Alice e il blu.

di Carangel_
(/viewuser.php?uid=433255)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Same life. ***
Capitolo 2: *** Away. ***
Capitolo 3: *** Sleep away. ***
Capitolo 4: *** Walk away... ***
Capitolo 5: *** Alice e il blu. ***
Capitolo 6: *** Nuova vita. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Same life. ***


                                                                                Same life..                                                  

Alice nella stanza chiusa restava senza sorridere più
Le sembrava aver perso da sempre qualcosa per sentirsi speciale…

 

Correvo, correvo sempre più forte. Una distesa d’erba infinita intorno a me. Mi sentivo libera, felice. Correvo, correvo sempre più forte. E poi volavo, volavo sempre più forte. Nessuno avrebbe potuto fermarmi. Per la prima volta mi sentivo capace di qualsiasi cosa. Il vento mi accarezzava il viso, me lo sfiorava dolcemente, mentre dall’alto vedevo miriad…
-Fiamma!Svegliati è tardissimo sono già le sette e mezza!Muoviti scendi dal letto!-era troppo bello per essere vero, era solo un sogno, come sempre. Mi rigirai tra le lenzuola e per tutta risposta a mio padre tirai la coperta fin su l’orecchio. Mio padre raggiunse il letto e mi tirò via le coperte di dosso -Guarda che il pullman non ti aspetta, muoviti!-. Come mio solito rimasi cinque minuti immobile, indecisa se alzarmi o no, fissai l’armadio con gli occhi ancora appannati di sonno. Iniziai a contare per incoraggiare il mio corpo ad alzarsi, uno…due..e…con un balzo scesi dal letto e il freddo del pavimento mi invase. Feci una corsa in bagno e chiusi la porta  a chiave. Accesi il termoventilatore con un sospiro di sollievo, anche se erano i primi di maggio faceva tutt’altro che caldo! Diedi un’occhiata allo specchio per informarmi del mio stato di bruttezza . Decisamente racchia (che se non si fosse capito era il grado più basso). La matita nera sciolta che puntualmente la sera mi scocciavo di togliere mi contorniava gli occhi grandi e marroni, la coda di cavallo (ormai diventata coda di gallina) lasciava sfuggire tantissimi capelli rosso fuoco fuori dall’elastico. Scossi la testa sconsolata, quasi come se la tizia orrenda nello specchio potesse capirmi.
E’ solo un riflesso, mi ripetevo. Mi lavai velocemente. Mi vestii. Mi truccai. Raggiunsi il pullman. Solita chiacchierata tra amici. Raggiunsi la scuola. Un’altra chiacchiera tra amici. Raggiunsi l’aula. Iniziò la tortura. Solita routine. Mi appoggiai sul banco ancora più assonnata e guardai la professoressa di matematica impegnata con un disegno di un’iperbole alla lavagna. 
Mi feci la solita domanda : 
Chissà se un giorno l’iperbole mi servirà a qualcosa nella vita. Magari quando lavorerò al Mc donald’s, perché il mio sogno lavorativo fallirà, qualcuno mi chiederà un panino a forma di iperbole…magari lo inventerò io…chi può dirlo?
Mi girai verso i miei compagni dietro, li guardai e l’unica cosa che riuscì ad uscirmi dalla bocca fu un annoiatissimo e biascicatissimo “Che palle!”. Leila e Giulia mi guardarono divertite  “Non si può accoppiare geometria analitica e divertente!E poi ti ricordo che questo è l’ultimo giorno di tortura, lunedì si parteeeeeee! ”, tramutai il mio broncio in un lieve sorriso. Ero emozionatissima all’idea di partire per la gita, insomma saremmo stati per sette giorni fuori da casa, lontani dai genitori, lontani dalle costrizioni e liberi di ubriacarci e fumare tutta la notte, magari anche tutto il giorno!Ma allo stesso tempo ero preoccupatissima, perché? Perché non ero mai stata brava a farmi degli amici e la cosa che mi preoccupava era il fatto che più della metà della mia classe si era rifiutata di partecipare e io non conoscevo nessuno delle altre classi, o comunque li conoscevo per nominata…

Quarta C: classe di “alzati di culo” e “sfondati di soldi”

Quinta F e L: Mai sentiti nominare

Quarta B: Idem

Quarta E: classe pessima composta da “sfigati” e “drogati alcolizzati”

Infine la nostra, 
la Quarta D (o quello che ne rimaneva durante la gita): Io, Leila, Giulia, Lucas, Gianni, Paolo e Roxy

Le ragazze sembravano eccitatissime, e quando fuori dalla scuola ci salutammo mi urlarono un sonoro”Ci vediamo lunedììììì!”mi avviai verso la macchina di mia madre. Rimasi tutta la giornata a riflettere sulla gita, e più ci riflettevo più mi preoccupava.
La valigia era pronta, avevo già abbinato i vestiti, e mi complimentai con me stessa per gli accoppiamenti fatti. 
Se non fossi riuscita a far amicizia come mio solito? Se fossi risultata la sfigatella della situazione? 
Mi convinsi che era meglio non pensarci, così chiamai Gaia
–Ehi!Stasera allora scendiamo?- le chiesi fingendo di non sapere la risposta
-Certo che scendiamo, è sabato!Ci vediamo alle otto davanti alla stazione- come sempre. Pensai.
–Va benissimo. A dopo-
spinsi il tasto rosso del cellulare e feci un forte sospiro. 
Se mi fermavo a riflettere sulla mia vita, mi accorgevo che era sempre uguale: Monotona, noiosa. 
Uscivo con le stesse persone da anni, conoscevo pochissima gente e automaticamente il mio livello di popolarità era bassissimo: nemmeno l’albero del mio giardino sapeva dell’esistenza di Fiammetta Wilkinson. 
E a volte, avrei desiderato essere come  quelle puttanelle che frequentavano gente “figa”, loro sembravano essere calcolate in qualche modo, erano calcolate perché la davano a chiunque, ma erano calcolate.
Aprii l’armadio indecisa su cosa mettermi. Ogni sabato era lo stesso dilemma, sapevo benissimo che poi io e il mio gruppo di amici ci saremmo imbucati in qualche localino senza essere visti da nessuno, eppure ci tenevo a vestirmi bene, magari era la sera giusta che qualche bel ragazzo si accorgesse di me. Mi dicevo sempre così prima di uscire, ma alla fine il massimo che ricevevo era un’occhiata un po’ più insistente delle altre e qualche commento ridicolo a cui io rispondevo ridendo.
Alle otto e dieci ero davanti alla stazione, Gaia mi guardava contentissima e mi diede uno scossone per le spalle
-Viene anche Francesco!- annuii 
–Che bello, magari è la volta buona che vi…”appariate”- dissi ridendo. 
Francesco era un tizio che io e Gaia incontrammo qualche anno fa durante una gita, lei se ne innamorò, ma lui non se ne accorse mai. Dopo qualche giorno di pianti Gaia si decise a cercare un altro principe azzurro, però quando il destino ha deciso che due persone devono stare insieme, state certi che le farà rincontrare. Infatti qualche mese fa un nostro amico decise di farli conoscere (ignaro del fatto che loro si conoscevano già) e loro davanti a me, come se non fosse successo nulla si strinsero la mano, come se non si fossero mai visti. 
Gaia se ne era riinnamorata follemente e stava aspettando che lui si dichiarasse.
Lo vedemmo arrivare assieme a Jeremy con la sua solita andatura ciondolante. Ci salutarono. Dopo qualche secondo ci raggiunsero anche Bella e Ramona, ci corsero incontro e io saltai addosso a tutte e due come mio solito
-Sono così felice di vedervi!Mi siete mancate un sacco!- Bella mi sorrise e ricambiò l’abbraccio
-Anche tu!-
Bella mi era sempre piaciuta. 
Era una di quelle persone che non hanno peli sulla lingua e ti dicono in faccia quello che pensano, c’eravamo da subito trovate bene insieme. 
Ramona invece era più grande di tutti noi, e ci faceva un po’ da mamma, quando c’era bisogno di qualche consiglio correvamo da lei, eri sicuro di trovare comprensione e affetto.
E poi c’era Jeremy. 
Non sapevo quasi nulla di lui, e quelle volte che parlavamo cacciavamo stronzate in quantità. Sembrava uno di quelli che non se ne frega di niente e di nessuno. In realtà era così, ma era simpatico in fin dei conti, faceva subito amicizia e riusciva a parlare con tutti senza problemi.
Beato lui. Vorrei avere anche io quella cazzo di sicurezza.

Quella sera passò velocemente e senza che me ne accorgessi si fece già mezzanotte. Salutai tutti con un bacio sulla guancia. 
Corsi in macchina,
–Ciao papà- mio padre mi salutò e mise in moto 
–Ricordati che questa sera abbiamo fatto un ‘eccezione, lo sai che tua madre vuole che ritorni alle undici – sbuffai -Per favore, ho diciassette anni!Tutti gli altri si ritirano verso l’una!- 
mi sentivo sempre così inferiore, e i miei non mi aiutavano affatto in questo con il loro atteggiamento iperprotettivo. Feci la solita discussione sull’orario e tornai a casa come sempre nervosa.
Un altro sabato rovinato dai miei. Perfetto!

Entrai sbattendo la porta e salutando fugacemente mia madre seduta sul divano a guardare uno di quei programmi idioti sui popoli antichi.
Mi chiusi in camera e mi buttai sul letto a peso morto. 
Fiamma!dopodomani parti, solo un altro giorno di sopportazione e poi sarai libera per una settimana.
Questo pensiero mi rasserenò, così incominciai a ripensare alla serata, che in fin dei conti non era stata così male. Mi sorpresi a chiedermi perché Jeremy mi fosse stato a debita distanza quella sera.
Scossi la testa.
Magari gli sto antipatica.
 
Senza che me ne accorgessi afferrai il cellulare e digitai il numero di Gaia, lei mi rispose dopo il primo squillo -Pronto? Fiamma?-
-Gaia…sì sono io…-
-Perché mi hai chiamato?-
-Io…non so mi vergogno a chiedertelo ma…-
-Muoviti parla!-
-…Jeremy…sembrava quasi che non volesse avvicinarsi a me- Udìì un sonoro “aaaaaah” dall’altra parte del telefono – Promettimi che se ti dico questa cosa te la tieni per te…-
Risposi incerta 
–Certo…-
-Francesco ha detto a Jeremy che secondo lui stareste bene insieme…tu e Jeremy intendo-Sgranai gli occhi nel buio della mia camera
– Cosa?! E Jeremy cosa ha detto?-
- Che sei una bella ragazza- mi misi a ridere vivacemente 
– Grazie..comunque sappi che a me Jeremy non piace proprio -
- Fiamma, per favore, era solo per dire…ora però non ti atteggiare che Jeremy ha detto che sei bella!- la sentii ridere e io risi insieme a lei
– Figurati, non sono il tipo, comunque ora vado, Buonanotte!-
-Buonanotte Fiamma!-
spensi il cellulare e mi avviai a mettere il pigiama. Jeremy non mi piaceva, mi attirava solo, ma se pensavo alla possibilità di starci assieme ero un po’…schifata.
Eppure da quando Gaia mi aveva confessato quella cosa non vedevo l’ora di incontrarlo, per vedere come si sarebbe comportato.

Ciao a tutti,
sono nuova di qui e quando ho pubblicato questo capitolo ero in superansia perchè ho continuamente paura di sbagliare qualcosa o di violare qualche regola (assurdo vero?)
Comunque, parlando della storia, la canzone è di Annalisa Scarrone e per chi non l'ha mai sentita consiglio di ascoltarla perchè a mio parere è bellissima (da sottolineare: Annalisa non è la mia cantante preferita, ma questa canzone la adoro).
La protagonista non è Alice ma Fiamma che si rispecchia in lei (spero sia stato chiaro questo...) non so quante persone la seguiranno e spero vivamente che vi piaccia...e non la troviate banale, perchè spesso le storie di questo genere possono risultarlo :)

Bacissimiiiii,

Carangel_

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Away. ***


                                                                                        Away.

 

Non ero riuscita a dormire tantissimo, ma quando mi svegliai ero arzillissima.
Corsi in bagno e feci tutto velocemente. Presi la valigia, salutai mia madre e mi avviai in macchina. Sarei partita.
Per Roma.
Non mi sembrava vero.
Arrivammo alla stazione, dove ci aspettava il pullman. Ero nervosissima ed eccitatissima allo stesso tempo.
Mio padre mi aiutò a scaricare la valigia e a posizionarla nel pullman.
Lo salutai con un abbraccio –Mi raccomando divertiti, e…sempre testa sul collo, mi raccomando!-
-Certo!- ma era più ironico che serio quel certo, lo sapeva benissimo anche lui.
Salii sul pullman e le mie amiche mi accolsero assonnate.
Partimmo.
Roxy, si sentii subito a suo agio.
Eravamo completamente attorniate da maschi.
Eravamo capitate nei posti posteriori.
Quelli dei ragazzi.
Che poi, chissà perché quei posti li prendevano sempre i maschi, e non i maschi qualunque, i maschi quelli più fighi, quelli che hanno un sacco di ragazze dietro e che vogliono solo divertirsi.
E Roxy era capitata nel suo paradiso.
Roxy era una di quelle ragazze che nella loro vita pensavano solo a fidanzarsi, e a fare le cretine con chiunque gli capitasse a tiro e quel chiunque era sempre uno con i soldi.
Così fece subito conoscenza, perché le ragazze come Roxy sono le prime ad essere notate.
Eppure a me era simpatica Roxy.
Subito dietro di noi invece c’era Leila, l’esatto opposto di Roxy.
Leila era una ragazza abbastanza ordinaria.
La classica: brava ragazza.
Tutta scuola e famiglia (almeno fino alla gita). Aveva la media dei voti più alta di tutta la classe, ma a vederla non si sarebbe mai detta una cosa del genere, perché si tende ad associare secchiona con racchia.
Invece lei era davvero bella, ed era anche simpatica (se non si trattava di scuola).
La sua compagna di viaggio era Giulia, non mi era mai andata tanto a genio, anche perché si credeva superiore a tutti, non aveva una bellezza eccezionale, eppure per i suoi atteggiamenti da miss aveva una vasta schiera di ragazzi ai suoi piedi.
Il viaggio per il resto fu noioso, mi attaccai alle mie cuffiette e cercai a tutti costi di non dormire perché avevo paura che qualcuno mi facesse una foto, come spesso succede durante le gite.
Quando il pullman si fermò all’hotel un grido di gioia invase l’aria.
Eravamo arrivati, in una città di speranze.
Scendemmo eccitatissimi ed entrammo nella hall in fila ad aspettare le chiavi della camera.
Leila riuscì a strappare un paio di chiavi dalla mano del professore – Prof, questa è nostra!- mi prese per mano e corremmo nell’ascensore facendo cadere più volte i trolley per la strada.
Arrivammo al nostro piano e incominciammo a cercare disperatamente la nostra stanza. Poi la trovammo.
Ci sembrò quasi un miraggio.
Leila si avvicinò e aprì la porta girando lentamente le chiavi. Entrammo con un piccolo balzo. Scaraventammo le valigie a terra e iniziammo ad urlare come matte abbracciandoci e saltando sui letti, anche con le scarpe (machissenefrega!).
Chiudemmo la porta e ispezionammo ogni minima parte di quella stanza meravigliosamente meravigliosa.
C’erano due letti matrimoniali, una tv e un bagno con una doccia molto grande. Era perfetta. Ci rinfrescammo e riscendemmo nella hall per la cena.
Il meglio doveva ancora venire.
O almeno così pensavamo, perché dopo cena, in camera non successe nulla di davvero speciale. Giulia invitò due tizi a stare con noi, e così passammo la serata, e anche la nottata  perché i due si impossessarono dei letti, e io mi ritrovai a dormire sul bordo con il rischio imminente di una caduta dolorosa.

Il secondo giorno fu molto simile. I professori ci fecero fare il giro di Roma nella disperata ricerca del Colosseo che, senza una guida e una cartina decente sembrava introvabile.
A pranzo ci ammassarono in una specie di taverna che misteriosamente ci conteneva tutti, anche se eravamo azzeccati fra di noi come pane e nutella. Io e le ragazze riuscimmo a trovare un tavolo per quattro.
-Finalmente si mangia, non vedevo l’ora- esordii io con un sorriso
-Io invece non ho molta fame, spero solo non ci riempiano di pasta al sugo come ieri sera- Leila come sempre non aveva fame.
Che novità!
-Avete visto qualche ragazzo carino?-squittì Roxy.
Scossi la testa
-Non ce ne sono molti…però…- tutte e tre alzarono la testa contemporaneamente e mi fissarono come la leonessa che fissa la zebra.
-Chi?!-dissero in coro con un espressione indecifrabile sul volto.
-Quello con il tatuaggio- feci uscire in un soffio.
Ripresero il loro aspetto normale.
-E’ vero, è un bel ragazzo-commentò Roxy soddisfatta.
Gettai un occhiata sul tizio in questione, mi sarebbe piaciuto scambiarci quattro chiacchiere.
Poi guardai Roxy, mi sarebbe dispiaciuto se ci avesse provato con lui.
Eppure era fidanzata.
Ma questo era relativo se si trattava di Roxy.

 Il terzo giorno Roxy partì all’attacco e incominciò a flirtare con un tizio : Ryan Stiller.
E lui sembrava assecondarla.
Così, la sera, dopo aver acquistato una bottiglia di due litri e mezzo di un liquore fortissimo lo invitò assieme alla sua cricca nella nostra camera (e c’era anche il tatuato, che ,inutile dirlo, non mi degnò di uno sguardo). La nostra stanza intanto era diventata piena zeppa di gente sconosciuta che si faceva un bicchiere o due e usciva indisturbata.
Roxy incominciò a fare la cretina, fingendo di essere ubriaca.
Ryan si stese sul MIO letto e incominciò a cercare di fare il simpatico con me e Leila dicendo di non averci mai visto a scuola e di non sapere neanche della nostra esistenza (Perché a noi importava molto della sua di esistenza).
Poi tutta la banda assieme a Roxy uscì dalla nostra camera rumorosamente.
Leila era incazzatissima, incominciò a girare per la stanza furiosa
-Ma ti rendi conto?! Roxy è fidanzata! E fa la scema con quello Stiller!- sospirai
– Non solo con lui…- Leila si fermò sul letto
–Ma che merda! Non si rende conto che sta facendo la figura della puttana?- scossi la testa
–Lei così è fatta, che ci vuoi fare? Ma poi quella gente che è venuta? Ma chi li conosce?Se io vado in camera di Stiller non è che mi stendo sul letto!-
Leila  mi guardò divertita
-Infatti-.
In piena notte Roxy bussò alla porta. Andai ad aprire.
–Roxy ma a quest’ora ti presenti?-
Roxy entrò non curante e si stese sul letto, mi ristesi accanto a lei, mi guardò
-Secondo me, tu piaci a Ryan..- mi misi a ridere
-Perché questa affermazione?-
-Perché parla sempre di te…-la guardai pensierosa
-E cosa dice di me?-
-Che non ti ha mai notata a scuola-
Giulia e Leila avevano ascoltato dall’altro letto.
–Roxy, se piacevo a Ryan questa sera stava con me- sbottai.
Giulia si alzò ridendo e porgendomi il cinque
– Mi sei piaciuta Fiamma!-

 Quarto giorno: Ryan sembrava non cagare più Roxy, per un nanosecondo mi chiesi anche il perché.

Salveeeeee,
Lo so che non è passato quasi nessuno, ma io metto già il secondo capitolo (magari invoglia...)
spero che qualcuno li legga (perfavoreleggeteliiiiii) :)
Carangel_

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Sleep away. ***


                                                                                   Sleep away.

 

 

Il ragazzo dagli occhi di perla indagava senza capire perchè
Così un giorno le disse dritto negli occhi –Che cosa potrei fare?-

 

Quinto giorno (sera): Io e Leila camminavamo per le strade di Roma, io sconsolata guardavo le vetrine
– Cazzo, non ho conosciuto nessuno, e pensare che mi volevo anche divertire!- Leila mi posò una mano sulla spalla
-E’ l’ultima notte Fiamma, ci dobbiamo scatenare, è l’ultima possibilità che abbiamo, non ce ne deve importare di niente e di nessuno, vogliono le puttane? E noi faremo le puttane-
risi, in fondo aveva ragione, tornati a casa la gita sarebbe stata solo un ricordo lontano e avremmo rimpianto di non esserci divertite abbastanza.
Tornammo in albergo, Roxy come sempre andò diritta nella camera di Stiller e compagni, ma dopo un po’ tornò da lì agitata e col fiatone, mi prese per le spalle
 
-Ryan ha detto che…– non capivo –Cosa Roxy?calmati e parla- fece un lungo respiro
–Allora, lui ha detto che stasera sarebbe stato con una ragazza, e io gli ho chiesto chi fosse e lui ha detto: la tua amica rossa…- scoppiai in una sonora risata
–Se lo può scordare- Roxy mi guardò perplessa
 –Muoviti ritruccati e rivestiti!- scrollai le spalle e andai a prendere i vestiti.
-Io invece credo che andrò a fare una chiacchierata con quel tizio con il tatuaggio…- continuò soddisfatta.
Feci sbucare la testa dalla porta del bagno. Bella amica! Appena due giorni prima gli avevo fatto capire che mi interessava un ragazzo e lei per tutta risposta intendeva passarci la serata (non volevo immaginarmi neanche in che modo).
Roxy riuscì correndo dalla stanza, Leila andò a chiudere la porta.
Guardai la mia amica interrogativa
-Mi sta prendendo per il culo Roxy?- Leila mi guardò non curante
-Fiamma ma chissenefrega, se ti viene vicino stai con lui se non è così comunque ci dobbiamo divertire!- annuii poco convinta, poi risollevai la testa verso la mia amica
–Sai…mi è dispiaciuto che…- Leila mi bloccò – Fiamma, non ci pensare ok? Magari quel tizio con il tatuaggio è un cafone…che ne sai? E poi questa è l’ennesima dimostrazione che Roxy non è una vera amica-.
Scendemmo nella hall e trovammo un sacco di gente seduta sui divanetti
–Cosa fate?-esordì Leila, un ragazzo riccio le rispose annoiato
-Stiamo cercando un passatempo, ma dopo andiamo in camera di Giada, c’è cibo e alcool in quantità!-.
Una ragazza alzò la mano – siete tutti invitati-.
Ci sedemmo accanto a loro e iniziammo a chiacchierare:
–Che palle! Perché non giochiamo a nascondino per tutto l’hotel?- il riccio sorrise – Perché no!E’ una buona idea!-.
Leila si alzò -Dai allora, alzatevi e nascondiamoci- nessuno però l’ascoltò e rimasero tutti seduti a fissare un punto imprecisato della hall, Leila si sedette scoraggiata.
–Uffa…-mi girai verso la finestra enorme della hall convinta che anche quella sera non mi sarei divertita e rassegnandomi al mio triste destino. Poi sentii qualcuno che si sedeva accanto a me e mi girai.
Ryan.
Mi guardò sorridente –Ciao,come va?- incominciai a ridere, come mio solito quando sono nervosa
-Bene…-.
Un altro ragazzo si era posizionato tra me e Leila, ma non disse nulla.  
– Vi va di prendere qualcosa?- indicò il bar che c’era nella hall, non ci pensai due volte e accettai.
 –Solo che io e Leila dobbiamo andare a prendere i soldi in camera-.
Ryan annuì: –Perfetto, vi accompagniamo-.
Ci dirigemmo verso l’ascensore.
Mi stupii della mia sicurezza, in quel momento davvero non mi interessava nulla, volevo solo passare una bella serata.
Nell’ascensore Ryan ci presentò l’altro soggetto che si era portato dietro (supposi che fosse per Leila). Si chiamava Ben.
Raggiungemmo in fretta la camera e entrammo. Faceva un freddo bestiale e Roxy si era dimenticata la finestra aperta e…aveva piovuto parecchio.
Gli Ugg di Giulia erano completamente zuppi e dire che ci avrebbe uccise è poco, e le valigie erano umidissime.
Leila corse a chiudere la finestra – Grande Roxy!L’avevo detto che lasciarle le chiavi non era una buona idea-.
Mi stesi sul letto –E ora?-
-E ora non fa niente, prendi i soldi ed usciamo poi risolviamo questo problema quando torniamo a dormire-
Se torniamo a dormire…
Mi stupii del mio pensiero e scossi la testa quasi per cacciarlo via.
Aprii la porta e trovai i due ragazzi ad aspettarci.
Riscendemmo e arrivammo davanti al bancone. Ryan mi guardò –Cosa prendi?- ci pensai su
-Ehm…in realtà non ne ho la minima idea-
-Allora ti do un consiglio, prendi la sambuca- 
Ripensai al sapore amaro e forte di quella roba bianca e densa, non mi piaceva per nulla la sambuca, eppure accettai.
Il barista ci mise davanti un bicchierino e lo riempì.
Ci guardammo e lo buttammo giù in un sorso.
Così ne ordinammo un altro.
Buttammo giù anche quello.
Leila poi visibilmente annoiata esordì: –Sentite, conoscete Giulia di Quinta F?- i due annuirono –Ci ha invitate in camera sua, ha delle bottiglie di…- non la lasciarono finire che ci presero per mano e ci trascinarono nell’ascensore.
Trovammo la camera di Giulia e bussammo.
Era piena zeppa di persone, e c’era una puzza di piedi insopportabile così decidemmo di uscire. Ryan mi si avvicinò –Perché non andiamo in camera di Ben? Non c’è nessuno…- annuii e lo seguii.
-Non ti ho mai vista a scuola, davvero…-mi misi a ridere
-Neanche io…ti ho mai visto-.
Mi guardò –Davvero non mi conosci?-.
Ricambiai lo sguardo –Ti ho sentito nominare…quei pettegolezzi assurdi che si fanno-
-Ah…-sembrò larrentare il passo –E cosa sai di me?-
Scossi la testa -Niente-.
Rise. Poi si fermò –Eccoci, è questa- disse indicando la porta.
Ben si avvicinò e la aprì.
Era esattamente come la nostra camera, solo che aveva tutti i mobili posizionati al contrario. Ci sedemmo sul letto e Ben uscì dal bagno con un’altra bottiglia di sambuca –No!- esclamai preoccupata.
I ragazzi scoppiarono in una sonora risata –Fa un po’ schifo, ma questo è rimasto- disse Ben con tono allegro.
Mi girava già un po’ la testa, e non avevo voglia di bere. Stranamente.
Ben si posizionò con Leila di fronte  a me, mentre Ryan mi si sedette accanto.
-Facciamo un gioco…-disse Ryan –Obbligo, giudizio o verità ma…ogni volta che parliamo dobbiamo berci un bicchirerino- continuò sorridendo.
Leila incrociò le braccia e socchiuse gli occhi –Ci sto’!-
Partì il primo giro. Poi il secondo, il terzo, il quarto…Ryan incominciò ad abbracciarmi e a tirarmi a se. Le sue labbra percorsero più volte il profilo della mia guancia facendomi sentire piccoli brividi lungo la schiena, continuò fino ad arrivare al mento. Senza che me ne accorgessi mi stampò un bacio sulla bocca. Sentii un forte peso sullo stomaco, sembrava che quel poco di insalata che avevo mangiato a cena stesse ballando nella mia pancia. La testa intanto mi girava tantissimo e non avevo neanche la forza di reagire, mi presi la fronte che pesava come un macigno tra le mani e feci ricadere i capelli davanti al viso, nella speranza che non mi avrebbe baciato di nuovo. Ben versò le ultime rimanenze della bottiglia nel bicchiere. Lo afferrai e lo bevvi velocemente. Poi Ryan mi strappò il bicchiere di mano e lo gettò nel cestino. Ben e Leila si misero a ridere e la loro risata mi trasportò, tanto che incominciai a ridere anche io. La testa mi girava sempre di più, appoggiai la testa sul cuscino e mi stesi. Ryan mi imitò e anche quegli altri due dall’altra parte fecero la stessa cosa. Sentii le sue braccia avvolgermi, appoggiai la testa al suo petto, poi lo guardai –Che intenzioni hai questa sera?- si allontanò di qualche millimetro da me –Cosa?Tu pensi davvero che io ti voglia…- lo bloccai prima che finisse la frase annuendo.
–Non sono quel tipo di ragazzo…- annuii e gli sorrisi.
-Sai, io credevo che quando ci avrei provato con te tu mi avresti cacciato all’istante- lo guardai
- Davvero?!-
-Sì, pensavo tu fossi una…non so come dire, una di quelle molto sicure di se…- risi
–Hai sbagliato proprio strada…io sono un’asociale insicura e goffa - risi ancora
-E’ impossibile!-
-Non credevo di fare quest’effetto alle persone- alzò le spalle - A me lo hai fatto…-mi osservò per un po’.
-Come mai dici di essere insicura?- guardai il soffitto della camera –Sai, alle medie mi prendevano un po’ tutti per il culo…dicevano che ero “addormentata” e più loro lo dicevano più la mia autostima crollava e mi chiudevo in me stessa, piangevo ogni giorno-.
La  cosa mi faceva ridere, perché lo stavo raccontando a lui?Poi mi uscì dalla bocca
-Hai mai pianto?-
Certo che ha pianto. Idiota!
 
–Quando ero piccolo…sì. Ma ora, è raro che pianga, non mi piace. Se piangi sei debole-
Le solite cazzate che pensano i maschi
–Quando è morto  mio fratello ho pianto-continuò.
Non lo sapevo.
Lo abbracciai forte, e lui ricambiò.
–Posso chiederti una cosa?- annuii –Mi dai un bacio?- sorrisi –Ok- e gli stampai un velocissimo bacio sulla bocca, prima che mi allontanassi dal suo viso, lui prese il mio mento tra le mani e mi infilò letteralmente la lingua in bocca, incominciai a ridere come una matta, si staccò da me ridendo anche lui.
–Cosa c’è?- continuai a ridere -Io non so baciare…-
-Come?Non ti sei mai fidanzata?- scossi la testa ridendo ancora
–Oddio! E’ impossibile…-
-Così è purtroppo…-
-Ok, allora…tu segui me. Va bene?- mi avvicinai di nuovo a lui che mi baciò con meno forza di prima. Cercai di “seguirlo”ma l’unica cosa che riuscivo a fare era ridere.
Si staccò di nuovo –Va bene, imparerai- disse ridendo.  Parlammo per tutta la notte, di cose stupide, di quello che avremmo voluto fare da grandi, di come era la nostra vita. Risi un sacco. Poi ci addormentammo. Abbracciati.

Ciaoooo :)

Ma sono così negata a scrivere?! Possibile che ci sia solo una persona che segue questa storia  >.<
A proposito, grazie __cannonball per avermi dato fiducia :)
E a G e L per avermi messo tra gli autori preferiti *-*
Spero che questo capitolo sia considerato decente.
E che qualcuno mi scriva qualche recensione :) (Venepregovenepregooo)
Baci.

Carangel_

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Walk away... ***


                                                                                  Walk away...

-Guarda nel blu e arriva lassù e portami un grammo di nuvole-
Lui mise due ali sotto le mani –Tornerò con quello che vuoi tu-

 

Un peso sulle gambe. Qualcuno mi stava trascinando. Incominciai a muovermi innervosita. 
Gli occhi non ne volevano sapere di aprirsi. Sotto di me qualcosa di morbido. 
Un vento freddo e fastidioso mi arrivò all’improvviso sulla pelle. Mi svegliai con un leggero gridolino.
Leila mi stava trascinando giù dal letto prendendomi dalle gambe. Mi fece alzare non con poca fatica e mi trascinò fuori dalla stanza. 
Poi ricordai. Avevo dormito con Ryan. 
Appena Leila si chiuse la porta alle spalle mi guardò con gli occhi che le luccicavano. 
Ci abbracciammo.

Entrammo nella nostra camera.
-Dove cazzo siete state tutta la notte?!- Roxy e Giulia ci guardavano con aria di rimprovero.
Ci guardammo e scoppiammo a ridere.
Evidentemente le ragazze seppero leggere tra le righe perché non ci chiesero più nulla.

Il viaggio di ritorno a casa sembrò velocissimo. Io e Ryan ci scambiammo centinaia di messaggi nonostante fossimo nello stesso pullman. Senza che me ne accorgessi ci ritrovammo nella nostra città.

Quella notte dormii con la vana speranza di ritrovarmi Ryan nel letto, affianco a me.

 

Il giorno dopo decidemmo di uscire, io e Lui. Eppure c’era qualcosa che non mi convinceva. 
Sembrava quasi che stessi vivendo un sogno. 
Ma non il mio.

Decisi di incontrare Gaia, e le raccontai tutto. Sembrava felice per me. 
E io ero felice per lei, perché lei e Francesco si erano fidanzati.

Poi Lui arrivò. Incominciammo a camminare e a parlare. Ma sembrava passata un’eternità da Quella sera.
Intrecciammo le nostre mani.
Stiamo insieme?
Continuavamo a camminare e a parlare. Mi piaceva parlare con lui. Tantissimo. 
Sembrava che potessi dirgli tutto. Anche se a volte mi metteva quasi in soggezione. Da lontano, poi, vidi una figura familiare. 
Jeremy. Sentii qualcosa cadermi sul cuore. Staccai la mano da Ryan. Lo salutai. E poi capii. Non poteva essere. 
Mi piaceva Jeremy?!

Quando salutai Ryan corsi a raccontare tutto a Gaia e Francesco. Ero confusissima. Ryan mi piaceva, ma anche Jeremy. Non era umanamente possibile.
-Devi dirglielo, ti piace Jeremy- disse Gaia, Francesco sembrava essere d’accordo con lei.
-Io non voglio lasciarlo, gli voglio bene, mi dispiace- dissi sconsolata.
-Ma se hai detto che ti piace Jeremy!-
-Mi piacciono tutti e due…cioè non lo so- mi guardai i piedi
-Chiamalo-.

Non so neanche perché lo feci, ma presi il cellulare e chiamai Ryan.
-Ciao-
-Ehi, mi volevi dire qualcosa?-
-Ci possiamo vedere? Ti devo parlare-
-Certo-

Quando lo rincontrai era sorridente, come sempre.
-Allora cosa mi volevi dire?- non risposi, non ci riuscivo, sembrava che tutta la saliva mi si fosse fermata in gola e mi impedisse di parlare. 
Sentivo che non dovevo farlo.
-Se fai così mi fai preoccupare- disse ridendo.
-Eh..-mi sedetti su uno scalino di un negozio –Mi piace un altro-.
Lo dissi senza guardarlo, perché mi mancava il coraggio, non volevo guardare i suoi occhi.
Ci fu una lunga pausa. Speravo solo che lui non si fosse innamorato di me. Non volevo che ci stesse male.
-Perché l’hai fatto?-mi disse soltanto. Non so dove trovai il coraggio e alzai lo sguardo. Aveva gli occhi lucidi. 
Non me lo sarei mai aspettato.
Lui odia piangere
-Io…non lo so- dissi a bassa voce –Ma non è colpa tua, tu sei perfetto- mi affrettai a dire
-Sei la seconda che me lo dice-
-Chi…è stata la prima?-
-Una tizia che conobbi l’anno scorso, mi lasciò, anche lei. Ci stetti una merda-
-Scusa-
-Ora non serve, ma sappi che io sono disposto ad aspettarti…- In quel momento avrei voluto rimangiarmi tutto. Perché avevo fatto quella stonzata?
-Tu  mi guardi in modo diverso, dagli altri- continuò. 
E forse sarebbe stato meglio se non avesse continuato. Perché quella semplicissima frase mi fece cambiare completamente idea. Avrei voluto abbracciarlo, riempirlo di baci. Ma non lo feci. Mi avrebbe preso per una squilibrata mentale. Mi limitai a dargli un bacio sulla guancia e ad andarmene.

Lo pensai tutta la notte, e mi sentivo una merda solo a ripensare alle sue parole, e ai suoi occhi.
Avrei pagato per sapere che stava bene. Per rivedere un suo sorriso.

 Alice non era ancora felice, voleva ancora di più
Il ragazzo dagli occhi di perla le disse –Cos’altro potrei fare?-

Il giorno dopo a scuola raccontai tutto alle altre ragazze.
-Fiamma, tu stai da fuori, muoviti manda un messaggio a Ryan e digli che ieri non ci stavi con il cervello, e che hai detto un sacco di cazzate!- mi incitò la mia compagna di banco, Rossella.
-Stamattina stava malissimo- disse Leila –L’ho incontrato-.
Fu quello a convincermi, così gli mandai un messaggio.
Lo incontrai.

-Guarda più in un alto e arriva lassù e portami un pezzo di blu -
Poi lui la guardò, le disse -va bene, tornerò con quello che vuoi tu-

-Io ti volevo chiedere solo scusa. Non so ieri cosa mi sia preso, non volevo dirti quelle cose.- neanche quella volta riuscii a guardarlo in faccia.
-Quindi…è tutto a posto?-
Annuii e gli sorrisi –Allora ci sentiamo oggi pomeriggio…-
Annuii ancora.

Alice sorrise ma solo un minuto poi tutto tornò come prima,
manca sempre un minuto ad un sorriso infinito…

In quei giorni sembrò andare tutto in maniera perfetta. Ed era questo che mi preoccupava. Era troppo perfetto per la mia vita.
Sabato e Domenica uscii con i miei amici. Ed ebbi la sensazione che Ryan si offese. Ma loro dicevano che volevano uscire con me e io glielo avevo promesso. Ryan mi incontrò un  paio di volte da sola con Jeremy.
Qualche giorno dopo scoprii che Ryan si frequentava con un’altra.
E poi, un giorno, mi disse che dovevamo parlare.
-Siamo troppo diversi, non funzionerebbe tra noi- mi sentii crollare il mondo addosso.
-Dimmi solo: Ti ha dato fastidio per Jeremy? O c’è qualcun’altra?-
-Innanzitutto mi ha dato fastidio per Jeremy, non mi piaceva quella situazione. E poi, c’è un’altra con cui mi trovo meglio che con te-
Ero distrutta, e non lo volevo ammettere. In classe continuai a dire che a me piaceva Jeremy.
Ma ero distrutta. E capii come si doveva essere sentito lui quando lo avevo lasciato. E più lo capivo, più mi distruggevo. Più ripensavo a tutti i miei errori e a quanto ero stata fredda con lui, più sentivo la mia anima sgretolarsi.

Qualche giorno dopo mi fidanzai con Jeremy. Lui sembrava tenerci a me, al mio compleanno mi regalò delle rose. Ma al mio compleanno io espressi anche un desiderio:

Ti prego Ryan, torna da me…

Ehiii, 

Si, lo so è un po' da stupidi pubblicare il quarto capitolo quando ci sono pochissime persone che ti seguono.
Però mi sentivo di fare così. Dunque, ringrazio ancora:
G e L
Teikinf
altraprospettiva
Lisa_sCreativity
__cannonball
Davvero grazieeeee :) <3
Baciiiii.
Carangel_

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Alice e il blu. ***


                                                                                   Alice e il blu.          

Un giorno venni a sapere che Ryan si era dispiaciuto del mio fidanzamento.
Non ci capii più nulla. Lasciai Jeremy. scrissi una lettera a Ryan. Passò una settimana.
E lui non mi rispose.

Un sabato lo incontrai, e con il piccolo aiutino di qualche cocktail gli dissi:
-Sei uno stronzo di merda- sembrò arrabbiarsi.
-Tu a me non lo puoi dire “Sei uno stronzo di merda”. Hai sbagliato tu. Tutto tu-
-Ti ho chiesto scusa-
-Non servono più a niente le tue scuse. E poi io frequento un’altra-
-Se io non ti avessi detto quelle cose ora staremo insieme. E’ questo che intendi?-
-Sì-
Silenzio.
-Io però voglio che rimaniamo amici-
Bugiardo. Lo dici solo per non farmi rimanere ancora più male. A te non importa nulla di me.
-Salutarsi in mezzo alla strada non significa essere amici ma conoscenti. Allora rimaniamo conoscenti?-.
Aspettò.
E poi annuì.
E in quel momento mi sentii morire dentro.

Goodbye mia dolce meraviglia io volo più in alto del blu.

Da allora non mi saluta più. E io lo vedo sempre più distante. E più lo vedo distante più mi manca.
A volte penso che non lo incontrerò mai più.
Eppure c’è sempre quella piccola e inutile speranza che un giorno lui ritorni da me.

Lei restò per sempre lì a guardare dalla finestra sola con un gatto blu 

Salvee <3

Lo so, sembra che questo sia l'ultimo capitolo, cioè, è l'ultimo capitolo, ma a questo punto ho deciso di scrivere un altro racconto (continuazione di questo) perchè la storia di Fiamma non può finire così. 
Spero che vi sia piaciuto :)
Bacissimiiii

Carangel_



Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Nuova vita. ***


                                                                                 Nuova Vita

 

Non so cosa successe il mese successivo, anzi, per essere più precisi non me lo ricordo.
Più che altro ricordo di essermi ubriacata un paio di volte… più di un paio di volte.

Poi un giorno mi svegliai e decisi che dovevo finirla di soffrire per quella storia. Presi il mio diario e lo bruciai. Lentamente. Pagina per pagina. E mi accorsi che era un po’ come bruciare la mia anima. E ne fui felicissima. Più quelle pagine morivano, più io incominciavo a vivere.
Raccolsi la cenere in una scatola e decisi che l’avrei sparsa da qualche parte. In un posto importante della mia vita.

Mare.

Io e il mare in effetti avevamo uno strano rapporto. Io non sapevo nuotare. Neanche restare a galla. Per questo motivo ero sempre l’unica idiota che in estate guardava gli altri che si divertivano nei punti dove non si toccava. Ma la cosa strana era che di imparare non avevo affatto voglia. Mi piaceva guardarlo da lontano. Oppure semplicemente immergerci i piedi dentro, camminare sul bagnasciuga. Mi bastava. Le cose belle si guardano da lontano, come faresti altrimenti ad ammirare la loro perfezione per intero?
Nonostante questo io il mare me lo sentivo dentro. Ci assomigliavamo anche un po’.
Eravamo uguali quando impazzivamo di felicità, il suo modo di far agitare le onde, di far innalzare i surfisti su di esse quasi fino a farli volare, era il mio modo di essere felice, travolgente che me lo si leggeva negli occhi.
Eravamo uguali quando ci alteravamo, piatti come specchi, ma al contrario degli specchi che riflettono le apparenze, noi riflettevamo la nostra strana interiorità, e se ci si guardava bene si vedevano tutte le creature marine che ci scombussolavano la pancia, tutto quel movimento che faceva capire che non eravamo calmi ma arrabbiatissimi come un toro davanti ad un telo rosso e svolazzante.
E chissà perché, la gente ci trattava allo stesso modo, nonostante affondasse completamente nella nostra vita, nelle nostre onde, ci lasciava dopo il tempo di un bagno e inoltre ci lasciava sporchi. Sporchi di loro. Potevi sentire il loro odore. Potevi sentire la loro presenza, vederla, percepirla. Noi speravamo sempre che rivenisse a ripulirci, eppure non tornava più. Mai più.

 E poi il mare è blu. E io amavo il blu.
Il cielo a cui lasciamo custodire con cura i nostri desideri è blu. I cancelli della mia scuola erano blu. La mia maglietta preferita era blu. I sogni sono blu.
La notte in cui dormii con Ryan era blu. Ma questo non avrei dovuto dirlo.

Ciaoo,
ci ho messo un po' di tempo lo so, infatti mi vorrei picchiare da sola >.<
comunque questa è una fase di passaggio per Fiamma, infatti in questo capitolo non succede nulla.
Lo so è piccolo, ma prometto che il prossimo sarà soddisfacente. Spero che i pochi che mi seguivano non mi abbiano abbandonato :)
Baciii

Carangel_

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


                                                                         

                                                                              Capitolo 7

- Allora, hai comprato il vestito per la festa di Audrey?- mi chiese Leila una sera
-Sì, però non sono sicura che vada bene…-
-Perché?- fece lei osservando una vetrina qualche metro più in la da noi
-Perché non vorrei sembrare troppo…io, con quel vestito- risposi abbastanza scoraggiata
-E che significa “troppo io”?-
-Ho sempre paura di essere…magari la più bruttina della festa- Leila mi fulminò con lo sguardo
-Smettila ora! Perché dovresti essere la “più bruttina della festa”?-
-Perché è così!-
-Sta’ zitta!-.
Parlavamo di quella festa dall’inizio dell’anno, perché Audrey conosceva tutte persone fighe. E noi, anzi io non ero per niente figa.
Qualcuno avrebbe riso di me, del mio vestito che mi avrebbe fatta sembrare grassa. Delle mie scarpe con il tacco, che non avevo ancora comprato. Dei miei stupidissimi capelli rossi. Del mio naso, che più che un naso sembrava una patata. Delle mie gambe doppie come tronchi. Dei miei occhi, sempre troppo sottili per i miei gusti. Del mio carattere insicuro, fragile e a tratti scontroso.

Io avrei riso di me. Ed era per questo che credevo che anche gli altri ridessero di me.

 

-Sembri una strega!- ridevano tutti, io ero seduta a terra, appoggiata con la schiena al muro.
Li guardavo uno ad uno.
-Non è vero! Non è vero!- urlai più che potevo.
-Ah giusto, tu SEI una strega- ridevano ancora, quei bastardi!
Cercavo di non piangere contraendo la bocca in una smorfia strana mentre i capelli lunghi e castani mi si appiccicavano su tutta la faccia completamente bagnata di coca cola.
Ma a nove anni non ne hai esattamente la forza.
Li vedevo sfocati, sempre di più.
Uno di loro mi si avvicinò –TU sei una strega, una bruttissima strega!Non vedi quanto sei brutta?!Faresti meglio ad andartene, noi qui non ti vogliamo!-
Mi alzai a fatica, tutti mi osservavano attentamente, mi avviai verso casa. Li odiavo. Odiavo tutti.

 

Mi guardai nello specchio, con quel ridicolo vestito, assomigliavo ad una bomboniera e i miei 52 kili si notavano in tutta la loro interezza, o grassezza.
Mi stesi sul letto. Avevo bisogno di dormire.

 

Sembrava che stessi sprofondando. Mi sentivo come se fossi caduta in una buca profondissima, dall’apertura  si scorgeva la luce. Era quasi accecante, eppure io non riuscivo a raggiungerla, saltavo, cercavo di aggrapparmi alle pareti di terra di quella maledetta fossa, urlavo, cercavo di far casino battendo mani e piedi per terra. Ma nessuno sembrava sentirmi, o accorgersi della mia assenza. Ryan mi guardava da lassù. Ma non faceva nulla. Mi guardava. E basta. A volte avevo quasi la sensazione di essere trasparente perché qualunque cosa facessi lui rimaneva nella stessa posizione, impassibile. Incominciai ad urlare il suo nome. Si alzò e se ne andò. Urlai ancora. Lo implorai di tornare indietro a salvarmi. Era andato via. Ma continuai a chiamarlo con tutto il fiato che avevo finchè non mi sentii svenire. E tutto si fece buio.

 Mi svegliai di scatto. Scesi dal letto. C’era qualcosa nella mia gola. Voleva uscire. Corsi in bagno e e mi aggrappai al gabinetto.
Vomitai.
Era la prima volta che mi succedeva una cosa del genere, e mi spaventai.
Restai immobile lì per qualche minuto, senza pensare a nulla.
Poi mi alzai e mi sciacquai la bocca.

 

Il giorno dopo telefonai Rossella
-Ehi Ross!Come stai con i  preparativi per la festa di Audrey?-
-Questo pomeriggio scendo, pensa che devo ancora comprarmi un vestito! Se vuoi vieni assieme a me-
-Certo! A me mancano le scarpe-
- Ci vediamo verso le sei davanti al duomo allora-
-Perfetto- dissi sorridendo come se lei mi potesse vedere.

 Entrammo in vari negozi prima che Ross optasse per un vestitino pieno di rushes rosa evidenziatore, poi ci dirigemmo al negozio di scarpe. Non avevo mai portato tacchi. Non che non mi piacessero, ma mi sentivo ridicola ad uscire il sabato con certe scarpe. Preferivo ammirarle agli altri. Inoltre a me sarebbero state malissimo con il piede piccolissimo che mi ritrovavo.
Lì ce ne erano tantissime, per fortuna però ne trovai subito un paio perfette.

-Fiamma?- mi richiamò Ross dopo un po’ che camminavamo
-Cosa c’è?-
-Ti vedo…strana-
-Chi io?- la guardai per un secondo –Sì forse…-
-C’è qualcosa che ti preoccupa?…cioè a volte sembra che…ti sia appena fumata una canna-
Scoppiai in una sonora risata –Ma stai da fuori! No, io non fumo neanche sigarette lo sai benissimo, solo che…mi preoccupa la festa- lei annuì
-Lo sai che più ci penso più mi agito anche io?-
Quella frase mi rasserenò, allora non ero l’unica cretina che si sentiva in quel modo.

 

Quella notte sognai di conoscere un ragazzo alla festa, e sembrò così vero che mi parve persino di sentire le sue labbra sulle mie ad un certo punto.
Quando mi svegliai mi ritrovai a pregare per far sì che quel sogno si avverasse.
E dopo un po’ mi vergognai anche di aver espresso quello stupidissimo pensiero.

Salveee a tuttiii :3
Questo capitolo è orrendo >.< ma tralasciamo questo dettaglio. Come avrete visto ho cambiato il modo di nominare i capitoli per evidenziare ancora di più il distacco da quelli precedenti. Secondo voi è stupido? Anche perchè io sono una frana nel mettere titoli :c
Fatemi sapere i vostri pareri, ci conto c:
Baciii

Carangel_

.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


                                                                                  Capitolo 8

Il giorno della festa arrivò presto. Prima del previsto. Un miliardo di domande mi si affollava dentro la testa.
Sarei caduta su quei maledetti tacchi?
Avrei fatto una delle mie figure del cavolo?
Mi sarei annoiata su un divanetto con uno stupido drink sicuramente analcolico in mano?
Sarei riuscita a ballare?
E soprattutto:
Avrei conosciuto qualcuno di abbastanza interessante (preferibilmente maschio) da scambiarci una lunga chiacchierata…e magari anche i numeri di telefono?

Incontrai Leila e prendemmo il pullman. Naturalmente la cosa sembrò abbastanza surreale:
Due ragazze vestite e truccate come se avessero appena sfilato su un red carpet aspettavano alla fermata un pullman abbastanza sudicio contenente un autista compassato e un’anziana signora che le guardava sospettosa.
Durante tutto il tragitto io e Leila scherzammo su cosa sarebbe potuto accadere quella sera, convinte che qualcosa sarebbe successa.
Quando arrivammo ,dopo esserci fatte un bel po’ di coraggio, andammo dritte a salutare la festeggiata e poi ci sedemmo assieme ai ragazzi della classe in un angolino del terrazzo del locale. Parlammo fra di noi, scherzammo. Ogni tanto mi guardavo intorno.

Perché spero sempre che ci sia da qualche parte LUI che mi guarda?

.

Era un bel posto, circondato dalla spiaggia. Lo aveva detto Audrey a scuola

 -Sarà sul mare! Perché mi piace un sacco quel posto! Vi giuro non vedo l’ora- dice Audrey con un sorriso smagliante stampato sul volto.
Mi giro verso Leila –Immagina: a piedi nudi sulla sabbia, con i tacchi in una mano e una birra dall’altra, in compagnia di un figo. Vi sedete e incominciate a sclerare e a baciarvi- lei ride 
-Sarebbe stupendo-.

 
Non c’erano così tante persone come ci aspettavamo, erano più che altro coppiette.
John se ne stava vicino a me su una sedia
–Allora quand’è che farai anche tu la festa?- lui scrollò le spalle
-Credo che non la farò, insomma io sarò a Londra quei giorni!-
Leila intervenne -Festeggerai lì?!Ma è stupendo!-
-Beh diciamo…non festeggerò proprio…-
Lo guardavo stupefatta, io avrei dato qualsiasi cosa per festeggiare il mio compleanno (soprattutto il diciottesimo compleanno) a Londra. –Come vorrei essere al tuo posto!-
Lui mi fece un sorrisino enigmatico –Guarda che sono io che vorrei essere al tuo posto. I sedici e i diciassette sono gli anni più belli della tua vita. Goditeli finchè puoi.-
-E’ vero…-disse Leila pensierosa.

Come faccio a godermeli?!  Dopo tutto quello che è successo? LUI sarà passato avanti, magari ora sarà innamorato di qualcun’altra. Ma perché io invece non ci riesco? Eppure ci siamo frequentati pochissimo! Perchè ogni maledettissima sera penso solo e soltanto a LUI?

Dopo aver mangiato qualcosa io, Leila e qualche altro spostato decidemmo di andare in spiaggia.
Io e Leila ci togliemmo i tacchi –Hai visto, è quasi come avevi detto tu, tacchi in una mano e piedi nudi sulla sabbia…- sospirai e guardai verso il mare ormai nero pece –Beh, manca la parte più importante: Birra e…- Leila mi interruppe prima che finissi la frase –Sarebbero venuti vero?Intendo…se stavamo ancora assieme a loro ora…saremmo stati in quattro qui- annuii e chiusi per un secondo gli occhi.

Perché mi faceva ancora così male?

-E’ strano, io ora incomincio a ricordarmi più cose di quella sera- la guardai –Tipo?-
-Ricordi che io non ricordavo come ci baciammo la prima volta?- annuii ancora
-Beh ora sì-
-Io invece più vado avanti più vedo sfocati tutti i momenti passati assieme a lui. Come se non fosse mai successo nulla-.
Un qualcosa di bagnato mi cadde su una guancia

Non è possibile! Sto piangendo?! Per lui!

Ancora un’altra. Sempre di più. Mi girai verso Leila
-Non ci credo- disse lei esterrefatta –Merda! Sta piovendo!- la guardai e incominciai a ridere in maniera isterica.

Allora era solo pioggia!

Iniziammo a correre verso il locale seguite dagli altri ragazzi.
Quella sera ci divertimmo discretamente. No, non incontrammo nessuno di interessante, ma ci divertimmo lo stesso.

 

Il giorno seguente io e Leila scendemmo in piazza.
-Come mai non è sceso più nessuno?-
-Si scocciavano, è brutto tempo- disse osservando il cielo
Ci avviammo nella villa. Sembrava che tutti andassero lì dentro il sabato.
-Ieri John mi ha fatto pensare molto Fiamma- la guardai –In effetti, è stato strano sentirlo parlare in quel modo-.
-Quello che è successo in gita, ce lo dobbiamo buttare alle spalle. Cioè la dobbiamo pensare come un’esperienza, una bellissima esperienza, ma la dobbiamo finire di pensare che avrebbe potuto proseguire. Ora dobbiamo dolo divertirci. Dobbiamo poter raccontare qualcosa di questi nostri anni a chi ci chiederà della nostra vita adolescenziale. Per esempio, tu cosa rispondi se ti chiedo com’è andato l’anno scorso?-
Ci pensai su -Che è andato in modo…un po’ palloso, cioè vita di sempre…-
-Ecco, e secondo te non stiamo buttando gli anni più belli all’aria? Questo è il tempo di divertirsi, perché dopo verranno le responsabilità!-
Annuii -Allora incominciamo! Da oggi sarà tutto diverso! A proposito hai sentito che vogliono fare una rimpatriata i ragazzi delle medie?-
-Sì, sarà una palla!-
-Infatti-
Leila mi guardò con un sorrisino –Ma noi ci andiamo lo stesso perché…- non finì neanche la frase che io la continuai
-Perché appena finita la pizza ci imbuchiamo in un locale e beviamo come spugne!-
Leila rise –Ecco! Lo vedi che quando vuoi capisci?! Brava Fiamma!-

 

Cazzo Fiamma basta stare a depressione per uno che neanche ti caga! Ora ti devi solo divertire!

Ciaoooo a tuttiii :3

Oddio questi due ultimi capitoli fanno davvero schifo >.<
Sono proprio a depressione! Per favore fatemi qualche recensioneeee, voglio sapere se la storia sta prendendo una brutta piega e se dovrei migliorare qualcosa. Ditemi tutto quello che volete, ma vi prego recensite *-*
Detto questo, scappo via (sto pensando di pubblicare una nuova storia, in realtà l'ho già scritta, ma non trovo il coraggio, vi sembra normale?! @.@ )
Bacissimiiii *smack*

Carangel_

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1884065