Capitolo I
Aprii
gli occhi all’improvviso. Avevo il fiatone e mi doleva il fianco destro, come
dopo una lunga corsa. Chiusi gli occhi tentando di rallentare il battito del mio
cuore e di ricordare che sogno stavo facendo ma, per quanto mi sforzassi, non
riuscivo a ricordarmelo…
“Calma,
Zoe… era solo un sogno… che nemmeno ricordi, per giunta.” pensai tentando di
riacquistare il controllo. Allungai la mano verso il comodino per prendere un
po’ d’acqua, ma mi ritrovai tra le dita solo un mucchio di capelli… prima che
potessi mettermi ad urlare, una mano mi tappò la bocca.
-
Sono io! – esclamò una voce che bene conoscevo. – Evita di urlare, sveglieresti
tutta la tua famiglia e se scoprissero che ho infranto il coprifuoco… -
-
Stephan…! – feci io con il cuore in gola, dopo che mi ebbe tolto la mano sulla
bocca e mi affrettai a infilarmi gli occhiali. – Sei tu… -
-
Sì, mi dispiace essere entrato così all’improvviso… e ti do un consiglio: d’ora
in poi vedi di chiudere a chiave la finestra… - mi disse Stephan, ma in realtà
non prestavo molta attenzione a quello che stava dicendo; ero concentrata sui
suoi occhi verdi e un po’ a mandorla, sulle sue rughe d’espressione attorno
agli occhi e sulle sue labbra fini e sottili… e mi sentii improvvisamente
accaldata.
-
Hey, Zoe! – la voce di Stephan mi richiamò all’improvviso.
-
Sì, che c’è?! – feci io, cadendo dalle nuvole.
Stephan
sospirò. - Scommetto che non hai sentito una sola parola di quello che ti
dicevo, vero? –
-
Hem… - borbottai imbarazzata.
-
Me l’aspettavo, sei sempre con la testa per aria… - rispose lui con un sospiro.
– Beh, com’è andata oggi al lavoro? –
Sbuffai
e mi misi a sedere meglio sul letto, facendo spazio anche per lui.
-
Al solito. – gli risposi. – Ultimamente le famiglie abbienti continuano a
chiedermi di scrivere nuovi racconti per i loro figli… -
-
Beh, è una buona cosa! – esclamò lui allegro. – Questo vuol dire che stai
diventando nota anche tra le classi alti… -
-
Sì, ma non so quanto mi conviene… - dissi con un sospiro e gli mostrai la mano
destra: la parte esterna del mignolo era più piatta del normale a causa del
continuo appoggio sulla scrivania, le unghie, poco curate, erano sporche
d’inchiostro e le dita erano tutte gonfie come non mai.
-
Mamma sostiene che non riuscirei mai ad attirare l’attenzione di un uomo che
conta con una mano simile, inoltre sono tanti i problemi… - abbassai la voce
anche se sapevo che i miei stavano ancora dormendo. – Credo che la mia vista
stia peggiorando. Passare tutto il giorno sui fogli mi fa bruciare gli occhi e
inizio a vedere sfocato… ma non possiamo permetterci dei nuovi occhiali così
come non possiamo permetterci dei rimedi per la mano. Le lenti a contatto le
conservo per quando devo incontrare gli acquirenti… -
Stephan
mi mise una mano sulla spalla.
-
Mi dispiace, Zoe… - mi disse dolcemente.
Scossi
la testa tentando di riprendere un sorriso. – Non ti preoccupare, niente di
nuovo, comunque… tu invece? Com’è andato il lavoro? –
Lui
sorrise. – Mi hanno appena commissionato tre nuovi quadri. –
-
Wow, ma è una notizia meravigliosa! – esclamai felice per lui. – Non è la prima
volta questo mese! Ti stai facendo proprio un bel gruzzoletto! -
Lui
annuì e vidi dal suo viso e dalla sua postura che non stava più nella pelle
dall’emozione.
-
Non manca molto perché mi sia possibile iniziare ad avanzare le pratiche per
passare ad un Quattro! -
Sentii
il cuore in gola: di questo passo tutti i miei amici sarebbero stati dei
Quattro e solo io sarei rimasta una Cinque…
-
Non hai mai pensato a sposarti? – buttai lì tentando in tutti i modi di evitare
di arrossire.
Lui
alzò le spalle.
- E
perché dovrei? Se mi sposassi dovrei lasciare la mia famiglia e dovrei spendere
soldi ed energie per costruirne una mia e, lo sai… i miei stanno invecchiando e
Danny è malato. Punto solo a diventare un Quattro per guadagnare di più per
loro perché le cure mediche sono care… -
Danny
era il fratello minore di Stephan ed aveva da sempre seri problemi di salute che
lo costringevano a letto: era piccolo e molto gracile per essere un ragazzino
di nove anni e qualsiasi attività rischiava di farlo sfiancare al punto da
andare in arresto cardiaco.
-
Hai visto Claire oggi? – gli domandai tanto per cambiare argomento. Claire era
un’amica mia e di Stephan solo che, a differenza nostra, lei era una Quattro e
i suoi genitori avevano un importante ristorante in centro e stavano
progettando di ampliare al più presto la loro attività. Nonostante la
differenza di casta, Claire non era affatto antipatica o arrogante come molte
altre Quattro, ma di certo non mi sentivo a mio agio con lei come succedeva con
Stephan… ma con lui è sempre stata un’altra storia.
Lui
annuì in risposta alla mia domanda. – Ha avuto parecchio da fare oggi e l’ho
vista di sfuggita alla chiusura del ristorante. Mi ha confidato una
pettegolezzo… -
Alzai
gli occhi al cielo.
-
Sei peggio di una perpetua! – commentai ridacchiando, ma mi accomodai meglio
sul letto per ascoltarlo.
-
Oggi al loro ristorante sono arrivati dei Due… - iniziò abbassando ancora di
più la voce.
-
Chi era? Qualche cantante famoso? – chiesi io. Lui scosse la testa.
-
Erano dei funzionari importanti di Corte. – annunciò lui con un sorrisetto. –
Il padre di Claire li ha dentiti parlare… Hanno detto che è arrivato il momento
per il Principe di prendere moglie e indovina un po’? Verranno scelte delle
ragazze del popolo come pretendenti principesse e tutto avverrà in tv. –
Guardai
Stephan accigliata.
-
E’ una stronzata… - sbottai senza il minimo tatto, delusa che si trattasse di
un pettegolezzo di così poca importanza. – Voglio dire… perché tutto questo, e
perché in tv?! E’ vero che Illéa è relativamente nuova… ma che senso ha un
reality show simile?! Voglio dire, farebbero prima a far sposare i reali con
matrimoni di convenienza, no? -
- Così
è stato perché per le prime quattro generazioni reali sono nate tutte femmine.
– mi fece notare Stephan. – I funzionari hanno detto che è un buon metodo per
far sì che il popolo si senta veramente parte dei Illéa. –
- Non ci sentiremo mai parte di Illéa… -
commentai con una triste risata. – Non finché dai Tre in su non s’interessano
della nostra condizione. Fingono tutti che vada bene quando metà della
popolazione soffre la fame e viene sfruttata… -
In
quel momento la porta si aprì e apparve mia madre in vestaglia, con un’aria
addormentata.
-
Dovevo immaginarmelo che eri arrivato tu, Stephan… - disse con gli occhi ancora
piccoli dal sonno mia madre.
-
Salve signora White! Bella giornata oggi, eh? – disse Stephan allegramente, per
niente preoccupato di essere stato trovato in camera di sua figlia. Sobbalzai e
guardai fuori dalla finestra: era presto, ma il sole aveva già iniziato ad
albeggiare.
-
Quante volte ti ho detto di rimanere a casa tua di notte. - borbottò
contrariata mia madre. – Se ti trovano in giro dopo il coprifuoco… - tremò alla
sola idea, dopo di che sospirò e disse: - Visto che tra poco dovremo andare
tutti al lavoro, che ne dici di fermarti per la colazione? –
-
Avevo previsto che potesse succedere e, per l’evenienza, mi sono portato
qualcosa per voi! – fece Stephan con un sorriso e tirò fuori dalla sacca dei
biscotti fatti in casa. – Li ha fatti mia madre… e poi non voglio pesarvi al
bilancio famigliare, so benissimo che, anche se per un solo pasto, è dura avere
una bocca in più da sfamare. –
Sul
volto di mia madre si aprì un sorrisetto, e se ne andò a preparare da mangiare
borbottando qualcosa che somigliava a un: - Ma che bravo ragazzo…! –
Se
mia madre non si preoccupava più della presenza di Stephan in camera mia era
perché io e lui eravamo cresciuti insieme e, probabilmente, non credeva che tra
noi due potesse esserci qualcosa se non una forte amicizia.
-
Che fai, non ti cambi? – mi chiese Stephan accigliato.
-
Ah, sì… - dissi io impacciata, ed aprii l’anta dell’armadio di legno per
guardarmi allo specchio. Mi tolsi la maglia del pigiama, mi sfilai i pantaloni senza
troppi complimenti e fissai il mio riflesso; dopo di che mi voltai verso
Stephan che stava giocando con uno yoyo e non mi stava più prestando
attenzione: era normale che ad un ragazzo di diciott’anni non importasse se una
ragazza si fosse spogliata nella stessa stanza in cui si trovava lui? Beh,
certo, quella sua ragazza era la sua migliore amica da sempre, ma che la cosa
lo lasciasse veramente così indifferente… a me pesava eccome. Ciò nonostante non
mi ritenevo orrenda… certo, forse non ero bellissima, ma non riuscivo a
ritenermi nemmeno da buttare. Tornai ad osservare il mio riflesso, ma tutto ciò
che riuscivo a vedere una pancia non troppo piatta, un seno troppo abbondante
per i miei gusti e dei capelli di un biondo scuro talmente in disordine che
sembravano essere acconciati da un parrucchiere pazzo.
Indossai
dei pantaloncini di jeans neri e una t-shirt larga nera, che mi arrivava quasi
alle ginocchia. Scarpe da ginnastica nere, giacca in pelle nera ed ero quasi
pronta.
-
Sai, se non ti vestissi così… alla rinfusa… staresti molto meglio… - commentò
Stephan osservandomi.
Digrignai
i denti. “Perfetto, mi ha appena detto che non gli piace cosa indosso…” pensai
amaramente.
-
Credimi invece, per un’artista è sempre bene vestirsi in modo originale per
farsi riconoscere e ricordare… - dissi mettendomi le lenti a contatto.
-
Quindi oggi hai un incontro con qualche acquirente? – mi chiese lui. Io annuii
asciugandomi la lacrima che mi era uscita dall’occhio sinistro a causa della
lente. – Ho finalmente due nuovi racconti per i gemelli Thompson. –
- A
tavola, è pronta la colazione! – esclamò la voce di mia madre da sotto, così io
e Stephan ci affrettammo a raggiungerla.
La
tavola di legno era apparecchiata con un pasto abbastanza frugale: latte caldo,
un paio di biscotti e, all’occorrenza, della frutta.
-
Papà? – domandai a mia mamma che stava pulendo il pentolino dove aveva fatto
scaldare il latte.
-
E’ ancora a letto. – rispose lei continuando a pulire. – Ieri sera ha fatto tardi
con il lavoro e penso sia meglio lasciarlo dormire… -
Papà
era uno scultore. Le sue opere erano abbastanza richieste e lui ci metteva il
cuore, e spesso anche parecchie ore di sonno, per riuscire a fare del suo
meglio.
La
tv era accesa e Kevin Fadaye, un noto conduttore televisivo, sembrava su di
giri.
-
Non crederete mai alle nostre orecchie, signore e signori! – annunciò gioioso.
– Come sapete il nostro amato principe Richard ha appena compiuto 18 anni e per
l’occasione i nostri sovrani hanno deciso che sarà lui a scegliere la sua
futura sposa in base alla sua preferenza. Ma non è finita qui! Saranno
trentacinque le ragazze che avranno la possibilità di farsi notare dal nostro
principe e di vivere a Corte fino a quando non verrà presa una decisione… e qualunque
donna nubile di età compresa tra i sedici e i vent’anni ha la possibilità di
venire scelta per far parte a questa selezione! Sì, avete capito bene! Vi
basterà compilare il modulo che vi arriverà per posta e riconsegnarlo alle
autorità competenti… Avete due settimane di tempo per decidere e affrettatevi:
la prossima regina potresti essere tu! -
-
No, vabbè, quest’ultima battuta è veramente pessima…! – borbottai finendo di
bere il mio latte e rubando l’ultimo biscotto in tavola.
-
Beh, non pensi che dovresti provarci? – disse mia madre. – Sei una bella
ragazza e se ti scegliessero… -
-
Non diventerei mai regina, certamente avvantaggeranno ragazze di classi più
alte. – dissi masticando piano un minuscolo pezzo di biscotto. – Inoltre non
vedo alcuna utilità ad andare lì a perdere tempo prezioso quando potrei stare
con voi e darvi una mano a portare avanti la famiglia… -
-
Non hai dimenticato di dire qualcosa, Kevin? – chiese il collega di Fadaye in
tv.
-
Oh, certo! – esclamò quest’ultimo, fingendo di cadere dalle nuvole. – La
famiglia di chiunque venga scelta per
Mi
sentii il cuore in gola. Partecipare alla selezione significava diventare una
Tre…
-
Io… credo che potrei tentare… - commentai provando a fingere indifferenza.
-
Come mai questo cambio improvviso di rotta? – domandò Stephan con un sorriso
malizioso. – Per i soldi o perché ti sei finalmente resa conto che potresti
diventare una Uno? – Mamma venne a sedersi al tavolo con noi e pose tutta la
sua attenzione su di me e sulla risposta che stavo per dare.
-
Non credo che diventerei una Uno se mai venissi scelta per la selezione, il che
già lo vedo difficile… - commentai. – I soldi certamente sarebbero utili alla
famiglia, però… - spostai lo sguardo su mia mamma. Lei era una Tre ed era
retrocessa a Cinque scegliendo di sposare papà. Se io ero brava a scrivere era
tutto merito di mamma. Noi Cinque siamo degli artisti e tra di noi non ci sono
scrittori, quelli sono tutti Tre; se mi hanno lasciata continuare a scrivere è
perché scrivo solamente racconti per bambini e nessuno li considera dei veri
libri.
-
Potrebbe essere l’occasione d’oro per diventare veramente una scrittrice se
riuscissi anche solo a diventare una Tre. – commentai abbassando lo sguardo e
mordendomi il labbro.
Mamma
mi guardava con un sorriso dolce.
-
Tutto questo ti fa onore, Zoe… sono fiera di te che, nonostante le difficoltà
che viviamo, continui a coltivare dei sogni… - disse.
-
Ce la farai assolutamente a rientrare tra le candidate della selezione! –
esclamò Stephan alzandosi in piedi con un sorriso. – Io e Claire faremo di
tutto perché tu possa essere presa! I funzionari continueranno a venire al
ristorante della famiglia di Claire e sapremo molte informazioni che altri
invece non possono assolutamente conoscere… è un vantaggio! –
- E
Claire? – domandai io tentando di spostare l’attenzione da me a qualcun altro.
– Non intende partecipare? –
Stephan
alzò le spalle. – Quando me ne ha parlato non mi sembrava interessata… -
-
Certo che è un peccato che facciano questa cosa solo per le ragazze… -
commentai con un sospiro rivolta a Stephan. – Avresti potuto ricevere un bel
gruzzoletto e sappiamo che i soldi servono più alla tua famiglia che alla mia…
chissà, se mai dovessi entrare nella selezione potrei convincere il principe ad
avere tendenze omosessuali e a ritentare questa storia della selezione con
degli uomini… -
Stephan
e mamma scoppiarono a ridere.
-
No, credimi, per quando sono disposto a far tutto per la mia famiglia, continuo
a preferire le ragazze, grazie tante! – esclamò Stephan.
Dopo
pochi minuti Stephan scappò a lavorare, ed io e mia madre facemmo lo stesso.
Lei era una musicista e suonava brani con il violino a feste e balli dei Tre e
dei Due. L’ammiravo tanto: nonostante i Tre si prendessero continuamente gioco
di lei per essere diventata una Cinque, lei non si lasciava scalfire e andava
avanti a lavorare per loro. Quel giorno l’accompagnai al lavoro perché era
proprio lì che avrei dovuto consegnare i miei racconti; passai poi il resto
della giornata a casa a scriverne di nuovi per degli ordini che mi erano stati
fatti alla festa dei Thompson.
La
mattina del giorno dopo arrivò finalmente il modulo d’iscrizione alla
selezione, ma dovetti aspettare la sera per compilarla: Stephan e Claire mi
avevano proibito di fare qualcosa di testa mia, e volevano darmi una mano per
ogni piccolo dettaglio.
-
Credo che hai veramente tante possibilità di farcela, Zoe… - disse Claire
pensierosa mentre io compilavo il modulo secondo le indicazioni che lei e
Stephan mi davano. – Grazie a tua madre sei molto istruita… anche più di me, ed
io sono una Quattro… -
-
Mmm, come no… - commentai nel tentativo di non mostrarmi troppo fiduciosa: se
non mi avessero scelto sarebbe stata una delusione enorme per me, dovevo farmi
quante meno illusioni possibili. Io, lei e Stephan ci trovavamo nel salotto
della casa di Claire mentre i suoi genitori erano ancora fuori per lavoro e i
suoi fratelli erano in camera loro. Claire era seduta sulla poltrona di fianco
al divano, io me ne stavo seduta per terra di fronte ad un tavolino e Stephan
se ne stava sdraiato sul divanetto alle mie spalle.
-
Fammi vedere! – disse Stephan togliendomi per l’ennesima volta il foglio di
mano. – Nome: Zoe. Cognome: White. Anni: 17. Casta: Cinque. Città: Angeles. Capelli: biondo scuro.
Occhi: azzurro/grigio. –
-
Avrei voluto scrivere due, ma non credo che a Corte apprezzino certe battute… -
commentai stiracchiandomi.
-
Hai una scrittura veramente bella e veramente particolare, con tutti questi
ghirigori… se facessero una prova di calligrafia alle ragazze candidate, tu
avresti la meglio… - disse Claire osservando rapita il mio modulo.
-
Certo, perché saper scrivere bene è la prerogativa di ogni regina… - dissi
riprendendomi in mano il modulo. – Ora devo compilare i campi per livello d’istruzione,
lingue parlate e capacità particolari. –
-
Livello d’istruzione alto, direi! – esclamò subito Stephan.
-
Non esagerare… - lo contraddissi. – Dopo si aspetteranno troppo da me o
penseranno che io stia mentendo… -
-
Ma non è vero che stai mentendo e tu lo sai… - mi fece notare Claire. Decisi
allora di scrivere “medio-alto” per non scontentare né loro né me e aggiunsi il
francese, il tedesco e l’italiano alle lingue conosciute.
-
Capacità particolari… ovviamente la scrittura! – disse Stephan. Mi affrettai a
scrivere.
-
Scrivi però che i racconti per bambini li scrivi per lavoro e che, nel tempo
libero, ti dedichi anche alla scrittura di cose più impegnative… - aggiunse
Claire. – E perché non scrivi qualcosa di tuo da allegare al modulo? Daresti
loro una prova della tua buona volontà e delle tue qualità… saresti una da
tenere seriamente in considerazione… -
-
Ho completato oggi una storia… si tratta di una rivisitazione romanzata di un
mito greco. – dissi concludendo di compilare il modulo.
-
Fantastico! – esclamò Stephan mettendosi a sedere sul divano con aria
soddisfatta. – Zoe, non puoi non farcela… sei una persona straordinaria e se ne
accorgeranno pure loro. –
Arrossii
nel sentirmi elogiata da lui.
-
Tu invece perché non hai intenzione di partecipare? – domandai rivolgendomi a
Claire. Lei alzò le spalle e si passò una mano tra i suoi lunghi ricci castani.
– L’impresa di famiglia va piuttosto bene… inoltre non voglio sposare un uomo
che non amo, anche se è l’uomo più ricco e potente dell’intera nazione. -
-
Perché, tu credi che io voglia sposare il principe? – feci ridendo. – Il principe
sceglierà una donna affascinante, di una casta alta, qualcuna che sia
praticamente ai suoi piedi… ed io non sono quel genere di persona. Se vorrò
andarmene mi farò cacciare in qualche modo: sarò la persona più odiabile che
abbia mai conosciuto. –
-
Non è che non vuoi sposare il principe perché c’è già qualche ragazzo che
t’interessa? – fece Claire con un sorriso malizioso. Mi irrigidii sentendomi il
cuore in gola.
-
Ma figurati… - mentii spudoratamente; dopo di che, quasi a farmi coraggio
aggiunsi: - Le uniche due persone che amo veramente al di fuori della mia
famiglia siete voi due. –
Quest’ultima
affermazione in effetti non era una bugia; la bugia vera era che Stephan lo
amavo in modo diverso da come amavo Claire, solo che non avevo il coraggio di
farmi avanti con lui per paura di rovinare la nostra amicizia.
Claire
si portò una mano sul petto, commossa da quello che avevo appena detto e
Stephan, dopo essersi lasciato scappare un “oooh”, mi abbracciò da dietro,
tirandomi a sé.
-
Sei la mia migliore amica e anch’io ti voglio bene… confido nelle tue brillanti
qualità, vedrai che ce la farai a far parte della selezione, a diventare una
Tre e a realizzare il tuo sogno di diventare una scrittrice professionista. Il
principe inoltre potrebbe essere una brava persona, potresti innamorartene e
insieme potreste vivere per sempre felici e contenti come in una delle fiabe
che scrivi… -
Avrei
voluto sciogliermi tra le sue braccia dalla gioia… ma non riuscivo a non
sentire una fitta al petto. Un misto di tristezza e delusione. Lui mi aveva
appena definita come sua migliore amica, nulla in più di questo, per non
parlare del fatto che aveva appena affermato che sarebbe stato felice se il
principe avesse scelto me.
-
Si è fatto tardi, è ora che andiate prima di infrangere il coprifuoco… - disse
Claire a questo punto. Io e Stephan ci alzammo e ci avviammo verso la porta.
-
Domani mattina presto passa da me, Zoe… - mi disse Claire. – Al ristorante i
soliti funzionari hanno chiesto che insieme ai moduli richiederanno una foto.
Questa è una cosa che tu sai e le altre no, ti dà un vantaggio non da poco. Se
vieni da me prima di portare tutta la documentazione all’Ufficio Servizi vedo
di prestarti il vestito più bello che ho e vedo anche di metterti un filo di
trucco. Mi raccomando: domani è una giornata importante, ricordati le lenti a
contatto. –
-
Certo… - risposi io riconoscente e mi incamminai con Stephan verso casa, senza
fare parola con lui della cocente delusione che ancora avevo per quanto mi
aveva detto a casa di Claire.