Life

di Mixim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ci credevo ***
Capitolo 2: *** Il perdono ***
Capitolo 3: *** Maicol ***
Capitolo 4: *** La fine ***
Capitolo 5: *** Ricordi ***
Capitolo 6: *** E adesso? ***
Capitolo 7: *** Lo voglio ***
Capitolo 8: *** Sono qui e non me ne vado ***
Capitolo 9: *** Sola ***



Capitolo 1
*** Ci credevo ***


Life

Capitolo 1

Mi ricordo ancora bene quanto stetti male la prima volta che mi lasciò. Sembrava che il mondo avesse deciso di voltarmi le spalle in un attimo, tutto mi crollava addosso.
Ricordo il pianto disperato, irriducibile come la morsa con cui costringevo il cuscino alla bocca per evitare che mia nonna al piano di sotto sentisse i miei urli disperati.
Stavamo insieme da sei mesi e già mi aveva messo le prime corna con Vicki, la ragazza a cui aveva sbavato dietro per anni e che aveva deciso di concedergli un bacio proprio mentre lui stava con me. Dopo sei mesi ci eravamo già detti “ti amo” da tempo, forse troppo presto, ma con sincerità. Lo avevamo già fatto, sicuramente troppo presto, ma con amore. Avevo già preso una “pillola del giorno dopo”, avevo già conosciuto i suoi e mi ero già affezionata moltissimo a suo fratello Alex di undici anni.
Pensavo che non sarebbe mai tornato con me e invece, dopo una settimana precisa, riapparse sotto casa mia dicendo di aver sbagliato.
Cosa poteva fare una cretina come me, che non sapeva prevedere il futuro e che aveva talmente sofferto la lontananza del suo amore da essere in grado di fare tutto pur di riaverlo?
Lo ripresi con me, senza “se” e senza “ma”, per me era come se non fosse successo niente, il mio amore era con me e tutto sarebbe andato bene.
Dopo quel giorno ci furono altri otto mesi di pura felicità, io e lui, tutto ciò di cui avevamo bisogno. Casa mia ormai era come se fosse sua e lo stesso valeva per casa sua dove ormai ero riconosciuta come membro ufficiale. Mi portavano con loro ovunque: alle cene con i loro amici, alle gite che facevano, in piscina, a fare compere.. ovunque.
Alex mi raccontava in continuazione i pettegolezzi della sua scuola e delle ragazzine che gli piacevano e io non potevo fare a meno di ascoltarlo con tenerezza e poi stringerlo in un abbraccio lunghissimo.
Sua madre ebbe delle difficoltà ad accettarmi, Charlie non aveva mai avuto una storia che fosse durata più di un mese e il fatto che fosse stato così tanto con me la ingelosiva, ma presto i rapporti si sanarono grazie ad una collaborazione o meglio una coalizione contro Victor, il migliore amico di Charlie, che non faceva altro che mandarlo in una via sbagliata, con amicizie sbagliate, un poco di buono che se la prendeva con me dicendomi che ero una puttana senza un motivo, dato che ci eravamo incontrati tre volte al massimo.
Arrivò anche il giorno del nostro anniversario.
Era il compleanno di sua cugina, nonché una delle mie migliori amiche.
Una serata movimentata dal fumo, alcool, cazzotti contro gli alberi, sesso e musica. Ma il momento della torta era d’obbligo e ricorreva una religiosa serietà.
Leah sorrideva con tenerezza mentre i suoi invitati la circondavano cantandole “tanti auguri a te!”
La torta illuminata dalle 15 candeline era a forma del basso del suo musicista preferito e non poteva fare a meno di fissarla con gli occhi lucidi.
Spense le candeline esprimendo un desiderio e con grazia divise il basso in fette accertandosi che la parte con la stella finisse tra le sue fauci.
Ci stavamo allontanando dal tavolo con i piattini di plastica colmi di torta tra le mani quando la nostra canzone risuonò nell’aria.
Mi girai verso il tavolo dove le casse sparavano la canzone mia e di Charlie, stupita guardai Leah sapendo che odiava quella canzone, ma lei con un sorriso mi indicò con gli occhi Charlie che rosso come un peperone veniva verso di me.
Mi prese per le mani e mi portò al centro della sala urlando: “Venite tutti qui devo fare un annuncio”
Una volta assicurato che tutti gli invitati fossero attorno a noi e attenti, iniziò a parlare.
“Oggi non è solo il compleanno di Leah” disse guardando gli altri uno ad uno negli occhi “oggi è anche una ricorrenza speciale” continuò “un anno fa, proprio qui, ho avuto il grande onore di fidanzarmi con una persona speciale che amo e con la quale ho passato l’anno più bello della mia vita” smise di guardare gli altri per fissare i suoi occhi sui miei con dolcezza e intensità. Non mollava i miei occhi e io, sconcertata, non potevo che continuare a fissarlo in attesa di capire dove volesse andare a parare.
Si inginocchiò ai miei piedi non riuscendo a trattenere una risata di imbarazzo. Le sue gambe tremavano con dolcezza e le sue guance diventarono rosse non ostante avesse una pelle olivastra che solitamente nascondeva il rossore.
Mi guardò sorridendo e mi porse una scatolina rossa e bianca. Aprendola rimasi impietrita nello scoprire un anello d’argento impreziosito da cinque pietrine luccicanti.
Lo guardai con gli occhi lucidi e la bocca spalancata come se stesse per dire un fiume di parole, ma non dissi niente, non ci riuscivo.
Come sempre capì i miei pensieri, ero un libro aperto per lui come lui lo era per me, e si rialzò, mi disse “ti amo” come se fosse un segreto tra me e lui e mi baciò delicatamente.
Fuggimmo dagli applausi degli invitati e andammo in un angolino del giardino dove mi diede una bustina rossa nella quale c’erano scritte poche parole, ma che bastarono a farmi piangere.
Mi abbracciò sorridendo e baciandomi la testa. Sprofondavo il viso nel suo petto caldo, inspirando il suo profumo mentre sentivo le sue labbra morbide appoggiarsi ai miei capelli e il suo respiro caldo calmava le mie lacrime. Tutto di lui mi calmava. Ma soprattutto il pensiero che non se ne sarebbe mai andato da me, come aveva promesso nel bigliettino.
Che illusa che ero..

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Capitolo 2
*** Il perdono ***


Capitolo 2

Il perdono

La seconda volta che mi lasciò, lo fece di persona, come la terza e la quarta volta.
Non mi ricordo neppure quando accaddero le altre volte e non ne ricordo i motivi.
Mi ricordo solamente un senso d’ansia che mi rincorreva nei giorni precedenti e la voglia di scappare da tutto quel marasma.
Anzi.. mi ricordo perché ci lasciammo la quarta volta.
Era già qualche tempo che lo sentivo distante. Il nostro rapporto stava crollando e ce ne rendevamo conto entrambi, ma lui non aveva il coraggio di tagliare i rapporti e io lo amavo al punto da sperare che fosse solo una mia impressione e che lui in realtà non si stesse distaccando da me.
Non ne capivo il motivo. Passavamo da giorni di felicità pura a giorni che il solo pensiero di stare insieme ci veniva da piangere come se fossimo obbligati a stare insieme. Ed è proprio in quei giorni che inizi a chiederti “Perché?”. Insomma, avevamo io sedici e lui diciassette anni, chi ce lo faceva fare di stare con una persona con la quale non si aveva voglia di stare? Ma ogni volta che ci rivedevamo trovavamo negli occhi e nei gesti dell’altro il motivo per cui ci amavamo e questo ci faceva restare uniti. Era come una morsa dalla quale più riuscivamo a liberarci e più volevamo tornarci dentro. Una dipendenza fatale. Un amore folle e troppo giovane.
Ci dicevamo spesso che eravamo stati sfortunati a trovare l’amore della nostra vita così giovani e ci ripetevamo che qualsiasi cosa sarebbe successa in un futuro ci saremmo rincontrati e avremmo costruito una famiglia insieme, ma anche nei momenti di crisi ci sembrava assurdo pensare che ci saremmo lasciati.
Quell’ amore, quelle giornate invernali dove sotto le coperte ci riempivamo di carezze e di attenzioni, le serate al telefono, le ricreazioni a scuola, gli incontri in bagno ci facevano credere che insieme avremmo superato tutti gli ostacoli.
Mi aveva illuso che i nemici sarebbero venuti solo dall’esterno ed invece il nostro peggior nemico era uno di noi due.
Ci stavamo per lasciare una quarta volta. Le litigate aumentavano e gli argomenti di discussione divenivano sempre più banali, smettemmo di raccontarci molte cose, smettemmo di comunicare.
La sera precedente mi disse che non meritava di stare con me perché non mi aveva sempre trattata come avrei meritato e da lì capii.
Ci vedemmo il giorno successivo a casa sua. La primavera era alle porte e nel suo giardino iniziavano a fiorire tutte le piante per cui sui madre aveva prestato tanta attenzione nei periodi freddi. Alex iniziava a provare ad andare in monociclo nel giardino prestando la massima attenzione a non calpestare i fiori cadendo.
Feci la discesa di casa sua in silenzio. Erano quasi due giorni che ripetevo nella mia mente cosa avrei dovuto fare. Quando arrivai davanti al cancello lo aprii e Alex mi comparì davanti in monociclo, ma per salutarmi mi cadde addosso facendoci rotolare a terra entrambi. Stavamo bene entrambi. Mi guardò preoccupato, ma quando vide che stavo bene e sorridevo scoppiò in una chiassosa risata e così non potei che seguirlo scoppiando a ridere anche io.
Charlie era sul terrazzo e ci sentì. Venne da noi non capendo il perché quel cretino di suo fratello e quella cretina della sua ragazza fossero “a quattro di spade” sul giardino ridendo.
“Alex! Mix! Ma vi siete ammattiti del tutto?”
mi tese la mano per tirarmi su, ma Alex gliel’afferrò prima di me e lo tirò giù. Mi cadde sopra. Aveva appena fumato, sentivo il suo respiro sulla mia bocca e questo portò via tutta la rabbia che c’era in me. Sentire il suo petto sul mio, il suo respiro lento, il battito calmo del suo cuore mentre la sue labbra si aprivano in un sorriso. Era mio e non mi importava cosa avesse fatto, volevo averlo affianco a me per sempre.
Andammo in camera sua. Sapevamo entrambi perché quel giorno fossi andata da lui, ma eravamo entrambi spaventati ad entrare nel discorso.
Bighellonammo un po’ al computer. Giocammo alla nostra partita di Minecraft e ci preparammo due drum.
Ero felice di essere con lui, ma dall’altra parte volevo sapere cosa avesse fatto, anche se, nella mia mente, già sapevo.
Aprì la finestra per andare in terrazzo. Presi la mia sigaretta e mentre camminavo lenta verso il terrazzo chiesi “Quante?”
Appoggiò le braccia sul balcone e io mi sedetti sulla bellissima sedia blu acqua sfasciata che, non so perché, era quella più comoda.
Lo sentii ridacchiare “Non ha senso questa conversazione, lo sai” rispose alzando gli occhi al cielo e voltandosi verso di me, senza guardarmi.
“Quante?” ribadii guardandolo con tranquillità. Non aveva senso che fossi così calma, perché lo ero? Come potevo non essere arrabbiata neanche un po’? Ah già .. perché lo avevo sempre saputo.
“è più complicato di così” smise di sorridere e fece un lungo tiro, come se volesse perdere tempo.
“Allora spiegami, sono qui per questo” gli sorrisi per rincuorarlo.
“Sei” disse buttando fuori il fumo denso, come se avesse fatto un lungo sospiro dopo essersi liberato da quel peso enorme.
“Bacio o scopata?” Fissai le case in lontananza per non far vedere che i miei occhi stavano diventando lucidi. Lo aveva fatto. Lo aveva fatto veramente.
“Bacio” lo guardai con la coda dell’occhio per assicurarmi che non stesse mentendo. Mi guardò implorante e quando tornai a fissare il vuoto, abbassò lo sguardo.
“Più di una volta con la stessa?” sembrerà stupido, ma era la domanda più importante.
“No, mai” la risposta mi tolse un peso dal cuore. Sarò stupida, ma la mia più grande preoccupazione era quella che avesse avuto una relazione con un'altra e le sue parole mi tranquillizzarono.
Lui era lì ad aspettarsi non so quale folle sclerata, ma io non riuscivo a dire niente.
Avevo smesso di fissare le case lontane. Guardavo il vuoto e da esso venni divorata. Sentivo i miei pensieri sovrapporsi. Il mio odio, il dolore, la frustrazione, la vergogna, ma uno vinse su tutti: l’amore.
Lo guardavo cercando di dare al mio volto una nota di dissenso, ma non ci riuscivo.
Più lo guardavo e più avevo voglia di abbracciarlo dirgli che non era successo niente.
Mi alzai buttando la sigaretta tra la siepe.
Entrai in camera sua e mi gettai sul suo letto disfatto, appoggiai le spalle al muro e mi misi a sventolare pensierosa la bandiera dell’Inter gigantesca appesa sulla parete del letto.
Era caldo e quello sventolare mi portava un po’ di aria fresca sul viso.
Mi guardai intorno cercando di trovare qualcosa che mi avrebbe potuto distrarre da quei pensieri. Da quelle immagini che la mia testa riusciva a produrre fedelmente non ostante non le avesse mai viste. Lui che bacia altre ragazze.
I miei occhi si posarono sul calendario che gli avevo regalato per l’anniversario.
La foto di noi due che ci baciavamo ad un tratto sovrastò tutte le altre. Lui mi amava e io amavo lui. Non mi serviva sapere altro.
“Non ti merito”
Charlie silenziosamente era rientrato nella sua stanza e stava appoggiato alla finestra poco distante dal letto. La sua voce mi fece trasalire dai mille pensieri e mi sentii sollevata da questo.
Mi voltai di scatto verso di lui e subito abbassò lo sguardo sapendo che era il momento degli strilli.
Mi misi in ginocchio sul letto con la mano alzata.
Non alzò lo sguardo e non provò a fermarmi ed io mi gettai tra le sue braccia.
Lo abbracciai.
Lo strinsi a me coraggiosamente e respirai forte il suo profumo.
“ Non ti m…”
“Sssh” lo zittii. Non era il momento. Volevo solo abbracciarlo e sentire che era mio.
Allentai l’abbraccio e lui poggiò il suo sguardo sui miei occhi. Gli sorrisi dolcemente.
“Ti amo” le sue parole fecero breccia nel mio cuore e le lacrime attraversarono silenziose il mio viso.
“Ti amo anche io” risposi tra i singhiozzi.
Che stupida che ero…

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Capitolo 3
*** Maicol ***


Capitolo 3

Maicol

Dopo quella discussione, dopo che la sua coscienza era stata ripulita da quei segreti logoranti, i suoi dubbi non svanirono. Rimase distante.
Continuava a ripetermi che non aveva senso il fatto che dopo una cosa del genere stessimo ancora insieme, dato che i rapporti dovrebbero basarsi sulla fiducia e lui aveva tradito la mia troppe volte.
Non ostante non lo avessi lasciato e non ostante lo amassi ancora alla follia, mi sentivo straziata dai miei pensieri e dalle sue parole.
Mi amava, ne ero certa, ma non mi capacitavo del fatto che ogni volta che mi tradiva poi avesse avuto il coraggio di venire da me, sorridente, come se non fosse successo nulla e di baciarmi come se non avesse baciato nessun’altra.
Intanto continuavo a parlare con Maicol.
Maicol era un amico di Charlie che mi era sempre piaciuto.
Il primo giorno delle superiori lo vidi scendere la scale e rimasi rapita da quel sorriso sghembo.
Non avevo idea di chi fosse.
Scoprii poi che andava in classe con Charlie e che era fidanzato da due anni con Giun.
Così uscì presto dalla mia testa.
Mi fidanzai con Charlie e smisi di pensare a quel sorriso.
Arrivarono poi i giorni dell’occupazione. Passavamo tutta la giornata a scuola e c’era anche lui.
Dopo due anni di fidanzamento lei scoprì che Maicol l’aveva tradita innumerevoli volte, ma lui non si era limitato ai baci. Così prese la decisione giusta. Lo lasciò non appena iniziò ad uscire con un altro.
Per quanto Maicol fosse il capo degli stronzi ci stava male.
Stava spesso con me e Charlie e così rinacque in me dell’interesse.
Ne Charlie ne Maicol lo sapevano. Non lo sapeva nessuno. Era una cosa della quale mi vergognavo molto.
Quando Charlie mi lasciò la seconda volta, Maicol mi scrisse.
E da quei messaggi innocenti nacque un putiferio.
Iniziammo a parlare di sesso e lui mise in chiaro che, dopo tutto quel tempo con Giun, non voleva storie, ma solo divertirsi.
Passò una settimana precisa, io e Charlie tornammo insieme e ben presto scoprì dei messaggi.
Sentendosi tradito da un amico caro corse in classe sua e gli fece una scenata.
Ma io e Maicol continuammo a sentirci in segreto.
Non parlavamo più delle stesse cose, ma mi piaceva chiacchierare con lui.
Quando Charlie mi aveva lasciata mi stette molto vicino e se non sofrii fu solo merito suo.
Ogni volta che Charlie mi lasciava mi sentivo con Maicol. Era il classico stronzo che ti attrae alla follia. Ogni volta chiariva che lui voleva solo scopare e non storie serie e io gli facevo credere di volere lo stesso.
Uscimmo insieme un paio di volte, ma non successe niente. Nella mia testa c’era solo Charlie.
Eppure Maicol, non ostante non volessi, era come una costante della mia vita. Era un qualcosa che magicamente riusciva a farmi stare bene.
Più parlavo con lui e più in me qualcosa nasceva a dispetto della sua stronzaggine.
Sapevo che con lui non sarebbe mai nato niente, ma il modo in cui mi faceva sentire parlare con lui era quasi una dipendenza.
Parlare con lui mi rendeva felice.
Charlie mi lasciava e dopo una settimana tornava, ogni volta, invece Maicol non se ne andava mai.
più il tempo passava e più sentivo il bisogno di stargli accanto
Che ingenua che ero…

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Capitolo 4
*** La fine ***


Capitolo 4

La fine

Sentii il mondo cadermi addosso e mi sentii in colpa.
Erano già varie ricreazioni che Charlie preferiva stare con i suoi amici piuttosto che con me.
Lo attribuii al fatto che fosse molto preso dal nuovo gruppo e che preferisse momentaneamente stare con gli altri componenti della band.
Fumavo nel cortile della scuola con le amiche. Le sentivo chiacchierare, ma era impossibile prestare loro attenzione.
Cercavo lui.
Stavo in punta di piedi cercando di scorgere i suoi capelli neri in lontananza.
Lo fissavo.
Osservavo i suoi movimenti e, ogni giorno di più, mi rendevo conto che lo conoscevo bene a tal punto da sapere il significato di ogni suo gesto.
Lo vedevo ridere e scoppiavo a ridere anche io. Mi sentivo accanto a lui anche se eravamo divisi da almeno cinque macchine.
Ma quel giorno fu diverso.
Jeson e Alan non c’erano e Charlie vagava tra le macchine cercando qualcuno.
Credevo che stesse cercando me e così quando i suoi occhi si posarono incerti su di me gli sorrisi e gli andai incontro.
“Amore!” gli dissi saltellandogli accanto
“Dov’è Ted?” guardava lontano
“emm.. Ted? Non lo so” i miei piedi smisero di saltellare e delusa mi appoggiai alla macchina rossa del prof Cricchi.
C’era il sole e la sua pelle olivastra faceva contrasto con la mia che, al contrario, era diafana.
Gli accarezzai il braccio e i suoi occhi cercarono i miei.
Gli sorrisi e lui ricambiò. Era bellissimo quando sorrideva. I suoi occhi a mandorla diventavano due fessure.
Mi baciò.
I suoi occhi neri fissavano i miei altrettanto scuri come se cercassero di memorizzarli alla perfezione.
Non capii e lo guardai perplessa.
Mi accarezzò i capelli lentamente e lo vidi sorridere nel trovare una ciocca più chiara delle altre, quasi arancione.
Perché tutte quelle attenzioni? Non riuscivo a capire perché mi guardasse con occhi nostalgici.
“Chalieeee!!!”
Ted era arrivato di corsa portandosi dietro Maicol.
Quasi mi spaventai nel vederlo. Non ci salutavamo mai a scuola. Charlie non doveva sapere che ci conoscevamo meglio di quanto credesse.
Charlie se ne andò senza neppure salutarmi.
Parlarono per poco, dopo di che Charlie si allontanò sorridendogli.
La ricreazione era ancora lunga, ma Charlie non stette con me.
Lo vedevo girovagare parlando qua e là con persone che conosceva. D’altronde un ragazzo socievole come lui conosceva tutti. Ero sempre stata io la timida dei due.
Mi arrabbiai.
Cazzo per una volta che potevamo stare insieme a ricreazione! Perché non stava con me? Perché preferiva vagare a cazzo per i cortile a salutare anche persone che gli stavano sul cazzo?
Mi invase un brutto presentimento. Lo conoscevo e sapevo il significato di quel comportamento.
Suonò la campanella e tornammo in classe.
Quando mi sedetti sul banco David mi si sedette accanto, come suo solito, e mi abbracciò. Quell’abbraccio mi fece iniziare a piangere senza motivo. Qualcosa dentro di me mi diceva che stava per succedere qualcosa, ma la parte conscia di me non sapeva spiegarsi cosa.
“Vieni in bagno” scrissi a Charlie.
“Ci sono” mi rispose dopo pochi minuti.
Lo raggiunsi.
Era chiuso nello squallido bagno dei maschi e stava fumando.
Entrai con lui.
L’odore del fumo pervase il bagno e pregai che le bidelle non arrivassero.
Fece un tiro.
Osservai il modo nel quale quelle labbra fine si chiudevano attorno al filtro, mentre il suo petto si gonfiava nascosto dalla maglietta nera che gli avevano regalato i suoi qualche giorno prima.
Charlie non era molto muscoloso, per quanto avrebbe voluto esserlo, ma aveva un bel fisico.
Era alto e snello. L’unico difetto era il naso grande, ma a me aveva sempre fatto impazzire.
Vide sul mio viso il segno di una lacrima appena asciugata e i suoi occhi si spensero.
Non erano più di quel nero brillante. Divennero quasi grigi.
Si rese conto che avevo capito che si stava distaccando e così, per difendersi, alzò un muro invisibile tra di noi.
“Cosa c’è ora?” le sue parole gelide mi trafissero.
“Sei distante” alzai la testa verso il soffitto per impedire alle lacrime di scendere.
“Perché non sono stato a ricreazione con te?” la sua voce era scocciata e quasi ghignò per il disprezzo.
“Anche” ignorai il ghigno e gli presi la sigaretta dalle mani per fare un lungo tiro.
“Sei la solita melodrammatica!” era bravo a rigirare la frittata.
“Charlie non è solo per quello” mi feci coraggio e lo guardai negli occhi.
Mi strappò la sigaretta dalle mani, fece un tiro e la getto nel cesso.
“Fai i drammi per ogni cazzata” aprì la porta e si avviò verso classe sua.
Lo rincorsi afferrandolo faticosamente per un braccio. Era più forte di me, ma impuntai i piedi cercando di fermarlo.
Lo abbracciai e si fermò.
“Lasciami solo. Devo pensare”.
Tornammo ognuno nella propria classe.
Mi morsi la lingua. Forse aveva ragione. Esageravo. Ma lo sentivo distante e ne avevo paura.
Ci incontrammo alla fermata del pullman.
Tenevo gli occhi bassi mentre, lentamente, mi avvicinavo a lui.
“Non ce la faccio più. Voglio stare solo per un po’” Sapevo cosa intendeva quando diceva quelle cose. Stava per lasciarmi.
Non parlai.
“Non funziona più” disse piano.
Arrivò il pullman e salì.
Alzai gli occhi solo per vederlo andare via da me, sapendo che era solo questione di tempo.
Mi chiamò la sera stessa.
Parlammo del più e del meno per un po’.
“Facciamo che basta con i convenevoli?” disse.
“Uffa mi piacciono tanto” risposi ridacchiando.
“Seriamente”
“Va bene” tornai seria.
“Ti lascio per tre motivi” iniziò diretto “Il primo è che non provo più i sentimenti di prima. Stiamo insieme da tanto e io non mi sento pronto ad avere una storia così importante alla nostra età”
Se ne era reso conto dopo un anno ammezzo che stavamo insieme? Fece una pausa, ma non parlai.
“Il secondo è perché non siamo fatti per stare insieme. Per esempio: se siamo in un posto sperduto e non sappiamo come tornare a casa, io mi diverto ad arrangiarmi, tu invece chiameresti qualcuno per sentire se ci possano venire a prendere”
Mi chiesi seriamente se avesse bevuto. Ma che cazzo di esempio era? Era diventato scemo?
“Ho fatto un esempio stupido, ma hai capito, no?”
“Si si, ho capito” risposi bugiarda. Volevo sapere il resto.
“Il terzo motivo non te lo dico” disse frettoloso.
“Come no? Allora non dovevi dirmi che c’era un terzo motivo! Ho il diritto di saperlo”
“Mixim non ti serve a niente saperlo” disse sconsolato, ma sentivo in lui la voglia di togliersi quel peso di dosso.
“Charlie, dimmelo” dissi decisa e con voce tranquilla. Col tempo avevo imparato che era quello l’unico tono con cui potevo estorcergli confessioni.
“Mi piace un'altra” ammise.
Lo sconforto mi pervase. Non riuscivo a parlare. Si alternavano in me momenti di rabbia a momenti di disperazione e non sapevo a quale parte di me dare ragione.
“Chi?” riuscii finalmente a sussurrare.
“Non la conosci. Fa il quinto a scuola nostra. Non ho possibilità con lei. È bellissima” disse con voce invaghita.
“È bellissima?!?!? E a me che cazzo me ne frega sapere che è bellissima?!?! Stronzo! Cazzo Charlie mi hai appena lasciata e mi vieni a dire che questa è bellissima?!?! Ma vaffanculo!!” esplosi. Gli urlai attraverso la cornetta. Il mio cuore si era rotto in mille pezzi. Non avevo più niente da perdere e tra i singhiozzi urlai più che potevo.
“Mixim ma allora spiegami che cazzo vuoi! Vuoi sapere di lei e appena ti dico qualcosa ti incazzi?!”
“Ma che cazzo, Charlie!!! Non mi importava sapere che era bellissima!!!”
La conversazione continuò tra momenti di rabbia e di pianto. Ero esausta e chiudemmo presto la telefonata.
Il giorno dopo arrivai a scuola. Gli occhi erano rossi e gonfi e il fondotinta non era riuscito a coprire i capillari che, sotto gli occhi, si erano rotti a causa del pianto.
Non parlai per quasi tutta la mattinata.
Qualcuno mi chiese spiegazioni, ma il mio sguardo vuoto e il mio viso consumato raccontavano più di quanto avrebbero potuto fare le parole.
Charlie non era a scuola quel giorno. Non sentii la sua voce riempire il corridoio e non vidi il suo ciuffo moro comparire in lontananza a ricreazione.
Dopo quella telefonata molte cose acquisirono un senso: i suo sguardo nostalgico, i suoi modi distaccati, quel bacio gelido, tutto.
Sentivo in me un vuoto che aumentava.
Si era portato via tutto. Tranne la cosa che avrei voluto che portasse lontano da me.. il mio amore per lui.

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Capitolo 5
*** Ricordi ***


Capitolo 5

Ricordi


Come si può scappare da anni di ricordi?
Eccomi qui ad accarezzare i vecchi regali che mi ha fatto. È bello ricordare quanto eravamo stati felici insieme.
I baci romantici. Le sorprese sotto casa. Il cartellone. I fiori. Le avventure insieme.
Sento il suo tocco. La sua mano che mi posa sulla mia spalla. Sento che è vicino a me, ma non voglio voltarmi a vedere. So che non lo troverei se mi voltassi. Assaporo il ricordo del suo profumo. Sono impazzita a tal punto che lo sento veramente qui con me. I brividi mi pervadono il corpo e chiudo gli occhi per godermi quel momento. Come una boccata d’aria. Non so se mi ricapiterà mai di risentirlo con me come ora e non voglio perdermi neppure un secondo.
“Din din!”
la suoneria del telefono mi fa trasalire. Chi cazzo è ora?
Charlie svanisce come un fantasma e lascia nella mia stanza il vuoto.
Mi guardo attorno e vedo che quasi tutti i suoi ricordi sono nel cassetto che ho soprannominato “dei ricordi”. Rimangono fuori solo poche cose. Quelle che ho indosso: l’anello, la collana e la sua felpa.
Quelle non ho ancora il coraggio di toglierle.
Mi butto sul letto e annuso la felpa all’altezza del collo. Il suo odore è quasi svanito del tutto, ma c’è un piccolo punto in cui lo sento ancora vivo.
Compare nella mia testa il ricordo nitido del suo bagno. Lui davanti allo specchio a pettinarsi e io dietro di lui. Appoggiata allo stipite della porta che lo guardo mentre sorridente e mi manda i baci guardandomi attraverso lo specchio. Poi si bagna le mani come se si stesse per lavare il viso, ma si gira furtivo verso di me lanciandomela addosso. Io zuppa fradicia lo abbraccio fortissimo con i vestiti bagnati. Tra le risate mi bacia e mi scioglie dal lungo abbraccio. Prende il profumo e lo spruzza in aria per poi passarci in mezzo, mi prende per un braccio e mi trascina con lui sotto quella nuvola di profumo per poi baciarmi.
“Din din!” Cazzo ma ancora?
Va bene! Ho capito che oggi non è giornata per i ricordi.
Allungo il braccio per raggiungere il telefono ancora illuminato.
Due messaggi:
 
Maicol:
Ho saputo di Charlie, mi dispiace cucciola.
Maicol:
Come stai?
Mixim:
Sto come le altre volte. Mi manca.
Maicol:
Non devi pensarci. Basta Mix! Ormai è finita, devi accettarlo.
Mixim:
Lo so..
Maicol:
Vuoi che vengo da te?
Mixim:
No, grazie..
 
Non sono stupida. So perché vuole venire da me. Ma sinceramente, anche se ora non sto più con Charlie, non ho proprio voglia di scopare con un altro. Soprattutto se è Maicol. Lui cerca il sesso, ma io sento qualcosa di forte verso di lui .. ho paura.

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Capitolo 6
*** E adesso? ***


Capitolo 6

E adesso?

I giorni sono passati lentamente. Sono stata sempre con le mie amiche, ma per quanto in loro compagnia stia bene, il problema è quando torno a casa. Quando sotto le coperte lo rivedo sdraiato accanto a me, nel mio letto. Più passa il tempo e più lo vedo in maniera sfocata.
Ormai sono passate due settimane e purtroppo, la sera, l’unica cosa che vedo ancora di lui è la luce dei suoi occhi che non mi lascia dormire.
Per fortuna c’è Maicol in queste occasioni.
 
Maicol:
my Lady! Facciamo nottata?
Mixim:
Si, ti prego..
Maicol:
No problema! Sai che sono un notturno..
Mixim:
Si lo so.. Un notturno che non vuole storie serie!
Maicol:
Ancora con questa storia, Mix? Dovresti farlo anche tu! Solo sesso! Niente complicazioni per colpa dei sentimenti.
Mixim:
Forse hai ragione.. I sentimenti complicano tutto.
Maicol:
Oooh finalmente hai capito che ho ragione!
 
Ogni giorno, sempre di più, Maicol si infilava nella mia testa. Quasi tutte le sere mi faceva lo stesso discorso e, ogni sera di più, mi faceva credere che la sua teoria non facesse una piega.

Più passano i giorni e più mi rendo conto che Maicol non vorrà mai una storia seria.
Devo trovare un ragazzo serio che mi tolga Charlie e Maicol dalla testa.
 
È mattina e mi trascino a scuola come sempre. Faccio le scale chiacchierando con David.
Varchiamo il cancello della scuola e ci andiamo a sedere sulle panchine con gli altri.
Mi piace incontrare i miei compagni prima di salire in classe. Puoi chiacchierarci senza essere interrotto dal professore.
Vera ripassa storia con Jane, mentre io e David ce ne stiamo abbracciati.
David è il mi compagno di banco da tutto l’anno. Non so cosa farei senza di lui. È un ragazzo eccezionale e un amico fantastico. Lui sa tutto della mia storia con Charlie e Maicol e non mi giudica mai.
Mi avvolge con le sue braccia muscolose e mi dà un bacio in fronte con le labbra carnose.
“Ti è successo qualcosa. Spara” è incedibile come mi capisca al volo. Allenta l’abbraccio e mi guarda negli occhi. È bellissimo. Osservo quel volto dolce e mi viene da ridere quando mi rendo conto quanta differenza di colore ci sia tra me e lui.
Io sono del mio classico color cadavere, mentre lui, avendo il padre africano e la madre italiana, è di un magnifico color cioccolato al latte.
Il suo sorriso mi rincuora ogni volta e così appoggio la testa sulla sua spalle e confesso.
“Mi sento sola da quando Charlie mi ha lasciata e Maicol vuole solo il sesso”
“Mixim sei una ragazza straordinaria, non puoi perdere tempo con quei due. Charlie ti ha amata, ma ormai devi accettare che è finita e poi lo hai sempre saputo che non ti merita. Maicol è uno stronzo Mix! Non perderci tempo! Ti conosco, puoi dire quanto vuoi che non ti affezionerai a lui, ma tanto sappiamo entrambi come andrebbe a finire”
Odio quando dice cose vere, ma che non voglio sentirmi dire.
Anche David ha avuto una storia finita male, con Jessica, nel suo cuore e sa darmi consigli veri, ma è inutile dare consigli in amore. Finché uno non ci sbatte la testa non se ne rende conto che sta commettendo un errore.
“Ehi piccioncini!”
“Ciao Fred!” rispondiamo in coro io e David senza smettere di guardarci.
Fred è il migliore amico di David. La classica bellezza. I capelli color grano e gli occhi verde scuro. Un fisico atletico, peccato che non sia molto alto.
Si siede accanto a me e mi abbraccia. Vedo David alzare gli occhi al cielo con un sorrisetto irritato. Lo guardo con aria interrogativa, ma lui, sorridendomi tranquillo, fa di no con la testa e sussurra “niente, niente”.
Arrivano Lizzie e Jessica. Le vedo ridere in lontananza mentre a passo svelto si dirigono verso di noi.
I capelli rossi di Liz riempiono l’aria attorno a lei, mentre quelli biondi e corti di Jes vengono sovrastati da quel rosso. Si sorridono complici. Liz ha l’aria di chi sta nascondendo qualcosa. La vedo zompettare felice verso David. Intanto Jes si siede, con il suo amore Mark, sulla panchina vicino a noi lanciandoci un bacio. Con il sole i suoi occhi verde smeraldo rispendono meravigliosamente incorniciati dalle lentiggini.
Liz mi salta addosso, facendoci cadere sopra Fred, con l’aria felice.
“Buon giorno” le dico soffocata dal suo abbraccio.
Guardo Fred per scusarmi con lo sguardo, ma il suo sorriso ferma le mie parole.
Il sole fa risplendere i suoi capelli, che appaiono ancora più biondi.
Non avevo mai notato quanto fosse bello.
Le bellezze classiche non mi avevano mai fatto impazzire. Fin da piccola ho sempre preferito i ragazzi affascinanti, ma non per forza belli.
Fred era un eccezione.
“Che hai?” tornai in me e mi accorsi che Liz mi aveva sciolta dall’abbraccio ed ora era seduta accanto a me e mi guardava.
“È?” risposi cascando dalle nuvole.
“Mix, che hai? Sei pensierosa” Avevo ancora la testa sulle gambe di Fred che mi guardava sorridente.
“Ah.. emm.. no no niente! Solo un po’ di sonno” sorrido.
Fred mi accarezza i capelli e mi risponde al sorriso con un occhiolino.
Cazzo! Sto arrosendo! Mi alzo di scatto e mi volto verso David facendo finta di niente.
La campanella suona e tutti si avviano verso le porte.
“Andiamo?!” mi urla Liz prendendomi per un braccio. Ho sempre amato la sua solarità. Liz è quella sveglia che ti fa partire con una marcia in più anche nelle mattine in cui vorresti solo dormire un altro po’.
Saliamo le scale tutti insieme. David si è accorto del mio rossore, anche se non mi ha detto niente, so che se ne è accorto. Non gli sfugge mai niente.
Salgono le scale, ma sono qualche gradino più indietro di noi e borbottano.
Intanto Liz mi parla della sua serata, ma è difficile ascoltarla. Voglio sentire cosa si dicono quei due.
Mentre cerco di captare qualche parola non guardo neppure dove vado.
Sbatto in qualcuno e quasi cado per le scale, ma questi mi riafferra per un braccio.
“scusa..” borbotto senza alzare la testa.
Quel profumo.. quel calore.. quella presa.
Oddio no. Non dirmi davvero che sono così sfigata.
“colpa mia” risponde.
Quella voce.
Non voglio alzare gli occhi. So chi è.
“scusa Charlie, ero soprappensiero.”
Cazzo! Perchè a me?

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Capitolo 7
*** Lo voglio ***


Capitolo 7

Lo voglio

 
Gli occhi di Charlie mi sorridono. Odio trovare in essi l’unica cosa che mi fa stare meglio.
“Dai succede Mix! Stavi pensando a Maicol.. può succede!” dice tranquillo.
Maicol? Ma cosa..?
Mi lascia il braccio e mi supera per andare a salutare David e Fred.
Quanto sono cretina. Perché non gli ho subito risposto che non era vero?
 
Ricreazione! Finalmente!
La lezione sembrava non finire mai. La prof mi ha ripreso più di una volta perché non ascoltavo. Come faccio ad ascoltare se nella mia testa risuonano quelle parole?
David mi afferra e mi fa alzare!
“Svegliaa! Vuoi fumare o no?” mi dà un bacio sulla guancia e mi porge una sigaretta.
“No ho le mie, grazie” cerco nella borsa le mie Wiston blu.
“Meglio così! Scroccona!” mi spintona mentre usciamo dalla classe.
“Io scroccona?! Ti ricordo che mi devi un drum!” è bello ridere con David. Riesce sempre a farmi sorridere anche quando non ne ho voglia.
“Sisi bello crederci!” lo vedo correre per il corridoio. È una scheggia.
“Tanto non mi prendiii” mi urla appena voltato l’angolo
“Ah no??” lo rincorro, ma voltato l’angolo lo vedo parlare con Charlie e mi nascondo.
No, un'altra volta no. Non voglio rivederlo.
“buu”
“Vera! Santo cielo mi hai spaventata”
“Bene, perché miravo proprio a quello”
scoppiamo a ridere e prendiamo le scale principali per scendere.
Il piazzale è affollato come sempre. La risate, le nuvole di fumo, i litigi e i pomicioni non mancano mai.
Le giornate iniziano ad essere calde, ma il vento rinfresca l’aria. Mi sento felice.
Riempio i polmoni d’aria. È bello respirare.
Mi getto a terra a gambe conserte.
“Come mai così felice?”
“Ciao Fred!” non mi ero accorta che fosse dietro di me.
Mi si siede di fronte e mi osserva. Il sole gli illumina gli occhi.
I suoi occhi sono strani. All’ombra diventano marroni, ma quando c’è il sole sono di un verde intenso.
“Che bei occhi che hai” appoggio il mento sui palmi aperti e lo fisso.
“Come mai questa felicità oggi?” diventa tutto rosso per il complimento e per fare il cretino imita la mia posizione. Siamo distanti un palmo. Odora di drum e prosciutto.
“Perché sì! Lo hai finito il panino?” gli faccio l’occhiolino.
Siamo vicinissimi eppure non mi sento a disagio.
“Coma fai a sapere che ho un panino?” scoppia a ridere.
È dolce quando ride. I suoi occhi sono grandi e non diventano fessure, come quelli di Charlie, quando ride.
“Sai di prosciutto” inizio a ridere anche io. La sua risata è contagiosa.
Sgrufola un po’ nelle tasche. Vedo comparire la carta dei panini. Ho fame!
“Me ne dai un pezzino?” gli faccio gli occhini dolci e il broncio per intenerirlo.
“Guadagnatelo”. Mi si siede sopra.
Ora non c’è più neppure un palmo tra di noi. Il suo respiro mi toglie i capelli dal viso.
“I tuoi occhi sono più belli dei miei” diventa serio e non so cosa dire.
“Bugiardo” sto diventando rossa, ma non ho modo di scappare.
“Perché non accetti mai i complimenti? Sei bella Mix” mi sposta i capelli da una parte, serio, non so cosa dire ne cosa fare.
Mi tremano le gambe. Spero che non se ne accorga.
Il suo respiro mi accarezza la pelle. Il resto del mondo scompare.
Siamo io e lui.
Mi accarezza i capelli in modo distratto. È pensieroso.
“A cosa pensi?” gli chiedo accarezzandogli la guancia. È caldissimo.
“A Charlie” quel nome mi fa trasalire, quasi mi spaventa.
Mi allontano da Fred. Insieme a quel nome mi sento addosso il peso di tutti quei ricordi che per pochi attimi ero riuscita a gettare indietro e ne vengo travolta.
Mi alzo da terra in maniera scomposta e per poco non cado.
Perché ha spezzato l’incantesimo con quel nome? Perché Charlie continua a rovinare tutto?
“Perché?” gli domando sconcertata.
“È un mio amico” è ancora seduto per terra. Alza la testa e mi guarda negli occhi.
“E allora? Non stiamo facendo niente” faccio un passo verso di lui. Vorrei toccarlo, ma sento che non sarebbe giusto.
“Forse tu no” abbassa lo sguardo abbattuto.
Odio vederlo così.
Mi inginocchio davanti a lui, ma non alza lo sguardo. Mi avvicino a lui e lentamente lo bacio sulla guancia. Ma sento che non mi basta.
Appoggio la testa sulla sua spalla e inizio a dargli dei piccoli baci sul collo mentre con l’altra gli accarezzo i capelli lisci.
Lo sento fremere.
Gira la testa verso di me.
Le nostre labbra non si toccano. Sono distanti un soffio.
Sento il suo respiro accarezzarmi le labbra.
Lo voglio.
La sua mano mi accarezza le gambe e un brivido mi percorre la schiena.
Lo guardo negli occhi. Mi guarda la bocca.
Passo la lingua sulla labbra e lo sento fare un respiro profondo.
“Baciami” sussurro piano.

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Capitolo 8
*** Sono qui e non me ne vado ***


Capitolo 8

Sono qui e non me ne vado

 
“Din din” Chi è adesso?
Fred mi guarda negli occhi, implorante, come se non volesse che mi allontanassi da lui, ma devo. Forse è destino.
 
Charlie:
Sono felice che sei riuscita a ricominciare da zero:) Fred è un ottima scelta!
 
Bene .. Charlie approva. Fred non deve più farsi problemi.
Mi sento avvolgere i fianchi dalle sue braccia forti. Appoggia la testa sulla mia spalla, scansandomi i capelli. Con disinvoltura sposto lo schermo del telefono verso di lui per fare in modo che possa leggere il messaggio.
Mi stringe i fianchi e mi volta per poi stringermi un abbraccio interminabile.
Sento il suo petto caldo sul mio. Avverto la tartaruga sotto la maglietta.
“Adesso sei mia allora” allenta l’abbraccio, ma senza scioglierlo. Forse teme che io scappi.
Ci fissiamo le labbra entrambi incentri sul da farsi.
Mi bacia.
le sue labbra mi ricordano quelle di Charlie e sento un tuffo al cuore.
“Ma che cazzo succede?” Liz e David ci corrono incontro.
Fred mi scioglie dall’abbraccio e mi prende per mano.
La voce di David mi ha fatta tornare alla realtà. Ha ragione. Che cazzo è successo?
Fred mi sorride felice. Ricambio il sorriso, ma se nel suo volto quel sorriso non scompare, nel mio dura pochi attimi.

-Mixim! Che cazzo hai fatto?! Tu ami Charlie!-
-Lo so che amo Charlie! E adesso? Che scema che sono-
-Brava! Scema è la parola giusta! Ti si addice proprio-
-Mixim smettila di offendermi! Sei nella mia stessa merda!-
-Lo so, ma io sono la logica e tu l’istinto e ti dico che se ogni tanto mi dessi retta non ci sarebbero tutti questi casini!-
Il mio conflitto interiore mi divora. Sto diventando scema. Ogni giorni di più.

“Io e Mix stiamo insieme” dichiara Fred felice. Oddio! Come insieme? Mi sono appena lasciata dopo un anno e mezzo con il ragazzo che amo ancora! Non posso fidanzarmi un'altra volta!
O forse si.. D’altronde Fred è un bel ragazzo ed è molto dolce. Ci tengo a lui. Magari posso provare.
Ma sì! Proviamoci!
“Mix sono felice per teee!” Liz mi abbraccia e Fred mi lascia la mano.
“Congratulazioni” David mi guarda, ma non riesco ad incontrare il suo sguardo. È assente.
Gli corro incontro e lo abbraccio forte.
“Ti voglio bene David” gli sussurro dandogli un bacio sulla spalla.
“Anche io Mix, tranquilla vai pure da Fred” mi dà una pacca sulla schiena per dirmi di sciogliere l’abbraccio, ma io lo stringo a me.
“No, tu sei giù di morale e io non ti lascio così. Che è successo?” conosco quella faccia. È la faccia che ha avuto per mesi e mesi quando si è lasciato con Jes.
“Non è niente Mix, tranquilla. Ti racconto dopo. Adesso torno in classe. Devo copiare latino”  finge un sorriso e si allontana.
Non riesco a vederlo così. Gli è successo qualcosa. Spero che non si tratti ancora di Jes. È stato già anche troppo male per lei.
Suona la campanella. È ora di andare.
“Ciao amore” Fred mi prende e mi bacia.
Amore?! Calmaaaa!
“Ciao! Buona lezione”
Amore.. Già mi chiama amore? Stiamo insieme da cinque minuti!
Ok ok .. calma! Non importa!
Salgo le scale con Liz e le dico che David mi sembrava un po’ giù. I suoi occhi si spalancano. Oddio che ho detto?
“Ma no, ma no! Sarà una tua impressione!” la sua voce agitata mi confonde. Sa qualcosa.
“Scappo in classe! Ci vediamo all’uscita” mi urla fuggendo in classe.
Ma perché sono tutti strani oggi?

Entro in classe. David non c’è. Ma non era salito prima di me?
“Veraaa” la chiamo piano “dov’è David?”
“Non è risalito dopo ricreazione” mi risponde col labiale.
Mi siedo al mio posto osservando la sedia vuota di David. Chissà dov’è?
“Prof posso andare in bagno?” forse è lì.
“È appena finita la ricreazione! Potevi andarci prima!”
“Prof vuole che sporco la sedia di sangue? Ho il ciclo” la classe scoppia a ridere.
“Vai, ma fai presto”.
Dio che acida!
Corro in bagno. La porta che separa il bagno dei maschi da quello delle femmine è chiusa. Quindi c’è qualcuno che sta fumando.
“David?”.
La porta si apre un po’ e vedo l’occhio di David comparire.
“Dimmi” la sua voce è seria.
“Hai gli occhi rossi. Fammi entrare” non voglio il suo permesso. Spingo la porta e riesco ad aprirla.
Mi chiudo la porta dietro le spalle senza fare rumore e, senza chiedere niente, lo abbraccio.
“Si tratta di Jes?” gli prendo il viso tra le mani e gli bacio il naso.
Prende un pezzo di carta igienica e si asciuga gli occhi.
“No” si soffia il naso e si siede sulle mattonelle rotte e fredde del bagno.
Distende le gambe aperte sul pavimento e io mi siedo in mezzo ad esse.
Appoggio la schiena sul suo petto e poso la nuca sulla sua spalla. Lo fisso con la coda dell’occhio. È silenzioso.
“Raccontami” gli accarezzo la gamba. Mi avvolge con le sue lunghe braccia e mi prende per le mani. Ci gioca delicatamente. Come se avesse paura di farmi male.
Mi dà un bacio sulla guancia per poi posare la sua guancia sulla mia.
“Mi sono innamorato di una ragazza eccezionale” ammette.
“David, ma è bellissimo! Sono felice per te! Ti meriti di stare finalmente bene! Chi è?” gli do un bacio sulla guancia felice.
“Lei non mi renderà felice. Sta con un altro. Lascia stare Mix, non la conosci, non puoi farci niente”.
Appoggia la testa contro il muro e mi lascia le mani.
“Voglio aiutarti! Farò di tutto pur di renderti felice! Dimmi cosa devo fare.. qualsiasi cosa!” gli afferro le mani e le stringo forte attorno al mio petto.
Farei di tutto per David.
“Amami” sussurra “Come io amo te da un eternità”
Mi volta verso di lui e mi bacia con le labbra carnose. Sento un fuoco dentro di me. Cosa mi succede? David mi avvolge tra le sue braccia e io mi avvinghio a lui.
Vorrei che questo bacio durasse in eterno. Una lava calda pervade il mio corpo.
Non staccando mai le labbra ci alziamo. Sbatte la mia schiena contro il muro, ma non mi fa male. Sento solo la voglia di baciarlo.
Mi sfila la maglietta per poi sfilarsi la sua. I suoi baci sul mio collo mi fanno venire i brividi.
È bellissimo. Mi sfila i pantaloni e io gli sfilo i suoi.
Ci uniamo in una passione nuova. Non avrei mai pensato di essere così attratta da lui.

Ce ne stiamo abbracciati sul pavimento del bagno.
Si sdraia accanto a me. Si porta la mia mano alla bocca e me la bacia.
“Come facciamo adesso con Fred?” gli chiedo voltando la testa verso di lui “è il tuo migliore amico” lo guardo preoccupata.
Si volta verso di me. Mi sorride accarezzandomi dolcemente la guancia.
“Non mi importa. Tu sei qui ed è più di quanto avrei mai sperato”.
Le sue labbra si posano nuovamente sulle mie e sento il fuoco pervadermi un'altra volta.
“Sono qui e non me ne vado” mi sdraio sopra di lui. Ci guardiamo negli occhi.
“Sei bellissima Mix” sussurra baciandomi.

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Capitolo 9
*** Sola ***


Capitolo 9

Sola

 

Perché la mia vita non poteva essere normale neppure per un giorno?
Non importa. Forse ora ho trovato il senso che cercavo.
David mi porge la mano per farmi alzare. Trema.
Afferro le sue dita sottili e lui mi tira su. Cado tra le sue braccia e lo abbraccio forte.
Sento il suo respiro accarezzarmi la testa e mi bacia accarezzandomi i capelli.
“Andiamo?” mi domanda prendendomi il mento fra due dita.
“Sì” mi perdo nei suoi occhi e riesco a sentirmi al sicuro.
“Perché mi guardi così?” mi sorride e struscia la punta del suo naso sul mio delicatamente.
Non so rispondergli. Ho paura di sbagliare. Potrei dire la cosa sbagliata e perderlo. Non voglio.
“Niente” gli faccio la linguaccia e gli do un bacio frettoloso sulla guancia.
Gli volto le spalle per uscire dalla porta, ma mi sento afferrare da dietro in una morsa di solletico.
“David no! Ti prego”
“Cosa guardi? Cosa guardi?”
Ridiamo entrambi come matti. Non sopporto il solletico. Lo soffro da impazzire.
Non potrei mai essere un agente della CIA, o comunque cose segrete di questo tipo, perché basterebbe del solletico a farmi spifferare tutti i segreti top secret.
“Che sei bellissimo!!!!! Adesso smettila ti prego!!” Smette di farmi il solletico, ma non mi lascia, mi volta verso di lui e mi stringe baciandomi forte.
La porta del bagno si apre. Cazzo.
Scattiamo per paura che sia una bidella, ma sentiamo la voce di un ragazzo.
La voce del ragazzo. La sua voce.
Charlie entra nel bagno e si scontra con me. Siamo a pochi centimetri l’uno dall’altro. Era tanto che le nostre labbra non si sfioravano così.
“Oddio Mix! Mi hai spaventato” si mette una mano all’altezza del cuore e mi sorride sollevato.
“Scusa” abbasso lo sguardo. Vederlo mi fa ancora male.
Lo vedo mentre mi guarda dietro le spalle.
“Ciao David, ma che state facendo qui?” sorride a David, ma il suo sorriso inizia a svanire guardando il mio volto. Mi ha già vista con i capelli arruffati e le guance rosse. Mi ha vista molte volte. Il suo sorriso si trasforma in una smorfia di disgusto.
Mi prende il mento con la mano e con forza mi fa alzare la testa per fare in modo che mi possa guardare negli occhi.
“Che cazzo avete fatto, Mix? Che cazzo avete fatto!?” ad ogni parola in suo tono si alza.
Mi urla in faccia. Non lo aveva mai fatto prima.
Sbatte il pugno sul muro del bagno con una forza tale da farlo tremare. Non mi ha mai fatto così tanta paura. Non ho mai temuto più di ora che possa farmi del male.
I nostri occhi si incontrano. Rivedo in loro due anni di ricordi. Due anni di amore. Quanto amo i suoi occhi. Continuo a fissarli sapendo di averli persi per sempre e inizio a piangere.
Mi guarda sconcertato. Mi asciuga le lacrime con i pollici, ma non lascia la presa.
“Perché?” la sua voce è frastornata e stanca. Colpita nel cuore e nell’orgoglio.
I singhiozzi mi impediscono di parlare. Ma forse è meglio così. Cosa dovrei dirgli?
Che lo amo ancora? Che mi manca? No! Non posso.
Vorrei fuggire, ma Charlie continua tenermi il viso tra le mani. Le sue mani sono così calde.
“Colpa mia” David interviene.
Mi ero perfino dimenticata che c’era e credo che lo stesso valga per Charlie che, come se si fosse appena svegliato, stacca il suo sguardo da me e lo posa violentemente su David. Nel suo viso riappare tutta l’ira che aveva abbandonato guardandomi negli occhi.
Sento una voragine nel petto. Amo ancora Charlie, ma sento qualcosa di forte anche per David. Cosa faccio? La cosa migliore sarebbe scegliere David, lo so, la mia testa funziona ancora, ma da una parte non voglio perdere Charlie.
Io lo amo!
Anche se dopo tutto quello che mi ha fatto la cosa migliore sarebbe chiudere ogni rapporto con lui, non ce la faccio, odio essere ancora innamorata di lui!
Charlie mi spinge da una parte col braccio. Sbatto contro il muro e mi faccio male su un tubo di ferro che sporge dalla parete.
“Tu! Fottutissimo pezzo di merda! Che cazzo le hai fatto?”
Charlie gli sbraita addosso, ma David guarda me. Mi guarda piangere in silenzio per il dolore, sia fisico che mentale, che mi affligge.
“Non le ho fatto niente! È stata solo una scopata! Cosa pensi che adesso faremo i fidanzatini? Avevo solo voglia di sbattermi qualcuna”
“Cosa?” gemo piano. Lo guardo implorante. Com’è possibile? Come ho fatto ad essere così stupida? Cerco i suoi occhi. Non posso credere che mi abbia fatto questo. Credevo mi volesse bene.
Si volta spazientito verso di me. È irritato dal fatto che debba spiegare. Per lui è tutto chiaro come il sole e io sono la stupida che gli ha creduto.
“Mix cosa credevi? Davvero hai creduto a quelle stronzate? Volevo solo scopare e tu mi sei passata tra le mani in quel momento. Non illuderti.”
Charlie sfodera un pugno e butta David a terra.
“Smettetela!!” urlo.
I due si fermano. David si alza e torna in classe. Lo vedo uscire dalla porta buttandomi un ultimo sguardo addosso. Gli sanguina il labbro.
David.. il mio David. Il mio compagno di banco da un eternità. Il mio più caro amico.
Lo guardo negli occhi cercando in essi l’amico caro e sincero che ho sempre trovato il lui, ma evita i miei occhi. Si nasconde. Scappa sbattendosi la porta alle spalle con violenza.
Charlie è ancora in piedi, ansimante, vuole bene a David. Io ancora accasciata vicino al muro col braccio dolorante lo guardo sconcertata e preoccupata. Non è da Charlie. Non ha mai fatto una cosa simile. È ancora immobile come una statua con il pugno levato in aria. Fissa il muro e lentamente abbassa il pugno.
Mi si siede accanto senza guardarmi. Piega la testa verso di me, poggiandola al muro. Respira forte.
“Fammi vedere il braccio” mi dice fissandomi il braccio sanguinante.
“Non ce n’è bisogno. Sto bene” mento inutilmente. Mi conosce e sa quando mento.
Mi prende il braccio e osserva per un po’ il lungo taglio. Non è niente di profondo. Guarirà presto, ma lui continua a fissarlo.
“Scusa” appoggia il mio braccio su di lui e mi prende per mano.
“Noi non torneremo mai più insieme” le sue parole escono frenetiche dalla  sua bocca e mi trafiggono al petto.

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