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Autore: Paperetta    31/12/2007    4 recensioni
Non avevo ancora pensato di scrivere una fic su Rock Lee e Gai, ma poi ho visto una certa puntata e non ho potuto farne a meno! Non so ancora come finirà: intanto voi leggete, e io decido!
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gai Maito, Rock Lee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN ANNO

Personaggi: Rock Lee, Maestro Gai

NdA: non avevo ancora pensato di scrivere una fic su di loro, ma dopo la puntata di Lunedì ( quella in cui Lee decide di operarsi ) non ho potuto farne a meno. Vi informo che sono indecisa sul finale, se scrivere qualcosa di triste o di allegro... dipende dal mio umore (vi assicuro che quando sono triste le mie fic ne risentono parecchio!). Buona lettura, e commentate numerosi!^^


Capitolo 1

Maestro Gai, posso chiederle una cosa?”

Certo, dimmi pure.”

Beh, ecco... non vorrei che pensasse male, però... mi chiedevo se sia una cosa buona che io cerchi di essere come lei...”

Il maestro, che non si sarebbe mai aspettato una domanda del genere, non trovò subito le parole per rispondere.

Cosa vuoi dire, Rock Lee? Spiegati.”

Io... l'altro giorno stavo parlando con alcune persone e mi hanno detto una cosa strana... ecco, dicono che dovrei smetterla di comportarmi come lei e di fare come se fosse... non ricordo che parola hanno usato...”

E chi ti ha detto queste sciocchezze, si può sapere?” Gai non poteva credere alle proprie orecchie, non aveva mai sentito un'idiozia più grande.

Alcuni ragazzi, ma questo adesso non importa. Io all'inizio non li ho ascoltati, anzi: ho detto che dovevano smetterla di parlare male di me e di lei, maestro, e ho anche perso la pazienza – mi dispiace per questo, ma proprio non riuscivo a sopportarlo! -

Loro però non hanno cambiato idea e... maestro, hanno anche detto un'altra cosa...”

E sarebbe? Voglio proprio sapere cos'altro si sono inventati!”

Ecco... vede, pensano che il mio sia un comportamento... morboso. Io non capisco, maestro! Non mi sembrava che... davvero, pensavo che il mio fosse un comportamento normale; è stato lei che mi ha fatto diventare un ninja, che ha creduto in me e nelle mie capacità sin dall'inizio: come potrei fare diversamente? Le devo tutto...”

Dopo quelle parole rimasero in silenzio per alcuni minuti, a riflettere. Il maestro non sapeva come affrontare l'argomento; era tentato di sgridarlo, perché si era lasciato praticamente sconvolgere dalle stupide chiacchiere di alcuni stupidi ragazzi e questo non era da lui; al contempo, però, anche lui si diede pensiero di quelle affermazioni e si chiese se, in fondo in fondo, non vi fosse una traccia di verità. Forse il suo allievo aveva veramente bisogno di pensare ad altro, di dedicarsi a qualcosa che non fosse diventare in tutto e per tutto identico a lui, più che altro per il proprio bene.

Decise di esporgli i suoi pensieri, ma non direttamente: sarebbe stato traumatico, forse.

Rock Lee, siediti” esordì, invitandolo a prendere posto nella panchina; la stessa, tra l'altro, dove avevano discusso della sua operazione alcuni anni prima, una panchina piena di ricordi. “Prima di tutto, mi meraviglio che tu abbia dato retta a quei ragazzi: quante volte ti ho detto che l'unica cosa veramente importante è quello che pensi tu? Non ti deve interessare il giudizio degli altri... o meglio, non deve influire in questo modo sulle tue decisioni; se tu vuoi vestirti come me, se porti il mio stesso taglio di capelli, se ti comporti esattamente come mi comporto io e cerchi in tutti i modi di essere come me, è una tua scelta e come tale va rispettata. Questo ti è chiaro?”

Rock Lee, fermo e attento, rispose senza esitazioni:

Si, maestro.”

Bene. Quello che adesso devi comprendere è questo: secondo te, il tuo modo di fare è sbagliato? Ti sembra di esagerare, o che forse faresti meglio a prendere come modello anche altre persone? Rifletti, prima di rispondere.”

Rock Lee avrebbe voluto rispondere subito a quella domanda: assolutamente non credeva di comportarsi in modo sbagliato. Il maestro Gai, però, gli intimava silenziosamente di pensarci bene e decise di riflettere alcuni minuti.

Come aveva già detto, doveva tutto al proprio maestro; era stato l'unico a credere nelle sue abilità e l'aveva preso con sé per allenarlo, benché fosse ritenuto un caso disperato; gli aveva insegnato non solo a combattere, ma soprattutto a vivere, ad affrontare le più piccole cose quotidiane con ottimismo e coraggio; era rimasto con lui quando ne aveva avuto bisogno, durante la convalescenza e l'operazione e lo aveva aiutato a prendere la decisione più giusta. Era talmente grato al proprio maestro che aveva cominciato ad imitarlo in tutto, un po' come ringraziamento, un po' perché lo aveva preso come modello, e si cerca sempre, anche senza volerlo, di imitare i propri idoli. Quindi smettere di comportarsi come lui sarebbe stato quasi come un insulto verso la persona più importante della sua vita, un modo come un altro per dire che si, gli era riconoscente, ma che non gli importava più di tanto.

No!” esclamò, senza riuscire a trattenersi. Gai si riscosse dai suoi pensieri e gli chiese, stupito:

No cosa?”

È assurdo! Non posso nemmeno pensarci! Lei per me è il ninja più in gamba che esista, non c'è nessuno forte e intelligente e con stile come lei, quindi non posso fare a meno di seguirla in tutto quello che fa; perché io voglio dare il massimo, e il massimo per me è lei. E poi il mio non è imitare... no, no, non lo definirei proprio così.”

Gai sorrise intenerito, sollevato dal fatto che il suo allievo preferito fosse tornato lo stesso di sempre; fece per interromperlo, quando il ragazzo si alzò in piedi e alzò un pugno all'altezza del collo.

Maestro, sono veramente mortificato: non avrei dovuto ascoltare quei ragazzi, mi sono lasciato influenzare e lei mi ha sempre insegnato che questo non deve succedere. Sono pronto a fare cinquecento volte il giro del villaggio su una mano, se lo ritiene necessario, potrei...”

Adesso basta, Rock Lee...” il maestro gli appoggiò le mani sulle spalle, riuscendo così a calmarlo e lo strinse forte a sé, all'improvviso: gli faceva una grande tenerezza vederlo così infervorato, non poteva fare a meno di abbracciarlo come se fosse suo figlio.

Anche se, in realtà, il ragazzo rappresentava proprio questo per lui: il figlio che non aveva mai avuto, la sua ormai unica ragione di vita. Mentre lo stringeva giurò che, prima o poi, glielo avrebbe detto chiaro e tondo.

Ho capito che ti dispiace, ma non ti farò di certo fare cinquecento giri del villaggio su una mano, e da solo per giunta!” esclamò, incrociando le braccia; poi scoprì i denti nel suo tipico sorriso smagliante e alzò il pollice in segno di intesa: “Li farai su due mani e verrò con te, così possiamo parlare un po'. D'accordo?”

Certo, maestro!!”

Ogni volta che Gai e il suo allievo affrontavano discorsi del genere, il loro rapporto si rafforzava sempre di più e sembravano sempre più inseparabili.

Era appena iniziata l'estate, ma volò via in fretta. Troppo in fretta.

  
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