielo, le bastò sollevare appena lo sguardo per scoprire la causa del mancato scrosciare della pioggia sul suo corpo.

 

Affianco a Pepper in piedi con un ombrello aperto in mano Tony osservava la ragazza con una strana luce negli occhi e le labbra incurvate lievemente verso l'alto, inizio del manifestarsi di un sorriso.

 

Gli occhi azzurri di lei, si immersero in quelli scuri di lui. Lo fissò incredula, incapace di distinguere se quello che stava vivendo fosse realtà o finzione e finalmente, dopo attimi di immobilità, Tony si accovacciò arrivando alla sua altezza, si limitò a sorridere per poi scostare una ciocca di capelli ramati appiccicati sulla guancia della donna, che inspiegabilmente non riusciva a far altro che ammirare i suoi occhi. -Se non ce la fai a stare là dentro, è meglio munirsi di ombrello, perchè avremo molto di cui parlare.- parlò dolcemente, postando per qualche secondo lo sguardo sul ventre della donna.

 

Pepper riemerse dall'abisso in cui era caduta e senza pensarci qualche istante di troppo buttò le braccia intorno al collo dell'uomo, stringendosi a lui come se fosse la sua unica ancora di salvezza. Per l'impeto dell'abbraccio lui cadde seduto, l'ombrello venne portato via dalla leggera brezza appena levata e Tony poté tornare a stringere Pepper tra le braccia.

 

-Perdonami.- sussurrò lei tra i singhiozzi.

 

Tony le carezzò la testa cercando di calmarla. -Andrà tutto bene, te lo prometto. Andrà tutto bene.- Le lasciò un bacio sulla tempia e chiuse gli occhi, beandosi di quel momento che da troppo tempo desiderava rivivere.

 

********************************************************************************

 

Si lasciò cadere sul letto a peso morto, i suoi occhi scuri si fissarono sulle assi superiori del laboratorio, intervallate da impalcature trasversali in ferro battuto. Ultimamente aveva avuto parecchio tempo per studiare quella determinata e ordinata sequenza, ma contrariamente alle altre volte il suo sguardo era fisso nel vuoto più assoluto e Tony quasi perse la cognizione del tempo.

 

I capelli ancora leggermente umidi giacevano scomposti sulla testa adagiata sul piumino color crema che ricopriva l'intero materasso. Inspirò profondamente, tenendo per qualche secondo l'aria nei polmoni per poi svuotarli in un colpo solo.

 

Era difficile da assimilare, non aveva mai affrontato notizie simili e quantomeno credeva che la maggior parte delle persone non scoprisse in quel modo che da lì a poco tempo sarebbe diventato genitore. Solitamente quelle situazioni si programmavano dopo un saldo rapporto coniugale. Lui poteva avvicinarsi al rapporto coniugale, ma di certo non poteva definirsi saldo: lei era scappata, prendendo la decisione di tenergli nascosto forse il più importante fatto della loro vita.

 

Tony non voleva perderla. Per nulla al mondo l'avrebbe più lasciata andare, dovevano affrontare quello che stava succedendo insieme, solo così sarebbe potuto diventare lietamente indimenticabile.

 

Il rumore dell'asciugacapelli cessò e lo schiudersi della porta del bagno attirò l'attenzione dell'uomo che si mise immediatamente seduto, volgendo lo sguardo in direzione della donna che con movenze delicate chiudeva la porta alle proprie spalle. Rimase per qualche secondo a fissare come quegli abiti rendessero il suo corpo così minuto ed esile, tanto che Pepper abbassò lo sguardo per osservare anche lei cosa attirasse l'attenzione dell'uomo. La grande felpa blu non lasciava intravedere la poca pancia che presto o tardi si sarebbe gonfiata ulteriormente e per qualche strano motivo lei ne fu lieta. -Sono un po' larghi, ma sono sempre meglio che niente.- Ruppe il silenzio con un lieve sorriso dipinto sulle labbra, mentre raccoglieva i capelli ramati tutti da un lato, cercando quantomeno di attenuare l'ansia e impegnare le mani in qualcosa di utile che non prevedesse una tortura incessante tra loro.

 

-Ti stanno bene, forse meglio che a me.- scherzò, spostando l'attenzione dalle sue gambe spoglie, protette da semplici pantaloncini che le arrivavano al ginocchio, a quegli occhi azzurri che lo fissavano con un misto di smarrimento e inquietudine. -Stai bene?- le domandò preoccupato, notando come lei restasse immobile.

 

Pepper annuì, abbandonando le braccia lungo i fianchi e decidendo finalmente di avvicinarsi a lui per la prima volta senza esitazione. -Forse dovrei essere io a farti questa domanda.- affermò sedendosi accanto a lui, sospirando contemporaneamente. Si fissò dapprima le mani abbandonate in grembo per poi alzare gli occhi verso di lui alla ricerca di una risposta.

 

-Scosso è il termine giusto per descrivere il mio stato d'animo. Ma in senso buono, eh!- si preoccupò di chiarire per non ferire l'animo della donna.

 

Stranamente Pepper rise. -Non sei cambiato molto dall'ultima volta, dopotutto.- constatò, lasciando la frase in sospeso. Rannicchiò le gambe sul materasso, continuando subito dopo. -Non si può essere scossi in senso buono, è assurdo perfino per uno come te.-

 

-Bhè... in verità... quello che cerco. No. Non è poi così assurdo pensare che. Cioè...- iniziò a balbettare in preda alla confusione totale. Si fermò trattenendo il fiato, immergendosi nello sguardo della ragazza leggendone in un certo senso una sfumatura di divertimento. -Hai capito no?-

 

-Per quanto possa sembrare strano che io riesca a capire quello che vuoi dire, sì, ho capito.- Lui non si mosse. -Sei terrorizzato, Tony, è una cosa molto più che pertinente in questo caso.- affermò comprensiva

 

-No, io non sono-

 

-È normale-

 

-terrorizzato! È solo che-

 

-andare nel panico-

 

-è successo tutto così in-

 

-quando scopri-

 

-fretta. Fino a poche ore fa ti-

 

-che diventerai padre, ma io-

 

-credevo chissà dove con-

 

-non voglio che tu ti senta obbligato.-

 

-chissà chi! ...Come?- domandò sperando di aver capito male.

 

Pepper abbassò gli occhi, sospirando appena. -Non voglio che tu ti senta in obbligo di prenderti cura di me e del bambino. Ho sbagliato tutto sin dall'inizio. Non sarei dovuta scomparire in quel modo e non dovevo tenertelo nascosto; era un tuo diritto saperlo, ma sappi che non sono disposta a sentirmi come un peso per te.- Prese qualche secondo di silenzio. -Io credo sia meglio non- Tony le prese una mano senza preavviso stringendola tra le sue.

 

-Non dirlo. Non voglio tornare nell'inferno.- Pepper lesse nei suoi occhi una richiesta d'aiuto quasi come la supplica di non lasciarlo solo. -Io ti voglio con me e lo vorrò sempre. Questo bambino è anche mio e voglio crescerlo con te.- affermò determinato. -E, ti avverto, che sono disposto a tutto pur di ottenere quello che voglio. Non so proprio come tu possa anche solo pensare che io mi senta obbligato a stare con te!- sbatté le palpebre più volte, puntando poi un dito verso gli schermi che occupavano la sua scrivania. -Il giorno stesso in cui te ne sei andata, mi sono predisposto a creare un collegamento con tutti i satelliti, telecamere di video-sorveglianza, tabulati telefonici e molto altro solamente per trovarti e chiederti scusa per tutto quello che ho fatto. Adesso non puoi convincermi che io non voglia stare con te! È assolutamente illogico! Avrò vagoni di difetti e paranoie, ma di sicuro non sono schizofrenico!-

 

Gli occhi di Pepper si inumidirono involontariamente di lacrime. -Già. Non sei per niente schizofrenico.- Si asciugò una lacrima che impertinente le era scivolata lungo la guancia, sorrise commossa per quelle parole.

 

Tony si avvicinò maggiormente a lei, mettendosi seduto a gambe incrociate sul materasso e facendo combaciare la propria fronte con quella della donna coperta dalla leggera frangetta. -Io non ho nessuno se non te.- le sussurrò appena, trattenendosi il più possibile dalla voglia di baciarla.

 

-Oltre a me, adesso avrai un'altra persona che ti amerà incondizionatamente per tutta la vita.- Tony sorrise, felice di averla convinta ad imboccare quella strada che gli avrebbe consentito di accompagnarla nel cammino. -Credo che tu abbia il diritto di sapere alcune cose, perciò... vai con le domande.-

 

-Oh sì, giusto!- esclamò, mettendosi diritto col busto. Giocherellò un po' con la mano di Pepper che sorrise per la goffaggine dell'uomo in quel momento, poi sembrò aver trovato la fatidica domanda da porre, ma si spense subito dopo, riflettendo se fosse opportuno o meno. Seguirono attimi di silenzio che Pepper rispettò paziente, fino a quando Tony si decise a chiedere quello che voleva sapere. -Com'è successo?-

 

Quella era l'unica domanda che mai si sarebbe aspettata, lo guardò per un paio di secondi basita, non capendo se l'uomo stesse scherzando, ma dagli occhi smarriti di Tony afferrò che quella domanda necessitava assolutamente di una risposta. -Tony... c'eri anche tu e credo che tu sia abbastanza grande per essere consapevole che i bambini non crescano sotto i cavoli.- affermò arrossendo visibilmente.

 

Solo a quella risposta, Tony si rese effettivamente conto come quella domanda posta in quel determinato modo poteva essere di gran lunga fraintesa. -No no no! Lo so. Lo so. Mi sono spiegato male. Cioè... come hai fatto a rimanere incinta se... bhè...- cominciò leggermente imbarazzato, astenendosi dal guardarla negli occhi. -Mi avevi detto che prendevi la pillola, no?- chiese conferma, poco informato in quel campo.

 

-Ah! Sì, giusto. Ho fatto molti esami a proposito di questo e il medico ha detto che il mio corpo ha inspiegabilmente annientato l'effetto dell'anticoncezionale, non è riuscito a darmi una spiegazione fondata... ci sono varie cause, quella per adesso più plausibile è la mia assunzione di antibiotico, ma per adesso non so ancora nulla.-

 

Tony annuì per tutto il tempo, ascoltando attentamente le parole di Pepper. -Quando l'hai scoperto? Di essere incinta intendo.- chiarì, salvo evitare altri inconvenienti.

 

-Tutto sommato da poco... tre settimane.- sussurrò torturandosi le dita e ricordando perfettamente il terrore e la paura provata nel momento in cui ne era venuta al corrente.

 

-E adesso sei di...?-

 

-Undici settimane e mezzo.-

 

Tony sembrò abbastanza sorpreso per quella risposta. -Non te ne sei accorta prima?-

 

Pepper fece spallucce, stringendosi le braccia in quella felpa che aveva preso il profumo deciso ma al contempo delicato di lui. -Non sei stato l'unico a passare un brutto periodo...- disse accennando un debole sorriso per mascherare la tristezza. -Ho scambiato i sintomi della gravidanza per semplice malessere. Solo dopo che mia madre mi ha costretto a fare esami del sangue ho scoperto di aspettare lui.- Nel dirlo si poggiò una mano sul ventre e sul suo viso si accese pura gioia, prova di tutto l'amore che nutriva per quella piccola vita che cresceva in lei.

 

L'uomo sussultò appena e i suoi occhi brillarono di luce. -È maschio?- domandò speranzoso.

 

Lei si morse il labbro inferiore nel tentativo di trattenere un sorriso. -Con “lui” mi riferisco in generale al termine neonato e non al sesso.- mentì, volendolo tenere sulle spine. -Perchè? Avresti qualche preferenza tra maschietto e femminuccia?- lo provocò un poco curiosa di vedere la reazione.

 

Per la prima volta da quando si erano visti Tony arrossì. -Bhè... non che ci abbia mai pensato veramente, ma...- Si grattò la nuca con un gesto del tutto impacciato e abituale di quando si trovava in imbarazzo. -...era giusto per sapere se avrei dovuto comprare una bella mazza da baseball oppure un tutù per ballerina professionista.- tentò di salvarsi all'ultimo.

 

-Viviamo in un secolo dove sono pienamente tollerati i ballerini maschi e giocatrici di baseball femmine. Qualunque cosa tu decida andrà benissimo.-

 

Tony annuì ripetutamente, impazzendo ora dalla curiosità e non trovando così strana quella situazione. -Ma tu lo sai?-

 

Pepper arricciò una ciocca di capelli intorno ad un dito. -Probabile...-

 

-E non vuoi dirmelo?- chiese assottigliando lo sguardo.

 

-Sono più che sicura che troverà una maniera per convincermi, signor Stark.-

 

Tanto era lo stupore per quell'uscita che Tony spalancò la bocca, riproducendo un suono del tutto gutturale e strozzato sul nascere, sbatté le palpebre più volte, prendendosi qualche attimo per realizzare se tutto quello che stava vivendo non fosse solo frutto della sua immaginazione. Un sorriso sornione si manifestò sulle sue labbra leggermente umettate dalla punta della lingua. -Signorina Potts, noto con piacere che siamo entrambi tornati alle nostre usuali mansioni.- affermò facendo leva sulle mani chiuse a pugno, puntate ai lati delle gambe spoglie della ragazza per sporgersi maggiormente verso di lei, che indietreggiò di poco col capo senza che quel sorriso pieno di luce sul suo viso si spegnesse.

 

Decise di tenergli il gioco. -Non è propriamente corretto... Ho presentato le dimissioni.-

 

-Che sono state saggiamente respinte.- la canzonò lui con un sorrisetto sghembo. -In questi tre mesi per il consiglio di amministrazione, lei ha continuato, vigile ed operosa, il suo indispensabile lavoro nell'assistermi ventiquattr'ore su ventiquattro e credo che qualche dirigente abbia cominciato a sospettare in una reclusione forzata qui dentro. Anche se...- si interruppe mentre i suoi occhi rimasero immersi in quelli blu e confusi di Pepper, che alzò un sopracciglio e inclinò leggermente la testa, prova del suo più completo smarrimento.

 

-Anche se?- lo invitò a continuare.

 

-Anche se potrei benissimo decidere di tenerti in ostaggio se ti ostini a tenermi nascosto questo dettaglio abbastanza rilevante.- Senza che lei potesse anche solo pensare di rispondere, Tony la prese per i fianchi, alzandola senza troppa difficoltà e gettandola al centro del letto per poi sovrastarla col corpo.

 

La risata di Pepper echeggiò nel laboratorio, riportando vita tra quelle mura che per troppo tempo avevano visto solo tristezza e disperazione. Fu come una ventata di aria fresca in una torrida giornata d'estate: breve, capace di portarti in paradiso e condurti verso la dipendenza, volendo rivivere quell'attimo ancora e ancora.

 

Pensò questo mentre la ammirò sorridere, beandosi di quel suono che per lui era diventato quasi angelico. Lei si interruppe quando notò lo sguardo assorto dell'uomo che la sovrastava, mentre lei era completamente distesa con i capelli sparsi disordinatamente sul piumone.

 

-Mi è mancata così tanto.- disse dopo un po' Tony.

 

-Che cosa?- domandò curiosa.

 

-La tua risata...- rivelò senza alcun imbarazzo, contrariamente da Pepper che arrossì, abbassando lo sguardo e continuando a torturare una sventurata ciocca ramata.

 

Starle lontano era sempre più difficile e impossibile da rispettare, l'impulso di baciarla lo stava completamente dominando. Posò gli occhi sulle labbra della donna, che ora lo fissava senza dire una parola, uno strano brivido gli attraversò la spina dorsale quasi come una scossa elettrica che si disperdeva deliziosamente lungo ogni centimetro di pelle.

 

Passò alternativamente lo sguardo delle sue labbra sottili e socchiuse agli occhi blu che colsero immediatamente le attenzioni ricevute. Pepper sospirò appena e di conseguenza il suo petto prima si abbassò poi si alzò, permettendo all'aria di invaderle la gola ed infine i polmoni. Tony si chinò lentamente su di lei, rendendo sempre più corta la distanza dei loro visi, poteva sentire con certezza il suo respiro regolare, forse trattenuto, a sfiorargli il mento. Si fermò a pochi centimetri dalle sue labbra vogliose, quasi con timore e preoccupazione. -Cosa vuoi fare?- domandò improvvisamente lei, sperando di smuovere le incertezze di Tony, che le sembrò stranamente provato dalla situazione.

 

L'uomo deglutì, osservando gli occhi lucidi della giovane. -Vorrei baciarti...- lo disse come se fosse bloccato da qualche strana forza maggiore che gli impedisse di realizzare i suoi voleri.

 

Si mosse lei, passandogli entrambe le mani sulla linea muscolosa del collo. -Fallo.-

 

-...per tutta la vita.- sussurrò adorante, sfiorandole le labbra con le proprie.

 

-Per tutta la vita.- ripeté lei, abbassando le palpebre sulle iridi cielo, finché le labbra di Tony non si schiusero sulle sue e Pepper tornò a sentire la vita scorrergli sotto la pelle come se solamente quel contatto tra loro potesse riportarle la felicità.

 

Tony si beò delle carezze delle labbra di Pepper sulle sue; non c'era niente di frettoloso o avventato nel modo in cui la baciava. Lento, accorto, prudente e squisitamente dolce quasi lo stesse provando per la prima volta. Sentì una deliziosa stretta al petto che poi si diffuse in tutto il corpo, provocandogli un leggero tremore quando passò cauto le dita sulla guancia di lei.

 

Quando interruppero il bacio, si guardarono a lungo negli occhi, quelli che erano secondi sembrarono ore, giorni, mesi... Un semplice sguardo in grado di colmare magicamente tutto quel tempo che avevano passato separati.

 

-Pepper, io-

 

-Non ricordavo che fosse così-

 

-meraviglioso.- terminò lui la frase, mentre lei ancora provata dal bacio si limitò ad un sospiro ed ad annuire ammaliata.

 

Con le mani ancora dietro la sua nuca, lo attirò a sé, avvicinandosi ulteriormente lei stessa. Tony emise un verso a metà tra un sussulto sorpreso e un sospiro appagato, mentre sfiorò con delicatezza le labbra di lei con le proprie, muovendole con placida risolutezza. Pepper mugugnò soddisfatta per poi applicare una lieve pressione sulla bocca dell'uomo fino a farla dischiudere nel tentativo di approfondire quel bacio diventato troppo indolente. Fu in quel momento che Tony cambiò, da timido e cauto, un impeto lo colse: la attirò a sé, stringendola al proprio corpo, insoddisfatto del mancato contatto dei rispettivi petti ancora divisi da alcuni strati di tessuto, passò un palmo aperto al centro della schiena di lei che si inarcò, sollevandosi appena, mentre con le braccia gli cinse il collo.

 

Data la precaria condizione di equilibrio sulle ginocchia di Tony, entrambi scivolarono di lato e improvvisamente le posizioni si invertirono, portando Pepper sopra il corpo di lui. Le loro risate si unirono in simbiosi proprio come le loro labbra che continuarono a plasmarsi dolcemente a vicenda.

 

Pepper fece scivolare le mani morbide sul tessuto blu della camicia di lui arrivando a sfiorare con i polpastrelli i bottoni che tenevano uniti i lembi dell'indumento. Solo quando le dita di lei sfiorarono la pelle bollente alla sommità del suo petto, Tony si irrigidì all'istante, spalancando gli occhi e allontanandosi dalle labbra della donna, che lo fissò confusa per l'immediata lontananza. -Va tutto bene?- domandò guardinga, passandogli una mano sulla guancia leggermente ispida.

 

Tony puntò le braccia all'indietro per sostenere il busto, mentre Pepper lo guardava incerta, seduta a cavalcioni sulle sue gambe. L'uomo annuì ripetutamente prima, scuotendo il capo subito dopo, grattandosi la nuca con fare imbarazzato. -Pep... io... bhè ecco... avrei... avrei qualche problemino di controllo ai piani bassi.- la informò con una risatina nervosa. -E con tutti questi baci non credo di riuscire a...- sospirò pesantemente. -...resistere.- Deglutì a fatica, cercando di riprendere quantomeno il controllo.

 

Pepper si limitò a sorridergli dolcemente per tutta quella prudenza e timore. -Possiamo senza alcun problema.- lo rassicurò.

 

-Davvero? Anche se sei...- tentennò prima di pronunciare l'ultima parola, non ancora abituato all'idea. -...incinta?-

 

Lei prese una mano di Tony intrecciando le dita con le sue leggermente callose in alcuni punti. -Tony, non credi che io stessa mi sarei fermata se ci fossero stati problemi?-

 

-Già... è vero.- constatò lui, giocherellando con le dita di lei. -Sei sicura di volerlo veramente? Altrimenti potrei fermarmi.- affermò serio, anche se non sapeva per quanto ancora avrebbe potuto reprimere tutti i sentimenti e la voglia di sentirla sua.

 

Pepper sorrise, mostrando i denti perfetti, si sporse in avanti, facendo combaciare la propria fronte con quella di lui. -Amami.- gli soffiò sulle labbra. -Fammi sentire tua. Solo tua.- sussurrò appena, prima che le labbra di Tony catturassero le sue.

 

Con estrema dolcezza scivolò sul mento di lei, sfiorando la pelle con la punta del naso, lasciandole qualche leggero bacio sulla linea cedevole del collo dalla pelle candida e delicata. Inspirò il suo profumo inebriandosi di quello che era lei e baciò con assoluta riverenza l'osso sporgente della clavicola, dedicando particolare attenzione ad ogni lembo di pelle del suo petto, che si alzava e abbassava a ritmo del respiro via via sempre più affannato.

 

Nel frattempo Pepper si preoccupò di slacciare definitivamente la camicia di Tony, facendogliela scivolare lungo le braccia. Tony sollevò il capo e si sporse per far incontrare ancora le loro labbra, con maggior decisione e più frenesia. Con i polpastrelli leggermente ruvidi si insinuò sotto la pesante felpa, seguendo la scia che la spina dorsale disegnava lungo la schiena di Pepper.

 

Una potente e allo stesso tempo ignota scarica elettrica le attraversò il dorso e si ritrovò a stringere tra le dita qualche ciocca castana dell'uomo, dalla quale bocca ne uscì un suono squisitamente gutturale che si mischiò al sospiro appagato di lei.

 

Quasi con timore tornò con le dita callose ai lembi della felpa, li afferrò facendo sgusciare il tessuto dalle braccia di lei. I loro occhi si fusero in un tutt'uno per qualche secondo, poi Tony si concesse di abbassare lo sguardo dove il loro cucciolo era custodito. Pepper osservò attenta i movimenti dell'uomo che senza quasi rendersene conto stava avvicinando una mano al suo ventre rigonfio, lo sfiorò dapprima con la punta delle dita per poi aprirci sopra la mano, quando sollevò il capo il sorriso che aveva impresso sulle labbra riuscì a folgorare la donna tanto che sentì il cuore aumentarle di battito. Le iridi scure appena un po' più lucide tornarono su quelle di Pepper, mentre l'altra mano si poggiava sulla sua guancia.

 

Ciò che le disse dopo fu vero, sincero, sentito dal profondo e sopratutto speciale. Proprio come lei se l'era più volte immaginato in passato per poi udirlo in quel presente che mai avrebbe dimenticato. -Ti amo.- Pepper sorrise e gli occhi le brillarono ancora di più.

 

********************************************************************************

 

La prima cosa che sentì fu quel dolce e accogliente tepore che l'avvolgeva teneramente; la pelle dei loro corpi a contatto la riportò alla realtà. Si concesse qualche secondo prima di sbattere ripetutamente le palpebre sulle iridi cielo e scoprire l'uomo placidamente assopito con la testa sul suo petto. Lo osservò attentamente dai capelli scuri che sbarazzini stavano scomposti sul capo, alla bocca leggermente socchiusa che ti tanto in tanto emetteva un sospiro più profondo, premettendole di sentirlo contro la pelle sensibile dei seni. Sorrise serena, rilassata e piacevolmente indolenzita in alcuni punti, il rumore delle onde che si abbattevano sugli scogli dava segno dell'ancora mare mosso, ma la tranquillità che si respirava nell'aria le fece presagire l'effettiva interruzione della pioggia torrenziale.

 

Girò il capo tanto da immergere metà viso nei capelli morbidi e profumati di Tony; il fresco piumone avvolgeva i loro corpi da poco più di metà busto, nascondendo solo allo sguardo quello che Pepper percepì col tatto. Si ritrovò a sorridere nuovamente, trasportata da un impulso del tutto spontaneo, per il piacevole contatto della mano di Tony aperta sul suo basso ventre come un leggero scudo, poco efficacie materialmente, ma forte e impenetrabile idealmente.

 

Con delicatezza passò le dita affusolate sulla nuca dell'uomo in una tenera carezza, giocherellando con qualche ciocca scura alla base, e senza volerlo riuscì a svegliarlo: Tony si mosse impercettibilmente, sfregando appena la guancia sul petto morbido e lattiginoso di lei che bloccò il respiro e qualsiasi altro movimento, colpevole per aver destato l'uomo dal suo sonno tranquillo.

 

Tony inspirò a fondo, tenendo sempre gli occhi chiusi, e quando riconobbe il profumo dolce della pelle di lei, un sorriso increspò le sue labbra. Nascose il viso nell'incavo del suo collo e, inebriandosi di quell'essenza così squisita, posò timido le labbra sulla sua pelle, lasciandole un bacio riverente alla base del collo. -Buongiorno.- mugugnò, non separandosi di neanche un millimetro da lei.

 

Pepper tornò a sciogliersi tra le sue braccia. -Buongiorno.- rispose teneramente, continuando a giocherellare con qualche ciocca al termine della sua nuca. -Scusa, non volevo svegliati.- disse dispiaciuta.

 

-Non potevo chiedere risveglio migliore...- affermò umettandosi appena le labbra. -...e non dormo così bene da così tanto tempo che mi sembrano secoli.- affermò completamente rilassato, dimenticandosi temporaneamente la posizione della sua mano, che, per quanto potesse essere dolce e di certo non casuale, era pur sempre un gesto imbarazzante per uno come lui.

 

-Posso dire la stessa cosa.- sostenne lei, passandogli le labbra sulla fronte. Solo in quel momento Tony prese atto della situazione e tentò di ritirare con disinvoltura la mano posata sulla pancia della donna, che sorprendentemente lo bloccò, poggiando la propria mano su quella dell'uomo. -Non mi dà fastidio.- lo avvertì dolce, ritirando successivamente le dita, lasciando così a Tony la più completa libera scelta, dopotutto era già tanto quello che aveva fatto e Pepper non si sentì nella posizione di calcare maggiormente il fatto seppur ormai evidente e accettato.

 

Tony rimase immobile con le dita a sfiorarle il fianco e ormai gli occhi perfettamente aperti e persi nel vuoto ancora contro il collo della donna, che percepì immediatamente il suo corpo irrigidito. Gli ci vollero un paio di secondi per elaborare quei pochi attimi, prima di tornare a rilassarsi su di lei, mentre la mano dalla pelle leggermente ruvida si riposizionò sul ventre rigonfio, tramutando quel movimento in una dolce carezza, entrata a far parte della numerosa serie di contatti avvenuti la notte passata, dove si erano amati ancora e ancora.

 

-Vorrei stare così per il resto della vita.- sussurrò appena, grato a Pepper per non aver evidenziato il suo strano comportamento a parole.

 

-Sai che non è possibile.- affermò, ridendo tra sé per il solletico provocato dal respiro di Tony sul suo collo.

 

-Noi possiamo tutto, splendore.- Rimasero in silenzio con i propri pensieri, deliziandosi del suono constante e preciso delle onde sullo scoglio accompagnato dai loro respiri quasi sincroni. Pepper chiuse gli occhi, continuando a sfiorare il collo dell'uomo con le dita scendendo verso la schiena per poi risalire, effettivamente non era del tutto da escludere il rimanere lì per ancora un bel po' di tempo.

 

-Baseball o balletto?- Fece improvvisamente lui, solleticandole con le labbra il collo.

 

Pepper corrugò la fronte non riuscendo a capire il senso delle parole di Tony. -Come?-

 

-È baseball, vero?- Nel ripeterlo più chiaramente la sua mano si mosse sul ventre della donna, lasciando non più una carezza timida e leggera, bensì un contatto deciso e dolce, aprendo tutto il palmo per vezzeggiare completamente l'accennato rigonfiamento.

 

Lei capì e non poté fare a meno che sorridere, sinuosamente scivolò da sotto di lui per mettersi su un fianco e guardarlo direttamente in viso. Poggiò delicatamente il capo sul guanciale, immergendo gli occhi in quelli di Tony dallo sguardo ancora leggermente assonnato, ma allo stesso modo appagato; passò le dita affusolate tra i ciuffi ribelli di lui, tirandoglieli indietro e terminando la carezza sulla guancia ispida per la barbetta.

 

-Baseball o rugby, a seconda della preferenza.- annuì e non poté fare a meno di sorridere per la reazione di Tony, che spalancò gli occhi socchiudendo appena la bocca e sollevandosi di poco facendo leva con un braccio.

 

-No squadre femminili?- domandò sbattendo le palpebre. Pepper scosse il capo divertita mentre i capelli ramati si disperdevano sul cuscino. Il sorriso di Tony si aprì come non mai e senza preavviso prese tra le mani il viso della giovane, avvicinandosi alle sue labbra per baciarle. Era una delle notizie più belle e che avesse mai desiderato segretamente tanto da non riuscire a contenere la contentezza. Si staccò dalle labbra morbide di lei per guardarla negli occhi, facendo combaciare le loro fronti. -Ti amo.- lo sussurrò appena quasi fosse un segreto e sopratutto non più timoroso come le prime volte in cui avrebbe voluto dirlo.

 

Pepper sorrise. -È gran parte merito tuo, sai?-

 

-A prescindere dal fatto che sia maschio o femmina, per una volta ho fatto qualcosa di buono nella mia vita.- affermò convinto, stringendola in un abbraccio. Più passavano i minuti e più se ne convinceva; ciò che per era successo casualmente adesso si stava dimostrando la cosa migliore in assoluto: quel bambino li aveva riavvicinati e uniti ancora di più.

 

Lei sorrise appena e abbassò gli occhi un po' imbarazzata dallo sguardo intenso e vivido rivoltale, la sua attenzione fu subito catturata dal bagliore azzurrognolo che si sprigionava fievole dal petto dell'uomo. I ricordi si fecero subito vividi nella sua mente, che tornò a quella sera sul terrazzo dello stabilimento delle industries, dove aveva fatto tutto ciò che disponeva pur di mantenere costante quella luce blu. Inconsciamente passò le dita sul cerchio metallico, mentre i suoi occhi rimasero fissi e incantati su quello che metaforicamente era il cuore di Tony.

 

Lui notò immediatamente l'attenzione ricevuta. -Rhody, mi ha detto che è stato merito tuo.- Pepper alzò subito lo sguardo, ancora leggermente perso, non capendo a cosa si stesse riferendo. -Bhè... sai... quella notte sul tetto. Sei stata tu a...- Si interruppe qualche attimo un po' impacciato. -...a sostituire il reattore.-

 

Pepper accennò un debole sorriso, tornando con gli occhi azzurri sulla lucina della stessa tonalità. -Sono quasi morta di paura quando ti sei gettato addosso a Stane. Ho... ho creduto che- Le parole le morirono in gola e si strinse maggiormente all'abbraccio dell'uomo, poggiando la fronte sul suo petto.

 

Tony le carezzò dolcemente i capelli, sentendosi maledettamente in colpa; lui, quando l'aveva vista varcare la soglia della porta sul terrazzo, non aveva esitato per più di un secondo e si era gettato contro il nemico impedendogli di farle del male. -Mi dispiace averti coinvolto, ma sono grato che tu fossi stata lì... Mi hai salvato... come sempre dopotutto.- affermò mentre le sue labbra ebbero un guizzo simile ad un sorriso.

 

Passarono attimi di silenzio prima che Pepper parlasse. -Sai... da quel giorno ho cominciato ad associare questa lucentezza blu alla vita.- disse sincera, sfiorandolo con le dita.

 

Tony si fermò qualche attimo a pensare quanto i loro pensieri fossero simili per certi aspetti e nel contempo del tutto differenti. Anche per lui la vita corrispondeva ad un bagliore azzurro, non comparabile però con quello sprigionato dal suo petto, era del tutto differente: mai persistente, ma unico e raro, capace di sbigottirlo, sorprenderlo e meravigliarlo ogni qualvolta riuscisse a scorgerlo. Erano i suoi occhi. Di quell'azzurro così intenso e magnetico, impossibile da non rimanerne folgorati. Era certo che di tanto in tanto le sue iridi cielo venissero investite da un bagliore di gioia contagiosa e quei momenti erano diventati per lui tesoro.

 

Quegli occhi che sapevano leggergli dentro e che lui a sua volta aveva lentamente imparato ad interpretare; quegli occhi che riuscivano a trasportarlo in paradiso qualsiasi situazione vivesse; quegli stessi occhi che lo avevano fatto innamorare. -Sei tu la mia vita.- glielo disse senza esitazione con il cuore in tumulto nel petto e sicuro che lei se ne sarebbe accorta per la dolce vicinanza.

 

Pepper non poté evitare la nascita di un sorriso. Si chinò maggiormente sul petto dell'uomo, poggiando riverente le labbra sul metallo freddo del reattore, lasciò un bacio lungo, sicuro e dolce prima di sollevare il capo e fondere i loro sguardi in un tutt'uno.

 

Sbatté le ciglia sulle iridi cielo. -Ti amo.- E la vita le attraversò gli occhi in un bagliore azzurro.

 

Fine

 

NdA:

E siamo arrivati alla parola fine... *ora piange* no, non devo piangere! .... ma.... è finitaaaa D': inevitabilmente mi vien sempre il magone >.<
Bhè... questa è la ficcy più lunga che io abbia mai scritto e ci tengo moltissimo xD 33 capitoli come l'inferno di dante, togliendo il canto di introduzione xD ma lasciamo perdere questi paragoni inutili... ora passiamo a tutto quello che devo dire su questo chappy... il punto è che 2 settimane fa prima di partire sapevo perfettamente cosa dire ed era tanta roba... adesso... xD non mi ricordo più nulla ahahahah
Dunque... vediamo di partire dall'inizio... o meglio: dalla fine dello scorso chappy u.u
Shiii vi ho fatto uno scherzetto con Tony che se ne va D: maaaa lui è andato a prendere l'ombrello no? Pioveva! Sesese sogniamo! Diciamo che si è preso un colpo e ha fatto il codardo, poi però ha rimesso la testa sulle spalle ed è tornato da lei *w* ammmmori loro! <3
Per quanto segue forse Tony è leggermente ooc in alcune parti xP non sono proprio riuscita ad evitare la fluffaggine a livelli estremi xD potrebbe anche sembrare strano che Tony si abitui all'idea di diventare padre così in fretta... io ho cercato di mettere qualche accenno di titubanza, ma non ho esagerato proprio perchè volevo evitare che qualcuno pensasse male xD
Tornando all'argomento gravidanza già trattato la volta scorsa... :) a 11 settimane, da quanto mi sono informata, non si può sapere il sesso del bambino... ma! Andando con la fantasia, anche xk parliamo chiaro e tondo: se Tony vive con una calamita nel petto, se un uomo è rimasto congelato per anni per poi ritrovarsi a new york e conosciuto come capitan america, se un tipo si incazza diventa un mostro verde rabbioso e se dei di altre dimensioni arrivano sulla terra attraverso un portale... allora qualcuno avrà pure inventato un metodo per scoprire il sesso del nascituro il prima possibile no? XD in caso contrario promuoviamo il metodo sic xD
Uuuuuu la frase: "non ho nessuno se non te" non potevo non metterla, no? Era una delle poche cose carine che c'erano nel film xD ho già tolto la scena del ballo per sostituirlo ad una disgrazia xP la frase sono riuscita ad imbucarla xD
Poi.... abbiamo inaugurato il laboratorio! HANNO inaugurato! XD siamo solo stati partecipi all'evento per lo più censurato xD era l'unica stanza mancante dopotutto ahahah devo dire che all'inizio ero un pochetto titubante nel mettere o meno la scena, poi dopo ore di scrivi e cancella, scrivi e cancella... ho scritto e lasciato xD
Ora siamo arrivati a spiegare la parte fondamentale: il collegamento evidenziato tra titolo e storia u.u
Quando ho trovato il titolo, ossia: Life is a Shine Blue, ho pensato inizialmente a gli occhi azzurri di Pepper e quindi la frase trovava come soggetto Tony e come oggetto lei... quella stessa sera sono andata a letto e mi son messa a fissare il muro, muro con poster gigante di iron man 2 xD e l'occhio dove mi cade?!? Sulla luce del reattore arc! Mi sono tirata su come un'indemoniata urlando: è azzurra anche quella!
Potete ben immaginare che per l'euforia non ho più dormito eheheh xD nonostante il fatto che questo particolare l'ho maggiormente evidenziato nell'ultima parte, ha avuto i suoi sprazzi anche al centro della trama anche se poco rilevanti u.u
Dopo questa spiegazione potete ben capire il mio totale disappunto per il finale di Iron man 3, cavolo ero nera di rabbia quando Tony ha lanciato il reattore arc nel mare xP alla fine del film l'ho mandato a 'fanculo, tanto che la mia amica si è girata verso di me esterrefatta ahahah e dentro di me ribollivo di rabbia verso shane xD tanto che ho borbottato per i successivi 20 minuti "ecco, ma bravo shane che mi rovina tutto! Io metto al centro della storia il reattore arc e lui che me lo lancia dallo scoglio?!" Sta di fatto che ho pure tolto tutti i bestemmioni che tiravo ogni 3 sillabe ^^"
Poi devo dire di aver anche pesato ad un finale tragico che lascia con l'amaro in bocca ahahah ma ci ho ripensato subito pensato a tutto il disappunto che avrei innalzato xD vabbè ora xò ve lo dico lo stesso... bhè... nella scena dove sono nel letto accoccolati e Peps dice a Tony che ha cominciato ad associare il reattore alla vita... ecco... avrei concluso con la frase di Tony: -il palladio del reattore mi sta uccidendo...- D:
Ma ceeeerto! E poi sarei morta io per mano della vostra ira e anche x il fatto di ritrovarmi costretta a fare un remake anche di iron man 2 xD per l'amor del cielo! Ormai da mesi sto lavorando ad una teorica versione di "iron man 3" post avengers con una collega ed è da gennaio che ci siamo bloccate xD ora direi di finire quella no? XD
Come sempre mi sono dilungata un po' troppo ^^ perdonatemi xD come sempre ringrazio coloro che hanno recensito lo scorso chappy: _BertAdor_, Anne White, Fipsi, mirianval e _M4R3TT4_ :)
E questa volta un grazie di cuore alle 56 persone che l'hanno aggiunta tra le seguite, alle 34 che l'hanno aggiunta ai preferiti e i 4 tra le ricordate **
Davvero, credetemi dal profondo, che sono grata a tutti voi lettori che hanno letto questa storia aspettando il sabato notte :') mi commuove solo il pensiero :)
Grazie, grazie e ancora grazie a tutti! :D
Mi rivedrete in giro presto xD non credete di esservi sbarazzati di me xD 

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