Una settimana con un angelo.

di ThankYouIdols
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Io non parlo con le sfigate. ***
Capitolo 2: *** Una promessa sotto le stelle. ***
Capitolo 3: *** Ti piacciono gli unicorni? ***
Capitolo 4: *** L'amore non esiste. ***
Capitolo 5: *** Un film con quel figo di Channing Tatum ***



Capitolo 1
*** Prologo - Io non parlo con le sfigate. ***


Prologo - Io non parlo con le sfigate.


Diciassette anni, figlia di una famiglia nobile, e come hanno deciso di chiamarmi? Pineapple.
Esatto, sono Pineapple Spencer, ma per tutti sono Pine. Dire che odio il mio nome è dire poco, insomma, un frutto? E' ridicolo, ammettiamolo. Non voglio sapere a cosa stavano pensando i miei genitori quando mi affibbiarono un nome del genere.
«Pine, sei pronta?» Sentii mia madre urlare dall'altra parte della porta della mia cabina. Esatto, cabina. Mio padre infatti era proprietario di una nave e spesso andavamo a esplorare con essa le coste dell'Atlantico. Ogni volta invitava a prendere parte del viaggio familiari, amici, cugini, parenti, cognati, vicini, sconosciuti, barboni e chiunque avesse acquistato anche la più inutile cosa dalla sua catena di prodotti per la casa.
«Infilo le scarpe e arrivo!» Risposi io, prendendo delle decollete dall'armadio. Ero obbligata a indossare solo vestiti eleganti, rigorosamente lunghi, rigorosamente costosi. La mia vita poteva sembrare comoda avendo soldi, ma vi assicuro che era a dir poco stressante.
Non avevo libertà di scelta, dovevo fare solo ciò che mi ordinavano, non potevo avere amici se non ricconi, ovviamente sotto il permesso di mio padre. Non uscivo di casa, se non per andare a fare la spesa o per un viaggio, e come se non bastasse non avevo fratelli.
Ero sola. Lo ero sempre stata.
Non avevo nessuno con cui sfogarmi, nessuno che mi potesse capire.
Non avevo un cellulare, non avevo un computer, non avevo una televisione.

“Lo facciamo per tenerti al sicuro.” Mi ripetevano, ma al sicuro da cosa? Vivevamo a New York, in una villa grande quanto una portaerei, circondata da mura, piena di guardie del corpo e con cinque dobermann addestrati ad uccidere, e io non potevo avere un computer?
Mi guardai per un'ultima volta allo specchio, giusto per essere sicura di andare a genio ai miei, e poi uscii per andare verso la sala da pranzo.
«Pine, io ho aspettato ventidue minuti e mezzo per vederti conciata così? Sei un mostro!» Mia madre era sempre così dolce e gentile con me, che poi, parlasse per lei. Io almeno non avevo la pelle rovinata da rughe o occhiaie, nascoste da dieci chili di trucco.
Avrei tanto voluto risponderle con un bel “vaffanculo”, una delle parole che mi aveva insegnato mia nonna, ma mi avrebbe picchiata, così decisi di tenere il commento per me e fare spallucce.
«Beh, dai, non fa niente. Tanto tutti gli occhi saranno puntati sulla mia di bellezza, quindi a te neanche ti noteranno.» Si sistemò i capelli tinti e ritinti almeno duecento volte, si annusò l'alito, e quando si accertò di essere 'perfetta' ci sedemmo al tavolo, dove c'erano posti circa per una sessantina di persone.
«Mela!» Urlò qualcuno da dietro, non poteva che non essere la nonna, era l'unica a chiamarmi così.
Giurerei che se non fosse per i capelli bianchi, sembrerebbe più giovane di quella strega di mia madre.
«Laetitia, può gentilmente stare lontano dalla mia bambina? Ha una cattiva influenza su di lei.» Mia madre odiava la nonna più di chiunque altro, e la cosa era reciproca.
«Marianne, ti saluta Kitty.» Rispose lei prendendomi per un braccio e portandomi lontano dalla strega dai capelli rossi.
«Non conosco nessuna Kitty.. Kitty chi?» Sapevo già che risposta avrebbe dato mia nonna, faceva quello scherzo con chiunque non sopportava. Se vi immaginate mia nonna come una di quelle che si preoccupa se avete mangiato e ti regala soldi, vi sbagliate di grosso.
«Kittisincula!» E così dicendo mi portò a sedere dall'altra parte del tavolo, ottenendo le mie gratificazioni, visto che se fossi rimasta là, mia madre avrebbe passato tutto il tempo a vantarsi di quanto fosse bella e lamentarsi di quanto non lo fossi io.
«Mela, ho adocchiato un bello gnocco fatto apposta per te.» Mi fece l'occhiolino, ma io non capii. Non ero solita sentir parlare un linguaggio del genere, e visto che con la nonna ci potevo passare pochissimo tempo in compagnia, ero ancora una principiante a usare parole informali o addirittura parolacce.
«Io veramente avrei preferito un piatto di spaghetti..» Dissi io incerta, quando mia nonna scoppiò a ridere. Eppure io non avevo fatto alcuna battuta.
«Uno gnocco sarebbe un figo, un fregno, un bonazzo, il sesso che cammina, chiamalo come ti pare, ma il concetto è quello!» Era incredibile come mia nonna fosse più ragazzina di me, e la cosa mi faceva alquanto paura.
«Ohh.. Quindi sarebbe un ragazzo affascinante?» Chiesi io. Non avevo mai avuto un amico, figuratevi se avessi avuto un fidanzato. Non potevo stare a contatto con persone di sesso maschile, eccetto mio padre e i miei zii.
«Porca puttana Mela, non parlare come una del paleolitico. E' un figo, un fi-go, f-i-g-o. Ed è seduto proprio lì.» Così dicendo mi indicò un ragazzo più o meno della mia età, capelli biondi e occhi azzurri color ghiaccio. Oh minchia, sembrava un angelo. Aspettate, ho detto minchia?
«Wow.» Furono le poche lettere che riuscii ad emettere, non avevo mai visto tanta bellezza in una sola persona. In effetti, di persone ne avevo viste poche, ma questi sono dettagli.
«Ora però non guardarlo troppo che lo consumi! Che ne dici se te lo faccio conoscere?»
«Non saprei come comportarmi..»
«Troppo tardi, si stanno accomodando proprio davanti a lui, insieme al padre. Chissà se è vedovo, è proprio sexy.» Mentre mia nonna si stava letteralmente mangiando con gli occhi il padre di quell'essere angelico, si sedettero di fronte a noi. Sentii una vampata di calore investire il mio corpo, ero in un evidente imbarazzo.
«Salve, io sono Laetitia e lei è mia nipote Pineapple, nonché figlia del signor Spencer.» Esclamò lei, vedendo il ragazzo dagli occhi color ghiaccio abbozzare una risata quando la nonna pronunciò il mio nome. Magnifico.
«Io sono Bobby e lui è mio figlio Niall, siamo stati degli acquirenti di mr. Spencer, complimenti, è un uomo fantastico!» Disse il padre di quella creatura perfetta.
«Evidentemente non lo conosce abbastanza.» Risposi io, vedendo un'espressione di disprezzo apparire sul suo volto, mentre un sorriso apparve su quello di Niall. Avevo per caso dei pupazzi sulla faccia?
«Cosa fate durante il vostro tempo libero? A giudicare dai vostri fisici così ben costruiti..» Nonostante i suoi sessantasei anni mia nonna era una pervertita persa. Diceva che alla mia età si era già fatta una ventina di ragazzi, la cosa mi spaventava.
«Ahah, beh, ecco.. faccio sci, sci nautico, parapendio, karate, kick boxing, pilates, nuoto, ginnastica attrezzistica, judo, cavalco cavalli, pony, unicorni, delfini e a volte faccio anche il trapezista al circo, ballo hip hop, dance, tango e anche il ballo del qua qua, ma non è niente di che..» Esclamò Bobby, versando del vino rosso nel bicchiere. Mia nonna lo guardava affascinata, mentre io provavo solo un senso di ribrezzo.
«Ne vuole un sorso?» Domandò il procreatore di quell'angelo con tono soave. Che stesse cercando di sedurre la nonna?
«Un sorso? Riempia il bicchiere fino all'orlo, la prego!» I due uomini erano rimasti sorpresi da quell'affermazione, come compatirli? Infondo io ero abituata, ma se non fossi stata sua nipote, avrei reagito più o meno nello stesso modo.
«Ragazzi, perchè non chiacchierate un po'? Siete coetanei, potreste fare amicizia.» Disse Bobby, dando qualche spintone a Niall per incoraggiarlo. Cominciò a sorridere e leccarsi le labbra, sembrava quasi imbarazzato.
«Secondo me gli piaci.» Mi sussurrò nonna all'orecchio, e gli occhi mi brillarono.
«Non penso.» Bisbigliai io, ma in fondo una piccola parte di me sperava che la nonna avesse ragione.
Passarono qualche altra frazione di secondo, mente il biondo continuava a sorridere e guardare il pavimento, poi finalmente incastrò dolcemente le sue iridi nelle mie e si decise a parlare.
«Io non parlo con le sfigate.» Esclamò ridendo, seguito dal padre e da qualche signora accanto a loro che non si faceva i cazzi suoi. Aspettate, avevo davvero pensato alla parola cazzi?
Volevo solo sotterrarmi, sparire, sciogliermi.
«Dove vai?» Mi bloccò la nonna mentre io stavo lasciando il tavolo.
«Lontana da questo schifo.» Risposi io fredda, tornando nella mia cabina.
Si sentiva per caso simpatico il ragazzo? D'accordo che sembrava un dio greco sceso in terra, ma questo non gli dava il permesso di trattarmi come un'idiota.
Mentre camminavo per i corridoi udii un rombo, susseguito da un tonfo, e vidi il pavimento allagarsi.
«Cosa cazzo sta succedendo?» Urlai preoccupata.. un momento, avevo detto cazzo?
Mi tolsi le scarpe e cominciai a correre, tornando verso la sala da pranzo, ma a causa dell'acqua scivolai sbattendo la testa. Riuscii a malapena a sentire qualcuno che sbraitò “Affonderemo!”, poi persi i sensi.

***

Saalve! c:
Benvenute e grazie per aver letto, mi sento onorata :')
Ci tengo a dire che questa fanfiction non durerà molto,
ma solo una decina di capitoli, se non meno!
Spero comunque che continuerete a seguirla, sempre se qualcuno abbia letto questo capitolo lol
Se nessuno se la cagherà, la eliminerò, altrimenti sarò felicissima
di continuare, perchè scrivere questa ff mi piace c:
Il protagonista è - palesemente - Niall Horan.
Che altro?
Ah si, Pineapple è quella figona della Gomez!

Bene, è tutto!
Se vi piace il capitolo, lasciate una recensione :3
Mi raccomando, deve avere più di 10 parole, altrimenti
mi arriverà come messaggio!
Un bacione :*

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Capitolo 2
*** Una promessa sotto le stelle. ***


Capitolo 1 - Una promessa sotto le stelle.


Quando aprii gli occhi mi ritrovai su una spiaggia.
Cercai di ricordare cosa fosse successo in precedenza, scrutando il paesaggio che mi circondava: sabbia bianca, mare cristallino. Il paradiso. Oh mio dio, non è che sono morta nel naufragio?
Cominciai a darmi pizzicotti, giusto per rassicurarmi di essere viva e vegeta e di non essere diventata uno spiritello, anche se perseguitare mia madre sarebbe stato divertente.
«NONNA! NONNA!» Gridai a squarciagola, ma nessuno mi rispondeva.
Ecco, lo sapevo.
Ero tornata ad essere sola. Di nuovo.
«Ma la vuoi smettere di urlare?» Polemizzò qualcuno alle mie spalle.
Mi voltai, ritrovandomi di fronte a quell'essere angelico chiamato Niall.
Ma siamo proprio sicuri che non sono finita in paradiso, eh?
«Ah certo, dovrei essere tranquilla trovandomi in un'isola non so dove, senza mia nonna, senza cibo, senza niente.» Sbottai io, senza smettere di guardarmi intorno e studiare con attenzione quel posto.
«Pensi che per me sia facile?» Tuonò, prendendo alcuni pezzi della nave che erano giunti insieme a noi alla riva. Quello che sembrava un essere dolce e gentile – anche se stronzo, non dimentichiamolo... momento momento momento, ho detto stronzo? L'influenza della nonna si stava facendo sentire. - si era improvvisamente trasformato in un ragazzo furioso, come se il suo cuore fosse in tempesta mentre fuori splende il sole.
«Sei un uomo... credo.» Mormorai spaventata dal suo improvviso cambiamento.
«Essere uomo non significa essere forte.. comunque se non mi credi, posso sempre provartelo.» Terminò la frase con un ghigno, mentre io rimasi disgustata al solo pensiero.
«No, tranquillo, ti credo sulla parola.» Lui fece spallucce e si tolse la maglia come se nulla fosse.
Ma dico io, sono salva per miracolo, vuoi farmi direttamente collassare mettendo in mostra il tuo fisico da favola?
Rimasi a fissare i suoi pettorali, visto che gli unici petti che avessi mai visto erano quelli del pollo che mangiavamo ogni Sabato a pranzo. Credevo che non se ne sarebbe accorto, ma mi sbagliai, e rossa dalla vergogna spostai immediatamente lo sguardo su una palma da cocco. Ok, forse non era il miglior oggetto che potessi prendere in considerazione per svagare, ma fu il primo che mi balzò agli occhi.
Ci furono dei minuti di silenzio, colmati però da intensi sguardi che si ricorrevano.
«Secondo te ci siamo salvati solo noi?» Irruppe poi la sua voce. Il sorriso gli morì sul volto, dando spazio a un'espressione più che preoccupata.
«Non lo so Niall, spero di no.» Sospirai ignara di ciò che potesse essere successo.
«Ho perso il mio cellulare, come faremo a tornare alle nostre case?» Chiese nuovamente. Beh, mi aveva per caso presa per un'indovina o una cartomante?
Non replicai, non avendo alcuna risposta da dare, e con passi lenti mi diressi verso il bagnasciuga, dove mi sedetti a gambe incrociate.
Afferrai qualche sasso che era posto accanto a me e li lanciai il più lontano possibile. Era incredibile quanto fosse infinito il mare, mi metteva paura. Era così vasto, potente, forte, grande. Sarebbe riuscito ad uccidermi.
Mentre cercavo di distrarmi scagliando le pietre sulla superficie cristallina, le onde trasportarono ai miei piedi qualcosa di grande.. era una bottiglia con... un pacco di assorbenti?
«Lines seta ultra?» Scherzò Niall.
«Si ma con la molecola N°3, che cattura e neutralizza gli odori!» Conclusi io, chiedendomi per quale assurdo motivo qualcuno avesse dovuto mettere un pacco di assorbenti in una bottiglia.
Li tirai fuori, e nell'atto di sfilarli dal collo di vetro, cadde un pezzo di carta.

“Potrebbero servirti, consiglio di nonna Laetitia. Non vorrai fare una figura di merda con il sangue che ti cola mentre cammini, vero?

P.S. Dacci dentro con quello strafigo lì, io ti vengo a prendere tra una settimana.
P.S.2 Chissà, magari vi ritrovo in tre due.”

Ero rimasta scandalizzata da ciò che avevo appena letto.
Primo, perché mia nonna era eccessivamente malata. Mi stavo preoccupando che non avesse sbattuto la testa da qualche parte quando era piccola.
Secondo, PER QUALE DIAVOLO DI MOTIVO NON POTEVA VENIRMI A PRENDERE ORA? Una settimana? Ma seriamente?
L'unica cosa che mi rassicurò fu il fatto che mia nonna era ancora su questa terra.
«Ci verranno a prendere tra una settimana.» Lo informai io, vedendo che il sole si stava per tuffare dentro il mare.
«Cosa? E non puoi dirgli di venire ora?»
«Già, lo farei, ma purtroppo non ho un piccione viaggiatore che possa inviargli il messaggio.» Certe volte mi chiedevo se la razza maschile avesse la materia grigia dentro a quella cosa chiamata testa, oppure ci risiedevano all'interno solo delle scimmiette che battevano i piatti.
«D'accordo.» Sbuffò raccogliendo i relitti della nave dalla baia. «Allora credo che d'ora in poi la nostra missione sarà sopravvivere.»
Mi guardò, ordinandomi con gli occhi di dargli una mano, per quanto potessi mai essere utile.

Si fece buio, quando terminammo di costruire la nostra capanna. Già, capanna per modo di dire, diciamo che era più un ammucchio di ferraglia dentro a una grotta.
«Dio, che faticaccia!» Esclamò lui passandosi una mano sulla fronte.
«Faticaccia? Ho fatto tutto io! Ah già, scusa, dimenticavo quanto fosse pesante e difficile comandare qualcuno a bacchetta.» Ironizzai, sentendo le mani doloranti. Io di solito non svolgevo mai lavori manuali, proprio perchè i miei temevano che sarebbe stato pericoloso.
«Ma io sono l'uomo. Sono io quello che ha il pacco qui tra i due, e si sa che sono le donne che devono occuparsi nelle faccende.» Cristo, che arrogante! E' proprio vero che non bisogna giudicare un libro dalla copertina. Eppure i suoi occhi mi ipnotizzavano ogni volta che incontravano i miei.
«Spara meno minchiate.» Avevo detto minchiate. Per giove, mi stavo nonnizzando. «La prossima volta il lavoro lo fai te, mentre io me ne vado a fare un bagnetto al largo.»
«L'importante è che tu sia convinta, Pine.» Affermò tornando di nuovo alla spiaggia.
Pine.
Aveva detto proprio Pine.
Santo cielo, anche un nome così orrendo e imbarazzante detto da lui sembrava perfetto. Con la sua voce dolce e melodica riusciva a incantarmi dicendo anche la cosa più stupida e insensata.
Immersa nei miei pensieri decisi di raggiungerlo e, titubante, mi sdraiai al suo fianco.
Non disse nulla, fissava le stelle nel cielo, che erano perfettamente visibili grazie alla mancanza di luce.
Studiai accuratamente il suo viso, notando che non aveva alcun difetto. Non riuscivo a capacitarmi di quanto potesse essere così bello un ragazzo.
Era il tipico principe capelli biondi occhi azzurri che gli scrittori di fiabe amavano mettere protagonista delle loro storie, giovane ragazzo che ha una sola missione, salvare una principessa in pericolo e concludendo la favola con un “e vissero felici e contenti”.
Già, eppure la realtà era così lontana dalla fantasia.
Io di certo non ero la principessa, visto che l'unica cosa che avevo di regale erano i soldi. E poi siamo seri, tutte le ragazze delle fiabe sono bellissime, caratteristica che non mi appartiene.
«So che sembra strano, ma osservare il cielo mi rilassa.» Disse senza distogliere neanche per un secondo gli occhi dal firmamento che si estendeva sovrano sopra le nostre teste.
«Mh, si, è molto strano. Ma solo perché non mi sarei mai aspettata che un ragazzo così superficiale potesse avere un lato tenero, ogni tanto.» Mi sentivo ancora offesa per quello che aveva pronunciato qualche ora prima a tavola, voleva fare il simpaticone, ma l'unica cosa che aveva ottenuto fu quella di farmi sentire sbagliata.
«Io non sono superficiale, penso davvero che tu sia una sfigata. Questo però non significa che io non ti sopporti o che sia cattivo con te.» Non riusciva a comprendere quanto potesse farmi male sentirmi dire cose del genere. Io odiavo la mia vita, sapevo di essere sfigata, perché di certo condurre una vita come la mia non è una cosa da ritenersi fortunata, ma mettermelo in luce non era proprio il miglior modo di ricordarmelo.
«Facciamo una scommessa sotto le stelle, ti va?» Mi propose, prendendomi alla sprovvista. Quel ragazzo lo capivo sempre di meno. Io semplicemente annuii con il capo, non capendo cosa volesse fare.
«Ogni giorno che passiamo su quest'isola dobbiamo farci una domanda intima, imbarazzante. Dobbiamo rispondere con sincerità. Giusto per conoscerci meglio, sai.»
«Come faccio a capire se menti o no alle risposte? E cosa si vince?» Era un'idea ambigua, ma in un certo senso interessante. Forse avrei scoperto cosa si nascondesse veramente dietro a quelle porte di ghiaccio.
Stette in silenzio, vedendo le sue rosee labbra curvarsi verso l'alto, andando a formare un sorriso sincero.
In modo fulmineo scattò in piedi, scrollandosi di dosso i granelli di sabbia rimasti incollati ai suoi jeans e si infilò la maglia. Oh no, quell'Apollo sceso in terra non poteva privarmi di uno spettacolo così ammaliante.
«Buonanotte.» Sussurrò, mentre tornava a quella sottospecie di capanna che avevamo costruito.
«A domani allora.» Risposi io, rimanendo sdraiata sul bagnasciuga e, cullata dal rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli, finii per addormentarmi.

 

***

No vabbè, io vi amo, caso chiuso!
18 recensioni al prologo, 18 *-*
Non so come ringraziarvi!
Spero che continuerete a seguire la fanfiction c':
Tornando al capitolo, che ne pensate?
Lasciatemi una recensione ed esprimetevi :')

P.S. VI AMOOOOOO

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Capitolo 3
*** Ti piacciono gli unicorni? ***


Capitolo 2 - Ti piacciono gli unicorni?


«Ahia!» Bofonchiai con la voce ancora impastata dal sonno.
«E' quasi mezzogiorno, svegliati. Dobbiamo andare a fare scorta di viveri.» Disse serio il biondo, mentre io mi strofinai gli occhi.
Mi resi conto di aver dormito sulla sabbia e, logicamente, questa si era andata a inserirsi tra i capelli e i vestiti. Tentai di scrollarmela di dosso il più possibile, invano.
Niall mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi ed io accettai volentieri, quando il mio stomaco brontolò, udendo una risata soffocata.
«Dovremmo sbrigarci, non vorrai morire di fame.» Si voltò e mi sorrise, ed io da brava ragazza ricambiai.
«La trovo un'ottima idea.»
Ci incamminammo verso il centro dell'isola, senza parlare. Non avevamo argomenti di cui trattare e si creò tra noi un silenzio imbarazzante, finché non presi coraggio e decisi di rompere quella situazione che mi metteva piuttosto a disagio.
«Prendiamo noci di cocco, possiamo bere e mangiare allo stesso tempo!» Indicai una palma che distava da noi qualche paio di metri, lui annuì.
«Per questa volta va bene, ma la prossima volta ci cuciniamo qualche bel cinghialetto.» Aggiunse poi, inumidendosi quelle labbra rosee passandoci velocemente la lingua.
Mi bloccai istintivamente. Intendeva davvero andare a caccia?
«Sia chiaro, io nel bosco non ci entro.» Affermai chiaramente, scandendo bene le parole.
«Credo proprio che ti toccherà farlo se vuoi sopravvivere, Pine.» D'accordo che era bello, ma probabilmente aveva qualche problema di udito.
«Fai attenzione alla mia bocca: IO NON CI ENTRO. Ti è più chiaro ora?» Domandai seria. Infondo in una settimana potevo benissimo nutrirmi di noci di cocco, e poi sarei riuscita a perdere anche qualche chilo, meglio di così.
«Ascolta, hai davvero una bella bocca, ma qui non si parla di un “io” o di un “tu”, ma di un “noi”. Se vogliamo sopravvivere dobbiamo rimanere uniti.» Dio mio, aveva davvero detto “noi” e “rimanere uniti”. Non riuscivo a spiegarmi per quale assurdo motivo fossi così attirata da lui. Sapevo che quello che provavo era solo passione, attrazione fisica, ma ogni volta che incastonava le sue iridi nelle mie era come se non fosse la forza di gravità a tenermi attaccata alla terra, ma lui.
Eppure sapevo cosa pensasse realmente lui di me, una sfigata con una bella bocca.
«Salimi sulle spalle.» La sua voce delicata mi riportò alla realtà.
«Cosa?»
«Salimi sulle spalle. Io sono alto un tappo e mezzo e tu ancora di meno, non ci arriveremo mai se non ti arrampichi su di me!» Mi fece cenno di avvicinarmi a lui, ed io obbedii.
«Ci sarà il giorno in cui non mi offenderai e mi farai, che so, un complimento?» Domandai sorridendo forzatamente, mentre cercavo di afferrare più frutti possibile.
«Prima ti ho detto che hai una bella bocca, quello non era mica un insulto.» Rispose spingendomi verso l'alto. Riuscivo a intravedere i bicipiti che gli si andavano a formare mentre praticava uno sforzo e rimasi ammaliata. Non ero mai stata a contatto per più di dieci minuti con un ragazzo, era quasi una novità.
«Presi!» Gridai all'improvviso facendo cadere a terra tre noci, riuscendo a sentire il rumore che provocarono quando presero contatto con il suolo.
«Finalmente, non resistevo più.» Con delicatezza mi riportò con i piedi per terra e si fiondò su uno dei frutti, afferrandolo e ammirandolo quasi fosse un lingotto d'oro.
Lo raggiunsi, prendendo le restanti due noci e mettendomele involontariamente davanti al petto.
«Se avessi davvero quelle bombe..» Era rimasto a fissarmi lì. Dio, non mi bastava avere una nonna pervertita?
«Pensa a mangiare va'.» Lo esortai io, dandogli una spintarella. Rimase a pensare qualche secondo, poi mi afferrò per un polso e mi trascinò in riva al mare.
«Ecco, questo è il posto perfetto.» Fece un sorriso a trentadue denti, e io non potei fare a meno di ricambiare il gesto.
Ci sedemmo a gambe incrociate e tentammo di spaccare il frutto a metà. Santo cielo, non credevo fosse così complicato mangiare una noce di cocco.
Niall si alzò di scatto, facendomi spaventare per quanta foga ci mise nel compiere quell'azione.
«Una volta in un film ho visto fare così..» Posizionò il frutto sul bagnasciuga e prese la rincorsa, dando una botta il più forte possibile con la mano. Improvvisamente si levò un grido, sentendo poi la sua voce imprecare come non mai.
«E infatti era un film. Oltre che aver perso qualche dito, ora hai perso pure il pranzo.» Risi, vedendo ormai il cocco venir trasportato via dalle onde.
Si ripiegò su se stesso per un'altra trentina di volte, mentre io sbattevo con più violenza possibile quel frutto contro la sabbia. Mi si illuminarono gli occhi quando vidi formarsi una crepa sulla buccia, così tentai ancora e ancora, finendo per spaccarlo in due.
«Ci sarei riuscito anche io, dovevo solo riscaldarmi per bene.» Si giustificò lui, tornando al suo posto. Si massaggiò la parte dolorante che si era tinta di un colorito violaceo.
«Parla meno e tieni, evita di lanciare via anche questo.» Mi scappò una risata, per poi sorseggiare quel poco di latte che non avevo versato mentre sbattevo la noce a destra e a manca per aprirla.
Non esitò neanche un secondo, e addentò la parte commestibile con veemenza.

Terminammo di mangiare, rinunciando al tentativo di aprire anche l'altro frutto che avevamo raccolto.
«Allora, oggi è il primo giorno.» Esclamò lui con entusiasmo. Ah già, mi ero quasi dimenticata della scommessa che avevamo fatto la sera precedente!
«Ti do la precedenza, Niall.» Sorrisi in imbarazzo. Non avevo la più pallida idea di cosa chiedergli, o meglio, non avevo la più pallida idea di cosa chiedergli di intimo.
Scrutò l'orizzonte per un'ultima volta, poi posò il suo sguardo su di me. Spalancò le labbra, ma non emise alcun suono. Io lo incitai con la mano, e finalmente dopo un minuto si decise a parlare. Avevo fretta di levarmi quel peso, non avevo mai parlato di cose 'segrete' con nessuno, anche perchè non avevo nessuno con cui parlarne.
«Beh, la domanda che mi viene spontanea da farti se si tratta di argomenti intimi puoi immaginare tu stessa..» Oh no. Non poteva chiedermelo davvero. I miei nervi si tesero e il sangue si raggelò, fin quando notai che riprese a parlare. «Nonostante tutto sarebbe troppo scontata, quindi.. che taglia porti di reggiseno?»
Un sorriso malizioso apparse sul suo volto, e notai che il suo sguardo scivolò sul mio decolté, per sua sfortuna coperto da un vestito che “mi avrebbe difeso”, a parer dei miei genitori.
«Stai scherzando? Vuoi davvero sapere una cosa del genere?» Divenni paonazza, per il fatto che io in realtà davanti avevo ben poco da mostrare, e la cosa mi faceva sentire alquanto a disagio.
«Questo era il patto, ora tu devi rispondere.» Presi coraggio, sapendo già che appena gli avrei svelato la mia umile taglia, mi avrebbe riso in faccia.
«Una prima. Una misera prima.» Abbassai lo sguardo, per evitare le risate di scherno del ragazzo, ma non udii alcuno sghignazzo e la cosa mi sembrò strana, e non poco.
«Beh? Niente risata? Niente presa in giro? Niente di niente?» Ero rimasta stupita, anche se ero una che non aveva alcun tipo di contatto con il mondo esterno sapevo che ai maschi importava solo delle curve. E ne avevo ricevuto la conferma anche una mezz'ora prima.
«Mh, dovrei? Ora è il tuo turno, Pine.»
«Ti piacciono gli unicorni? Gli arcobaleni? Il rosa? Le banane?» Vidi la sua espressione farsi interrogativa, così fui più esplicita nel porre la domanda.
«Sei finocchio?» Mi resi conto troppo tardi per tapparmi la mia bocca, e sentii una fragorosa risata non appena terminai la frase.
«Ma da quando parla così una nobildonna?»
«L'influenza di mia nonna si fa sentire. Ora rispondi, avanti.»
«Sono etero a tutti gli effetti Pine, te lo assicuro.» Il suo tono divenne basso rispetto al solito, e si avvicinò al mio collo, riuscendo a sentire il suo respiro caldo sulla pelle. Scappai dai suoi occhi, tenendo lo sguardo fisso sulle mie ginocchia.

 

***

Ciao amori!
Finalmente si comincia a vedere un Niall un po' più 'sentimentale'.
No ma.... ma.... di nuovo 18 recensioni *-*
Per regalo ho deciso di allungare la ff a una ventina di capitoli!
Credevo che nessuno l'avrebbe cagata, giuro lol
Scusate gli eventuali errori, ma non ho riletto!

P.S. Se vi aspettate che tra poco tra loro scatterà l'amore,
vi consiglio di rifletterci sopra AHHAHAAH
Niall non ha idea di cosa sia l'amore.... per ora! 

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Capitolo 4
*** L'amore non esiste. ***


Capitolo 3 - L'amore non esiste.


Aumentai la distanza e, imbarazzata, cambiai immediatamente discorso.
«Come passeremo i giorni? Non c'è molto da fare qui.» Sospirai, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Si guardò attorno pensieroso. Era evidente che anche lui era perplesso quanto me.
«Tu di solito che fai a casa?» Mi domandò passandosi le mani tra la folta chioma di capelli biondo platino.
«Beh, leggo.» In effetti passavo le giornate a leggere, studiare o disegnare. Ma era diverso, perchè
mi trovavo nella mia stanza, nel mio piccolo mondo.
«Anche io.» Gli angoli delle sue labbra si protesero verso l'alto.«Cosa leggi di solito? Io punto molto sui fantasy.»
Non avrei mai pensato che un ragazzo come lui potesse essere interessato alla lettura. Sapevo che gli adolescenti la reputavano una cosa da sfigati, soprattutto i maschi.
«Mi piacciono i libri che parlano di amore. E' l'unico modo che ho per conoscere a fondo questo sentimento, riesco a vivere ciò che l'autore ha messo per iscritto, è una bella sensazione. L'unica cosa negativa è il fatto di arrivare a credere che un amore del genere possa esistere nella realtà e, siamo sinceri, l'amore non esiste.» Mi penetrò con il suo sguardo, e stava ascoltando ogni singola parola con un'attenzione che non avevo mai visto prima d'ora.
Ci fu una breve pausa, poi lui ruppe il silenzio.
«Sono assolutamente d'accordo con te.» Affermò guardandomi con la coda dell'occhio, mentre si sfilava con velocità i vestiti. Quell'azione mi lasciò perplessa, faceva caldo, ma era sopportabile.
Quando rimase con i soli boxer addosso, si levò in piedi, ed io mi feci scappare una risata vedendo i cuoricini bianchi che facevano contrasto con il blu scuro del tessuto.
«Sei proprio sicuro di non essere checca?» Dissi divertita.
Abbassò lo sguardo, notando l'insolito motivo sul suo intimo “mascolino”.
«No-non sono miei.» Balbettò, mentre le sue guance si dipingevano di un rossastro che lasciò intuire il suo imbarazzo e la sua ovvia innocente bugia.
«Dai, non c'è niente di male ad ammetterlo. Trovo sexy i ragazzi che hanno un tocco di rosa nella loro vita.» Usai un tono seducente, avvicinandomi lentamente a lui e disegnandogli dei cerchi sui suoi pettorali.
«Davvero?» Replicò lui con voce altrettanto provocante.
Mi avvicinai ancora di più, vedendolo fissare la mia bocca, poi lo allontanai con una leggera spinta sorridendo.
«No, stavo scherzando.» Gli feci la linguaccia, mentre lui mi scalciò la sabbia contro. Mi coprii il volto in tempo, impedendo che mi entrasse negli occhi.
«Vuoi la guerra? Bene, e guerra sia!» Esclamai togliendomi le scarpe e scagliandogli contro ancor più granelli di sabbia di quanto avesse fatto lui poco prima.
Passammo un quarto d'ora a rincorrerci e scappare come due bambini che giocano ad acchiapparella. O per lo meno credevo che fosse un quarto d'ora, avendo completamente perso la cognizione del tempo non portando un orologio.
«Pine, attenta allo scoglio!» Gridò con un ghigno disegnato sul volto.
«Non sono stupida, non ci casco.» Risposi io continuando a correre all'indietro, finendo in un batter d'occhio dentro l'acqua.
«Io ti avevo avvisata.» Disse facendomi l'occhiolino e raggiungendomi in acqua.
Ero completamente inzuppata, dalla testa ai piedi, e solo allora mi resi conto che non avevo alcun tipo di ricambio, mentre il cielo si stava andando a scurire.
«Siamo nell'oceano?» Mi chiese tentando di schizzarmi, ma io schivai il getto, annuendo alla sua domanda.
«Allora ci sono gli squali.» Il tono che usò era pacato, e sembrava non preoccuparsene. All'inizio pensai che stesse solo scherzando, fin quando mi ricordai di aver letto sul quotidiano di un ragazzo fatto letteralmente a pezzi da uno squalo bianco, nell'atlantico.
Un brivido mi percorse la schiena, ma non sapevo se fosse dovuto all'acqua ghiacciata o al terrore di essere sbranata. Cominciai a correre verso la riva non molto lontana, eppure il tempo che impiegai mi sembrò infinito, forse a causa dell'attrito che rallentava i miei movimenti.
Niall mi venne dietro, afferrandomi per un polso prima che potessi essere del tutto tranquilla. A quel tocco il cuore aumentò vorticosamente la frequenza dei battiti, ma cercai di non darlo a vedere.
«Lasciami.» Tentai di scivolare dalla sua presa, senza ottenere alcun risultato.
«Hai paura?» Domandò divertito, quando di divertente non c'era proprio nulla.
«Non lo so, tu che dici? Ho solo diciassette anni, non ho voglia di mettere fine alla mia vita.» Mi strattonai con forza, e lui finalmente decise di lasciarmi andare.
«Non avevo intenzione di farti preoccupare, Pine.» La sua espressione cambiò e la comicità lasciò il posto al rammarico.
Quando il mio piede lasciò la prima impronta sulla terra asciutta la sabbia ci si attaccò sotto, fastidiosamente.
«Credo sia ora di mangiare.» Dissi a Niall mostrandogli la noce di cocco che avevamo lasciato a pranzo.
«Ti concedo l'onore di aprirla.» A quelle parole risi, ricordando il tentativo malriuscito del biondo per aprire il frutto andato perso.
Presi la noce tra le mani e la scaraventai con rabbia contro il suolo più volte, ma sembrava che volesse a tutti i costi rimanere intatta.
«Non ci riesco, neanche una piccola crepa.» Sospirai delusa dopo averci provato per una cinquantina di volte.
«Allora per questa sera ci toccherà usare le provviste che avevo messo in riserva nella cava.» Disse chiudendosi tra le spalle.
«E non potevi pensarci prima?»

«Era spassoso vederti incazzata contro un frutto.» Alzai gli occhi al cielo, ma ero troppo affamata per fargli la predica, così lo affiancai e insieme ci dirigemmo verso il nostro rifugio.
Mangiammo delle bacche e qualche banana, per poi entrare nella capanna e distenderci su quello che doveva essere un letto.
Ero esausta, così chiusi gli occhi appena mi chinai, ma proprio quando stavo per entrare nel mondo dei sogni, uno starnuto mi disturbò.

«Ti stai raffreddando, togliti i vestiti.» Bisbigliò Niall, girandosi verso di me. «Tranquilla, non sono un maniaco, solo non voglio che tu ti ammali, soprattutto qui. Non abbiamo neanche un medicinale appresso.» Fu come se mi lesse nel pensiero, precedendomi prima che potessi guardarlo di sbieco e urlargli un "no" contro.
Con titubanza abbassai la zip che si trovava sul fianco destro e mi sfilai i vestiti umidi.
Al contatto con il suo corpo nudo – tranquille, portava i box, non fatevi strani pensieri perversi – mi venne la pelle d'oca, provando anche un po' di imbarazzo.
Mi cinse la vita, attraendomi a sé e circondarmi con braccia e gambe. Il cuore mi martellava nel petto, e ebbi la vaga sensazione che se ne rese conto, perché udii una vibrazione all'altezza del suo collo.
Decisi di rimanere in silenzio, per evitare altre gaffe o provare disagio. Il suo corpo era così caldo che riuscii a tranquillizzarmi e, in pochi minuti, crollai sfinita in un profondo sonno.

 

***

Oddio, continuate a seguirmi *-*
Siete così fantastiche, vi ringrazio una per una, davvero!
Non c'è molto da dire su questo capitolo, si commenta da solo lol
Tra poco ricomparirà la nonna HAHAHAHAHA
Vi ricordo che per lasciare una recensione devono essere più di 10 parole,
altrimenti mi arriva come messaggio e non sempre riesco a leggerli :c
Ora vi lascio in pace, giuro!

Vi amoooooo

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Capitolo 5
*** Un film con quel figo di Channing Tatum ***


Capitolo 4 - Un film con quel figo di Channing Tatum.


Si udii un tuono in lontananza.
Emisi un suono sprezzante, cercando di svegliarmi completamente, quando notai di essere avvinghiata a Niall, che ancora dormiva.
Mi scostai lentamente per evitare di svegliarlo, poi mi affacciai. Il cielo era grigio piombo, era chiaro che presto avrebbe cominciato a piovere.
Decisi di andare a raccogliere qualcosa avendo finito le provviste, per evitare di rimanere a digiuno.
Mi rinfilai il vestito ormai asciutto e uscii cautamente dal rifugio.
«Dove vai?» Mugugnò Niall ancora assopito.
«A prendere qualcosa da mangiare, tu continua a dormire.» Bisbigliai provando ad essere il più convincente possibile.
Brontolò qualcosa di incomprensibile e si girò sul fianco, obbedendo a quello che gli avevo quasi imposto.
Mi diressi verso la baia pregando che non sarebbe venuto a diluviare. Una folata di vento gelido mi accarezzò il corpo, facendomi accapponare la pelle, così mi strinsi tra le braccia.
«Mela, hai bisogno di questi, prendili.» A quelle parole sobbalzai: avevo ben riconosciuto la voce ed era l'unica che mi chiamasse in quel modo.
«Cos'è? Un miraggio? Una materializzazione? Un miracolo?» Chiesi voltandomi, per essere sicura di non dare di matto.
«Sono io sciocchina, e ora prendi sti vestiti che mi sono fatta un culo tanto per trovarli.» Esclamò esasperata, venendomi incontro. Oh Dio, era davvero mia nonna.
«Nonna, mi spieghi come ci sei arrivata qui?» Corrucciai la fronte, vedendola accendersi una marlboro e cacciare uno sbuffo di fumo. Da quando mia nonna fumava?
«Semplice, io ho una casa qui, proprio al centro dell'isola.» Indicò con tranquillità, come se nulla fosse, poi fece un tiro.
«Mi prendi per il culo? E me lo dici solo ora? Io sto soffrendo le pene dell'inferno per sopravvivere insieme a Niall e tu vivi qui come un pascià?» Ero infuriata, non sapevo esattamente se lo fossi per il fatto che mia nonna mi aveva nascosto tutto questo o per il rumore di un altro tuono, che si era fatto più potente.
«Eh brava Mela, finalmente stai diventando volgare e acida! Credo che dovrei lasciarti qui un'altra settimana.» Aspirò ancora, mentre la sigaretta si scava accorciando, ed io la fulminai con gli occhi. «Ah, a proposito del biondino, vi siete già baciati?» Il suo sguardo si era fatto improvvisamente malizioso e una vampata di calore si espanse sul mio volto.
«Sei diventata rossa, che avete fatto? Ti ha sverginata? Racconta tutto!» Spense la cicca e si avvicinò eccitata a tal punto da farmi paura.
«Nonna, la cosa più intima che c'è stata tra noi è dormire vicini, stop. A me non piace lui e a lui non piaccio, sappilo.» Dissi con decisione, raccogliendo delle bacche dai cespugli vicini.
«Farò finta di crederci.» Bofonchiò aiutandomi. Io la ignorai, per evitare inutili discussioni che avrebbero solo fatto intuire quanto potesse piacermi Niall e, sia chiaro, a me non piaceva. Neanche un po'.
Mentre ero piegata per raccogliere i cibi con una mano e tenendo i vestiti di ricambio con l'altra, una goccia bagnò la mia spalla.
«Merda.» Sussurrai, mentre un'altra mi picchiettò la testa.
«Tesoro, io torno a casa a vedermi un bel film con quel figo pazzesco di Channing Tatum che qui si mette male, tu torna dal tuo am...ico.»
«Possiamo venire anche noi?» Chiesi mentre la frequenza e la potenza con cui i goccioloni si scagliavano stava aumentando a vista d'occhio.
«Non dire stronzate Mela, altrimenti vi avrei invitato prima. Ah, e di a Niall che suo padre è molto bravo.» A quelle parola mi venne un conato di vomito, mia nonna aveva davvero fatto sesso con il padre di Niall? Non osai neanche immaginare la scena, ugh.. Lui aveva dovuto bere molto per ridursi a fare una cosa del genere.
La pioggia si stava velocemente trasformando in un forte temporale, così salutai mia nonna – pur essendo ancora scioccata da ciò che aveva detto – e corsi verso la capanna, tentando di tenere in salvo i vestiti e le vivande.
Mi precipitai ansimante e umida dentro al riparo scaraventandomi a terra e notai che il biondo si era ormai svegliato.
«Pine, dove sei.. ma dove diavolo li hai trovati quei vestiti?» Guardò prima me, poi quello che avevo portato.
«Ecco, ti sembrerà assurdo, eppure mia nonna e tuo padre sono su quest'isola, e a quanto pare ci hanno dato sotto. Chissà, magari tra nove mesi avrai un fratellino.» Quando pronunciai quella frase, lui sbarrò gli occhi. Probabilmente aveva immaginato la stessa cosa che avevo pensato io qualche minuto prima.
«Dimmi che stai scherzando.» Quasi mi pregò di rassicurarlo dicendo che fosse uno scherzo, ma io risposi con un “no”, e la sua bocca si aprì andando a formare una “o”.
«Già, ti capisco, sono rimasta anche io schifata.» Presi tra le mani un mirtillo, poi gliene porsi uno anche a lui. «Vuoi?» Senza indugiare lo afferrò, facendoselo fuori in una frazione di secondo.
«Allora oggi è il secondo giorno.. beh, tocca a te cominciare sta volta.» Se ne mangiò un'altra dozzina, mentre a me passò d'un tratto il senso di fame. Tra l'immagine oscena di mia nonna e suo padre a letto e la domanda 'intima' che avevamo deciso di porci ogni giorno, lo stomaco mi si chiuse.
Balbettai qualcosa, poi gli chiesi la prima cosa che mi passò per la mente. «Quante ragazze hai avuto?» Appena terminai lui alzò la testa, incontrando il mio sguardo.
«Una fissa mai, però mi sono frequentato con una decina di ragazze.. tu invece?» Si era frequentato con una decina di ragazze. Era ovvio quello che voleva dire, era il tipico maschio da “una botta e via”.
«Nessuno, non so se te lo avevo detto, ma i miei genitori mi tengono segregata in casa.» Sbuffai, ricordando quanto fosse orrenda la mia vita. Forse questa settimana su un'isola mi avrebbe solo che fatto bene.
«Quindi non hai mai baciato nessuno?» Nel suo tono riuscii a captare un senso di stupore, facendomi sentire a disagio. In dodici giorni sarei diventata maggiorenne e non avevo un minimo di esperienza né in campo amoroso né tanto meno in quello dell'amicizia.
«Imbarazzante, lo so. A volte vorrei solo essere una come le altre, quelle che hanno un ragazzo, centinaia di amici, escono, fanno shopping e la sera vanno in discoteca a ballare. Io a malapena faccio il tratto casa-supermercato con le guardie del corpo attorno.» Sospirai, portandomi una ciocca di capelli scuri dietro le orecchie, poi mi infilai un maglione di lana che mia nonna mi aveva portato.
«Stai tranquilla, è bello distinguersi dalla massa. E poi, non avrai chissà quanti amici, però hai me.» Mi sorrise con dolcezza, come mai lo avevo visto fare prima, poi mi posò una mano sulla coscia sfregandola, per confortarmi.
Le palpitazioni del mio cuore si fecero più veloci, facendomi entrare nel panico. Per evitare di sembrare una mongospastica sorrisi a mia volta, continuando a mangiare.
Tra noi ci furono dei minuti colmati dal silenzio e disturbati solo dal ticchettìo dell'acqua contro la nostra tenda.
«Ti va di andare a fare un giro sotto la pioggia? Sarà divertente!» Esclamò improvvisamente entusiasta, prendendomi per mano. A quel tocco mi sentii morire. Cristo Pine, cosa ti sta succedendo?
   

***

Oddio ma io vi amo, aumentate sempre di più! *-*
Spero che perdonerete il mio ritardo, ma quella battona della prof
di matematica mi vuole dare il debito çç
Anywaaaaay, Pine sta cominciando a capire di provare qualcosa ouo
Eppure Niall no, mhh. 
La nonna si commenta da sola UAHUAHUAHUAHU
Okay, ora vi lascio, vi saluuuuto.
Un kissè a tutte c':

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