Life is a song, sing it!

di Craggy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nessun rimpianto- 883 ***
Capitolo 2: *** I don't want to be like Cinderella- Aqua ***
Capitolo 3: *** Gli Anni- 883 ***
Capitolo 4: *** Merry Xmas in Total Drama ***



Capitolo 1
*** Nessun rimpianto- 883 ***


Tutti mi dicevano vedrai
è successo a tutti però poi
ti alzi un giorno e non ci pensi più
la scorderai, ti scorderai di lei.

Solo che non va proprio così
ore spese a guardare gli ultimi
attimi in cui tu eri qui con me
dove ho sbagliato e perché
ma poi mi son risposto che ...

non ho nessun rimpianto nessun rimorso
soltanto certe volte capita che appena
prima di dormire mi sembra di sentire
il tuo ricordo che mi bussa
e mi fa male un po'

Mi sto ancora chiedendo cosa diamine ci faccia a questo doposhow. Io non ho niente da dire. Da urlare, se mai. Me lo figuro già, Trent dritto in piedi a mandare a quel paese Duncan.
Perchè è ovvio che è per colpa sua se io e Gwen ci siamo lasciati, per colpa del suo carattere, del suo fisico, di Alieni a pezzettoni e... cavolo... del suo fascino!
So bene come sono quei ragazzi, magnetici. Tra le ragazze vanno alla grande, e infatti le cambiano come si cambiano le calze.
E io non voglio che la mia piccolina soffra. Perchè, anche se abbiamo rotto, lei sarà per sempre la mia cucciola, anzi la mia capretta. “Sembra che l’essere scaricato in diretta ti abbia fatto guadagnare mille punti, Trent”.
Ma perché non chiude la bocca? Non posso sopportare che tuti continuino a ricordarmi che non abbiamo più un legame, che la nostra storia è affondata come il Titanic, colpito da uno stupido iceberg.
Tutti i miei amici, appena saputo che Gwen mi aveva scaricato, hanno cercato di consolarmi, col solito discorso che nel mare ci sono tanti pesci e roba simile.
Ed erano proprio loro che mi dicevano quanto lei fosse fantastica, mentre ora le danno della stronza. ma io so che lei non c'entra niente, quindi cerco di difenderla, ma loro mi guardano male. In effetti, anche io dovrei essere arrabbiato con lei. Quindi, il mare è pieno di pesci.
Ma io voglio il mio pesciolino gotico, sorridente e timido. E decisamente non voglio una pazza che ha fatto un pupazzo uguale a me, né carriolate di stupide lettere d'amore da perone sconosciute
. Se fossi ancora con lei, la mia Gwen mi tirerebbe un pugno amichevole sul braccio, dicendo di smetterla di fare il pesce lesso. ma come faccio a smetterla, se ogni singolo pensiero e nero come i suoi capelli?
Continuo a chiedermi cosa ho sbagliato: ok, il bacio con Heatherè stato un colpo basso, ma non era colpa mia… e neanche lasciarla sepolta viva è stata una grande mossa, ma sono cose cha capitano!
No? Forse non ho sbagliato solo io,forse è anche colpa sua. Ed è ora che pesciolino-Trent si decida a diventare uno squalo!
E dopo pochi mesi eccomi qui, il grande predatore. Mi sono trovato una nuova fidanzata, mi sono rifatto una vita. Eppure di notte, soprattutto se c’è la luna piena, dalla mia stanza vedo un astro meraviglioso, pallido e misterioso come lei. E mi sento male, pensando a quello che ho perso…








Come dicon tutti il tempo è
l'unica cura possibile
solo l'orgoglio ci mette un po'
un po' di più per ritirarsi su
però mi ha aiutato a chiedermi
s'era giusto essere trattato così
da una persona che diceva di
amarmi e proteggermi
prima di abbandonarmi qui
Non ho nessun rimpianto nessun rimorso
soltanto certe volte capita che appena
prima di dormire mi sembra di sentire
il tuo ricordo che mi bussa
ma io non aprirò.

Non è vero, lui non mi ha lasciato.
Non mi può aver lasciato. Io sono perfetta, come può preferire quella gotica darkettona. Io non ho mai fallito in niente, e ora lui vuole che io accetti di essere una fidanzata di serie B.
Immagino che lei non gli faccia la lista delle cose che deve cambiare, perché di certo non gli vuole bene come me! O almeno, quanto gliene volevo.
E poi, non si dice che gli opposti si attraggono? Io e lui siamo opposti, eppure la nostra presunta attrazione è andata all'altro mondo!
Per colpa di una stupida ragazzina ruba fidanzati. Ovviamente non è colpa mia, e neanche totalmente sua! Come si suol dire, le separazioni non avvengono mai per colpa di uno solo, ma del terzo. Nel nostro caso, quel terzo è una stupida... Bah, non mi vengono neanche più gli insulti.
Mi sono fatta delle domande, però: lui non merita i miei pensieri.
Mi aveva giurato che ci sarebbe stato per sempre, che non mi avrebbe mai abbandonato. E io gli creduto. Gi ho sempre creduto!
Ho infranto le regole, per lui, sono uscita dai miei schemi e ho dovuto sopportare tutte le sue imperfezioni, tutto questo solo per amore. Ed eccomi qui, a soffrire per un traditore. Ma se è un traditore, come mai sto piangendo?
Per schiarirmi le idee vado a fare una passeggiata vicino al lago. Chiaro, come i suoi occhi. Freddo, come lui. Ma perché ogni cosa mi fa ripensare a lui? Accidenti a me e alla mia stupida mente.
Ma non mi farò rovinare la vita da lui. Perché io sono perfetta. E troverò qualcuno che se ne accorgerà.







Bella gente! Visto che non basta una long in corso, e io amo le missioni impossibili, ho deciso di cimentarmi in una raccolta di song.
Ci saranno canzoni sulla Gwencan, Duncney, Bridgeoff eccetera(non so come si chiamino, scusate l'ignoranza...
A presto,
craggy99

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Capitolo 2
*** I don't want to be like Cinderella- Aqua ***


When I was just a little girl
My momma used to tuck me into bed
and she'd read me a story
It always was about a Princess in distress
And how a guy would save her and end up with the glory
I'd lie in bed and think about the person that I want to be
Then one day I realized the fairy tale life wasn't for me



“C’era una volta, tanto tempo fa, una bellissima principessa. Era imprigionata in una torre altissima, prigioniera di un drago”. “Mamma, ma la principessa era da sola?”. La madre sorrise.”No Hetty, tesoro. Aveva un amico. Era un pettirosso che ogni mattina volava alla sua finestra e la salutava. Ma lei era comunque triste, perché non aveva amici”.

La storia era sempre la stessa, ma Heather rimaneva sempre colpita. La sua parte preferita era la fine: il bel principe salva la principessa, e vissero tutti felici e contenti. Poi sua madre le dava un bacio sulla fronte. La piccolina era convinta che fosse una sorta di incantesimo contro gli incubi; dopotutto, aveva solo 5 anni.

Dieci anni dopo, una giovane donna è seduta sul suo letto. Ha in mano un vecchio libro di favole, e rilegge una storia in particolare. E vissero tutti felici e contenti. Contenti. Da quanto tempo non usava più quella parola? Da quando i suoi si erano separati? O da quando si erano messi a litigare anche su chi dovesse andare alla sua festa di fine anno?

Sta di fatto che aveva imparato a non fare la piccola principessina che aspettava il cavalier servente di turno per poter vivere per sempre felice e contenta.
I don't wanna be like Cinderella
Sittin' in a dark old dusty cellar
Waiting for somebody, to come and set me free
I don't wanna be like Snow White waiting
For a handsome prince to come and save me
On a horse of white, unless we're riding side by side
Don't want to depend on no one else
I'd rather rescue myself



Non sarebbe stata come Cenerentola, chiusa in una soffitta polverosa aspettando che a qualcuno girasse di venirla a salvare. Oh no. Lei avrebbe sfondato la porta con un calcio, perché Heather poteva fare tutto. E se avesse un principe avesse voluto che lei calasse la sua lunga treccia, avrebbe ricevuto un secchio di acqua gelata in faccia. Perché lei non dipendeva da nessuno.
Someday I'm gonna find someone who wants my soul, heart, and mind
Who's not afraid to show that he loves me
Somebody who will understand I'm happy just the way I am
Don't need nobody taking care of me
I will be there for him just as strong as he will be there for me
When I give myself then it has to got to be, an equal thing
Ma non poteva fingere di provare una sensazione di vuoto, dentro di sé. E lei non era così stupida da non capire che quello stramaledetto principe le mancava. Ma non per questo sarebbe uscita con il primo che passava.

Avrebbe voluto un ragazzo che la capisse, perché dentro la scorza di manipolatrice, c’era una ragazza che aveva sofferto e che aveva bisogno di qualcuno che la amasse per quello che era.

Ovviamente lei lo avrebbe difeso, perché sapeva per esperienza che in una coppia tutto doveva essere ricambiato (ogni riferimento ai suoi genitori non è puramente casuale). Ma lei lo avrebbe trovato, perché tutte le storie hanno un lieto fine. Anche la sua.






Ed eccomi al secondo angolino -^^-.
Questa volta è Heather alle prese con problemi esistenziali! Sì, direi che complicare la vita dei personaggi è la cosa che mi viene meglio. (E tu stai rovinando la nostra con gli spazi autrice nd.tutti).
Ma su! Il mio pubblico mi ama! (quale pubblico? nd.coscienza) ma su, vero pubblico? Pubblico? Pubblicuccio? *palla di fieno random che rotola*
Va beh, vi saluto!
Craggy99

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Capitolo 3
*** Gli Anni- 883 ***


Stessa storia, stesso posto, stesso bar 
stessa gente che vien dentro consuma e poi va 
non lo so che faccio qui 
 
 
 
Pensare alle sue giornate era come vedere un film sempre uguale. La sua vita ormai si svolgeva casa-lavoro-bar-casa. Monotona. 
 
Non sapeva neanche lui perché si fermasse sempre al “Joe’s bar”, nonostante fosse pieno dei ricordi di una vita, ricordi che lo tormentavano e lo ferivano. Ma gli interessava guardare la gente che entrava, gente giovane com’era stato anche lui, una volta. 
 
 Erano così pieni di vita. Non che lui fosse vecchio, aveva appena passato i trentacinque anni, ma si sentiva stanco. 
 
 
 
 
Esco un po’
 
e vedo i fari delle auto che mi 
 
guardano e sembrano chiedermi chi cerchiamo noi 
 
 
Si alzò dallo sgabello ricoperto da cuoio rosso, ormai consumato dalle centinaia di clienti che vi si erano seduti, in cerca della consolazione di un Martini, per le ragioni più svariate. Ai primi posti, ovviamente, c’erano le pene d’amore. 
 Già visto e rivisto, lui che continuava a ordinare altri cocktail mentre pensava alla litigata appena avuta.
 
 Il bar metteva a disposizione delle sedie anche fuori, proprio di fronte al parcheggio riservato. Duncan si sedette lì, pensando che la sua vita era stata percorsa da molte decisioni sbagliate. 
Essa stessa era una decisione sbagliata. Non che progettasse il suicidio, questo mai! Era troppo orgoglioso e testardo per darla vinta alla tristezza. Si passo’ distrattamente una mano tra i capelli: la leggendaria cresta verde acido era sparita, cosi’ come gran parte dei piercing. Anche a quelli erano legati troppi ricordi.
 
 
Nuovi clienti in arrivo. Una macchina gli si fermò proprio davanti, accecandolo con i fari. A giudicare dalla carrozzeria tirata a lustro, quello doveva essere il primo appuntamento della coppia che scese dalla Ferrari rosso fuoco. I fari si spensero un po’ alla volta, come rimproverando Duncan del fatto che fosse lì a rivangare il passato. 
 
 
Gli anni d'oro del grande Real 
 
gli anni di Happy Days e di Ralph Malph 

gli anni delle immense compagnie 
 
gli anni in motorino sempre in due 
 
 
Ma non poteva fare a meno di pensarci. Dopo il reality, si erano promessi l’un l’altro che si sarebbero tenuti in contatto, e così fu. Ormai ventenni, gli ex concorrenti (quasi tutti fidanzati tra di loro) si vedevano spesso per una cena o un aperitivo. 
Proprio in quello stesso bar, dove però ora c’erano solo vecchie ombre e ricordi polverosi. Gli echi dei loro “Anni Ruggenti”. 
 
 
In quello stesso bar aveva dato appuntamento alla sua ragazza. Lei adorava quel posto, perché di solito, dopo una cenetta romantica, Duncan la portava a correre sulle stradine di collina con la sua Harley. Si fermavano a guardare il cielo, e le stelle si riflettevano negli occhi ambrati della ragazza. 
 
 Lei fissava il cielo, lui fissava lei, pensando a quanto fosse fortunato ad avere al suo fianco quello splendore.
Non l’avrebbe mai  ammesso pubblicamente, era una questione di reputazione di punk strafottente che ne cambia una al giorno, di ragazza. 
Forse era vero che stava maturando; niente più ragazzine insulse, senza faccia né nome.
 
 
Courtney ce l’aveva una faccia. Una bellissima faccia, bisognerebbe dire.
Era migliorata molto: da Miss Perfettina era diventata una ragazza solare, senza dubbio tenace e molto, molto più dolce. 
Aveva anche rinunciato alla Lista, che probabilmente ora stava ammuffendo in un qualche vecchio scatolone in soffitta. Peccato, gli sarebbe piaciuto rileggerla.
 
Gli anni di che belli erano i film
 
gli anni dei Roy Rogers come jeans

gli anni di qualsiasi cosa fai 
 
gli anni del tranquillo siam qui noi 
 
siamo qui noi 
 
 
E come dimenticare i film visti assieme? Lei adorava i film d’avventura, e odiava a morte le commediette da due soldi con ragazze innamorate e così stupide che Lindsay avrebbe potuto essere eletta nuova Einstein, come la sua dolce metà soleva ripetere. 
 Adorava il suo sarcasmo. Lui ovviamente adorava gli splatter, e a onor del vero lei li reggeva piuttosto bene. 
 
 
Quasi sempre. Ma per  i veri film horror, la compagnia predefinita era formata da lui e altri due individui: Geoff, che rideva per tutto il film, suscitando i commenti degli astanti, spesso aggrappati ai braccioli delle poltroncine per la paura. 
 La sua ragazza, Bridgette, non veniva mai invitata. Non per cattiveria, ma solo perché, odiando vedere gli animali morti, sarebbe scoppiata a piangere e sarebbe rimasta traumatizzata per la vita.
 
 
La seconda persona sempre presente era Gwen. Ovviamente. Lei non spiccicava parola per tutta la durata della proiezione, concentrata com’era a non perdersi neanche un dettaglio.
Dopo la loro “storia” durata assai poco, avevano capito che si volevano bene, ma come fratello e sorella.
Andava molto meglio così, e Courtney l’aveva capito, con buona pace del suo cuore. Lei e Gwen erano riuscite a ritornare quasi amiche.
 
Quei due erano gli stessi che lo tiravano spesso fuori dai guai, a esserci quando litigava con Court (il suo leggendario caratteraccio non era sparito del tutto).
Nonostante fossero completamente diversi, Gwen e Geoff andavano più che d’accordo, e loro tre erano sempre in giro a fare danni.
Le madri li avevano soprannominati “Il terzetto terribile”, quando ne parlavano tra loro con affettuosa sconsolatezza. 
Spariti anche loro, inghiottiti dal buco nero della vita. Come tutti, del resto, chissà cos’era successo alle loro vite. 
 
 
 
 
 
Stessa storia, stesso posto, stesso bar 
una coppia che conosco ci avrà la mia età. 
Come va?
Salutano. 
Così io 
vedo le fedi alle dita di due 
che porco giuda potrei essere io qualche anno fa 
 
Si riscosse e tornò dentro, chiedendo a Joe l’ennesima bottiglia di birra. Si sentì chiamare.
Si girò ed eccoli lì: due suoi vecchi amici; le loro strade si erano incrociate di nuovo. Li studiò attentamente, per capire chi fossero esattamente.
Trent. Stessa faccia, stessi capelli, stessa espressione. Gli anni non lo avevano cambiato, così come la donna al suo fianco: era giovane come se il tempo non avesse fatto effetto su di lei.
Teneva gli occhi bassi, e l’uomo non ne capì il motivo finché non la squadrò meglio. Capelli ramati, occhi marrone chiaro, lentiggini
. Courtney era tornata, e a quanto pare non era sola.
“Duncan, è un piacere rivederti”. Gli strinse la mono, così che l’altro poté notare che all’anulare portava un anello, lo stesso che aveva anche Court.
Avrebbe dovuto esserci lui, al posto di Elvis. Ma era arrivato troppo tardi. Si scambiarono le solite frasi di circostanza, parlando del reality e dei “dolci bei ricordi”.
Duncan chiese notizie di Gwen, e la voce gli tremò un pochino. Gli sguardi dei due furono attraversati da un lampo di gioia. Strano.
“Non ci crederai mai se ti diciamo cos’è successo a Gwen!”. Trent era euforico, cosa assai strana per uno che stava parlando dell’ex, ma era vero anche che non era rimasto con le mani in mano. “Pensa che è diventata una cantante emergente, una nuova scoperta! Ieri c’era perfino un suo concerto in diretta TV!”. 
Questo era davvero innaturale, perfino per una imprevedibile come Gwen. Lei odiava essere al centro dell’attenzione. “A quanto pare siete più informati di me. E ditemi, l’avete incontrata, lei o qualcuno del vecchio gruppo?”.
I due scossero la testa tristemente. “Gwen è cambiata completamente. Ha quasi abbandonato lo stile dark gotico”.  Questo sì che era un colpo basso: lo stile della sua streghetta ,perche’ anche dopo essersi lasciati il soprannome era rimasto, era sempre stato una delle sue assai poche certezze.
“Guarda, se vuoi Court ha scaricato il video di una sua intervista sul palmare. Puoi vederla tu stesso”. Ancora quel dannato palmare. La donna tirò fuori l’apparecchio, selezionò un video e lo mostrò a Duncan.

A dire il vero, non era poi così cambiata; i capelli erano color nocciola, d’accordo, ma il suo vestito era nero (aveva abbandonato la gonna, ma lo stile era comunque gotico). I giornalisti le chiesero se nella sua vita ci fosse qualcuno di “speciale”. Un sorriso triste le attraversò il volto, sempre di un pallore spettrale. “No, preferisco restare single, anche perché i paparazzi non vedono l’ora di prendermi d’assalto. Ho molti amici maschi, questo sì. Ma l’area “fidanzamento” è off limits”.

E così anche lei era sola. Forse avrebbe potuto… No, ormai era troppo tardi per spiegare a Gwen il motivo del suo abbandono. Lei si era rifatta una vita, lui probabilmente avrebbe solo portato scompiglio. 
Il video finì, e sentì la mano di Trent che gli teneva la spalla, infondendogli un piacevole calore. “Senti Dunc, nessuno ha mai capito perché tu e Gwen vi siete separati. Ti va di dircelo?”.
 
Gli anni d'oro del grande Real 
gli anni di Happy days e di Ralph Malph 
gli anni delle immense compagnie 
gli anni in motorino sempre in due 
gli anni di che belli erano i film 
gli anni dei Roy Rogers come jeans 
gli anni di qualsiasi cosa fai 
gli anni del tranquillo siam qui noi 
siamo qui noi 
siamo qui noi 
 
 
 
 
I ricordi tornano sempre a galla, facendoci male. Era il prezzo per non averli affrontati prima, ora doveva parlare delle sue scelte sbagliate, di come aveva buttato al vento i suoi anni migliori.
Sospirò.
“Dopo esserci lasciati, siamo rimasti amici. Sul serio, siamo restati nel Terzetto Terribile per un bel po’. Ma è successo tutto per colpa mia. Ero irritabile perché i miei si stavano separando, così rispondevo male a chiunque capitasse a tiro. Geoff mi abbandonò presto, capendo che aria tirava. Ma Gwen, lei era ostinata, diceva che i migliori amici non si lasciano da soli. Tutti i pomeriggi veniva sotto casa mia, e mi obbligava a fare un giro in centro, anche solo per cambiare aria.
Se non fosse stato per lei, sarei caduto in depressione.
Un giorno però, in cui ero terribilmente arrabbiato, le dissi che non avevo chiesto una baby-sitter, che poteva tornarsene a casa e che non la volevo più vedere. Proprio quel giorno era il mio compleanno, e lei mi aveva regalato un collare nuovo. Mi aveva detto che aveva lavorato al bar per poter comprarmelo, ma ero accecato dall’ira e lo stracciai, buttandolo in un cestino. Non rispose neanche. Se ne andò senza una parola”.
 
Gli altri erano rimasti in silenzio, ascoltando Duncan. Dopo qualche frase di incoraggiamento,
Trent  disse che era davvero tardi, e che era un peccato andare via, ma il girono seguente avrebbe avuto un’importante conferenza a Brooklyn, quindi dovevano assolutamente scappare. Lasciò lì Courtney, mentre andava a prendere la macchina.
 
Stessa storia, stesso posto, stesso bar 
stan quasi chiudendo 
poi me ne andrò a casa mia 
solo lei 
davanti a me 
cosa vuoi 
il tempo passa per tutti lo sai 
nessuno indietro lo riporterà neppure noi 
 
 
In effetti, era quasi l’ora di chiusura, e tutti i clienti stavano tornando alle rispettive case.
Anche lui sarebbe tornato a casa, avrebbe acceso la televisione e si sarebbe addormentato sul divano. Come sempre.
Courtney lo fissava, finché si decise a parlare. “Duncan, mi dispiace. Avrei dovuto dirti che ci siamo sposati”.

“Vi siete sposati? Credevo fosse solo un anello di fidanzamento! Quand’è successo?”. 
Lei sorrise triste. “La cerimonia è stata lo scorso maggio. Ho incontrato Trent al parco, abbiamo parlato un po’… e abbiamo iniziato a frequentarci.
Ma non sono qui per parlare di me, ma di te. Io ti devo fare una domanda, alla quale puoi anche non risponderti. Hai il diritto di rimanere in silenzio, tutto quello che dirai potrà essere usato contro di te”. Dannazione, allora era davvero diventata un avvocato!

“Mi vuoi spiegare perché mi hai lasciata? Solo per mettermi l’anima in pace”. Duncan sospirò, si era aspettato quella domanda e si era preparato la risposta.
“Non volevo deluderti. E non fare quella faccia. Guarda Trent, è un importante manager, e sono sicuro che tu sia felicissima con lui, è un uomo con la testa sulle spalle. Io che sicurezze potevo darti? Ero uno scavezzacollo, e avevo paura che saresti rimasta dentro ad uno dei miei guai. Non volevo farti male”.

Il clacson della macchina di Trent interruppe la loro conversazione, lasciò giusto il tempo a Court di aggiungere:” Non possiamo tornare indietro, Duncan. Sarebbe sbagliato.
Ma isolarsi non è la soluzione. Il suo numero lo sai. Puoi cominciare una nuova vita. È vero, eri un galeotto, ma anche tu sei un uomo in carriera, e lei ti perdonerà, sai che lo farà”.
Si voltò, prese la borsetta e uscì, lascando un ex punk a meditare.
 
Tornato a casa si buttò sul divano a pensare. Il giorno dopo prese finalmente la decisione.
Afferrò il cellulare, digitò il numero che ormai sapeva a memoria. “Sì, pronto?”. 
“Ehm, buongiorno, vorrei parlare con la signorina Gwen”.

Dall’altra parte del ricevitore, una giovane donna stava cercando di capire di chi fosse quella voce… era familiare, ma non riusciva a ricordarsi la faccia… Ma il destino dà sempre tregua, a un certo punto.
“D-Duncan? Sei davvero tu?”. “Bingo dingo, Gwenny”. Gwen rise, essendosi persa la puntata ambientata in Svezia. “Senti Duncan, ora sono molto impegnata. Ti va se ci vediamo a pranzo da Joe’s? Così mi racconti come mai il mio fantastico collare è andato a far compagnia alle mele marce …”. Il suo tono era scherzoso: non provava rancore.

“Duncan?”

“Sì, che c’è?”

“Sei davvero tu? Voglio dire, non e’ uno scherzo, vero?”

“Sono piu’ vero di quanto tu possa immaginare nei tuoi sogni migliori”

“Duncan?”

“Si?”

“Mi sei mancato”.

“Anche tu. Allora ci vediamo a pranzo, ti aspetto”.

Staccò il telefono dall’orecchio e sorrise; si sarebbe dovuto ricordare di mandare a Courtney un mazzo di fiori. 
                                                           



                                                                                                                                                                        UN ANNO DOPO 

È con somma gioia che quest’oggi il giudice Courtney Briston celebrerà il matrimonio tra Duncan e Gwendolen.
La cerimonia si terrà nella Sala Grande del Comune, alle ore 15.00.

Questo avviso era stato affisso sulla porta dell’imponente chiesa di Toronto. Tutti gli ex concorrenti si erano riuniti per il lieto evento.

“Duncan, vuoi tu prendere Gwendolen come tua legittima sposa?”.

“Sì, lo voglio”.

“Con il potere conferitomi dallo Stato Federale del Canada, vi dichiaro marito e moglie”.

Geoff gli fece un cenno di vittoria, dalla sua posizione di testimone, mentre Sierra, Bridgette e tutte le altre ragazze piangevano a dirotto.
Perfino Heather fece una buffa faccia, che probabilmente era il suo modo per commuoversi.

Courtney gli sorrise complice, mentre usciva dal palazzo.

Dopotutto, la sua vita non era completamente sbagliata.
 
 
 
ANGOLETTO DELLA PAZZA  (-^_^-)

Lo so. Sono rimasta shockata da me stessa. Io che scrivo di una DxC, sembra l’inizio di una battuta. Comunque, non è proprio Duncney, perché alla fine ritorna Gwen.
Adesso non ditemi che non è questo il senso della bellissima canzone posta qui sopra,che io ho pensato bene di rovinare, perché di storie deprimenti ne ho già scritte troppe.

È vero, è una canzone triste, ma andiamo! Ero incerta se Duncan dovesse incontrare Gwen di nuovo o no, ma alla fine il mio lato Gwencaniano ha preso il sopravvento. Spero che la storia non sia troppo incasinata, mi sono riguardata tutta la terza serie per farmi venire una buona idea,ma a quanto pare non è che sia venuto fuori ‘sto granché.

Giusto per fare un po’ di spam, il nuovo capitolo di Se i corvi fossero bianchi sarebbero colombe verrà postato prestissimo, per vostra gioia. Credo. Ci sto lavorando un sacco, voglio scrivere un capitolo lunghetto e anche interessante (aspetta e spera nd. Tutti).
Se avete voglia potete recensire, se no fa niente. Io non lo farei, non me lo merito. Ma le recensioni mi fanno sempre piacere.
Vostra,
craggy99 

P.S.: Non so se la procedura per il matrimonio civile sia giusta, ho immaginato che fosse un po’ come per quello religioso. 
 
 

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Capitolo 4
*** Merry Xmas in Total Drama ***


I don't want a lot for Christmas
There's just one thing I need      
I don’t care about presents
Underneath the Christmas tree




“Mamma, non voglio un chiuaua. Davvero”.
“Ma Bridgette, e allora cosa vuoi per Natale?”
La bionda stava per aprire bocca, ma sua madre la precedette :” E sai che non puoi andare in Arizona da Geoff”.
“Ma mamma! Lo vedo tre volte all’anno se va bene! Cosa ti costa? E poi sai che mi accompagnerebbe Lucy, non andrei neanche da sola!”.
“Ne parlerò con tuo padre, se ci tieni così tanto”.

 

I just want you for my own
More than you could ever know
Make my wish come true
All I want for Christmas is you.

 

“CodyBear, non vedo l’ora di passare un bel Natale con te! Dovrò appendere un sacco di vischio, non si sa mai che tu voglia baciarmi all’improvviso!”.
Cody sospirò: quella ragazza lo stava stressando da una settimana per i preparativi necessari al 25 dicembre.
“Sì Sierra, lo farò”.
Ma quella stava già andando avanti a commentare cosa si sarebbe dovuto fare.
“Queste decorazioni sono davvero orrendo, Codychino! Allora, qua ci mettiamo delle candele, qui delle palline …”

 

 

I don't need to hang my stocking
There upon the fireplace
Santa Claus won't make me happy
With a toy on Christmas day

“Courtney Barlow, vieni subito giù!”.
La ragazza castana scese borbottando dalle scale, interrotta mentre stava preparando la sua tesi in Giurisprudenza.
“Court, è Natale. Basta studiare, e vieni che facciamo l’albero”.
La signora Barlow, dietro a un sorriso che doveva essere dolce, lanciò un’occhiata di gelo alla figlia.
“L’albero è …” incominciò la quindicenne.
“… Una tradizione ridicola e del tutto priva di logica. Sì cara, l’hai già detto più volte, forse altre  mille. Ma se fosse per te non si festeggerebbe nemmeno il tuo compleanno”.
Ma perché era così difficile far capire alla madre che a lei non interessava il Natale, non senza Duncan almeno?

 

 

 

I won't ask for much this Christmas
I won't even wish for snow
I'm just gonna keep on waiting
Underneath the mistletoe


“Ehi, ragazzi. Domani è Natale, quindi avete la giornata di libera uscita. Non fatemene pentire”.
Il secondino aveva riunito tutti i futuri criminali nella sala comune, per la rituale riunione pre-natalizia.
Duncan uscì dalla stanza  borbottando sulla dubbia gentilezze della guardia, che probabilmente già stava pensando al cenone di Natale con moglie, figli e parenti vari.
Si stese in branda, quel duro pezzo di legno che avevano il coraggio di chiamare “letto”.
Le lucine intermittenti, unico misero addobbo nella sua cella, lo ipnotizzarono.
E incantato dei bagliori colorati, pensò alla sua fidanzata, probabilmente al calduccio davanti a un camino, mentre sorseggiava cioccolata calda e guardava la neve.



I won't make a list and send it
To the North Pole for Saint Nick
I won't even stay awake to
Hear those magic reindeer click


“Demon Joseph, vieni subito ad aiutare la tua povera madre a infornare I biscotti di pan di zenzero!”.
Il ragazzo scese saltellando da camera sua: i biscotti erano il suo passatempo preferito.
“Demon Joseph, insomma! Quanto ci stai mettendo?”.
“Scusa mammina, ma devo mettere il grembiulino e la cuffietta”.
La signora mamma di DJ sospirò; suo figlio non sarebbe mai cresciuto.
Infornati i biscotti, non senza che DJ avesse provato ad assaggiarli e si fosse beccato il mestolo su una mano, i due si misero a preparare le cose per Babbo Natale.
“Latte e biscotti per lui, fieno per le renne … sì mammina, direi che c’è tutto”.
“Demon Joseph, ti sei dimenticato la letterina! Se non ci fossi io ti dimenticheresti pure come ti chiami”.
“Mamma … quest’anno non voglio chiedere niente a Babbo Natale”
“Davvero?”, chiese sorpresa quella.
“Ho già te”, e l’abbracciò, riuscendo per un momento a sciogliere quel cuore di ferro.

'Cause I just want you here tonight
Holding on to me so tight
What more can I do
Baby all I want for Christmas is you
You


“Hei fratello! Come ti gira?”.
“Oh, amico, alla grande!”.
“Che farai a Natale? Io devo andare da una mia zia mai vista, ma almeno il posto è pieno di pupe”.
Geoff sorrise: il suo amico era sempre lo stesso.
“E tu che farai?”.
“Vado a trovare la mia ragazza, le faccio una sorpresa”.
I due ragazzi si guardarono negli occhi un attimo e poi scoppiarono a ridere.
“Amico, chi l’avrebbe mai detto che un giorno saresti stato impegnato in una storia seria? Hahaha, è incredibile!”.
“Già”, rispose il biondino, mentre pensava a come portare duecento rose rosse in aereo.

 

All the lights are shining
So brightly everywhere
And the sound of children's
Laughter fills the air

Sarebbe riuscito a far cascare Heather tra le sue possenti e palestrate braccia, quanto era vero che il suo nome fosse Alejandro Burromuerto.
Era lì, a Rockefeller Center, sotto quel maestoso e altissimo albero, che sorgeva in mezzo alla piazza.
Si sentiva odore di caramello e vin brulé, e i richiami dei venditori nelle bancarelle che costeggiavano la grande pista da pattinaggio.
Due bambini gli girarono intorno, ridendo, mostrando ai genitori a bordo pista quanto fossero bravi.

 

And everyone is singing
I hear those sleigh bells ringing
Santa won't you bring me the one I really need
Won't you please bring my baby to me


“Ti prego, fai smettere queste canzone infernali! È tutto il giorno che mi sorbisco Jingle Bells!”.
Gwen, con la testa sotto il cuscino, stava cercando di trovare un buon motivo per non buttare dalla finestra la ghirlanda che la sua coinquilina, LeShawna, aveva insistito per mettere sulla porta.
Piccolo particolare: ogni volta che qualcuno ci passava davanti, la ghirlanda emetteva dei gridi che sarebbero dovuti essere canzoni natalizie.
“Hai ragione sorella, quella cosa mi dà sui nervi. Zuccherino, ma che ci fai ancora ha letto? Trent ha detto che passerà a mezzogiorno!”.
Improvvisamente sveglia, Gwen guardò l’ora : le unici e un quarto. Sospirò di sollievo.
Aveva tempo.
“Harold cucciolo passerà verso le Quattro, non ti dispiace se …”
“La casa è tutta vostra, ma tu mi offrirai una birra”.
“Tranquilla tesoro, sono certa che ci penserà il tuo bell’elfo che suona la chitarra … se capisci cosa intendo … ”.
Gwen sbuffò, buttandola fuori da camera sua.

 

Oh, I don't want a lot for Christmas
This is all I'm asking for
I just want to see my baby
Standing right outside my door




“Bridgeeeeetteeee, il campanello!” urlò la signora Margot dalla cucina, mentre cercava di capire perchè il tacchino non fosse cotto.
La bionda si alzò dal divano dove stava leggendo e, afferrato il primo piumino che aveva trovato, andò a vedere chi diavolo potesse essere a disturbare il giorno di Natale.
“Guardi, noi non vogliamo comprare niente ” iniziò quella, senza neanche guardare chi fosse.
“Allora questi fiori li butto? Non hai ideaq di quanto pesino!”.
La surfista restò di stucco: il surfista più sexy che avesse mai conosciuto era lì … davanti alla sua porta.
“Ma … ma tu c… che ci fai qui … cioè …”
“Hahaha, sono bello ma non così tanto da far perdere la parola!”.
“E’ la voce di Geoff che sento?”, chiese la voce di Margot dall’interno della casa.
“Sì signora, puntuale come previsto!”.
Bridg si voltò a guardare la madre, che li aveva raggiunti, a bocca aperta.
“Tu … lo sapevi! Ecco perché non mi volevi far partire!”.
Sua madre e il suo ragazzo scoppiarono a ridere davanti alla faccia sconvolta, ma decisamente felice, della ragazza.
Questa li abbracciò.
 “Siete due idioti, ma grazie”.

 

Oh I just want him for my own
More than you could ever know
Make my wish come true
Baby all I want for Christmas is
You



 

Heather stringeva la mani ai paraorecchie che indossava per proteggersi dal freddo pungente di New York.
“Chica, sei arrivata finalmente! Pensavo che mi avessi  scaricato”.
Heather lo guardò, cercando di nascondere la sorpresa e le guance improvvisamente rosse.
“Io non ho dato appuntamento a nessuno, Cretinandro. Soprattutto non a te”.
Ale scosse la testa: era sempre la stessa, meravigliosa e acida ragazza.
“Bene, querida, vorrà dire che improvviserai”.
Lei non replicò neanche, si limitò a guardare male il ragazzo e a vietargli ogni contatto inferiore ai trenta centimetri di distanza.
Mentre passeggiavano tra le casette – bancarelle, piene di dolci e chincaglierie, videro alcuni vecchi amici.
O nemici.
Gwen e Trent ridevano sorseggiando vin brulé vicino alla Casa di Babbo Natale; Geoff e Bridgette pattinavano, o meglio si stavano baciando, sulla pista.
Mancavano solo loro due, a quanto pareva.
Si fermarono sotto a un rametto di vischio appeso, per bellezza più che per utilità, al confine del villaggio di Natale.
Alejandro si fermò e guardò il visino contratto della sua più acerrima nemica.
“Non pensare che io possa … bleah, mi viene la nausea solo a pensare che io e te potess …”
E per farla star zitta, lo spagnolo la baciò.
Lei si stacco subito, stupita da tale audacia.
Poi gli sorrise, come si fa con un bambino che ha finito la Nutella ma ti guarda con due occhioni che non si può fare a meno di amare.
“Buon Natale, principessa”.
“Buon Natale, pezzo di idiota”.


ANGOLO MEH
So che non ci sono colori eccetera eccetera, ma questo stupido editor non mi metteva i colori, acciderbolina.
Tanto cari auguri a mamme/papà/sorelle/fratelli/cani/gatti/liocorni.
A soprattutto a voi, tanti auguri!
Basi,
Craggy vestita da babbA Natale.
 

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