casa mia, amici e parole buttate al vento

di COCOKRAVE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** polvere di pensieri ***
Capitolo 2: *** una giornata di discorsi evitati.. ***
Capitolo 3: *** Non sono come mi descrivi tu.. ***
Capitolo 4: *** Meglio di me, sono io.. ***
Capitolo 5: *** Ci sono quelle sere, che sono più dure.. ***
Capitolo 6: *** Do you remember.. ***
Capitolo 7: *** domenica di ghiaccio ***
Capitolo 8: *** ciclo portatore di male ***
Capitolo 9: *** merdy christmas ***
Capitolo 10: *** sei rimasto ***
Capitolo 11: *** ti righerei la macchina ***
Capitolo 12: *** il diario di una nerd superstar ***
Capitolo 13: *** She is my sweetheart ... ***
Capitolo 14: *** Dirti ti amo è troppo poco per fartene un'opinione. ***



Capitolo 1
*** polvere di pensieri ***


Oggi è mercoledì. Devo svegliarmi, andare a scuola, e poi andrò a cenare da mio padre. 
Per il primo punto sulla lista, mi impongo una doccia, in compagnia del mio gatto che mi aspetta sul tappetino sopra alle mie ciabatte. Credo stia sperando che rimarrò con lui l'intera giornata. Quanto mi piacerebbe coccolare un batuffolo di pelo tutto il giorno. 
Passo a prendere G., e sono già tre settimane che I. non si presenta al nostro punto d'incontro per andare alla fermata del pulman. Mi sono stufata di questa lite. Mi ha trattata male, ma alla fine non serve a nulla tirarla avanti ancora molto. Per questo ieri gli ho lasciato un messaggio su fb " accetto le tue scuse, amici?". Stamattina ho controllato, niente visualizzazione. In fermata lo vedo. 300 metri prima del " nostro marciapiede" decido di non salutarlo. Non sa che per me è tutto come prima. Come è strano, e stupido che anche un nostro semplice gesto come un segno con la mano sia così determinato da un " visualizzato a tot ora di questo giorno" . Lui prende, come questi ultimi 20 giorni, il primo pulman. Io aspetto con G. il secondo. Arrivo a scuola con "FIX YOU" dei coldplay alle orecchie. Saluto con un un occhiolino Nicole ( chiunque ci prenderebbe per due ragazze con gravi problemi, e con cattive intenzioni).
All'intervallo scendo giù e lo vedo. M. oggi è più bello del solito, jeans scuri molto stretti che risaltano il suo perfetto fondoschiena, felpa verde, giacca di pelle e sciarpa grigia. Senza dimenticare il solito cappellino nero. Mi giro per vederlo salire le scale, quando si gira e con il suo sorriso travolgente mi urla "Ciao!!". Mi scappa una risatina, e un ciao minuto. Devo sembrare una cretina quando mi capita. 
Lezione di fisica. "MY KIND OF LOVE" Emeli Sandè. Messaggio con S. Mi sta facendo sclerare. Sono pazza di lui, ma è una settimana che continua a cambiare la definizione del nostro rapporto. " Rimaniamo amici"; "Sono geloso se vai a ballare, ma so che non sei la mia ragazza"; " voglio qualcosa più dell'amicizia"; " ti farei solo soffrire, non sono un ragazzo serio"; " non posso stare senza di te". Capiamoci, non è mai stato molto convinto nelle scelte che ha fatto, ma queso è troppo. Mi sono stancata. Mi impongo, metto da parte le mie emozioni, le mie continue lacrime e i suoi occhi irresistibili, come la sua bocca, come la sua risata. " Ora decido io. Rimaniamo amici, o ti accontenti o mi perdi". Ovviamente ha accettato.
Dopo un altro intervallo, e un totale di sei ore chiusa in quel manicomio, suona l'ultima companella, esco e vedo Oswa. Oggi, torna a casa con noi.
Mangio dalla nonna, dormo, e quando mi sveglio vedo un messaggio sul mio cellulare. Migliore Amico. " Eih, ho letto adesso il msg su fb. Sono felice che sia tutto chiarito. A domani". E' chiaro, oramai rimarrà un amico. Un semplice amico. Uno di quelli che saluti quando becchi in giro con gli amici, con cui scambi la battutina e condividi la risata. Ho perso il mio migliore amico. Anzi, se ne è andato. Forse nel momento in cui 2 mesi fa mi ha girato le spalle e ha iniziato a fare il menefreghista. Ho passato un un anno a cucire ogni singolo strappo di quell'amicizia, tanto che ho finito il filo, la voglia, e i cerotti per tutte le volte che proprio quell'ago che doveva sostenermi mi si è rivoltato contro. Nella rubrica compare il suo nome e cognome, e scompare un amico a me caro. 
Vado da mio padre. Finalmente quella troia della sua tipa è tornata al suo paese fino a gennaio. Amo mio padre, anche se ha fatto molti errori, tra cui andare a vivere con questa donna, che sinceramente sembra un travestito. Cinquanta metri quadri e tre persone. Mia sorella dorme sul divano, mio padre si fa la doccia e io guardo la tv. Noto tanta polvere sul davanzale della finestra. Mi alzo e mi affaccio. Nulla di diverso, il fiume e le macchine. Ecco, la solita noia. Vorrei tanto vivere ogni giorno in un posto nuovo. Voglio assaporare un aria diversa. Alzarmi la mattina e dire " oggi per andare a scuola devo fare un percorso diverso, magari non incontro il solito barbuto dagli stivali viola, ma un gran figo che mi accompagnerà ovunque io voglia con la sua vespa blu dal sellino beige". Mi limito ad un sorriso accennato per questo pensiero, e vado a mangiare la pizza. C'è troppo silenzio, quindi alzo il volume della televisione, e faccio una accurata imitazione delle pessime veline. Neanche le incontenute risate di tre persone riempiono il vuoto di questa casa. Forse qualcosa serviva quella peripatetica che sbiascicava parole a caso per casa. Si, sbiascicava, perchè manco sa parlare. 
Alle 9 torno da mia madre. Mi chiudo in camera a riscardare i muscoli e a ripassare le coreografie. Dovrei fare i compiti, ma non li ho segnati oggi. Sono stanca, ma non credo fisicamente, siccome ho dormito 3 ore questo pomeriggio. Sono stanca di questa monotonia. Voglio cambiare qualcosa. Per ora l'unica cosa che posso cambiare è il pigiama che ho sporcato con il succo. Decido di sdraiarmi sul letto. Una canzone e poi vado a dormire. "OH LOVE" green day. <3 
 
 
 

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Capitolo 2
*** una giornata di discorsi evitati.. ***


Anche oggi I. non c’è al ritrovo. Sono all’inizio della via dove si trova la fermata. Lo vedo che prende il pulman che mi ha preceduta.
G. entrerà alla seconda ora quindi mi tocca prendere il pulman 627 da sola. Salgo e mi giro ad osservare gli ultimi posti. Eccolo! Rondanini! G. non riesce mai a beccarlo la mattina, come non riesce a non pedinarlo durante gli intervalli.
Arrivo a scuola, I. mi vede, si avvicina e mi saluta. Neanche un sorriso. Non l’ho mai visto così freddo. Non ho mai visto persona più fredda a dire il vero. Persino quando litighiamo lo sento più vicino a me. Proseguo il corridoio dove salto addosso a Nicole con un fare a dir poco fraintendibile.
La parte sinistra della classe è già al completo. Tutte a ripassare la lezione di inglese che sarà alla terza ora oggi, che è giovedì. La parte destra, come me, è tutta in giro per la scuola, o per lo più all’angolo del giardino a fumare.
Durante le due ore di italiano, nel bel mezzo di “MUSICA” fly project, mi accorgo di aver ricevuto tre messaggi:
Davide : “ Buona giornata principessa <3
M.S: “ Buongiorno ciccia!
S.: ” Buona giornata.
Rispondo solo al primo. Adoro quel ragazzo, è una degli amici a cui tengo di più. Il secondo implicherebbe una conversazione, che non sono in grado di sostenere durante le prime ore. S. vuole solo discutere, ancora.
G. è arrivata. E’ un po’ di giorni che M. continua a scriverle, e che ovviamente lei se ne va in giro ad aggiornare chiunque di ogni sua frase. Io e Nicole siamo un po’ infastidite. Quel figo, mi ha scritto solo una volta. Si è proposto come rappresentante d’istituto, quindi lo vediamo spesso in giro per le classi a parlare con i professori. Peccato sia troppo grande, è di quarta ma è stato bocciato in seconda, mentre io sono solo di prima.
Verso le ultime ore è scoppiato il demonio. Il comportamento di G. l’ha portata ad avere molte ragazze contro. Per lo più ci ha dato delle false, quando forse non le conveniva molto. Partono urla, spintoni e insulti. La classe tutto d’un tratto si trasforma in una giungla, mista ad uno stagno. Sembriamo 20 oche. Alla fine delle lezioni, ma non della discussione, me ne vado tranquilla a casa con Oswa.
Io con G. ho chiarito. Sono in pace con me stessa. Non sono falsa e chi mi conosce lo sa bene.
In casa un'altra lite è incorso. Che strano… Mamma ha chiamato papà per parlare. Probabilmente della settimana scorsa, quando quella stronza di mia sorella le ha detto che fumo. E anche adesso sono calma, salgo le scale e vado in camera. Con papà mi confido. Tutto quello che sarà detto, per lui non saranno sorprese. Non per niente dopo due ore di musica a tutto volume per coprire le loro voci poco gradite, mio padre sale. Passiamo mezz’ora a ridere su ciò che si sono detti. In realtà in quel piccolo arco di tempo dovevo subirmi la seconda ramanzina. A quanto pare sarei la delusione della casa.
Questa sera devo sentire F., devo assolutamente parlare con lui. Salgo su fb e la nostra conversazione inizia..
F. : Mary, ma con S. allora? Sai non mi va a genio quel ragazzo.. Dai è un coglione, è già andata male una volta con lui e non mi va che stai male.
io: Se lo vuoi sapere l'ho mandato a cagare, gli ho detto che rimane un amico. se gli sta bene , se no ciao.
F.: si, pero nel frattempo ci stai male magari, vero?ormai ti conosco, so che all'apparenza puoi sembrare felice. Ma lo capisco che c'è qualcosa che non va.
io: Nono tranquillo sto bene. Sono felice della mia scelta. Tu piuttosto, che hai? Ti vedo un po’ storto.
F.: Niente di cui preoccuparsi.
io: Dai su. Quando stai male non me lo dici mai. Mi sento inutile nella nostra amicizia.
F.: E secondo te perché non voglio parlartene?
io: Perché centro io.. stai male per colpa mia.. però vorrei che comunque le cose me le dicessi, così magari riesco a fare qualcosa.
F.: si anche. Ma più che altro perché io davvero non voglio addossarti queste cose. Me le tengo per me, cosi tu non ci devi pensare. Però ci sono quelle volte in cui vorrei parlartene per fartelo sapere, ma poi fortunatamente riesco a non dire nulla.
Io: beh io non aspetto altro, aspetto quel giorno in cui aprirai quella cazzo di bocca.. perchè così davvero non ti capisco.. ed è difficile essere amica di una persona che non conosci.
F.: dai vabbe già che ci siamo parliamone, allora…

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Capitolo 3
*** Non sono come mi descrivi tu.. ***


F.: dio santo Mary io ho provato a lasciarti perdere in queste settimane! Ho provato a vederti come un'amica ma non ci riesco! Ogni giorno è qualcosa che aumenta, non diminuisce!! Anche al Cadorna, pensavo di vederti e di dirmi tra me e me "dai non è poi cosi tanto bella" ma invece no! E’ aumentato ancora.. okay, ne abbiamo parlato anche quando ci siamo visti al campo, ma io a dirti la verità non ero convinto del tutto. Cioè, tu a me piaci davvero! E non è una stupida cotta, è una cosa seria! A scuola tutti stanno provando a farmi distrarre, parlandomi di altre ragazze, ma io c'è.. non ci penso. Lo so, è strano, ma come ragazza esisti solo te in questo momento. E so che tu probabilmente dirai che sono troppo buono e cavolate varie, ma non riesco a trovare una maniera meno "tenera" di dirtelo…
Io: Non sono cavolate. Sei davvero buono. L’ho detto anche a R. lunedì. Saresti perfetto. E lascia stare S. e anche il fatto che mi sento una merda al tuo confronto. Ti farei solo del male.
F.: Ma tu non lo capisci proprio! Io sarei il ragazzo più felice del mondo! E non mi faresti affatto stare male! Credimi! Sarebbe fantastico! A parte il fatto che io non ho mai capito se è solo questo o è anche un fattore estetico, però credimi, tu mi renderesti solo felice.
Io: non importa. Ora va tutto bene perché siamo solo amici. Ma secondo te perché ho sempre un problema? Perché non so relazionarmi con le persone.
F.: Io penso che tu credo di avere sempre un problema perché cerchi sempre quello che non va in ogni relazione, a volte pensando addirittura che il problema sia tu!
Io: Appunto, trovo sempre quello che non va bene e farei lo stesso con te! O forse già lo sto facendo..
F.: Beh ma se cerchi qualcosa che non va è perché anche se non sembra qualcosa che non va c’è realmente!
Io.: Sembra la solita frase idiota, ma il problema sono io.
F.: No tu non sei affatto il problema! Il problema è che ogni volta io ripenso a quei giorni in cui io e te eravamo quasi insieme e penso a come sarebbe stato se le cose fossero andate per il verso giusto.. e lo penso tutt’ora…
Io: Hai visto come sono finito gli ultimi ragazzi con cui mi sono sentita, vero?
F.: Beh evidentemente non avevano capito che tipo di ragazza stupenda si sono persi, e sinceramente a perderci sono stati solo loro..
Io: o forse non capisci tu. Non sono come mi descrivi. Mi sento quasi falsa quando sento dire certe cose sul mio conto.
F.: Mary tu sei stupenda! Ti conosco, so che hai i tuoi giorni no, e abbiamo visto che riesco a gestirli molto bene! Non ci rimarrei male perché oramai so come sei fatta! Tu pensaci a queste parole.. ne riparleremo.. Buonanotte Mary <3
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Meglio di me, sono io.. ***


Mi sveglio e il primo mio gesto è controllarmi il volto allo specchio. Ho pianto. Ho gli occhi rossi, e il mascara di ieri sbavato sulle guance. Le occhiaie son profonde, e un forte mal di testa mi invita a tornare sotto le coperte. Mentre scendo le scale controllo il cellulare.. M.S. “ buonanotte bellezza”. Gli rispondo più tardi. Mi dispiace per come sia andata a finire tra di noi due mesi fa. Ho passato tutta l’estate a cercare la sua attenzione, e quando l’ho ottenuta, mi sono resa conto che era troppo grande per me..  Perché diciamocelo, quello che cerca un diciottenne in una relazione non credo sia lo stesso che cerca una quattordicenne.. Però siamo ottimi amici e la cosa mi soddisfa.
Nella casella dei messaggi ricevuti, rileggo quelli di F… Mi lascia sempre senza parole. Non ho mai visto persona più profonda e sincera. Detto da me, che dubito sempre di chiunque su qualunque cosa. C’è qualcosa in lui che mi porta a fidarmi. Forse perché in questi 2 anni che lo conosco mi ha dato solo certezze. Non ho mai avuto modo di pronunciare un “ hai sbagliato” o persino “ ti perdono”. Non ho mai dovuto farlo perché non ha mai sbagliato con me, e non l’ho mai dovuto perdonare. Caso mai il contrario. Quello si, è capitato molte volte. Uno dei motivi per cui non voglio cambiare il nostro rapporto. Ho sempre sbagliato tutto. Nelle poche relazioni che ho avuto sono sempre stata la stronza, quella che faceva del male all’altro. Non mi va di fare del male a lui. Non se lo merita. L’ho letto anche in un libro di Fabio Volo. Praticamente diceva che quando si pensa allo stare insieme ad una persona, non si parla tanto di aver paura del male che subiamo,  ma più a quello che facciamo subire. Quando ci si ama, ognuno può distruggere la vita dell’altro così facilmente, che a volte non ce se ne rende neanche conto. Ecco, io non ho paura di stare male, ma di farne.
G. oggi è giù di morale, probabilmente per ciò che è successo ieri in classe. Il pulman oggi è poco affollato, ma mi sento soffocare comunque. Il mal di testa non se ne va. Mi scrive l’Ale “ Amore oggi non vengo a danza, fammi sapere i prossimi orari un bacio”. Cavolo, proprio oggi che avevo bisogno di vederla.
G. guarda fuori dal finestrino, ma devo chiamarla tre volte per farle capire che siamo arrivate.
Il prof di scienze è un uomo simpatico, credo piacerebbe a mia madre. Ma intravedo la fede e l’immagine del loro matrimonio svanisce dalla mia mente. Decido di prendere appunti, che poi diventano magicamente pensieri e canzoni. E’ più forte di me, non riesco a portare attenzione.
All’intervallo I. si avvicina. Mi saluta affettuosamente. Mi sento osservata. Chi può essere se non Nicole e Alice con la bava alla bocca. Mi accarezza la guancia e se ne va. Effettivamente è proprio un bel ragazzo, con dei bei modi di fare. Ma discutere con lui è la fine. Quante volte avrei voluto prenderlo a schiaffi.
Le ragazze vogliono una cicca, e sono obbligata a richiamarlo per farmene dare un paio. Ha un aria tra lo scocciato e il divertito, forse perché Nicole lo guarda come se fosse un misto fra Gabriel Garco e Riccardo Scamarcio. Sorride e se ne va, con un pacchetto di vigorsol vuoto in tasca.
“ Eccoci qui, al secondo macht! Siamo in Cantù, nella palestra, più giustamente negli spogliatoi della scuola! 3,2,1.. si inizia! G. attacca Greta, che interviene con l’aiuto di Marta e di Sha. Interviene anche Michela, e G. è incastrata fra la porta dello schifido bagno e le sue bugie. Nicole sostiene G. che riparte in quarta. Sarà dura, non so dirvi chi vincerà! “ . Potrei fare la telecronista. Ne rimane fuori la parte sinistra ( che nemmeno sa quale sia il motivo preciso di tutta questa lite, anche se secondo me nessuno lo sa). Ne rimane fuori anche Serena, che è troppo impegnata a perdersi nei vecchi ricordi di questa scuola, e Alice, che togliendosi la felpa ne rimane incastrata, va a sbattere contro il muro e cade nel cestino. Ovviamente io rimango ad osservare, anche perché questo è uno di quei luoghi che ti mettono ansia. Sembra l’istituto di qualche film horror. Sto solo aspettando che dalle docce esca un uomo in fin di vita, però non credo che in tutto sto caos qualcuno se ne accorgerebbe. Anzi, secondo me a questo punto si ucciderebbe da solo, magari con quella corda che in palestra sembra lì giusto per impiccarsi.
Esco in giardino a parlare con Daniele. Mi fa morire dal ridere quando canta quelle sue canzoni sconosciute. Ti sfida. Il bello viene quando dimentica le strofe e ti guarda con gli occhioni da cane bastonato. Passo le due ore di educazione fisica con lui di fianco che a squarcia gola tenta di azzeccare qualche parola, di qualche canzone in inglese, che non si è molto capito quale fosse. Io guardo le mie compagne e penso a quanto siamo immature. Le adoro, ma a volte una parte con qualche ragionamento insensato, e a ruota caschiamo tutte in discussioni pessime. Cresceremo tutte insieme, abbiamo 5 anni per farlo. 5 lunghissimi anni.
Rileggo i messaggi di F.. Ma è vero che non ci sto male per S.? Come al solito mento a me stessa. Cerco di convincermi che va tutto bene, che sono tranquilla quando cresce l’inferno nella mia mente.
Lui è l’opposto di F.,è un emerito idiota. Uno stronzo che ha perso quasi tutti gli amici che aveva per orgoglio, e anche a causa del suo comportamento di merda in generale. Non c’è una decisione che ha preso di cui poi non si è pentito. E’ perennemente incerto su quello che vuole e su quello di cui ha bisogno. E’ così.. così… così UGUALE A ME. Forse mi piace perché mi/lo conosco. So dove puntare per farlo felice, e dove colpire se voglio farlo cedere. Eppure è così difficile. E’ così difficile sapere cosa gli passa per la mente. Ma cosa pretendo, non so nemmeno cosa passa nella mia.
Vado a danza, e pure qui mi ritrovo persone che non vorrei mai vedere, tanto meno in questo ambito. Me le ha portare una mia amica. Assisteranno alla lezione. Bene, ma se provano a ridere o altro, spacco la faccia ad entrambe, senza trascurare nessuna delle due. Ovviamente non c’è l’Ale. A fine lezione chiedo a Thomas ( su cui ho fatto l’ultimo tema a scuola) quando faremo le prove con l’altro gruppo. Domani. Mentre lui discute con la Noe, io e Davide ci scambiamo occhiate. Sembriamo due idioti. Stanno parlando di una nostra amica che ci ha trascurati, e siccome Davide non ne sa niente, devo spiegargli velocemente cosa è successo.
Vado a casa arrabbiata e triste. Mio padre è incazzato perché l’ho fatto aspettare giù, sotto danza per 10 minuti. Decido di scrivere immediatamente all’Ale. Ci rimarrà malissimo alla notizia imminente. “ Amore, Thomas ha deciso di mettere nel gruppo Marianna e Chiara. Le prove saranno domani, ma loro saranno integrate credo dalla prossima lezione”. Le sarà crollato addosso il mondo. Teniamo entrambe così tanto a questo gruppo, e dopo quest’estate, che abbiamo perso Cocò, sembra che la situazione non si risollevi più. Infatti al seguito di ciò, se n’è andata anche un'altra ragazza ( che anche se le volevo bene, non la sopportavo per il suo egocentrismo). Martedì abbiamo saputo che Francesca non può più ballare per dei problemi alla schiena. Siamo rimasti io, Ale, Davide e Noemi  ( che si sta assicurando il posto appena lasciato vuoto  di “miss egocentrismo” ). Si è aggiunto a noi Tias, e ne siamo tutti entusiasti. Questa Chiara non mi dispiace, è più piccola di noi, ma è davvero brava. Ma Marianna no. Noemi ha giurato di lasciare il gruppo se ne viene a far parte anche lei. Io e l’Ale non possiamo sopportarla e Davide ovviamente, non sapendo cosa è successo, è indifferente. “ No. Mary sinceramente l’unica ragazza che oramai voglio in quel gruppo sei tu. Voglio un tuo abbraccio”. Spero tanto che la situazione migliori.
Mia sorella è andata a pallavolo. Ho un forte mal di pancia e non ho voce. Per la prima volta rifiuto la proposta di papà di mangiare kebab. Dovrà mettersi ai fornelli. Non è abituato, prima faceva tutto la battona. Prepara la pasta in bianco. Senza sale. E cruda. Gli dico ugualmente che è perfetta, si è impegnato. Mi alzo e lavo i piatti mentre lui stappa una birra. Mi lascia gli ultimi sorsi per andare a sdraiarsi sul divano. Sono qui, con una copertina leopardata, gemelli diversi nelle orecchie, e papà di fianco a me. Mentre lo guardo provo così tante emozioni che mi confondono. Davvero questo uomo ha rovinato la nostra famiglia? Mi sono state dette tante cose. Che si è messo nei guai molte volte, e che ha tradito mia madre.
Ho sempre pensato che un uomo che tradisce la madre dei suoi figli, tradisce a sua volta anche loro.
Però rimane il fatto che adoro parlare con lui. E’ come parlare ad un amico. Un amico adolescente. Si, lui è un uomo giovane dentro, forse è anche per questo che mamma dice che è immaturo.
Sto massaggiando con F. e M.S. ma nel frattempo vorrei scrivere a S. , anche se non se lo merita. Quindi non lo farò.
Mi limiterò ad essere amica a tutti quelli che vorranno, senza obbligare nessuno. Da oggi cercherò di migliorarmi, perché non voglio vivere la mia adolescenza negandomi alle persone per paura della mia incontrollata cattiveria. Sarò comunque io. Me stessa. Ma la migliore me.
“ Io guardo avanti, io guardo avanti sai.. Contano i passi, non che strada fai..
Chi non sorride, chi non sorride sai.. passa tra i sogni e non li coglie mai.. “ ( Carlo Alberto- il sole cade)
 
 

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Capitolo 5
*** Ci sono quelle sere, che sono più dure.. ***


Sono così strana, così nervosa. Ci sono quelle sere che vorrei chiudermi in camera, e rimanerci per sempre. Sono al sicuro. Faccio entrare solo chi voglio io. Chi mi capisce. Ma a fine serata mi rendo conto che sbaglio. La colpa è mia. Chiudo fuori le persone che vorrebbero entrare per farmi felice, e faccio entrare chi mi vuole buttare giù. Faccio le scelte sbagliate, nei momenti sbagliati. Ho fiuto per questo genere di cose.
Sono così pessimista. Per me la felicità è quel sentimento che arriva quando meno te la aspetti. Quando oramai ti stai abituando alla malinconia, e a quel senso di vuoto, arriva lei. Il problema è quando se ne va. Anche questa volta senza preavviso. Cos’hai? Più nulla. Perché quello che avevi costruito nell’infelicità l’hai distrutto per cose migliori che pensavi restassero per sempre. Pensi di farcela da solo, e poi rimani fregato. Un'altra volta. Ogni volta.
In quelle sere ho bisogno di litigare con qualcuno, mettere in discussione me stessa, per poi lasciarmi andare in un tenero pianto, e un mare di scuse. Il problema? Che nessuno è disposto ad essere quel qualcuno. E a pensarci bene, anche un coglione eviterebbe situazioni simili. Persino io.
Finisco per ferire tutti, amici e familiari. E non so perdermi in discussioni. Tutti vogliono spiegazioni, che non so dare. Che non ho. Sono così, e penso che molti di noi adolescenti si facciano di queste domande. Come mai arrivano queste sere? Come faccio a superarle? Concludiamo che la vita è una merda. La vita è una puttana. Si perché ti da le cose belle, quando non sei in grado di apprezzarle, e te le fa mancare, quando potresti vivere solamente di quelle. Ma ammettiamolo: Amiamo vivere. Amiamo ridere, poter pensare, ricordare alle persone a noi care che teniamo a loro. Amiamo sapere che qualcuno pensa a noi. Amiamo anche dormire, è come se fossimo morti, ma il sogno ci tiene in bilico tra un respiro e un emozione.
“ ci sono quelle sere, che sono più dure, dove serve bere via le paure… e dentro ci si sente.. PICCOLI PER SEMPRE! Ci sono quelle sere, belle da morire, dove puoi giocare invece di dormire… quando ci si sente.. PICCOLI PER SEMPRE!”  ( j ax piccoli per sempre) 

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Capitolo 6
*** Do you remember.. ***


Catarro, catarro ovunque! Decido di stare a casa, così da evitare l’ennesima discussione in classe, due ore a fare nulla, e la voglia di tornare a letto. Mi sveglio alle 12 ricordandomi che ho le prove alle 14 con il gruppo. Lo ricordo anche all’Ale. Mia sorella ovviamente non  è a casa. Capisco che non abbia un bel rapporto con papà, ma sono due giorni che non la vedo, esce presto, torna tardi. Però almeno siamo tutti calmi, e le discussioni non me le ritrovo anche in casa.
Sono da sola e provvedo a pulire la cucina. Poi guardo in frigo. Maionese, formaggio grana e 2 uova. Preferisco preparare un piatto di pasta.
Torna papà: “Mary, domani siamo al ristorante per festeggiare il compleanno del nonno”. Non poteva darmi notizia peggiore. Tralasciamo che questa parte di famiglia mi sa tanto di puzza sotto il naso. E poi sicuramente andremo in uno di quei ristoranti dove la gente ti guarda dall’alto verso il basso, e affronteremo discorsi sentiti e risentiti. Diciamo che una domenica non andrebbe sprecata così. Non so se optare per gonna e camicia, o tennis e jeans così da indispettire tutti. Ma poi dovrei discutere con mia zia del senso del gusto e del rispetto blah blah. E gonna sia.
Vado a danza, mancano Tias e l’Ale. Quindi ci prendiamo l’ora per parlare di chi far entrare nel gruppo. Solo Chiara. Sono strafelice, ci serviva una come lei. Il mal di testa non mi lascia nemmeno un secondo, e delle fitte alla schiena non mi permettono di respirare pienamente. Che brutto dejaevu. Inizio a viaggiare nei ricordi. Marzo 2012, gara di Novara. Erano mesi che stavo come se nulla potesse andare bene. A quel punto crollai. Fisicamente e moralmente. Quante paranoie mi facevo. Non ero abbastanza bella, abbastanza magra, abbastanza brava. Ero troppo alta, troppo timida, troppo chiusa. “ Ho un problema al ginocchio, diciamocelo, non diventerò mai una ballerina”. Aggiungiamo una stima di 12 ore settimanali di allenamento. Arrivavo la sera, che mi pentivo di tutte le minime scelte fatte durante la giornate. Adesso che ci penso, non so come io abbia fatto ad arrivare a quel punto. Ma la pazzia ti porta a non pensare a quello che fai, ed usi qualunque strada pur di ottenere ciò che vuoi.
Così incomincia a mangiare sempre meno, a vomitare quando pensavo di aver esagerato a cena, a chiudermi in me stessa. Ressi per circa un mesetto e mezzo. Mi servì quella sera per rendermi conto a cosa andavo in contro. Mi servì perdere il controllo, il respiro. Vedere i miei amici preoccupati per me. Saltare la gara.
Sto tornando a casa, quando mia sorella chiama papà, e iniziano a discutere. Lui si ferma in un parcheggio, e scende dalla macchina. Alzo la radio per non sentirli. Tempo 20 minuti e sono a casa.
Le ore passano, guardo fuori dalla finestra. Continua a piovere, sembra sempre tutto uguale. Cambio i canali, uno dopo l’altro. Alla fine mi ritrovo sempre a mangiare. Nutella e creker. Poi noccioline.
Torna a casa mia sorella: “ papà se vuoi rispetto inizia a portarlo”. Mi chiudo in camera di papà, senza cenare ( ma ho fatto così tanti spuntini che posso anche evitare). Mi sento stringere lo stomaco. E’ da molto tempo che mi succede. Probabilmente questa sensazione ha sostituito le farfalle che non si fanno sentire da un bel po’.
Scrivo  a F.. Era da tanto che le nostre conversazioni non erano composte da prese per il culo e offese pesanti. Ho voglia di uscire, di mangiare gelato. Ho anche voglia di vederlo, e non ho la minima idea del motivo. Forse perché c’è sempre. Ma vorrei vederlo un po’ più spesso. E’ diverso di persona, probabilmente perché non vedendoci molto, ogni volta c’è da riprendere un po’ di confidenza. La cosa mi dispiace. E’ una delle persone che mi stanno più vicine, e tra quelle è la più sincera. Ma le cose stanno così quindi passo avanti. Non ho intenzione di farglielo presente. Potrebbe intuire dell’altro, e non voglio si faccia idee sbagliate, non voglio che speri in qualcosa che non succederà. Anche se..
“ Ciao Mary. Ti ricordi a maggio? Quando dicevi di avere un debole per me? Ecco. Ti ho detto di lasciare perdere, che ti vedevo solo come amica. Ma non era vero. Provavo lo stesso, ma non volevo farti e starci male. E adesso penso a come sarebbero le cose se ti avessi detto la verità. Non ci credo che potrei stare con te, e che invece due volte ne ho avuto l’occasione e due volte le ho buttate al vento. Sono giorni che ci penso, e sono giorni che non me ne capacito”. S. non merita risposta. Anche perché non saprei che dire. Mi sono stufata del suo comportamento, del suo ripensarci. Gli errori si fanno, e poi ci si mette nell’ottica che ad ogni azione corrisponde una reazione. E’ quello che dovrebbe fare lui. Cancello il messaggio ed è come se non fosse mai arrivato.
“Mary non sei insopportabile. Neanche quando sei scazzata. Mi piace parlare con te!”.
Mi scappa un sorriso, che subito scompare quando entra mia sorella. Dopo che mi ha ben scassato i coglioni se ne va. Perché F. mi fa questo effetto? Semplicemente non è lui, ma quello che dice. Si si è così, deve essere così.
F. in questi messaggi sembra un po’ strano, preoccupato. Gli chiedo spiegazioni, e ci metto un po’ per convincerlo a parlarmene.
“Oggi ho ripensato a quando tu mi hai detto che starei male per colpa tua! Non capisco se è questo che ti blocca o ci sono altri motivi.. Mi sono chiesto per la prima volta se sia il caso di continuare così, cioè ti sto solo incasinando la vita e la situazione non cambia anche se è passato tanto tempo..”.
Non so cosa voglio. C’è una vocina che mi dice “lascialo andare, non puoi fargli questo”. Ma ho quel mancato battito del cuore che mi confonde..
“ Beh questo è un motivo, un altro è che di persona sei diverso.. Sei più chiuso.. Lo so che probabilmente è perché non ci vediamo spesso.. Però boh.. Questi sono i due principali motivi.. Poi c’è S., con lui mi blocca il fatto che è un coglione. Non mi stai incasinando nulla. Però devi fare quello che ti senti. Non voglio convincerti ad andare avanti così perché può darsi che le cose non si concludano nei migliori dei modi, tu ci staresti male e io avrei fatto la stronza e non voglio succeda.. Non ho intenzione di passare sere e sere a pensare e a scegliere tra voi due.. Voglio fare quello che mi sento e quando me la sento..”.
Cavolate. Vorrei tanto scegliere. Vorrei tanto avere le idee chiare, così da poter scegliere. Vorrei che lui combattesse per avermi, ma a questo punto penserei solo a me stessa. Sono una merda. Sono un egocentrica di merda.
“Io non ti ho detto di scegliere, ti ho detto solo che anche se non andrà bene, io non starò poi così tanto male.. Dipende tutto da quello che ti senti tu.. Stai tranquilla..”..  E’ sempre buono e paziente. Per l’ennesima volta, se fossi stata lui mi sarei già mandata a cagare.
“Non so se crederci. Ci sto male per sta storia, perché non voglio farti del male e mi sento in colpa perché te ne sto facendo comunque.. “.
“Pff Mary non dire così! Io non voglio che tu ti senta in colpa semplicemente per il fatto che tu non meriti di stare così.. [ me lo merito eccome ] .. Tu meriti di essere trattata bene da qualcuno che ti sappia apprezzare per quello che sei, non per quello che tu vorresti essere.. Va beh, io ti dico solo una cosa: tu non hai colpe! E con questo vado a dormire. Buonanotte! “.
Sabato sera, passato in casa. Senza gelato e senza amici. Io, computer e “ my super psycho sweet 16” su MTV.
E’ l’1. Sono ancora sveglia, l’unica nella casa ( nei 50 metri quadri di casa). Sono chiusa nel bagno, perché in sala sta dormendo mia sorella e in camera mio padre. La vasca non è poi così scomoda. Mi accorgo di essermi addormentata quando sento una gocciolina che mi scivola sul viso, facendomi solletico. Sono le 3. Le cuffie non hanno mai smesso di andare, e mi hanno portato “Lullaby” di nickelback. Cerco di alzarmi e mi cede il ginocchio. Credo di non aver fatto molto rumore cadendo, ma non posso saperlo perché il volume è al massimo, e per fortuna, perché il silenzio mi terrorizza. Ci riprovo, e mi allungo abbastanza da aprire la finestra. Entra un aria fredda, mi fa salire i brividi, più di quanto non abbia già fatto questa canzone. Il vento smuove gli alberi e fa cadere le foglie, quelle che si sono lasciate andare con il brutto tempo. Un po’ come i periodi di merda che riescono sempre a beccare i tuoi punti deboli. Quelli che nelle ultime settimane si sono scavati sempre di più, fino a portarti a nasconderli per non fare vedere le cicatrici. Ma il vento arriva prima o poi, e non importa quanto tu ti sia impegnato a sembrare forte, cederai come chiunque altro.
Vedo in fondo alla via una coppia, sui 40 anni circa. Come faccio a sapere che sono una coppia? Boh mi viene naturale pensarlo. Forse perché si urlano contro, si scompongono per farlo, ma rimangono comunque con i visi vicini, come se non importasse l’odio che si stanno scambiando. Hanno così tanta voglia di un altro abbraccio, di un altro bacio da togliere il respiro, che non perdono tempo, si avvicinano in attesa delle prime scuse, del primo compromesso che faccia tornare tutto come prima. Sono scandalizzata e nello stesso tempo disgustata dalla mia tenerezza. Sarà l’orario.
Decido di andare a letto, quando apro la porta del bagno e mi ritrovo davanti mio padre incazzato nero. Divento bianca cadaverica dallo spavento( lo so perché appena è tornato a dormire mi sono guardata allo specchio per lavarmi i denti). A quanto pare non sono proprio una farfalla quando cammino, più che altro un elefante con in braccio un ippopotamo.
Mi preparo, mi infilo sotto le coperte  e con grande sforzo stacco le cuffie dal cellulare. Canticchio nella mente l’ultima canzone. “ .. E anche se brucia nelle vene non facciamo scene, la verità è che ormai insieme non stiamo più bene, siamo un incendio spento, cenere che si dirada, e adesso è ora che ognuno vada per la sua strada.. “.
Basta, ho deciso. Con S. ho chiuso. Ci abbiamo provato due anni fa è ha portato solo lacrime ad entrambi. E anche adesso non molto è cambiato. A provare a far andar bene le cose tra noi due, siamo finiti ognuno in camera propria ad urlare contro lo specchio.
Mi scende una lacrima e non so se sia per la stanchezza o per altro. Chiudo gli occhi, e stringo forte il cuscino. 

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Capitolo 7
*** domenica di ghiaccio ***


 
Della domenica si può raccontare benissimo solo la sera, siccome il pomeriggio non è stato niente di che..
“ Mary, che ne dici se ci vediamo in questi giorni?” S. è particolarmente insistente. Gli rispondo che ci vedremo martedì in oratorio. “ Poi ti posso accompagnare a casa io?” Sono abbastanza confusa  e sono indecisa, quindi non rispondo. “ Tranquilla non voglio fare nulla, solo parlare un pò “. Mi ha letto nel pensiero.. Ho paura che si avvicini, e sono troppo debole per rinunciare al suo sguardo, al suo calore. Non mi fido di lui “ preferirei di no”. Non risponde e non me ne faccio problemi.
F. sa tutto. Non voglio nascondergli niente, non se lo merita. Mi ha sempre incoraggiata con i ragazzi, anche con S. , pur sapendo che non è fatto per me. Per vedermi felice è disposto a vedermi con un altro. 
Come al solito ci scontriamo se si parla di cibo. Inizia a darmi il nervoso questa cosa, perché non ho mai detto di essere grossa, ma semplicemente non sono un figurino, non sono quel tipo di ragazza che può permettersi di mangiare qualunque cosa, e quindi devo trattenermi un po’. Sembra stia bestemmiando quando dico “ evito di mangiare questo”.
Ci mancavano solo i rumori insistenti in cantina. Prendo 3 sedie, il mio zaino di scuola e li piazzo davanti alla porta. Chiudo fb e salgo in camera. Quando mai non ho voluto andare da nonna a mangiare la torta con mamma.
Alla fine era solo un gatto che si era intrufolato dalla finestra, e che simpatico com’è ha fatto cadere vecchi scatoloni e mini biciclette.
Vado a letto e non penso a niente. Voglio solo dormire. Ovviamente non  ci riesco.
Esco dalla finestra che dà sul terrazzo. Fa freddo, e certo che sono un piccolo genio ad uscire in canottiera e pantaloncini. “CASTLE OF GLASS” Linkin park. Che tristezza e che ansia mette questa base. Eppure non riesco a cambiare canzone.
Sono un ghiacciolo quando alle 3 decido di rientrare e metterti sotto le coperte che mi coccolano, e che mi fanno addormentare accucciolata intorno allo scaldotto. 

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Capitolo 8
*** ciclo portatore di male ***


Sabato sera. 15-12-12.. Eccolo qui, il momento tanto temuto. Il giorno in cui, per colpa del ciclo che ci è stato inflitto a noi ragazze, mi ritrovo a casa a dimenarmi sotto le coperte. Fitte allo stomaco, giramenti di testa, e tanta voglia di rimettere.
Questo non fare nulla, causato dalla mia mancata voglia di studiare e pulire casa, mi porta a pensare. Odio pensare.
Dovrei perdere qualche chilo, 5 o 6.. e ciò mi ricorda marzo scorso.. io e la mia meta mancata.
D. è scomparso. Non lo vedo più i martedì sera, le domeniche mi spaventano a tal punto da barricarmi in casa, e ad ogni “ Mary usciamo?” sono sempre più fiera delle mie risposte fantasiose. In realtà vorrei solo ammettere che mi manca, ma che ho una terribile paura della reazione che avrei nel vederlo. I suoi messaggi assurdi mi risuonano nella testa “ vorrei baciarti.. “, “ sei importate..”, “ so cosa voglio e non sei tu..”, “non saremo mai amici..”. Come possono collegarsi tutti questi messaggi? I casi sono due, o ha una doppia personalità, oppure è semplicemente un idiota.
M. ci prova spudoratamente, e cautamente lo allontano. Sono arrivata a tal punto di inventarmi che ho una “relazione” con un tipo che vedo una volta al mese, che mi faccio quel giorno per poi perdermi il giorno dopo. Mi avrà preso per una ragazza con seri problemi di pudore.
F. mi sembra tranquillo, ma a quanto so di tranquillo passa solo le ore alla playstation. “COLPEVOLE”. FRIENDZONE: amici o fidanzati? .. che programma demenziale.. quale pazzo di mente riuscirebbe a mettersi con un dei propri migliori amici. Mi consolo vedendo che non sono l’unica a sentirsi a disagio baciando quella persona che fino a qualche giorno prima ascoltava le tue pene d’amore.
Sento quasi ogni giorno, quel ragazzo che a settembre avevo illuso. Uno dei tanti purtroppo. E’ un tesoro, caspita..
Davvero non capisco, perché devo essere attratta dai bastardi indecisi, quando posso avere ragazzi gentili e premurosi. “perché sei un insicura di merda, che pensa di non meritare di esser felice e che preferisce infliggersi dolore “.
Sono patetica, mi guardo allo specchio e vedo una tipa tutta tette, metà testa rasata, con addosso una sporca felpa 3XL dell’ Hard Rock. Calzettoni alle ginocchia e viso sciupato. Dovrei dormire, mangiare e uscire. Cosa che non faccio più con una certa frequenza da un paio di giorni. Forse più di un paio.
Mia madre credo stia entrando in menopausa. Povera ciccia. Ogni cosa che chiedo mi risponde con “ No Marika, mi hai mentito un mese fa, mi hai preso in giro, non mi hai detto che fumavi, e quindi per punizione non farai nulla che vuoi fare”. Voglio mio padre. Voglio vivere in casa sua. In quella casa dove non vengo trattata come una bambina, dove non vengo paragonata alla sorella perfetta e dove le mie decisioni sono solo MIE. Quella casa dove sono libera. 

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Capitolo 9
*** merdy christmas ***


Famiglie perfette, famiglie perfette ovunque. Sto cazzo di natale che mi deprime ulteriormente. Il natale si dovrebbe passare con le persone che si amano, io invece sarò bloccata nella casa del greanch. Prima di uscire da casa mia, per andare da mia zia, ho fatto scorta di sorrisi finti e pazienza ( quella non è mai abbastanza).
Sono ancora scossa dal fatto di aver trovato a casa di mio padre del fondotinta e 3 perizoma da asciugare. Oltre ad aver fatto cornuta mia madre 9 anni fa, adesso anche a quella zoccola che è tornata al suo paese per le vacanze. Vederlo in macchina mi rende nervosa.
Mangio velocemente per poi chiudermi in camera con mia cugina a vedermi Questo Piccolo Grande Amore. Certo, il film perfetto per aumentare la mia depressione.
Scendo e mio padre è attaccato al computer, la sua nuova conquista.
Dopo aver rotto i coglioni per averci a natale, non lasciandoci andare da i miei parenti a Verbania con mia madre ( dovrei avrei voluto essere), non ci caga tutta la mattina e pretende di riportarci a casa subito dopo pranzo.
Ovviamente mia sorella insiste per restare, anche se non capisco quale sia la sua strategia, alla fine è ciò che volevamo, tornare a casa.
La mia nonna, un amore come al solito, 100 euro, di seguito 25 da mia zia, e altri 25 da mio zio. In fine, papà, 20 euro. Delusione totale.
Tiro avanti, fino a quando, prima di uscire di scena, mio padre fa ben capire al resto dei presenti, la mia confessione ( causata dall’alcool sabato sera) . Alcool più Marika uguale parlantina, e quindi di conseguenza dire a mio padre che fumo. Già i miei parenti paterni mi vedono come la figlia strana, dopo stasera sarò anche quella …. Lasciamo perdere.
Torno a casa e scoppio a piangere, io come mia sorella. Per fortuna c’è mia madre, quella donna che c’è sempre, anche se molte volte nego l’esigenza di averla accanto.
Perdono sempre mio padre, ma ogni volta è una pugnalata al fianco. 

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Capitolo 10
*** sei rimasto ***


Saranno passati 2 mesi. Due mesi che non ti sento più. Due mesi, da quel giorno in cui mi hai scritto “ non saremo mai amici”. Sono passati 2 cazzo di mesi, perché ci sono ancora dentro fino al collo?
Dopo tutto quello che hai detto, che hai fatto. Dopo tutto quello che ho passato, Dopo tutto l’odio che ho provato e che ancora provo. Perché sei ancora lì?
Perché sei ancora lì, al caldo fra i miei ricordi, tra i miei mille respiri. Te ne sei andato, ma sei rimasto. Sei rimasto tra le lacrime di ogni sera, e tra le parole che scrivo. Tra ogni respiro mancato al tuo pensiero.
Caro S. vai a fotterti, perchè stai soffocando il mio cuore, e massacrando la mia libertà.

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Capitolo 11
*** ti righerei la macchina ***


Caro papà…
Siccome so, che cercare di parlare sarebbe impossibile, Ti scrivo che faccio prima. E’ stato il natale peggiore della mia vita. E ti dico il perché.
Questo fine settimana, mentre cercavo le forbicine, ho trovato del fondotinta nell’armadietto, in seguito delle mutande femminili ad asciugare sul calorifero. Ho subito collegato il tutto alla Karen, che è però partita da troppo tempo, per lavare le mutande ora, ed il fondotinta prima non c’era.
A quanto so, molto tempo fa, quando tu stavi con mamma, avevi storie con altre donne. Quindi spero tanto che tu non stia commettendo lo stesso sbaglio.
Il fatto che tu abbia insistito per averci a natale quest’anno mi ha fatto piacere, fino a quando non volevi riportarci a casa alle 5, subito dopo pranzo. Sai quanto teniamo a passare il natale con i cugini a Verbania, sia per il fatto che non li vediamo spesso, sia per la Zia. Non dico che sono arrabbiata perché mi hai privato di passare anche questo natale con loro, ma sono delusa dal fatto che tu non abbia fatto sì che questo natale sia all’altezza degli altri.
Ci sono rimasta male anche aprendo la busta. Sapevi bene che avrei voluto comprarmi un paio di scarpe, e sapevi bene che con 20 euro neanche una stringa mi compravo. Dopo aver concesso a fabiana 150 euro per l’Inghilterra, non capisco cosa ti costava 50 euro in più per farmi felice. Ci sono rimasta ancora peggio quando, aprendo le altre, ho scoperto che avevo ricevuto più soldi dagli zii e dai nonni che da te.
Tralasciando i generosi 100 euro della nonna, che ho dovuto mettere via, anche sommando il resto dei soldi non ho potuto comprarmi quel paio di scarpe. Il punto? Non è aver dovuto tirar fuori ulteriori miei soldi per comprarmele, ma il fatto che tu non contribuisci nel soddisfare quotidianamente dei nostri sfizi, e quella volta ogni tanto che te ne chiedo uno, manco ti sforzi per farlo.
In fine, mi sono sentita tradita, quando, dopo averti detto ti non dire niente delle sigarette, hai fatto ben intendere a tutti ciò. Sappiamo bene che io e Fabiana non siamo ben accettate, dopo questo passerò per la disgraziata.
Tutte queste insieme di cose mi hanno distrutto ieri. E io non ne voglio più parlare, non voglio affrontare l’argomento. Spero che tu abbia afferrato ogni punto, e che capirai se da oggi in poi farò un po’ più fatica ad aprirmi con te.
 
Un bacio, Mari 

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Capitolo 12
*** il diario di una nerd superstar ***


Giovedì sera, computer e una serie di puntate di “ il diario di una nerd superstar” e “teen wolf”. Quelle sere in cui ho una dannata voglia di mettermi in tiro, uscire e bere, e bere e anche bere. Forse ci starebbe anche conoscere un bel ragazzo con una moto.
Invece no, le coperte mi stringono al divano, oppure è semplicemente il mio dolce peso. E quando, come oggi, avevo bisogno di una puntata in cui la sfigata Jenna Emilton aveva contro l’intero mondo, mi ritrovo a guardare la puntata più sdolcinata dell’intera serie. Bella merda!
Esser stata obbligata oggi a vedere F. mi ha portato ad essere particolarmente scocciata e infastidita. Si, infastidita e scocciata dal mio senso di colpa che sovrasta ogni pensiero ogni volta che lo vedo. Sono stata sincera, c’ho provato e non è andata. Cosa devo farci?!
Vorrei tanto trovare l’amore, o anche un bel figo con cui dimenticare i miei drammatici problemi. Quindi principi azzurri o rospi, quel che siete, io sono qua, portatemi via la più presto, per favore.

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Capitolo 13
*** She is my sweetheart ... ***


E’ vero, per sentirsi meglio da un momento all’altro basta della cioccolata e un amica idiota. LA amica idiota. LA MIGLIOR amica idiota. Si, lei non è una qualsiasi. Lei è quella che non fa errori, ma vive la sua vita come vuole. E’ quella che quando sei triste ti si butta addosso e ti strapazza di baci. E’ quella con 3000 problemi, ma che metterà sempre i tuoi per primi.
Quel tesoro che urla quando parla, che nel muoversi ha l’eleganza di un panda con il raffreddore.
Quando la vedo ballare, mi compare sul viso un sorriso idiota. E’ stupenda.
E’ strano e banale dirlo, ma qualsiasi sia il mio stato d’animo quel giorno, se sto con lei siamo una stessa persona.
E’ un amore,se mai un giorno la perdessi, non me lo perdonerei. E’ una di quelle persone che spero resti per tutta la vita, che inseguirei ovunque, per cui farei di tutto.  Una di quelle poche persone. Si, perché sono davvero poche quelle che mi sono entrate nel cuore, e che hanno lasciato il segno.
“I belong with you, you belong with me you're my sweetheart “ <3 Questa è lei, Ale, la ragazza migliore che ci sia al mondo, eh si, è mia.

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Capitolo 14
*** Dirti ti amo è troppo poco per fartene un'opinione. ***


Sai quelle giornate in cui ti senti perennemente in bilico su un precipizio? Quelle giornate in cui i tuoi occhi non smettono un secondo di bruciare, di essere affogati da lacrime trattenute? Quelle giornate in cui ti senti stanca da far schifo, ma non ti fermi nemmeno un secondo in attesa di qualcosa? Beh, quel precipizio è la mia vita, ed io sono una cogliona. Quelle lacrime me le merito, ed io sono una cogliona. Quel qualcosa non arriverà, ed io sono una cogliona.
Devo smetterla di pensare che vada tutto bene, tutto per il verso giusto. Che sia tutto perfetto e che nulla possa essere rovinato. Perché guardaci? Hai ragione. Facciamo schifo. Fa schifo il modo in cui ci attacchiamo, fanno schifo quei giochi di parole che usiamo per far sentire in colpa l’altro. Fa schifo il silenzio nostro, i messaggi vuoti. Fa schifo il nostro modo di reagire ai problemi. Fa schifo il nostro modo di subire dolore.
Ma è anche vero che ti amo da far schifo, che ti voglio da far schifo e che sono pazza di te da far schifo.
E’ anche vero che pur di continuare a sapere che sei mio, sopporterei tutto questo schifo.
E non è vero, non è vero che tu non sopporti più questo dolore, perché si può continuare a lottare, perché dopo la tempesta c’è sempre il sole, perché dopo la guerra c’è sempre l’amore.
Non ci credo che preferiresti soffrire per la mia mancanza, che per la mia presenza. Non ci credo perché i tuoi occhi non dicono questo. Non ci credo perché le tue parole e i tuoi gesti non dicono questo. Urlano dolore e sofferenza, ma non mi manderebbero via.
“Giuro, ti prometto che io mi impegnerò,io farò di tutto però se il mondo col suo delirio riuscirà ad entrare e far danni, ti prego, dimmi che combatterai insieme a me “
Allora per favore fallo, per quanto sia difficile starmi vicino, fallo. Per quanto siano dolorose queste litigate, fallo. Per quanto sia pesante sopportarmi, fallo. Perché sappi che io farei di tutto per te. Per noi, e per ottenere quella immensa felicità che si trova tra i pianti e le notti in bianco.

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