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di Calipso__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


capitolo I

Capitolo I

 

 

 

 

Aprii gli occhi all’improvviso. Avevo il fiatone e mi doleva il fianco destro, come dopo una lunga corsa. Chiusi gli occhi tentando di rallentare il battito del mio cuore e di ricordare che sogno stavo facendo ma, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a ricordarmelo…

“Calma, Zoe… era solo un sogno… che nemmeno ricordi, per giunta.” pensai tentando di riacquistare il controllo. Allungai la mano verso il comodino per prendere un po’ d’acqua, ma mi ritrovai tra le dita solo un mucchio di capelli… prima che potessi mettermi ad urlare, una mano mi tappò la bocca.

- Sono io! – esclamò una voce che bene conoscevo. – Evita di urlare, sveglieresti tutta la tua famiglia e se scoprissero che ho infranto il coprifuoco… -

- Stephan…! – feci io con il cuore in gola, dopo che mi ebbe tolto la mano sulla bocca e mi affrettai a infilarmi gli occhiali. – Sei tu… -

- Sì, mi dispiace essere entrato così all’improvviso… e ti do un consiglio: d’ora in poi vedi di chiudere a chiave la finestra… - mi disse Stephan, ma in realtà non prestavo molta attenzione a quello che stava dicendo; ero concentrata sui suoi occhi verdi e un po’ a mandorla, sulle sue rughe d’espressione attorno agli occhi e sulle sue labbra fini e sottili… e mi sentii improvvisamente accaldata.

- Hey, Zoe! – la voce di Stephan mi richiamò all’improvviso.

- Sì, che c’è?! – feci io, cadendo dalle nuvole.

Stephan sospirò. - Scommetto che non hai sentito una sola parola di quello che ti dicevo, vero? –

- Hem… - borbottai imbarazzata.

- Me l’aspettavo, sei sempre con la testa per aria… - rispose lui con un sospiro. – Beh, com’è andata oggi al lavoro? –

Sbuffai e mi misi a sedere meglio sul letto, facendo spazio anche per lui.

- Al solito. – gli risposi. – Ultimamente le famiglie abbienti continuano a chiedermi di scrivere nuovi racconti per i loro figli… -

- Beh, è una buona cosa! – esclamò lui allegro. – Questo vuol dire che stai diventando nota anche tra le classi alti… -

- Sì, ma non so quanto mi conviene… - dissi con un sospiro e gli mostrai la mano destra: la parte esterna del mignolo era più piatta del normale a causa del continuo appoggio sulla scrivania, le unghie, poco curate, erano sporche d’inchiostro e le dita erano tutte gonfie come non mai.

- Mamma sostiene che non riuscirei mai ad attirare l’attenzione di un uomo che conta con una mano simile, inoltre sono tanti i problemi… - abbassai la voce anche se sapevo che i miei stavano ancora dormendo. – Credo che la mia vista stia peggiorando. Passare tutto il giorno sui fogli mi fa bruciare gli occhi e inizio a vedere sfocato… ma non possiamo permetterci dei nuovi occhiali così come non possiamo permetterci dei rimedi per la mano. Le lenti a contatto le conservo per quando devo incontrare gli acquirenti… -

Stephan mi mise una mano sulla spalla.

- Mi dispiace, Zoe… - mi disse dolcemente.

Scossi la testa tentando di riprendere un sorriso. – Non ti preoccupare, niente di nuovo, comunque… tu invece? Com’è andato il lavoro? –

Lui sorrise. – Mi hanno appena commissionato tre nuovi quadri. –

- Wow, ma è una notizia meravigliosa! – esclamai felice per lui. – Non è la prima volta questo mese! Ti stai facendo proprio un bel gruzzoletto! -

Lui annuì e vidi dal suo viso e dalla sua postura che non stava più nella pelle dall’emozione.

- Non manca molto perché mi sia possibile iniziare ad avanzare le pratiche per passare ad un Quattro! -

Sentii il cuore in gola: di questo passo tutti i miei amici sarebbero stati dei Quattro e solo io sarei rimasta una Cinque…

- Non hai mai pensato a sposarti? – buttai lì tentando in tutti i modi di evitare di arrossire.

Lui alzò le spalle.

- E perché dovrei? Se mi sposassi dovrei lasciare la mia famiglia e dovrei spendere soldi ed energie per costruirne una mia e, lo sai… i miei stanno invecchiando e Danny è malato. Punto solo a diventare un Quattro per guadagnare di più per loro perché le cure mediche sono care… -

Danny era il fratello minore di Stephan ed aveva da sempre seri problemi di salute che lo costringevano a letto: era piccolo e molto gracile per essere un ragazzino di nove anni e qualsiasi attività rischiava di farlo sfiancare al punto da andare in arresto cardiaco.

- Hai visto Claire oggi? – gli domandai tanto per cambiare argomento. Claire era un’amica mia e di Stephan solo che, a differenza nostra, lei era una Quattro e i suoi genitori avevano un importante ristorante in centro e stavano progettando di ampliare al più presto la loro attività. Nonostante la differenza di casta, Claire non era affatto antipatica o arrogante come molte altre Quattro, ma di certo non mi sentivo a mio agio con lei come succedeva con Stephan… ma con lui è sempre stata un’altra storia.

Lui annuì in risposta alla mia domanda. – Ha avuto parecchio da fare oggi e l’ho vista di sfuggita alla chiusura del ristorante. Mi ha confidato una pettegolezzo… -

Alzai gli occhi al cielo.

- Sei peggio di una perpetua! – commentai ridacchiando, ma mi accomodai meglio sul letto per ascoltarlo.

- Oggi al loro ristorante sono arrivati dei Due… - iniziò abbassando ancora di più la voce.

- Chi era? Qualche cantante famoso? – chiesi io. Lui scosse la testa.

- Erano dei funzionari importanti di Corte. – annunciò lui con un sorrisetto. – Il padre di Claire li ha dentiti parlare… Hanno detto che è arrivato il momento per il Principe di prendere moglie e indovina un po’? Verranno scelte delle ragazze del popolo come pretendenti principesse e tutto avverrà in tv. –

Guardai Stephan accigliata.

- E’ una stronzata… - sbottai senza il minimo tatto, delusa che si trattasse di un pettegolezzo di così poca importanza. – Voglio dire… perché tutto questo, e perché in tv?! E’ vero che Illéa è relativamente nuova… ma che senso ha un reality show simile?! Voglio dire, farebbero prima a far sposare i reali con matrimoni di convenienza, no? -

- Così è stato perché per le prime quattro generazioni reali sono nate tutte femmine. – mi fece notare Stephan. – I funzionari hanno detto che è un buon metodo per far sì che il popolo si senta veramente parte dei Illéa. –

 - Non ci sentiremo mai parte di Illéa… - commentai con una triste risata. – Non finché dai Tre in su non s’interessano della nostra condizione. Fingono tutti che vada bene quando metà della popolazione soffre la fame e viene sfruttata… -

In quel momento la porta si aprì e apparve mia madre in vestaglia, con un’aria addormentata.

- Dovevo immaginarmelo che eri arrivato tu, Stephan… - disse con gli occhi ancora piccoli dal sonno mia madre.

- Salve signora White! Bella giornata oggi, eh? – disse Stephan allegramente, per niente preoccupato di essere stato trovato in camera di sua figlia. Sobbalzai e guardai fuori dalla finestra: era presto, ma il sole aveva già iniziato ad albeggiare.

- Quante volte ti ho detto di rimanere a casa tua di notte. - borbottò contrariata mia madre. – Se ti trovano in giro dopo il coprifuoco… - tremò alla sola idea, dopo di che sospirò e disse: - Visto che tra poco dovremo andare tutti al lavoro, che ne dici di fermarti per la colazione? –

- Avevo previsto che potesse succedere e, per l’evenienza, mi sono portato qualcosa per voi! – fece Stephan con un sorriso e tirò fuori dalla sacca dei biscotti fatti in casa. – Li ha fatti mia madre… e poi non voglio pesarvi al bilancio famigliare, so benissimo che, anche se per un solo pasto, è dura avere una bocca in più da sfamare. –

Sul volto di mia madre si aprì un sorrisetto, e se ne andò a preparare da mangiare borbottando qualcosa che somigliava a un: - Ma che bravo ragazzo…! –

Se mia madre non si preoccupava più della presenza di Stephan in camera mia era perché io e lui eravamo cresciuti insieme e, probabilmente, non credeva che tra noi due potesse esserci qualcosa se non una forte amicizia.

- Che fai, non ti cambi? – mi chiese Stephan accigliato.

- Ah, sì… - dissi io impacciata, ed aprii l’anta dell’armadio di legno per guardarmi allo specchio. Mi tolsi la maglia del pigiama, mi sfilai i pantaloni senza troppi complimenti e fissai il mio riflesso; dopo di che mi voltai verso Stephan che stava giocando con uno yoyo e non mi stava più prestando attenzione: era normale che ad un ragazzo di diciott’anni non importasse se una ragazza si fosse spogliata nella stessa stanza in cui si trovava lui? Beh, certo, quella sua ragazza era la sua migliore amica da sempre, ma che la cosa lo lasciasse veramente così indifferente… a me pesava eccome. Ciò nonostante non mi ritenevo orrenda… certo, forse non ero bellissima, ma non riuscivo a ritenermi nemmeno da buttare. Tornai ad osservare il mio riflesso, ma tutto ciò che riuscivo a vedere una pancia non troppo piatta, un seno troppo abbondante per i miei gusti e dei capelli di un biondo scuro talmente in disordine che sembravano essere acconciati da un parrucchiere pazzo.

Indossai dei pantaloncini di jeans neri e una t-shirt larga nera, che mi arrivava quasi alle ginocchia. Scarpe da ginnastica nere, giacca in pelle nera ed ero quasi pronta.

- Sai, se non ti vestissi così… alla rinfusa… staresti molto meglio… - commentò Stephan osservandomi.

Digrignai i denti. “Perfetto, mi ha appena detto che non gli piace cosa indosso…” pensai amaramente.

- Credimi invece, per un’artista è sempre bene vestirsi in modo originale per farsi riconoscere e ricordare… - dissi mettendomi le lenti a contatto.

- Quindi oggi hai un incontro con qualche acquirente? – mi chiese lui. Io annuii asciugandomi la lacrima che mi era uscita dall’occhio sinistro a causa della lente. – Ho finalmente due nuovi racconti per i gemelli Thompson. –

- A tavola, è pronta la colazione! – esclamò la voce di mia madre da sotto, così io e Stephan ci affrettammo a raggiungerla.

La tavola di legno era apparecchiata con un pasto abbastanza frugale: latte caldo, un paio di biscotti e, all’occorrenza, della frutta.

- Papà? – domandai a mia mamma che stava pulendo il pentolino dove aveva fatto scaldare il latte.

- E’ ancora a letto. – rispose lei continuando a pulire. – Ieri sera ha fatto tardi con il lavoro e penso sia meglio lasciarlo dormire… -

Papà era uno scultore. Le sue opere erano abbastanza richieste e lui ci metteva il cuore, e spesso anche parecchie ore di sonno, per riuscire a fare del suo meglio.

La tv era accesa e Kevin Fadaye, un noto conduttore televisivo, sembrava su di giri.

- Non crederete mai alle nostre orecchie, signore e signori! – annunciò gioioso. – Come sapete il nostro amato principe Richard ha appena compiuto 18 anni e per l’occasione i nostri sovrani hanno deciso che sarà lui a scegliere la sua futura sposa in base alla sua preferenza. Ma non è finita qui! Saranno trentacinque le ragazze che avranno la possibilità di farsi notare dal nostro principe e di vivere a Corte fino a quando non verrà presa una decisione… e qualunque donna nubile di età compresa tra i sedici e i vent’anni ha la possibilità di venire scelta per far parte a questa selezione! Sì, avete capito bene! Vi basterà compilare il modulo che vi arriverà per posta e riconsegnarlo alle autorità competenti… Avete due settimane di tempo per decidere e affrettatevi: la prossima regina potresti essere tu! -

- No, vabbè, quest’ultima battuta è veramente pessima…! – borbottai finendo di bere il mio latte e rubando l’ultimo biscotto in tavola.

- Beh, non pensi che dovresti provarci? – disse mia madre. – Sei una bella ragazza e se ti scegliessero… -

- Non diventerei mai regina, certamente avvantaggeranno ragazze di classi più alte. – dissi masticando piano un minuscolo pezzo di biscotto. – Inoltre non vedo alcuna utilità ad andare lì a perdere tempo prezioso quando potrei stare con voi e darvi una mano a portare avanti la famiglia… -

- Non hai dimenticato di dire qualcosa, Kevin? – chiese il collega di Fadaye in tv.

- Oh, certo! – esclamò quest’ultimo, fingendo di cadere dalle nuvole. – La famiglia di chiunque venga scelta per la Selezione riceverà un lauto compenso in assegni che varierà in base al tempo di permanenza della ragazza a Corte… inoltre le ragazze scelte per la selezione e appartenenti a ceti più bassi diventeranno immediatamente delle Tre per partire tutte alla pari, e questo titolo non verrà tolto loro una volta scelta la regina… certo, a meno che la ragazza in questione non venga scelta dal principe e non diventi quindi una Uno! – commentò infine ridacchiando.

Mi sentii il cuore in gola. Partecipare alla selezione significava diventare una Tre…

- Io… credo che potrei tentare… - commentai provando a fingere indifferenza.

- Come mai questo cambio improvviso di rotta? – domandò Stephan con un sorriso malizioso. – Per i soldi o perché ti sei finalmente resa conto che potresti diventare una Uno? – Mamma venne a sedersi al tavolo con noi e pose tutta la sua attenzione su di me e sulla risposta che stavo per dare.

- Non credo che diventerei una Uno se mai venissi scelta per la selezione, il che già lo vedo difficile… - commentai. – I soldi certamente sarebbero utili alla famiglia, però… - spostai lo sguardo su mia mamma. Lei era una Tre ed era retrocessa a Cinque scegliendo di sposare papà. Se io ero brava a scrivere era tutto merito di mamma. Noi Cinque siamo degli artisti e tra di noi non ci sono scrittori, quelli sono tutti Tre; se mi hanno lasciata continuare a scrivere è perché scrivo solamente racconti per bambini e nessuno li considera dei veri libri.

- Potrebbe essere l’occasione d’oro per diventare veramente una scrittrice se riuscissi anche solo a diventare una Tre. – commentai abbassando lo sguardo e mordendomi il labbro.

Mamma mi guardava con un sorriso dolce.

- Tutto questo ti fa onore, Zoe… sono fiera di te che, nonostante le difficoltà che viviamo, continui a coltivare dei sogni… - disse.

- Ce la farai assolutamente a rientrare tra le candidate della selezione! – esclamò Stephan alzandosi in piedi con un sorriso. – Io e Claire faremo di tutto perché tu possa essere presa! I funzionari continueranno a venire al ristorante della famiglia di Claire e sapremo molte informazioni che altri invece non possono assolutamente conoscere… è un vantaggio! –

- E Claire? – domandai io tentando di spostare l’attenzione da me a qualcun altro. – Non intende partecipare? –

Stephan alzò le spalle. – Quando me ne ha parlato non mi sembrava interessata… -

- Certo che è un peccato che facciano questa cosa solo per le ragazze… - commentai con un sospiro rivolta a Stephan. – Avresti potuto ricevere un bel gruzzoletto e sappiamo che i soldi servono più alla tua famiglia che alla mia… chissà, se mai dovessi entrare nella selezione potrei convincere il principe ad avere tendenze omosessuali e a ritentare questa storia della selezione con degli uomini… -

Stephan e mamma scoppiarono a ridere.

- No, credimi, per quando sono disposto a far tutto per la mia famiglia, continuo a preferire le ragazze, grazie tante! – esclamò Stephan.

Dopo pochi minuti Stephan scappò a lavorare, ed io e mia madre facemmo lo stesso. Lei era una musicista e suonava brani con il violino a feste e balli dei Tre e dei Due. L’ammiravo tanto: nonostante i Tre si prendessero continuamente gioco di lei per essere diventata una Cinque, lei non si lasciava scalfire e andava avanti a lavorare per loro. Quel giorno l’accompagnai al lavoro perché era proprio lì che avrei dovuto consegnare i miei racconti; passai poi il resto della giornata a casa a scriverne di nuovi per degli ordini che mi erano stati fatti alla festa dei Thompson.

La mattina del giorno dopo arrivò finalmente il modulo d’iscrizione alla selezione, ma dovetti aspettare la sera per compilarla: Stephan e Claire mi avevano proibito di fare qualcosa di testa mia, e volevano darmi una mano per ogni piccolo dettaglio.

- Credo che hai veramente tante possibilità di farcela, Zoe… - disse Claire pensierosa mentre io compilavo il modulo secondo le indicazioni che lei e Stephan mi davano. – Grazie a tua madre sei molto istruita… anche più di me, ed io sono una Quattro… -

- Mmm, come no… - commentai nel tentativo di non mostrarmi troppo fiduciosa: se non mi avessero scelto sarebbe stata una delusione enorme per me, dovevo farmi quante meno illusioni possibili. Io, lei e Stephan ci trovavamo nel salotto della casa di Claire mentre i suoi genitori erano ancora fuori per lavoro e i suoi fratelli erano in camera loro. Claire era seduta sulla poltrona di fianco al divano, io me ne stavo seduta per terra di fronte ad un tavolino e Stephan se ne stava sdraiato sul divanetto alle mie spalle.

- Fammi vedere! – disse Stephan togliendomi per l’ennesima volta il foglio di mano. – Nome: Zoe. Cognome: White. Anni: 17. Casta: Cinque. Città: Angeles. Capelli: biondo scuro. Occhi: azzurro/grigio. –

- Avrei voluto scrivere due, ma non credo che a Corte apprezzino certe battute… - commentai stiracchiandomi.

- Hai una scrittura veramente bella e veramente particolare, con tutti questi ghirigori… se facessero una prova di calligrafia alle ragazze candidate, tu avresti la meglio… - disse Claire osservando rapita il mio modulo.

- Certo, perché saper scrivere bene è la prerogativa di ogni regina… - dissi riprendendomi in mano il modulo. – Ora devo compilare i campi per livello d’istruzione, lingue parlate e capacità particolari. –

- Livello d’istruzione alto, direi! – esclamò subito Stephan.

- Non esagerare… - lo contraddissi. – Dopo si aspetteranno troppo da me o penseranno che io stia mentendo… -

- Ma non è vero che stai mentendo e tu lo sai… - mi fece notare Claire. Decisi allora di scrivere “medio-alto” per non scontentare né loro né me e aggiunsi il francese, il tedesco e l’italiano alle lingue conosciute.

- Capacità particolari… ovviamente la scrittura! – disse Stephan. Mi affrettai a scrivere.

- Scrivi però che i racconti per bambini li scrivi per lavoro e che, nel tempo libero, ti dedichi anche alla scrittura di cose più impegnative… - aggiunse Claire. – E perché non scrivi qualcosa di tuo da allegare al modulo? Daresti loro una prova della tua buona volontà e delle tue qualità… saresti una da tenere seriamente in considerazione… -

- Ho completato oggi una storia… si tratta di una rivisitazione romanzata di un mito greco. – dissi concludendo di compilare il modulo.

- Fantastico! – esclamò Stephan mettendosi a sedere sul divano con aria soddisfatta. – Zoe, non puoi non farcela… sei una persona straordinaria e se ne accorgeranno pure loro. –

Arrossii nel sentirmi elogiata da lui.

- Tu invece perché non hai intenzione di partecipare? – domandai rivolgendomi a Claire. Lei alzò le spalle e si passò una mano tra i suoi lunghi ricci castani. – L’impresa di famiglia va piuttosto bene… inoltre non voglio sposare un uomo che non amo, anche se è l’uomo più ricco e potente dell’intera nazione. -

- Perché, tu credi che io voglia sposare il principe? – feci ridendo. – Il principe sceglierà una donna affascinante, di una casta alta, qualcuna che sia praticamente ai suoi piedi… ed io non sono quel genere di persona. Se vorrò andarmene mi farò cacciare in qualche modo: sarò la persona più odiabile che abbia mai conosciuto. –

- Non è che non vuoi sposare il principe perché c’è già qualche ragazzo che t’interessa? – fece Claire con un sorriso malizioso. Mi irrigidii sentendomi il cuore in gola.

- Ma figurati… - mentii spudoratamente; dopo di che, quasi a farmi coraggio aggiunsi: - Le uniche due persone che amo veramente al di fuori della mia famiglia siete voi due. –

Quest’ultima affermazione in effetti non era una bugia; la bugia vera era che Stephan lo amavo in modo diverso da come amavo Claire, solo che non avevo il coraggio di farmi avanti con lui per paura di rovinare la nostra amicizia.

Claire si portò una mano sul petto, commossa da quello che avevo appena detto e Stephan, dopo essersi lasciato scappare un “oooh”, mi abbracciò da dietro, tirandomi a sé.

- Sei la mia migliore amica e anch’io ti voglio bene… confido nelle tue brillanti qualità, vedrai che ce la farai a far parte della selezione, a diventare una Tre e a realizzare il tuo sogno di diventare una scrittrice professionista. Il principe inoltre potrebbe essere una brava persona, potresti innamorartene e insieme potreste vivere per sempre felici e contenti come in una delle fiabe che scrivi… -

Avrei voluto sciogliermi tra le sue braccia dalla gioia… ma non riuscivo a non sentire una fitta al petto. Un misto di tristezza e delusione. Lui mi aveva appena definita come sua migliore amica, nulla in più di questo, per non parlare del fatto che aveva appena affermato che sarebbe stato felice se il principe avesse scelto me.

- Si è fatto tardi, è ora che andiate prima di infrangere il coprifuoco… - disse Claire a questo punto. Io e Stephan ci alzammo e ci avviammo verso la porta.

- Domani mattina presto passa da me, Zoe… - mi disse Claire. – Al ristorante i soliti funzionari hanno chiesto che insieme ai moduli richiederanno una foto. Questa è una cosa che tu sai e le altre no, ti dà un vantaggio non da poco. Se vieni da me prima di portare tutta la documentazione all’Ufficio Servizi vedo di prestarti il vestito più bello che ho e vedo anche di metterti un filo di trucco. Mi raccomando: domani è una giornata importante, ricordati le lenti a contatto. –

- Certo… - risposi io riconoscente e mi incamminai con Stephan verso casa, senza fare parola con lui della cocente delusione che ancora avevo per quanto mi aveva detto a casa di Claire.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


capitolo II

capitolo II

 

 

 

- Wow… - commentai guardandomi allo specchio. Claire mi aveva fatto indossare un vestito che lei aveva definito di un azzurro fiordaliso in chiffon che mi arrivava poco sopra il ginocchio e che si allacciava dietro al collo: splendido, ma non era proprio una cosa che avrei indossato di mia spontanea volontà.

- Non ti vedo convinta… - mi fece notare lei osservando il mio riflesso allo specchio. – Eppure mi sembra che sia del colore dei tuoi occhi… -

- Non proprio, sai… - commentai inclinando la testa di lato perplessa: io non ero tipa da vestiti così frufru, e il fatto che il vestito dovesse essere dello stesso colore dei miei occhi in quel momento era l’ultimo dei miei problemi.

- Sì, forse i tuoi occhi sono più tendenti al grigio che all’azzurro, ma devi ammettere che con questo vestito risaltano molto! – mi fece notare.

Alzai le spalle mentre Claire mi metteva un paio di stivaletti di camoscio grigi.

- Ok, sei perfetta, secondo me! – disse soddisfatta.

Appena arrivata a casa sua, Claire mi aveva forzata ad andare in camera sua e a truccarmi con un filo di matita, un ombretto argento e un rossetto nude, dopo di che aveva tirato fuori il vestito che aveva passato tutta la notte a scegliere pensando a me.

- Dio, mi sentirò un’idiota ad andare all’Ufficio Servizi conciata in questa maniera… - commentai già imbarazzata all’idea.

- Ma smettila! Farai un figurone! – esclamò Claire dandomi una spintarella affettuosa. – Se non verrai scelta per la Selezione sono dei pazzi! –

Andai all’Ufficio Servizi solo con Claire visto che quel giorno Stephan aveva molto da fare e non potei fare a meno di notare la folla di ragazze accorse per la Selezione e in attesa con lo stesso mio modulo in mano. Molte amiche di mia madre, che avevano accompagnato le loro belle figlie a consegnare l’iscrizione, mi salutarono facendomi i complimenti per quanto ero graziosa. Era vero che quasi tutte le ragazze non sapevano della foto: la gran parte indossava vestiti scialbi, alcune avevano ancora la tenuta da lavoro, mentre altre, quelle dei ceti più alti, erano fin troppo agghindate, ma il risultato non era dei migliori, visto che sembravano per metà dei clown e per metà delle prostitute. Ripensandoci con il senno di poi e senza nervosismo, era una scena veramente patetica.

- Ascolta, tra poco tocca a te… - mi sussurrò Claire. – Devi essere splendente per la foto… pensa a come ti sentirai quando diventerai una Tre… -

- Se lo diventerò… - la corressi io.

- Porta questo tuo pessimismo lontano da qui e mandacelo a calci in culo. – disse lei velocemente senza troppi giri di parole. – Quando ti staranno per fare la foto, immagina solo di essere quello che hai sempre sognato: una scrittrice di talento riconosciuta da tutta Illéa. Sii fiera di te stessa in quel momento, dimostra il tipo di persona che sei. –

Mi sembrava molto esagerata, ma non riuscii a non immaginarmi un futuro simile e mi lasciai sfuggire un sorriso.

- Brava, Zoe! Vai e fai una foto stupenda! – mi disse pizzicandomi forte le guance.

- Ahi! – mi lamentai io portandomi le mani sulle guance. – Perché l’hai fatto?! –

- Dà un po’ di rossore naturale alle guance senza che tu abbia l’aria di una che abbia fatto chilometri di corsa! – disse lei allontanandosi da me con un sorriso e i pollici alzati. –

Entrai negli Uffici, firmai il modulo allo sportello e, dopo averlo consegnato, mi fecero sedere su di una sedia. Avevo il cuore che mi batteva a mille. Come era possibile che un modulo e una foto potessero essere in grado di cambiare così radicalmente il mio futuro?

- E’ nervosa, signorina? – mi domandò il fotografo sistemando la macchina fotografica.

- Prego? – chiesi io, troppo agitata per dargli retta. Il fotografo mi sorrise e disse: - Non deve preoccuparsi… è una bella signorina e, se me lo permette, rispetto alla gran parte di ragazze che ho già fotografato, lei mi sembra quella più posata. –

Arrossii al complimento lasciandomi sfuggire un sorriso e, proprio in quel momento, il fotografo ne approfittò per scattarmi la foto.

- Io n-non… non ero pronta! – protestai preoccupata di essere uscita male: dopo tutti gli avvertimenti che Claire mi aveva dato, non potevo aver buttato via quest’occasione per un attimo di distrazione.

- Ma queste sono le foto più belle! – esclamò il fotografo facendomi segno di avvicinarmi a vedere la foto: nella foto avevo le guance leggermente arrossate e un sorriso tenue e naturale sulle labbra; non so come il fotografo aveva fatto, ma in quella foto non mi sentivo nemmeno io… la cosa che mi sorprese di più erano gli occhi: solitamente nelle foto i miei occhi uscivano o rossi o di un azzurro scuro che non mi apparteneva veramente, ma questa volta erano proprio di quella tonalità di colore che stava tra l’azzurro scuro e il grigio, proprio come i miei occhi dal vivo.

- Visto, signorina, che le foto naturali sono le migliori? – mi chiese leggendo bene il mio silenzio sbigottito.

- Com’è andata? Racconta! – esclamò Claire agitata non appena uscii.

- E’ andata… - dissi io con un sospiro, poi aggiunsi subito: - Ora è meglio che torni a casa, per domani devo finire di scrivere altre due storie… -

I giorni passarono lentamente dal momento che avevo consegnato il modulo. M’incontravo ogni giorno con Stephan e Claire e loro non facevano altro che rassicurarmi che ce l’avrei fatta e che non dovevo preoccuparmi: erano praticamente più preoccupati loro di me; i miei non ne parlarono molto capendo che non avevo troppa voglia di affrontare l’argomento, ma mi fecero capire a taciti gesti che comunque fosse andata, erano felici che avessi per lo meno provato a realizzare il mio sogno.

- Inizia, inizia, inizia! – esclamò Stephan agitato saltellando sul divano. Stephan e Claire quella sera si erano uniti alla mia famiglia per vedere in diretta la scelta delle selezionate.

Sullo schermo della tv apparve lo schermo nazionale, partì l’inno, dopo di che apparve Fadaye, con un sorriso enorme, di fronte alla famiglia reale.

- Bene, signore e signori! E’ finalmente tempo di presentare a voi pubblico le trentacinque ragazze che potranno partecipare alla Selezione per la scelta della futura principessa e regina di Illéa! – disse entusiasta, dopo di che spostò la sua attenzione verso il re. - Dica, Sire, perché avete deciso di fare questa selezione? -

Il sovrano era un omone alto e spallato dai capelli grigi e baffoni arricciati. A prima vista faceva timore, ma osservandolo meglio, si poteva notare un sorriso emozionato sotto i baffi e il suo volto diventava improvvisamente sereno.

- Vogliamo ricordare all’intera popolazione che la famiglia reale di Illéa non è solo per il popolo: noi siamo parte del popolo e il popolo è parte di noi. – spiegò il re.

- Così è nata quest’idea di Selezionare delle ragazze come possibili future regine… ma mi dica, principe, ha potuto prendere parte alla scelta delle ragazze? – chiese il presentatore rivolgendosi al principe. Per la prima volta la mia attenzione si spostò su di lui: era per lui e per la sua corona che quasi tutte le ragazze di Illéa stavano guardando quel programma nella speranza di sentir pronunciare il loro nome in diretta. Il principe era alto, magro, con dei capelli così biondi che sembravano platino, quasi argentei; i suoi occhi erano piccoli ma visibilmente emozionati, e sulle labbra spuntava un sorriso lieto che gli metteva in risalto gli zigomi sporgenti.

- In realtà devo ammetterlo: sì, ci ho messo lo zampino. – ammise il principe Richard abbassando appena la testa, come a chiedere scusa. – Ma non credo che permetteranno nuovamente a un principe di scegliere in prima persona le trentacinque ragazze: quelle che ho scelto io sono state veramente poche… -

- Ahh, ci ritroviamo di fronte ad un principe molto pretenzioso! – scherzò Fadaye.

- Non si tratta di essere pretenziosi… - si corresse subito il principe. – Il fatto è che l’agitazione non mi fa decidere facilmente: voglio dire, tra tutte quelle foto avrebbe potuto esserci la mia futura sposa, non si è mai certi di fare la scelta giusta. –

- Ci ha fatto perdere parecchio tempo in effetti… - convenne il re. – Alla fine glie ne abbiamo lasciate scegliere un paio e tutte le altre le abbiamo scelte io, mia moglie e i miei consiglieri. –

- Dite che si potrà già sapere chi sono le prescelte che il principe Richard ha scelto in prima persona? – domandò il presentatore, ma subito il principe prese la parola dicendo: - Non credo che avverrà. Io ho scelto le ragazze per le foto e per i moduli lasciati, ma non mi ritengo perfetto: potrei anche aver fatto delle scelte sbagliate e, conoscendo queste poche ragazze scelte direttamente da me, potrei rendermi conto che non sono affatto quello che mi aspettavo. Quindi non crediate che quelle ragazze scelte da me abbiano qualcosa in più delle altre: partono tutte allo stesso punto. –

- Dai, iniziate a dire i nomi delle selezionate! – esclamò Claire mangiandosi le unghie dall’ansia.

- Iniziamo dunque a festeggiare le seguenti figlie di Illéa, le trentacinque ragazze selezionate! – esclamò Fadaye ad un certo punto, e tutto il salotto di casa sembrò sprofondare nel silenzio più assoluto.

Sulla parte destra dello schermo apparvero due riquadri uno sopra l’altro: in quello in alto c’era il principe Richard, mentre in quello in basso lo stemma della famiglia reale. Fadaye era pronto con dei fogli in mano a leggere i nomi delle ragazze. Sentivo il cuore battermi forte nel petto, sapevo che di lì a poco sarebbe stato un’atrocità unica attendere che il nome successivo a quello appena detto sarebbe stato il mio, e tentavo invano di ripetermi che non sarebbe successo, ma dentro di me l’emozione era tale che non potevo non sperarci.

- La signorina Ashley Williams, Carolina, Due. – annunciò Fadaye e, nel riquadro sotto il principe, apparve una ragazza con i capelli corti e cartani, la pelle pallida e l’aria regale. Gli occhi del principe s’ingrandirono soddisfatti.

- Danielle Butler, Palma, Due. – Apparve il volto lentigginoso di una ragazza dai lunghi capelli mossi e rossi. Il re si avvicinò al figlio per sussurrargli qualcosa all’orecchio.

- Savannah Sullivan, Atlin, Quattro. – Una ragazza dagli occhi di un azzurro intenso sorrise nel riquadro in basso a destra, e il principe mostrò un largo sorriso, annuendo.

- Allora è vero che non prendono solo ragazze dei ceti alti… - commentò mio padre osservando la tv dalla sua poltrona.

- Quello che più importa ora è che dicano il nome di Zoe! – esclamò Claire agitata. Richard non parlava: fissava lo schermo, gli occhi piccoli e le mani conserte vicino alla bocca, manco stesse pregando.

Passarono parecchie altre belle ragazze, ormai anche la mia eccitazione si stava spegnendo dando spazio alla delusione; sì, perché in tutto quel tempo avevo tentato di non illudermi, ma non ce l’avevo fatta a non sognare di realizzare il mio più grande desiderio… ed ora ne pagavo le conseguenze.

- Melanie Campbell, Paloma, Quattro -

- Possiamo per favore spegnere? – dissi io devastata da quell’attesa, mettendomi una mano sugli occhi tentando di nascondere gli occhi lucidi dalla delusione. – Intanto lo sappiamo tutti che non sono stata scelta… -

- La vuoi smettere di essere così… - iniziò Claire, ma non fece in tempo a concludere la frase che la voce squillante di Fadaye decretò: - E, ultima ma non meno importante, Zoe White, Angeles, Cinque! –

In sala scoppiò il caos: mamma e papà si portarono le mani sulla bocca, Richard e Claire si alzarono saltando e urlando, mentre io mi sentii svuotata e incredula. Ce l’avevo fatta, non mi sembrava possibile!

Richard corse subito da me e mi alzò da terra facendomi fare un giro per aria; dopo di che mi abbracciò forte, entusiasta come non mai, e mi guardò negli occhi: i suoi occhi verdi erano lucidi ed emozionati. Eravamo così vicini in quel momento, sembravamo esistere solo noi due e i suoi occhi erano così intensi…

“Baciami…” pensai solo con il cuore in gola e le lacrime agli occhi. Non m’importava se intorno a noi c’erano i miei genitori e Claire che ancora esultavano per la mia vittoria: l’unica cosa che m’importava era che i miei occhi sprofondavano nei suoi, le sue mani ancora attorno alla mia vita e quelle sue labbra carnose appena socchiuse. “Fallo subito o potrei morire…”

- Lo sapevo che avresti vinto! – disse solo lui con un entusiasmo più contenuto di prima, dandomi un bacio sulla fronte.

Ricacciai indietro la delusione annuendo e distolsi lo sguardo da lui sino al televisore, dove il principe Richard applaudiva vedendo la mia foto e nei suoi occhi, ora più grandi, riuscivo a leggervi un’ombra di grigio.

- Zoe, sono veramente contento che tu ce l’abbia fatta: finalmente potrai realizzare il tuo sogno… - mi disse papà dopo un abbraccio.

- Grazie, papà…! – ringraziai tentando di sorridere.

- C’è un’altra notizia che vorremmo darti… - disse mamma sorridendo e, prima che potessi chiederle di cosa si trattava, continuò dicendo: - Sono incinta. –

Dopo un attimo di silenzio e di occhi sbigottiti tutti su di lei, io, Stephan e Claire scoppiammo in un urlo di gioia, ed io corsi ad abbracciarla con le lacrime agli occhi, riuscendo persino a mettere da parte la delusione che mi aveva dato Stephan poco prima.

- Ma è pazzesco! – esclamai entusiasta. – Da quanto lo sapete? -

- Da due settimane. – rispose papà. – Ma volevamo lasciare passare l’annuncio della Selezione prima di dirlo. –

- M-ma… ed ora cosa si fa? – dissi improvvisamente preoccupata. – Dovrò stare al Palazzo fino a quando il Principe non sceglierà una moglie… devo starti vicina, mamma, e lavorare per mettere da parte i soldi per il bambino… -

- Papà fa il suo lavoro direttamente a casa, se dovessi avere problemi c’è sempre lui. – mi rassicurò mamma. – E poi anche se non mi starai vicina, riceveremo dei soldi in base al tempo che passerai là… -

Mi abbassai verso la pancia di mia mamma e, accarezzandole la pancia per ora ancora piatta, dissi con un sorriso: - Hey, piccolino! Sappi che farò di tutto per rimanere là dentro quanto più tempo possibile e lo farò per non farti mancare nulla, quando nascerai! -

La settimana successiva fu caotica: amici e conoscenti passavano per farci i complimenti sia per la Selezione che per la notizia, ormai diffusa, della gravidanza di mamma, mentre funzionari di Illéa andavano e venivano per controllare che tutto andasse bene. Il primo giorno arrivò la mattina una signorotta dai corti capelli rossi e ricci a prendermi le misure per il mio nuovo guardaroba e il pomeriggio delle guardie iniziarono a controllare la casa: a quanto pareva la famiglia reale aveva i suoi nemici, e le selezionate sembravano essere già entrate nella famiglia reale.

Il secondo giorno arrivò un ometto alto, magro, con delle profonde occhiaie blu che sembravano in tinta con i suoi capelli elettrici: ci spiegò che era venuto a spiegarmi le ultime cose prima della mia partenza per il Palazzo.

- Signorina White, tenendo conto che si presenterà come possibile pretendente al trono, la famiglia reale le deve tutte le cure possibili perché lei sia in perfetta salute e ci tiene dunque a farle sapere che d’ora in avanti dovrà prendersi cura di sé stessa. – raccontò con tono annoiato di fronte agli occhi accigliati di me e di mia madre. - Ora dovrà firmare dei moduli con le regole dettagliate della Selezione: non rispettare anche solo una di queste regole porterà all’eliminazione automatica, quindi la prego di portare particolare attenzione. -

L’uomo iniziò a trafficare nella sua borsa e tolse vari medicinali.

- Queste sono delle vitamine: essendo una Cinque ha problemi d’alimentazione, questo la rimetterà in forma; è da prendere una volta al giorno e dovrà continuare a farlo anche a Palazzo. Dato che ho visto che la sua mano è gonfia, probabilmente perché scrive molto, questa è una crema adatta al problema: un paio di giorni con questa crema e la sua mano tornerà come nuova. – alzò lo sguardo verso di me e mi domandò: - Per quanto riguarda la vista? C’è bisogno di un controllo medico per sapere la sua situazione al riguardo? -

- Mi mancano parecchie diottrie in effetti. – dissi e aggiunsi senza troppi giri di parole: - Con il lavoro che faccio sforzo parecchio la vista e credo di essere peggiorata ultimamente, ma non abbiamo soldi da spendere per una visita così costosa dal medico… -

- Beh, allora domani potrebbe venire con noi in clinica. – disse l’uomo prendendo nota su di un foglio. – Se lei acconsente, potremmo sottoporla ad un’operazione al laser: si tratta di una tecnologia moderna utilizzata solo dalle classi più agiate perché è veramente costosa… ma la famiglia reale vuole che le sue ospiti siano in perfetta salute e se vuole sottoporsi a quest’intervento le spese non avverranno a carico vostro e le garantiranno di non dover più portare occhiali o lenti a contatto. Dovrà passare ventiquattro ore al buio ma, mi creda, è tanto costosa quanto efficace. –

Lanciai un’occhiata a mamma: non portare più gli occhiali per il resto della mia vita?! E io non avrei dovuto sborsare un centesimo?! Beh, meglio approfittarne! Iniziai a firmare mille carte e ad un certo punto l’ometto chiese: - Inoltre bisogna avere la conferma che lei sia vergine. –

Mamma strabuzzò gli occhi sconvolta da una domanda simile ed io per poco non m’ingozzai con la mia stessa saliva.

- Ma le pare il caso di chiedere una cosa simile?! – domandai imbarazzata.

- In una maniera così inopportuna, per giunta! – esclamò mia madre scandalizzata.

- Mi dispiace se sono sgarbato, ma dobbiamo saperlo… - insistette l’uomo cercando delle carte.

- La legge parla chiaro, quindi mi faccia subito firmare il modulo in cui dichiaro di essere vergine e finiamola con queste stupidaggini… - sbottai incrociando le braccia.

Dopo aver firmato, l’ometto iniziò ad elencare tutte le regole della Selezione: non avevo il permesso di uscire dal Palazzo se non me l’avesse dato il Principe in persona, solo il Principe poteva decidere se e quando passare il suo tempo con me, non potevo ostacolare o litigare con le altre ragazze e la Selezione non aveva una durata stabilita.

- Inoltre da quando entrerà a Palazzo, dovrà ritenersi una prerogativa assoluta del principe Richard: non potrà avere alcun tipo di rapporto amoroso con altri uomini, dentro o fuori il palazzo, di persona o tramite lettere. Se infrangere le altre regole comporta l’esclusione dalla gara e l’allontanamento dal Palazzo, avere una relazione d’amore con qualcun altro comporta la pena di morte. -

Dopo questa notizia mi sentii il cuore ancora più pesante: certo, non avevo quel genere di rapporto con Stephan, ma sapere di una cosa simile avrebbe compromesso ogni mia possibilità, almeno per lettera, di sapere per lo meno come lui sentiva questo distacco da me.

- Un’altra cosa… se mai il Principe dovesse chiederle di andare a cena, di uscire, se dovesse baciarla o… anche qualcosa in più… è tenuta ad assecondarlo. – disse l’uomo. Arricciai il naso disgustata, ma decisi di non ribattere: non sarebbe servito a nulla farlo. Una volta concluso di elencare le regole, l’ometto consegnò un assegno a mamma, che nascose difficilmente la sorpresa di fronte a tutti quegli zeri su quel foglio bianco.

- D’ora in avanti, signorina White… - disse l’uomo alzandosi in piedi e rivolgendosi a me. – Lei è ufficialmente una Tre. La sua famiglia rimarrà Cinque, ma se dovesse vincere, lei e tutta la sua famiglia diventerete Uno. Tra cinque giorni verrà a prenderla una limousine per portarla a Palazzo. -

Non appena l’ometto se ne andò, mamma mi guardò con un enorme sorriso e disse: - Hai già iniziato a scrivere un tuo romanzo? –

Io le sorrisi alzando le spalle incerta, e andai a sedermi in salotto con un sospiro.

- C’è qualcosa che non va? – domandò seguendomi.

- Io… - iniziai, ma la voce mi si fermò in gola. – Io pensavo solo a diventare una Tre. Ora ce l’ho fatta, ma dovrò stare a Palazzo… e chissà per quanto! Farò di tutto per restarci per i soldi che serviranno al bambino, ma… se dovessi perdermi la sua nascita? Il signore di prima ha parlato chiaro: la Selezione potrebbe durare mesi… -

- Se succederà qualcosa, sono certa che il Principe avrà il buon cuore di farti venire a casa a trovare la tua famiglia… - disse accarezzandomi la testa.

- E poi solo ora mi rendo conto che sto andando a conquistare un uomo che non amo… - dissi incrociando le braccia pensierosa.

- Potrebbe piacerti, chi lo sa? Sappi solo che non sei obbligata a sposarlo se non vuoi… così come non sei obbligata a stare in sua compagnia se non vuoi. Ricordati che preferirei far vivere a tuo fratello una normale vita da Cinque piuttosto che saperti infelice e… violata. – disse con un filo di voce. Capivo che la cosa preoccupava me tanto quanto preoccupava lei; fu così che ci ritrovammo abbracciate come quando ero una bambina.

Quando arrivò il fatidico giorno, indossai come mi avevano ordinato dei pantaloni neri e una camicia bianca, appuntandomi ai capelli il fiore della mia provincia, il fiore di ciliegio. Come promesso, una limousine nera e lucida passò a prendermi, e permisero anche ai miei genitori e ai miei amici di salirvi sino al percorso per arrivare di fronte al Palazzo reale, dove molti abitanti della provincia di Angeles si erano radunati per salutare la selezionata della loro provincia. Erano tutti stranamente taciturni ed io non ero da meno: ora che stavo per andarmene non riuscivo a far altro che pensare a Richard: dovevo dirgli quello che provavo per lui prima di partire, dovevo farlo, non potevo permettermi di aver rimpianti… Il problema era il modo in cui lui si comportava con me, la quasi assoluta certezza che lui non ricambiasse i miei sentimenti, il pensiero di come sarebbe divenuto il nostro rapporto se lui mi avesse respinta… tutte queste cose mi spaventavano tanto quanto rimanere lontano da lui a tempo indeterminato.

Quando scesi dalla limousine mi sentii il cuore in gola: c’era una folla incredibile di persone venute per me. Mi sentii improvvisamente a disagio rendendomi conto solo in quel momento di quanto sarei stata sotto i riflettori della gente. Molte persone urlavano ovazioni vedendomi, altre mostravano enormi striscioni d’incitamento ed altre ancora chiedevano il mio autografo. Mi sentivo sbigottita, ma cercai di salutare tutti con un gran sorriso. Sembrò passare un’infinità di tempo, ma quando la sicurezza mi disse che era tempo di entrare a Palazzo, mi sentii mancare il fiato: era tempo dell’addio.

Abbracciai mamma e papà, chiedendo loro di scrivermi ogni giorno e di tenermi aggiornata sulla situazione del piccolo. Abbracciai forte Claire che mi disse di mettercela tutta per conquistare il Principe, ma che sarebbe stata fiera di me, anche se non ce l’avessi fatta. Infine mi ritrovai di fronte a lui. Richard. Mi fissava con gli occhi lucidi e lo sguardo emozionato.

“Diglielo…” pensai con il cuore in gola avvicinandomi a lui. “Digli per lo meno che lo ami… fallo o finirai per rimpiangerlo chiusa in quelle mura!”

Eravamo così vicini… esattamente come quando, una settimana prima, avevano annunciato il mio nome in tv. Riuscivo a vedere ogni particolare nei suoi occhi… aprii le labbra per dirgli quello che provavo, ma dalla mia gola non uscì alcun suono.

- Buona fortuna, Zoe… - disse solo lui, dandomi una pacca sulla spalla e abbracciandomi velocemente. Non feci in tempo a rispondere che mi trascinarono nuovamente nella limousine mentre i cancelli del Palazzo si aprivano. Chiusa in quella limousine con i vetri oscurati, mi sentivo in trappola, non riuscivo più a trattenere le lacrime: valeva la pena soffrire così per realizzare un sogno?

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


capitolo III

 

capitolo III

 

 

 

Essendo di Angeles, la città che ospitava il Palazzo Reale, fui la prima ad arrivare. Non appena varcai la soglia dell’enorme palazzo scortata da delle guardie, una donna mi prese per il braccio e mi trascinò con lei dirette chissà dove.

- Io sono Jade, la consulente delle selezionate… - disse senza nemmeno guardarmi in faccia. – Lei è la signorina White, esatto? -

- Sì… - risposi tentando di starle dietro.

- L’operazione agli occhi è andata bene, vedo… - continuò lei imperterrita. – Vedo che non porta più gli occhiali… -

- Sì, dovrò ringraziare infinitamente la famiglia reale… - dissi io accigliata: da quando ero entrata non mi aveva né dato il benvenuto né guardato negli occhi mentre parlava con me; quella donna si stava dimostrando esattamente come me l’ero immaginata quando l’avevo vista avvicinarsi a me per la prima volta: la reincarnazione della signorina Rottenmeier.

- Eccoci arrivate! – esclamò finalmente fermandosi. Ci trovavamo in una sala enorme, le pareti cosparse di specchi e di postazioni per trucco, capelli e vestiti.

- Le selezionate verranno messe praticamente a nuovo e verranno fatte delle foto del prima e del dopo questo processo… - mi spiegò velocemente Jade facendomi sedere su di una sedia girevole.

- Sorrida! – disse una voce e feci appena in tempo a girarmi quando un flash mi accecò.

- Non ero pronta! – sbuffai: sembrava un vizio dei fotografi quello di farmi foto alla sprovvista.

- Quest’aria accigliata invece le dona molto, sa? – commentò il fotografo guardando la foto appena scattata senza nemmeno mostrarmela. A palazzo sembravano tutti abbastanza maleducati.

- Pronta per la tinta? – domandò una parrucchiera guardandomi con un sorriso zuccheroso ed entusiasta. Non dissi assolutamente nulla e lasciai che la parrucchiera se la cavasse da sola, anche se continuavo a tenere sotto controllo quello che combinava: non volevo certo ritrovarmi calva.

Mentre mi ritrovavo a fissare il mio volto pallido cadaverico allo specchio e i miei capelli coperti di un miscuglio blu elettrico, mi accorsi che nel frattempo erano arrivate altre ragazze; riuscii a riconoscerne qualcuna che avevo già visto in tv, come ad esempio Katelyn Cook, una Due dai capelli ricci e dall’aria altezzosa che veniva dall’ Honduragua ed Amber Collins, una Due dell’Ottaro. Iniziai a intristirmi ancora di più: tra di loro nessuna aveva l’aria amichevole e iniziai a rimpiangere la compagnia di Claire e Stephan.

Stephan…” pensai con il cuore in gola: tutta quell’agitazione e quella confusione mi avevano fatto dimenticare momentaneamente di lui, dei suoi bellissimi occhi verdi e di quella sensazione di formicolio dietro la nuca ogni volta che mi ritrovavo faccia a faccia con lui. Essere una selezionata, essere così lontana da lui sarebbe diventato il mio più grande rimpianto? Non miravo a vincere: non conoscevo il principe Richard e tra tutte quelle ragazze io non avevo nulla di speciale… ma se la Selezione fosse durata mesi, il mio rapporto con Stephan ne avrebbe risentito o la lontananza da lui mi avrebbe fatto trovare il coraggio di dichiararmi?

Senza nemmeno rendermene conto, la parrucchiera aveva finito: ora i miei capelli al posto di essere di un biondo scuro erano platino, tanto che mi ritrovai a trattenere il respiro sconvolta.

- Cos’ha fatto? – feci io sconvolta con un filo di voce e le lacrime agli occhi.

- Non le piace? – disse la parrucchiera, mentre il suo sorriso iniziava piano a svanire.

- Io… avrei voluto qualcosa di più naturale… - dissi con il cuore che mi pulsava forte in gola: non stavo male, forse dovevo farci l’abitudine, eppure quell’immagine sconvolta e pallida allo specchio non sembrava più la mia.

- So che forse non dovrei dirglielo… - disse la parrucchiera tornando a sorridere; si avvicinò al mio orecchio e in un bisbiglio mi rivelò: - Il principe Richard ha fatto richieste specifiche appositamente per lei: non c’è dubbio che sia una delle poche ragazze selezionate dal principe in persona! -

Mi sentii ancora più agitata di prima: il principe aveva scelto me tra tante senza nemmeno conoscermi e aveva addirittura chiesto che venissi trattata in una certa maniera. Rimasi in silenzio per tutto il tempo che la truccatrice impiegò sul mio viso per sistemare le imperfezioni e curare la mia pelle con creme, oli, pinzette e pennelli. Mi sentivo come la tela di un pittore. Era questo il mio destino? Diventare quello che gli altri volevano senza possibilità di metterci parola?

Quando finirono con me, mi guardai allo specchio: oltre ai capelli platino, lunghi e a quella frangia perfetta che mi copriva il sopracciglio sinistro, mi avevano allungato le unghie e fatto un trucco deciso e carico sugli occhi. Le mie ciglia erano lunghissime e tutto quel nero faceva risaltare il grigio dei miei occhi.

- Le piace questo smokey eye? – domandò la truccatrice. Non avevo la benché minima idea di cosa stesse parlando, ma supposi che si stesse riferendo al trucco.

- Non mi sento ancora me stessa… - dissi con un filo di voce continuando ad osservarmi. – Però non mi dispiace… -

La truccatrice e la parrucchiera sorrisero e mi accompagnarono a cambiare abito; mi fecero trovare un abito corto in chiffon porpora senza spallini e delle scarpe dello stesso colore con un tacco sottile e vertiginoso. Deglutii nervosa cambiandomi: il vestito in fin dei conti mi piaceva, era semplice e leggero, ma quelle scarpe mi avrebbero fatto fare la figura del rinoceronte che tenta di camminare sui trampoli. Jade mi accompagnò in un salottino adiacente per la foto del dopo e, per fortuna, potei rimanere seduta su un divanetto. Aspettai un minuto da sola e quando entrò un uomo con la videocamera iniziai ad agitarmi.

- Hem… non è il momento della foto, adesso? – domandai nervosa.

- No, hanno deciso di riprendervi trasformate! – mi spiegò l’uomo sistemando la videocamera; dopo di che alzò lo sguardo e, vedendomi terrificata, mi sorrise. - Non si preoccupi! Sia naturale! Sa, dovrà abituarsi a noi giornalisti nei prossimi tempi… -

Nonostante il suo tentativo di rassicurarmi, mi sentivo ancora più agitata di prima.

Non appena la luce rossa della telecamera si accese, il giornalista mi domandò: - Lei è Zoe White, esatto? –

Annuii senza riuscire a dire nulla di che.

- La vedo molto emozionata…! – mi fece notare l’uomo con un sorriso affabile.

Deglutii annuendo nuovamente, dopo di che dissi: - E’ tutto nuovo qui, per una Cinque non è facile abituarsi ad un cambiamento simile… -

- Eppure la trovo molto cambiata rispetto a prima! – disse il giornalista. – Voglio dire… i suoi capelli sono di un colore che non passa inosservato… -

- A dire la verità, non era quello che volevo. – dissi e, notando l’aria accigliata dell’uomo, avrei voluto mordermi la lingua: non potevo certo dire che era stato il principe a ordinare un simile cambiamento, anche perché non ne ero neppure sicura. – Sa, essendo di Angeles sono stata la prima ad arrivare e non sapevo che avrei potuto scegliere come le altre ragazze… diciamo che parrucchiera e truccatrice si sono divertite molto a sperimentare su di me. -

- E mi lasci aggiungere che hanno fatto un buon lavoro: i capelli così luminosi con la sua pelle così sorprendentemente chiara le conferiscono un’aria quasi eterea, mentre il trucco evidenzia i suoi occhi grigi… -

Sorrisi leggermente arrossendo.

- Non me ne intendo troppo di trucco e capelli, credo che dovrò abituarmi, ma il risultato non mi sembra affatto male! – dissi alzando le spalle e tenendo un sorriso sulle labbra.

- Dica infine ai nostri ascoltatori… come sta procedendo dal suo punto di vista la Selezione? – mi chiese.

- Sinceramente non so dirle molto… - dissi tentando di usare un tono diplomatico. – Non ho ancora conosciuto nessuna delle altre ragazze, lo staff mi ha praticamente trascinata nella stanza di fianco per sistemarmi… Credo che potrò dirle qualcosa in più quando inizierò a vivere veramente quest’esperienza. –

- Perfetto! – disse il giornalista. – Ora direi che la posso lasciare: ho ancora tutte le altre ragazze da intervistare… -

Andai ad accomodarmi in un’altra saletta, scortata da Jade; mi sentivo un po’ più rilassata rispetto a prima essendo riuscita a cavarmela con un giornalista, ma quando rimasi da sola iniziai a penare al mio futuro e a sentire delle fitte d’ansia allo stomaco. Tutte le ragazze che stavo per conoscere avrebbero lottato per entrare nelle grazie del Principe, sapevo che sarebbe diventata una lotta spietata e sapevo anche che io sarei rimasta sola. Trovavo pietoso che tutte quelle ragazze erano pronte a tutto per avere un uomo, ma trovavo ancora più pietoso che, probabilmente, più che l’uomo volessero la corona. All’improvviso mi resi seriamente conto di una cosa che mi fece inorridire: da quello che la parrucchiera aveva detto, era stato lo stesso Principe a scegliermi! Non sapevo che persona fosse, non sapevo perché mi avesse scelta… quello che sapevo era che se aveva un buon motivo per avermi scelta, io l’avrei subito deluso. Non perché lo volessi, ma perché, se aveva visto qualcosa di buono in me, si sarebbe ricreduto paragonandomi alle altre ragazze.

- Vi vedo pensierosa… - disse una voce alla mia destra. Alzai lo sguardo sobbalzando spaventata e quando vidi chi aveva appena parlato, mi si mozzò la voce in gola.

- Io… voi… - balbettai arrossendo.

- Sì, sono io… - disse il principe Richard avvicinandosi a me con un sorriso naturale. Era più alto di quanto sembrasse in tv, i capelli corti di un biondo chiarissimo, le labbra aperte in un sorriso innocente e gli occhi piccoli, che mi scrutavano pieni di curiosità.

Oddio, cosa dovevo dire? Salve maestà? Solo in quel momento mi resi conto di essere ancora seduta su di un divanetto e mi alzai traballando incerta sulle mie gambe e lo feci tanto goffamente da far ridere il principe.

- Siete pure divertente! Ho fatto proprio bene a scegliervi! – commentò senza soffocare la sua risata.

“Perché mi ha scelto?” mi domandai mordendomi un labbro, ma ero troppo nervosa per riuscire a porgli una simile domanda.

- Sai, mi hanno colpito molto i vostri occhi… - mi disse avvicinandosi a me per osservarmi da vicino. Mi mise una mano sotto il mento per alzarmi lo sguardo e incrociai per la prima volta i suoi occhi: erano di un grigio intenso, un colore identico a quello dei miei… scostai il volto un po’ per nascondere l’imbarazzo e spostare lo sguardo altrove: i suoi occhi erano sì belli e particolari, ma brillavano di malizia mentre il suo volto sembrava avvicinarsi sempre di più al mio…

- Si può sapere cosa pensate di fare? – sbottai io riprendendo il controllo. A quelle parole il principe si portò le mani dietro la schiena con eleganza e mi camminò intorno con passo composto e la schiena dritta. Mi sentivo come se lui fosse un acquirente che stesse cercando di capire se io ero un cavallo abbastanza in gamba da poter essere comprato.

- Begli occhi, riservata all’apparenza ma in grado di farsi valere. – decretò lui alla fine, fermandosi di fronte a me con un sorriso soddisfatto; dopo di che si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò: – Credo proprio che mi divertirò con te… -

In quel momento entrò un’altra ragazza: indossava un abito corto di seta verde che richiamava il colore dei suoi occhi e i suoi lunghi boccoli castani erano elegantemente legati dietro la nuca da un delizioso chignon.

- Oh, vostra Maestà! – esclamò lei con un piccolo grido emozionato, inchinandosi elegantemente. – Non credevo che avrei avuto subito l’onore di conoscervi! -

-Nemmeno io voi… signorina Evans, dico bene? – fece lui avvicinandosi a lei e si esibì in un perfetto baciamano.

- Conoscete pure il mio nome! – esclamò lei estasiata, gli occhi che le brillavano dalla contentezza.

- E’ un dovere da parte mia conoscere i nomi delle mie ospiti… specie se sono carine quanto voi! – disse con un sorriso e la ragazza si fece sfuggire una risata agitata.

- Casanova… - mi lasciai sfuggire in tono sprezzante, ma mi morsi subito la lingua quando vidi il principe voltarsi verso di me con l’espressione di chi aveva sentito tutto.

- Prego? – fece lui rivolgendosi a me con un sorriso divertito.

- Niente… - risposi io tentando di fingere indifferenza. Il principe stava per dire qualcosa, ma in quel momento una cameriera entrò nella stanza con l’aria di chi aveva corso parecchio.

- Sua Altezza… - disse con un inchino frettoloso e il fiatone. – Vostro padre vi sta cercando ovunque, vuole parlarvi… -

Il principe sospirò e, rivolgendosi a me e all’altra ragazza disse cordialmente: - Beh, è stato un piacere conoscervi, care fanciulle, ma ora devo andare… -

Si avvicinò all’altra ragazza e le fece nuovamente il baciamano, mentre lei arrossiva sino alla punta dei capelli; dopo di che si rivolse a me e con uno strano sorriso disse: - Arrivederci, mia cara… spero di incontrarvi presto. -

Non appena fece il baciamano anche a me, sentii qualcosa di ruvido nel palmo della mia mano… solo quando il principe uscì dalla stanza, potei notare che mi aveva passato un piccolo foglietto.

- Oh, ti ha lasciato un bigliettino! – esclamò la ragazza di fianco a me, un po’ troppo emozionata.

Aprii il pezzo di carta e vi lessi: “Stasera ore 23 in giardino. Non mancate.”

- Che invidia, quanto vorrei che fosse capitato a me! – fece la ragazza con un sospiro.

- Vuoi andarci tu? – le domandai allungandole il bigliettino.

- M-ma… il principe ha chiesto di voi! – rispose la ragazza sbigottita dalla mia offerta.

Io alzai le spalle.

- Beh, potrebbe anche essersi rivolto ad un pubblico plurale, no? – dissi solo. – Mi dispiace ma stasera non ho intenzione di vederlo, mi ha fatto una gran brutta prima impressione… inoltre ho ben altri pensieri per la testa. Se vai tu, per lo meno hai la possibilità di stare sola con lui… -

La ragazza sorrise e mi strinse in un abbraccio.

- Grazie mille! – esclamò, dopo di che si allontanò da me dicendo: - Scusami! Non mi sono nemmeno presentata… io sono Melissa Evans, vengo dal Tammis e sono una Quattro. Se vuoi puoi chiamarmi Mel! -

Le sorrisi: non mi aspettavo di incontrare delle ragazze simpatiche e non credevo che sarei riuscita a fare amicizia, i miei amici erano Stephan e Claire… però Mel era simpatica, anche se forse ancora un po’ troppo frivola per i miei gusti.

- Zoe White, sono di Angeles e sono una Cinque. – mi presentai stringendole la mano.

Mel si dimostrò essere una ragazza simpatica: iniziammo a chiacchierare parlando delle nostre rispettive famiglie e delle nostre vite fino a quando Jade non richiamò l’attenzione e solo allora mi accorsi che la stanza si era riempita di tante altre ragazze.

Jade ci fece strada lungo i corridoi del castello, mostrandoci dall’esterno le aree più importanti e quelle nelle quali non dovevamo assolutamente accedere. Arrivammo finalmente alle nostre stanze e, con gioia, scoprii che quella di Mel era esattamente di fronte alla mia.

- Bene, ragazze, per stasera ognuna di voi mangerà in camera. – annunciò Jade. – Tra l’arrivo e le interviste, i nostri sovrani non vogliono affaticarvi ulteriormente… domattina dopo la colazione potrete incontrare la famiglia reale. Vi auguro di passare una gradevole serata. -

Appena Jade sparì dalla nostra visuale, tutte le ragazze si affrettarono ad entrare nella loro stanza fino a quando non restammo solo io e Mel.

- Beh, ci vediamo domani, allora! – le dissi con un sorriso.

- Certo! A domani, Zoe! – mi salutò lei e, prima che potesse chiudere la porta, riuscii a scorgere che nella mano teneva ancora il bigliettino che il principe mi aveva lasciato. Rimasi da sola in corridoio e, appoggiandomi alla porta della mia camera, iniziai a domandarmi se avevo fatto bene a dare a Mel quel biglietto e a spronarla ad andare al mio posto: mi ero ripromessa che sarei rimasta tra le Selezionate per quanto più tempo possibile, ma con il mio comportamento stavo rovinando le cose; il principe mi aveva scelta di persona per qualche assurdo motivo, ed io stavo velocemente distruggendo ciò che l’aveva spinto a scegliermi. Scossi la testa: era inutile pensarci troppo e poi rimanere sola di notte con una persona simile non rientrava certo nelle mie aspettative, principe o non principe.

Entrai nella stanza e fui accolta da tre cameriere che si presentarono a me come Catelyn, Grace e Keira e che non la smettevano di inchinarsi; mi sentii subito in imbarazzo, ma non c’era verso di farle desistere dal comportarsi in quel modo.

La camera era a dir poco favolosa: c’erano parecchi strumenti, tra cui il pianoforte, l’arpa e addirittura la batteria; avevo scritto nel modulo per la selezione che suonavo la batteria, ma solitamente nessuno prendeva sul serio una Cinque che diceva di suonare uno strumento così poco delicato come la batteria. Una scrivania in legno chiaro e pregiato era posata di fianco alla finestra, alla parete opposta della porta: su di essa era riposta una macchina da scrivere, una risma di fogli bianchi e addirittura una penna vera con inchiostro. Roba da ricconi, tanto per intenderci. In un angolo della stanza c’era un tavolo già apparecchiato con la cena già calda e pronta per essere servita. Mai in vita mia ho mangiato così bene: aveva tutto un aspetto così invitante e i sapori erano così delicati e particolari che dovetti faticare per non finire l’intero vassoio di ogni portata.

- Vuole qualcos’altro, Lady White? – mi domandò Keira gentilmente.

- Sì, in effetti sì… - dissi io e le tre cameriere si misero subito sull’attenti. – Vi prego, smettetela di chiamarmi “lady White”… chiamatemi solo Zoe, per favore… - dissi loro con un sorriso. Le tre ragazze ridacchiarono sollevate, ma continuarono ad insistere nel volermi aiutare a lavarmi e cambiarmi. Finalmente iniziai a sentirmi nuovamente me stessa dopo essermi tolta quel pesante trucco dal volto, ma quella sensazione di sbagliato nei miei capelli di quel color platino innaturale ancora non mi convinceva. Mi misero un’orripilante camicia da notte in seta e pizzo rosa che mi mise subito nuovamente a disagio, dopo di che ci appuntarono una spilla d’argento con il mio nome inciso sopra.

Riuscii a convincere le cameriere a lasciarmi sola con la scusa che ero stanca e assicurando che sì, le avrei chiamate in caso di necessità. Appena le tre ragazze chiusero la porta alle loro spalle, tirai un sospiro di sollievo: finalmente solo io e i miei pensieri. M’infilai la vestaglia, orrendamente abbinata alla camicia da notte e guardai l’orologio: erano un quarto alle undici. Mi affacciai alla finestra della camera, che dava sul giardino; era buio, ma dopo un paio di minuti riuscii a scorgere una figura dai capelli chiarissimi camminare avanti e indietro di fronte ad una panchina. Il principe era veramente lì. Chissà, forse avevo sbagliato a dargli buca… lo vidi girarsi verso le finestre delle camere delle selezionate, ed io mi abbassai immediatamente per non farmi vedere. Massì, di lì a poco sarebbe arrivata Mel e il principe avrebbe trovato un’altra compagnia dimenticandosi presto di me.

Andai alla scrivania e iniziai a scrivere: sapevo benissimo che quello era l’unico modo per scacciare i pensieri. Ora che ero una tre avrei voluto iniziare subito a lavorare a qualche storia importante per iniziare a realizzare il mio sogno di diventare una scrittrice, ma le mie dita iniziarono a muoversi sui tasti della macchina da scrivere ancora prima che avessi il tempo per realizzarlo.

 

 

Caro Stephan,

come stai? Sono appena arrivata e la situazione qua già non mi piace; certo, ora posso mangiare quanto voglio, non ho problemi di soldi per ora… ma mi trovo a disagio: mi sento come se stessero tentando di trasformarmi in qualcosa che non sono, mi hanno tinto i capelli di un colore improponibile senza il mio consenso, mi vestono con abiti da signorina che non si addicono a me, il principe mi sembra solo un arrogante e presuntuoso dopo averci parlato insieme… ma sai qual è la cosa peggiore di tutta questa situazione? E’ che non è passato nemmeno un giorno e già mi manchi…

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