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Autore: Frankie92    29/04/2013    9 recensioni
E poi li vide: gli occhi più belli che avesse mai visto in vita sua, un mix di oro e caramello fuso, in cui sembrava così facile perdersi, contornati da una matassa di ricci scuri così morbidi alla sola vista.
“Ciao” mormorò semplicemente l’altro ragazzo con un sorriso che gli fece mancare un battito.
“Ciao”
Kurt poteva sentire le farfalle svolazzare nel suo stomaco e il suo fiato quasi mancargli.
Diavolo, Sebastian aveva ragione.
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Agedifference!Klaine [Klaine; Thadastian;]
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Sebastian/Thad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Primo

Il sorriso è la distanza più breve fra due persone. 
~Anonimo~

Il caldo di New York quella mattina era più asfissiante del solito, nonostante ormai fosse la fine di agosto. O forse era il fatto di essere appena uscito da quella scatola di sardine che veniva chiamata metropolitana a dargli quell’effetto.
Sarebbe stato bello avere un autista che lo portasse al lavoro, evitando di fargli usare quella scatola claustrofobica perché non si trovavano taxi liberi. A New York.
La sfiga quella mattina era stata così carina con lui.
Si sistemò la giacca, speranzoso che non odorasse troppo del sudore dell’ingegnere a sinistra e del profumo dolciastro della ragazza a destra, varcò la porta di vetro e dovette aspettare solo sette minuti prima che un altro ascensore si degnasse di arrivare.
Di certo non si sarebbe fatto 21 piani a piedi per colpa della sfortuna o a quel punto sarebbe andato dalla zingara mezza pazza vicino a casa sua e si sarebbe fatto scacciare il malocchio.
Uscì dall’ascensore in fretta e furia, accolto dalla sua assistente Natalie.
“Buongiorno signor Hummel” lo salutò con un sorriso “Ha avuto problemi con la macchina?”
“Ho aspettato venti minuti prima di chiamare Derek, per poi scoprire che dice di aver ricevuto una mia chiamata ieri sera dove gli dicevo che oggi non avevo bisogno della macchina” sbuffò e prese i foglietti che Natalie teneva in mano “Questi sono per il servizio di oggi?”
“Sì, signor Hummel. Inoltre il fotografo ha confermato l’orario e le modelle saranno lì un’ora prima per prepararsi” lo informò diligentemente “E i vestiti sono già sul set che è stato allestito ieri”
“Perfetto, sei un’assistente fantastica” si complimentò Kurt con un sorriso facendola arrossire leggermente.
“Grazie signor Hummel”
“Ti ho detto un milione di volte di chiamarmi Kurt, il signor Hummel è mio padre” le fece l’occhiolino “Vado in ufficio, controllo un paio di cose e poi possiamo andare”
“Oh, c’è una visita per lei” la ragazza fece un sorrisetto “L’ho fatto entrare come al solito”
Kurt sospirò “Sono sicuro che c’è lui dietro la storia della macchina. Grazie Natalie, puoi andare”
Natalie sorrise e tornò alla sua scrivania mentre il ragazzo entrò diretto nel suo ufficio, dove sulla targa della porta c’era ben inciso “Kurt Hummel, Redattore Capo Vogue.Com”.
Anni e anni di lavoro e ancora non riusciva a credere di aver ottenuto quella posizione, più che meritata ripeteva sempre Isabelle. Ormai il liceo era solo un ricordo sfocato.
Posò la giacca sull’appendiabiti e notò la figura seduta comodamente sulla sua poltrona, rivolta verso la grande finestra che dava su Manhattan .
“Smythe, ho due sedie per i visitatori. Perché ti ostini a sederti lì?”
La poltrona si girò per mostrare un ghignante Sebastian Smythe “Buongiorno raggio di sole”
“Buongiorno un corno! Hai chiamato Derek, vero?”
“Io? Pensi davvero che sarei così subdolo da rubarti l’auto per andare al lavoro?” si mise una mano sul cuore “Sono ferito Kurt! E io che ti avevo anche portato il caffè”
Kurt roteò gli occhi alla melodrammaticità dell’amico e prese la tazza di caffè sulla scrivania “Un caffè non risolve la cosa: devi smetterla di imitare la mia voce per fregarti l’auto. Sei uno degli scrittori emergenti più famosi d’America e non puoi permetterti un taxi?”
“Sai che adoro viaggiare con stile”
“Allora comprati un’auto”
“Nah, il traffico di New York  stressante”
Ancora si chiedeva perché era amico di quell’idiota.
Buttò la tazza ormai vuota nel cestino “E il terzo caffè per chi è? Hai finalmente scoperto di avere una personalità multipla?”
Si sentì bussare alla porta “Avanti”
“Ehi Kurt, mi hai fatto chiamare?” Thad Harwood entrò nell’ufficio fermandosi sulla soglia “Oh, ciao Sebastian”
“Ehi Harwood” lo salutò l’altro con un sorriso sghembo “In realtà sono stato io a chiamarti, visto che sono stato così magnanimo da portare ad entrambi un caffè”
“Un caffè preso usando la MIA macchina”
“Dettagli, dettagli”
Thad sospirò ma accettò comunque “Grazie Seb” sorseggiò un po’ di caffè “Kurt, è arrivato quel campionario che aspettavi: ho già visto un paio di cose che dovrebbero piacerti”
“Perfetto, fallo portare a Natalie e ci darò un’occhiata mentre andiamo sul set”
“D’accordo, allora ci vediamo dopo” fece per andarsene ma si fermò sulla porta “Prima che mi dimentichi: ci sei sabato, giusto?”
Kurt fece un attimo mente locale per poi annuire “La mostra fotografica? Sì, forse ci farò un salto”
“Bene, sarà fantastico” Thad fece un sorrisone soddisfatto prima di andarsene “A dopo!”
Sebastian si trattenne dal ridere: quel ragazzo era pessimo nel nascondere le cose.
“Sai che sarà l’ennesima occasione per farti conoscere qualcuno, vero?”
“Mmh” Kurt controllò un paio di fogli prima di metterli in una cartellina “Purtroppo lo so. In compenso, berrò champagne e mi gusterò un po’ d’arte”
“Per poi scaricare sottilmente il ragazzo che avrà passato la sera a far finta di essere un grande critico mentre lanciava di tanto in tanto qualche occhiata al tuo culo”
“Che posso farci? C’è chi nasce con la faccia di una mangusta e chi con un culo da favola” diede un’ultima occhiata al cellulare e lo ripose in tasca “Comunque, vuoi venire anche tu?”
“E passare una serata a far finta che la foto di un fiore sia una metafore della vita? No, grazie”
“Rifiuti alcool gratis e finti intellettuali post moderni?” Kurt lo guardò quasi sconvolto per poi capire esattamente dove fosse il problema “O non sopporteresti la vista di Thad e del suo futuro marito?”
Se gli sguardi avessero potuto uccidere, in quel momento Burt Hummel avrebbe dovuto organizzare il funerale di suo figlio.
Quello era il tasto dolente di Sebastian, il suo tallone d’Achille, il suo unico punto debole.
Per quanto far finta di niente poteva evitargli il dolore, non era sufficiente, anzi era quasi del tutto inutile.
Sebastian si alzò e prese la propria giacca senza dire una parola e Kurt fu travolto dal senso di colpa: di solito il suo amico l’avrebbe presa sul ridere, con qualche battuta che celasse i suoi veri pensieri, ma forse la vista di Thad l’aveva reso più vulnerabile di quanto pensasse.
“Goditi l’arte, Hummel, ci sentiamo” lo salutò prima di andarsene “E cerca di scopare sabato, forse ti toglierebbe quell’aria da stronzo impettito ”
Kurt sospirò “Pranziamo insieme, oggi?” propose per farsi perdonare “Ti lascio la macchina e i soldi per prendere qualcosa a quel ristorante giapponese che adori”
Sebastian sembrò pensarci su prima di annuire “Ci sto. Ci vediamo sul set del servizio?”
“Sì, starò tutto il giorno lì”
“Perfetto” concordò l’altro “Ah, una cosa: adoro sfruttare il tuo senso di colpa per scroccare cibo e passaggi gratis” detto questo filò via, salvandosi dall’ennesima sfuriata del suo migliore amico.
No, quel giorno il Karma lo stava veramente punendo.

Blaine Anderson scaricò dal camion l’ultimo scatolone e finalmente salì sull’ascensore: quello era l’ultimo carico e poi finalmente avrebbe potuto iniziare a scompattare.
Entrò nell’appartamento e poggiò il cartone a terra, sospirando felice: era a New York, finalmente, per frequentare l’università dei suoi sogni e vivere indipendentemente.
Sì, poteva definirsi soddisfatto.
“JEFF, ATTENTO A QUEI PIATTI!”
“TESORO, CI STO ATTENTO”
“PERCHÈ TE L’HO FATTO FARE? SEI IMBRANATO COME UN ELEFANTE IN UN NEGOZIO DI PORCELLANA!”
“NICOLAS, MI STAI DANDO DEL GRASSO?”
Blaine sospirò: la prima di molte litigate, purtroppo per lui.
Prese la scatola e si diresse verso la sua stanza, scontrandosi però contro una figura fin troppo bionda.
“Scusa, amico! Credo di aver dimenticato uno degli scatoloni”
“Quello con i fumetti? È in salotto, Sam”
Il ragazzo gli diede una pacca sulla spalla “Grazie amico”
Sam scappò via, canticchiando una qualche sigla,  facendo sorridere Blaine: quel ragazzo viveva in un mondo tutto suo.
Arrivò finalmente nella sua stanza, ancora spoglia se non per il letto, l’armadio e la scrivania: mancava quel tocco personale che avrebbe presto acquistato dopo il trasloco.
Quando suo fratello Cooper aveva sentito della sua ammissione alla Juilliard, aveva offerto a Blaine il suo vecchio appartamento, completamente pagato e libero, visto che aveva deciso di trasferirsi con la sua famiglia in una casa più grande e con giardino.
Blaine accettò di buon grado la cosa, visto che così avrebbe solo dovuto pagare le bollette e le tasse universitarie (il che non era poco) e aveva steso l’offerta anche ai suoi tre migliori amici: in fondo erano tutti diretti lì e sarebbe stato grandioso abitare tutti insieme, no?
Aveva conosciuto Jeff e Nick durante gli anni del liceo, alla Dalton Academy, una scuola privata a Westerville, e subito erano entrati in sintonia: nonostante fossero una coppia, Blaine non si era mai sentito un terzo incomodo, anzi erano loro che spesso lo invitavano per qualche uscita o altro.
Sam invece era diventato il suo vicino di casa quando avevano entrambi undici anni:  il ragazzo si era dimostrato subito gentile con lui e presto erano diventati migliori amici, soprattutto durante il coming out di Blaine. Non poche volte Sam era finito nei guai per aver picchiato i ragazzi che prendevano in giro il suo migliore amico.
Quindi per lui erano i coinquilini perfetti, almeno dal punto di vista affettivo: non poteva certo dimenticare la mania di Jeff per gli spuntini notturni o le maratone di 48 ore di Sam ai videogiochi.
Erano come fratelli, fratelli a volte un po’ fastidiosi, ma vivere con Cooper Anderson nella stessa casa per dieci anni lo aveva preparato a tutto.
Si buttò sul materasso con un sospiro soddisfatto: sembrava ripetitivo, ma ce l’aveva fatta.
Doveva ripeterselo più volte, giusto per farlo sembrare davvero reale.
E non importava i battibecchi di Jeff e Nick o la musica ad alto volume di Sam: tutto sembrava perfetto.

Niente sembrava perfetto: il set sembrava un bordello di basso borgo, le modelle avevano delle acconciature assurde e i vestiti sembravano delle coperte addosso a loro.
Doveva rimediare in meno di un’ora, prima dell’arrivo del fotografo.
Grazie a Natalie, alle make-up artist (complici di quel disastro) e ad un po’ di fatica, finalmente il quadro generale sembrava rispecchiare l’idea originale del servizio.
Il fotografo arrivò a lavoro ultimato, così che poté iniziare subito a fotografare le modelle, perfettamente acconciate e vestite per renderle più splendide che mai.
Kurt si poté finalmente rilassare un attimo e per le prossime due ore il suo unico compito sarebbe stato supervisionare il lavoro del fotografo, cosa quasi del tutto inutile visto che era uno dei migliori.
Natalie arrivò da lui con una tazza di caffè bollente, come un’angelo portatrice di salvezza.
“O mio dio, ti sto amando” la ringraziò bevendone quasi la metà “Credo sia l’unica cosa positiva della giornata, oltre ad avere un’assistente che cuce due volte più veloce di una presunta sarta”
“Ringrazia mia nonna che mi disse, e cito testualmente, Non lascerò che mia nipote vada in giro con i calzini bucati!
“Saggia donna” finì la sua bevanda e sorrise “Ora va molto meglio. Questa giornata non è neanche a metà e già me ne sono successe di tutti i colori”
“Il Karma, capo” sostenne la ragazza con convinzione “Forse nella tua vita precedente eri un nazista, un criminale o un investitore seriale di gattini”
Il ragazzo scoppiò a ridere “Sai perché ti ho assunta?”
“Perché sono intelligente, efficiente e svelta?”
“Ti sei dimenticata umile”
“Pff, dettagli”
“No, la verità è che mi fai semplicemente ridere. Tutto il resto sono solo piccole cose”
Natalie sbuffò fintamente offesa “Dovrei licenziarmi, sai?”
“E perdere il diritto ad uno dei guardaroba più forniti del mondo, oltre ai piccoli regali che il tuo capo ti fa?”
Un attimo di silenzio.
“Come volevasi dimostrare”
“Rimango solo per la nuova borsa di Gucci, sappilo” 
“No, rimani perché sono un capo favoloso”
“E umile”
Kurt le diede una leggera spinta “Forza, vai a controllare le prossime modelle, così possiamo finire e tornare al giornale”
Natalie annuì e se ne andò, quasi andando a sbattere contro Sebastian “Ehi rossa, stai attenta”
“Mi spiace signor Smythe”
“Non farmi pentire di aver portato il pranzo anche a te” sogghignò il ragazzo mostrando la busta “Sushi e sashimi gratis, cara Mary Jane”
L’assistente ridacchiò e annuì prima di tornare al suo lavoro.
“Bene, adesso ci provi anche con i miei dipendenti?” lo richiamò Kurt prendendo la busta dalle sue mani “Smythe, credevo fossi gay oppure tutti i ragazzi che ti sei fatto sono stati solo una qualche specie di esperimento?”
“E lo sono, Hummel, ma anche per il genere femminile è difficile resistere al mio fascino” spiegò tirando fuori il suo pranzo e le bacchette
“Giusto, mi dimentico che le donne si sciolgono davanti a degli animaletti carini, solo che ero convinto fossero gattini, non manguste”
“Ah, divertente. Ricordami quand’è stata l’ultima volta che ti sei portato a letto qualcuno? Ah già, è stato secoli fa. A quel tempo eri molto meno acido”
“Parla il ragazzo che al mattino invece di buongiorno urla Cosa diavoli vuoi? e a Natale va in giro a dire ai bambini che Babbo Natale non esiste. Sì, hai ragione, sono io quello acido”
Nonostante gli anni passati, il loro rapporto era sempre stato quello: si punzecchiavano a vicenda, si insultavano neanche fossero nemici, eppure non sapevano come avrebbero fatto a vivere l’uno senza l’altro: Kurt non ce l’avrebbe fatta a resistere durante il periodo della malattia di suo padre senza Sebastian che ogni volta lo accompagnava in Ohio, addirittura in macchina per l’ultimo controllo che avrebbe ufficializzato la scomparsa del cancro; Sebastian invece non avrebbe sopportato così tanto la vista di Thad se non ci fosse stato Kurt a sollevargli il morale, ogni tanto con il sushi e ogni tanto con litri e litri di alcool.
Kurt prese le bacchette e mangiò un invitante nigiri prima di parlare “Dicevo sul serio prima: perché non vieni con me alla mostra? Facciamo finta di essere dei critici d’arte, bere champagne e mangiare tartine gratis. Tu adori le tartine”
“Adoro anche gli squali, ma non mi ci vedo a entrare in una gabbia in mezzo al mare per vederli da vicino” Infilzò un povero futomaki quasi con violenza “E poi sarei un quinto incomodo tra te, il nuovo spasimante e la coppietta infelice di piccioncini”
“Ecco! Magari ti porti al letto il tizio così che non debba rivederlo più. Sarebbe estremamente imbarazzante”
Sebastian roteò gli occhi “Possibile che parti già così prevenuto? Forse non sarà così male come credi”
“Seb, conosco tutti gli amici e colleghi di Thad, ergo vuol dire che è un collega  del suo fidanzato, perché, come dice lui, Hanno tutti un lavoro stabile in contabilità e sinceramente sono stanco di farmi consigliare su come organizzarmi per le prossime tasse”
“Ancora devo capire cosa ci trova in un tizio noioso come lui. Robert, perfino il suo nome è noioso!”
“Mmh”
“Sai qual è il diminutivo di Robert? Bob. Sposeresti mai qualcuno che si chiama Bob?”
“Giusto, anche se è un bravo ragazzo, di buona famiglia e con un buon lavoro”
“Andiamo, fa il contabile! La cosa più eccitante che abbia fatto è stato comprare una calcolatrice nuova”
“Perché stare davanti ad un computer a inventare storie è così eccitante”
“Ehi, almeno io intrattengo i miei lettori e li faccio evadere dalla monotonia della loro vita”
“E lui evita alla gente di finire in carcere per aver evaso le tasse”
Sebastian sbuffò “Continuo a pensare che Robert sia un nome noioso”
Era sempre così da quando Thad era ritornato da uno stage a Londra con un’ottima formazione lavorativa e un fidanzato che si era trasferito per amore.
Era un ciclo continuo: prima Seb avrebbe fatto finta che non gli importasse, poi avrebbe rivisto Thad, continuato a far finta per poi iniziare a inveire contro il suo futuro marito e finire nell’appartamento di Kurt mezzo ubriaco e piagnucoloso, per poi la mattina riprendere la sua solita facciata e ricominciare a far finta di niente.
Un circolo vizioso che Kurt non sapeva come rompere se non con l’omicidio del suo migliore amico, ma non voleva sporcarsi la sua perfetta fedina penale.
In realtà faceva male vederlo soffrire così, nonostante avesse tutte le colpe del caso: aveva fatto un errore e ora ne pagava le conseguenze. Sebastian non si aspettava di ricevere “Non è colpa tua” o “Vedrai che tutto si riaggiusterà”, no. Era di Kurt che si stava parlando, un ragazzo razionale che amava i suoi migliori amici allo stesso modo. Perché Kurt non lo compativa, no. Continuava a stargli vicino, non per fargli dimenticare i suoi errori, ma per convincerlo a perdonarsi e infine andare avanti.
Ma erano due anni che andavano avanti con quella storia e sinceramente non aveva idea di quanto potesse ancora durare, eppure sarebbe comunque rimasto al fianco del suo migliore amico.
“Signor Hummel” la voce del fotografo lo richiamò dai suoi pensieri “Avrei bisogno del suo aiuto”
Kurt annuì e si alzò: per ora doveva  solo sopportare quel circolo vizioso.

“Direi di spostarlo più a sinistra”
“Mmh, no, più a destra”
“Nah, magari più avanti”
“Ehm ragazzi, non per lamentarci, ma questo divano pensa un pochino. Solo per dire, eh”
“Jeff, amore, se avessi fatto le ore di palestra che ha fatto Sam, sopporteresti meglio”
“Veramente, palestra o no, anche le mie braccia stanno chiedendo pietà”
“E poi perché tocca sempre a noi due?”
“Perché mio fratello è proprietario dell’appartamento…”
“E io mi sono trasferito con il mio fidanzato proprio per evitare certe cose”
Jeff e Sam si guardarono, misero a terra il divano e vi si stravaccarono sopra.
“Qui va benissimo” sentenziarono all’unisono, con un tono che non ammetteva repliche “Adesso ci piacerebbe un bicchiere di limonata fresca con ghiaccio”
Nick roteò gli occhi e gli fece una linguaccia, ma dovette ammettere che quei due avevano lavorato davvero parecchio e forse una piccola ricompensa se la meritavano, così strinse le spalle e si diresse in cucina proprio quando il campanello suonò.
“Vado io!” urlò Blaine, curioso di sapere chi fosse: magari era uno dei loro nuovi vicini.
Aprì la porta e un qualcosa, anzi un qualcuno, si avvinghiò così stretto alle sue gambe da farlo quasi cadere all’indietro.
“Zio Blaine!” la piccola figura dai capelli ricci completamente corvini gli sorrise estasiata “Sei davvero qui!”
“Ma certo Christie!” ridacchiò il ragazzo prendendola in braccio “Come sta la mia nipotina preferita”
“Papà mi ha comprato il gelato!” esclamò felice “E te ne abbiamo portato un po’!”
“Davvero? Sei sicura che sia il tuo vero papà?” scherzò Blaine baciandole una guancia.
“Fratellino, potrei ritenermi così offeso da riprendermi l’appartamento, sai?” lo minacciò Cooper Anderson entrando in casa “E non ti servirà fare il mieloso con mia figlia”
Blaine scoppiò a ridere e abbracciò leggermente il fratello, facendo attenzione alla piccola in mezzo a loro “Grazie Coop” prese la busta dalle sue mani “Cercherò di fare il bravo, promesso”
Cooper gli cinse la spalla con un braccio “Certo come no: ricorda che anch’io ho avuto diciotto anni. Gli anni migliori di sempre: feste, ragazze, notti fol… AHIA” si massaggiò il fianco dove aveva ricevuto una gomitata “Cosa ho fatto?”
“C’è tua figlia qui!” lo rimproverò Blaine minaccioso “Non voglio che rovini la sua innocenza fino ai trent’anni”
“Ed Erika che credeva che io fossi un padre apprensivo” diede un’occhiata in giro “Vedo che avete quasi finito”
“Fortunatamente siamo stati abbastanza veloci, battibecchi a parte” li condusse in salotto dove Christie scese dalle braccia di Blaine per buttarsi su quelle di Sam, che subito le fece fare una specie di aeroplano.
“Ed ecco la bambina più carina di New York!” la sollevò ancora più in alto facendola ridere.
Christie adorava suo zio Blaine, ma tutti avevano capito che aveva una piccola cotta per Sam (anzi, aveva già progettato il loro matrimonio a Disney World con Topolino come ministro).
“E tu speri davvero che rimanga casta e pura fino ai trent’anni?” sussurrò Cooper all’altro “Dovrò metterle una cintura di castità”
“Beh, sarebbe un regalo perfetto per i suoi tredici anni!”
Nick arrivò in salotto e salutò i nuovi arrivati, offrendo anche a loro un bicchiere di limonata: si poteva dire che tutti e tre erano incantati dalla piccola Christie e dai suoi grandi occhi azzurri, capaci di far sciogliere ogni essere umano sul pianeta.
“Allora ragazzi, vi piace l’appartamento?”
“È grandioso Coop!” rispose Nick entusiasta “ Grazie ancora per averci ospitato”
Cooper sorrise “Non c’è problema: sono mesi che questo posto è vuoto e sono felice che abbiate accettato”
“E chi se lo sarebbe fatto scappare un appartamento così grande a New York e completamente gratis?” esclamò Jeff “Ci hai salvato la vita, Coop! Anzi il portafoglio!”
“Ve l’ho detto ragazzi, non ci sono problemi” diede una pacca sulla schiena del fratello “Gli amici di Blainey sono anche miei amici” guardò al volo l’orologio “È tardi, dobbiamo andare scricciolo”
Christie fece un piccolo broncio ma annuì, baciando ognuno dei ragazzi sulla guancia prima di farsi prendere in braccio dal padre.
“Ci vediamo presto ragazzi” li salutò Cooper “Godetevi l’appartamento!”
Christie fece ciao ciao con la manina “Vi voglio tanto bene!”
“Awww, anche noi Christie!”
Una volta andati, i ragazzi ripresero i lavori in salotto e in cucina, finendo dopo due ore di spacchettamento, spostamento di svariati mobili e una partita a chi scivolava più lontano in corridoio con i calzini, l’appartamento sembrava abitabile e finalmente potevano godersi un po’ di meritato riposo.
Comodamente seduti sul divano, Nick appoggiò la testa sulla spalla del suo ragazzo, sospirando beatamente “Ce l’abbiamo fatta”
“Era ora!” ridacchiò il biondo baciandogli la fronte “Anche se potevamo evitare quella partita…”
“Amico, stai dicendo questo solo perché ti ho stracciato in finale” sostenne lanciandogli uno dei cuscini “Comunque sto morendo di fame. Ordiniamo qualcosa?”
“CINESE!”
“PIZZA!”
“TAILANDESE!”
“HAMBURGER!”
Blaine sbuffò divertito “Bene, vedo siamo tutti d’accordo, eh?” si alzò dalla  poltrona e prese la giacca “Mentre decidete cosa ordinare, vado al negozio di alimentari a prendere qualcosa per domani a colazione: non so voi, ma preferirei evitare di vivere a take away e cibi surgelati”
“Andiamo Blainers! Tu ami il take away!”
“Sì, ma non a colazione” controllò di avere il portafoglio “E prendo qualcosa di dolce per stasera, visto che il gelato è finito in meno di un minuto”
Jeff si strinse le spalle “Siamo ragazzi in crescita, Blainey. Abbiamo bisogno di cibo, tanto cibo”
“Anche se qualcuno dovrebbe evitare” lo punzecchiò Nick battendo sulla sua pancia “Amore, dovresti fare davvero più palestra”
“LA VUOI SMETTERE DI DARMI DEL GRASSO?”
“Nick ha ragione, amico: domani andiamo a farci un paio di ore in palestra, eh?”
“COL CAVOLO!”
Blaine se ne andò ridendo, non pentendosi minimamente di essersi trasferito con quei pazzi.

Aria.
Dolce e inquinata aria newyorkese, ma chi se ne importava: dopo una giornata infernale stava finalmente tornando a casa, dove l’aspettava una favolosa teglia di lasagne della signor Marx (adorava quella donna), una buona bottiglia di vino e mezza cheesecake alle fragole appena comprata.
Al diavolo le calorie, si era meritato quella cena dopo aver litigato mezz’ora con una modella che si rifiutava di indossare qualsiasi cosa di colore blu.
Rispose all’ennesimo messaggio di Sebastian, che l’aveva invitato di nuovo ad uscire quella sera, ma, a differenza sua, lui aveva un lavoro con degli orari fissi a cui andare.
Ma il suo migliore amico era testardo e addirittura lo chiamò più volte prima che Kurt si decidesse a rispondere.
“Seb, sono sul taxi verso casa e no, non ho voglia di uscire. Domani mattina mi devo svegliare presto e non provare a fregarmi di nuovo la macchina!”
“Oh andiamo Hummel! Non puoi continuare a far finta di non avere niente tra le gambe: il piccoletto ogni tanto ha bisogno di divertirsi”
“E tu hai bisogno di stare lontano da Puckerman la prossima volta che andiamo a Lima” pagò il tassista che gli augurò una buona serata e scese dal taxi “Poi, a differenza di qualcuno, per me un rapporto dovrebbe valere qualcosa”
“Ed ecco che ricomincia la storia del principe azzurro”
Aprì le porte del palazzo e si fiondò alla sua cassetta della posta “Non sto cercando un principe azzurro, ma qualcuno con cui avere un rapporto che non sia solo di letto: magari andare al cinema, qualche bel ristorante”
“Sposarsi, avere due o tre bambini e vivere in una casa dallo steccato bianco: il tipico sogno americano”
“Non sto dicendo questo” sbuffò Kurt armeggiando con le lettere “Ma voglio qualcosa che conti sul serio”
“Per essere uno che ha appena compiuto trent’anni parli come una tredicenne in piena crisi ormonale che aspetta qualcuno che le tolga il fiato e le faccia sentire le farfalle nello stomaco”
“Grazie Sebastian, è bello averti come amico” rispose fin troppo sarcastico mentre premeva il tasto dell’ascensore “Ora devo andare, ci sentiamo domani. E fai un favore al tuo fegato: evita i martini. E i mojito. Magari evita qualsiasi cosa contenga alcool”
“Biancaneve, evita di fare la mamma apprensiva, va bene? Ci sentiamo domani” E riattaccò senza neanche salutare.
“Idiota” mormorò mettendosi il telefono in tasca “Ma quanto ci mette questo ascensore?”
Dopo un attesa che durò neanche trenta secondi (ma che per lui furono un’eternità), l’ascensore fece il suo arrivo e le porte si spalancarono.
E poi li vide: gli occhi più belli che avesse mai visto in vita sua, un mix di oro e caramello fuso, in cui sembrava così facile perdersi, contornati da una matassa di ricci scuri così morbidi alla sola vista.
“Ciao” mormorò semplicemente l’altro ragazzo con un sorriso che gli fece mancare un battito.
“Ciao”
Kurt poteva sentire le farfalle svolazzare nel suo stomaco e il suo fiato quasi mancargli.
Diavolo, Sebastian aveva ragione.

Note dell'autrice:
Salve a tutti! Ebbene sì, ho deciso di prendere altro coraggio e pubblicare una seconda long. 
Ho sempre adorato le fan fiction in cui i protagonisti hanno età diverse, per questo ho voluto cimentarmi in questa nuova storia! E poi la Klaine è adatta in ogni contesto, no?
Inoltre: rispetto alla "Bella Notte" (per chi non la conoscesse e la mia prima long ancora in corso), qui ho voluto dare anche maggior spazio alla Thadastian (che dire? Non credevo che mi avrebbe conquistata così tanto!). E per chi l'avesse letta, ha sicuramente la piccola ospite che si è intrufolata qui dentro: come poteva mancare quel cupcakes di Christie con il suo stupendo papà? 
Per quanto riguarda la Kurtbastian e la Blam: la prima è un piccolo esperimento personale, la seconda un piacere colpevole, ma entrambi intrapese come sole amicizie.
Nelle mie storie non troverete mai ne triangoli ne pentagoni ne terzi, quarti, quinti incomodi :) 
Detto questo, fatemi sapere cosa ne pensate perché come al solito la mia autostima non aiuta! 
Qui invece troverete la mia pagina: 
https://www.facebook.com/pages/Frankie92-EFP/569250319772928
Q
ui pubblicerò qualche spoiler, le date degli aggiornamenti e molto altro :)
Ora un grazie speciale a Michela e Elena, che hanno visto nascere questa bambina (nonostanet le minacce di partorire dolorosamente e altre cruenti torture) 
Un grazie a chiunque in questo momento stia leggendo e chiunque recensirà, sia in modo positivo che negativo!
Al prossimo capitolo dunque,
Baci e sorrisi
Frankie
  
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