I've never had the words to say.

di ccconny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II. ***
Capitolo 3: *** Capitolo III. ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV. ***
Capitolo 5: *** Capitolo V. ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI. ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII. ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII. ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX. ***
Capitolo 10: *** Capitolo X. ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI. ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Ero finalmente riuscita a diplomarmi. La scuola era finita, ed io potevo risvegliarmi da quell'incubo che mi teneva imprigionata da molti anni anni in quell'edificio dalle mura cineree. Quella scuola aveva un'aria così triste che la mattina era come avere dei mattoni incollati sotto le scarpe, perché, nonostante mi svegliassi di buon umore, varcarne la soglia non era mai un piacere ed in più c'era quel colore malinconico che mi faceva soltanto passare maggiormente la voglia di farlo. Per fortuna tutto questo ormai era giunto al termine. Come mio solito, avevo preso il massimo dei voti. Il diploma, nonostante fosse nuovo di zecca, era di una vecchia pergamena ed era ingiallito dagli anni. Questo favoriva il pensare di lasciarmi tutto alle spalle, il mio dover prendere il treno e cambiare vita, che per tutto questo tempo era stata monotona. Alla cerimonia di consegna non avevo fatto venire nessuno, perchè non volevo fosse un giorno da ricordare con foto e video da mettere negli album e conservare negli scaffali di casa, ma volevo che fosse un giorno da dimenticare, un giorno di passaggio. Quando andai a ritirare il mio diploma, con tanto di lode, dovetti sorridere per la foto che il fotografo mi obbligò con tutte le forze a fare, ma il mio sorriso era piuttosto finto, poichè la mia felicità non era di certo alle stelle. E fu lì che, sfortunatamente, scorsi mio fratello nascosto in ultima fila dietro le ragazze che si erano diplomate l'anno precedente ed erano venute a trovare le amiche, che di cervello sicuramente ne avevano poco. Non ero sicura che mio fratello fosse lì per me, o per provare a chiedere il numero ad una di quelle galline, poiché in città era conosciuto per il suo essere un tipo donnaiolo, ma lo scoprii presto. Appena ebbi ritirato il mio diploma, camminai furtivamente verso di lui, schivando i ragazzi della squadra di calcio che si scambiavano battute. Avevo un'aria piuttosto furiosa e irritata e mio fratello se ne accorse presto, perchè aggrottò le sopracciglia quando mi vide arrivare. Sperava in un sorriso a 32 denti e ad un "grazie fratellone" ma non fu esattamente quello che ricevette. Non ero contenta che fosse lì, io avevo esplicitamente detto di non volere nessuno, ma lui era venuto, sperando di farmi una bella sorpresa. In fondo un po' lo era, ma il mio orgoglio mi impediva di dimostrarglielo, anche durante il giorno precedente alla mia partenza.

"Perchè sei qui?" chiesi in tono aspro.

"Speravo di farti una bella sorpresa, e volevo passare l'ultima giornata in città della mia sorellina proprio con lei, ma forse sarei dovuto arrivare un po' più tardi per portarla a pranzo fuori."
Andare a pranzo fuori era l'ultimo dei pensieri, ancora dovevo finire di radunare tutto quello che avevo a casa.
"Non vedo l'ora di andare a mangiare un boccone, la pancia mi brontola da ore. Ma a scuola non dovevi venire. Lo sapevi, Dave."
"Credo che sia la prima volta nella mia vita che debba dire ad una ragazza: scusa per l'anticipo."
"Non fa niente, andiamo." replicai seccamente.

Varcai per l'ultima volta la soglia di quella scuola che mi aveva fatto passare degli anni infernali e salii in macchina con Dave. Guardai dal finestrino e vidi le finestre alte sfrecciare sotto i miei occhi. Lui guidava sempre troppo velocemente. E così nel giro di 3 secondi, quella che era stata la mia casa per anni, diventò una parte lontana della mia vita.

Mio fratello mi portò nel mio ristorante preferito e io non mangiai molto, mentre lui si ingozzò come faceva sempre. Non capivo come faceva a mangiare così tanto senza ingrassare, ma da quanto dicevano era una cosa di famiglia. Non ci scambiammo molte parole, quello che parlò di più fu lui che continuava a tartassarmi di domande su dove sarei andata a vivere a Londra o come mi sarei guadagnata da vivere. Sembrava quasi uno di quegli interrogatori che di solito mi faceva mia madre. Io mi limitati a rispondere un sì e un no qua e là, e qualche volta espandendomi a qualche frase di più in cui dicevo che era solo quello che sognavo fin da quando ero bambina e che era un modo per lasciarmi alle spalle la vita che mi ero stancata di trascorrere tutti i giorni. Ma in realtà di motivi ce ne erano molti altri. E questi li conosceva solo la mia migliore amica Kathleen, che era l'unica amica che avevo lì. Finito di pranzare rimontammo in macchina, la sua Mercedes grigio metallizzato che aveva voluto l'anno prima per il suo compleanno, e che fu probabilmente uno degli ultimi regali che gli fece nostro padre. Dopo circa una decina di minuti arrivammo sotto casa, mio fratello parcheggiò e ci incamminammo verso la porta, dove mi aspettavo di trovare mia madre, che per un attimo si sarebbe staccata dal guardare i film gialli in televisione come era abituata a fare ogni pomeriggio da un anno a quella parte.

Entrai per prima, e proprio come immaginavo lei era lì. Probabilmente aveva sentito il rumore possente della macchina ed era corsa alla finestra scostando le tende arancio che avevamo in cucina che davano sul giardino esterno e ci aveva visto arrivare. Mi abbracciò velocemente e poi mi chiese: "Beh, com'è andata?"
"Bene, mamma." Sentire quella frase per mia madre era come sentire un "Mamma, torno tardi stasera." di mio fratello, perchè a me le cose dovevano andare sempre bene. Soprattutto a scuola, perchè lei si aspettava sempre il meglio da me. Le consegnai il diploma, e lei lo prese con le sue mani ormai un po' invecchiate e lo guardò felice, anche se sapeva già che avevo preso il massimo. Non finiva mai di stupirsi. Forse era questo il semplice motivo per cui andavo bene a scuola. Per lei. Lei era sempre stata così contenta della 'figlia-modello' che aveva ed io non volevo deluderla, perchè sapevo che un giorno l'avrei ringraziata. Per questo mi ero sempre impegnata a scuola, fin da quando ero bambina. Per il diploma mi ero impegnata davvero molto, ma non più di quanto non avessi fatto in tutti quegli anni.
Mia madre era rimasta a fissare il diploma mentre io rimanevo in piedi in ingresso a fissare le foto che erano attaccate ai muri. C'erano le foto di tutta la nostra famiglia e mia madre ancora non aveva avuto il coraggio di togliere quella con mio padre, da quando se ne era andato. Alla fine, vedendola con gli occhi che le brillavano le dissi "Puoi tenerlo tu e appenderlo in casa, non lo porterò con me." Fu proprio in quel momento che vidi il sorriso abbandonare lentamente le sue labbra. "Certo." mi rispose con tono piuttosto assente. Potevo immaginare perfettamente a ciò che stava pensando, perciò salii in fretta le scale e mi fiondai in camera mia, abbandonandomi sul letto.

Rimasi per una buona manciata di minuti a fissare il soffitto immersa nei miei pensieri, quando fui interrotta dallo squittio del mio cellulare che segnava l'arrivo di un nuovo messaggio. "Solita ora, solito posto. A dopo." Era Kathleen, a cui non risposi nemmeno, perchè sapeva già che ci saremo viste. Decisi che era il momento di finire di radunare le mie cose e di lasciare tutto ciò che non mi serviva nell'armadio all'angolo della mia camera. Aveva le pareti blu e mi ricordava ogni volta il mare, che era una delle cose che amavo di più, ma a cui non avevo mai avuto la bellezza di assistervi spesso. Lo scaffale dei libri di scuola non lo guardai nemmeno, li raccolsi tutti in una sola volta e li buttai dritti in uno scatolone che finì sotto il letto. Ormai erano rimasti solo i cd e "l'angolo delle paure", così lo chiamava mia madre. Era dove buttavo le cose che usavo soltanto una volta e di cui poi dimenticavo l'esistenza. Trovai parecchi regali inutli che mi avevano fatto i miei zii, che finirono negli scatoloni ed infine, sotto la pila di cianfrusaglie, trovai una felpa di Jack Wills. Nel preciso istante in cui la toccai ricordai il volto del ragazzo che me la regalò. Era forse l'unico ragazzo serio, se così posso definirlo, che avevo avuto. Non avevo avuto molti ragazzi e gli unici che avevo avuto erano quelli da cotta estiva, infatti anche lui, nonostante fosse durato più degli altri, l'avevo conosciuto d'estate in vacanza. Durante l'anno non riuscivo mai a combinare nulla, meno che mai a scuola. In realtà io a scuola non conoscevo proprio nessuno, a parte Kathleen, che invece era una delle ragazze più popolari, quelle circondate da ragazzi e piene di amiche.

Kathleen!Per fortuna quella felpa mi servì per riportarmi al mondo reale e a ricordarmi che ero in ritardo, come sempre. La misi in fretta in valigia, poichè in fin dei conti decisi di conservarla, mi infilai la giacca di pelle ed uscii. Il parco dove ci incontravamo di pomeriggio non distava più di 5 minuti da casa mia, e quando arrivai lei era seduta sulla nostra solita panchina, quella sotto il pino più alto. Non feci in tempo ad aprire bocca che lei mi precedette "Sigaretta?" mi disse con in mano l'abituale marlboro light. La presi, la cacciai in bocca e la accesi. Provai subito un senso di sollievo che pervase tutto il mio corpo.

"Sei riuscita a procurarti il numero, Kath?"le domandai.
"Purtroppo ancora no, ma appena ci riuscirò ti manderò un messaggio. Fidati di me."
Era per questo che mi fidavo di lei, era una ragazza determinata e sapevo che avrebbe portato a termine ciò che le avevo chiesto.
"Sei emozionata?" mi chiese lei con un largo sorriso che le riempiva il viso candido.
"Molto, ma mi mancherai."
E lì scattò senza preavviso un abbraccio che ci coinvolse per qualche minuto. Uno di quegli abbracci che non ha bisogno di essere accompagnato da parole, perchè dice tutto da sè. Eravamo così diverse io e lei, esteriormente, ma così simili dentro. Lei aveva i capelli biondi, che raccoglieva sempre in una cipolla, la pelle candida e gli occhi azzurri. Io invece avevo i capelli neri e lunghi che portavo sempre sciolti, gli occhi nocciola e la pelle olivastra. Eravamo tutte e due, però, due tipe solari, scherzose e piene di vita. Per questo ci piaceva stare insieme. Alla fine della nostra conversazione, in cui mi diede dei buoni consigli su come cavarmela nella nuova grande città concluse con un "Buona fortuna, Connie. Sappi che tra non più di due settimane mi riavrai tra i piedi." le sorrisi, perchè sapevo che sarebbe stato così. Lei sarebbe stata l'unica persona che mi sarebbe davvero venuta a trovare spesso, per questo il nostro non era un vero e proprio addio. Ci salutammo e mi diressi verso casa per cena.

Mio fratello e mia madre erano già in tavola e lei mi aveva preparato il mio piatto preferito, perchè sapeva che per molto tempo non lo avrei più mangiato. Fu una cena silenziosa e mia madre era piuttosto stanca, quindi si alzò presto dirigendosi in camera sua. Mio fratello come al solito doveva uscire, si andò a preparare e io avevo la casa tutta per me. Girovagai un po' cercando di fotografare con gli occhi le stanze che erano state il luogo della mia infanzia e adolescenza, per non permettermi di dimenticarlo. Alla fine mi buttai sul letto, che era l'unica cosa non spoglia rimasta nella mia camera. E come ogni notte mi misi a pensare alle cose che tormentavano la mia mente.

Kath non era riuscita a trovare il numero di quella ragazza. Avrei anche potuto chiedere a Dave, ma sicuramente avrebbe rifiutato di aiutarmi. Forse il destino mi diceva che dovevo fare tutto da sola, ma non avevo per niente paura. Il mio obbiettivo era di riuscire a ricontattare quel ragazzo e ci sarei riuscita. Dovevo ammettere a me stessa che avrei dovuto agire un po' prima, perchè adesso quel ragazzo aveva una fama mondiale e di certo non avrebbe badato ad una stupida ragazza che era stata sua compagna di corso per anni e di cui probabilmente neanche ricordava il nome. Io e lui eravamo piuttosto simili. Andavamo entrambi bene a scuola, ma l'unica differenza era che in classe lui se ne stava sempre seduto lì all'ultimo banco, mentre io ero in prima fila a prendere appunti. Avevamo frequantato un solo corso insieme, e non ci avevo mai parlato, neanche ebbi mai incrociato il suo sguardo. Il più delle volte camminava a testa bassa con le cuffie alle orecchie quando veniva a scuola. E a mensa spariva improvvisamente. L'unica volta che mi ero ritrovata a pochi metri da lui, che non fosse in quella cupa classe, era stato a casa sua, nel periodo in cui mio fratello era stato fidanzato con sua sorella Doniya. Un giorno ci avevano invitato a cena, e fu lì che Doniya chiamò "Zayn, vieni a salutare!" lui uscì con metà busto dalla porte della sua camera, fece un "ciao" scocciato e rientrò in camera sbattendosi dietro la porta. Non seppi neppure se cenò quella sera. Fatto sta che avevo sempre bramato di conoscere quel ragazzo solitario, perchè come me, non aveva molti amici e a scuola era sempre solo, quindi ci vedevo bene a formare un gruppetto io e lui. Ma l'occasione non si presentò mai e quando se ne andò per diventare quello che ora è, mi pentii di non avergli mai rivolto la parola. Era per questo che volevo rimediare a tutto quello che non avevo fatto durante gli anni, a rimediare soprattutto al fatto di non aver mai incrociato i suoi occhi. Cosa che purtroppo avrei dovuto fare, perché ora i suoi occhi erano diventati un problema fin troppo grande per me. Avevo affidato alla mia migliore amica il compito di procucarsi il numero del migliore amico di Zayn, poichè lei, come del resto tutti gli altri ragazzi, lo conosceva. E confidavo in lei.

Tutta questa serie di pensieri non mi fecero dormire, così dopo quella che per me sembò una mezz'oretta, la sveglia del cellulare trillò e io dovetti iniziare a trascinare le valigie per le scale. Mia madre era in ingresso che mi aspettava con una tazza di tè caldo. Sapeva che lo adoravo. Lo bevetti con lei mentre la rassicurai sul fatto che sarebbe andato tutto bene e che l'avrei chiamata appena sarei arrivata. Era arrivato il momento di partire. Avevo deciso di andare via di mattina presto così nessuno si sarebbe accorto che me ne sarei andata. Essendo una città piccola, tutti conoscevano i fatti di tutti, e non volevo che la gente iniziasse a provare altra pena per mia madre, perché oltre al marito l'aveva abbandonata anche la figlia. Così dando un ultimo forte abbraccio e un bacio sulla guancia scarna di mia madre mi diressi verso la stazione.

C'era la nebbia per quanto era presto, nonostante fosse Luglio. Si scorgeva la vetta di un solo treno sporgere da quella nube. Un gentile signore mi aiutò a caricare i bagagli sul treno e io trovai un posto vicino al finestrino. Nel giro di qualche minuto il treno partì. Questo, però, non andava veloce come Dave in macchina, quindi vidi sotto i miei occhi la scritta Bradford diventare lentamente sempre più piccola e la mia mente fu tormentata da domande. Mi chiedevo se stavo facendo la cosa giusta, se ero felice di quello che stavo per affrontare, ma proprio mentre il mio cervello stava per formulare una risposta la scritta Bradford sparì dietro una curva e realizzai che forse era meglio dormire per poter essere ben sveglia all'arrivo.

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Capitolo 2
*** Capitolo II. ***


Non c'era niente da fare. Non sarebbero mai riusciti a svegliarmi. Ormai la luce aveva abbandonato i miei occhi e le mani di mia madre che mi scuotevano convulsamente non potevano cambiare la situazione. Poi sentii qualcuno urlare "Signorina, siamo al capolinea, si svegli!"

In quel momento capii che stavo solamente facendo un brutto sogno che mi aveva fatto sudare parecchio. Sembrava così reale, ma non ebbi molto tempo per rifletterci su perchè dovetti abbandonare immediatamente il treno. Stava già ripartendo. Tornava indietro, nella mia Bradford. Cercai di non soffermarmi troppo a pensare alla mia città ormai lontana e ammirai l'incredibile numero di persone che si trovavano lì a Victoria.

Quella stazione era sempre affolata. Da bambina mi ci portavano con la scuola e con il passare degli anni io e Kathleen iniziammo ad andarci durante il weekend, quando volevamo andare a comprare qualcosa a Londra, in Oxford Street. Victoria era rimasta sempre la stessa. Non era cambiata di una virgola, per questo sapevo orientarmi piuttosto bene e mi diressi verso la metro trascinandomi le valigie pesanti. C'era anche l'immancabile folla di turisti che ti ostruiva il passaggio, poichè si bloccava spaesata davanti all'enorme mappa della metropolitana di Londra. Dovetti chiedere più volte "permesso" e alla fine riuscii ad arrivare proprio nel momento in cui le porte della metro si stavano per chiudere e mi affrettai a salire.

Il viaggio non fu molto lungo e arrivata alla stazione di Bow Road scesi, salii le scale e posai per un momento le valigie a terra. Ero a pezzi dopo la notte insonne, ma tirai il foglietto stropicciato con l'indirizzo fuori dalla mia tasca e mi incamminai. Se mi fossi sbrigata, nella mia nuova casa, avrei potuto fare un sonnellino dopo aver conosciuto la mia coinquilina. Arrivai davanti la piccola villetta e mi fermai con i piedi sullo zerbino, davanti la porta. Feci un respiro profondo ed entrai.

Con la mia coinquilina ci avevo parlato solo poche volte per telefono e da come mi aveva raccontato era stata appena scaricata dal ragazzo. Non aveva abbastanza soldi per pagarsi l'affitto da sola e aveva bisogno di qualcuno con cui condividerlo. A me la situazione, per il momento, andava più che bene. A breve, con i guadagni di un lavoro che avrei trovato il prima possibile, avrei affittato una casa tutta per me.

Non appena misi il piede nell'ingresso la ragazza tuonò con "Piacere, sono Gemma. Scommetto che ci troveremo bene insieme, ma io voglio i miei spazi." Dal suo tono di voce capii che io e lei, invece, non ci saremmo trovate bene per niente. Sembrava già troppo strafottente per i miei gusti, ma non volevo iniziare con il piede sbagliato. Almeno dovevo provarci a far funzionare le cose.

"Piacere, sono Connie. Puoi stare tranquilla, rispetterò il mio spazio." e conclusi con un sorriso per farle capire che io, al suo contrario, ero una persona cordiale.

Mi mostrò la mia camera, dove posai le valigie, poi il resto della casa e mi lasciò il bagno per poter fare la doccia. Mi ci fiondai e lasciai l'acqua calda scorrere su tutto il corpo e il tepore pervadere nelle vene. Mi sentivo molto più rilassata. Finita la doccia mi vestii e lasciai asciugare i capelli. Successivamente andai in camera e iniziai a sistemare le mie cose negli armadi, nei cassetti e sulle mensole. Svuotando la borsa trovai il cellulare sotto la pila di libri e mi ricordai che ancora non avevo chiamato mia madre. 12 chiamate perse. Era lei, a cui risposi subito con un messaggio. "Mamma, sono arrivata. Il viaggio è andato bene. La casa è bella, la coinquilina un po' meno, ma mi troverò bene. Un bacio." Sapevo che si sarebbe rassicurata con quel messaggio. Così lo riposi nella borsa e andai in cucina.

Gemma stava cucinando quella che doveva essere una pasta con il sugo, anche se sembrava più una pappetta molliccia. Capii che la cucina non era il suo forte. Ma quando mi ficcò nel piatto quello che aveva cucinato, apprezzai il gesto e buttai giù tutto in pochi minuti. Non era affatto male. A volte l'apparenza inganna, è vero. Chissà se sarebbe stato così anche con Gemma. La ringraziai e andai a mettermi sotto le coperte. La stanchezza si faceva sentire sempre di più, poiché erano due giorni che non riuscivo a prendere sonno. Questa volta fu invece molto facile. Guardai l'orario sul cellulare e capii che sotto la doccia ci avevo messo parecchio tempo. Mi concessi, però, il pomeriggio per dormire e mi promisi che il giorno dopo avrei iniziato a darmi da fare per cercare un lavoro.

La mano di Gemma picchiettava sulla mia spalla destra e io mi sveglia di scatto.
"Hai dormito per un pomeriggio e una notte intera, pensavo che fosse il momento di svegliarti."
"Hai fatto bene. Grazie." le risposi allungando il grazie in un verso bizzarro che era il mio sbadiglio.

La mattinata la impiegai a mettere in ordine la camera e a finire di svuotare le valigie. Dopo pranzo decisi di andare a fare un giro nel quartiere. Non era proprio al centro di Londra, infatti non lo conoscevo molto bene. Notai che c'erano molti stranieri. Ne era davvero pieno. Ma non era un problema un problema per me. Trovai vicino un piccolo supermercato e un Mc Donald's. Ottimo, non dovevo muovermi molto se avevo bisogno di andare a comprare qualcosa e se non avevo voglia di cucinare avevo un Mc Donald's a portata di mano. Il quartiere iniziava a piacermi. Mentre mi dirigevo verso un piccolo negozietto di vestiti, il cellulare vibrò e scorsi subito il nome Kath sullo schermo.

"Buone notizie, sono riuscita contattare quella ragazza. Tra poco riuscirò a procurarmi il numero di Danny e da lui arriveremo sicuramente a Zayn. Chissà se Danny si ricorda di quella sera in discoteca hahaha! Comunque lo so che quello che sto facendo è un intreccio piuttosto complicato, ma lo sto facendo solo per te. A presto." Quel messaggio mi rallegrò la giornata, che in effetti finì in modo tranquillo.

Nei giorni seguenti mi impegnai nel mio obiettivo di trovare un lavoro, così comprai giornali e feci una miriade di giri per il centro di Londra, in cerca di qualche negozio che aveva bisogno di una commessa, ma niente. Sembrava che nessuno avesse bisogno di una mano. Così mi rassegnai.

Arrivata a venerdì ero parecchio turbata, poichè non ero riuscita a trovare niente. Mi rassicurai pensando che forse era ancora troppo presto, poichè erano solo 5 giorni che ero lì. Poi mi ricordai che dopo tutti questi giorni a Bow Road, ancora non ero entrata nel supermercato dietro casa.
Così ci andai subito e scoprii che era abbastanza piccolo, ma conteneva tutto l'essenziale. Feci un giro per tutti i reparti e mi divertii a leggere le etichette dei prodotti e a girovagare con il carrello, ma quando girai l'angolo per arrivare all'ultima corsia i miei piedi si paralizzarono e miei occhi si soffermarono su un enorme cartellone con lo sfondo azzurro. C'era il viso di Zayn stampato sopra e i suoi occhi erano almeno 10 volte più grandi del reale. I miei pensieri, che fino a qualche attimo prima non erano occupati da nient'altro che da spensieratezza, furono invasi dal ricordo di come tutto ora era diverso.
Fino a qualche anno fa quel ragazzo non era conosciuto nemmeno a scuola e ora era famoso in tutto il mondo. Questo mi fece provare una strana sensazione, perchè pensai a come le cose possono subire un cambiamento radicale in così poco tempo. Non pensavo potesse accadere questo. Ma era la realtà e io di certo non potevo farci niente. Mentre pensavo a tutto ciò, sprofondai in quegli enormi occhi nocciola. Non riuscivo a spiegare cosa mi accadeva ogni volta che li incontravo, anche se sostanzialmente non l'avevo mai fatto per davvero. Anche se ci sarei riuscita. Mi ero quasi dimenticata di trovarmi nel supermercato, infatti una signora anziana mi urlò contro. "Ehi, tu! Vuoi darti una mossa? Capisco che quello è un bel ragazzo, ma qui si è formata la fila." Arrossii, vergognata, e feci immediatamente un passo indietro, ma pestai il piede a qualcuno, a cui feci oltretutto cadere una pila di fogli per terra, che si sparpagliarono sul pavimento. "Sono proprio un'imbranata" pensai. Mi chinai per raccogliere tutto e quando mi alzai da terra, mi ritrovai faccia a faccia con un ragazzo robusto dagli enormi occhi verdi. Non spiccicammo parola per alcuni secondi. In quegli istanti ebbi il tempo di esaminare tutti i particolari del suo viso. Io ero fatta così, amavo i particolari, anche quelli meno evidenti. Vidi subito che aveva delle piccole lentigini nascoste sotto le guance, i capelli castani e un sorriso davvero solare. Mi ricordava un po' mio padre.

"Piacere, sono Finn." mi fece, porgendomi la mano.
La strinsi e gli accennai un sorriso. Poi lui continuò.
"Beh, anche se mi hai fatto cadere tutti i fogli e dovrei essere arrabbiato con te, abbiamo bisogno di una mano. Ti andrebbe di lavorare qui? Hai l'aria di una giovane ragazza in cerca di un lavoro."
Non aveva sbagliato di una virgola, ma per non dargli una grande soddisfazione, risposi semplicemente con un sonoro "Sì."
"Perfetto, inizi domani mattina alle 9. Sii puntuale." Detto questo girò i tacchi e si diresse verso la direzione.

Ero finalmente felice e soddisfatta. Così tornai a casa, cenai in fretta e mi buttai a letto, cercando di riposarmi, poiché l'indomani avrei dovuto svegliarmi presto. Avevo trovato un lavoro e potevo iniziare a guadagnare qualcosa. Certo, però quel ragazzo non mi aveva dato altre indicazioni, non mi aveva parlato del lavoro, della paga, di niente. Pensai quasi fosse uno scherzo. Ma poi mi addormentai.

Il mattino seguente mi svegliai più presto del previsto, così persi tempo a pensare ad un abbigliamento carino per il mio primo giorno di lavoro. Misi dei jeans attillati, le superga bianche e un maglioncino verde acqua. Poi presi la collana che mi aveva regalato Dave al mio ultimo compleanno e la legai al collo.

Quando arrivai al supermercato, Finn non c'era. Mi venne incontro una signora che scoprii era sua madre e che era la direttrice del supermercato. Mi spiegò cosa dovevo fare e quanto avrei guadagnato a fine mese e poi mi mise subito a lavoro. Ma prima mi disse "Non capisco perchè Finn abbia così insistito per assumerti. Dice che sei in gamba." Dovetti nascondere la mia perplessità con un sorriso, poiché io Finn non lo conoscevo per niente in verità. Ma non ebbi molto tempo per rifletterci, perchè arrivo subito una cliente che voleva chiedere informazioni. Ebbi un'oretta per la pausa pranzo e andai a prendere un panino al Mc Donald's e poi tornai a lavorare. A fine giornata arrivò Finn che venne subito a salutarmi, come se ci conoscessimo da anni.

"Ti ho assunto e non so ancora come ti chiami." mi disse sottovoce per paura di essere sentito dalla madre.
"Connie." risposi anch'io sussurrando.
"Connie, ti va di andare a prendere qualcosa domani a pranzo? Tanto la domenica ce l'hai libera."

Di solito non davo molta confidenza a chi conoscevo poco, ma quel ragazzo mi stava simpatico, forse perchè mi aveva dato il lavoro, e quindi accettai. Quando tornai a casa, trovai una chiamata di Kath, così composi il numero e la richiamai. Mi disse che le mancavo già moltissimo e che non ce la faceva a resistere per un'altra settimana, quindi mi informò che mi avrebbe fatto presto visita. Ero contenta, perché mancava davvero tanto anche a me. Dopo la chiamata presi l'ipod dalla scrivania e misi le cuffie alle orecchie. Era dal giorno della partenza da Bradford che non ascoltavo un po' della mia musica, così feci scorrere il mio dito fino alla M e poi pressi play sulla mia canzone preferita. Quella che mi cullava sempre nei momenti più bui. More Than This continuava a risuonare nella mia testa quando presi sonno, pensando a quanto Finn mi piaceva ogni minuto di più.

 

I raggi di sole illuminavano la mia camera oltrepassando la tenda. Era proprio una bella giornata. Guardai l'orologio rettangolare poggiato sul mio comodino e vidi che erano solo le 10. Avevo un bel po' di tempo per prepararmi, così feci una doccia fredda. Finalmente faceva caldo anche a Londra. Dopo essermi asciugata mi misi i pantaloncini corti e una canottiera che avevo comprato qualche mese prima a Camden Town. Le superga erano immancabili nel mio abbigliamento e poi mi diressi in cucina per fare colazione. Mi preparai un piatto di uova strapazzate e mangiai in fretta. Avevo perso tempo e si erano già fatte le 12. Finn mi aspettava davanti al Mc Donald's per mezzogiorno e un quarto. Così presi la borsa e il cellulare e mi diressi verso la porta. Mentre mi incamminavo trovai un messaggio di Kath sul cellulare. Diceva "Ho buonissime notizie." Questo mi fece uscire con un sorriso ancora più largo da casa, ma fu subito sostituito da un'espressione di stupore, perchè quando oltrepassai la porta Kath era lì fuori che sventolava due biglietti di cui non conoscevo la destinazione e mi urlava in faccia
"Sei pronta per andare dal tuo Zayn?"

Ero nella confusione più totale. Non capii nulla. Nemmeno Kath capì, perchè aggrottò subito le sopracciglia e assunse un'espressione arrabbiata. Di certo sperava in un grande abbraccio e in un urlo di gioia. Ma non fu quello che feci. La mia mente fu tartassata dal pensiero del pranzo con Finn, di come avrei dovuto dargli buca con conseguente perdita del lavoro e dalla curiosità di sapere dove quei biglietti ci avrebbero portato e dal fatto che avrei presto rivisto Zayn. I nomi Zayn e Finn svolazzavano in modo confusionario nella mia testa. Cercai di calmarmi ed infine presi quella che sembrava la decisione più adeguata. Sospirai e iniziare a parlare con Kath.

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Capitolo 3
*** Capitolo III. ***


"Sono successe un sacco di cose durante questa prima settimana." iniziai.

Così le spiegai di come inizialmente non riuscivo a trovare un lavoro, di come Gemma non mi stava per niente simpatica, di quando avevo trovato lavoro, soffermandomi per un bel po' di tempo a parlarle di Finn. Poi dovetti arrivare al punto di prendere una decisione, così gliela esposi e lei annuì in segno di approvazione.

Iniziammo a camminare velocemente, poi a correre, poiché Kath mi urlò che saremmo dovute partire un quarto d'ora dopo. Arrivai davanti al Mc Donald's con il fiato che ormai era quasi svanito e Finn era lì in piedi che mi aspettava.
Aveva una maglietta azzurra di Abercrombie, dei jeans scuri e un paio di converse bianche. Aveva un'aria piuttosto altezzosa, ma quelle lentiggini, che probabilmente notavo solo io e che erano molto più evidenti illuminate dai raggi del sole, gli davano in viso un'espressione talmente dolce, che non potei fare a meno di pentirmi di ciò che stavo per fare. Non mi aveva ancora visto, poichè aveva addosso un paio di occhiali da sole con le lenti scure, così quando gli piombai davanti sussultò. Nonostante fosse una bella giornata c'era un piacevole vento fresco che scompigliava i castani capelli di Finn. Dissi in un solo fiato – con il poco che mi era rimasto -

"Scusa, ma devo darti buca oggi. Avrei davvero voluto passare la giornata con te, ma la mia amica è venuta da Bradford perché c'è stato un piccolo imprevisto e devo proprio correre via. Torno presto e rimedierò. Promesso."

Appena conclusi con questa frase feci un gesto che non mi sarei mai aspettata da me stessa. Gli stampai un bacio sulle labbra che scoprii erano parecchio screpolate a causa del frequente freddo di Londra. Non appena staccai le mie dalle sue, lui mi rispose con una voce bassa e roca "Non preoccuparti."

Non seppi di preciso perchè lo feci. Forse perché così sarei stata sicura di non perdere il lavoro, e mi sentii una vera stronza per questo, o forse lo feci semplicemente perché quel ragazzo mi piaceva.
Kath strinse le mani attorno al mio braccio e mi tirò, strascinandomi verso la sua macchina bianca e lucente. Finn strillò verso di me:

"Quando torni? Devo inventarmi qualche scusa da dire a mia madre per l'assenza a lavoro!"
"Presto, molto presto!" risposi pentita e un po' triste.

Improvvisamente mi ritrovai piazzata sul sedile anteriore della macchina di Kathleen. Avevo sempre un po' di paura con lei che guidava, poiché aveva preso la patente da poco.
Non mi disse dove mi stava portando, ma più passava il tempo, più mi accorsi, dalla strada che stavamo facendo, che stavamo tornando a Bradford. Non capivo, perché Kath mi aveva fatto vedere due biglietti del treno quella mattina. Decisi, comunque, di non fare domande e aspettare di vedere cosa sarebbe successo. 
Quando arrivammo in città c'era mio fratello che ci aspettava davanti la stazione. Kath aveva parcheggiato lì. Scesi e corsi da lui con le braccia aperte. Appogiai la testa sul suo petto muscoloso. Era parecchio più alto di me. Mi strinse forte, poi allontanandomi lentamente da sè mi disse:

"Buona fortuna."
"Per cosa?"
"Per tutto, l'ultima volta non ho avuto il tempo di farlo."
"Grazie, Dave."

Abbassò lo sguardo e vide che avevo la sua collana al collo. Era un'ala d'argento legata a una piccola catenina. Ricordavo ancora il biglietto che mi aveva scritto il giorno del mio compleanno.
"So che gli angeli hanno due ali, ma una ho deciso di tenerla per me. So che mi proteggerai sempre, e quando dovrai prendere una decisione difficile tocca la collana e pensa a me. Ti aiuterò. In qualsiasi circostanza."
Mi diceva sempre che ero il suo angelo, perché lo aiutavo quando aveva intenzione di fare qualche pazzia e lo frenavo in tempo. Quella era la mia ala, l'altra ce l'aveva lui. Era vero, però, quello che mi scrisse nel biglietto: quando ero nervosa o insicura, strofinavo le dita sulla collana.

"Ciao Kath." disse con un sorriso sghembo.
"Ciao." rispose lei con voce persuadente.

Dave ci aveva provato anche con la mia migliore amica una volta. Non aveva proprio limiti. Ci salutò tutt'e due con un bacio sulla guancia e poi andò via.

"Cosa stiamo aspettando?" chiesi io impaziente.

"Chi, vorrai dire." rispose Kath, scatenando in me un'immensa curiostià.
Aggrottai le sopracciglia e sentii un brivido di esaltazione passare lungo il corpo. Non aspettammo nemmeno cinque minuti e vedemmo una figura incappucciata avvicinarsi verso di noi a grandi passi.
"In perfetto orario." pensò Kath ad alta voce.

Aveva gli occhi pieni di un'espressione ammirata, così allungai il collo per cercare di capire quale identità nascondeva il cappuccio, ma quando quella figura si avvicinò lo riconobbi immediatamente. Era Danny Riach, uno dei migliori amici di Zayn. Quando frequentava ancora la scuola stavano sempre insieme. Erano un trio inseparabile lui, Zayn e Anthony. Danny lo avevamo conosciuto una volta in discoteca ed era anche successo qualcosa con Kath, ma era qualcosa che preferivano dimenticare. Erano rimasti comunque buoni amici, fino a quando lui, essendo grande amico di Zayn, diventò conosciuto e fu costretto ad andare in giro con il cappuccio e a nascondersi dalle folle di ragazze urlanti.

"E' bello rivedervi." disse protendendo le enormi braccia verso di noi. "Sono sicuro che Zayn si ricorda di voi e sarà contento di ritrovare due vecchie compagne di scuola. Sono felice di aiutarvi! E oh, non vedo l'ora che conosciate il resto della band! Sono dei ragazzi in gamba e sono davvero tutti quanti estramemente simpatici!"

Ero esaltatissima e anche io non vedevo l'ora di conoscere gli altri ragazzi. Ascoltavo spesso la loro musica, che mi aveva sempre aiutato. Soprattutto quando mio padre se ne era andato. Le loro canzoni mi facevano sorridere e il loro carisma mi metteva allegria quindi ero davvero felice di conoscerli. Ovviamente, più di tutti avrei voluto rivedere Zayn. Era da quando ero in classe con lui che volevo conoscerlo, ma l'occasione non si era mai presentata. Odiavo il fatto che era famoso in tutto il mondo, ma allo stesso tempo non potevo fare a meno di essere felice per lui. Aveva realizzato il suo sogno.

Il treno arrivò in perfetto orario e io, Danny e Kath salimmo e cercammo un posto vicino. Concessi a Kath il sedile vicino al finestrino e io mi accomodai affianco a lei.

"E' un sacco di tempo che non vi vedo, raccontatemi qualcosa!" sbottò ad un certo punto Danny.

Kath, che era quella socievole, iniziò a raccontare tutte le sue avventure. Era inevitabile, quando si trattava delle sue cose non ce la faceva a tenerle per sé, doveva obbligatoriamente dirle a tutti. Per fortuna non era così anche con le mie di cose. Quelle non le sapeva proprio nessuno se non lei. Se le teneva strette, come se non le avesse mai sentite. Passammo il tempo a chiacchierare, anche se io stetti per la maggior parte del tempo in silenzio. Ero pensierosa, non sapevo dove stavamo andando e nè cosa avrei trovato scesa dal treno. Pensavo che saremmo scesi di nuovo a Victoria, eppure la direzione non era la stessa.

"Ci siamo, tra dieci minuti dovremmo essere arrivati." disse lui ad un certo punto, con il sorriso sulle labbra rivolto verso di me.

Ricambiai il sorriso, ma poi mi accorsi che l'ansia stava salendo dentro di me. Non ce la facevo a stare seduta e avevo bisogno di qualcosa per calmarmi. Improvvisamente non mi sentivo bene. Credo che fosse per il fatto che troppo emozioni si erano presentate nel mio corpo contemporaneamente e che avevo realizzato troppo tardi cosa stava per accadere. Sapevo perfettamente che avrei incontrato i One Direction di lì a poco, ma forse il mio cervello non lo aveva mai totalmente concepito.

"Vado nell'altro scompartimento. Credo di non sentirmi molto bene. Sarà il viaggio, soffro di mal di stomaco." inventai al momento.

Danny ridacchiò in silenzio, anche se me ne accorsi. Presi la borsa e mi diressi verso uno scompartimento più in fondo. Era uno scompartimento fumatori, così agitata e passeggiando avanti e indietro mi fumai una delle mie sigarette. Mi fece sentire un po' meglio e intanto mi persi a pensare a qualcosa da dire a Zayn quando lo avrei visto. Quando ebbi trovato un discorso abbastanza convincente il treno frenò e dovetti aggrapparmi a un bracciolo di un sedile per non cadere dritta per terra. Guardai fuori dal finestrino e quando scorsi il nome della stazione non lo riconobbi. In realtà non l'avevo mai sentito nominare. Feci un sospiro molto profondo e andai da Kath e Danny.

Scendemmo dal treno e mi trovai davanti un omone calvo con gli occhiali da sole scuri e completamente vestito di nero. Riconobbi in lui la figura di bodyguard e pensai che era lì per noi. Infatti Danny andò a parlargli e poi quello ci fece strada verso una macchina talmente costosa che avrebbe potuto sfamare un'intera popolazione e ci buttò lì dentro con violenza. Non mi piaceva per niente. Sfrecciammo tra villette e casine e arrivammo al centro di una piccola cittadina, probabilmente nel quartiere più ricco, perchè era caratterizzato da enormi palazzoni e da hotel lussuosi. Non faceva in tempo a soffermare lo sguardo sul nome di una via che la macchina era già venti metri più avanti l'attimo dopo. Ad un certo punto si fermò davanti a un hotel con su piazzate 5 stelle d'orate e quello che era l'autista ci ordinò di scendere. Stavo quasi per non farlo per dispetto, ma poi fui presa dall'emozione del momento e mi affrettai verso le porte dell'hotel. Dovettimo dare i nominativi e poi ci fecero entrare. Lì dentro trovammo l'ennesimo bodyguard.

"Danny, ciao!"
"Ciao, Pauly!" rispose lui. "Dove sono i ragazzi?"
"Sono usciti a fare un giro, ma Zayn è rimasto qui ad aspettarvi. Vado a chiamarlo e ve lo faccio scendere."
"Perfetto, grazie!" rispose Danny tranquillo e sorridente.

Quando sentii quelle parole non potei fare a meno di cacciare un urletto. Kath si girò con gli occhi sbarrati verso di me, che volevano dire "devi mantenere la calma". Non ci riuscivo affatto. Ero agitatissima. Mi sentivo come una ragazzina di 12 anni quando va al concerto del suo cantante preferito e urla a squarciagola, quasi da far uscire fuori le corde vocali e si strappa i capelli piangendo. Mi sentivo esattamente così dentro di me, ma cercai di assumere l'espressione più disinvolta che potevo.

Ad un certo punto la porta dell'ascensore si aprì e da lì uscì un ragazzo. Un ragazzo che era davvero cambiato rispetto a come me lo ricordavo dall'ultima volta che l'avevo visto. Era molto più alto e robusto. Portava una maglietta bianca e una giacca di pelle nera che gli calzava come se fosse stata fatta su misura per lui. Dei jeans piuttosto stretti e un paio di scarpe marroni. Si era fatto crescere i capelli di parecchio e ora li portava con il gel in una cresta alta che mandava verso l'indietro. In realtà non me lo ricordavo nemmeno così bello. Quando uscì da quella porta la mia mente venne immediatamente offuscata da qualsiasi pensiero. Era come se lui si trovasse in mezzo al buio e ci fosse una sola luce che illuminava il suo viso così perfetto e facesse brillare i suoi profondi occhi nocciola. Quando ci vide sorrise e fu lì che sentii le ginocchia cedere. Fu il mio lato conscio che mi consentì di rimanere in piedi. Non riuscivo a crederci. Non capivo di preciso cosa mi stava accadendo, perchè in fondo quel ragazzo io lo avevo già visto una marea di volte. La gioia di conoscerlo finalmente forse si era manifestata in modo troppo ampio dentro di me e non volevo sembrare una di quelle solite fan urlanti e cercai di contenermi il più possibile. Non volevo sembrare nemmeno quella ragazza che si era innamorata di lui solo perchè era diventato famoso, perchè a me, anche se non l'avevo mai detto a nessuno, piaceva già da quando frequentavamo il corso insieme. Il problema più grande, e questo lo ripetevo spesso a me stessa, era stato vedere quegli occhi. Mi era bastato vederli brillare attraverso uno schermo e qualcosa di mai conosciuto si era scatenato dentro di me.

"Ehi, amico!" urlò andando ad abbracciare Danny. Poi voltò lo sguardo verso di me.

Mentre mi diceva quello che mi era sembrato un "Ehi, mi ricordo di te. Come va?" io mi persi nei suoi profondi occhi nocciola e mi ci immersi come non avevo mai fatto. Non avevo mai dubitato di questo. Finalmente i nostri occhi si erano incontrati dal vivo e avevano avuto un effetto ancora maggiore di quello che avevo immaginato in precedenza. Rimasi ferma per qualche secondo a fissarlo, poi senza nemmeno pensare gli buttai le braccia al collo e lo strinsi forte a me. Lo volevo fare da tempo e il fatto che finalmente ci ero riuscita mi fece sentire la persona più felice del mondo. Lo sentii sorridere e io in quel momento mi sentii come una bambina di 5 anni che abbraccia l'orsacchiotto a cui tiene di più. Ero perfettamente consapevole che tutti stavano ridendo di me in quella stanza. Ma non mi importava perché in quel momento eravamo solo io e lui, nient'altro. Niente intorno e nessuno che potesse interrompere il nostro momento aspettato da tempo. Solo io e lui.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV. ***


"Sono felice anch'io di rivederti, Connie." disse lui divertito, in risposta al mio abbraccio improvviso.

Mi ritrassi immediatamente, pensando che quel gesto fosse forse un po' esagerato, pentendomi di ciò che avevo fatto. Lui, però, non sembrava infastidito, anzi mi sorrideva con la lingua in mezzo ai denti.
Andò a salutare Kathleen, che guardò lui con fare ammiccante e io la fulminai subito con gli occhi. Lei lo fece di proposito, infatti si girò verso di me sul punto di scoppiare a ridere, vedendo la mia espressione piuttosto arrabbiata. Scossi la testa, in segno di disapprovazzione.

Zayn ruppe presto il silenzio. "Tra dieci minuti arrivano gli altri ragazzi. Andiamo a prendere qualcosa al bar dell'hotel."

Era parecchio eccitato. Non vedeva Danny da parecchi mesi, da quanto ci aveva raccontato e sembrava felice di conoscere e rivedere due vecchie compagne di scuola.
Ci accomodammo su delle poltrone di pelle color panna attorno a un tavolino tondo e ordinammo un caffè.

"Com'è andato il viaggio?" proruppe Zayn.
"Bene, ma Connie ha avuto un calo di zuccheri quando stavamo per arrivare." rispose Danny spostando lo sguardo verso di me, sorridendo, senza farsi vedere dall'amico. 
"Come mai?" chiese Zayn preoccupato.
"Mal di pancia. Ne soffro." risposi io delicatamente, sentendo le mie guance riscaldarsi e sperando che non diventassero rosse.
"Ci racconti un po' della tua vita?" sbottò ad un certo punto Kathleen.

Ci girammo tutti verso di lei con aria ammirata. Non sembrava la domanda più adeguata in quel momento, ma Zayn, che prima avevo assunto un'espressione pensierosa, si mise a raccontare. 
Ci spiegò chi lo avevo spronato a partecipare alle audizioni e come, da quel momento, la sua vita era cambiata. A volte, durante il suo discorso, notavo delle espressioni tristi, anche se a me, quella vita, sembrava tutto tranne che infelice. Indubbiamente non ero io quella ad avere ragione e continuavo ad ascoltare le sue parole meravigliata e a contemplare il suono della sua voce, profonda, che tanto mi piaceva. Sarei rimasta lì per ore ad ascoltarlo, ma all'improvviso Pauly entrò nella stanza e disse:

"I ragazzi sono qui fuori."
"Grazie dell'avviso." rispose Zayn. "Fortunatamente ci ha avvertito. Devo dare qualche dritta a voi due." disse indicando me e Kathleen. "State molto attente a Harry, se conoscete la sua fama avete inteso. E in ogni caso andateci piano con Niall, per favore. E' fragile." concluse con un sorriso supplichevole.
Capii che stava dicendo per davvero, così annuii.

Ci spostammo nella sala d'ingresso. Prima non avevo notato la sua lussuosità. Era completamente d'orata e rossa, sembrava quasi il palazzo della Regina.
Non ebbi il tempo di soffermarmi sui dettagli, perché vidi entrare Liam dalla porta scorrevole.

Aveva uno dei suoi soliti sorrisi a trentadue denti e, prima di salutare Zayn, venne a salutare me e Kath e ci stampò due bei baci sulle guance, presentandosi. Liam dal vivo era proprio un bel ragazzo, aveva un'aria solare e sembrava parecchio amichevole. Poi fu la volta di Niall, che era davvero dolce come dicevano tutti. Il ciuffo biondo gli sbalzava su e giù mentre camminava saltellando nel venirci a salutare abbracciandoci. Louis aveva un'espressione stanca, ma fu anche lui molto disponibile. In realtà aspettavo solo di coglierlo in uno dei suoi momenti stupidi, ma ne avrei avuto il tempo in seguito. Sicuramente. L'ultima presentazione fu quella di Harry. Portava i capelli ricci raccolti in un cappello arancione e aveva il naso rosso per il freddo. Lo vidi avvicinarsi lentamente verso di me. Mi sorrise e si presentò, parlando con voce roca. Poi avvinghiò il suo braccio attorno al mio fianco e mi trasse verso di lui per abbracciarlo. Poggiai la testa sulla sua spalla. Ero preoccupata, perché Zayn mi aveva avvertito. Infatti scostando lo sguardo vidi che mi stava fissando e stava sussurando un "te lo avevo detto". Sorrisi, perché nonostante sapessi che Harry era un tipo che faceva così con la maggior parte delle ragazze, mi sentivo protetta tra le sue braccia. E mi ci trattenni per una manciata di secondi.

Finite le presentazioni, il bodyguard condusse me e Kathleen nelle nostre stanze.
Ovviamente lo pregammo per darci una doppia, e ce la concesse alla fine, ammorbato dalle nostre preghiere. Il cameriere entrò in camera.

"La cena c'è tra un'ora, nella sala da pranzo insieme al resto della band. Siate puntuali."
"Signor sì, signore." ripose Kathleen.

Non appena chiuse la porta scoppiammo in una fragorosa risata. Era davvero vestito in un modo buffo e poi aveva una voce così seria che non potemmo fare a meno di prenderlo in giro per i cinque minuti seguenti. Buttammo le nostre valigie in un angolo e ci accasciammo sul letto, una accanto all'altra. Sembrava di stare in una stanza al camposcuola delle superiori, poiché iniziammo a pettegolare e ad esprimere le nostre opinioni sui ragazzi. Kathleen era esagerata come al solito, ma ci risi su, perché ormai la conoscevo bene. Chiacchierando passò quasi un'ora e arrivò il momento di scendere per la cena. Non facemmo nemmeno in tempo a darci una ripassata di trucco – Kath era perfetta anche così – perchè pensammo "il cameriere si arrabbierà" e scoppiammo nuovamente a ridere. Uscendo dalla porta ridendo, incontrammo Liam che usciva contemporaneamente dalla stanza affianco.

"Cosa avete tanto da ridere voi due? Sono ore che vi sento schiamazzare!" disse con un sorriso complice.

Il nostro viso assunse un colorito pallido, poiché pensammo alle conseguenze se avesse ascoltato tutti i nostri discorsi. Cercammo di convincerci che forse aveva sentito solo le risate, poiché stavamo urlando. Ci incamminammo sotto braccio con lui verso l'ascensore. Era davvero un tipo cordiale e mi stava già parecchio simpatico. Davanti l'ascensore incrociammo Zayn che aveva appena presso il pulsante per chiamarla.

"Siamo in orario, allora." soggiunse Kath.
"Oh, sì. Forse anche in anticipo." rispose Zayn, sorridendo.
Iniziai a sospettare che qualcuno avesse cambiato l'orario dell'orologio nella nostra camera per assicurarsi la nostra puntualità, ma poi mi sorse una domanda.
"Siamo tutti sullo stesso piano?" chiesi tranquillamente.
"Sì, di solito prendiamo un piano tutto per noi." rispose Liam.
"E' per avere un po' di privacy. E poi ci divertiamo a provare ogni giorno una stanza diversa, per scoprire qual è il letto più comodo." aggiunse Zayn.

In quel momento arrivò l'ascensore, così scendemmo tutti assieme. Quell'arco di tempo dentro l'ascensore sembrò durare un'eternità, poiché nessuno parlava. C'era un silenzio imbarazzante.

Liam e Zayn ci guidarono fino alla sala da pranzo. Non potei fare a meno di cacciare un wow dalla mia bocca quando la vidi.
Era davvero immensa e sfarzosa. I tavoli avevano delle candide tovaglie orlate d'oro e sopra c'erano una infinità di bicchieri e posate.
Mi sentii un po' in imbarazzo, ma Kath mi diede una piccola gomitata, come per dirmi "coraggio"

Al nostro tavolo già siedevano Harry, Niall e Louis. Io trovai posto tra Zayn e Louis e Kath tra Harry e Niall. Ci misero subito a nostro agio con battute e parlando del più e del meno.

"Fino a quando avete intenzione di rimanere?" chiese Niall con un largo sorriso ad un certo punto.
"Non per molto. Non vogliamo creare disturbo." risposi io.
"Nessun disturbo!" disse Harry. "Anzi ci fa piacere avere delle ragazze tra noi."
"Ci piacerebbe moltissimo, ma forse.."
Liam mi interruppe. "Nessun forse. Restate."
"L'unico problema è che tra una settimana dobbiamo partire per iniziare una serie di sessioni di autografi in giro per le città inglesi." aggiunse Louis.
"Potete venire con noi, se vi fa piacere." disse Harry.
"Forse non avete voglia stare lontano dalla vostra famiglia e dai vostri amici." disse Zayn – che evidentemente non conosceva proprio la mia storia – "Ma avete tempo per decidere. Intanto godiamoci questa settimana!"

Finimmo di cenare, continuando a chiacchierare. Niall ci informò che quella sera ci avrebbero portate in un posto "davvero carino" e ci invitò ad andare a prepararci.

Salimmo di corsa in camera nostra e io andai subito nel panico. Prima di tutto stupidamente non avevo portato niente da mettermi per serate eleganti e non ero nemmeno per niente abituata ad indossare vestiti. Quando potevo lo evitavo. Ma sapevo che Kathleen mi avrebbe obbligata in ogni modo.

Lei era già impegnata nel svuotare la sua valigia e disporre tutti i vestiti che aveva ordinatamente sopra il letto.

"Hai un vestito in più per me?" le chiesi scherzando, sapendo che ne aveva portati almeno dieci.

Lei, senza nemmeno parlare, iniziò a mettere le mani su due o tre vestiti, che sembravano più lunghi degli altri. Mi conosceva perfettamente.

"Questi sono i più lunghi che ho e per te che sei alta vanno bene. I tacchi li hai portati?" chiese come supplicando.
"Sì, quelli si." scoppiai a ridere, sorprendendomi perfino di me stessa.

Mi provai i vestiti che mi aveva dato Kath. Erano davvero corti, quindi non osai girare lo sguardo verso di lei per scoprire quanto lo erano i suoi. Alla fine optai per un vestito color salmone, stretto sulla vita da una cinta nera e che cadeva leggero fino a sopra le mie ginocchia. Mi truccai in modo fine, ma aggiunsi un filo di rossetto, mi infilai i tacchi e guardai Kath. Era davvero bellissima. Si era finalmente sciolta i lunghi capelli biondi che ricadevano lisci sul suo corto vestito verde acqua. Era, come al solito, truccata in modo perfetto e i tacchi argento le davano una linea splendida. Mi sistemò il trucco e poi mi tirò davanti lo specchio. In realtà non mi ci sapevo vedere così, e neanche mi piacevo più di tanto, ma finsi un sorriso e la ringraziai.

Scendemmo nell'atrio e non trovammo nessuno. Guardai fuori dalla porta di vetro e scorsi i ragazzi davanti la macchina.

"Sono lì fuori." dissi a Kath. "Vai prima tu."

Attraversammo la porta scorrevole e ce li trovammo davanti vestiti in modo parecchio elegante.
Ci aprirono la porta dell'auto e ci fecero salire. Non era una limousine, ma una macchina piuttosto grande con più file di posti. Io e Kath eravamo sole, sedute una affianco all'altra. Tre erano davanti a noi e gli ultimi due erano: uno alla guida e uno esattamente vicino. Il viaggiò non durò nemmeno cinque minuti ed Harry venì ad aprirci la portiera, porgendoci la mano per farci scendere.

Entrammo in un locale da cui proveniva una musica alta. Era un posto magnifico e davvero lussuoso. Al centro c'era una piccola pista per ballare circondata da tavoli con poltrone color violaceo attorno. Il piano bar era parecchio affollato e la cosa che mi sorprese fu che nessuno si fiondò verso di noi per 'fare una foto con i One Direction'. Niall sembrò leggere la mia espressione, infatti rispose alla domanda che mi ero posta. "Qui ormai ci conoscono tutti, ci veniamo spesso."

Ci sedemmo attorno ad un tavolo riservato per noi e ordinammo da bere. Louis era più allegro rispetto al resto della giornata e iniziò a fare lo stupido. Mentre ci piegavamo dalle risate per le sue battute, continuammo a ordinare bevande e la conversazione si fece sempre più scoppiettante. Ad un certo punto, Niall che era ormai piuttosto ubriaco, si alzò di scatto e ci invitò a buttarci tutti in pista. Così ci alzammo tutti e sette e ci buttammo tra la folla a scatenarci. Ballammo fino a far cedere le ginocchia e ci divertimmo un mondo. Niall, però, che non smetteva di bere, si sentì male e poiché Kath era andata un momento al bagno e c'ero solo io vicino a lui, mi spaventai e chiesi aiuto. Liam corse subito ad aiutarmi e insieme lo portammo fuori dal locale. Fu una scena orrenda. Niall era piegato con la schiena, le mani appoggiate sulle sue stesse ginocchia e non riusciva smettere di vomitare. Ad un certo punto corsero fuori anche Harry e Louis, preoccupati.

"Cosa è successo?" chiese Louis affannato.
"Niall. Si è sentito male. Ma ora sta meglio." rispose Liam, un po' più tranquillo.

Mentre loro parlavano io misi a fuoco la scena e il momento che stavamo trascorrendo. Lì fuori eravamo io Liam, Niall, Harry e Louis. Questo significava soltanto che nel locale erano rimasti solamente Zayn e Kath.

"Vado a prendere un po' d'acqua." dissi con tono ansioso.

A passo veloce tornai dentro il locale e cercai con lo sguardo i due. Nell'angolo sinistro vidi i capelli biondi e il vestito verde acqua di Kath ferma in piedi davanti al corpo di Zayn. Erano lontani non più di mezzo centimetro e lui le teneva una mano sul fianco. Non riuscii a vedere i loro visi, ma fu meglio così. Mi invase un senso di odio e un immenso bisogno di scoppiare a piangere e cadere con le ginocchia per terra. Non volendo farlo davanti a tutta quella gente, mi giarai per iniziare a correre via, ma sbattei contro il petto di Liam e improvvisamente lo abbracciai, scoppiando un pianto singhiozzato.

"Portami via da qui." gli dissi con fiato mozzato.

Mi fece passare da una porta laterale, uscimmo di corsa dal locale, dirigendoci verso la macchina e mi ci fece sedere. Non avevo nemmeno la forza di muovermi. Si sedette dal lato del guidatore e mise le mani sul volante. Sapevo che non aveva nemmeno la patente, quindi mi chiedevo cosa stavamo facendo. Ma in quel momento non mi importava. Avevo solo voglia di scappare e di estraniarmi dal mondo. Lui non fiatò, non osò girarsi verso di me e non partì nemmeno. Rimanemmo lì seduti, fermi, per un bel po' di tempo. Nel silenzio più totale. Le lacrime scendevano lungo il mio viso, rigandomelo e di tanto in tanto i miei singhiozzi spezzavano quella quiete che mi provocava un insopportabile senso di nausea.

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Capitolo 5
*** Capitolo V. ***


Liam prese un profondo respiro e girò la chiave della macchina, mettendola in moto. Avrei voluto fermarlo, perché probabilmente ci avrebbero fatto una multa di lì a poco, ma volevo andare via dal quel posto così lasciai correre il tempo. Girò per alcune vie di quella piccola cittadina e poi prese l'autostrada.
Quando fu lì mi domandò con tono freddo: 
"Dove andiamo?" lo sguardo ancora fisso sulla strada.

"Londra. Bow Road." risposi senza nemmeno pensarci troppo. Volevo andare a casa e buttarmi sul letto della mia camera, raccogliendo le coperte nei pugni e impregnarli delle mie lacrime. Era l'unico desiderio che avevo per la testa. Liam senza rispondere continuò per la sua strada.

Dopo pochi minuti sentimmo entrambi il telefono vibrare. Era il mio ed era Kath. Feci per tirarlo sul vetro della macchina, ma mi bloccai. Cercai di convicermi: "forse sto esagerando" così semplicemente lo spensi, senza rispondere. Subito dopo vibrò quello di Liam, io immediatamente gli ficcai la mano in tasca e spensi anche il suo. Non contestò il mio gesto.

Il viaggio sembrava non finire mai. Come del resto accade sempre quando hai bisogno di sbrigarti.
Cercai di distogliere la mia mente dalla visione che avevo avuto prima, ma i biondi capelli di Kath così vicini a quelli scuri di Zayn non riuscivano a scomparire dalla mia testa. Era come un'immagine fissa che si rifletteva sul vetro della macchina nel buio della notte.

Finalmente riconobbi la strada principale di Bow Road, così quando fummo vicini alla traversa che portava a casa mia, ci puntai il dito contro. Lui capì che avrebbe dovuto girare e lo fece. Parcheggiò in modo parecchio brusco e mi aiutò a scendere dalla macchina.

"Non sono una disabile, cazzo!" gli urlai immediatamente contro.
La sua intenzione era molto lontana da quella che io istintivamente avevo colto e nel profondo lo sapevo. Voleva soltanto essere gentile, come il suo enorme sensibile animo gli permetteva di essere sempre.
"Scusa." gli dissi subito pentita.
In silenzio ci incamminammo verso la porta e fermi sullo zerbino mi bloccò la spalla da dietro.
"Rimango con te." disse quasi sussurrando. Feci un piccolo sorriso che lui, però, non poté vedere. Il primo da quando la mia migliore amica aveva ridotto il mio cuore in pezzi.
Mi diressi immediatamente verso la mia camera e mi gettai a peso morto sul letto senza nemmeno togliermi i vestiti. Mi levai le scarpe scalciandole via con i piedi e rimasi lì a braccia aperte sul letto morbido.

"Io vado a dormire sul divano." mi disse Liam con un lieve sorriso sulle labbra. "A domani, buonanotte."

Si girò e fece per andare verso il salotto, ma il mio debole "Grazie." lo bloccò proprio sull'orlo della porta. Rimase fermo per qualche secondo, senza nemmeno voltarsi e poi sparì nel buio.

Iniziai a rannicchiarmi contro le candide coperte, sperando di scacciare il dolore. Ma più cercavo di mandarlo via, più si ripresentava sempre più nitido nella mia mente. Così non potei fare a meno di ricominciare a singhiozzare. Cercai di rendere muto quel triste pianto, ma se lo avessi bloccato sarei scoppiata. Lo sapevo. I gemiti si fecero sempre più forti che quasi non riuscivo più a sentire il rumore delle macchine che sfrecciavano appena sotto la mia finestra.
Ad un certo punto sentii la parte destra del letto sprofondare e delle braccia avvolgere il mio ventre. Era Liam. Sentivo il suo respiro caldo scaldarmi il collo e presto riuscii a tranquillizzarmi. Non fiatava, pensai che forse aveva talmente sonno che si era già addormentato di nuovo. Ma la protezione delle sua braccia e il suo essere lì vicino a me fece addormentare presto anche me. Una ragazza come Kath avrebbe approfittato di quella situazione eppure io sentivo che nemmeno Liam pensava ciò che lei avrebbe immaginato. Era venuto lì per farmi compagnia e placare i miei singhiozzi, per nient'altro. E io mi sentivo protetta e un po' meglio rispetto a prima. Sembravamo come due migliori amici che si conoscono da tempo, per i quali la felicità dell'altro è l'unica cosa che conta.

Il mattino seguente mi svegliai e accanto a me non c'era nessuno. Sul comodino c'era un piatto pieno di pancake con affianco un barattolo di nutella. Sorrisi e allungai la mano per prenderne uno, ma Liam balzò da sotto il letto e mi fece sobbalzare.

"Buon appetito!" disse tutto allegro.
"Grazie." risposi ancora con il cuore che batteva forte per colpa dello spavento. 
"Oggi vorrei andare a trovare un mio amico. Accompagnami, però, così mi aiuti a spiegare. Sarò più credibile con te affianco." dissi ridendo. Finn non avrebbe mai creduto alla storia dei One Direction.
"Certo. A proposito, prima la ragazza che vive qui mi ha visto mentre preparavo la tua colazione, ha sbarrato gli occhi ed è corsa fuori casa urlando. Sono davvero così orrendo?" disse lui con tono ironico.

Io scoppiai in una fragorosa risata, una di quelle di cui avevo proprio bisogno. Poi finii di fare colazione e cacciai Liam a spintoni dalla stanza per prepararmi.

Salimmo in macchina e gli diedi le indicazioni per dirigerci verso il supermercato dov'era Finn. Anche se era lì vicino preferivo andare in macchina per evitare che ci fermassero. Non era una cosa da tutti i giorni ritrovarsi Liam Payne in giro per un quartierino di Londra.

Gli chiesi di rimanere in macchina ed io uscii. Entrai nel supermercato e appena Finn mi vide entrare un sorriso gli scoppiò su quel viso armonioso. Mi corse incontro contento e fece per baciarmi, ma io mi discostai e risposi con due baci sulle guance. Non protestò.

"Allora, com'è andata?" mi chiese impaziente.
Non risposi nemmeno, quella domanda mi aveva fatto assumere di nuovo quell'espressione afflitta della sera precedente, così lui continuò.
"Devi raccontarmi qualcosa?"
"Vieni." gli dissi guidandolo fuori da lì.
"Dove andiamo?" era preoccupato.
"Sali, tranquillo." gli dissi sorridendo e aprendogli la portiera della macchina piuttosto lussuosa.

Ci sedemmo entrambi sui sedili posteriori, ma prima che potessi incominciare a parlare sussurrò:

"Chi è quello?" facendo cenno verso Liam, che probabilmente sentì, poiché si girò gridando un bel "Ciao!"
Finn sbarrò gli occhi e tutto quello che riuscire a dire fu "Oh mio dio."
"Sì, lui è Liam Payne. Ci sono alcune cose che devi sapere."

Così iniziai a raccontargli la storia un po' dall'inizio. Raccontandogli del fatto che avevo frequentato un corso insieme a Zayn al liceo, che volevo rivederlo e di quello che era successo quando avevo conosciuto gli altri ragazzi. In verità non gli raccontai proprio tutto. Evitai di dire che avevo una cotta per Zayn dal tempo della scuola, che si era andata ad ingrandire e che quasi non svenivo il giorno prima, per colpa della mia migliore amica. Inventai una serie di scuse, cambiando un po' il racconto.

"Ah." fu la sua unica risposta.
"Tutto qui?" risposi in modo leggermente scortese.
Scrollò le spalle.
"Io sono venuta qui per parlare con te."
"Mi fa piacere, ma ora ho un sacco di cose da sbrigare." rispose.
Ci rimasi parecchio male.
"Ti lascio il mio numero, almeno ci sentiamo, eh?" gli chiesi supplicandolo un po'.
"Va bene." non seppe resistere e si segnò il mio numero sul cellulare.
"Ti faccio uno squillo?" chiese.
"Ah, sì. Il mio ora è spento." ricordai perché lo avevo spento e non avevo alcuna intenzione di riaccenderlo.

Mi baciò sulle guance e scese dalla macchina salutandoci.

"Questa la devo raccontare ai miei amici." fu quello che riuscimmo a sentire mentre se ne andava, riferendosi indubbiamente a Liam. Poi sbattè la porta.

"Tu devi raccontare qualcosa anche a me." disse Liam curioso.
"Perché?" risposi cercando di sembrare indifferente.
"Dai, non sei venuta a raccontare tutto quanto a questo bel ragazzo perché è semplicemente un tuo amico." afferrò perfettamente il concetto.
"Okay." risposi sospirando.

Così dovetti raccontare a lui di come avevo conosciuto Finn e del fatto che prima di partire lo avevo baciato. Mi interruppe proprio quando arrivai a quella parte.

"Perché lo hai fatto?"
"Non lo so." risposi seccata.
"Mh. Ti credo." disse con mia felicità. "Comunque si vede."
"Cosa?" chiesi incuriosita. Non avevo idea di cosa stesse parlando.
"Che sei innamorata di Zayn." rispose secco.
Come aveva fatto a capirlo?
"Da cosa?" chiesi.
"Dagli occhi. Lo guardi come se potessi cadere da un momento all'altro tra le sue braccia e perdertici dentro."

Sentii le guance arrossarsi.

"Tranquilla, però. Credo di essermene accorto solo io. Forse perché Zayn è il mio migliore amico."
"Menomale." risposi sorridendo, un po' imbarazzata.
"Forse dovremmo tornare." disse annuendo.
"Hai ragione. Devo chiarire con Kath. Anche se in questo momento la odio."
"Si. Beh, mostrami un altro po' questo quartiere e stasera torniamo. Li cogliamo di sorpresa!"
"Va bene. Grazie, Liam."
"Di cosa?"
"Di tutto quello che stai facendo per me."
"Fai parte della nostra famiglia, ora." concluse con un largo sorriso.

Dovevamo ancora pranzare ed optammo per il Mc Donald's. Quando vi arrivammo ordinai a Liam di prendere posto in un tavolino appartato e gli consigliai di infilarsi il cappuccio. Io mi diressi alla cassa. C'era una ragazza dal viso simpatico, gli occhi azzurri, i capelli castani e gli zigomi sporgenti. Mi fece cenno con la mano di avvicinarmi verso di lei.

"Quello è Liam Payne?" l'avevano riconosciuto ugualmente.
"Si, se vuoi dopo puoi farti una foto." dissi in modo gentile.
"Grazie. Allora cosa prendi?" rispose con un largo sorriso.

Ordinai e portai tutto quanto al tavolino. Dissi a Liam di quella ragazza e lui annuì tranquillamente. Era perfino più disponibile di quello che immaginavo. Faceva di tutto pur di far felice qualcuno. Mi stavo davvero affezionando a lui, sentivo che poteva diventare un amico fantastico per me.
Mi raccontò di come la sua vita privata era cambiata da quando era diventato famoso, ma di quanto ne era felice e poi andammo a finire, come previsto, proprio su quell'argomento. Mi convinse che dovevo essere io a parlare con Kath e che sicuramente lei avrebbe avuto delle spiegazioni. Mi disse che non avrei dovuto rovinare un'amicizia così bella e così duratura per un piccolo gesto. Non capiva, forse, che per me non era soltanto un piccolo gesto, ma aveva ragione. Io quell'amicizia proprio non volevo scioglierla.

Guardammo l'orologio sulla parete e ci accorgemmo che era parecchio tardi.

"Ti sei svegliata tardi." mi comunicò.
Feci una smorfia, ma poi fummo interrotti dalla ragazza della cassa.
"Ciao Liam, sono Sarah!" aveva non più di 18 anni e gli occhi erano velati dalle lacrime per la felicità. Capivo che cercava di contenere l'emozione da come picchiettava il piede sinistro a terra e da come la sua mano che reggeva una piccola macchina fotografica tremolava piano.
Me la porse e io feci la foto. La sua espressione sembrava quasi dire "sono in paradiso" ed era proprio meraviglioso vedere come un ragazzo come Liam poteva migliorare la giornata di qualcuno. Lei ci ringraziò entrambi esultante e ci lasciò uscire dal retro del locale per sicurezza.
Il cielo si andava già scurendo. Era oltretutto coperto da una serie di nubi cineree. Si prospettava una giornata grigia per il giorno dopo.

Prima di partire chiesi a Liam:
"Come la mettiamo con la tua patente?"
"Oh, dai. Sono Liam Payne, cosa sarà mai una piccola multa?" rispose con fare altezzoso, scherzando.
"Vorrei chiarire con la mia migliore amica, prima di morire." feci sarcastica.

Scoppiamo tutti e due a ridere e successivamente mise in moto la macchina.

Appena arrivammo in autostrada scorgemmo una lunghissima fila di macchine, sembrava quasi non avere una fine e ci rassegnammo al fatto che forse non saremmo arrivati per l'ora di cena.

"Sarà un lungo viaggio, dormi un po'." mi consigliò. "Che cd metto?"
"Ed Sheeran." mi piaceva parecchio e mi rilassava.

Sorrise e cercò tra i cd in un piccolo cesto, fino a trovare quel piccolo oggetto arancione.

Lo mise e io chiusi gli occhi. Le parole di Kiss Me mi cullavano e mi fecero credere almeno per qualche secondo che tutti i miei sogni più profondi si potessero realizzare. Alleggerita da quello strano sollievo mi addormentai sulle ultime parole di quella canzone.

Qualche ora dopo mi svegliai di scatto. Ero agitata, perché probabilmente avevo fatto un sogno orribile. Portai le mani al viso e lo scoprii bagnato di lacrime. Avevo perfino pianto e mi vergognavo un po'.

"Tutto bene? Mi stavo iniziando a preoccupare." disse Liam che cercava di sembrare tranquillo, ma si riusciva perfettamente a cogliere il suo tono ansioso. "Tra poco arriviamo."

Mi odiavo. In quel momento più degli altri. Mi odiavo, perché non riuscivo a fregarmene di tutto il resto, perché pensavo ore ed ore sempre alla stessa cosa fino ad averne la nausa, che mi provocava un immenso senso di ansia. Avevo l'ansia e avevo soltanto bisogno di un abbraccio e un briciolo di supporto.
Pensai che Liam fosse in grado di darmi ciò di cui avevo bisogno, così gli gettai le braccia addosso e lo strinsi. Stavo già meglio, ma quel sentimento durò poco.

Fu un gesto affrettato e piuttosto improvviso, avrei dovuto frenarmi. Sentii Liam gridare forte il mio nome, mi alzai e vidi fuori dalla macchina che stavamo sbandando, poi i fari illuminarono un enorme albero al limite della strada. Ci stavamo avvicinando a velocità incredibile a quest'ultimo. Lui provò a frenare, ma fu inevitabile. Successe tutto così in fretta. Afferrai saldamente la mano di Liam, strinsi intensamente gli occhi, come per distaccarmi da ciò che stava accadendo e sperai che non succedesse nulla. Un secondo dopo sentii l'enorme botta andare a gravare sull'intero corpo e la presa della sua mano allentarsi dalla mia. Presi il cellulare con le poche forze che mi erano rimaste, composi il numero dell'ambulanza, ma il dolore mi provocò un enorme fitta sul petto che non riuscii a rimanere sveglia. Come un enorme cerchio scuro, tutto diventò buio intorno a me e persi i sensi.

"Liam."

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Capitolo 6
*** Capitolo VI. ***


Aprii lentamente gli occhi, sbattendo più volte le ciglia. La mia vista fu subito accecata da un'abbagliante bianchezza. Non riuscivo a capire, poiché qualche minuto prima tutto attorno a me era nero e buio ed ora era l'esatto contrario. Riuscii a mettere a fuoco dopo una manciata di secondi dove mi trovavo e riconobbi le marmoree pareti di un ospedale. Vidi un filo conficcato nel mio braccio che era collegato ad una macchina e mi tornò immediatamente Liam tra i pensieri. Feci per alzarmi, ma scoprii di essere totalmente dolorante, perché non riuscii a muovere nemmeno un muscolo. Nello stesso istante entrò un infermiera che mi disse subito allarmata:

"Ferma, dove vuoi andare tu!"
Era inutile, anche se avessi voluto non sarei potuta andare da nessuna parte.

"Dov'è Liam?" fu la prima cosa che riuscii a dire.
"E' nella stanza affianco."
Ciò che volevo sapere era altro.
"Sta bene?"
Esitò. "Hai bisogno di mangiare." rispose poi, cambiando discorso.
"Non portarmi fuori strada! Dimmi come cazzo sta Liam, adesso!" urlai agitandomi, provocando dolore al mio corpo.

L'infermiera si offese, probabilmente, e uscì dalla stanza.
Iniziai a piangere soffocatamente, disperandomi. Volevo assicurarmi che Liam stesse bene e che non gli fosse successo nulla, ma in quel momento non avevo nessun potere, nemmeno quello di me stessa.
Cercai di togliermi dalla testa quell'orribile pensiero, ma nulla. Il pensiero che Liam si fosse fatto qualcosa mi faceva stare male, mi provocava ansia e un'infrenabile senso di colpa. Sì, era tutta colpa mia. Ero stata davvero una stupida e non mi sarei mai perdonata qualsiasi cosa avessi combinato. Mi sentivo morire, avevo bisogno di qualcuno che mi calmasse e dicesse come stavano veramente le cose.

L'infermiera rientrò nuovamente nella stanza.

"E' ora di pranzo, devi mangiare per riprendere le forze, dopo potrai ricevere visite."

Non risposi nemmeno. Era una causa persa, lei non mi avrebbe mai dettò la verità, così avrei aspettato le visite per sapere qualcosa.
Mi imboccò una pastina che era diventata fredda e molliccia e una fettina di carne piuttosto insipida.
Mi sentivo giusto un po' meglio, ma l'ansia mi sovrastava ancora. Almeno ora riuscivo a muovere le braccia e a mettermi seduta, invece di rimanere distesa. Mi comunicarono che stavano per entrare i quattro ragazzi.
Speravo in un mezzo sorriso, in un accenno di felicità nei loro volti, un pizzico di speranza, ma niente, non fu proprio così. Avevano i volti completamente afflitti e i loro occhi erano vuoti e fissi, alcuni su di me e alcuni per terra. Sentii il mondo crollare e il mio cuore sprofondare nell'abisso, le lacrime iniziarono a scendere ininterrottamente sul mio volto. Non avevo bisogno di spiegazioni, nemmeno le volevo ascoltare, ma Harry iniziò a parlare.

"Liam non si sveglia da ieri sera, quando siete andati a finire contro quell'albero." disse con la voce mozzata.

Non volevo rispondere, non sapevo proprio cosa dire, mi odiavo più di ogni altra cosa al mondo e un groppo salì su per la mia gola, impedendomi quasi di respirare. Lo sapevano che era stata tutta colpa mia? Probabilmente no, non c'era nessuno con noi ieri sera. Nessuno sapeva com'era andata e lui non aveva potuto dirglielo, perché non si svegliava da ieri sera. Non si svegliava. Non riuscivo a togliermi quella frase dalla testa.
Scoppiai in un pianto ulteriormente rumoroso, e i quattro si avvicinarono al mio letto, per avvolgermi in un caldo abbraccio. Fu l'unica cosa che riuscì a confortarmi un po'.
Guardai il viso di Zayn. Non aveva alzato lo sguardo verso di me da quando era entrato. Doveva sentirsi davvero male. Cosa avevo fatto al suo migliore amico? Tutto ciò che mi rimaneva da fare in quel momento era sperare, sperare e sperare ancora.
Niall piangeva in silenzio, cercando di non farsi vedere.
Louis proruppe: "Se abbiamo novità ti facciamo sapere subito."
Annuii in segno di ringraziamento e poi uscirono. Ovviamente non avevano voglia di parlare con me, forse non avevano voglia di parlare proprio con nessuno, nemmeno tra di loro. Mi conoscevano da appena due giorni. Chissà che idea si erano fatti di me. Sicuramente avevano ragione. Ero una ragazzina irragionevole che aveva quasi ucciso uno dei loro migliori amici. Mi odiavo. Mi odiavo per davvero.

Rimasi ferma sul mio letto, ancora nella stessa posizione, con lo sguardo fisso sulla parete bianca. Ero tormentata da pensieri terrificanti, che cercai in tutti i modi di scacciare. 
L'infermiera rientrò e mi disse che stavo per avere una nuova visita, poi intravidi una chioma bionda dietro di lei e capii che doveva essere Kathleen. Ero ancora arrabbiata con lei, anche se adesso il bacio tra lei e Zayn era il mio ultimo pensiero.

"Cosa ci fai tu qui?" dissi con tono secco.
"La mia migliore amica ha appena fatto un incidente con la macchina." rispose.

Non avevo intenzione di parlarle, né di ascoltare le sue false spiegazioni. Continuavo a soffrire per ciò che stava succedendo e lei era venuta qui per parlarmi di quella serata al locale. No, non ne avevo proprio la voglia.

"Ascoltami." mi supplicò, gli occhi color mare velati dalle lacrime.
"Va' via." dissi, nemmeno guardandola negli occhi.
"Ti prego." la voce leggera e tremolante.
"Ho visto che ti baciavi con Zayn. Cosa c'è da ascoltare? Lo sai che ho una cotta per lui dalle superiori e che ho combinato tutto questo casino soltanto per rivederlo." risposi urlando, non facendo caso al fatto che qualcuno mi avrebbe sentita.
"Fammi spiegare.." tentò lei.
"Non c'è proprio niente da spiegare!" continuai ad alzare la voce.
"Devi ascoltarmi, Connie!" disse lei, urlando più forte di quanto non lo avessi fatto io. Nella sua voce notavo un tono di esasperazione, ma allo stesso tempo di tristezza.

Cercai di fare finta di essere ancora arrabbiata con lei. L'unica cosa che avrei voluto sarebbe stato chiarire con lei in quello stesso istante. Nonostante fosse passata solo una giornata già mi mancava il nostro rapporto. Quello che aveva, fatto, però era stato sbagliato e scortese nei miei confronti, per questo non volevo fare la parte della debole.

"Su, forza. Sentiamo che hai da dire." dissi mantenendo un tono aspro.
"E' stato tutto un malinteso." cominciò lei ed io sorpresa restai ad ascoltare le sue parole.

Quando Niall si era sentito male io ero uscita insieme a Liam per soccorrerlo. Gli altri quattro erano rimasti dentro il locale, poiché ancora non si erano accorti di nulla. Louis e Harry quando non ci videro più uscirono immediatamente per cercarci e vedere cosa era successo. Durante questa serie di eventi Zayn era rimasto a parlare al tavolino del bar con un suo amico e Kathleen era in pista a ballare con un ragazzo che non conosceva. Si stava annoiando, poiché questo ragazzo non era abbastanza esilarante quanto lei, così le venne voglia di uscire per fumarsi una sigaretta, ma aveva lasciato le sue Marlboro all'hotel. Cercò Zayn con lo sguardo, essendo sicura che lui avesse le sigarette in tasca, così vedendolo dirigersi verso il bagno corse verso di lui e lo fermò. La musica era troppo alta, così dovette avvicinarsi a lui per parlargli. In quel momento io rientrai nel locale e fu proprio quando li vidi uno attaccato all'altra. Lei, però, gli stava solo gridando nell'orecchio di dargli una sigaretta, perché non le aveva con sé. Lui gliela diede e poi i due si separarono. Kathleen uscì dal locale e vide Louis, Harry e Niall preoccupati, poiché io e Liam eravamo spariti. Capì tutto all'istante: il malinteso e la mia reazione. Si preoccupò e cercò di fermarci, ma niente da fare, eravamo già partiti. Ovviamente non disse nulla agli altri del perché Liam mi aveva portato via da lì e inventò che soffrivo d'ansia e che per calmarmi avevo bisogno di stare un po "fra la natura". Era la peggior scusa del mondo, ma almeno non aveva svelato nulla e mi aveva capita. Lei sapeva tutto e non si sarebbe mai immaginata di farmi un torto. Era la migliore amica del mondo.

Nel concludere il suo discorso vidi una lacrima scivolare piano dal suo occhio destro e subito la asciugai con il mio dito. Le sorrisi, finalmente di nuovo felice, e la abbracciai, tenendola stretta per un po' tra le mie braccia.

"Ora hai bisogno di riposare. Magari quando ti svegli riesci a metterti in piedi." disse ironicamente.

Era solamente pomeriggio, ma mi sentivo parecchio debole. Così seguii il consiglio di Kath e mi misi giù sotto le coperte. Sorrisi pensando al fatto che non era successo nulla tra Kath e Zayn di tutto quello che avevo immaginato. Poi tornò alla mente il pensiero di Liam. Per fortuna, però, ero quasi sul punto di addormentarmi che non ebbi il tempo di soffermarmi e abbattermi di nuovo, perché in poco tempo iniziai a sognare.

Fui svegliata da una serie di passi di qualcuno che stava girovagando per la stanza, così aprii gli occhi. Alzai le braccia e me li stropicciai. Scoprii che avevo ripreso un po' delle mie forze, e vidi che i passi appartenevano all'infermiera.

"Buon giorno. Hai dormito parecchio, eh?" mi disse lei, un po' meno irritata del giorno prima.
"Che ore sono?" avevo la voce ancora un po' roca.
"Le dieci di mattina, è dalle sei di ieri sera che dormi." rispose.
"Ero stanca." affermai io.

Vidi che stava maneggiando con dei fili e dei macchinari. Stava portando via un macchinario, probabilmente quello a cui ero attaccata fino a qualche minuto prima. Stavo decisamente meglio. Riuscii anche ad alzarmi, ma l'infermiera mi bloccò il passaggio.

"Dove cerchi di andare?" trillò.
"Da Liam, per vedere come sta." replicai io.
"La situazione è sempre la stessa e ora non puoi andare. Può ricevere visite solo dopo pranzo."
L'ennesima fitta al cuore. "Quando mi dimettete?"
"Oggi pomeriggio." rispose lei e poi uscì dalla stanza trascinandosi dietro il macchinario.

Rimasi seduta sul letto a picchiettare per terra il piede, in preda all'ansia, ma pochi minuti dopo la porta si aprì lentamente e Kath sgattaiolò dentro.

"Non potrei essere qui, ma non importa." disse lei con fare soddisfatto. Amava infrangere le regole.

Si mise seduta affianco a me, senza dire una parola. Mi posò delicatamente la mano sulla coscia e iniziò a massaggiarla distrattamente. Anche lei indubbiamente era preoccupata per le condizioni di Liam e la sua immancabile allegria era scomparsa un po'. In verità non saprei dire per quanto tempo rimanemmo lì in quella posizione, ma fu il tempo necessario per realizzare quanto le volessi bene per davvero e che era stata sempre vicina a me nei momenti più difficili. Ruotai lentamente il capo verso di lei e senza che la chiamassi, fece lo stesso appena un istante dopo. Mi sorrise e io ricambiai. Avevo sempre invidiato la sua bellezza. Aveva un sorriso stupendo che le dava un'immensa vitalità in volto.
Fummo interrotte dall'infermiera – iniziavo ad odiarla sempre di più – che sorprese Kath affianco a me e le urlò di andarsene infuriata. Aveva in mano il mio pranzo: risotto in bianco e una patata lessa.
"Cosa c'entra il mio stomaco." pensai sconfortata. In fondo mi ero fatta male alla schiena e agli arti, non avevo mal di pancia. Ma non obiettai e buttai giù il pranzo.
Mi invitò a rilassarmi e così rimasi in dormiveglia per un paio di orette, poi finalmente mi disse che potevo andarmene. Sollevata uscii dalla bianchissima stanza e fuori non trovai nessuno. Alla mia destra sentii una voce che mi stava dicendo "Loro sono andati via insieme alla tua amica."
Mi girai di scatto e vidi una signora sulla quarantina con i capelli color bronzo e gli occhi gonfi e rossi. Doveva aver pianto parecchio.
"Grazie." risposi cercando di assumere un sorriso convincente.

Mi diressi, così, verso la porta a sinistra, dove avrei sicuramente trovato Liam.
Aprii lentamente la porta ed entrai con lo sguardo basso. Ascoltai il rumore del macchinario che sembrava lo squillare di un telefono. Erano suoni più lunghi, però. Presi un grande respirai e alzai lo sguardo.
Le mie ginocchia cedettero e mi accasciai su di esse, portando le mani al viso. Vidi Liam sdraiato sul letto, senza alcuna espressione e con gli occhi chiusi. Sembrava come se non fosse in vita, se non fosse stato per il ventre che si abbassava e alzava a tratti regolari. Iniziai a piangere, singhiozzando fortemente. "Scusami." gli dissi tra un singhiozzo e l'altro, sperando che mi sentisse. Non avrei mai voluto vederlo in quello stato. Oltre a non reagire in alcun modo, aveva graffi ovunque. Sulle braccia e in volto.

Improvvisamente, il suoni di quel macchinario si fecere più acuti e più brevi, sembrava un allarme. Spalancai gli occhi in preda al panico. In meno di cinque secondi entrarono una decina di medici che mi urlarono contro: "Deve uscire, signorina!"

"Cosa sta succedendo?" urlai, mentre ancora piangevo.

Non ebbi alcuna risposta e poi qualcuno cercò di spingermi fuori dalla stanza. Feci resistenza, sbracciandomi, cercando di correre verso Liam, ma un uomo robusto alla fine mi diede uno spintone, facendomi uscire. Sentii il rumore delle chiavi dietro la porta: mi avevano chiusa fuori. Iniziai a prendere a pugni la porta, continuando a gridare "Aiuto!" con la disperazione più totale nella mia voce.
La signora che mi aveva parlato prima si avvicinò, cercando di confortarmi, ma io le gridai contro di andare via. Dovevano farmi entrare, dovevano salvare Liam a tutti costi, dovevano. Mi accasciai sulla porta continuando a piangere e a gridare "No, no, no!"
Abbracciai le ginocchia con forza, impregnandole delle lacrime che non riuscivano a smettere di sgorgare dai miei occhi e ci spinsi il capo contro. Non potevo credere a quello che stava succedendo e non me lo sarei mai perdonato. Arrivai persino all'insensata conclusione che io portavo sfortuna a quel ragazzo e una miriade di pensieri orribili attraversarono la mia mente. Furono i minuti più lunghi della mia intera vita. Poi qualcuno aprì la porta e io caddi all'indietro. Ancora in preda all'angoscia chiesi

"Cosa è successo, come sta?" supplicando in una risposta positiva.
"Ora è tutto a posto, speriamo che si svegli al più presto." rispose il medico.

"E' tutto a posto." sentii un immenso sollievo invadere il mio corpo e impulsivamente, ancora per terra, abbracciai le gambe del medico facendolo barcollare.

"Avviseremo presto i vostri amici." aggiunse lui.

Annuii. Piangevo ancora, ma questa volta di gioia. Finalmente qualcuno mi aveva dato una risposta ed era proprio quella che avrei voluto sentire. Portai istintivamente la mano al collo, dove trovai la collana con l'ala che mi aveva regalato mio fratello Dave.

"Grazie." sussurrai.

Presi uno sgabello e lo posizionai vicino al letto di Liam. Per nulla al mondo lo avrei lasciato.
Mi accomodai lì sopra e misi le braccia sulla sua gamba sinistra, dove poi poggiai il capo. Mi ero finalmente tranquillizzata e mi accoccolai, sperando di addormentarmi presto. Era stata una giornata infernale, ma che si era finalmente conclusa con qualcosa di positivo. Mi addormentai cantandogli una di quelle ninnananne con cui mi cullava sempre mia mamma, sperando che cullasse anche un po' lui.

La mattina dopo mi svegliai spontaneamente. Alzai il capo, ma andai a sbattere contro qualcosa.
Cosa poteva esserci sul letto di uno spedale? Andai subito a pensare al ginocchio destro di Liam, ma quando aprii gli occhi vidi che mi trovavo davanti ad un altra persona. Dandogli la botta avevo svegliato anche lui e mettendo a fuoco scorsi i luminosi occhi nocciola di Zayn. Erano esattamente a qualche centimentro da me. Probabilmente lui aveva insistito per dormire lì accanto al suo migliore amico e quando era entrato nella stanza si era ritrovato me che ormai ero lì già da qualche ora.

Si avvicinò lentamente e quasi sfiorando le mie labbra con le sue mi sussurrò "Buongiorno."

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Capitolo 7
*** Capitolo VII. ***


Sentivo il suo respiro confondersi col mio, ma una voce ci fece sussultare e balzare all'indietro.

"Ehi, ragazzi!" era la voce di Liam, ancora un po' assonnata, ma viva.

Le labbra di Zayn si aprirono in un sorriso che non avevo mai visto. Non era uno di quelli che vedevi nelle foto appiccicate sulle copertine di una rivista, ma era uno dei sorrisi più veri e pieni di felicità che avesse potuto fare. Notai il color nocciola dei suoi occhi illuminarsi e pensai a quanto in realtà non avessi mai conosciuto quel ragazzo. Era tutt'altro da ciò che appariva. Si mostrava come uno solitario, duro, ma era l'esatto contrario. Si alzò immediatamente dal suo sgabello, facendolo scivolare all'indietro, e abbracciò Liam, cominciando a dargli pacche sulla schiena. Era la persona più felice del mondo al momento, probabilmente anche più di me. Zayn si scostò dolcemente e mi lasciò abbracciare Liam, che mi stampò un bacio sulla guancia.

"Come ti senti?" domandai io. Ora io e Zayn eravamo a gambe incrociate sul letto di Liam.
"Bene, direi! Ma quanti giorni sono che sto così?" chiese lui curioso.
"Un paio." rispose Zayn.

Io non avevo il coraggio di rispondere. Ancora mi sentivo in colpa, nonostante si fosse tutto risolto nel migliore dei modi. Abbassai lo sguardo, ma la mano ancora fasciata di Liam mi alzò il mento e mi costrinse a sorridere. Sapevo che non mi avrebbe mai dato la colpa e speravo che non si ricordasse niente dell'accaduto, al contrario di me.
La porta fu spalancata ed entrò l'odiosa infermiera con cui avevo avuto da discutere i giorni precedenti.

"Fuori." disse cercando di non urlare e di restare calma.

Ci alzammo e Zayn mi cinse la spalla con il suo braccio. Istintivamente mi girai verso Liam, che mi fece l'occhiolino. Risposi con una smorfia della bocca ed uscii dalla stanza con Zayn al mio fianco.
Trovammo Niall saltellante e i ragazzi con delle facce decisamente migliori di quelle che avevano l'ultima volta che li avevo visti. Raccontai cosa era successo il giorno prima e sospirarono dalla felicità. Dietro i tre intravidi la bionda cipolla di Kath e corsi a salutarla.

"Devi ancora raccontarci cosa è successo l'altra sera!" mi disse Louis, desideroso di sapere.
"C'è tempo per questo." rispose Kath. "Ora andiamo a bere un caffè, non ci faranno vedere Liam almeno fino all'ora di pranzo!" interruppe lei, che mi salvò la pelle.

Nel frattempo Zayn aveva abbandonato la mia spalla, ma mi sentivo comunque serena e soprattutto molto più leggera di prima, ora che Liam stava meglio.
Ci dirigemmo verso l'ascensore, ma non ci entravamo tutti e dovettimo fare due viaggi.
Per primi andarono Niall, Louis e Harry, ma ci si infilò anche Kath, per farmi un favore.

"Ci vediamo direttamente al bar!" strillò Niall mentre le porte dell'ascensore quasi gli si chiudevano sul naso.

"Ti va di raccontarmi cosa è successo quella sera?" mi disse Zayn, guardandomi con quei profondi occhi nocciola. Ogni volta accadeva che gli rispondevo dopo qualche secondo. Sembrava che avessi qualche problema mentale, ma era soltanto che non riuscivo a non perdermi nella lucentezza dei suoi occhi.
"Sei curioso, eh." risposi con voce accattivante.
"Parecchio." commentò lui ancora un po' serio.
"Beh, mi sono sentita male e Liam mi ha portato in un posto fresco. E già che eravamo lì vicino siamo andati a dormire a casa mia a Londra." dissi tranquillamente, inventando al momento.
"Avete dormito insieme?" chiese lui alzando la voce mentre entravamo nell'ascensore. Notai quasi un tono di gelosia nella sua voce e questo mi compiaceva, ma subito dopo pensai che forse era più geloso di Liam che di me. "Un'estranea che si voleva impadronire del suo amico" era quello che avrebbe pensato a mio parere.
"No!" risposi ridendo. "Gli ho lasciato il mio comodo divano." dissi ironica.
"Ah, capisco." concluse lui convinto delle mie parole. Ci stava ancora riflettendo su e fissava il pavimento con aria pensierosa. "Ti sono caduti gli occhiali dalla borsa." mi informò. Si chinò per raccogliermeli e poiché l'ascensore era stretta quando si rialzò il suo petto si scontrò con il mio. Rimanemmo per l'ennesima volta uno di fronte l'altro, così vicini da poterci baciare, anche se non sapevo se effettivamente era quello che desiderava. E anche per l'ennesima volta fummo interroti.

Un signore piuttosto anziano tossì per informarci che l'ascensore era arrivata al piano terra e che dovevamo scendere, così imbarazzati uscimmo fuori.

"Metti gli occhiali da sole addosso e copriti un po'. Non ho voglia che ci riconoscano." mi disse lui.

Ci incamminammo verso il bar dove si sarebbero dovuti trovare gli altri e non spiccicammo parola per tutto il tragitto. Sembravamo imbarazzati, ma non ne capivo il motivo. Non era successo proprio nulla e tutto questo mi sembrava insolito. Una miriade di domande mi frullarono per un momento nella testa:
"Mi trova noiosa e per questo non troviamo un argomento di cui parlare?"
"Ha capito che ho una cotta per lui e cerca di tenermi lontana?"

Pensai che forse mi stavo facendo troppi problemi, così diedi una spallata a Zayn e sbottai:

"Che fai sbandi?" lo provocai con un ghigno.
"Ma se sei stata tu!" rispose lui divertito.
Mi spinse lui questa volta.
"Sei ubriaco già di prima mattina!" urlai.
"Forse è perché sono stato con te tutto il tempo!" disse dandomi l'ennesima spallata.

Stavamo ridendo così tanto da piegarci per il dolore alla pancia e sorreggendoci l'uno all'altra arrivammo finalmente al bar dove trovammo gli altri quattro.

 

***

"Perché ci mettono tutto questo tempo?" chiese Niall, che non vedeva l'ora di addentare un cornetto.
"Ah, Niall, che domande!" rispose Harry ridendo.
"Ma no, staranno cercando il bar!" rispose Kathleen.
"Eccoli!" li interruppe Louis.

I quattro intravidero Zayn e Connie attraverso la vetrina. Lei era appoggiata a lui mentre camminavano e sembravano non reggersi in piedi dalle troppe risate.

"Sembrano una coppia che sta insieme da anni." sbuffò Harry.
"A me sembrano due amici." intervenne Louis.
"Mh.." rispose di nuovo Harry.
"Basta parlare di loro. Ora che sono arrivati cominciamo ad ordinare!" disse Niall che stava concentrando lo sguardo sulla vetrina piena di dolci e non sui due ragazzi che sembravano così felici in quel momento, insieme e senza alcun pensiero per la testa.

***

 

Vidi Niall chiamare con un gesto la cameriera. Io e Zayn ci accomodammo al tavolo. Io affianco a Kath e lui tra Harry e Niall.

"Finalmente!" disse Niall.

Io e Zayn scoppiammo un'altra volta a ridere e vedemmo gli altri che si guardavano incuriositi, chiedendosi il motivo del nostro divertimento. Poi arrivò la colazione e ci perdemmo tutti e sei in chiacchiere.

"Ci voleva così tanto?" chiese Niall a me e Zayn, storpiando la frase, poiché aveva ancora un pezzo di ciambella in bocca.

Sorrisi e sentii le gote scaldarsi.

"Voi nascondete qualcosa." disse Harry.
"Oh, sta' zitto, Harry." rispose Zayn, con il suo abituale tono da duro.

Harry scrollò le spalle e Kath, da abile ragazza loquace, cambiò discorso.
Finimmo per parlare di argomenti insoliti e poi arrivò il momento di andare a trovare Liam, giusto prima di pranzo.

Durante la strada verso l'ospedale incontrammo un gruppo di ragazze quindicenni che riconobbero i ragazzi e iniziarono ad urlare e saltare di gioia. Pregarano subito per una foto ed un autografo.
Io e Kath ci improvvisammo fotografe per un momento, poi una ragazza con i capelli molto scuri e gli occhi chiari guardo storto verso noi due e ci chiese:

"Beh, chi siete? Cosa ci fate con i One Direction?" chiese impaziente. Doveva essere una ragazza viziata, dato il suo abbigliamento perfettamente di marca dalla testa ai piedi.
"Siamo amiche." dissi io, cercando di essere gentile.

La ragazza affianco mi puntò il flash in faccia e fui costretta a coprirmi il viso con il braccio.

"Ora basta." disse Louis irritato.

Harry era rimasto a parlare con una ragazza di piccola statura con i capelli color castano chiaro. Era chino davanti a lei, che piangeva di felicità.

"Non piangere, ti voglio bene!" disse lui.

Sorrisi, pensano che lui non aveva idea che quella frase avrebbe fatto disperare ancora di più quella ragazza. Avevano raggiunto il successo in così poco tempo e per loro, nonostante fosse passato qualche tempo, tutto questo era strano e ancora non riuscivano a capire come comportarsi. Amavo l'atteggiamento che lui aveva con le fan. Era disponibile, sempre sorridente e dolcissimo.

Il cappello grigiastro da cui fuoriuscivano i ricci lo faceva sembrare ancora più attraente. Aveva dei pantaloni attillati, un paio di converse bianche e un cappotto piuttosto lungo. Iniziavo a capire perché lui era il più gettonato della band.

"Andiamo, Harry." lo chiamò Louis.
"Ciao, a presto!" disse Harry salutando la piccola ragazza, piazzandogli un bacio sulla guancia e si voltò verso di noi.

Rimasi dietro nella fila con Zayn.

"Che cos'ha Louis?" chiesi.
"Ha litigato con la sua ragazza qualche giorno fa." rispose Zayn intristito per il suo amico.
"Mi dispiace." risposi.
"Tranquilla, sono cose che si risolvono presto. Tra qualche giorno lo vedrai tornare con il suo spirito." mi disse lui rassicurandomi.

Arivammo all'ospedale e Niall, Harry e Louis si precipitarono nella stanza di Liam per abbracciarlo.
Qualche minuto dopo entrammo anche io, Zayn e Kathleen e rimanemmo lì per tutto il pomeriggio.
Verso sera, con il calare del sole, arrivò il momento di cenare e l'infermiera ci informò che Liam poteva mangiare qualsiasi cosa, poiché il suo stomaco stava molto meglio.
Dalla finestra intravedevo le luci dei lampioni illuminare la città ormai scura, pronta ad aprirsi alla notte.
Sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla e mi girai di scatto.

"Niall ci ha imposto di ordinare da Nando's, mi accompagni?" chiese Zayn.
"Certo!" risposi io tranquilla. Non avrei rifiutato per niente al mondo.

Scendemmo di nuovo in quella stretta ascensore e con cinque minuti di strada a piedi ci trovammo davanti un Nando's da cui arrivavano profumi deliziosi. Era parecchio buio fuori e l'insegna rossa illuminava gran parte della strada.

"Ti dispiacerebbe andarmi a prendere le sigarette? Qui c'è fila.." mi chiese lui gentilmente.
"Corro." risposi io, cercando di sembrare il più disponibile possibile.

Mi incamminai e scorsi un tabaccaio in una piccola traversa a due minuti da Nando's.
Entrai e comprai un pacchetto da venti di Marlboro light. Fumava le mie stesse sigarette.
Mi permisi così di fumarmene una appena fuori dal negozio. Da Nando's c'era davvero tanta fila ed ero sicura che non si sarebbe arrabbiato.
Ero a metà della sigaretta e mentre aspiravo la nicotina un signore sulla trentina mi si avvicinò.

Mi puoi dare l'accendino?" chiese.
"Certo." gli risposi porgendogli il mio accendino arancione.

Si accesse la sigaretta e grazie alla fioca luce che arrivava dalla strada principale scorsi il suo viso. Aveva i capelli corti, unti e neri, un naso all'insù e una cicatrice sulla guancia.

Si avvicinò ulteriormente e il mio cuore inizio a battere più velocemente.

"Vediamo se c'è qualcos'altro che puoi darmi." disse lui con un sorriso perverso, strisciando la mano sulla mia coscia.

Istintivamente e stupidamente gli diedi uno schiaffo dritto sulla cicatrice.

"Cosa cerchi di fare ragazzina?" disse lui, ora arrabbiato.

Mi diede una forte spinta che mi fece cadere all'indietro e senti le mani scorticarsi sull'asfalto.
Si avvicinò verso di me e con un sorriso storto si infilò la mano in tasca. Chiusi gli occhi per paura di vedere cosa tirasse fuori e mi coprii il viso con tutt'e due le braccia.

Improvvisamente il signore fu sbattuto sul muro alla mia destra e dietro di lui vidi il giacchetto di pelle che indossava Zayn. Aveva buttato le buste con le ordinazioni per terra ed io ero ancora lì, incredula e spaventata.

"Che cazzo credi di fare?" urlò Zayn tirandogli un pugno dritto sulla pancia.

L'altro gli rispose con un pugno in faccia ed io non potei fare a meno di urlare e portare le mani alla bocca.
Cercai di alzarmi, ma le mani mi facevano male. Zayn infuriato prese il signore per il collo del giubbotto e lo sbattè al muro, infine gli diede un calcio e un pugno sulla parte destra del viso, facendolo accasciare a terra. Lui si rialzò e cominciò a correre via.

"Non farti più vedere, stronzo!" urlò Zayn.

Non avevo mai conosciuto questo lato di Zayn. Ero terrorizzata e non riuscivo a dire nulla, anche se avrei voluto ringraziarlo. Aveva fatto a pugni soltanto per difendermi, per salvarmi da un uomo maligno e con la mente perversa.
Aveva del sangue che gli usciva dal labbro. Notò che me ne ero accorta e se lo asciugò con la manica della giacca, poi mi porse la mano per farmi alzare.

"Andiamo." disse leccandosi subito dopo il labbro.

Mi tirò su e improvvisamente finii tra le sue braccia.

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII. ***


Lo strinsi forte a me, ancora spaventata per l'accaduto. Non me ne ero accorta, ma mi ero messa a piangere mentre i due facevano a pugni, così Zayn mi scostò un po' e mi asciugò le lacrime con l'indice della mano destra.

"Grazie." risposi con la voce tremolante.

Lui sorrise, ma aveva ancora le sopracciglia aggrottate.
Cinse la mia spalla con il braccio tatuato e insieme ci incamminammo verso l'ospedale con le buste di Nando's accartocciate.
Sentivo il suo respiravo affannato, mentre camminavamo in silenzio nelle strade. Mi girai a guardarlo un momento, lui invece guardava dritto. Notai la perfezione del suo profilo e la sua sconfinata bellezza. Aveva le ciglia lunghe, le labbra carnose e quel naso che amavo alla follia. Così perfetto, come piaceva a me. Intravedevo le fievoli gocce di sudore scendere sulla sua fronte e queste lo rendevano perfino più attraente.

Quando rientrammo in ospedale, gli altri ragazzi notarono subito il rossore che Zayn aveva sulla guancia e chiesero cosa era successo. Gli raccontammo dell'accaduto e Kath corse ad abbracciarmi, poi mi portò fuori.

"Stai bene?" aveva un tono preoccupato.
"Sì, mi sono solo spaventata. Zayn mi ha difeso, Kath." nella mia voce si sentiva un tono di esaltazione.

Lei mi rispose con un sorriso e con una spallata.

"Cosa credi che provi per me?" chiesi io a lei che mi dava sempre ottimi consigli.
"Credo che stia iniziando a conoscere la vera te. E nessuno farebbe a meno di amarla."

La abbracciai di corsa. Mi faceva sentire bene ogni volta e mi faceva credere in me stessa. Quella poca autostima che avevo, ce l'avevo grazie a lei.
Tornammo in camera di Liam e mangiammo tutti insieme le cose che avevamo preso da Nando's.

"Sanno un po' di asfalto." osservò Niall, ironicamente.

Scoppiamo tutti a ridere e la serata continuò così, tra risate e battute.

Si erano fatte le 23 e l'infermiera ci informò che Liam poteva tornare a dormire a casa.

"Stasera Ed dà una festa, perché non ci andiamo?" chiese Harry appena saputa la buona notizia.
"Ed, chi?" chiesi io, non capendo.
"Ed Sheeran, il mio amico." rispose lui sorridendo. Due bellissime fossette gli si aprirono sulle guance.

Io mi girai di scatto verso Kath con gli occhi sbarrati, non riuscivo a credere a quello che aveva detto.
La musica di Ed ci accompagnava sempre, mentre io e Kath fumavamo una sigaretta nel parco a Bradford. Eravamo davvero emozionate di conoscerlo.

"Andiamo!" disse lei euforica.

Così ci dirigemmo tutti e sette verso la macchina, nonostante non fossimo vestiti da festa, ma non volevamo perdere tempo.

"Quanto ci vuole?" chiese Kath.
"Mezz'oretta più o meno." rispose Liam, che camminava un po' male, ma voleva venire a divertirsi.

Prendemmo uno di quei furgoncini a otto posti e il loro bodyguard Pauly guidò fino al locale. In macchina Liam si mise vicino a Pauly. Nei tre posti dietro si misero Niall, Kath e Louis. Mentre io, Harry e Zayn ci sedemmo nell'ultima fila. Io mi misi in mezzo e dopo qualche minuto Harry cominciò a stuzzicarmi. Mi pizzicò i fianchi e io iniziai a ridere per il solletico. Poi iniziò a baciarmi le guance e si chinò con il capo sulle mie gambe, dicendo che era stanco. Iniziai ad accarezzargli i riccioli, sentendomi in colpa, perché l'unica cosa che volevo fare in quel momento, invece, era accarezzare la nuca di Zayn che invece era lì, seduto in silenzio.

Liam aveva ragione, in mezz'ora arrivammo al locale.

Sembrava si trovasse nella periferia di una piccola città vicino a quella dove era situato il nostro hotel. Aveva un'enorme insegna viola in alto e dalla porta che si apriva ogni tanto per far entrare le persone usciva forte la musica. Mi sembrò perfino di sentire una canzone di Ed remixata, ma non ero sicura.
Scendemmo dalla macchina e Harry mi accompagnò alla porta cingendomi i fianchi. Mi girai più volte e scorsi Zayn con la testa bassa, lo sguardo fisso per terra.
Perché non correvo ad abbracciarlo?

Niall guardò incuriosito l'atteggiamento di Harry e anche io mi sentivo strana, ma non feci nulla per obiettare. Davanti la porta Harry dovette dare i nostri nomi, ci stamparono un timbro sul dorso della mano e poi ci fecero entrare.
Era pieno di gente e riuscii perfino a scorgere qualche persona famosa che avevo intravisto in tv, ma in quel momento volevo andare a conoscere Ed. Harry portò me e Kath da lui e ce lo presentò.
Era un bel ragazzo, i suoi capelli rossi si vedevano anche sotto la scura luce del locale e gli occhi azzurri gli illuminavano il viso angelico che possedeva.

Per tutta la serata rimasi vicino il piano bar a bere qualcosa e a conoscere gente famosa che era alla festa, non ballai perché ero stanca e ogni tanto facevo compagnia a Liam, che rimase seduto sul divanetto con Zayn tutto il tempo, a parlare di chissà cosa.
Kath invece parlò tutta la sera con Ed ed io non li disturbai. Mi faceva piacere che facesse amicizia con qualcuno di "diverso." Harry, Niall e Louis si ubriacarono, così al ritorno in macchina li facemmo sedere vicini, a sparare cavolate per cui risero per tutto il tragitto.

Kath ricevette una chiamata dalla mamma, in cui diceva che la piccola sorellina si era sentita male. Nulla di grave, ma lei decise di tornare a Bradford per starle vicino. Anche loro vivevano senza un padre, il loro non c'era più da quando Kath aveva compiuto 10 anni, a causa di una brutta malattia. Per questo decise di andarsene e stare vicino alla sorella. Sarebbe tornata la sera seguente.
Pauly la accompagnò alla stazione e noi altri ci dirigemmo in hotel.

Io, Liam e Zayn dovettimo accompagnare i tre ubriachi davanti le loro camere, per evitare che combinassero qualche guaio. Dopo cinque minuti sentimmo Niall russare e capimmo che avrebbe dormito fino all'ora di pranzo del giorno dopo.
Anche Liam e Zayn, stanchi, si diressero in camera.

"Rimani qui tu?" mi chiese Liam, vedendo che mi ero seduta sul divanetto color panna che si trovava nel corridoio del nostro piano.
"Sì, ho bisogno di pensare un po'." gli risposi.

Mi fece l'occhiolino e poi si incamminò con Zayn al suo fianco.

Pensavo ai giorni passati e a quante cose erano successe. Non avevo mai avuto così tante disgrazie in così pochi giorni e mi venne un po' da piangere al pensiero, ma poi pensai a me e Zayn che ridevamo per strada la mattina precedente e a quando mi aveva tirato su dall'asfalto e sorrisi.

"Che fai, parli da sola?" disse Harry, barcollando verso di me.
"Harry, torna a dormire, sei ubriaco!" gli ordinai io.

Si buttò sul divano affianco a me e mi abbracciò, cercando di darmi qualche bacio. Lo scostai e lo feci alzare. Sbuffò ed entrò in camera mandandomi a quel paese. Mi misi a ridere, pensando che non si sarebbe ricordato nulla.

Tornai sul divano e portai le ginocchia al petto, chiudendo gli occhi.

"Perché l'hai mandato via?" sentii la voce di Zayn provenire dalla mia destra.
"Era ubriaco, non avevo voglia di stare con lui." risposi io, sincera.
"Hai voglia di stare un po' con me?" mi chiese, mentre si accomodava affianco a me.

Poggiai il capo sulla sua spalla.

"Ho paura, Zayn." gli confessai.
"Di cosa?" chiese lui, un po' preoccupato.
"Non lo so, stanno succedendo un sacco di cose brutte da quando sono qui. Mi sento in colpa."
"Non devi." rispose, accarezzando i miei lunghi capelli e intrecciandoci le dita.

Sentivo il suo respiro scaldarmi il capo, poi mi strinse con le sue forti braccia e io mi sentii a casa.
Mi sentivo protetta e un senso di felicità invase tutto il mio corpo. Era come se fossi a casa sotto il piumone, ma questa volta a scaldarmi c'era lui, il ragazzo che amavo tanto, in segreto.
Mi mise i capelli dietro l'orecchio e io mi girai. Ci guardammo negli occhi, per un bel po' di secondi. I suoi erano bellissimi e brillavano, come al solito.
Si avvicinò e sentii il suo respiro sul mio viso, poi improvvisamente le nostra labbra si toccarono e ci baciammo.
Provai delle forti emozioni durante i minuti che rimanemmo a baciarci e non saprei dire com'era, perché era indescrivibile. Mi sentivo felice, per davvero.

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Capitolo 9
*** Capitolo IX. ***


Ci addormentammo sul divano, lui seduto e io sdraiata con il capo poggiato sulle sue cosce.

La mattina seguente Liam picchiò con la mano sulla mia testa e mi chiese se avessi potuto svegliare io Zayn. Gli stampai un lento bacio sulle labbra e lui aprì lentamente gli occhi dalle ciglia lunghe.
Sorrise, ponendo la lingua fra i denti, e mi si riempì il cuore di gioia.
Mi domandai se lui avesse voluto far sapere subito ai suoi amici di noi due. Io avrei chiamato Kath il prima possibile, per informarla.
Liam, immaginavo, già sapeva tutto ed ero felice, tenevo davvero moltissimo a lui.
Guardai l'orologio che si trovava sulla parete di fronte e vidi che erano solo le 11.

"Niall starà ancora dormendo." ipotizzai io.

Zayn annuì e rise, poi si alzò e insieme scendemmo al piano terra per fare colazione.
Come ci aspettavamo, Niall non era lì, e Harry e Louis avevano letteralmente una faccia da coma.
Io presi una tazza di latte, accompagnata da un cornetto, mentre gli altri presero il caffè. Anche se Louis e Harry ne ordinarono decisamente troppi.

"Cosa si fa questa mattina?" chiesi io.
"Niente in programma. Oggi pomeriggio abbiamo un'intervista a Brighton." mi rispose Liam.
"Mattinata libera!" gridò, Zayn, felice.

Mi tirò per un braccio e mi portò via strappandomi un bacio. Con la coda dell'occhio vidi Louis e Harry girarsi con gli occhi spalancati verso Liam, che conosceva tutto di Zayn. Iniziò a parlare, ma non riuscii a leggere il labbiale, perché Zayn mi portò fuori dall'hotel.
Non appena fummo fuori un flash ci fece strizzare gli occhi. In fondo ci stavamo solo tenendo per mano, ma vidi il viso di Zayn assumere un'espressione irritata.

"Andate via." disse scocciato.

Entrammo tutt'e due in macchina ed io strinsi più forte la sua mano, così si tranquillizzò.

"Harry fa sempre così?" chiesi io incuriosita pensando al giorno prima, mentre partiva la macchina.
"Si, è normale per noi ormai." mi rispose lui.

Mi chiedevo se gli desse fastidio, ma la domanda rimase nella mia testa. In fondo era uno dei suoi migliori amici.

"Beh, dove mi porti?" chiesi, cambiando discorso.
"A Croydon. Eravamo in una città in sua provincia." mi informò.

Non ci ero mai stata a dire la verità e non sapevo nemmeno cosa ci fosse, ma mi fidavo di lui.

"Si può mettere in giro questa nuova notizia?" chiese Pauly che era alla guida.
"No." rispose Zayn, seccamente.

Non avevo la minima idea di come andasse la sua vita, ma credevo che fosse davvero dura.
Desideravo conoscere tutto di Zayn, anche la difficile parte dell'essere famoso. Desideravo tanto, però, conoscere a fondo il vero lui, quello che nascondeva dietro il suo sguardo da duro.
L'auto si fermò davanti una grande strada piena di negozi e di gente. Zayn mi porse la sua felpa grigia, perché si era innalzato il vento. Ce ne eravamo accorti dalle fronde degli alberi che si muovevano di qua e di là, per la strada. Si mise i rayban neri addosso e poi uscimmo dalla macchina.

"Ci vediamo dopo pranzo, qui." disse Zayn a Pauly.

Camminammo mano nella mano fino a uno dei tantissimi Starbucks che si trovavano nella via principale e io ordinai il mio abituale Frappuccino al cioccolato, mentre lui lo prese al caramello.
La via terminava con un bel parco verde, ricco di alberi con sotto piazzata una piccola panchina di ferro, dove ci sedemmo io e lui. Finimmo il nostro Frappuccino e poi ci facemmo qualche foto con il mio cellulare. Volevo immortalare il momento che aspettavo da tanti anni e tenerlo con me per sempre.
Chiacchierammo un po', interrotti ogni tanto da qualche bacio che scappava involontario e poi ci incamminammo insieme per andare a comprare qualcosa per pranzo.
Per strada, ritornando alla macchina, fummo fermati da una ragazza della mia stessa età, che chiese una foto a Zayn. Io mi scostai, in silenzio e lei si fece fare la foto dalla sua amica.

"Chi sei?" iniziavo già a stufarmi di questa domanda.
"Andiamo." Zayn non mi diede il tempo di rispondere e mi spinse in avanti.
"Che hai?" mi chiesi, notando il comportamento che aveva con la gente, che aveva con le fan.
"Vorrei solo poter vivere la mia vita, come una volta." rispose lui, con un po' di amarezza nella voce.
"Capisco." dissi, abbracciandolo stretto.
Era ovvio che non capivo. Non sapevo cosa significasse cambiare il modo di vivere radicalmente in così poco tempo, e sicuramente per lui era difficile abituarsi. Senza dubbio amava avere milioni di fan che lo supportavano ed amavano ed era felice di realizzare il suo sogno, quello di cantare sul palco, facendo felici le persone. Si vedeva, però, che un po' gli mancava la sua vita e avrei tanto voluto capirlo, per consolarlo in modo giusto, come meritava.

Finimmo il panino in macchina e ci dirigemmo verso Brighton, dove avremmo trovato gli altri ragazzi.

"Spero che Niall si sia svegliato." dissi io, per riportare spiritosità nella conversazione.
"Deve averlo fatto!" disse lui, ridendo.

Passai le dita tra i suoi capelli scuri, ed erano così morbidi. Poi mi misi a contare i tatuaggi sul suo braccio, accarezzandoglielo piano e gli confessai che anche io avrei voluto dei tatuaggi, ma mia madre me ne aveva concesso soltanto uno.

"Fammi vedere." disse lui, incuriosito.

Spostai il collo della maglietta bordeaux che portavo quella mattina, lui mi mise dietro i capelli e gli feci vedere il tatuaggio che mi ero fatta un anno prima sulla clavicola.

"E' spettacolare." disse lui, rimanendo a fissarlo.

C'era scritto more than this, in corsivo. Non era molto grande e non si vedeva quando portavo le magliette, per questo mia madre era stata d'accordo. Me l'ero fatto qualche mese dopo che mio padre se ne era andato di casa, senza una ragione. A Zayn, però, decisi di non raccontare tutta la storia. Gliel'avrei detto in un momento più opportuno.

"Cosa significa per te?" domandò ancora lui.

"Me lo sono fatto in un periodo buio della mia vita. Era un simbolo di speranza, perché speravo che le cose potessero andare meglio. Speravo che mi meritassi qualcosa di più. Più di così, di quello che avevo a quel tempo..." disssi sfiorando il tatuaggio con i polpastrelli. "E ha funzionato." conclusi guardandolo negli occhi.

Poggiò le labbra nel punto esatto dove si trovava la frase dall'inchiostro nero, poi salì per il collo e mi baciò sulle labbra, provocandomi dei brividi che passarono per tutta la schiena.

In quel momento mi girai e mi trovai la faccia di Liam nella macchina, che ci fissava con un sorriso compiaciuto. Dovevamo essere arrivati a Brighton, senza dubbio.
Scendemmo dalla macchina e Zayn lasciò la mia mano dicendomi che io sarei entrata dal retro per non creare confusione, mentre loro sarebbero entrati davanti, per salutare qualche fan. Anuii e mi feci accompagnare dal bodyguard calvo dentro quel posto rettangolare e cupo, dalle mure grigiastre. Sbirciai da una piccola finestra che dava sull'entrata principale e vidi un gran numero di fan che urlavano e piangevano, alla vista dei cinque ragazzi. Mi impersonificai un po' in loro, e capii quanto ero fortunata, invece.
Qualche minuto dopo entrarono anche gli altri e furono subito condotti in una sala con le pareti vetrate, da cui io rimasi fuori. L'intervista iniziò e subito gli furono fatte delle domande sul loro album, a cui risposero in modo disponibile. Dopo un po', un signore sulla quarantina mi si presentò e mi chiese se volevo andare a prendere un caffè con lui. Guardai Zayn, che fece un cenno di assenso con il capo, così andai. Ci incaminammo verso il bar e lui iniziò a parlare del più e del meno. Ad un certo punto mi chiese:

"Allora, sei la nuova ragazza di Zayn Malik?"

Anuii, arrossendo un po'.

"Sono contento per voi." mi disse con un sorriso che sembrava sincero.

Gustammo il nostro caffè lentamente, poi tornammo davanti la sala dell'intervista e i ragazzi erano fuori.
Rimasi a parlare un po' con Niall, poi dovettero rientrare ed entrò anche il signore che mi aveva offerto il caffè. Aggrottai le sopracciglia e mi chiesi cosa stava facendo. Era uno degli intervistatori.
Dopo qualche chiacchiera si rivolse a Zayn.

"Allora, come va con la tua nuova ragazza Connie?" chiese, girandosi poi verso di me sorridendo.

Vidi Zayn non aprire bocca. Ci fu qualche secondo di silenzio, poi si alzò furioso dalla sedia, facendola capovolgere all'indietro e uscì dalla stanza, sbattendosi dietro la porta. Si diresse verso l'uscita e io lo seguii. Non salutò le fan e si fiondò in macchina, con me dietro.
Non parlò fino all'arrivo all'hotel. Ed io volevo dire qualcosa, ma la mia testa non riusciva a formulare qualcosa di adatto alla situazione. Mi sentivo così impotente.

Si fermò di scatto davanti alle porte scorrevoli dell'hotel, lo sguardo fisso in basso a destra. Spostai la vista anche io e vidi un giornale con la nostra foto in prima pagina. Era quella che ci avevano scattato quella mattina, proprio davanti l'hotel dove ci trovavamo in quel momento.

Lui iniziò a correre ed io feci lo stesso, fino alla sua camera. Sbattè nuovamente la porta dietro di sè.

"Non ce la faccio più!" urlò tirando un pugno sul muro.

Mi spaventai. Lui appoggiò il braccio al muro, dove appoggiò il capo subito dopo e lo scorsi piangere. Mi avvicinai e cominciai ad accarezzargli la schiena, per calmarlo.

Non avevo idea di cosa significasse essere famoso. Doveva essere davvero difficile, lo era eccome, essere Zayn Malik.

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Capitolo 10
*** Capitolo X. ***


Un attimo dopo squillò il mio cellulare. Lo cercai furtivamente nella mia borsa color cuoio e vedendo scritto il nome Finn sullo schermo esitai per un momento.

"Ehi, Finn!" esclamai, cercando di sembrare felice.
"Ciao Connie." mi rispose lui freddo.
"Come stai?" chiesi io.
"Bene, ma credo che tu stia meglio di me." disse, stranendosi.
"Che intendi?" gli chiesi, non capendo di cosa parlava.
"Sai, di solito lo leggo il giornale." disse.
"Oh." fu l'unico verso che uscì dalla mia bocca.

Capii che aveva visto la foto che avevano pubblicato sul giornale e spostai lo sguardo verso Zayn che era ancora appoggiato al muro. Così, per non disturbarlo, uscii piano dalla camera, accostando la porta.

"Posso spiegare." dissi, mordendomi il labbro inferiore.
"Mi hai anche baciato prima di partire!" disse, alzando la voce.
"Hai ragione, non te lo meritavi. Ora fammi spiegare come stanno le cose." gli dissi seria.

Mi allontanai di qualche passo dalla camera, in modo da poter parlare più tranquillamente con Finn, evitando di scatenare la rabbia che evidentemente Zayn aveva ancora chiusa dentro di sè.
Gli dissi della cotta che avevo per Zayn al liceo. Cosa che invece non gli avevo raccontato quella volta in macchina con Liam, così lui si tranquillizzò. Poi continuai a raccontargli ciò che era successo in quei giorni.

"Sono felice per te." disse, sembrando davvero sincero.
"Grazie." quella frase mi riempì di felicità.
"Perché non ci vediamo, così parliamo con più calma?" propose lui.
"Certo, per me va bene." accettai io. Dentro di me sentivo una reale voglia di rivederlo.
"Perché non domani a colazione?" suggerì.
"Va bene. Sono a South Croydon. Ci vediamo da Starbucks in Warham Road. Spero tu riesca a trovarlo." gli dissi, ridacchiando.
"Oh, stai tranquilla. Ci riuscirò." rispose, provocandomi.
"Allora a domani!" dissi allegra.
"A domani, Connie." concluse, chiudendo la chiamata.

Con un lieve sorriso sulle labbra, tornai in camera. Trovai Zayn in piedi nel mezzo della stanza che si massaggiava le nocche, che si erano colorate di un fievole color porpora nell'arco degli ultimi minuti.
Alzò lo sguardo verso di me e storse la bocca in un piccolo sorriso. Mi avvicinai ed incrociai le mie dita in quelle della sua mano mal ridotta. Poi gli lasciai un tenue bacio sul mento e le labbra mi pizzicarono un po', a causa della barba incolta.

"Vieni, ti faccio un massaggio." gli dissi. Sperando che si sarebbe tranquillizzato.

Senza che glielo dissi si sfilò lentamente la maglia nera che portava ed io mi misi ad osservare i movimenti dei muscoli sulla sua schiena. Accarezzai con le mani le sue spalle grandi e robuste, poi lui si sdraiò sul letto. Mi avvicinai e poi mi siedetti, con le ginocchia allargate, sul fondo della sua schiena.
Percorsi con il polpastrello tutta la sua colonna vertebrale e poi iniziai a massaggiargli le spalle con delicatezza. Chiuse gli occhi ed io non capii se si era addormentato, ma continuai a massaggiargli la schiena osservando come si muoveva su e giù per il suo respiro. Era uno di quei movimenti che mi rilassava di più, così ad un certo punto chiusi gli occhi e smisi di muovere le mani. Sentii il suo capo girarsi e riaprii gli occhi. Si era svegliato. Mi fece cenno con il capo di avvicinarmi.
Mi sdraiai accanto a lui e rimanemmo lì per un po', a baciarci. Sentivo finalmente di aver fatto qualcosa di davvero buono, così sorrisi. Ero riuscita a tranquillizzarlo ed io mi sentivo benissimo quando stavo con lui.

"Perchè stasera non usciamo un po', senza pensare a nulla?" l'idea mi venne fuori di colpo.
"Buona idea!" rispose lui esultando, alzandosi di scatto. "Ma scelgo io cosa ti metti!" trillò.
"Va bene!" dissi, scoppiando a ridere.

Corsi nella mia camera e intanto vidi un messaggio di Kath sul cellulare, che diceva che sarebbe ritornata quella sera dopo cena. Presi la valigia e la portai nella stanza di Zayn.

"A te la scelta!" gli dissi, portando i pugni sui fianchi.

Si mise a curiosare nella valigia e alla fine optò per un paio di pantaloncini neri a vita alta, un top nero, con sopra una camicia beige leggermente trasparente.

"Ora tocca a me." gli dissi.

Lui allargò un braccio indicandomi l'armadio. Io lo aprii e notai subito un cappotto color verde petrolio, che buttai immediatamente sul letto. Poi scelsi un paio di jeans chiari e una T-shirt bianca.
Lui mi sorrise compiaciuto, dicendomi: "Sembra che mi conosci da un sacco di tempo."

Gli sfiorai le labbra, poi di corsa presi tutti i vestiti che aveva scelto per me e corsi in camera.
Mi cambiai e subito dopo inizia a truccarmi. Mi sentii spaesata per un momento, perché di solito mi aiutava Kath. Decisi, così, di non esagerare troppo. Misi il fondotinta, un leggero ombretto color crema, poi mi feci una riga nera sopra l'occhio con la matita, un po' di mascara, fard ed ero pronta.
Uscii dalla porta cercando di sembrare disinvolta sugli alti tacchi dello stesso colore della maglietta, e trovai lì fuori Zayn ad aspettarmi, poggiato con le spalle al muro.
Spalancò gli occhi e mi guardò dalla testa ai piedi.

"Come sto?" dissi sfregandomi le mani e arrossendo.

Mi prese la mano, mi fece girare, un po' come nei film, e alla fine disse: "Sei bellissima."

Lo baciai sul collo che sapeva di un profumo incredibilmente dolce e poi, mano nella mano, scendemmo insieme per dirigerci in un piccolo locale vicino l'hotel. Andammo a piedi e siccome era abbastanza lussuoso, sperammo di non trovare nessuno che ci desse fastidio.

Ordinammo subito qualcosa da mangiare e poi qualche drink. Una mezz'oretta dopo un ragazzo sui venticinque anni venne a salutare Zayn. Era un suo amico che si trovava in città per lavoro e con sè aveva portato la sua ragazza. Una mora bellissima, di nome Sophie, con gli occhi color smeraldo e altissima. Ci siedemmo su un divanetto e parlammo per gran parte della serata. Lei era davvero simpatica e mi raccontò della sua storia complicata tra lei e il ragazzo Devon. Lui viaggiava molto per lavoro e inizialmente lei rimaneva a casa, scoprendo poi che lui la tradiva. Lei, però, lo amava tanto da averlo perdonato e quando lui si accorse che lei era davvero quella giusta, decise che la cosa migliore era portarla con sè, ovunque andasse.

"La prossima primavera ci sposiamo." mi confessò lei nell'orecchio.
"Oh, complimenti!" le dissi io, sorpresa per la loro giovane età.
"E' ora di andare, Sophie." disse poi Devon.
Era davvero tardi, in effetti.
"Andiamo anche noi." mi disse Zayn.

Annuii in senso di approvazione. Tutti e quattro ci alzammo, andammo a pagare e poi ci dirigemmo verso l'uscita.

"Ehi, Malik! Ragazza nuova?" un biondo signore sulla quarantina gridò verso di noi. "Certo, te la potevi scegliere un po' più figa!" poi rise, e con lui il suo gruppo di amici.

Zayn lasciò la mia mano e si girò verso di lui, furioso.

"Ripetilo, cazzo!" urlò.
"Ho detto che te la potevi scegliere un po' più figa!" ripetè lui, senza scrupoli, scrollando le spalle.
"Zayn, andiamo..." gli sussurrai con lo sguardo fisso per terra, afferrandogli il polso.
Lui scrollò il braccio e si incamminò verso il biondo. Si ritrovarono con i visi a cinque centimetri l'uno dall'altro.
"Lei è perfetta. Lo è per me." disse lui, con i denti serrati.

Subito dopo gli mollò un pugno sul naso e quello cadde all'indietro, sorretto dai suoi amici. Il sangue gli iniziò a colare dalla narice sinistra, ma si rialzò tirando un pugno sulla guancia di Zayn. Si aggiungerso i suoi amici e iniziarono così a fare a pugni e anche Devon si mise in mezzo, per aiutare Zayn. Non capii più nulla, perché era scoppiata una rissa. Pugni e ginocchiate volavano per tutto il locale e io e Sophie non sapevamo cosa fare. Ad un certo punto non vidi più Zayn, che era ormai circondato da uomini robusti, così iniziai a dare delle spallate a chi mi stava vicino per raggiungerlo.
Era piegato in due dal dolore, con il sangue che colava da un piccolo taglio sulla fronte. Impulsivamente mi buttai in mezzo tra lui e il biondo, proprio mentre quest'ultimo stava per tirare l'ennesimo pugno a Zayn, che invece ricevetti io in piena guancia. Mi accasciai a terra e iniziai a vedere sfocato. Ricordo solo l'immagine di Pauly che entra nel locale, facendo allontanare tutti e poi il duro sedile dell'auto.

Mi svegliai sul letto della camera dell'hotel. Zayn affianco a me, con le mani entrambe occupate. Con una reggeva il ghiaccio sulla sua fronte e con l'altra sulla mia guancia.

"Ehi." mi disse sorridendo.

Ricambiai il sorriso e poi rimasi a pensare. Era vero che ancora non conoscevo bene Zayn. A scuola sembrava solo un tipo solitario e misterioso, e lo sembrava davvero da fuori. Io, però, non potevo sapere cosa c'era dentro di lui. Lo conoscevo da malapena una settimana e una delle cose che ero riuscita a capire era che era stufo di quello che gli succedeva e per sfogare la sua rabbia era diventato aggressivo. Forse aveva soltanto bisogno di qualcuno che lo aiutasse.

I miei pensieri furono interrotti dalla bionda chioma di Kath che entrò in camera con espressione imbronciata, dicendo: "Allora, cosa combinate senza di me?"

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Capitolo 11
*** Capitolo XI. ***


Sorrisi e cercai di alzare le braccia verso Kath, che mi risultarono un po' doloranti. Lei si avvicinò a me e mi abbracciò. In quel momento mi ricordai improvvisamente della colazione con Finn.

"Che ore sono?" chiesi allarmata.
"Le nove e mezza." rispose Kath aggrottando le sopracciglia.
"Perchè?" chiese Zayn volgendo lo sguardo verso di me.
"Avevo un appuntamento con un amico." risposi mordendomi il labbro inferiore.
"Ah." disse Zayn, sospirando subito dopo.
"Andiamo, lasciamo che si vesta." disse Kath. "Noi ci vediamo quando torni." e uscì strizzandomi l'occhio.

Aprii la valigia che avevo lasciato in camera di Zayn e tirai fuori un paio di jeans scuri e una maglia color salmone. Mentre mi vestii pensai ad un modo per poter aiutare Zayn. Era orribile sentirsi impotente. Avevo imparato a vivere con il suo sorriso, che riempiva le mie giornate e vederlo scomparire dal suo viso mi comportava un immenso senso di tristezza e rabbia. Avrei sicuramente fatto qualcosa.

Avevo infilato anche le scarpe, dovevo solo mettere la maglia, quando sentii la porta aprirsi.
Mi girai, credendo fosse Zayn, ma una chioma di ricci castani mi saltò subito agli occhi.

"Harry!" urlai, comprendomi immediatamente con la maglietta che presi di scatto dal letto.
"Scusami." disse, mortificato, chiudendo la porta dietro di sè.

Sbuffai e mi infilai la maglietta. Mi misi un filo di trucco e preparai la borsa. Poi misi il capo fuori dalla porta, per vedere che fine aveva fatto Harry.
Lo vidi seduto su uno di quei divanetti panna, con la testa bassa, fissa sul suo iphone.

"Harry?" dissi, con il cuore un po' addolcito dalla sua espressione.

Strisciò le mani sul viso, poi si alzò e mi si piazzò davanti.

"Scusami per prima." disse, con voce bassa. "Posso entrare?"

Annuii e aprii la porta. Mi siedetti sul letto e lui si mise affianco a me.

"Non credevo ti stessi vestendo. Non ci ho pensato. Giuro, non l'ho fatto di proposito." continuò a dire.
"Harry, tranquillo." lessi la sincerità nel suono di quelle parole pronunciate. "Che succede?"
"Ero entrato per dirti un po' di cose, ma adesso ne ho altre per la testa." disse, ancora non alzando il capo.
"Da cosa vuoi iniziare?" gli misi la mano sulla spalla e lui sussultò piano.
"Ecco, volevo scusarmi con te per come mi sono comportato da quando sei arrivata." disse tutto d'un fiato.
"Per cosa?" non capivo cosa voleva dirmi.
"Forse sono sembrato un po' donnaiolo. Insomma, sembrava che volessi avvicinarmi subito a te." sospirò. "Sì, volevo farlo. Volevo farlo, perché mi piacevi come ragazza. Mi sarebbe davvero piaciuto tanto avere un'amica. Speravo di sembrare simpatico, ma come al solito sono sembrato soltanto uno che vuole tutte le ragazze attorno a sè."
"No, m-" non mi lasciò parlare.
"Ero davvero contento che Zayn avesse trovato te. Io volevo soltanto avvicinarmi, come tu hai fatto con Liam." si toccò il mento. "E' solo che io... non sono capace, ecco. E l'ho notato da tempo, ma non riesco a migliorare." la sua voce iniziò a tremolare.
"Tu vai bene così come sei, Harry." gli dissi io.
"Non vado bene per niente, invece. Prima ero su twitter e.. sono stufo di essere chiamato il puttaniere, okay? Io non sono così e vorrei farlo capire a tutti. I-io..."

Smise tutto a un tratto di parlare. Alzò finalmente il capo e mi guardò dritto negli occhi, con sguardo supplicante. Vidi i suoi intensi occhi smeraldo colorarsi attorno di rosso e diventare lucidi. Sentii come se qualcuno avesse preso il mio cuore in un pugno e lo avesse stretto forte. Alzò gli occhi al cielo e serrò le labbra. Tratteneva a stento le lacrime. Non avrei mai permesso che delle lacrime scendessero da quegli enormi occhi verdi, incastrandosi ai lati della bocca e rigando la sua pelle perfetta. Lo cinsi con le braccia e lo strinsi forte a me.

"La gente giudica dall'apparenza, sempre. A te deve importante soltanto che i tuoi amici conoscano il vero te. Altrimenti non ti vorrebbero bene, come te ne voglio io." dissi ancora stretta a lui. "Gli altri devono imparare a conoscerti."
"E come faccio a farmi conoscere per come sono davvero?" chiese lui, con un nodo alla gola.
"Sii te stesso. E non provare a farti piacere, come hai fatto con me. Mi saresti piaciuto lo stesso." gli confessai, staccandomi e continuando a fissare i suoi occhi.

Mise le sue mani sulle mie.

"Grazie." disse, per poi abbassare lo sguardo sulle nostre mani. Una fossetta si formò sulla sua guancia destra e sentii la stretta al cuore allentarsi piano.

Abbassai lo sguardo anche io e scorsi l'ora sul suo orologio.
Cinque minuti dopo sarei dovuta essere da Finn.

"Harry, devo scappare." gli dissi, dispiaciuta.
"Vai." disse lui, dandomi l'ultimo abbraccio.

Presi la borsa e corsi da Starbucks per incontrarmi con Finn.

Ero solamente cinque minuti in ritardo, eppure quando arrivai, lui era già seduto attorno a un tavolo fuori dal negozio.

"Vedo che hai trovato facilmente la strada!" urlai, facendolo voltare.
"Hey!" un enorme sorriso spuntò sulle sue labbra.

Lo salutai, baciandolo sulle guance, poi mi sedetti affianco a lui.
Ordinammo tutti e due un caffè e un cornetto.

"Quante cose sono cambiate, eh?" disse, sfottendomi.
"Se fai così me ne vado." risposi seria.
"Va bene, miss permalosità." disse, alzando le spalle.

"Non sembravi così, quando ti ho conosciuto." confessai, sorpresa dal suo comportamento.
"Nemmeno tu, sai." si raddrizzò sulla sedia, poggiando i gomiti sul tavolo.

Un po' aveva ragione. Non mi ero comportata per niente bene con lui.

"Posso sapere per quale ottuso motivo mi hai baciato?" disse impaziente.
"Mi piacevi Finn. Tu mi piacevi, ma di lui sono innamorata." risposi.
"Capisco. Avresti potuto evitare."
"Se non lo avessi fatto, scommetto che non saresti qui." lo provocai.

Improvvisò una risata finta, poi una cameriera interruppe la nostra conversazione e ci portò la colazione.

"Comunque ho scoperto dove alloggi e ho prenotato una camera per stanotte. Così posso restare un altro po' con te." disse lui, come se fosse una cosa normale.
"Cosa?!" spalancai gli occhi.
"Ti dispiace?" chiese, con un sorriso fastidioso.

Portai la mano alla fronte. Finn stava diventando invadente.

"Guarda che voglio solo conoscere i One Direction, mica voglio stare con te." mi disse, scherzando.
"Ti odio." gli dissi con freddezza.

Rimanemmo quasi tutto il tempo a discutere, anche se lui sembrava parecchio divertito. Alla fine dovetti accettare a me stessa il fatto di dover passare un'altra intera giornata con lui, così andammo insieme all'hotel.

Quando entrammo, Zayn era nell'atrio. Si voltò e subito tutte le mie preoccupazioni svanirono. I pantaloni neri si addicevano perfettamente al suo corpo. La giacca evidenziava le sue spalle potenti e la sua vita un po' stretta, che mi piaceva tanto stringere. Si era fatto la barba e quella pelle liscia mi ricordò i tempi del liceo. Gli camminai incontro e lo baciai, afferrando il colletto della giacca. Gli accarezzai le guance, perdendomi nella loro morbidezza.

"Chi è quello?" mi domandò nell'orecchio.
"Un mio amico di Londra, stai tranquillo." gli risposi, ricordando l'ira dei giorni precedenti.

Si presentarono e si guardarono tutti e due un po' male, senza però dirsi niente.
Mentre Finn conosceva gli altri ragazzi io andai a cercare Kath, per raccontargli le avventure degli ultimi giorni.
La trovai davanti allo specchio del corridoio, ad aggiustarsi il trucco.

"Kath!" le gridai, sorridendo.

Senza che io iniziassi a parlare, lei iniziò a saltellare e battere le mani.

"Forza, raccontami tutto!" disse, eccitata.

Così iniziai a dirle come erano andate le cose dalla sera in cui se ne era andata e quando finii di raccontare mi abbracciò e iniziò a sbaciucchiarmi ovunque in viso.

"Così mi piaci, sono contenta!" disse, euforica, con gli occhi un po' commossi.
"Non far piangere anche me." la pregai, abbracciandola.

Mi tirò su, facendomi girare e sorrise.
Insieme ci dirigemmo verso la sala da pranzo, dove trovammo il resto dei ragazzi accomodati al tavolo.
Notai che Finn aveva fatto amicizia con Louis e insieme si stavano facendo un paio risate.
Per pranzo ci fu portata una bistecca e come contorno un'insalatina piuttosto insipida. Mentre mandavo giù, mi venne in mente un'idea.

"Finn, tu hai mai fatto box?" gli chiesi, notando il suo fisico mingherlino, dotato, però, di braccia forti.
"Sì, per cinque anni, ma ho smesso." rispose.
"Ho un compito per te." gli dissi io, facendogli aggrottare le sopracciglia.

Finito il pranzo lo presi da parte e gli spiegai cosa avevo in mente.

"Senti, Zayn ha bisogno di sfogare un po' la sua rabbia." iniziai "So che qui c'è una palestra e avevo pensato che voi due poteste fare un po' di box."
"Con quel moro arrogante? Non ci penso proprio." disse, incrociando le braccia.
"Ti prego. Fallo per me." lo guardai negli occhi, cercando di sedurlo un po'.
"...E va bene!" disse scocciato.

Gli stampai un bacio sulla guancia e poi andai ad avvisare Zayn, che mi diede una risposta inaspettata.

"E' proprio quello di cui ho bisogno. Hai centrato in pieno." mi confessò felice, prendendomi il viso tra le mani, per poi baciarmi sul naso.

Lo accompagnai da Finn. I due si diressero in palestra, io intanto mi incamminai verso camera mia, per fare un pisolino, dato che la notte prima avevo dormito, si e no, un paio d'ore.
Andando verso l'ascensore vidi Harry di schiena. Aveva un paio di pantaloni marroni davvero attillati, che mettevano in evidenza le sue gambe, perfino più belle delle mie.
Mi avvicinai e gli misi una mano sulla schienza trillando un "Ehi, Harry!"
Non ebbi la risposta che aspettavo. Lui si girò lentamente e notai che aveva il viso completamente bagnato. Mi si fermò il cuore per un momento. I suoi occhi erano diventati color ghiaccio a causa delle lacrime e le belle guance totalmente rosse.
Girò il cellulare verso di me, facendomi vedere un tweet che diceva: "Harry Styles si farebbe anche mia nonna."
Provai ribrezzo per quello che avevo letto. Spinsi Harry dentro l'ascensore e lo condussi in camera mia.
Lui badava davvero tanto a ciò che dicevano su di lui e evidentemente non la prendeva per niente bene.

Io e quel ragazzo dovevamo parlare.

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