Un anno

di Paperetta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


UN ANNO

Personaggi: Rock Lee, Maestro Gai

NdA: non avevo ancora pensato di scrivere una fic su di loro, ma dopo la puntata di Lunedì ( quella in cui Lee decide di operarsi ) non ho potuto farne a meno. Vi informo che sono indecisa sul finale, se scrivere qualcosa di triste o di allegro... dipende dal mio umore (vi assicuro che quando sono triste le mie fic ne risentono parecchio!). Buona lettura, e commentate numerosi!^^


Capitolo 1

Maestro Gai, posso chiederle una cosa?”

Certo, dimmi pure.”

Beh, ecco... non vorrei che pensasse male, però... mi chiedevo se sia una cosa buona che io cerchi di essere come lei...”

Il maestro, che non si sarebbe mai aspettato una domanda del genere, non trovò subito le parole per rispondere.

Cosa vuoi dire, Rock Lee? Spiegati.”

Io... l'altro giorno stavo parlando con alcune persone e mi hanno detto una cosa strana... ecco, dicono che dovrei smetterla di comportarmi come lei e di fare come se fosse... non ricordo che parola hanno usato...”

E chi ti ha detto queste sciocchezze, si può sapere?” Gai non poteva credere alle proprie orecchie, non aveva mai sentito un'idiozia più grande.

Alcuni ragazzi, ma questo adesso non importa. Io all'inizio non li ho ascoltati, anzi: ho detto che dovevano smetterla di parlare male di me e di lei, maestro, e ho anche perso la pazienza – mi dispiace per questo, ma proprio non riuscivo a sopportarlo! -

Loro però non hanno cambiato idea e... maestro, hanno anche detto un'altra cosa...”

E sarebbe? Voglio proprio sapere cos'altro si sono inventati!”

Ecco... vede, pensano che il mio sia un comportamento... morboso. Io non capisco, maestro! Non mi sembrava che... davvero, pensavo che il mio fosse un comportamento normale; è stato lei che mi ha fatto diventare un ninja, che ha creduto in me e nelle mie capacità sin dall'inizio: come potrei fare diversamente? Le devo tutto...”

Dopo quelle parole rimasero in silenzio per alcuni minuti, a riflettere. Il maestro non sapeva come affrontare l'argomento; era tentato di sgridarlo, perché si era lasciato praticamente sconvolgere dalle stupide chiacchiere di alcuni stupidi ragazzi e questo non era da lui; al contempo, però, anche lui si diede pensiero di quelle affermazioni e si chiese se, in fondo in fondo, non vi fosse una traccia di verità. Forse il suo allievo aveva veramente bisogno di pensare ad altro, di dedicarsi a qualcosa che non fosse diventare in tutto e per tutto identico a lui, più che altro per il proprio bene.

Decise di esporgli i suoi pensieri, ma non direttamente: sarebbe stato traumatico, forse.

Rock Lee, siediti” esordì, invitandolo a prendere posto nella panchina; la stessa, tra l'altro, dove avevano discusso della sua operazione alcuni anni prima, una panchina piena di ricordi. “Prima di tutto, mi meraviglio che tu abbia dato retta a quei ragazzi: quante volte ti ho detto che l'unica cosa veramente importante è quello che pensi tu? Non ti deve interessare il giudizio degli altri... o meglio, non deve influire in questo modo sulle tue decisioni; se tu vuoi vestirti come me, se porti il mio stesso taglio di capelli, se ti comporti esattamente come mi comporto io e cerchi in tutti i modi di essere come me, è una tua scelta e come tale va rispettata. Questo ti è chiaro?”

Rock Lee, fermo e attento, rispose senza esitazioni:

Si, maestro.”

Bene. Quello che adesso devi comprendere è questo: secondo te, il tuo modo di fare è sbagliato? Ti sembra di esagerare, o che forse faresti meglio a prendere come modello anche altre persone? Rifletti, prima di rispondere.”

Rock Lee avrebbe voluto rispondere subito a quella domanda: assolutamente non credeva di comportarsi in modo sbagliato. Il maestro Gai, però, gli intimava silenziosamente di pensarci bene e decise di riflettere alcuni minuti.

Come aveva già detto, doveva tutto al proprio maestro; era stato l'unico a credere nelle sue abilità e l'aveva preso con sé per allenarlo, benché fosse ritenuto un caso disperato; gli aveva insegnato non solo a combattere, ma soprattutto a vivere, ad affrontare le più piccole cose quotidiane con ottimismo e coraggio; era rimasto con lui quando ne aveva avuto bisogno, durante la convalescenza e l'operazione e lo aveva aiutato a prendere la decisione più giusta. Era talmente grato al proprio maestro che aveva cominciato ad imitarlo in tutto, un po' come ringraziamento, un po' perché lo aveva preso come modello, e si cerca sempre, anche senza volerlo, di imitare i propri idoli. Quindi smettere di comportarsi come lui sarebbe stato quasi come un insulto verso la persona più importante della sua vita, un modo come un altro per dire che si, gli era riconoscente, ma che non gli importava più di tanto.

No!” esclamò, senza riuscire a trattenersi. Gai si riscosse dai suoi pensieri e gli chiese, stupito:

No cosa?”

È assurdo! Non posso nemmeno pensarci! Lei per me è il ninja più in gamba che esista, non c'è nessuno forte e intelligente e con stile come lei, quindi non posso fare a meno di seguirla in tutto quello che fa; perché io voglio dare il massimo, e il massimo per me è lei. E poi il mio non è imitare... no, no, non lo definirei proprio così.”

Gai sorrise intenerito, sollevato dal fatto che il suo allievo preferito fosse tornato lo stesso di sempre; fece per interromperlo, quando il ragazzo si alzò in piedi e alzò un pugno all'altezza del collo.

Maestro, sono veramente mortificato: non avrei dovuto ascoltare quei ragazzi, mi sono lasciato influenzare e lei mi ha sempre insegnato che questo non deve succedere. Sono pronto a fare cinquecento volte il giro del villaggio su una mano, se lo ritiene necessario, potrei...”

Adesso basta, Rock Lee...” il maestro gli appoggiò le mani sulle spalle, riuscendo così a calmarlo e lo strinse forte a sé, all'improvviso: gli faceva una grande tenerezza vederlo così infervorato, non poteva fare a meno di abbracciarlo come se fosse suo figlio.

Anche se, in realtà, il ragazzo rappresentava proprio questo per lui: il figlio che non aveva mai avuto, la sua ormai unica ragione di vita. Mentre lo stringeva giurò che, prima o poi, glielo avrebbe detto chiaro e tondo.

Ho capito che ti dispiace, ma non ti farò di certo fare cinquecento giri del villaggio su una mano, e da solo per giunta!” esclamò, incrociando le braccia; poi scoprì i denti nel suo tipico sorriso smagliante e alzò il pollice in segno di intesa: “Li farai su due mani e verrò con te, così possiamo parlare un po'. D'accordo?”

Certo, maestro!!”

Ogni volta che Gai e il suo allievo affrontavano discorsi del genere, il loro rapporto si rafforzava sempre di più e sembravano sempre più inseparabili.

Era appena iniziata l'estate, ma volò via in fretta. Troppo in fretta.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


NdA. Ed eccoci al capitolo due! Ho un po' di tempo per stare su internet, quindi ne approfitto ed aggiorno un po' (per i lettori di Viaggio nel presente ho aggiornato ieri sera; prima vedo quanti leggono il capitolo, poi aggiorno). In effetti su Lee e Gai c'è poca roba, o perlomeno ho trovato poco, ma su di loro ci sarebbe tanto da scrivere!

Grazie grazie grazie ad Ayumi Yoshida e a Lady of Evil Nanto86, buon anno! E anche a tutti gli altri miei lettori.


Capitolo 2

Con la fine della stagione estiva erano arrivate diverse novità, a cominciare dall'annuncio da parte del quinto Hokage dell'arrivo di cinque casse di un metro per lato contenenti una miriade di missioni per i ninja del villaggio. Tutti erano un po' scocciati da questa notizia, perché le loro giornate si sarebbero presto trasformate in un incubo senza fine, oppressi dall'interminabile lavoro.

Il maestro Gai, dopo due giorni dall'annuncio, si stupì di non essere stato ancora convocato per una missione e decise di informarsi subito: solitamente si rivolgevano per primi a lui e a Kakashi. Si recò da Tsunade per saperne di più, ma quando arrivò si meravigliò ancor di più nel vedere il suo allievo prediletto uscire dall'ufficio dell'Hokage.

Rock Lee! Ehi, Rock Lee! Vuoi fermarti!” gridò, ma il ragazzo sembrò non aver sentito – cosa altamente improbabile in quel corridoio deserto – e scomparve oltre la curva a sinistra.

Ma che gli è preso? si chiese, ma non ebbe il tempo di formulare delle ipotesi che la porta dell'ufficio alla sua sinistra si aprì, rivelando una Tsunade dall'espressione un po' preoccupata e l'aria tesa.

Buongiorno, Gai” esordì lei con un cenno della mano. “Potresti entrare qualche minuto? Dovrei dirti una cosa?”

Certo.”

Una volta entrati si accomodarono lui sul divano, lei sulla poltrona di fronte e si guardarono per qualche secondo; poi Gai chiese:

Saprebbe spiegarmi cosa è successo a Lee? Sembrava sconvolto quando è uscito da qui.” Tsunade aspettò ancora qualche istante prima di rispondere, come se stesse riflettendo attentamente su cosa rispondere. Gai intuì da quella pausa che qualcosa non andava e pertanto aggiunse, serio: “Per favore, arrivi subito al punto.”

Uff... è così difficile...” bofonchiò Tsunade. “Gai, c'è un incarico per lei tra quelli che sono arrivati l'altro giorno e devo informarti che non si tratta di una missione qualunque.” Rimase in silenzio per qualche secondo, aspettando un cenno del ninja per continuare; poi riprese: “C'è un villaggio che si chiama Kavoe, a dieci giorni di distanza da qui: dovresti conoscerlo bene, vero?”

Si, certo. Cosa chiedono?”

Beh... te. Uno degli abitanti del villaggio li ha traditi, ha messo insieme un gruppo di ninja disertori e sta facendo una strage; tu hai vissuto lì per un po', no? Ti conoscono e hanno chiesto espressamente che fossi tu ad aiutarli. Ovviamente non saresti da solo; ci sono altri sette jonin esperti scelti qui a Konoha e al villaggio della Sabbia.”

Uhm... ma dobbiamo ucciderli? O catturarli?”

Se li catturaste semplicemente, potrebbero scappare e non è proprio il caso di correre un rischio del genere. Si, dovrete ucciderli.”

Gai sospirò. “Quindi ci vorrà molto tempo...”

... con ogni probabilità almeno un anno...”

Eh!? Sta scherzando?” Tsunade scosse la testa. “Perché così tanto?”

Il gruppo dei disertori è composto da sei ninja, introvabili, esperti e di cui si possiedono poche informazioni: un anno è anche poco.”

Capisco...ah! Prima l'ha detto a Rock Lee? Ecco perché... accidenti! Avrei dovuto dirglielo io.”

Lo so, ma lui in qualche modo l'ha saputo e ho dovuto raccontargli tutto. Mi dispiace, Gai. Davvero.”

... E non è possibile rifiutare...?”

Temo di no.”

Gai chinò la testa, la mente che lavorava frenetica: che fare? Non c'era la possibilità di tirarsi indietro, ma, anche se ci fosse stata, non avrebbe comunque rifiutato per principio. Ma Rock Lee? Doveva parlargli, dirgli qualcosa per fargli capire la situazione; sarebbe rimasto solo per almeno un anno... beh, 'solo' non era la parola giusta; ormai aveva molti amici, ma era troppo attaccato al suo adorato maestro per passare così tanto tempo senza di lui e di sicuro era rimasto sconvolto da quella notizia.

Doveva assolutamente trovarlo.


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



Capitolo 3

Il maestro provò a cercare alla solita panchina, ma il suo allievo non si trovava lì; allora provò al ristorante del ramen, alla palestra, senza trovarne alcuna traccia. L'ultimo posto in cui cercò era una piccola bancarella in centro; erano esposte diverse graziose statuette in legno, costruite e dipinte a mano.

Accidenti, Rock Lee... dove sei finito?” mormorò, ormai rassegnato a non trovare più il suo allievo. Tsunade era stata chiara, sarebbe dovuto partire entro due giorni e non voleva perdere quel poco tempo che gli era rimasto a girovagare senza meta per tutto il villaggio.

Sono qui, maestro” disse una voce alle sue spalle: Rock Lee era lì, in piedi. Più che dal suo sguardo, cupo e fisso a terra, Gai venne colpito dal suo abbigliamento; non indossava la tuta verde da combattimento – una delle tante, tutte uguali, che gli aveva procurato – come al solito, ma un paio di jeans scuri ed una semplice maglietta bianca.

Mi stava cercando?” chiese il ragazzo con voce roca; sembrava che avesse qualcosa in gola, come se fosse sul punto di scoppiare a piangere e stesse cercando in tutti i modi di trattenersi.

Per la precisione, è tutto il giorno che ti cerco. Dov'eri finito?”

... mi stavo allenando nel bosco. Mi dispiace, non succederà più.” Non c'era rancore nella sua voce, né tristezza, né qualunque altra emozione: era completamente incolore, come rassegnata e questa era una novità sconcertante in Rock Lee. Tanto che al maestro si strinse il cuore come in una morsa e anche a lui venne un groppo alla gola, che gli impedì di parlare per almeno un minuto. Rimasero lì, fermi, a evitare l'uno lo sguardo dell'altro. Finché Gai non prese la parola.

Immagino che tu sia a conoscenza di tutta la faccenda, vero?”

Rock Lee non rispose, anche perché si trattava di una domanda di circostanza e non ve n'era bisogno.

Allora perché non ti sei fatto trovare? Abbiamo già così poco tempo... non mi sembra il caso di perderlo in questo modo.”

Questa volta il ragazzo rispose con un mugugno, qualcosa che somigliava molto ad un 'già'. Era una scena straziante per chiunque conoscesse quei due, sempre così legati e affiatati. Gai non riusciva più a sopportare quel silenzio.

Per favore, Rock Lee! Dì qualcosa. Lo sai che non posso rifiutarmi e mi meraviglio di questa tua reazione: quando mai ti ho insegnato...”

MA CHE IMPORTA!!” gridò il ragazzo, guardando finalmente il proprio maestro negli occhi. “A cosa servono tutti i suoi insegnamenti, se adesso se ne va? Eh? Me lo dice? Lei ha accettato, ma non ha pensato a me!”

Certo che ci ho pensato! Che scemenze vai dicendo?” esclamò Gai, sorpreso: come poteva anche solo pensare che lui... assurdo! Doveva essere veramente sconvolto per parlare in quel modo.

La verità! Glielo avrò detto almeno cento volte quello che penso, quindi mi sembra incredibile che lei se ne vada davvero...”

Ma ti ho detto che non potevo rifiutare! Non c'era alcun modo. Non è colpa mia...”

LO SO!!” gridò. Ormai Lee aveva perso il controllo di sé, non sembrava più lo stesso.

Certo che lo so! Ma ho bisogno di dare la colpa a qualcuno, altrimenti... io...”

La rabbia cominciò a scemare e al suo posto arrivò la disperazione, all'improvviso. “Maestro, la prego... non se ne vada... la supplico!” cercò ancora di trattenere le lacrime, ma quelle presero infine il sopravvento. “Come... come faccio senza di lei? Senza i suoi... consigli... io non sono niente senza di lei... niente.”

Non dire così, ti prego” mormorò dolcemente, senza capacitarsi delle parole del suo allievo. Allungò le braccia per stringerlo a sé, come l'ultima volta, ma il ragazzo si ritrasse di scatto, guardandolo negli occhi:

Questa volta non funziona... così” disse tra un singhiozzo e l'altro. “Così... così mi farà soffrire... ancora di più... per favore, sto già abbastanza male...”

Cosa devo fare? Cosa devo fare? Non riesco a parlargli, non posso abbracciarlo... come faccio a fargli capire che sto soffrendo anch'io?

Non ebbe il tempo di riflettere oltre, perché Lee si allontanò all'improvviso, senza degnare il maestro di una parola o di uno sguardo.

Ehi! Dove stai andando?”

A casa. È meglio così, mi creda...”

Gai fu tentato tante di quelle volte, in quei pochi secondi che trascorsero, di correre verso di lui, dargli una bella strigliata e farlo rinsavire, che dovette aggrapparsi al tavolo della bancarella per trattenersi. Ma perché, poi? Da quando in qua era così arrendevole? Proprio lui! Quella situazione era talmente assurda – e dolorosa – che persino il ninja più ottimista di Konoha aveva perso ogni voglia di reagire. Veramente assurda!

Decise di lasciar perdere per il momento, ma di sicuro ci avrebbe riprovato il giorno dopo. Anche se avesse dovuto colpirlo con tutte le sue forze per farlo tornare in sé.

Deve comprare qualcosa, signore?”

***** ***** *****

Rock Lee non si fece trovare per tutto il giorno. No aveva la minima voglia di affrontare nuovamente il suo maestro; sapeva che un'altra discussione lo avrebbe fatto scoppiare in lacrime, e questa era una di quelle volte in cui non voleva mostrarsi debole di fronte a lui. Passò tutto il tempo a casa a letto e nella foresta ad allenarsi, ma non ebbe mai occasione di incontrare il maestro; si disse che probabilmente non aveva più voglia di cercarlo e fargli cambiare idea... ma Lee sapeva che questo non sarebbe servito a niente, perché era perfettamente consapevole che Gai non aveva alcuna colpa, che era stato costretto dalle circostanze ad accettare l'incarico e che ci teneva che lui non soffrisse. Lo sapeva bene. E malgrado ciò si era comunque comportato come un bambino viziato che non sa accettare di perdere qualcosa, che pesta i piedi e dà la colpa al primo che capita solo per sentirsi un po' meglio: era cosciente anche di questo, ma non voleva ammettere di avere torto. Per questo sperò di non incontrarlo e, quando lo vide per strada, si dileguò senza farsi vedere.

Poi la sera, mentre cenava da solo in camera sua, ripensò a tutti i momenti che aveva trascorso col suo maestro; momenti meravigliosi, da quando lo aveva conosciuto e gli aveva promesso di renderlo un ninja straordinario anche senza le arti marziali; quando gli aveva insegnato tutte quelle tecniche straordinarie; quando avevano trascorso le giornate ad allenarsi e a scherzare; fino a quando lo aveva assistito, prima e durante l'operazione, e anche dopo, sostenendolo come nessun altro aveva saputo fare: e si diede dello stupido tante di quelle volte, dopo aver pensato a tutto questo, che perse il conto. Come aveva potuto essere così stupido? Trattare così il maestro? Comportarsi in modo così infantile e superficiale?!

Doveva assolutamente uscire a cercarlo, parlargli. Lasciò la cena a metà e si fiondò per strada; cercò ovunque, in ogni luogo della città in cui avrebbe potuto trovarlo e anche nei posti più improbabili, ma non lo trovò da nessuna parte. Un timore si fece strada dentro di lui, ma non voleva nemmeno pensarci... sarebbe stato troppo doloroso.

Si recò infine al palazzo dell'Hokage, dove ancora non aveva controllato e si recò subito da Tsunade, nel suo ufficio.

Buonasera, signorina.”

Buonasera Rock Lee. Cosa ci fai in giro a quest'ora?” gli chiese gentile, con un'ombra di preoccupazione sul volto.

Non riesco a trovare il maestro Gai: lei l'ha visto? Sa dov'è?”

...”

Quel silenzio non fece altro che alimentare le paure di Lee.

Per favore... lei lo sa, non è vero?”

Si, Rock Lee... è partito, circa un'ora fa.”

Il suo cuore saltò un battito. Gli sembrò che qualcuno gli stesse conficcando qualche lama nello stomaco, perché il dolore che provò era sicuramente pari a quello.

Doveva essere piuttosto evidente il suo stato, perché Tsunade lo sorresse per le spalle.

Devi sederti, stai male” disse, ma Lee non l'ascoltava. Non riusciva nemmeno a crederci. Un'ora... era via da un'ora, e lui non gli aveva detto niente per scusarsi... un'ora...

Lo raggiungo?” chiese.

Cosa? Raggiungerlo? Non lo so...”

Stava camminando o correndo?”

Camminando” rispose Tsunade, senza mollare la presa dalle spalle del ragazzo. “Non dev'essere andato lontano, ma dovresti...”

Non le lasciò il tempo di terminare la frase: si liberò con uno strattone e scappò via, fuori dal palazzo.

L'avrebbe trovato. L'avrebbe trovato e si sarebbe scusato, anche se poi sarebbe ripartito comunque: non poteva trascorrere tanto tempo col rimpianto di aver parlato in quel modo al suo maestro.



NdA. Buongiorno! O meglio, buonanotte: all'una di notte non ho niente di meglio da fare che spappolarmi il cervello davanti al computer! Questo capitolo mi ha intenerita (mi commuovo da sola... roba da matti!), mi è piaciuto scriverlo: scusate, non è triste Rock Lee senza la sua tuta? Non è più lui! E poi è depresso... sono piuttosto cattiva con lui, mi va di farlo soffrire!

Ora rispondo alle recensioni:

Lady Of Evil Nanto86 – Questo fato sta attraversando un periodo un po' sadico, a quanto pare! Oppure sono io? In realtà non volevo aggiornare così presto il secondo capitolo, ma avevo solo quell'occasione prima di oggi e ne ho voluto approfittare.

Ayumi Yoshida – Anche a me viene da dire 'povero Lee', ma sono io che lo sto torturando! Non mi sembra molto coerente in effetti... però le previsioni della nostra cara Hokage non erano sbagliate, mi dispiace...

Tra poco aggiornerò con il quarto e ultimo capitolo; voi intanto leggete e recensite, così mi fate contenta e mi risollevate l'umore. Buonanotte^^

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
Rock Lee corse, corse come un disperato. Non gli importava di sbattere contro 
decine di rami, di essere pieno di tagli; non gli importava nemmeno di finire in 
qualche posto sconosciuto a quell'ora della notte: voleva solo trovare il suo 
maestro, solo a questo riusciva a pensare.
Ormai stava correndo da dieci minuti, avrebbe dovuto vederlo a momenti. Arrivò 
in uno spiazzo, al limitare della foresta. Si guardò intorno, cercando di capire 
dove fosse andato Gai; ma era impossibile, c'erano troppe strade lì intorno. 
Doveva assolutamente tentare la fortuna e imboccare una delle vie, ma non 
riusciva a decidere: aveva il terrore di sbagliare e di non riuscire a trovarlo.
Si lasciò cadere su una piccola roccia al centro dello spiazzo, le mani nei 
capelli.
No... no... maestro... sono uno stupido, uno stupido!”
Perché era stato così stupido? Perché? Non sarebbe mai riuscito a darsi una 
risposta.
Poi sentì un rumore dietro di sé e si girò di scatto; non vide nessuno, ma a 
pochi passi dalla roccia trovò una busta chiusa. La prese e l'aprì subito:


Caro Lee,
ho lasciato una mia copia a girare nella foresta, certo che verrai a cercarmi 
tra un po'. Mi dispiace, ma non sono riuscito a trovarti per tutto il giorno e 
non ti ho detto quello che avrei voluto, quindi mi vedo costretto a scriverti 
una semplice lettera.
Rock Lee, so che non riesci ad accettare che io debba allontanarmi per così 
tanto tempo, ma so anche che non mi ritieni veramente responsabile: ormai ti 
conosco bene, non lo pensi. Se ti avessi trovato, ti avrei detto di portare 
pazienza, di essere forte e di aspettare il mio ritorno senza darti troppi 
pensieri; se rifletti bene è solo un anno, o poco più, puoi sopravvivere 
benissimo anche se non sono lì con te.
Avanti! Stiamo trasformando questa storia in una tragedia! Potrei capire se si 
trattasse di due, tre anni... ma dodici mesi non sono poi tanti. Adesso dirai 
che per te è comunque troppo tempo, perché sono sempre stato con te e non sei 
abituato alla mia assenza; anche per me un anno è molto, ma ti assicuro che 
passerà in fretta, se non trascorri tutto il tempo con quell'aria depressa. E te 
lo sto dicendo io, che sto soffrendo almeno quanto te per questa storia, se non 
di più.
Quindi, per favore, ricordati tutto quello che ti ho insegnato e sorridi come 
sempre; altrimenti non riuscirò a lavorare, se so che non sei felice. D'accordo?
Ti scriverò ogni volta che potrò e ti farò sapere non appena avrò finito qui.
Ricorda che ti voglio bene 
Il tuo maestro Gai
Rilesse la lettera molte volte, e per ognuna di queste il suo cuore si faceva 
sempre più leggero, sempre meno angosciato. E sempre più in colpa.
Maestro Gai... anch'io le voglio bene...”
*** *** ***


Cinque mesi dopo, Rock Lee mangiava tranquillo una ciotola di ramen nel locale 
preferito di Naruto; l'amico era dovuto correre al palazzo dell'Hokage, 
lasciando la sua porzione a metà, senza che nessuno dei due ne conoscesse il 
motivo. Così il ragazzo dai capelli neri aveva potuto finire pure l'altra 
ciotola, anche se da solo. 
Era da un po' di tempo che si era abituato all'idea che il suo maestro fosse 
partito, ma ancora provava una grande nostalgia ogni volta che pensava a lui: 
non era caduto in depressione e già questa era una buona cosa.
Una notizia, però, avrebbe a breve distrutto quella calma che era riuscito a 
creare con tanta fatica.


Nel locale entrarono due persone che non conosceva; due jonin, maschi, sui 
venticinque anni, che ordinarono il menù del giorno ed iniziarono a 
chiacchierare. La conversazione non interessò Lee, almeno in un primo momento.
Kai dov'è?”
Chi? Ah, si, Kai. È andato all'entrata nord, a prendere dei feriti...”
Feriti? Perché, qualche missione è andata male?”
Temo di si. Però non so chi sia, non me l'hanno detto: credo che sia una 
missione vecchia di qualche mese... ehi!”
Rock Lee scattò sulla sedia e schizzò fuori dal locale, rovesciando la sua 
ciotola che quasi cadde addosso ad uno dei due jonin.
Corse a più non posso finché non raggiunse l'entrata nord e lì si guardò 
intorno, alla ricerca di qualcuno che potesse dargli informazioni.
Mi scusi, sa dirmi cos'è successo?” chiese ad una donna poco distante “Chi è 
che sta arrivando?”
Sono i ninja inviati per la missione nel villaggio di Kavoe, cinque mesi fa. A 
quanto pare hanno avuto successo, ma ci sono diversi feriti e addirittura un 
decesso: arriveranno a momenti.”
Questo... non ci avevo pensato...”
Mai a Rock Lee sarebbe anche solo passata per l'anticamera del cervello l'idea 
che il suo maestro potesse morire in missione. Mai. L'unica sua preoccupazione 
era di non vederlo per molto tempo, ma a questa eventualità non aveva mai 
pensato.
Come quella notte, in cui Gai era partito per Kavoe, Lee venne colpito da un 
fortissimo dolore allo stomaco, come di mille lame che lo perforavano. Aspettò 
con queste fitte per soli cinque minuti, che a lui sembrarono ore. Dall'enorme 
portone principale entrarono un carro trainato da due cavalli e tre ninja a 
piedi; vide che uno di loro si fermava a parlare con la donna di prima e, 
insieme, guardarono dentro al carro. Si avvicinò con molta calma, perché voleva 
ancora un po' di speranza... Prima che potesse dire qualcosa, la donna si 
rivolse a lui:
Ho controllato: ha perso la vita un jonin, mentre gli altri sono solo 
lievemente feriti. Secondo me avrebbero dovuto...” Ma Lee non l'ascoltava più. 
Non voleva sentire più niente. Rimase lì, davanti al carro, per chissà quanto 
tempo, prima di decidersi a controllare al suo interno. 
Voleva sapere. Doveva sapere, ma allo stesso tempo era tentato di andarsene, di 
continuare a credere e a sperare di riunirsi un bel giorno con il suo maestro, 
la sua unica ragione di vita. 
Alzò la mano, la ritrasse; si avvicinò un poco, tornò indietro.
Aveva paura. Era terrorizzato dalla paura.
Sollevò con un colpo il telo bianco... e il suo adorato maestro era lì.






Lì, dietro di lui, che sorrideva rassicurante.
Chi stai cercando, Rock Lee? Guarda che io sono qui dietro!”
Ma... maestro Gai...? Lei è...”
E non balbettare! Cos'è, non sei contento di vedermi?”
MAESTRO GAI!!” Lee si lanciò contro di lui senza aspettare un secondo di più. 
Maestro! È vivo... È VIVO!! I... io... mi è preso un colpo: pensavo che 
fosse... che l'avessero...”
Il sorriso di Gai si allargò ancora di più: voleva così bene a quel ragazzo, che 
non poteva fare a meno di sorridere e di abbracciarlo. Intanto, il carro e i 
quattro ninja erano ripartiti verso l'ospedale.
Certo che sono vivo, Rock Lee. Hai davvero pensato che fossi morto?”
Si...”
Vabbè che sono un po' ammaccato, però ci vuole più di questo per farmi fuori! 
Su, avanti! Andiamo, che ti offro da bere.”
Ma, maestro” disse Lee, staccandosi a malavoglia dal suo abbraccio. “Io devo 
parlarle: le ho detto delle idiozie, non pensavo assolutamente quello che ho 
detto...”
Lo so, non c'è bisogno che me lo dici. Adesso andiamo, che ho una gran sete... 
ah! Quasi dimenticavo!”
Prese la borsa che aveva sulle spalle e si mise a frugare al suo interno: ne 
estrasse una tuta verde fiammante, nuova, perfetta.
Questa è per te” esclamò, orgoglioso. “L'ultima volta non ce l'avevi e ho 
pensato che fosse perché non ti stava più, quindi te ne ho fatta una nuova. Con 
le mie mani!
Maestro... ma è bellissima!”
Lo so! Ora andiamo, così dopo puoi metterla.”
No” esclamò Rock Lee, infogato. “Vado subito a metterla! Mi dia due minuti, la 
prego!”
D'accordo” annuì, e si avviarono tutti e due verso casa.


Maestro... anche se il mondo dovesse crollare; anche se mi succedesse qualcosa, 
qualsiasi cosa; anche se non avessi più una gamba, o un braccio, o entrambi; 
anche se dovessi morire... mi riterrei la persona più fortunata del mondo, 
perché lei è qui con me.

Fine


Ecco qui il finale! Lo ammetto, ero tentata di concludere con “e il suo adorato 
maestro era lì”, ma ho cambiato idea all'improvviso; ci stava così bene quel 
seguito, che non ho saputo resistere ed ho optato per un finale felice. Però vi 
avverto che ve la siete vista brutta, perché l'ho terminata una domenica, il 
giorno dopo aver visto Cold Case in tivù, e chiunque lo segua sa che può essere 
molto influente sull'umore; diciamo che, se l'avessi scritta di sabato, ora 
stareste piangendo come fontane!
Spero che vi sia preso un bel colpo con la storia del telo, perché il mio 
intento era proprio quello (me molto sadica ultimamente, eheh!).
Un grandissimo grazie a tutte le persone che mi hanno seguito e mi hanno 
recensito e anche a chi lo farà per questo capitolo e non potrò rispondergli. Un 
bacione^^


Ah! Due avvertimenti dell'ultimo minuto.
Prima di tutto, sarei contentissima di ricevere recensioni (per questa o per le 
altre storie) anche dopo mesi, quindi non mettetevi problemi (che invece mi 
metto io ogni volta! Quindi il senso del messaggio è: non fate come me!).
Seconda cosa... la prossima storia potrebbe essere una TsunadeXJiraiya e, 
attenzione, potrebbe essere una lemon! Ebbene si, ho deciso di provarci anch'io. 
In realtà l'ho già scritta e dovrei solo risistemarla un po', però prima voglio 
farla leggere ad alcune mie amiche: deciderò se pubblicarla in base al loro 
giudizio, ma voi state in allerta e fatemi sapere se vi interessa, anche perché 
mi vergogno un po' ^////^. Insomma, di lemon su loro due non ce ne sono! (io non 
le ho trovate, ma se ci sono fatemelo sapere! Almeno una!)
Ora me ne vado seriamente***

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