There are no rules when it comes to love

di Frankie92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Capitolo Primo

Il sorriso è la distanza più breve fra due persone. 
~Anonimo~

Il caldo di New York quella mattina era più asfissiante del solito, nonostante ormai fosse la fine di agosto. O forse era il fatto di essere appena uscito da quella scatola di sardine che veniva chiamata metropolitana a dargli quell’effetto.
Sarebbe stato bello avere un autista che lo portasse al lavoro, evitando di fargli usare quella scatola claustrofobica perché non si trovavano taxi liberi. A New York.
La sfiga quella mattina era stata così carina con lui.
Si sistemò la giacca, speranzoso che non odorasse troppo del sudore dell’ingegnere a sinistra e del profumo dolciastro della ragazza a destra, varcò la porta di vetro e dovette aspettare solo sette minuti prima che un altro ascensore si degnasse di arrivare.
Di certo non si sarebbe fatto 21 piani a piedi per colpa della sfortuna o a quel punto sarebbe andato dalla zingara mezza pazza vicino a casa sua e si sarebbe fatto scacciare il malocchio.
Uscì dall’ascensore in fretta e furia, accolto dalla sua assistente Natalie.
“Buongiorno signor Hummel” lo salutò con un sorriso “Ha avuto problemi con la macchina?”
“Ho aspettato venti minuti prima di chiamare Derek, per poi scoprire che dice di aver ricevuto una mia chiamata ieri sera dove gli dicevo che oggi non avevo bisogno della macchina” sbuffò e prese i foglietti che Natalie teneva in mano “Questi sono per il servizio di oggi?”
“Sì, signor Hummel. Inoltre il fotografo ha confermato l’orario e le modelle saranno lì un’ora prima per prepararsi” lo informò diligentemente “E i vestiti sono già sul set che è stato allestito ieri”
“Perfetto, sei un’assistente fantastica” si complimentò Kurt con un sorriso facendola arrossire leggermente.
“Grazie signor Hummel”
“Ti ho detto un milione di volte di chiamarmi Kurt, il signor Hummel è mio padre” le fece l’occhiolino “Vado in ufficio, controllo un paio di cose e poi possiamo andare”
“Oh, c’è una visita per lei” la ragazza fece un sorrisetto “L’ho fatto entrare come al solito”
Kurt sospirò “Sono sicuro che c’è lui dietro la storia della macchina. Grazie Natalie, puoi andare”
Natalie sorrise e tornò alla sua scrivania mentre il ragazzo entrò diretto nel suo ufficio, dove sulla targa della porta c’era ben inciso “Kurt Hummel, Redattore Capo Vogue.Com”.
Anni e anni di lavoro e ancora non riusciva a credere di aver ottenuto quella posizione, più che meritata ripeteva sempre Isabelle. Ormai il liceo era solo un ricordo sfocato.
Posò la giacca sull’appendiabiti e notò la figura seduta comodamente sulla sua poltrona, rivolta verso la grande finestra che dava su Manhattan .
“Smythe, ho due sedie per i visitatori. Perché ti ostini a sederti lì?”
La poltrona si girò per mostrare un ghignante Sebastian Smythe “Buongiorno raggio di sole”
“Buongiorno un corno! Hai chiamato Derek, vero?”
“Io? Pensi davvero che sarei così subdolo da rubarti l’auto per andare al lavoro?” si mise una mano sul cuore “Sono ferito Kurt! E io che ti avevo anche portato il caffè”
Kurt roteò gli occhi alla melodrammaticità dell’amico e prese la tazza di caffè sulla scrivania “Un caffè non risolve la cosa: devi smetterla di imitare la mia voce per fregarti l’auto. Sei uno degli scrittori emergenti più famosi d’America e non puoi permetterti un taxi?”
“Sai che adoro viaggiare con stile”
“Allora comprati un’auto”
“Nah, il traffico di New York  stressante”
Ancora si chiedeva perché era amico di quell’idiota.
Buttò la tazza ormai vuota nel cestino “E il terzo caffè per chi è? Hai finalmente scoperto di avere una personalità multipla?”
Si sentì bussare alla porta “Avanti”
“Ehi Kurt, mi hai fatto chiamare?” Thad Harwood entrò nell’ufficio fermandosi sulla soglia “Oh, ciao Sebastian”
“Ehi Harwood” lo salutò l’altro con un sorriso sghembo “In realtà sono stato io a chiamarti, visto che sono stato così magnanimo da portare ad entrambi un caffè”
“Un caffè preso usando la MIA macchina”
“Dettagli, dettagli”
Thad sospirò ma accettò comunque “Grazie Seb” sorseggiò un po’ di caffè “Kurt, è arrivato quel campionario che aspettavi: ho già visto un paio di cose che dovrebbero piacerti”
“Perfetto, fallo portare a Natalie e ci darò un’occhiata mentre andiamo sul set”
“D’accordo, allora ci vediamo dopo” fece per andarsene ma si fermò sulla porta “Prima che mi dimentichi: ci sei sabato, giusto?”
Kurt fece un attimo mente locale per poi annuire “La mostra fotografica? Sì, forse ci farò un salto”
“Bene, sarà fantastico” Thad fece un sorrisone soddisfatto prima di andarsene “A dopo!”
Sebastian si trattenne dal ridere: quel ragazzo era pessimo nel nascondere le cose.
“Sai che sarà l’ennesima occasione per farti conoscere qualcuno, vero?”
“Mmh” Kurt controllò un paio di fogli prima di metterli in una cartellina “Purtroppo lo so. In compenso, berrò champagne e mi gusterò un po’ d’arte”
“Per poi scaricare sottilmente il ragazzo che avrà passato la sera a far finta di essere un grande critico mentre lanciava di tanto in tanto qualche occhiata al tuo culo”
“Che posso farci? C’è chi nasce con la faccia di una mangusta e chi con un culo da favola” diede un’ultima occhiata al cellulare e lo ripose in tasca “Comunque, vuoi venire anche tu?”
“E passare una serata a far finta che la foto di un fiore sia una metafore della vita? No, grazie”
“Rifiuti alcool gratis e finti intellettuali post moderni?” Kurt lo guardò quasi sconvolto per poi capire esattamente dove fosse il problema “O non sopporteresti la vista di Thad e del suo futuro marito?”
Se gli sguardi avessero potuto uccidere, in quel momento Burt Hummel avrebbe dovuto organizzare il funerale di suo figlio.
Quello era il tasto dolente di Sebastian, il suo tallone d’Achille, il suo unico punto debole.
Per quanto far finta di niente poteva evitargli il dolore, non era sufficiente, anzi era quasi del tutto inutile.
Sebastian si alzò e prese la propria giacca senza dire una parola e Kurt fu travolto dal senso di colpa: di solito il suo amico l’avrebbe presa sul ridere, con qualche battuta che celasse i suoi veri pensieri, ma forse la vista di Thad l’aveva reso più vulnerabile di quanto pensasse.
“Goditi l’arte, Hummel, ci sentiamo” lo salutò prima di andarsene “E cerca di scopare sabato, forse ti toglierebbe quell’aria da stronzo impettito ”
Kurt sospirò “Pranziamo insieme, oggi?” propose per farsi perdonare “Ti lascio la macchina e i soldi per prendere qualcosa a quel ristorante giapponese che adori”
Sebastian sembrò pensarci su prima di annuire “Ci sto. Ci vediamo sul set del servizio?”
“Sì, starò tutto il giorno lì”
“Perfetto” concordò l’altro “Ah, una cosa: adoro sfruttare il tuo senso di colpa per scroccare cibo e passaggi gratis” detto questo filò via, salvandosi dall’ennesima sfuriata del suo migliore amico.
No, quel giorno il Karma lo stava veramente punendo.

Blaine Anderson scaricò dal camion l’ultimo scatolone e finalmente salì sull’ascensore: quello era l’ultimo carico e poi finalmente avrebbe potuto iniziare a scompattare.
Entrò nell’appartamento e poggiò il cartone a terra, sospirando felice: era a New York, finalmente, per frequentare l’università dei suoi sogni e vivere indipendentemente.
Sì, poteva definirsi soddisfatto.
“JEFF, ATTENTO A QUEI PIATTI!”
“TESORO, CI STO ATTENTO”
“PERCHÈ TE L’HO FATTO FARE? SEI IMBRANATO COME UN ELEFANTE IN UN NEGOZIO DI PORCELLANA!”
“NICOLAS, MI STAI DANDO DEL GRASSO?”
Blaine sospirò: la prima di molte litigate, purtroppo per lui.
Prese la scatola e si diresse verso la sua stanza, scontrandosi però contro una figura fin troppo bionda.
“Scusa, amico! Credo di aver dimenticato uno degli scatoloni”
“Quello con i fumetti? È in salotto, Sam”
Il ragazzo gli diede una pacca sulla spalla “Grazie amico”
Sam scappò via, canticchiando una qualche sigla,  facendo sorridere Blaine: quel ragazzo viveva in un mondo tutto suo.
Arrivò finalmente nella sua stanza, ancora spoglia se non per il letto, l’armadio e la scrivania: mancava quel tocco personale che avrebbe presto acquistato dopo il trasloco.
Quando suo fratello Cooper aveva sentito della sua ammissione alla Juilliard, aveva offerto a Blaine il suo vecchio appartamento, completamente pagato e libero, visto che aveva deciso di trasferirsi con la sua famiglia in una casa più grande e con giardino.
Blaine accettò di buon grado la cosa, visto che così avrebbe solo dovuto pagare le bollette e le tasse universitarie (il che non era poco) e aveva steso l’offerta anche ai suoi tre migliori amici: in fondo erano tutti diretti lì e sarebbe stato grandioso abitare tutti insieme, no?
Aveva conosciuto Jeff e Nick durante gli anni del liceo, alla Dalton Academy, una scuola privata a Westerville, e subito erano entrati in sintonia: nonostante fossero una coppia, Blaine non si era mai sentito un terzo incomodo, anzi erano loro che spesso lo invitavano per qualche uscita o altro.
Sam invece era diventato il suo vicino di casa quando avevano entrambi undici anni:  il ragazzo si era dimostrato subito gentile con lui e presto erano diventati migliori amici, soprattutto durante il coming out di Blaine. Non poche volte Sam era finito nei guai per aver picchiato i ragazzi che prendevano in giro il suo migliore amico.
Quindi per lui erano i coinquilini perfetti, almeno dal punto di vista affettivo: non poteva certo dimenticare la mania di Jeff per gli spuntini notturni o le maratone di 48 ore di Sam ai videogiochi.
Erano come fratelli, fratelli a volte un po’ fastidiosi, ma vivere con Cooper Anderson nella stessa casa per dieci anni lo aveva preparato a tutto.
Si buttò sul materasso con un sospiro soddisfatto: sembrava ripetitivo, ma ce l’aveva fatta.
Doveva ripeterselo più volte, giusto per farlo sembrare davvero reale.
E non importava i battibecchi di Jeff e Nick o la musica ad alto volume di Sam: tutto sembrava perfetto.

Niente sembrava perfetto: il set sembrava un bordello di basso borgo, le modelle avevano delle acconciature assurde e i vestiti sembravano delle coperte addosso a loro.
Doveva rimediare in meno di un’ora, prima dell’arrivo del fotografo.
Grazie a Natalie, alle make-up artist (complici di quel disastro) e ad un po’ di fatica, finalmente il quadro generale sembrava rispecchiare l’idea originale del servizio.
Il fotografo arrivò a lavoro ultimato, così che poté iniziare subito a fotografare le modelle, perfettamente acconciate e vestite per renderle più splendide che mai.
Kurt si poté finalmente rilassare un attimo e per le prossime due ore il suo unico compito sarebbe stato supervisionare il lavoro del fotografo, cosa quasi del tutto inutile visto che era uno dei migliori.
Natalie arrivò da lui con una tazza di caffè bollente, come un’angelo portatrice di salvezza.
“O mio dio, ti sto amando” la ringraziò bevendone quasi la metà “Credo sia l’unica cosa positiva della giornata, oltre ad avere un’assistente che cuce due volte più veloce di una presunta sarta”
“Ringrazia mia nonna che mi disse, e cito testualmente, Non lascerò che mia nipote vada in giro con i calzini bucati!
“Saggia donna” finì la sua bevanda e sorrise “Ora va molto meglio. Questa giornata non è neanche a metà e già me ne sono successe di tutti i colori”
“Il Karma, capo” sostenne la ragazza con convinzione “Forse nella tua vita precedente eri un nazista, un criminale o un investitore seriale di gattini”
Il ragazzo scoppiò a ridere “Sai perché ti ho assunta?”
“Perché sono intelligente, efficiente e svelta?”
“Ti sei dimenticata umile”
“Pff, dettagli”
“No, la verità è che mi fai semplicemente ridere. Tutto il resto sono solo piccole cose”
Natalie sbuffò fintamente offesa “Dovrei licenziarmi, sai?”
“E perdere il diritto ad uno dei guardaroba più forniti del mondo, oltre ai piccoli regali che il tuo capo ti fa?”
Un attimo di silenzio.
“Come volevasi dimostrare”
“Rimango solo per la nuova borsa di Gucci, sappilo” 
“No, rimani perché sono un capo favoloso”
“E umile”
Kurt le diede una leggera spinta “Forza, vai a controllare le prossime modelle, così possiamo finire e tornare al giornale”
Natalie annuì e se ne andò, quasi andando a sbattere contro Sebastian “Ehi rossa, stai attenta”
“Mi spiace signor Smythe”
“Non farmi pentire di aver portato il pranzo anche a te” sogghignò il ragazzo mostrando la busta “Sushi e sashimi gratis, cara Mary Jane”
L’assistente ridacchiò e annuì prima di tornare al suo lavoro.
“Bene, adesso ci provi anche con i miei dipendenti?” lo richiamò Kurt prendendo la busta dalle sue mani “Smythe, credevo fossi gay oppure tutti i ragazzi che ti sei fatto sono stati solo una qualche specie di esperimento?”
“E lo sono, Hummel, ma anche per il genere femminile è difficile resistere al mio fascino” spiegò tirando fuori il suo pranzo e le bacchette
“Giusto, mi dimentico che le donne si sciolgono davanti a degli animaletti carini, solo che ero convinto fossero gattini, non manguste”
“Ah, divertente. Ricordami quand’è stata l’ultima volta che ti sei portato a letto qualcuno? Ah già, è stato secoli fa. A quel tempo eri molto meno acido”
“Parla il ragazzo che al mattino invece di buongiorno urla Cosa diavoli vuoi? e a Natale va in giro a dire ai bambini che Babbo Natale non esiste. Sì, hai ragione, sono io quello acido”
Nonostante gli anni passati, il loro rapporto era sempre stato quello: si punzecchiavano a vicenda, si insultavano neanche fossero nemici, eppure non sapevano come avrebbero fatto a vivere l’uno senza l’altro: Kurt non ce l’avrebbe fatta a resistere durante il periodo della malattia di suo padre senza Sebastian che ogni volta lo accompagnava in Ohio, addirittura in macchina per l’ultimo controllo che avrebbe ufficializzato la scomparsa del cancro; Sebastian invece non avrebbe sopportato così tanto la vista di Thad se non ci fosse stato Kurt a sollevargli il morale, ogni tanto con il sushi e ogni tanto con litri e litri di alcool.
Kurt prese le bacchette e mangiò un invitante nigiri prima di parlare “Dicevo sul serio prima: perché non vieni con me alla mostra? Facciamo finta di essere dei critici d’arte, bere champagne e mangiare tartine gratis. Tu adori le tartine”
“Adoro anche gli squali, ma non mi ci vedo a entrare in una gabbia in mezzo al mare per vederli da vicino” Infilzò un povero futomaki quasi con violenza “E poi sarei un quinto incomodo tra te, il nuovo spasimante e la coppietta infelice di piccioncini”
“Ecco! Magari ti porti al letto il tizio così che non debba rivederlo più. Sarebbe estremamente imbarazzante”
Sebastian roteò gli occhi “Possibile che parti già così prevenuto? Forse non sarà così male come credi”
“Seb, conosco tutti gli amici e colleghi di Thad, ergo vuol dire che è un collega  del suo fidanzato, perché, come dice lui, Hanno tutti un lavoro stabile in contabilità e sinceramente sono stanco di farmi consigliare su come organizzarmi per le prossime tasse”
“Ancora devo capire cosa ci trova in un tizio noioso come lui. Robert, perfino il suo nome è noioso!”
“Mmh”
“Sai qual è il diminutivo di Robert? Bob. Sposeresti mai qualcuno che si chiama Bob?”
“Giusto, anche se è un bravo ragazzo, di buona famiglia e con un buon lavoro”
“Andiamo, fa il contabile! La cosa più eccitante che abbia fatto è stato comprare una calcolatrice nuova”
“Perché stare davanti ad un computer a inventare storie è così eccitante”
“Ehi, almeno io intrattengo i miei lettori e li faccio evadere dalla monotonia della loro vita”
“E lui evita alla gente di finire in carcere per aver evaso le tasse”
Sebastian sbuffò “Continuo a pensare che Robert sia un nome noioso”
Era sempre così da quando Thad era ritornato da uno stage a Londra con un’ottima formazione lavorativa e un fidanzato che si era trasferito per amore.
Era un ciclo continuo: prima Seb avrebbe fatto finta che non gli importasse, poi avrebbe rivisto Thad, continuato a far finta per poi iniziare a inveire contro il suo futuro marito e finire nell’appartamento di Kurt mezzo ubriaco e piagnucoloso, per poi la mattina riprendere la sua solita facciata e ricominciare a far finta di niente.
Un circolo vizioso che Kurt non sapeva come rompere se non con l’omicidio del suo migliore amico, ma non voleva sporcarsi la sua perfetta fedina penale.
In realtà faceva male vederlo soffrire così, nonostante avesse tutte le colpe del caso: aveva fatto un errore e ora ne pagava le conseguenze. Sebastian non si aspettava di ricevere “Non è colpa tua” o “Vedrai che tutto si riaggiusterà”, no. Era di Kurt che si stava parlando, un ragazzo razionale che amava i suoi migliori amici allo stesso modo. Perché Kurt non lo compativa, no. Continuava a stargli vicino, non per fargli dimenticare i suoi errori, ma per convincerlo a perdonarsi e infine andare avanti.
Ma erano due anni che andavano avanti con quella storia e sinceramente non aveva idea di quanto potesse ancora durare, eppure sarebbe comunque rimasto al fianco del suo migliore amico.
“Signor Hummel” la voce del fotografo lo richiamò dai suoi pensieri “Avrei bisogno del suo aiuto”
Kurt annuì e si alzò: per ora doveva  solo sopportare quel circolo vizioso.

“Direi di spostarlo più a sinistra”
“Mmh, no, più a destra”
“Nah, magari più avanti”
“Ehm ragazzi, non per lamentarci, ma questo divano pensa un pochino. Solo per dire, eh”
“Jeff, amore, se avessi fatto le ore di palestra che ha fatto Sam, sopporteresti meglio”
“Veramente, palestra o no, anche le mie braccia stanno chiedendo pietà”
“E poi perché tocca sempre a noi due?”
“Perché mio fratello è proprietario dell’appartamento…”
“E io mi sono trasferito con il mio fidanzato proprio per evitare certe cose”
Jeff e Sam si guardarono, misero a terra il divano e vi si stravaccarono sopra.
“Qui va benissimo” sentenziarono all’unisono, con un tono che non ammetteva repliche “Adesso ci piacerebbe un bicchiere di limonata fresca con ghiaccio”
Nick roteò gli occhi e gli fece una linguaccia, ma dovette ammettere che quei due avevano lavorato davvero parecchio e forse una piccola ricompensa se la meritavano, così strinse le spalle e si diresse in cucina proprio quando il campanello suonò.
“Vado io!” urlò Blaine, curioso di sapere chi fosse: magari era uno dei loro nuovi vicini.
Aprì la porta e un qualcosa, anzi un qualcuno, si avvinghiò così stretto alle sue gambe da farlo quasi cadere all’indietro.
“Zio Blaine!” la piccola figura dai capelli ricci completamente corvini gli sorrise estasiata “Sei davvero qui!”
“Ma certo Christie!” ridacchiò il ragazzo prendendola in braccio “Come sta la mia nipotina preferita”
“Papà mi ha comprato il gelato!” esclamò felice “E te ne abbiamo portato un po’!”
“Davvero? Sei sicura che sia il tuo vero papà?” scherzò Blaine baciandole una guancia.
“Fratellino, potrei ritenermi così offeso da riprendermi l’appartamento, sai?” lo minacciò Cooper Anderson entrando in casa “E non ti servirà fare il mieloso con mia figlia”
Blaine scoppiò a ridere e abbracciò leggermente il fratello, facendo attenzione alla piccola in mezzo a loro “Grazie Coop” prese la busta dalle sue mani “Cercherò di fare il bravo, promesso”
Cooper gli cinse la spalla con un braccio “Certo come no: ricorda che anch’io ho avuto diciotto anni. Gli anni migliori di sempre: feste, ragazze, notti fol… AHIA” si massaggiò il fianco dove aveva ricevuto una gomitata “Cosa ho fatto?”
“C’è tua figlia qui!” lo rimproverò Blaine minaccioso “Non voglio che rovini la sua innocenza fino ai trent’anni”
“Ed Erika che credeva che io fossi un padre apprensivo” diede un’occhiata in giro “Vedo che avete quasi finito”
“Fortunatamente siamo stati abbastanza veloci, battibecchi a parte” li condusse in salotto dove Christie scese dalle braccia di Blaine per buttarsi su quelle di Sam, che subito le fece fare una specie di aeroplano.
“Ed ecco la bambina più carina di New York!” la sollevò ancora più in alto facendola ridere.
Christie adorava suo zio Blaine, ma tutti avevano capito che aveva una piccola cotta per Sam (anzi, aveva già progettato il loro matrimonio a Disney World con Topolino come ministro).
“E tu speri davvero che rimanga casta e pura fino ai trent’anni?” sussurrò Cooper all’altro “Dovrò metterle una cintura di castità”
“Beh, sarebbe un regalo perfetto per i suoi tredici anni!”
Nick arrivò in salotto e salutò i nuovi arrivati, offrendo anche a loro un bicchiere di limonata: si poteva dire che tutti e tre erano incantati dalla piccola Christie e dai suoi grandi occhi azzurri, capaci di far sciogliere ogni essere umano sul pianeta.
“Allora ragazzi, vi piace l’appartamento?”
“È grandioso Coop!” rispose Nick entusiasta “ Grazie ancora per averci ospitato”
Cooper sorrise “Non c’è problema: sono mesi che questo posto è vuoto e sono felice che abbiate accettato”
“E chi se lo sarebbe fatto scappare un appartamento così grande a New York e completamente gratis?” esclamò Jeff “Ci hai salvato la vita, Coop! Anzi il portafoglio!”
“Ve l’ho detto ragazzi, non ci sono problemi” diede una pacca sulla schiena del fratello “Gli amici di Blainey sono anche miei amici” guardò al volo l’orologio “È tardi, dobbiamo andare scricciolo”
Christie fece un piccolo broncio ma annuì, baciando ognuno dei ragazzi sulla guancia prima di farsi prendere in braccio dal padre.
“Ci vediamo presto ragazzi” li salutò Cooper “Godetevi l’appartamento!”
Christie fece ciao ciao con la manina “Vi voglio tanto bene!”
“Awww, anche noi Christie!”
Una volta andati, i ragazzi ripresero i lavori in salotto e in cucina, finendo dopo due ore di spacchettamento, spostamento di svariati mobili e una partita a chi scivolava più lontano in corridoio con i calzini, l’appartamento sembrava abitabile e finalmente potevano godersi un po’ di meritato riposo.
Comodamente seduti sul divano, Nick appoggiò la testa sulla spalla del suo ragazzo, sospirando beatamente “Ce l’abbiamo fatta”
“Era ora!” ridacchiò il biondo baciandogli la fronte “Anche se potevamo evitare quella partita…”
“Amico, stai dicendo questo solo perché ti ho stracciato in finale” sostenne lanciandogli uno dei cuscini “Comunque sto morendo di fame. Ordiniamo qualcosa?”
“CINESE!”
“PIZZA!”
“TAILANDESE!”
“HAMBURGER!”
Blaine sbuffò divertito “Bene, vedo siamo tutti d’accordo, eh?” si alzò dalla  poltrona e prese la giacca “Mentre decidete cosa ordinare, vado al negozio di alimentari a prendere qualcosa per domani a colazione: non so voi, ma preferirei evitare di vivere a take away e cibi surgelati”
“Andiamo Blainers! Tu ami il take away!”
“Sì, ma non a colazione” controllò di avere il portafoglio “E prendo qualcosa di dolce per stasera, visto che il gelato è finito in meno di un minuto”
Jeff si strinse le spalle “Siamo ragazzi in crescita, Blainey. Abbiamo bisogno di cibo, tanto cibo”
“Anche se qualcuno dovrebbe evitare” lo punzecchiò Nick battendo sulla sua pancia “Amore, dovresti fare davvero più palestra”
“LA VUOI SMETTERE DI DARMI DEL GRASSO?”
“Nick ha ragione, amico: domani andiamo a farci un paio di ore in palestra, eh?”
“COL CAVOLO!”
Blaine se ne andò ridendo, non pentendosi minimamente di essersi trasferito con quei pazzi.

Aria.
Dolce e inquinata aria newyorkese, ma chi se ne importava: dopo una giornata infernale stava finalmente tornando a casa, dove l’aspettava una favolosa teglia di lasagne della signor Marx (adorava quella donna), una buona bottiglia di vino e mezza cheesecake alle fragole appena comprata.
Al diavolo le calorie, si era meritato quella cena dopo aver litigato mezz’ora con una modella che si rifiutava di indossare qualsiasi cosa di colore blu.
Rispose all’ennesimo messaggio di Sebastian, che l’aveva invitato di nuovo ad uscire quella sera, ma, a differenza sua, lui aveva un lavoro con degli orari fissi a cui andare.
Ma il suo migliore amico era testardo e addirittura lo chiamò più volte prima che Kurt si decidesse a rispondere.
“Seb, sono sul taxi verso casa e no, non ho voglia di uscire. Domani mattina mi devo svegliare presto e non provare a fregarmi di nuovo la macchina!”
“Oh andiamo Hummel! Non puoi continuare a far finta di non avere niente tra le gambe: il piccoletto ogni tanto ha bisogno di divertirsi”
“E tu hai bisogno di stare lontano da Puckerman la prossima volta che andiamo a Lima” pagò il tassista che gli augurò una buona serata e scese dal taxi “Poi, a differenza di qualcuno, per me un rapporto dovrebbe valere qualcosa”
“Ed ecco che ricomincia la storia del principe azzurro”
Aprì le porte del palazzo e si fiondò alla sua cassetta della posta “Non sto cercando un principe azzurro, ma qualcuno con cui avere un rapporto che non sia solo di letto: magari andare al cinema, qualche bel ristorante”
“Sposarsi, avere due o tre bambini e vivere in una casa dallo steccato bianco: il tipico sogno americano”
“Non sto dicendo questo” sbuffò Kurt armeggiando con le lettere “Ma voglio qualcosa che conti sul serio”
“Per essere uno che ha appena compiuto trent’anni parli come una tredicenne in piena crisi ormonale che aspetta qualcuno che le tolga il fiato e le faccia sentire le farfalle nello stomaco”
“Grazie Sebastian, è bello averti come amico” rispose fin troppo sarcastico mentre premeva il tasto dell’ascensore “Ora devo andare, ci sentiamo domani. E fai un favore al tuo fegato: evita i martini. E i mojito. Magari evita qualsiasi cosa contenga alcool”
“Biancaneve, evita di fare la mamma apprensiva, va bene? Ci sentiamo domani” E riattaccò senza neanche salutare.
“Idiota” mormorò mettendosi il telefono in tasca “Ma quanto ci mette questo ascensore?”
Dopo un attesa che durò neanche trenta secondi (ma che per lui furono un’eternità), l’ascensore fece il suo arrivo e le porte si spalancarono.
E poi li vide: gli occhi più belli che avesse mai visto in vita sua, un mix di oro e caramello fuso, in cui sembrava così facile perdersi, contornati da una matassa di ricci scuri così morbidi alla sola vista.
“Ciao” mormorò semplicemente l’altro ragazzo con un sorriso che gli fece mancare un battito.
“Ciao”
Kurt poteva sentire le farfalle svolazzare nel suo stomaco e il suo fiato quasi mancargli.
Diavolo, Sebastian aveva ragione.

Note dell'autrice:
Salve a tutti! Ebbene sì, ho deciso di prendere altro coraggio e pubblicare una seconda long. 
Ho sempre adorato le fan fiction in cui i protagonisti hanno età diverse, per questo ho voluto cimentarmi in questa nuova storia! E poi la Klaine è adatta in ogni contesto, no?
Inoltre: rispetto alla "Bella Notte" (per chi non la conoscesse e la mia prima long ancora in corso), qui ho voluto dare anche maggior spazio alla Thadastian (che dire? Non credevo che mi avrebbe conquistata così tanto!). E per chi l'avesse letta, ha sicuramente la piccola ospite che si è intrufolata qui dentro: come poteva mancare quel cupcakes di Christie con il suo stupendo papà? 
Per quanto riguarda la Kurtbastian e la Blam: la prima è un piccolo esperimento personale, la seconda un piacere colpevole, ma entrambi intrapese come sole amicizie.
Nelle mie storie non troverete mai ne triangoli ne pentagoni ne terzi, quarti, quinti incomodi :) 
Detto questo, fatemi sapere cosa ne pensate perché come al solito la mia autostima non aiuta! 
Qui invece troverete la mia pagina: 
https://www.facebook.com/pages/Frankie92-EFP/569250319772928
Q
ui pubblicerò qualche spoiler, le date degli aggiornamenti e molto altro :)
Ora un grazie speciale a Michela e Elena, che hanno visto nascere questa bambina (nonostanet le minacce di partorire dolorosamente e altre cruenti torture) 
Un grazie a chiunque in questo momento stia leggendo e chiunque recensirà, sia in modo positivo che negativo!
Al prossimo capitolo dunque,
Baci e sorrisi
Frankie

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Capitolo Due
 

Non è mai come ieri, ma sei come un chiodo nei miei desideri
"Congiunzione Astrale", Filippo Neviani

Sebastian finì di bere il drink semi annacquato che gli aveva offerto l'ennesimo ragazzo per portarselo nei bagni, sfortunati testimoni di sveltire di cinque minuti. Congedò con un'occhiataccia il ragazzo, che se ne andò via con la coda tra le gambe: quella sera era venuto solo per l'alcool, l'unica cosa che sembrava sollevargli il morale. Di ragazzi ne aveva avuto già troppi, di tutti i tipi, ma da un bel po' ormai sceglieva solo mori con occhi da cerbiatto, come quelli del giovane barista che non riusciva a fare neanche un Mohjito decente. Ordinò un altro Martini, giusto perché riusciva ancora a ricordare quel sorriso che tanto lo torturava.
"Gli errori hanno sempre delle conseguenze, Sebastian" Suo padre glielo ricordava sempre.
Aveva fatto un errore, forse l'errore più grande della sua vita e ora doveva conviverci: era come avere un coltello piantato nel petto, che provocava un dolore immenso ma non così tanto da farlo morire. Dio se si sentiva patetico. Bevve in un sorso il cocktail e pagò, lasciando una misera mancia che gli fece beccare un'occhiataccia dal barista, per poi uscire e prendere un taxi, biascicare al tassista l'indirizzo e ringraziare che per una volta non fosse un chiacchierone.
Appoggiò la testa al finestrino: anche con la mente offuscata e ettolitri di alcol nel sangue, Thad rimaneva in cima ai suoi pensieri.

Era un angelo, ne era certo: quegli occhi, quel sorriso, quella pelle...non potevano essere di questo mondo.
"Riprenditi Anderson" pensò tra sé il ragazzo prima di stendere la mano verso l'altro uomo "Sono Blaine Anderson. Mi sono trasferito al 2C" 
"Kurt Hummel" si presentò l'altro rispondendo alla stretta "Appartamento 1C. Anderson? Sei parente di Cooper?"
Blaine annui "E' mio fratello. Visto che si è trasferito, mi ha lasciato il suo appartamento che divido con tre miei amici, ma ti assicurerò che siamo tranquilli, o almeno li costringerò a farlo"
"Non ti preoccupare, ho condiviso la casa con un fratello piuttosto rumoroso, penso di poter sopportare qualunque cosa" ridacchiò Kurt "allora cosa ti porta nella grande mela?"
"Uhm, sono stato accettato alla Juilliard" spiegò Blaine con modestia, quasi ancora non credesse di essere stato effettivamente preso.
"Alla Juilliard? Wow, allora devi avere talento...Un momento" lo guardò come se avesse avuto un'illuminazione "Tu sei lo zio Blainey di cui Christie parla sempre?"
Le guance di Blaine diventarono rosso scarlatto "Si, anche se dovrei uccidere Cooper per quel soprannome"
"E' adorabile" lo rassicurò Kurt con un occhiolino mentre entrava nell'ascensore "Beh, allora ci vediamo in giro"
Blaine sembrava dispiaciuto "Ci vediamo in giro"
"Comunque Christie aveva proprio ragione: ha veramente uno zio davvero carino" Il sorriso di Kurt fu l'ultima cosa che vide prima che le porte dell'ascensore si chiusero, lasciandolo li con un'espressione sbigottita seguita poi da un sorrisone.
Il suo primo giorno a New York non poteva andare meglio.

Kurt entrò in casa e posò la busta e la borsa prima di crollare sul divano: aveva davvero flirtato con uno di diciotto anni? Perché doveva avere diciotto anni visto che era appena entrato al college. Cosa gli diceva il cervello?
"Andiamo, era solo un complimento innocente, niente di grave" tentò di rassicurarsi per poi andare in cucina a scaldarsi la cena "Solo perché è tremendamente carino, divertente, sexy e... No, ha solo diciotto anni: lui a malapena sapeva leggere quanto tu sei entrato al college. Vino, ci vuole vino"
Aprì la bottiglia e iniziò a mangiare le lasagne in silenzio, gustandosi quel formaggio così filante che sarebbe stato presto smaltito sulla cyclette e infine prese la bottiglia e la cheesecake e si posizionò sul divano, guardando una maratona di "Abiti da sposa cercasi".
Cercò di non pensare a Blaine, ai suoi occhi così... magnetici. Perché tutto ad un tratto si stava comportando come una tredicenne alla sua prima cotta? Lui era un uomo adulto di trent'anni, era razionale, non credeva in queste cose.
I suoi pensieri furono interrotti dallo scampanellio furioso alla porta e Kurt si alzò sospirando e la aprì.
"Sono solo le undici: hai deciso di concedere al tuo fegato un po' di pausa?"
Sebastian sbuffò e senza troppi complimenti entrò in casa "Le tue battute fanno pena"
"E tu sei ancora in grado di capire cosa la gente ti sta dicendo: mi devo preoccupare"
"Ho bevuto solo un paio di drink" spiego l'altro buttandosi sul divano "Domani devo andare dalla mia editrice"
Kurt si sedette sulla poltrona li vicino e lo guardò scettico "E io dovrei credere che è solo questo il motivo"
Passarono cinque minuti in silenzio prima che Sebastian si decidesse finalmente a parlare "L'alcool non funziona più"
"A me sembri ancora ubriaco"
"Non intendo questo" biascico' pateticamente "Intendo nell'altro senso"
"Forse non sei ubriaco abbastanza"
"No, anche l'altra settimana e' stato così"
"Allora possiamo scartarlo dalla lista e guardare finalmente in faccia alla realtà?"
Sebastian gemette "Ti prego, risparmiami"
"No Sebastian" si impuntò Kurt senza pietà "Cosa ti ho sempre detto? Se vuoi essere compatito non venire da me. Hai fatto una cazzata, lo sai e lo hai ammesso, ma adesso devi trovare un modo per uscirne: non puoi passare la vita così"
"E cosa dovrei fare?" Urlò Sebastian messosi in piedi "Andare sotto casa sua e costringerlo a perdonarmi e a lasciare quel mollusco? Partire e scoparmi mezza Europa, sperando che qualcuno mi dia qualche brivido diverso dalla lussuria? Grazie, conosco le mie opzioni e fanno decisamente tutte schifo"
"Allora evita il problema"
Sebastian lo guardò accigliato "Cosa?"
"Evita Thad: non venire nel mio ufficio, evita le mie feste e i bar e i ristoranti dove andavamo insieme. Occhio non vede cuore non duole no?"
"Pensi che sia così semplice?" Sebastian si buttò di nuovo sul divano "Per quanto vorrei dimenticare, non ce la faccio a non vederlo. Ne sento quasi il bisogno di vederlo felice"
Ed era qui che Kurt lo voleva. Non aveva detto sul serio prima, ma voleva far affrontare a Sebastian il suo vero problema: voleva vivere senza Thad, ma non ci riusciva.
Il ragazzo si alzò dalla poltrona, prese una coperta e un cuscino che sistemò sul divano, portò un paio di bottigliette d'acqua e qualche barretta al cioccolato in salotto e fece sdraiare l'amico.
"Mangia qualcosa e bevi, poi ti fai una bella dormita. Ti lascio anche qualche aspirina e ti ho messo la sveglia al telefono, così hai il tempo di prepararti per l'appuntamento. Domani devo uscire presto, quindi i cereali e il caffè sono al solito posto"
Sebastian annuì e scartò una delle barrette "Credevo che il cioccolato ti facesse male alla pelle"
"Cioccolato di emergenza" spiegò senza troppe parole e gli accarezzò una spalla "Cerca di dormire d'accordo. Buona notte"
"Buona notte" biascicò svogliatamente "E grazie"
Kurt abbozzò un sorriso "Sai che per quante cazzate facciamo, siamo sempre qui l'uno per l'altro"
"Sisi, come uno sleepover club di trentenni: una per tutte e tutte per uno"
"Zitto e dormi Smythe"

Thad Harwood quella mattina si svegliò con l'improvvisa voglia di ripulire casa: si mise un paio di pantaloni della tuta e una vecchia T-Shirt e diede fondo alla scorta di detersivi e spugnette.
Robert si alzò un paio di ore dopo di lui e quasi ebbe paura a toccare qualcosa
"Thad?" Provò a chiamare il suo fidanzato "Dove sei?"
"In salotto!"
Lo trovò li, seduto sul pavimento intento a svuotare un bel po' di scatole e si avvicinò a lui, baciandolo leggermente. 
"Ci siamo svegliati Cenerentola stamattina?" Chiese divertito scostando una ciocca ribelle dalla fronte di Thad.
"Non so, avevo solo voglia di fare pulizie" spiegò stringendosi nelle spalle "Mi mancano solo quelle scatole e ho finito il salotto"
"Mmh, sai che hai la mania di pulire quando sei sotto stress o sei nervoso" gli accarezzò una guancia "Forse e' la preparazione del matrimonio"
"Non so"
"Che ne dici se ti preparo un po' di the e miele e torniamo a letto a rilassarci?" 
"Sembra perfetto" Thad sorrise grato "Come farei senza di te?"
Robert lo baciò "Cosa farei io senza di te" Si diresse in cucina e osservò il calendario "Wow, già siamo al primo settembre?"
Thad sgranò gli occhi "C-come?" 
"E' il primo settembre, amore. Meno di sei mesi al nostro grande giorno"
Ma non era questo che aveva così sbigottito il povero Thad: era il primo settembre.

"Quando hai intenzione di partire?"
"Il primo settembre"
"Beh allora buon viaggio"

Thad scosse la testa e riprese a svuotare imperterrito le scatole.

"Tutto qui?"
"Cosa vuoi ancora Harwood?"
"Magari qualche reazione, mi va bene pure una sfuriata. Odio quando sei così calmo"

Mise via un paio di album senza neanche guardarli e si dedicò alla lucidatura di un soprammobile che era perfetto per il salotto.

"Thad, pensi davvero che riusciremo a fare una cosa a distanza?"
"Non possiamo neanche parlarne, Sebastian?"
"Ok parliamone: tu vai a Londra e io resto a New York"
"Grazie Capitan Ovvio. È tutto qui?"
"Non vuoi mica una scena smielata del tipo "Io ti aspetterò per sempre" o "faccio i bagagli e vengo con te". Sai che non sono il tipo"

"Thad, vuoi anche qualche toast con la marmellata?"
"No grazie" mormorò Thad continuando a lucidare quel maledetto coso di vetro "Non ho fame"

"E quello che abbiamo avuto in questi mesi non conta niente?"
"Thad, vuoi davvero attaccarti a una cosa di due mesi in cui abbiamo fatto sempre tira e molla?" 
"Era solo un passatempo per te? Cioè eravamo solo una "cosa"?"
"Mi conosci da anni ormai: sai che non sono fatto per una relazione"

Si lasciò sfuggire il soprammobile che cadde fragorosamente sul pavimento, rompendosi in mille pezzi.

C'erano state urla. Tante urla. 
"LO VUOI CAPIRE CHE TI AMO E CHE SOLO TU MI DICESSI DI RESTARE LO FAREI?"
Sebastian era rimasto in silenzio, quasi sbigottito prima che la sua espressione divennisse fredda come il ghiaccio 
"Io non ti amo Thad. Avevi ragione, sei stato solo un passatempo come tanti, un gioco di gatto e topo durato fin troppi anni. Vai a Londra e vivi la tua vita, come io vivrò la mia"

"Thad!" La voce di Robert lo risvegliò dai suoi pensieri "Stai bene? Cavolo, ti sei tagliato! Dai vieni in bagno"
Quasi inerme, Thad si fece trascinare in bagno e sedere sul bordo della vasca. Non si era neanche accorto del taglio che gli divideva in due il palmo.
"Dovrebbe bruciare un po'" lo avvertì il suo fidanzato mentre ripuliva la ferita, ma Thad quasi non sentiva alcun dolore.
Osservò Robert, così vicino a lui: i capelli scuri come la pece erano tutti arruffati, gli occhi scuri ancora pieni di preoccupazione e le spalle ancora tese.
Era l'opposto di Sebastian. In tutto.
Sentì qualcosa avvolgere la mano e finalmente tornò in se "Grazie"
Robert sorrise e gli baciò delicatamente le nocche "Vai in camera e rilassati. Il the e' pronto e mi aspetto che tu mangi anche qualcosa chiaro?"
Thad annuì e lo baciò "Sei perfetto"
"Anche con la mia mania per il the e per la saga di Ritorno al futuro?"
Il moro scoppiò a ridere "Anche per quello"
Blaine si svegliò di buon’umore quella mattina: era andato a fare un po’ di jogging, aveva fatto una lunga doccia e ora era pronto per il giorno di accoglienza per le matricole. Si sistemò meglio i ricci semi liberi dal gel, prese le chiavi, il telefono e la tracolla e uscì dall’appartamento.
Canticchiando, si diresse verso l’ascensore e premette il piano terra, quando qualcuno urlò “FERMA LE PORTE”
Bloccò le porte e il ragazzo che aveva urlato entrò di corsa, affiancandosi a lui.
“Uhm, piano terra?” chiese Blaine cortesemente.
Il ragazzo si sistemò gli occhiali da sole “Secondo te, hobbit? Pensi che ci tenga ad andare nel seminterrato?”
“D’accordo”
Un pesante silenzio scese tra i due: Blaine osservava le luci dei tasti fin troppo interessato mentre l’altro ragazzo continuava a fissarlo.
“Aspetta, sei il fratello di Cooper?” chiese ad un tratto “Il nuovo vicino di Kurt?”
Il cuore di Blaine sobbalzò al sentire quel nome  “S-sì”
“Mmh, in effetti sembri la versione più giovane e bassa di Coop” Sbadigliò sommessamente “Dio, pagherei per un caffè decente: odio la macchina per il caffè di Kurt”
Oh, quindi aveva dormito da lui, come se la cosa non fosse ovvia. L’umore di Blaine scese leggermente, ma sapeva che Kurt rimaneva solo una piccola fantasia: quel complimento dell’altra sera non era stato niente. Inoltre, fidanzato o non fidanzato, sapeva di essere quasi un bambino ai suoi occhi.
L’ascensore arrivò finalmente a destinazione ed entrambi i ragazzi se ne andarono via senza dire altro.
Blaine decise di scacciare via i brutti pensieri e di concentrarsi solamente sulla Juilliard, il suo unico sogno.
Per i ragazzi ci sarà tempo poi.
Sebastian uscì fuori dall’edificio e maledisse quel sole che aveva deciso di splendere proprio quel giorno.
Era il primo settembre e splendeva il sole.

Era il primo settembre e pioveva a dirotto.
Forse avrebbero rimandato il volo di Thad. Si rigirò il telefono tra le mani prima che questo si illuminasse all’improvviso, costringendolo a leggere quel fastidioso messaggio.
“L’aereo di Thad è appena decollato -Kurt”
Se n’era andato allora. Era riuscito nel suo intento.
No, non si era pentito di avergli mentito. L’aveva fatto per il bene di Thad.
Perché lui era la cosa più bella della sua vita e voleva solo vederlo felice, anche se per farlo avrebbe dovuto lasciarlo libero. Perché lui era Sebastian Smythe e Sebastian Smythe rovinava le cose belle della sua vita.
Aveva fatto soffrire Thad, ma sarebbe stato meno doloroso in quel momento piuttosto che più avanti.
Anche se avrebbe fatto le valigie e sarebbe partito per Londra insieme a lui.
Anche se per lui sarebbe arrivato fino in capo al mondo.
Ma lui era Sebastian Smythe: amava Thad più di se stesso, ma sapeva bene che prima o poi lo avrebbe fatto soffrire.
Perché lui era Sebastian Smythe e Sebastian Smythe rovinava sempre le cose più belle della sua vita

Prese un cappuccino per rifarsi la bocca e si infilò in un taxi, ringraziando il cielo di non essere in ritardo, altrimenti la sua editrice l’avrebbe castrato davanti a mezzo ufficio.
Forse doveva fare come Kurt e concentrarsi sul lavoro.
Ma, ancora, Kurt non sembrava proprio il ritratto della felicità.

Kurt si fermò su una panchina, stramazzato dalla fatica: fare jogging sembrava facile alla televisione, ma micidiale nella realtà. Finì l’ultima goccia di acqua rimastagli e facendosi forza decise di continuare almeno a camminare, visto che se anche avesse provato a correre le sue gambe avrebbero chiesto di essere amputate.
Guardò l’orologio: si erano già fatte le undici? Forse avrebbe dovuto evitare di fare una pausa di due ore per prendere un caffè e leggere qualche gossip su uno di quegli orrendi giornali scandalistici.
Decise di concedersi almeno una spremuta fresca, prima di morire disidratato, così si diresse con estrema tranquillità verso uno dei suoi bar preferiti,quando squillò il telefono.
“Ehi Thad” rispose dopo aver controllato l’ID “Come va?”
“Ehi Kurt, tutto bene. Volevo solo dirti che ti ho mandato l’indirizzo della galleria e che ci vediamo lì verso le otto, va bene?”
“Perfetto” confermò l’altro “Sicuro che vada tutto bene? Ti sento un po’ giù”
“Sto… sto bene. Solo un po’ di stress prematrimoniale”
“E mancano ancora sei mesi, come sarai messo il giorno prima?”
“In un fascio di nervi” Sentì Thad muoversi e poi chiudersi una porta “Uhm, Sebastian è con te?”
“Nah, la sua editrice lo ha minacciato se non si faceva vedere per la pubblicazione del suo ultimo thriller"
"Capito, e come sta?"
"E' il solito Sebastian, se la sta cavando" mentì quasi con dispiacere: forse dire la verità sarebbe stato più facile "Come mai questo interesse? Non fraintendermi, sono felice che ci sia uno spiraglio per un rapporto civile, però questa sarà la terza o quarta volta che mi chiedi di lui in questi anni"
Thad sospirò "E' il primo settembre"
"Oh" Non doveva aggiungere niente "Come ti senti allora?"
"Sinceramente? Non ne ho idea, solo che per pulire mezza casa mi sono tagliato"
"Quando sei nervoso sei maldestro"
"Non sono nervoso, solo che non so cosa provare"
"Robert cosa ne pensa?"
"Non ne sa niente e non voglio dirgli niente: penserebbe che non sono ancora..."
E sarebbe stato facile fargli quella domanda, per capire, per sentire la sua reazione, ma non poteva farlo.
"Capisco"
"Senti Kurt...."
"Mi occuperò di Sebastian oggi, sperando che non dia fondo al mio armadietto degli alcoolici"
"Probabilmente andrà in qualche bar per una sveltina nei bagni" sbuffò Thad stancamente "Kurt, devo andare. Ci sentiamo più tardi,ok?"
"Certo e Thad? Sai che se hai bisogno sono qui"
"Lo so, altrimenti non saresti il mio testimone" ridacchiò il ragazzo "A dopo"
Kurt riattaccò, un flusso di pensieri che vagavano in testa: Thad ancora si preoccupava per Sebastian, forse più di quanto dovrebbe, e Sebastian... Forse gli serviva davvero una lobotomia per fargli dimenticare Thad.
In più le nozze si avvicinano e sapeva che molti dubbi sarebbero sorti.
Sperava solo che i suoi due migliori amici smettessero di soffrire.

Il giorno di accoglienza per le matricole alla Juilliard fu fantastico: la scuola era enorme e ben attrezzata con i migliori strumenti, le aule spaziose e luminose e il discorso del preside fu per lo più incoraggiante. Aveva incontrato anche qualche compagno di corso con cui si era scambiato i numeri, così che al primo giorno effettivo di lezioni non entrassero da soli nella tana dei leoni.
Il tutto era durato poco meno di tre ore e tutto quello che Blaine desiderava era festeggiare con un buon caffè.
Sembrò trovare un bel posto, uno di quei bar con veranda pieni di graziosi tavolini bianchi, un gioiello in mezzo alla strada.
Decise di fermarsi e prendere un caffè a portar via, quando il suo sguardo si posò su uno dei tavolini, dove, pensieroso e bello come ricordava, c'era Kurt, intento a girare svogliatamente la cannuccia in un bicchiere ancora colmo di succo.
Cosa doveva fare? Far finta di niente o andare perlomeno a salutarlo? Il suo istinto diceva una cosa e il suo cervello un'altra.
Sfortunatamente (o no) era un tipo istintivo.
"Ehi Kurt!" Lo salutò timidamente il ragazzo avvicinandosi a lui.
Kurt alzò gli occhi e fece un sorriso luminoso "Blaine. Che ci fai qui?"
"Sono appena tornato dalla Juilliard, c'è stata una specie di accoglienza per le matricole"
"Wow, allora la vita del college è iniziata , eh?" Indicò la sedia davanti a lui "Perché non ti siedi? Ti offro qualcosa"
Blaine scosse la testa "Non vorrei disturbati"
"Hai altri impegni?"
"N-no, ma tu non aspetti nessuno?"
"A meno che non si presenti Patti LuPone, quella sedia e' tutta tua"
"Ok" Blaine si sedette impacciato e dopo aver ordinato un caffè per entrambi chiese "Niente lavoro oggi?"
"Il sabato è sacro" spiegò soffiando sul caffè ancora caldo "Per quanto ami la moda, ogni tanto serve una pausa”
“Moda?”
“Lavoro a Vogue.Com” spiegò Kurt “Ho iniziato a lavorare quando ero ancora al college e non me ne sono più andato”
Blaine incrociò le braccia sul tavolo “Vogue. Com? Ok, sappi che adoro i vostri articoli”
 Lo sguardo dello giornalista si fece curioso “Davvero?”
“Sì e non sto dicendo tanto per dire. Adoro la vostra rubrica sul “Peggior abito”: i commenti sono sprezzati e divertenti”
“Beh, ne sono felice. Solo che... beh pochi uomini lo leggono, o meglio…”
“Uomini gay?” Blaine terminò la frase divertito “Kurt, io sono gay”
 Cercò di non notare il sorrisetto di Kurt dietro la tazza di caffè, ma le sue speranze affondarono al solo pensiero del ragazzo di stamattina.
All’improvviso il telefono del giornalista iniziò a squillare e prontamente rispose.
“Pronto? Come, hai già finito? Sì,sì grande scrittore bla bla bla. No, non ho voglia di offrirti il pranzo Sebastian. Va bene, ma cerca di prendere qualcosa di decente. No, gli hamburger no. Neanche le crocchette di pollo. D’accordo, allora spaghetti con verdure e pollo alle mandorle. Non sono noioso! Va bene, ti aspetto tra un paio d’ore. A dopo” Kurt riattaccò e guardò dispiaciuto Blaine “Scusa, ma purtroppo frequento un imbecille”
Blaine si irrigidì tutto d’un colpo “Non preoccuparti. Sebastian, eh?”
“Sì, Sebastian Smythe. Forse hai letto qualche libro?”
Blaine scosse la testa “Non  è il mio genere, ma il mio amico Nick ne va pazzo” Bene, aveva anche un fidanzato famoso, non aveva proprio speranze “Per caso… è un ragazzo alto, con gli occhi verdi”
“Sì, non dirmi che l’hai incontrato”
“Stamattina in ascensore. E’ un tipo… particolare”
Kurt sospirò “Scusami per tutto quello che ha detto. Non ha un filtro alla bocca”
“No, non ti preoccupare. Allora… da quanto lo conosci?”
“Da tutta una vita: all’asilo mi ha tirato un palloncino pieno d’acqua e io gli buttai un barattolo di tempera rossa in testa” Entrambi i ragazzi scoppiarono a ridere “Da lì siamo diventati inseparabili”
“Sembrate fatti l’uno per l’altro. Dovreste essere una bella coppia”
Per poco Kurt non si strozzò con il suo caffè e iniziò a tossire mentre Blaine gli passava un paio di tovaglioli
“Coppia? Aspetta tu pensi che quel decerebrato sia il mio ragazzo?”
Le guance di Blaine diventarono rosse “I-io, insomma credevo…”
Kurt scoppiò a ridere come un matto “O mio dio, neanche nei miei incubi! Sebastian è un fratello per me, un fratello opportunista e rompi scatole, ma non di certo il mio ragazzo. Ho degli standard io”
“Degli standard, eh?” lo prese in giro il moro che aveva ritrovato il suo buon’umore.
“Standard molto alti” gli fece l’occhiolino “Allora, ami la musica, giusto? Che ne pensi del teatro?”

Il tempo era volato, letteralmente. Non avevano più smesso di parlare, passavano da argomenti come il teatro e la musica al cinema, alla moda, alla cucina. Era tutto così semplice, così naturale.
Aveva lasciato il bar e optato per tornare a casa a piedi, continuando a chiacchierare come fossero amici da anni.
Blaine non poteva sentirsi più felice, la scoperta del “non fidanzato” di Kurt lo aveva davvero risollevato e non poteva fare a meno di continuare a sentire le farfalle nello stomaco.
Kurt dal canto suo provava le stesse cose, ma tentava di nasconderlo: per lui Blaine era ancora un ragazzo, la differenza di età purtroppo c’era e sarebbe rimasta. Sarebbe stato comunque bello averlo come amico, almeno.
“Quindi signor Anderson, studente della prestigiosa Juilliard” disse Kurt con aria maestosa dopo essere entrati in ascensore  “Qual è il tuo sogno?”
“Diventare un pianista” ammise Blaine “Mia nonna mi ha trasmesso questa passione insegnandomi le basi e da lì è partito tutto. Mia madre continua a dire che già a 5 anni sapevo suonare come Beethoven “
Kurt ridacchiò “La mia pensava sarei diventato un grande wedding planner, visto che passavo ore a far sposare tra loro i miei pupazzi”
“Io li usavo per fare da pubblico ai miei finti concerti” confessò l’altro con una risata “Dai, avevamo immaginazione”
“Fin troppa” Con un bip l’ascensore annunciò l’arrivo del loro piano “Ma almeno non ci annoiavamo mai”
Uscirono entrambi e si diressero verso i rispettivi appartamenti.
“Allora, ci vediamo in giro?” chiese Blaine diventato fin troppo timido.
“Siamo vicini di casa, sarebbe strano il contrario, no?” scherzò Kurt “Ci vediamo Anderson. Ricordami quando sarai famoso” E con questa battuta entrò in casa, lasciando un sognante Blaine Anderson incantato alla porta.
“Non potrei mai dimenticarmi di te” sussurrò a sé stesso prima di infilarsi nel suo appartamento e mettere Katy Perry a tutto volume.

Quella sera, davanti allo specchio, Kurt strinse leggermente la cravatta e si sistemò il gilet: un equilibrio tra elegante e casual perfetto.
“Sei sicuro che non vuoi che resti?” chiese a Sebastian, stravaccato placidamente sul suo letto.
“Non fare la mamma chioccia e vai a fare qualcosa di divertente per una volta” sbuffò il ragazzo “Oddio, divertente è una parola grossa: il massimo del divertimento sarà la foto di un animale steso a terra”
L’altro girovagò nella stanza per prendere chiavi e portafoglio “E’ arte, Smythe. Qualcosa che non puoi capire”
“La scrittura è arte, Porcellana. Sono un’artista anch’io!” si difese Sebastian pensieroso “Magari potrei farmi fare un ritratto da mettere in salotto”
“Il tuo ego non ha pari, vero?”
“Shhh, tutta invidia”
Kurt roteò gli occhi e fece per uscire dalla camera “Sei sicuro?”
“Non sono un bambino. Ho la televisione, l’armadietto magico e cibo gratis. Starò una favola. Tu vai e fai finta di divertiti”
“Ehi, sarà divertente, finiscila!”

Divertente, sì. Come andare dal dentista.
Odiava quando Sebastian aveva ragione.
Innanzitutto la mostra era di una noia assoluta, forse l’unica cosa eccitante era davvero la fotografia di una cane steso su una veranda. Poi c’era il vero motivo dell’invito di Thad:  Nate, ragioniere, trentadue anni, capelli biondi e denti bianchi e smaglianti. Il perfetto modello per una pubblicità del dentifricio, solo che aveva anche la personalità di un dentifricio: molliccio, appiccicoso e con odore nauseabondo di menta.
Ovviamente aveva subito elargito le sue doti di grande esperto d’arte, ma soprattutto esperto di occhiate al suo sedere (non che non ne fosse lusingato). Odiava quella falsità che si creava al primo incontro: perché iniziare una qualche relazione sulle basi di una bugia. Con Blaine invece era stato diverso, era stato vero.
No, non doveva più pensare a Blaine in quel modo: amicizia, rimanere nella fase amicizia per sempre.
Ma di certo non sarebbe stato quel Nate ad aiutarlo a dimenticare, così fece la cosa più vergognosa, infame e tremenda che Sebastian Smythe gli aveva insegnato.
Senza farsi vedere mandò un messaggio e tornò dal suo accompagnatore, che parlò fino a quando il cellulare di Kurt squillò insistentemente.
Si scuso un attimo prima di rispondere “Pronto?”
“La prossima volta che mi dai dell’infame, giuro che nascondo la tua collezione di sciarpe”
“Signora Marx, cosa succede?”
“Usi la tua dolce vicina di casa? E’ davvero così tremendo?”
“No, non mi disturba. Mi dica”
“Adesso voglio vedere proprio cosa ti inventi, Porcellana”
“Oh, sì è slogata la caviglia?”
“Davvero? E’ la cosa migliore che ti sai inventare?”
“Vuole che venga a prenderla al pronto soccorso? Ma certo!”
“O mio dio, sei davvero subdolo! Ma visto che ci sei, porta un po’ di Ben&Jerry che ho fame”
“D’accordo, ci vediamo lì. Non si muova” Riattaccò prima di beccarsi un’altra battutaccia da parte del suo cosiddetto migliore amico e si rivolse a Nate “Mi spiace, ma devo andare”
Nate annuì “Capisco, non ti preoccupare. Magari ci possiamo sentire…”
“Sì, prova a chiedere il mio numero a Thad, va bene?” Si sistemò la giacca “Ci sentiamo”
E scappò via quasi correndo, volendo solo andare a letto e sognare in pace di un certo paio di occhi color caramello.

"Sai che questa e' la prima e ultima volta che ti permetto di mangiare a letto?"
Sebastian ghignò e offrì all'altro ragazzo un cucchiaio di gelato
"Non hai avuto problemi prima con la panna montata"
"Quelloooooo e' un discorso a parte" 
"E' la stessa cosa"
"No"
"Si"
"No"
"Si"
"No,no,no"
Sebastian posò il cucchiaio nella vasca del gelato e si gettò sull'altro, bloccandolo al letto.
"Harwood, sai che non puoi vincere" 
Thad si morse le labbra, in modo fin troppo invitante "Ti lasciò sempre vincere, anche se dovrei smetterla: il tuo ego sta crescendo trop.."
Sebastian scoppiò a ridere e lo baciò, non resistendo a quelle labbra ancora rosse per i baci di prima, Thad lo lasciò fare prima di dargli un sonoro schiaffo su un braccio "E' maleducazione interrompere le persone" lo rimprovero semiserio mentre Sebastian si era abbassato sul suo collo riempiendolo di baci e piccoli morsi
"Mi devo far perdonare?"
"Mmh, credo di si" rispose il ragazzo trattenendo un gemito "Sai, quel gelato sembra così gustoso..."
"Molto più gustoso della panna" Sebastian gli bacio una guancia "magari dovrei prendere dei canditi o delle ciliegine"
Thad gli prese il viso tra le mani, portando le loro labbra a collidersi "Mi basti te. Semplicemente te"


"SMYTHE SONO A CASA!"
Sebastian si svegliò di soprassalto: non si era neanche accorto di essersi addormentato e quel sogno sembrava così reale...
Stupidi ricordi portati a galla da uno stupido subconscio. Una lobotomia, ecco che gli ci voleva.
Sentì Kurt armeggiare in cucina e lo vide venire in salotto con un paio di confezioni di gelato, due cucchiai e una bottiglia di vodka al melone, piacere colpevole del giornalista.
"Wow, serata dura eh?" Chiese prendendo il gelato e la vodka con la speranza di dimenticare presto quel sogno "Chi era questa volta?"
"Nate" gemette Kurt stravaccandosi sul divano accanto a lui "Un gran belvedere, ma di una noia mortale, come quella mostra" Rubò la bottiglia e ne bevve un sorso abbondante "Perché Thad ha la mania di voler accoppiare qualunque essere sulla terra?"
"Perché è un tipo romantico, che pensa che l'amore risolva ogni cosa" Seb prese un cucchiaio di gelato "Lasciamolo vivere nella sua illusione"
Continuarono a chiacchierare, finendo il gelato e la vodka in poco tempo,ma il sonno non voleva proprio arrivare.
"Seb, se ti dico una cosa, non mi giudicherai vero?" Chiese Kurt ormai brillo.
"Hummel, non mi hai giudicato quanto ti ho detto di aver fatto una cosa a tre con il mio professore di letteratura e il suo assistente , perché dovrei farlo io? Vai, svelami i tuoi oscuri segreti"
Kurt ridacchiò e fece un sorriso sognante "Ho incontrato un ragazzo. Un ragazzo bello, sexy, divertente, sexy, talentuoso e… l'ho detto sexy?"
"Si, hai sottolineato il concetto" Seb si alzò e rubò un'altra bottiglia dall'armadietto di Kurt "Continua"
"E mi piace, anche se l'ho conosciuto neanche da un giorno. Credo si chiami colpo di lampada!"
"Colpo di fulmine, idiota”
“Sì, come si chiama. Insomma, è dolce anche, quasi come una cheesecake. Seb, possiamo avere una cheesecake?”
“No, perché dovrei uscire e non voglio uscire. Quindi cosa ha questo ragazzo? E’ asessuale, calvo, disoccupato, un alieno con dieci tentacoli. Wow, pensa a quante posizioni potreste fare con dieci tentacoli”
“Non è nessuna di queste cose e non ha tentacoli, per fortuna. Sarebbe disgustoso”
“Allora perché non te lo sei già portato nel tuo castello incantato a bordo di un unicorno rosa?”
Kurt lo guardò trattenendosi dal ridere “Ha diciotto anni”
“Diciotto anni?” si accigliò Sebastian “L’hai trovato fuori da scuola?”
Il ragazzo gli diede una gomitata sullo stomaco “No, idiota. Fa il college! E la sai un’altra cosa?” si avvicinò all’orecchio dell’amico “E’ il mio nuovo vicino, Blaine Anderson”
“La versione più corta di Anderson? Beh, almeno hai buon gusto” Tenne la bottiglia in alto “Un brindisi al risveglio del tuo amichetto nei pantaloni, che possa trovare piacere nelle carni fresche!”
“Sei un cretino!” Kurt prese la bottiglia dalle sue mani e ne bevve un sorso “E’ un ragazzino,  la mia morale non me lo permette”
“Già, e poi non potresti portarlo nei bar a bere. Come farei a conoscerlo allora?”
“Magari in una caffetteria?”
“Nah, è più divertente conoscere una persona da ubriaca”
“Comunque, non farti problemi, tanto rimarrà nella zona amicizia per sempre e sempre e..  sempre”
Entrambi i ragazzi si sdraiarono agli estremi del divano, quasi contemplativi.
“Sebastian, pensi che moriremo soli e depressi?”
“Probabile, ma almeno io avrò provato ogni brivido della vita tra salto con l’elastico e paracadutismo, mentre la cosa più eccitante che tu avrai fatto sarà vedere in anteprima la nuova collezione di Chanel” Si beccò un calcio da Kurt “Cosa, è la verità!”
“Sei un pessimo compagno di bevute”
“Almeno non sono Santana che ti costringe a spogliarti insieme a lei”
“Solo per far vedere le sue fantastiche tette”
“Fantastiche? Ho visto di meglio su un manichino”
“Sembrano quasi sacchetti di sabbia”
“Possiamo smettere di parlare di tette? Mi viene da vomitare”
“Quindi per te moriremo soli?”
Sebastian sospirò “Visto che sono sicuro che domani lo avrai scordato, non moriremo da soli: avremo sempre l’un l’altro”
Kurt lo guardò stupito “Mi hai appena detto una cosa carina?”
“Ringrazia l’alcool”
“Grazie alcool” Kurt si sistemò meglio il cuscino e si rimboccò le coperte “Ho sonno”
“Non rubarmi tutte le coperte”
“Sono le mie coperte”
“Egoista”
“Stronzo”
“Checca isterica”
“Bastardo menefreghista”
“Notte Porcellana”
“Notte Mangusta”

Note dell'autrice:

Serve qualcosa? Fazzoletti, mazze per picchiare l'autrice? Sì, diciamo che c'è un po' più di angst rispetto alla Bella Notte, ma in quanto demenzialità stiamo sempre lì. 
Come già avrete capito, questo è sia Thadastian che Klaine, ergo voglio dare a tutti lo giusto spazio u.u Ma nel prossimo torneranno anche Sam e Niff, con l'incantevole presenza di Santana Lopez (cerchiamo di non ammettere che nel profondo mi piace molto la Sebtana, ma ovviamente qui è intesa come sola amicizia) Passiamo al capitolo: colpo di lampada a parte, quei due sono nella testa l'uno dell'altro, piccoli cuccioli, ma come al solito c'è qualche piccolo ostacolino, quindi se mi uccidete non potrete sapere come andrà a finire, ah! (Sì, frecciatina alle bellissime beta <3) E Seb e Thad? E' stato più triste a scriverlo che leggerlo giuro (sappiate che io le scrivo sempre sul treno queste scene, ergo ogni tanto qualche vecchietta mi chiede se mi ha mollato il ragazzo) Per quanto riguarda il mollusco alias Robert, lo so è difficile da odiare, ma così non sarebbe divertente no? Ricordate però che oscuri dubbi si celano nella dolce testolina di Thad...
Detto questo, vi lascio qui la mia pagina, dove troverete aggiornamenti e spoiler vari :): 
https://www.facebook.com/pages/Frankie92-EFP/569250319772928
Un grazie a chi ha recensito e inserito la storia tra seguite/preferite/ricordate: siete davvero molti di più di quanto mi aspettavo, ergo farò un grande raduno solo per darvi un abbraccio e due muffin per uno <3 
Grazie a Ele e Michela, che hanno affrontato i miei scleri peggiori e da cui loro idee ho ricavato idee ancora migliori (prendetela così: siete le mie muse!)
Un bacio a Vale e Clari a cui dedico ovviamente il capitolo <3
Un saluto anche alla moglie della Ele, a cui prometto completa collaborazione per la nostra nuova alleanza.
Bene, il prossimo capitolo? Tra due settimane, visto che la prossima c'è la "Bella Notte!" Aspettatevi problemi di convinvenza, primi incontri tra manguste e biondi ossigenati, qualche flashback e un Blaine alle prese con l'insonnia da college e d'amore.
Baci e sorrisi 
Frankie

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Capitolo 3
*** capitolo tre ***


"Sono poche le cose autentiche che restano e che non
perdono valore col passare del tempo ma ne acquistano"
Max Pezzali
 

Kurt controllò di nuovo le foto davanti a lui e ne prese un paio.
“Queste vanno bene” Le passò alla sua assistente Natalie “Consegnale a Thad e digli di mandarmi le altre sul servizio sulla sfilata…”
“Perfetto capo” la ragazza sorrise e con passo svelto uscì dal suo ufficio; il giornalista si sedette e sorseggiò il secondo caffè del giorno: quel lavoro era appassionante quanto stancante, con tutta la pressione per l’uscita degli articoli e tutto il resto.
Il telefono dell’ufficio squillò all’improvviso e prontamente rispose.
“Parla Kurt Hummel”
“Mr Hummel?” Era Michelle, la centralinista “Uhm, qui c’è una signora che vuole vederla ma non ha un appuntamento”
“Michelle, sono molto occupato…”
“Lo so, ma insiste ad entrare e…No scusi!”
“Porcellana?” Avrebbe riconosciuto quella voce dappertutto “Non fare finta di essere occupato e fammi entrare”
Kurt sospirò “Ti concedo cinque minuti”
“Mi bastano, tranquillo” la donna riattaccò e il ragazzo si preparò mentalmente ad accogliere la sua ospite.
Sulla porta, in tutto il suo splendore e in un elegante tailleur color rosso passione, c’era Santana Lopez, l’avvocatessa più temuta di tutta New York, il diavolo dei tribunali. Nonostante gli anni passati, Santana non aveva cambiato carattere, anzi forse era diventata leggermente più dura e tenace a causa di tutti i processi che aveva svolto; il suo lato più dolce lo avrebbe sempre e solo dimostrato alla sua Brittany e a volte anche ai suoi amici, anche se molto molto raramente.
La donna gli rivolse un sorriso fin troppo melenso “Porcellana, vedo che il potere ti sta dando alla testa”
“No, Satana. Tra due giorni devo avere tutto pronto per la pubblicazione” Le indicò la sedia davanti a lui “C’era qualcosa di cui volevi parlarmi?”
Con molta calma, Santana si sedette e incrociò le gambe, poggiando le mani giunte sui ginocchi “Quindi, passiamo subito al motivo della mia visita: la prossima settimana è il compleanno dio Brittany e voglio portarla a Parigi”
“Mi sembra un’idea davvero carina” ammise Kurt confuso “Ma cosa c’entro io?”
“Mi serve il numero di quell’albergo che hai consigliato ai due asiatici per la loro luna di miele” spiegò “Tina continuava a ripetere di quanto fosse carino e caratteristico, con un sacco di sdolcinatezze che a Britt potrebbero piacere”
Kurt annuì, ma non era ancora del tutto convinto della visita della sua amica: di solito per certe cose non si scomodava a venire, le bastava una semplice telefonata. C’era un doppio scopo.
“Va bene, te lo faccio avere nel pomeriggio” La guardò fissa negli occhi “C’è qualcos’altro vero?”
“Beh, un certo uccellino mi ha riferito una cosa” Il sorriso melenso si trasformò in un ghigno “Qualcuno qui ha preso una cotta…”
Le guance del giornalista si fecero subito scarlatte: maledetta boccaccia di Sebastian, avrebbe evitato di ubriacarsi con lui la prossima volta.
“Non credevo avessi un debole per i ragazzini” lo schernì Santana “Insomma, la sera deve chiedere il permesso dei genitori per uscire?”
Kurt affondò la testa tra le mani “Ha diciotto anni, non sedici. Vive in un appartamento con tre coinquilini e va all’università. Non è un ragazzino..”
“Andiamo, Porcellana. Un po’ di spirito! Sai, potresti usare il tuo fascino da adulto per averlo ai tuoi piedi, a meno che non abbia anche lui un’inclinazione per i vecchi…”
“Vecchi? Santana, io non sono vecchio! Ho a malapena trenta anni!”
“Qualcuno qui ha le sue cose, eh?” 
“San…”
“Ok, ti dirò un segreto” La donna si avvicinò alla sua scrivania “Ti ricordi al primo anno di college, quando io e Britt ci eravamo lasciate?”
“Quando andavi in giro con Sebastian a farti mezza popolazione femminile lasciando a lui l’altra metà maschile?”
“Esattamente, a volte mi mancano quei tempi. Comunque, io sono stata con una molto più grande” Si fece pensierosa “Doveva avere circa trentasei o trentotto anni: credimi, riusciva a stento a starmi dietro, ma furono delle notti piacevoli, sinceramente. In più mi comprava un sacco di cose…Aspetta, vuoi diventare tipo… il suo paparino?”
Questa era l’ultima goccia, la sua pazienza era arrivata al limite.
“No, San, non voglio essere quel genere di persona e quello che ho detto a Sebastian era una stupidaggine causata dall’alcool. Lui rimarrà solo il mio vicino e basta”
Santana si alzò dalla sedia e portò le mani in alto “Ok, ho esagerato, ma sai che dico sempre le cose che penso”
“Lo so bene”
“Detto questo, qualunque scelta farai, sappi che il mio mobiletto bar è sempre aperto per te, anche se Sebastian ogni tanto prova a metterci le mani”
“Questa è una cosa davvero carina, ma ora devo tornare al lavoro” Kurt sospirò e le sorrise grato “Ma grazie dell’offerta, comunque”
Santana si strinse le spalle “Sei l’unicorno di Brittany. Per la mia donna, questo ed altro”
Mezza verità: perché sì, Santana avrebbe fatto qualunque cosa per Brittany, ma non era solo per lei che era venuta oggi; in fondo, erano tutti una specie di famiglia disfunzionale, no?


 
Sam sapeva che c’era qualcosa che non andava in Blaine. No, non era niente di male, ma qualcosa c’era.
Innanzitutto, aveva preso a cantare canzoni d’amore sotto la doccia al posto delle solite canzoni Disney;  secondo, si offriva sempre di andare a prendere la posta, il giornale o andare a fare la spesa, ossia coglieva qualunque occasione pur di mettere naso fuori casa; terzo, sfoggiava spesso la top ten dei suoi papillon, quelli per i momenti speciali (ammetteva di averlo preso in giro per questo).
Sì, stava succedendo qualcosa e aveva intenzione di scoprirlo.
Seguì l’invitante profumino di biscotti appena sfornati e trovò Blaine in cucina, intento a canticchiare e sistemare i dolci su un vassoio.
“Ehi Sam” lo salutò l’amico con un sorriso “Vuoi un biscotto?”
Sam annuì e ne prese uno assaporandone il dolce gusto al cioccolato, il suo preferito “Sei particolarmente di buon’umore in questo periodo”
“Beh, le prime settimane di college stanno andando veramente bene, i miei compagni di corso sono molto simpatici e tra noi coinquilini non ci siamo ancora uccisi” Prese un po’ di latte e ne riempi due bicchieroni “Direi che tutto sta andando bene!” 
“Mmh” Il biondo prese un sorso di latte “Nient’altro? Che so, magari qualche ragazzo?”
Per poco Blaine non si strozzò con un biscotto e dovette bere quasi metà del bicchiere per riprendersi “Cosa? No, nessun ragazzo. Niente, Nada, Niet!”
Troppe negazioni. Troppe. 
“Blaine, siamo amici da anni, sei un libro aperto per me” Fece per prendere un altro biscotto ma Blaine glieli tolse da sotto al naso “EHI!”
“Non sto mentendo” sbuffò il moro mentre posava il piatto sul bancone “Non ho nes…SAMUEL LUCAS EVANS, NON PROVARCI NEMMENO!”
Sam si era alzato e con un ghigno corse verso la stanza del suo coinquilino e subito afferrò la sua preda, portandola dietro la schiena ed evitando Blaine che fu malamente buttato sul letto.
“TORNA QUI!” urlò il moro alzandosi e inseguendo Sam fino in salotto, dove il ragazzo aveva aperto la finestra e teneva il suo prezioso tesoro proprio sul bordo.
Blaine si congelò all’istante “Ok, Sammy. Non facciamo mosse avventate”
“Sei tu che continui a mentirmi e rubarmi i biscotti da sotto al naso”
“Mi spiace, ok! Ma non fargli del male! TI PREPARO UNA TORTA!”
“No, dimmi solo la verità” Sam ghignò “Solo quella”
“Va bene, ma almeno riporta il CD dentro casa. Ho passato sei ore in fila per comprare l’edizione limitata e farmi fare l’autografo da Katy Perry…” 
Sam annuì e si sedette su una poltrona, non staccandosi da quello che il suo migliore amico considerava “la cosa più preziosa che possedesse”: se le ricordava bene quelle sei ore in fila, visto che Blaine aveva usato il suo sguardo da cucciolo per abbindolarlo e costringerlo ad accompagnarlo. Quel piccolo oggetto era il suo tallone d’Achille, l’unica cosa che lo avrebbe costretto a fare qualsiasi cosa.
Blaine si mise seduto di fronte a lui “Bene,io…”
“Siiiiii”
“Mipiacequalcuno”
“Cosa, Blainey? Parla più chiaramente”
“Mi piace qualcuno” sbuffò alla fine “Ma è una cosa impossibile che non succederà mai”
Sam si accigliò “E perché? Fammi indovinare: è etero?”
“No, Sam, e la mia breve cotta per te al liceo non vale”
“Fidanzato?”
“Da quello che so, no”
“Allora fai la tua mossa!” Lo esortò il biondo “Magari invitalo ad un caffè o per studiare insieme. Con le ragazze della mia università funziona…”
Blaine affondò la testa nelle mani: credeva che fosse un ragazzo del college, un ragazzo della sua età o magari di un paio di anni più grande.
“E’ difficile Sam…Uhm…” Balbettò un po’ “E’ che non viene alla Juilliard”
“Lavora in un caffè? Forse va alla mia università!”
“No, lui ha smesso l’università”
“Oh…OH” Sam si sporse verso di lui “Blaine, quanti anni ha questo fantomatico ragazzo?”
“Quasi trenta” 
Un silenzio pesante cadde nella stanza, Blaine guardò la porta: forse poteva scappare prima che Sam cominciasse con le domande o magari buttarsi dalla finestra, se non fosse che si trovavano un  po’ troppo lontano da terra. Dio, cosa avrebbe pensato Sam? Che forse era uno di quei ragazzi strani con una fissa per i più grandi? Uno di quelli che chiamavano il compagno “paparino”? No, non l’avrebbe fai matto, era fin troppo squallido.
Sam sembrò pensarci un momento e scosse le spalle “Allora perché non ci provi? Insomma, mio padre ha quasi otto anni più di mia madre e guarda dove sono adesso…”
Blaine quasi cadde per la sorpresa: non solo al suo migliore amico sembrava non disturbare l’età, ma soprattutto continuava a spingerlo a provarci.
“Sam, hai capito? Sono dodici anni! Cioè lui è un uomo con un lavoro, una casa sua, un paio di occhi da sogno, un sorriso che...Ok, sto divagando. Possiamo finirla qui per adesso?”
“D’accordo, ti ho torturato abbastanza” Sam ridacchiò e si alzò in piedi dandogli una pacca sulla spalla “Provare non costa niente. Se non gli piaci allora sarà lui a perderci” Gli offrì una mano per aiutarlo ad alzarsi “Adesso andiamo, ti offro un gelato”
Blaine si alzò e annuì per poi abbracciare stretto l’amico “Grazie Sam”
“Di nulla, fratello”
Proprio in quel momento Nick aprì la porta di casa con delle buste in mano e li osservò “Fatemi indovinare: adesso anche Sam si è scoperto gay? Cavolo, devo dieci dollari a Jeff!”


 
Thad era annoiato come non mai. Perché si era lasciato trascinare a quella cena di contabili? Ah sì, per amore del suo fidanzato. Lo stesso fidanzato che lo stava ignorando per stare con i suoi amici e parlare di calcoli delle tasse e altre cose che per lui erano come sonnifero. Almeno il cibo era buono: adorava la cucina giapponese ed era stato più volte in quel locale, prese uno dei gamberi fritti e iniziò a masticarlo quando per poco non lo sputò alla vista di Sebastian Smythe e un altro uomo. Un uomo molto attraente. Un uomo molto attraente e palesemente gay se si contava di quanto la sua mano fosse scesa sulla schiena di Sebastian, vestito di tutto punto e con una cravatta. Una cravatta rossa addirittura! C'era solo una spiegazione: era un appuntamento. 
Ingoiò faticosamente il gamberetto e finì in un sorso il bicchiere di vino; a detta di Sebastian, Thad era stato l'unico ragazzo con cui fosse andato a dei veri e propri appuntamenti. Cosa significava allora? Che finalmente aveva trovato qualcun altro? Ne era felice? Almeno a quel punto sarebbero potuti essere amici, anzi avrebbe potuto addirittura invitarlo al matrimonio. Allora perché ogni volta che li vedeva, un peso gli si posizionava proprio alla bocca dello stomaco?
I due ragazzi finalmente furono portati al loro tavolo, da dove Thad riusciva a vederli a malapena, ma poteva sentire la leggera risata di Seb.
Scosse la testa e ritornò mentalmente al suo tavolo, stringendo la mano del suo fidanzato che si girò con un sorriso e gli stampò un bacio sulla guancia. Doveva non pensare a Sebastian, a quella camicia che sembrava dipinta sul suo petto e alla sua risata. Una risata che forse gli mancava un po' troppo.


 
"Quindi, da cosa è partito il sogno di diventare uno scrittore?"
Sebastian sorseggiò un po' di vino e posò di nuovo il bicchiere "Sinceramente non lo considero un sogno, ma una scelta di vita. Avrei potuto essere un avvocato, un medico o un ciclista, ma alla fine ho trovato nella scrittura uno stimolo per continuare a farlo e ho scoperto di esserne portato. Amo scrivere quasi quanto amo un buon vino" 
Il giornalista (aveva detto di chiamarsi Andrew o qualcosa del genere?) davanti a lui ridacchiò leggermente "Interessante e qual è la tua fonte ispiratrice?"
Era stata la sua editrice a costringerlo a fare quell'intervista, vista l'impellente uscita del nuovo romanzo, e lui aveva proposto di incontrare il giornalista a cena, almeno avrebbe mangiato gratis. 
"Potrei dire qualcosa di sdolcinato, che prendo spunto da ciò che vedo, ma credo sia inquietante visto che scrivo di omicidi e pazzi maniaci. L'unica maniaca che ho visto in vita mia era la mia ex vicina di casa, amante dei gatti e dei romanzi rosa. Se poi dovessi davvero aspettare l'ispirazione, adesso non sarei al mio terzo romanzo." 
"Quindi scrive ogni giorno qualche pagina?" 
"No, anzi mi riduco molto spesso ai limiti della scadenza. Non perché mi manchino le idee, ma perché nel metterle su carta a volte ne si perde il valore. Ad esempio puoi avere in mente quello che potrebbe essere il capolavoro del secolo, ma appena lo scrivi già lo detesti. Per lo più però ammetto che è pigrizia" ammise Sebastian con un sorrisetto "E' pur sempre lavoro no? Per quanto si ami, rimane un lavoro"
Il giornalista annuì con un sorriso "Mi sembra giusto. Quindi non ha neanche qualcuno che la ispiri? Qualcuno..."
"Mi faccia indovinare, qualcuno di speciale?" Sebastian incrociò le braccia "Mi spiegate perché fate tutti la stessa domanda?"
"Diamo al pubblico quello che il pubblico vuole"
"Non credo che qualcuno sia interessato alla mia vita sentimentale.”
“Se non vuole rispondere..."
"Sta usando la tattica del giornalista buono e fin troppo disponibile per farmi compassione? Avevo scoperto il trucchetto appena arrivato: lo usavo anch'io al college per il giornale. Non è anti professionale? Ammirevole ma anti professionale"
Andrew alzò le mani con una risata "Colpevole" confessò "Spero di non aver oltrepassato il limite, ma..."
"Va fatto quel che va fatto. Ripeto, anch'io usavo quei trucchetti e ho visto molti fare di peggio"
"Bene, mi scuso ancora e se non vuole rispondere..."
"Lei è sposato?" Chiese Sebastian interrompendolo.
Il giornalista annui e mostrò la catenina al collo da dove pendeva un anello "Sposato con due bambini. Sono la mia ragione di vita" L'aveva detto in un modo fiero e amorevole che gli ricordò subito qualcuno.
 
 Thad si avvicinò alle spalle di Sebastian e lo abbracciò "Sei arrabbiato con me?"
"Mmh?" Seb si voltò verso di lui "Perché dovrei esserlo?"
"Perché ho detto a tutti che eravamo fidanzati"
Il ragazzo sorrise all'adorabile cipiglio del suo Thad e gli accarezzò una guancia "No, è che mi hai un po' spiazzato lo ammetto"
"Ti ho spiazzato perché ho detto che stiamo insieme?"
"Per come l'hai detto: sembravi così orgoglioso e, odio dirlo, tremendamente romantico. E la cosa non mi dispiace, anzi, mi ha solo spiazzato"
"Beh, hai ragione" Thad sorrise e gli stampò un bacio sulla guancia "Sono fiero e felice di stare con te"
Sebastian non rispose, semplicemente lo abbracciò stretto, non volendolo mai lasciare andare. 
Come aveva fatto ad essere così fortunato?
 
Sebastian annuì e si fece pensieroso "Mi ha chiesto se avessi qualcuno che mi ispiri, magari una persona speciale. Lei dice che la sua famiglia e' la sua ragione di vita, una famiglia che ama e che lo ama in cambio. Questo e' speciale, questo e' quello che ci spinge a fare ciò che deve essere fatto. Si, anch'io ho una ragione per scrivere, non direi una musa quanto un modo per fare ciò che devo fare, ma non posso definirla speciale perché ho perso quel diritto tempo fa. Ma preferirei che questo evitasse di scriverlo, può benissimo inventarsi di qualche flirt casuale glielo concedo"
Andrew sorrise e scosse la testa "Eviterò di scrivere la domanda e lo giustificherò al mio capo con un semplice "No comment". Alla fine dovrebbe interessare il suo libro, non la sua vita privata" 
"Un giornalista che non si rivela un approfittatore: più unico che raro" 
"In realtà le vorrei chiedere se potrebbe farmi il favore di firmare una copia del suo libro" chiese il giornalista impacciatamente "Uhm, mia moglie e' una sua fan..."
Sebastian sorrise "Sarà un piacere. Torniamo all'intervista?"


 
"Allora, dobbiamo prendere tutte queste cose? Anche... Aspetta davvero dobbiamo comprare i broccoli? Blaineeeeeeeeee"
Blaine roteò gli occhi: perché aveva deciso di portarlo al supermercato con lui? 
"Sam, tu e Jeff non potete vivere di pasti preconfezionati e take away per sempre, ergo io e Nick ci siamo offerti di prepararvi dei pasti decenti e contenenti delle vere proteine. E poi i broccoli sono buoni!"
"Mi sembra di essere tornato a vivere con i miei... Almeno ci puoi mettere un po' di formaggio fuso? "
"No, Nick farà un piatto di riso, pollo e verdure"
"O mio dio, sono tornato a vivere con i miei!" Sam alzò le braccia in modo drammatico "Aspetta, quindi chi tra te e Nick farà mia madre? No, perché ho dei calzini bucati da ricucire"
"Samuel, finiscila o ti fai due settimane di pulizie del bagno!" 
"Ma mamma! AHIA" Sam si massaggiò il collo "La vuoi smettere con gli schiaffi dietro la testa?"
"No, magari così il criceto nella tua testa riprenderà a correre"
"Almeno il mio non è sommerso da una valanga di gel"
Blaine sbuffò e continuò a spingere il carrello "Vuoi che compri anche un po' di limone?"
"Questo e' un colpo basso, Anderson!" Il biondo lo spinse facendolo sbandare insieme al carrello che immancabilmente colpì la persona, anzi l'uomo davanti a loro, facendolo squilibrare leggermente.
"Sam!" Lo rimproverò Blaine prima di rivolgersi all'altro uomo "Mi spiace signore, non... Kurt?"
Kurt Hummel in persona, davanti a lui con un sorriso divertito "Mi sembrava di aver sentito una voce familiare" scherzò "Comunque non ti preoccupare, non è successo niente di grave"
Blaine sorrise, incantato da quanto Kurt sembrasse ancora più bello del solito, con quel sorriso, gli occhi... Non lo stava fissando vero? 
Dal canto suo Sam aveva capito subito, dallo sguardo da cagnolino innamorato, che quell'uomo, Kurt, era sicuramente il fantomatico interesse di Blaine. Beh, in effetti il suo amico aveva gusto (non aveva problemi ad ammettere che se fosse stato gay anche lui ci avrebbe fatto un pensierino). Bene, adesso toccava solo dare una mano a Blaine per conquistarlo, come avrebbe fatto qualunque migliore amico. 
Sam tossì leggermente, permettendo al moro di ritornare sulla terra 
"Uhm, si questo è il mio amico Sam, che è anche uno dei miei coinquilini" spiegò il ragazzo mentre gli altri due si stringevano la mano.
"E' un piacere" disse Sam con un sorriso prima di indicare un corridoio a caso "Vado a prendere una cosa. Torno subito"
Quel ghigno soddisfatto non piaceva per niente a Blaine. Dio, sperava che non ne combinasse una delle sue.
Kurt sorrise e annui prima di tornare all'altro ragazzo "Così, ti divertì a sbandare con il carrello e prendere in pieno le persone?"
"Mi spiace" Blaine sospirò dispiaciuto "Sam, e' un idiota..."
"Blaine..."
"E giuro che non l'ho fatto a posta"
"Blaine..."
" Insomma stavamo litigando per i broccoli e..."
"BLAINE!"
Il ragazzo si fermò subito "Uhm, stavo straparlando?"
"Un pochino" rispose Kurt ridendo "Ma sei carino quando balbetti"
Le guance di Blaine si fecero subito scarlatte ma prima che potesse rispondere, Sam era tornato. Con tanti pacchi di preservativi. Preservativi Extralarge per giunta.
Lo avrebbe ucciso. Lentamente e molto dolorosamente. Anzi prima gli avrebbe rasato la testa e poi lo avrebbe torturato, magari spaccandogli la chitarra in fronte o bruciando davanti a lui tutti i suoi videogiochi. 
"Bene Blaine, ho preso QUELLI che mi hai chiesto" annunciò Sam tutto soddisfatto "Ora possiamo anche andare"
Lentamente e molto dolorosamente.
"Si, grazie Sam" bofonchiò il moro stringendo il manico del carrello "Ci vediamo Kurt"
Kurt stava facendo di tutto per non ridere e li salutò con un cenno della mano prima di dirigersi al reparto successivo.
"Ti ucciderò, Samuel"
"Cosa ho fatto?!? Volevo solo aiutare!"
"Si, giusto. Come conquistare qualcuno mostrando i preservativi!" Prese una delle scatole "Soprattutto facendo il megalomane. Extralarge, Sam? Questi trucchi li usava Cooper!"
"Ma...."
"COOPER!" 
Una vecchietta si era avvicinata a loro e li osservò per un secondo prima di sorridere "Voi due siete una coppia davvero graziosa. Continuate a usare le precauzioni mi raccomando!"
Blaine e Sam si guardarono in faccia, il primo cercando di reprimere i suoi istinti omicidi, il secondo che tentava di non ridere.
"Non una parola, Samuel"
"Non ho...."
"NON UNA PAROLA!"


 
Jeff non era un ragazzo paziente: odiava fare la fila, si annoiava dopo pochi minuti di dolce far niente e si lamentava continuamente se il take away faceva tardi. Quindi, perché si trovava in fila da due ore, ad aspettare che la libreria aprisse mentre il suo stomaco si lamentava di avere fame? Per amore del suo fidanzato, giusto. Il suddetto fidanzato che saltellava per la felicità alla possibilità di vedere il suo scrittore preferito e farsi fare l'autografo. Era così carino quando era felice che Jeff non aveva potuto dire di no per accompagnarlo.
Solo che dovevano entrare più di un'ora fa e ancora erano li fuori ad aspettare. 
"Nick, quanto ci mette ad arrivare questo Smythe?"
"Non lo so, ma credo arriverà presto" Nick sorrise un po' dispiaciuto "scusa se ti sto facendo perdere tempo"
Jeff scosse la testa e lo bació dolcemente "Amore, per te questo e altro"
Finalmente la fila iniziò a scorrere e l'attesa era finita: tra poco avrebbero visto Sebastian Smythe in persona. 
Nick era diventato un suo fan dal primo libro, quando ancora erano al liceo, e li aveva letti tutti più di due volte, nonostante li conoscesse a memoria. Jeff dal canto suo aveva provato a leggerli ma, a parte qualche scena di sesso, si addormentava dopo neanche dieci minuti. E i suoi erano dei thriller, con Shakespeare ci metteva meno di un minuto. In più quello Smythe non gli piaceva: nelle interviste faceva sempre il cascamorto, con giornaliste e giornalisti, nonostante la sua ormai conosciuta omosessualità. 
Ecco, forse era quello il problema che non avrebbe mai voluto ammettere: forse era un tantino geloso, ma un tantino proprio. 
La fila scorreva abbastanza velocemente e presto si trovarono davanti all'unico e inevitabile Smythe, con un sorrisetto odioso e i capelli odiosi perfettamente acconciati. Forse la gelosia era più di un tantino.
"Salve ragazzi" li salutò lo scrittore prendendo il libro che Nick gli stava porgendo.
"Signor Smythe, sono un suo fan fin dal suo primo libro. Al liceo l'ho letto così tante volte da saperlo a memoria" 
Sebastian ridacchiò, mentre Jeff roteò gli occhi. Oh si, questo sarebbe stato divertente
"Beh, mi fa sempre piacere di aver conquistato anche un bel pubblico giovanile" Prese la penna "Quindi una bella dedica per..."
"Nick"
"Nicolas, quindi. È un peccato accorciare un nome tanto bello" 
Jeff sbuffò stringendo i pugni, mentre Sebastian si mordeva il labbro per non ridere: sapeva che sarebbe stato divertente stuzzicare quel ragazzo biondo platinato. Finì di firmare la dedica e diede la copia del libro a Nick "Invece il tuo ragazzo?"
"Oh, diciamo che lui..."
"Lui si addormenta leggendo i vostri "fantastici" romanzi" borbottò il ragazzo prendendo la mano del fidanzato.
"Giusto, cosa c'è di meglio di qualche omicidio per dormire? Mi spiace per il tuo ragazzo che ti trova già a letto addormentato" Sebastian era famoso per non avere un filtro alla bocca, ma stuzzicare quel biondo era troppo divertente "È stato un piacere, Nick"
"Grazie ancora signor Smythe" Disse il moro felice, senza neanche accorgersi dell'umore nero del biondo, che lo trascinò via quasi di peso mentre lo scrittore se la rideva sotto i baffi.
Sì, certe volte questi meeting erano davvero divertenti.


 
"Bene, ho fatto l'intervista, ho fatto questo meeting, mi sono fatto perdonare adesso?" Sebastian sbuffò mentre la sua editrice,Sandra, continuava a messaggiare al telefono.
"Dolcezza, mi hai fatto aspettare fino all'ultimo per questo libro e per poco non rischiavo un crollo nervoso. Ergo no, non sei perdonato" Posò il telefono in tasca e sorrise fin troppo smielatamente "E visto che non voglio farti da balia, da domani avrai il tuo assistente che ti trascinerà ad ogni intervista, meeting o riunione che IO ti prenoto" Gli pizzicò una guancia "E se provi a lamentarti, prendo le tue belle ossicine e ci gioco a Shangai mentre bevo caffè dal tuo cranio"
Quella donna era inquietante, spaventosa e quasi sicuramente masochista. Forse era per questo che non l'aveva ancora licenziata per un'altra editrice: era l'unica che sapeva tenerlo in riga soprattutto perché sapeva quanto potenziale avesse Sebastian e non voleva che andasse sprecato. Sotto sotto teneva molto a quel ragazzo e in qualche modo anche Seb era affezionato a quella pazza.
"Si, padrona" borbottò lo scrittore "Almeno avrò qualcuno che mi porta il caffè"
"Ho detto assistente, non schiavo"
"Disse la donna che usa il suo assistente come portaborse e dog sitter"
"Ehi, io sono io, chiaro? E Lucas non può lamentarsi, visto che lo pago il doppio rispetto agli altri assistenti"
"Giusto, non è schiavitù ma lavoro retribuito" Sebastian scosse la testa divertito "Allora domani nel tuo ufficio?"
"Alle dieci in punto, mi raccomando" Sandra si sistemò la giacca e gli diede una pacca sulla spalla "Ottimo lavoro oggi, ma rimani comunque una spina nel fianco"
"E tu la nonna della strega di Biancaneve" 
"Lo prenderò come un complimento"
"Ma lo è!" Il ragazzo rise e, salutata la donna, uscì dalla libreria dove qualcuno di molto familiare sembrava aspettarlo.
No, non era possibile.
"Thad?" Mormorò Sebastian mentre l'altro ragazzo si girava verso di lui "Ciao"
"Ehi Sebastian" lo salutò Thad con un sorriso nervoso "Credo di essere arrivato tardi eh?"
"In effetti ho finito un'ora fa"
"Purtroppo sono riuscito a liberarmi solo ora. Sai, i preparativi e tutto"
"Già" Sebastian sospirò e lo guardò "C'e qualcosa che devi dirmi? Questa e' forse la nostra conversazione più lunga da anni"
Thad iniziò a strofinarsi nervosamente le mani "Proprio di questo volevo parlati. Io... Sebastian ormai sono passati anni e vorrei... Vorrei provare a tornare a essere amici o almeno una specie... Odio questa situazione, sopratutto perché Kurt è il nostro migliore amico e non possiamo andare avanti così. Sono passati due anni ormai, non credi che possiamo sotterrare ogni dissapore?"
Amici, che parola. Loro non erano mai stati amici, almeno per Sebastian. Non perché non provassero affetto l'uno per l'altro, ma era un affetto diverso dall'amicizia, un'attrazione magnetica che li faceva finire a essere gelosi, a litigare per quel tizio del bar o del lavoro e stuzzicarsi con battute fin troppo esplicite. No, loro non erano stati amici, ma due finti amanti di cui uno innamorato perso ma sconfitto e l'altro spaventato di provare qualcosa di così profondo. Ma forse questa sarebbe stata una specie di cura: vedere Thad felice lo avrebbe aiutato ad andare avanti o almeno a far capitolare finalmente questa storia.
Soprattutto, anche se non lo avrebbe mai ammesso neanche a sé stesso, avrebbe fatto di tutto per aver di nuovo Thad nella sua vita.
"Va bene" accettò Sebastian con un sorriso tirato "Amici?"
"Amici" ripete l'altro con un sorriso "Amici come prima"
"Bene, adesso che abbiamo finito con queste chiacchierate adolescenziali, devo andare: ho un appuntamento a cui non posso mancare. Ci vediamo in giro Harwood" Si sistemò la sciarpa e girò i tacchi.
Aveva un appuntamento si. Un appuntamento con il mobiletto bar di Santana Lopez.


 
Kurt spostò leggermente la testa verso l'alto, permettendo al ragazzo sopra di lui di continuare a baciare e mordere la pelle bianca ormai leggermente arrossata. Dio, amava sentire quelle labbra morbide sul suo collo e quei morsi leggeri, seguiti sempre da lievi baci.
Poteva passare ore e ore in quel modo, ma ambiva quelle labbra sulle sue, così trascinò il viso dell'altro verso il suo, annullando la distanza con un bacio fin troppo desiderato. Posizionò una mano sui suoi capelli scuri, giocherellando con i riccioli leggermente sudati. 
Amava quei riccioli quanto quelle labbra. 
Senti la mano del ragazzo scendere fino al bordo dei suoi boxer, l'unico pezzo dell’abbigliamento sopravvissuto, e iniziò ad accarezzargli con un dito la pelle sopra l'elastico, una tacita richiesta di abbandonare quell'ultimo elemento e continuare quella che sarebbe stata una notte di amore e di passione.
Kurt alzò le anche e si morse il labbro prima di liberare un gemito di piacere "Blaine...Blaine!" 
 
"Blaine!" La voce di Kurt risuonò nell'appartamento vuoto e un'appiccicosa sorpresa nei pantaloni lo aveva accolto dal mondo dei sogni.
Non aveva appena avuto...no, non era possibile. No, no, non poteva essere arrivato a quel livello.
Ma non c'era davvero alcuno dubbio: aveva sognato lui e Blaine proprio un momento prima di....
No, non poteva pensarlo.
Era tutta colpa di Sebastian e Santana, sicuramente.
Gli avevano messo in mente strane idee e immaginare Blaine seminudo prima di dormire non lo aveva aiutato affatto.
Perché diavolo poi stava pensando a Blaine seminudo, poi? Ah già, aveva mangiato broccoli per cena.
Era anche colpa dei broccoli. 
Guardò l'orologio: erano solo le dieci, forse... Insomma, d'altro canto era stata anche colpa sua.
Si, aveva bisogno di farlo, magari però con un paio di pantaloni puliti. 
Doveva andare da Santana.
 
 
Note autore *scritte dalla beta che si è infiltrata*
ehm.. saaaalve... io sono la beta degenere che ha pubblicato il capitolo al posto dell'alutrice, per cui se volete uccidere qualcuno... don't kill me, i'm nice!
Ora che anche voi siete a conoscenza della mia poca sanità mentale, parliamo del capitolo.. è arrivata la nostra adorata Santana in tutta la sua magnifica stronzaggine a parlare con nostro piccolo Kurt e ad offrirgli il sostegno morale del suo frigo bar.. 
Sam ha capito che c'è qualcosa che non va in Blainey e lo minaccia con il suo adorato cd, solo per scoprire che B è innamorato di un trentenne e cercare di aiutarlo mostrando, al suddetto trentenne, una scatola di preservativi extralarge... complimenti Sam!
Thad è terribilmente geloso di un giornalista completamente etero solo perché l'ha visto a cena con Sebastian... e tu dici di continuare ad amare il mollusco, eh Thad?
La mangusta e il biondino ossigenato (per gli amici di Bella Notte, Barbie) si sono incontrati ed anche qui non si risparmiano frecciatine.. 
e per finire in bellezza.. Kurt ha un sogno erotico su Blaine, ma è tutta colpa dei broccoli.. si, come no Kurt...
Bene, per prima cosa.. a breve il computer di Frankie tornerà dall'oltretomba per cui potrà ricominciare a scrivere e soprattutto potrà aggiornare "La Bella Notte" ..
Ringrazia di cuore tutti coloro che hanno letto il capitolo; aggiunto la storia nelle seguite, ricordate o preferite e chi ha recensito.. ( io ringrazio chi ha avuto la pazienza di tollerare me e il mio commento senza senso.. XD)
Infine abbiamo un annuncio speciale:  la nostra autrice ha deciso di partecipare alla Klaine week dell'8 Luglio, in una maniera un po' particolare.. con delle one shot che personalmente non vedo l'ora di betare.. =)
Detto questo, penso di essermi resa sufficientemente ridicola e quindi vi lascio, prima che decidiate di chiamare un dottore per farmi internare..
alla prossima settimana con Francy e l'aggiornamento de "La bella notte".
-Ele-

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Capitolo Quattro

And my heart won't beat again, if I can't feel him in my veins
(DNA, Little Mix)

 
Santana sorseggiò il suo caffè e intanto guardava lo spettacolo davanti a lei: erano davvero patetici.
Perfino il suo amato divano in pelle ora era impregnato di autocommiserazione.
“San, l’ho trovata!” Brittany arrivò saltellando fino a lei con una bomboletta in mano “Lord Tubbington IV l’aveva nascosta nel suo lettino”
“Grazie Britt” le baciò una guancia “Ora tappati le orecchie e ringrazia di aver scelto una casa insonorizzata”
Un suono fastidioso e spacca timpani svegliò i due zombie depositati tra il divano e il pavimento, quasi facendo prendere un infarto ad entrambi.
“IL BLU E L’ARANCIONE NON SI POSSONO ABBINARE!”
“GIURO CHE NON SONO IO IL PADRE!”
Santana li guardò entrambi “Non voglio soffermarmi sui problemi di moda di Porcellana o sull’unica volta che Smythe si è fatto una donna, ma vi do un’ora per staccarvi dalle bottiglie vuote, pulire il pavimento, farvi una doccia e, visto che sono di buon umore questa mattina, vi rifilo anche un caffè e un toast, ma poi dovete sloggiare da casa mia”
Sebastian si passò una mano sul viso “Cavolo Satana, non potevi svegliarci in modo normale?”
“Come, con caffè caldo e il profumo di pancetta?”
“Per me croccante, dolcezza”
Kurt posò la bottiglia vuota di vodka sul tavolo e si alzò stiracchiandosi “Perché ogni volta succede sempre così?” sbuffò massaggiandosi le tempie “Non ricordo neanche cosa diavolo è successo”
“Davvero? Allora ve lo ricorderò volentieri” Santana fece un sorriso smielato “La mangusta ha architettato tutta la sera dei piani per far emigrare Robert all’estero e ha quasi scritto un poema sul sedere di Thad, mentre tu, mio caro Porcellana, hai blaterato tutto il tempo su broccoli e un diciottenne dai ricci scuri su cui vorresti immergere le dita e svariati commenti su ogni parte del suo corpo, con particolare attenzione a cosa quelle mani sarebbero capaci di fare”
Entrambi i ragazzi erano diventati completamente rossi, e per Sebastian era una cosa molto rara; almeno quando erano da Kurt nessuno dei due avrebbe commentato la serata, ma Santana non l’avrebbe fatta passare liscia.
“Quindi siete venuti qui da me per dei consigli, che ripeterò una volta sola: Sebastian, o ti riprendi Thad o chiudi per sempre questa maledetta storia e trovi qualcun altro con cui fare l’amore e non solo sesso e tutte smancerie del genere che non sopporto” si rivolse verso Kurt “Tu invece dovresti lasciarti un po’ andare, pensare meno al lavoro e soprattutto toglierti il pezzo di legno ficcato su per il tuo…”
“Grazie Santana”
“E farti finalmente il ragazzino. Se non sarà amore, almeno sarà una buona scopata”
“Poetica, come al solito” Sebastian sbadigliò e controllò l’ora, sgranando gli occhi “Le 9 e 20? Porca miseria, Sandra mi squaglia vivo se faccio tardi!” prese la giacca dalla poltrona e rubò il caffè della latina bevendolo in un sorso solo “Il tuo caffè è peggio di quello della macchinetta di Kurt. Dio, comprarvene una decente no?”
“E tu rimanere a casa tua, no?”
“Amo la vostra compagnia” fece un ghigno e sfrecciò fuori dalla porta.
Santana lo guardò andare via quasi uccidendolo con lo sguardo e poi si rivolse verso Kurt.
“Devi comunque pulire questo macello. E ti rimangono solo 55 minuti”
Perché diavolo era ancora amico di uno scrittore narcisista e dell’avvocatessa del diavolo?

Sandra guardò l’elegante orologio sul suo polso: le 10,01.
Era in ritardo.
“Sono qui!” la porta del suo ufficio si spalancò e un affannato Sebastian Smythe entrò, con i vestiti del giorno prima.
“Uh, qualcuno qui ha i vestiti della vergogna” disse la donna incrociando le braccia “Spero che sia stato almeno carino per averti fatto fare tardi”
“Molto carino, aveva un collo lungo e profumava vagamente di Martini”
“Beh, almeno non dovrò giustificare un altro articolo su “famoso scrittore esce dal locale con due splendidi ragazzi; notte di follia?” Credimi, non è divertente”
“Notte di follia è un eufemismo” Sebastian ghignò e si sedette davanti a lei “Che ne dici di chiamare il tuo schiavo e farmi portare un caffè decente?”
“Grazie, ma ho già preso il mio cappuccino con latte di soia” prese il telefono “Lucas, portami qui Jordan e digli di iniziare a pregare, ne avrà bisogno”
“Andiamo, non sono così tremendo!”
“E dì a Maxwell di mandarmi quei dati che avevo chiesto un’ora fa” attaccò il telefono e lo guardò “Sebastian, parliamoci chiaro: trovarti un assistente è stata una scelta… molto calcolata. Ti seguirà dappertutto, ti trascinerà ai meeting e alle interviste e soprattutto ti torchierà per il prossimo libro. Sia chiaro: se arrivi al punto di farlo licenziare, userò la tua pelle come pelliccia per questo inverno”
“Mi spieghi perché ogni nostro discorso finisce con una parte del mio corpo rotta o squagliata?” Sandra gli lanciò un’occhiataccia e alzò una mano “Prometto di fare il bravo boy scout e di non torturarlo… eccessivamente”
Un leggero bussare li interruppe e Lucas, l’assistente di Sandra, entrò, seguito da un ragazzo basso, dai capelli scuri, con un paio di occhi blu incorniciati da degli occhiali neri e un maglioncino che Kurt avrebbe bruciato, poi sotterrato e fatto costruire una Chiesa sopra.
Oddio, aveva un nerd come assistente; perché la sua editrice lo odiava così tanto?
“Sebastian, questo è Jordan McKenzie, il tuo assistente” presentò il ragazzo che subito stese la mano verso di lui che l’accettò quasi mal volentieri “Jordan, questo è il tuo incubo peggiore. E ora uscite dal mio ufficio e Lucas, conferma l’appuntamento di oggi pomeriggio e portami un danese che non sappia di carta da parati”
E con un gesto della mano, cacciò i tre fuori dal suo ufficio, dove finalmente Sebastian poteva affrontare il suo assistente.
“Signor Smythe, sarà un vero piacere lavorare per lei” disse il giovane con entusiasmo “    E spero…”
“Sei uscito da una di quelle pubblicità progresso contro la depressione?” lo fermò subito lo scrittore, già stufo di quell’entusiasmo “Comunque Jay…”
“È Jordan, signore”
“Niente signor Smythe, non sono mio padre per fortuna” si diresse verso l’ascensore “Secondo: tu fai tutto quello che ti dirò e io farò tutto quello che Sandra dice, non per il tuo bene, ma per il mio e quello delle mie ossa” l’ascensore si aprì e i due entrarono “Terzo…”
“Fermate le porte!” la voce di Lucas li interruppe e con uno scatto riuscì ad entrare anche lui nel cubicolo “Grazie, avrei dovuto aspettare secoli per un altro” li ringraziò con un sorriso smagliante e lì Sebastian lo notò.
Jordan.
Con uno sguardo da pesce lesso, le guance arrossate e le mani che si contorcevano.
Oh no, riconosceva quei sintomi. Perfino Kurt li aveva avuti quando aveva una cotta per Finn (che per qualche scherzo del destino era diventato poi il suo fratellastro).
Non solo si trovava un assistente nerd, ma per di più un assistente nerd invaghito di un assistente che poteva competere a Mister America e vincere grazie ai capelli perfettamente biondi, i lineamenti perfettamente scolpiti e il sorriso perfettamente splendente.
Perché gli sembrava di essere appena entrato in uno squallido film romantico che Brittany lo costringeva a vedere in alternativa ad Alice nel Paese delle Meraviglie?

Kurt si stropicciò gli occhi e diede un’ultima occhiata alla lista degli articoli: tutto sembrava perfetto e la giornata si prospettava relativamente leggera, o almeno sperava.
“Ehi Kurt” Thad si affacciò alla sua porta con un sorriso “Ti ho portato le bozze grafiche per la prossima settimana”
“Uhm? Oh, grazie” indicò la sedia davanti a lui “Perché non entri?”
Thad annuì, entrò dentro e si sedette, lasciando la cartellina sulla scrivania “Non vorrei infierire, ma la tua faccia ha un aspetto orribile”
“Lo so, i cocktail di Santana sono micidiali” si passò una mano sulla fronte “Comunque, ti vedo di buon umore oggi. I preparativi del matrimonio procedono bene?”
“Abbastanza, domani dobbiamo andare a scegliere il gusto della torta” Thad incrociò le braccia al petto “Sebastian te l’ha detto vero?”
“Mi ha solo accennato qualcosa, poi ha ripreso a inveire contro la sua editrice” non era del tutto vero, ma neanche del tutto falso “Ma volevo sapere cosa ne pensi tu”
“Beh, sto bene, credo” rispose un po’ confuso “Sono stato io a proporre di sotterrare l’ascia di guerra ed essere amici”
“E come mai?” Kurt alzò le mani “Non voglio intromettermi troppo e lo sai, ma vorrei solo capire”
Thad sospirò “Sono stanco di tutta questa tensione ogni volta che ci vediamo; sono passati due anni e io mi sto per sposare, credo sia giusto che ormai ognuno vada avanti con la sua vita e senza pensare al passato, ma solo guardando verso il futuro”
Kurt annuì, anche se non sembrava molto convinto: il passato non si poteva cancellare, no di certo, come  non si poteva cancellare una relazione come quella di Thad e Sebastian.
In effetti era ancora divertente ripensare a come il suo migliore amico d’infanzia fosse cambiato da quando stava insieme a Thad.

“SMYTHE, SONO A CASA” Kurt agganciò il cappotto all’appendiabiti e sentì uno strano rumore provenire dalla cucina e anche… un odore di cucinato?
Quello che trovò fu scioccante, uno di quegli spettacoli che mai si sarebbe aspettato di vedere in tutta la sua vita.
Sebastian Smythe in un grembiule bianco a tagliare pomodorini, le pentole sul fuoco e una cosa che assomigliava ad una torta nel forno.
“O mio dio”
Sebastian si girò spaventato verso di lui “Cosa diavolo ci fai qui?” chiese irritato asciugandosi le mani sul grembiule “Credevo andassi da Santana per la festa di addio al celibato di Judy!”
“Ehm, ho dimenticato di prendere il regalo dalla stanza e… Seb, è una torta al cioccolato quella nel forno?”
“Sì, anche se è un impasto pronto è una torta al cioccolato” prese i pomodorini e li buttò nella pentola “Ora, prendi il regalo ed esci da qui: Thad arriverà a momenti”
Kurt si fece incredulo “Aspetta hai cucinato per Thad? Cioè Thad, lo stesso Thad che conosco io?”
“No, Thad l’elfo di Babbo Natale. Sei idiota di natura o il merletto e il pizzo a Vogue ti hanno riempito il cervello?”
“No, aspetta fammi prendere la telecamera e AHIA!” si massaggiò lo stomaco dove aveva appena ricevuto una specie di frustata con lo straccio “Mangusta, cosa c’era nell’impasto? Doppia dose di latte acido?”
“Esci da qui o giuro che userò tutta la tua collezione di riviste di Vogue per farci un barbecue”
“E dire che l’amore dovrebbe rendere tutti più buoni” Kurt sbuffò e si allontanò dalla cucina con un sorriso sulle labbra.
L’amore non aveva di certo reso più buono Sebastian, ma sicuramente gli faceva fare cose quasi incredibili.

“Sono felice anch’io che vi stiate dando una possibilità di essere di nuovo amici” ammise dopo un po’ “E se per te va bene e anche per lui, non vedo perché per me non dovrebbe”
Thad gli sorrise grato, come se avesse avuto conferma di aver fatto la cosa giusta “Bene” si alzò dalla sedia “È meglio che torni al lavoro. Ti ricordi che venerdì abbiamo la prova dei vestiti?”
“Tranquillo, verrò a dirti quanto starai bene con il completo che ti ho scelto” Kurt ghignò soddisfatto “Ci vediamo più tardi”

“Non capisco perché abbiamo dovuto lasciargli la casa proprio stasera?”
“Uhm, perché è il loro anniversario?”
“Sì, ma perché proprio stasera?”
“Sam…”
“C’era la nuova puntata di Teen Wolf, Blaine!” si lamentò Sam quasi facendo cadere la busta con il vino “Ho dovuto metterla a registrare e devo aspettare fino a domani per vederla!”
“Andiamo, passerai la serata con Christie a guardare i cartoni animanti!” Blaine guardò l’amico che sembrava avere un’idea “No, te lo scordi! L’ultima volta che hai provato a farle vedere Teen Wolf, voleva che le prendessimo un cane sperando che si trasformasse in Tyler Hoechlin!”
“Ehi, non è colpa mia se la tua nipotina ha buon gusto per gli uomini” si difese il biondo mentre suonava il campanello.
“Ma è troppo violento per lei!”
“E io ti dico che le faccio chiudere gli occhi alle scene violente”
“Samuel, no!”
La porta si aprì e uno smagliante Cooper Anderson li salutò “Ehi ragazzi!” li fece accomodare dentro “Uh, avete portato il vino. Aspettate, lo avete comprato legalmente?”
“In realtà era nascosto in una delle tue mensole e abbiamo pensato di riportartelo” confessò Sam con nonchalance “Però Blaine ha portato la cheesecake!”
Blaine mostrò fiero un pacchetto ben chiuso “Quella alle fragole, la preferita di Christie!”
“ZIO BLAINE! SAMMY!” Christie arrivò giusto in quel momento, buttandosi tra le braccia di Sam che la fece alzare in aria.
“Ed ecco la mia piccola principessa!” se la sistemò in grembo e le baciò una guancia “Allora, cosa guardiamo questa sera?”
“Peter Pan! Però il film!” spiegò la bambina seriamente “E tu puoi fare Peter Pan e io Wendy e zio Blaine il capitan Uncino!”
“Ehi!” Blaine sbuffò “Non ottengo un bacio e mi tocca fare Capitan Uncino!”
“Ma zio Blaine, a me piace Capitan Uncino nel film!” Christie si sporse verso di lui e lo baciò su una guancia.
“Ragazzi, prima di mettere in scena Peter Pan il musical che ne dite di andare a cena?” Erika, la moglie di Cooper, li interruppe.
Lei e Cooper stavano insieme fin dal liceo e, nonostante la carriera di attore di Cooper lo avesse portato in svariate parti dell’America, erano riusciti a stare insieme per molti anni, fino a coronare il loro sogno d’amore e dare alla luce una delle bambine più adorabili del mondo.
Erika era una splendida donna, con capelli scuri, occhi marroni e un naso all’insù che Christie aveva decisamente ereditato, forse una delle poche cose visto che la bambina sembrava la fotocopia di Cooper.
La bambina scese dalle braccia di Sam e prese la mano che la madre le stava offrendo, farfugliando di pirati e sirene, mentre i tre le seguivano fino in sala da pranzo.
La cena fu piena di aneddoti di Cooper sui giorni nel set del suo ultimo film, le avventure di Christie all’asilo e una guerra di tiro di carote tra Sam e Cooper (e qualche volta anche Blaine).
Visto che Erika aveva cucinato, i tre erano stati addetti alle pulizie e mentre Cooper si erano allontanato un attimo, Sam diede una leggera gomitata a Blaine che stava pulendo i piatti.
“Ehi, hai più rivisto Kurt?” chiese divertito mentre il moro lo guardava accigliato.
“E cosa centra adesso?”
“Mi sto perdendo Teen Wolf, devo pur fare qualcosa”
“Asciugare i piatti è fare qualcosa!” Blaine gli mollò un piatto tra le mani “Poi te l’ho detto:  è solo una cotta e lui è un uomo adulto, non vorrà un ragazzino di diciotto anni appena entrato al college”
“E perché no?” Sam posò il piatto asciutto sul bancone “Sei un bel ragazzo, intelligente e premuroso, perché non dovresti piacergli?”
“Perché ho diciotto anni?”
“Ripetilo un’altra volta e giuro che ti nascondo il gel per una settimana”
Blaine sospirò e svuotò il lavandino dall’acqua “Non è così semplice, Sam.  Lui ha già una carriera, un appartamento suo e poi perché uno come Kurt Hummel dovrebbe anche solo pensare  di voler uscire con uno come me?”
“Kurt Hummel, eh?” la voce divertita di Cooper arrivò alle sue spalle e quasi si congelò alla vista del ghigno del fratellone “Hai capito il mio Blainey” si avvicinò a lui e gli cinse le spalle con un braccio “Awww, ha una cotta per un uomo più grande!”
Blaine arrossì di colpo “Smettila Coop!”
“Ma se è adorabile!” gli pizzicò una guancia “Vuoi dei consigli su come conquistarlo?”
Sam scosse la testa “Mi sono già proposto, ma lui già parte sconfitto in partenza per via dell’età”
“Blainey, l’età è solo un numero!”
“Esatto!”
“Alla fine è l’amore che conta!”
“Giusto!”
“Poi sai quanti trucchetti ti può insegnare a letto un uomo più grande?”
“Ehh, queste sono cose che preferirei non sentire”
Blaine roteò gli occhi: quei due andavano fin troppo d’accordo per i suoi gusti.
“Età o no, Kurt non uscirebbe mai con me, non in quel senso almeno” si strinse le spalle “E la mia sarà una cotta passeggera che passerà presto”
“Ma…”
“Coop, davvero, non preoccuparti!” il moro sorrise e prese la cheesecake “Un giorno forse troverò la mia anima gemella, ma per ora mi accontento della mia nipotina e di una fetta di dolce”
Sam e Cooper si guardarono prima di annuire verso di lui e seguirlo, mentre nelle loro menti già stavano architettando un piano geniale degno di loro ovviamente.

“Pronto? Parla Santana Lopez, avvocato”
“Che tono professionale ed eccitante. Sicura di essere lesbica?”
“Come sono sicura che tu sia gay e narcisista” Santana si sistemò il telefono all’altro orecchio “Ci sei ancora per pranzo? Ho voglia di italiano e tocca a te pagare”
“Questa è l’ultima volta che vengo a bere da te” sbuffò Sebastian infilandosi la giacca “Ci vediamo alla Bella Notte?”
“Perfetto. Oggi ho deciso di farmi male e prendere un piatto di pollo alla parmigiana”
“D’accordo. Muovi il culo e vedi non fare tardi”
Senza neanche salutare, Sebastian riattaccò e Santana tornò a lavorare sul suo nuovo caso, ma l’universo quel giorno era contro di lei perché il suo cellulare squillò di nuovo.
“Pronto? Parla Santana Lopez, avvocato”
“Ehi San? Sono Thad”
Santana sorrise “Bambi? A cosa devo l’onore?”
“Mi serve una mano” la sua voce sembrava stanca ed arrabbiata “Devo andare a scegliere la torta, ma Robert non può venire e Kurt mi ha detto di chiedere a te, visto che non rinunci mai a dei dolci gratis”
“Mmh, questo potrebbe essere vero, ma non vorrei rovinare la mia figura perfetta” la ragazza prese a scrivere un paio di note finché una strana illuminazione le venne in mente “Sai cosa ti dico? Ci sto. A che ora devo essere lì?”

“Ancora non capisco perché non vuoi andare al ristorante” si lamentò Sebastian a bordo del taxi “Ho una fame che non ci vedo e quell’idiota del mio assistente non sa dove trovare un danese decente”
Santana controllò un paio di email sul suo cellulare “Perché qualcuno mi ha chiesto un favore e non dovrai preoccuparti di morire di fame” posò il blackberry nella borsa e tirò fuori un paio di banconote da dare al tassista “Siamo arrivati”
Sebastian scese dalla macchina e si accigliò confuso: perché diavolo si trovavano davanti a una pasticceria?
“Sebastian?” Thad si avvicinò a lui confuso “Che ci fai qui?”
“Veramente me lo stavo chiedendo anch’io”
Nel frattempo, la latina era scesa con un sorrisetto soddisfatto e prese i due ragazzi sottobraccio “Ho pensato che fosse bello festeggiare la vostra nuova amicizia con un’ottima degustazione di dolci”
I due ragazzi ancora non avevano capito cosa diavolo stesse succedendo, ma in pochi minuti si erano ritrovati seduti a un tavolino di vetro con davanti almeno quindici tipi di torta, dalla semplice al cioccolato a quelle più esotiche con mango e papaya.
Santana prese una forchetta e iniziò ad assaggiare una torta con crema di champagne, mentre faceva finta di ascoltare la pasticciera spiegare ogni tipo di combinazione possibile.
Thad si sentiva stranamente nervoso, ma iniziò ad assaggiare qualcosa, mentre Sebastian sembrava non farsi problemi come lui.
“E potremo combinare tre strati, magari pan di spagna alla vaniglia con crema al pistacchio e…”
Sebastian roteò gli occhi e semplicemente prese la torta al cioccolato e la posò davanti all’altro ragazzo.
“Andiamo, non hai bisogno di scegliere: sai che questa è la tua preferita”
Il ragazzo sgranò gli occhi per la sorpresa: ancora se lo ricordava?

“Sebastian, perché la cucina è piena di pomodorini e c’è una specie di torta al cioccolato semi bruciata nel lavandino?” Thad si avvicinò al tavolo “E soprattutto, perché sei nascosto sotto il tavolo?”
“Non voglio parlarne”
“Neanche se ti dicessi che sei sexy anche con il grembiule?”
Sebastian mugugnò qualcosa di incomprensibile e, visto che non sembrava avere scelta, Thad dovette abbassarsi e sedersi sotto al tavolo insieme a lui.
“È carino qui sotto” scherzò “Forse un po’ rustico”
Il francese non rispose e abbassò lo sguardo, giocherellando con il grembiule sporco di sugo.
“Seb?” Thad si avvicinò a lui e iniziò a baciarlo leggermente “Mi stai preoccupando”
Sebastian dal canto suo continuò a rimanere in silenzio e avvolse le braccia intorno alla sua schiena, attirandolo a sé e affondando la testa nell’incavo del suo collo mentre Thad iniziò ad accarezzargli i capelli.
“Volevo prepararti la cena” mormorò imbarazzato “Ma non ho messo il timer al forno e per far saltare i pomodorini, sono davvero saltati fuori dalla padella”
Gli lasciò un bacio sulla guancia “Aww, davvero volevi prepararmi la cena?”
“Sì, ma non ti è permesso parlarne con nessuno: Kurt mi sta ancora prendendo in giro”
“Parola di scout” si allontanò leggermente e strinse le braccia al collo di Sebastian “Ma sai che non mi importa del risultato? Sei stato tremendamente romantico anche solo a pensare di prepararmi la cena”
“Avevo anche comprato gli impasti per i dolci, almeno avrei fatto finta di averli cucinati” brontolò il ragazzo con un broncio adorabile a cui Thad non seppe resistere: cominciò a baciarlo languidamente, mentre iniziava a sbottonargli la camicia.
Lasciò un ultimo bacio sulle labbra di Sebastian e si dedicò al suo collo “Quindi avevamo una torta, vero?”
“Mmh, ormai non… più” gemette ai morsi di Thad proprio sulla sua spalla “Ma c’è rimasta la panna montata”
“Panna montata, eh?”
“Un barattolo intero”
Thad si avvicinò al suo orecchio “Che ne dici di uscire da sotto il tavolo e di andare a letto?”
“Che ne dici di sdraiarci sopra il tavolo?”
“Lasciati solo il grembiule addosso e abbiamo un affare”


Thad assaggiò la torta, evitando volontariamente la panna montata, e doveva dire che Sebastian aveva ragione: per quanto rimanesse un cliché la torta al cioccolato restava sempre la sua preferita.
Sebastian affondò la forchetta e ne mangiò un generoso boccone “Meglio di quegli impasti già pronti con la panna montata spray, vero?”
“Intendi dire quando non finivi per bruciare tutto?” scherzò Thad con una risata allegra “Guarda, qui c’è la tua preferita: torta alla vaniglia con crema di lamponi”
Sebastian storse il naso “Come se non sapessi che sono allergico ai lamponi”
“Stai scherzando? Non mi scorderò mai quando ti riempisti di macchie solo perché eri caduto in un cespuglio di lamponi”
“Che se ricordo bene fu colpa tua”
“Non è colpa mia se per guardare il mio didietro sei inciampato su sasso”
“Giusto, perché sono io che amo così tanto le escursioni da costringere il mio ragazzo a svegliarsi alle sei di sabato mattina durante le vacanze estive”
“E non mi sembra che la sera ti sia lamentato tanto”
“Scusate signori” la pasticcera li interruppe con un sorriso “Avete deciso?”
“Sono indeciso tra la torta al cioccolato e …”
Sebastian rubò un altro pezzo di torta “Perché questa con crema pasticciera e gocce di cioccolato?”
“Non è un po’ troppo sdolcinata? E anche questa ripiena di canditi”
“Nah, meglio la ganache alla nocciola”
La signora della pasticceria scoppiò a ridere “Prendetevi il vostro tempo. Non siete la prima coppia che vedo indecisa”
Entrambi i ragazzi sgranarono gli occhi mentre Santana nascondeva il suo ghigno brevettato dietro a una gustosa fetta di Foresta Nera e capì che era il momento di lasciare la scena.
“Bene, è tutto squisito ma ho cose da fare e persone da vedere” prese la borsa e si sistemò gli occhiali da sole “È stato un piacere piccioncini” alzò i tacchi e con un’eleganza innata se ne filò via, sotto lo sguardo sbigottito dei due.
“Uhm, non è il mio fidanzato” confessò Thad mentre la faccia della signora si fece imbarazzata “Non si preoccupi. Va bene la red velvet con crema al burro”
La donna sorrise e segnò tutto “Perfetto. Le manderemo il disegno della torta domani mattina”
“La ringrazio molto per la sua disponibilità” le strinse la mano e uscì insieme a Sebastian, che lo guardava accigliato.
“Harwood, tu odi la red velvet: la trovi stoppacciosa e in più la crema di burro è troppo dolce”
Thad lo fulminò con lo sguardo “L’ho scelta perché Robert la adora e odia la cioccolata” spiegò semplicemente “Poi non sono affari che ti riguardano. Avevo detto solo a Santana di venire”
“Scusa se la mia presenza ha influito su una scelta che già era stata stabilita” sbuffò Sebastian inviperito “A questo punto potevi anche evitare di perdere tempo”
“Dovevamo scegliere insieme” si difese Thad “Ma lui ha avuto da fare e…”
“Quante volte ti ha dato buca?”
“Cosa…”
“Quante volte ti ha dato buca quando si trattava del vostro matrimonio”
Gli occhi di Thad tradirono del risentimento “Qualche volta, ma lui è molto impegnato”
“Troppo impegnato per il matrimonio? Il vostro matrimonio?”
“Sebastian ti prego…”
Il francese lo guardò e in cuor suo non se la sentì di infierire troppo; Thad meritava di essere felice e sperava che nonostante tutto Robert riuscisse a renderlo più felice che mai.
Allora perché invece sembrava un cucciolo bastonato più che un futuro sposo eccitato per i preparativi?
“Va bene, non mi intrometterò” indicò una caffetteria lì vicino “Ma almeno un caffè tra amici? Credo che il mio esofago sia intasato da tutte quelle torte”
Thad scoppiò a ridere, la tensione sparita completamente “Sei disgustoso, Smythe”
“E tu sei basso, ma non per questo rifiuterò di farmi offrire un bel caffè “
“Sei sempre il solito, eh Seb?”
“Il solo e unico Sebastian Smythe”
 
 
Blaine poteva dire che quel giorno il mondo sembrava avercela con lui: la sveglia non era suonata, aveva saltato la fermata della metro per la Juilliard, il suo professore non era soddisfatto del suo progetto, si era rovesciato il caffè addosso, macchiando irrimediabilmente la sua maglietta perfettamente bianca e in più non si era portato le chiavi di casa e i suoi coinquilini o erano impegnati al lavoro o non rispondevano al telefono.
Ecco perché adesso sedeva fuori dall’appartamento, studiando Storia della musica e maledicendo la sua sfortuna.
Perché sembrava che il mondo ce l’avesse con lui?
Appoggiò stancamente la testa al muro, volendo solo addormentarsi lì e in quel momento, quando le porte dell’ascensore si aprirono e Kurt, in tutto il suo splendore nonostante la giornata lavorativa, uscì e subito notò il ragazzo seduto a terra.
“Ciao Blaine” lo salutò con un sorriso incerto “Hai deciso di accamparti fuori di casa?”
“Sì, ma ho scordato il sacco a pelo” rispose il moro acidamente per poi scusarsi “Mi dispiace, è stata una giornata davvero orrenda e in più sono rimasto chiuso fuori casa e non so per quanto tempo”
Kurt lo guardò comprensivo e gli offrì una mano “Che ne dici se ti offro ospitalità, una maglietta decente e qualcosa da mangiare?”
“Davvero?” chiese Blaine guardandolo come un angelo salvatore e afferrò la mano dell’altro mentre si alzava “Sei il mio salvatore”
“Nah, ho solo fatto la mia buona azione del giorno” gli fece l’occhiolino, aprì la porta di casa e lo fece entrare.
La casa di Kurt era arredata con gusto, ma questo non aveva stupito Blaine visto che il proprietario era un meticoloso redattore di Vogue.Com, eppure dava un’idea di calore e di familiarità che uno non si aspetterebbe.
Kurt prese la sua giacca e quella di Blaine per metterle sull’appendi abiti “Se vuoi fare una doccia, posso darti degli asciugami e alcuni vestiti; non credo che una maglietta macchiata di caffè sia molto comoda”
“Oh, non vorrei disturbare troppo”
“Non disturbi affatto, te lo sto chiedendo io” sorrise e lo condusse verso il bagno “Gli asciugamani sono sotto il lavandino e lì” indicò una stanza “C’è  la mia camera da letto e ti lascio qualcosa da mettere. In più ho una fame che non ci vedo e purtroppo il mio frigo è vuoto. Quindi, pizza o cinese?”
“Uhm… cinese?”
Il sorriso di Kurt gli fece capire che aveva fatto la scelta giusta “Bene, qualcosa in particolare?”
“Sorprendimi” sussurrò con un ghigno malizioso prima di chiudere la porta del bagno e accasciarcisi contro.
Era a casa della sua cotta, nel suo bagno, un bagno enorme con una doccia enorme dove Kurt faceva la doccia (stava raggiungendo livelli inquietanti), stava per indossare i suoi vestiti e mangiare cinese con lui.
Quello doveva essere il giorno più fortunato della sua vita.
Si tolse i vestiti appoggiandoli sul lavello ed entrò nella doccia, studiando i (tanti) prodotti e scegliendone un paio; si lavò addirittura i capelli, visto che era rimasto poco e niente del gel.
Una volta lavato bene e asciugato, uscì dal bagno, sentendo la televisione accesa del soggiorno e il leggero canticchiare di Kurt in cucina, e si diresse nella sua camera.
Una camera con un letto enorme ed invitante.
No, non era il momento di pensarci.
Blaine si guardò intorno, notando subito la grande cabina armadio, una splendida specchiera che sembrava avere un bel po’ d’anni e il comò, pieno di cornici di ogni dimensione e genere, alcune con foto di Kurt da bambino, altre da adolescente, altre ancora con Sebastian e altri amici.
Con un sorriso all’adorabilità di un baby Kurt immerso nella neve, prese i vestiti dal letto quando la sua attenzione venne richiamata da una foto incorniciata in quadro d’argento, posta in un angolo del comodino: era la foto di una donna, una splendida donna dai capelli di un biondo miele e gli occhi azzurri che teneva in braccio un bambino di massimo 5 anni che le sorrideva felice.
Doveva essere sicuramente la madre di Kurt visto che il ragazzo era la sua fotocopia al maschile.
Scosse la testa e archiviò quei pensieri per cercare di non saltellare al profumo del giornalista sui suoi vestiti e ora sulla sua pelle: profumavano di colonia, di ammorbidente e di Kurt.
Uscì dalla stanza con un sorriso ebete e arrivò in cucina, dove trovò il proprietario di casa già cambiato in abiti più comodi.
“Ehi, ti sei rilassato un po’?” chiese Kurt premurosamente mentre gli offriva una tazza di thè caldo che Blaine accettò più che volentieri.
“Molto” ne bevve un sorso gustandone l’aroma dolce e delicato “Oggi mi sono proprio svegliato in una giornata no”
“Credimi, a New York i giorni no sono molti, soprattutto al college”
“La fretta è cattiva consigliera, lo diceva sempre mia nonna. Se non mi fossi svegliato tardi non avrei dimenticato le chiavi a casa” guardò di sottecchi Kurt “Ma è anche vero che adesso non sarei qui”
“Mmh” Kurt appoggiò la testa sulla mano “Forse dovrei ringraziare la mia buona stella, altrimenti avrei passato la serata da solo”
“E io l’avrei passata a studiare Teoria Musicale. Molto meglio trascorrerla in compagnia”
L’altro ragazzo fece per rispondere, ma il campanello suonò all’improvviso.
“Deve essere arrivata la cena” mormorò il giornalista prendendo il portafoglio “Torno subito”
Blaine annuì e si appoggiò al tavolo: cosa stava succedendo?
Stavano flirtando l’uno con l’altro e questo era palese, molto palese.
Forse Kurt era attratto da lui? C’era davvero una piccola speranza? E perché continuava a sentire le irritanti vocine di Sam e Cooper nella sua testa?
Kurt tornò da lui con due buste in mano e in silenzio apparecchiarono per la cena.
“Spero di averci azzeccato, altrimenti ho una scatoletta di tonno nella dispensa. Il tonno ha una scadenza?”
Blaine scoppiò a ridere e rubò un involtino primavera “Credo di sì, ma per ora mi accontento dei miei piatti preferiti”
“Allora ti ho sorpreso?” lo stuzzicò prendendo un pezzo di pollo alle mandorle e leccandosi una goccia di salsa dall’angolo della bocca e il moro cercò di non pensare a quelle labbra, ma a quel Natale in cui sua nonna lo aveva costretto a vestirsi da coniglio rosa (in quei casi funzionava spesso).
“Forse dovresti fare il veggente” lo prese in giro con una risata e aprì un’altra scatola storcendo il naso “Ma evita l’anatra all’arancia la prossima volta?”
Kurt si accigliò “Non ti piace?”
“Non l’ho mai assaggiata: sinceramente non credo che mi piaccia”
“Come fai a dirlo se non l’hai mai assaggiata?”
“La salsa all’arancia deve essere dolce no? Che centra con l’anatra?”
“Uhm, chiamasi combinazione di sapori?” Kurt prese un pezzo di anatra e lo porse verso di lui “Forza, assaggia”
“No”
“Non fare il bambino”
“No”
“Forza, B. Fallo per me”
Ecco, Blaine aveva appena scoperto che il broncio di Kurt sarebbe stata la sua criptonite, insieme ai finti papillon.
Aprì la bocca e assaggiò la pietanza, trovandola piacevolmente buona e croccante.
“Ehi, non è male!” ammise prendendone un altro pezzo mentre Kurt sorrise soddisfatto.
“Visto? Ci voleva tanto a fidarti di me?”
Blaine sorrise “Beh, adesso so di poterlo fare” non gongolò alla vista delle guance rosse di Kurt (o almeno non esternamente) e prese una scatola lì vicino “Spaghetti di riso?”

A fine cena, i due ragazzi decisero di condividere una confezione di gelato (che Kurt chiamava “gelato d’emergenza”) e si piazzarono sul divano, una maratona di “Cake Boss” alla televisione.
“Un giorno ordinerò una torta gigante da loro” sbottò deciso Blaine, gli occhi entusiasmati da una torta a forma di roulette “A forma di pianoforte. O forse con ogni cosa al cioccolato sopra. Credi che potrebbe fare una torta a mia immagine e somiglianza?”
Kurt lo guardò divertito “Beh, almeno non avrebbe problemi in altezza” lo prese in giro scoppiando a ridere alla faccia drammaticamente offesa del moro.
“Signor Hummel, mi ritengo offeso!” si portò una mano sul petto “Non tutti possiamo nascere alti fino a toccare le porte”
“Ehi, il mio fratellastro quasi le sfiora”
“Ecco, ma mai sentito del detto “Nella botte piccola c’è il vino buono”?”
“Aw, ti sei davvero offeso, vero?”
Blaine borbottò un “non è giusto” e mangiò un’abbondante cucchiaiata di gelato e Kurt scoppiò a ridere.
“Che ne dici se per farmi perdonare la prossima volta ti preparo una torta di mele? La ricetta è quella di mia madre, è la migliore”
“Mmh, sarei quasi tentato” ed ecco di nuovo quell’adorabile broncio, dannazione “Va bene, vada per la torta. Accidenti, usi quel broncio anche al lavoro?”
Kurt fece la linguaccia “No, ma so essere molto persuasivo anche in altri modi”
“Davvero?”
“Davvero”
Entrambi si guardarono negli occhi, sulle labbra un sorriso divertito: erano come due magneti che non potevano fare a meno di essere attratti e fu così semplice sporsi l’uno verso l’altro ed essere così vicini da…
DRINNN
Essere interrotti dal campanello proprio a meno di 5 centimetri di distanza.
“Scusami” disse Kurt rosso in viso alzandosi in fretta dal divano mentre Blaine malediceva l’universo per andare contro di lui.
Perché non poteva avere un altro colpo di fortuna oggi? Forse nella sua vita precedente aveva ucciso qualcuno? O forse doveva dare retta a quella zingara della metro e comprare un amuleto scaccia iella.
“Blaine? Sam è qui” lo avvertì Kurt e l’istinto omicida verso il suo migliore amico aumentò notevolmente.
Peggior tempismo di sempre.
Prese le sue cose e andò alla porta, dove i due stavano chiacchierando del più e del meno.
“Grazie Kurt per aver tenuto il cucciolo” scherzò Sam scompigliando i capelli di Blaine che gli lanciò un’occhiataccia “Purtroppo Jeff e Nick lavorano entrambi e io sono riuscito adesso a liberarmi”
Kurt sorrise e scosse la testa “Non c’è nessun problema”
“Samuel, sai che non sono un cane e che so parlare?” sbuffò Blaine acidamente “Grazie ancora di tutto Kurt. Non so proprio come ringraziarti”
Sam si illuminò “Ehi, ho un’idea: per sdebitarci che ne dici di venire a cena da noi questo fine settimana?”
Una cena? A casa loro? Una cena a casa loro con la sua cotta che aveva quasi baciato?
“Se per voi non è un disturbo, volentieri” accettò Kurt con un sorriso luminoso.
Blaine non sapeva se l’universo lo stesse aiutando o semplicemente si stesse prendendo gioco di lui.
“Allora venerdì alle sette?”
“Venerdì alle sette sia!”
“Perfetto!” Sam prese Blaine, incapace di proferire parola, per un braccio.
Perché venerdì non era un giorno a caso, no.
Venerdì doveva venire anche Cooper a cena da loro.
Quei bastardi avevano architettato uno dei loro strambi piani.
No, sicuramente l’universo lo odiava. 

“Quindi, mercoledì avrà un’intervista e giovedì pomeriggio la signorina Blake vorrebbe vederla…”
“Dì a Sandra che vederla due volte a settimana è un suicidio per la mia creatività”
Jordan sospirò “Signor Smythe, è importante. Deve andare”
Pianificare la settimana con Sebastian Smythe era un inferno, un vero inferno: perché diavolo aveva accettato quel lavoro? Ah già, per i soldi e per l’esperienza.
E forse per rivedere più spesso un certo assistente dal sorriso smagliante.
Dio, se si sentiva patetico.
“O mio Dio, non dirmi che stai ripensando a lui”
La voce di Sebastian risvegliò Jordan dai suoi pensieri e subito il ragazzo si fece rosso “C-cosa? Di che sta parlando?”
“Andiamo Jay…”
“Jordan, signore”
“L’ho capito da quando siamo entrati in quell’ascensore e gli hai quasi sbavato addosso” il ghigno di Sebastian era quasi inquietante “Ti piace eh?”
“Non vedo cosa centri con lei, signore” si difese l’assistente “Dicevamo, l’intervista di mercoledì…”
“La farò se mi daranno prima tutte le domande per iscritto e vedrò la signorina Blake” fece una specie di virgolette con le dita “Se mi dirai tutta la storia”
“E perché mai le dovrebbe interessare?”
“Per noia e magari mi dà qualche idea. L’ultima volta che ho sentito Santana parlare di rasoi per le gambe ho deciso di uccidere uno dei personaggi con un vecchio rasoio da barbiere”
Quello era molto inquietante.
“Allora?”
Jordan si passò una mano sul viso e finalmente cedette “Io e Lucas siamo entrati  all’agenzia nello stesso periodo; all’inizio lavoravamo insieme e diventammo amici, anche se io stavo iniziando a provare qualcosa di più. Poi lui fu subito preso come assistente della Blake mentre io correggevo le bozze. Lo vedevo spesso passare in ufficio, ma non riuscivamo a scambiare più di due parole e dopo un po’ ho creduto di essere quasi sparito ai suoi occhi, ma lui continuava a piacermi. Patetico, vero?”
“Abbastanza, ma ho sentito di peggio” sorseggiò un po’ di caffè “Continua”
“La Blake mi ha offerto il posto come suo assistente e, per quante volte ci siamo visti, non abbiamo parlato altro che di lavoro” giocherellò con un tovagliolo e fece un sospiro affranto  “Ho perso le speranze ormai, come potrebbe mai uno come lui anche solo pensare a uno come me”
Sebastian lo osservò, quasi sentendosi in empatia con il ragazzo: avere l’oggetto dei suoi sogni così vicino eppure così lontano, nascondere ogni emozione e fingere dietro una maschera.
Dio, quanto si sentiva patetico anche lui a pensare certe cose.
Ma forse per il suo assistente c’era speranza, una piccola, ma c’era sempre. Forse con il suo aiuto…
Stava davvero pensando di aiutare il nerd a conquistare il campione di football? (Doveva smettere di vedere quei film con Brittany, assolutamente)
Non era un’idea così malvagia, però, sarebbe stata una specie di tentativo per compensare il suo comportamento con Thad. Fare del bene dopo aver fatto del male?
Forse lo era, ma doveva finirla di pensare come se fosse in un film di liceali.
“JD…”
“È Jordan” ripeté esasperato l’assistente “Cosa?”
“Mettiamola in questi termini: se la smettessi di indossare quei maglioncini patetici, ti dessi una bella sistemata e tirassi fuori un po’ di carattere, quell’adone in giacca e cravatta cadrebbe ai tuoi piedi. E io, in via del tutto eccezionale, ti aiuterò Jay”
“È Jor…” Il ragazzo sgranò gli occhi “Cosa vuole fare?”
“Jimmy, il piano “Aiuta il caso quasi senza speranza a conquistare il campione di football dell’ufficio” ha ufficialmente inizio!”
Perché Jordan aveva la strana sensazione che quel piano non gli sarebbe affatto piaciuto?”



Note dell'autrice
Chi si aspettava Sebastian Smythe Love Coach? Vi meritate un muffin! Bene, mentre io e Sam schiveremo i pomodori per aver interrotto il primo bacio Klaine, pensiamo alle imminenti nozze di Thad e la piatt...volevo dire Robert (il mio lato Thadastianer ogni tanto esce fuori), che sembrano sempre più vicine mentre la mente di uno degli sposi è sempre più lontane e immersa nella panna montata.
Ma soprattutto: chi è che odia la cioccolata???
Un omaggio come al solito alla mia altra piccola creatura, la Bella Notte, con Christie che vuole sposare sia Tyler Hoechlin (per chi non lo conoscesse, vale la pena spendere un minuto su google) che Sammy: bambina molto intelligente. E il piano di Sam e Cooper? Diciamo che ci sono piani che vanno dalla A alla Z, ergo neanche le suppliche di Blaine li fermeranno!
Santana rappresenta la voce della ragione, sia nei Klaine che nei Thadastian.
Ora un piccolo annuncio: questo sarà l'ultimo aggiornamento di Agosto perchè la qui presente partirà lunedì e tornerà il 28 agosto, forse più fusa di prima.
Per chi segue la Bella Notte: cercherò di aggiornare prima di partire, ma non prometto nulla di certo.
Qui la mia pagina facebook dove saprete quando finalmente potrò pubblicare: 
https://www.facebook.com/pages/Frankie92-EFP/569250319772928
Un grazie a Ele e Mickey, le mie dolcissime beta che nonostante i "partorirai con dolore!" e ripetuti "Infame" mi vogliono sempre bene (o almeno spero)
Grazie a chiunque abbia recensito e inserito la storia tra preferiti, ricordati e seguiti!
Buone vacanze tutti :)
Baci e sorrisi
Frankie 

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Capitolo Cinque
 
Kurt incrociò le braccia sulla scrivania, passò lo sguardo dal suo migliore amico a quel martire seduto vicino a lui e sospirò “Spiegami di nuovo cosa ti serve Smythe e in fretta, qui qualcuno deve lavorare sul serio”
Jordan  affondò sempre di più nella sedia “A chi lo dice”
Ovviamente Sebastian ignorò il suo commento e iniziò a parlare “Kurt, in nome della nostra vecchia amicizia e di quella volta che ti ho aiutato ad evitare che quel mollusco tinto di rosso ti entrasse nei pantaloni…”
“Dopo che tu gli dissi espressamente che il cocktail che mi avrebbe conquistato era il Mohjito…”
“Ehi, a mia discolpa pensavo fosse meno viscido dei suoi capelli” Sebastian alzò le mani “Dicevo, mi serve il tuo aiuto come guru dello stile per trasformare questo” indicò Jordan “in qualcuno che la mattina non sembri uscito dall’armadio adolescenziale di Rachel Berry”
Allora aveva capito bene, aveva sperato che la sua terza tazza di caffè lo avesse mandato fuori di testa; si passò una mano tra i capelli e si rivolse a Jordan “Dimmi, ti pagano abbastanza per dargli retta?”
Il ragazzo alzò le spalle “Abbastanza per pagarmi l’affitto, le spese e tenere qualcosa da parte”
In effetti era pagato quasi quanto Lucas, l’assistente di Sandra, e anche se erano gli assistenti della strega del male e di suo figlio, alla fine si trattava sempre di una bella sommetta.
Kurt sembrò pensarci un attimo prima di annuire “D’accordo, ti aiuterò solo perché questo povero ragazzo è il tuo assistente e avere a che fare con te è già una tortura, pensa farlo in maglioni che possono prendere fuoco facilmente”
Jordan si accigliò, quasi sentendosi offeso: adorava quei maglioni, erano caldi e tutti colorati!
“Scusate…”
“Lo sapevo Porcellana che ti saresti mosso a compassione” Sebastian ghignò e si appoggiò alla scrivania “Cosa consigli?”
“Di bruciare quei maglioni e di andare da Armani e Calvin Klein…”
“Scusate…”
“Niente Levis? Andiamo, il suo sedere non è così male”
Jordan arrossì “Scusate…” provò a ripetere con più forza.
“Anche, forse anche Prada non può essere…”
“Scusate!!!” finalmente i due ragazzi smisero di parlare e guardarono il ragazzo confusi “Non sono una specie di Ken da vestire sapete?”
“Oh, lo so” Kurt sorrise “Ma questa sarà anche una lezione che dovrai imparare Jordan”
Lo aveva davvero chiamato con il suo vero nome? Perché Sebastian non riusciva ad imparare il suo nome?!?
Vide il giornalista alzarsi e posizionarsi proprio davanti a lui “Nella società d’oggi, il nostro aspetto rappresenta sempre più quello che siamo e quello che vogliamo trasmettere. Vuoi sapere sinceramente cosa trasmetti tu? Insicurezza e tanta. Eppure da quello che mi ha raccontato Sebastian, sei un grande lavoratore e credimi, hai il mio pieno rispetto per sopportare qualcuno come lui” gli fece l’occhiolino mentre Sebastian  sbuffò sonoramente “Sei un bel ragazzo, intelligente e volenteroso. Ti manca solo un po’ di autostima e una bella messa a nuovo. Credimi, ce l’ho fatta con Rachel Berry e ce la farò anche con te, ma per far risaltare la tua personalità, non per cambiarla”
Jordan si fece pensieroso: forse Kurt aveva ragione, magari gli sarebbe servito per avere un po’ più di fiducia in se stesso e forse… okay, la possibilità di avere una chance con Lucas era talmente allettante che avrebbe accettato quell’assurda proposta che il suo capo gli stava offrendo.
“Va bene” disse con un sussurro “Possiamo… possiamo fare un tentativo”
A volte l’amore porta a fare le cose più assurde.

A volte l’amicizia portava a istinti omicidi.
Di questo era sicuro Blaine Devon Anderson, di anni 18, amico di Samuel Lucas Evans dalla tenera età di 10 anni, dopo che il suddetto Samuel gli aveva prestato uno dei suoi fumetti e Blaine gli aveva offerto metà del suo panino.
Panino con burro di arachidi e marmellata fatta in casa dalla nonna, per giunta.
Fu così l’inizio di una splendida amicizia.
O almeno splendida fino a quando il suo migliore amico aveva ovviamente architettato un piano con suo fratello maggiore, un piano che di sicuro avrebbe portato una serie di momenti imbarazzanti e la probabile fuga dell’oggetto dei suoi desideri.
Per questo, seduto sul divano  a mangiare i suoi cereali preferiti, osservava Sam che si allenava con le flessioni, mandandogli qualche sguardo di odio mentre gustava fin troppo piacevolmente i cereali al cioccolato, che Sam non poteva mangiare visto che aveva deciso di mettersi a dieta dopo tutto il take away delle settimane precedenti.
“Potresti finirla?” si lamentò infatti Sam con il fiatone, capendo perfettamente quanto il suo amico stesse facendo di proposito quei rumori.
“Perché? Sto solo gustando una buonissima ciotola di cereali al cioccolato” prese un’altra abbondante cucchiaiata di cereali “Sono così buoni che ti sciolgono in bocca e il latte? Il latte diventa così… cioccolatoso”
Sam sospirò e terminò il suo esercizio, sedendosi stanco sul pavimento “D’accordo, sono giorni che non mi risparmi questi sguardi da serial killer. Sei ancora arrabbiato per la storia della cena?”
Blaine annuì, tanto valeva non mentire “Ve l’ho detto di non immischiarvi!” si lamentò con uno sbuffo.
“Amico, l’ho invitato perché è stato così gentile da ospitarti e in più siamo bravi vicini e da bravi vicini è nostro dovere essere ospitali e…” Blaine lo stava guardando come se non stesse per niente credendo alle sue parole e si sentì quasi offeso, così si alzò, prese il suo asciugamano e fece per andarsene ma non prima di dire “Il giorno del tuo matrimonio, quando sarò un perfetto testimone dello sposo, giuro di fare un discorso talmente imbarazzante da farti sotterrare sotto al tavolo” e se ne andò, convinto che quella minaccia avesse finalmente zittito Blaine, che si era sdraiato a pancia in giù sul divano e sbuffava nel cuscino, non di certo per quella minaccia, ma per l’imminente disastro che sarebbe successo venerdì sera.
Forse aveva ancora tempo per emigrare in Messico.

“Quindi fammi capire: stai aiutando Jordan a conquistare questo ragazzo che lavora nel tuo ufficio?” Kurt si appoggiò meglio alla poltrona in pelle e osservò il suo migliore amico annuire “E perché mai questo scorcio di generosità? Sicuro di stare bene?”
Sebastian roteò gli occhi e tirò fuori il cellulare “Dovevi vederlo, era peggio di te con la tua cotta per Finn” Ghignò alle guance rosse di Kurt “Mi faceva pena e quest’anno ancora non ho fatto la mia buona azione”
 “Giusto, anche il cuore del Grinch è aumentato di tre volte a Natale”
“E poi l’ultima cosa che voglio è un assistente acido come te” Sebastian si alzò e gli tirò un paio di cappelli da una mensola lì vicino “Invece tu sei pronto per la fantomatica cena?”
“È una cena, mangusta, non un invito al ballo della scuola” sbuffò Kurt scartando uno dei cappelli “Perché dovrei essere preoccupato?”
“Perché la tua cotta sarà lì e ho paura che il tuo amichetto lì sotto si risvegli all’improvviso stile L’alba dei morti viventi”
Kurt roteò gli occhi “Spiegami ancora perché ti sto aiutando?”
“Perché hai pietà di uno che è la versione gay e maschile di Rachel Berry? A proposito…” Sebastian si voltò verso il camerino “Joe, ti vuoi muovere? Non ho voglia di aspettare tutto il giorno”
Jordan uscì dal camerino completamente imbarazzato, con un paio di jeans scuri, una camicia bianca con un gilet sopra e una cravatta blu elettrico che spezzava il tutto perfettamente.
Sebastian fischiò e prese il cappello che Kurt gli tirò al volo “Allora ce l’avevi un sedere dentro quei jeans slargati”
“N-non credo sia proprio adatto…” il francese gli poggiò il cappello in testa “Non sembro neanche io”
“JD, è per questo che si chiama estreme makeover” Sebastian lo prese per le spalle e lo portò davanti allo specchio “Sei uno schianto, okay? Perfino la commessa alla cassa sta iniziando a sbavare”
“O quello o non riesce a chiudere la bocca a causa delle labbra siliconate” Jordan sgranò gli occhi a quella battuta acida “O mio dio sto parlando come lei!”
“E questo sarebbe un male perché…”
“Smythe, sei una pessima influenza” Kurt scoppiò a ridere e si alzò dalla poltrona con il cellulare in mano “Devo andare. Emergenza di lavoro ragazzi” spiegò indicando il telefono “Jordan hai tutti i vestiti in camerino e prego che Sebastian abbia un po’ di gusto o tutto il mio lavoro sarebbe sprecato” evitò il cappello che il suo migliore amico gli stava tirando “Sai che se si rovina questo devi pagare 250 dollari?”
“Credimi, se ti colpiva in testa e finivi in ospedale per un trauma cranico lo pagavo il doppio”
Kurt roteò gli occhi e scappò via, lasciando da soli i due ragazzi, uno che non smetteva di fissarsi allo specchio e l’altro che cercava di caprie cosa ancora non andasse in quel look.
Sebastian si posizionò davanti a lui e gli sistemò meglio la cravatta, allentando un po’ il nodo, gli tolse gli occhiali e spostò il cappello “Che ne dici adesso?”
Nonostante dovette sforzarsi un po’ senza occhiali, lo stupore di Jordan aumentò ancora di più: forse non era proprio il suo look tipico, ma cavolo era decisamente migliore.
Forse aveva una possibilità di conquistare Lucas, piccola ma c’era.
In fondo era sempre lui, ma con un nuovo look e, si sperava, un atteggiamento un po’ più sicuro.
“Ti prego, dimmi che non stai immaginando tu e Lucas a cavallo di un unicorno sopra l’arcobaleno” sbuffò Sebastian pizzicandogli un braccio “Siamo solo all’inizio Jay, abbiamo ancora molto da fare”
“O-okay” Jordan deglutì “Ma le ricordo che il mio nome…”
“Bene, passiamo al prossimo vestito”

Thad seguì Robert infastidito “Solo tu potevi scordare di avere un compleanno questa sera. Ho dovuto annullare l’appuntamento con il catering”
“Ti ho detto che mi dispiace”
“E non solo! Adesso dobbiamo prendere il regalo. Un regalo di gruppo. Non c’era proprio nessuno che poteva andare al posto tuo?”
“Amore, te l’ho detto: in ufficio sono tutti occupati a preparare la festa a sorpresa e io mi sono offerto di andarci” aprì la porta del negozio e lo fece entrare per primo “E poi devo solo ritirare il regalo e pagarlo”
“E perché di grazia hai trascinato anche a me qui?”
“Per comprarti qualcosa di carino per farmi perdonare?”
Davvero pensava che comprargli qualcosa sarebbe bastato? Era la TERZA volta che annullava l’appuntamento per il catering e neanche l’ultima giacca di Gucci (seppur perfetta per la sua carnagione) avrebbe risolto la cosa. Forse lo avrebbe tenuto caldo e alla moda per tutto l’inverno, ma non avrebbe di certo scelto lei il menù per il giorno più importante della loro vita.
“Ritiriamo il regalo così mi porti a casa” rispose freddamente Thad prendendolo per un braccio e trascinandolo alla cassa.
Era stanco di dover annullare appuntamenti e poi riprogrammarli, soprattutto odiava l’imbarazzo di chiamare per cancellare il tutto o peggio di dover andare da solo. Non erano forse scelte che andavano fatte insieme?
No, Robert aveva sempre qualcosa di più urgente da fare, in fondo era solo il LORO matrimonio.
Si appoggiò di spalle al bancone mentre la gentile commessa andava a prendere il pacchetto già pronto, e diede un’occhiata agli ultimi arrivi autunno-inverno.
Poi ovviamente il destino doveva giocargli un tiro mancino, come se quella fosse la giornata “Mettiamo alla prova i poveri nervi di Thad”.
Tra tutti i negozi dove Robert poteva andare, Sebastian doveva proprio trovarsi lì? Ma in fondo erano amici, perché vederlo avrebbe dovuto dargli fastidio?
No, la cosa che gli dava fastidio era il ragazzo con cui Sebastian sembrava flirtare un po’ troppo, con i suoi soliti sorrisetti e i tocchi semi accidentali.
Perché si sentiva geloso di quella vista? Lui aveva Robert lì vicino, l’unica cosa di cui sarebbe dovuto essere geloso era il sorrisetto della commessa che purtroppo doveva farlo aspettare un po’ di più perché non trovava il regalo. Di questo doveva essere geloso, non della mano di Sebastian troppo vicina ai capelli di quel tappetto davanti a lui.
Robert era il suo futuro marito, solo di lui doveva curarsi in quel momento.
Si avvicinò al suo fidanzato facendolo voltare e lo baciò dolcemente, quasi stupendo Robert che non ci mise molto a ricambiare.
“E questo per cos’era?” chiese a pochi centimetri dalle sue labbra.
“Per chiedere scusa di essere così isterico” Thad lo baciò di nuovo “E una piccola anticipazione per stasera quando torni”
Era così che doveva essere: lui e Robert felici, Sebastian che stava con qualcun altro.
Era la cosa giusta o almeno così pensava.
Bastava solo ignorare una piccola vocina che gli continuava ad urlare “Non è fottutamente giusto, lo vuoi capire?”

“Jayden, non sorridere come se dovessi fare una foto scolastica!”
“Ma…”
“Sorrisetto, Jay, piccolo ghigno che spazia da “forse ci vediamo in giro” a “ti sbatterei al muro anche subito” E contatto fisico! Piccoli sfioramenti anche casuali…”
“Che spaziano da “Oops non volevo” a “Vorrei che fossi meno vestito”, lo ha già detto”
“Già, ma devi continuare ad esercitati. Lunedì  è sempre più vicino”
“Cosa? Lunedì, perché…”
“Ora reparto biancheria intima!”
“COSA?!?”

Era il giorno.
Il giorno della più imbarazzante cena a cui avrebbe partecipato.
Non solo Sam aveva cacciato via Nick e Jeff costringendoli ad andare al cinema, ma Cooper aveva deciso di cucinare lui stesso.
Senza l’aiuto della sua santa moglie, partita per un’intervista a Washington, ma con un’adorabile Christie con annesso grembiule rosa e la faccia sporca di farina e pomodoro.
Già, aveva intenzione di preparare spaghetti con polpette e pollo fritto, una vera e propria cena da gourmet. Ovviamente non era arrabbiato con Christie che aveva proposto il suo menù preferito o forse l’unico che Cooper sapesse fare.
Così, mezz’ora prima della cena, perfettamente vestito in uno dei suoi completi casual migliori, Blaine osservava suo fratello friggere del pollo e Sam sbavarci dietro, visto che quella sera si sarebbe dovuto accontentare di doppia dose di insalata e petto di pollo magro (sì, era ancora fissato con la sua stupida dieta)
“Spiegatemi perché non potevo cucinare io” si lamentò Blaine appoggiandosi al bancone “Almeno non avremmo fatto un menù per bambini, senza offesa per Christie”
“Perché tu devi essere perfettamente pronto per quando arriverà il tuo principe azzurro” spiegò Cooper girando uno dei cosciotti “E Sam, perché invece di sbavare non vai a far lavare la faccia a Christie?”
Il biondo ancora con l’acquolina in bocca annuì e portò la bambina in bagno. “Comunque, fratellino, sei proprio sicuro di voler tenere quella camicia?”
Blaine la guardò “Che ha di male la mia camicia?”
“Beh, potresti indossare qualcosa di un tantino più aderente” suggerì maliziosamente il fratello “Con Erika funziona  sempre”
“Cooper, finisci di cuocere quel pollo o ti butto l’olio bollente in faccia”
“La mia faccia? LA MIA SPLENDI…” il campanello suonò  e l’espressione di orrore dell’uomo si fece subito eccitata, come una tredicenne al concerto del suo idolo “O mio dio, è qui”
“Coop…”
“Vai ad aprire!”
“Cosa…”
“Pensi davvero di mandare Sam ad aprire con il rischio che racconti i tuoi segreti più oscuri?”
Blaine sgranò gli occhi e subito andò alla porta, si sistemò un secondo (sì, voleva essere carino, c’era qualcosa di male?) per poi aprire e tentare di non svenire alla vista di Kurt, bello come sempre, soprattutto in quei jeans che gli sembravano dipinti addosso.
Non fissargli le gambe, non fissargli le gambe.
“Ehi Kurt” lo salutò con un sorriso smagliante Blaine invitandolo ad entrare “Prego”
Kurt sorrise “Ehi, sono in anticipo? Scusami, sono venuto direttamente dall’ufficio” spiegò porgendogli una scatola rosa “Ma sono passato in pasticceria a prendere un dolce”
“Grazie, ma non dovevi disturbarti”
“Mi sembrava il minimo” il giornalista sorrise e si tolse il cappotto “Allora….”
“SIGNOR KURT!” come un cucciolo, Christie corse verso di lui e lo abbracciò stretto, anche se gli arrivava a malapena allo stomaco.
“Ciao Christie” la prese in braccio e le baciò una guancia “Come sta la bambina più bella di tutta New York?”
Christie ridacchiò “Bene, ma mi manchi!” fece un broncio adorabile “Eri il mio baby sitter preferito!”
“Aw, lo so tesoro, mi manchi anche tu, ma ti ho promesso che ci saremo rivisti ed eccoci qui?” la fece scendere “E la prossima volta faremo uno dei nostri tea party okay?”
“Sììì!” la bambina fece un paio di piroette felice mentre Sam li raggiunse qualche secondo dopo.
“Ehi Kurt!” gli strinse la mano “Come va?”
“Tutto bene, tu? Hai poi provato quell’intruglio di avocado e acciughe che mi dicevi?”
“Oh sì, anche se QUALCUNO” il biondo lanciò un’occhiataccia al coinquilino “Si è lamentato dell’odore”
Blaine sbuffò “Samuel, era nauseabondo. E poi…”
Cooper si affacciò dalla porta della cucina con un sorriso sornione “LA CENA È PRONTA!”

Erano tutti seduti a tavola: Cooper a capotavola, Sam e Christie da un lato e ovviamente Kurt e Blaine vicino.
Questo perché Christie voleva stare vicino al papà e Sam  che non voleva sedersi sul lato sinistro del tavolo perché voleva le spalle al muro e Cooper, essendo Cooper, doveva stare centro per una questione di chakra.
Aveva già rotto i chakra di Blaine.
Stavano chiacchierando del più e del meno, gustando gli spaghetti (stranamente ottimi) quando Cooper prese, sfortunatamente, la parola.
“Allora Kurt fai qualche sport?”
Kurt scosse la testa “Tento di fare jogging, ma finisco sempre per arrancare fino ad una panchina”
“Già, per questo faccio yoga, molto meno stressante” l’uomo poggiò una mano sulla spalla del fratello “Blainey qui invece ha fatto boxe sai?”
Per poco Blaine non si strozzò con una polpetta “Che centro scusa?”
“Stiamo parlando di sport, Bee” spiegò con fin troppa ovvietà “Dicevo, al liceo, oltre a far parte della squadra di Lacrosse, faceva anche boxe, per questo adesso si ritrova con due braccia toniche…”
“Coop…”
“E anche qualche addominale, almeno da quanto si vedeva dalle magliette sudate. Bee, perché non ci fai ved…”
Blaine arrossì “COOPER!” Dio, voleva sotterrarsi per l’imbarazzo, cosa avrebbe pensato Kurt?
Già, Kurt.
Kurt che aveva diligentemente accavallato la gambe e tentava di non pensare a Blaine sudato che dava pugni ad un sacco da boxe.
E dire che non gli piaceva neanche  la boxe, ma Blaine in pantaloncini.
No, doveva pensare ad altro.
Gattini investiti.
Le tette di Santana.
Quella volta che lui e Sebastian avevano visto la nonna di quest’ultimo con un bikini che non lasciava niente all’immaginazione.
Non doveva pensare a Blaine in quel modo, non doveva…
“COOPER!” Blaine si allontanò dal tavolo e guardò l’enorme macchia di vino rosso sulla sua maglietta perfettamente bianca.
“Scusa fratellino!” disse Cooper fin troppo innocentemente “È stato un piccolo incidente”
C’è chi avrebbe visto solo la macchia, ma la verità era che l’unica cosa che Kurt notava era quanto maledettamente aderente era diventata quella maglietta e quanti pensieri erano venuti in mente, soprattutto dopo aver visto quella macchiolina di vino scendere…
No, non doveva pensarci. Di nuovo.
I baci umidicci sulla guancia di sua zia Greta.
Le tette di Santana rifatte.
Quando aveva beccato suo padre e Carole a fare sesso in macchina.
Sì, stava funzionando.
“Accidenti, devo cambiarmi la maglietta. Scusatemi” sbuffò Blaine allontanandosi e, con un’occhiata fortunata, Kurt riuscì a intravedere la schiena nuda dell’altro appena un secondo prima di vederlo sparire nel corridoio.
Sarebbe stata una serata lunga, molto lunga.
Lunga quasi quanto era aderente la nuova polo rossa con cui Blaine era tornato.
Perché aveva deciso di indossare dei pantaloni tanto stretti?

La seconda portata fu buona quanto la prima, anche se il giorno dopo sarebbero dovuti tutti andare a correre per smaltire il pollo e le enormi fette di Torta Foresta Nera che Kurt aveva portato (e a cui Sam aveva ceduto, visto che era il suo dolce preferito). La conversazione era rimasta sul sobrio (nonostante Cooper avesse spiegato la sua teoria del “punta il dito e urla” al giornalista) e a fine cena Blaine e Kurt si divertivano a  giocare con Christie mentre gli altri due si erano offerti di lavare i piatti.
Ora, questo avrebbe dovuto insospettire Blaine, ma come poteva dubitare della sua splendide e dolce nipotina.
Già, dolce piccola bambina figlia di Cooper Matthew Anderson, l’uomo che non lasciava nulla al caso, tanto da arrivare a corrompere la propria prole e farla partecipare all’operazione “Aiutami a trovare un fidanzato allo zio Blaine”. Questo perché Christie voleva tanto bene al suo zio preferito e voleva vederlo felice, in più Kurt era tanto simpatico e bello, potevano essere benissimo due principi delle favole.
Quindi sì, anche lei faceva parte dell’ingegnoso piano di Pinco Panco Moro e Panco Pinco Biondo.
“Adesso facciamo un bel gioco” Christie fece sdraiare Kurt sul divano e lo coprì con una copertina “Il signor Kurt è il principe addormentato e io e zio Blainey dobbiamo salvarlo dal drago cattivo!” posizionò un adorabile pupazzo a forma di draghetto sopra il tavolino del salotto.
Blaine e Kurt cercarono di non ridere “Va bene, quindi noi dobbiamo salvare il principe?”
“Esatto!” prese una bacchetta colorata e una spada di cartone “Siamo il cavaliere e la fatina!”
“E io devo far finta di dormire?” chiese Kurt già a occhi chiusi.
“Sì e non ti dovrai svegliare fino a che non te lo dirò io!”
“Agli ordini principessa!”
Nonostante Blaine si perdesse più volte a contemplare il profilo perfetto di Kurt, il gioco durò una ventina di minuti buoni e il giornalista doveva fare qualche sforzo per non scoppiare a ridere di tanto in tanto.
Alla fine il drago cadde sotto la magia della fatina buona che, insieme al suo cavalier servente, si avvicinò al divano.
“Adesso dobbiamo svegliare il Principe Kurt!” spiegò Christie.
“Uhm, prendo la chitarra e cantiamo una canzone?” perché aveva la strana sensazione che quel gioco non fosse casuale?
“No, zio Blainey! Il principe può essere risvegliato solo da un bacio sulle labbra!” specificò la bambina con un ghigno fin troppo simile a quello del padre.
Padre di cui si vedeva il profilo proprio sullo stipite della porta, che scomparve non appena Blaine lo notò.
Quell’idiota di Cooper l’avrebbe pagata cara, molto cara.
Vide Kurt farsi teso, ma ancora completamente immobile.
No, non poteva davvero farlo per quanto volesse.
Se mai ci fosse stato un bacio con lui non sarebbe stato per un gioco o per uno stupido piano di un idiota che puntava il dito perfino al pollo fritto.
“O no!” urlò all’improvviso indicando un punto impreciso del salotto “Fatina Christie, ho visto qualcosa muoversi dietro il divano!”
Christie si agitò curiosa “Cosa?”
“Non lo so, ma potrebbe fare del male al principe!”
“NON SE LO PRENDO PRIMA IO!”
Blaine si sentì soddisfatto nell’averla distratta, in fondo era pur sempre una bambina e adorava queste improvvisate nel gioco.
Fece finta di non sentire i lamenti di Sam e Cooper e con una mano aiutò Kurt ad alzarsi dal divano.
“Wow, è bello avere una fatina che ti protegge” ridacchiò il giornalista, la tensione svanita nel nulla.
Okay, forse aveva sperato un po’ troppo che Blaine stesse al gioco, ma forse era meglio così, almeno la sua cotta non sarebbe di certo aumentata.
“E un cavaliere al suo servizio” aggiunse il moro con un inchino “Che le offre un boccale della migliore ambrosia di questa casa”
“Ambrosia?”
“Limonata fatta in casa, ricetta segreta di famiglia. Sam vorrebbe sposarmi solo per conoscerla”
Kurt scoppiò a ridere “Allora come potrei mai rifiutare un’offerta del genere?”

Sarebbe stata meglio che l’avesse rifiutata, visto che Cooper aveva magicamente tirato fuori i loro album di famiglia e fatto vedere a Kurt ogni singola foto con ogni suo singolo commento, perfino quella del suo primo vasino con annessi primi attributi in vista.
“Aww, eri adorabile” tubò Kurt con una risata.
“Già era così piccolo ma già si iniziava a vedere il marchio virile degli Anderson”
“COOPER!” Blaine arrossì ancora di più e poggiò la testa sul tavolo, indeciso se battercela contro o prendere la testa del suo fratellone e sbatterla ancora più violentemente sul tavolo.
“Oh, qui invece eravamo a…” Cooper non terminò la frase che sentì qualcosa tirargli la maglia “Ehi piccola” Prese Christie tra le braccia che si accoccolò per bene “Aw, amore hai sonno?”
“Fatina stanca” borbottò “Casa e ninna”
Kurt sospirò intenerito “In effetti si è fatto tardi anche per me” disse notando l’ora e si alzò “Domani ho una riunione”
Blaine si alzò con lui “Ti accompagno alla porta” Ignorò l’occhiolino di Cooper (quel ragazzo non aveva pudore neanche con la propria figlia in braccio)
Se fossero stati ad un appuntamento, quello sarebbe stato il momento clou, quello decisivo, quello che avrebbe portato al successo o al fallimento.
Ma quello non era un appuntamento, solo una buona cena tra vicini e fratelli impiccioni.
Kurt prese la giacca e le chiavi dalla tasca “È stata una serata splendida”
“Già, anche se senza Cooper sarebbe stato molto meglio” scherzò Blaine un po’ imbarazzato “Kurt, io…”
Poteva farlo. Poteva chiedere un appuntamento a questo splendido uomo (forse era la limonata corretta da Cooper a farlo parlare) e se avesse detto sì, magari poteva anche chiedere un bacio, di vivere insieme o di sposarsi.
Okay, stava pensando un po’ oltre.
“Sì?” Kurt lo guardò con occhi curiosi e forse un po’… trepidanti?
“Io…”
Ovviamente il destino era un bastardo, un fottuto bastardo, perché il telefono di Kurt doveva suonare proprio in quel fottuto momento.
Il giornalista guardò l’ID e sospirò “Mi spiace…” si scusò prima di rispondere “Sebastian, aspetta un momento. Sì, aspetta, dal verbo aspettare!” allontanò il telefono dall’orecchio “Ci vediamo in giro okay?”
Blaine annuì e lo fece uscire “Ci… ci vediamo in giro” chiuse la porta e si accasciò con uno sbuffo.
Aveva sprecato la sua occasione e adesso non avrebbe avuto più il coraggio di chiedere un appuntamento a Kurt.
Cooper lo trovò ancora lì cinque minuti dopo, Christie semi addormentata sopra la sua spalla.
“Allora come è andata fratellino?”
“Odio la tecnologia” sbuffò Blaine dando una testata alla porta con fin troppa forza “E odio questa porta!”
“Fratellino, anche io odio Tyler Hoechlin perché mia figlia ha una cotta spropositata per lui, ma non per questo vado a picchiarlo con la testa”
Christie sospirò felice “Voglio un cucciolo di Derek…”
“Dì al tuo migliore amico di smettere di vedere quello stupido telefilm con mia figlia” borbottò Cooper quasi scostando il fratellino con una gamba.
“Dici questo solo perché ti hanno rifiutato”
“Sono io che non volevo fare Twilight 2.0 versione licantropo”
“Sei geloso Coop!”
Cooper strinse le spalle “Per quanto ami parlare di me, come è andata con il tuo aitante vicino?”
Blaine si alzò e aprì la porta “Lasciamo perdere”
“Oh fratellino, se vuoi posso farti conoscere qualcuno…”
“Gli unici uomini che ora mi interessano sono Ben e Jerry, grazie” Sospirò e fece un sorriso “Sto bene, fratellone, davvero”
“D’accordo… ti chiamo domani okay?” Abbracciò il fratello facendo attenzione a Christie “Ti voglio bene fratellino”
“Anche io Coop”
Blaine chiuse la porta e Cooper iniziò ad aspettare l’ascensore; il suo fratellino meritava di essere felice e soprattutto Kurt sembrava l’uomo giusto per lui, solo che entrambi dovevano capirlo.
Cooper Matthew Anderson non era un tipo da arrendersi facilmente.
Il suo piano era ancora in corso.

Odiava Sebastian, lo odiava con tutto se stesso.
Non solo lo aveva interrotto proprio durante la sua chiacchierata con Blaine, ma lo aveva costretto ad andarlo a prendere al locale perché era così ubriaco che non riusciva neanche a chiamare un taxi.
Cosa che non si rivelò del tutto vera, visto che lo trovò perfettamente sobrio al bancone del bar che chiacchierava con un ragazzo tutto muscoli e con un’orribile cresta color platino.
“Ehi Seb” lo salutò Kurt con un finto sorriso “Vedo che come al solito…”
Sebastian non lo lasciò neanche terminare che subito si rivolse all’altro ragazzo “Vedi? Te l’ho detto che ero occupato e soprattutto con uno che non usa il deodorante come profumo”
L’altro era ormai rosso d’imbarazzo e se ne andò in fretta, lasciando il posto a Kurt che subito si sedette.
“Lo sai che ti odio vero?” borbottò appoggiandosi al bancone “Un Martini, grazie”
“Due!” aggiunse il francese “Aw, stavi già pomiciando il piccolo Hobbit sul suo tavolo?”
“Cosa? No! Ma forse…”
“Forse?”
I due Martini arrivarono subito e Kurt cominciò a sorseggiarlo “Forse mi stava per chiedere un appuntamento”
“Wow, e tu cosa avresti risposto?”
“Sinceramente? Non ne ho idea e per ora” prese il bicchiere e con un sorso coraggioso scolò tutto il Martini “Non voglio pensarci”
Sebastian alzò il bicchiere e fece lo stesso “Ottimo direi. Un altro giro di Martini e ci buttiamo in pista?”
Kurt ghignò “C’era un motivo per cui ti ho scelto come migliore amico”
“Perché sono un perfetto confidente e tremendamente sexy?”
“Perché mi offri sempre da bere”
“E quando lo avrei detto?”
“Quando hai detto altro giro di Martini”
Sebastian sbuffò divertito “Solo per questa volta Hummel”

Note dell'autrice:
Io fossi al posto di "Coso" (ancora grazie alla mia dolce Ele) andrei dietro a Sebastian, ma l'amore è amore e le lezioni del nostro improvvisato love coach sono solo agli inizi.
E il verde gelosia non è un po' fuori moda Thaddy? (QuantoavreivolutoscriverediluichesibuttatralebracciadiSebastiansigh) 
Ma vogliamo dare un premio a Coop e Sam, ma soprattutto a Christie (lo zio non può odiarla, è la Fatina dei Klaine!) E sì, possiamo odiare il nostro francesino per un minuto, ma solo uno perché presto rimedierà!
Note corte, ma spero che questo capitolo sia valsa l'attesa altrimenti i pomodori sono sempre al loro posto.
Pubblicità! Nuova mini long Klaine con piccoli accenni Thadastian: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2197964
Mentre qui come al solito la mia pagina facebook con aggiornamenti, spoiler e svariate filipicche di una writer contro il mondo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2197964
Grazie a Ele e Mickey che come al solito sono stupende e bellissime e non vi sto allecchinando sapete?
Un grazie enorme a chiunque legga, recensisca o metta la storia tra preferite/seguite/ricordate
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e alla prossima con la Bella Notte!
Baci e Sorrisi
Frankie

 

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