Caso, coincidenza o destino?

di _fighter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chatroulette. ***
Capitolo 2: *** Fidanzata. ***
Capitolo 3: *** Marco. ***
Capitolo 4: *** Compito. ***
Capitolo 5: *** Cena. ***
Capitolo 6: *** Appuntamento. ***
Capitolo 7: *** Incubo. ***
Capitolo 8: *** Tregua? ***



Capitolo 1
*** Chatroulette. ***


SALVE A TUTTI.
Questa è la mia prima storia originale e spero vi piaccia.
Io ho quindici anni quindi ogni riferimento all'Università è inventato, cioè è come la immagino io.
Non ho messo di esami e tutto quello che succede all'Università ma ho fatto finta che sia una scuola normale, un secondo liceo diciamo.
I personaggi sono Colton Haynes e Holland Roden, che io amo irrimediabilmente.
Per quanto riguarda Chatroulette lo stesso, non ci sono mai andata, tutto inventato.
Bhe, spero che la storia vi piaccia perché io ora devo scappare.

RECENSITE, PER FAVORE.
Vorrei dei giudizi da persone diverse.
Alla prossima, Anna :)
Vi dirò i nomi degli altri personaggi nei prossimi capitoli:)
                                                 



 

                                                                                 1. Chatroulette.




"Credo di poter impazzire, questo maledetto pc non vuole saperne, dannazione" brontolai scaraventando il pc sul lato opposto del grande divano che ospitava me e Anya.
"Troviamo semplicemente un altro modo per passare la serata, no?" 
Non risposi, volevo vedere assolutamente il nuovo film di Channing Tatum, c'era solo in streaming vista la mia grande sfiga per non essere arrivata in tempo in un qualsiasi cinema di Venezia.
"Azzurra?"
Forse dovrei controllare il modem, forse è lì qualcosa che non va.
Riesce ad accendersi ma ha problemi a collegarsi ad internet.
"Azzurra?!?"
Cavolo, io avevo bisogno di internet, come avrei fatto per le email che dovevano arrivarmi dal professore di Inglese nei giorni successivi? Maledetto internet, maledetta Università!
"Azzurra cavolo, rispondimi." mi spintonò Anya spazientita.
"Scusami..è che ho bisogno di internet, non è per il film ovvio, ma internet mi serve per l'Università, il professore di Inglese doveva spedirmi delle email in questi giorni." risposi passandomi stancamente una mano in volto.
Anya mi sorrise, quanto poteva essere bella una ragazza come lei?
L'avevo conosciuta l'anno prima.
Era la mia coinquilina nonché migliore amica e compagna di Università, anche se seguivamo corsi completamente diversi.
Io, volendo continuare gli studi all'Università, dopo essere uscita dal liceo linguistico con il massimo dei voti, avevo deciso di proseguire il mio percorso entrando nell'Università di Venezia, anziché in quella di Napoli.
Il problema era stato convincere i miei genitori visto che ero di Salerno.
L'Orientale a Napoli era decisamente più vicina ma io volevo poter essere indipendente e autonoma.
I miei erano stati subito comprensivi, ci tenevano al mio percorso di studio e non me lo negarono per nulla al mondo.
Così mi misi subito alla ricerca di un appartamento vicino all'Università e lessi un annuncio su di un giornale.
Era proprio l'annuncio di Anya che cercava una coinquilina. Non persi tempo e telefonai subito, non mi importava tanto delle condizioni dell'appartamento, l'importante era andare all'Università.

Arrivai quindi a Venezia e quando entrai nel mio nuovo appartamento me ne innamorai.
Era enorme e molto colorato, c'era una cucina abbastanza grande con un tavolo per sei persone giusto al centro, illuminata dalla luce del balconcino che si affacciava in strada, due camere da letto, ovviamente per me e Anya, entrambe con letto matrimoniale e balcone, poi un bagno grande che avremmo diviso e infine un salone con un televisore schermo piatto, un grande divano bianco, un tavolino e una finestra coperta da tende viola chiaro. L'appartamento era poi ripieno di quadri.
Non sembrava un appartamento, ma una casa!
Feci subito amicizia con Anya e diventammo buone amiche fin dall'inizio.
Iniziammo a parlare e scoprii che lei era un anno più grande di me e ancora non era riuscita a trovare una coinquilina fino ad allora.
Lei era bellissima, capelli scuri, occhi chiari e fisico asciutto, la perfezione insomma.
Dopo qualche settimana dal mio arrivo Anya decise di farmi vedere l'Università, lei era del posto e conosceva Venezia come le sue tasche.
Nulla da dire al riguardo, l'Università mi era piaciuta subito. Come avevo immaginato.
Le lingue erano il mio sogno, amavo il pensiero di poter viaggiare un giorno con la mia conoscenza nelle lingue.
Per il pagamento dell'Università avevo deciso di farcela da sola con un lavoro, ma i miei genitori rifiutarono.
Volevano esserne parte e quindi decidemmo che solo una metà me la sarei pagata io, ma un lavoro dovevo pur sempre cercarmelo, dovevo pagare l'affitto che dividevo con Anya.
E così trovai anche un lavoro in una caffetteria tranquilla poco distante dall'appartamento e dell'Università.
"Chiamiamo un tecnico, tranquilla, non ci vorrà nulla oppure sarà solo il segnale, aspetta dieci minuti  e vedi che il tuo bellissimo internet ritornerà dalla sua cara mammina."
La guardai e poi scoppiammo a ridere.
"Ci decidiamo? Mi annoio, o usciamo o guardiamo un film, a te la scelta." continuò.
"Guardiamo uno schifoso film alla tv dove non c'è il mio amato Tatum dai." misi il muso.
Anya saltellò dal divano, prese il pc, lo chiuse e poi accese la tv.
Come passare il sabato sera con la propria migliore amica a vent'anni, cose da sfigate insomma.
Cambiava canale ogni tre secondi, com'era possibile che il sabato sera non ci fossero film in tv? Che razza di tv era?
"Oddio! Sì, sì, sì, questo, assolutamente."
Guardai Anya emettere degli urletti e cercai di capire che film fosse.
Appena lessi "Titanic" la mia mascella toccò terra.
Titanic? Un sabato del mese di Ottobre? Mettete il film quando poi è successo in Aprile?
Di solito Titanic viene trasmesso per ricordare quel giorno e succede in Aprile.
Rubai il telecomando dalle sue mani e mandai avanti anche se Anya si lamentava.
Non potevo deprimermi di sabato sera.
"Vado a fare i pop corn, scegli qualcosa di adatto alla serata, magari che faccia ridere" la ammonii passandole il telecomando.
Mi alzai e entrai in cucina per cercare i pop corn e metterli nel microonde.
"Azzurra, i canali sono finiti e c'è solo un film su Babbo Natale" urlò dal divano.
Cosa? Natale? Ma se siamo ad inizio Ottobre?
La tv aveva confuso i periodi prima con Titanic e ora con il Natale.
"Cosa? Possibile che-" mi fermai sullo stipite della porta e osservai Anya parlare al telefono.
Gli angoli delle labbra le arrivavano alle orecchie. Sorrideva come una matta.
"Okay, si penso di poter scendere..." mi guardò come per chiedere il permesso.
Subito mi ricomposi e annuii con foga.
Vederla sorridere era bellissimo e se quella persona al telefono ci riusciva sarei stata solo felice.
"Sì, posso scendere, arrivo, dammi cinque minuti." chiuse la chiamata e urlò dalla gioia.
"Voglio sapere!" incrociai le braccia sotto il seno e chiusi gli occhi a due fessure.
"Bhe, diciamo che ogni tanto esco con questo ragazzo...dai, ricordi? te lo dissi già." rispose spostandosi verso la sua camera per cambiarsi.
Indossò un vestitino bianco a fiorellini con le bretelline che arrivava un po' su al ginocchio, le calze color carne, gli stivaletti beige e un giubbetto leggero del medesimo colore.
"Oh, il misterioso ragazzo che non ho ancora avuto il piacere di conoscere"
"Lo conoscerai presto, usciamo insieme qualche volta, chiamiamo anche le altre" mi guardò dallo specchio mettendosi il rossetto.
Le altre ovvero delle ragazze conosciute all'Università con le quali uscivamo a volte il sabato o la domenica sera.
"Bene, allora divertiti" gli scoccai un bacio sulla guancia "e salutami il fidanzatino"
Soffocai una risata quando si voltò per uccidermi con lo sguardo.
"Per questo, domani li lavi tu i piatti, ciao cucciola." urlò quando si era chiusa la porta alle spalle.
Roteai gli occhi, lavare i piatti non era la fine del mondo solo che era dannatamente noioso.
Mi buttai a capofitto sul divano a guardare la tv.
Un film di Natale? ma si poteva mai vedere un film di Natale ad Ottobre?
No, non si poteva. Spensi la tv e ripresi il pc.
Internet era magicamente ritornato.
Soffocai un urletto quando vidi la scritta colorata di Google.
L'orologio segnava le 22:14, ormai era tardi per vedere il mio amato Tatum.
Girai un po' su twitter, tumblr e poi andai su facebook.
Guardando la bacheca notai una nuova foto di mio fratello.
Ah quanto mi mancava Mattia, non lo vedevo da Agosto quando ero scesa giù a Salerno.
Mattia era l'esatto contrario di me, io avevo i capelli rossicci, lui biondi, io gli occhi di un verde-marrone strano, lui gli occhi blu con sfumature verdi acqua, lui alto, io non tanto, lui diciassette anni, io quasi ventuno.
Cliccai sul suo profilo e quando lessi il suo ultimo stato spalancai gli occhi.
"Cosa crede di poter fare?"
Saltai dal divano e afferrai il cellulare.
Ora mi sentiva.
"Pronto?" felice, era felice.
"Mattia, sono Azzurra" risposi arrabbiata.
"Azzu, come stai sorellona? Lo sai che mi manchi?" chiese ancora più felice.
"Taglia corto amore, cosa significa il tuo stato di facebook? "Stasera festa a casa, alle 23, tutti invitati", mamma e papà ti hanno dato il permesso?"
"Ovvio che no, sono a Perugia da zia Angela, dai Azzu, non fare la rompipalle" rispose, ora scocciato.
"Rompipalle io? Ma sai quanta gente verrà a casa? Sai quanti ragazzini potrebbero scopare nel mio letto o in quello di mamma e papà? NON VOGLIO CHE NESSUNO SCOPI IN CAMERA MIA, SIGILLALA." 
"Calmati, nessu.." 
"Mattia?!?" lo bloccai.
"Eh?"
"Non fare sesso in camera mia e non fare sesso in generale."
Parlavo di sesso con mio fratello, perché? 
"COSA? Ti prego Azzurra, non voglio parlare di sesso con te, cazzo sei mia sorella"
"Tu l'hai già fatto" sbottai subito e pian piano la bocca mi si spalancava.
"OH MIO DIO, HAI GIA' FATTO SESSO" urlai quasi sotto shock.
"AZZURRA, CAZZO, STAI CALMA, ho diciassette anni, sono maschio e poi non sono affari tuoi" esplose.
"Non voglio dei nipoti a ventuno anni, tesoro mio, usa precauzioni" risposi neutra.
"Io invece sì, te lo trovi un ragazzo almeno non parli con me al telefono di sabato sera?" me lo disse ridendo.
"Bastardo, non cambiare discorso e comunque chi ti dice che non ce l'ho?" chiesi stridula.
"Se avevi un ragazzo non parlavi con me ora." ripeté.
"Ma.." io lo avevo chiamato per sapere che stava combinando a casa.
"Ma niente, perché non esci sorellona? Ti farà bene, vai con Anya." 
"Anya è uscita con un amico" dissi a bassa voce.
Solo ora mi rendevo conto che davvero ero sola e avrei dovuto avere un ragazzo anche io.
Ma da un anno e passa non avevo tempo per me stessa tra Università e caffetteria figuriamoci per un ragazzo.
Lo sentii ridere sguaiatamente. Va bene, lo meritavo.
"Vedi?" continuò a ridere.
"Si vabbé, goditi la festa, non rompere nulla in casa, chiudi la mia stanza a chiave e non fare sesso e se lo fai usa la precauzione, ciao fratellino" chiusi con un sorriso.
"Ciao sorellona." era imbarazzato, lo sentivo dalla voce.
Non potei che ridere pensare che mio fratello avesse già fatto certe cose con qualcuna mi faceva venire i brividi.
Sbuffai, che potevo fare?
Lessi su twitter di gente che si divertiva su un sito e cliccai.
"Chatroulette.com"
Ah, era quel sito dove parlavi in web con gente di tutto il mondo e te la ridevi perché poteva anche uscire un tizio travestito e ballare sulle note di Call me maybe, come quello del video di youtube.
Ma si dai, cosa ci perdevo? Stavo morendo dalla noia.
Così entrai, non c'era bisogno di nessuna email o password.
La mia paura era solo trovare qualcuno che faceva cose sconce in web.
Il mio primo "partner" non sembrava avere la web, era tutto nero.
Aggrottai la fronte poi vidi due occhi aprirsi all'improvviso facendosi spazio nel buio assieme ad una dentatura bianchissima.
Saltai urlando dalla paura e cambiai subito partner.
Me l'ero fatta sotto, era un nero, perché era ad occhi chiusi e poi li ha aperti all'improvviso, dio santo che paura.
Non che fossi razzista ma da piccola spiai i miei guardare The Ring e avevo il terrore che dalla tv o dal computer potesse uscire qualcosa e quel ragazzo di colore era inquietante.
Sì, a vent'anni era da idioti, ma che ci potevo fare? Ero una che se la faceva sotto facilmente.
Il secondo "partner" sembrava aver la web funzionante, il problema è che non vedevo la faccia, era una stanzetta.
Ero impegnata a vedere la stanza, non avevo notato che stava urlando, ma non si vedeva nulla. Gemeva e urlava in inglese.
Percorsa dai brividi e per non far vagare la mia mente in cose sconce passai al partner successivo.
Il terzo "partner" invece mi aveva disgustata, come immaginavo, c'era gente che il sabato sera non usciva e faceva da sé cose eccitanti. Avevo chiuso gli occhi per passare al partner successivo.
Il quarto "partner" o meglio dire la partner era una ragazza con i capelli rosa shocking che leccava un gelato, aveva su per giù la mia età.
La guardai accigliata e lei non smetteva di leccare il gelato in modo provocante.
La guardavo quasi schifata tanto che mi chiese una cosa che riuscii a capire con difficoltà perché passò al partner successivo.
Era francese e in qualche modo mi aveva chiesto se ero lesbica e forse dalla mia faccia aveva capito che non lo ero.
Non che avessi qualcosa contro i gay, sia ben chiaro.
Ma già era difficile trovare persone etero libere, figuriamoci lesbiche o gay e passare il sabato sera su un sito per masturbarsi non mi sembrava una gran cosa. Uscire e parlare con qualcuno era la così migliore.
Certo stavo dicendo cose che non stavo facendo, anche io ero a casa il sabato sera, ma non ero lì su per cose inadeguate bensì per ridere un po'.
Passai quindi al partner successivo.
Il quinto "partner" sembrava una persona normale, era un uomo sui trent'anni a petto nudo muscoloso e pieno di tatuaggi. Ah però.
"Ciao" oh mio dio, qualcuno in tutto quel tempo mi aveva parlato per la prima volta, dopo la lesbica ovvio.
"Ehm..ciao" risposi timida.
"Che ci fa una bella ragazza come te su chatroulette di sabato sera?" fece sensuale.
"Non sono una tipa a cui piace molto uscire"
"Mhh bene, allora facciamo sesso in web" disse diretto e serio.
Spalancai gli occhi. Oh mio dio, era a petto nudo, quindi probabilmente era nudo.
Si stava alzando. Misi subito una mano davanti agli occhi e con l'altra cercavo il tasto per passare al partner successivo.
Il sesto, il sei era il mio numero fortunato, forse avrei trovato una ragazza gentile che si scocciava come me il sabato sera e mi sarei messa a parlare con lei.
"Ti prego, ti prego, ti prego, dimmi che non sei un nero che appare dal buio o uno che geme senza farsi vedere o uno che si sta facendo un servizio da solo o una lesbicona che cerca di sedurmi o uno che vuole fare direttamente di me la sua donna di una notte in web" presi aria, avevo detto tutto troppo velocemente e ad alta voce, lo stavo pensando.
Che ci facevo ancora su quel sito? Non era per niente da me.
Decisi di togliere la mano solo per chiudere chatroulette quando mi accorsi del mio sesto (e ultimo) "partner" che cercava di non scoppiarmi a ridere in faccia tramite schermo.
"Penso proprio che tu sia nuova su chatroulette" disse poi sorridendo.
Che sorriso e che voce e che figo.
Era un ragazzo dai occhi azzurri, chiarissimi, dio e come adoravo quel colore, dai capelli biondo scuro e dal fisico magro e forte, non muscoloso da far schifo, ma con qualche muscolo, era davvero carino.
"Pensi bene e se non ti spiace vorrei staccare" dissi cercando di chiudere la schermata.
"No, aspetta, non appartengo alla categoria che hai appena elencato, in realtà è solo la seconda volta che ci entro e sono a casa di un mio amico, lui è uscito però...e..e non so perché ti sto dicendo tutto questo" finì con un lieve sorriso.
Accennai una risata. "Sei scandalizzato quanto me?" 
"Macché dici, sono un maschio" fece altezzoso, poi si fermò. "Okay, sono scandalizzato e credo di aver incontrato anche io il nero che tu hai visto, me la sono fatta addosso quando ha aperto gli occhi" continuò poi un po' impaurito.
Scoppiai in una risata sguaiata, avevo avuto la stessa espressione impaurita prima.
"Oddio, piccolo il sito, eh?" continuai a ridere.
"Bhe sì"e iniziò a ridere anche lui. "Ehm, quindi che fai qui sopra?"
"La mia coinquilina mi ha mollato per un ragazzo, mi annoiavo e la tv trasmetteva film di Natale quindi ho fatto un salto qui" finii con un sorriso timido. 
Mi studiava, mi osservava mentre parlavo, avrei pensato fosse un maniaco ma non era quella la sua intenzione.
Cercava solo di conoscermi.
"Oh bene, siamo in due ad assere stati scaricati" sorrise "di dove sei?" fece.
Cosa? No, non gli avrei detto dove abitavo, avrei mentito su tutto, non mi fidavo dei siti internet anche se sembrava un bravo ragazzo.
"Ehm..Salerno" verità, mezza verità "e tu?".
"Milano. Salerno è bella come Napoli? Ci sono stato ad Agosto."
"Oh certo, è bellissima solo che Napoli è la meta dei turisti." accennai un sorriso. "Milano? Sempre caotica?"
"Oh..ehm, sì sì, non cambia mai, poi ci sono sempre concerti, c'è sempre un caos" sembrava non credere alle sue stesse parole e balbettava un po', forse anche lui mentiva? bhe, faceva bene.
"Quanti anni hai?" continuò.
"Ventuno tra qualche mese, tu?" sorrisi all'idea dei miei quasi ventuno.
"Quasi ventidue" rispose "Vai all'Università?" continuò.
"Oh sì..ehm, vado all'Orientale a Napoli, è vicino sai com'è..Venezia era abbastanza lontana" feci una smorfia, aveva notato che stavo fingendo? Non sono per niente brava a fingere.
Guardai la sua faccia quasi adorante.
"Oh anche io faccio lingue all'Università di Milano" disse con una faccia strana.
A Milano c'era un'Università per le lingue?
"Certo non è come l'Università a Venezia ma è qualcosa" continuò ancora.
Stava decisamente fingendo lo si notava dal fatto che parlava piano e con poca sicurezza.
"Oh, che lingue studi?" feci interessata, quando si parlava di lingue straniere ero pronta a tutto.
"Inglese, Francese, Spagnolo, Russo e Cinese" disse fiero. "e tu?"
"Oh che bello il cinese, vorrei impararlo anche io, però non ho potuto" sembravo un cane bastonato. "Però faccio Arabo con Inglese, Francese, Spagnolo e Russo" terminai poi con un sorriso a 32 denti.
"It's fantastic!" disse con tanto entusiasmo e scoppiai a ridere. La sua pronuncia in inglese era perfetta!
Proprio mentre ridevo la porta si aprì, segno che Anya era arrivata, dovevo chiudere, non volevo farmi vedere con dei siti del genere.
"SONO A CASA!" urlò dalla porta.
"Oddio, scusa devo chiudere, è arrivata la mia amica" disse frettolosa per poterlo spegnere.
"Aspetta! Come ti chiami?" fece quasi triste.
"Azzurra" risposi decisa con un sorriso e poi chiusi il sito contenta dopo aver visto quel tenero sorriso.




 
VOGLIO SOLO DIRE CHE NON ANDRO' NEL BANALE, DOVETE LEGGERE GLI ALTRI CAPITOLI PER CAPIRE, IL PROSSIMO E' DI PASSAGGIO MA IL 26 PUBBLICHERO' IL TERZO:)

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Capitolo 2
*** Fidanzata. ***






Saaaaaaaaaaaaalve.
Non ho avuto molte recensioni al primo capitolo, spero che a questo ci siano.
È più piccolo questo capitolo, ma il terzo è già pronto, aspetto solo le vostre recensioni.
Lo posterò domani o dopodomani, dipende dalle vostre recensioni cwc
RECENSIIIIIIIIIIIIIITE, VI PREEEEGO CWC.

Alla prossima, 
Anna x

ps: ho fatto un video di Azzurra con l'altro personaggio, però lo posterò nel terzo capitolo.



                                                                    2.Fidanzata.



Ricominciava un'altra settimana, un altro lunedì noioso e angosciante.
Avevamo passato la sera precedente al 'Nowhere', un locale in centro, con le nostre compagne di Università.
Ed eravamo tornate alle due consapevoli che il giorno successivo saremmo dovute andare all'Università. Che geni.
Oltretutto avevamo anche un po' bevuto per cui mi svegliai con un mal di testa tremendo.
Avevo un cerchio alla testa, metaforicamente parlando.
Mi alzai barcollando per arrivare in cucina e vi trovai una Anya tutta sorridente.
"Buongiorno cucciola" si avvicinò scoccandomi un bacio sulla guancia, poi mi passò la tazza di caffè.
Ma quanto era grande quella tazza?
"Come fai ad essere... così?" chiesi scettica indicandola.
Era vestita, truccata, tranquilla e non aveva di certo il mal di testa.
"Io non ho bevuto cinque Martini di domenica sera" rispose.
Cinque? Ne avevo mandati giù cinque? Oddio.
"Dimmi che non ho fatto nulla di strano" piagnucolai.
"No, niente di che, nel locale sei stata tranquilla, poi quando stavamo ritornando col taxi sei uscita con la testa fuori e urlavi "VOLA FARFALLA, VOLA FARFALLINA", niente di che." fece un immenso sforzo per non scoppiare a ridere... inutilmente.
Arrossii di botto e iniziava anche a tremarmi la palpebra destra. Una pazza. Sembravo una pazza.
"Dai, bevi il caffè, vado a prepararmi la borsa" continuò a ridere dandomi dei colpetti sulla spalla.
Quando finii il caffè presi qualcosa per il mal di testa, non ne potevo più.
Andai a farmi una doccia e poi a vestirmi.
Indossai un paio di jeans chiari e comodi una maglietta di cotone bianca a maniche lunghe, le converse nere e il giubbetto di jeans, poi lasciai i capelli lunghi sciolti. Faceva freddo ad Ottobre.
Ero stata almeno un po' intelligente preparandomi la tracolla il pomeriggio precedente così da non perdere tempo la mattina.
Misi la tracolla e mi avvicinai alla porta aspettando Anya.
Ed arrivò con uno dei suoi tanti vestitini colorati con tanto di giubbetto nero.
Mi sorrise e scendemmo insieme il palazzo.
"A che ora devi uscire oggi?" mi chiese.
"All'una finisco, mangio qualcosa a casa e poi alle tre devo andare in caffetteria. Giorgio mi ha chiamata per un doppio turno perché Melania non c'è. Perciò sarò a casa per le otto e sarò distrutta" dissi immaginando come sarei stata la sera. "tu?"
"Almeno te lo paga il turno di Melania?" chiese prima.
"Sì, ovvio" risposi subito.
"Ah ecco, comunque finisco alle due... e anche Gianluca... e quindi... mi ha... ehm..." cercava di dire qualcosa.
E chi era Gianluca? Il tizio dell'altra sera? Allora la cosa era seria.
"Quello di sabato? Ehy, voglio sapere tutto. E comunque sì, pranza con lui, vai tranquilla Anya" dissi sorridendo.
"Davvero? Sicura? Non vuoi compagnia a casa?" chiese timorosa. 
"Ma ti pare? Anzi divertiti anche per me" dissi ridendo "Però ad una condizione" dissi poi.
"Quale?" le si illuminarono gli occhi.
"Stasera devi raccontarmi tutto, anche se sarò stanca morta, okay?"
"Io ti amo da morire, per questo sei la mia migliore amica, sei la migliore!" mi abbracciò di slancio saltellando.
Scoppiammo a ridere perché stavamo per cadere.
Dopo cinque minuti di camminata eravamo davanti all'Università.
"Ci vediamo stasera cucciola" disse abbracciandomi ancora.
Se ne andò saltellando con il sorriso stampato in viso.
Ahhhh, quel Gianluca mi piaceva anche se non lo conoscevo.
Ed eccoci entrare nella mia amata scuola.
Entrai e controllai il mio orario per quella giornata, cinque ore.
Cinque ore passavano velocissime all'Università, niente a che vedere con le medie o le superiori.
Prima ora: Inglese. Professor Micheloni, io lo adoravo.
Le sue lezioni erano semplici e chiare, riusciva anche a coinvolgerci tutti, anche se eravamo numerosi.
Inviava spesso email diverse agli alunni per dare dei compiti da fare a casa.
Era abbastanza giovane, aveva quasi quarant'anni, quindi era anche più semplice divertirsi nelle sue lezioni.
Quell'anno la classe era numerosissima, tutti sapevano quanto fosse bravo quel professore e tutti volevano partecipare alle sue lezioni.
L'Università pullulava di matricole che ancora non avevano imparato le loro classi e quindi per arrivarci impiegavano su per giù venti minuti. 
O almeno, io ero una matricola del genere una volta.
Le cinque ore passarono velocemente e subito ne uscii tornando a casa a piedi.
Non era stata poi così pesante la giornata.
Attraversai la strada e salutai Giovanni, il nostro portiere, poi salii.
Non avevo alcuna voglia di cucinare chissà cosa quindi misi il pentolino e gettai la pastina.
Sì, potevo essere infantile a vent'anni con la pastina con tanto di brodo, ma non avevo voglia di cucinare e poi faceva freddo.
Dopo pranzo mi gettai sul letto per un'oretta, infatti alle due mi svegliai grazie ad un messaggio di Anya.
"Sono uscita, vado con Gianluca, augurami buona fortuna, a stasera cucciola" che tenera che era.
Decisi di studiare qualcosa per il giorno seguente e poi verso le quattro meno dieci mi buttai sotto la doccia.
Mi vestii e mi avviai alla caffetteria per iniziare il mio doppio turno.
"Ciao Azzurra, scusami tantissimo ma avevo bisogno di te oggi, Melania è dovuta andare di corsa all'ospedale per la madre, non sta bene, di nuovo." disse frettoloso, i clienti iniziavano ad entrare.
"Ma figurati, anzi l'hai sentita per vedere come sta la madre?" chiesi dispiaciuta iniziando a preparare dei caffè ai clienti al bancone.
"Sì, sta bene, ma ha sempre lo stesso problema" fece dispiaciuto.
"Mi dispiace.." dissi più tra me che a lui.
La madre di Melania aveva un cancro al seno e a volte capitava che si sentisse così male da dover correre in ospedale.
"Già" disse spostandosi con i caffè sul vassoio per portarli ad un tavolo.
I clienti erano tanti, così presi un lungo respiro e iniziai ad andare verso diversi tavoli e prendere ordinazioni.
"Tre caffè, grazie" "Due cornetti" "Un cappuccino" "Una cioccolata calda" "Due ciambelle glassate" "Un bicchiere di coca cola, grazie".
Di solito quando faceva freddo la caffetteria era strapiena.
Mi avvicinai ad un tavolo e c'era un ragazzo impegnato a leggere il menù e controllare il telefono di tanto in tanto.
"Cosa posso portarti?" sorrisi dandogli del tu. Davo quasi sempre del tu ai clienti perché la maggior parte di loro erano giovani dell'Università.
"Una cialda con cioccolata, grazie" si voltò per sorridermi.
"Subito! Vuoi qualcosa da bere?" chiesi mentre annotavo.
"Dell'acqua" rispose ancora.
"Va benissimo, cinque minuti e sono da te" sorrisi.
Preparai la cialda e l'acqua poi la portai al tavolo dal ragazzo che non mi staccava gli occhi di dosso.
Solo in quel momento me ne ero resa conto, ma da quando era arrivato mi osservava andare tra i tavoli.
"Eccoti, se ti serve qualcosa, sono al bancone" sorrisi ancora. Ero sempre gentile con i clienti e sorridevo sempre tanto che la mascella faceva male quando tornavo a casa. Non che mi dispiacesse, anzi.
"Grazie mille..." voleva sapere il mio nome.
"Azzurra" gli feci notare la targhetta piccolina sul grembiule.
Lui annuì e io me ne andai al bancone.
La gente stava diminuendo ed erano le cinque e mezza, verso le sei ci sarebbe stata un'altra ondata di clienti.
Notai che dopo 15 minuti buoni, il tavolo del ragazzo era vuoto. Era meglio pulire, dovevano arrivare altri clienti.
Mi allungai sul tavolo e notai che nel piatto il ragazzo aveva scritto in piccolo qualcosa con la cioccolata.
"Azzurra sei bellissima" avvampai all'istante. 
Come aveva fatto a scrivere con la cioccolata? Io non ci riuscivo mai.
Il punto non era questo ma il complimento. Nessuno mi aveva fatto un complimento con la cioccolata.
Sorrisi, amavo la cioccolata. E poi iniziai a ridere perché pensavo alla cioccolata e non al ragazzo.
Mi ricomposi per ritornare al bancone e sperai tanto che quel ragazzo gentile sarebbe tornato, non era nemmeno brutto.
Passai le altre due ore con altri clienti da servire.
Io e Giorgio eravamo sfiniti. Non avevamo nemmeno cinque minuti di pausa.
L'ultimo cliente era il nostro "nonno di caffetteria".
Il signor Claudio, veniva ogni giorno sempre verso di sera per prendere un dolcetto mentre raccontava di venire in quella caffetteria da una vita insieme alla moglie, morta da qualche anno per un cancro allo stomaco.
Ogni volta che parlava delle loro avventure mi incantavo e Giorgio doveva sempre richiamarmi.
Ma ero una tipa romantica, che potevo farci? E poi il signor Claudio era un ottantenne di buona compagnia, lo conoscevo da due anni ormai.
All'inizio non pensavo che davvero lui e la moglie passassero del tempo in caffetteria, Giorgio era giovane non poteva aver avuto la caffetteria sin da quando era nei pannolini. Per cui pensavo che il signor Claudio diceva delle stupidate.
Ma Giorgio poi mi disse che la caffetteria era del padre e che le storie che raccontata il signor Claudio erano vere.
Allora mi innamorai ancora di più di quelle storie.
"Signor Claudio, stasera non ne posso proprio più, mi piacerebbe parlare con lei, ma sono qui dalle quattro e sono distrutta, ci si vede domani" lo salutai con un sorriso a 32 denti.
"Oh figliola, non preoccuparti, vai a casa, parliamo domani" mi sorrise di rimando.
"Buona notte, Azzurra" mi salutò Giorgio.
"Ciao Giorgio, a domani" urlai quando ero fuori la caffetteria.
Una folata di vento mi fece rabbrividire, dovevo arrivare subito a casa. Cercai di allungare il passo, le strade sembravano deserte tanto da farmi paura.
Per fortuna però arrivai a casa subito e mi buttai nel portone al caldo. Giovanni era già rientrato, alle otto finiva il suo orario.
Salii nell'appartamento e quando entrai caddi spalmata sul pavimento.
"GIANLUCA. IO. OH MIO DIO. AIUTAMI" Anya si mise a cavalcioni su di me urlando come una matta.
"Cosa è successo? Ti ha fatto male?" riaprii gli occhi, che fino a quel momento erano chiusi dallo spavento, alzandomi con i gomiti.
E Anya rideva e urlava. Mi accasciai di nuovo a terra, che sciocca, non le era successo nulla.
"MI HA CHIESTO DI METTERCI INSIEME, TI RENDI CONTO?" urlò ancora felice e sorridente.
"Se mi fai alzare e mi racconti tutto dall'inizio forse saltello e urlo dalla felicità anche io, ma così non posso" indicai la nostra posizione sorridendo.
Mormorò uno scusa sottovoce e saltellò fino alla cucina. Io mi alzai e andai in camera a cambiarmi.
"Ho preparato già la cena, pollo con insalata e una torta al cioccolato.. che ho fatto io!" specificò quando entrai in cucina.
"Chi te l'ha data la ricetta e la forza per farla?" chiesi un po' stanca. Anya faceva le torte o i dolci solo se era felice davvero.
E non faceva torte dal suo compleanno, a inizio Aprile. Al sol pensiero sorrisi di gusto, era felice.
"Ho cercato su internet" 
Correndo da una parte all'altra della cucina, posò la cena sul tavolo e iniziò a parlare.
"Allora, vuoi la versione breve o lunga?" mi chiese.
"Vorrei sapere tutto dall'inizio perché non mi hai detto nulla e questa me la segno" risposi fintamente offesa.
"Ma dai Azzurra, era un amico per me, mi piaceva ma non lo avevo mai visto in quel senso.." fece timida.
"In ogni caso l'ho conosciuto all'Università" e ti pareva "abbiamo un corso insieme e da lì è nato tutto, a Settembre diciamo, no? Quando è stata la prima volta che ci sono uscita insieme, te la ricordi?" mi chiese e cercai di fare mente locale.
"Ah, era il 7 Settembre, abbiamo iniziato i corsi il 5 quest'anno" risposi pronta e interessata alla storia.
"Esatto, siamo usciti il 7. Era una cena di corso, eravamo tipo in 20 però abbiamo parlato tutta la sera e siamo usciti più volte, lo sai..ma io non pensavo avesse intenzioni..cioè hai capito, pensavo volesse essere solo un mio amico, perciò non te ne ho mai parlato!" si fermò seria.
"Poi siamo usciti sabato e come già ti ho raccontato ieri mi ha chiesto della famiglia, se al momento mi sentivo con qualcuno e poi oggi a pranzo mi ha chiesto "vorresti essere la mia ragazza?" e tu non immagini lontanamente quanto alto io abbia saltato."
"Oh, lo immagino eccome" risposi eccitata all'idea di Anya fidanzata.
Rise e continuò "E insomma, ho iniziato a fare dei saltelli e lui mi ha abbracciata e ha fatto "è un sì?" e io facevo su e giù con la testa fortissimo, sai quando sono felice cosa sono capace di fare, sembro una bambina" sì, lo sapevo bene.
"E poi?" volevo sentire qualche altra cosa, ero troppo felice. Gli occhi mi luccicavano, ero felicissima per lei.
"E poi mi ha baciata, al ristorante, tutti battevano le mani, non sai che vergogna. Però non mi interessava molto, ero felice." finì con un sorriso.
Mi alzai dalla sedia per saltarle completamente addosso.
"Amore mio, non sai quanto sia felice per te e voglio conoscerlo presto." le dissi lasciandola respirare.
"Certo, qualche volta usciamo insieme oppure lo invitiamo a cena qui, che dici, è ancora presto?" disse poi paranoica.
Ecco che iniziava con le paranoie.
"Anya, sono solo io, non ci sono i tuoi genitori, non è presto. E poi comunque esci prima con lui qualche altra volta e poi lo invitiamo a cena" tornai a sedermi felice.
"D'accordo, bene, ora sono fidanzata, bene" continuò, forse ancora non realizzava.
"Sì, sei fidanzata" feci io.
"Oh mio dio, sono fidanzata" fece ancora, sorpresa stavolta.
"Anya smettila, sembra che tu non lo sia mai stata!" scoppiai a ridere.
"È che mi piace un sacco Azzu, non voglio che finisca come con..Daniele.." si rattristì.
Nel mio primo anno a Venezia, Anya era fidanzata con un tizio di Milano, ne era innamorata però poi per le troppe litigate, per la distanza e per il resto si lasciarono e Anya ci stava ancora male.
"Anya, ora hai un ragazzo, che ti vuole bene e ti corteggia da quasi due mesi, non pensare a quell'idiota, ora sei felice finalmente!" le dissi accarezzandole un braccio.
Il sorriso sulle sue labbra riapparve "Hai ragione e poi Gianluca non lo si può comparare a quell'idiota, sono completamente diversi. Daniele non mi ha mai trattata come mi tratta Gianluca, anche se fino a ieri eravamo solo amici." abbassò lo sguardo in imbarazzo.
Che carina, le piaceva davvero, dovevo conoscerlo e avvertirlo che gli avrei spezzato le gambe se avesse spezzato il cuore alla mia migliore amica.
"Appunto, dai mangiamo, dopo vediamo un film" le sorrisi.
Stava per aprire bocca ma la bloccai "Alt, ferma, ho affittato un film" dissi mangiando un pezzo di torta.
Non volevo vedere un film di Natale o Titanic.
Mi guardò e poi scoppiamo a ridere come delle bambine.
"Che film hai scelto?" si posizionò sul divano.
"The Wedding Party, stasera si
ride" urlai buttandomi di fianco alla mia migliore amica.
Ah, quanto le volevo bene.

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Capitolo 3
*** Marco. ***


SALVE ANCORA A TUTTI.
Le recensioni, come visto, sono aumentate di uno, due? non lo so, ma sono pochissime.
Penso che dopo il quarto capitolo, se non avrò abbastanza recensioni, cancello la storia.
Ho detto dopo il quarto perché questo terzo è di passaggio ma di una importanza diciamo.
Azzurra conosce il famoso ragazzo di Anya.
E il ragazzo di Anya è Daniel Sharman, aw, lo amo tanto lol
Qui entra in ballo anche un altro personaggio interpretato da Drew Van Acker.

In ogni caso. I capitoli sono abbastanza lunghi, cioè non sono cortissimi quindi bho, non lo so.
QUESTO E' UN ALTRO DI PASSAGGIO, DOMANI SE AVRO' QUALCHE RECENSIONE, PUBBLICO IL QUARTO, DIRETTAMENTE.
IL QUARTO E' DI IMPORTANTE DICIAMO, E METTERO' ANCHE IL VIDEO DEI PROTAGONISTI SDKJFHJBGGHG.



Ora, ehm, recensite ahahah e spero che vi piaccia.
Accetto critiche e tutto, almeno ditemi come scrivo e se vi piace la storia, non lo so..

Un bacio, anna (:

 

                                                                           3. Marco.



Era passata quasi una settimana da quel lunedì felice. E si sa che la felicità dura poco. 
Il martedì successivo il professore di Inglese mi aveva inviato un'email (era un compito per casa) e specificava di voler il lavoro pronto per lunedì mattina alle 9:10.
Ma la mia sfiga non la si poteva paragonare a quella di nessuno.
Il mio amato internet mi aveva mollata per tre giorni ed ero riuscita a leggere l'email soltanto venerdì sera. Non ce l'avrei mai fatta, potevo farcela se non avessi dormito, se non fossi andata all'Università e se non avessi avuto un lavoro un lavoro.
Ma la realtà chiamava e mi stava dando una bella botta nel didietro.
Avevo iniziato alle otto di sera chiudendomi in camera e portando con me computer, dizionario, libri, fogli, penne e cibo spazzatura.
Avevo continuato fino alle cinque di mattina poi mi ero addormentata, stremata.
Erano quindi le otto e io dovevo alzarmi per andare all'Università, era sabato mattina.
Non so con quale forza sovrumana riuscii ad alzarmi e andare in bagno per lavarmi e vestirmi.
Non notai nemmeno cosa avessi messo, forse avevo messo due colori diversi tra di loro o forse ero ancora in pigiama, non aveva importanza, dovevo prepararmi la borsa e uscire subito perché era tardi.
Preparai la borsa e uscii dalla camera.
"Azzurra, siamo ad Ottobre ed esci con una canottiera?" mi guardò stranita Anya.
"Io... Scuola... Compito... Tardi, devo andare" avevo gli occhi socchiusi, non riuscivo ad aprirli del tutto, mi bruciavano.
"Aspetta," mi fermò Anya "vengo con te e metti il giubbetto" mi mise il giubbetto di jeans come fossi stata una bambola.
Non avevo la forza di alzare un muscolo. Erano solo quattro ore di lezione. 
"Dai, Azzurra, ce la puoi fare" mi diceva la coscienza. 
"Forza, andiamo, che dici se chiamo Gianluca per farci venire a prendere?" mi chiese poi preoccupata.
"SCHERZI? Non ho ancora visto il fidanzato della mia migliore amica e lui ora dovrebbe vedermi in queste condizioni da zombie?" sbottai aprendo gli occhi. Ero inacidita. "Ma anche no!" continuai.
Rise lievemente "È la volta buona per conoscerlo! Dai, ora lo chiamo" e prese il telefono.
"NO, NO, NO, NO, NO..." 
"Pronto? Gianlu?" parlò a telefono.
"Cazzo!" mi buttai su un gradino delle scale.
Ma come mi ero vestita?
Leggings neri a fiori rossi, canottiera rossa e converse rosse. L'abbinamento era perfetto, anche se non ero lucida riuscivo a vestirmi con stile, il problema era che in strada c'erano 10 gradi e io avevo un misero giubbetto di jeans messo da Anya.
"Hey Anya, amore, che succede?" potei giurare che questo Gianluca era preoccupato.
"Ohw, tranquillo, non è successo nulla, solo... potresti venire a prendere con l'auto me e Azzurra, la mia amica?" chiese sperando che lui non la deludesse.
"Ma certo, il mio amico non si muove quindi resta a piedi oppure resta a casa. Arrivo subito, dammi cinque minuti" 
"Aw, grazie mille amore, ci vediamo tra poco" e Anya chiuse la chiamata con una vocina morbida da dolce innamorata qual era.
Ero felice per Anya, fin troppo.
"Visto? Sta venendo, molla il suo amico e viene a prendere noi" rise sedendosi accanto a me.
"Ma povero, sarà il suo migliore amico e lo molla per te. Tu non mi molli per lui, vero?" mi lamentai. Sembravo brilla, il non dormire mi faceva malissimo.
Sparavo parole a caso, avevo paura di dire qualcosa di sbagliato quando Gianluca sarebbe venuto.
"Ma certo che non ti mollo, un ragazzo non può dividerci" mi abbracciò.
"Questa frase funzionava a sedici anni, ne abbiamo venti e ventuno, non possiamo negarlo, mi abbandonerai..." abbassai la testa.
"Azzurra. Non lo dire nemmeno per scherzo, aspetta... Stai insinuando che io potrei andare a vivere con Gianluca?"
Non potei rispondere perché un'auto suonò.
 Era Gianluca, da quello che mi aveva detto Anya, che si era affacciata al portone.
Sorrideva contenta dopo aver salutato Giovanni. Io feci lo stesso e mi avvicinai all'auto con Anya. Notai il ragazzo. 
Ah però, se l'era scelto Anya, era alto con i capelli castani ricciolini e gli occhi blu chiaro, era stupendo.
"Bel figo" le sussurrai prima di arrivare da lui.
Anya scoppiò a ridere e poi saltò addosso a Gianluca per abbracciarlo e per baciarlo,  erano così carini. Le loro fronti si toccarono e si sussurrarono qualcosa come "Ciao e buon giorno". Quando ripresero fiato si resero conto di me.
"Oddio scusa, piacere Gianluca" mi porse la mano sorridendo.
"Azzurra" la strinsi e sorrisi di rimando.
"Scusami se ti ha chiamato, forse lo ha fatto per me, non sono del tutto lucida stamattina, guarda solo come mi sono vestita" feci un giro su me stessa con tanto di braccia aperte.
I due scoppiarono in una risata naturale.
"Cosa ridete? Povero il tuo amico, per colpa mia è rimasto a piedi" assunsi una faccia triste.
"Oh, tranquilla, ci è abituato. Gli dico sempre di far presto, se non si muove va a piedi" disse continuando a ridere.
"Okay, allora montiamo questo cavallo. Che macchina figa che hai, Gianluca, credo di potermici abituare" sorrisi entrando in macchina.
Anya e Gianluca erano rimasti fuori a ridere e poi anche loro entrarono.
Partimmo per l'Università e manco a dirlo ci impiegammo tre minuti, potevamo farcela benissimo a piedi.
"Scusami, anzi scusaci, per tre minuti di macchina potevamo farcela a piedi" dissi appena scesa.
"Azzurra, tranquilla, come hai detto tu, abituatici. Non farti problemi a chiedermi qualcosa" sorrise poi cingendo la vita di Anya.
Quello sì che era un bravo ragazzo. Anya se lo meritava e lui meritava Anya.
Risi. "Grazie, Gianluca. Anya, a mezzogiorno torno a casa, sono stanca morta, devo dormire, continuare il lavoro e poi andare in caffetteria alle sei" mi voltai poi verso Anya.
"Sì, certo, tranquilla, io oggi devo restare fino alle due, ti raggiungo a casa e continuiamo il discorso di prima" mi rispose con uno sguardo di chi la sa lunga.
"Te la riporto a casa alle due e tre minuti, giuro" fece Gianluca.
Risi di gusto. "Grazie ancora, ci vediamo alle due" salutai entrambi con un cenno della mano e poi li lasciai da soli correndo verso l'entrata dell'Università.
Andai a sbattere contro qualcosa di duro.
Cazzo, che dolore alla testa, abbassai il capo e chiusi gli occhi.
Mi guadai ai lati, che figura di merda, speravo che nessuno mi avesse visto.
Andare a sbattere contro un muro, che razza di cogliona.
"Scusami" disse il muro.
Ora immaginavo anche che i muri parlavano? La notte dovevo dormire e non studiare.
Stare sveglia non mi faceva affatto bene.
"Hey, stai bene?" richiese ancora il muro.
Mi decisi ad alzare la testa e riaprii gli occhi lentamente.
"Sì-ì, ma siete umani e quanti siete?" vedevo più ragazzi davanti a me.
"Oh mio Dio, ti sei fatta così male? Vuoi che ti porti in infermeria?" chiesero i ragazzi o il ragazzo.
"No, credo che la notte dovrei dormire al posto di studiare" riuscii a mettere a fuoco meglio chi avevo davanti. Oh, ma era...
Iniziò a sorridere.
"Ciao, bellissima Azzurra" era il ragazzo del bar. Cos'era, fatto di roccia?
"Sei fatto di roccia? Ciccio, mi hai mischiato i pensieri" risposi, aggiustandomi i capelli.
Scoppiò a ridere. "No, è la palestra, Azzurra" sottolineò il mio nome in modo molto sensuale.
"Mhh, e sentiamo, tu come ti chiami?" chiesi poi, lui sapeva il mio nome, volevo sapere il suo.
"Marco" mi alzò la mano e io poi la strinsi.
"Sai già come mi chiamo, ci si vede Roccia" lo sorpassai per andare nella mia classe.
Prima ora: Russo.
Che trauma.
Anche quel sabato le quattro ore passarono velocemente, avevo bisogno di casa mia, del mio divano, del mio letto.
Tornai a casa stanca morta, tanto stanca da non aver salutato nemmeno Giovanni.
Mi buttai sul letto e in meno di due minuti caddi in un sonno profondo.

Sognai un ragazzo, non era Marco, era biondo ma non aveva i suoi capelli ed aveva gli occhi azzurri, non poteva essere Marco, lui li aveva verdi.
Il ragazzo era seduto e notandomi, mi sorrise: quel sorriso, così perfetto.
Poi mi chiamò.
"Azzurra?" però io non riuscivo a rispondere, come faceva a sapere il mio nome?
"Azzurra?" sorrideva, volevo rispondere ma perché non ci riuscivo?
"AZZURRAAAA?" qualcuno mi spintonò, il ragazzo non c'era più e io ero ai piedi del letto in camera mia.
"Cosa è successo? Chi è morto? Dov'è?" alzai la testa con gli occhi chiusi.
"Non è morto nessuno, apri gli occhi" mi ritrovai una bellissima Anya sorridente ad aspettarmi.
"Che ore sono?" mi alzai, ero ancora vestita.
"Sono le cinque, ho voluto farti dormire un po' di più, ma hai mangiato qualcosa?" mi chiese premurosa.
"In realtà no, mi sono buttata subito sul letto, dovevo alzarmi all'una per... IL COMPITO, OH MIO DIO, DEVO STUDIARE" corsi in salone per recuperare gli appunti del giorno precedente. Ero a buon punto, dovevo continuare.
"Hey, no. Stai calma, tu prima mangi e poi studi" era seria.
"Okay, ma qualcosa veloce" mi arresi, andando in cucina.
"Ti ho fatto l'insalata di riso come piace a te" mi passò un piatto pieno di riso.
"Grazie" le sorrisi grata. Meno male che lei c'era.
A proposito...
"Rispondi ora, davvero pensi che io possa andare a vivere con Gianluca?" mi chiese, leggendomi il pensiero.
"Certo che no, è troppo presto"
"E allora perché hai detto quelle cose stamattina?" 
"Perché di solito quando qualcuno è fidanzato si dimentica degli amici e non voglio restare sola e ancor di più non voglio perderti.
Anche se, se fossi in te, mi mollerei, Gianluca è davvero un bravo ragazzo. Te lo sei scelto bene e poi è carino ed infine mi ha detto anche che posso usare la sua macchina" finii con un sorriso.
"Cosa? Non è vero" rispose stridula. "Ti ha detto che ti dà qualche passaggio, ma non che te la dà" concluse ridendo.
"Sì, d'accordo, quella cosa lì" feci un gesto della mano come a non andare nei dettagli.
"E comunque stai certa che non mi dimentico della mia migliore amica visto che ci vivo insieme e senza sarei persa." avevo gli occhi lucidi, adoravo Anya.
Quasi piangendo con tanto di riso in bocca potevo essere divertente.
"Sei buffa" disse infatti ridendo.
"Ti voglio bene, davvero, tu sei la mia seconda famiglia" le dissi, dopo aver ingoiato il boccone di riso.
"Per me è lo stesso, cucciola" si alzò per abbracciarmi.
"Dai, alle sei devi andare a lavoro. Fatti una doccia, si studia stasera, tanto domani è domenica, ora vado a lavoro!" si allontanò e mi scoccò un bacio sulla fronte.
Anya lavorava nella libreria vicino all'Università e il suo turno era dalle sei alle otto, come il mio.
"Vai prima?" chiesi mangiando ancora.
"Sì, Costanza è dovuta andare via prima per il suo turno e quindi mi ha chiesto se potevo sostituirla visto che subito dopo iniziava il mio" mi disse, aprendo la porta.
"Ci vediamo stasera, cucciola" e con un sorriso dolce chiuse la porta. 
Finii di mangiare e poi mi buttai subito nella doccia.
Una doccia calda, proprio quello ci voleva.
Mi cambiai, faceva fin troppo freddo con quella canottiera rossa, e indossai quindi un pantalone stretto nero e un maglioncino beige con converse bianche.
Dall'armadio presi uno dei giubbotti invernali, ormai faceva freddo.
Era nero e corto, li odiavo i lunghi.
Presi la tracolla e uscii di casa per andare a lavoro.
Salutai Giovanni e mi scusai per prima che non ero stata educata.
"Non preoccuparti" mi disse ridendo.
Arrivai in caffetteria alle sei in punto. Puntuale come sempre.
"'Sera, Giorgio" salutai, per andare poi dietro al bancone e mettere il grembiule.
C'erano già abbastanza clienti quindi mi misi subito all'opera.

Le due ore passarono molto velocemente e avevo anche avuto modo di parlare con il Signor Claudio.
"Azzurra, sai che c'è un ragazzo seduto in un angolino da quando sono arrivato, se non prima, che ti fissa come un babbeo?" mi sussurrò il Signor Claudio sorridente.
"Cosa? Dove?" 
Mi indicò un tavolo in fondo al locale e vi vidi Marco.
Non lo avevo visto prima, quella non era la mia parte di locale da servire.
Mi sorrise continuando a bere la sua Coca Cola. 
Mi scusai con il Signor Claudio per avvicinarmi.
"Ciao Marco" sorrisi.
"Ciao Azzurra, sai che sono qua dalle sette?"
"Dalle sette?!" dissi un po' forte. "E che ci fai dalle sette per una Coca Cola?" continuai più tranquilla.
I clienti erano pochi e Giorgio era al bancone annoiato, cinque minuti per sedermi non avrebbero fatto male a nessuno.
"Non ero qui per la Coca Cola, ero qui per te" fece con un sorriso.
"Che cosa inquietante..." dissi con una smorfia.
"No, no, non capire male, non sono un maniaco" rise gesticolando.
"E allora che ci fai qui?" feci curiosa.
"Vorresti uscire con me?" 
Rimasi di stucco, da quanto non uscivo con un ragazzo?
Beh, era parecchio, quindi che succedeva se uscivo con un ragazzo all'apparenza simpatico?
"Ehm... okay, facciamo venerdì prossimo?" dissi sincera.
"Come vuoi tu, pranzo o cena? Il venerdì a che ora esci dall'Università?" sorrise gentile.
"All'una."
"Anche io, facciamo pranzo? Ci vediamo al muretto fuori l'Università venerdì. Per te va bene?" chiese poi alzandosi.
Mi alzai anche io. "Certo, va benissimo, a venerdì allora" sorrisi.
Lui si avvicinò e mi lasciò un bacio leggero sulla guancia. Diventai rossa come un peperone, sicuro.
Sorrise e uscì salutandomi con un gesto della mano.
"Ahhh, l'Amore" urlò il signor Claudio.
Ma quale Amore e Amore, io nemmeno lo conoscevo questo Marco.
Poteva essere anche uno stalker o un maniaco, anche se mi aveva detto il contrario.
Salutai frettolosa il signor Claudio e poi Giorgio per andare a casa e studiare.
Mi mancava poco per completare ma sentivo che qualcosa mancava, non so perché.
Avevo la sensazione che mancasse qualche pezzo del puzzle. 
Tornai a casa e vi trovai una Anya con un vestito azzurro corto fino al ginocchio, calze nere e ballerine dello stesso colore del vestito.
E in più una maglietta nera aperta per ripararsi dal freddo anche se il vestito era invernale.
"Hey, dove vai?" chiesi, chiudendomi la porta alle spalle.
Urlò felice: "Gianluca mi porta a cena, è una sorpresa, non so dove" finì euforica.
L'abbracciai forte forte.
"Beata te, io devo studiare" mi scrollai da dosso.
"Arrivo per le undici e mezza e tu starai ancora studiando quindi ti aiuto, te lo prometto. Anche se non capisco un tubo di inglese" mi accarezzò la guancia.
Anya era sempre dolce e disponibile.
"Vai e divertiti ci vediamo dopo." le baciai la guancia e poi lei uscì dall'appartamento.
"Studio, siamo solo io e te ora, forza e coraggio." dissi tra me e me.
Presi tutto l'occorrente e presi patatine, biscotti, gelato e Coca Cola sottobraccio per andare direttamente nella mia camera da letto.
Sarebbe stata una lunga notte.

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Capitolo 4
*** Compito. ***



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                                                                        4. Compito.



Erano circa due ore che ero chiusa in camera. Erano le dieci passate e al compito mancava ancora quel qualcosa che non riuscivo a capire.
L'argomento era "Legalizzare o no i matrimoni fra persone dello stesso sesso?" ovviamente tutto in inglese e poi il tutto sarebbe stato allargato con l'argomento dell'adozione delle coppie gay. Avevo fatto già sette pagine in due giorni, ma ancora, mancava qualcosa.
Affondai la testa sul cuscino sbuffando e mi portai le mani in viso scaraventando prima la penna a terra.
Mi rialzai di nuovo, afferrai il pc e ridussi tutte le icone. Volevo girare un po' su twitter e vedere cosa succedeva nel mondo in generale.
Su twitter seguivo un sacco di gente e avevo conosciuto anche molte ragazze simpatiche.
"Venite su Chatroulette, ti divertirai!" si certo come no, ora anche le pubblicità di Chatroulette.
La curiosità mi divorava, volevo vedere cosa scriveva la gente riguardo a quel sito.
Scrissi "Chatroulette" nella barra ricerca di twitter e iniziai a leggere i tweets.
'C'è un tizio su chatroulette che mi ha chiesto di sposarlo' 
'Uno balla in mutande, oddio, sto morendo'
'Una ragazza piangeva, ho cercato di aiutarla in tutti i modi possibili'
'Ho parlato con una ragazza su chatroulette e ho scoperto che andremo nello stesso albergo nelle vacanze di Natale'
'Un ragazzo aveva una maschera di un cavallo e urlava "Sono un unicorno" ho dovuto chiudere per il troppo ridere'
'Un nero mi apparso dal buio all'improvviso e mi ha sorriso, molto creepy'
Scoppiai a ridere agli ultimi due tweets.
Quello doveva essere lo stesso nero, sicuramente.
Continuai a ridere come una stupida. Passare un po' di tempo su Chatroulette non era male e poi se si incontrava un ragazzo normale come quello della scorsa volta era ancora meglio. Bastava cercare. Così chiusi twitter e vi entrai.
Presi un pacchetto di caramelle, quelle lunghissime, rosse e piene di zucchero che non finivano mai.
Il primo "partner" era un bambino sugli undici/dodici anni. 
"Cosa ci fai qua, piccolo?" feci carina.
"Cerco figa, amore, tu me la dai?" rispose sorridendo prendendo una sigaretta. Rimasi sconvolta.
"Posa quella sigaretta, sei troppo piccolo per fumarla e anche per la figa, tesoro." aggrottai le sopracciglia rispondendo a tono.
"Ho dodici anni, amore e faccio quello che cazzo mi pare, allora me la dai o no?" la mia mascella toccò terra.
"Non c'è nessuno che te la dia da te, piccolo marmocchio?" mi ricomposi arrabbiata.
La nuova generazione faceva schifo, scopavano a dodici anni manco fossero costretti a fare i figli prematuramente e fumavano peggio dei vecchi.
"Senti bella, non vuoi darmela? okay. Ma non venirmi a fare la mamma, almeno mia madre un marito per scopare ce l'ha e non si mette su siti del genere." fece le spallucce.
Cosa, cosa, cosa? Mi stava dando della poco di buono, zitella e vecchia? Ma chi si credeva di essere?
"Senti marmocchio, ho vent'anni e non sono affatto vecchia. Ti vengo a fare la mamma perché alla tua età dovresti giocare con i compagni a calcetto oppure guardare la tv e non scopare come un coniglio in webcam. E tanto per dire posso scopare come e quando voglio visto che sono adulta, non ho bisogno di un marito come la tua cara mammina." ero rossa in viso dalla rabbia. Mi mettevo a litigare con un bambino, come mi ero ridotta?
Le ore di studio si facevano sentire. E molto anche.
"Si ciao monaca" e staccò.
Io monaca? Ma cosa..okay, forse non andavo a letto con qualcuno da un bel po' però avevo solo vent'anni, ehy, con calma. 
Non volevo essere una poco di buono. Odiavo gli adolescenti, amavo i bambini ma gli adolescenti erano insopportabili.
Il secondo "partner" era una ragazzina sui quindici anni. Ancora?
Oh, ma tutti quella sera? Tutti bambini?
"Ciao, che ci fai qui?" chiesi sorridendo appena.
"Io..voglio morire. Io devo morire, perché sono nata?" iniziò a piangere.
Ma cosa cazzo succedeva?
"Ehm..perché vuoi morire?" 
"Perché? Ma mi vedi? Faccio schifo, sono grassa, brutta, non ho amici, non ho un ragazzo, a scuola mi prendono in giro e i miei genitori non capiscono nulla" disse. 
Rimasi prima silenziosa, stavo pensando a quanto fosse idiota. Mi chiedevo se avesse anche quindici anni.
La ragazza era magra quanto me e aveva dei grandi e bellissimi occhi marroni.
Gli amici e il ragazzo poteva subito trovarli se usciva e non si piangeva addosso.
E non ci credevo nemmeno un po' che a scuola la prendevano in giro, la gente ha smesso di prendere in giro per l'aspetto.
La gente insulta per i cantanti preferiti ora.
Sicuramente la insulta uno di quei ragazzini che poi alla fine si scopre essere innamorato di lei.
E i genitori cosa non potevano capire? Quanto idiota lei fosse?
"Stai blaterando delle stupidate, lo sai?"
"Guarda, mi taglio, soffro" mi indicò i tagli sui polsi.
No, forse soffriva perché si tagliava e non il contrario.
Io a quindici anni usavo la lametta per cercare di togliermi i peli dalle gambe con scarsi risultati e non per altro.
"Cosa.." aggrottai la fronte.
"Ora mi suicido, sì, mi suicido e tu sarai la testimone, avverti tutti i miei familiari" disse alzandosi.
Questa era matta, aveva bisogno di uno psicologo.
"COSA? EH NO RAGAZZINA, SIEDITI, NON VOGLIO CHE QUALCUNO SI SUICIDI SOTTO I MIEI OCCHI. Stammi a sentire e apri bene le orecchie.
Se la tua vita fa davvero schifo come fai sembrare, MIGLIORALA.
 
Non rovinarti con i tagli, non lamentarti con persone estranee.
Sei grassa? Sei brutta? Anche se questo non è assolutamente vero, per niente, esistono i trucchi e i nutrizionisti.
A quindici anni, dovresti preoccuparti di studiare per avere voti alti e non preoccuparti di sembrare bellissima solo per farti vedere dai ragazzi.
Se non hai amici, un motivo c'è, per esempio oggi è sabato e le persone normali escono.
Non guardare me, io non sono normale.
Non hai un ragazzo? A CHI IMPORTA? Hai bisogno di qualcuno che ti baci ogni due secondi o che dica "amore" ogni tre minuti per essere felice? No.
Puoi stare anche sola, ci vuole tempo per trovare un ragazzo decente.
La gente non insulta più nessuno per l'aspetto, quindi, meno cazzate.
E i tuoi genitori, cosa non capiscono, illuminami. Non capiscono che la loro figlia sembra una stupida che si fa del male solo perché ha qualche problema ad accettarsi? Bhe sì, allora non capiscono un tubo.
La vita è bella, a quindici anni devi essere felice.
Non sai che la realtà è bruttissima, quando ti farai grande capirai.
Pensa solo a goderti l'adolescenza perché non ritornerà."
Finii il mio grande discorso prendendo fiato.
Pensavo quelle cose di tutte le ragazze che scrivevano cose del genere su twitter.
A quindici anni, dovevano amare la vita e non tagliarsi o piagnucolare. Se avevano dei problemi dovevano imparare a risolverli ed essere forti, non piangersi addosso. Non serviva a nulla e non faceva apparire la vita più bella.
Non la sentii nemmeno respirare, piangeva silenziosamente. 
Si asciugò le lacrime e abbassò la testa.
"H-hai ragione..grazie, da oggi non userò più la lametta, mi curerò di più, non mi piangerò addosso, farò tante amicizie e cercherò di parlare di più con i miei genitori" alzò la testa.
"Grazie, solo adesso ho capito quanto sono stata stupida" mi sorrise lievemente.
"Ora è tardi, ma domani mattina esci e fai una passeggiata" le dissi con un sorriso rassicurante.
"Certo, ora pero' vado a letto, sono un po' scossa, mi dici... Mi dici solo come ti chiami?" mi chiese prima di alzarsi.
"Azzurra" sorrisi "notte piccola." chiusi la finestra dopo aver visto un sorriso.
Erano le undici meno un quarto, un'altra parlata prima dell'arrivo di Anya ci stava.
Il prossimo "partner" doveva per forza essere un marmocchio o una marmocchia, dopo gli ultimi due non mi sarei sorpresa di trovare un bambino di otto anni. Che orribile spettacolo.
Ma quello che mi si presentò davanti non fu affatto orribile.
"Oh, guarda chi si rivede, ciao Azzurra." ero io o il mio nome era stato pronunciato in modo fantastico? No, ero io.
"Uhm..ciao.." ero arrossita per forza, sentivo caldo.
Rise, pensai che avesse una bella risata e anche un bel sorriso.
I denti bianchi come il latte facevano sembrare tutto più bello.
"Che strana coincidenza, è la seconda volta che ti vedo in una settimana" dissi poi.
"Se la prima è stata un caso, la seconda una coincidenza, la terza sarà destino?" scoppiammo entrambi a ridere.
"Probabilmente" risposi stanca.
"Che hai? Sembri esausta" disse quasi preoccupato.
"Lo sono..abbastanza diciamo" 
"E perché mai? Litigata col ragazzo?" chiese con un lieve sorriso a labbra chiuse.
"No..cioè non ho un ragazzo" risposi timida guardando la mia stanza come se non l'avessi mai conosciuta prima.
"Ah" sorrise "E allora perché sei stanca?" continuò poi contenendosi.
"Ho avuto..aspetta un attimo, io non so come ti chiami" mi bloccai subito facendolo scoppiare in una risata naturale.
"Matteo" continuò a ridere.
"Ah ecco, apposto, hai un nome" risi.
"Così pare" rise anche lui.
Ridevamo solamente quella sera? Possibile? Ero in imbarazzo.
"Comunque, il mio professore di Inglese ha voluto assegnarmi un compito per casa tramite email martedì ma io ho visto l'email solo venerdì sera e come una matta ho scritto di tutto. Manca poco per finire, ma è come se mancasse qualcosa e non so cosa cavolo sia" dissi esasperata.
"Forse posso aiutarti, ricordi che facciamo lingue entrambi?" 
"Ohw si..ma dai è sabato sera, non disturbarti, scriverò qualcosa domani mattina e come vada vada" sviai il discorso.
"No, sul serio, mi salveresti dalla noia. Guarda, è sabato sera e sono solo perché il mio amico mi ha scaricato per la sua ragazza come la settimana scorsa" 
"Siamo in due allora, la stessa cosa."
E ridemmo, ancora, cosa c'era da ridere?
"Allora? Qual è l'argomento?" mi chiese cortese.
"Legalizzare o no i matrimoni fra persone dello stesso sesso?" lessi la domanda all'inizio del foglio.
"Davvero? Io la settimana scorsa dovevo fare lo stesso compito, però in francese" rispose raggiante.
"Sul serio? Sei il mio salvatore venuto dal cielo per caso?" chiesi adorante.
"Probabilmente, dai, leggi quello che hai scritto" mi indicò il foglio.
Certo, sciocca.
Iniziai a leggere subito e lo avvertii che erano buone sette pagine.
Lui non curante mi chiese di continuare a leggere.
"Ecco, ora devo concludere ma è come se mancasse qualcosa" conclusi riposando il foglio.
"Hai ragione, però è un ottimo lavoro, aspetta prendo il mio di francese" si alzò per prendere i fogli nell'armadio dietro di lui.
Era abbastanza alto, aveva qualche muscolo, proprio al punto giusto e wow, aveva un bel didietro.
"Eccomi" si sedette e io smisi di fantasticare sul suo sedere.
"Sì" dovevo contenermi.
"Ora te lo leggo io, in francese ovvio. Se capisci che quel qualcosa che manca è qui, fermami e te lo detto mentre tu lo trascrivi in inglese" mi disse sorridendo. Annuii sorridente e iniziò a leggere in francese, io ovviamente ci capivo qualcosa per fortuna.
La sua esposizione era fantastica e poi le parole usate erano anche di un certo livello.
Doveva essere molto bravo, non che io non lo fossi però volevo fargli un complimento nella mia testa.
"Wow" dissi quando finì di leggere.
Sorrise appena "Allora? Hai notato qualcosa?" mi chiese.
"Sì, sì, nella quinta pagina, qualcosa riguardante i Paesi. Anche se devo dire che mi ero immersa nella lettura, sai che sei davvero bravo?" 
"Oh, non quanto te, sei bravissima anche tu" mi disse.
Ma quanto era carino? Era dolcissimo e oltretutto bellissimo.
Perché era a Milano?
Arrossii lievemente.
"Uhm, comunque, pagina cinque, sì. Hai ragione Azzurra, mancava proprio questo!" indicò le righe di quella pagina sorridendo.
Ancora quel sorriso, dio se era fantastico.
Iniziò a dettarmele in francese e io trascrivevo in inglese. 
Ci fermavamo ogni tanto per controllare o fare qualche battuta o ridere per qualche parola sbagliata.
"Ecco, finito, ora metti un tuo pensiero alla fine e hai fatto!" posò i fogli del compito di francese di lato sulla scrivania. Mi sorrise, ancora.
Potevo morire vederlo ogni volta sorridere.
Erano quasi le undici e venticinque.
"Oh cavolo, è tardi, sta per arrivare la mia amica" era tardissimo.
"Sono le undici e mezza? Sta per arrivare anche il mio amico allora." disse un po' triste.
"Ah..ehm, non so come ringraziarti Matteo..mi hai salvata, senza di te domani sarei dovuta stare sui libri e invece farò qualche altra cosa" risi alla fine.
"Ma figurati, è stato un piacere" disse sorridendo. Oh ma aveva delle fossette quando rideva? Era così stupendo.
"Bene..allora..ciao e grazie ancora.." cosa dovevo fare? chiudere l'icona? non sapevo che fare.
Sorrise tristemente "Ciao Azzurra, alla prossima" mi salutò con la mano e poi scomparì.
"Partner numero quattro"
No, non volevo un altro partner, avrei voluto parlare ancora con Matteo.
"SONO A CASA!" urlò Anya dal salotto.
"Ehy, com'è andata?" chiusi il pc e corsi in salotto.
"Benissimo, mi ha portata su una gondola, è stato romanticissimo" disse adorante.
"Credo che io mi stia innamorando di Gianluca, è tanto strano?" mi parlò poi preoccupata.
"Ma certo che no" corsi ad abbracciarla. "Gianluca è un bravo ragazzo e voi dovete stare insieme, innamorarsi di lui sarebbe solo la cosa migliore" le dissi sorridendo. "Ahh quanto ti voglio bene cucciola" disse.
"Andiamo a studiare forza" mi lasciò.
"Oh no, ho finito, devo solo mettere una mia opinione" dissi felice.
"Davvero? Come hai fatto? Pensavo ci volesse un sacco di tempo" mi chiese aggrottando la fronte.
"Una mano del signore" o una mano di Mattero, era lo stesso tanto sembrava Dio, era stupendo.
"Mh, d'accordo. Allora ti dispiace aiutarmi a cucinare ora così domani mattina andiamo a fare shopping al centro commerciale?" mi chiese quasi insicura.
"Sì..certo, ma possiamo mangiare anche qualcosa lì, non dobbiamo cucinare per forza per pranzo" 
"Ehm..no, ti dispiace se ho invitato Gianluca e il suo amico a mangiare qua da noi domani sera?" mi disse totalmente in imbarazzo.
Che scherzava? Mi avrebbe fatto piacere, non capivo perché dovesse dispiacermi.
"Scherzi? Va benissimo!" iniziai a saltare. "Cosa cuciniamo?" continuai.
Lei riprese aria e sorrise. Pensava che potessi arrabbiarmi? Che sciocca.
"Non ne ho la più pallida idea" mi disse portandosi le mani in volto sbuffando.
"Dai non credo che siano due maiali, facciamo qualcosa di semplice. Però cerchiamo su Google... Non voglio uccidere nessuno" dissi ridendo.
Anya scoppiò a ridere e mi seguì in camera da letto dove prendemmo il pc per cercare le ricette del cibo che avremmo cucinato per Gianluca e il suo amico.





*SPAZIO AUTRICE*
Oggi scrivo sotto ahaha
In ogni caso come avevo promesso VIDEOOOOOO!
L'ho fatto io quindi non spaventatevi se fa pena.
Come ho scritto nella storia, Matteo ha gli occhi azzurri.
Colton Haynes ha gli occhi azzurri ma sono tendenti al verde e i suoi capelli sono biondi, ma sono biondo scuro AHAH
Avrete notato che nel capitolo ho messo un po' di realtà, cioè i ragazzini di oggi.
E ho parlato anche di quelle ragazze che praticamente si piangono addosso senza fare nulla. Niente offese, ho scritto solo quello che penso.
In ogni caso, spero che la storia vi piaccia. Siamo ancora all'inizio.
Infatti questi primi capitoli sono stati corti solo per presentare i personaggi.
Ed ecco che arriva il nome del ragazzo di Chatroulette: MATTEEEEEEEEEEO.
Lascio a voi i commenti. So che non è lungo, ma è essenziale.
GRAZIE MILLE PER LE RECENSIONI E PER I SEGUITI, DAVVERO.
PERFAVOOOOOORERECENSITEANCHEQUESTO.

 

RECENSITE!
Alla prossima, Anna:) x

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Capitolo 5
*** Cena. ***



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                                                                                                   5. Cena.
 


Google ci aveva consigliato tante cose da cucinare, ma noi avevamo optato per lasagne e carne arrosto. Semplice la carne, il problema era la lasagna.
Seguendo tutto alla lettera, avevamo finito di preparare la lasagna all'una meno venti. Doveva solo cuocere il giorno successivo. 
Per il dolce, avevo pensato di andare a prendere qualcosa in pasticceria, ma Anya non era per niente d'accordo.
"Scherzi?" mi chiese stizzita "Dobbiamo farla noi, che figura ci facciamo se la compriamo? No, non se ne parla. Ora cerca un dolce al cioccolato!" si posizionò accanto a me, davanti al pc.
"Ma io ho sonno" piagnucolai.
"E allora? Muoviti, sfaticata" mi disse scontrosa.
Doveva essere tutto perfetto, e non la biasimavo se era nervosa.
Invitava per la prima volta il suo ragazzo a cena, a casa nostra.
"Okay, okay, che ne dici della pan di stella? Non è difficile, abbiamo gli ingredienti ed è buona" guardai lo schermo "oppure la torta cocco è cioccolato? anche questa è semplice, abbiamo gli ingredienti e io amo il cocco" finii neutra voltandomi.
"Sai quanto amo il cocco, perché me lo hai chiesto?"
Avevamo pressoché gli stessi gusti e amavamo il cocco entrambe.
I ragazzi avrebbero dovuto mangiarla per forza, perché gli ospiti non dicono mai di no, anche se odiano quello che gli offri.
"Perfetto, allora diamoci da fare" segnai la ricetta e tornammo in cucina.
Terminammo il nostro dolce al cocco alle due di notte, e distrutte ci buttammo sul divano.
Non avevamo la forza di andare in camera, quindi ci addormentammo lì.
 
Fui la prima a svegliarmi il mattino seguente, e devo dire che ero abbastanza riposata, ero piena di energie.
Andai in cucina per preparare il caffè e guardai l'orologio.
Persi cinque anni della mia vita. ERANO LE QUATTRO DI POMERIGGIO.
"AZZURRA, SVEGLIATI, E' TARDISSIMO. DOBBIAMO USCIRE, PREPARARCI, SONO LE QUATTRO" urlai in preda al panico per andare in camera mia e prendere la biancheria, dovevo fare una doccia.
"COSA? LE QUATTRO? MA CHE ABBIAMO FATTO DI TANTO SCONVOLGENTE? UNA TORTA?" saltò dal divano e corse in camera sua.
"Azzurra, muoviti, devo farla anche io" mi disse, prima che entrassi nel bagno.
Non me lo feci ripetere due volte e velocemente entrai nella doccia. In cinque minuti ero uscita, avvolta dall'accappatoio, per far entrare lei.
Asciugai i capelli con il phon e come al solito, uscirono i capelli ondulati.
I miei capelli erano una delle cose di cui andavo fiera.
Non che fossi perfetta, ma mi ritenevo carina, non bellissima, ma carina al punto giusto.
Passai il phon ad Anya che era appena uscita dal bagno e mi rintanai nella mia stanza. Indossai qualcosa di comodo, bisognava solo fare compere.
"Anya, sei pronta?" urlai, indossando le scarpe ginnastica viola. 
Beh, si abbinavano alla maglietta a maniche lunghe, e avevano i bordi grigi, come la tuta che avevo messo.
"Non mi entra questa scarpa, porca di una paletta" sbraitò.
"Metti le nike blu, mettiti comoda" le urlai, indossando il giubbetto avviandomi in salotto.
"Hai ragione". E grazie Anya.
"ASPETTA, la lasagna, come facciamo? Deve cuocere" Anya entrò agitata in salotto.
"Calma, chiediamo ad Antonella se può cuocerla e stasera quando torniamo, la prendiamo. Vai calma, metti le scarpe" la tranquillizzai.
 Andai in cucina, presi la lasagna e poi attraversai il pianerottolo.
Dovevo chiedere alla nostra vicina Antonella di farci questo grandissimo favore. Bussai e attesi che la porta si aprisse.
"Oh ciao Azzurra, tutto bene?" mi chiese, quando uscì fuori.
Risposi gentile e poi cortesemente, le chiesi se poteva farci quel favore.
Ovviamente accettò e la congedai con un saluto gentile.
"Fatto!" entrai soddisfatta.
Anya mi aspettava, un po' agitata, all'entrata. Era agitata, lo si notava anche se non voleva darlo a vedere.
Chiudemmo la porta del nostro appartamento e scendemmo le scale.
"Che ore sono?" chiesi.
"Le cinque meno venti. Wow, abbiamo battuto un nuovo record" rispose divertita.
"A che ora vengono?" chiamai un taxi.
"Alle otto" rispose.
Mi fermai un attimo e strabuzzai gli occhi. 
"Che c'è?" continuò, fermandosi anche lei.
"Non ce la faremo mai!" dissi, iniziando di nuovo a camminare per entrare nel taxi, fermatosi davanti a noi.
"Al centro commerciale, grazie!" dissi al tassista quando entrammo entrambe nell'auto. 
"Certo che ce la facciamo. Non dobbiamo svaligiare un negozio intero per un vestito!" mi rispose lei, dopo. 
Mi voltai, mi guardava con sguardo colpevole.
"Cosa? Io? Ma se ci metto meno di un'ora per cercare un vestito!" mi voltai stizzita.
"Si certo, nei tuoi sogni." rise.
 
Arrivammo al centro commerciale alle cinque, venti minuti di macchina venuti a costare pochissimo.
"Perché dicono che i taxi sono costosi? Per venti minuti ci ha chiesto dieci euro, è pochissimo" chiesi ad Anya scendendo.
"Sì, solo perché abbiamo un bel didietro. Se ti volti è ancora lì fermo a guardare" mi voltai e mi spaventai.
"Corri, subito" e iniziammo a ridere mentre correvamo.
Appena entrate notammo il negozio della Guess e vi ci fiondammo dentro.
Quel negozio era stupendo, i vestiti li avremmo presi lì, di sicuro.
 
Forse Anya aveva ragione.
Erano passate quasi due ore e non avevo ancora deciso.
"Azzurra, sono le sette meno dieci. Per arrivare a casa ci vuole minimo mezz'ora, ora c'è più traffico. Non ce la facciamo, se non ti sbrighi" disse irritata.
Le stavo rovinando la serata, doveva essere tutto perfetto.
"Anya... scusami, è solo che... guardali, sono stupendi!" le dissi indicando i quattro vestiti sul bancone.
La commessa era esausta, forse mi odiava e voleva solo cacciarmi via dal negozio.
"Ti sta bene il prugna, ti risalta gli occhi" mi disse poi, con calma. "E poi hai le francesine dello stesso e identico colore, è perfetto".
Era un vestitino color prugna di seta con delle bratelline sottilissime che arrivava un po' su al ginocchio. 
Oltretutto non era attillato, ma ricadeva morbido sulle mie curve. Mi stava bene.
Anya, invece, aveva scelto un vestito grigio topo attillato, ricamato dietro e semplice davanti.
Era a maniche lunghe senza scollature, voleva "stare al caldo", come aveva detto.
"Okay, prendo questo allora" sentii sospirare e non sapevo chi delle due fosse stata, se Anya o la commessa, ma non avrei biasimato nessuna delle due.
Pagammo i due vestiti e uscimmo fuori, avevamo bisogno subito di un taxi.
Come aveva detto Anya, c'era abbastanza traffico, però arrivammo alle sette e mezza a casa.
Il tempo di vestirci e mettere la tavola ed il gioco era fatto.
Arrivate al pianerottolo, mi ricordai della lasagna.
"Vado a prendere la lasagna da Antonella" le dissi mentre lei entrava.
"Sì, io inizio a vestirmi" mi rispose, lasciando la porta aperta.
Bussai alla porta e dopo cinque secondi mi si presentò Antonella, con il vassoio delle lasagne ancora caldo.
"Ecco a te, vi avevo sentite salire le scale" disse cordiale.
"Grazie mille Antonella, se non ci fossi stata tu avremmo mangiato solo il dolce" la ringraziai.
"Oh, non ti preoccupare, tutto per le mie vicine" disse sorridente.
Era una signora di trent'anni, sposata e con un bambino di tre anni, stupendo oltretutto.
Rientrai poi nel mio appartamento, lasciai la lasagna in cucina e andai in camera.
Otto meno un quarto: ce la potevo fare.
"Anya, inizia a mettere la tavola" le urlai.
Non sentii una risposta, ero troppo impegnata a infilare il vestito. Indossai le scarpe e poi lasciai sciolti i mille boccoli rossicci sulle spalle.
Mi truccai lievemente e andai in cucina. Otto meno tre minuti. Tempo record per Azzurra.
Trovai Anya a mettere le posate, mancavano il vino, l'acqua e i tovaglioli e ovviamente i nostri amici arrivavano in anticipo di tre minuti.
Suonò il campanello e Anya venne assalita dall'ansia. Si agitava e faceva salire l'ansia anche a me.
"Vai tranquilla e corri ad aprire, finisco io qua" dissi, mentre lei corse al citofono.
"Chi è?" CHI POTEVA MAI ESSERE ANYA? BABBO NATALE?
"Oh amore, sali" ecco, appunto.
Ritornò in cucina quasi esaurita.
"Cosa stai facendo? Vai ad aprire quella porta!" le urlai quasi. Mi stava innervosendo, cavolo, era il suo ragazzo.
"Si, hai ragione" disse e io avevo finito di mettere tutto in tavola, mancavano solo il vino e l'acqua.
"Prego, entrate" sentii Anya.
Sentii uno "Buona sera" da due voci maschili e poi dei passi. Stavano venendo in cucina. Dovevo mettere presto il vino e l'acqua in tavola.
Aprii l'anta del frigorifero per prendere il vino e l'acqua ma mi sentii chiamare.
Cavolo, non avevo fatto in tempo. Vabbé, non era una tragedia.
"Azzurra, Gianluca già lo conosci, lui è il suo amico, Matteo!" chiusi l'anta con un sorriso.
Un sorriso che subito scomparì... insieme all'acqua. Andata, la bottiglia era andata, suicidata... no, forse ero io quella che se l'era fatta scappare.
Saltai subito indietro per non bagnarmi e abbassai il capo.
"Azzurra, ma che combini?" mi chiese Anya calandosi per prendere i pezzi di vetro sul pavimento.
Io ero rimasta ferma a guardare Anya raccogliere il vetro, non riuscivo a parlare.
Ero sotto shock. Va bene, forse non dovevo, esageravo, ma cavolo!
Gianluca erano ancora sulla soglia della porta della cucina, un po' in imbarazzo, e non sapendo che fare si era avvicinato a Anya per prendere i pezzi di vetro a terra. Mentre Matteo... Matteo... quello era il Matteo di Chatroulette.
Alzai il capo lentamente, ero in imbarazzo, totalmente. Alzai il capo e lo guardai in viso. Lui faceva lo stesso, forse da quando era entrato.
La sua faccia diceva "non ci credo, quella è Azzurra di Chatroulette", ovvero identica alla mia.
Anya, ancora a terra con Gianluca, si voltò "Matteo? Che fai? Entra in cucina" si era imbambolato a fissarmi e io non ero da me.
"Ehm, sì, hai bisogno di una mano?" distolse lo sguardo da me e si schiarì la voce, mostrandosi gentile.
Pensavo a quanto bella era la sua voce, proprio uguale a come la ricordavo.
Ora che ci pensavo... era ancora lui, il ragazzo che avevo sognato il pomeriggio precedente, non era Marco, era lui. Dal vivo era anche più bello.
Era proprio come lo avevo immaginato. Perfetto.
"No, abbiamo fatto" dissero Anya e Gianluca all'unisono, alzandosi da terra.
Anya si aggiustò il vestito e rivolse un sorriso a trentadue denti a Gianluca. Lui fece lo stesso.
Non mi ero resa conto che avevano anche asciugato tutta l'acqua a terra. Ero troppo presa da altro.
"Dicevo..." si voltò Anya verso di me "Azzurra, posa la bottiglia di vino" mi disse prima, quasi seria.
"Sì-ì, subito" mi voltai per posare la bottiglia di vino sulla tavola.
"Dicevo, Azzurra, questo è Matteo" mi guardò presentando Matteo con un gesto della mano.
Ci guardammo negli occhi ancora per qualche secondo (come già stavamo facendo da tempo), non sapendo cosa fare.
Notai in quel momento che avevamo mentito entrambi sul fatto delle città. Alzai un sopracciglio, quasi arrabbiata.
Lui, invece, abbozzò un sorriso e mi porse la mano. Io feci lo stesso e gliela strinsi.
"AHIA" scattammo entrambi all'indietro.
Evviva la corrente. Scoppiammo tutti e due a ridere, mentre ci massaggiavamo le mani.
Aveva una mano enorme rispetto alla mia e le sue erano anche calde, le mie erano dei ghiaccioli.
"Bene, fatte le presentazioni, si mangia?" chiese Anya a Gianluca. La ringraziai mentalmente. Non sapevo che dire.
Gianluca annuì chiedendo il permesso, con lo sguardo, anche a me e Matteo.
Annuimmo tutti convinti e feci sedere tutti a tavola mentre mettevo le lasagne nei piatti, poi mi sedetti anche io.
Io e Anya eravamo vicine e Matteo e Gianluca di fronte a noi.
Proprio difronte a me Matteo? E perché quel tavolo era diventato così piccolo?
Avevo vergogna mangiando davanti ad uno sconosciuto che, oltretutto, mi fissava. Non che io non lo facessi, ma io avevo il pretesto: era bello.
Quindi decisi di fermarmi un po', guardandolo curiosa. Forse se lo fissavo, sempre, anche io, la smetteva. E ne approfittai per le domande.
"Vai all'Università, Matteo?" chiesi, curiosa di sapere se mi aveva mentito, con gli occhi chiusi a due fessure. 
Aveva detto che andava all'Università di lingue, ma davvero a Milano?
"Nella tua stessa Università!" mi rispose a tono, aveva lo sguardo altezzoso. Avevo mentito anche io, me lo meritavo.
Sembrava quasi arrabbiato, quasi.
"Oh bene, segui i corsi del professore Micheloni?" chiesi fredda.
Lo doveva conoscere per forza se era dell'Università.
"No, non insegna solo lui inglese, anche se so che è molto bravo" assunse lo stesso mio tono.
"Già, quindi sei con la Corbetta?"
"Esatto, penso che abbiamo professori completamente diversi, non ti ho mai vista nei corridoi" mi rispose ancora in modo freddo.
Ma cosa mi faceva l'antipatico se aveva mentito quanto me?
"Già, fai Russo?" chiesi, sapendo già la risposta. Di Russo e di Cinese c'era solo un professore, per ogni materia.
"No, faccio Cinese, tu fai Russo, posso immaginare" ovviamente Genio, non c'erano altri corsi oltre Inglese, Francese, Spagnolo, Russo e Cinese.
"Immagini bene" risposi piatta.
"Buona la lasagna, Azzurra, l'hai fatta tu?" mi chiese Gianluca, tossendo appena per poi sorridere.
Non avevo notato lui e Anya guardarci, troppo impegnata a rispondere Matteo.
Mi stavo comportando da immatura, era la serata di Anya e Gianluca. Non mia o di Matteo.
"Le abbiamo fatte insieme" rispose Anya, sorridente.
"Complimenti" disse poi Matteo sorridendo ad Anya. Ah ah ah, le avrei fatte anche io, eh! 
Dopo chiacchiere superficiali sullo studio, parlammo anche un po' del lavoro.
Gianluca e Matteo lavoravano in una gelateria in centro e avevano anche gli stessi orari di lavoro, quindi il divertimento era assicurato.
Vivevano nello stesso palazzo da una vita, ed erano amici dalla nascita, persone inseparabili insomma.
"Azzurra, faccio vedere il terrazzo a Gianluca" si voltò verso Gianluca e poi verso di me, sempre con il sorriso sulle labbra.
"Okay" risposi atona.
"Non scannatevi" mi sussurrò prima di andar via.
Oh, allora si notava. Gianluca aveva sussurrato qualcosa del genere anche a Matteo, visto che aveva la mia stessa faccia.
Per tutta la sera ci eravamo fissati e guardati male però a volte io restavo impalata a fissarlo solo perché non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, era davvero stupendo. Ma questo non c'entra. Io e Matteo continuavamo a fissarci, tipo sfida. 
E quando Gianluca e Anya si erano allontanati, scoppiai e non ero l'unica.
Infatti parlammo insieme, tanto che non riuscii a capire nulla.
"Calm down, ciccio, non eri di MIlano?" chiesi incrociando le braccia sotto il seno e poggiando i gomiti sul tavolo. Feci un sorriso tiratissimo.
"Tu non eri di Salerno?" fece i miei stessi e identici movimenti, pure il sorriso tirato. Brutto...
"Okay, scusami se sono una ragazza e non mi fido dei siti internet. Tu sei un maschio, non hai scusanti!" aggrottai le sopracciglia. 
"Sembri una bambina. Chi te lo dice che i maschi non hanno paura di internet? E poi, con un essere del genere" si indicò "la gente potrebbe anche venire a cercarmi, sai com'è, ho un certo fascino" disse infine sorridendo strafottente.
"Oh oh, poche palle, stai ammettendo che sei un cagasotto, lo sai, tesoro?" risi di gusto, si era fregato da solo.
"Non lo sono affatto!" esclamò quasi arrabbiato. "Su quel sito non ho mai detto la verità a nessuno. Chi la direbbe, sul serio? Internet non è sicuro!"
"Okay, forse hai ragione" dissi poi guardando altrove.
"Se avessi detto di essere di Venezia non avrei mentito nemmeno io" rispose ancora.
"Come potevo saperlo?!?! E poi io non ho mentito del tutto, sono davvero di Salerno"
"Si, ma hai detto che facevi l'Università lì" rispose, stizzito.
"Parla il milanese" sottolineai, ritornando a guardarlo.
Sbuffò. "Se la prima volta era il caso e la seconda volta una coincidenza, la terza è decisamente la sfiga!
Quella frase mi rattristì un po', era la stessa che mi aveva detto su chatroulette... e la fine non mi piaceva.
"Ma che bastardo" dissi a bassa voce.
"Okay, Azzurra, per favore, non voglio litigare. Questa è la serata di Gianluca e Anya, non possiamo rovinargliela.
Gianluca mi ha pregato di non fare figure di merda sia con Anya che con te, e di certo non mi aspettavo l'Azzurra di Chatroulette.
Non sapevo nemmeno che ti chiamavi Azzurra. Gianluca mi ha solo ordinato di non deluderlo e credo che Anya abbia fatto lo stesso con te."
Non me lo aveva espressamente detto ma diciamo che sì, lo aveva fatto notare.
"Quindi, ti prego, cominciamo da capo?" mi chiese, prima che Anya e Gianluca entrassero.
Non volevo rovinare la serata ad Anya e Gianluca, ma non volevo nemmeno essere "l'amica per la pelle" di Matteo.
"Se la prima volta era il caso e la seconda volta una coincidenza, la terza è decisamente la sfiga!" dopo questa frase poteva ignorarmi.
Ci ero rimasta male, come lo aveva detto... era strano. Ma forse era l'inizio, anche io lo sopportavo poco.
Avevamo bisogno di tempo per poterci sopportare a vicenda, forse. 
Mimai un "NO" bello grande con le labbra, ma mi sarei comportata decisamente meglio per il resto della cena.
Matteo rimase un po' deluso, però non ci diedi peso. Fino alla fine, parlammo tutti come se fossimo stati amici da una vita.
Mangiammo anche il dolce e scoprimmo che anche Gianluca e Matteo amavano il cocco.
Era stata decisamente un'ottima scelta.
Facemmo un brindisi in onore dei due fidanzati e, prevedibilmente, il discorso cadde sui due single presenti in quella cucina.
"Ah quindi Azzurra, anche tu single come Matteo?" mi chiese Gianluca, guardando entrambi.
Guardai Matteo, che mi osservava interessato. Ricambiai lo stesso guardo, anche Mister-ho-un-certo-fascino era single.
"S... no, in realtà mi hanno invitata ad uscire Venerdì" risposi sorridente, guardandolo strafottente. Non ero fidanzata, ma avevo un appuntamento.
Se avessi detto che nessuno era interessato a me, sarei passata per una sfigata, e non volevo. Non davanti a Matteo.
Lui forse... aveva tante pretendenti... cioè, non forse, le aveva, per forza.
Lo ammettevo
, era un ragazzo stupendo e anche bravo se lo si conosceva.
Solo con me era irritante, per un paio di bugie, ma che sarà stato mai? Certo, anche io ero arrabbiata con lui. Avevamo sbagliato entrambi.
Ero arrabbiata, non solo per le bugie ma anche per la frase che aveva detto. E non capivo perché.
"Ah bene, buona fortuna allora" mi augurò Gianluca.
Vai Matteo, rosica, rosica, non sono una sfigata.
"E tu Matteo? Sei single ancora per poco, come Azzurra?" gli chiese Anya.
Cosa? Single per poco? Io nemmeno lo conoscevo Marco.
"In realtà, anche io avrei un appuntamento venerdì, una serata in un pub con una vecchia amica" mi guardò strafottente.
Chiusi gli occhi a due fessure, a che gioco stava giocando? A chi scopava prima? 
"Ah, capisco" disse Anya. Si sentiva a disagio come Gianluca, lo si notava. Però Gianluca cambiò discorso e l'armonia ritornò tra di noi.
Verso mezzanotte, decisero di andare via perché il giorno seguente avremmo avuto l'Università.
"Matteo" feci un cenno della testa, come un saluto.
"Azzurra" fece lo stesso, poi io mi voltai verso Gianluca e lui verso Anya.
"E' stata una bella serata, vieni tutte le volte che vuoi, sei il benvenuto" dissi a Gianluca, sottolineando il vieni. Lui poteva venire, Matteo no. 
Okay, Matteo poteva venire, ma era irritante.
"Davvero una bella serata, grazie e la tua cena era ottima, grazie ancora" disse Matteo a Anya, sottolineando il tua. Pensava non lo avessi sentito?
"Grazie Azzurra, allora noi togliamo il disturbo, ci vediamo domani all'Università" mi salutò Gianluca.
"Allora ci vediamo domani per l'Università, vengo in macchina con Gianluca" Matteo salutò Anya e uscimmo insieme dal salone, io per il corridoio che portava in camera e lui verso la porta d'ingresso.
Lasciammo quindi Anya e Gianluca da soli.
Ero quasi arrivata in camera e sentii la porta d'ingresso chiudersi.
"Cappero, ho dimenticato il telefono in cucina" dissi a bassa voce, tornando indietro.
"Si odiano, i nostri migliori amici si odiano" sentii Anya, un po' triste.
"Ma dai, non si odiano" l'abbracciò stretta Gianluca.
"Ma li hai visti? Si stavano per scannare e non capisco perché!" rispose, alzando il capo per guardare Gianluca negli occhi.
"Dagli tempo, falli conoscere meglio, Matteo è un ragazzo d'oro e Azzurra non è da meno, stringeranno subito amicizia" disse Gianluca.
"Sì, forse... all'apparenza le è sembrato antipatico, forse deve solo conoscerlo" poggiò, ancora, la testa sul petto di Gianluca.
"Sì, non ti preoccupare e se non lo faranno, li obbligheremo almeno a non scannarsi" rise Gianluca.
"Ogni volta che usciamo, tranne quando vogliamo stare da soli, ce li porteremo dietro, okay?" chiese Anya, alzando il capo.
"Che sono cani?" scoppiò a ridere Gianluca, seguito da Anya.
"No scemo, però voglio stare col mio ragazzo, con la mia migliore amica e il migliore amico del mio ragazzo!" baciò Gianluca.
Okay, forse ero di troppo.
Mi girai e entrai in camera, non avevo poi così bisogno del cellulare.


 

*SPAZIO AUTRICE*
CIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAO, SCUSATE IL RITARDO :(
non ho potuto postarlo in questi giorni per vari motivi... tra cui il mio compleanno ahahah
In ogni caso, alla cena c'è Matteeeooo. Forse lo avevate già capito, non lo so.
Ora inizia la storia diciamo.
Penso che domani posterò già il sesto, dipende dalle recensioni.
E in più metterò il video di Anya e Gianluca:3
RECENSITEEEEEEEEEEEEEEEEE, VI PREEEEEEEEEEEEEGO, VOGLIO SAPERE SE VI PIACE.

Ora, buona lettura, RECENSITE e a domani aahahha

-Anna xx

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Capitolo 6
*** Appuntamento. ***





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                                                                    6. Appuntamento.
 


Passarono i giorni e il tanto atteso venerdì dell'appuntamento, era arrivato.
In quei quattro giorni, Anya non mi aveva chiesto nulla riguardo il mio comportamento di domenica sera, ma in quei quattro giorni, avevamo incontrato ogni singola mattina Gianluca, che ovviamente, era accompagnato dal suo brillantissimo amico, Matteo.
Matteo, lo stesso, non mi aveva chiesto nulla di quella domenica.
In ogni caso, facevamo colazione insieme, tutti i giorni, nella caffetteria dove lavoravo.
"Ma è qui che lavori? Ci vengo spesso, ma non ti ho mai vista, fai il turno di notte per caso?"
Scoppiarono a ridere tutti tranne me, non faceva ridere, non era una battuta degna di risata. 
Insomma, non è che mi dispiacesse poi così tanto fare colazione con loro, solo che Matteo era troppo irritante, certe volte. Era sempre pronto a fare qualche battuta su di me. Oppure faceva dei complimenti, ma non sapevo se prenderli come tali o come prese per il culo. Oltre le battute, si può dire che parlavamo come delle persone normali.
Eravamo... amici, diciamo. Avrei dovuto comunque tollerarlo, perché era il migliore amico di Gianluca, ma non mi dispiaceva così tanto.
C'era ancora un po' di astio, ma forse era l'imbarazzo. Ci conoscevamo comunque da poco. Non eravamo già in confidenza, ma eravamo ad un buonissimo punto.
La mattina passavano a prenderci loro, con la macchina di Gianluca.
"Azzurra" eccola la voce irritante. 
Io e Anya li stavamo aspettando fuori il palazzo, parlando un po' con Giovanni.
Roteai gli occhi e voltandomi vi trovai un Matteo stupendo (come al solito), con un jeans scuro e un maglioncino grigio aderente.
Non potevo e non volevo negarlo, quel ragazzo un po' mi attraeva, era stupendo.
"Matteo" feci un sorriso tirato.
"Oggi avremo il nostro appuntamento" mi stritolò con le sue braccia, alzandomi da terra.
Va bene che ero bassa, ma stringermi come un cuscino e alzarmi da terra, era troppo.
"Fammi scendere, imbecille!" cercai di liberarmi, anche se era abbastanza divertente.
E poi profumava, profumava di buono. Mi piaceva il suo odore. Ero tentata di allungare le braccia al suo collo e abbracciarlo, però mi sarei esposta troppo.
Perché avrei dovuto abbracciarlo? Non eravamo "amici per la pelle", quindi mi limai a scalciare, non prendendolo da nessuna parte.
Mentre scalciavo, lo guardavo in faccia. Eravamo poco distanti. Lui se la rideva, io invece ero troppo concentrata a colpirlo.
"Come siamo aggressive, ti sei svegliata con la luna storta, acidona?" mi lasciò a terra, sistemandosi il maglioncino.
No, sei tu che mi irriti e odori di buono, avrei voluto dirgli.
"No, sono nervosa per l'appuntamento, a me è di giorno" gli dissi, strafottente, ricordando che il suo appuntamento sarebbe stato la sera, in un pub, con una 'sua vecchia amica'.
"Meglio, no? Non ci andrai a letto" mi guardò, neutro.
"Cosa? Io nemmeno ci avevo pensato, non lo conosco. Tu invece, la tua vecchia amica la conosci ed è anche di sera" risposi, incrociando le braccia sotto il petto, guardando altrove.
"E a te che frega a chi posso concedermi?" si avvicinò. "Gelosa, Azzurrina?" mi diede una gomitata, leggera, nelle costole. Sottolineò Azzurrina e io lo odiai.
"Ma cosa? No. Sei tu il primo ad aver pensato al sesso!" alzai un dito contro il suo petto, come a colpevolizzarlo.
"Ah scusa" indietreggiò. Aveva una faccia da schiaffi.
"Allora? Vi state scannando? Ditemi di no, vi prego" chiese Gianluca, quando arrivò.
"No, sono tranquilli" Anya corse per abbracciarlo. La scena era alquanto buffa.
Anya e Gianluca erano abbracciati e io e Matteo eravamo dietro di loro.
Entrambi li guardavamo a braccia conserte e aspettavamo che la smettessero.
Sbuffai appena e mi voltai verso Matteo, non li stava guardando più.
Guardava me, e anche in modo irritante.
"Sei carina quando sbuffi e ti arrabbi, Azzurrina" sottolineò ancora una volta quell'orribile nomignolo. Sbuffai e arrossii a mala pena. Ancora non riuscivo a capire se erano battutine o veri complimenti. Matteo non lo capivo mai. 
"Andiamo a fare colazione?" ci chiese Anya, proprio quando stavo per rispondere Matteo. Finalmente, lei e Gianluca si erano allontanati. Era stata una fortuna, non sapevo che dire a Matteo, dopo tutto.
"In realtà, volevo cercare Marco" non me la sentivo di fare colazione, avevo lo stomaco chiuso.
"Va bene, sai dov'è?" mi chiese ancora Anya.
"No, ma le lezioni non ancora iniziano quindi lo becco qui in giro!" 
"Ti accompagno" si offrì Matteo, all'improvviso.
Doveva darmi per forza fastido?
"Ma no, non ti preoccupare, vai a riempire il tuo stomaco, Matteuccio" gli dissi, picchiettando la sua pancia... sempre se quella si potesse chiamare pancia, non ne aveva nemmeno un po'. Con lo sguardo cercavo di farglielo capire: non volevo che venisse con me.
Lui aveva afferrato il messaggio, ma ovviamente doveva dar fastidio.
"Ho già mangiato a casa, quella che faccio con voi è sempre una seconda colazione, quindi sto bene" sorrise sornione.
Lo sapeva che non lo volevo intorno, lo faceva apposta.
Poi... cosa? Faceva colazione anche a casa? Ma dove lo metteva tutto quello che mangiava?
Feci uno strano verso, un verso esasperato.
"E va bene, muoviti, imbecille!" gli urlai quasi, voltandomi.
"Che dolce" mi disse seguendomi. Si sentirono le risate di Anya e Gianluca in sottofondo. "Azzurra, ci vediamo a casa verso le due e mezza - tre?" mi chiese Anya, prima che fossi troppo lontana..
Mi voltai, annuii e poi mi voltai di nuovo.
"Perché sei voluto venire con me? Potevi fare tranquillamente la tua seconda colazione" gli dissi appena svoltato l'angolo.
"Perché voglio conoscere quella checca che uscirà con te" sorrise. Che bastardo.
"Se fosse stato una checca non mi avrebbe chiesto di uscire, non credi, razza di imbecille?" 
"Ci vuole coraggio per chiederti di uscire e quindi lui è una checca" 
Che affermazione stupida era quella? Non risposi neanche, era troppo idiota.
Cercammo nel primo piano dell'Università e trovammo Marco proprio lì.
"Ciao Marco" lo salutai, appena si voltò.
"Azzurra" mi salutò da lontano, raggiante. "Come stai?" si rese conto di Matteo solo dopo essersi avvicinato.
"Io bene, tu?" non mi rispondeva, si era incantato a guardare Matteo.
Matteo si stava trattenendo per non ridere.
"Oddio, scusa, lui è Matteo" gli presentai quell'imbecille, dandomi della stupida mentalmente.
"Sì, piacere" Matteo tese la mano per stringere quella di Marco.
"Piacere, Marco!" disse lasciando la mano di Matteo. Stava sudando?
"Ti senti bene, Marco?!" gli chiesi, quando tornò a guardarmi.
"Sì, sì, ci vediamo all'una al muretto, va bene?" annuii e mi liquidò con un sorriso. Era quasi spaventato da Matteo.
"MA CHE GLI HAI FATTO?!" urlai, quando Marco fu abbastanza lontano.
Mi piazzai davanti a lui, con le braccia conserte, scontrosa.
"Io? Ma sei stupida? Ora l'ho conosciuto!" fece, quasi arrabbiato anche lui.
"Era terrorizzato appena ti ha visto e stava sudando!!"
"C H E C C A" mi scandì le parole in faccia, una ad una.
"Cosa checca?" che voleva dire?
"Io non lo conosco. E' una checca, ricordi che nessuno può resistermi? Lui è l'esempio, ed è una checca. Ti ha dato appuntamento a pranzo, non a cena. Quindi vuol dire che non ha intenzione di portarti a letto. Meglio che non lo faccia.
E sudava perché appena mi ha visto, il suo coso in basso stava per alzarsi.
E ancora, questo spiega perché ti ha liquidata così, non salutandoti allegro come prima, che non aveva visto me. Simple" terminò con un sorriso semplice, quasi dolce.
In ogni caso, Marco non era una checca, se no non mi chiedeva di uscire.
E poi, il fatto che non volesse portarmi a letto alla prima uscita non faceva di lui una checca, ma un bravo ragazzo, con un cervello.
Non come lui che quella sera sarebbe uscito, e poi si sarebbe fatto la vecchia amica.
E infine, non era così irresistibile da far alzare il coso ai maschi.
Okay, forse quest'ultima parte no.
"Ci hai pensato che non sono tutti bastardi come te e che forse non vuole portarmi a letto al primo appuntamento perché ha un cervello? Ci vediamo, Matteo!" lo salutai arrabbiata e mi voltai per andare in classe.
Era rimasto di stucco, ben gli sta, stupido idiota.
Quella mattina avevo cinque ore. La prima era Francese. Mi ricordava Matteo... e il compito. Oh, il compito! Lo avevo consegnato il lunedì mattina, e il mercoledì il professor Micheloni me lo aveva addirittura corretto.
'Perfetto come al solito, signorina Azzurra' mi disse fiero.
Mi era sempre piaciuto l'Inglese, però dovevo ammetterlo, senza Mattero sarei stata persa. Matteo, Matteo, Matteo, sempre in mezzo.
Era il mio salvatore e il destino aveva voluto farmelo incontrare o era una stupida coincidenza? 
Passate le cinque ore, uscii dall'Università e mi incamminai al muretto.
Marco già mi aspettava, con le mani in tasca e lo sguardo rivolto verso la strada.
"Ehy Marco!" urlai, quando stavo per avvicinarmi.
"Azzurra!" urlò di rimando, per poi sorridermi.
"Eccomi, dove andiamo?"
"Sorpresa, ora monta in macchina!" mi sorrise, portandomi nella sua bella renault clio.
"Bella e comoda la macchina" gli dissi, appena entrata.
"Grazie" rise, per poi partire.
Nel tragitto con la coda dell'occhio un po' lo guardavo e un po' guardavo avanti, per sapere dove mi portava.
E se tutto quello che avesse detto Matteo era finto e una volta aveva incontrato Marco per picchiarlo o minacciarlo o cose del genere?
No, era impossibile, uno perché Matteo non avrebbe fatto del male a nessuno e due perché non sembrava affatto che fingesse. Però non era gli credevo.
Quando Marco svoltò in una stradina, pensavo che tutto quello che avesse detto Matteo era finto e che Marco fosse un maniaco. Mi ero irrigidita e lui si era voltato.
"Tutto bene, Azzurra?" mi chiese, quasi preoccupato.
"Uhm, sì..." mi spostai più vicino la portiera. Se mi metteva le mani addosso, potevo scappare.
"Uhm... va bene, comunque siamo arrivati!" sorrise, indicandomi con la mano un piccolo ristorante vicino ad un piccolo lago.
Sospirai e ebbi paura che mi avesse sentito. Mi ero preoccupata per nulla, che sciocca.
Scendemmo dall'auto e entrammo nel ristorante.
"Ho prenotato un tavolo per due a nome Marco Acri" disse sorridente al primo cameriere che trovammo. "Sì, seguitemi". Lo seguimmo e ci portò in una sala grande, con una finestra enorme che si affacciava su quel piccolo lago... che tanto piccolo non era.
C'era poca gente e la sala era veramente bella.
"Abbiamo messo un tavolo per due proprio vicino alla vetrata" continuò il cameriere.
"Bene, grazie" rispose Marco, cortese sedendosi.
Io feci lo stesso. "Arrivo tra poco per ordinare" e il cameriere se ne andò.
"Ti piace?" mi chiese, passandomi un menù.
"Sì! E' un posto bellissimo, solo che... sembra nascosto nel nulla" risi, guardando il menù.
"Hai ragione, però me lo hanno consigliato. Hanno detto che si mangia benissimo"
Arrivò il cameriere e ordinammo. Guardando il laghetto, iniziammo a parlare di mare e quindi l'argomento si spostò su di me.
"Quindi l'acqua della Campania è bella?" mi chiese, interessato.
"Insomma, dipende dalle zone. In alcune è inquinata, però tutto sommato un bagno decente riesci a farlo"
Arrivò il cameriere con i nostri piatti e mentre mangiavamo, non smettevamo di parlare un attimo.
Marco era davvero simpatico, avevo scoperto che era di Padova, ma aveva trovato un appartamento a Venezia per l'Università.
Aveva concluso gli studi a Padova e poi si era trasferito a Venezia.
I suoi erano rimasti a Padova con le sue due sorelle gemelle di diciotto anni.
Aveva fatto da poco ventuno anni e lavorava in un negozio di abiti firmati per pagarsi l'appartamento e metà della spesa dell'Università, che divideva con i suoi genitori.
Insomma, era un ragazzo apposto.
La mia curiosità però era troppa e quello che Matteo aveva detto mi aveva infastidita.
"Quante ragazze hai avuto?" chiesi, un po' timida ma sicura.
Lui restò sorpreso, però poi mi rispose.
"Non ho avuto molte storie serie, ma tante storielle ,quindi duravano tutte poco... tu?" alzò lo sguardo, per chiedermi lo stesso. Era stato molto vago...
"E' da un po' che non esco con qualcuno, il mio ultimo ragazzo era di Salerno, sai... lì tutto era un gioco per quei ragazzi, quindi trasferirmi qui è stato un toccasana" gli dissi sincera.
"Quindi qui non avevi un ragazzo?"
"No, sono uscita solo un paio di volte con un ragazzo, ma siamo solo buoni amici" gli risposi, pensando a Federico.
Non fece altre domande e lo ringraziai.
Non ero una ragazza che si fidanzava facilmente, anzi non ero una ragazza che si fidanzava spesso. Mangiammo anche il dolce e poi ce ne andammo.
Ero quasi saltata addosso a Marco quando mi aveva detto che pagava tutto lui.
Ho capito che era un appuntamento, ma non volevo che pagasse tutto.
"Alla prossima pago io" gli dissi, salendo in macchina.
"Contaci, Azzurra!" rise.
Il tragitto per casa fu breve e gli diedi le indicazioni per arrivare a casa mia. 
Non parlammo molto, ero abbastanza stanca, si erano fatte le quattro, altro che due e mezza - tre. Anya non mi aveva proprio chiamata, sul cellulare non risultavano chiamate.
Quando arrivammo sotto casa mia scesi dalla macchina e Marco fece lo stesso.
"Ehm, allora ci vediamo domani all'Università" si portò una mano dietro la nuca. Che dolce, sembrava essere in imbarazzo.
"Certo, mi sono divertita" gli dissi, sorridente.
"Anche io" mi sorrise, abbassando la mano. Io ero ferma, non volevo andarmene.
Volevo avvicinarmi io, ma il primo passo non è dei ragazzi? E poi avevo vergogna, non lo avrei mai baciato per prima.
Dai Marco, baciami. Baciami, così non penserò a Matteo che mi dirà "non ti ha baciata perché è una checca".
Si stava avvicinando...
'Forza e coraggio, pochi passi' pensavo, mentre gli guardavo le labbra. Aveva delle belle labbra e anche gli occhi erano carini.
'Eccolo, Azzurra, zitta e bacialo' certo, ero ferma e zitta, pensavo soltanto.
Mancava un centimetro e le nostre labbra si sarebbero toccate.
"Azzurra!" voltai il capo a destra, verso il portone, e il bacio di Marco mi arrivò sulla guancia. Ma potevo essere più sfigata? Volevo baciare Marco!
Chi poteva mai chiamarmi? Matteo! Proprio in quel momento, ma che sfiga!
"Ehm... io vado, ciao Azzurra" mi liquidò, ancora una volta, con un sorriso.
Un misero bacio sulla guancia. No. No. No. Volevo baciarlo, ma non potevo certo fermarlo e baciarlo? Matteo, tutta colpa sua. Sempre Matteo. Ha rotto quel ragazzo.
"COSA VUOI, RAZZA DI DECEREBRATO ROVINA APPUNTAMENTI E BACI POST-APPUNTAMENTI?!?!?" sbraitai, quando Marco era andato via e lui si era fatto più vicino.
"Ci ha impiegato cinque minuti per cercare di darti un bacio, se questo non è da checche" fece le spallucce, restando con una faccia seria, arrabbiata e velata da un filo di preoccupazione.
"COSA? CI STAVI GUARDANDO? E PERCHE' MI HAI CHIAMATA MENTRE STAVA PER BACIARMI?!" urlai spintonandolo. "E CHE CI FAI FUORI IL MIO PALAZZO?" urlai ancora.
"Azzurra, datti una calmata!" anche lui alzò un po' la voce.
"Sono qui con Gianluca che è sopra con Anya. Era preoccupata perché non ancora venivi e non rispondevi a quel maledetto cellulare. Io volevo lasciarli soli e quindi sono sceso giù per vedere se tornavi!!" rispose serio, arrabbiato e preoccupato,
"Potevi chiamarmi prima o dopo il bacio, non credi?" gli dissi, in tono più calmo, ma sempre forte. Non mi rispose neanche, mi sorpassò ed entrò nel palazzo.
Giovanni non c'era oggi. Entrai anche io e salii le scale dietro di lui.
Poteva aspettare che Marco mi baciasse, ha indirettamente detto che ci stava guardando. Poteva aspettare. Se gli faceva tanto schifo, si voltava.
"L'ho trovata" disse, quando entrò nel mio appartamento.
Sentii dei sospiri di sollievo dal salone e vi entrai, dopo Matteo.
"Mi spieghi dove cazzo hai quel cellulare? Nelle mutande? Mi sono spaventata a morte, non mi rispondevi e sono le quattro!" mi disse Anya, rossa dalla rabbia seduta su Gianluca.
"Scusami tanto se non ho il cellulare in mano ogni due secondi e volevo stare un po' sola con qualcuno! Non ho sentito nulla, non c'era campo, forse, non ne ho idea! E ancora, credo di essere abbastanza grande e matura da badare a me stessa!" risposi, con lo stesso tono.
C'era tensione. Preoccupazione, rabbia e non so cos'altro erano presenti nel salone.
"Senti, mi dispiace di averti fatta preoccupare e ti ringrazio di esserti preoccupata, avrei fatto lo stesso, ma ripeto, credo di saper badare ancora a me stessa" le dissi ancora seria,con voce calma.
"Potevi almeno avvisare!" disse Matteo all'improvviso, arrabbiato peggio di Anya.
Ma cosa voleva? Oltre ad avermi rovinato la fine dell'appuntamento, voleva litigare ancora?
"Ci hai fatti preoccupare!" continuò ancora, buttandosi sul divano passandosi una mano sul volto. Voleva apparire stanco e frustato? Io di certo non gli ho chiesto di preoccuparsi per me.
"Di solito ci si preoccupa di qualcuno se non si fa vedere per 24 ore, non per 2 - 3 ore scarse!" risposi ancora più arrabbiata, verso Matteo.
"Ma fai come ti pare e noi che ci eravamo anche preoccupati. Sta bene ed è sempre la solita scorbutica del cazzo! Gianluca ti aspetto in macchina!!" Matteo si alzò dal divano infuriato e uscì dall'appartamento, chiudendosi (sbattendosi) la porta alle spalle.
Ora si arrabbiava e mi insultava anche, ma che cazzo aveva nel cervello?
Cercai di calmarmi, ero troppo arrabbiata e... triste.
Perché mi aveva chiamata in quel modo? Davvero pensava quello di me?
Un brivido mi percorse la schiena. 
Nessuno mi aveva mai dato della scorbutica, io che ero sempre felice, spensierata e gentile con tutti, anche con chi non conoscevo.
Stavo diventando una scorbutica del cazzo? Grande, tutta colpa sua.
"Vado in camera, sono stanca e alle sei devo andare a lavoro" mi voltai e andai dritto in camera mia. Avevo gli occhi lucidi, me lo sentivo, stavo per piangere. Per uno stupido insulto di uno stupido coglione.
In realtà, non pensavo di essergli così antipatica... ci ero rimasta davvero male!
Misi la sveglia, strinsi i pugni e mi buttai sul letto, ancora vestita.
Mi addormentai soltanto quando una lacrima mi scivolò lungo la guancia.


*spazio autrice*

CIIIIIAO A TUTTI.
Ecco il capitolo, scusate se non l'ho pubblicato ieri.
Volevo dirvi che ora ci metterò di più a pubblicare, il settimo non è ancora pronto, oggi mi metto e scrivo.
Allora, bhe questo è un capitolo importante diciamo.
Matteo sembra essere geloso di Marco e lo chiama checca. Marco sembra aver paura di Matteo, ma cosa è successo?
Ah bho ahahahah Voi che team siete? Azzeo o Azzarco? AHAHAH
Voglio sapere i vostri commenti, fatemi capire se la storia vi piace :C
Ringrazio, per ora, i seguiti/preferiti/ricordati e chi ha recensito, davvero.
Grazie per i complimenti e tutto ahahah
RIPETO: AGGIORNO SOLO DOPO DELLE RECENSIONI.
Il capitolo cerco di finirlo oggi. 
Alla prossimaaaa :)
Anna x

 

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Capitolo 7
*** Incubo. ***



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                                                                                   3. Incubo.




Matteo era seduto al bancone della caffetteria e voleva due caffè da portar via.
Non li aveva chiesti a me, ma ad un'altra ragazza che non avevo mai visto nella caffetteria.
"Che ne dici se assieme al caffè, vengo anche io?" disse la ragazza, sbottonandosi di più la camicetta. 
Quanta professionalità. Ma chi era?
Matteo si voltò verso di me con la stessa e identica faccia di quando aveva lasciato il mio appartamento, solo più strafottente.
Non guardava me, proprio negli occhi, guardava solo dalla mia parte. Era come se non mi vedesse. E poi un suono strano. Pensavo fossero gli alieni, nella caffetteria non c'era nessun aggeggio strano che facesse quel rumore.
Mi resi anche conto che nessuno se ne preoccupava, anzi erano tutti tranquilli a sorseggiare il proprio caffè.
Anche Matteo e quella tizia non sentivano nulla, stavano uscendo dalla caffetteria mano nella mano con i caffè. 
Solo io sentivo quel rumore, poi bianco e poi nero.

Aprii gli occhi e mi trovai nel letto, abbastanza sudata. Quel rumore strano era la sveglia che segnava le cinque e un quarto del pomeriggio.
Alzai il braccio e schiacciai il pulsante per farla smettere. Sbadigliai e stiracchiai le braccia. Avrei voluto dormire e non andare a lavoro, ma i soldi mi servivano. Mi alzai e, sfortunatamente, ricordai anche tutto quello che era successo. 
Sbuffai e mi passai una mano sul viso. Avevo la pelle un po' secca su una guancia, segno che avevo pianto. Aprii la porta della mia camera e non sentii alcun rumore, forse Anya era uscita. Andai in bagno e feci una doccia calda, ne avevo bisogno con tutto quel nervosismo. 
Uscii, indossai l'accappatoio e iniziai ad asciugare i capelli. Quando finii, entrai in camera per vestirmi.
Scelsi un jeans chiaro, un maglioncino rosa pallido e Superga del medesimo colore.
Preparai la piccola tracolla, presi il giubbetto e uscii dalla camera. Quando entrai nel salotto, vidi Anya dormire sul divano. 
Pensavo non ci fosse, però doveva essersi addormentata dopo la litigata. Succedeva sempre. Dopo essersi arrabbiata molto riusciva solo a dormire.
Mi avvicinai, volevo e non volevo svegliarla, erano quasi le sei e anche lei doveva andare al lavoro. Anche se le avevo urlato contro, dovevo svegliarla.
"Anya..." la scossi un po'. "Sono le sei meno dieci, devi andare a lavoro?" le chiesi.
"Mh..." aprì piano gli occhi e, lentamente, si alzò.
Io mi sedetti al suo fianco, sul divano, mentre lei sbadigliava e si stropicciava gli occhi.
"Gianluca è andato via poco dopo che tu sei andata in camera" mi disse, sedendosi meglio.
"Va bene" risposi, cercando di alzarmi dal divano.
"Azzurra, mi dispiace, devi credermi mi sono preoccupata a morte. Non rispondevi al cellulare, pensavo ti fosse successo qualcosa. So che erano solo tre ore, ma avevo una fottuta paura. Mi dispiace averti urlato contro. Poi ho chiamato Gianluca, in preda al panico, ed è corso subito qui, con Matteo. Matteo era agitato quanto me. Andava avanti e indietro in casa, preoccupato e anche un po' arrabbiato. Ti ha chiamato in continuazione sul cellulare anche lui. Eravamo solo preoccupati, non dovevi arrabbiarti. Nemmeno con Matteo e... credimi, non pensava quello che ha detto. Gianluca mi ha detto che, quando è arrabbiato o preoccupato, dice cose che non pensa. Quindi, era davvero molto preoccupato!" terminò, tirandomi di nuovo a sedere.
"Okay, tranquilla, non fa niente e... giuro che la prossima volta controllerò se c'è segnale" ridemmo.
"Allora pace?" mi chiese.
"Perché, abbiamo litigato?" le chiesi ridendo e lei mi abbracciò.
"Pace" le sussurrai poi.
"Azzurra, dovresti scusarti anche con Matteo..." mi disse, quando si staccò da me.
"Io? Ma..."
"Non ho detto che devi scusarti solo tu, anche lui non è stato carino con te!" 
"Okay, quando lo vedrò mi scuserò" le dissi, alzandomi.
"Stasera vogliamo uscire? Niente Gianluca e Matteo, solo io, te e le altre! Devi raccontarmi ancora della tua uscita con Marco, ricordi?" sorrise raggiante.
Voleva capire se ero ancora arrabbiata, ma con lei non potevo e non volevo esserlo.
"Matteo non c'è in ogni caso, ricordi? Ha un appuntamento con una sua vecchia amica" mi fermai un attimo sospirando, cercando di sorridere e apparire contenta. "Comunque sì, mi piacerebbe moltissimo" continuai sorridente.
"Va bene, ci vediamo stasera allora" mi salutò e andai verso l'entrata.
Uscii dall'appartamento e mi incamminai verso la caffetteria. Prima di uscire dal palazzo, ricordai di salutare Giovanni.
Arrivai giusto alle sei. Puntuale come un orologio svizzero, sempre.
"Ciao Azzurra" mi salutò Giorgio.
"Ciao Giorgio" andai dietro al bancone per mettere il grembiule.
"Sono pochi oggi?" gli indicai il locale, con meno gente rispetto al solito.
"No, oggi abbiamo avuto abbastanza gente, quindi per ora va bene... e poi sono solo le sei" mi sorrise, per poi portare dei caffè a dei tavoli.
Lessi le ordinazioni sui foglietti poggiati sul bancone e iniziai a preparare qualcosa.
Due caffè.
Tre cioccolate calde.
Due gelati al pistacchio. Con quel freddo? La gente era matta.
Una ciambella al cioccolato.
Una coca cola con tanto di limone.
Un cornetto alla crema.
Mano a mano Giorgio prendeva le ordinazioni dal bancone e le portava ai tavoli. Eh, la gente mica era poca.

Passò un'ora e mezza e mi ritrovavo dietro il bancone annoiata.
Erano arrivati parecchi clienti dalle sei e mezzo fino alle sette e qualcosa.
E in quel momento, ero tanto annoiata.
Sentii la porta della caffetteria aprirsi e mi allargai in un grande sorriso.
"Buona sera, Signor Claudio" salutai, mentre lui si avvicinava al bancone.
"Azzurra cara, come stai?" si sedette su di uno sgabello e mi rivolse un bel sorriso.
"Bene... e lei?"
"Benone. Oggi, quello stupido del mio medico mi ha detto di prendere delle vitamine... se non voglio svenire per il freddo. Il problema è che fanno schifo!" esclamò. Sembrava un bambino. "Ma deve prenderle lo stesso, non la vogliamo svenuto" dissi, ridendo lievemente.
"Ma nemmeno morto, vero?" mi chiese, divertito.
"Ma certo, che domande!" continuai a sorridere.
"Sicura che vada tutto bene?" mi chiese, curioso.
"Certo!" lo rassicurai con lo sguardo.
"Sai Azzurra, è vero che sono un estraneo, però mi conosci da quasi due anni... E inoltre, ti racconto quasi tutta la mia vita ogni volta che vengo qui, puoi sfogarti con me se c'è qualcosa che non va. Non sono un vecchiaccio che dice solo i fatti suoi e non ascolta" mi disse, sorridendo nell'ultima frase.
Risi e poi abbassai lo sguardo.
"No... ho litigato con un ragaz... cioè un mio amico..." dissi, alzando il capo.
"Il ragazzo seduto che ti guardava l'altra volta?" 
"Oh no, non Marco" sorrisi. "Un altro ragazzo, ci ho litigato e... non so perché ci sto abbastanza male, non è stata nemmeno una litigata pesante".
Mentre parlavo, presi un dolcetto al cioccolato dalla vetrina per darlo al Signor Claudio.
"Grazie" mi ringraziò dopo averglielo passato. "E comunque, voi siete ragazzi, i litigi a quest'età non sono esageratamente tragici, sono sicuro che farete pace. Ci stai male... forse perché ci tieni a lui" diede un morso al dolcetto.
Ci tengo a Matteo? Mi veniva da ridere. Ma anche no, Matteo era pressoché uno sconosciuto. Se avessi litigato con Gianluca sarei stata allo stesso modo... penso. Matteo era un mio amico, ma erano passati solo cinque giorni. Non lo conoscevo benissimo e sicuramente non tenevo tantissimo a lui.
"No, non è questo... io non tengo a questo ragazzo, cioè è solo un mio amico, lo conosco da pochissimo tempo" 
"Mi innamorai di mia moglie il decimo giorno dopo che l'avevo conosciuta, Azzurra" mi disse, quasi serio. "Non sai in quanto tempo riesci ad innamorarti di una persona, viene da sé!" finì.
Rimasi un po' stupita da quelle parole.
Ma poi scossi la testa, che stupidate. Matteo era solo attraente, non tenevo tantissimo a lui. Ripeto: era solo molto attraente.
"Sì, certo!" risi di gusto. "Le farò sapere quando sarò innamorata di lui" che sciocco che era. 
Lui scosse la testa come per dire "povera ragazza, non capisce nulla".
Risi della sua faccia e guardai l'orologio della caffetteria. Erano quasi le otto.
"Signor Claudio, ora vado, sono quasi le otto. Ci vediamo domani" dissi mentre mi toglievo il grembiule della caffetteria.
"Certo cara, a domani" mi sorrise il Signor Claudio. Io ricambiai e mi voltai verso Giorgio.
"Giorgio, io vado, ci vediamo domani?" 
"Certo, a domani Azzurra!" mi salutò ed io uscii.
Arrivai al palazzo in men che non si dica. Faceva abbastanza freddo fuori.
Salutai Giovanni e poi salii le scale.
Arrivata al pianerottolo, presi le chiavi e aprii la porta del mio appartamento.
"Sono a casa!" urlai dall'ingresso.
"Ehy, sono in cucina a telefono con Gianluca" mi urlò di rimando.
Andai prima in camera mia per potermi cambiare e indossare il pigiama, poi andai in cucina da Anya.
"Ciao, cucciola" vidi Anya avvicinarsi, per bacarmi la guancia. "Ti saluta Gianluca" si allontanò, tenendo il cellulare tra la testa e la spalla.
Tra le mani aveva una ciotola e una forchetta. Stava girando le uova: frittata!
"Ricambia e... digli che mi dispiace!" 
"Okay. Vado un attimo di là, continua a girare" mi disse, in sussurro.
Presi la ciotola tra le mani di Anya e iniziai a girare.
Porsi le uova, diventate ormai liquido, nella padella e feci una frittata grande.
Di solito era sempre Anya a cucinare, non che io non sapessi farlo, ma ritornavo sempre tardi e lei era la prima a rientrare.
Dopo due minuti, ritornò in cucina senza cellulare e si sedette a tavola.
Io misi la frittata in un piatto grande e la poggiai sul tavolo, insieme ai nostri piatti.
"Hai avvisato le altre?"
"Sì, Angela non viene perché ha l'aereo alle nove. Non sapevo dovesse andare a Milano, non ce lo ha detto... In ogni caso, Camilla, Chiara e Paola vengono verso le dieci qui, quindi abbiamo tempo" diede un morso ad un pezzo di frittata.
"Mh, okay, dove andiamo?" 
"Non ne ho idea, decidiamo al momento" mi disse.
Sorrisi. "Va bene".
Mangiammo e poi andai subito a fare la doccia. I capelli li avevo lavati il pomeriggio, quindi li lasciai stare.
Uscii dal bagno con l'accappatoio ed erano già le nove e venti.
Andai nel salotto e vi trovai Anya guardare Winnie The Pooh. Scoppiai a ridere.
"Che c'è?" si voltò quasi arrabbiata, dopo avermi notata.
"Winnie The Pooh? Sul serio?" non la smettevo di ridere.
"Mi annoiavo e Pooh è sempre dolce!" si voltò, offesa.
"Okay, scusami... devi fare la doccia? Io ho fatto" le dissi, cercando di smettere di ridere.
"Ho già fatto prima, vatti a vestire, ora vado anche io" mi sorrise, alzandosi.
"Non so che mettere" feci una faccia triste, camminando verso camera mia.
Anya dietro di me, sospirò. "Hai 3456 vestiti e non sai che mettere?" 
"No"dissi, quasi disperata.
Anya entrò nella stanza con me e aprì le ante del mio armadio.
"Perché non metti questo? Te lo regalò Camilla al compleanno" mi indicò i pantaloncini bianchi (abbastanza lunghi), aderenti e alti fino alla vita con la maglietta larga, a tre quarti e nera che doveva andarci dentro. 
L'avevo dimenticato quel completo, era veramente carino.
"Bello, perfetto. Non potrei fare nulla senza di te. Sotto metto i tronchetti neri?" le chiesi, dopo averla abbracciata.
"Sì, e i capelli sciolti" sorrise, voltandosi. "Ah, metti solo il rossetto rosso, non mettere altro. Stai bene al naturale" continuò, chiudendosi poi la porta alle spalle. Adoravo Anya, sapeva sempre come trattarmi. Le volevo davvero tanto bene. Avevo un sorriso da ebete, la mia migliore amica era fantastica. Scossi la testa e mi preparai. Il risultato non fu male, ero carina.
Uscii dalla camera e entrai in quella di Anya. Stava indossando un vestitino bianco a fiorellini, a maniche lunghe. Era abbastanza aderente, infatti le sue bellissime forme si vedevano perfettamente.
"Sei sexy, coinquilina" le dissi.
"Non quanto te, coinquilina" si voltò, sistemandosi il vestito.
"Gianluca non è geloso? Io lo sarei"
"Non dire stupidate. Non è geloso... credo, non lo so. Se solo mi dicesse di non uscire lo mollerei. Voglio divertirmi anche essendo fidanzata!" 
"Principessa, divertirti fino ad un certo punto, domani abbiamo l'Università" la spintonai piano.
"Sì, idiota, hai capito cosa intendevo" fece lo stesso.
"Sì, ho capito" feci una pausa. "Sei fortunata ad avere uno come Gianluca" le dissi quando si era alzata.
"Lo so, e so anche che ne troverai uno uguale anche tu. Molto presto!" si voltò e prese il giubbotto.
Mh, molto presto... okay.
Presi il giubbotto anche io e la raggiunsi all'entrata.
Avremmo aspettato le ragazze giù. Erano già le dieci meno dieci, sarebbero arrivate a momenti.
Ci chiudemmo la porta alle spalle e scendemmo.
"Ehy, stavamo per suonare!" ci disse Camilla quando aprimmo il portone.
Appunto, erano già giù.
"Come siete sexy" ci fece Chiara. "Quello lì sotto è il completo che ti regalò Camilla?" annuii e Camilla mi abbracciò forte.
Ridemmo tutte insieme e raggiungemmo Paola, che era alla guida della grande Multipla blu.
"Buona sera, ladies. Siete stupende, come me, ovvio" ci fece Paola, quando salimmo in auto. Una volta dentro, scoppiarono tutte a ridere.
"Dove andiamo?" Paola mise in moto.
"Non ne ho idea, ci siamo fatte tutti i pub di Venezia" dissi io.
"Non tutti" mi interruppe Camilla. "C'è un nuovo locale in centro, hanno detto che è meraviglioso. Buona musica, gente giovane, baristi fighi... Tutto quello che ci serve!" termino con un sorriso sornione.
"Okay, allora andiamo" Anya fece le spallucce.
Esclamammo tutte uno "Yeah" e Paola si incamminò verso il centro.
"Come si chiama?" chiese Chiara, curiosa.
"Nightmare!" 
"Wow Camilla, il nome è incoraggiante" dissi ironica e tutte scoppiarono a ridere.

Arrivammo in centro in cinque minuti e trovammo il locale subito dopo.
Si udiva la musica interna dall'esterno, era fortissima.
All'entrata c'era una fila immensa, non finiva mai.
"Dio, questa fila è lunghissima" esclamò Paola, quasi shockata.
"Forza, andiamo dietro, prima che aumenti" le incoraggiai tutte.
"Ma niente fila. Secondo voi, ho messo questo vestito scollato per nulla?" si indicò il vestito rosso, scollato sul seno. "Il buttafuori è uno che conosco, vedo di farci entrare" sorrise e si voltò ancheggiando.
Camilla era davvero uno schianto con quel vestito, come Paola, Anya e Chiara.
Paola aveva un vestito verde scuro e Chiara un vestitino nero e dorato. Erano tutte bellissime.
Ridendo vedemmo Camilla ritornare.
"Andiamo! Questo vestito è servito a qualcosa!" rise per la sua affermazione.
Tutte la seguimmo e il buttafuori (tizio che Camilla conosceva) ci fece passare, mentre tutta la gente dietro si esprimeva in un "buuuu" "non è giusto" "stronze". Gentili, eh. Appena entrai, guardai il locale ammaliata. 
Era enorme, aveva due piani. Era pieno di luci colorate e la musica era forte, come credevo.
Sulla sinistra c'era un bancone lunghissimo con tantissimi baristi, sulla destra, invece, c'era la grande pista da ballo e in fondo c'erano dei divanetti.
Al piano di sopra c'erano dei tavoli e dei divani più grandi. Sicuramente c'erano anche i bagni, visto che giù non si vedevano porte.
"Dio, è fantastico qui" urlai alle ragazze. Ci eravamo riunite in una specie di cerchio per poter parlare meglio.
"Vero? Forza, prendiamo un tavolo così ci togliamo i giubbotti e andiamo a ballare!" Camilla ci guidava verso un tavolo al piano di sopra.
Era un tavolo per sei... per forza, quelli da cinque non esistevano!
Ci togliemmo quei giubbotti e lasciammo subito il tavolo. Scendemmo di nuovo e andammo al bancone per un drink.
"Beviamo un drink e poi si balla" ci urlò Chiara. "E Azzurra, niente Martini per te!" mi puntò il dito contro.
Ma che noia, io amavo quel liquido rosa. Misi il broncio, però poi pensai che avevano ragione. Non volevo un sbronza anche quella volta.
"Okay, va bene. Prendo un mojito, d'accordo?" Mi alzarono tutte i pollici, in segno d'approvazione. 
"Due mojito, un angelo azzurro e due vodka lemon!" Paola ordinò il tutto ad uno di quei tanti baristi super carini.
"Certo, dolcezza, arrivano subito!" lui fece l'occhiolino a Paola e noi ridemmo, Paola no. Era arrossita, che tenera.
"Dai Paola, fai colpo!" le fece Camilla.
Mentre aspettavamo i nostri drink, ci voltammo per guardare la pista. C'era davvero tantissima gente. Avevo quasi paura di ballare tra tutta quella gente ammassata. Non mi piacevano molto i pub - discoteche per questo.
"Ecco a voi, ragazze!" ci urlò il barista.
Bevemmo i nostri drink in meno di dieci minuti e poi ci buttammo nella mischia. Paola, però, restò al bancone, aveva conquistato il barista.
Ballammo tutte e quattro insieme. Ridevamo, urlavamo, facevamo quello che eravamo solite fare. Dopo poco ci raggiunse anche Paola.
"Mi ha dato il suo numero!" urlò, per farsi sentire da tutte e quattro.
Urlammo dalla gioia tutte insieme e continuammo a ballare, divertendoci come matte.
Molti ragazzi si avvicinavano, sia a me che alle altre, ma noi cercavamo di tenerli lontani.

Dopo circa mezz'ora di balletti, non ne potevo più.
"Ragazze" urlai per farmi sentire. "Io vado a sedermi al tavolo, mi fanno male i piedi" dissi loro.  
Annuirono. "Okay, tra un po' arriviamo anche noi, inizia ad andare" e allora annuii di conseguenza.
Mi spostai, difficilmente, tra la gente per arrivare alle scale e, solo dopo dieci minuti, ci arrivai. Mi fermai un attimo. Se fossi salita mi sarei annoiata non facendo nulla, quindi mi voltai (di nuovo) per andare al bancone e prendere un Martini rosa.
Uno non faceva male e poi, per ora, ero sobria.
Ne ordinai uno e, in men che non si dica, raggiunsi di nuovo le scale. Avevo un dolore bestiale ai piedi, feci un po' di fatica a salire.
Una volta al secondo piano, mi accasciai su di una sedia del nostro tavolo.
Iniziai a sorseggiare il Martini guardando le mie amiche al piano di sotto ballare.
Era stupendo il modo in cui ci divertivamo, ci godevamo i venti anni anche andando all'Università. A quel proposito, guardai il cellulare per leggere l'ora. Erano le undici e un quarto, presto insomma.
Mi osservai un po' intorno, il secondo piano era ornato veramente bene. Anche se la musica del piano di sotto era assordante, era tranquillissimo, nel senso, non c'era gente che ballava, erano tutti seduti su divani e ai tavoli. 
C'erano tante coppiette, che si tenevano la mano lungo i tavoli, mi facevano tenerezza.
Spostai lo sguardo sul divano e... non l'avessi mai fatto.
Per poco il Martini non andò a terra, al contrario della mia mascella.
Su di un divanetto c'era Matteo. Era da solo e... aveva una smorfia strana in viso. Era come... arrabbiato, ma allo stesso tempo divertito. Il bello è che guardava dalla mia parte, guardava verso di me, guardava me.
Ma cosa voleva? Era irritante, come sempre. Ero tentata di andare lì e ammazzarlo di botte. Però già dovevo scusarmi per il comportamento del pomeriggio, e non ne avevo voglia, se poi avessi dovuto scusarmi anche per quello che avrei voluto fargli, sarebbe stato troppo.
Lo guardai a lungo negli occhi, lui faceva lo stesso. Stavamo giocando a chi rideva per primo, per caso?
"Azzurra, avevamo detto niente Martini!" mi urlò Chiara.
Mi voltai verso di lei, vedendo che c'erano anche le altre.
"Uno non fa nulla" feci le spallucce. Ero tentata di guardare di nuovo verso Matteo.
"Va bene... sono stanca morta" disse lei, buttandosi su di una sedia.
"A chi lo dici"  "Già"  "Ho ballato troppo" Okay, le ragazze erano stanche.
"Oddio, Azzurra" Anya mi sorrise.
"Che c'è?" mi avvicinai a lei.
"C'è Matteo, andiamo a salutarlo?" mi chiese, raggiante.
Guardai verso Matteo, non era più solo. Ovvio, era venerdì sera, "l'appuntamento con una vecchia amica".
C'era una ragazza biondina seduta accanto a lui, stavano parlando. Era bellissima... abbassai il capo per guardare Anya.
"No che non lo salut..."
"MATTEO!"Anya mi interruppe, urlando verso Matteo.
Abbassai il capo, sbuffando. Era la seconda volta che Anya lo faceva. Prima con GInaluca, ora con lui.
"Ragazze, torniamo subito!" mi prese per il polso, trascinandomi verso Matteo e quella specie di barbie umana.
"Anya, che sorpresa!" Matteo si alzò dal divano per salutare Anya. Sempre sorridente era? Cavolo, il bello è che era sincerissimo. 
Io ero dietro di Anya, con le braccia conserte, e guardavo la ragazza. Cavolo se era bella.
"Ciao" Anya si era spostata e lui era davanti a me. Dopo avermi guardata per più di dieci minuti prima, ora si degnava di salutare. Bravo.
Mi aveva davvero salutata, poi? O avevo sentito male?
Lo guardai, questa volta. Leggevo il dispiacere nei suoi occhi, sembrava sincero... sembrava il ragazzo di Chatroulette.
"Ciao" dissi piano. La musica era abbastanza alta e io parlavo piano. Potevo essere più stupida?!
Mi rivolse un piccolo sorriso, a labbra serrate. Io cercai di ricambiare, però il litigio di oggi mi sfiorò la mente. Guardai ancora altrove.
Non volevo e non potevo chiedergli scusa ora. C'era la sua amica ad attenderlo.
Lei non si era nemmeno presentata, meglio così. Se ne stava seduta a sorriderci. Cazzo mi sorridi? 
Matteo forse voleva iniziare a parlare, ma lo fermai, parlando per prima.
"Anya, andiamo?" mi voltai verso Anya, volevo andarmene, non volevo parlare con lui... in quel momento.
Anya guardò prima me e poi Matteo. Quella scena era alquanto imbarazzante.
"Aspetta, Matteo, volete unirvi a noi? Siamo con delle amiche" sorrise a Matteo.
Perché Anya mi faceva quello? Okay, voleva che facessimo pace, ma cavolo, non in quel momento.
Guardai prima lei, arrabbiata, poi la ragazza e poi Matteo. Di conseguenza lui guardava me. Dalla mia espressione, si rese conto che non era aria.
"Ehm" abbassò lo sguardo, un po' triste. "No... credo che resteremo qui, grazie lo stesso!" alzò il capo sorridente, come se nulla fosse, verso Anya.
"Bene, buona serata!" risposi secca. Feci un sorriso ad entrambi e ritornai al tavolo, dalle mie amiche.
Anya, invece, era rimasta lì per salutarli meglio. 
"Che figo che è quello, è l'amico di Gianluca?" mi chiese Camilla maliziosa.
"Sì" risposi brusca. Forse non avrei dovuto, ma la sola presenza di Matteo mi innervosiva. E comunque Camilla era già impegnata con un tizio.
Così anche lei, insieme alle altre, aveva capito che non era il momento.
"Azzurra!" Anya si sedette rumorosamente di fianco a me, arrabbiata.
"Che c'è?" 
"Che c'è? Dimmelo tu che c'è!" incrociò le braccia sotto il petto, ancora visibilmente arrabbiata.
"Voglio andare a casa!" mi alzai dalla sedia e guardai dove lui era prima.
Andato... Matteo era andato via con quella, come nel mio sogno o meglio incubo.




*SPAZIOAUTRICE*
CCCCCIAO A TUTTI.
Ho finito oggi di scrivere il capitolo e quindi ho voluto metterlo subito.
Mi dispiace se ad alcune ho detto "metto domani" qualche giorno fa, ma non ho avuto modo di aggiornare.
In ogni caso, volevo scusarmi.
In una recensione una ragazza mi ha fatto capire una cosa.
Aggiorno in ogni caso, non importa quante recensioni ci siano, basta che seguite la mia storia:) Sono contentissima delle visualizzazioni di ogni capitolo.

Il nuovo capitolo: iiiiiiincubo. lol
Spero vi piaccia anche questo, l'ho fatto abbastanza lungo. :)
Il prossimo non so quando lo pubblicherò perché non ho ancora iniziato a scrivere cc
Davvero, spero vi piaccia.
Per favore, mi lasciate qualche recensione?
Voglio ringraziare ancora chi legge anche se non recensisce.
I preferiti/ricordati/seguiti e ovviamente chi ha recensito ahahah

Alla prossima, 
Cccciao, Anna x

 

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Capitolo 8
*** Tregua? ***


PRIMA DI LEGGERE IL CAPITOLO, PRESTATE ATTENZIONE QUI(??), non è un ordine, però fatelo lol
Allora, volevo ringraziarvi ancora voi che state seguendo la storia, mi fa piacere che vi piaccia (sempre se vi piaccia lol)
Ho avuto modo di vedere che nell'ultimo capitolo, solo una persona ha recensito, la quale ringrazio sdfjkdn.
Io voglio anche scrivere la storia per voi che leggete, però vorrei comunque dei vostri pareri, consigli. Anche delle stupidate lol
Quindi perfavore, recensite? cwc
Anyway. Scusate se ho aggiornato tardi, anche se non è tardissimo ahaha
Questa settimana sono successe parecchie cose. 
L'attore che interpreta Matteo in questa storia, ovvero uno dei miei attori preferiti, mi ha risposto su twitter. YEP, Colton Haynes mi ha risposto jkfbdfghbdgdbg, non vi frega, lo so.
E poi, il giorno dopo è morto un attore di Glee e tutta la mia felicità è svanita. Io seguivo anche Glee, quindi.. sono stata male quando ho saputo di Cory.
In ogni caso, spero che questo capitolo vi piaccia perché c'ho messo un po' di tempo a scriverlo:)
Io, il 14 agosto parto e ritorno a settembre lol, quindi dovrei aggiornare altre due o tre volte, poi vado in pausa(?) ahahah
VOI RECENSITE E FATEMI FELICE, VI PREEEEEEGOOOOOOO CWWWWWWWWWC
NON PRENDETEMI A SCHIAFFI, MA HO FATTO ALTRI VIDEO AHAHAHAHAHHAHH :')
CHI SHIPPA AZZARCO? E CHI AZZEO? ecco i video:


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Original Video - More videos at TinyPic Azzurra e Marco♥


Original Video - More videos at TinyPic Amici♥

                                                                                                         8. Tregua?

 


Era sabato mattina e, come promesso, non mi ero presa una sbronza. Mi stavo vestendo, silenziosamente, per uscire dall'appartamento e andare direttamente all'Università.  Non volevo correre il rischio di scendere con Anya e fare un'allegra colazione con Gianluca e Matteo, forse anche con la barbie. La sera precedente, quando eravamo tornate a casa, decisamente presto, per un po' avevo pensato di non parlare con Anya e andare direttamente a letto, ma ci ripensai. Discutemmo per un po' e arrivò alla conclusione che io avevo ragione. 'Grazie' pensai ironica, quando mi diede ragione. Matteo era in compagnia della sua barbie, cioè della sua amica, quindi non era un buon momento per parlare. Ero stata fredda e un po' maleducata, ma di certo non dimenticavo quello che Matteo aveva detto il pomeriggio.
Non capivo nemmeno perché me la prendevo così tanto. Anya continuava a dirmi "lo ha detto perché era arrabbiato" e non sapevo se crederle o meno.
Ma in ogni caso, mi facevo dei problemi senza senso. Non mi interessava quello che Matteo diceva di me, però comunque mi dava fastidio.
Il mio cervello era diviso in due e pensava due cose diverse, era stressante. Mi giravano troppi pensieri per la testa. Cosa gli avrei detto quando lo avrei visto? Perché, ovviamente, ci sarebbe stata occasione di vederlo presto. Doveva scusarsi lui, non di certo io. Nessuno gli aveva detto di preoccuparsi, nessuno gli aveva detto di chiamarmi in quel modo. Era stato lui a volerlo. E poi avremmo fatto pace? O litigato ancora? Litigare ancora non se ne parlava. Ne avevo avuto abbastanza di litigi, in un solo giorno. Volente o nolente, i nostri migliori amici si stavano frequentando e stavano bene. Noi non potevamo essere così cattivi da "impedire" il loro amore.
Sbuffai rumorosamente uscendo dalla mia camera da letto. Niente colazione al bar quella mattina, quindi passai per la cucina. Biscotti!
Quella mattina avevo messo un paio di leggings neri pesanti, una maglia lunga beige pesante e gli Ugg dello stesso colore.
Il mio guardaroba era immenso, meglio sfruttarla quella roba. Adoravo i miei vestiti, adoravo i vestiti in generale!
Ero un'amante dello shopping e abbastanza spendacciona, nei limiti, ma lo ero. 
Dopo aver mangiato qualche biscotto, riportai il sacchetto nella dispensa della cucina. Andai in salotto per prendere la tracolla e il giubbotto.
Mi preparai e mi avviai verso l'entrata.
"Ehy, non mi aspetti?" Anya era ancora in pigiama e assonnata.
"Ehm... Scendo un po' prima, ti dispiace?" le dissi, sorridendo a mala pena. Era buffa con indosso il pigiama con i panda.
"No, ma dove vai prima?" 
"Non è poi così presto, scendo solo dieci minuti prima" 
"Va bene... Quindi non vieni con noi?" in quel noi, ero sicura al cento per cento, c'era anche Matteo.
"Anya..." mi bloccò prima che potessi dire qualcosa.
"Scendi per non vedere Matteo? Azzurra, ti comporti da immatura!" sembrò essere seria, mise anche le braccia conserte.
"Senti, ora no. Lo vedrò in giro, probabilmente all'Università più tardi e ci parlo, va bene?" le chiesi, quasi esasperata.
"E va bene, ma dovete parlare, diavolo!" sbuffò, sciogliendo le braccia conserte.
"Si, ti ho detto di sì, ora no..." abbassai lo sguardo e lo rialzai. "Andate a fare colazione al bar?" chiesi.
"Penso di sì, vengono qui... Quindi se non vuoi vedere Matteo ora, è meglio che scappi subito!" cercava di aiutarmi in qualche modo.
"Certo, vado, ci sei per pranzo?" le chiesi, aprendo la porta.
Annuì e io uscii dall'appartamento, dopo averle fatto un sorriso. 
Al portone Giovanni ancora c'era, forse era presto anche per lui. In cinque minuti ero già all'Università. Che stupida che ero. Scendendo prima cosa volevo risolvere? All'università c'erano poche persone, a quell'ora. Volevo evitare a tutti i costi Matteo perché... Oh andiamo, avevo vergogna!
La vergogna sarebbe dovuta passarmi quando lo avrei rivisto, ma questi erano dettagli.
Scusarmi di prima mattina sarebbe stato un trauma per il mio orgoglio. Anche se, io non ero la sola a doversi scusare.
Le parole di Matteo echeggiavano ancora nella mia mente, mentre giocherellavo con la tracolla. E pensare che lo avevo conosciuto su Chatroulette, chi si sarebbe mai aspettato di vederlo comparire nella mia vita?
Scossi la testa e mi alzai dalla panchina. Ne avevo abbastanza dei miei pensieri.
Decisi di leggere un giornale, quindi mi avviai verso l'edicola di fronte all'Università.
"Buongiorno" dissi, dopo aver aperto la porta. Quell'edicola era mezza vuota, era ancora presto.
"Buongiorno signorina, cosa le serve?" un signore sulla cinquantina si fece largo dietro il bancone, sorridendo cortese.
"Ha il Fashion Magazine?"
"Certamente" sorrise e io ricambiai, contenta.
Mi passò il giornale, pagai e uscii fuori iniziando a leggere la mia rivista.
Moda: i miei occhi luccicarono.
"Azzurra, ehy!" sentii chiamarmi e alzai il capo.
Restai sorpresa nel vedere chi avevo di fronte e l'unica cosa che pensai fu "Oh cazzo".
Marco era lì davanti a me che aspettava una mia risposta, almeno un saluto.
Mi ero completamente dimenticata di inviargli un messaggio o di contattarlo su facebook. Mi ero completamente dimenticata di lui a dir la verità, anche se era passato solo un pomeriggio. Tutta colpa della stupida litigata con Matteo.
Ad ogni modo, era passato solo un pomeriggio quindi non avevo fatto poi male a non cercarlo... E poi, lui aveva fatto lo stesso.
"Uhm... Ciao Marco" cercai di sorridere, un po' imbarazzata.
Il pomeriggio precedente aveva cercato di baciarmi, e l'avrebbe anche fatto... Se solo quello stupido di Matteo non mi avesse chiamata. Anche quello avrebbe dovuto spiegarmi Matteo. Poteva aspettare che baciassi Marco.
"Come stai?" mi chiese, anche lui un po' in imbarazzo. Si portò la mano destra dietro la nuca e sorrise.
"Io bene, e tu?"
"Bene... Senti" abbassò la mano e iniziò a giocherellare con le proprie dita. "Domani sera, un mio compagno fa una festa a casa sua... Mi chiedevo... Ecco mi chiedevo se..." cavolo, certo che era abbastanza timido.
"Sì, ci vengo volentieri" scoppiai a ridere.
"In realtà volevo chiederti se potevi chiedere a qualche tua amica di venire, così da ingrandire la festa" mi riprese. La mia bocca formò una "O". 
"Ah..." ci restai malissimo, indurii la mascella per non prenderlo a calci e lui scoppiò a ridere.
Che bastardo, rideva anche. Era piegato in due dalle risate.
"Oddio Azzurra, dovresti vedere la tua faccia" continuò a ridere. Che diavolo rideva?
Vide che io non cambiai espressione e cercò di smettere.
"Stupida, volevo chiederti di venire con me, ci sei cascata!" continuò a sorridere.
A quella risposta lo guardai e scoppiai a ridere, lui mi seguì a ruota.
"Vaffanculo, Marco" dissi tra una risata e l'altra.
"Di nulla, piccola. Allora, accetti?" cercò di fermarsi e così anche io. Mi aveva chiamata piccola, arrossii e non poco.
"Certo che accetto, roccia" gli feci l'occhiolino, per nascondere l'imbarazzo.
"Bene, ora devo entrare. Il professore vuole vedermi dieci minuti prima, ci sentiamo per messaggio... oggi?" mi chiese, speranzoso.
"Certo!" gli sorrisi. Lui ricambiò e si avvicinò per stamparmi un bacio sulla guancia.
Con tutto l'imbarazzo del mondo, non mi dispiacque per nulla.
Lui si allontanò salutandomi (ancora) con un gesto della mano e gli sorrisi, contenta.
Ritornai a leggere la mia rivista, attenta però a chi potesse presentarsi davanti a me. Marco era stato già una sorpresa. 
Ritornai sulla panchina a leggere la rivista, altri dieci minuti e poi sarei dovuta entrare. 
Quella rivista mi piaceva, ma stava diventando noiosa anche quella.
Sentii degli schiamazzi arrivare da lontano. Era gente che rideva e parlava.
Di prima mattina chi era così felice? Mi guardai intorno, notando delle figure lontane avvicinarsi sempre di più. Solo quando furono abbastanza vicini, riconobbi la risata di Anya, poi quella di Gianluca e poi quella di Matteo.
Posai in fretta e furia la rivista nella borsa e cercai di nascondermi da qualche parte.
Erano quasi vicini, dove mi sarei potuta nascondere? Mi avrebbero notata comunque, vista la vicinanza. Ma quanto ci avevano messo per fare colazione? Mi alzai e guardai a destra e a sinistra. Possibile che non ci fosse un albero dove potermi nascondere? Guardai di nuovo verso di loro e incrociai lo sguardo di Anya. Matteo e Gianluca erano voltati verso di lei. Anya parve irrigidirsi, non sapeva che fare.
Io la guardai supplichevole, non volevo parlare con Matteo. Anya mi capì al volo e io corsi verso l'entrata dell'Università. Mi voltai, assicurandomi che nessuno potesse vedermi e vidi Anya con Gianluca andare verso il bar. Matteo, invece, stava camminando tranquillo verso l'Università. Diavolo, stava per arrivare. Mi voltai e corsi verso il secondo piano, verso la classe del professor Micheloni.
Avevo la prima ora di lezione in quella classe, per fortuna. Non c'era nessuno in classe, era presto, ma era l'unico modo per "scappare" da Matteo.
Mi sedetti su una sedia e mi passai stancamente una mano sul volto. 
Sembravo una stupida bambina che scappava dall'uomo nero. Mi stavo comportando da immatura e non lo sopportavo. Io non ero così, Matteo mi faceva un effetto strano... Come se fossi in imbarazzo, e lo odiavo, odiavo esserlo.
Cinque minuti dopo, notai che la stanza iniziava a riempirsi, segno che era ora.
Entrò anche il professor Micheloni che andò a posizionarsi dietro la cattedra.
Sorrisi quando il professore alzò il capo verso di me, lui ricambiò.
"Signorina Azzurra, vuole venire un attimo qui?" mi chiese, sistemando dei libri.
"Certo" mi alzai e andai verso di lui. "Mi dica!"
"Ricorda quel concorso che fece l'anno scorso?"
Essendo una delle migliori alunne della classe, l'anno precedente il professor Micheloni mi spinse a partecipare ad un concorso dell'Università. Era un concorso dedicato alla scrittura e il miglior articolo avrebbe vinto quattro giorni di totale relax a Los Angeles, con un'altra persona. Ovviamente, l'altra persona doveva essere dell'Università, non esterna, ed era tutta una spesa della scuola.
Io, pensando subito a me ed Anya, non persi tempo e accettai di partecipare.
D'altronde non c'era nulla da perdere e se avessi partecipato, avrei avuto l'opportunità di visitare la bellissima LA. Il sole, la gente famosa, la spiaggia, il mare, lo shopping... tutto quello che desideravo. Le capacità le avevo, se avessi vinto ne sarei stata contentissima ma... sicuramente, non ce l'avrei fatta.
Ero sempre stata pessimista e lo odiavo, però non potevo farci nulla.
"Certo che mi ricordo, si sanno i risultati?" chiesi, ansiosa.
"No, però usciranno lunedì. Avvisa anche le altre in classe, oggi dobbiamo lavorare parecchio!" mi sorrise, quasi rassicurante.
"Va bene" sorrisi e mi voltai.
Richiamai le altre otto ragazze della mia classe, che avevano partecipato al concorso con me, e le avvisai che il lunedì sarebbero usciti i risultati.
Tutte emozionate mi ringraziarono per la notizia e tornarono a posto, io le imitai.
La lezione iniziò e io sperai con tutto il cuore di aver vinto quel viaggio.

Quando tutte le lezioni terminarono, tornai a casa. Arrivai all'appartamento e sperai con tutto il cuore Anya fosse tornata, avevo una fame da lupi.
Ma come avevo immaginato, Anya ancora non c'era. Sbuffai e andai in camera da letto per spogliarmi e mettere il mio pigiama rosa pieno di maialini.
Era una cosa imbarazzante, ma era l'unico pigiama caldo che mi piaceva.
Uscii dalla camera e andai in cucina. Prima però, presi il cellulare per inviare un messaggio ad Anya:
"Ci metti ancora tanto? O posso cucinare? :)
Mi stupii del fatto che la sua risposta arrivò in un battibaleno:
"Sto arrivando, prepara, cucciola! :)"
Decisi allora di iniziare a cucinare, quello che riuscivo a fare.
Come primo, preparai la carbonara, l'unica cosa che mi riusciva perfettamente perfetta. Come secondo, invece, salmone arrosto. Meglio qualcosa di semplice, non volevo uccidere Anya. Mentre stavo mettendo i bicchieri in tavola, sentii il campanello.
Aggrottai le sopracciglia, Anya aveva dimenticato le chiavi? Stamattina non era scesa con me, quindi le aveva dimenticate come le capitava spesso. 
Uscii dalla cucina e andai verso l'entrata, aprendo la porta.
"Idiota, hai dimen-" mi fermai di colpo. 
Sbarrai gli occhi, stupita e imbarazzata, serrando la mascella.
"Bel pigiama!" mi disse, neutro.
"Che vuoi?" chiesi, fredda.
"Di certo non scappare come un bambino" disse irrigidendosi e rabbuiandosi in volto. E adesso cosa diavolo c'entrava?!
"Devo prendere Gianluca e andare via" finì, mettendo le braccia conserte.
"Gianluca?" chiesi, quasi spaesata, evitando di rispondere la sua provocazione iniziale.
"Sì, Gianluca, è qui con Anya, no?" mi chiese, facendosi un po' serio anche lui.
"Cosa? Matteo, non c'è Gianluca e nemmeno Anya" misi le mani sui fianchi.
"Come no? Mi ha mandato un messaggio dicendo che era qui con Anya e che dovevo salire per chiamarlo!" rispose, quasi arrabbiato con me.
"Non c'è nessuno, idiota! Senti dei rumori per caso? Sono sola in casa. Anya mi ha mandato un messaggio dicendo che stava venendo, da sola. Gianluca non c'è e non doveva nemmeno venire qui!" dissi, rivolgendomi allo stesso modo. Che diavolo stava succedendo?
Sentii il mio cellulare squillare, per un messaggio però.
"Mando un messaggio a Gianluca!" prese il cellulare e iniziò a digitare.
"Io vado a prendere il mio. Se... se vuoi entra!" 
Mi voltai per andare a prendere il cellulare e mi diedi della stupida. Doveva restare fuori, perché ero gentile?
Entrai in cucina, presi il cellulare e trovai un messaggio di Anya.
"Sorpresaaaaaa! Buon pranzo, cucciola. Io e Gianlu siamo in un ristorante, a dopo!:)
P.s. ti prego, non ammazzarmi
"
Non ci potevo credere. Non ci volevo credere. Era tutta una trappola.
Iniziai a digitare un messaggio crudele verso Anya e sentii anche la porta chiudersi all'entrata.
"Ci hanno fregati, Dio!" Matteo entrò nervoso in cucina.
"Ma va?!" feci, ironica.
Mi guardò di sottecchi. Avevo paura che, da un momento all'altro, gli uscisse il fumo per il naso e le orecchie.
"Che volevano risolvere con questo? Me ne vado a casa" si voltò. "Ciao!" disse duro.
Cavolo quanto lo odiavo e, diavolo, quanto mi odiai in quel momento.
"Aspetta!" gli urlai quasi, prima che uscisse dalla cucina.
Si fermò e si voltò, quasi scocciato.
"Ho preparato tutto per me e Anya" indicai quello che avevo preparato. "E quei due bastardi ora sono al ristorante, come penso tu sappia. Vuoi... restare?" gli chiesi quasi in sussurro.
Mi guardò come per chiedere "fai sul serio?" e io cercai di fare una faccia convincente.
L'intento di quei due era fare riconciliare me e Matteo, quindi era un bene sfruttare quella situazione.
Aveva rilassato le spalle, si era arreso e io sorrisi a mala pena. Mentre lui si sedeva, io mettevo i piatti in tavola.
"Grazie" sussurrò, quando gli passai il piatto.
Mi sedetti anche io e cercai di mangiare, anche se ero troppo imbarazzata per farlo. Io non guardavo lui e lui non guardava me, era plausibile.
Alzai gli occhi solo una volta e, guarda caso, lui fece lo stesso in quel momento.
"Senti Matteo, mi dispiace..." iniziai, abbassando il capo. La carbonara era diventata più bella di Matteo. No scherzavo, ma era l'unica cosa che riuscivo a guardare.
"Mi hai vista stamattina? Mi dispiace di essere scappata, mi dispiace di non averti "affrontato" diciamo... Mi dispiace per come mi sono comportata ieri sera, sono stata poco cortese e mi dispiace quello che è successo ieri. Non avrei dovuto reagire in quel modo, ti eri solo preoccupato per me e... e io sono uscita fuori di testa!" a quel punto alzai lo sguardo. Lui mi guardava, quasi dispiaciuto.
"Non devi scusarti. Certo, ti sei comportata da immatura andandotene ma non te ne faccio una colpa... Lo avrei fatto anche io" si fermò, sorridendo un po.
Quanto era bello il suo sorriso?
"Mi dispiace di averti chiamato quando eri con Marco" disse, ma il suono delle sua voce faceva intendere il contrario. "Mi dispiace di averti chiamata in quel modo ieri... Mi dispiace tanto, non volevo, giuro. Non penso per nulla quello che ho dettoanzi, il contrario. Ero solo arrabbiato e preoccupato, mi dispiace ancora!" mi disse, davvero dispiaciuto. Sorrisi debolmente, poi risi a mala pena.
"Va bene, tregua per un po'?" chiesi divertita.
"Tregua momentanea!" mi sorrise.
Iniziammo a parlare del più e del meno durante il pranzo, come degli amici normali. Matteo, oltre ad essere perfettamente stupendo, era anche simpatico quando voleva. Mi faceva ridere, era un bel tipo.
"Com'è andato l'appuntamento di ieri?" mi chiese, bevendo un po' di birra.
"Bene dai, tutto sommato è un tipo simpatico Marco" dissi, facendola breve.
"Ma è una checca" fece altezzoso, stiracchiandosi sulla sedia.
"Se tu, decerebrato, non mi avessi chiamato, mi avrebbe baciata. E ti avrei anche provato che checca non è!" incrociai le braccia sotto il seno.
"Certo, maialino, certo!" disse, alludendo al mio pigiama.
Feci un verso arrabbiato. "E a te? Con la tua vecchia amica, com'è andata?" gli chiesi, con tutta l'acidità che avevo in corpo.
Lui sorrise, quasi beffardo. "La mia vecchia amica non era una, erano due, tu ne hai vista solo una" sorrise ancora di più. 
Cosa si sorrideva? Mi faceva quasi schifo. Se le era scopate tutte e due, immaginavo. Feci una faccia tra il disgustato, shockato e arrabbiato.
"Ed erano entrambe le mie sorelle gemelle, Gloria e Alessia" finì, con una risatina. Ci godeva a guardarmi shockata?
La bocca mi si aprì in una "O" gigante e aggrottai le sopracciglia. Ecco perché quella ragazza era così bella, era sua sorella! Ne fui tanto sollevata, ma non lo diedi a vedere. Mi contenei e risi anche io, per prenderlo in giro però.
"E non dovevi uscire con una vecchia amica?" gli chiesi, ora me la ridevo io.
Sembrava essere un po' impacciato. Oh oh, Matteo che non sapeva come rispondere ad Azzurra, cosa succedeva?
"Le ho dato buca per uscire con le mie sorelle!" voleva apparire sicuro, ma non lo era per nulla.
"Certo, Matteo, certo!" lo imitai, ridendo.

Finimmo di mangiare, sempre parlando con battutine e risate. Lui finiva sempre con l'essere irritante, però era bello stare con lui.
"Che facciamo ora?" mi chiese, dopo avermi passato l'ultimo piatto.
Mi volle aiutare per forza a sparecchiare e lavare i piatti, anche dopo averglielo negato.
"Io di solito dormo, dopo mangiato" feci le spallucce. "Tu che fai?" 
"Se vuoi andare a letto, fai pure, io vado a casa" mi disse, premuroso.
"No no, non ho voglia di dormire" risi. "Resta pure!" Gli avevo detto resta pure? Mentalmente mi diedi dell'idiota. Ero troppo gentile nei suoi confronti.
Volevo non averlo detto, però ormai era fatta e lui sorrideva ebete.
"Va bene..." voleva sembrare serio, però si vedeva che era contento. In un certo senso lo ero anche io, mi faceva piacere.
"Comunque, anche io il pomeriggio mi addormento un po'" continuò, contenendosi.
Annuii. "E quindi... Vuoi dormire?" chiesi, quasi imbarazzata.
Lui si sentì parecchio a disagio, si grattava la nuca e guardava da tutta parte tranne che verso di me.
"No! Guardiamo un film o boh, non so" fece, 'sta volta guardandomi.
"Uhm... Andiamo in salotto e pensiamo!" risi, andando in salotto. Lui mi seguì e si posizionò sul divano. 
Io giravo per il salotto in cerca di qualche ispirazione e, in quel momento, trovai il pc. Lo presi e mi voltai verso di lui.
"Chatroulette?" chiesi ridendo, scuotendo il pc. Lui sorrise e poi scoppiò a ridere.
"Sul serio?" mi chiese retorico, anche se annuii. "E va bene!" terminò, sedendosi comodo sul divano. Saltai sul divano, di fianco a lui, contenta.
L'imbarazzo comunque c'era, eravamo abbastanza vicini e io stavo per arrossire da un momento all'altro.
Per fortuna, Chatroulette si aprì e non dovetti pensare alla vicinanza.
"Andiamo? Io chiudo gli occhi" dissi, cercando di aprire la finestra del primo partner.
"Dai, non fare l'esagerata" mi canzonò.
Lui guardai di sottecchi, irritata. Dio, solo lui riusciva ad irritarmi così tanto. La schermata si aprì e un ragazzo apparì.
"Ciao" ci salutò, sorridente. Era un semplice ragazzo sulla ventina, come noi.
"Ciao" dicemmo all'unisono io e Matteo.
"Facciamo una cosa a tre? Mi piace!" aveva la faccia da maniaco, sorrideva come un maniaco.
Io non sapevo che dire, volevo ridere ma quel tizio mi faceva anche paura.
"No, ciao!" fece Matteo, chiudendo la schermata per far apparire il secondo partner. 
Ridendo, mi voltai verso di lui. Aveva una faccia quasi sconvolta, era così tenero. Avrei voluto abbracciarlo, era vicinissimo a me.
Scossi la testa e guardai di nuovo lo schermo. Sentivo il suo odore tanto vicino, sembrava un profumo ma era il suo odore, cavolo.
"Ciao" apparì una ragazza, questa volta.
"Ciao" dicemmo ancora all'unisono, io e Matteo.
"Che ci fate a quest'ora su Chatroulette?" ci chiese, neutra. Sembrava essere simpatica.
"Nulla" guardai Matteo, lui fece lo stesso. "Ci annoiavamo" ritornai a guardare la ragazza. "E tu?"
"Lo stesso, quanti anni avete?" ci chiese, addolcendo un po' il tono di voce.
"Io quasi ventuno e lui" indicai Matteo. "quasi ventidue" conclusi.
"E tu?" continuò Matteo, al posto mio.
"Io diciannove e sono di Napoli" ci disse. Nessuno le aveva chiesto di dove fosse, ma dettagli.
"Io sono di Salerno" sorrisi. "Però ora siamo tutti e due a Venezia, lui è di Venezia" le dissi.
"Bello, siete all'Università?" ci chiese e noi annuimmo.
"Sìsì" rispondemmo, ancora insieme.
"Va bene, ragazzi devo andare, ci si vede" ci salutò e chiuse.
"Cavolo, l'unica normale e ci ha mollati" feci una faccia triste. Matteo si voltò verso di me e sorrise.
"Dai che ne troviamo altri!" rise, voltandosi verso il pc aprendo la finestra del terzo partner. 
Risi anche io, però poi mi fermai. Feci un verso disgustato, vedendo lo schermo. 
Un tizio, anche di sabato pomeriggio, non aveva nulla da fare. Doveva masturbarsi davanti ad un computer, che schifo.
Matteo mi coprì gli occhi con una mano e con l'altra, cercò di la finestra di questo tizio.
"Non guardare, non guardare!" mi diceva Matteo.
"Ma ti pare che guardo? Muoviti a togliere, idiota!" gli dissi, tenendo la sua mano sui miei occhi.
Aveva le mani troppo grandi, diamine, prendeva tutto il mio viso. Erano morbide però. Ci voleva così tanto per cambiare partner?
"Hai fatto?" chiesi, quasi scocciata.
"Sì! Sei tu che non mi molli la mano" rise forte. Lasciai subito la sua mano e arrossii.
"Non è vero!" urlai stridula, cercando di guardare lo schermo e non lui. Smise di ridere e mi guardò per un tempo abbastanza lungo.
Quando cavolo esce il prossimo partner? Lo sbirciai con la coda dell'occhio e guardava ancora, era irritante. Però aveva quel sorriso del cavolo, troppo stupendo. Volevo chiedergli di smetterla di fissarmi, ma mi sarei imbarazzata troppo.
"Ciao" ci voltammo insieme verso le schermo. Era una ragazzina, mio dio, ma c'erano solo ragazzini lì sopra?
"Ciao!" cercai di apparire carina. Matteo mi imitò.
Lei sembrava essere colpita da Matteo, infatti guardava solo lui.
"Ehm, quanti anni hai?" gli chiesi tossendo, per attirare l'attenzione verso di me.
"Io?" si voltò, come fosse stata distratta, verso di me. No, tua sorella, idiota. "Io ne ho quindici e mezzo, e voi?" chiese, questa volta ad entrambi.
Ripetei ancora una volta che io ne avevo quasi ventuno e Matteo quasi ventidue.
"Ah e state insieme?" ci chiese, tranquilla. Io mi voltai verso Matteo e lui si voltò verso di me. 
Scoppiammo a ridere come dei dementi, non la smettevamo più.
"Che avete da ridere?" ci chiese, quasi scocciata.
"Siamo solo amici" dissi, smettendola di ridere. Magari avessi avuto un ragazzo come lui. "Sì, infatti" continuò lui.
"Davvero? Sembrate una coppia simpatica, invece. Provateci!" ci sorrise. Alla fine, non era cattiva la bimba, ma... COSA AVEVA APPENA DETTO?
"Cos-" iniziai a dire, volevo ridere ma non ci riuscivo. Matteo guardava la ragazza e guardava me, come a riflettere sopra a quello che aveva detto lei.
"Naah, siamo solo amici!" continuai, cercando di essere sicura, però sembrai troppo antipatica.
"Ora scusaci, dobbiamo andare!" la salutai e chiusi la schermata, prima che Matteo potesse fiatare.
"Hey, ma era simpatica" disse, fingendosi arrabbiato. Sbuffai, sempre scherzando, poi ridemmo entrambi.
Sentimmo la porta dell'entrata chiudersi e poi, nel salone apparvero Anya e Gianluca. Dio mi voleva bene, non sapevo che dire a Matteo.
Era stata una mini - conversazione imbarazzante.
"Siamo a casa e voi state ridendo, EVVIVA!" urlò.
"Guarda che siamo davanti a te, non siamo mica sordi, eh!" le dissi stendendomi del tutto sul divano, incrociando le braccia sotto il seno.
"Lo so" rise. "Allora, avete fatto pace?" continuò Gianluca al posto suo.
"Tanto la paghi" Matteo entrò nella conversazione, alzandosi e spintonando Gianluca. I due risero e io ed Anya ci unimmo a loro.
"Festeggiamo stasera, ora tutti a casa propria, o camera" disse Anya, guardando verso di me. "Dopo dobbiamo andare tutti a lavoro, quindi riposatevi per stasera!" concluse, sorridendo.
"Va bene, amore" Gianluca andò verso Anya e l'abbracciò. Io e Matteo ci guardammo, io imbarazzata e lui impacciato. Cercai di fare del mio meglio.
"Ci vediamo stasera, cucciolotto" dissi a Matteo, alzandomi dal divano, per rompere il ghiaccio. Volevo buttarla sul ridere e lui prese la battuta al volo.
"Va bene, principessa!" Matteo mi tenne il gioco, era divertente, mi piaceva 'principessa'. Mi diede anche un bacio sulla guancia. Non mi sarei mai lavata quella stupida guancia, ormai rossa. Matteo mi innervosiva, mi irritava e mi metteva in imbarazzo, non sapevo come comportarmi con lui. 
"Ci state per caso prendendo in giro?" chiese Gianluca, fingendosi arrabbiato. 
"Ma no!" dicemmo io e Matteo, guardandoci.
"Ohh" Gianluca lasciò Anya. "Andiamo, prima che ti prenda a calci" prese Matteo per le braccia e lo trascinò verso l'entrata.
Io e Anya scoppiammo a ridere e all'unisono li salutammo. "A stasera!" urlammo. Loro fecero lo stesso e si chiusero la porta alle spalle.
"Ricordami che devo ucciderti!" dissi ad Anya.
"Invece di ringraziarmi... Andavate d'amore e d'accordo" sorrise. Io le feci la linguaccia, seguendola in cucina.
"Aiutami a preparare qualcosa per stasera e poi andiamo a riposarci un po' anche noi" mi disse, prendendomi sotto braccio.
"E va bene" mi arresi, cingendole la vita.

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