Scream.

di drewstalent
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


- Azzardo. - Rispose Jay Corona accennando un piccolo sorriso.
Il silenzio calò in sala, la tensione cominciò a pungere, gocce di sudore rigano i visi dei presenti, nessuno osa fiatare.
L'unico rumore che si sente è quello del ventilatore, comprato venti anni fa alla fiera dell'usato in Texas, insieme a quegli orribili adorni floreali che Bill, il proprietario del locale, conservava dato che glieli regalò sua nonna, ormai defunta.
- La partita è fatta. - Si disse Jay soddisfatto.
Chi di questi incompetenti poteva batterlo? Con quei soldi avrebbe pagato tutti i suoi debiti, avrebbe contrattato altri ragazzi che l'avrebbero aiutato con il traffico di droghe, e avrebbe licenziato quei nullafacenti che gli avevano fatto perdere clienti.
Avrebbe potuto ucciderli, ma non valeva la pena sprecare tempo per quelle nullità, bè poteva ucciderli con le proprie mani, ma a questo ci avrebbe pensato dopo.
Con quei soldi inoltre avrebbe comprato i materiali per fare ''la roba'', e infine avrebbe comprato una decina di ragazze dell'Europa dell'Est, dato che i suoi clienti volevano nuove esperienze, e nuovi piaceri.
Jay non amava il suo lavoro, ma non potè cambiare il suo destino.
Era scappato dall'Italia diciotto anni fa isieme a sua moglie, proprio per dimenticare il suo passato.
Sua moglie, Elena, la conobbe in un periodo brutto della sua vita, e fu lei a spingerlo a cominciare da zero, fu la sua salvezza.
Elena la conobbe proprio così, l'aveva comprata per poi prostituirla, ma una notte i due si unirono, e il frutto di quella notte fu Abbey.
Abbey nacque quando i due erano già in America, poco dopo sucedette una tragedia ed Elena morì.
La vita di Jay cambiò per completo, lei era l'unica persona che amava, l'amava veramente. All'inizio fu soltanto qualcosa per divertirsi con una minorenne, ma con il passare del tempo capì di provare sentimenti veri, per prima volta nella sua vita.
Elena era molto matura per i suoi sedici anni, era più matura di Jay, che all'epoca ne aveva trentadue.
Lei lo faceva sentire vivo, e dopo averla persa il mondo non aveva più senso.
Abbey fu l'unica persona che aveva, sapeva quanto Elena amasse la piccola bambina, quindi si prese cura di lei, e l'amo come avrebbe fatto sua madre.
Lei era tutto ciò che le rimaneva di Elena, le assomigliava molto, infatti ogni volta che la guardava vedeva la moglie.
Al tavolo sono rimasti:  Manuel, il messicano scappato clandestinamente da Città del Messico, Erin, un uomo di mezza età che ama divertirsi, proprietario di fattorie nel Tenessee, Bill, proprietario del locale, che si guadagna la vita affittando sale da poker.
Dall'altra parte del tavolo c'è Ray, uomo di colore proveniente da Chicago ma di origini africane, non era male con le carte, e questa cosa faceva imbestialire Jay.
A tavola c'erano 450.000 dollari. Jay aveva bisogno di quei soldi, più che mai.
Lo cercavano da mesi perchè chiese un prestito, ma, tirchio com'era, non pensò restituire i soldi entro la data prevista.
Il rumore del campanello ruppe il silenzio, Bill balzò dalla sedia e si diresse verso la porta.
- Penso sia Jessica, l'ho chiamata prima di venire. Mi deve fare dei... Servizietti. - Accennò Erin con un sorriso malizioso.
- Quindi stasera non rimani secco, eh? - Rispose Manuel interessato.
- Jessica è una delle migliori devo ammettere, sa fare bene tu... -
- Vuole giocare. - Disse Bill interrompendo, deglutendo nervosamente.
Accanto a Bill c'era un ragazzo incappucciato, non gli si vedeva la faccia, era completamente coperto.
- E tu chi sei? - Chiese Jay boccheggiando dalla sigaretta.
- Justin. - Rispose il ragazzo.
- Quanto hai? -
- Questo può bastare? - Il ragazzo lasciò cadere dei gettoni sul tavolo da una sacca grigia che portava addosso. Erano circa 300.000 dollari.
Le ore passarono, ma alla fine rimasero solo Jay, Justin e 975.000 dollari.
- Bè, puoi tornare quando vuoi, se vuoi vincere vieni quando non ci sono io, ovvero mai.- Disse Jay mostrando le sue carte.
- In tuo onore una scala reale. - Aggiunse soddisfatto.
- Non me lo sarei proprio immaginato. Che dire? Sarà la prossima volta. - Non appena il ragazzo disse quelle parole Jay si buttò sui gettoni. Justin si alzò dal tavolo. 
- Oh, aspetta. Tu hai una scala reale? Le mie carte sono più alte se non sbaglio, vero? - Mostrò le sue carte. Una scala reale massima.
Aveva vinto.
La rabbia si possedè di Jay. Com'era possibile?
Aveva bisogno di quei soldi, non era una opzione.
Il ragazzo prese i gettoni, li gettò nella sua sacca, e se ne andò.
Non appena il ragazzo dagli occhi color caramello attraversò la porta, Jay si alzò bruscamente dalla sedia e cominciò a buttare per terra tutto ciò che aveva davanti.
- E' solo una partita, ricupererai i soldi. - Disse Manuel cercando di calmare Jay.
- E' solo una partita? Mi stanno cercando, mi uccideranno se non do i soldi. - Gridò Jay sbattendo il tavolo, facendo cadere un vaso di porcellana.
- Quel vaso era il regalo di matrimonio che mi fece mia madre, stronzo. Adesso ti... -
- Non me ne sbatte un cazzo di quel vaso di merda, Bill. Cosa cazzo faccio adesso, eh? - Interruppe Jay, sbattendo Bill al muro, afferrandolo dalla camicia.
- Non lo so, cercalo. Sì, cercalo, prendigli i soldi, minaccialo, e se è necessario uccidilo. - Rispose Bill tremando.




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ciao. jkfjrekg.
allora, questa è la seconda ff 'seria' che inizio. 
sì, è un po' diversa dal solito, ma spero non vi annoi, e non faccia troppo schifo. cc
non so che dire, ditemi se vi piace, cosa ne pensate ecc..
per adesso la protagonista 'non si è fatta viva', diciamo, ma nel prossimo capitolo capirete un po' 
di cosa si tratta questa ff.
swag.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


                                                                                    





- Non lo so, cercalo. Sì, cercalo, prendigli i soldi, minaccialo, e se è necessario uccidilo. - Rispose Bill tremando.
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-Ho i soldi. –
-Bene, adesso ho un’ultima missione per te, non ti dico sarà facile, richiederà molto tempo.–
-Okay. –
-Abbey Corona, la figlia di Jay. Lei è il tuo obbiettivo. La useremo per minacciarlo, quel figlio di puttana deve pagarla cara. –
-Dov’è adesso?-
-Grey’s Club. E’ un pub che si trova nel cuore della città. Vai e trovala. –
-Come la troverò? Voglio dire, ci saranno centinaia di ragazze lì.-
-La troverai.-
Justin infilò il cellulare in tasca ed accese una sigaretta.
Che diamine significava “la troverai’’? Con tutto quello che aveva da fare doveva pure mettersi a cercare una ragazza di cui solo sapeva il nome?   Non sapeva niente di lei, come avrebbe fatto?
Il ragazzo cercò di sbarazzarsi di questi pensieri.
In quell’ambiente freddo,  trovò il calore nella fiamma di una sigaretta.
-E’ lì lo stronzo, uccidetelo.- Si sentirono delle urla, Justin si voltò e vide Corona seguito dai suoi amici dirigersi verso di lui.
Il ragazzo gettò la sigaretta e cominciò a correre.
-Dove credi che vai puttana?-
Finalmente arrivò in macchina e velocemente sfilò le chiavi della 
 dai suoi jeans.
Jay, furioso, strappò la pistola dalle mani di Bill e sparò alla macchina più volte, ma quest’ultima ormai era lontana.
L’aveva perso.
Rimasero per qualche istante senza fiatare.
Tutti sapevano che per Jay non sarebbe finita lì. Aveva perso tanti soldi, troppi.
-Lo troveremo in qualche modo. Non… non è detto che sia scappato per sempre.- Disse Bill balbettando, cercando di confortare l’amico.
Corona si voltò verso questo sorridendo.
Tutto il quartiere sentì un botto, il corpo senza vita di Bill cadde per terra, il marciapiede si tinse di rosso, quel rosso che prima scorreva nelle sue vene.
 
***
 
-Merda Ricky. Hanno cominciato a sparare, per poco non mi fottono. – Disse Justin sorseggiando il suo mojito.
-Rilassati. Non ti è successo niente, giusto? Adesso vai a cercare quella zoccoletta, mentre io cerco una tipa che me la dia. - Rispose Ricky che, dopo quattro doppi wisky, aveva perso il controllo di se.
-Chi cazzo me lo ha fatto fare. - Si disse innervosito mischiandosi tra la folla.
Dopo aver cercato per un’ora, e non aver trovato Abbey, Justin decise di andare nel giardino del locale a fumare qualche sigaretta, e poi avrebbe ripreso a cercare la ragazza.
Si lasciò cadere sull'erba, chiuse gli occhi e si fece avvolgere dal fumo. 
Assaporò ogni istante di tranquillità, solo lui e la fiamma. 
Ultimamente solo così poteva rilassarsi e allontanare tutto lo stress, e la pressione che aveva addosso. 
-Amico sei sordo?- Una voce femminile interruppe i suoi pensieri. Justin si girò e vide un'ombra di fronte a se. 
Non distingueva bene la figura, era buio, ed inoltre era circondato dal fumo.
-Cosa?-
-Hai una sigaretta?- Rispose la ragazza un po' alterata. 
Il ragazzo annuì e gliene porse una.
La ragazza si sedette accanto a lui incrociando le gambe.
Justin cercava di distinguere chi fosse, o per lo meno di intravederle il volto, ma non ci riuscì.
-Vaffanculo.- Sussurrò la ragazza buttando fuori il fumo dalle narici.
-Brutta giornata anche per te eh?- Disse Justin ironicamente.
La ragazza sbuffò.
-Non so dove cazzo sono, come sono arrivata qui, con chi ci sono venuta e non so che sto facendo con una sigaretta in mano.-  La ragazza rise. - Voglio solo dimenticare per un momento questa giornata di merda. -  Continuò dopo qualche minuto di silenzio.
Justin, non sapendo cosa dire, si limitò a guardare il vuoto.
-Voglio solo abbandonare questa vita di merda. Sai, fuggire senza alcuna meta, lasciare il passato alle spalle. Fuggire abbandonando tutto e tutti, sparire per sempre, creare una nuova vita e dimenticare.  –
La ragazza si alzò e si mise davanti a Justin.
Finalmente poté vedere il suo volto.
Diamine se era bella.
I suoi capelli marroni le incorniciavano il volto, e le cadevano alla perfezione sulle spalle, le labbra carnose erano di un intenso color rosso, e gli occhi. Quegli occhi.
Erano dei diamanti, erano luminosi, pieni di vita e di un azzurro intenso.
Rimase incantato dalla figura della ragazza, non aveva mai visto un essere talmente bello. 
Aveva il trucco leggermente colato per via delle lacrime, e le guance rosse per il freddo.
Era un angelo.
Rapidamente tolse lo sguardo da quell'essere incantevole, ed accese un'altra sigaretta.
-Posso aiutare.- Disse il ragazzo guardando dritto negli occhi della ragazza, rimanendo ancora una volta meravigliato da lei. 
Si portò la sigaretta alla bocca, rimase qualche secondo con questa fra le labbra, e dopodiché disegnò dei perfetti cerchietti che ruppero l'oscurità che li circondava.
Le sorrise e la ragazza ricambiò.
Vide il suo sorriso e sentì l'adrenalina correre nelle sue vene.
Era affascinato da lei, da ogni suo  movimento, dai suoi lineamenti, da ogni sua singola fazione.
-E’ reale?- Si disse la ragazza senza riuscire a staccare lo sguardo dal volto di Justin.
Quelle labbra.
Quella mascella.
Quegli occhi color nocciola.
 L’avevano totalmente rapita. Lui continuava a fissarla, e quando lo faceva si sentiva morire dentro, sentiva lo stomaco contorcersi, quelle maledette farfalle che tanto odiava si erano impossessato di esso.
Non sapeva nulla di lui, della sua vita, era un completo estraneo, ma era decisamente attratta da quel ragazzo.
-Sono Justin.-
-Abbey.-
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Imploro perdono. lol. 
Non aggiorna da fantamilioni di anni, lo so, ma con la scuola non ce la faccio proprio. Per fortuna sta finendo, quindi adesso aggiornerò regolarmente. kdjn
L'altro capitolo ha avuto 1000 visualizzazioni e 26 recensioni *fangirling*.
Grazie mille, siete tutte carinissime. love you.
Btw ditemi cosa ne pensate, e aggiornerò presto, appena vedo 10 recensioni dai.
adieu.
ps: premetto che questa ff l'ho iniziata ad agosto e l'ho pubblicata molti mesi dopo perchè non avevo tempo, quindi voglio sottolineare che NON mi ispiro a danger, perchè appunto la scrivo da agosto questa ff.

- @drewstalent.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


                                                                                     






-Sono Justin.-
-Abbey.-
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All’improvviso la nube che si era creata nella testa del ragazzo scomparve.
L’aveva trovata?
Non era certo che lei fosse la ragazza che cercava, ma doveva scoprirlo il prima possibile, non poteva lasciarla andare, e non poteva nemmeno perdere tempo con lei se non era Abbey Corona.
-Allora… Di dove sei?- Incominciò la ragazza.
-Mhm…Non è interessante, e tu?-
-Oh, non è interessante. - Rispose ironicamente Abbey.
Justin non poteva rivelare la sua identità, poteva essere pericoloso. Meno Abbey sapeva di lui, meglio era.
Sono di Stratford, ma adesso mi ritrovo qui per… mhm… lavoro. Tocca a te. - Non era del tutto vero, anzi non era per niente vero. Justin era di una piccola cittadina del Canada, Stratford, ma non si trovava lì per lavoro, il suo non era un lavoro. Ma non poteva cambiare il suo destino, una volta entrati in quei circoli non si esce più.
In fondo non era un cattivo ragazzo, voleva aiutare i suoi genitori, e l’unico modo per poter
 guadagnare dei soldi era questo.
Dovette partire ad una tenera età, ma voleva vedere i propri genitori felici, dopo tutto quello che avevano fatto per lui.
Traffico di droghe, ragazze, uccidere persone che nemmeno conosceva, questa ormai era la sua routine.
- Io sono di qui, del New Jersey, ma mio padre è italiano, si è trasferito qui per lavoro.–
- E che mi dici di tua madre?-
- Oh, di lei so poco e niente. E’ morta quando ero molto piccola, quindi non ricordo molto.-
- Mi dispiace. – Jay era italiano, e sua moglie era morta parecchi anni fa. Era lei, era senza dubbi Abbey Corona.
- Allora… Che lavoro fai? – Chiese la ragazza all’improvviso per cambiare discorso.
- Lavoro al… al Taco Bell. –
- Dici sul serio? – Disse Abbey ridendo.
- Fa ridere così tanto? – Rispose Justin sorridendo.
- Ero sicura che tu fossi uno di quei tipi duri. –
- Credimi è un lavoro da tipo duro. Non c’è niente più macho che vendere hamburger e patatine. Fidati. –
Entrambi sorrisero.
Rimasero qualche minuto in silenzio.
- Incomincia a fare freddo qui fuori, vado a prendere la mia giacca, okay? –
Il ragazzo annuì.
Nel frattempo Justin prese il telefono e chiamò Tony, che poi gli avrebbe detto cosa fare con la ragazza.
- L’ho trovata. Che devo fare con lei? –
- Devi parlare con Roberto, ti vuole vedere. –
Justin cominciò a deglutire nervosamente.
Roberto era come il Pablo Escobar del momento. Tutti lo temevano, nessuno aveva il coraggio di affrontarlo.
Aveva il potere assoluto, di vita e di morte.
Controllava il 70% della cocaina del mondo e il 30% delle armi illecitamente circolanti, per poi non parlare di altre droghe come eroina, estasi, marijuana e krokodil.
Justin era preoccupato? Sì, e tanto.
- Dove mi vuole vedere? –
- A casa sua, e sbrigati, sai che non gli piace aspettare. –
Infilò il cellulare nei jeans e si passò la mano fra i capelli.
- Sono nella merda. – Si disse.
Poco dopo Abbey ritornò, Justin si alzò e le prese la mano.
- Cosa stai facendo? –
Justin non rispose, la portò fuori dal locale e si diressero verso la sua macchina.
Roberto viveva davanti al mare, quindi poteva portare Abbey lì, e dopodiché andare a casa sua. Non poteva lasciarsi sfuggire Abbey, non adesso.
- Sali. – Le disse.
- Aspetta, dove stiamo andando? –
- Conosci Ossos Beach? –
- No. –
- Bene. –
Il ragazzo aprì la porta della sua macchina e la face salire.
Sfilò le chiavi dai suoi jeans e si misero in cammino.
Poco dopo arrivarono, scesero dalla macchina e Justin condusse la ragazza verso la spiaggia deserta.
- Tu aspettami qui. Vado a prendere mhm.. delle birre. Okay? –
- Okay. – Rispose Abbey sorridendo.
Justin, sempre più preoccupato, si diresse verso la mansione di Roberto.
Arrivato lì aprì la porta e si diresse verso la camera di quest’ultimo.
Si guardò attorno, ammirando la maestosità di quel posto.
- Justin. – Sentì all’improvviso.
Il ragazzo si voltò velocemente, e intravide la camera di Roberto, dove questo giaceva sul proprio letto.
Si avvicinò.
- Entra, entra. – Disse Roberto.
- Uhm… - Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa volesse Roberto da lui, la testa gli stava per scoppiare.
- Ricordo ancora quando sei venuto qui per la prima volta. Avevi sedici anni, eri completamente perso e avevi bisogno di aiuto. Quel giorno hai fatto un patto con il diavolo venendo da me, forse non te ne rendevi conto in quel preciso momento, e forse tutt’ora non lo concepisci.
Ragazzo tu mi piaci.
Sei determinato, e quel giorno lo capì.
Quale razza di bamboccio di sedici anni sarebbe mai venuto da me?
Non mi hai temuto.
Comunque sia, ti è stato assegnato il compito di cercare quella ragazza, ed ho saputo che ci sei riuscito.
Bene.
Sai Justin, so che la mia morte è vicina, ma prima di svanire per sempre devo realizzare il mio ultimo desiderio, e se tu ci riuscirai, tutto il mio potere, tutto ciò che vedi, tutto ciò che desideri diventerà tuo.
Potrai averlo tutto.
La vecchiaia e la malattia ormai stanno portando via la mia vita, quindi sarà l’ultimo compito che ti affiderò.
Quella ragazza, Abbey Corona, devi portarla lontano da quì. Non so come ci riuscirai, a questo ci penserai tu.
La useremo contro Jay, lui la cercherà disperatamente, gli diremo che l’abbiamo noi e dopodiché gli chiederemo di pagare il riscatto.
Ma la missione non è questa, ma bensì un’altra.
Solo di te mi fido, solo tu potrai compiere questa missione. –
- Okay. –
- Sarai tu ad uccidere Jay Corona. E se non lo farai, beh sarai tu a dover morire.-

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LEGGETE E' IMPORTANTE.
Buonsalve.
Allora, beh, che dire? 
No davvero, non so che dire. haha
La scuola per fortuna è finita, quindi vi giuro che aggiornerò più spesso, davvero.
Comunque, la cosa importante è che questa ff sarebbe ciò che è successo prima del video di ALAYLM. 
Se vedete il video, vedete un padre, Jay, e una figlia, Abbey e poi Justin.
Ci tenevo a precisare questo. :)
Aggiorno alle 15 recensioni.
<3

Vi lascio una foto di Abbey (Barbara Palvin)



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