Chi fa da sé fa per 150. Oh yeah.

di GCLem
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** La semplicità di sbagliare ***
Capitolo 3: *** In nome di Zeus. ***
Capitolo 4: *** No violence. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Ebbene voi, cari e amari lettori, voi che avete deciso di leggere questa piccola raccolta di pensieri nella speranza di veder pubblicata qualche rovinosa critica verso coloro o quel qualcosa che segretamente odiate, ebbene voi...ehmehm...voi, dicevo, verrete coinvolti, senza che nemmeno ve ne rendiate conto, nella più folle ironia che la mia mente possa covare. Insomma, siete tutti sentenziabili. E ciancio alle bande, io ci provo poi siete voi a giudicare con il vostro pollice (sì, è opponibile) se io debba continuare o chiedere al macellaio di staccarmi le dita e farci un bel macinato. No, non sto bene.

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Capitolo 2
*** La semplicità di sbagliare ***


Puah. E poi ti accorgi di esser caduto dal letto. In realtà non so davvero come iniziare il capitolo e sto andando spudoratamente alla cieca. Ebbene, non parlerò di quel santo Papa che ha seguito le orme di Schettino, lasciandoci alla deriva per contare le formiche che fuoriescono felici e spensierate dal loro buco di terra, ignare del bambino che le osserva malignamente con in mano una lente. No. Non parlerò di fazioni, di partiti, di programmi elettorali. Perchè? Perchè non ne sono capace se no l'avrei fatto. Seguitemi. Cercherò di presentarvi davanti agli occhi ciò che tutti noi non sopportiamo di vedere: la nostra fragilità. Non penso di esser l'unica a pretendere di aver costantemente ragione anche se la tesi che portate avanti è riferita al numero di caccole che pesca dal suo naso, il caro (e prezzemolo afflosciato) Grillo. No, ho detto che non parlerò di politica quindi non lo farò. Ma suppongo siano circa una ventina al giorno. Detto questo... chi è così realista da capire che ciò che fa o dice è un' emerita cazzata? Nessuno. E chi è così idiota da ammettere che ciò che fa o dice è un'emerita cazzata? Nessuno. Per questo siamo tutti realisti e, allo stesso tempo, idioti. Riteniamo, secondo un nostro infondato criterio di lealtà di saper vivere correttamente rispettando noi e gli altri. Ffffffalso, *disse sputando*. Il problema è che siamo immersi in un tepore di egoismo e di individualismo cronico che ci portano a negare l'esistenza del nostro stesso mondo. O almeno questo esiste solo quando sentiamo il desiderio di urinarci sopra. Oltre ad essere egoisti, siamo opportunisti. Terribilmente opportunisti. E ne andiamo fieri perchè é il nostro temperamento ("Non ti do il permesso di cambiarmi"). Temperamento? Dovremmo tutti fare un bel rinfrescante bagno nell'acido a questo punto. Accuso gli altri di falsità, eppure dovrei io stessa rivedere i canoni del mio modo di comportarmi. E tuttavia è così divertente urlare per difendere i propri e benedetti ideali fino a strapparti la giugulare dallo sforzo. Dire "Chiudi la bocca, gallina ibrida, se no ti faccio ingoiare la scarpa" è più semplice ed efficace che accettare un dialogo ed argomentarlo. Gente vi lascio con una frase trovata a caso su Google e poi mi dileguo: << I nostri errori ci sono più cari delle verità degli altri. >> Henri Frédéric Amiel, Diario intimo, 1839/81

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Capitolo 3
*** In nome di Zeus. ***


La cristianità ci pervade. O meglio la sua ombra: ci dichiariamo cristiani per pura convenzione o perchè siamo abituati a farlo. Educhiamo i nostri figli per mezzo di regole e doveri senza renderci conto che li stiamo portando all'ignoranza. Non teniamo presente l'importanza dei valori che stanno alla base della nostra religione: la trasfiguriamo in ciò che più odiamo. L'imposizione del catechismo, l'imposizione di andare a messa la domenica, l'imposizione di conoscere la storia di quell'uomo così distante. Di quel Gesù. Quante cose sbagliamo: il cristianesimo non deve essere confuso con l'ipocrisia. Quante comunità all'interno di una chiesa, quanti conflitti, quanti indici accusatori. E quando rientriamo a casa non siamo capaci nemmeno di un abbraccio. Non siamo capaci nemmeno di una carezza a nostro figlio: pregare insieme prima di cena, tenerci la mano, farci il segno della croce prima di andare a dormire. Sono solo parte di quel cammino spirituale: ricordiamoci che essere cristiani non deve corrispondere per forza ad essere sottomessi. Non cerco di attuare una qualche rivoluzione, ma cerco di far ragionare questi semplici cinque lettori. Una spiritualità vissuta con consapevolezza: l'unico modo di assaporare parte di quell'essenza religiosa. L'unico modo di conoscere quel Gesù. Quel Dio fatto uomo.

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Capitolo 4
*** No violence. ***


NO VIOLENCE

<< La più grande debolezza della violenza è l'essere una spirale discendente che dà vita proprio alle cose che cerca di distruggere. Invece di diminuire il male, lo moltiplica.  >>
Martin Luther King

 

 

Assistiamo ogni giorno, indirettamente o in prima persona, ad atti cosiddetti “violenti”: si parla di violenza carnale, violenza morale, violenza privata. Stupri, guerre, atti intimidatori, suicidi sono solo un lembo di quel velo nero che ricopre la nostra società e la nostra vita.

 

La violenza è soggetto e oggetto del nostro vivere: ci sono tanti e più fattori che ne moltiplicano l’azione devastante, tuttavia ognuno si limita a raccontare e ad ascoltare notizie, fondate per la verità su un tabù. Conosciamo gli effetti e le cause ma siamo ancora indifferenti davanti ad una possibile “cura”. Sì, perché  siamo disposti ad attivarci per dei movimenti di sensibilizzazione, certamente nobili e il più delle volte concreti, ma siamo titubanti davanti ad una scelta. Nonostante nella nostra società ricorrono valori e fondate moralità, non riusciamo ad acquisire quell’armonia che ci permette di agire sotto il nome della coerenza.

 

Tutto ciò che succede ci influenza: crisi economica, instabilità politica,  corruzione delle istituzioni, scelte di vita che si rivelano errate condizionano il nostro animo e inibiscono la ragione. E a quel punto prevale l’egoismo: agiamo e parliamo da violenti senza nemmeno rendercene conto e ci dimentichiamo delle opportunità che DAL mondo e AL mondo possiamo RICEVERE e OFFRIRE.

 

La politica (DAN DAN DA DAAAN…) non riesce più a garantire quest’armonia: nessuno ripone più le proprie speranze  in ciò che una volta era sinonimo di ordine e misura. Ciò che riguarda la città, ovvero la politica propriamente detta, è diventata un interesse individuale, non più comune.

 

Da ogni punto di vista la violenza può essere fatale, tuttavia la sua forza viene irrimediabilmente contrastata. Parola d’ordine? No, non è la marijuana. E’ la fede (ritirati Ele): infatti si è assistito ad un ribaltamento dei poli. Molti si distaccano dallo Stato e molti altri si affidano alla religione e a ciò che la fede può dare. Tuttavia rimarrà sempre quella percentuale che, inevitabilmente, si chiuderà le orecchie, si coprirà gli occhi e sigillerà la bocca.

 

 

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