Kiken'na Gēmu - Dangerous game di martyki (/viewuser.php?uid=54393)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Back ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Start Game! ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Gelosia ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Dubbi ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Usotsuki! ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Confidenze e confidenza ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Kou un ni megumareta ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Resta con me ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Riporta indietro il tempo ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Torte alla fragola ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Dangerous Game
Prologo
Era il giorno del mio ottavo compleanno.
Era il giorno di Natale.
Erano passati già due mesi da quando
i miei genitori erano stati brutalmente uccisi. Non avendo nonni, poiché tutti
morti chi prima della mia nascita, zii e altri parenti, fui affidata al signor
Wammy, un uomo buono che gestiva parecchi orfanotrofi dove si trovano bambini
senza nessuno o qualche parente molto alla lontana, proprio come me.
Il signor Wammy era un po’ come un
nonno per tutti, ma forse io lo sentii ancora di più così; immediatamente, non
appena lo vidi, seppi che quell’uomo era come se fosse realmente mio nonno
tanto che, il giorno in cui mi portò alla Wammy’s House, un suo orfanotrofio
che si trovava a Londra, gli chiesi se potevo chiamarlo nonno. Da quel giorno
io diventai la sua preziosa nipotina Misa e lui il mio caro nonnino Wammy. Tralasciando
il nonno però, tutte le altre persone che mi circondavano, specialmente gli
altri bambini della casa famiglia, li sentivo distanti, invidiosi e per certi
aspetti cattivi. I bambini erano tutti super intelligenti e studiavano cose che
io non avevo mai fatto e non riuscendo a stare al passo con loro molto spesso
mi facevano sentire una stupida ed incapace. A dir la verità, tra tutti quei
bambini,io ero l’unica ad essere stata cresciuta fino a quel momento con i miei
genitori ed aver subito lo shok di vederli morire davanti ai miei occhi. Gli
altri erano stati abbandonati da piccoli
ed era un po’ come se in quella casa ci fossero nati, come se fosse la loro
vera famiglia.
Per questo quel giorno in cui non ricevetti
neanche un << Auguri >>, poiché nessuno sapeva del mio compleanno,
mi andai a rifugiare nel mio posto preferito: il laghetto. Era una piccola
pozza d’acqua ghiacciata che mi ricordava quella piccola della mia vecchia casa
in Giappone, dove mamma e papà mi avevano insegnato a pattinare. Mi dava
tranquillità e conforto.
Ma quel giorno ero triste. Il
compleanno più triste di tutta la mia vita.
<< Vedo che questo posto non
piace solo a me >>
Mi voltai di scatto stringendomi più
di quanto già non fossi al mio cappotto bianco. Di fronte a me c’era un
bambino. Un bambino strano, particolare. Era più alto di me, non che la cosa
fosse difficile, con capelli color della pece e gli occhi, dello stesso colore,
cerchiati da occhiaie violacee. Indossava un cappotto lungo nero e dei jeans
scoloriti, le mani nelle tasca e la schiena leggermente ricurva.
Feci un passo indietro leggermente
intimorita. Lui ne fece uno verso di me. E io ancora un altro indietro.
Il bambino accennò un sorriso,
piccolo ma intenso.
Per la prima volta in vita mia arrossii.
Il bambino iniziò a cercare qualcosa
nella tasca del cappotto. Lo osservai curiosa avvicinandomi un poco. Quando gli
fui quasi ad un passo tirò fuori una leccalecca.
<< Ne vuoi uno? >>
chiese semplicemente porgendomi il dolcetto.
Per un momento lo continuai a
fissare non sapendo cosa fare, poi, sempre un po’ intimorita, lo presi in mano.
Nel frattempo lui ne aveva già tirato fuori un altro e se l’era messo in bocca.
<< Non lo mangi? >>
Passai lo sguardo da lui al
leccalecca e viceversa, poi, finalmente, mi decisi a scartare quella strana
caramella e assaggiarla. Era… dolce. Molto, forse troppo. Feci una smorfia
quasi disgustata.
<< Non ti piace? >>
domandò lui con occhi quasi offesi.
<< No, non è che non mi
piaccia >> mormorai piano, << è solo che… è dolce >>
<< Per forza è dolce >>
ribatté lui alzando un sopracciglio, << è un leccalecca alla fragola.
Deve essere per forza dolce >>
Annuii non troppo convinta e per non
farlo dispiacere e non essere sgarbata continuai a mangiare quella cosa strana
e tonda. Nel frattempo lui si sedette nel punto in cui mi ero seduta io prima
che arrivasse. Da una parte m’incuteva una sorta di timore in quella sua
posizione ingobbita e con quegli occhi così neri da sembrare una voragine,
dall’altra però, con quel dolce mi faceva tenerezza.
Era decisamente strambo.
Silenziosamente mi andai a sedere
vicino a lui e per parecchi minuti rimanemmo in silenzio senza dire una parola,
concentrati ognuno sul proprio mangiare. L’unico rumore udibile era quello
delle nostre lingue sul leccalecca.
<< Tu sei quella nuova,
giusto? >> mormorò lui guardando fisso di fronte a sé rompendo il
silenzio, << sei Amane, giusto? >>
<< Misa >> lo corressi
voltandomi a guardarlo, << il mio nome è Misa >>
<< Sì, giusto >>
Ripiombò il silenzio. Questa volta
però era imbarazzante, almeno per me. Lui aveva tirato fuori dal cappotto una
stecca di cioccolata.
“Ma quanto mangia?”
Rimasi stupita a guardarlo mentre
con noncuranza continuava a mangiare.
<< Mentre tu… chi sei?
>> chiesi alla fine stufa di quell’imbarazzante silenzio.
<< Io? >>
<< Sì, tu. Sai già che io sono
Misa, ma io non so chi sei tu >> sussurrai guardandolo di sbieco.
<< Beh, io sono un detective,
quindi è normale che m’informi su chi arriva >> disse lui inclinando
leggermente il capo verso di me staccando con un sonoro “tac” un pezzo di
cioccolato.
<< Un detective? >>
ripetei sorpresa, << un bambino della tua età, un detective? >>
<< Beh >> iniziò lui
grattandosi la testa, << magari ancora non lo so, ma tra meno di cinque
anni lo sarò! Vedrai! Diventerò il più grande detective della storia! >>
<< Lo spero per te! >>
Era strano come con quel bambino
così decisamente strano e diverso da me mi sentissi tranquilla e a casa. Da
quando ero arrivata alla Wammy’s House non mi era successo ancora con nessuno.
<< Comunque non mi hai ancora
detto come ti chiami, signor detective
>> continuai io voltandomi completamente verso di lui.
<< Già è tanto che ti abbia
detto che sono un detective >>
<< Hai detto che lo
diventerai, non che lo sei! E sicuramente gli altri bambini lo sanno già,
quindi posso farmelo dire da chiunque… oppure posso chiedere al nonno! >>
<< Nonno? >> chiese lui
guardandomi sconcerto.
<< Nonno Wammy! Chi altri?
>>
Sul suo viso comparve nuovamente
quello strano sorriso che mi aveva fatta arrossire prima, << Sei proprio
diversa da noi >> ridacchiò mangiando un altro pezzo di cioccolata,
<< nessuno qui ha mai visto il signor Wammy come un nonno, forse più come
un padre, ma non certo come nonno >>
<< Beh, per me è come se lo
fosse! >> sbottai dandogli le spalle, << Lui mi ha trovata e mi ha
portata qui! Lui mi vuole bene, ma non potrei mai vederlo come un papà! Io ce
l’ho già un papà! >> ma non appena compresi il significato di quelle
parole i miei occhi si riempirono di lacrime.
Io avevo avuto un papà e anche una
mamma, che mai e poi mai avrei potuto sostituire con qualcun altro, nemmeno con
una persona buona come nonno Wammy.
Incominciai a sentire gli occhi
pizzicare quasi da far male ma non volevo piangere; io ero forte e le persone
forti non piangevano davanti a nessuno e meno che mai davanti ad uno appena
conosciuto.
Mi strinsi nel mio cappotto.
“Non devi piangere, non devi
piangere, non devi piangere…”
Imprevedibilmente, due braccia mi
strinsero da dietro le spalle.
<< Scusami >> le braccia
del bambino mi strinsero ancora di più, << non volevo… tu sei l’unica che
ha avuto dei genitori… e io non sono abituato a parlare di queste cose… anzi,
non sono proprio abituato a parlare con le persone… >> sembrava
mortificato.
Come se fosse un’ancora mi strinsi a
quelle braccia continuando a frenare l’impulso di piangere. Quelle braccia
sottili continuarono a stringermi forte, con tutta la forza che avevano. Sì, quel
bambino era decisamente strano ma l’unico che, a modo suo, mi capiva.
<< Comunque io sono L >>
disse dopo un po’ continuando ad abbracciarmi, << solo L >>
Mi sciolsi lentamente dall’abbraccio
per poterlo guardare negli occhi.
Erano tristi.
Carichi di rammarico.
Gli sorrisi appena tornando a
fiondarmi tra le sue braccia, scoppiando a piangere. Non sapevo bene il perché
ma sentivo che con quel bambino potevo sfogarmi e mostrarmi per quella che ero
senza sforzarmi di essere forte.
<< Mi mancano tanto >>
singhiozzai, << me li hanno portati via senza chiedermi il permesso!
>>
Le braccia del bambino continuarono
a stringermi forte seppure in maniera piuttosto goffa. Ma a me andava bene
così. Avevo bisogno di quelle braccia che nella loro goffaggine era sicure e
protettive per certi aspetti anche più di quelle di nonno Wammy.
<< Sì >> sussurrai appena, <<
oggi è il mio compleanno >>
Mi fissò nei suoi occhi scuri per qualche altro
secondo per poi riabbracciarmi nuovamente, << Se vuoi posso farti un
regalo >>
I miei occhi presero a brillare.
Regalo?
Io adoravo i regali!
<< Lo vuoi un fratellone? >> chiese
all’improvviso, << un fratellone che sia sempre dalla tua parte e cerchi
di farti sentire un po’ meno l’assenza dei tuoi genitori? >>
Mi spostai appena per guardarlo negli occhi,
<< Io non so cosa voglia dire avere fratelli o sorelle. Sono sempre stata
figlia unica >>
<< Non è difficile. Infondo qui siamo un
po’ tutti fratelli >>
<< Ma gli altri non mi capiscono, tu
fin’ora sei l’unico che… >>
<< Vuoi che diventi il tuo fratellone?
>>
Alzai gli occhi verso di lui.
<< Dici sul serio? >>
<< Sì >> affermò lui con un sorriso,
<< non so perché, ma sento che tu hai bisogno di me di chiunque altro.
Hai bisogno di un fratellone che ti stia vicino. Nonno Wammy è troppo poco
per te, tu hai bisogno di qualcosa di più. Tu sei… diversa >>
Quel bambino era decisamente particolare, non
avevo mai conosciuto nessuno come lui.
Gli sorrisi.
<< Sì! >> esclamai, << E io
sarò la tua sorellina, vero? >>
<< Sì, sarai la mia sorellina che nessuno
deve far soffrire >>
Ci abbracciammo nuovamente.
Non sapevo cosa volesse dire avere
un fratello maggiore ma sapevo che di lui potevo fidarmi. L, per quanto
strambo, mi aveva voluto bene da subito e non gli sarei mai stata abbastanza
grata per quel suo affetto senza pretese nato da un leccalecca, una stecca di
cioccolato e un laghetto ghiacciato.
To be continued...
BUONGIORNO o POMERIGGIO a tutti amici di efp!
Eccomi alle prese con la mia prima long fic su Death Note. Sperando di
non aver ripreso l'idea di nessuno (di quelle che ho letto nessuna mi
sembra simile a questa che sto scrivendo) e se già siete
arrivati a leggere fino a qui e non avevete chiuso prima, forse vuol
dire che almeno un po' vi ho incuriosito. :)
Devo essere sincera, quest'idea stava convando dentro di me da un bel
po' di giorni e dopo averla rimuginata battuta e ribattuta e modificato
un po' qualcosa qua e là ho finalmente trovato la strada da
seguire, quindi, a meno di mancanza d'ispirazione e varie, dovrei
riuscire a concluderla con successo (se c'è qualcuno che sta
leggendo anche Guardians non si preoccupi perchè la
finirò quanto prima, giuro xD!)
Beh, per ora non c'è molto da dire se non che i personaggi saranno un po'
OOC (L nei confronti di Misa sicuramente, basti pensare all'abbraccio e
anche Misa la renderò "più intelligente" di quanto non
sia nel fumetto. Light, quando arriverà... vedrete! :P).
Alla prossima!! Un bacio Marty!
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 1: Back ***
Capitolo1
Back!
1
Back
Tu…tu…tu…
<<
… Il numero da lei chiamato non è al momento
raggiungibile…>>
Riaggancia
la cornetta sbuffando.
Erano
passati più di sei mesi da
quando io e il mio caro fratellone ci eravamo visti l’ultima
volta, per circa
un’oretta, in un piccolo bar di Los Angeles. Questa cosa
aveva già di per sé
dell’incredibile considerando che in genere non riuscivamo a
stare più di venti giorni lontani
l’una dall’altra, ma stava seriamente
sfociando nell’assurdo dato che erano
passate più di due settimane da quando ci eravamo sentiti
per telefono. Capivo
perfettamente che lui ormai era il grande detective L, così
in gamba e famoso
da riuscire a mobilitare la polizia di tutto il mondo semplicemente
schioccando
le dita, ma io ero la sua sorellina e meritavo più
attenzioni di chiunque altro!
Sbuffai
nuovamente avvicinandomi
all’imbarco.
Il
mio cuore batteva fortissimo, più
di quanto mi aspettassi; dato che mi era stato concesso qualche giorno
di
“ferie”, avevo fatto una capatina in Italia per
vedermi con una mia vecchia,
carissima amica del liceo (io ero l’unica della
Wammy’s House con scarse
capacità intellettive, o quanto meno non paragonabili a
quelle degli altri
bambini dell’orfanotrofio, per questo motivo nonno Wammy
aveva deciso di iscrivermi
ad una normalissima scuola) che per amore era scappata da Londra per
andare a
vivere a Roma. Avevamo passato dei giorni meravigliosi e mi auguravo
seriamente
di tornare presto a trovarla, magari con L, ma adesso mi aspettava
qualcosa di
molto più importante; pensavo di dover tornare a Londra e
firmare nuovamente il
contratto con la società londinese che mi aveva scritturata
per molte
pubblicità da
un anno a quella parte ma la
mia manager, Rioshi, mi aveva chiamata proprio il giorno prima della
mia
partenza per Roma tutta eccitata dicendomi che avrei dovuto
raggiungerla a
Tokyo il prima possibile: una delle più importanti
società mondiali di alta
moda, la Yoshida Production, mi aveva notata e con essa anche un famoso
regista
che voleva farmi un provino per il suo ultimo film.
“Giappone…
Tokyo…”
Dopo
dodici anni stavo per tornare a
casa, nella mia terra madre.
<<
Aperto l’imbarco del volo
JP459809. Ripeto, aperto l’imbarco del volo JP459809
>>
Bene
era davvero arrivato il momento
di andare.
<< Misa! Benvenuta in Giappone!
>>
Rioshi,
la mia manager nonché mia
migliore amica e anche colei che mi aveva scovata
e trascinata nel mondo dello spettacolo, quasi mi
stritolò non appena uscii
dal ritiro bagagli.
<<
Grazi… Rioshi… Così mi
strozzi! >>
<<
Oh, sì! Scusami! >>
ridacchiò lei mollando la presa, << Allora,
com’è andato il viaggio?
>>
<<
Non c’è male >>
risposi prendendo il mio trolley, << ho praticamente
dormito per tutto il
volo >>
<<
Come al solito! Ragazza
mia, sei sempre la solita >>
Le
sorrisi mentre uscivamo
dall’aereoporto Honeda.
Il
cielo era terso, macchiato solo
da qualche nuvola sparsa qua e là, l’aria
leggermente frizzantina.
Respirai
profondamente.
“Aria
di casa…”
<<
Devo dire che da quando sono
tornata il Giappone, specialmente il Kanto, è diventato
molto più
vivibile rispetto a quando l'ho lasciato per venire a studiare per
diventare dirigente di
spettacolo a Londra tre anni fa >> commentò
Rioshi mentre salivamo su un taxi.
<<
Vivibile? In che senso?
>> domandai alzando il sopracciglio destro.
<<
Sì, fino a qualche tempo fa
non si poteva quasi più vivere qui: criminali, delinquenti
di ogni sorta da
tutte le parti. Dovunque ti girassi o ti voltassi c’era
sempre qualche
teppista a fare danni, ma da quando è arrivato Kira la
città sta cambiando. Il mondo sta cambiando! Li sta
facendo fuori tutti, uno per volta. Da un parte è un
po’ inquietante, ma devo
dire che dall’altra mi sento anche molto più
tranquilla. Voglio dire, è giusto che la gente buona viva in
pace >>
<<
Kira? E chi è? >>
<<
Non dirmi che all’estero
non ne hai sentito parlare! >>
Feci
segno di no con la testa alquanto incuriosita.
<<
Kira è il giustiziere dei
criminali. È da circa cinque o sei mesi che sta dando la
caccia a tutti gli assissini, stupratori... I cattivi insomma,
che compaiono nei telegiornali o su internet. Nessuno sa come faccia,
sembra abbia il potere
di provocare un arresto cardiaco nell’arco di pochissimo
tempo e a distanza
>>
<<
Sicura che non si tratti di una
coincidenza? >> domandai scettica arcuando maggiormente il sopracciglio, <<
Magari sono tutti
criminali che comprano lo stesso tipo di droga o qualcosa del genere.
Come si
fa a procurare ad un’altra persona un attacco cardiaco?
È semplicemente
assurdo! >>
<<
La cosa inquietante è
proprio questa! >> esclamò lei più
emozionata che spaventata, << Pare sia… una
specie
di dio… >>
<<
Un altro assassino… un dio?
>> replicai sempre più perplessa.
<<
Perché dici un altro
assassino? >>
<<
Infondo, se è vero che
tutta questa storia non è una coincidenza, cosa per me molto
più probabile
>> mormorai pensierosa, << vuol dire che
questo Kira è una persona che
uccide altra gente e, per quanto lo scopo possa essere nobile, il modo
in cui
lo fa è del tutto discutibile e lo rende assassino e
criminale quanto quelli
che fa fuori, non ti pare? >>
La
ragazza mi guardò allibita per un
po’ per poi fere segno di no con la testa, <<
Sei sempre stata così…
giustiziera e logica >>
<<
Diciamo che la colpa è di
mio fratello >> dissi con un sorriso, << mi
ha insegnato lui ad
essere così >>
<<
Fratello di cui parli sempre ma che non mi hai mai presentato, tra
l’altro! E ci conosciamo da tre anni! >>
<<
È sempre molto impegnato
con il suo lavoro >> affrettai a rispondere abbassando lo
sguardo,
<< pensa che sono più di due settimane che non
riesco nemmeno a sentirlo.
Ha sempre il telefono staccato >>
<<
Anche se è un fratello acquisito
gli vuoi proprio bene, eh? >> commentò lei
accarezzandomi dolcemente una spalla.
<<
Sì, è la persona più
importante della mia vita >> risposi con un altro
sorriso, << anche
se penso che se mi vedesse come sono vestita ultimamente mi
redarguirebbe
peggio di un papà! >>
Riosci
scoppiò a ridere, <<
Tipico dei fratelli maggiori! Sono tutti gelosi. Ma fai bene,
benissimo! La
dark gothic Misa-Misa… Com’è che si
dice? Spacca! >>
Scoppiai
a ridere anche io.
<<
Signore, siamo arrivate
>> disse il tassista voltandosi verso di noi.
Aprii
la portiera e scesi dalla
macchina.
Davanti
a noi un grattacielo enorme:
la “Yoshida Production”, l’azienda che mi
avrebbe fatta sfondare nel mondo
della moda, del cinema e…
Improvvisamente
mi sentivo agitata.
<<
Coraggio, andiamo >>
disse la mia manager e con un sorriso e, dopo aver fatto un bel
sospirone
scaccia tensione, salimmo insieme la scalinata che portava allo studio
dei
dirigenti.
<< L rispondi… Rispondi…
>>
Ma
perché mio fratello non accendeva
quel cavolo di telefono? Si era completamente scordato di me?
Come
al solito partì la segreteria.
Questa
volta ero decisa a lasciargli
un bel, coloritissimo, messaggio.
<<
L, razza di fratello
degenere! >> urlai alla cornetta, << Ti sei
dimenticato della tua
sorellina per caso? Brutto, antipatico, fratello gobbo! Non ti porto
neanche una
torta la prossima volta che ci vediamo! Non è giusto, sono
la tua adorata sorellina! Dovrei
avere una
qualche importanza in più rispetto al resto
dell’umanità, no? Cattivo, cattivo,
cattivo, antipatico, brutt!... >>
<<
Anche oggi dalle carceri
ci
sono giunte voci di un’altra serie di omicidi dovuti a Kira.
Le morti sembrano aumentare
giorno dopo giorno. La polizia non sa più cosa fare,
né tanto meno cosa o chi
cercare. C’è addirittura chi pensa che questo Kira
sia qualcuno di non umano
>>
Attaccai
la cornetta per ascoltare
il telecronista.
Kira,
eh?
<<
Inoltre
l’opinione pubblica
si sta spaccando in due: da una parte i sostenitori di Kira,
dall’altra chi è
completamente contrario. Come già detto, la polizia sta
facendo di tutto per
catturare questo “Robin Hood” della giustizia, ma
la strada sembra sempre più
tortuosa. Dopo la sua apparizione nel comunicato trasmesso solo nel
Kanto, sembra
che il famoso detective conosciuto con il nome di L non stia
più collaborando
con la polizia, ma che addirittura…
>>
“L?”
Finalmente
spiegato il motivo della
sua assenza. Ecco cosa c’era che lo tratteneva dal chiamarmi.
Quel Kira mi
stava già fortemente antipatico, più di B che
l’aveva tenuto parecchio
impegnato a Los Angeles.
“Certo
che se L si è scomodato al
punto non solo d’indagare ma di collaborare con la polizia e
mandare un
comunicato nel Kanto, la cosa è seria…”
Comunque
non aveva importanza.
Doveva ugualmente trovare il tempo quanto meno per chiamarmi, punto e
basta.
Nessun killer o Sailor Moon da strapazzo lo giustificava.
Avevo
provato a telefonare anche
nonno Wammy ma anche il suo telefono era staccato, esattamente come
quello di L.
Sbuffai
sedendomi sul letto
cambiando canale.
Maledetto
Kira porta via fratelli maggiori!
L’avrei catturata io stessa se fosse servito a ridarmi il mio
fratellone!
Rimasi
distesa a fare zapping per un
bel po’ finché non sentii le palpebre farsi
pesanti e la presa sul telecomando
sempre più scarsa. La giornata era stata intensa e Morfeo
aveva ben deciso di
venirmi a fare una visita e mettersi vicino a me su quel letto comodo.
“L,
chiamami però…”
Con
quell’ultimo pensiero mi
addormentai.
<< Uffa! Accidenti sono in
ritardo, maledizione! >> imprecai lavandomi i denti con
una mano mentre
con l’altra passavo in rassegna i vestiti
nell’armadio. Era il giorno del
provino per il film di Mishinata ed io ero decisamente in ritardo.
<<
Cacchio, cacchio, cacchio…
cacchio!
>>
Finii
di sciacquarmi i denti per poi
tornare al mio armadio. Dovevo trovare qualcosa che desse
l’idea che fossi una
ragazza semplice, ma allo stesso tempo non volevo rinunciare al mio
look dark gothic,
senza però sembrare una stupida e…
“Uffa!
Non ho tempo! Vabbé, prendo
questo!”
E
alla velocità della luce indossai
una delle mie gonne a pieghe
preferite
con una canottiera molto simile ad un corpetto di colore rosso.
Scendendo le scale del
mio appartamento acconciai i capelli nelle mie solite codine alla bella
e meglio. Al trucco
avrei pensato in taxi che… Avevo dimenticato di chiamare!
Ok, calma e sangue
freddo, non c’era problema; fortunatamente
l’appartamento che avevo comprato si
trovava vicino alla metropolitana dove era situata anche una stazione
dei taxi.
Cominciai
a correre a perdifiato
mentre il telefono squillava all’impazzata.
“Ecco
lo sapevo! Questa è Rioshi che…”
Guardai il display.
Spalancai
gli occhi.
“MA
PROPRIO ADESSO DEDICI DI
CHIAMARMI?”
<<
Pronto? Misa, scusa se ti
chiamo solo ora ma… >>
<<
Sei un fratello degenere e
anche decisamente e completamente IDIOTA! >> sbraitai con
tutto il fiato
che avevo in corpo, << Non solo non ti fai sentire da
più di due settimane
ma quando lo fai scegli pure il momento sbagliato! Sei il peggio!
>>
<<
Intanto si dice “peggiore”
e poi scusami, ma sono davvero molto impegnato con l’ultimo
caso e… >>
<<
Sì, ho visto al
telegiornale, anche se avrei preferito che me ne parlassi tu
>> borbottai
abbassando leggermente la voce cercando di capire che strada avrei
dovuto
prendere per arrivare alla metropolitana, << è
una cosa importante!
Cavolo, io non sapevo neanche dell’esistenza di Kira
finché non sono arrivata a
Tokyo! E poi da quando non mi racconti più dei tuoi casi? >>
<<
Scusami, chiedo venia
>> ridacchiò L dall’altro capo del
telefono. << Mi perdoni, vero?
>>
<<
Non lo so. E comunque, la
prossima volta che ci vediamo niente torta di fragole fatta in casa! A
proposito, dove ti trovi adesso? Ancora a Los Angeles? >>
<<
Sorella perfida! Comunque
no, a causa di Kira mi sono trasferito in Giappone >>
<<
Cosa? Sei in Giappone e non
mi dici niente?! Te l’avevo anche detto che sarei venuta qui
per lav…
AAAAAAHHHH!! >>
Andai
a sbattere contro qualcosa cadendo
all’indietro.
“Che
dolore!”
<<
Ahi!...
>> borbottai
massaggiandomi il sedere.
<<
Scusami, ti sei fatta male?
Hai bisogno di una mano? >>
<<
No! Non mi sono fatta
niente! E poi, no! Non ho proprio bisogno di
nulla! Anzi, scusami ma sono in ritardo! >>
E
dando un vero e proprio spintone a
quel ragazzo che mi stava davanti, senza nemmeno guardarlo in faccia,
ripresi a
correre come una pazza. Alzai il polso per vedere l’ora dal
mio orologio. Erano
le 9:20 e io avrei dovuto essere al
provino per le 9:40.
Non
ce l’avrei mai fatta! La seconda
sede Yoshida era quasi dall’altro capo della città!
<<
L, è tutta colpa tua!
>> sbottai arrabbiatissima al telefono.
<<
Colpa mia!? >>
<<
Sì! Perché se non mi avessi
chiamata sarei andata dritta, dritta alla stazione dei taxi senza
scontrarmi con
nessuno e avrei guadagnato almeno due minuti! >>
<<
Ma se sei una tonna che
inciampa ovunque, e che di
per sé é
ritardataria di suo, mi dici che colpa ne ho io? Potevi svegliarti
prima! >>
<<
Elluccio >> sospirai,
stanca ancora prima di cominciare a lavorare, mentre salivo sul primo
taxi vuoto pagando direttamente il tassista, << ci
possiamo
sentire dopo? Veramente, sono in ritardissimo! Ho un provino tra meno
di
venti minuti >>
<<
Non so se ho tempo dopo, sai, le
indagini… >>
<<
Diamine L! Qui la modella
famosa sono io, non tu! È sicuramente più facile
per te ritagliare uno
spazietto per chiamarmi! >>
<<
Non quanto credi, fidati
>> replicò lui, << e a proposito
del “modella famosa”,
signorina >> commentò incupendo la voce,
<< non tollero la foto dell’ultima copertina di
Eighteen! Sei
praticamente nuda! E poi cos’è tutto quel trucco?
>>
Scoppiai
a ridere. Non c’era niente
da fare: per quelle cose, L rimaneva sempre L, il mio caro,
iperprotettivo
fratellone.
Fortunatamente il provino, al quale
arrivai con solo dieci minuti di ritardo grazie alla
pazza guida del tassista, era andato meglio di quanto mi aspettassi.
C’erano serie
probabilità che mi prendessero per girare il film, tratto
dal mio manga
preferito, “Vampaia Naito”. Intanto ero tornata
alla sede centrale della
Yoshida Production per scattare qualche altra foto da mettere su
Eighteen per
pubblicizzare un nuovo ombretto.
<<
Bene così, Misa! >>
m’incitò la fotografa, << sei in
assoluto la più bella modella che abbia
mai fotografato! Sei così solare e bella. Complimenti! Mi
chiedo come sia
possibile che una ragazza bella come te non abbia ancora il ragazzo!
>>
Sorrisi
all’obiettivo in attesa
dell’ennesimo flash.
Ultimo
della giornata per fortuna.
<<
Per oggi hai finito
>> disse Rioshi avvicinandosi guardando la tabella con le
cose che dovevo
fare, << puoi andare, ci vediamo direttamente tra tre
giorni >>
<<
Tre giorni? >>
<<
Sì, hai tre giorni liberi.
Poi però ci attende una settimana di lavoro intenso per il
book fotografico sugli
gli abiti da sposa al quale sei seriamente pregata di non arrivare in
ritardo
come ‘sta mattina! >>
<<
Scusascusascusascusa!
>> esclamai giungendo le mani, <<
è stata tutta colpa di mio
fratello! >>
<<
Perché, avete fatto
colazione insieme? >> chiese curiosa accompagnandomi
verso il camerino.
<<
Magari! >> sbottai
alzando gli occhi al cielo, << però mi ha
telefonata, dicendomi che si
trova in Giappone, tra l'altro!, proprio mentre correvo a prendere il
taxi
>>
<<
Scusa, ma che c’entra?
>>
<<
Aspetta! >>
borbottai, << Nella fretta e nel parlare al telefono sono
andata a
sbattere addosso ad un ragazzo che mi ha fatto perdere ancora
più tempo!
>>
<<
Ma questo ragazzo era almeno
carino? >> chiese sedendosi sulla sedia accanto alla mia
passandomi lo
struccante assumendo una buffa ma maliziosa espressione.
Mi
guardai un secondo allo specchio.
<<
A dir la verità no >>
risposi cominciando a struccarmi, << ero così
in ritardo che,
sinceramente, mettermi a fare conversazione non mi sembrava il caso
>>
<<
Questo è fuori discussione!
Però, chissà, magari era più carino di
Tommy e… >>
<<
Non. Nominare. Quel. Nome.
>>
Se
c’era una persona che odiavo con
tutta me stessa e che avrei preferito sparisse dalla faccia del
pianeta, beh,
quella era proprio Thomas Fileni: ci eravamo conosciuti sul set di una
pubblicità a Los Angeles. Da subito lui mi aveva fatto il
filo e io, sempre da subito, come una scema,
mi ero innamorata di lui; infondo sarebbe stato praticamente
impossibile il
contrario: era bello, alto, occhi azzurri e capelli biondi naturali.
Fisico
atletico e un sorriso che avrebbe fatto svenire qualsiasi ragazza.
Eravamo
stati insieme quasi un anno e di lui avevo amato da subito anche il suo
modo di
scherzare, il modo in cui mi faceva sentire importante, il modo di
baciarmi… Finché non avevo scoperto che mi
metteva le corna da più di nove mesi con
un’altra attriciucola talmente impaccata di soldi che il suo
cuore pompava
monete d’oro anziché sangue. Li avevo scoperti a
letto insieme e, ovviamente,
ci ero rimasta molto più che male. Per giorni non ero uscita
fuori dal mio appartamento
di Los Angeles, finché non era arrivato L con il suo
classico leccalecca alla
fragola a tirarmi su di morale (anche se probabilmente il momento di
maggior
goduria era stato quello in cui L era andato a casa di Thomas prima a
distruggerlo psicologicamente per poi sbatterlo a terra con un bel
pugno in
piena faccia. Eh sì, decisamente un momento memorabile!).
Continuai
a struccarmi senza dire
altro con la mente rivolta a quella specie di verme che era stato il
mio ultimo
fidanzato.
Rioshi
aspettò un po’ prima di
tornare a parlare, probabilmente troppo impegnata ad aiuto flagellarsi
mentalmente per aver portato alla mia mente quel dannato ragazzo.
<<
Comunque credo che domani
andrò in fumetteria visto che non ho niente da fare
>> dissi
interrompendo quel silenzio mentre armeggiavo con la mia trousse,
<< devo
comprare l’ultimo numero di Vampire Knight! Lo scontro tra
Zero e Yuuki è
rimasto sospeso e io sono troppo curiosa di vedere che combinano! Stai
a vedere
che lei si attacchi alla giugulare di Zero… >>
<<
Sei proprio fissata con
quel manga, eh? Comunque meglio visto che potresti anche recitare la
parte
della protagonista. Però io se fossi in te ne approfitterei
per andare a trovare tuo fratello. Non hai detto che è anche
lui qui in Giappone? Magari
proprio a Tokyo >>
“Effettivamente…”
<<
Hai ragione >> dissi
con un sorriso mentre richiudevo la matita per gli occhi,
<< Allora mi
toccherà indagare >>
<<
Mamma mia, a dirittura?
>>
<<
Sì >> risposi con un
sorriso. << Sai, è una sorta di
gioco… Che vinco sempre io >>
Hotel
Toito.
Mi
ci era voluto più tempo del previsto
per ritracciare la posizione di L, ben un giorno intero di acheraggio
che avrei
potuto usare per andare a fare un po’ di shoopping; lui non
mi
diceva mai dove si trovava quando lavorava, non voleva entrassi a
contatto con
il suo lavoro (anche se mi era capitato di dargli una mano in
più di un'occasione). Era sempre stato
così e ogni volta mi toccava scovarlo. Era diventata una
sorta di routine.
Entrai
nell’albergo e rimasi a bocca
aperta: questa volta aveva scelto proprio un signor hotel per la sua
indagine,
eh? La hall era grandissima, ricca di lampadari e divani di tutti i
tipi e
dimensioni. Davanti a me un bancone di un legno pregiato che nascondeva
in parte la
figura dell’albergatore.
<<
Mi scusi >> dissi
avvinandomi con un sorriso all’uomo della reception,
<< posso chiederle
un’informazione? >>
<<
Prego >>
<<
Volevo sapere se alloggia
qui un ragazzo di nome... >>
“Che
nome userà questa volta?”
Guardai
per un secondo il portiere
dell’albergo facendomi sfuggire una risata nervosa mentre
nella mia testa cercavo
di scegliere uno dei tanti nomi che poteva aver utilizzato anche in
passato.
L’uomo mi guardò con sguardo interrogativo.
<<
Ehm… Daniel Forzini?
>> chiesi insicura appoggiandomi al bancone quasi troppo
alto per me. Quello era
uno dei primi nomi che L aveva inventato in uno dei suoi primi casi per
mascherare la sua identità.
<<
Controllo >>
L’uomo
passò in rassegna i nomi
sull’elenco degli ospiti. Aspettai per qualche minuto
sperando di essere riuscita ad
indovinare.
<<
No, mi 'spiace signorina
>>
“Uffa…!”
<<
Mi scusi, forse ho sbagliato.
Forse è… ehm… Victor Gamp?
>>
L’uomo,
sorridendomi sempre gentile,
ed io di rimando sperando di non sembrare troppo imbecille,
controllò
nuovamente la lista dei nomi.
<<
No, mi dispiace signorina
>>
“Accidenti!
Non posso insistere
ancora, penserà che sono una pazza!”
<<
Ma ne è sicuro? >>
provai facendo gli occhi dolci, << è un
ragazzo un po’ strano, ha folti
capelli neri e… >>
<<
Senta signorina, mi
dispiace ma probabilmente ha sbagliato albergo >>
<<
No, sono sicura che alloggi
qui! >> sbottai punta sul vivo.
Se
c’era una cosa che ero capace a
fare era trovare mio fratello. Il problema era sempre quello del nome.
Ne
cambiava uno ogni volta!
<<
Signorina, la prego non
insista… >>
<<
Ma io devo vederlo e…
>>
<<
Signorina, aspetti un
secondo >> borbottò esasperato il portiere. Si
voltò a prendere una
chiave.
Sbuffai
nervosamente.
“L,
questa volta sei proprio
introvabile…”
<<
Signor Watari, buona sera.
Ecco la sua chiave >>
“Watari!
Lui non cambia mai il
nome!”
Mi
voltai di scatto.
<<
NONNO! >> gridai
saltandogli al collo.
Come
al solito avevo gridato senza
pensare, ma fortunatamente questa volta avevo indovinato (mi era
capitato di
prendere qualche granchio e fare delle figuracce abbracciando altri
uomini o cose del genere).
<<
Misa? >> domandò il
nonno facendo cadere tutto quello che aveva tra le mani per
abbracciarmi,
<< ma cosa… Cosa ci fai qui? >>
<<
Signore, lei conosce questa
ragazza? >> chiese l’uomo della reception
alzando un sopracciglio.
<<
Sì, non si preoccupi è mia
nipote >> rispose gentilmente il nonno mentre raccoglievo
ciò che gli era
caduto, << può salire tranquillamente con me.
Anzi, faccia preparare un
piatto di dolce in più >>
<<
Nonno, io non mangio dolci!
>> borbottai arricciando il naso, << addio
carriera, sennò. Per me
un’insalata mista, grazie >> dissi con un
sorriso verso l’uomo. Poi,
tenendo sottobraccio il mio adorato nonnino, lo seguii verso
l’ascensore.
<<
Misa, come hai fatto a
trovarci? >>
<<
Tsk! Ad
essere sincera è
stato abbastanza complicato questa volta >> sospirai
massaggiandomi una
tempia, << però dopo un giorno sano di
acheraggio sono riuscita a capire
da dove mi ha chiamato L l’altro giorno; siccome avevo il
fine settimana libero
ho pensato di cercarlo. È troppo tempo che non ci vediamo.
Io non ho voluto
insistere fino all’ultimo, però…
>>
<<
Sei sempre la solita
piccola peste, Misa >> ridacchiò il nonno.
<<
Non piccola! >>
replicai mettendo il broncio, << ho vent’anni
adesso! >>
<<
Per me resterai sempre
piccola, ricordatelo. Sei o no la mia nipotina? >>
<< Sì,
giusto, giusto… Ma quindi L
si trova qui, no?
>>
<<
Sì. È davvero molto
impegnato con il caso Kira >>
<<
Ne ho sentito parlare
>> bofonchiai accennando una smorfia, << ma
quindi esiste davvero questo
Kira? Insomma, per far scomodare Elluccio ce ne vuole…
>>
<<
A quanto pare. Ma la
situazione sta degenerando, tanto che ha dovuto chiedere
l’aiuto della polizia
>>
<<
Beh, ma si fa
aiutare sempre
dall’ FBI o altri del genere, no?
>>
<<
Questa volta ha deciso di
metterci la faccia, in senso letterale >>
Spalancai
gli occhi. L non si era mai mostrato a nessuno.
Ok,
il caso era serio.
Arrivammo
fino all’ultimo piano dove
l’ascensore si fermò. Percorremmo il lungo
corridoio fin quando non arrivammo
davanti ad una grande porta in mogano.
<<
Adesso io ti faccio entrare
ma ti devi nascondere per un po’, va bene, Misa?
>>
<<
Perché? >>
<<
Ci sono gli uomini del
quartier generale giapponese. È meglio che ti faccia vedere
solo quando saranno
andati tutti a casa >> disse il nonno con il suo solito
dolce sorriso.
Annuii
vigorosamente con la testa
sorridendogli.
Nonno
aprì la porta e mi face segno
di nascondermi dentro una piccola stanzetta. Evidentemente la camera
che aveva
scelto mio fratello era un mezzo appartamento.
<<
Buona sera Watari >>
“L!”
La
sua voce era così vicina da non
sembrarmi vero. Seppur quando parlava con me non era così
distaccata e seria,
non sentirla via telefono ma lì, presente, mi fece battere
forte il cuore.
Dovetti seriamente trattenermi per non uscire immediatamente dal mio
nascondiglio e saltargli al collo (cosa che avrei fatto non appena
nonno mi
avesse dato l’ok).
<<
Kira si sta comportando
sempre nello stesso modo. Non fa né passi avanti
né indietro, si limita ad
uccidere, spietato come sempre. Qualche idea signori? >>
Oddio,
adoravo la voce di mio fratello!
<<
Da quando abbiamo smesso
d’indagare sulla famiglia del capo e del sovrintendente non
abbiamo più un
indiziato, quindi siamo comunque da capo a dodici >>
mormorò un uomo.
<<
Già, dobbiamo assolutamente
cercare qualche indizio in più. Infondo è un
uomo! Farà pure qualche passo
falso prima o poi, no? >> disse un altro.
<<
Io non ne sarei così sicuro,
sovraintendete >> borbottò mio fratello,
<< è proprio per questo
che mi sono permesso di chiedere a suo figlio di aiutarci con le
indagini,
anzi, gli ho chiesto di raggiungerci qui quando non ha niente da fare.
Mi ha sorpreso
molto, sia sotto sorveglianza, che all’università.
È davvero sveglio, suo figlio… >>
<<
Non sospetterai ancora di
lui però, vero Ryuzaki? >>
Ci
fu un momento di silenzio.
<<
Diciamo che c’è ancora un
due per cento di possibilità. E comunque lavorando al suo
fianco potrò
assicurarmi che non lo sia, giusto? >>
Per
parecchi minuti nessuno parlò,
ma nonostante fossi completamente estranea alla conversazione percepivo
l’aria così
testa da potere essere tagliata con un coltello.
<<
Scusatemi un momento. Devo
andare a fare una telefonata importante >>
Sentii
dei mormorii e dei passi
avvicinarsi.
Mi acquattai ancora di più alla parete del mio nascondiglio.
Dovevo aspettare il segnale di nonno o la sorpresa sarebbe andata a
farsi
benedire e…
“… Mada
riaru to idearu no hazama ni ite gisei no kase ni ashi wo torarete mo
Afureru shoudou osae kirenai…”
“Merda!
Ho dimenticato di togliere
la suoneria!”
Immediatamente
la porta della stanza
in cui mi ero nascosta si aprii e una luce venne accesa. Il telefono
non
suonava più.
<<
Misa?! >>
Mio
fratello era di fronte a me, gli
occhi cerchiati dalle solite occhiaie e la gobba sempre più
arcuata.
Gli
saltai al collo.
<<
SORPRESA!
>> gridai
sorridendo e stringendolo con più forza facendolo
sbilanciare al punto da
cadermi addosso.
<<
Ryuzaki, ma che succede?
>>
Improvvisamente
mi trovai di
fronte a due uomini in giacca
e cravatta
dallo sguardo sorpreso.
<<
Ryuzaki… Lei chi è?
>>
Ad aver parlato era il
più
vecchio dei due, un uomo di circa quarant’anni con i capelli
leggermente
brizzolati.
Probabilmente
una persona normale
avrebbe mollato la presa imbarazzatissima, io invece che ovviamente
normale non ero, mi strinsi maggiormente a
mio fratello come quando eravamo piccoli e sentivo il bisogno di essere
protetta.
<<
Ehm… Questa è… >>
balbettò L aiutandomi ad alzarmi senza però
allontanarmi da sé, << … Beh, lei
è
mia sorella >>
L’uomo
strabuzzò gli occhi ma mai
come il ragazzo che aveva accanto.
<<
Tua… Tua sorella? >>
Annuii
vigorosamente aumentando la
presa.
<<
Come hai fatto a capire che
mi trovavo qui al Toito Hotel, Misa? >> chiese L alzando
appena un
sopracciglio.
Sorrisi
con compiacimento.
<< Ti ho
già vista da qualche parte o
sbaglio? >> mi chiese Matsuda, il poliziotto
più giovane, << non
hai una faccia nuova… >>
Sorrisi.
<< Beh,
forse mi hai vista su qualche
rivista >> ipotizzai prendendo una tazza di
thé senza zucchero, <<
sono Misa Amane >>
<<
Misa… Misa-Misa? La famosa modella?
>> domandò ancora più meravigliato,
<< Quella gran gnocca della
scorsa copertina di Eighteen! Mi sembrava fossi troppo bella
e… >>
<< Faccia
un altro commento del genere su mia
sorella e ed è fuori dalla squadra, Matsuda >>
borbottò L alzando gli
occhi dal suo caffè.
Scoppiai a ridere
insieme agli altri membri del
quartier generale.
<<
Grazie, signor Matsuda >> dissi
con un sorriso ancora più ampio, << deve
sapere però, che L è un po’
geloso di me da bravo fratello maggiore quale è
>> bisbigliai come se
stessi rivelando un segreto importantissimo che non poteva sentire
nessuno.
Matsuda ridacchiò divertito.
<< Certo
che non si direbbe proprio che
siete fratelli >> commentò dopo un
po’ sempre Matsuda, << voglio
dire, Ryuzaki ha i capelli e gli occhi neri, mentre Misa-Misa
è bionda e…
>>
<< Ma
infatti non siamo fratelli di sangue
>> dissi continuando a sorridere.
<< Ma
è come se lo fossimo >>
borbottò ancora mio fratello mettendomi un protettivo
braccio intorno alla
spalla, << e se qualcuno osa farle del male dove
vedersela
con me >>
Quello
che chiamavano il
sovrintendente si distese in un sorriso, << Un
po’ come mio figlio nei confronti
della sorella >>
<<
Sì, credo di sì >>
replicò L senza mollare la presa dalla mia spalla.
<<
Ma perché non ci hai
parlato prima di lei? >> chiese Matsuda afferrando un
biscotto, <<
Visto che è così importante…
>>
<<
Proprio perché è la persona
a cui tengo di più non volevo che si sapesse
>> spiegò L lanciando
un’occhiataccia al poliziotto, << Misa
è già, purtroppo, famosa a causa
della sua carriera, ma se Kira scoprisse che è mia sorella
potrebbe usarla in
qualsiasi modo o aggredirla in qualche modo ed io non voglio
>>
<<
L è decisamente protettivo
>> borbottai, << so cavarmela benissimo da
sola >>
<<
Invece ha ragione >>
replicò il sovrintendente, << meno si sa sui
componenti della squadra che
indagano su Kira, meglio è. Forse non ti rendi conto di
quanto possa essere
pericoloso Kira. È un serial killer, seppur di criminali
>>
<<
Bah, non meno di tanti
altri secondo me. Comunque >> dissi voltandomi verso L
puntandogli l'indice contro, << Kira o
non Kira devi trovare più tempo per stare con me!
>>
L
sospirò piano, << Diciamo
che a questo punto, anche se qualche volta venissi a trovarmi non penso
sarebbe
un grosso problema. Basta che vieni da sola come hai fatto oggi non
dovrebbe essere
più pericoloso di quando torni a casa >>
<<
Che rispetto alla tua
stanza d’albergo è un buco! >>
<<
Vuoi che ti prenoti una camera qui? >>
<<
No! no! Ci ho messo un
sacco ad arredare il mio bilocale! Non ci penso proprio a spostarmi!
Anche
perché alla fine è a sole tre fermate di
metrò da qui. >>
L
mi sorrise rincuorato. Non potevo
immaginare quanto fosse contento che fossi lì vicino a lui,
anche perché, era
del tutto evidente, tendeva a nasconderlo un po’ nonostante
avesse messo le
mani avanti su qualsiasi cosa potesse
succedermi.
Il
telefono di mio fratello squillò.
<<
Pronto? Siamo al Toito come ti
avevo anticipato all’università. Sì.
Stanza 416. Bene, sali >> agganciò
posando il cellulare sul tavolo.
<<
Vedo che suo figlio
scalpita all’idea di darci una mano >>
<<
Cos… Mio figlio? È già qui?
>> chiese il sovrintendete.
<<
Sì, sta giusto
salendo >>
Non
so perché mi sentii
immediatamente di troppo.
<<
Fratellone, forse è meglio
che vada. Dovete lavorare e non voglio disturbarvi oltre
>>
<<
Ma cosa dici, Misa-Misa!
>> esclamò Matsuda, <<
è stato un vero piacere averti qui! Ci hai
fatto rilassare un po’! Dopo tante ore di lavoro ci voleva
davvero una mezz’oretta
di pausa! >>
<<
Beh, meno male >>
dissi con un sorriso, << comunque domani sarò
ancora di riposo ma la
prossima settimana sarò super impegnatissima a causa di un
book fotografico per
abiti da sposa >> aggiunsi voltandomi verso L,
<< quindi sentiamoci
per mail. Se cambi albergo dì a nonno di cercarmi alla
Yoshida Production
>>
<<
Va bene >> sorrise L,
<< ovviamente appena sarà voglio il book >>
<<
Ok, ok. Inoltre fammi
l’imbocca al lupo affinché mi prendano per il film
di Vampire Knight! >>
gridai dirigendomi verso la porta della stanza.
<<
Cosa? >> fece mio
fratello girandosi, << È di quella schifezza
di fumetto che vogliono
trarre il film? E non me lo dici che ti sei candidata per interpretare
la parte di quella
sciacqua lattughe della protagonista? >>
<<
Non è una sciacqua
lattughe! >> protestai poggiando la mano sulla maniglia
della porta,
<< È
solo una ragazza confusa,
anche se mi auguro che alla fine scelga Zero! >>
<<
Sorella otaku! >>
ridacchiò ancora L, << Sicura di non volerti
fare accompagnare? >>
<<
Sì, ci sono tanti taxi qui
sotto, non ti preoccupare! >> aprii la porta ancora con
la testa rivolta
verso il salottino, << forse verrò a trovarti
anche domani. Cia… >>
Mi
voltai…
…
E rimasi paralizzata ed incantata.
Di
fronte a me, con il pugno chiuso
pronto per bussare alla porta, c’era il ragazzo
più bello che avessi mai visto
in vita mia: almeno venti centimetri più alto di me, capelli
color caramello e
occhi color cioccolato; erano gli occhi più belli che avessi
mai visto, stretti
e penetrati come se mi stesse guardando dentro l’anima, ma
avevano un non so
che di dolce e sexy allo stesso tempo. Indossava un paio di jeans
chiari e una
maglietta nera abbastanza aderente che lasciva intravedere un bel
fisico asciutto
e muscoloso.
Rimanemmo
per pochi secondi a
fissarci negli occhi.
Anche
lui sembrava colpito.
<<
Ehm… Scusami >> disse
poco dopo, << devo aver sbagliato stanza…
>>
<<
Misa che fai ancora sulla
porta? Oh, ciao Light. Entra pure >>
To
be continued...
Ed eccomi tornata con questo secondo capitolo che spero davvero vi sia
piaciuto!
Ci ho messo un bel po' a correggerlo, avevo scritto dei periodi
assurdi che adesso sono decisamente più scorrevoli e in
certi
punti anche un po' più divertenti. Sicuramente non
sembrerà usuale questo scambio tra L e Misa ma dal monento
che
li ho fatti "infratellare" tra loro... xD Ho cercato di mantenere i
personaggi, almeno in questo capitolo, il più simili
possibile
al manga, ma non credo di esserci riuscita, è già
di per
sé così OOC. Vabbè, io spero comunque
che vi sia
piaciuto e di avervi messo ulteriore curiosità! Per ora non
c'è ancora molto da commentare, no? (tralasciando questa
Misa
acher... xD)
E ora passiamo alle recensioni!
Yuuki B: Eccoti il secondo capitolo ciccia! Spero ti sia
piaciuto anche
questo e che continui a pensare che questa storia sia "promettente".
Light è appena entrato in campo (TATATADAN! LA LUNA
NERA!!! ok, non era divertente u.u) Comunque per colpa TUA ( xD) ieri
sono andata in libreria a comprare dei libri per imparare il giapponese
oltre ad essermi iscritta su Livemocha (che figata quel sito *____*) Un
bacione e MI RACCOMANDO aggiorna presto la tua storia! Me curiosa!! ;)
Un bacione!
Eli pazzoide: io lo so che tu mi segui sempre e dovunque!
Non so come
faccia a piacerti tutto ciò che scrivo, mi fai commuovere
ogni
volta!! Comunque sul fatto che il personaggio di Light sarà
OOC... vabbè, vedrai. Non voglio anticipare niente. Per ora
limitiamoci a farlo entrare in scena! Un bacione e graazie come al
solito! ;)
Rika: tesoraaaaaaaaaaaaaaaaaa!! Intanto grazie come al
solito e per
aver letto una delle mie solite stupidate (uno di sti giorni mi metto e
mi leggo tutte le tue arretrate... Ma quanto scrivi pure tu! Ti ho
passato questa cosa xD). Per quannto riguarda Guardians, uhm... eEhm...
aggioenrò, giuro! Lo sai che lo farò xD ed in
più
PERDONAMI ancora per l'immagine che devo farti, ma il mio caro pc con
la suite adobe è partito, mi si spegne sul più
bello una
volta sì e l'altra pure... Gome!! Comunque, tornando alla
storia,
spero ti sia piaciuto anche questo chappy! Fammi sapere mi raccomando!
Beh, dirai che non ho
altro da aggiungere...
Dewa mata!
Marty ;)
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2: Start Game! ***
Capitolo2
2
Start
game!
<< Misa che fai ancora sulla
porta? Oh, ciao Light. Entra pure >>
Mio
fratello era dietro di me, aveva
poggiato delicatamente una mano sopra la mia spalla.
Il
ragazzo rimase sulla porta
spostando gli occhi da me ad L con fare curioso e perplesso allo stesso
tempo
per qualche altro secondo finché, chiedendomi << scusa
>>, mi urtò leggermente
entrando nella stanza.
<<
Misa, ti senti bene?
>> chiese mio fratello guardandomi preoccupato.
Non
risposi. Ero rimasta talmente
colpita da quel ragazzo da voltarmi verso il corridoio per provare a
rivederlo.
“Che
fico…”
<< Misa?
>>
La
voce di L mi riportò alla realtà.
<<
Chi… Chi
è? >>
<<
É il figlio del sovrintendete
Yagami >> rispose lui guardando nella mia stessa
direzione, << diciamo che
è un tipo molto sveglio. Ho deciso di chiedergli una mano
con le indagini
>>
<<
Aaah, capisco >> mormorai
volgendo lo sguardo nello stesso punto di L sperando che il figlio del
sovraintendente sbucasse nuovamente fuori. << Non
è vestito in tiro come gli
altri poliziotti però. Molto più informale e poi
mi sembra anche molto più giovane…
>>
<<
Light non è un poliziotto, infatti
>> spiegò L, << ma studia per
diventarlo. Esattamente come suo
padre >>
Annuii
cercando di non mostrare
eccessivo interesse verso il moretto.
<<
Sicura che non vuoi che ti
faccia accompagnare a casa da Watari? >>
<<
Cosa? >> feci
sovrappensiero, << Oh, sì! Tranquillo.
Prenderò un taxi >> risposi
con un sorriso dandogli un piccolo bacio sulla guancia,
<< Se riesco
passo anche domani, va bene? Magari faccio la torta che ti piace tanto,
tanto
>>
<<
La torta di fragole!?
>>
Scoppiai
a ridere mentre mi
avvicinavo all’ascensore.
<<
Va bene , Elluccio, farò in
modo che domani sia tutta tua! >>
<<
Non mi chiamare Elluccio!
Lo sai che odio quel nomignolo! >>
<<
Ok, va bene. Allora a
domani… Ellino! >> e con un’ultima
linguaccia e un’ultima fragorosa
risata entrai velocemente in ascensore .
<< Perfetta! Assolutamente
perfetta! >> esclamai soddisfatta guardando il mio
capolavoro culinario,
<< L non potrà certo lamentarsi, ho fatto una
torta che supera ogni
livello di perfezione mai raggiunto nell’arte della torta
alla fragola!
>>
Guardai
meglio il dolce girando il vassoio
sul quale l’avevo posato.
<<
Ora devo solo lasciarla in
frigo per un po’ >> mormorai tra me e me
prendendo il vassoio e riponendolo
con estrema delicatezza in frigorifero.
Adesso
era il turno
della doccia per
rifarmi dalla “grande fatica”. Presi
il mio asciugamano
di spugna preferito, lo poggiai sul lavandino per poi entrare nella
doccia. Il
getto d’acqua calda era decisamente rilassante, ci voleva
proprio. Fare la doccia era uno dei momenti più belli della
giornata; l’acqua che scorreva sulla mia pelle mi aiutava a
fare chiarezza tra i
pensieri portando alla mie mente particolari che potevano avermi
colpita
durante la giornata, o il giorno prima, ma che poi avevo lasciato
perdere, accontonandolo in un angolino del mio cervello, per occuparmi
d’altro.
“Molto
simpatici gli uomini con cui
lavora L, specialmente quel Matsuda!” pensai con un sorriso
insaponandomi per
bene con il mio amato bagnoschiuma alla malva,
“Sì, mi ha fatto proprio piacere
conoscere i suoi colleghi e…”
Improvvisamente
la mia mente vagò di
punto in bianco su quell’affascinante ragazzo dagli occhi
penetranti color
cioccolato che era arrivato proprio quando stavo andando via. Il figlio
del
sovrintendente Yagami.
“Mi
sembra che L abbia detto che si
chiami Light. Un nome decisamente pizzarro… ma anche
decisamente azzeccato. Devo dire che quel ragazzo è
davvero bellissimo”
Ma
cosa andavo a pensare? Non potevo
fare dei pensieri del genere su un ragazzo che lavorava con mio
fratello! Era
sbagliato! Assolutamente sbagliato!
“E
poi ho deciso di non innamorarmi
più di nessuno, no?”
Sì,
dopo la storia con Thomas avevo
deciso di non innamorarmi mai più. Non volevo più
soffrire per colpa di un
altro idiota. Avrei vissuto l’amore attraverso romanzi, manga
e film. Al
massimo mi sarei concessa qualche tresca giusto per divertimi un
po’ se proprio
avessi voluto (anche se non ero il tipo). Me lo sarei fatto bastare.
Non
c’erano più gli uomini come mio padre, dolci e
protettivi allo stesso tempo,
capaci di amare di un amore, unico ed immenso.
“Che
tristezza! Amori del genere
ormai si vedono solo nei film”.
Uscii
dalla doccia avvolgendomi nel
mio asciugamano di spugna morbido per poi tornare in camera e sdraiarmi
sul
letto. Per quanto facessi non riuscivo a togliermi dalla mente il viso
angelico
di Light.
“Bello
come un angelo, sexy quanto
un diavolo tentatore. Chissà che tipo
è…”
Ma
cosa m'importava? Perché mi dovevo tormentare
così?
Stupida Misa!
Era
arrivato il momento di smetterla
di pensare alle stupidaggini e di vestirmi per andare a trovare L.
“Potrebbe
esserci anche Light…”
<<
MA BASTA! >> gridai esasperata
portandomi le mani in faccia, << La doccia questa volta
mi ha fatto male! Anzi no, malissimo! >>
Aprii
l’armadio, con un po' troppa forza, estraendone una
semplice minigonna scozzese a pieghe nera e bordeaux, una canottiera
con
cerniera dello stesso bordeaux della gonna, calze nere, stivali e
giacchetto di
pelle nero. Non eccessivamente lolita come mio solito, né
tanto meno troppo
elegante.
Semplicemente
me.
Come
al solito impiegai un’ora per
sistemarmi i capelli e un’altra mezz’oretta buona
per truccarmi, nonostante
avessi optato per un trucco abbastanza leggero per evitare commenti
acidi da parte del mio
caro fratellone. Una volta pronta presi una confezione per trasportare
le
torte e vi misi la torta dentro. Presi la borsetta, la torta, le chiavi
ed
uscii.
Cominciai
a comminare verso la
stazione della metropolitana facendo dondolare la torta.
Nell’aria si sentì un tuono.
“Speriamo
non piova, non mi ero
accorta dei nuvoloni che si stavano avvicinando”.
Camminai
velocemente
tenendo ben
salda tra le mani la confezione torta. Avevo deciso di non prendere la
metropolitana per paura che la gente schiacciasse il dolce che avevo
fatto con
tanto amore e pazienza (soprattutto pazienza, dato che ero andata a
scovare le migliori fragole della zona per una mattinata intera), ma di
andare comunque verso la zona metrò dove c’era la
stazione taxi. Già, idea grandiosa… peccato che
la
stazione dei taxi fosse
deserta.
“Beh,
sarà una coincidenza. In
genere c’è sempre molto movimento da queste parti.
Qualcuno arriverà prima o
dopo, no?”
Così
mi sedetti su una panchina lì
vicino prendendo dalla mia borsetta un nuovo manga che avevo comprato
il giorno
prima in fumetteria tornado a casa dopo la mia visitina ad L. Poggiai la torta sulla pachina
vicino a me. Il fumetto che
avevo comprato era davvero molto interessante, un po’ horror
ma decisamente interessante.
Hell
girl.
“Una
maledizione scava due fosse. La persona che tu vuoi finirà
all’inferno ma c’è
un prezzo. Quando morirai anche tu finirai all’inferno. Che
cosa vuoi fare?”
Fumetti
con elementi
occulti e un
po’ paurosi mi erano sempre piaciuti (al contrario di L che
li
trovava assolutamente senza alcuna logica e fondamento. Prevedibile,
no?) ma questo aveva qualcosa di ancora più
interessante. Rimasi così tanto tempo a leggere
nell’attesa da non rendermi
conto che erano passati più di venticinque minuti. Possibile
che
non passasse
nessun taxi? Ma soprattutto, possibile che non ci fosse anima viva?
“Forse
mi conviene prendere la metro
e rischiare di schiacciare la torta, piuttosto che rimanere qui da
sola…”
Riposi
il fumetto nella borsetta e
presi la torta incominciando ad avviarmi verso la fermata della
metropolitana.
<<
Ehi, bellezza! Dove te ne
vai tutta sola? >>
Nell’udire
quella voce mi bloccai e
voltando appena la testa: tre tipi poco raccomandabili e decisamente
ubriachi
stavano venendo verso di me.
“Merda!
E ora che faccio?!”
Cercando
di non dare maggiormente
nell’occhio, tornai a guardare fisso davanti a me e a
camminare verso la
fermata della metropolitana.
<<
Dove te ne scappi, eh?>>
Mi
avevano raggiunto e uno di loro
mi si era parato davanti.
<<
Ehm… vado… stavo andando a
prendere la metropolitana >> risposi cercando di
sorridere in maniera
naturale nonostante stessi tremando da capo a piedi, <<
speravo arrivasse
qualche taxi ma non arriva nessuno, quindi… >>
<<
Ma ti facciamo compagnia
noi, non è vero ragazzi? >>
sghignazzò il più grosso dei tre avvinando
pericolosamente il suo viso al mio, << Così ci
divertiamo tutti insieme…
>>
Il
sorriso che con tanta fatica
avevo cercato di montare su scomparve all’istante.
“Perché
diamine non ho chiesto a nonno di venirmi a prendere?”
<<
Sai che sei proprio bella?
>> commentò sempre l’uomo
più grosso afferrandomi poco delicatamente il
mento con la mano, << decisamente una con cui
divertirsi… ricordi quella
idol… come si chiama…? Armone o qualcosa del
genere >>
“Amane,
brutto imbecille!”
<<
Ma… ma tanto… non
lo sono >> balbettai riuscendo a
divincolarmi dalla stretta, << e ora scusate ma devo
veramente andare.
Sono in ritardo. Mi aspetta il mio ragazzo >>
<<
Avete sentito? “Deve andare”
>> mi scimmiottò un
altro, << Forza bellezza, vieni con noi! >>
Prima
che il mio cervello potesse
anche solo pensare, cominciai a correre verso l’entrata della
metropolitana.
L’adrenalina pompava a mille in tutto il corpo urlando
<< SCAPPA!
SCAPPA! SCAPPAAA!!! >>.
Non
mi ero mai trovata in una tale
situazione di pericolo, forse solo il giorno in cui erano morti i miei
genitori
ma a malapena ricordavo il viso di quel pazzo assassino. Immediatamente
mi
sentii afferrare per un braccio e buttare su qualcosa di duro,
probabilmente
proprio la panchina su cui ero seduta prima.
<<
Dove pensi di andare, eh?
Ragazzina! >>
Ero
troppo spaventata per poter
aprire gli occhi. Sentivo la confezione della torta che avevo fatto con
tanto
amore rompersi sotto le mie
dita.
Uno
di loro aprì con una violenza
tale il mio giacchetto di pelle da romperne la cerniera. Un altro mi
tappò
prepotentemente la bocca con le mani. Cominciai a strillare ma
ovviamente il
suono della mia voce era completamente attutito dalla mano sulla bocca.
Un
sonoro “tac” mi
fece spalancare gli occhi. Li sbarrai ancora di più
vedendomi specchiare in una lama.
<<
Se non stai zitta può
finire molto male, hai capito? >> disse il più
grosso passandomi la lama
vicino al viso, << molto, molto male >>
“No…
no!”
Cominciai
a
dimenarmi con tutte le
forze che avevo mentre l’uomo tagliava con il coltello una
bretella della canottiera lasciando intravedere la parte sinistra del
reggiseno di pizzo nero
che indossavo.
<<
Wow! >> esclamò uno
di loro sorpreso passando una mano sul seno, << Non avrei
detto che fossi
così ben dotata. Sarà ancora più
divertente… >>
<<
Lasciami! NON MI TOCCARE!!
NON MI TOCCARE!!>>
Cominciai
a singhiozzare e ad urlare
ancora più forte che potevo mentre la torta cadde sul
marciapiede con un tonfo
appena udibile.
Mi
sentivo sporca, macchiata di una
colpa non mia. Quelle mani, quegli aliti putridi e quei visi da pazzi
maniaci
che…
“Qualcuno
mi aiuti!”
Pregai
dentro di me continuando a
piangere mentre quelli con cattiveria continuavano a tagliare pezzi di
gonna e
farmi alcuni, seppur superficiali, tagli su gambe e viso.
<<
Ehi! >> una voce fece
girare i tre, << Tre uomini contro una ragazza? Bastardi
schifosi…
>>
Nonostante
avessi gli occhi
impastati dalle lacrime e dal trucco sciolto, guardai chi potesse
essere quel
salvatore.
“Light?”
pensai sorpresa riuscendo a riconoscere il ragazzo.
<<
Che cazzo vuoi ragazzino,
eh? >> gridò il più grosso dei tre
spostando la sua attenzione verso il
moretto, << te la vuoi spassare pure tu, non è
vero? Pivellino! >>
Tutti
e tre i tipi
sembravano
decisamente più presi dal ragazzo che non da me. Approfittai
della loro distrazione per dare un calcio a quello che mi era
praticamente sopra per poi
correre e rifugiarmi dietro alle spalle di Light.
<<
Brutta zocc… >>
<<
Corri! >> mi ordinò
Light girandosi appena verso di me, <<
c’è la mia macchina dall’altra
parte del marciapiede! SBRIGATI! >>
Non
me lo feci ripetere due volte;
mi voltai indietro e immediatamente vidi una volkswagen nera
parcheggiata con
la portiera del guidatore aperta. Vi entrai mettendomi al posto del
passeggero
anteriore. Pochi minuti dopo salì anche Light che accese il
motore e partì a
tutta velocità.
Sentivo
il cuore battere
all’impazzata. Ero ancora troppo agitata e spaventata per
riprendere a
respirare regolarmente.
Il
ragazzo continuò ad guidare a
tutta velocità fin
quando non fummo
abbastanza lontani dalla stazione dei taxi. Si fermò in un
parcheggio.
Spense
la macchina sospirando forte.
<<
Tutto, ok? >> chiese
tpoggiando la testa sul volante.
<<
S… sì… ade… adesso
sì…
>> soffiai stupendomi io stessa di riuscire a formulare
una frase
sensata.
Il
ragazzo sospirò nuovamente voltando
la testa verso di me. Aggrottò un sopracciglio.
<<
Tu? >>
Prima
che potesse dire altro
scoppiai a piangere aggrappandomi alla sua maglietta.
L’adrenalina stava
scemando e finalmente mi sentivo al sicuro. Inizialmente rimase fermo
senza
sapere cosa fare, poi mi abbracciò dolcemente poggiando la
sua testa sopra la
mia. Le sue braccia erano così calde e sicure, il suo
profumo di pino così
intenso, buono e rassicurante. Somigliava a quello… di mio
padre.
Dopo
un po’ alzai gli occhi
incrociando i suoi: erano ancora più intensi di quanto
ricordassi. Inoltre erano
preoccupati.
<<
S… scusami… >>
balbettai tra i singhiozzi allontanandomi lentamente da lui,
<< è che… ho
avuto tanta paura, mentre… sto bene…
ed… ed è solo merito… >>
<<
Non ti devi scusare
>> disse semplicemente lui abbozzando un sorriso,
<< anzi, prendi
questa >> mormorò passandomi la sua giacca,
<< così puoi coprirti
>>
Immediatamente
afferrai l’indumento
e lo indossai. Era parecchio largo, ma caldo e profumato di pino,
proprio come
lui.
<<
Guarda che ti hanno fatto…
>> mormorò passandomi delicatamente una mano
sul viso in corrispondenza del taglio che
mi avevano fatto con il coltello, << che bastardi. Certa
gente io la…
>> sbatté una mano sul volante con violenza
senza continuare.
<<
Hai rischiato molto per
difendermi >>
<<
Non sopporto le
ingiustizie. Diciamo così >>
replicò lui sedendosi per bene accendendo il
motore dell’automobile, << comunque posso farti
solo una domanda?
>> chiese mentre prendeva a fare retro marcia.
Annuii
sapendo che, seppur di
sfuggita, mi stava guardando.
<<
Sei una collaboratrice di
Ryuzaki, per caso? >>
<<
Chi? >>
<<
Ryuzaki >>, ripeté
lui, << non eri tu che stavi uscendo dalla sua stanza
d’albergo ieri
pomeriggio? >>
<<
Ah, ma stai
parlando di L!
>> esclamai battendomi una mano sulla fronte scoppiando a
ridere,
<< Ma quale collaboratrice, no! Sono solo...
>> mugugnai
stringendomi le mani, << beh, sono
sua sorella >>
Per
un secondo fermò la manovra
fissandomi dritto negli occhi.
<<
Cosa? >>
<<
Sono sua sorella >>
ripetei nuovamente, << cioè, non di sangue.
Quando avevo otto anni i miei
genitori sono stati uccisi da un ladro qui in Giappone, così
nonno Wam… volevo
dire, Watari mi ha portata nell’orfanotrofio in cui viveva
anche L il quale
vendendomi impaurita e sola ha deciso di diventare il mio fratellone
per proteggermi
da chiunque mi avesse fatto del male… ovviamente nei limiti
del possibile
>>
Nei
suoi occhi si accese una sorta
di luce particolare che li rese ancora più penetranti e
affascinanti ma anche
qualcos’altro. Non riuscivo a spiegarlo ma era come se nella
sua testa si fosse acceso qualcosa, una sorta di lampadina.
<<
Capisco >> commentò
accennando poi un altro dolcissimo sorriso,
<< quindi ieri eri semplicemente passata a trovarlo
>>
<<
Ci stavo andando anche
adesso ad essere sincera. Siccome ho preparato una torta avevo deciso
di non
prendere la metropolita ma un taxi per non rischiare di rovinarla,
però… >> mi guardai
un attimo attorno, << oh, no! >>
<<
Che c’è? >>
<<
Il mio capolavoro
culinario! >> piagnucolai battendo le mani sulle
ginocchia, << è
rimasta sul marciapiede della stazione dei taxi! >>
<<
Beh, sono convito che
Ryuzaki sarà molto più contento divedere te
piuttosto che una torta… >>
<<
Sì, questo sì, ma ci avevo
messo tanto amore, avevo scelto le fragole
migliori…>>
<<
Vuoi che ti porti da lui?
>> disse interrompendo il mio lamento, <<
stavo giusto andando al
quartier generale. Sai, collaboriamo insieme sul caso Kira…
>>
<<
Grazie mille, Light >>
risposi e con quell’ultimo sorriso mi sedetti meglio per
gustarmi uno dei
migliori, seppur breve, viaggi
in macchina
di tutta la mia vita.
<<
COSA DIAMINE É SUCCESSO?
>>
L’urlo
di mio fratello mi fece quasi
saltare per aria quando mi vide entrare a braccetto con Light, il
giaccone
enorme addosso, la gonna in parte strappata e i vari tagli.
<<
Un… brutto incontro >>
spiegai appena stringendomi maggiormente nel giaccone del moretto,
<< per
fortuna è arrivato Light che… L! >>
le braccia di mio fratello, che in
quel momento assomigliavano più ai tentacoli di un polipo,
mi strinsero talmente
forte da farmi mancare il respiro.
<<
Ma… ma stai bene, sì? Non… nessuno
ti ha…>>
<<
No, stai tranquillo
>> dissi rispondendo all’abbraccio per
tranquillizzarlo, << è tutto
merito di Light, veramente. Senza sapere chi fossi è sceso
dalla macchina e mi
ha difesa rischiando di farsi male di brutto. Era tre tipacci
grossi… >>
L
mi strinse ancora più forte.
<<
A volte non vorrei avere la
sorellina più bella del mondo >>
bofonchiò poggiando entrambe le mani
sulle mie spalle, << e che si veste decisamente troppo
scollata e con
gonne che lasciano intravedere troppo! Poi da quando hai preso a
vestirti così? Devi
stare attenta quando giri da sola! >>
Sbuffai
appena, << Mi vesto
così da quando ho sedici anni L e lo sai
perfettamente… >>
<<
Beh, la prossima volta non
uscire così se non accompagnata, altrimenti mi farai stare
in pensiero e non
riuscirò a lavorare bene, capito?
>> bofonchiò accarezzandomi la guancia ferita,
<< Lo sai che se c’è
una cosa, l’unica, che mi
fa
veramente stare male è sapere che qualcuno possa abusare di
te >>
Sorrisi
abbracciandolo, << Lo
so L. Lo so >>
Mi
tenne ancora stretta a sé per
qualche minuto finché non alzò lo sguardo verso
Light.
<<
Non ti ringrazierò mai abbastanza
per aver salvato Misa. Se solo qualcuno le avesse fatto qualcosa
io… >>
<<
Non ti preoccupare >>
rispose semplicemente Light, << l’avrei fatto
per chiunque >>
Mi
voltai a guardarlo e notai che mi
stava fissando. Girandomi verso mio fratello arrossii come non mi era
mai
successo e sperai seriamente che né Light né
tanto meno L se ne accorgessero.
<<
Mi dispiace solo per la
torta… >> bofonchiai abbassando lo sguardo a
terra.
<<
Torta? >>
<<
Ti avevo promesso una torta
ieri, ricordi? >> spiegai sedendomi sul divanetto con un
sospiro,
<< Bene, l’avevo fatta ma probabilmente mi deve
essere caduta da qualche
parte mentre quelli mi stavano aggredendo. Mi dispiace tanto L
>>
<<
Ma chi se ne frega della
torta! >> sbottò mio fratello irritato,
<< vuoi mettere la tua
incolumità con una torta? >>
<<
Però mi era venuta bene,
per non parlare del tempo e la pazienza che ho impiegato per trovare
delle
fragole decenti! Ho passato la mattinata al supermercato!
>> continuai a
piagnucolare mentre L alzava gli
occhi al cielo senza sapere cos’altro dire o fare.
<<
Ti ho detto che non me ne
frega niente della torta! Comunque, dico a Watari di ordinare
immediatamente una
stanza d’albergo per te così che dove vado io
venga anche tu. Voglio vederti
tornare sana e salva dovunque tu vada! E in più, ti
farò venire a prendere
sempre da qualcuno del quartier generale o
da Watari e… >>
<<
Non se ne parla proprio!
Voglio rimanere a casa mia! >>
<<
Misa, non fare la bambina…
>>
<<
Non faccio la bambina!
>> sbottai alzandomi in piedi. Tutti i membri del
quartier generale ci
guardarono sbigottiti. << Voglio continuare a vivere la
mia vita di tutti
i giorni come a solito e non voglio sentire un fiato in merito! Qui non
si
parla di proteggermi da Kira, che non sa neanche che il grande L abbia
una
sorella. Tre tipi hanno cercato di violentarmi, poteva accedere a
chiunque e in
qualsiasi altra parte del globo. È successo ormai, amen!
>>
Non
sapeva cosa ribattere. E non
poteva farlo. Sapeva che avevo ragione. Non so perché,
però, lanciò una
strana occhiata a Light. Poi
tornò a
guardarmi per finire con un sospiro.
<<
Per farmi stare più
tranquillo, puoi almeno telefonarmi ogni volta che vai al lavoro e ogni
volta
che torni a casa, per favore? >>
<<
Questo
sì, e se proprio
vuoi stare ancora più tranquillo, ogni volta che decido di
venire da te ti
avverto così mandi a prendermi o nonn… Watari o o
qualche
membro del quartier generale . Ma non più di
così,
mi sentirei tappare le ali e sai che è una cosa
che proprio non sopporto >>
Annuì
appena per poi tornare a
sedersi sul divano vicino al sovrintendete, che lo guardava
preoccupato, nella
sua solita posizione ricurva.
<<
Per questa notte, solo se
vuoi, dormi qui >>
Mi
sentivo cattiva per quello che
gli stavo facendo; sapevo che si stava solo preoccupando per me, ma
sapevo che
era la cosa giusta. Questo comunque non mi vietava di dormire dal mio
adorato
fratello almeno quella notte. Mi avvicinai dandogli un bacio sulla
guancia,
<< Grazie fratellone >>
Mi
sorrise mesto per riprendere il
suo caffè.
<<
Bene, almeno per questa
notte sto tranquillo. Se vuoi puoi andare a stenderti sul letto che sta
lì. Inoltre
se vuoi dormire più comoda dovrebbe esserci anche una mia
maglietta. Puoi
cambiarti in bagno >>
Lanciandogli
un altro sorriso mi
avvicinai al letto che si trovava leggermente nascosto rispetto al
salottino. Sul
lettone c’era una maglietta bianca ben piegata. Andai in
bagno a cambiarmi
proprio come mi aveva suggerito: la maglia di L era talmente grande che
mi
faceva da vestito. Già che mi trovavo decisi di
disinfettarmi le ferite con
dell’acqua ossigenata che si trovava su uno degli scaffali,
poi andai a
sdraiarmi sul lettone chiudendo gli occhi; era talmente comodo che
faceva
venire quasi voglia di schiacciare un pisolino, specialmente dopo
quanto era
successo.
Rividi in un istante il modo in cui quei brutti ceffi mi aveva
sbattuta brutalmente sulla panchina di ferro, il modo perverso in cui
mi avevano
toccata e guarda e poi… Light… quei suoi occhi
così perfetti, di quello
stupendo marrone cioccolata… mi tornò in mente il
modo delicato in cui le sue
braccia mi avevano avvolta, la sua mano che mi aveva aiutata a scendere
dalla
macchina, e il modo in cui mi aveva gridato di scappare verso
la sua
macchina…
“Light…”
Non
so quante ore passarono, ma
quando mi risvegliai trovai accanto a me il mio adorato fratellone che
smangiucchiava seduto nella sua solita, gobba, posizione.
<<
Ehi, ben svegliata >>
disse sorridendomi non appena
mi vide
mettermi a sedere stropicciandomi gli occhi, << come ti
senti, sorellina?
>>
<<
Meglio, grazie. Mi ci
voleva proprio una bella dormita >>
<<
Ne sono felice >>
Mi
lanciò uno sguardo per poi
prendere qualcosa dalla tasca. Risi quando vidi cosa aveva tirato fuori.
Un
leccalecca alla fragola.
Lo
presi in mano con un sorriso e
scartai la carta portandomelo in bocca; era una cosa nostra quel
leccalecca,
era un po’ il simbolo della nostra fratellanza e nessuna
dieta mi avrebbe mai
impedito di mangiarlo insieme al mio adorato fratellone.
<<
Senti, devo dirti una cosa
>>
Il
modo repentino con cui disse
quella frase mi lasciò alquanto sorpresa.
<<
Dimmi >>
Da
una parte avevo paura; aveva
un’espressione indecifrabile. I capelli neri per un momento
coprirono quasi
completamente il suo viso.
<<
Si tratta… >> cominciò
per poi fermarsi nuovamente << si tratta di Light Yagami
>> disse
alzando lo sguardo verso di me.
Per
un momento lo guardai sorpresa
non riuscendo a capire.
<<
Misa, devi stare attenta
>>
Lo
guardai basita senza riuscire
ancora a capire.
<<
A cosa? >>
<<
Devi stare attenta a Light
Yagami >> ripeté lui alzando gli occhi,
<< non mi fido di lui
>>
<<
Scusa, ma cosa c’entra con
me? Perché dovrei stare attenta? >>
<<
Io intanto te lo dico
>> insisté lui senza mollare la presa sulle
mie mani.
<<
Scusami, ma non è uno tuo
“collaboratore” o qualcosa del…
>>
<<
No che non lo è! >>
gridò battendo un pugno sul letto.
Quel
suo comportamento mi stupii e
mi spaventò allo stesso tempo; non era proprio da lui. Aveva
spalancato gli
occhi e incurvato maggiormente la schiena. Mi strinse entrambe le mani
con uno
sguardo che andava ben oltre la preoccupazione.
<<
Ascoltami bene, Misa
>> disse guardandomi dritto negli occhi, <<
io penso che Light
Yagami sia Kira >>
<<
Cosa? Ma L, cosa stai…?
>>
Mi
sentivo sempre più confusa e lui,
per la prima volta in vita sua, non mi stava
certo aiutando a fare chiarezza, anzi.
<<
Non posso spiegarti nel dettaglio,
è troppo lungo e complicato ma tu sai bene che in genere
quando punto qualcuno
il mio fiuto non sbaglia mai >>
<<
Ma… ma dai andiamo! Light
non può essere Kira >> sbottai lasciandogli la
mano accennando un sorriso
nervoso, << No, non ci credo. È un ragazzo fin
troppo per bene, figlio di
un poliziotto e, a quanto ho capito, molto intelligente >>
<<
Direi quanto me se non di
più >> bofonchiò L prendendo a
stringermi nuovamente le mani, << però
ti prego adesso ascoltami davvero
>>
continuò spalancando sempre di più gli occhi,
<<
capisco che quel ragazzo
ti abbia colpita, e non fare quella faccia sorpresa come se non fosse
vero perchè ho visto come sei arrossita prima mentre ti
guardava, ma non fidarti di
lui. Poco prima che tu arrivassi in Giappone, lo scorso dicembre, sono
morti
dodici agenti dell’FBI e uno di questi stava seguendo proprio
i
movimenti della
famiglia Yagami e proprio tredici giorni dopo sono morti. Inoltre
l’ho sorvegliato per una settimana piazzando delle telecamere
in casa sua. Di tutti i sospettati lui è troppo perfetto,
sempre. Si è sempre comportato come se sapesse che fosse
osservato e poi è
quasi impossibile essere così perfetti. È
strano… >>
<<
No, aspetta, fammi capire
>> lo interruppi lasciando le mani e tracciando una sorta
di schema mentale
sulle coperte, << Siccome Light è
“troppo perfetto”… è il primo
indiziato? Dovrebbe essere l’ultimo! Questa volta proprio non
ti seguo >>
<<
Misa, ci sono il novanta
per cento di possibilità che lui sia Kira. Devo solo
beccarlo in fallo… un solo
indizio e…>>
<<
Ma mi ha salvata! >>
protestai contraria, << Invece di ringraziarlo e di
essere felice che mi
abbia salvato la vita, mi dici di stare attenta a lui proprio
perché potrebbe
essere Kira? E poi, scusa, lo fai lavorare con te….
>>
<<
Ma non capisci che è una
scusa per sorvegliarlo?! >>
Era
fuori di sé, non l’avevo mai
visto così agitato. In genere tendeva a controllarsi.
<<
L…>>
<<
Misa, io ho
paura >>
mormorò abbassando la testa, <<
L’ultima cosa che
Light, l’indiziato
numero uno, avrebbe dovuto sapere è che tu sei mia sorella e
invece, guarda tu
il caso, l’ha “scoperto” proprio
perchè l'ho
detto io! Ho paura che possa sfruttarti, farti del male solo
per poter arrivare a me e farmi fuori. Finché si tratta di
una
battaglia tra me
e lui va bene, ma non voglio che tu venga coinvolta >>
alzò gli occhi
verso i miei, << sei la ragazza più bella e
allo
stesso tempo ingenua e
vulnerabile che io conosca. Non potrei mai perdonarmi se lui cercasse
di
avvicinarti solo per arrivare a me. Lo capisci? >>
Ci
riflettei un po’ su seppur Light
e Kira non mi sembravano coincidere affatto l’uno con
l’altro, specialmente
data l’idea che mi stavo facendo di Kira in quei giorni
guardando i vari
telegiornali.
Dopo
un po’ gli poggiai una mano
sulla spalla.
<<
Non è che sei soltanto geloso
della tua adorata sorellina, tanto per cambiare? >>
chiesi accennando un
sorriso, << hai paura che qualcuno possa rubare
l’affetto che provo per
te? Sai che non succederà mai...>>
<<
Non c’entra niente,
Misa. Sospetto di lui da
quando l’ho sorvegliato la prima volta con le telecamere
dentro casa. E suo
padre lo sa. La gelosia non c’entra niente. Sai che non mi
sbaglio mai. Fidati,
stagli alla larga il più possibile >>
Rimasi
in silenzio valutando la
situazione. Effettivamente era vero, L non si sbagliava praticamente
mai; se il
suo fiuto gli diceva che una persona da lui adocchiata era colpevole,
al
novantanove virgola nove per cento dei casi aveva ragione e si poteva
star
certi che prima o dopo avrebbe trovato le prove e infine l'avrebbe
catturato risolvendo il caso. Certo,
c’era quello zero virgola zero, zero un per cento di possibilità che si
stesse sbagliando…
<<
E se invece cercassi di
aiutarti? >> la mia voce era appena un sussurro.
<<
In che senso? >>
<<
Segui il mio ragionamento
>> dissi sedendomi meglio sui talloni, <<
Tu hai paura che lui,
ammettendo che sia Kira, possa avvicinarsi a me solo perché
sono tua sorella
con il solo scopo di arrivare a te, giusto? >>
<<
Sì, più o meno le cose
stanno così >> annuì lui,
<< quindi? >>
<<
E se invece di aspettare
che sia lui a farsi avanti, sempre che lo faccia, lo anticipassi?
>>
<<
Cosa vuoi dire? >>
<<
Andiamo L, sono un’attrice.
Cosa fanno le attrici? Recitano! Potrei fingermi interessata a lui,
specialmente dopo avermi salvata! Non sarebbe così assurda
come cosa. In più è
anche un bel ragazzo, quindi sembrerebbe ancora meno strano
e… >>
<<
Non se ne parla >>
tagliò immediatamente corto L, << non ti
metterò in pericolo per un MIO
caso. Devo scovare Kira da solo e da solo devo capire se è
proprio Light. Se Light
è Kira non esiterebbe un secondo a farti fuori se non gli
servissi più o se gli
fossi d’intralcio >>
<<
Ma perché non vuoi farti
aiutare? >> protestai facendo gli occhi dolci,
<< Sai che sono
brava! >>
<<
Anche troppo >>
commentò acido L, << talmente brava che
potresti finire per calarti
talmente bene nella parte per poi
innamorarti sul serio di lui, mentre magari lui fa solo finta
sfruttandoti a
suo vantaggio… >>
<<
Ti ho già aiutato, perché
non posso farlo di nuovo? >> continuai sempre
più insistente, <<
più di una volta senza il mio aiuto non saresti riuscito a
smascherare i
colpevoli. Sai che posso farlo! Fidati!
E poi lo sai che dopo Thomas ho deciso di non innamorarmi
più di nessuno.
>>
Mio
fratello mi
guardò per qualche
secondo negli occhi indeciso sul da farsi; sapeva che gli sarei potuta
essere
molto più d’aiuto di quanto volesse ammettere, ma
la paura
che potesse
succedermi qualcosa lo frenava sempre e più passavano gli
anni,
più diventava
protettivo. Anche io mi rendevo conto che potevo essere
un’arma a
doppio taglio, io ero brava esapevo gestire quelle situazioni.
Dopo
un po’ abbassò lo sguardo e
tirò fuori dalla tasca dei jeans un’altra
caramella alla fragola. Rimasi ferma,
sempre seduta sui talloni ad aspettare la sua risposta.
Dopo
parecchi minuti, dopo aver
finito di mangiare la caramella, sospirò.
<<
Va bene >> disse
alzando gli occhi su di me, << mentre io cerco qualche
altra pista tu
indaga su Light, ma…! >>
<<
Ma? >>
<<
Non ti far coinvolgere
troppo. Stai attenta. Per l’indagine sì, ma non
spingerti troppo oltre. Se rischi
di farti coinvolgere eccessivamente da lui o se dovessi renderti conto
che c’è
più del semplice aiutarmi nell’indagine, molla, va
bene? SOLO per l’indagine
>>
Gli
buttai le braccia al collo.
<<
Non ti deluderò fratellone!
>>
Rispose
con altrettanto vigore al
mio abbraccio per poi alzarsi dal letto, << magari dimmi
come pensi di
muoverti così che possa comunque controllarti e fermarti io
se necessario
>>
<<
Dai, lasciami fare! Lo sai
che per me è come un gioco >>
<<
Non vorrei che diventasse
troppo pericoloso >> commentò accennando un
sorriso.
<<
Starò attenta. Tu pensa solo
a fidarti di me >> e con dopo quell’ultima
frase accennando un altro
dolce sorriso, di quelli che riservava solo a me, tornò nel
salottino.
Mi
stesi sul letto con un sorriso
che arrivava da un orecchio all’altro. Mi piaceva
l’idea di indagare sul
misterioso e affascinate figlio del sovrintendete Yagami.
Mi eccitava. Inoltre mi divertivo
sempre quando si trattava di far cadere qualcuno ai miei piedi, anche
perché
quando era per lavoro riuscivo sempre a tenere tutta la situazione
sotto
controllo… e comunque L era una garanzia, specialmente in
quell’occasione. Sì,
era proprio un bel gioco.
“Spero
tanto che L si sbagli però”
Già,
lo speravo davvero. Light
sembrava un ragazzo così in gamba, gentile, posato,
bello…
“E
senza ombra di dubbio è un
gran fico!”
Mi
diedi uno schiaffetto per tornare
in me. Se già partivo così ero messa bene, eh?
Comunque in realtà il mio vero
scopo era un altro: io sentivo che Light era buono, dopo avermi salvata
non
poteva essere diversamente. Ero convita che per la prima volta in
assoluto L si
stesse sbagliando e io glie l’avrei dimostrato in tutti i
modi possibili ed
esistenti. Da brava sorella della “giustizia”
l’avrei riportato sulla diritta
via.
Light
non poteva essere Kira, non
poteva…
“Per
ora pensa solo ad indagare,
Misa, e basta.”
Mi
rimisi sotto le coperte e chiusi
gli occhi per tornare a dormire.
Non vedevo l’ora di
cominciare.
Mi
erano sempre piaciuti i giochi
pericolosi e questo… era il più divertente che
stavo andando a inziare!
To
be continued...
Konbanwa a tutti!
Lo so che ad alcuni di voi avevo detto che avrei aggiornato domani...
uno, domani sarò impegnatissima sia con i preparativi per il
mio
viaggio a Berlino (parto venerdì!), sia perchè
passerò gran parte della giornata con il mio amore che ha
FINALMENTE dopo più di un mese finito gli esami con un bel
30
(ma quanto è bravo l'amore mio *_____*)! E quindi domani si
festeggia, e due perchè.... non ce la facevo più
ad
aspettare! xD Il capitolo è pronto da lunedì e io
mi sono
trattenuta, trattenuta, trattenuta... ma adesso basta! Comunque,
tornando alle cose serie (quindi al capitolo... è una cosa
seria? O.O ah boh ^^ xD!), questo è il vero capitolo
d'inizio.
So che qualcuno mi odierà per la brutta esprerienza che ho
fatto
passare a Misa, ma era l'unico modo per lasciare in lei un qualche
dubbio sul fatto che magari L si stesse sbagliando e mi è
sembrato anche l'unico modo per far capire praticamente subito a Light
che la nostra eroina è la persona alla quale il caro,
genissimo
detective vuole più bene in assoluto. In sintesi: che ve ne
pare
questo capitolo? Ci ho messo un BOTTO a correggerlo perchè
non
veniva come volevo io, avevo pure pensato di far reincontrare Light e
Misa in palestra e di far iniziare il loro rapporto con una bella
litigata o qualcosa del genere (attimo di follia dal quale sono
riuscita a liberarmi, lo so!), ma alla fine... questo è il
risultato finale! Spero vi piaccia quanto piace a me (veramente
soddisfatta devo dire, zizi).
E ora passiamo alle recensioni:
LABESTIAPAZZA:
Grazie mille per aver definito questa storia "originale" :) mi fa
davvero piacere che pensi una cosa del genere, avevo paura potesse
risultare banale. Comunque, L sì, è decisamente
OOC, ma
mi piace molto anche così, boh (seppur il vero L sia davvero
imbattibile e mitico, praticamente imbattibele se non da un Dio della
morte), forse proprio perchè più... vulnerabile.
Non
saprei come altro dirlo. Misa ho voluto mantenerla un tantinello, ma
poco, pagnucolona per le cavolate (vedi la torta) e Light... OOC anche
lui? A te la risposta. Pensaci bene su però soprattutto
pensando
a com'è lui. Matsuda è mitico e ce lo vedo troppo
anche
io a dire frasi del genere (ci sarà qualche altra scenetta
così :))... ma la cosa che mi fa più ridere
è come
lo bacchetta L xD. Mi fa morir dal ridere (ok, rido da sola per
quello che scrivo... vabbè^^). Un abbraccione e un bacione!
Fammi sapere che ne pensi di questo ;)
Yuuki
B:
Bellaaaa!! Alla fine hai visto che ho aggiornato prima (seppure di sera
tardi, eh xD)??? Non ce la facevo più! Sì, alla
fine
vedremo se il regista la prendere per la parte di Yuuki la sciacqua
lattughe xD, ma comunque è una cosa decisamente marginale
che ho
messo per lasciare la mia impronta vampiriana.
Per quanto riguarda un "L" alla Kaname... magari no, però...
si
vedrà, non voglio sbilanciarmi troppo su qualcosa di cui
neanche
io sono completamente sicura :). Comunque, come ti ho già
detto,
sono felicissima che ti sia piaciuto e voglio vedere cosa ne pensi di
questo che, almeno a mio avviso è, molto, molto, molto,
molto
più bello! Al solito anche io aspetto i tuoi aggiornamenti.
UN
BACIONE!! ;)
Any_:
Mi
auguro veramente che questa volta non ci siano tutti gli errori (che
sono andata a rileggere... dovrò trovare un attimo di tempo
per
riprendere il primo capitolo e ricorreggerlo di sana pianta -.-) che
c'erano nello scorso capitolo. Questo l'ho riletto almeno dieci volte
prima di postarlo, spero si veda :). Comunque L secondo me è
OOC
per il semplice fatto che "non è molto da lui" essere
affettuosi
con qualcuno (almeno nel fumetto), poi è chiaro che anche
lui
è un essere umano e che, specialemente nella storia,
conoscendo
Misa da tutto quel tempo e avendo deciso lui stesso di proteggerla e
trattarla come una sorella si comporti in questo modo. Come dici bene
tu, Misa è più intelligente proprio in
virtù del
fatto che ha vissuto molto a contato con il genio, quindi come minimo
doveva essere almeno un po' "hacher", e comunque, sempre come dici tu,
anche secondo me la ragazza è più intelligente di
quello
che pensano in molti (basti pensare al caso "Higuci" e al modo che ha
usato per trovare Light). Sinceramente non so se le farò
cambiare idea su Kira, come non so fracamente se far giustiziare a Kira
il ladro che ha ucciso i suoi genitori (e comunque non se potrebbe
ricordarsi il volto del tipo dato che aveva otto anni neanche compiuti,
almeno nella mia storia)... anche questo è da decidere come
altre cose. Ci penserò seriamente. Tengo da conto tutto io,
cosa
credete? Sono tutti consigli per me! Un bacione e alla prossima! ;)
Rika:
Tesoraaaaaaaaaaa!!! A te non rispondo perchè abbiamo
già parlato su messenger u.u ... MA NO, SCHERZO!!! :D Come
potrei non risponderti anche qui?
Misa è decisamente dolce, sì. Molto
più che nel
manga (anche se secondo me, per quanto pentulante [come la sottoscritta
xD] lo è anche lì, è molto! Io penso
che Light
l'avrei mandato a farsi benedire con il primo treno, guarda) e
condivido con te che sia meravigliosa quando sgrida L (ma se lo
meritava, scusa xD)... e L che dà della "tonna" a Misa
è
ancora meglio! (Ancora rido, calcola^^). Il provino per Vampire Knight
CI STAVA ed era obbligatorio (ergo, come hai detto tu, tipico di me
xD). L come fratello è bellissimo *___*, averne fratelli
così (anche se forse... un tantillo troppo protettivo). E
Matsuda... sì, decisamente micidiale. Spero che questo
chappy ti
sia piaciuto! Un bacione tesora! :-*
Princess_Serenity:
Sono
davvero contenta che ti piaccia questa fic! Vedremo se alla fine Misa
si innamorerà di Light comunque... visto? Non vuole
innamorarsi
più di nessuno dopo lo str... il bravo figliulo che le ha
messo
le corna xD. Fammi sapere cosa pensi di questo chappy e soprattutto...
aggiorna presto anche tu (entrambe le storia ;)). Una bacione!
Direi di aver concluso.
Volevo solo aggiungere due cose: non so se avete notato che ho aggiunto
i nomi ai capitoli; solo con il numeretto mi sembravano tristi. Che ne
dite?
Voglio dedicare questo capitolo al mio amore bellissimo che oggi ha
finito gli esami!! BRAVO AMORE!! MERITATO RIPOSO ADESSO!!! :D (non
leggerà mai questa cosa... ma io glie lo dedico ugualmente
^^)
Un bacio a tutti!
Ciau!
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3: Gelosia ***
Capitolo3
Capitolo 3
Gelosia
Quando aprii gli occhi il mattino
successivo, dopo aver visto l’ora sulla sveglia di L, mi ritrovai a correre
come una pazza tra il grande lettone e il bagno.
Come al solito ero in ritardassimo.
<< L, perché non mi hai
svegliata? >> gridai da dentro il bagno prima di entrare nella doccia,
<< lo sapevi che ‘sta mattina avevo un servizio fotografico importante!
Adesso Riosci mi ammazzerà! Si era tanto raccomandata di non fare tardi…
>>
<< Colpa tua che non hai
puntato la sveglia. Io che ne so a che ora devi andare a lavoro? >>
Lanciai un grido isterico. Odiavo
quando aveva ragione su queste cose!
Dannata me!
Uscii di corsa dalla doccia avvolta
da un asciugamano decisamente troppo grande alla ricerca dei vestiti che ero
convinta di aver lasciato su una sedia accanto al letto.
<< L, dove sono i miei
vestiti? >> chiesi sbucando nel solottino solo con la testa avvolta
nell’asciugamano.
<< Quali? >>
<< Quelli di nonno. I miei,
scemo! Di chi sennò? >>
<< Quei cosi striminziti e per
di più mezzi strappati e tagliati con cui sei arrivata ieri? >> fece lui
voltando appena la testa verso di me mentre girava il cucchiaino nel sua
tazzina di caffè cercando di sciogliere i tre chili di zucchero al suo interno,
<< Ho detto a Watari di buttarli >>
Diventai dapprima rossa, poi in due
passi arrivai da lui, << E MI VUOI DIRE CHE CAVOLO MI METTO PER ANDARE A
LAVORO ADESSO, EH? >> sbraitai a pieni polmoni prendendolo per il bavero.
<< Stai calma. Ho mandato
Watari a casa tua a prendere dei cambi. Dovrebbe tornare a minuti >>
Increspai un sopracciglio, poco
convinta, per poi mollarlo guardandolo sempre di sbieco e lanciandogli
l’ennesima occhiata assassina. Mi allontanai per rientrare nel bagno.
“Speriamo che nonno faccia presto, sono
già così in ritardo…!”
Nel frattempo mi sistemai i capelli
e mi truccai con i trucchi che portavo sempre nella borsetta (kit d’emergenza
in casi come quello). Dopo circa un quarto d’ora, mio fratello bussò alla porta
del bagno per poi entrare.
<< Ecco il cambio >> disse posando una
busta per terra ai piedi della porta.
<< Grazie >>
Così com’era entrato andò via.
Sì, mio fratello era decisamente
strano. Sorrisi alla porta chiusa mentre tiravo fuori i vestiti dal sacchetto:
una gonna leggermente sopra al ginocchio nera, un paio di calze sempre nere e
una canottiera blu. In fretta mi vestii
e dopo essermi specchiata per controllare di essere ben in tiro, uscii dal
bagno.
<< Io andrei >> mormorai
avvicinandomi ad L, << grazie per avermi ospitata qui sta notte. Sei
sempre mitico fratellone >>
<< Figurati. Dico a Watari di
accompagnarti >>
<< Tranquillo, prendo un taxi
>>
<< Sicura? >> chiese
alzando gli occhi da alcuni fogli che teneva in mano.
<< Sì, non ti preoccupare.
Posso chiedere al portiere di chiamarmene uno, così comunque sei sicuro che
parto da qui. Ti chiamo appena arrivo alla Yoshida >>
Gli diedi un rapido bacio sulla
guancia per poi uscire silenziosamente dalla stanza salutandolo appena con la
mano. Sul corridoio incontrai Matsuda e Aizawa.
<< Misa-Misa! >> gridò
il primo sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi a trentadue denti.
<< Buon giorno
>>
sorrisi ai due uomini, << scusatemi, non posso fermarmi a parlare
perché
devo scappare a lavoro. Credo proprio che questa volta la mia
manager mi ucciderà se arrivo con un solo minuto di ritardo
>>
<< Non si preoccupi signorina
Amane, tanto anche noi abbiamo da fare, vero Matsuda? >>
Il giovane poliziotto annuì con
sguardo triste.
<< Però verrai a trovarci
ancora, vero Misa-Misa? >>
Ampliai il sorriso.
<< Certamente, non si preoccupi.
Non posso stare troppo tempo lontana dal mio fratellone >>
I due uomini mi sorrisero,
specialmente Matsuda, per poi incamminarci io verso l’ascensore e loro verso la
stanza di L. Guardai l’ora e mi ritrovai a correre per le scale per cercare di
guadagnare qualche secondo in più rispetto all’ascensore.
Altro che ritardo questa volta!
<< Mi scusi! >> gridai
all’uomo della reception attaccandomi al bancone, << Potrebbe chiamarmi
un taxi, per favore? >>
L’uomo annuì e digitò un numero sul
tastierino. Rimase fermo in ascolto per qualche secondo per poi digitare nuovamente
altri numeri sul tastierino.
<< Tra pochi minuti arriverà
il taxi 4155 Rome. Può aspettarlo fuori dall’albergo >>
Sorrisi fiondandomi fuori sperando
che il taxi fosse già arrivato, pur rendendomi conto quanto potesse essere
assurdo quel pensiero. Guardai nuovamente l’ora. Avevo ancora qualche speranza
di non fare tardi, bastava che il taxi arrivasse prima di subito e forse mi
sarei risparmiata le urla inferocite di Riosci.
<< Chi sta aspettando, signorina? >>
Mi voltai verso la voce.
Senza rendermene quasi conto, sentii
le guancie diventare leggermente più calde.
<< Ciao Light! >>
Era seduto in macchina con uno
splendido sorriso sulle labbra.
<< Come mai da queste parti?
>> chiesi avvicinandomi al finestrino della suavolkswagen.
<< Ho accompagnato mio padre
>> rispose gentilmente mantenendo il sorriso intatto, << io tornerò
nel pomeriggio. Comunque non mi hai risposto. Tu chi stavi aspettando? Il tuo
ragazzo? >>
<< Ma quale ragazzo! >>
sbottai ridendo, << Sto aspettando un taxi che spero arrivi il prima
possibile; devo andare a lavoro ma sono tremendamente in ritardo, tanto per
cambiare. La mia manager si arrabbierà tantissimo se anche oggi non arrivo
puntuale! >>
<< Uhm… >> per un momento
guardò davanti a sé, << e dov’è che devi andare precisamente? >>
<< Ad Aoyama, alla Yoshida
Production, solo che è parecchio lontana da qui >>
Il ragazzo tornò a guardarmi.
<< Beh, se vuoi posso
accompagnarti. Anche io devo andare da quelle parti; devo vedermi con dei
colleghi di facoltà >>
<< Dici sul serio? >>
chiesi con voce fin troppo acuta , << voglio dire… mi accompagneresti ? >>
<< Sì, non c’è davvero alcun
problema; inoltre tuo fratello sarà meno in pensiero se gli dirai che ti ho
accompagnata io. Di certo con me sei più al sicuro che con qualsiasi altra
persona >>
“Sì, certo. Come no!”
<< Accetto volentieri, allora!
>>
Salii in macchina e mi allacciai la
cintura. Light nel frattempo aveva già preso a guidare.
<< Allora >> cominciò,
<< come ti senti? Stai meglio? Vedo che il taglio sul viso è scomparso
>>
<< Oh, sìsì. Grazie, sto
davvero meglio! Il taglio, a dir la verità, l’ho coperto con il trucco >>
risposi con un sorriso, << comunque dormire da L è stato davvero un bene
>>
<< Meno male >>
Dopo quel piccolo scambio di parole
rimanemmo in silenzio per un bel po’.
Lui sembrava tranquillo e
concentrato sulla guida mentre io cercavo nella testa un qualche argomento di
conversazione che potesse servirmi a capire qualcosa di più sul suo conto.
Avevo deciso di aiutare L a scoprire se lui era davvero Kira, no? Bene, allora
avrei cominciato subito. Durante le mie elucubrazioni mentali mi ritrovai a
fissarlo: era decisamente bello.
Troppo.
A pensarci bene l’impresa di farlo interessare a me, ovviamente al solo
scopo di scoprire se fosse davvero Kira, sarebbe stata più ardua di quanto mi
aspettassi. Un ragazzo bello come lui sicuramente era già fidanzato, per forza!, e
se era come pensavo che fosse, anche avendo davanti la donna più bella del
mondo non avrebbe mai tradito la sua fidanzata. Non ci avevo proprio pensato! Dovevo farmi
venire in mente qualcosa… ma cosa?
<< Ieri quando sono tornato a
casa, ho trovato sul tavolino del soggiorno una rivista di mia sorella >>
disse interrompendo il mio flusso di pensieri, << e sulla copertina c’era
una ragazza incredibilmente simile a te >>
<< Se la rivista era Eighteen
è facile che fossi proprio io >> mormorai cominciando a torturarmi senza
alcun motivo le mani, << sono una modella e spero di prendere presto
parte ad un film >>
<< Veramente? >> domandò
lui lanciandomi un’altra occhiata, << quindi sei… com’era il nome sulla
copertina? Misa Amane? >>
<< Sì >> risposi
continuando a torturarmi le mani, << sì, sono proprio io >>
<< Beh, L allora è molto
fortunato >> commentò continuando a sorridere, << si è scelto una sorella
davvero bellissima >>
Immediatamente sentii le guancie
andarmi a fuoco.
Ok, questo non era proprio previsto.
Mi aveva presa completamente alla sprovvista, molto piacevole tra l’altro, e non andava affatto bene.
<< Gr… grazie >>
balbettai cominciando a giocherellare nervosamente con la gonna.
<< Che c’è? >> sembrava
divertito. << Ho detto qualcosa che non va? >>
<< No, no! È
solo che non sono
abituata a ricevere complimenti del genere in modo così diretto
>>
risposi sempre più piacevolmente imbarazzata, << sono solo
una modella emergente… mi fa ancora un effetto
strano… >>
<< Se avessi saputo che ti
dava fastidio non avrei mai… >>
<< Non è questo, davvero,
anzi! >>
Ma che stavo facendo? Razza di
cretina! Mi mettevo a balbettare come una scema quando invece avrei dovuto prendere
la palla al balzo e rincarare la dose? Ero io quella che doveva far arrossire
lui e farlo cadere ai miei piedi, non il contrario! Se L avesse visto come mi
stavo comportando si sarebbe sicuramente infuriato e non mi avrebbe più
lasciato fare.
Stupida Misa! Stupida, stupida,
stupida….!
<< Parlami di te invece
>> feci cercando di ricompormi girandomi a guardarlo, <<
sicuramente oltre a lavorare con mio fratello farai qualcos’altro, no? Hai
detto che frequenti l’università >>
<< Sì, studio per diventare un
poliziotto, proprio come mio padre >> rispose tranquillamente lui
“Questo già lo so”.
<< Il mondo è pieno di
criminali, gente cattiva e disonesta che non sa neanche dove sia di casa la
giustizia. Io vorrei che questo mondo diventasse migliore, un posto in cui la
gente buona possa vivere tranquilla, senza aver paura della malvagità e l’unico
modo che ho per far sì che questo avvenga è diventare io stesso un poliziotto,
un ente di giustizia. Voglio far in modo
che le persone che amo possano essere felici in un mondo ideale >> nel
dire l’ultima frase si voltò nuovamente verso di me lasciandomi quasi senza
fiato: possibile che sembrasse lo stesse dicendo proprio a me? Ma no, certo che
non era possibile, neanche ci conoscevamo…
“Cavolo Misa! Segna tutto quello che
dice nella tua testolina bacata per poi ridirlo ad L! E poi ora che faccio, gli
chiedo che ne pensa di Kira? No, immaginerà che L mi ha chiesto d’indagare,
s’insospettirebbe.
Vaga. Andiamo sul generico”.
<< Veramente ammirevole
>> mormorai guardando la strada, << sono convita che la tua ragazza
sia molto fiera di te. Non è facile trovare un ragazzo con un animo così…>>
<< Guarda che io non sono
fidanzato >> replicò lui voltandosi appena a guardarmi mentre si fermava
ad un semaforo.
Spalancai gli occhi: non ci potevo
credere! Non poteva essere possibile… ma era decisamente molto meglio così!
Sarebbe stato molto più facile per me. La strada si prospettava in discesa e il
gioco più facile!
<< Perché quell’espressione
sorpresa? >>
<< No, niente >> risposi
con un sorriso, << solo che non me lo aspettavo, ecco >>
Non disse nulla ma continuò a
sorridere mentre arrivavamo proprio di
fronte alla sede della Yoshida Production. Guardai l’ora: ero ancora in
orario. Miracolo!
Slacciai la cintura di sicurezza e
non appena si fermò aprii la portiera. Mi voltai a guardarlo: era un ragazzo
interessante oltre che bello. Per qualche motivo mi sembrava anche scaltro; era
come se da una parte sapesse di aver preso parte a quel gioco del gatto col
topo. L contro Kira.
M’intricava sempre di più. Questa
volta aveva anticipato le mie mosse, ma mi sarei rifatta…
…vero?
<< Grazie mille per il
passaggio >> dissi con un sorriso scendendo dalla macchina, <<
erigerò una statua in tuo onore per avermi fatta arrivare in orario >>
<< Quando vuoi, Misa >>
Detto da lui il mio nome suonava
benissimo… ancora questi pensieri?
“Non avevi detto di volerlo prendere
in contropiede? CRETINA! Stupida idiota!”
Nonostante tutti i bei pensieri
sulle mosse da fare in quella pericolosa partita a scacchi, mi ritrovai per la terza volta ad arrossire.
Lo salutai assumendo probabilmente
una faccia da ebete mentre salivo le scale della Yoshida.
<< Me megari chi ti si spusa!
Che bedda fimmena chi sì! >>
Erano più di due ore che il
fotografo non mi dava pace. Riosci stava morendo dalle risate per il suo
buffissimo accento. Io cercavo di sembrare dolce ma allo stesso tempo sensuale tentando anche io seriamente di non ridere.
<< Bene così per oggi!
>>
Finalmente distesi il viso in una
posa non tirata. Avevo le guance indolenzite, sembrava mi avessero fatto una
protesi! Mi avvicinai alla mia manager con un sorriso stanco ma decisamente
soddisfatto.
<< Sei bellissima con quegli
abiti da sposa! >> mormorò sognante la donna vicino a me, << con
quello sguardo così dolce. Sembrava che stessi per andarti a sposare sul serio
e che pensassi a qualche lui… >>
<< Ma dai, cosa dici! >>
esclamai bevendo un’intera bottiglietta d’acqua.
<< Che dico, eh? >>
mormorò maliziosa avvicinandosi al mio orecchio, << e dimmi… chi era quel
bellissimo ragazzo che ti ha accompagnata a lavoro questa mattina con quella
meravigliosa Volkswagen nera? >>
Per poco non mi strozzai con l’acqua
e non rischiai di macchiare il vestito. Riosci scoppiò a ridere.
<< Che ti ridi!? E poi come
hai fatto a vederlo?? >>
<< Stavo uscendo per venirti a
telefonare non vedendoti arrivare, poi però nel vederti scendere dalla
macchina, ovviamente, ho visto anche lui! Dai, sputa il rospo: chi è? >>
Perché se pensavo a Light mi sentivo
avvampare come non mi era mai successo con nessuno? Non lo conoscevo neanche,
era sotto indagine e… e per diana!
<< Beh, lui è… è un
collaboratore di mio fratello >> mormorai sedendomi comoda, << ha
visto che stavo aspettando il taxi e ha deciso di accompagnarmi dato che anche
lui doveva venire ad Aoyama per motivi di studio >>
<< Ma che coincidenza…!
>> sospirò ironica grattandosi il mento.
<< Piantala Riosci >>
sbottai diventando sempre più rossa, << è stato molto gentile ad accompagnarmi
e quello che vuoi ma è stato solo per carineria. E poi ti ripeto, è un
collaboratore di mio fratello, magari da una parte si sarà sentito anche in
dovere di farlo. Quindi non farti venire strane idee! >>
<< Va bene, va bene! Ho
capito! >>
Finii di bere l’acqua nella bottiglietta
per poi avviarmi nel mio camerino. La mia manager sempre al mio fianco.
<< Ah Rio, ti dispiacerebbe
accompagnarmi a casa? >> chiesi guardandola appena.
<< No, nessun problema,
figurati. Anzi, è strano che tu me l’abbia chiesto, in genere preferisci
prendere i mezzi o un taxi, dici sempre di voler rimanere indipendente almeno
in questo >>
<< Diciamo che è successa una
cosa un po’ bruttina ieri sera >> mormorai prendendo lo struccante
dall’armadietto, << fortunatamente non è successo niente perché è arrivato
Light, però… >>
<< Aspetta! Frena un attimo
>> la ragazza girò la mia sedia affinché la guardassi. Aveva gli occhi sbarrati
<< UNO: cosa è successo? E DUE: chi è Light? >>
Dopo avere sospirato profondamente
le raccontai, senza entrare troppo nel dettaglio, la disavventura del giorno
prima e di come Light mi aveva salvata. Ad ogni parola sembrava sempre più
sorpresa e preoccupata. Alla fine del racconto sospirò anche lei per poi
lanciarmi uno sguardo compiaciuto.
<< Certo che questo Light si trova
sempre al posto giusto al momento giusto, eh? >>
<< Già, è una gran fortuna
>> probabilmente la voce uscii troppo sognante dalle mie labbra perché
Riosci mi lanciò l’ennesimo sguardo malizioso.
<< Non c’è proprio niente tra
voi, eh? >>
<< Riosci, ci siamo parlati
appena due volte >> risposi guardandola di sbieco cambiandomi i vestiti.
<< Ma è fidanzato? >>
<< No >>
<< Ma allora sarebbe perfetto!
>> esclamò battendo le mani come una bambina, << Io non ci penserei
un minuto di più e ci proverei! è figo, è gentile, è un bravo ragazzo e in più
lavora con tuo fratello! Più garanzia di così? >>
“Sì, certo. Peccato che mio fratello
sia il famoso detective L che indaga sul caso Kira e pensa che Light sia proprio
Kira, ma tralasciando questo microscopico
dettaglio…”
<< Diciamo che vedrò, ok? Per
ora non voglio cercare una storia. Sono rimasta troppo scottata dall’ultima
volta. Non riuscirei a sopportare un’altra fregatura o qualcosa del genere
>>
<< Ricevuto. Però un
pensierino… >>
<< Sì, sì. Un pensierino me lo
faccio, non ti preoccupare >> ridacchiai con un sorriso ebete, <<
anzi, me lo sono già fatto >>
<< E allora lo vedi? >>
<< Riosci! >>
<< Ok, ok. Non parlo più >>
<< Grazie >> sottolineai
prendendo la borsa e la giacca. << Ora fammi chiamare mio fratello così
gli dico che non c’è bisogno che mandi nonno a prendermi >>, alzai gli
occhi sentendo i suoi fissarmi, << non vuole che torni da sola. Non si
fida dopo quello che è successo >>
<< Uhm… protettivo il
fratellino >> commentò lei mentre uscivamo dal camerino, << non è
che è anche gelosetto e non vuole che tu frequenti Light? >>
<< RIO! >>
<< Va bene, va bene! Messaggio
ricevuto questa volta >>
Le lanciai un’occhiata poco
convinta.
<< Giuro! Questa volta farò la
brava, Misa! >>
La settimana passò più velocemente
di quanto mi aspettassi. Ogni giorno passavo da uno stilista all’altro avendo a
mala pena il tempo di respirare. Arrivavo a casa distrutta e per puro caso mi
ricordavo di chiamare L per rassicurarlo che ero rincasata. Taluni giorni era
lui a telefonarmi preoccupato quando si faceva troppo tardi.
<< Quindi sei a casa? >>
<< Sì L, tranquillo >>
mormorai la sera del venerdì buttandomi sul letto stremata, << te l’ho
già detto, mi accompagna tutti i giorni la mia manager. Le ho raccontato cos’è
successo e anche lei ha deciso di portarmi dovunque io voglia pur di non
lasciarmi da sola >>
<< Meno male >> disse
rassicurato, << comunque >> continuò incupendo il tono di voce,
<< mi è stato riferito che qualche giorno fa sei stata accompagnata a
lavoro da Light >>
Non so per quale motivo mi ritrovai a
deglutire.
<< E quindi? >> chiese
ancora, << hai scoperto qualcosa? >>
<< Diciamo che non è con una
chiacchierata di venti minuti che uno riesce a scoprire se qualcun altro è un
pericoloso assassino pluriomicida, no? >> il mio tono era decisamente
troppo sulla difensiva, ma fortunatamente L non sembrò accorgersene.
<< Ma non credo
neanche sarete
rimasti in silenzio per tutto il tempo del viaggio, no? Sono
sicuro che tu sia riuscita quanto meno a scoprire qualcosa in
più su di lui.
Giusto per farti una minima idea >>
<< Quello sì >> risposi
alzandomi e andando verso la cucina, << mi ha detto che non è fidanzato
>>
<< Questo non ci interessa >> replicò con voce
piatta. << Ti avrà detto qualche altra cosa, specialmente se siete già entrati
così tanto in intimità nel dirvi che non siete fidanzati… >>
<< Ma che c’entra! È uscito
fuori per caso! >> la mia voce era decisamente troppo acuta e
imbarazzata. Non mi piaceva parlare di certe cose con L, anche perché, al 99,9 per cento dei casi, lui avrebbe
indagato su vita, morte, miracoli e quant’altro su un mio ipotetico fidanzato o
spasimante. Ah, già. Ma tanto di Light sapeva tutto. Doveva solo rimanere
impuntato sull’idea che fosse Kira e io dovevo aiutarlo a svelare la verità.
<< Allora dimmi cosa ti ha
detto, di rilevante però >>
<< Mi ha detto che studia per
diventare un poliziotto come suo padre e che lo fa perché è l’unico modo che ha
per far si che le persone che ama vivano in un mondo migliore >>
Il solo pensare al modo in cui
l’aveva detto e al modo in cui mi aveva guardato nel dirlo…
<< Proprio in gamba Yagami
>> borbottò mio fratello probabilmente smangiucchiandosi l’unghia del
pollice, << devo ammettere che come sempre è un grande oratore >>
<< L, secondo me stai
esagerando >> dissi mentre prendevo un po’ di alghe per prepararmi un
buon piatto di gome-wakabe*; sapevo perfettamente che il suo dire che era un
“grande oratore” stava per “decisamente colpevole”, << possibile che più
quel ragazzo si comporti bene, più per te voglia dire che è Kira? >>
<< Te l’ho già detto, lui è…
>>
<< Sì, troppo perfetto
>> finii per lui, << me l’avrai ripetuto almeno cento volte
>>
<< Misa, è solo una precauzione.
Ti voglio troppo bene e l’unico modo che ho per metterti in guardia è ripeterti
sempre la stessa cosa >>
<< Sì, lo so. Ma ti ho già
detto che so difendermi da sola >>
<< Proprio come la scorsa
settimana, vero? >>
<< Uffa, L!
>> sbottai sbattendo
la bottiglia d’acqua sul tavolo, << quello è stata
una cosa completamente
diversa! E poi non penso che se anche Light fosse Kira, sapendo che gli
spezzeresti tutti gli ossicini del corpo, cercherebbe mai di
violentarmi! >>
<< Non ne sarei
così sicuro
>> mormorò lui con voce ancora più piatta, <<
ci sono molti altri
modi per fare quello che avrebbero voluto fare quei tre tipi,
più subdoli che possono fare molto più male a mio
avviso>>
Sbuffai, << L, stai diventando
troppo paranoico. E comunque mi hai dato carta bianca, ricordi? Posso usare
tutti i metodi in mio possesso per scoprire se lui è Kira. Tutti! Quindi, non
ti stressare, non mi stressare e prova
a spostare le tue gentili attenzioni
anche su qualcun altro, va bene? A Light ci penso io >>
Per qualche minuto rimanemmo in
silenzio. Sentivo il rumore di un cucchiaio che si muoveva all’interno di una
tazza e di posate su un piattino. Nel frattempo io presi a mangiare le mie care
alghine.
<< Misa? >>
<< Eh >>
<< Hai carta bianca. Ti già
detto che puoi fare come vuoi, ma non
farlo innamorare di te. Fai finta di diventargli amica, entraci in confidenza…
ma non farlo innamorare di te >>
Per poco non mi cadde la cornetta
dalle mani.
<< Ma questo non è avere carta
bianca! E poi avevi detto…>>
<< Sai meglio di me che rischi
di rimanerne scottata >>
<< Con i tuoi casi non è mai
successo… >>
<< Perché non hai mai fatto
innamorare nessuno di te. Al massimo hai finto qualche mezzo interessamento, ed
in più erano sempre, come che li chiamavi “vecchio, bavosi, maniaci”? >>
<< Si lo so, ma… >>
<< Bene, allora >>
m’interruppe lui.
Quello era il suo modo per chiudere
la conversazione.
Sapevo che quel suo atteggiamento così
eccessivamente protettivo, mai avuto fin’ora tra l’altro, era per il mio bene;
sapevo pure che con Light era diverso rispetto agli altri casi, però…
<< Ora devo tornare a
lavorare. Buona notte sorellina >>
<< Buona notte fratellone
>> risposi con un sussurro. << Ah! L? >>
<< Sì? >>
<< Ti voglio bene, anche
quando sei così eccessivamente paranoico e protettivo >>
Riosci mi chiamò la mattina del
sabato per avvisarmi che non dovevo lavorare; c’erano stati degli imprevisti a causa
del fotografo e dello stilista, quindi avevo un giorno di riposo.
Che bella notizia!
Per prima cosa decisi di
rimanere a
crogiolarmi nel letto molto ma molto più di quanto facessi di
solito. Verso le
dieci decisi di sistemarmi e di preparare una nuova torta per mio
fratello. Andai
al supermercato sotto casa per comprare ciò che mi occorreva e
una volta
tornata a casa, come al solito, impiegai due ore buone per preparare il
dolce.
Una volta pronta la misi in frigo, feci una doccia e poi passai al
setaccio il
mio armadio. Alla fine optai per uno dei miei vestiti dark lolita
preferiti.
Molto semplice, nero molto corto. Lo adoravo! L non avrebbe neanche
potuto dire niente perchè mi sarei fatta venire a prendere da
nonno, quindi non c'era alcun pericolo, in più magari avrebbe
potuto essermi utile con Light, magari gli sarei piaciuta...
"Solo per l'indagine!"
Come al solito mi truccai seppur non
eccessivamente pesante. Infine presi una mia parrucca da cosplay blu molto lunga
e la indossai attenta a non
rovinare i capelli che avevo appena lavato.
Presi il telefono componendo il
numero di L.
<< Misa >>
<< Fratellone! >> gridai
alla cornetta mentre prendevo la giacca, << Mandi nonno a prendermi? Ho
un giorno libero e pensavo di passare a farti un salutino! >>
Per qualche minuto rimase in
silenzio.
<< Ok, tra dieci minuti è da
te >>
Agganciai dopo un ultimo urletto.
Mi sedetti sul mio divanetto
prendendo l’ultimo volume di Vampaia Naito dalla libreria. Nel leggerlo
immaginai me stessa nei panni di Yuuki, la protagonista. Speravo davvero che
Mishinata mi facesse prendere parte al film, sarebbe stata una vera svolta per
me.
Pochi minuti dopo nonno suonò al
citofono e scesi immediatamente prendendo la torta dal frigo.
Quando mi vide sorrise.
<< Come mai questa parrucca
blu? >>
<< Mi andava >> risposi
solamente allacciandomi la cintura, << l’altro ieri L mi ha detto che vi
siete spostati e mi ha consigliato di non mostrarmi come Misa Amane ma,
potendo, di camuffarmi in qualche modo. Onde evitare maggiori rischi >>
<< Capisco >> disse
solamente nonno mentre girava sulla parallela alla via di casa.
Chiacchierammo del mio lavoro per
circa un quarto d’ora per poi arrivare davanti ad un enorme albergo a sei
stelle. Nonno si fermò davanti all’entrata.
<< Non vieni con me? >>
<< Vado a parcheggiare la macchina,
intanto tu vai >>
Annuii scendendo dall’automobile.
Mi specchiai nello specchietto di
una macchina per controllare di essere perfettamente in ordine per poi entrare.
L non badava proprio a spese quando si spostava da un albergo all’altro; questo
era ancora più lussuoso del precedente.
“A volte mi chiedo quanti soldi ha”.
Con una rapida occhiata adocchiai la
reception che era proprio di fronte a me. Con passo quasi ancheggiante, più
tipico del cosplay che avevo adottato per non farmi riconoscere, mi avvicinai al bancone.
<< Mi scusi >> dissi
all’albergatore, un ragazzo anche molto carino, << vorrei vedere il
Signor Ryuzaki, per favore >>
<< Certo signorina, aspetti
solo un momento >> il ragazzo guardò la lista per poi fermare il dito,
<< Hideki Ryuzaki, sì. Chi devo annunciare? >>
Non me l’aspettavo, pensavo mi
avrebbe detto semplicemente il numero della stanza d’albergo e mi avrebbe fatta
salire. Non era un problema, L avrebbe capito sicuramente che ero io.
<< Umi Ryuzaki. Sono sua
sorella >> cercai di mostrare il più bello dei sorrisi che avessi.
Ok, fece sicuramente effetto perché
l’albergatore, sorridendomi altrettanto languidamente, chiamò subito.
<< Signor Ryuzaki, c’è qui sua
sorella Umi, posso farla salire? >>
Aspettai un po’ tamburellando con le
dita sul tavolo. Quando il ragazzo attaccò il telefono uscì dal bancone
accompagnandomi personalmente nella stanza di L. Quando fu andato via bussai
alla porta. Immediatamente mi venne ad aprire L che lì per lì mi guardò
sorpreso, come se non mi conoscesse.
<< Ah, dovevo immaginarlo
>> sospirò poi con un sorriso facendomi entrare << Umi Ryuzaki*>>
<< Diciamo che mi hai dato un
pretesto per riutilizzare questa parrucca >> commentai mentre entravo
nella stanza scoccandogli un rapido bacio sulla guancia, << comunque
questa è per te e per gli uomini del quartier generale >>
<< La torta alla fragola!
>>
Non c’era niente da fare, quando si
trattava di dolci, specialmente di quelli fatti da me, mio fratello era proprio
un bambino. Lo seguii attraverso il corridoio.
<< Salve! >> esclamai
con un sorriso a tutti gli uomini del quartier generale entrando nel salottino.
Non sembravano avermi riconosciuta.
Matsuda mi fece un’attenta radiografia con gli occhi.
<< Matsuda la smetta di
guardare in quel modo mia sorella >> borbottò L, con un lieve sorriso che
probabilmente notai solo io, mettendosi a sedere vicino al sovrintendete
Yagami, << giuro che se lo fa un’altra volta la sbatto fuori da qui ogni
volta che Misa passa a trovarmi >>
Immediatamente Matsuda assunse
un’espressione più seria. Talmente seria da sembrare buffo.
<< Non si preoccupi signor
Matsuda, a me non dà fastidio >>
<< Misa-Misa, mi fai sentire
vecchio se mi chiami signor Matsuda >> bofonchiò il poliziotto
grattandosi la testa, << puoi chiamarmi Matsuda >>
<< E se invece la chiamassi
Matsu o Matsui? >> domandai sedendomi vicino ad L, << Andrebbe
bene? >>
<< Misa-Misa che mi dà un
soprannome… >> mormorò con fare sognate.
Io risi. L fece un suono molto
simile ad una risata mista ad un ringhio. Probabilmente non sapeva se ridere
della cosa o comportasi come un classico fratello maggiore.
<< Comunque ho portato una
torta! >> esclamai poggiandola sul tavolo sopra varie scartoffie,
<< spero vi piaccia! >>
<< Misa, per quanto adori le
tue torte alla fragola, non mi sembra il caso che tu la posi sopra i documenti
riguardanti il caso Kira >>
<< Oh sì, scusami! >>
immediatamente presi la torta per poggiarla sulle gambe, << Che ne dite
se mentre voi continuate a lavorare io la taglio e ve a porto? >>
<< Ottima idea sorellina. Non
fare confusione però >> disse L prendendo un foglio tra le mani
portandosi il pollice alla bocca, << Appena arriva Watari fatti aiutare
da lui >>
“Come se non fossi capace da sola”.
Mi allontanai leggermente offesa per
la scarsa considerazione per avviarmi verso un’altra stanza. Posai la torta su
un ripiano liscio accanto ad una mensola dove si trovavano vari piattini.
Iniziai a tagliare la torta in tante fettine più o meno uguali per poi poggiare
entrambe le mani sul tavolino.
<< …Kira si è mosso di più nei
giorni che vanno dal 14 dicembre al 19 dicembre… >>
<< Ancora torniamo su questa
pista, Ryuzaki? >>
<< Sì, Matsuda. Perché è stata
l’unica volta che ci ha fatto capire qualcosa in più… >>
<< Ma abbiamo fatto già i
dovuti controlli e… >>
<< Signor Matsuda, se si
annoia e non ha voglia di lavorare si può accomodare anche fuori la porta
>>
“L è così diverso quando lavora
rispetto a quando è solo con me. Sembra quasi un’altra persona”
E questo caso lo faceva essere
particolarmente duro, esigente, iperprotettivo, con me, e paranoico, anche
questo solo con me. Dovevo decisamente aiutarlo. Mettendo le fette di torta sui
piattini cominciai a pensare a come avrei potuto far cadere nella tela Light. Per
quanto l’idea non mi piacesse dovevo convincermi che Light fosse Kira, almeno
finché non mi fossi stata perfettamente certa del contrario.
“Pensa solo che lui è Kira e fai il
tuo lavoro. Ragiona come ragionerebbe L ma mantenendo il tuo sharm. Ce la puoi
fare, Misa! Sì, ce la posso fare!”
Nella mensolina notai la presenza di un
fornelletto da campo e vicino ad esso un bollitore fatto apposta per preparare
il thé e anche una caffettiera italiana (mio fratello beveva solo il caffè
espresso. Era fissato). Scelsi il thé ai frutti di bosco, il preferito di L
quando mangiava la torta di fragole, mentre aspettavo che bollisse l’acqua. Nel
frattempo preparai il vassoio e le tazze. Una volta preparato tutto misi il thé
sul vassoio insieme a piattini e tazzine.
Ero abbastanza barcollante nel
portare tutta quella roba, ma ce l’avrei fatta; inoltre nonno non era ancora
salito, quindi avrei fatto io gli onori di casa da brava sorellina.
“Ce la posso fare. Questa volta non
farò cadere tutto come l’ultima volta!”
Passetto per passetto, iniziai ad
attraversare il corridoio; la parrucca, essendo troppo lunga, mi dava alquanto
fastidio andandomi spesso sotto i piedi rendendo l’impresa ancora più ardua. Inoltre la frangia era troppo lunga e finiva
dritti negli occhi pizzicandoli. Sbuffando cercai di spostare i peli sintetici
della parrucca altrove per allontanarli dalla faccia.
“Uffa, questa parrucca mi ha scocciata…!”
Nello spostare la maledetta frangia
dagli occhi inciampai nella suddetta parrucca, cadendo rumorosamente, troppo
rumorosamente, per terra. Il vassoio cadde anch’esso per terra facendo fuoriuscire
il thé dal bollitore che andò a macchiare il mio amatissimo vestito lolita e
facendo rompere parecchie tazzine e piattini.
<< Che succede? >>
Alzai gli occhi trovandomi di fronte
sia L che Light.
“E Light da dov’è sbucato??”
<< Misa, che hai combinato?
>> chiese mio fratello guardandomi con una nota di disappunto ma anche un
pizzico di divertimento.
<< Ecco… >> cominciai a
balbettare, << ecco… io sono inciampata nella parrucca >>
L scosse la testa cominciando ad
essere più divertito che scocciato, mentre Light si piegò ai miei piedi
iniziando a raccogliere i cocci.
<< Non pensavo fossi così imbranata
>> sussurrò con un sorriso divertito il moretto, << non ti sei
fatta male però, vero? >>
<< No, non mi sono
fatta
niente, tranquillo >> risposi togliendo il vassoio dalle mie
gambe
piegandomi verso di lui per aiutarlo a raccogliere i piattini rotti.
<< Lascia, Light. Ci penso io, non c’è probl…
>>
Le nostre mani si sforarono. Alzammo
entrambi lo sguardo l’uno verso l’altra: i suoi occhi erano davvero stupendi e
decisamente, troppo, troppo profondi. Sarei rimasta a guardarli per tutta la
vita. Nessun’altro aveva occhi così magnetici e
capaci d’intrappolarmi in quel modo. Light era davvero…
<< Ehm, ehm! >>
La tossetta palesemente irritata di
L mi riportò alla realtà. Mi ero talmente persa negli occhi del ragazzo da non
rendermi conto che mi trovavo in una posizione che lasciava intravedere molto.
Probabilmente il mio caro fratellino se ne era reso conto. Immediatamente mi sedetti
sui talloni per evitare di far vedere oltre diventando completamente paonazza.
Light mi sorrise gentile come al solito.
<< Light, torna dagli altri.
Ci penso io ad aiutare Misa >>
<< Come vuoi, Ryuzaki >>
rispose il moretto lanciandomi un’ultima occhiata per poi alzarsi e tornare
dagli altri come era venuto.
L si piegò cominciando a raccogliere
anche lui i vari cocci. Aveva una faccia scocciata e cupa e per quanto fosse
normale che stesso piegato per raccogliere gli oggetti per terra era decisamente
troppo ingobbito.
“Probabilmente è arrabbiato con me
per quello che ho fatto”.
<< Scusami >> dissi
dandogli una mano, << sono inciampata nella parrucca e… >>
<< Mi spieghi perché ti sei
piegata in quel modo? >> chiese senza alzare lo sguardo mettendo i
pezzetti di tazzina nel vassoio.
<< Come? >>
<< Misa, non dirmi che non ti
sei resa conto di esserti piegata in una posizione che mostrava tutto il tuo
decolté!? >>
<< A dir la verità… lì per lì
no >> risposi, << e comunque non c’è bisogno di scaldarsi tanto.
Light è stato davvero… >>
<< In gamba a guardare bene e
farsi un’idea del tuo corpo giusto per vedere quanto può divertirsi con la
sorellina del suo rivale, certo >> ringhiò a bassa voce, << e poi
ho visto l’ho sguardo che vi siete lanciati, non sono mica cieco! I tuoi occhi
parlavano da soli Misa! È meglio che tu faccia le tue cose e io pensi alle mie!
Ti vedo già troppo coinvolta. >>
Mi alzai i piedi sbattendoli
rumorosamente andando a calpestare con un tacco uno dei tanti cocci.
<< Ma cosa dici? E poi la
smetti di essere così paranoico? Non c’è NIENTE! Quante volte te lo devo dire? >>
<< Non sono affatto paranoico!
Inoltre ti avevo anche pregata di non andare più in giro vestita con abiti
così… >>
<< Così come? >>
<< Porno star >>
Quell’affermazione mi fece drizzare
il sangue nelle vene.
Io vestita come una…
Lo guardai per un secondo ferita ed amareggiata. Non pensavo che
proprio lui, mio fratello, la persona alla quale volevo più bene al mondo potesse
darmi della…
Mi avvicinai alla porta della stanza
aprendola con forza.
<< GUARDA CHE LO STO FACENDO PER
TE! E SAI COSA STO INIZIANDO A PENSARE? CHE ANCHE TU, IL GRANDE L, POSSA
SBAGLIARTI A CAUSA DI UNA STUPIDA, INSULSA GELOSIA ! >>
Non si alzò. Rimase fermo, con la
schiena ricurva senza nemmeno voltarsi.
Frustrata, gli lanciai un’ultima
occhiata e sbattendo la porta, cosa assolutamente non da me, uscii dalla stanza
in lacrime.
Come poteva? Come poteva dirmi certe
cose? Quello era il mio look, il mio stile e gli era sempre piaciuto. E adesso,
solo perché mi ero ritrovata a piegarmi leggermente di più verso quello che lui
pensava fosse Kira diventavo una… ma il vero problema non erano i vestiti e lo
sapevamo bene entrambi: era l’occhiata che aveva infastidito L, l’aveva detto
chiaramente e poi lo sapevo meglio di lui. Ancora non riusciva a capire che per
me non voleva dire nulla! Avevo deciso di non innamorarmi e mai l’avrei fatto! Light
era indubbiamente bello ma non era nulla per me e il fatto che L non si fidasse
di me mi feriva tantissimo, più di quanto potesse immaginare!
Uscii dall’albergo in lacrime. In
più aveva cominciato a piovere.
“Fantastico! Ci voleva proprio!”
Mi andai a sedere su una panchina ad
aspettare l’autobus. Non sapevo dove mi avrebbe portata, ma sicuramente lontana
da lì, magari proprio a casa.
Le lacrime si mescolarono alla
pioggia andando a cadere sui mie vestiti. La parrucca cominciò ad annodarsi.
Mi sentivo uno schifo.
Era la prima volta che litigavo con
L, per lo meno in quel modo. Eravamo sempre d’accordo su tutto ma questa sua
ossessione verso Light riuscivo a capirla sempre meno.
“Perché? Perché? Perché?”
Strinsi il lembo della gonna con
entrambe le mani.
“Perché L?”
Piansi per parecchio tempo. La gente
che passava mi guardava stralunata e compassionevole. Ovviamente in quelle condizioni
e con quella parrucca blu chi mi avrebbe potuta riconoscere?
Ad un certo punto non sentii più la
pioggia sopra la testa.
Mi voltai di scatto riempiendo
maggiormente gli occhi di lacrime.
<< Scusami. Hai ragione sto
diventando paranoico. Non volevo essere cattivo e sai bene che non penso affatto
quello che ho detto >>
La voce di L era calda e setosa.
Quella del mio fratellone.
Quello di sempre.
Lo guardai ancora un po’ con gli
occhi sempre gonfi. Il trucco sicuramente doveva essere sbavato, completamente
andato.
<< Il problema è che sei
troppo bella >> disse lui guardando avanti, << ho paura che sia
troppo rischioso per te aiutarmi con questo caso e… >>
<< Tu devi fidarti di me, L
>> ribattei guardando nella sua stessa direzione, << mi avevi dato
carta bianca su come muovermi con Light, ricordi? Se tu fai il fratello geloso,
come potrebbe anche solo pensare di avvicinarsi a me e iniziare a provare
qualcosa, fosse anche solo amicizia, per poi finire nella trappola? >>
<< Il problema è che sono
geloso di te… >>
<< Me ne sono accorta >>
<< Non sopporto che nessuno
oltre me ti stia vicino… >>
<< Anche per questo non c’era
bisogno di uno scienziato ma a prescindere dal caso Kira non puoi comportarti
così. Sei mio fratello e dovresti godere della mia felicità. Se incontrassi
l’uomo della mia vita tu non puoi pensare di aggredirlo solo perché sono la tua
sorellina, capito? >>
Mi voltai a guardarlo. Sembrava…
triste.
<< Già, hai ragione >>
ammise dopo un lungo sospiro, << sei
solo mia sorella, non la mia ragazza, no? >>
Lo abbracciai.
Aveva capito. Aveva capito tutto! Il
miglior fratello detective del mondo!
<< Lo sapevo che mi avresti,
capita! >> esclamai dandogli un bacio sulla guancia, << Quindi da
adesso in poi mi lascerai davvero carta bianca? Non ti irriterai se Light
dovesse anche provarci davanti ai tuoi occhi, cosa che tra l’altro non ha mai
fatto, o se io facessi un po’ la gatta morta? >>
<< Davanti a me sei pregata di
non esagerare. Ma comunque sì >>
<< Me lo prometti?>>
Ci mise un po’ a rispondere. Si
portò il solito pollice in bocca smangiucchiandolo come al solito.
<< Sì >> rispose alla
fine tirando fuori dalla tasca un leccalecca alla fragola, << sì te lo
prometto >>
To be continued...
*Goma-wakame: piatto giapponese, alghe con il sesamo.
* Umi Ryuzaki: è una delle tre protagoniste di Rayheart (per chi
conoscesse il cartone in italiano è "Una porta socchiusa ai
confine del sole")
Ciau a tutti!!
Ed eccoci qui con questo terzo capitolo molto difficile da partorire!
Lo so che in questo capitolo non succede praticamente nulla, ma
nonostante tutto lo considero fondamentale: volevo mostrare quanto
L sia geloso di Misa e di quanto lei sia comunque molto confusa
riguardo a Light: da una parte vuole aiutare L e vorrebbe che avesse
ragione come al solito, dall'altra però, nonostante si ostini a
dire che lei non s'innamorerà mai, è in netto contrasto
con quello che le dice il cuore. Forse questo capitolo può
sembrare inutile, ma in realtà lo è più di quello
che sembra. Dal prossimo Light dovrebbe essere decisamente più
presente, quindi, fan di Light non vi preoccupate xD
Comunque spero vi sia piaciuto ugualemente nonostante L adesso sia non
OOC... molto peggio! (dovrebbe tornare quello di sempre a breve
comunque [o quasi] dopo questa botta di gelosia acuta, tranquilli xD)
Adesso passiamo alle recensioni:
Princess Serenity: come vedi
Misa inizia a giocare ma... non bene. Mosse sbagliate! La ragazza
è troppo attratta dagli occhi di Light... però non
è detto che ci andrà tanto dolce d'ora in poi (ancora lo
devo decidere, il quarto capitolo è sotto stesura xD). Comunque
come al solito grazie per il commento! Sei dolcissima! ;) Un bacione e
dimmi come ti sembra questo capitolo! ;)
Labestiapazza: Come ti ho
già scritto Light è ancora un personaggio tutto da
"maturare"; per ora diciamo che è una via di mezzo tra L'IC/OOC
per il semplice fatto che bisogna capire se sta fingendo ogni suo
singolo atteggiamento con Misa oppure no (chi lo sa?); spero che questo
capitolo ti sia piaciuto come gli altri e comunque forse riuscirai a
leggere come al solito qualcosa tra le righe... vedi tu, vediamo se
capisci ;) Un bacione!
Yuuki B: ahahahaahhahah la
parte della sciacqualattughe xD!! Povera Misa, a volte penso sia pure
più sveglia di Yuuki per certi aspetti (anche se è una
bella lotta tra le due, eh xD) comunque spero di non aver aggiornato
troppo tardi, considerando che ero in viaggio, che mi hanno chiesto di
montare un video (e ne dovrei fare anche un altro... aiuto!^^) e che
non ho sentito il mio ragazzo pertre giorni (quando è fuori
anche lui può capitare visto che va sempre in posti dove non
prende il telefono!!) e quando mi ha chiamata mi ha fatto quasi
prendere un infarto degno del death note dicendomi che ha quasi
rischiato di andare al creatore (lasciamo perdere! -.- per fortuna non
si è fatto niente...!!). Spero che questo chappy ti sia piaciuto
come al solito! Inoltre VOGLIO, ESIGO anzi (xD) l'aggiornamento della
tua ff!!! SPICCIATI :P Un bacione, ci sentiamo!! ;)
Any_: Scusa se ti rispondo solo
qua, ma ti giuro che in realtà avevo risposto ad ogni tuo punto
mentre ero a berlino... solo che mi è soltata la connessione
proprio mentre ho cliccato "invia" (rosicata pazzesca! Ci avevo messo
più di un quarto d'ora a risponderti!). Quindi cominciamo
dall'inizio:
Non mi uccidere per aver reso L ancorapiù OOC!!! xD Lo so che
lui realtà è decisamente freddo e distaccato, però
volevo mostrare (specialmente in questo capitolo) quanto L sia
profondamente geloso della sorella
(??). E' la persona a cui vuole in assoluta, con lei non riesce a
mantersi calmo. Volevo he fosse più forte di lui, ecco.
Nonostante questo OOC esagerato, penso, come ho già scritto, che
già dal prossimo capitolo tornaerà più il vero L
del manga.
Misa sì, è decisamente IC e la trovo IC anche in questo
nonostante la confusione nei confronti di Light; essendo meno stupida
rispetto al fumetto/anime l'ho voluta far sembrare più ingenua e
dolce da una parte, ma farte e decisa dall'altra (o forse è
un'impressione mia e basta). Mi piace un sacco così però,
non lo so :)
Light è un bel mistero anche per me adesso. Come ho già
detto, per ora è sia IC che OOC... si vedrà cosa
farà anche se comunque adesso sarà molto più
presente di prima e farò capire meglio i suoi atteggiamenti
(almeno ci proverò). Comunque PROMETTO che Light Kira ci
sarà (anche perchè, forse sarò pazza ma lo adoro!
Anzi, spesso lo preferisco al buono nonostante mi piaccia pure in
quella circostanza ;)).
Con questo dovrei aver concluso... un bacione e fammi sapere! Spero che
non ci siano al solito troppi errori. L'ho ricontrollato parecchie
volte anche questa volta, ma ogni tanto il mio cervello è
stupido quindi legge bene anche see è scritto male. Correggimi
se dovessi trovare qualcosa, così da poter migliorare ;) Un
bacione!
Rika: tesoroooooooooooo!!!
Anche a te non ho risposto per lo stesso problema della connessione che
andava e vaniva (e anche perchè mia sorella teneva sempre per
sé il computer e all'una di notte, dopo una giornata piena ero
distrutta!). Comunque grazie come al solito! Comunque facciamo una
cosa. tu ti tieni L, io Light e poi facciamo una bella uscitaa a
quattro, ti va? :P (io mi ammanetto a Light! Mio!xD). Comunque spero ti
sia piaciuto anche questo chappy! Un bacio bella! Ti voglio bene! (ho
porta a stampare la maglietta con la L... vediamo come verrà!
Poi ti faccio vedere!!)
E con questo concludo. Purtroppo penso ci metterò un po' di
più ad aggiornare, ma non disperate troppo, ok? :) (e chi si
dispera xD) UN BACIO A TUTTI!!! :D
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Capitolo 5 *** Capitolo 4: Dubbi ***
Capitolo4
4
Doubts
<< Uhm… quindi non hai altri fascicoli su Light, vero? >>
<< Cartacei no, però se ti
possono essere utili ho le cassette della sorveglianza in casa sua. Comunque
non credo che quelle ti aiuteranno molto. Se lui fosse davvero Kira non si
farebbe mai sorprendere in atteggiamenti sospetti >>
Annuii sfogliando per la quarta
volta il fascicolo di Light. Finalmente, dopo due settimane di estenuante lavoro,
mi era stato concesso il fine settimana libero… Peccato che fossero due giorni
pieni che non facevo altro che controllare i fascicoli riguardanti il figlio del sovrintendete Yagami che mi
aveva dato mio fratello. Data la situazione, per quei giorni avevo deciso di fermarmi da lui in
albergo. Quella sera io e L eravamo soli con
Watari; tutti gli uomini del quartier generale erano tornati chi a casa, chi al vero
quartier generale.
Stavo distesa sul
lettone di L con
l’ultimo fascicolo tra le gambe: non sapevo come (e NON volevo neanche saperlo, a dire il vero), ma il mio amato fratellino era riuscito a
trovare, tra le
tante cose, tutte le pagelle (sempre con il massimo dei voti), premi
sportivi, attestati vari e anche il test
teorico di scuola guida di Light.
<< Light sembra davvero
perfetto >> commentai con un sorriso gattonando fino al bordo del letto
dove stava seduto L intento a cercare le videocassette della sorveglianza in
uno scatolone, << o almeno così sembra dai fascicoli. Forse hai ragione
tu, lo è decisamente troppo. In qualche modo dovrà pur sporcarsi la fedina
penale, no? >>
<< Fai poco la spiritosa
>>
<< Ma non faccio la spiritosa!
>> piagnucolai poggiando le mani sulla sua schiena, << Posso capire
perché t’incuriosisce tanto, infondo. E forse ti scoccerà, ma trovo anche che vi
somigliate molto >>
<< Sì, lo penso anche io
>> borbottò lui distrattamente tirando fuori la famigerata cassetta,
<< ed è per questo che mi sto fissando con lui, credo >>
<< Io spero che non sia Kira, sinceramente >> dissi sedendomi con le gambe incrociate aspettando
che L prendesse posto vicino a me, << voglio dire, se lui non lo fosse,
sarebbe davvero un grande alleato, non trovi? Due geni del bene che danno la
caccia allo stesso serial killer da strapazzo! Non lo trovi fantastico?
Potreste anche diventare amici >>
<< Non credo che possona esistere “due
geni del bene” >> replicò lui accovacciandosi vicino a me nella sua solita assurda posizione, << e se posso essere sincero, da una parte
mi dispiacerebbe se lui non fosse Kira >>
<< Cosa vuoi dire? >>
<< Forse ti sembrerò un po’
pazzo, ma Kira è talmente astuto che penso ci resterei male se scoprissi che
non è qualcuno alla mia altezza, cosa che Light, acuto, preciso ed
intelligente com’è, è nel modo più assoluto >>
Non commentai. Era un discorso talmente
assurdo da avere senso.
<< Guarda. Sta partendo il
nastro >>
Alzai lo sguardo verso lo schermo:
Light che tornava da scuola.
<< Fratellone, quanto dura il
video? >>
<< L’abbiamo sorvegliato per
una settimana a partire dalle sette di sera, fino a quando non si svegliava.
Fai i tuoi conti >>
<< Cosa? Ma sei pazzo! E io
dovrei vedermi una cassetta che dura più o meno ottantaquattro ore?! >>
<< Certo che no >>
ridacchiò lui prendendo un leccalecca alla banana dalla tasca, << I pezzi
in cui dorme o va al bagno li manderò avanti velocemente. Alla fine non saranno
più di 28 ore di ripresa >>
Sgranai nuovamente gli occhi per poi
prendere il cuscino e stendermi a pancia sotto pranta a gustarmi il video.
<< E meno male che dovevo
riposarmi questo fine settimana! >>
Quella sera guardai per più di otto
ore, quasi consecutive, il video che ritraeva Light di spalle che studiava
senza sosta.
“Mi chiedo dove metta i grassi di
quelle patatine al consommé.” pensai mandando avanti veloce la cassetta con
fare stanco. L era andato nell’altra stanza a dare un altro sguardo ad altre
informazioni e carte varie nell’attesa arrivassero i membri del quartier
generale.
Per quanto Light fosse un ragazzo
interessante, il vederlo di schiena, chino sui libri era decisamente noioso. Non
si capiva assolutamente nulla da quelle maledette riprese.
Mandai ancora avanti finché
finalmente arrivò qualcosa che meritava un minimo di attenzione: Light al
bagno.
Stoppai per un secondo assicurandomi
che L non fosse a portata di orecchio e occhi. Poi pigiai il tasto “play”. Il
Light del video osservò il suo riflesso nello specchio con un sorriso per poi
togliersi maglietta e canottiera con un
gesto rapido. Ok, era decisamente, ma decisamente bello! Il suo fisico così
asciutto e perfetto lo faceva assomigliare ad una statua. Era davvero il
ragazzo più bello che avessi mai visto in vita mia. Il castano, ignaro che
qualcuno potesse riprenderlo in quelle condizioni, si tolse anche i pantaloni
rimanendo solo in boxer.
“O. Mamma. Mia. Quanta. Roba!!”
Ok, quel video finalmente si stava rivelando interessante.
Il ragazzo prese un asciugamano e un
accappatoio per poggiarli vicino alla doccia. Tornò a specchiarsi nuovamente:
rimase fermo così per qualche secondo sorridendo ancora allo specchio scuotendo
la testa. Poi fece una cosa che mi sorprese: alzò di scatto la testa e sgranò
gli occhi per poi lanciare uno sguardo proprio in direzione della telecamera; uno
sguardo strano, diretto, come se sapesse che qualcuno lo stava osservando. Possibile? Ma non fu tanto il fatto che
si fosse girato verso la telecamera a sorprendermi quanto l’espressione sorpresa che era
comparsa sul suo volto. Sembrava quasi che qualcuno gli avesse detto esattamente
che la telecamera si trovava lì e lui si fosse voltato a controllare. Ma questo era
ancora più assurdo, era da solo in bagno, no?
<< Misa, quando finisci con
quella cassetta pot… MISA! >>
Mi voltai verso mio fratello con
sguardo interrogativo per poi voltarmi nuovamente verso il video. Light
completamente nudo che entrava nella doccia. Immediatamente diventai bordeaux e
mi coprii gli occhi con entrambe le mani. L prese il video dal registratore per
rimetterlo nella custodia.
<< Vedo che la cassetta ti è
piaciuta molto >>
<< Non… cioè, no… non è come pensi, giuro! >> gridai
posando entrambe le mani sugli occhi, << anzi, ti stupiresti se ti
dicessi che proprio nella ripresa al bagno ho notato qualcosa d’interessante!
>>
<< Al novantanove virgola nove
per cento penso che si tratti della prestanza fisica di Yagami, no? >>
<< S… cioè, no! Cioè, anche!
Uffa, lascia che ti spieghi! >> esclamai catapultandomi giù dal letto e afferrando
la sua maglietta, << Ascolta. Inizio a pensare seriamente che tu possa
aver ragione, che lui possa essere davvero Kira >>
<< E te ne sei accorta dalla
ripresa del bagno? >> domando scettico.
<< Sì! >>
Gli spiegai le mie perplessità
finché non si decise a rimettere la cassetta nel video registratore e guardare
con me il pezzo incriminato.
<< Osserva: prima si guarda
allo specchio, sorride, abbassa la testa per poi rialzarla di scatto e voltarsi
proprio verso la telecamera. Non ti sembra strano? >>
L tornò indietro con il nastro per rivedere
meglio ingrandendo più e più volte.
<< Sì, indubbiamente è strano
>> commentò mio fratello portandosi il pollice alle labbra, << mi chiedo come
abbia fatto a scoprirlo però. Seppur io sia convito che lui abbia intuito fin dall'inizio che
siamo entrati in casa sua, ricordi lo stratagemma del foglietto nella porta,
no?, non poteva sapere dove abbiamo piazzato le telecamere, non si è mai messo
a cercarle. Questa cosa m’incuriosisce sempre di più… >>
Rimasi ferma a pensare portandomi un
cuscino al petto. Era vero, nelle riprese non si vedeva una singola volta Light
bazzicare per casa alla ricerca di qualcosa di sospetto come appunto cimici e
telecamere, eppure qualcosa non tornava. Forse L non era così paranoico come
pensavo; probabilmente il suo dire che Light era fin troppo perfetto
significava che anche il suo modo di parlare e di muoversi sembrava
meticolosamente studiato ed architettato ad arte? Beh, se l’atteggiamento da
bravo ragazzo era solo una maschera per mascherare chi era veramente allora
dovevo ammettere che era un ottimo attore, però…
<< L, visionerò nuovamente
questa cassetta >> dissi riavvolgendo il nastro della cassetta, <<
non so perché ma credo che guardandola attentamente potrei riscontrare qualche
altra cosa interessante >>
<< Ad esempio? >>
<< Se si è fatto scappare
quell’espressione al bagno, che per quanto si possa notare è comunque molto repentina,
magari guardando attentamente potrei trovare anche qualcosa mentre studia,
qualche altro movimento particolare. Per quanto mi sembra strano che una
persona riesca a fingere così a lungo, magari in realtà ogni movimento, espressione sono
calcolate. Non lo so… >>
L mi guardò continuando a torturarsi
il labbro per poi darmi una pacca sulla spalla.
<< Quindi non sono paranoico?
>>
<< No, affatto. E credo
proprio che sia anche arrivato il momento di un approccio più diretto con lui
>>
<< Approccio più diretto?
>>
<< Lascia fare alla tua
sorellina >> dissi mentre mi stendevo sotto la coperta, << sono
un’attrice e sono una donna, un’accoppiata a dir poco vincente quanto micidiale! >>
<< Attrice e… >>
<< Sì, donna, non guardarmi
con quella faccia da pesce lesso con occhio da triglia presa a pugni! >> ridacchiai,
<< Ricorda: se una donna decide che un uomo deve essere suo e deve
cadere ai suoi piedi, stai pur certo che prima o poi lui cederà, perché non c’è
niente che una donna non possa ottenere se la vuole davvero >>
<< E tu cos’è che vorresti?
>>
Ampliai il sorriso sulle labbra.
<< Light Yagami >>
Quella
mattina quando mi svegliai, a causa di un tremendo brusio, avevo
un mal di testa da record; ero rimasta sveglia a guardare il
video
per tutta la notte e la mia mente non faceva altro che ripensare agli
occhi di
Light rivolti prima verso lo specchio e poi alla telecamera.
<< Non posso crederci che non
si riesca ancora a trovare il corpo della signorina Misora! È ridicolo!
>>
<< Matsuda, potrebbe smetterla
di gridare? Le ho già detto che nella stanza affianco c’è Misa che dorme.
Questa notte non è riuscita a dormire bene, quindi cerchi di non svegliarla
>>
Peccato fosse troppo tardi: guardai
la sveglia sul comodino di mio fratello.
“Solo le 9:30. Ho dormito si e no
tre ore. Pensavo fosse più tardi”.
Mi appoggiai nuovamente sul cuscino
provando a riaddormentarmi, ma il brusio nella stanza accanto era decisamente
troppo forte e l’assenza di una porta aggravava la situazione.
Mi sollevai stropicciandomi gli
occhi.
Il sonno era passato, maledizione. E
nonostante questo mi sentivo uno zombie.
Dopo aver scostato le coperte con i
piedi, cercando di fare meno rumore possibile, mi avvicinai al bagno continuando a stropicciarmi gli occhi.
“Uff, non fa bene ad una modella
dormire così poco, mi verranno le occhiaie e le rughe”.
E infatti lo specchio non mentiva:
avevo due enormi borse sotto agli occhi che forse solo un chilo di fondotinta
avrebbe potuto cancellare. Sospirai rumorosamente sciacquandomi il viso.
“Ok, adesso devo studiare un piano
per poter diventare molto intima con Light. Cercherò di far breccia su di lui. Aspetta però: se lui fosse Kira avrebbe tutto
l’interesse di avvicinarsi a me, come stava iniziando a fare. Quindi cosa
dovrei fare? Devo essere io a fare la prima mossa o dovrei aspettare che sia
lui a farsi avanti?”
Mi guardai nuovamente allo specchio
constatando che forse sarebbe bastata una doccia a farmi tornare quella di
sempre. Tornai nuovamente in camera di L dove presi i vestiti e un asciugamano
che molto previdentemente il mio amato fratellone aveva messo su una sedia.
Dopo la doccia e dopo essermi
truccata mi sentivo decisamente meglio e più me stessa. Cosa non riescono a
fare una doccia e del trucco messo ad oc, eh?
<< Buon giorno, signori!
>> esclamai con un sorriso entrando nel salone dove tutti gli agenti del
quartier generale, più L e Light, si trovavano.
<< Già in piedi? >>
chiese L sorpreso, << pensavo che avresti dormito un po’ di più >>
<< Non avevo molto sonno
>> mentii con un sorriso andandomi a sedere vicino a Light, << ho
solo un altro giorno di riposo in fondo. Dovrei approfittarne per uscire, andare a
fare un po’ di shooping o qualcos’altro >>
<< Capisco >> commentò
mio fratello prendendo tra le mani un bigné ricoperto di crema alla fragola,
<< e con chi usciresti? >>
<< Da sola, che domande! Rio è
andata a trovare il suo ragazzo ad Osaka, mentre tutto il resto delle mie amiche
è sparso tra Inghilterra e Stati Uniti, con chi dovrei andare? Con un membro
del quartier generale, forse? >>
A quella frase tutti i polizioti trattennero il respiro pensando che lo stessi pensando sul
serio.
<< Uhm… >>
L cominciò ad mettere zollette di
zucchero nel caffè; ne contai almeno sette.
<< Light, perché non
l’accompagni tu? >>
Sia io che Light sgranammo gli
occhi.
<< Sono ancora un po’ restio a
mandare Misa in giro da sola dopo quello che è successo e sono sicuro che con
te starebbe al sicuro, no? Se l’hai salvata così prontamente senza sapere chi
fosse, figurati ora che sei che è la mia sorellina >>
<< Sì, però… Ryuzaki forse…
forse… sarei più utile qui, non ti pare? >> replicò Light prendendo un
plico di scartoffie in mano, << Ricordi? Dobbiamo finire di controllare
queste carte >>
<< Light ha ragione, L. Posso tranquillamente
andare da sola o…>>
<< Insisto. >>
Guardai gli occhi di mio fratello ed
immediatamente capii: voleva lasciarmi da sola con lui affinché entrassimo in
intimità per poter carpire qualche informazione in più su di lui. Grande!
Sinceramente non ci avrei pensato. Quindi alla fine aveva deciso davvero di
darmi carta bianca. Non immaginavo tanto…
Light mi lanciò un’occhiata
perplessa e non molto convinta. In risposta gli feci gli occhi dolci.
<< Ok, va bene >> sospirò alla fine.
<< Grazie mille Light!
>> gridai balzandogli al collo, << bevo solo un caffè, mi metto il
giacchetto e sono pronta, ok? >>
Il ragazzo annuì senza troppa
convinzione mentre io correvo in camera a prendere borsa e giacchetto.
“Grazie L!”
<< Che ne dici se andiamo a
prendere qualcosa da bere? Pago io! >> domandai voltandomi verso Light
con un sorriso a trentadue denti.
<< Direi che
è la decisione migliore che tu abbia preso nelle ultime quattro
ore >> sospirò lui con fare stanco.
Mi voltai riprendendo a camminare
con passo saltellante mentre il castano dietro di me, da bravo accompagnatore,
portava tutte le buste con le cose che avevo comprato. L’avevo trascinato nel
mio centro commerciale preferito. Ero entrata praticamente in tutti i negozi provando
sempre almeno due o tre capi. Tra i tanti negozi stavo cercando anche una
piccola fumetteria che aveva sempre avuto un sacco di cose. Mi ero sorpresa nel vedere che aveva chiuso. Pensare che
ci era andata meno di un mese prima.
Bah, strano.
Continuammo a camminare per un bel po’
finché, quasi alla fine del corridoio non ci ritrovammo di fronte ad un’enorme
entrata con insegne colorate e decisamente troppo fosforescenti. Mi avvicinai incuriosita
mantenendo il passo saltellante.
“BENVENUTI AL MANGA CAFÉE! L’UNICO
POSTO DOVE POTETE TROVARE TUTTI I VOSTRI MANGA PREFERITI, GAGTES, COSPLAY E CHI PIU' NE HA NE METTA! E SE COMPRERETE
ANCHE UN SOLO MANGA LA BIBITA È IN OMAGGIO! COSA STATE ASPETTANDO? ENTRATE AL
MANGA CAFÉE! ”
<< Che dici? Entriamo?
>> chiesi continuando a guardando con estrema curiosità la fosforescentissima
insegna.
<< Qui? >> fece lui
perplesso lanciando occhiate disgustate alla scritta e all’interno del locale.
<<
Perché no? M'incuriosisce questa nuova fumetteria e poi
devo comprare due fumetti che sono usciti più di due settimane
fa ma che non ho avuto il tempo di andare a comprare. E già che
ci siamo tanto
vale non pagare la bibita, no? >>
Il ragazzo guardò nuovamente l’insegna del
negozio e il suo interno << Beh, se proprio devi comprare dei fumetti,
tanto vale approfittarne >> sospirò lui seguendomi nel grande atrio.
Subito ci venne incontro una ragazza
vestita da maid decisamente molto, ma molto svestita (troppo anche per una maid
normale!) che fece subito gli occhi dolci a Light.
<< Benvenuti signori! Preferite
passare all’angolo prima all'angolo “mondo manga” o al caffé? >>
<< Io penso che andrò a
cercare i fumetti. Mi accompagni o preferisci sederti e prendere qualcosa? >> chiesi incenerendo senza quasi
rendermene conto la dolce maid.
<< Tu vai. Se non ci metti
tanto ti aspetto per il caffè >>
<< Ok, sarò un lampo! >>
e senza nemmeno aspettare la sua risposta mi diressi verso le scale più avanti
seguendo l’insegna “MoNdO mAnGa”.
Arrivata al piano superiore rimasi felicemente
sorpresa: scaffali pieni zeppi di fumetti elencati per genere, anno e mese di
pubblicazione. Era enorme.
“Allora, vediamo un po’…” iniziai a
scorrere il dito tra i vari scaffali, “Hell Girl, Hell Girl, Hell Girl… ah, ci
sono! Eccolo!”
Con mia grande sorpresa erano usciti addirittura due numeri in più di quanto
mi aspettassi! Ottimo, così non ci sarebbero stati davvero problemi con la
tassa per la bevanda e avrei avuto molto più da leggere. Per la troppa euforia mi trovai a sfogliare il
volumetto e leggerne le prima pagine. Non c’era niente da fare, quel fumetto
m’intricava disegno dopo disegno e storia dopo storia. Mandare una persona all’inferno
per il male commesso ma accettare di finir tu stesso all’inferno dopo la morte pur di non far
soffrire più una persona a te cara o te stesso… io l’avrei mai fatto? Avrei mai
potuto sigillare un simile patto con “la figlia degli inferi”? Forse sì, ma di
sicuro mi sarebbe piaciuto di più essere lei (con quello stupendo kimono!). Strano
però, la filosofia di quel fumetto mi ricordava qualcosa. Ma cosa?
<< Ma guarda, guarda chi
abbiamo qui… >>
Mi voltai di scatto spaventata,
facendo un salto all’indietro.
Non appena mi resi conto di chi
avevo davanti spalancai subito gli occhi e il precedente spavento bruciò
diventando immediatamente rabbia.
<< Thomas. Che ci fai qui? >>
<< Potrei farti la stessa
domanda, lo sai, Misa? >>
Sentivo il sangue gelarmi le vene
come non mi era mai successo in vita mia, ma dovevo rimanere calma. Dovevo
mostrarmi distaccata e trovare un modo per raggiungere Light che mi stava
aspettando al caffè.
<< Sono qui per lavoro
>> risposi fredda, << e tu? >>
<< Lo stesso >> disse
lui accennando un sorriso su quella faccia da bravo bambino, << Devo
ammettere che più passa il tempo più diventi bella Misa >>
<<
Non posso certo dire lo stesso di te, Thomas. Hai perso tutto il tuo fascino
>>
<<
Andiamo, non sarai ancora arrabbiata per quella storiucola con Jenny? >>
cominciò a ridere sguaiatamente lui, << Lo sai che non era niente di
serio. È stata solo una scopata, per la quale ti ho anche già chiesto scusa! Ho
capito il mio errore, sai? E poi, tu sei decisamente meglio di quella, da tutti
i punti di vista…>> la sua mano provò a sfiorarmi il volto. Mi scostai
subito con un gesto rapido e brusco.
<<
Non mi toccare >>
<<
Uuuhh! La gattina ha tirato fuori le unghie… >>
<<
Non ti conviene provocarmi se non vuoi che lo dica immediatamente a mio
fratello >> ruggii con voce roca, << anche lui si trova in
Giappone, più vicino di quanto immagini >>
Per un
istante lo vidi impallidire per tornare immediatamente lo sbruffone che tempo
addietro non mi ero accorta che fosse.
<<
Ma lui adesso non è qui con te, vero? >>
<<
No, ma… >>
Mi
ritrovai con le spalle attaccate alla libreria. Il volto del ragazzo troppo
vicino al mio. Per un momento mi sembrò anche di tornare indietro nel tempo,
quando avere le sue labbra così spaventosamente vicine alle mie mi faceva
sentire al settimo cielo e la ragazza più felice e fortunata sulla faccia della
terra. Adesso, l’unico sentimento che provavo era una rabbia quasi
incontenibile.
<<
Devi stare attenta, Misuccia. Sono diventato più famoso di quanto tu possa solo
lontanamente immaginare. Se ti incrocerò sulla mia strada rischi di non finire
affatto bene se lo voglio, capisci cosa intendo, no? >>
<<
Mi stai minacciando?! >>
<<
No, non ti sto minacciando >> ridacchiò lui avvicinando ancora di più il
suo viso al mio, << ti sto semplicemente avvertendo. Prova ad
intralciarmi in qualche modo, in qualsiasi modo, e io farò lo stesso con la tua
carriera >>
“Bastardo!”
Rimase a
fissarmi negli occhi per qualche altro interminabile secondo, finché, improvvisamente,
non riuscii più a respirare: le sue labbra si erano posate prepotentemente
sulle mie cercando addirittura di approfondire il bacio. Quel maledetto voleva umiliarmi
più di quanto non avesse già fatto in passato. Non era altro che un bastardo!
Lo allontanai bruscamente cercando di trasmettergli tutto l’odio che stavo
provando.
<<
Ti ho sempre adorata Misa. Quando vuoi, e solo quando vuoi, hai fegato >>
Continuai
ad incenerirlo mentre mi abbassavo leggermente a prendere i fumetti che molto gentilmente aveva fatto cadere a
terra quando mi aveva spinta sulla libreria.
<< Thoooooooomaaaaaaaaaaaaas!
My deaaaaaaaaaaaar! >>
Alzai
appena lo sguardo: una finta rossa, con voce stridula, sul metro e settanta con
fianchi decisamente larghi e ondeggianti si stava avvicinando a noi.
<< Thooomas, dear. I want go
out. I thought that this shop was a library >> immediatamente abbassò lo
sguardo verso di me, sorpresa e quasi disgustata, << Oh… dear, who is
she? A friend? >>
<<
Yes, she is my old friend >>
La ragazza
mi guardò per qualche altro istante finché non lo prese per un braccio e lo
baciò come se volesse dimostrarmi qualcosa.
<<
Thoms is my boyfriend! >>
sottolineò lei guardandomi di sott’occhi dopo essersi scollata.
Per un
momento la compatii; per quanto stupida e gallina potesse essere, o quanto meno
apparire, mi faceva pena. Non sapeva neanche quanto fosse sfortunata ad avere
un ragazzo del genere. Anzi, peccato che non fosse arrivata prima, magari se ne
sarebbe accorta.
Comunque peggio
per lei. Io avevo già dato.
<< But in fact… who could want him? >> replicai,
<< Excuse me. I must go on >> e senza degnarli di un altro sguardo
mi diressi velocemente infondo alle scale diretta verso la cassa dove pagai i
due fumetti. La maid alla cassa, la ragazza che aveva accolto me e Light mi
disse che il castano aveva consumato una bibita e se volevo potevo includerla nel prezzo di uno
dei due fumetti, cosa che feci per poi dirigermi verso il suo tavolo.
<< Misa, ma quanto ci hai messo? Ho aspettato un po’, ma poi mi
è venuta sete e… >>
<< Andiamocene >>
<< Cosa? >>
<< Andiamo via. Ho fatto includere la bibita nel conto dei miei
fumetti. Adesso andiamo >>
Mi lanciò uno sguardo interrogativo ma subito dopo, quasi contento,
prese le buste che aveva posato per terra per seguirmi fuori dal negozio.
<< Cosa vuoi fare adesso? >>
<< Voglio andare a casa >> mormorai tenendo la testa
bassa, << voglio… solo andare a casa >>
Non riuscivo a non pensare a Fileni: mi aveva usata e umiliata in
passato e in meno di cinque minuti era riuscito a fare la stessa cosa. Mi dava fastidio,
profondamente fastidio; vedendolo con quella gatta morta, non che fossi gelosa,
figuriamoci se potevo essere gelosa di una tipa così!, riprovai con una maggior
nota di fastidio e schifo la rabbia che avevo provato quando l’avevo beccato a
letto con quell’altra stupida impaccata di soldi.
Una volta arrivati alla macchina, Light mi aprii la portiera senza
proferire una parola. Probabilmente mi stava osservando da un po’ cercando di
capire dove fosse finito tutto il mio entusiasmo.
<< Dove ti porto? A casa tua o da Ryuzaki? >>
<< A casa mia. Ho bisogno del mio letto e di stare un po’ da
sola >>
Accese il motore e
per gran parte del viaggio rimase in silenzio, attento alla strada. Dopo un po’
sentii la macchina fermarsi.
<< Misa, cosa
c’è? >>
<< Niente
>> risposi automaticamente con voce inespressiva.
<< Non è vero.
È successo qualcosa dentro quella fumetteria >>
<< Ho detto
niente >> ripetei con voce ancora più bassa e quasi impercettibile.
<< Misa…
>>
<< SE DICO
NIENTE SARÁ NIENTE, NO? >> senza rendermene conto avevo urlato sbattendo
il pugno sul cruscotto dell’auto, << AHI!
>>
Mi voltai verso il
castano e poco meno di tre secondi dopo scoppiai a piangere rannicchiandomi sul
sedile nella stessa posizione utilizzata in genere da mio fratello. Lacrime di
tristezza, dolore e rabbia repressa e riaffiorata. Light sembrava perplesso.
La sensazione di
umiliazione che avevo cercato di contenere aveva rotto gli argini della diga
che con tanta fatica avevo provato a costruire inutilmente. Rimasi ferma a singhiozzare
con il volto schiacciato alle ginocchia. Dopo un po’ due braccia forti mi
circondarono e io mi strinsi ad esse non sapendo a cos’altro aggrapparmi. Probabilmente
se ci fosse stato L mi sarei sorretta a lui, ma in quel momento a mia
disposizione avevo solo Light. Cavolo, piangere davanti al quasi certo Kira era
davvero il massimo, per non dire il colmo! Però il suddetto quasi certo Kira
aveva quell’odore di pino che mi era così familiare e rassicurante da farmi
sentire al sicuro come nessun’altro.
Proprio come il
giorno in cui mi avevano aggredita, cominciò ad accarezzarmi i capelli dolcemente
lasciandomi sfogare tutto il tempo che volevo.
<< Mi dici
cos’è successo? >>
<< Th… Thom… Thomas…
>>
<< Thomas? E
chi è? >> chiese allontanandomi leggermente da sé per potermi guardare
negli occhi.
<< Thomas è il
mio ex ragazzo >>
Cominciai a
raccontargli la storia dagli albori, come se fosse il mio migliore amico e
cercassi conforto in lui. Light rimase in silenzio, indurendo leggermente il
viso quando gli dissi quello che mi aveva appena fatto nella fumetteria.
<< Possibile
che tu non possa girare da sola neanche per un secondo? Sei una calamita per
teppisti e gentaglia! >>
<< Penso proprio
che tu abbia ragione, sai? >> risi amaramente passando una mano sugli
occhi per asciugarli, << Se solo sparisse dalla faccia del pianeta
guarda… tu non hai idea di quanto sarei contenta… >>
<< Beh, se Kira
sapesse dell’esistenza di un essere del genere non glie la farebbe passare
liscia >> commentò Light guardando oltre il parabrezza, << che
gente insulsa e inutile… >>
<< Sì perché adesso
Kira è diventato come Hell Girl! Ma dai! E comunque non intendevo “sparire” nel
senso di “farlo fuori” >> borbottai guardandolo di sbieco, << e
comunque non credo lo farebbe mai >>
<< Perché?
>>
<< Andiamo
Light, proprio tu lo viene a chiedere a me?! >> esclamai seriamente
sorpresa della sua domanda, << Kira uccide CRIMINALI, non stronzetti da
due soldi che fanno soffrire la loro fidanzata e in questo caso ex. E poi penso
che uccidere sia sbagliato. È un crimine orribile >>
Immediatamente mi
risvegliai dal torpore in cui ero caduta a causa di quell’imbecille di Thomas;
senza volerlo eravamo finiti a parlare di Kira. Forse… avrei potuto scoprire
qualcosa da quella conversazione? Però strano che avesse detto una frase del
genere: possibile che il vero Kira dicesse che avrebbe potuto uccidere un don
Giovanni da strapazzo solo perché questi aveva fatto soffrire la sua ragazza? No,
impossibile. Non sarebbe stato da Kira; lui aveva un suo codice d’onore, non
avrebbe mai perso tempo con certa gente e poi che senso avrebbe avuto con la
sua missione?
Mi voltai a guardare
Light per vedere la sua reazione.
Impassibile.
Una statua di
ghiaccio.
Aveva voltato la testa dall’altra parte.
<< Sì,
uccidere è un crimine >> la sua voce era appena percepibile e sembrava
stesse parlando più a se stesso che a me, << ma è giusto uccidere persone
innocenti? È giusto che un molestatore sessuale resti impunito dopo aver
stuprato anche solo una ragazza? O che un rapinatore dopo aver ucciso degli
ostaggi venga condannato solo a qualche anno di galera dopo aver tolto ai cari
di quelli che ha ucciso la persona amata? Oppure che qualcuno uccida un padre o
una madre di famiglia lasciando un figlio orfano senza motivo rischiando
addirittura di uscirne pulito? Molta gente riesce
ad uscirne pulita perché troppa gente all’interno del governo è corrotta! A te
sembra giusto questo? >>
No, non era giusto.
Io avevo visto i miei genitori morire davanti ai miei occhi; più di una volta,
crescendo, mi ero chiesta per quale motivo doveva essere successa una cosa del
genere e più di una volta mi era tornato in mente il volto del loro assassino.
Avevo addirittura sognato di ucciderlo con le mie stesse mani per fargli male,
quasi quanto ne aveva fatto a me per tutti quegli anni, ma L mi aveva
assicurato che stava marcendo in galera e che vi sarebbe rimasto per almeno
trent’anni.
<< Molta gente
si sente più sicura da quando è arrivato Kira, non puoi negarlo. Non può
negarlo nessuno >> la voce di Light, in genere così setosa e dolce mi
sembrava d’un tratto fredda e distaccata. Terrificante, << dì la sincera
verità, Misa >> disse poi voltandosi verso di me, << se tutta la
criminalità sparisse, tu non ti sentiresti più al sicuro? >>
“Sì”.
Un momento, cosa
avevo appena pensato? Quella di Kira non era giustizia! Eppure…
<< Sì, mi
sentirei più tranquilla. Non posso negarlo >>
<< Puoi dirti
quindi contro Kira? >>
“Posso dirmi contro
Kira?”
<< Io so solo
che Kira non è la giustizia >> mormorai dopo parecchi minuti, << e
se lo conoscessi, cercherei in tutti i modi di fargli capire che per quanto il
suo ideale possa essere giusto, non è questo il modo di agire. Non macchiandosi
le mani dello stesso crimine di quei delinquenti >>
Rimasi per qualche
secondo a guardare nel vuoto. Ero convinta di quello che avevo appena detto.
Sì, assolutamente
convita.
<< Hai ragione
>> disse lui, << il modo non è certo dei migliori ed è per questo
che io e tuo fratello stiamo cercando di catturarlo, no? >>
Alzai lentamente la
testa voltandomi verso di lui: le sue labbra si erano aperte nell’ennesimo
dolce sorriso della giornata.
“Un ragazzo che
sorride in questo modo può essere davvero Kira? Possibile che questo sorriso sia solo una menzogna?”
<< Dai, per
farti riprendere dalla brutta esperienza con quel tipo in fumetteria ti porto a pranzo fuori! >>
<< Preferirei
di no >> sorrisi, << sono un po’ stanca e vorrei solo stendermi nel
mio lettone. È stata una mattinata davvero piena
e inizialmente anche divertente >>
<< Certo
>> sbuffò lui, << anche io mi divertirei a girare ottomila negozi,
comprare questo mondo e quell’altro e poi avere un facchino che mi porta tutto.
Anche se i negozi che giro io non sono certo di vestiti >>
Scoppiai a ridere.
<< Non ci
credo che tu non ti sia divertito neanche un po’! Così mi fai passare per una
ragazza terribile >>
<<
Effettivamente un po’ lo sei >>
rispose lui svoltando nella via di casa mia, << anzi, se posso dirti la
mia, un pomeriggio di shooping con te, è molto peggio della morte
che dà Kira ai criminali >>
<< Antipatico!
E poi non ci credo… ti ho concesso di vedermi sfilare GRATIS invece di
annoiarti al quartier generale con mio fratello >>
<< Non mi
piacciono le sfilate >> commentò lui fermando la macchina proprio di
fronte al mio appartamento, << preferisco di gran lunga indagare. Anche
se devo essere sincero: la modella è la ragazza più bella che io conosca
>>
Le mie guance
immediatamente presero a bruciare e a tingersi di rosso.
Quello poteva essere un
atteggiamento da Kira per irretire le sue vittime?
“Sì, decisamente
sì!”
Ero proprio contenta
di tornare a lavoro.
Ci voleva proprio!
Mi serviva a non pensare a tutto quello che era successo il giorno prima seppur
i momenti trascorsi con Light tra le
vetrine e il momento in cui mi aveva consolata erano degni di essere
ricordati. Sì, speravo davvero che lui non fosse Kira, seppur quella conversazione non
mi avesse aiutata quasi per niente. Se in un secondo mi aveva fatto credere che
assolutamente non potesse esserlo, dall’altra mi aveva lasciato il dubbio. E poi
c’era la questione della cassetta... Uffa! Era troppo complicato!
<< Signora
Veronique? >> chiesi ad una delle assistenti al trucco, << potrebbe
portarmi qualcosa da leggere? Non lo so, una rivista un giornale? Aspettare senza fare nulla mi snerva! >>
<< Certo
signorina Misa, glie lo porto subito >>
Accavallai le gambe
cercando di non pensare troppo. Non mi faceva bene per niente, specialmente a
lavoro! Le mie energie dovevano essere usate solo per le sfilate e i servizi
fotografici e il pensare a quelle cose mi faceva perdere il cinquanta per cento
delle energie.
<< Signorina,
purtroppo ho trovato solo il giornale di oggi >>
<< Non
importa, andrà benissimo ugualmente >>
Presi il quotidiano
guardando la prima pagina: c’era un
enorme titolo dedicato a Kira e su l'ultima serie di omicidi che aveva
compiuto.
“Certo che Kira non
si ferma mai, eh?”
Lessi l’articolo
girando pagina.
Continuai a leggere
finché i miei occhi non si posarono sulla foto di un uomo; aveva l’aria
familiare, l’avevo visto da qualche parte... perché adesso mi sfuggiva? Lessi la
didascalia sotto la fotografia: Hottari Hakarashi. Guardai nuovamente il volto
dell’uomo cercando l’articolo che lo riguardava:
“Sembra accertato ormai che il signor Hottari Hakarashi, accusato di
aver ucciso a coltellate la signora Sayuki Hinata, madre di famiglia, semplice
casalinga, sia stato rilasciato per mancanza di prove. È ormai la quinta volta
che quest’uomo viene accusato e scagionato per lo stesso motivo. Possibile che
sia sempre davvero innocente ed immischiato in casi equivoci e sia vittima di qualcuno,
oppure è davvero l’assassino che molti pensano che sia?”
Guardai nuovamente
la fotografia e improvvisamente mi sentii gelare il sangue.
Quell’uomo… era il
ladro che aveva ucciso i miei genitori!
L mi aveva assicurato che quell’uomo
era stato arrestato, ma allora perché stava a piede libero? Cosa voleva dire
che era stato rilasciato per mancanza di
prove per la quinta volta?
L in realtà… mi aveva mentito?
To be continued...
Finalmente
ce l'ho fatto a finire di scrivere questo capitolo! Devo essere
sincera, è stato un vero parto! L'ho scritto tipo quattro
o cinque volte ma non mi soddisfaceva mai, ma alla fine ce l'ho fatta!
Che mi dite della fine del capitolo? Vi ho messo un po' di
curiosità? ;) questa è l'unica cosa che fino ad ora
è rimasta inalterata in tutte le versioni: come nella trama
originale è troppo importante la questione dei genitori di Misa
e forse nella mia fic lo è ancora di più (chi lo sa?).
Comunque spero davvero che vi sia piaciuto perchè è stato
davvero ostico per me anche se devo ammettere di essere soddisfatta di
come è uscito. Spero di riuscire a scrivere in breve il
prossimo anche perchè la prossima settimana parto e seppur mi
porti il computer durante il viaggio per non annoiarmi (guarda caso mi
porterò anche tutta la serie animata di death note... oh che
caso! xD), non credo avrò molto tempo per scrivere. Chiedo
perdono!
Come al solito mi auguro non ci siano troppi errori (anche se so
già che dovrei passare in reassegna tutti i capitoli e
ricontrollarli -.-).
Volevo ringraziare come al solito le mie mitiche e fedeli recensitrici
(si può dire? Boh xD) Rika, Labestiapazza, Yuuki, Eli e Pricess
Serenity sperando che questo chappy vi sia piaciuto come al solito se
non di più (ovviamente io spero di più, ma credo sia
normale xD): non vi rispondo sulla pagina perchè mi sembra quasi
assurdo riscrivervi le stesse cose che già vi ho scritto nella
risposta al commento. D'ora in poi vi ringrazierò sempre in quel
modo, è tanto comodo xD e poi è meglio, rispondo con
più calma e subito :) Però se voi preferite che continui
a farlo a fine capitolo riprenderò.
Un grazie a tutti coloro che leggono ma sono timidi e non lasciano recensioni.
Un bacione a tutti e... Oyasumi! ;)
Marty!
Ps: ho cambiato nick ma sono sempre io!=D
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5: Usotsuki! ***
Capitolo5
Dedico
questo capitolo ai miei due cuginoni Giovy e Andry.
Capitolo 5
Usotsuki
Il mio cuore aveva
smesso di battere…
Tic…
… Tac
Il ladro che aveva
assassinato i miei genitori era libero…
Tic…
…Tac
Nonno
Wammy, L...
Tic…
…Tac
L: la persona che
più amavo al mondo, mio fratello, il mio migliore amico, la
mia spalla, la mia
guida, la mia seconda famiglia… Mi aveva mentito.
“Mentito…
Mentito… Mentito…”
Strinsi tra le mani
la pagina di giornale con talmente tanta forza da strapparne gli angoli
senza
neanche rendermene conto.
Non volevo crederci.
Non potevo
crederci.
Sentivo gli occhi
pizzicare tanto da far male.
Mi sentivo persa.
Avrei voluto urlare
ma sapevo che non potevo farlo. Non lì, non a lavoro dove
avevo tutti gli occhi
puntati addosso, dove qualsiasi segno di cedimento rischiava di finire
spiattellato in prima pagina senza pietà.
Chiusi gli occhi respirando a fondo. Dovevo
calmarmi, indossare la mia solita
maschera da Misa-Misa e aspettare che la giornata passasse come sempre.
“L mi ha mentito…”
No, non poteva
essere. Doveva esserci una spiegazione a quell’articolo, a
quel piccolissimo
paragrafo scritto a fondo pagina. L non mi aveva mai mentito e mai l’avrebbe fatto su una cosa
del
genere. Sì, gli avrei mostrato il giornale quanto prima, ne
avremmo parlato con calma e
sicuramente mi avrebbe
spiegato ogni cosa tranquillizzandomi come aveva sempre fatto con un
abbraccio
e un bacio sulla fronte.
Respirai nuovamente
aprendo gli occhi.
Il giornale ormai
era diventato un pezzo di carta straccia.
Rilessi nuovamente l’articolo provando
un’altra dolorosa fitta all’altezza dello stomaco.
Cercai di scacciarla
inspirando per l’ennesima volta mentre cercavo di strappaee
alla bella e meglio
il trafiletto con la foto dell’uomo mettendolo nella
borsetta. Era solo un
pezzo di carta ma sembrava pesare quanto un macigno.
<< Misa-Misa,
vieni! Ti aspettano in sala trucco! >>
<< Arrivo!
>>
Chiusi nuovamente per un altro attimo gli
occhi cercando di scacciare dalla mente il viso di quell’uomo
maledetto urlandomi
di non pensarci seppur fosse la cosa più difficile che
stessi provando a fare
da dieci anni a quella parte.
In testa avevo un
solo pensiero: parlare con L. Nient’altro era importante se
non chiarire quella situazione direttamente con lui.
Come ogni sera Rioshi
mi stava riaccompagnando a casa; mi guardava di sott’occhi
con fare
preoccupato. Aveva capito che doveva essermi successo qualcosa mentre
ci
trovavamo a lavoro, dato che la mattina ero la Misa chiacchierona e
allegra di
sempre, ma ugualmente non osava chiedermi nulla. Mi conosceva bene
ormai e
sapeva che se l’avesse fatto avrebbe rischiato che le
abbaiassi contro oppure
una non risposta mascherata quasi alla perfezione.
Da quando eravamo
partite dalla Yoshida, libera finalmente di rimanere quanto meno chiusa
nel mio
mutismo, mi stavo torturando in maniera quasi esagerata le mani.
Alla fine decisi di
prendere il cellulare dalla borsa e chiamare mio fratello. Il telefono
squillò
a lungo.
<< Pronto?
>>
All’udire la sua
voce, in genere per me così calda e familiare, sentii lo
stomaco attorcigliarsi
in maniera spiacevole, come se mi avessero tirato un pugno.
Non risposi subito.
Sentivo gli occhi
pizzicare nuovamente e sapevo che se avessi parlato in quel momento L
avrebbe
sentito la mia voce stranamente tremante.
<< Misa?
Pronto? Ci sei? >>
“Forza Misa. Infondo
l’hai chiamato tu”.
<< Ciao
fratellone! Scusami non avevo sentito la tua risposta, il telefono non
prende
bene! >> dissi con fare decisamente troppo entusiasta e
la voce
particolarmente acuta, << Che ne diresti se facessi un
salto da te adesso?
Ho bisogno di vederti >>
<< Lo sai che
sei sempre la benvenuta qui, Misa >> rispose L con la sua
solita voce
dolce, tanto che mi sembrò di vederlo sorridere
dall’altro capo del telefono,
<< solo che siamo molto indaffarati al quartier generale.
Forse il
sovrintendente ha trovato la pista giusta da seguire per trovare Kira
>>
<< Ah,
fantastico! >> gridai nella cornetta, <<
Magari passo domani allora,
che ne dici? Dovrei vederti in privato… >>
<< In privato?
>> chiese lui sorpreso, << Mi fai
spaventare sorellina, è successo
qualcosa? >>
Sì.
<< No! Ma che
dici!? >> esclamai cercando di trattenere il
più possibile la voce ferma
e normale, << Voglio solo passare un po’ di
tempo da sola con il mio
fratellone. Ho bisogno di coccole >>
Sentii L ridacchiare
divertito.
<< Hai
ragione, ti sto trascurando troppo ultimamente, ma lo sai meglio di me
quanto
sia importante questo caso. Kira è…
>>
“Più importante
anche del ladro che ha ucciso i miei genitori”.
<< ... Il
caso più importante e difficile che ti sia mai passato tra
le mani, lo so. Non
preoccuparti. Se domani ho un po’ di tempo passo a trovarti.
Ora torno a casa. ‘Notte
fratellone >>
<< Buona notte
Misa, sogni d’oro >>
“Sogni
d’oro… Certo…”
Agganciai inspirando
forte.
Rimandare quella conversazione
mi avrebbe spedita al manicomio ma da una parte mi sentivo
più sollevata: ero
sempre stata un’ottima attrice ma con L non ero mai stata
brava a mentire e mai
ci sarei riuscita, mi sgamava sempre; al massimo, come pochi minuti
prima,
riuscivo a mascherare, e non sempre bene, quello che avevo per via
telefonica
ma ero sicura che se l’avessi avuto davanti, probabilmente,
sarei crollata come
un fragilissimo castello di carte.
Dovevo ammettere che era la prima volta che
dubitassi di lui e questo mi faceva stare ancora
peggio.
Sogni d’oro…
Già… Dovevo
sperarlo.
I miei piedini scalzi
zampettarono sulle fredde mattonelle della
cucina. Come ogni sera mi era venuta sete e io, sempre
come al solito, mi ero alzata cercando
di fare meno rumore possibile per non svegliare mamma e
papà.
Provai ad accendere la
mia mini torcia che usavo apposta la notte per
muovermi per casa. Peccato che non si accese. Tentai ancora mentre le
gambe cominciavano a tremare.
“Ho
dimenticato di mettere le pile nuove!”.
Maledizione! Al buio
uscivano dalle loro tane i fantasmi; tendendo
appena l’orecchio si potevano sentire i loro passi felpati
mentre camminavano per casa.
“Niente
paura. C’è Mr. Felix con me”.
Mi strinsi al mio
gattino di peluches e aprii il frigorifero. Presi un
bicchiere e bevvi l’acqua il più velocemente
possibile.
Niente di più
normale.
Posai la bottiglia e
sciacquai il bicchiere per poi rimetterlo al suo
posto; sapevo che papà si sarebbe arrabbiato se avesse trovato la stoviglia in
disordine il giorno dopo. Inoltre, sapevo
anche che se non l’avessi fatto non mi avrebbe permesso di
partecipare al
provino per la pubblicità dei biscotti per la quale mi
avevano scritturata da
qualche settimana.
Stavo finendo di
asciugare il bicchiere quando lo sentii.
Il rumore di un vetro
rotto.
M’immobilizzai
spaventata sul posto.
Un altro vetro rotto.
E un altro e un altro
ancora. Era quello della porta di vetro della
veranda.
“I
fantasmi…”
Prima che il cervello
potesse pensare a cosa fare le mie gamba
corsero veloci verso la stanza dei miei genitori.
Mamma e papà
dormivano tranquilli come sempre abbracciati l’uno
all’altra. Senza troppe cerimonie mi fiondai su di loro
iniziando a scuotere
mamma con forza.
<< Mamma!
Mamma! C’è un fantasma! >>
<<
Mis… Misa cosa c’è? >>
<< Un
fantasma mamma! L’ho sentito! È entrato in casa!
>>
Mamma si
stropicciò gli occhi mettendosi a sedere accendendo la
lampada
sul suo comò.
<< Amore,
ne abbiamo già parlato tante volte: non
c’è nessun
fantasma. Sarà stato il gatto dei vicini che…
>>
<< Non
è vero mamma! >> replicai con le lacrime agli
occhi
sempre più spaventata. << Sveglia
papà! Sveglia papà! Questa volta
c’è
davvero! Non me lo sono inventata! >>
Mamma mi sorrise
dolcemente accarezzandomi amorevolmente la guancia.
<< Vedi
troppi cartoni strani con streghe, maghetti, folletti e…
>>
Ma il rumore di un
altro vetro rotto la bloccò.
Spalancò gli
occhi con fare preoccupato.
<< Hai
sentito? Hai sentito mamma? C’è un fantasma
proprio come
avevo detto io! Visto che non me lo sono inventata?
>>
Lei annuì
piano continuando a sorridermi mentre con una mano cominciava
a scuotere mio padre.
<<
Hikaru. Hikaru… >>
Papà
aprì prima l’ occhio sinistro e poi
l’altro.
<< Hikaru
c’è qualc… C’è un
fantasma di sotto… >>
<< Un
cosa? >> chiese papà assonnato guardando mamma
di
sbieco.
<< Un
fantasma, un fantasma papà! Vallo a prendere! Tu sei forte,
forte e lo caccerai via subito! >>
<< Ancora
con questa storia del fantasma? >> chiese lui voltandosi
dall’altra parte.
<<
Hikaru, il fantasma
c’è davvero >>
Non riuscivo a capire
come mai la voce della mamma fosse così
spaventata e tremante. Forse gli adulti si atteggiavano tanto ad essere
duri e
coraggiosi ma appena si trovavano di fronte ad un vero fantasma avevano
paura
come i bambini?
Ero convinta che
papà avrebbe cacciato immediatamente il fantasma,
che problema c’era? Io ero piccolina ed era normale che li
temessi, ma papà era
il cavaliere mio e della mamma, ci avrebbe sicuramente salvate!
Un altro rumore. Piatti
rotti.
Questa volta anche
papà si mise a sedere con fare preoccupato.
<< Io
l’avevo detto c’era un fantasma, ecco! Voi non mi
credete
mai! >> brontolai stringendomi a Mr. Felix indignata ed
offesa, << Tanto
adesso tu vai e cacci via il fantasma cattivo, vero papà?
>>
I miei si guardarono
lanciandosi un’occhiata che non avrei mai e poi
mai potuto dimenticare, di un’intensità tale da
non poter essere descritta né
commentata. Era come se si vedessero per l’ultima volta.
Dopo un secondo rumore
di piatti rotti insieme ad altri vetri, papà mi
guardò con un sorriso per poi stringermi forte a
sé come non mi aveva mai fatto
prima.
<< Certo.
Adesso papà manderà via il fantasma cattivo e
dispettoso.
Tu resta con la mamma, va bene?
Sorrisi mostrando la
mia dentatura sdentata e il mio Mr. Felix
a papà.
<< Ok!
Tanto c’è anche il mio micio che mi protegge!
>>
<< Brava
>> mormorò papà con lo stesso
sorriso triste,
<< voi restate qui. Vi voglio bene >>
Vidi papà
scendere dal letto prendendo in mano la sua mazza da golf
preferita. Mamma mi strinse a sé mettendomi sotto le coperte.
<<
Papà caccerà il fantasma >> mi
sussurrò lei
all’orecchio, << noi dobbiamo solo aspettarlo
qui, sotto le coperte e
vedrai che… >>
Un grido.
“Papà!”
Una botta secca.
Un altro grido.
Uno sparo.
Una risata macabra.
“Il fantasma
cattivo…”
Mamma mi strinse ancora
più forte a sé dandomi un bacio sulla fronte.
Al piano di sotto il rumore di oggetti rotti continuava a sentirsi
sempre più
forte; porte che sbattevano, il vento che ululava, spari e altre
risate macabre, lugubri e scure.
Mamma
continuò a stringermi ma dopo un po' sentii la sua presa
allentarsi.
Alzai gli occhioni azzurri senza sapere cosa fare. Cercai i suoi in
genere così
rassicuranti, dolci, sinceri e simili ai miei.
<<
Ascolta amore >> cominciò lei parlando
velocemente e a
voce bassissima, << papà ha sicuramente
bisogno di me per cacciare via il
fantasma. Deve essere proprio cattivo e dispettoso, lo sai?
>>
<< Ma
cosa vuole da noi, mamma? Sono stata cattiva? Forse è un
Poltergaist… >>
<< No
tesoro! Non hai fatto niente che non va! >>
esclamò lei
stringendomi nuovamente a sé accennando un risata tra il
divertito e il
rammaricato, << Però lo sai cosa fai tu
adesso? >>
Feci segno di no con la
testa.
<< Adesso
ti metti sotto al letto con Mr. Felix e giocate al
campeggio >>
<< Sotto
al tuo lettone? >> domandai contenta.
Era una cosa che non mi
permetteva mai di fare perché diceva che per
terra era tutto sporco.
<<
Sì, sotto al letto e non uscire fino a domani mattina,
quando
vedrai la luce del Sole illuminare la stanza e solamente se non
sentirai altri rumori al piano
di sotto >>
<<
Perché? >>
<<
Sennò che campeggio è? >>
Alzai gli occhi verso
di lei. Erano tristi come quelli di papà.
<<
Mamma… >>
<< Su,
sotto al letto >> ordinò gentile aiutandomi a
spostare la trapunta per potermi infilare meglio.
Piano mi acquattai
sotto al letto. Non era comodo, ma era troppo bello
aver ottenuto quel premio.
<< Mamma?
>>
<<
Sì, amore? >>
<< Cacci
via il fantasma e torni da me, vero? >>
Non rispose subito. Mi
guardò per qualche secondo per poi sorridere,
<< Ma certo tesoro >>
<< E
anche papà? >>
<< Anche
papà >>
Continuai a fissarla
poco convinta.
<< Io...
Gioco al campeggio >>
<< Gioca
al campeggio, sì >> fece per sistemare meglio
il
mio nascondiglio per poi rialzare la trapunta. << Amore,
prendi questo
numero >> mi passò un foglietto di carta,
<< mettilo dentro Mr.
Felix e chiamalo se dovesse essere necessario >>
<<
Necessario? >>
Cosa voleva dire?
<< Misa,
mamma e papà ti vogliono tanto bene…
>>
Poi la figura di mamma
scomparì.
Tutto
cominciò a diventare strano.
La notte si tinse di
rosso e nero. Quell’insieme di colori forti e
taglienti si mischiò all’odore agre del sangue, ad
urla straziate e risate
folli di gioia perversa.
Mi strinsi di
più al mio gattino di peluches troppo spaventata per
muovermi dal mio rifugio.
La porta si
aprì di colpo.
Dei passi violenti
inasero la stanza e non erano di certo quelli di papà.
“Il
fantasma”.
Aspettai che andassero
via. Quando fui sicura che non ci fossero più,
uscii dal mio nascondiglio: sapevo che mamma non voleva, che mi aveva
ordinato
di rimanere lì fino al mattino successivo, ma stavo scomoda
e dovevo vedere, capire cosa
stava succedendo.
Con passo felpato
percorsi il corridoio arrivando fino alla rampa di
scale che portava al piano di sotto.
“Mamma…
Papà…”
Erano distesi in un
mare di sangue.
No…
No…
<<
NOOOOOOOOOOOO! >>
Mi precipitai al piano
di sotto lasciando Mr. Felix per terra. Mi
buttai sul corpo insanguinato di mia madre stringendolo forte per poi
fare lo
stesso con quello di mio padre.
Alzai gli occhi verso
lo specchio ed ero io: la Misa vent’enne, la Misa
modella, la Misa ancora non abbastanza grande per affrontare la morte
dei genitori che
ormai erano stati uccisi.
<<
Ihihihihih… Ahahahaha… Bawbawbaw! >>
Quella risata.
Quel demonio.
Il mio fantasma.
Mi alzai in piedi, con
le mani e il volto macchiati di sangue e andai verso la porta
della veranda dove tutti i vetri si trovavano per terra.
E Lo vidi.
Eccolo
il mio fantasma. Quello
che tormentava i miei sogni. Il ladro che aveva ucciso i miei genitori
solo per
rubare la cassaforte con i beni di famiglia era lì. Mi
fissava con gli occhi
accesi da una follia sporca di denaro e violenza. Le pupille dilatate
erano del
colore del sangue.
<< Il
Governo, lo Stato, la giustizia non mi prenderanno mai… La
giustizia non esiste! Coloro che l’hanno creata sono
esattamente come me, sono
tutti fantasmi come me. Alla giustizia
non interessa nulla di quelli come te. Gli importa solo dei proprio
interessi!
>>
“Non
è vero… Non è
possibile…”
<< L ti
prenderà! >> gridai con tutto il fiato che
avevo in
gola, << Mio fratello non è come dici tu!
Lui… LUI E’ LA GIUSTIZIA E TI
FARA’ PAGARE PER TUTTO QUELLO CHE HAI FATTO! >>
<< Se non
l’ha già fatto perché dovrebbe farlo
adesso? >>
rispose il fantasma con un ghigno maligno, << Io sono
qui… E sono tornato
per te, cara Misa… La tua giustizia non esiste…
Non è mai esistita e mai
esisterà…>>
<< No,
non è vero… No, no… NOOOOOO!
>>
<<
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! >>
Mi alzai di
soprassalto completamente sudata e con il fiato corto. Guardandomi
attorno,
ancora con il respiro affannato, mi accorsi di non vedere altro se non
il buoi pesto
della stanza da letto del mio bilocale.
La finestra si era
aperta lasciando entrare un vento stranamente gelido; come il vento di
quella
maledetta notte. Quella notte che era tornata a tormentarmi insieme al
mio
fantasma.
Mi passai una mano
sulla fronte e poi sul cuore cercando di regolarizzare il respiro.
“Non c’è nessuno.
È
tutto a posto… Tutto…
Passato…”.
Abbassai lo sguardo
cercando di trattenere lacrime amare che non pensavo di avere ancora.
Erano passati due
giorni da quando avevo trovato quell’articolo ed erano due
giorni che non
riuscivo a pensare ad altro che alla faccia dell’assassino
dei miei genitori e
due notti che facevo lo stesso incubo.
Basta. Dovevo vedere
L il prima possibile, non avrei retto ad un’altra notte
insonne, ad un altro
giorno con in mente il volto di quel lurido bastardo…
No, non potevo e non
volevo.
Presi il cellulare e
composi il numero di mio fratello.
Tu…Tu…Tu…
<< Misa!
Perché mi chiami a quest’ora? Stai male?
È successo qualcosa? >> la voce
di mio fratello era preoccupatissima. Beh, giustamente, infondo erano
le 4:30
del mattino…
<< Devo
vederti. Ho bisogno di parlarti >> soffiai con voce
tremante e il fiato
ancora corto, << non posso far passare un altro giorno,
non ce la faccio
>>
<< Un altro
giorno? Misa ma di che accidenti stai… >>
<< Domani.
Scegli tu il posto, l’ora e quello che ti pare, ma dobbiamo
essere solo io e
te… Al massimo nonno Wammy >>
<< Misa, sto
lavorando al caso Kira, gli uomini del quartier general…
>>
<< Non m’importa
un fico secco di questo diamine del caso Kira! Ho bisogno di essere
messa al
primo posto una volta tanto! Da quando lavori a questo caso non hai
più tempo
per me! Si fottesse Kira per un giorno, e che cavolo! >>
Non mi ero resa
conto di aver urlato. Un urlo che aveva aperto l’aria che mi
circondava mentre
cominciava ad albeggiare.
Per qualche minuto L
rimase in silenzio. Sicuramente spiazzato e spaventato dalla mia
reazione.
<< Verso le
7:30 andrebbe bene? Facciamo colazione insieme. A quell’ora
non c’è ancora
nessuno >>
<< Ok. Tra tre
ore sono da te >>
Fredda, quasi
impassibile.
<< Misa mi
stai mettendo paura… >>
<< Non devi
averne >> replicai io cercando di mantenere ferma la
voce, << sono
io quella che ne ha. Credimi >>
<< Misa…??
>>
<< Ci vediamo
tra qualche ora, ciao >> e senza aspettare la risposta
agganciai
lanciando un sospirone.
Ne avremmo parlato,
avremmo risolo, mi avrebbe detto che era tutto un equivoco, che
qualcuno aveva
manomesso la sua giustizia e avrebbe cercato di raddrizzare
ciò che era stato
guastato. Sì, proprio come se
avessero
guastato un giocattolo.
<< Sì, domani
chiarirò tutto >>
La mattina alle 7:00,
nonno mi citofonò alla porta di casa.
Io ero pronta da
almeno un’ora e mezza dato che non avevo avuto la forza
fisica e mentale per
rimettermi a dormire. Troppa paura di fare un altro incubo. Mascherare
le
occhiaie non era stato affatto uno scherzo quella mattina. Troppe notti
insonni
e troppa stanchezza accumulata per far sembrare che stessi bene.
Uscii dal portone
vestita come mio solito con un insolito rossetto bordeaux.
Il rossetto bordeaux,
specialmente quel bordeaux tendente quasi al nero, voleva dire:
<< Sto
male, anzi no, malissimo >>
Sicuramente nonno lo
notò immediatamente quando gli andai incontro.
<< Misuccia…
>>
<< Ciao nonno
>>
Quelle furono le uniche
parole che ci scambiammo per tutto il viaggio. Tenevo lo sguardo fisso
sulla
strada quasi assente, come se tutto quello che mi passasse accanto o
davanti
fosse scontato e vuoto. Senza colore. Nonno di tanto in tanto mi
lanciava
sguardi preoccupati.
Quando arrivammo
davanti all’entrata dell’albergo mi fece scendere
dall’automobile.
<< Parcheggio
la macchina e arrivo, va bene? >>
Annuii senza troppa
convinzione. Una volta entrata nell’albergo non passai
neanche per la reception
come mio solito; sapevo qual’era la stanza di L, ormai era
una settimana
abbondate che si trovava in quell’hotel (decisamente troppo
per i suoi standard
ma affari suoi) e salii direttamente in ascensore.
Quella mattina non
mi ero neanche preoccupata di indossare la parrucca blu. Ovviamente
quando
arrivai in camera e L mi aprii la porta non mancò di farmelo
notare.
<< Non avevo
voglia di mettere quella cosa >> borbottai lasciando la
giacca sull’attacca
panni, << tanto mi serve principalmente per passare dalla
reception. Ma
sono giorni che stai qui, quindi qual è il problema? Sono
venuta direttamente
in camera >>
Non mi ero resa
conto del tono freddo e distaccato che avevo usato che, come la
parrucca, non
era passato in osservato al mio caro fratellino che mi
lanciò un altro sguardo
perplesso e al contempo preoccupato.
Mi fece accomodare
sul divanetto di fronte alla sua poltrona.
Sul tavolino c’era
una perfetta colazione all’italiana.
“La nostra
preferita”, mi ritrovai sorridere.
Senza dire una
parola, L, sempre seduto nella sua solita posizione, prese la tazza di
cappuccino
tenendola tra medio e pollice. Io feci lo stesso con la mia seppur
tenendola
in modo normale.
Rimanemmo in
silenzio, ognuno concentrato sul proprio cappuccino. Nella borsa
sentivo il
foglio di giornale pesare sempre di più. Di tanto in tanto
lanciavo occhiate a mio
fratello. Mi sentivo ancora più confusa: era lui, il solito,
strambo L,
eppure sentivo quel lancinante dolore alla bocca dello stomaco farsi
sempre più
forte ogni volta che incrociavo i suoi occhi neri come
l’inchiostro.
Sapevo perché ancora
non mi aveva chiesto niente: non perché non fosse curioso o
facesse finta di
niente, anzi, i suoi occhi quando si posavano su di me erano
più indagatori del
solito, ma perché aveva capito che c’era davvero
qualcosa che non andava e
aspettava fossi io a fare il primo passo e cominciare a parlare.
“Forza Misa…”
<< L...
>> cominciai tenendo la testa bassa, <<
L… >>
<< Sì, sono io
>> rispose lui prendendo tra le mani un cornetto,
<< conosco il mio
nome >>
Perché diamine
doveva rendere tutto più difficile? Sentivo già
gli occhi pizzicare, per la
frustrazione e la stanchezza dovuta all’assenza di sonno, non
avevo bisogno del
suo sarcasmo!
<< Sì, lo so
che sai come ti chiami >> mormorai continuando a tenere
la testa bassa,
<< è solo che non so da dove cominciare. Sono
così confusa, triste e…
>>
<< Misa, abbiamo
sempre parlato di tutto >> disse lui allungando la mano
verso il mio
mento, alzandolo in modo tale da poter incrociare i suoi occhi,
<< abbiamo
affrontato sempre tutti i problemi, le preoccupazioni e i dubbi
insieme. Ti
sono sempre stato vicino per quanto possibile e tu lo sei sempre stata
con me
sin dal nostro primo incontro. Sei
l’unica persona con la
quale mi sento umano, se
così si può dire
>> la sua voce pacata e carica di verità mi
stava facendo rilassare parola
dopo parola come sempre, dandomi la forza di mettere la mano nella
borsa,
prendere quella bomba ad orologeria, pronta a mostrargliela e a
sentirmi dire: << Non capisco,
dev’esserci un errore
>> .
Finalmente alzai la
testa e gli sorrisi.
<< Hai ragione
>> dissi infilando la mano nella borsa, <<
abbiamo sempre risolto
tutto insieme. Tu hai sempre avuto una risposta che mi aiutasse ad
andare
avanti anche nei momenti più difficili. Non mi hai mai
mentito >> presi
il foglio di carta, ritagliato e sottolineato con un evidenziatore,
<<
quindi sicuramente quello che è scritto qua sopra
dev’essere un equivoco, uno
sbaglio enorme >>
L prese incuriosito
il ritaglio di giornale e velocemente lesse il trafiletto. Guardai
attentamente
la sua espressione mentre ripassava in rassegna l’articolo.
Per la prima volta da quando lo conoscevo
lo vidi tentennante e mi sembrò che stesse sudando freddo.
Ma non poteva
essere…
<< Quest’uomo
è lo stesso che ha ucciso i miei genitori >>
mormorai stando attenta ai
movimenti quasi impercettibili sul suo viso, << vero?
>>
Rimase fermo con il
foglio di giornale tra le dita.
Il volto contratto
in una smorfia impenetrabile.
Mi sembrava di
vedere i criceti del suo cervello correre
ad una velocità impressionante, come se dovessero lavorare
il doppio per farlo
pensare seppure avesse capito perfettamente dove stava per andare a
parare il
mio discorso.
<< Rispondimi.
È lui o non è lui? >>
<< Sì…
>> sussurrò lui quasi impercettibilmente
stringendo il foglio.
<< Perché
quell’uomo non si trova in galera, allora? >>
chiesi abbassando gli
occhi, << Pensi che possano avergli ridotto la pena?
>>
Non rispose.
Rimase ancora fermo
con il foglio di carta tra le mani stringendolo sempre più
forte ad ogni mia
domanda.
<< Pensi che
sia uscito per buona condotta e che poi abbia ricominciato ad
assassinare e
rapinare le persone? >>
Ancora nessuna
risposta.
Stavo glissando cosapevole che con quella
domanda stavo mentendo a me stessa; sapevo esattamente cosa
c’era
scritto sul quel maledetto ritaglio. L’avevo letto
così tante volte d’averlo
imparato a memoria.
Perché non diceva
che era un errore del giornalista che l’aveva scritto?
Perché non parlava?
La morsa che si era
affievolita
per pochi secondi aveva preso a dilaniare il mio stomaco lacerandolo
lentamente.
<< L, cosa
significa che “È ormai la
quinta volta
che quest’uomo viene accusato e scagionato per lo stesso
motivo”? >> la
mia voce adesso aveva cominciato a tremare così come tutto
il mio corpo,
<< Lui era stato arrestato, vero L? Quell’uomo
ha pagato, seppur troppo
poco, per quello che ha fatto, vero? Il giornalista non intende dire
che uno di
quei cinque casi è proprio quello in cui furono uccisi i
miei genitori, vero L?
>>
Niente.
Aveva abbassato lo
sguardo e posato il foglio di giornale sul tavolino accanto alla tazza
con il cappuccino
ormai vuota.
Stava tremando per
la prima volta in vita sua.
Tremava per la
rabbia che quel maledetto fosse fuori dal carcere e non stesse pagano
abbastanza, oppure…
<< L, perché
non rispondi? >> domandai ormai quasi al limite,
<< Perché quel…
Quel mostro si trova a spasso e non in galera a vita come mi avevi
detto? >>
Le lacrime
cominciarono a scolcare il mio viso senza che potessi fermarle. La sua
non
risposta, il suo silenzio, era peggio di una conferma ai miei dubbi.
<< Misa… Io…
>> era la prima volta in vita mia che lo sentivo
balbettare, <<
Misa, io… Io non ho mai avuto il coraggio di dirti
che… >>
<< Non c’erano
prove sufficienti per tenerlo in carcere a vita o almeno quei famosi trent’anni di cui mi avevi
parlato?
>> finii per lui tagliente, << Non hai
avuto il coraggio di dirmi che
il mio peggior fantasma è libero di fare quello che ho
sempre fatto? Di
continuare la sua opera, di uccidere altri genitori lasciando altri
bambini
orfani proprio come me? >> ringhiai tra le lacrime con
maggior foga
senza riuscire a trattenermi, << O forse avevi paura di
dirmi che anche
la TUA giustizia non è così infallibile e che,
anzi, è piena di corrotti e non
condanna chi davvero dovrebbe crepare? >> non riuscivo a
frenare quel
fiume in piena carico di parole violente, cattive e taglienti quanto le
lame di
delusione, rabbia e frustrazione che mi stavano dissanguando lentamente.
<< Misa…
>>
<< Sei un
bugiardo… >> mormorai a bassa voce alzandomi
in piedi guardando il
pavimento.
<< Misa, ti
prego… >>
<< SEI UN
BUGIARDO! PER ANNI NON HAI FATTO ALTRO CHE MENTIRMI! >>
non riuscivo più
a contenermi, mi sentivo amareggiata, tradita dal mio migliore amico e
fratello,
<< PERCHE L’HAI FATTO, EH? PERCHE? ERA MEGLIO
UNA BUGIA PER FARMI
CONTENTA O LA VERITÁ SEPPUR PIÚ AMARA? PENSI CHE
TI AVREI VOLUTO
MENO BENE SE FOSSI STATO SINCERO? >> le lacrime avevano
completamente
sciolto il trucco che ormai colava sulle mie guancie macchiandomi il
viso di
nero, << MI HAI MENTITO! MI HAI MENTITO
SULL’UNICA COSA SULLA QUALE
DOVEVI ESSERE SINCERO! HAI SEMPRE DETTO DI VOLERMI BENE, MA NON
É VERO! SE
LO FOSSE NON MI AVRESTI MAI E POI MAI MENTITO! >>
<< Misa ho solo
cercato di proteggerti. Non riuscivi a dormire, eri
spaventata… >>
<< STRONZATE!
>> gridai sempre più forte, <<
STRONZATE! SONO SOLO STRONZATE! MI
HAI MENTITO, MI HAI MENTITO! MI HAI FATTO CREDERE IN UNA GIUSTIZIA CHE
NON
ESISTE! MI HAI PLASMATA PER COME MI VOLEVI TU! >>
<< Sai
perfettamente che non è vero e sai anche tu che la mia giustizia, se proprio la vuoi
chiamare così, è fallibile. L’hai
visto un sacco di volt… >>
<< STAI ZITTO!
MI HAI MENTITO! TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO O NO? MI HAI
DETTO CHE
L’UOMO CHE HA DISTRUTTO LA MIA FAMIGLIA STAVA PAGANDO PER
QUELLO CHE AVEVA
FATTO E INVECE NON E’ COSÍ! SEI UN… SEI
UN STRONZO! UN BASTARDO! UN BUGIARDO!
>>
Non riuscivo più a
pensare.
Non riuscivo quasi a
respirare.
Non riuscivo più a
guardarlo.
Nei suoi occhi
leggevo chiaramente la parola “COLPEVOLE”. I suoi
occhi neri erano vuoti.
Non potevo più stare
in quella stanza, dovevo andarmene via, subito!
Gli lanciai un’altra
occhiata carica di lacrime per poi prendere la borsa e allontanarmi a
grandi
passi verso la porta della stanza.
<< Misa dove
vai? >> chiese lui alzandosi e seguendomi.
<< Non ti
riguarda! >>
<< Misa
calmati! Ti prego, lasciami spiegare… >>
<< Non c’è
proprio
niente da spiegare! >> sbottai voltandomi,
<< Mi hai mentito
sull’assassino dei miei genitori! L, non voglio vederti. Non
voglio sentirti, non voglio… Più niente
da te! >>
<< Misa
aspetta… >> fece lui cercando di prendermi per
il polso
<< E non
toccarmi! >> gridai scacciandolo via malamente,
<< Se volevi perdermi
hai trovato il modo migliore per farlo! >>
<< Misa…
>>
<< Ma cosa
succede? >>
Mi voltai verso la
porta della stanza: il sovrintende, Matsuda e nonno Wammy erano
lì e ci
guardavano con occhi stupiti.
Anche vedere nonno
mi provocò una dolorosa fitta non indifferente.
“Anche lui mi ha
mentito”.
Ero circondata da
bugiardi ai quali non importava nulla della mia sensibilità,
dei miei
sentimenti… Di me.
Misa Amane.
“Già, perché io
sono
prima di tutto Misa Amane”.
Lanciai uno sguardo
agli uomini davanti a me e a nonno, per poi voltarmi nuovamente verso L.
<< Addio
>> fu l’ultima parola che dissi prima di uscire
dalla stanza.
<< Misa! Misa!
MISAAAAAAAA! >> l’urlo di L, per un momento,
riuscii quasi a fermarmi,
farmi fare marcia indietro e correre tra le sue braccia fraterne e
sicure che
mi avevano sempre protetta, ma poi ricominciai immediatamente a correre
giù,
verso l’ascensore.
“Mi ha mentito”.
Rabbia.
Disperazione.
Frustrazione.
Abbandono.
Tradimento.
Il tradimento era
quello che mi faceva più male.
Arrivata al piano
terra, la porta dell’ascensore si aprì ed io
cominciai a correre fuori dall’albergo.
Per un momento mi sorpresi di non trovare L infondo alle scale a
fermarmi.
Aveva capito che non c’era più niente da fare? Che
mi aveva persa?
Corsi fuori nella
strada, molto trafficata, senza guardare.
Non m’importava di
niente e di nessuno. In quel momento c’eravamo solo io e le
mie lacrime.
Un clacsono suonò
forte. Mi acquattai in mezzo alla strada piegandomi su me stessa come
un
gattino.
<< Ehi! Ma sei
impazzita? >> mi urlò una voce,
<< Non si attraversa così, senza
guardare, all’improvviso, di corsa! Avrei potuto metterti
sotto se… Misa??
>>
Alzai gli occhi.
Seppur avessi gli
occhi impastati di lacrime e
trucco
riconobbi la figura del ragazzo di fronte a me.
<< Li…
Light…
>>
<< Misa ma
che… Ma che ci fai qui in questo stato? Non dovresti essere
a lavoro? >>
Abbassai la testa
per poi rialzarla e arrampicarmi sul suo collo scoppiando nuovamente a
piangere.
Non mi chiese cosa
avessi. Non mi domandò nulla. Semplicemente mi strinse
sé in un rapido
abbraccio per poi prendendomi in braccio e sdraiandomi nella sua
macchina al
posto del passeggero mentre una fila di altre macchine suonava il
clacson
all’impazzata stufa di aspettare.
Light non sembrò badarci
molto.
<<
Tranquilla
>>, sussurrò
sfiorandomi
leggermente il viso con la mano, << ti porto a casa tua
così mi racconti
tutto >>
To be continued...
Eccomi tornata con questo nuovo capitolo!
Scusate il ritardo ma la settimana che andava da 24 al 29 di
Agosto non ho avuto proprio il tempo materiale per scrivere
mentre ero giù in Calabria per il matriagio
della mia cuginona e quando sono tornata ci ho messo un po'
perchè nonostante avessi già l'idea della "trama"
mi
è stato parecchio difficile scriverlo.
In primo luogo vi traduco il titolo del capitolo che ho voluto nominare
direttamente in giapponese: "uso-tsuki"
vuol dire "bugiardo". Non so perchè ma mi piaceva di
più
in giapponese che in italiano. Anche perchè non fa capire
cosa
succederà fino a quando L non conferma con il suo mutismo.
Ma ora passiamo direttamente al capitolo: devo dire che per quanto
tosto e decisamente triste mi piace molto il risultato finale anche
questo forse è uno degli avvenimenti più
importanti di
tutta la fic (per più motivi che capirete andando avanti).
La
cosa davvero difficile, diversamente dalle altre volte, è
stato
mettermi nei panni di Misa: io non sono mai stata tradita da nessuno
per cose del genere o simili quindi ho dovuto cercare di capire al
meglio cosa potesse provare la nostra cara biondina. Spero di essere
riuscita a trasmettervi le sue emozioni, io, come sempre, ne ho
ricavato qualcosa di buono :)
Una parte che mi è anche piaciuto molto scrivere
è stata
quella del flashback sotto forma di incubo: volevo cercare di mettere
questa parte findamentale in qualche modo e alla fine ho trovato
l'escamotage. Evviva! Nello scriverla ho iniziato a sentire una certa
empatia con lei molto più che con altri personaggi di cui ho
scritto altre volte. Sarà che sto rendendo Misa un po'
diversa
da quello che è in realtà nel manga (o che io
ribadisco:
MOSTRA) ma continuo ad apprezzarla sempre di più e sono
sempre
più contenta e convinta di farne il cosplay da meno di un
mese
al Romics (parrucca arriva, parrucca arriva, arriva, arriva, ti
supplico....!!!)
Bene, dopo questo solito monologo di fine capitolo voglio rigraziare
come al solito le mie commentatrici: LABESTIAPAZZA, Yuuki B, Eli
pazzoide, Pazza Best, Shana98, Princess_Serenity, Any_, Ryka
e in modo particolare Saretta,
la mia sorellona (la quale sta scrivendo una storia bellissima
sempre sul fandom di Death Note che s'intitola "Io ti
proteggerò". Se siete fan di L dovrebbe piacervi e non lo
dico
certo perchè è la mia sorellona! ;)) che sono
riuscita a
far appassionare a questo meraviglioso manga/anime.
Come ho deciso di fare vi risponderò privatamente e il prima
possibile. ;)
Una bacio a tutti coloro che comunque seguono la mia fic ma non possono
commentarla perchè non sono registrati o a più
timidi che
non hanno voglia.
Come al solito spero non ci siano troppi orrori/errori di battutura e
ortografia dovuti a distrazioni.
Dewa mata! ;)
La vostra pazza,
Marty
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6: Confidenze e confidenza ***
Capitolo6: Confidenze e confidanza
Capitolo 6
Confidenze
e confidenza
La macchina di Light
sfrecciava veloce nelle
vie di Tokyo ma ero
troppo scossa per badarci.
Non sentivo niente. La mia famiglia era stata uccisa
nuovamente e con maggior violenza. Non erano stati vendicati. Non…
Ero completamente a
pezzi; una bambola vuota e rotta. Una marionetta alla quale avevano
tagliato i
fili senza alcun preavviso e che da quel momento in poi avrebbe dovuto
imparare a camminare da sola
senza burattinaio, senza qualcuno che la guidasse.
“L… L, perché?
Perché mi hai fatto questo?”
In quei pochi minuti
avevo pianto così tanto da non avere più lacrime
da versare. I miei occhi erano
completamente rossi, gonfi e cerchiati di nero a causa del trucco
sciolto. Le
occhiaie che mi erano venute in quelle ultime notti, ovviamente, non
miglioravano la situazione.
Dopo un tempo inquantificabile, lungo un’eternità ma allo stesso
tempo decisamente troppo
breve, mi accorsi che due braccia calde e sicure mi stavano prendevano
delicatamente in braccio.
<< Ti spiace
se ho cercato le tue chiavi di casa nella borsa per aprire la porta del
tuo
appartamento? >> chiese Light mentre cominciava a salire
le scale del
palazzo.
Feci segno di no con
la testa mentre cercavo di stringermi più che potevo al suo
petto. Poco dopo,
alzando appena gli occhi, riconobbi il soffitto del mio bilocale e la parte
alta della mia libreria piena zeppa di libri romantic fantasy.
Stringendomi con
maggior delicatezza, Light girovagò un po’ per la
casa alla ricerca della mia
camera da letto finché non la trovò.
Con la stessa dolcezza con cui mi
aveva
preso in braccio mi stese sul letto.
<< Vuoi un
bicchiere d’acqua? >> chiese sedendosi di
fianco a me sfiorandomi i
capelli.
Feci segno di no con
la testa.
<< Ti preparo
una camomilla? Qualcosa che ti aiuti a… >>
<< Io vorrei…
>>
mormorai flebilmente, << Io vorrei solo la mia
mamma… La mia mamma e il
mio papà… >>
Light continuò ad
accarezzarmi delicatamente. Rimanemmo così per un bel
po’, poi, ad un certo punto,
si distese vicino a me stringendomi nuovamente tra le sue braccia.
Immediatamente ripresi a piangere come una bambina.
Il ragazzo non mi
chiese niente. Mi lasciò sfogare, piangere, digrignare i
denti, stritolare la
sua maglietta e il tutto senza dire una parola. Mi cullò
come sempre gentile e
premuroso. Ormai avevo fatto l’abbonamento alle sue braccia.
“Le braccia di
Kira”.
In quel momento non
m’importava. Se anche fosse stato davvero quel criminale, era
l’unico che mi
stava dando un po’ di calore. L mi aveva mentito su
l’unica cosa sulla quale
avrebbe dovuto essere sincero. Mi aveva tradita… E io mi
sentivo persa. Era
come se ogni cosa che mi
aveva detto ed
insegnato fino a quel momento avesse perso valore, come se qualcuno
avesse
premuto il tasto "reset" cancellando tutto quello che ero stata dal
giorno in
cui avevo conosciuto L fino a quel preciso istante.
<<
Non sono
papà >> sussurrò ad un certo punto
Light passando
una mano tra i miei capelli, << ma spero lo stesso di
poterti
essere di qualche conforto
>>
<< Lo… Lo…
Lo
sei Light… >> balbettai contro il suo petto
macchiandogli la maglietta di
trucco e rossetto, << tu… Tu stai facendo
molto più di quanto dovresti…
>>
<< Te l’ho
già
detto una volta, Misa. Quando vuoi, sono qui per te >>
<< A discapito
del caso Kira? >>
<< Beh, siamo
fermi da giorni, non sarà certo una mezza pista ad essere
più importante di te!
>> commentò stringendomi ancora di
più a sé, << Sono in tanti al
quartier generale. Per un giorno possono fare tranquillamente a meno di
me. E
poi c’è tuo fratello lì, no?
>>
“Mio…”
<< L non
è mio fratello! >> gridai
scoprendo solo in quel momento quanto fosse lacerante quella
verità, << Non lo
è… >>
<< Ma se non
fai altro che… >>
<< L è soltanto
un bugiardo! >> continuai ad urlare con la voce rotta dal
pianto, <<
Lui non ha fatto altro che mentirmi! Da quando mi ha conosciuta
lui… >>
<< Misa, vuoi
dirmi cos’è successo? >>
Teneramente prese
il mio mento con le dita alzandolo in modo che potessi
incrociare i suoi
occhi: dorati e caldi come il più magnifico dei tramonti,
profondi come un
mare senza fine. Per qualche istante immaginai quanto sarebbe stato
bello
continuare a rimirare quell’oceano di cioccolato per
l’eternità, ma mi ritrovai
ad abbassare lo sguardo. Era come se lui fosse troppo per me, come se
non fossi
abbastanza degna di stargli vicino. Come se lui fosse qualcosa di
più che un
semplice essere umano.
Era… Strano…
<< L è un
bugiardo >> ripetei con appena un filo di voce,
<< per tutti questi
anni non ha fatto altro che riempirmi di bugie… E se anche
l’avesse fatto una volta
sola… Solo quella volta,
è come se…
>>
<< Scusami
Misa, ma non ti seguo >> mi fermò Light,
<< cos’è che Ryuzaki non
ti ha detto? Così grave da… >>
<< Ti ricordi
quando ti ho raccontato della morte dei miei genitori? >>
<< Sì, certo,
come avrei potuto? Hai sempre detto di essere la sorellina
“acquisita” di L da
quando vi siete conosciuti all’orfanotrofio e
che… >>
<< Ricordi
quella sera, quando mi hai accompagnata a fare spese e abbiamo
incontrato
Thomas? >> lo interruppi io tenendo la testa sempre
più bassa.
<< Certo che
lo ricordo, quel grandissimo… >> questa volta
la sua voce si era
tramutata in un mezzo ringhio; passai oltre mentre cominciava a
biascicare
parole non proprio gentili in direzione del mio caro
ex ragazzo.
<< Ti avevo
detto, tra le tante cose, che L aveva fatto mettere in galera il ladro
che aveva ucciso i miei
genitori e che mi aveva promesso
che ci sarebbe rimasto a vita >> le
parole uscirono dalla mia bocca sempre più veloci e
stridule, le lacrime pronte
a far nuovamente capolino senza che fossero interpellate.
<< Si certo
che me lo… >> la frase appena iniziata da
Light morì sul nascere non
appena alzai lo sguardo verso di lui, << …
Perché il ladro che ha ucciso
i tuoi genitori sta ancora in carcere, vero? >>
Le lacrime ripresero a scorrere sul mio viso.
<< QUELL'UOMO NON SA NEANCHE COME SIA FATTO UN CARCERE!
>>
gridai affondando la testa nel cuscino, << non lo sa...
>>
dirlo mi faceva ancora più male. Sentii di essere sempre più vicina al baratro.
Lentamente, non
percepii più il contatto del cuscino sotto la testa, ma solo
due braccia calde
e sicure avvolgermi come un paio di ali.
Mi aggrappai ad
esse.
Unico sostegno.
<< Come l’hai
scoperto? >> la voce di Light era appena un sussurro.
<< Su un
giornale >> mormorai nel suo petto, << era
un paragrafetto a fondo
pagina. C’era una fotografia con la faccia di
quel… di quel bastardo…>>
<< Come
si chiama? >> domandò con
tono gentile.
<< Hottari
Hakarashi >> risposi
automaticamente, << quel fottutissimo, lurido bastardo,
infame, verme
schifoso, maniaco, pazzo omicida… >>
<< Adesso
basta, Misa >> la voce in genere calda del ragazzo era
diventata come di ghiaccio,
<< Basta. Così ti fai solo del male. Ho capito
>>
Mi strinse ancora di
più a sé cullandomi, accarezzandomi i capelli
anche dopo essermi calmata un
po’. Le lacrime erano veramente finite ormai, gli occhi
pesanti, troppo stanchi
a causa delle notti insonni e dello stress di quelle ultime ore. Quel
calore, che da tempo mi mancava, era più
dolce del sonno che stava venendo a farmi visita.
Quando
mi
risvegliai, con il viso appiccicoso di lacrime e trucco, doveva essere
tardo
pomeriggio. Il sole filtrava attraverso le persiane quasi completamente
abbassate. Mi strofinai gli occhi con la mano senza curarmi del fatto
che
probabilmente, specchiandomi, non vi avrei scorto la bella e famosa
idol Misa Amane ma con più probabilità la
“donna
panda”.
Facendo per alzarmi,
mi accorsi che mi trovavo sotto le coperte completamente vestita;
doveva essere stato Light a mettermi al caldo. Inevitabilmente, sorrisi
arrossendo leggermente: era davvero il ragazzo più dolce che
avessi mai incontrato
in vita mia. Mi sembrava sempre più assurdo pensare che
potesse essere Kira.
Camminai piano verso
la cucina affacciandomi una volta arrivata alla porta: Light era seduto
sul al tavolo intento a scrivere su un foglio di carta. La faccia
leggermente
corrucciata, come se stesse pensando qualcosa d’importante e
difficile.
Rimasi ad
osservarlo per un bel po’. Non gli si poteva davvero dire
nulla: assorto nei
suoi pensieri era ancora più affascinante e bello.
<< Non ti
azzardare >> ringhiò quasi
impercettibilmente tra i denti, << non
ci pensare neanche! >>
Si voltò appena in
direzione del cesto di mele per tornare immediatamente al suo foglio di
carta
mantenendo la stessa espressione.
“Parla da solo?”
Non
avrei mai
pensato potesse fare una cosa del genere, modello bambini con il loro
amico
immaginario, anche se a ben pensarci non era la prima volta che si
comportava in quel modo ambiguo; anche nella ripresa del bagno sembrava
che con lui ci fosse qualcuno,
una sorta di uomo visibile se non ai suoi occhi che… Ma
che
andavo a pensare!
E poi Light era un po’ troppo grande per un amico
immaginario,
eppure…
“Sicuramente L mi
direbbe di…”
Perché, per quanti
sforzi facessi, mi tornava alla mente quel traditore? Solo pensare a
quella
maledetta lettera che componeva il suo nome mi faceva star male. Ero
davvero
una masochista.
Dopo essermi data
ripetutamente della scema, asciugai gli occhi che prontamente erano
tornati
umidi e dopo aver fatto un sospirone, entrai in cucina.
<< Ciao Light
>>
Il ragazzo alzò
appena il viso verso di me riponendo il voglio di carta, ben piegato,
nella
tasca della giacca accennando un sorriso.
<< Ehi, ciao. Come
ti senti? >>
<< Devo essere
sincera? >> mormorai lanciandogli un’occhiata
bieca sendendomi di fronte a lui, << Sotto ad un
treno, ma almeno sono riuscita a dormire senza fare incubi
>>
Mi sorrise tirato
posandomi una mano sulla spalla.
<< Beh, è
già
qualcosa >>
Gli sorrisi di
rimando mentre fermavo delicatamente la sua mano sotto la mia. Quel
contatto
caldo mi fece sentire bene. Al sicuro.
<< Senti
>> disse il ragazzo,
<< che ne diresti di andare a fare
due passi? Sono convinto che potrebbe farti solo bene >>
<< E dove mi
porteresti? >> chiesi cercando di tornare ad essere la
Misa sorridente di
sempre, nei limiti del possibile.
<< Dove vuoi
tu. Un posto che ti faccia distrarre, sfogare e non pensare, ecco. Se
vuoi mi offro come martire per una serata di shopping sfrenato alla
ricerca
delle miglior fumetteria dei dintorni >>
Alzai gli occhi al
cielo pensierosa. Dove andare, dove andare, dove andare…
Uhm…?
<< A dir la
verità non ho voglia di andare per fumetterie; inoltre devo
ancora finire di leggere gli ultimi
manga che ho comprato, quindi no >> continuai a
riflettere tamburellando
le dita sul tavolo.
<< Ehi…
>> feci poco dopo, << Un posto ci sarebbe forse… >>
Gli lanciai
un’occhiata tra il divertito e il furbetto. Non
sembrò capire.
<< Dammi un
quarto d’ora e sono di nuovo da te! >>
<< Misa, sto
seguendo le tue indicazioni alla lettera ma ancora non ho capito dove
stiamo
andando >>
<< Non ti
preoccupare! Vedrai che ci divertiremo! >>
<< Se lo dici
tu. Devo girare a destra o a sinistra? >>
<< Sinistra,
sinistra! >>
In momenti simili a
quello c’era solo un posto che poteva farmi stare bene,
sfogare a forza di
grida, mangiare (cosa assolutamente fuori dal normale per me) e capace
di non
farmi pensare a niente se non al divertirmi alle velocità
più sfrenate.
<< Siamo quasi
arrivati! >> esclamai eccitata battendo le mani come una
bambinetta.
Light andò ancora
per un tratto dritto cominciando a corrucciare lo sguardo come se
avesse capito dove lo stessi
portando e non ne fosse molto entusiasta. Pochi minuti dopo una grande
scritta
luminosa ci accecò.
<< Qui?
>> domandò semplicemente guardandomi quasi
storto, << Sei sicura? >>
<< Non c’è un
posto migliore di SPACELAND per distrarmi! >> affermai
con forza, << É
nei parchi divertimenti che scarico completamente, o quasi,
le mie
angosce e tristezze >>
Il ragazzo sospirò
profondamente avviandosi al parcheggio.
Una
volta scesi dalla macchina ci dirigemmo
subito alla biglietteria. Mi avvicinai al bancone estraendo il
portafogli ma mi
fermò.
<< Lascia.
Faccio io >>
<< Ma…
>>
<< Sono stato
io a proporti di uscire, quindi oggi offro io. L’altra volta
sei stata tu a
pagarmi da bere, no? >>
Per un secondo
rimasi perplessa a fissarlo, poi sorrisi, << Va bene, ma
la prossima
volta facciamo a metà, intesi? >>
Pagò l’ingresso,
solo il serale dato che erano le sette passate, ed entrammo. Era
incredibile
come il solo vedere una montagna russa mi facesse brillare gli occhi
quanto lo zucchero filato per i bambini piccoli.
“Scaricare. Devo
assolutamente scaricare!”
<< Liiiiiight!
>> gridai prendendo il ragazzo per il braccio,
<< Andiamo lì!
>> esclamai indicando PANICUM, la tanto agognata montagna
russa che avevamo
di fronte e che di fama sapevo essere la più alta e
spericolata giostra di
tutto il Giappone.
<< L… lì?
>>
Il tono suo era esitante. Decisamente poco
convinto. Mi sembrò di vederlo addirittura deglutire.
<< Sì! Dai,
sarà divertente! E poi che ci si viene a fare al Luna Park se non per
andare sulle giostre più pazze? >>
Lo trascinai di peso
nonostante facesse una certa resistenza.
<<
Misa, perché non sali tu e poi mi dici
com’è,
eh? >> borbottò sempre più esitante
il ragazzo mentre ci avvicinavamo
alla giostra.
<< Hai paura
delle montagne russe? >> chiesi voltandomi verso di lui.
Effettivamente
avrei dovuto mettere in conto una cosa del genere. L’avevo
trascinato lì a
prescindere da quello che voleva fare e a pensarci non era stato un gesto
affatto carino da parte mia; per non pensare a quello che mi era
successo in quegli ultimi giorni, non avevo pensato a casa piacesse a
lui. Che stupida!
<< Se vuoi
andiamo su un’altra attrazione. Semmai faccio un giro da sola
dop… >>
<< No.
Andiamo! >>
Sbarrai gli occhi
sorpresa dal suo repentino cambio di decisione.
<< Sul serio Light,
se non vuoi… Io non immaginavo che…
>>
<< Come hai detto
tu, che ci si viene a fare in un parco divertimenti se non si sale
sulle
attrazioni più spericolate, no? >> dal tono
sembrava che volesse
convincere più se stesso che me. Probabilmente voleva fare
il galante e non
mostrarsi debole. Sorridendo, in maniera piuttosto forzata, mi prese
per mano
trascinandomi dietro gli ultimi della fila.
<< Visto
che non sono un fifone come dici tu? >>
<< Hai detto
qualcosa? >> domandai guardandolo sempre
più sorpresa.
<< Chi io? No!
>>
Mi voltai a guardare avanti avanzando: ero io ad
essere strana ed immaginavo le cose, oppure era il ragazzo ad
avere qualcosa che non andava?
Dopo
più o meno
dieci minuti di fila, finalmente, ci sedemmo sui sediolini della
giostra aspettando
che il giostraio ci aiutasse a mettere per bene le sicurissime
imbracature. Ero emozionatissima. Erano secoli che non andavo a
Spaceland; l’ultima volta ci
ero stata con mamma e papà. Ricordo che mamma non saliva
mai su
nessuna
giostra spericolata perché aveva una paura tremenda al
contrario
di papà che
adorava tutte le giostre, specialmente le più pazze.
Com'è facile immaginare, avevo ripreso tutto da lui.
Cominciai a
dondolare i piedi come una bimbetta mentre mi tenevo ben salda
all’imbracatura.
<< Che forza,
vero? >>
<< Sì. Certo
>>
Mi voltai a guardare
il castano alla mia sinistra: bianco come un lenzuolo. Gli occhi
sbarrati.
<< Light, stai
bene? >> chiesi preoccupata, << Guarda che
se non vuoi fare
questa giostra sei ancora in tempo.
Non c’è bisogno di… >>
<< Sto bene
>> rispose secco, << sto benissimo
>>
Continuai
a fissarlo
per qualche altro secondo sempre più preoccupata del suo
colorito tendente al ceruleo finché la giostra
partì. Immediatamente la concentrazione
si spostò completamente sulla prima salita. Ero pronta a
strillare come una pazza
per sfogare rabbia, frustrazione e tristezza con tutto il fiato che
avevo nei
polmoni. La giostra iniziò a salire, salire, salire, salire,
salire, salire…
L’adrenalina
cominciò ad invadere tutto il mio corpo; era
l’ebbrezza della pochissima paura che avevo e che sapevo
sarebbe diventata divertimento una volta passata la prima discesa. Una
sorta di
masochismo folle.
Salimmo ancora
finché la giostra scese in picchiata verticalmente. Per poco
non arrivammo a
schiantarci al suolo, ma ovviamente la giostra prese a salire a tutta
velocità
e a contorcersi in tripli giri della morte. Strillai con tutto il fiato
che
avevo nei polmoni e subito mi sentii meglio. Come sempre
però durò
troppo poco. Alla fine del giro l’imbracatura che ci teneva
ben saldi si tolse automaticamente.
<<
Fantastica!
Assolutamente Fantastica! >> esclamai sorridendo come non
mai,
scendendo con un elegante balzo, <<
Meravigliosa! Questa
giostra è migliorata tantissimo rispetto a
quando… Light?
>>
Non vedendolo vicino a me mi voltai: era ancora
seduto con gli occhi, se possibile, più sbarrati di quando
eravamo appena saliti.
<< Light? Ti
senti bene? Light!? >>
Il ragazzo non
rispose facendomi preoccupare, se possibile, ancora di più.
“Aiuto! Mi sono
giocata l’accompagnatore!”
<< Light! Dai,
è finito! Ti prometto che non ci saliamo
più, va bene? >> mormorai
prendendolo per un braccio facendolo scendere mentre un’orda
di ragazzini ci
guardava male a causa della troppa attesa.
Sembrava uno zombie.
<< L’ho…
L’ho
fatto… L’ho fatto davvero…
>>
<< Sì, l’hai
fatto >> ripetei sorridendogli per dargli forza. Era
completamente
andato. Totalmente sotto shock << Adesso però
ti siedi, da bravo,
riprendi fiato e torni ad essere il Light di sempre, va bene?
>>
Annuì non troppo
convinto mentre lo facevo sedere sulla prima panchina disponibile.
Rimasi a
fissarlo. Dopo un po’, però,
iniziai a trovarlo estremamente buffo;
con quell’espressione terrorizzata non sembrava proprio lui
che in genere era sempre
così posato tranquillo, il classico tipo che dava
l’idea di non aver paura di
nulla. Senza neanche rendermene conto scoppiai a ridere.
<< Cosa c’è?
>> sbuffò dopo un po’.
Lo guardai cercando
di calmarmi, << Sei buffo! >> esclamai
senza riuscire a smettere di
ridere, << Non avrei mai pensato di vederti in questo
stato! >>
<< Ok, non amo
le montagne russe, lo ammetto. Anzi, mi fanno proprio venire il
voltastomaco
>> bofonchiò guardando dall’altra
parte, << però mi sembrava ci
tenessi così tanto che l’ho fatto ugualmente
>>
A quelle parole arrossii; in
fin dei conti non ci conoscevamo benissimo, eppure si preoccupava per
me come
se mi conoscesse da sempre ed era come se anche io lo conoscessi da
sempre.
<< Grazie
>> mormorai voltando la testa dal lato apposto al suo per
non far
vedere quanto ero diventata rossa, << grazie davvero
>>
<< Figurati
>> rispose alzandosi e sorridendomi, <<
Dai, forza! Non ho pagato 3000
yen a testa per stare seduti su una panchina! >>
Rimasi ancora più
sorpresa mentre lo vedevo alzarsi e dirigersi verso una mappa del parco.
“Ma sei cieca o cosa?”
urlò una vocina nella mia testa, “Questo tizio ha
tutto! Ma quando dico tutto,
intendo, tutto!
È simpatico, dolce, protettivo, fa anche quello che non
vuole
pur di vederti felice e, cosa non meno importante, è un gran
bel pezzo di ragazzo!
Cosa aspetti?”.
Mi avvicinai al
ragazzo continuando a sorridere cercando di ignorare apertamente la
vocina e di
pensare a divertirmi il più possibile e sfruttare al meglio
quei 3000 yen che
Light aveva speso solo ed unicamente per farmi contenta.
Era quasi mezzanotte
e dopo più di cinque ore avevamo deciso di andare via da
Spaceland per tornare
a casa. Ci eravamo divertiti veramente tanto. Eravamo andati quasi su
tutte le
giostre tranne su le montagne russe più alte per evitare
ulteriori giramenti di
testa a Light.
<< Certo che
solo tu, sull’autoscontro, potevi chiedere scusa a quel
bambino! >>
commentò il ragazzo ridendo mentre mi apriva lo sportello
della macchina,
<< Se si chiamano “autoscontro” ci
sarà un motivo, no?>>
<< Ma hai
visto che faccina ha fatto!? >> replicai con
fare semilagnoso,
<< Ha spalancato gli occhioni e per poco non si metteva a
piangere! E poi
anche il padre mi ha guardata malissimo. Mi sono sentita in dovere di
scusarmi
>>
<< Colpa sua
che ha deciso di portare suo figlio su una giostra del genere. Come ho
già detto sono fatte
apposta, infondo! >> replicò il castano
accendendo il motore <<
Comunque la prossima volta ci sali da sola! Sei una pazza spericolata
alla
guida! In certi momenti mi hai messo quasi paura! Mi sembrava di stare
in macchina
con uno senza patente >>
Le
risate che fino a quel momento non ero
riuscita a frenare morirono di colpo: in effetti io non avevo la
patente. Avrei
sempre voluto prenderla ma nel momento in cui avrei avuto tempo e modo
per
iscrivermi a scuola guida, sia L che Watari mi avevano sconsigliato, o
sarebbe
meglio dire vietato, di farlo: mi avevano sempre detto che non ne avevo
bisogno,
che qualcuno mi sarebbe venuto sempre a prendere e che le persone
speciali non
avevano bisogno della patente. Qualche volta, giusto per provare
l’ebbrezza della guida, avevo provato a chiedere alle mie
amiche
inglesi e americane se
potevano farmi provare con le loro macchine ma si erano sempre
rifiutate. Persino Rioshi
non aveva mai voluto. Cominciai ad insistere di più con L
che
però dichiarò
apertamente di paura a sapermi da sola in giro chissà dove,
specialmente di
notte. Per me era sempre stato esagerato ma avevo accettato quasi di
buon grado
quella sua paura e per accontentarlo non avevo ulteriormente insistito.
Adesso
però la sostanza non cambiava: non sapevo neanche cosa
volesse
dire guidare e a
malapena mi ricordavo come si andava in bicicletta!
<< Già…
>> dissi solamente guardando fuori dal finestrino con
fare assente,
<< Sembra
solo… >>
Rimanemmo per un po’
in silenzio. Non era imbarazzante: io pensavo alle cose mie e lui alle
sue. Era
bello sapere di poter prendersi quei pochi minuti di stacco senza
provare
imbarazzo. Con i ragazzi era davvero raro. Spesso mi era capitato anche
con L,
ma con Light era diverso.
Tutto era diverso con
Light.
<< Misa
>> mormorò piano rimanendo con lo sguardo
fisso sulla strada, << tu
non hai la patente, vero? >>
Non risposi subito.
Come sempre, semplicemente dal mio tono di voce, aveva capito.
<< No >>
sospirai dopo un po’ continuando a guardare fuori dal
finestrino, << non
ho la patente >>
Rimanemmo per
qualche altro minuto in silenzio.
<< E come mai?
>> chiese dopo un po’ mentre entravamo del
quartiere dove si trovava il
mio appartamento, << Hai paura della macchina? Sarebbe
più che
comprensibile >>
<< No, non è
per questo. Ho sempre sognato di prendere la patente ed essere
indipendente
>> confessai con un sospiro continuando a guardare fuori
dal finestrino,
<< ma L non ha mai voluto che la prendessi. Aveva paura che potessi finire
chissà dove e aveva paura per me. Così ha risolto il
problema alla radice.
Comincio a pensare che fosse solo un modo per togliermi la
libertà già da
allora >>
Light non commentò.
Fermò la macchina di fronte al cancello di casa mia. Per
qualche altro minuto
continuammo a rimanere in silenzio.
<< Sai
>> feci dopo un po’ spostando il mio sguardo
dal finestrino alla mia
destra al vetro del parabrezza, << quando ero piccola
dicevo sempre a
papà che avrei voluto imparare a guidare come lui il prima
possibile. Mi piaceva, ma non ricordo
bene perché, forse era il volante ad intrigarmi, se vogliamo
dirla tutta. Mi
ricordo che quando andavamo a lavare la macchina mi divertivo:
papà mi prendeva
in braccio, al posto del guidatore, e io facevo finta di spostare il
volante
che si muoveva appena.
Un’altra volta
invece all’insaputa di mia madre, ancora oggi penso che se
lo fosse venuta a
sapere le sarebbe preso un colpo, papà mi portò
in uno slargo deserto; mi face
salire sulle sue ginocchia, proprio come all’autolavaggio e
mi fece guidare…
Che poi, guidare… mi
insegnò più
che altro a girare il volante e a mettere
le marce. Ovviamente ero troppo piccola e non arrivando ai pedali ero costretta
a chiedere aiuto alle sue gambe per muoverli. Quando lui mi
diceva
di cambiare marcia io impugnavo con le mie manine piccole il cambio e
lo facevo;
inoltre se c’era da fare qualche curva io giravo il volante
che era quasi più
grande di me. Che pomeriggio è stato quello… Che
ridere… >> nel
raccontare era come se in quel momento mio padre fosse stato
lì accanto a me:
rivedevo la scena e sentivo le sue risate mentre faticavo a girare quel
volante
che mi sembra tanto grande mentre lui, andando pianissimo,
mi ordinava
gentilmente di cambiare marcia mentre schiacciava il pedale della
frizione,
<< Quel pomeriggio non lo scorderò mai.
Papà in genere non stava mai a
casa e a causa del lavoro spesso anche nei fine settimana era costretto
a stare
tutto il giorno fuori, ma quel fine settimana aveva promesso di
riservarlo a
me. Alla sua piccolina che vedeva solo la sera. Per me era importante.
Era
parecchio che non passavamo così tanto tempo insieme, da
soli. Ma poi, neanche
una settimana dopo quel… >> non riuscii a
continuare perché le lacrime,
senza che nessuno le avesse chiamate, cominciarono a scorrere sulle mie
guancie. E pensare che avevo deciso di non piangere più di
fronte a Light, invece mi ritrovavo a farlo nuovamente come una cretina. Mi aveva vista
piangere abbastanza, e non volevo lo vedesse ancora! Non era giusto per
lui né
tanto meno per me. Mi faceva sentire debole.
Ad un certo punto,
la sua mano calda accarezzò il mio viso rompendo la lunga
gara di alcune
lacrime facendomi sussultare. Mi voltai verso di lui e notai che mi
stava
sorridendo mesto, come se fosse dispiaciuto e stesse soffrendo con me;
si era
creata un sorta di empatia tra noi due e il mio dolore sembrava essere
anche il
suo.
Ci guardammo per
parecchi istanti.
Intensamente.
Le lacrime
continuavano imperterrite la loro discesa silenziosa.
<< Io… Io non
avevo mai detto questa cosa a nessuno prima d’ora…
>> mormorai con la
voce semirotta dal pianto abbassando lo sguardo, <<
Questa cosa era
sempre rimasta gelosamente chiusa dentro di me. Non so neanche
perché te
l’abbia detta. Sono… sono una stupida,
ecco… >>
<< Non sei
stupida >> replicò Light, << non
lo sei affatto >>
Alzai nuovamente gli
occhi. Ci guardammo ancora. Il viso di Light si stava avvicinando
lentamente al
mio. Molto, molto, molto lentamente… Possibile che il mio
stesse facendo
altrettanto verso il suo?
Il respiro caldo e
fresco del ragazzo cominciò ad accarezzare le mie labbra
mentre i miei occhi,
ancora umidi, cominciavano a chiudersi altrettanto lentamente. La sua
mano
calda, ancora poggiata sulla mia guancia, aiutò il mio viso
ad avvicinarsi di
più. Eravamo vicini, vicini…
“…
Dare ni mo mirenai yume wo mite, iranai mono wa subete suteta,
Yuzurenai omoi,
kono mune ni yadoshite…”
Spalancai gli occhi
svegliandomi brutalmente dall’incanto del momento. Ma cosa
stavo facendo?
Mi allontanai dal castano, con le gote
nuovamente in fiamme, aprendo velocemente la borsa alla ricerca del mio
cellulare. Sentii
Light sospirare dando una piccola botta al volante. Finalmente, dopo
tanto
cercare trovai il telefono.
“L…”
Rimasi a fissare il
display del telefono per qualche altro secondo finché non
finii di squillare.
Pochi istanti dopo ricominciò. Mi voltai verso Light che mi
guardava sorpreso e
forse, probabilmente era una mia impressione, un tantino scocciato.
<< É…
É L…
>> mormorai quasi impercettibilmente, << Io
però non voglio
rispondere… >>
<< Penso che voglia
solo sapere come stai >> disse lui guardando avanti,
<< per quanto
mi senta anche io di avercela un po’ con lui
perché ti ha mentito su una cosa
importante come il ladro che ha assassinato i tuoi genitori, ti vuole
bene
davvero. Adesso sarà preoccupatissimo >>
<< Come fai a esserne
così sicuro? >>
<< Quando sei
andata al bagno prima, a Speceland, ho chiamato mio padre per sapere se
c’erano
novità sul caso Kira, la sua risposta è stata che
Ryuzaki non ha mosso un dito
per tutto il giorno. Ha detto che non ha nemmeno mangiato
>>
Anche se da una
parte mi doleva ammetterlo, sapere che L stava male mi faceva stare
ancora
peggio; sapevo bene che quando litigavamo di brutto, perché
qualche altra volta
era successo, non toccava cibo. Era colpa mia.
<< Rispondigli
>> mi esortò Light, << digli che
sei a casa e stai bene. Penso gli
basti sapere questo >>
Guardai il display
che continuava a lampeggiare finché con molta fatica
premetti il tasto verde.
<< P… Pronto?
>>
<< Misa!
>> la voce di L, più roca rispetto al solito,
sembrava un urlo di gioia,
<< Misa… Misa, stai bene? >>
<< Benissimo
>> risposi gelida, << cosa vuoi?
>>
<< Ero
preoccupato >> disse semplicemente, << dopo
che sei uscita in quel
modo dal quartiere generale io… >>
<< Sto bene.
Ho passato una splendida giornata. E tutto questo non grazie a te
>>
<< Ma sei a
casa, vero? >>
<< Perché
t’importa tanto? Ma soprattutto, perché dovrei
risponderti? Dopo avermi mentito
per tutto questo tempo potrei sentirmi quasi in dovere di farlo anche
io
>>
<< Misa, per
favore… >>
<< Per favore
un corno, L! Non ti sembra già abbastanza il fatto che ti
abbia risposto al
telefono? >> sbottai velenosa. In realtà avrei
voluto dirgli di stare
tranquillo, che non correvo alcun pericolo, che era tutto sotto
controllo, ma
il pensiero di quello che mi aveva fatto mi tormentava lacerandomi
facendomi
rimanere dura ed impassibile.
<< Misa, lo so
di aver sbagliato, avrei dovuto dirtelo, ma io non ho mai voluto il tuo
male,
davvero! Come avrei potuto mai…? >>
<< Non ti
sembra un po’ troppo tardi per i ripensamenti?
>> commentai scoppiando in
una risata amara, << Comunque stai tranquillo. Sono stata
tutto il giorno
con Light. >>
Per un momento calò
il silenzio. L’unica cosa che sentii fu il rumore di un
unghia che saltava,
<< Sei… Sei stata tutto il
pomeriggio… Con Light? >>
<< Anche
adesso è qui con me >> risposi sempre
più glaciale, << mi ha
riportata a casa. Siamo andati a Spaceland >>
<< Mi stai
dicendo che nonostante io ti abbia tradito tu stai ugualmente indagando
su di
lui per scoprire se è Kira? >>
<< Ti assicuro
che è stato l’ultimo dei miei pensieri! Anche
perché, dalla mia analisi, posso
dire che non è come pensi tu >> dissi,
<< quindi adesso che ti ho
detto tutto mi lasceresti in pace? >>
<< Misa, per
favore, non lo sottovalutare! Se lui è Kira, come credo che
sia, starà godendo
come pochi a vederti in quello stato! Sta approfittando del tuo momento
di
debolezza! Starà facendo solo finta di starti accanto! Quale
momento migliore
per cercare di sconfiggere il suo nemico? >>
<< Non è vero!
>> gridai, << Non è vero! E tu
non puoi proprio parlare! >>
<< Misa,
aspetta… >>
<< Non mi
cercare più! Questa volta ti ho risposto solo
perché Light mi ha chiesto di
farlo per non farti preoccupare, ma se dovessi chiamarmi di nuovo non
risponderò! >>
Senza aspettare
risposta gli attaccai il telefono in faccia.
Nonostante mi avesse
fatto tutto quel male il suo primo pensiero rimaneva il caso Kira,
esattamente come il suo primo indiziato rimaneva Light.
Kira. Kira. Kira.
Light che era Kira. Light che era Kira. La sua ossessione! La sua vita
ruotava
tutto intorno a quello… Ma basta!
<< Hai fatto
bene a rispondere >>
<< Per stare
ancora più male, certo… >> replicai
con un sussurro a malapena udibile,
<< Senti, domani devo andare lavoro. Non posso saltare,
già oggi è stato
troppo. È meglio che vada a dormire, adesso >>
<< Certo,
capisco >> disse Light, << comunque, se
vuoi, domani mattina vengo
a prenderti con la macchina e ti porto io… >>
“Sarebbe
splendido!”
<< Non c’è
bisogno. Davvero. Prenderò un taxi o chiamo Rioshi, la mia
manager >>
<< Come
preferisci, non insisto >>
Aprii la portiera
della macchina preparando già le chiavi di casa,
<< Tralasciando la
chiamata di L, è stato un bellissimo pomeriggio. Mi sono
distratta e divertita tantissimo
e lo devo tutto a te. Grazie >>
<< Vorrei
poter fare di più >>
<< Fai già
troppo >> risposi con un sorriso, << il
pensiero è già
molto per me. Comunque ci sentiamo >> misi un piede fuori
dall’auto.
<< Aspetta!
>>
Mi voltai a
guardarlo sorpresa finché non sentii le sue labbra poggiarsi
velocemente sulla
mia guancia.
<< Sogni d’oro,
Misa >>
Non so se mi fece
arrossire di più il bacio o il modo in cui disse quel sogni d’oro.
<< Gra…
grazie… Anch.. Anche a te >>
Scesi velocemente
dall’auto e salii di corsa in casa.
La prima cosa che
feci una volta entrata fu buttarmi sul divanetto
all’ingresso; troppe cose in
troppo poco tempo. Mi tastai la guancia sentendo ancora il calore delle
morbidissime
labbra di Light. Tornai ad arrossire come una scema. Arrossii ancora di
più
pensando a quello che sarebbe successo se L non avesse chiamato.
“Ma cosa diamine sto
facendo?”
Cominciai a battere
la testa sul bracciolo del divanetto per poi prendere uno dei
cuscinetti
decorativi e sprofondarci la testa dentro.
“Non devo
innamorarmi! Non posso farlo, non adesso… E meno che mai di
Light! Scema! Sono
solo una grandissima, fottutissima SCEMA!”
Per più di una
settimana non pensai ad altro che al lavoro. Cercai di sfogare le mie
ansie e i
miei pensieri dando il meglio che potevo sui vari set di
pubblicità e servizi
fotografici. Rioshi sembrava abbastanza soddisfatta seppur non
riuscisse a
capire quale fosse il velo di tristezza che a volte non riuscivo a
mascherare
nei momenti di pausa.
Light mi chiamava
regolarmente una volta ogni due giorni prima di andare a dormire. Non
voleva
essere invadente, semplicemente era preoccupato per me e cercava di
distrarmi e
farmi pensare a tutto meno ai fatti accaduti negli ultimi giorni, ma
con quel
suo atteggiamento così estremamente dolce e allo stesso
tempo riservato mi
metteva ancora più in difficoltà confondendomi
ancora di più di quanto già non
fossi: non riuscivo più a capire cosa provavo per lui, o
meglio, lo sapevo ma
non volevo ammetterlo a me stessa. Inoltre, per quanto fosse dolce e
continuavo
a pensare che lui non poteva essere Kira, il dubbio, anche minimo, che
potesse
esserlo mi spaventava e mi faceva tornare sui miei passi.
L invece mi chiamava
quasi una volta ogni cinque ore e, ovviamente, non avevo mai risposto a
nessuna
chiamata. Poteva chiamare quanto voleva per quanto mi riguarda, ma
avevo
giurato che non avrei più risposto e così avrei
continuato a fare. Non ero
disposta a perdonarlo, non tanto facilmente almeno. Avrebbe dovuto
dimostrarmi
davvero che teneva a me, cercando di accantonare momentaneamente il
caso Kira e
mettere in galera quel mostro. Non dormivo sonni tranquilli a saperlo a
piede
libero.
No, non mi piaceva
affatto. Nonostante cercassi di non pensarci ero sempre molto inquieta.
Un sabato ci
trovavamo sul set dell’ennesima pubblicità. Questa
volta intimo donna.
Non ne potevo più,
ero stanca e volevo andare a casa, anche perché se
c’erano degli scatti che odiavo
fare erano proprio quelli di questo tipo.
<< Misa Misa
sei perfetta tesouro! >> urlicchiò Gianpier,
il fotografo, << Sei un
incanto, cara! Un incanto! Quando vedo ragazze come te… Mi
verrebbe quasi
voglia di tornare ad essere uomo! >>
Sì, era omosessuale,
ma decisamente il migliore nel suo campo. E anche il più
professionale, preciso
e simpatico. Mi faceva piacere lavorare con lui.
<< Gianpier
sei sempre dolciss… >>
<< Guardi che
non può entrare… Le ho detto di no!
Misa è impegnata con una pubblicità
adesso! >>
Sia io che il
fotografo ci voltammo. Era la voce di Rioshi, o meglio l'urlo. Venivano
dall’altra stanza. Era
forse qualche fan accanito che mi voleva vedere? Sapevo che la mia
amica non li amava,
ma dovevo ammettere che spesso esagerava; infondo che male
c’era se qualche fan
veniva per farsi una foto con me o voleva un autografo? Era quella la
parte
divertente di essere un’idol di successo!
Ma quando vidi chi era
appena entrato sul set il mio cuore perse un battito.
Quella figura
incurvata su se stessa, con il pollice tra le labbra e quelle occhiaie
nere
come la pece sotto gli occhi l’avrei riconosciuta anche in
una folla di mille persone ad un chilometro
di distanza.
Rimasi impietrita
sul posto mentre L alzava gli occhi verso di me.
Non sapevo cosa
fare.
Non sapevo cosa
dire.
Lo fissai per
qualche istante con occhi sbarrati. Lui fece altrettanto ma con sguardo
mesto.
<< Misa…
>> disse poi semplicemente con fare stanco.
Rabbrividii. Non
potevo e non volevo ammetterlo ma il vederlo lì, di fronte a
me in carne ed
ossa, mi fece capire quanto mancava. Dannazione, mi mancava
terribilmente! Non si
può cancellare una vita vissuta con una persona in una sola
settimana, specialmente
se questa persona era L.
L’istinto mi diceva di correre da lui e abbracciarlo.
La mente m’imponeva di rimanere immobile e guardarlo il
più duramente
possibile.
Il cuore piangeva perché non sapeva a chi dare retta.
<< Misa…
>> ripeté lui.
<<
Co… Cosa ci fai qui? >> balbettai
senza
riuscire a sostenere il suo sguardo.
<< Ho bisogno
di parlarti >>
Alzai lo sguardo per
guardarlo bene: era più bianco e con il viso più
incavato del solito. Sembrava
quasi uno spettro. La sua magliettona bianca,
anch’essa decisamente troppo larga, non lo
aiutava affatto.
<< Lei non può
stare qui! Lo vuol capire sì o no? >> Rioshi
arrivò di corsa con due
guardie al seguito, << Se non va via immediatamente la
faccio portare via!
>>
<< Non preoccuparti
Rioshi. Lui sta con me >> la mia voce doveva sembrare
venire da un altro
pianeta, completamente estranea a quella che conosceva.
<< Ma Misa…
>>
<< Rio, posso
avere una pausa? Devo parlare con lui, poi giuro che tornerò
a lavorare
>>
La mia amica mi
guardò per qualche istante senza capire per poi annuire
debolmente e
allontanarsi; chissà che impressione doveva avergli fatto L
(di certo non
buona!).
Presi un accappatoio
e mi avvicinai al ragazzo: nonostante fosse, se possibile, ancora
più incurvato
del solito lo guardai dal basso verso l’alto per qualche.
Poi, senza
dire una parola, gli feci strada verso il mio camerino.
To be continued...
Eccomi tornata! Avevate paura che non continuassi più la
fic? E invece rieccomi (finalmente!)
In primo luogo perdonatemi per questo super, mega, catastrofico ritardo
ma a causa della preparazione per il mio cosplay non ho
avuto il tempo materiale per stare più di cinque minuti a
scrivere. Tra le varie "distrazioni" c'è stato anche
l'arrivo della mia BELLISSIMA E
MERAVIGLIOSISSIMA tavoletta grafica! Per me che lavoro con photoshop e
la suite adobe è davvero utile (mi sono divertita a colorare
parecchio scan di Death Note). In
più, siccome non avevo già abbastanza cose da
fare, ho
deciso di creare una pagina dedicata a "Death Note" su facebook (mi
faccio un po' di pubblicità! Ecco il link!
-> Watashi ga seigi da!; se avete fb magari passate! Mi
farebbe tanto piacere! :D). Quindi dai, mi sono data da fare xD.
Adesso però passiamo alle cose serie: oltre ad essermi data
anche ad altre cose, questo capitolo non è stato affatto
facile
da scrivere; avevo deciso di voler far confidare Misa con Light di cose
molto personali ma non sapevo quali ma soprattutto COME. Inoltre volevo
cercare di creare un momento d'intimità tra i due proprio in
questo momento di debolezza della povera biondina e spero, per quanto
piccolo, che vi sia piaciuto. Forse può sembrarvi assurdo,
ma
è stato difficile crearlo. La cosa che però mi
premeva di
più in assoluto era mettere un momento più "soft"
dopo la
pesantissima "batosta"; avevo sempre immaginato un Light fifone sulle
montagne russe (forse perchè anche il mio ragazzo non le
sopporta? xD). Mi sembrava divertente e così, boh.
Un'altra parte molto tosta è stata quella finale; volevo che
L
comparisse, anche se per poco. La mancanza che prova Misa doveva essere
mostrata in contemporanea al suo "odio" verso il fratello. Oddio, odio
forse
è esagerato, ma penso abbiate capito! Comunque, alla fine
è nato questo chappy. Ci ho messo davvero tutta me stessa e
come
al solito, almeno personalmente, mi sento soddisfatta del risultato.
Spero vi piaccia.
Perdonatemi se per più di metà capitolo ho fatto
piangere Misa, ma ci stava xD
Bene, come
solito voglio rigraziare
come sempre le mie commentatrici: Saretta,
LABESTIAPAZZA, Yuuki B, Eli
pazzoide, Pazza Best, Shana98, Princess_Serenity, Any_, Ryka,
anzi mi vorrei scusare con due di voi: Eli e Ryka giuro che non mi ero
accorta di non aver risposto alla vostra recensione... PERDONATEMI!! Lo
farò rispondendo a quella che mi scriverete per questo
chappy :D
Una
bacio a tutti coloro che comunque seguono la mia fic ma non possono
commentarla perchè non sono registrati o a più
timidi che
non hanno voglia.
Perdonatemi se nel
testo ci dovessero essere i soliti errorini di battitura.
Un bacione! :D
Mata ne!
Marty :)
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7: Kou un ni megumareta ***
Capitolo7:
Capitolo 7
Kou
un ni megumareta
L mi seguì verso il mio camerino con la
schiena più ricurva del solito e la testa bassa .
Sentivo
il cuore battere come un martello; averlo nuovamente accanto,
così vicino,
creava in me sensazioni contrastanti: da una parte una forte rabbia
– era
pur sempre un traditore! –, dall’altra
però mi sentivo felice come non lo ero da un paio di
settimane, come se il vuoto
dentro di me fosse stato di nuovo e finalmente colmato;
perché L era una parte
molto importante di me, come un braccio, una
gamba, un polmone, e volente o nolente questa cosa non sarebbe mai
potuta
cambiare.
Arrivati alla porta
del mio camerino presi una piccola chiave che avevo messo
nell’autoreggenti che
stavo indossando e aprii la porta accendendo la luce.
<< Accomodati
pure >> mormorai in tono piuttosto formale avvicinandomi
al mini frigo
bar. << Posso offrirti qualcosa? Un thé
freddo, un po’ di gelato…
>>
<< Non ho
bisogno di niente >> sussurrò lui appena,
<< o meglio, non ho
bisogno di queste cose… >>
La sua voce era
stanca e roca. I suoi occhi, a volte tendenti al grigio, spenti.
Si sedette sul
divanetto del mio camerino nella sua solita ed assurda posizione.
Mi voltai nuovamente
verso il frigo bar per prendere
due
sambitter e dal comò delle cibarie (ottenuto dopo settimane
di lotta) un pacchetto di patatine. Nonostante avesse detto di non
aver fame, sicuramente davanti ad un mini aperitivo non avrebbe saputo
resistere. Lo poggiai sul tavolino per poi andarmi a sedere sulla
poltrona di
fronte al divanetto su cui stava seduto lui accavallando le gambe.
<< Perché sei
qui? >> domandai aprendo il sambitter con un gesto secco,
<< Tutto
mi sarei aspettata da te, meno che venissi a cercarmi a lavoro. Non
l’hai mai
fatto. Mi hai… Sorpresa, ecco >>
<< C’è sempre
una prima volta, no? >>
Dopo quel piccolo
scambio di battute rimanemmo in silenzio.
Un silenzio teso.
Quasi gelido.
Per cercare di
prendere tempo, aspettando una sua risposta, bevvi
l’analcolico molto
lentamente. Mi sorpresi nel sentirlo bollente a contatto con la mia
gola nonostante
l’avessi appena preso dal frigorifero. Una volta finito di
bere posai il
bicchiere e dopo qualche minuto iniziai a tamburellare
nervosamente le dita sulle ginocchia aspettando che dicesse
qualcosa.
<< L, dimmi
cosa vuoi. Non posso perdere tutto questo tempo. Di là mi
aspettano per finire
il servizio fotografico per una pubblicità >>
<< Sempre più
svestita… >>
<< Cosa
c’entra adesso? >> replicai alzando leggermente
la voce, << Mi
sembra ovvio che sia svestita
dato che stiamo girando la pubblicità di
“Intimos”! E poi è il mio lavoro! Non
pensare che mi faccia piacere! >>
Mamma mia, perché
doveva fare così? Non potevo credere che fosse venuto
lì per dirmi una cosa del
genere! Se doveva solo farmi perdere tempo, e la pazienza, poteva
rimanere al
suo caro quartier generale del cavolo e continuare ad indagare su quel cavolo di Kira.
Lo guardai ancora
per qualche istante mentre rimaneva con la testa bassa e lo sguardo
fisso nel
sambitter.
L’osservai ancora
per qualche minuto finché, stufa, mi alzai dalla poltrona
dirigendomi verso la
porta del mio camerino.
<< Non ho
intenzione di perdere tempo con te! >> esclamai acida
guardandolo
dall’alto verso il basso, << Sei venuto
facendomi fare una figura
tremenda davanti a
tutto lo staff e io, nonostante tutto, ho deciso di ascoltarti. Ma tu
non fai
niente. Niente! Stai lì, fermo, con lo sguardo perso senza
dire una parola! Ma
cosa vuoi da me? Vuoi continuare a rovinarmi? Se è
così L, ci stai riuscendo
alla grande! >> lo guardai ancora mentre continuava ad
incurvare la sua schiena.
Basta, non lo potevo
sopportare. Si stava davvero prendendo gioco di me!
<< VAI AL DIAV…!
>>
All’improvviso
sentii il mio corpo stretto in una morsa. Due braccia che non ricordavo
fossero
così calde e profumate di zucchero filato, una maglietta
soffice e candida mi avvolsero con tutta la forza che avevano.
<< MA NON LO
CAPISCI CHE VOGLIO TE?
>> la braccia di L mi strinsero ancora di più
trascinandomi sul divano, << Non… Non lo
capisci che se tu mi odi, io non
riesco a fare più niente? Non lo capisci come mi sento? Non
lo vedi? >>
Quelle braccia mi stavano
confondendo e ancora di più le sue parole. Tutta la mia
rabbia nei suoi
confronti svanì all’istante seppur non lo volessi
davvero. Lui mi aveva
ingannata e non volevo crollare così facilmente.
<<
Hai ragione, sono uno stronzo, un
bastardo, un traditore! Non avrei dovuto mentirti! Hai ragione, hai
ragione tu!
>>
Per la prima volta
in vita mia sentii la voce di L spezzata dalle lacrime.
L? Lacrime? Stava
piangendo… Per me?
<< Non posso
pensare che tu non faccia parte della mia vita, Misa! Il tuo
odio… è l’unica
cosa che non riesco a sopportare. Vivere senza saperti
vicina… Sapere che tu mi
odi, il solo pensarlo mi… No, non ce la faccio. Non riesco a
fare niente! Non
riesco a fare niente senza di te! >>
Non riuscivo a
parlare e quasi neanche a respirare. Perché anche io mi
sentivo così per
quanto facessi la forte, per quanto cercassi di reprimere dentro di me
quelle
sue stesse sensazioni, mi sentivo completamente vuota senza di
lui,
senza le sue stranezze, il suo modo di sedersi, le sue occhiaie color
pece…
Mi ritrovai a
stringerlo anche io con affetto. Tremava come un bambino.
Sentii la sua testa appoggiarsi più comodamente sulla mia.
<< Misa… Ti
prego, perdonami. L’ho fatto solo per proteggerti. La
verità ti avrebbe
distrutta… >>
<< E pensi che
adesso non abbia fatto anche peggio? >>
<< Ha fatto
molto peggio, specialmente per colpa della mia bugia, ma io non ho
potuto fare
niente. Ho provato, davvero. Ma mi hanno tolto il caso! Mi avevano
promesso che
avrebbero fatto qualcosa ma poi… >>
<< Ho capito.
Non c’è bisogno di aggiungere altro
>> dissi stringendomi di più a lui.
Mi scostai un po’
per poterlo guardare negli occhi per un attimo e quando i
miei incrociarono i suoi mi fecero paura: a causa del
pianto erano diventati
rossi macchiati di nero dall’iride. Le occhiaie
anch’esse nere, gli conferivano
una maggior aria scheletrica accostate al suo viso ceruleo. Ma era
sempre lui.
Era il mio fratellone.
L.
<< Ho capito,
fratellone >>
Immediatamente vidi
i suoi occhi brillare e le sue labbra bianche arricciarsi in un
sorriso. Mi
strinse nuovamente.
<< Mi sei
mancata >> mormorò al mio orecchio,
<< mi sei mancata come nessun
altro in tutta la mia vita… >>
<< Anche tu mi
sei mancato >> risposi stringendomi maggiormente a lui,
<< ho
provato ad odiarti per quello che mi hai fatto. Ho provato a
cancellarti dalla
mia vita… Ma non ci sono riuscita. Per quanto potessi star
male, sapevo che, a
prescindere dall’atto sbaglio in sé,
l’hai fatto solo perché volevi vedermi
spensierata e tranquilla, senza pensare alle conseguenze se la
verità fosse venuta
a galla… >>
<< Misa…
>>
<< Diciamo che
l’ho capito anche grazie a Light >> continuai
abbassando lo sguardo,
<< senza di lui penso che non sarei riuscita a resistere
tanto >>
<< Grazie… A
Light? >>
<< Sì, solo
grazie a lui. È davvero un ragazzo d’oro
>>
Per qualche minuto
rimase in silenzio stringendomi a sé con maggior forza e
delicatezza tra quelle
braccia ossute.
<< Tu sei la mia
Misa >> bofonchiò dopo un po’.
<< Sì, lo so.
Sono la tua sorellina >> affermai staccandomi dal suo
abbraccio con un
sorriso, << la tua sorellina che adesso deve tornare
immediatamente a
lavoro o la sua manager la divorerà per non aver finito il
servizio fotografico
>>
Anche lui rispose al
sorriso, seppur ci fosse qualcosa che lo rendesse teso e malinconico
ma non riuscii
a capire bene cosa fosse.
<< Io penso di
aver bisogno di una torta di fragole, invece. È da un
po’ che non ne mangio…
>>
<< Se vuoi
questa sera vengo e te la porto io al quartier generale fatta
con le mie manine. Tanto non credo che
dovrò lavorare tanto oggi. Avevamo quasi finito
>>
<< Ne sarei
felice >>
Mi avvicinai alla
porta del camerino per uscire ma decisi di voltarmi e di scoccargli un
bacio
sulla guancia, << A 'sta sera fratellone!
>> dissi, dopo di che
uscii.
Mi sentivo
nuovamente leggera e felice.
Misa era tornata ad
essere Misa.
Quando rientrai sul
set tutti mi guardarono sorpresi di rivedermi spensierata come
sempre senza quell'ombra cupa di tristezza.
<< Dai, forza!
Finiamo in fretta che devo tornare a casa! >>
<< Misa… Tutto
bene? >> chiese Rioshi prima che riprendessi con la fine
del servizio
fotografico.
<< Mai stata
meglio! >> ribattei con un sorriso a trecentosessanta
gradi mentre mi
mettevo in posa.
<< Senti… Ma
ha a che fare con quel tipo strambo? >>
domandò ancora storcendo
leggermente il naso.
<< Sì!
Dovevamo risolvere una questione familiare >>
La mia amica
spalancò gli occhi, << Vuoi dire che
quello… Quello è… >>
<< Sì, quello
è il mio adorato fratellone! >>
Alle otto di sera
spaccate ero già sul taxi che mi avrebbe portata
all’hotel dove alloggiava L
con la torta, da me abilmente preparata, in grembo. Quella sera avevo
deciso di
essere semplicemente me stessa, quindi, niente parrucca azzurra.
Sarebbe stato
un modo per riparare
a quello che avevo fatto qualche settimana prima. Anzi,
strano che mio fratello non avesse ancora cambiato albergo.
Probabilmente era
stato così male per quello che ci era successo che
l’ultimo dei suoi pensieri
era quello di cambiare alloggio. Una ventina di minuti dopo mi ritrovai
di
fronte al grande albergo. Fortunatamente ricordavo il numero della
suite quindi
evitai di passare dalla reception. Presi l’ascensore e in
pochissimo mi
ritrovai, dopo tanto tempo, di fronte alla porta
dell’appartamento.
Bussai allegramente.
Aspettai un po’
tenendo la torta davanti a me.
<< Misa!
>>
Immediatamente
saltai al collo di mio fratello. Erano passate meno di otto ore
dall’ultima
volta che ci eravamo visti eppure mi sembrava un secolo. Probabilmente
era
dovuto a tutto il tempo che avevamo perso in quella settimana.
<< Tadan!
>> esclamai porgendogli la torta che avevo preparato non
appena ero
tornata dal lavoro.
<< L’hai fatta
davvero? >>
<< Certo!
>> esclamai entrando nella stanza, <<
Scherzo mai quando prometto
la mia famosa torta alle fragole? >>
<< No, è vero
>> commentò scuotendo appena la testa,
<< grazie mille sorellina
>> e mi diede un piccolo bacio sulla guancia.
Era una cosa che faceva
molto di rado, anzi, molto più che di rado. Da quando ci
conoscevamo era
successo si e no tre o quattro volte, non di più, e
involontariamente mi
ritrovai ad arrossire.
“Che motivo hai di
arrossire, stupida? Sicuramente è un altro modo per farsi
perdonare!”
Aggiustandomi la
gonna con le mani, dopo aver ripetuto quella frase mentalmente almeno
dieci
volte, feci capolino nel salottino dove erano radunati tutti i membri
del
quartier generale giapponese.
<< Ehilà!
>>
<< Misa-Misa!
>> esclamò Matsui alzandosi in piedi,
<< Misa-Misa sei tornata a
trovarci! >>
Alzai le spalle con
un sorriso andandomi a sedere sul divanetto vuoto, <<
Già e non
preoccuparti che da oggi in poi verrò molto più
spesso >>
Il giovane
poliziotto aprì il viso in un ampio sorriso,
<< Questo vuol dire che
avete fatto pace!? >>
<< Caspita! Devo
ammettere che lei è proprio una volpe, Matsuda
>> lo rimbeccò mio
fratello sorseggiando il thé facendo ridacchiare tutto il
resto della squadra anti
Kira.
<< Anche io
sono felice di rivederti, Misa >> disse il sovrintendente
Yagami
sorridendomi bonario, << questa settimana lavorare senza
Ryuzaki è stato
tremendo. O meglio, c’era ma era come se non ci fosse,
sembrava uno zombie!, e
le indagini ovviamente sono andate avanti molto a rilento
>> spiegò
prendendo anche lui una tazza di thé, << noi
abbiamo fatto quanto più
potevamo, ma senza tuo fratello non è certo la stessa cosa
>>
<< Già, e poi
non vederlo ingozzarsi è stato peggio che vedergli
spazzolare una confezione di
gelato da un kilo da solo. Terribile! Non pensavo l’avrei mai
detto, ma è così!
>>
<< Matsuda!
>> lo riprese il sovrintendente.
Scoppiai a ridere,
<< Ci credo >>
<< Misa,
perché non vai a tagliare la torta che hai fatto e ce la
porti? Così vai di là a salutare
Watari >>
<< Certo!
>>
Mi alzai dal
divanetto e presi la confezione contente la torta e andai
nell’altra stanza
dove nonno Wammy leggeva il giornale seduto su una sedia.
<< Misa!
>>
<< Nonno!
>> esclamai poggiando prima la torta sul tavolo e poi
correndogli
incontro, << Nonno mi sei mancato tanto! >>
<< Anche tu
piccolina >> sussurrò accarezzandomi la chioma
bionda. << Non hai
idea di come siamo stati sia io che L in questa settimana. Lui molto
più di me
certo, però non sopportavo che la mia nipotina
mi… >>
<< Va tutto
bene nonno. Adesso va tutto bene >> dissi con un sorriso,
<< L mi
ha spiegato, si è scusato e io ho capito. Certo, non mi fa
impazzire
l’idea di sapere quel pazzo criminale a piede libero,
però… >>
<< L sta
cercando di farsi dare quel caso per poterlo risolvere e archiviarlo
completamente >>
<< Veramente?
>>
<< Sì
>> affermò il nonno prendendomi le mani nelle
sue, << Non può
sopportare neanche lui l’idea di quel criminale fuori galera.
Penso che, da
un certo punto di vista, gli importi più di lui che del caso
Kira ora come ora
>>
“Chissà se quel
pazzo assassino è entrato nel mirino di
Kira…”
Ma cosa andavo a
pensare?
Cercando di
scacciare dalla mente quel pensiero, tornai a sorridere avviandomi
nuovamente
al tavolino dove avevo poggiato la torta cominciando a togliere
l’involucro,
<< Cosa dici nonno? Tagliamo la torta e la portiamo di
là? >>
Nonno sorrise
alzandosi dalla sedia, << Ti prendo i piatti
>>
<< E un
coltello per tagliare la torta! >>
In poco più di
cinque minuti, tra una risata e l’altra, la mia torta era
distribuita su tutti
i piattini.
<< Ne è
rimasta una fetta >> osservò il nonno,
<< sicura di aver contato
tutti? >>
<< Sì,
assolutamente. Quella la lasciamo in frigo per L in caso volesse fare
il bis
>> e prendendo il vassoio con i piattini cominciai ad
incamminarmi verso
il salottino.
<< Sicura di
riuscire a portare tutto? >>
<< Non
preoccuparti! >> risposi leggermente risentita,
<< l’altra volta
sono inciampata nella parrucca, ma questa volta non
c’è proprio pericolo
>>
Sentii il nonno
ridacchiare e mi accorsi, guardando con la coda dell’occhio,
che si era messo
nuovamente seduto a leggere il giornale. Era la sua occupazione
preferita
quando non aveva niente da fare, gli mancava solo una bella pipa.
Ridacchiai all'idea e percorsi il micro corridoio che separava le due
stanze.
<< Io direi di
accendere il telegiornale. Magari diranno qualcosa di utile, non si sa
mai
>>
Mi bloccai sul
posto.
Light era lì?
“Oddio! Ma quando è
arrivato? Ma ho messo qualcosa di decente? Sì… Il
mio vestito preferito… E il
trucco? O diamine, ma perché mi faccio
tutti questi problemi? E’ solo
LIGHT”.
Sì, solo Light un corno!
Era vero che ci eravamo sentiti praticamente quasi tutti i giorni,
ma il nostro ultimo incontro risaliva a quando mi aveva dato quel bacio
sulla
guancia che mi aveva mandata completamente in tilt, anche se forse
sarebbe stato più corretto dire che il
mio cervello diventava di gomma anche solo pensando a lui, ma questo
non aveva
importanza adesso.
“Forza. Adesso entri
dentro, lo saluti, da brava, e poi… E poi basta!”
Tirai su un bel
respirone e poi entrai.
<< Eccomi qua!
>> esclamai con voce
particolarmente acuta, << Questa volta sono anche
riuscita a non far
cadere nulla, avete visto? >>
<< Ottimo. Brava Misa
>> disse mio fratello spostando un po’ di
scartoffie dal
tavolo, << poggia tranquillamente qui >>
Cercai di mettere a
fuoco l’intera stanza... Tranne Light. Perché
dovevo essere sempre
così agitata quando c’era di mezzo
lui?
<< Misa?
>>
E perché
soprattutto, la sua voce doveva essere così bella e calda?
Cercando di non
mostrarmi eccessivamente in imperventilazione e con il cervello in
pappa, alzai lo sguardo
verso il brunetto.
<< Light!
>> esclamai, << Anche tu oggi sei qui al
quartier
generale, quindi! >>
Sì, la mia voce era
terribilmente acuta.
Mi fissò per qualche istante.
<< Sì >>
mormorò perplesso, << oggi ho finito la
sessione d’esame, quindi per un
po’ sono tranquillo, così ho pensato di venire qui
a dare una mano >>
<< Fantastico!
>> feci ancora maledicendomi per la voce sempre
più stridula, << Allora vado di là
prendere l’ultima fetta di
torta rimasta. Fortunatamente è avanzata… Torno
subito! >> e come un
razzo schizzai via da quella stanza poggiandomi al muro facendo meno
rumore
possibile portandomi una mano al petto.
No, non era normale
quel comportamento da parte mia. Nemmeno un po’. Era solo un
ragazzo, un
ragazzo come tanti. Certo, assolutamente gentile, educato, simpatico,
posato,
dolce, premuroso, bello, perfetto…
Ma solo un ragazzo. Sì, solo un ragazzo.
“Solo un ragazzo.
Solo un ragazzo. Solo un ragazzo. Solo…”
Quando tornai in
quella sorta di cucinotto dove il nonno stava leggendo il giornale,
presi un
piatto e quasi lo sbattei sul tavolo.
Ma chi volevo
prendere in giro? Light mi piaceva e anche parecchio. Però
era anche il primo
sospettato di essere Kira sulla lista di L. Mio fratello non sarebbe
stato
affatto contento se avesse scoperto che mi ero presa una cotta per lui.
<< Ma tanto il
problema non sussiste, no? >>
<< Quale
problema, Misuccia? >>
Mi voltai verso il
nonno accorgendomi troppo tardi di aver pensato a voce alta.
<< No, niente
>> balbettai aprendo il frigo, << una cosa
stupida >>
<< Se sei
arrivata a dire un pensiero ad alta voce deve essere qualcosa che ti
preoccupa
o che comunque occupa gran parte della tua mente. Non vuoi parlarne con
il
nonno come quando eri più piccolina? >>
Volevo davvero
parlarne con qualcuno?
Sì o sarei
scoppiata. E poi non ero costretta a rivelare il nome di Light, sarebbe
bastato
spiegare per sommi capi la situazione, no?
<< Beh, ecco…
>> iniziai torturandomi le mani, <<
… Ecco, vedi… Il fatto è…
>>
<< Vediamo se
indovino >> fece il nonno prendendomi per mano,
<< c’entra un
ragazzo? >>
Mi voltai a
guardarlo stupita.
<< E tu come
fai a saperlo? >>
<< Tesoro,
sono stato giovane anche io. Capisco quando c’è di
mezzo un problema di cuore
>> rispose con un sorriso lui, << anche io
alla tua età avevo una
ragazza in testa che mi tormentava >>
<< Davvero?
>>
<<
Naturalmente. Tutti hanno per la
testa qualcuno che occupa i propri pensieri costantemente
>>
“Sicuramente nel
caso di L dev’essere Kira” pensai sorridendo tra me
e me.
<< Sì,
c’entra
un ragazzo >> sospirai sedendomi su una sedia
lì vicino, << io
provo a non pensare a lui, ma non ci riesco. Occupa la mia mente
costantemente,
proprio come dici tu. E quando non ci penso, eccolo che compare e io...
>>
<< Sei
innamorata, piccola mia >>
<< Ma io non
voglio esserlo! >> esclamai alzando gli occhi verso di
lui, << Io
ho paura d’innamorarmi! Non vorrei rimanere scottata
un’altra volta. Non
riuscirei a sopportarlo >>
<< Hai paura
di soffrire come per Thomas non è così?
>>
<< Non
nominarlo nemmeno! >> sbottai abbassando la testa e
stringendo le mani a
pugno, << Non… >>
<< Misa
>> cominciò il nonno alzando delicatamente il
mio volto verso il suo,
<< non è giusto che ti precluda una cosa bella
come l’amore. Una ragazza
come te, sognatrice come te… Non può farlo. E poi
non sarebbe da te. In amore
bisogna buttarsi. Certo, è rischioso e può fare
male se ci si sbaglia, ma se
fosse quello giusto? Non rimpiangeresti di più di non averci
provato? Non
rimarresti costantemente con il dubbio? >>
<< Ma potrebbe
essere sbagliato >> lo fermai io, << e io
non voglio sbagliare
>>
<< Dai retta a
uno che non ha rischiato e che tutt’ora rimpiange di non
avere dato retta al
suo cuore: >> fece il nonno, << provaci.
Prova sempre! Non buttare
tutto alle ortiche per paura. Chi lo sa? Magari potresti essere
ricambiata
>>
Ricambiata? Da
Light?
Ci pensai per
qualche minuto. Sarebbe stato così improbabile? No.
Specialmente se pensavo a
quel bacio sulla guancia che mi aveva dato l’ultima volta che
ci eravamo visti,
per non pensare a quello che sarebbe potuto succedere prima se L non ci
avesse
interrotti con la sua telefonata. Ma non sarebbe stato…
Pericoloso? Se lui
fosse stato davvero Kira, come pensava L, cosa avrei fatto io?
<< Cos’eri
venuta a prendere? >> chiese il nonno portandomi
nuovamente sul pianeta
terra.
<< Cosa? Ah,
già! La torta per Light! >> esclamai battendo
una mano sulla fronte,
<< Per colpa delle mie elucubrazioni mentali mi stavo
dimenticando di
portargliela! >>
Immediatamente
estrassi il dolce dal frigorifero e la posai delicatamente sul piattino.
<< Torno di là
>> dissi incamminandomi nell’altra stanza.
<< Nonno? >>
<< Sì, tesoro,
cosa c’è? >>
<< Ecco io…
Grazie per il consiglio. Ci penserò >>
<< Fidati di
questo vecchio nonno >>
“Già, di questo
vecchio nonno. Cosa diresti se sapessi che penso a Light?”
Ok, già pensare alla
reazione di L era drammatico, figuriamoci anche quella del
nonno!
A passo lento
percorsi il piccolo corridoio per poi entrare nel salottino, (solamente
dopo un altro lungo sospiro).
<< Scusami
Light, ma mi ero messa a parlare con il nonno e…
>>
Tutti si voltarono
verso di me. Tutti tranne L. Aveva gli occhi incollati al televisore.
Immediatamente
mi sentii a disagio; quegli sguardi erano indecifrabili, solo quello di
Light
sembrava, come dire... Soddisfatto?
<< Per…
Perché
mi fissate tutti così? >> balbettai entrando
nella stanza, << Ho
fatto qualcosa di male? >>
<< Guarda la
TV >> mormorò piano il sovrintendente,
<< c’è qualcosa che potrebbe
interessarti >>
“Interessare me?”
Mi avvicinai piano,
preoccupata per lo stato di trans in cui era caduto mio fratello e
intimorita
da quegli sguardi strani che mi stavano rivolgendo i membri del
quartier
generale. Mi sedetti vicino a Light, unico posto vuoto, e guardai il
telegiornale.
<< Anche
oggi, Kira ha usato la sua falce per ripulire il mondo
dalla malvagità. Di tutti quelli che sono stati uccisi in
giornata, uno attrae
particolarmente la nostra attenzione e siamo sicuri che con questo
omicidio
Kira abbia attirato dalla sua parte un gran numero di persone che da
adesso in
poi lo considereranno la sola e unica giustizia, a differenza dello
stato sempre
più corrotto e capace di pensare solo ai proprio interessi
>>.
Non riuscivo a
capire dove volesse andare a parare il cronista, ma sentivo il cuore
scalpitare
e martellare a più non posso, come se conoscesse
già la risposta e non
aspettasse altro che una conferma.
Mi sentivo strana. Molto
strana. Era una sensazione che non avevo mai provato prima.
<<
Finalmente, dopo tanti anni, Hottari Hakarashi, arrestato e
rilasciato più volte, è entrato nella lista nera
di Kira. Non sapremo mai se quest’uomo
era effettivamente un pericoloso serial killer oppure innocente, ma
dalle
interviste che abbiamo fatto quest’oggi, Kira sembra essere
diventato più che
mai un vero eroe >>.
Non era possibile.
Non potevo crederci.
Kira…
“Kira mi ha
vendicata. Kira ha vendicato la mia famiglia…”
Il cuore stava
scoppiando di gioia come non era mai successo in tutta la mia vita.
Dopo tanti
anni potevo dirmi davvero felice. Quell’uomo aveva pagato per
il male che aveva
fatto. Aveva pagato per tutte le vite che aveva spezzato. Per quella
dei miei
genitori, per la mia…
<< Misa? Ti
senti bene? >>
La voce di Light mi
riportò alla realtà. Sarei voluta scoppiare a
piangere di felicità in quello
stesso istante e buttargli le braccia al collo per esprimerlo
maggiormente ma ero sicura che non fosse una buona idea. Probabilmente
quelli del quartiere generale mi avrebbero freintesa.
O forse no?
“Kira è un eroe”
pensai, “Kira è davvero la
giustizia!”
Mi voltai verso L
che sembrava ancora sotto shock.
<< L? >>
mormorai scuotendogli il braccio, << L sono io quella che
dovrebbe stare
così, non tu >> ridacchiai cercando di non
sembrare troppo euforica,
<< Quel criminale è morto! Non avrò
più paura! >>
Si voltò verso di me
mantenendo l’espressione sorpresa e gli occhi sbarrati.
<< Che c’è?
>> chiesi, << Perché sei
così turbato? >>
<< Niente
>> rispose lui brusco. << Misa,
è meglio che tu torni a casa adesso
>>
<< Come?
Perchè? >>
<< Questa per
me è una pista molto importante >>
continuò risistemandosi nella sua
posizione preferita, << è stata una mossa
azzardata da parte di Kira e che sicuramente ci aiuterà a
risolvere il caso. Mi
aiuterà a risolvere il caso >>
Inizialmente lo
guardai sorpresa ma poi capii e mi congratulai con me stessa per non
avere
esultato davanti a tutti.
"Mossa azzardata
poi. Mah!"
<< Hai
ragione. Vi sarei solo d’intralcio. Buona notte
>> dissi alzandomi.
<< Misa
aspetta! Ti accompagno… >>
<< Tu resti
qui, Light >> la voce di mio fratello era glaciale,
<< devi darmi
una mano con il caso. Sei qui per questo infondo, non è
così? >>
Li guardai senza
sapere cosa fare. Light sembrava fosse sul punto di controbattere.
L’aria era tesa.
Estremamente tesa.
<< Watari
>> chiamò L prendendo in mano
un’altra tazza di thé.
Immediatamente il
nonno arrivò.
<< Accompagna
Misa a casa, per favore. Non voglio che torni da sola >>
Light lo incenerì
con lo sguardo e per un momento, forse in maniera quasi impercettibile,
lo feci
anche io.
<< Andiamo,
Misa >> disse il nonno e poggiandomi una mano sulla
spalla, seppur in
maniera dolce, mi trascinò fuori di lì.
<< …Hai
l’ultimo servizio fotografico e poi sei libera di andare dove
vuoi, cara
>> disse Rioshi chiudendo la mia agenda.
<< Davvero?
>> chiesi sorpresa cercando di non muovermi troppo per
non rovinare il
lavoro che stava fando su di me, Natsuka, la mia truccatrice.
<<
Assolutamente sì >> confermò Rio
sedendosi vicino a me, << una
volta terminato il servizio fotografico sui kimono
dell’antichità per la
rivista “Years ago”, sei libera per due settimane
>>
<< Ma è
fantastico! >>
Non mi sembrava
vero. Due settimane di vacanza. Era da tempo che non mi veniva concessa
una pausa
così lunga e ne avevo seriamente bisogno.
<< Già, per me
un po’ meno dato che dovrò vedermi con Mishinata e
Valentino. Sai com'è fatto Valentino: è venuto
Giappone per le vacanze, ma quello ogni volta che vede qualcosa
di vagamente artistico o che ispira la sua fantasia deve tramutarlo in
un capo
d’abbigliamento, e siccome si è rivolto alla
Yoshida per promuovere proprio qui aa Tokyo la sua nuova idea, i capi
in alto hanno
deciso di farmelo incontrare per non farcelo scappare. Dicono che sono
la
migliore a tenermi stretta i clienti >>
<< Ma è una
magnifica notizia, no? >> domandai cercando di non
muovere troppo le
labbra, << Insomma, stiamo parlando di Valentino, non di
uno qualunque
>>
<< Non mi
stupirebbe se, una volta entrati davvero in società con lui,
ti scegliesse per
fargli da modella >>
<< Sono troppo
bassa >> borbottai congedando con un gesto di assenso e
un sorriso
Natsuka, << le modelle italiane sono tutte alte
>>
<< Forse vuole
cambiare un po’ stile, che ne sai? E poi è una
cosa appossita per il Giappone e noi siamo conosciute per la nostra
natura non propriamente alta >>
<< Sarà, ma io ci spero
poco. Comunque, parlando di Mishinata visto che l’hai tirato
in ballo
>> feci alzandomi e rimirandomi nello specchio,
<< non si sa ancora
niente del provino che ho fatto mesi fa per la parte di Yuuki? Hai
detto che lo
devi incontrare, no? >>
<< Sì, proprio
dopo il tuo servizio fotografico di oggi, però a quanto ho
capito non vuole parlare del
film. Dice che deve ancora scegliere il resto del cast e che
dirà tutto solamente
alla fine. Non so cosa voglia da me, effettivamente…
>>
<< Magari
vuole solo provarci >> sghignazzai maliziosamente
mettendo gli ultimi
accessori nei capelli, << è davvero un
bell’uomo e molto
giovane. Dato che sei sta scaricata da quel deficiente del tuo, ormai
ex, ragazzo da un mesetto sei libera e io, fossi in te, non me
lo lascerei scappare >>
Immediatamente vidi
il volto della mia amica diventare di tutti i colori.
<< Ma… Beh…
Ma
cosa dici? >> urlò voltando il viso
dall’altra parte, << Non dire
assurdità e non nominare quel traditore schifoso! Tu,
piuttosto >>
continuò aggiustando il fiocco del mio Kimono,
<< Che mi dici del bel
moretto che qualche volta ti è venuto a prendere e che ti
chiama molto spesso
al telefono? >>
<< Chi?
>>
<< Non fare la
finta tonta, signorina >> questa volta era il suo turno
quello di essere
maliziosa, << quello alto, carino, molto, molto, molto,
molto, molto, ma
molto più che carino, che, da quanto mi hai raccontato, ti
ha anche portata a
Spacelan… >>
<< Io e Light
siamo amici. Capito? A-M-I-C-I. E basta >>
<< Sì, allora
io sono vergine! Ma piantala! >> esclamò
voltandomi verso di sé,
<< Tralasciando il fatto che lui è un fico
assurdo, e se solo fosse un
po’ più grande non ci avrei pensato due volte a
provarci, si vede che
gli piaci e che tiene parecchio a te! E tu continui a fare la preziosa.
Lo sappiamo
tutte e due che ti sei presa una bella cotta per lui.>>
<< Ma cosa
dici? >> questa volta era il mio di diventare rossa in
viso.
<< Dico che
quando parli di Light sembri un’altra persona. Il tuo viso
s’illumina come
quello di tutte le ragazze innamorate e se non ti deciderai ad
ammetterlo vorrà
dire che stai fingendo solamente a te stessa! Tu hai PAURA
>>
<< Io non ho
paura! >>
<< Sì invece!
>> insistette lei, << Hai paura che possa
essere come con Thomas. Che
possa farti soffrire, ma non tutti sono come quel verme e lo sai! E
poi, chi
non risica non rosica! >>
Per qualche secondo
rimasi in silenzio senza dire nulla.
<< Ok. E se
effettivamente io avessi paura di rosicare,
che male ci sarebbe? >> chiesi abbassando la testa.
<< Te l’ho
già
detto >> mormorò lei prendendomi la mano e
sorridendomi dolcemente ,
<< fai male a te stessa e questo non è giusto
>>
Mi tenne stretta la
mano per qualche secondo per poi avviarsi verso la porta del camerino.
<< Dai
andiamo, ci aspettano per il servizio fotografico >>
Annuii seguendola a
testa bassa.
“Chi non
risica non rosica”.
Aveva ragione,
maledettamente ragione. Però c’erano troppe cose
che m’impedivano di poter
pensare a Light in maniera diversa da quella che avrei voluto.
Perché davvero,
se fosse stato solo per paura d’innamorarmi di lui avrei
rischiato. Chi non l’avrebbe
fatto per ragazzo così?
“Solo una scema che
si trova tra due fuochi”.
Perché se Light
fosse stato Kira, come pensava L, allora si che sarebbero stati dolori.
Ma secondo me era
Kira?
No. E poi dopo
quello che Kira aveva fatto per i miei genitori non ero più
così contraria alla
sua giustizia per quanto da una parte mi rendessi conto che non fosse
una giustizia molto ortodossa.
“Chi non
risica non rosica…”
<< Rio?
>> feci bloccando il braccio della mia amica prima di
entrare nel set.
<< Sì, che
c’è? >>
<< Hai ragione
>> la mia voce era appena un bisbiglio, <<
Hai ragione come sempre.
Light… >> respirai profondamente,
<< Light mi piace. Mi piace anche
parecchio, però… >>
<< Però cosa?
>>
<< Niente.
Lascia stare. È una storia troppo complicata e forse non
è destino, chi lo sa…
>>
<< Ma Misa…
>>
<< Forza,
fammi andare! È il mio ultimo servizio fotografico prima
delle vacanze!
>> esclamai sorridendole, << Mi terresti il
cellulare per favore?
Mi sono dimenticata di lasciarlo in camerino prima >>
<< Certo! Stai
tranquilla >>
Le sorrisi ancora
mesta per aver finalmente realizzato quella verità, ma
pronta per indossare la
mia maschera da lavoro.
<< …Ma non ti
fare quelle codine per una volta! Non sei una bambina! >>
<< Rioshi, mi
acconcio come mi pare e piace. Almeno quando non lavoro posso scegliere
da me?
Grazie! >>
Le piaceva il mio
modo di vestire ma odiava i miei codini. Non sapeva quanto per me
fossero importanti,
cosa significassero davvero; mi facevano sentire più vicina
alla mia mamma che quando
ero piccola me li faceva sempre in quel modo. Mi facevano sentire bene
ed erano
diventati un po’ il mio marchio, quindi, tralasciando
occasioni particolari,
cambiare acconciatura era l’ultimo dei miei pensieri.
<< Il mio era
solo un consiglio… Comunque, tieni il cellulare che mi avevi
affidato prima >>
<< Ah, grazie!
>> dissi prendendo distrattamente il telefono dalla sua
mano. <<
Bene. A questo punto io me ne andrei >>
<< Vai, vai!
Riposati e mi raccomando: divertiti! >>
<< Non ti
preoccupare, lo farò! >>
Salutai la mia amica
con un gesto della mano chiudendomi la porta del camerino alle spalle.
Nel
salutarmi la ragazza aveva un sorriso particolarmente aperto e
frizzante.
Chissà perché non me la raccontava giusta.
“Mah! Probabilmente
è dovuto all’incontro con Mishinata. Da quando si
è lasciata con il suo ragazzo
sta sempre giù poverina. Ha proprio bisognio di qualcuno che
la tiri su e anche se non l'ammetterà mai secondo me
Mishinata le piace almeno un po'”.
Uscii dalla Yoshida
con un sorriso respirando a pieni polmoni il profumo della
libertà. Mi faceva strano
pensarlo, dato che amavo il mio lavoro, ma non volevo vedere quello
studio per
un bel po’. Sì, mi ci voleva proprio una vacanza.
Cominciai a scendere
la scalinata del palazzo quando guardando in basso mi bloccai di colpo.
Ferma
sul posto. Fulminata.
<< Misa!
>>
<< L…
Light…>>
Gli vidi chiudere la
portiera della macchina e salire velocemente le ripide scale del
palazzo.
<< Ciao!
>> disse sorridendo a trentadue denti quando
arrivò da me, << Sono felice che tu mi
abbia mandato quell’email prima, anche perché
penso che ti avrei chiamato io in
questi giorni se non l’avessi fatto tu. Mi è
dispiaciuto molto di come non ci siamo
salutati l’altro giorno al
quartier generale; avrei voluto accompagnarti a casa e starti vicino
dopo la
notiziona dell’assassino dei tuoi genitori, ma penso che tu
conosca Ryuzaki
meglio di me, quindi… >>
<< Aspetta…
Quale email? >>
Non avevo mandato
nessuna mail.
<< Come quale
email? >> chiese lui guardandomi stupito,
<< Quella che mi hai
mandato due ore fa. C’era scritto che stavi per iniziare un
servizio
fotografico di due ore, l’ultimo prima di un lungo periodo di
ferie. Hai anche
aggiunto che ti
avrebbe fatto piacere
vedermi uno di questi giorni per andare a festeggiare queste vacanze
inaspettate, così ho pensato di venirti a prenderti a lavoro
per farti una
sorpresa >>
<< Ma io
veramente non… >>
No. Non potevo
crederci.
“Rioshi…!!!”.
Ma perché doveva
combinare casini quella benedetta ragazza!? Ora che non doveva lavorare
direttamente con me e non aveva più una vita sentimentale da
coltivare doveva mettersi a
fare il cupido da strapazzo e incasinare la mia vita più di
quando già non
fosse?
Alzai lo sguardo
verso di lui: oltre a mostrare un certo sconcerto, sembrava triste.
<< Non sei
contenta di vedermi >>
La sua non era una
domanda ma una semplice affermazione.
<< Ma cosa
dici? >> esclamai diventando bordeaux cercando di porre
rimedio a quella figuraccia,
<< è solo che non sono st…
Vabbé, non importa >> dissi
sorridendogli, << In realtà è
meglio così. Sono davvero felice che tu sia
qui. Veramente >> gli presi la mano abbassando lo
sguardo, << Mi
sei mancato. Molto >>
Immediatamente il
suo viso si aprì nuovamente in uno splendido sorriso.
<< Anche tu mi
sei mancata >>
Il mio cuore prese a
battere forte, quasi da far male seppur fosse una sensazione
piacevolissima, un
qualcosa d’indescrivibilmente bello; un’emozione
che non avevo mai provato con
nessun altro in tutta la mia vita. Il mio cuore non aveva mai corso
così per
Thomas né per nessun altro ragazzo che avessi avuto. Se una
piccola parte di me
continuava a lamentarsi e dirmi che << Stare con Light
è sbagliato! Non
lo fare! >>, l’altra, quella
dell’anima e del cuore, mi diceva, <<
Vai! Fai andare le cose come devono. È giusto che sia
così! >> e
finalmente, dopo tempo, avevo deciso di ascoltarla.
Forse il “pericolo” che L
poteva scoprirci e non fosse d’accordo mi dava una carica in
più. Ero sempre
stata abbastanza ligia alle sue “regole”, era il
momento di correre quel rischio.
Chi
non risica noon rosica.
Rimpiangere un amore mai
vissuto per tutta la vita...
“Light non può essere
Kira. Per quanto ora io possa essergli grata per aver vendicato i miei
genitori, rimane un assassino e come tale deve essere una persona
altamente instabile! Non si può essere inflessibili di
fronte ad un omicidio, neanche se fosse Barry il macellaio*
o Jack, lo squartatore!”
Tenendoci sempre per
mano, scendemmo le scale senza smettere di sorriderci finché
non arrivammo alla
macchina.
<< Dove vuoi
andare a festeggiare? >> chiese.
<< Portami dove
vuoi. Questa volta lascio scegliere te >> risposi
mettendomi la cintura,
<< Se ci sei tu va bene qualsiasi posto >>
Da quando ero
diventata così audace e mielosa?
Immediatamente sul
suo volto comparve un sorriso, accecante come al solito, anche se per
una
frazione di secondo freddo come il sole del polo Nord. Magnifico nella
sua
glacialità.
<< Ok, allora
questa sera si mangia italiano! >>
Il posto scelto da
Light era veramente molto bello e di certo un locale non propriamente
economico. Per un momento mi sentii a disagio; probabilmente a saperlo
mi sarei
vestita diversamente. Lui era perfetto anche con un jeans e una
camicia,
elegante e posato come sempre. Forse io con quella gonna a
pieghe e quella canottiera a corpetto non potevo
dire lo stesso.
“Avrei dovuto dar
retta a Rio; almeno i codini li avrei potuti evitare!”
Il cameriere ci
portò su un balconcino che mostrava una spandida vista di
tutta Tokyo.
<< Ti piace
questo posto? >> chiese il castano sorridendomi.
<< Molto…
Forse è anche troppo. >> azzardai,
<< Sicuramente è un locale molto
costoso e poi io… Mannaggia a me e quando mi sono fatta
queste dannate codine!
>> imprecai portandomi una mano sui capelli, ma Light mi
fermò prima che
potessi sciogliere il codino.
<< Tu sei
bellissima sempre e mi piaci così come sei >>
Inevitabilmente
arrossii.
Ci fissammo ancora
per parecchi istanti.
“Sembra… Sembra più
di un essere umano. Emana un forza particolare… Non so
spiegarlo…”
Il mio telefono
squillò rompendo quel gioco di sguardi,
l’incantesimo che si era creato tra noi e il mio flusso di
pensieri. Un po’ scocciata
rovistai nella borsa alla ricerca del telefono.
<< Forse è tuo
fratello >> disse lui incrinando leggermente il tono di
voce.
<< Può darsi,
L chiama sempre nei momenti meno… Rioshi? >>
alzai lo sguardo verso Light
che sembrava sorpreso quanto me. << Scusami un attimo.
È la mia manager
>>
Come al solito
sorrise e iniziò ad ordinare gli antipasti e da bere.
<< Rio!
>> esclamai non appena mi fui allontanata quel tanto che
bastava per non
farmi sentire dal ragazzo, << Prima mi organizzi la festa
cerchi di sabotarmi?
>>
<< Festa?
Quale festa? >>
<< Light mi è
venuto a prendere a lavoro perché qualcuno ha ben pensato di
giochicchiare con
il mio cellulare. Ne sai qualcosa? >>
<< Quindi ha
fatto quello che mi aspettavo? Grande! IO
sono una grande! >> disse lei entusiasta cominciando a
sbrodolare elogi
interminabili su se stessa, << Comunque non ti ho
chiamata per questo;
infondo immaginavo sarebbe andata così, mi sarei stupita del
contrario.
>>
<< E allora
perché mi hai telefonato? >>
<< Mishinata
ha scelto il cast e tu sei stata scritturata per il ruolo di Yuuki
Cross! Me l'ha detto adesso!
>>
Per un momento
rimasi di sasso. Era impossibile che tutto andasse così
bene, che tutto fosse
così perfetto. Va bene che ero appena passata da un
periodaccio, e che per la
legge dello scambio equivalente avevo dato abbastanza e ora meritavo di
ricevere qualcosa, però…
<< Stai
scherzando? >>
<< Avrei
interrotto il tuo appuntamento galante, che ti ho combinato io tra
l’altro, per uno scherzo?
Ma sei matta?!
>>
Beh, effettivamente
aveva ragione, perché avrebbe dovuto fare una cosa del
genere? Ma allora,
questo voleva dire che mi aveva scelta veramente.
<< Sarò
Yuuki…
>> mormorai ancora incredula più a me stessa
che alla mia amica, <<
SARO’ YUUKI!! >>
<< Esatto! E
adesso corri a festeggiare! >>
<< Sì! Grazie,
grazie Rio! >>
<< E di cosa?
Sei tu ad essere bravissima. Te lo meriti >>
Agganciai il
telefono e rimasi per qualche secondo a fissare il panorama. Ero
felicissima,
oltre ogni immaginazione. Quelli erano i giorni più belli
della mia vita: avevo
fatto pace con L, l’assassino dei miei genitori era morto e
adesso avevo anche
ricevuto la parte…
<< Misa, tutto
bene? >>
Con gli occhi lucidi
di emozione mi voltai buttando le braccia al collo del castano.
<< Mi ha
scelta! >> esclamai stringendolo ancora di
più, << Mishinata mi ha
scelta come protagonista del suo film! Avevo fatto il provino mesi fa e
io…
Oddio Light, sono così felice! >>
Il ragazzo,
inizialmente sorpreso, mi strinse calorosamente ma con la sua solita,
dolcissima
delicatezza.
<< Complimenti
>> disse stringendomi sempre di più,
<< te lo meriti. Ancora una
volta hai dimostrato di essere unica, Misa. Chi ti è accanto
è una persona
davvero fortunata >>
Mi scostai appena da
lui, ma giusto un po’; volevo guardarlo negli occhi. Volevo
vedere nei suoi
occhi quanto fosse fiero di me. Volevo che lo fosse.
E lo era.
Eccome se lo era.
Ci fissammo
sorridendo entrambi. I nostri volti estremamente vicini. I suoi occhi
splendevano di una luce particolare, sembravano due grosse stelle al
cioccolato
e in quel momento più che mai sperai di caderci dentro e
rimanerci per sempre.
Se davvero credeva che la persona che mi stava accanto fosse fortunata,
allora
volevo che fosse lui quella persona, e nessun altro.
Poi…
…Fu un attimo.
Le sue labbra
abbracciarono le mie facendomi rimanere per un istante senza fiato,
sorpresa,
ma solo per un attimo: chiusi gli occhi e mi feci trasportare
intrecciando i
suoi capelli tra le mie dita. Non mi sembrava più di essere
attaccata al suolo,
come se la gravità non esistesse.
Eravamo solo io e
Light. Light ed io.
Nessuno mi aveva mai
baciato come stava facendo lui; era un’emozione
così forte, un misto di
sensazioni tali da non poter essere descritte. Probabilmente, molto
banalmente,
l’unica cosa che poteva avvicinarsi ad una descrizione di
quel bacio era che stavo toccato il cielo con un dito, ma allo stesso
tempo avevo avvertito il
calore delle fiamme dell’inferno divamparmi denrto, ma non
era corretto. Troppo poco. Inesatto.
Non so
per quanto
tempo ci baciammo, ma vedendo il suo sorriso mi venne voglia
di
volerne ancora, ancora e ancora…
"Non m'importa di quanto questo gioco sia pericoloso e a cosa mi
porterà. Io voglio Light, quanto lui sembra volere me.
Chiedo troppo, forse?"
To be continued...
*
Il titolo significa "Baciata dalla fortuna"
* Barry il macellaio è un "affettatore" di persone, per lo
più belle donne, in Fullmetal Achemist; a essere sinceri
è un personaggio comico e piuttosto utile xD
SONO VIIIIIVAAA!
Mi credete se vi dico che non credevo quasi più possibile
che sarei riuscita a pubblicare questo capitolo? Sul serio! Mi ero
completamente bloccata (e non solo per problemi
di università, che di certo non aiuta), non sapevo
come continuare. Mi mancava pochissimo per finirlo e non riuscivo. Le
prime sette/otto pagine le ho scritte tra la metà e la fine
di ottobre, poi davvero non so cosa mi sia successo. Ragazze (e anche
ragazzi se state leggendo), perdonatemi, sono inqualificabile ;___;
Comunque spero di essermi fatta perdonare con la pubblicazione di
questo capitolo "alquanto" denso e lungo; non avrei potuto far
continuare a lungo la lite tra L e Misa, non era proponibile (stavo
quasi male io per loro due) e poi... Ok, so già che
qualcuno vorrà uccidermi per aver fatto cadere Misa, dopo
ben sei capitoli, tra le braccia Light; spero non mi lincerete per
questo (anche perchè ho amato scrivere quest'ultima parte di
capitolo) ma avrei voluto scrivere un momento del genere già
da un po' e finalmente ho trovato l'occasione. Importantissima
è anche la morte del ladro che ha ucciso i genitori di Misa:
L capirà qualcosa oppure no?
Beh, i commenti a voi! Spero di non pubblicare il prossimo capitolo tra
altri tre mesi, ma non posso giurarvi un capitolo in tempi brevi,
perdonatemi, spero nuovamente che sarete clementi. :)
Al solito spero non ci siano troppi errori come nel capitolo precedente
(che ho già un po' corretto)
Come al solito un mega bacio e ringraziamento alle mie affezionatissime
commentatrici (oddio, non si può sentire... Ma
vabbè xD): Eli Pazzoide,
LABESTIAPAZZA, Rika, Princess_Serenity, Shana98, Saretta, Yuuki B,
Mione 1986, PazzaBest, hiphipcosty, lady Katherine vamp 93;
grazie di cuore ragazze, davvero! Spero di non avervi deluse dopo
questo imperdonabile ritardo e che, nonostante tutto, questa storia vi
piaccia ancora e che sia un regalo gradito di FINE ANNO :)
A questo punto un bacione e BUON ANNO NUOVO! :)
Vi lascio il link della mia pagina di devianart per farvi vedere il mio
cosplay di Misa-Misa (quello che ho portato al romics di quest'anno)
Un (altro) bacione
Marty ;)
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8: Resta con me ***
Capitolo8
Capitolo
8
Resta con me
Tictac tictac tictac tictac…
Una
gocciolina di
sudore attraversò la mia fronte andando a cadere sul
tavolino del soggiorno di
L. Il viso corrucciato in atto di profondo ragionamento. La rabbia che
cominciava a farsi strada in me per il mio non riuscire a trovare una
via
d’uscita da quella tortura.
“Ma
io vorrei sapere
chi diamine me l’ha fatto fare, maledizione!”
Tornai
a guardare
concentrata quella cosa orribile,
–
perché era orribile! L’avevo sempre odiata e in
quel momento più che mai – ma
la mia mente aveva deciso di abbandonarmi.
<<
Misa,
guarda che c’è davvero poco da pensare
>> commentò divertito L
smangiucchiandosi il pollice come suo solito, << stai
facendo soffrire
inutilmente le tue povere cellule grigie. Possiamo finirla
tranquillamente qui
>>
Alzai
lo sguardo e
lo incenerii.
<<
E non fare
quella faccia! >> esclamò lui scoppiando a
ridere, << Dai, sorellina…
>>
<<
Perché giochi
sempre pesante, eh? >> sbottai arrabbiata,
<< E pensare che l’avevo
fatto solo per passare un po’ di tempo con te. Per
distoglierti almeno qualche
ora dal lavoro >>
<<
E l’hai
fatto… >>
<<
No che non
l’ho fatto! >> continuai lagnosa sedendomi a
gambe incrociate, <<
Sono passati solo venti minuti. Capito? VENTI! >>
<<
Dai non te la
prendere >> rise lui prendendo un leccalecca dalla tasca
dei jeans,
<< non posso pretendere che tu oltre ad essere bella ed
intelligente sia
anche brava a giocare a scacchi. E sappi che apprezzo tantissimo il
gesto, specialmente
sapendo quanto li detesti >>
Alzai
nuovamente lo
sguardo verso di lui per poi tornare a guardare la scacchiera. Avrei
voluto
almeno perdere con un po’ d’onore, ma era inutile:
io e gli scacchi eravamo due
mondi opposti. L ormai lo sapeva: quando ero io a chiedergli di
giocare a quel bruttissimo, dannatissimo gioco da strizzacervelli
voleva dire che
avevo bisogno di attenzioni.
<<
Uff, va
bene >> feci alla fine muovendo la mia regina bianca
verso il suo
alfiere, << tanto ho perso, no? >>
L
leccò con fare
pensieroso il leccalecca per qualche istante per poi mangiare la mia
povera,
candida regina con un suo pedone brutto e nero.
<<
Scacco
matto >> disse semplicemente, << Dai,
è stata una partita lunga
>>
<<
Mi prendi
in giro? >> bofonchiai irritata guardandolo storto,
<< Abbiamo
giocato per venti minuti soltanto e dici che è stata una
partita lunga?
>>
<<
Rispetto ai
tuoi soliti standart, sì >>
Sbuffai
nuovamente.
<<
Lo sai che
li odio. E sai perfettamente che se in questi miei giorni di ferie mi
avessi
calcolata almeno un po’ non sarei dovuta arrivare a tanto
>>
<<
Il
sacrificio supremo >> mi prese in giro lui scoppiando a
ridere.
<<
Sì, esatto.
Proprio così! >> replicai incrociando le
braccia al petto continuando a
tenere su il broncio, << Mi avevano dato quindici giorni
di vacanza e
tu non hai chiuso il quartier generale neanche per un giorno. Solo oggi
hai
concesso a quei poveracci di sottoposti che hai di staccare per tre ore
scarse. A volte penso seriamente che tu non sia umano, L. E se non ti
avessi messo il broncio non l’avresti nemmeno fatto!
>>
<<
Kira non va
in vacanza >> commentò lui con una
puntina di
acidità nella voce,
<< e di conseguenza neanche io posso andare in vacanza.
Ogni attimo di
lavoro è un passo per raggiungerlo, lo capisci?
>>
Sbuffai
saltando giù
dal letto avviandomi verso la finestra della sua stanza
d’albergo.
<<
Sarà anche
come dici tu, ma tanto alla fine quella che ci rimette sono solo io
>>
Rimanemmo
per
parecchi minuti in silenzio. Forse le mie parole erano state troppo
fredde,
dure e ingiuste. Alla fin fine la colpa non era sua e ormai avrei
dovuto essere
abituata al suo modo di fare, di lavorare. Già, peccato che
non ci riuscissi.
<<
Misa…
>>
<<
Tanto per
te è più importante un’orda di
criminali di me >> sussurrai appoggiando
la mano al vetro della finestra, << è
più importante il tuo orgoglio, la
tua sfida con Kira >>
Ancora
silenzio. Un
silenzio così carico da sembrare una coltre bianca, o meglio
ancora, una
persona in carne e ossa. Non riuscivo a capirne il motivo ma mi veniva
da
piangere; forse era ancora troppa la paura di passare in
secondo piano agli occhi di
mio fratello?
Due
braccia magre ma
allo stesso tempo forti mi strinsero con forza. Quelle
di L. Poggiò il suo mento sopra la mia
testa.
<<
Misa, Misa,
Misa >> soffiò appena, << non ti
ho già dimostrato sufficientemente
che senza ti te non riesco a fare nulla? Possibile che debba darti
altre prove
per farti capire che per me sei la cosa più importante?
>>
Tornai
con la mente
al giorno in cui avevamo fatto pace e in cui le sue parole mi avevano
investita
stupendomi:
“<<
MA NON LO CAPISCI CHE VOGLIO
TE? Non… Non lo capisci
che se tu mi odi,
io non riesco a fare più niente? Non lo capisci come mi
sento? Non lo vedi?
>>”
A dir
la verità dopo
quel giorno non ci avevo pensato più di tanto, ma il fatto
che l’avesse
riportato nuovamente alla mia mente forse voleva pur dire qualcosa, no?
Mi
voltai a
guardarlo pur rimanendo ancora nella sua stretta forte e gentile. I
suoi occhi
color della pece erano intensi oltre ogni dire; perché da un
po’ di tempo a
quella parte i suoi occhi mi sembravano diversi dal solito? Cosa gli
stava
succedendo? O meglio… Cosa ci sta succedendo?
<<
Hai ragione
>> sospirai alla fine abbassando lo sguardo,
<< hai ragione. Tu mi
hai dimostrato ampiamente quanto valgo per te. Il fatto è
che a me manca
passare il tempo insieme come facevamo una volta. Le nostre lunghe
chiacchierate, i nostri giochi, le risate… >>
continuai fissando i miei
piedi, << Insomma, mi manchi tu >>
Inizialmente
non
disse nulla. Sembrava concentrato e pensieroso, come se non sapesse
bene cosa
rispondermi. Chiusi gli occhi in attesa. Dopo un po’ mi
strinse ancora più forte
a sé e con la mano destra cominciò a giocare con
una mia ciocca di capelli.
<<
Anche tu mi
manchi >> soffiò piano alla fine,
<< così
come tutte le cose che hai elencato. Mi
mancano le notti cupe cariche di pioggia in cui venivi nel mio letto
perché avevi
paura dei lampi e dei tuoni. Mi manca… Essere spensierato.
Insieme a te
>>
La sua
voce calda e
il bel massaggio che mi stava facendo sui capelli mi rilassarono. Mi
sentivo
bene quando ero con lui e tornavamo ad essere un po’ come
quando eravamo
piccoli.
<<
Misa?
>>
<<
Sì?
>>
Alzai
lo sguardo fin
quando i nostri occhi non si incrociarono nuovamente: la sua
espressione era se
possibile ancora più dolce di quella precedete.
Continuò ad accarezzarmi i
capelli senza dire altro. Mi soffermai sui suoi occhi di quel grigio
quasi nero
che ogni tanto m’incantava, proprio come in quel momento;
occhi così diversi da un altro
paio nei quali molto più spesso mi stavo specchiando da un
po' di mesi a quella parte. Occhi che mi erano stati
vicini senza chiedere nulla in cambio fin dal primo sguardo, occhi
dolci e passionali
allo stesso tempo. Occhi dei quali mi ero innamorata a prima vista.
“Gli
occhi di Light
sembrano cioccolato misto a fuoco e sangue. Quelli di L petrolio misto
ad
acqua…”
Così
diversi e allo
stesso modo ipnotici. Strano che fino a quel momento gli occhi di mio
fratello
non avessero destato così tanto la mia attenzione.
<<
Non mi
abbandonare >> sussurrò L poggiando la mia
testa sul suo petto. <<
Resta con me per sempre >>
<<
Cosa?
>> chiesi svegliandomi dal momento d’incanto,
<<
Cos’hai detto? >>
Mi
sorrise.
<<
Niente,
tranquilla. Mi è solo venuto in mente il brutto periodo che
abbiamo passato
qualche settimana fa, e spesso ho tremendamente paura che possa
succedere ancora e io
non voglio >>
<<
Tranquillo,
non succederà. Anche perché noi due non possiamo
dividerci: siamo i mitici
fratelli M.A.L.L, no? >>
<<
Oddio,
ancora quel nomignolo stupido! >> borbottò con
un sorriso alzando gli
occhi al cielo.
<<
Ehi, Lawliet! Non mi provocare!
>>
esclamai prendendo a fargli il solletico spingendolo leggermente
indietro. Lui
dal canto suo provò a pararsi come meglio poté;
sapevo quanto lo soffriva
perché era esattamente quanto lo soffrivo io, forse anche di
più. Non gli ci
volle molto però a ribaltare la situazione; quasi subito
infatti riuscì a
girarmi cominciando a farmi avvicinare al suo lettone. Cominciammo a
ridere
come due pazzi, proprio come quando eravamo bambini. Era davvero
passata
un’eternità da quando non ci divertivamo in quel
modo.
<<
Dai L,
basta! Ti prego, non… Non… Ahahahha, non ce la
faccio più! Se non la smetti… Ti
faccio vedere io! >>
<<
Sto
aspettando, guarda un po’! >> mi
sfidò lui continuando a solleticare
sulla pancia e sotto al collo.
Mi ci
volle un po’
ma alla fine riuscii a ribaltare nuovamente la situazione in mio favore
facendolo atterrare sul letto, immobilizzandolo fermando le sue mani
dietro
la schiena e schiacciandolo a pancia sotto.
<<
Ah ah!
Visto? VITTORIA! >> esultai alzando le braccia al cielo
imitando il segno
di un inchino verso un pubblico invisibile.
<<
Non cantare
vittoria troppo presto sorellina…
>>
Improvvisamente
sentii il corpo andare all’indietro per poi cadere con un
piccolo tonfo sul
materasso morbido e trovarmi subito dopo a pochissimi centimetri dal
volto di mio
fratello. Lui sbarrò gli occhi sorpreso da quel contatto
così intimo anche per
noi due; io arrossii di colpo: per la prima volta in vita mia, davvero, ricordai a me stessa che per
quanto io ed L ci fossimo sempre comportati come fratello e sorella, in
realtà
eravamo due individui ben distinti e con assolutamente nessun vincolo
di sangue.
Già, nessuno.
“Io
con L, come una
coppi…”
Non
riuscii neanche
a finire di formulare il pensiero. Era troppo imbarazzante! No, non
poteva
essere. E poi L si era sempre comportato con me come fanno i fratelli
maggiori
con le sorelline, no? Protettivo, eccessivamente geloso…
“Ma
queste sono cose
che fa anche un ragazzo innamorato verso colei che gli piace”.
Maledetta
vocina
fastidiosa! Perché doveva venire a scocciare? Con frasi del
genere, con certi
pensieri. No. No. No. No. E NO!
Diamine!
Rimanemmo
così per
parecchi minuti, entrambi in apnea, finché la mano di L non
mi sfiorò quasi
timidamente il viso facendomi diventare sempre più
improvvisamente e
terribilmente calda e bordeaux.
<<
Sono
proprio fortunato >> mormorò appena alzando
leggermente la testa verso la
mia, << sono fortunato ad avere a fianco a me una ragazza
dolce, forte e
bella come te. A volte mi chiedo cos’abbia fatto di
così buono d’aver meritato
un dono del genere >>
Perché
diceva
ragazza e non sorella? Ero sua sorella, avevamo deciso così
quel
giorno al lago. Perché doveva cambiare così di
punto in bianco?
<<
Cos… Cosa
hai fatto per avere una sorella come
me >> sottolineai subito voltando la testa
dall’altra parte troppo
imbarazzata per guardarlo, << perché noi due
siamo fratello e sorella, vero L?
>>
Rimasi
con lo
sguardo rivolto altrove anche se con la coda dell’occhio
continuavo a lanciare sguardi al volto del
ragazzo sopra di me. Come sempre era difficile leggere quali fossero i
suoi
veri sentimenti, il suo viso si trasformava sempre in una maschera
imperscrutabile in quelle occasioni, ma per una frazione di secondo,
per un attimo, vidi il
suo
viso scurirsi appena.
“L,
dì qualcosa!”
Perché
continuava a
stare zitto?
Corrucciò
per un
secondo lo sguardo per poi tirarsi su e sedersi nella sua classi
posizione
accovacciata portandosi il pollice alle labbra; classica posa di quando
doveva
pensare a qualcosa d’importante, su cui si stava arrovellando
il
cervello, posa che in genere era degna dei suoi casi più
oscuri, come quello di
Kira. Da precisare era che con me non assumeva mai
quell’atteggiamento. Perché adesso
sì? Non era una domanda così
difficile, in fondo! Doveva solo rispondere…
<<
Per il
venti per cento >>
Mi
alzai sui gomiti
per guardarlo sorpresa e spiazzata.
<<
Scusa?! >>
<<
Noi siamo
fratello e sorella per il venti per cento >> rispose
semplicemente lui
come se fosse la cosa più ovvia del mondo, <<
non siamo consanguinei,
abbiamo scelto noi di esserlo, no?>>
Ma era una risposta sensata secondo lui quella?
C’era poco da fare, L era
davvero un caso
clinico!
La
suoneria del mio
cellulare mi distolse da quei pensieri, salvandomi. Immediatamente mi
tuffai
verso la borsa tirandolo fuori. Ma chi poteva essere?
<<
Pronto?
>> risposi con voce stridula senza guardare chi fosse sul
display.
<<
Misa, sono
Light >>
<<
LIIIIIGHT! >> gridai
con voce
ancora più acuta dando le spalle ad L cercando di non
diventare
più rossa di quanto già non fossi - anche
perchè
adesso sì che avevo parecchi motivi per esserlo!,
<< Come stai?
>>
<<
Io bene, tu
piuttosto >> disse, << hai una voce strana.
Va tutto bene? >>
<<
Sì, va
tutto benissimo! >>
Sì, certo.
Come no.
<<
Ne sei
sicura? >>
<<
Sì, sì! Sono
passata al quartier generale per salutare mio fratello >>
risposi
tornando ad un tono semi normale, << dato che L ha deciso
di dare qualche ora di riposo ai membri del quartier generale era
un’occasione imperdibile per
stare un po’ da soli
>>
<<
Ehi, tu e
Ryuzaki da soli. Potrei ingelosirmi >>
sussurrò lui semi malizioso, <<
in fondo non siete veri e propri fratelli >>
Oddio,
no! Ora ci si
metteva pure Light?!
<<
No, ma è
come se lo fossimo >> borbottai piccata lanciando
un’occhiata fugace ad
L, << comunque dimmi. Se mi hai chiamata
dev’essere un motivo serio
>>
<<
Magari mi
andava semplicemente di sentire la tua voce >>
mormorò dolcemente,
<< non sarebbe un motivo sufficiente? >>
Le mie
gote andarono
in fiamme più di quanto già non fossero e iniziai
a sentirmi meravigliosamente
leggera: mi aveva chiamata solo per sentire la mia voce…
Com’era carino… Il cuore
galoppava
oltre ogni dire e…
<<
Misa, ci
sei ancora? >>
<<
Cosa?
>>
<<
Non mi
rispondevi più >> disse lui con voce dolce
dall’altro capo della
cornetta, << Comunque, hai detto di essere al quartier
generale, giusto?
>>
<<
Esatto
>>
<<
Allora ti
passo a prendere lì. Ho una sorpresa per te e voglio
approfittarne prima che tu
possa cominciare le riprese del film >>
<<
Una
sorpresa? >> chiesi stupita ma eccitata allo stesso
tempo, << E
cos’è? Cos’è?
Cos’è? >>
<<
Se te lo
dicessi che sorpresa sarebbe? >> replicò lui
sempre con la sua voce
dolcissima, << Tra una mezz’oretta sono
lì da te. Fatti trovare giù, o
rischio di mettermi a parlare con tuo fratello del caso Kira
>>
<<
Va bene, tra
mezz’oretta giù all’ingresso del Kappa
>> conclusi con un sorriso
stringendo il telefono tra le mani, << a tra poco
>>
<<
A dopo,
piccola >>
Piccola?
Se il
mio cervello
andava per la tangente anche solo pensando a Light, il sentirmi
chiamare
piccola
mi mandò ancora più sulle nuvole.
“Piccola.
Mi ha
chiamata, piccola…”
<<
Misa?
Misa?! >>
La mano
che L mi
stava sventolando di fronte al viso mi riportò alla
realtà quasi con crudeltà. Impiegai
parecchi secondi per ricordarmi di dove mi trovassi.
<<
Cosa voleva?
>> chiese semplicemente lui andando a sedersi
sulla sua
poltrona, accovacciandosi nella sua solita posizione.
<<
Cosa voleva
chi? >>
<<
Kira >> rispose
tranquillamente
lui prendendo una caramella.
“Kira?”
All’inizio
non
realizzai che si stesse riferendo a Light, ma non appena tornai lucida
le mie mani
si strinsero a pugno.
<<
Light non è
Kira! >> sbottai accigliata parandomi di fronte a lui,
<< Devi
smetterla d’infangarlo così! Lui… Lui
mi vuole bene >>
L
alzò lo sguardo
dalla tazza di thé nella quale aveva già fatto
cadere cinque zollette di zucchero.
<<
Ne sei
convita? Quindi quel particolare della ripresa al bagno dove gira la
testa di
scatto era dovuto ad un attacco di torci collo. E ovviamente
è anche naturale
che sia così preciso e perfetto in tutto quello che fa
>>
<<
Non è colpa
sua se è fatto troppo bene >> replicai
ironica, << ormai posso dire
di conoscerlo, e ogni sua mossa sarebbe una recita troppo ostentata.
No, non ci
credo >>
“E
soprattutto non voglio
crederci”.
L
continuò a
fissarmi per qualche altro istante per poi far immergere altre due
zollette di
zucchero nel thè.
<<
Anche io
qualche tempo fa ho pensato che il suo atteggiamento potesse essere una
recita
troppo ostentata, ma mi chiedo come sia possibile che a me non abbia
convito
minimamente e te sì, invece >>
mormorò portandosi la tazza alle labbra,
<< O sono io ad essere troppo paranoico, o sei tu quella
troppo ingenua
da non essersi resa conto di quanto ti stia fregando con i suoi modi
perfetti e
il suo faccino da figlio di papà, perfetto e pulito
>>
<<
Penso
proprio sia la prima opzione >> ribattei tagliente e
offesa incrociando
le braccia al petto.
<< Io invece penso che sia la
secondo di opzione >> instette lui.
<< Pensi davvero che quelle
cose che tu stessa hai notato vedendo il video, siano solo
casi
isolati? Sei
sicura che durante questa
assidua frequentazione tu non abbia notato nessun atteggiamento
particolare da
parte sua? Pensaci bene, Misa >>
Avrei
voluto
rispondergli immediatamente di sì, senza pensarci troppo, ma
per un istante mi
tornò alla mente quel giorno in cui io e Light avevamo
parlato
in macchina
dopo aver
incontrato Thomas al manga caffè, o quello quando a casa mia
aveva ringhiato qualcosa al cestino di frutta e anche lo strano
atteggiamento che aveva avuto a Spaceland, quando mi sembrava stesse
parlando con una sorta di amico immaginario.
<<
So che
probabilmente quello che sto per dirti non ha alcun senso
>> continuò L
prendendo la tazza del
thè tra le mani,
<< ma Kira, giocando con i criminali, ha voluto lasciarmi
una
sorta di messaggio
in cui diceva: “L, lo sai che gli Shinigami mangiano solo
mele?” >>
“Mele?”
Per un
momento
sbiancai. Quel giorno a casa mia, Light si era voltato proprio verso il
cestino e dentro c'erano proprio
delle mele. Possibile che…?
Perché
L doveva
farmi venire sempre ottocentomila dubbi? No, Light non era Kira, e
quelle erano
solo stranissime coincidenze.
<<
Kira non
farebbe mai capire se è lui da cose simili >>
mi ritrovai a rispondere
cercando di convincere più me stessa che lui.
<< Non potrebbe mai farsi
scovare in modi tanto stupidi >>
<<
Probabilmente
hai ragione tu >> concluse secco L, <<
questa è una cosa che ho
pensato sia dall’inizio dell’indagine sia da quando
ho visto per la prima volta
Light Yagami >>
<<
Appunto
>>
Rimanemmo
in
silenzio per qualche istante finché non decisi che era il
caso di scendere. Non
volevo far aspettare il mio “principe”.
<<
Ora è
meglio che vada. Light mi aspetta giù >>
<<
Sì >>
fece L atono, << mi raccomando, pensa a quello che ti ho
detto e sii
cauta. Non è troppo tardi per tirarti indietro
>>
Non
risposi. Presi
la giacca per poi chiudermi la porta alle spalle.
Non
riuscivo a non
pensare alle parole di L. Bastavano poche frasi dette bene per
far cedere le
mie certezze su Light? Così poco mi fidavo di lui dopo
quanto aveva fatto per
me? O era solo paura la mia? Paura di cosa poi?! Sentivo il cervello
scoppiare
seduta su quella maledetta panchina mentre aspettavo il bel moretto.
“La
verità è che se
tu scoprissi che Light è davvero Kira, come pensa il tuo
caro fratellino, non sei
così sicura che ne
saresti scontenta, anzi!, dopo aver vendicato i tuoi
genitori…
<<
Oh, sta’ zitta!
>> ringhiai a bassa
voce prendendo la testa tra le mani, << Uccidere
è sbagliato, nonostante
il pensiero alla base possa essere giusto. Nessuno ha il diritto di
togliere la
vita a un'altra persona. È sbagliato, sbagliato,
sbagliatissimo! >>
“Nemmeno
uno
Shinigami?”
Maledetta
vocina
rompi scatole! Non voleva mica lasciarmi andare in pace, eh?
Quant’era
fastidiosa!
<<
Misa! Sono
qui! >>
Nel
sentirmi
chiamare saltai di soprassalto poggiando una mano sul cuore, poi nel
vedere il
volto sorridente di Light, inevitabilmente, mi ritrovai a sorridere
anch’io e
con un’espressione da ebete, per giunta.
<<
Scusami se
ho fatto tardi, ma c’era un traffico pazzesco
>> si scusò lui non appena
salii in macchina, << è tanto che aspetti?
>>
<<
No, ero
appena scesa, non preoccuparti. E poi ero presa dai miei pensieri
>>
risposi continuando a sorridere mentre lui ingranava la prima.
<<
Su di me,
per caso? >> domandò lanciandomi
un’occhiata veloce e un tantino maliziosa
che inevitabilmente mi fece leggermente arrossire.
<<
Può darsi
>>
“Ma
non come pensi
tu”.
<<
Comunque
dove mi stai portando? >> feci subito cambiando discorso,
<< Qual è la sorpresa? >>
<<
Sei
curiosa, eh? >>
<<
Lo sono
sempre stata. Mio
padre mi diceva che la
“curiosità è sintomo
d’intelligenza”, quindi, teoricamente, posso
considerarmi
una persona intelligente. Non trovi? >>
<<
A volte può
essere pericoloso >> commentò lui,
<< comunque sì, lo trovo anch’io
un fattore che rende intelligenti >>
<<
Quindi mi
dici dove mi stai portando e qual è la sorpresa?
>>
<<
Se te lo
dicessi che sorpresa sarebbe? >>
Sbuffai
incrociando
le braccia al petto come una bambina lanciandogli
un’occhiataccia.
Immediatamente scoppiò a ridere.
<<
Dai, non
manca molto. Devi aspettare solo una decina di minuti e lo saprai
>>
<<
Allora va
bene >>
Per il
resto del
viaggio rimanemmo in silenzio, lui con i suoi pensieri e io con i miei:
Light
era davvero Kira? Allora perché riuscivo a sentirmi bene,
tranquilla e al
sicuro con lui? Perché mi sentivo avvampare ogni volta che
mi guardava e
parlava? Ogni volta che pensavo a lui. Probabilmente anche in quel
momento il
mio viso doveva aver assunto una colorazione color porpora.
Ad un
certo punto,
Light fece una svolta a destra alquanto brusca, decisamente non da lui,
entrando in una piccola stradina stretta e buia.
<<
Light, ma
dove…? >>
<<
Aspetta e
vedrai >> fece lui misterioso.
Dopo
poco più di due
minuti, lentamente, svoltò su un’altra stradina
laterale per poi ritrovarci di
fronte ad un grande slargo completamente sgombro. Deserto.
“Oddio,
ma dove mi
ha portata?! Non vorrà mica… No, ma cosa vado a
pensare! Non è certo il tipo da
fare quella cosa in macchina! Per
di
più la mia prima volt… No, no, no, no! E poi di
testa sua, senza consultarmi…
Oddio. Oddio. ODDIO!”
Spalancai
ancora di
più gli occhi quando lo vidi scendere dalla parte del
guidatore per aprirmi
pochi secondi dopo la portiera.
<<
Scendi
>> disse semplicemente.
<<
Cosa?
>>
<<
Scendi e
mettiti al posto di guida >>
<<
Come?!
>> chiesi ancora più sorpresa. Mi
lanciò uno dei suoi soliti sorrisi che
mi facevano perdere uno o più battiti, come in quel momento.
<<
Ti insegno
a guidare, per quanto possibile. Forza, sali dalla parte del guidatore
>>
Non
potevo crederci.
Non era possibile! Chiunque altro avrebbe cercato di saltarmi addosso o
qualsiasi altra cosa. Lui invece voleva insegnarmi a guidare.
<<
Dici sul
serio?! >>
<<
Per quale
altro motivo potrei aver deciso di portarti in un posto come questo,
scusa?
>>
Con un
sorriso ad
ottomila denti scesi dalla macchina abbracciandolo, <<
Grazie, grazie,
grazie! >>
<<
Non so
quanto mi ringrazierai tra cinque minuti >>
commentò lui sciogliendosi
dall’abbraccio, << sono un insegnate molto
severo. Sappilo >>
<<
Non fa
niente! Anzi, è giusto che tu lo
sia!
>>
Salii
al posto del
guidatore sentendomi potente e felice come non mai. Light si sedette al
posto
che fino a pochi minuti prima era occupato da me.
<<
Allora,
ovviamente ti insegnerò le cose basilari, poi ti consiglio
di segnarti a scuola
guida, va bene? >>
<<
Sì, papà
>> lo presi in giro
continuando ad accarezzare con una certa venerazione il volante.
<<
Adesso
ascoltami. Quello che proverai a fare oggi è accendere la
macchina, farla
camminare di qualche metro mettendo la seconda e fermarti ovviamente.
Se vedo
che sei portata, magari ti faccio mettere anche la terza, ok?
>>
<<
Assolutamente sì! >>
<<
Bene,
allora cominciamo >>
<<
Ok, basta
così >> borbottò Light dopo circa
un’ora e mezza tirando il freno a mano, << dato
l’inizio, sono felice che
tu sia riuscita a far fare due metri in seconda a questa povera
macchina. Meno
male che ho deciso di prendere questo vecchio catorcio e non la
volkswagen
>>
Abbassai
la testa
annuendo.
Ero
stata disastrosa!
E disastrosa era dire poco!
Nonostante
Light mi
avesse spiegato con esattezza e facilità il funzionamento di
motore e frizione,
oltre a riuscire a mettere si e no la seconda, avevo quasi rischiato di
bruciargli il motorino di avviamento. Lui, poverino,
all’inizio aveva provato
con calma a spiegarmi come fare ben comprendendo quanto fosse dura
imparare, ma
poi ero riuscita quasi ad esasperarlo.
<<
Mi dispiace
>> piagnucolai una volta salita sul sedile del passeggero
che mi si
confaceva decisamente di più, << ma non
credevo fosse così difficile
>>
<<
Se metterla
in moto è difficile… Vabbè. Non fa
niente. Ero preparato anche a qualcosa del
genere… Ehm, magari non proprio così,
però… >>
<<
Mi fai
sentire in colpa e ancora più stupida di quello che
già mi sento! >> scoppiai
portandomi le ginocchia al petto, << Per me è
una cosa difficile, va
bene? Forse la macchina non fa per me! Forse non dovrei proprio
imparare!
>>
<<
Ma cosa
dici? >> replicò facendo partire la macchina
cominciando a tornare
indietro verso la stradina che avevamo percorso all’andata,
<< Magari eri
solo emozionata. Infondo era la prima volta che provavi a guidare, non
prendertela. Probabilmente sono io ad essere stato troppo duro.
>>
<<
Hai fatto
bene invece >> borbottai continuando a tenere le gambe
strette al petto,
<< se mi devi insegnare devi farlo bene, senza pensare
troppo al ferirmi
o meno. Sei stato fin troppo paziente >>
<<
Vedrai che
la prossima volta andrà meglio >> sorrise
Light senza staccare gli occhi
dalla strada, << e piano, piano diventerai bravissima! E
quando avrai la
patente tuo fratello non potrà dirti nulla se non farti i
complimenti >>
“L
ti spenna se viene a sapere che mi
sta
dando lezioni di guida”.
L…
Da
quando ero salita
sul sedile del guidatore pronta per imparare a mettere in moto la
macchina, le parole che mi aveva
detto L
poco prima mi erano scivolate via come se non fossero mai state
pronunciate,
ma ora eccole
tornare a galla prepotenti e accusatorie.
“L,
lo sai che
gli Shinigami
mangiano solo mele?”
Perché
la voce di
mio fratello mi doveva tormentare così insieme
quell’assurdo indovinello? Possibile
che Light si fosse fatto
avvicinare così facilmente da me
solo per arrivare a L?
Possibile che in realtà di me non gli importasse niente e
che fossi solo uno
strumento per arrivare al suo
più acerrimo
nemico, nonché mio fratello - ovviamente se fosse
stato Kira - ?
Perché sentivo il
petto bruciare nel petto al pensiero che quelle attenzioni per me non
fossero sincere
e che quel bacio che ci eravamo scambiati qualche settimana prima
potesse
essere una menzogna? Era stato solo un bacio, no?
Affondai
la testa
nelle ginocchia senza neanche rendermene conto sospirando rumorosamente.
<<
Cos’hai?
>> chiese il ragazzo accanto a me preoccupato guardandomi
appena,
<< Sicura di non esserti offesa per i miei strilli in
macchina? Se è per
quelli sono un cret… >>
<<
No, no.
Tranquillo >> risposi senza alzare la testa,
<< le lezioni non
centrano nulla >>
<<
Sicura?
>>
<<
Sì,
sicurissima >>
Rimanemmo
per un bel
po’ in silenzio. Ormai eravamo quasi arrivata a casa mia,
Light aveva appena
preso l’uscita dell’autostrada.
Le
parole di L
continuavano a tormentarmi e con lui anche il messaggio che gli aveva
lasciato
Kira tramite i criminali, la strana reazione di Light verso il mio
cestino
della frutta… E ancora il pensiero che io fossi solo uno
strumento per arrivare
a mio fratello... E poi ancora quel
bacio.
<<
Sei
stranamente silenziosa da quando siamo partiti >>
commentò dopo un bel
po’ il moretto lanciandomi uno sguardo di sfuggita,
<< Non stai bene?
Dato che non è per la lezione… >>
Non
risposi.
“<<
Light non è Kira! Devi
smetterla d’infangarlo così! Lui… Lui
mi vuole bene >>
<<
Ne sei
convita? >>”
<<
Light
>> cominciai titubante non appena lui fermò la
macchina di fronte al
cancello di casa mia, << tu… Tu pensi che gli
Shinigami esistano?
>> la voce uscì così piano dalle
mie labbra che feci quasi fatica a
sentirmi io stessa, ma a quanto pare la domanda doveva essere arrivata
forte e
chiara alle orecchio di Light. Inizialmente rimase in silenzio
concentrato
sulla guida lasciandomi con il fiato sospeso.
<<
Ahahahahahah! Gli Shinigami! >> scoppiò a
ridere dopo po’ << Fammi
indovinare >> chiese voltandosi verso di me,
<< Ryuzaki ti ha
parlato dei messaggi dei criminali che gli ha mandato Kira,
giusto? Quelli che creavano una sorta di
“sfottò”
>>
<<
E tu come…?
>>
<<
Me l’ha detto
lui. Pensavi che lo sapessi per scienza
infusa, per caso? >>
Sembrava
sincero.
Effettivamente non era difficile pensare che L ne avesse parlato con
lui dato
che, comunque, sembravano cip e cop quando lavoravano
insieme e
che spesso, almeno da quanto mi diceva L, viaggiavano sulla stessa
lunghezza d’onda.
<<
Misa mi
dici che ti prende? >>
<<
Niente
>> replicai abbassando le gambe, << adesso
è meglio che salga a
casa. È tardi, sono stanca >> aprii la
portiera e scesi. Mi voltai
guardare il moro salutandolo con la mano.
“Sta
con me solo per
arrivare ad L, oppure no?”
Mi
voltai sentendo
una lacrima scendere sulle guancie. Se L mi aveva messo il dubbio e
stavo
iniziando a pensare questo dovevo farla finita con Light. Sì, subito.
Già così, il solo pensiero faceva
troppo male. Non avrei più dovuto vederlo, avrei dovuto
inventare una scusa.
Magari un nuovo ingaggio all’estero per un po’.
Sì, serebbe stata un’ottima
scusa e…
Prima
che potessi
infilare la chiave nella toppa di casa mi sentii afferrare per il polso
e
voltarmi.
<<
Vuoi dirmi
che succede? >> Light era lì, serio con la sua
mano stretta al mio polso,
<< Non me la dai a bere così facilmente. Mi
ero accorto già da quando ero
venuto a prenderti che eri troppo pensierosa, poi vedendoti
più o meno tranquilla
ho pensato di essermi sbagliato, ma ora sei di nuovo strana. E non
dirmi che non
è successo nulla perché tanto non ti credo!
>> mi fermò prima che potessi
parlare << Se fosse niente non avresti motivo di
piangere! Voglio la
verità! >>
Non
risposi. Rimasi
ferma e zitta, con le chiavi di casa strette nella mano che
cominciavano a
tracciare dei solchi facendomi male, mentre cercavo di reprimere quelle
lacrime
che ormai uscivano da sole e senza controllo.
“Posso
dirgli una
mezza verità. Non è stupido, sa che non mi
metterei mai a piangere solo per un
lavoro all’estero. Un conto sarebbe dirglielo per telefono,
ma così è impossibile”
<<
Fo… Forse
non dovremmo più vederci… >>
mormorai piano abbassando la testa.
<<
Come?!
>>
<<
Forse sare…
sarebbe meglio… >> continuai a stento tirando
su con il naso, << Sei
un collaboratore di L, non dovrei frequentarti…
>>
<<
Cosa stai
dicendo? >>
<<
Io… Noi… Sì
è meglio… meglio così…
>>
<<
Perché dici
una cosa del genere? Così di punto in bian…
>> allentò un po’ la presa
sul polso, poi mi guardò di nuovo facendomi arretrare verso
la porta di casa.
<<
C’entra
Ryuzaki, non è vero? >> le sue parole erano
colme di astio, << Che
cosa ti ha detto, Misa? Dimmelo >>
<<
Light…
>>
<<
DIMMELO!
>> non aveva mai alzato la voce con me e per un momento
mi fece paura.
<< Anzi no, non c’è bisogno che tu
dica niente >> fece lui pochi
secondi dopo , << ti ha fatto il lavaggio del cervello
convincendoti che
io sono Kira… Per allontanarci! Cazzo, non credevo che i
suoi sospetti su di me
fossero tanto gravi. Prima ci ha provato con mio padre, adesso con
te…
È terrificante! Inoltre con te
avrà rincarato la dose data la sua estrema gelosia nei tuoi
confronti… E tu
giustamente lo stai anche a sentire perché lo consideri come
un fratello, anche
se non lo è. A pensarci
bene potrebbe
anche aver provato ad usarti per capire se io sono davvero Kira. Molto
astuto
Ryuzaki >> commentò ironico sempre
più aspramente. << Manovrare
quella che chiama sorellina per trovare Kira. Avrei dovuto immaginarlo
sin dal
principio. Quale ottimo strumento se non tu, il più
innocente e…>>
<<
BASTA! NON
CE LA FACCIO PIÙ! >>
sbottai liberandomi
dalla sua presa forte,
<< Possibile che alla fine, per entrambi io debba essere
un mezzo per
questo caso assurdo? Sono stufa! BASTA! >> gridai con
tutto il fiato
che avevo in gola, << Siete due deficienti! Due stupidi!
Capite solo quello
che vi va di capire, senza pensare ai sentimenti
altrui! A ME!
>> continuai
senza più freni << È vero. L
è convinto che tu sia Kira, ma non credo che
per te questa sia una novità, o sbaglio forse? E
sì, fin dall’inizio ha cercato di mettermi
in
guardia su di te, probabilmente anche
perché sei un altro,
geloso com’è, ma
nonostante tutto ho continuato ad uscire con te. Anche se
all’inizio anche io
ero solo presa dalla smania di sapere se tu fossi realmente Kira, non
tanto
perché m’interessasse davvero, ma per aiutare mio
fratello, poi ti ho
conosciuto, mi sei stato vicino e tutto è diventato
confuso… >> altre
calde lacrime continuarono a scendere nel raccontare mentre i pensieri
uscivano sconnessi dalla mia bocca, <<
mi ero convinta
che tu non potessi essere Kira, che Kira non potrebbe essere
così dolce,
affettuoso. Poi, dopo quel che Kira ha fatto per la mia famiglia mi
sono anche
sentita riconoscente nei suoi confronti, iniziando a pensare che forse
non è
poi così malvagio e… >>
<<
Credo di
non seguirti più >> disse Light guardandomi
perplesso, << Sei riconoscenti nei confronti di Kira
perchè ti ha vendicata. Ok, fin qui ci sono. Ma hai anche
detto
che non credi che io sia Kira, quindi perchè non dovremmo
vederci più? >>
Sbuffai
esasperata.
Geni su tutto… Ma non capivano le cose fondamentali.
<<
Possibile
che tu non riesca a capirlo? Non voglio più vederti
perchè non voglio farmi coinvolgere ancora di più
da
quello che provo per! Perchè ho paura che se in
realtà tu
fossi Kira, cosa di cui continuo comunque a dubitare anche se
un
minimo di probabiltà c'è,
forse avrebbe ragione L nel dire faresti tanto per me con
l’unico scopo di
arrivare a lui e… >>
Le sue
labbra si
posarono sulle mie chiudendo il mio sfogo e le mie paure. Una scossa
elettrica
mi pervase; non era il nostro primo bacio, ma era
come se lo
fosse.
Travolgente.
Infuocato.
Passionale.
Paradisiaco
e
sconvolgente quanto le fiamme dell’inferno.
Non
riuscivo più a
capire cosa facesse parte di una mia fantasia e cosa fosse reale; era
come
trovarsi in un’altra dimensione a contatto di un dio pagano.
Il mio.
Dopo
non so quanto
tempo aprii gli occhi tornando lentamente a riappropriarmi del mio
corpo e
della mia capacità di raziocinio.
Il
ragazzo poggiò la
sua fronte sulla mia, sospirando piano.
<<
Ti sembra
una risposta sufficiente? >> chiese continuando a
guardarmi, <<
Come potrei farti una cosa genere, Misa? Potrei essere così
meschino? >>
Mi
ritrovai a
sorridere nuovamente ubriaca di quella sensazione.
<<
Misa
>> fece lui avvicinando nuovamente il mio viso al suo
più di quanto già
non fosse, << io non lo so quello che mi sta succedendo.
No ho mai
provato niente del genere per nessun’altra ragazza
fin’ora. Forse è il destino
che ci ha deciso questo, non lo
so spiegare… >> il mio cuore martellava sempre
più forte, << Misa, credo di essermi
innamorato di te >>
Impietrita.
Contenta.
Sconvolta.
Felice.
<<
Light…
>>
<<
Anzi, non
lo credo solamente. Io sono innamorato
di te. E non
voglio
che le stupide congetture di tuo fratello possano allontanarti da me.
Non posso
permetterlo >>
Le sue
parole mi
stavo rendendo ancora più ubriaca di quanto non fossi
già. Sentire il suo
respiro così vicino alle mie labbra non lasciava spazio ad
altro se non ad una
sensazione di farfalle allo stomaco. Di pelle
d’oca.
Mi
ritrovai ad
allungarmi verso il suo viso e ad eliminare nuovamente quella distanza
che ci
separava. Non volevo più staccarmi da lui. In quel momento
realizzai che lui
era il mio tutto che con nessun altro avrei potuto provare quel
mix di sensazioni così forti ed eccitanti. Le sue
emozioni erano le mie.
I
nostri baci cominciarono a diventare qualcosa di più
profondo mentre Light aderiva
perfettamente al mio
corpo e io lo tiravo a me circondando il suo collo con le
braccia. Ogni
qual volta che ci staccavamo per riprendere fiato mi sembrava invece di
perdere
il respiro, di avere fame.
La suoneria del suo cellulare distrusse l'incanto del
momento.
Riluttante, molto riluttante, abbandonò le mie labbra per
rispondere.
<< Pronto? Ah, sei tu papà. Che
c'è? >>
Lo fissai per tutto il tempo scorgendo sul suo viso un'ombra scura a
mano a mano che ascoltava la conversazione.
<< Veramente io... >>
provò a dire, ma
probabilmente venne interrotto. Mi lanciò
un'occhiata
indecifrabile:
<< Va bene, ho capito. Datemi solo il tempo di arrivare.
Ciao >>
Chiuse la comunicazione e rimise in tasca il cellulare, mentre io
cercavo di capire cosa volevano dire quelle occhiaie che mi aveva
lanciato pochi istanti prima.
<< Era mio padre >> sospirò lui
prendendo le mie
mani tra le sue, << mi ha chiesto di andare al
quartier
generale. Ha detto che Ryuga vuole la mia opinione su qualcosa che ha
trovato e potrebbe aiutarci nelle indagini >>
<< Giusto le indagini... >> riuscii
solamente a dire.
Mi
scoccò un ultimo
bacio a stampo sorridendo mesto per poi avviarsi alla macchina
parcheggiata sul
vialetto di casa mia. Aveva fatto si e no tre passi, non era ancora
salito in macchina, ma già
sentivo mancarmi la
terra da sotto i piedi senza di lui. Incredibile quanto fosse
stato semplice ascoltare e capire ciò che il cuore
stava
tentando di gridarmi da mesi.
<<
Aspetta!
>> la voce uscì da sola e le gambe anche si
mossero per volontà loro verso
di lui, << non andare via >> sussurrai
fermandomi a pochi
centimetri da lui, << resta con me solo un altro
po’ >>
<<
Misa non pos…
>>
<<
Per favore
>> implorai abbassando lo sguardo, << non
ti tratterrò a lungo, te
lo prometto. Ma ora stai con me >>
Rimasi
con la testa
bassa in attesa. Non passò molto tempo e sentii la sua mano
sinistra stringere
la mia destra per poi ritrovarmi nuovamente stretta tra le sue braccia.
Rimanemmo così per un bel po’, non so quanto, ma
mi bastava. Mi bastava sapere
che ero la cosa più importante. La sua mano percorse
velocemente il profilo del
mio corpo fino ad arrivare al mio viso. Quel semplice contatto mi fece
provare
un piacevole brivido lungo tutta la colonna vertebrale che
non
avevo mai provato con nessun altro ragazzo in tutta la mia vita. Una scarica
elettrica fortissima
che arrivò
a smuovere qualcosa di più profondo in fondo alla mia anima.
Le sue labbra tornarono
a posarsi sulle
mie, questa volta più lente e meno irruenti. Dolci.
Senza
staccarmi da
lui feci qualche passo indietro fin quando non sentii la porta dietro
di me
come poco prima. Non so come inserii la chiave nella toppa di casa e
riuscii ad
aprire la porta entrando e nel farlo feci cadere le chiavi sul
pavimento
insieme alla mia borsa.
Il
bacio piano,
piano cominciò a farsi nuovamente acceso, se possibile
più del primo che ci
eravamo scambiati. Nonostante tutto però, Light continuava
ad essere in ogni
suo movimento sempre più delicato.Era
perfetto come in tutto quello che faceva.
Lentamente
ci
avvicinammo, percorrendo in maniera non proprio normale il piccolo
corridoio,
alla mia camera da letto. Non riuscivamo più a staccarci. La
mia
mente ormai era andata alla deriva facendo emergere una parte di me
fortemente eccitata che non credevo di avere. Niente era
importante
se non Light.
Io
lo volevo in tutti i sensi e
con tutta me stessa volevo essere sua e di nessun altro.
Era il
momento
giusto, nel posto giusto, con la persona giusta.
Ci
staccammo a
guardarci entrambi con il fiato corto: i suoi occhi erano lucidi,
sembravano brillare e
sicuramente i
miei stavano facendo lo stesso a giudicare dal sorriso che gli si
stampò sul viso
mentre mi passava nuovamente una mano sulla guancia.
<<
Sei
bellissima… >>
Arrossii.
<<
Light
>> iniziai abbassando gli occhi imbarazzata,
<< Io non so cosa mi stia succedendo, ma ti voglio e
voglio
essere tua. Solamente tua, perché…
Perchè ti
amo
>>
Tre
parole. Quelle
che non
credevo che sarei mai riuscita a pronunciare in vita mia, eccole
lì, vibranti
nell’aria. Erano uscite fuori spontanee, come se la
cosa più naturale
del mondo, perché, di fatto lo era.
Ero nata per amarlo.
Per
parecchi istanti
rimase fermo con un’espressione indecifrabile stampata sul
volto,
la mano ancora
posata sulla mia
guancia bollente, poi mi strinse a sé. Fortissimo. Poggiata
con
la testa sul suo petto potevo sentire il suo cuore battere impazzito.
<<
Misa…
>>
Mi
allontanò
leggermente da sé per baciarmi di nuovo qualche
istante dopo come solo lui sapeva
fare.
Non
c’era bisogno di
dire niente. Mi stese sul letto continuando ad accarezzarmi e baciarmi
ovunque e tutto quello che doveva
succedere successe.
Passione, delicatezza,
follia, bestialità,
possesso, libertà, amore insieme in una danza di carezze e
sospiri.
Lui
aveva messo il
suo marchio su di me e io il mio su di lui.
Dopo esserci amati tanto, crollai tra le sue
braccia calde e forti, ma prima che
potessi abbandonarmi
completamente, felice come non lo ero mai stata, le sue parole fecero
scoppiare
maggiormente il mio cuore di una gioia indescrivibile.
<<
Ti amo. Ti
amo davvero… >>
Purtroppo
il
risveglio non fu bello; la fastidiosissima suoneria del cellulare mi
fece spalancare gli occhi. Allungai il braccio
verso destra pensando di sentire la presenza di Light al mio fianco, ma
non
c’era. Spalancai gli occhi.
"Cacchio, ho sognato tutto!"
Ma non era stato un sogno; voltandomi verso il suo posto notai che era
poggiato sul cuscino un bigliettino
bianco con posata sopra un girasole.
“Perdonami
se vado via prima che tu possa
svegliarti, ma devo scappare al quartier generale prima che chiami
nuovamente mio padre. Sei troppo bella mentre dormi con
questo
sorriso stampato sulle labbra e non voglio disturbare il tuo sonno. Non
riesco a credere che nonostante tu sia ancora di fronte a me
già
mi manchi.
Quello che è successo oggi pomeriggio è
stato… Sei la cosa
più bella che mi sia
mai successa. Non vedo l’ora di rivederti.
Light”
Sospirai
portandomi
il girasole al naso. Aveva un profumo meraviglioso, non come il suo,
ma davvero buono. Chissà dove l’aveva trovato.
Riusciva sempre a stupirmi
e a farmi
arrossire. Inoltre se pensavo
a come avevamo passato il pomeriggio…
“Ora
capisco perché
chi fa l’amore è sempre così felice e
rilassato”.
Non
riuscivo a
descrivere le sensazioni appena vissute, era tutto troppo magico e
bello… Light
poi poteva essere paragonato ad una statua in quanto a bellezza. Un dio
greco
perfetto, dal fisico asciutto, con spalle larghe e…
Arrossii
di colpo
ripensando a come ci eravamo toccati, baciati e sfiorati.
Il mio
Light…
Il mio telefono
prese nuovamente a suonare impazzito riportandomi brutalmente alla
realtà. In
momenti come quello avrebbe dovuto sparire! Allungai il braccio verso
il comodino guardando sul display chi poteva rompere alle nove
di
sera passate.
“L?”
<<
Pronto?
>>
<<
Finalmente!
>> sbottò con fare irrequieto e scocciato,
<< Ho provato a
chiamarti un sacco di volte! Perché non rispondevi?
>>
<<
Stavo dormendo
>> dissi semplicemente alzandomi tendomi la coperta sul
seno, <<
è successo qualcosa?
>>
<< Stavi dormendo?
>> chiese lui sorpreso,
<< Ma tu non dormi
mai di pomeriggio >>
<< Ogni tanto può
capitare, no? >> ribattei alla
svelta cercando di
non destare sospetti, << Comunque non rispondere
ad una
domanda con un'altra domanda . Cosa c’è?
>>
<<
Niente di
che. Volevo solo sentirti, tutto qui >>
bofonchiò lui. Sentii
distintamente il rumore di più zollette di zucchero immerse
in qualche bevanda.
<< Ti va di venire qui da me in albergo? Sono da solo, ho
mandato i
membri del quartier generale a casa >>
Inarcai un
sopracciglio sorpresa, << Ma come, non eri tu quello che
diceva
che cira non va in vacanza e che bisogna "indagare, indagare,
indagare"? E poi, scusa, li hai fatti andare via per tre ore, li hai
fatti tornare... E li hai rispediti a casa? >>
Non era un comportamento molto alla L.
<<
Già, oggi
non ho voglia di lavorare >> disse atono continuando ad
immergere
zollette di zucchero, ne avevo contate almeno altre cinque,
<< mi sono
reso conto che probabilmente hai ragione tu. Tartassarli senza dar loro
mai un
giorno di licenza non porta a
niente. E
poi probabilmente serve anche a me. Ho bisogno di una torta di fragole
della mia sorellina >>
<<
E come
faccio a fartela? >> urlicchiai nella cornetta avviandomi
al
bagno, << A saperlo avrei comprato le fragole oggi
pomeriggio e
te
l’avrei fatta! Adesso è tardi e i supermercati
sono… >>
<<
Ho pensato a tutto: ci ha pensato Watari a comprare tutti gli
ingredienti. ho voglia di vedertela fare, come quando eravamo bambini
>>
Sorrisi a
quelle parole: a modo
suo sapeva essere
davvero affettuoso.
<<
Ok, allora
dammi il tempo di farmi una doccia e ti raggiungo con la metro
>>
<<
No, ti
mando Watari. Tra dieci minuti è da te, quindi fatti trovare
pronta >>
<<
Come mai
tanta fretta? >> domandai sorpresa.
<<
Perché
sì
>>
“Ma
che risposta è?”
<<
Va bene
>> risposi incerta e prima che potessi farlo io e senza
salutare attaccò.
Non
c’era che dire:
come sapeva essere affettuoso, sapeva essere anche davvero strano
talune volte.
<<
Eccoci qua!
>> esclamai entrando dentro la suite di mio fratello,
<< Pronto a
giocare alla prova del pasticcere? >> chiesi posando il
giacchetto sul
divano.
<<
Io sono
sempre pronto >> commentò lui voltandosi verso
di me. Notai che aveva le
occhiaie ancora più pronunciate che nel pomeriggio.
Possibile?
Lo
presi
sottobraccio con un sorriso trasportandolo nella parte di camera
adibita a “cucina”.
<<
Eddai, L!
Potresti metterci un po’ più
d’entusiasmo! Infondo sei stato tu a chiedermi di fare
questa benedetta torta di fragole, no? >>
<<
Giusto,
giusto >>
Quando entrammo in quella mini
"cooking area" mi resi conto che nonno Wammi aveva aggiunto al
fornelletto da campo un piccolo forno, appositamente per l'occasione
probabilmente.
<<
Allora,
cominciamo? >> domandai con un sorriso legando i capelli
in un’alta coda
di cavallo. << Vediamo… Ah, qui ci sono le
fragole, qui la farina… Qui
c’è il burro, ottimo! L dov’è
la bilancia? Ah, no eccola >>
Presi
tutto
l’occorrente, pesai tutti gli ingredienti e cominciai a
preparare la torta
facendomi passare di tanto in tanto gli ingredienti da L.
<<
Prima
Yagami aveva la testa parecchio tra le nuvole oggi >>
disse d’un tratto con fare innocente e disinteressato,
mentre io con minuziosa attenzione aggiungevo la farina
all’impasto, <<
mi chiedo davvero dove avesse la testa >>
<<
Chi lo sa?
Magari era solo impensierito per l'indagine. Sai quanto ci tiene a
risolverlo
>> risposi disattentamente aggiungendo il latte.
<<
Inoltre è
arrivato parecchio tardi quando in genere è molto puntuale
>> continuò L.
<<
Può
capitare. Mi passi la teglia, per favore? >>
L non
se lo fece
ripetere due volte e mi passò l’utensile.
<<
E pensare che l’avevo fatto chiamare, ovviamente sotto mio
ordine, dicendogli che
avevamo bisogno di lui e invece di arrivare subito, come ci aveva
assicurato,
abbiamo
aspettato per ben tre ore. Inoltre era stranamente disordinato
>>
<<
Uhm, uhm…
>>
<<
Che sorpresa
ti ha fatto? >>
<<
Cosa?
>>
<<
Ma come
cosa? >> sbottò spazientito L alzando gli
occhi al cielo,
<< Yagami! >>
<<
Yagami
cosa? >> chiesi voltandomi dandogli finalmente le dovute
attenzioni,
<< Io non so niente del sovraintendente Yagami
>> risposi
placidamente versando l’impasto nella teglia.
<<
Infatti non
sto parlando del sovraintendente! >> il mio fratellone
era stranamente
agitato, come mai l’avevo visto, << Sto
parlando di Light! >>
In un
frazione di
secondo la mia mente compose tutte le domande che mi aveva posto dando
loro un
senso. Era ovvio che stesse parlando di Light.
<<
Ma… Ma no,
niente di che… >> farfugliai iniziando a
sentire caldo, << Mi… Mi
ha fatto… Ha visto quanto mi piacciono i manga e mi ha
portata in una nuova
fumetteria che hanno aperto vicino a casa m… >>
<<
Misa, sei
una pessima bugiarda >> sospirò lui
strappandomi la teglia dalle mani,
<< tanto sai che se non me lo dici tu lo
scoprirò da solo. E poi non pensavo
che avessimo segreti, specialmente dopo che ti ho permesso di lavorare
al coso
Kira con me >>
Io
stavo diventando
sempre più rossa.
“Cosafaccio?Cosafaccio?Cosafaccio?Cosafaccio?Cosafaccio?Cosafaccio?”
<<
Ok >>
feci alla fine non riuscendo a pensare a nessuna buona scusa
convincete.
Tanto prima
o poi l’avrebbe scoperto comunque proprio come aveva
detto lui e magari
anche nel peggiore dei modi.
<<
Lightmihaportatoinunoslargoisolatoperinsegnarmiaguidare
>> dissi
velocemente sperando che avesse capito la metà di quello che
avevo detto.
<<
COSA?
>>
Speranza
vana. Purtroppo il suo
cervello aveva capito alla perfezione come al solito.
<<
E poi…
>>
<<
C’è anche
un poi?! >> gridò aprendo il fornetto con foga.
<<
Abbiamo fatto l’amore >>
To
be continue...
...
Avanza in punta di piedi sperando di passare inosservata... Ops,
beccata!
Ciao ragazze! Non so davvero come scusarmi per questo ritardo
apocalittico, ma credetemi se vi dico che ho avuto dei mesi a dir poco
allucinanti (e questo è forse il peggiore! ;__________;
aiutooo!!)!
Io sapevo
perfettamente cosa scrive (il come un po' meno),
ed è da quando avevo finito l'altro che immaginavo la fine
di questo capitolo con questa frase finale (quindi potete anche
immaginare da quanto tempo è che volessi far... Unire Misa e Light
xD).
Probabilmente con
questo capitolo mi sono giocata l'amore di molte (se
non TUTTE) fan di L xD Sapevate che era una LightxMisa quindi sono
giustificata, no? xD Non c'è molto da commentare
sul capitolo, penso si descriva bene da solo :) Light è
davvero innamorato di Misa, oppure ha ragione L e la cara biondina
è finita dritta, dritta nella sua rete? E cosa
farà
ora il caro detective?
Perdonatami ancora
per questo immenso ritardo ragazze! Davvero,
scusatemi tanto!
Un grazie a tutte
le mie recensitrici preferite come sempre: Rika,
Pazzabest, Jade, LABESTIAPAZZA, Princess Serenity, Eli
Pazzoide, Yuuki B, Mione 1986, Saretta, Nameless, Marie Cullen, nan96.
Grazie di cuore
davvero anche a chi legge senza commentare.
Spero che
nonostante il ritardo ritardissimo continuerete a seguirmi e
spero (vivo di speranze ormai, quando si tratta di scrivere) di non
far passare tutto questo tempo o più tempo.
Come al solito
perdonatemi anche se doveste trovare degli errori.
Presto passerò al vaglio tutti i capitoli rendendoli
più
corretti e con meno errori possibili!
Un bacio a tutti!
P.S: vi lascio il
link di uno dei fattori che mi ha impedito di
aggiornare in tempi brevi (mi raccomando NON aprire con explorer xD).
Piano, piano aggiungerò roba, quindi se vi piace passate
anche tra qualche tempo :) martykicosplay.net
Spero vi piaccia!
Marty!
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Capitolo 10 *** Capitolo 9: Riporta indietro il tempo ***
Capitolo9
Dedico
questo capitolo a tutti coloro che seguono questa storia nonostante il
mio essere poco costante negli aggiornamenti, da chi recensisce a chi
non lo fa, e a Diego che mi ha fatto tornare la voglia di dirmi
"prenditi il tuo tempo e aggiorna questa fic!"
Capitolo 9
Riporta indietro il tempo
«C’è anche un poi?!»
«Abbiamo fatto l’amore»
La teglia cadde dalle sue mani rovinando rumorosamente a terra insieme a
tutto l’impasto che avevo preparato. La schiena di L cominciò, da curva che
era, a raddrizzarsi per la prima volta nella sua vita, almeno a mia memoria.
Lentamente si voltò verso di me e quasi senza accorgermene arretrai di un passo;
non mi aveva mai guardata con quegli occhi, con quell’espressione così cupa e
seria al tempo stesso. Il vederlo ritto in tutta la sua altezza mi sconcertò al
punto da sentir scorrere sulla mia schiena un brivido di gelido timore.
«L…»
Prima che potessi anche solo rendermene conto, mi ritrovai schiacciata al
piccolo ripiano della cucina, immobilizzata dalle sue mani.
«Stai scherzando!?» esclamò stringendo più forte le mie braccia, «Ti
prego, dimmi che stai scherzando! Dimmi che non è vero!»
Dapprima fui tentata di abbassare la testa, spaventata da quell’eccessivo
attacco d’ira, perché era chiaro che fosse molto arrabbiato, bastava guardare
il suo viso paonazzo all’inverosimile per capirlo, ma alla fine riuscii a non
cedere e mantenni gli occhi fissi nei suoi. Non mi vergognavo di quello che
avevo fatto e tanto meno ne ero pentita.
«Invece è così» ribattei risoluta, «ed è stato il momento più bello della
mia vita, L.»
« Il momento più… Non posso crederci! Fare sesso con lui è stato il
momento più bello della tua vita?! »
A quelle parole mi sentii ribollire il sangue nelle vene in un misto di
stizza e delusione: come poteva pensare che io avessi fatto quello che avevo
fatto solo per un paio d’ore di divertimento… Di sesso? Mi credeva una ragazza
così meschina?
«Infatti non è stato sesso!» ringhiai avvelenata, «Abbiamo fatto l’amore!
Capisci? A-M-O-R-E!»
«Sì, certo, come no!»
«Piantala, L!» sbottai sempre più infervorata e paonazza, cercando di
ricacciare indietro fastidiose lacrime di rabbia che gridavano di uscire, «Mi
credi una ragazza così facile che se ne va con il primo che capita? Pensi
davvero questo di me?»
«Non lo credevo fino a tre secondi fa!»
«Smettila! Smettila di dirmi queste cose! Sai che non sono vere!»
«E allora perché l’hai fatto, Misa? Perché?»
«Perché io amo Light!»
I suoi occhi cerchiati si dilatarono. Il suo volto passò da furioso a
deluso a qualcosa d’indefinibile. Qualcosa di simile al disperato. La sua presa
si fece inizialmente più lenta, per poi diventare nuovamente salda, molto che
in precedenza.
«Cosa ti ha fatto?» chiese con fare quasi affranto, portando una delle
sue mani sul mio volto cominciando ad accarezzarlo «Cosa ti ha fatto per far sì
che andassi a letto con lui? Ti ha incantato con il suo bel faccino da angelo
per bene? Ti ha ipnotizzato con la sua intelligenza, oppure con il suo modo di
girare la frittata come vuole facendoti credere che pende dalla tue labbra? Non
posso crederci! Ti ha… C’è riuscito! Quel bastardo è riuscito a fare proprio
ciò che voleva! Questa è la prova che lui è Kira!»
«Light non è affatto Kira!» urlai cercando di liberarmi dalla sua morsa,
«E non mi ha fregata! Lui mi ama! Mi ama e basta! Non c’è nessun secondo fine!
Non è quel genere di persona, lui… Lui è diverso. E mi ama. Lo so, lo sento… »
«Anche Thomas ti amava però, vero?»
« Cosa c’entra adesso Thomas? »
«Dicevi la stessa cosa di lui. Identica! E guarda com’è finita. Almeno
con quello eri stata un po’ più furba!» le parole di L erano come pioggia acida
che non accennava a smettere, «Light è subdolo. Subdolo e infame! E poi da
quanto lo conosci, eh Misa? Dimmi, da quanto tempo? Poco più di due mesi e già
ti sei concessa a lui. Non posso ancora credere che tu abbia fatto una cosa
tanto stupida! Tanto idiota! Ingenua! E poi mi avevi promesso che non ti
saresti innamorata di lui! Me l’avevi promesso!»
Cominciò a stringere ancora di più la presa al punto da farmi male, ma
non volevo dargli soddisfazione: sapevo di avere ragione io. Sapevo che i
sentimenti di Light erano veri, perché avevo sentito il suo cuore battere forte
quando gli avevo detto che lo amavo. Lui non poteva sapere… non c’era… non
poteva capire cosa significava l’unirsi con un’altra persona e sentirla
diventare completamente parte di sé stessi, il fondersi con essa…
«Solo un verme come lui potrebbe essere Kira! Scoparsi la persona più
importante del suo nemico. Che artista! E io non ho fatto niente! Niente!
Dovevo impedirlo! Ho sbagliato, ho sbagliato come uno stronzo! Non avrei mai
dovuto dirti che mi trovavo in Giappone! Non avrei dovuto metterti in mezzo e
permetterti di indagare in prima persona su Light. Sarebbe stato meglio farmi
odiare da te piuttosto che farti incorrere in un rischio del genere. Un rischio
anche per me! Lui l’ha capito subito! Ha capito subito cosa significassi per
me! Abbiamo giocato una partita a carte scoperte. Ho giocato a carte scoperte!
Perché, perché, perché!? »
Il sangue aveva preso a non circolare più nei polsi.
«L… L mi fai male!»
Non allentò la stretta, anzi, se possibile l’aumentò. Si piegò verso di
me avvicinando il suo viso al mio.
«Cos’ha lui che io non ho, Misa? Dimmelo, ti prego» era una bestia
ferita. I suoi occhi continuavano a brillare di una strana luce che non avevo
mai visto, «Dimmelo, perché non lo capisco. È più bello di me? È più simpatico,
più intelligente, cosa?» intravidi una lacrima solcargli la guancia andando a
morire sulle sue labbra sottili e pallide, « Ho cercato di darti tutto me
stesso. Ho cercato in tutti i modi di farti capire… Perché lui e non io, Misa.
Perché? »
Cosa stava dicendo? Cosa voleva dire? Perché Light e non lui?
Non sentivo più il dolore ai polsi dovuti alla sua stretta, tutto si era
immobilizzato nell’attimo della corsa di quella lacrima e di quel grido
disperato. Il mio cuore sapeva perfettamente cosa stava dicendo. A dir la
verità lo sapeva da tempo ormai, eppure cercavo di non pensarci, di scacciare
quei pensieri nascondendomi volutamente quella verità dietro una comoda bugia.
Comoda per me.
« L… »
Accadde.
Le sue labbra si posarono sulle mie congelandoci in quell’istante. Anche se erano sottili alla vista erano
carnose e avevano un buon sapore nonostante il sale dovuto alla lacrima che
l’aveva baciato prima che lui potesse fare altrettanto con me.
Non risposi al bacio, ma nemmeno lo allontanai. Ero pietrificata e
sconvolta da quel gesto, ma nonostante tutto sentii tutto quello che voleva
dirmi e che stava celandomi da tempo: amore, tristezza, protezione,
preoccupazione, dolcezza.
Non so dopo quanto tempo si staccò.
«Non possa credere di esserci riuscito» sospirò leggermente affannato
poggiando la sua fronte sulla mia, « Tu lo sapevi, vero Misa? Sapevi che ti
amo. Magari da bambino ti consideravo davvero di più come una sorellina da
proteggere e basta, la sorellina che avrei sempre voluto e che mi mancava. Poi però
siamo cresciuti e nonostante giocassi a fare il fratello maggiore, sapevo bene
che quello che provavo per te era un sentimento ben diverso ma continuavo a
mentire a me stesso pur di non stravolgere tutto. Ti guardavo da lontano,
quando uscivi da scuola, quando non avevo qualche caso per le mani. Ti spiavo
mentre con le tue compagne di classe spettegolavi su qualche ragazzo carino.
Poi ti sei messa con Thomas. Lì per lì la rabbia mi ha invaso lasciandomi di
stucco e mi sono ritrovato a stringergli quasi amichevolmente la mano quando me
l’hai presentato la prima volta; subito ho capito che con lui sarebbe finita
presto. Era troppo idiota, una persona troppo piccola per te e non sai quale
soddisfazione è stata andargli a spaccare la faccia dopo avermi detto che ti
aveva messo le corna » ridacchiò divertito ma con una punta di amarezza, «ho
avuto la soddisfazione di due al prezzo di uno.
Impagabile. Veramente.
«Speravo che una volta finita la scottatura ti saresti accorta di chi
avevi al tuo fianco, di chi ti amava davvero. Non avevo fretta, attendevo.
Attendevo anche il momento giusto per poter far un ipotetico primo passo
nonostante avessi una fifa blu di affrontarti.
Poi sono venuto qui in Giappone e il caso ha voluto che anche tu ti
trasferissi qui. Non ho mai maledetto un giorno quanto quello in cui hai
conosciuto Light Yagami» abbassò lo sguardo riprendendo fiato, «ho capito
subito che ti aveva colpito e non mi sono ovviamente sfuggite le sue occhiate
interessate verso di te. Tu sei ciò che di meglio poteva sperare di incontrare:
dolce, bella, brava ed ingenua. Perché nonostante tu abbia all’inizio alzato
una sorta di muro per paura che potesse succedere qualcosa come con Thomas,
alla fin fine non sei mai stata una da “fuori tutti”. Lui ha capito subito il
tuo… Il nostro piano.
Non aveva fretta. Ha lasciato fare tutto a te soppesando le tue mosse e
aspettando che io cadessi in fallo in qualche modo. Inizialmente ha giocato la
parte del distaccato e se posso essere sincero mi andava anche bene finché la
fortuna mi ha girato completamente le spalle quando hai scoperto dell’assassino
dei tuoi genitori. È stato quello ad
avermi fregato e ad aver fatto vincere Light. Ovviamente una volta scoperto
nome e volto dell’assassino del ladro ha pensato bene di farlo fuori. Che gesto
magnanimo ed eroico. Un favore in più per tutta la società e un modo per farti
apprezzare ai suoi occhi. Bravo Kira! Uno a zero, palla al centro.
Adesso, dopo averti intortata per bene, fingendosi innamorato di te, dopo
averti fatta cedere completamente, cercherà un modo per estorcerti il mio nome e
uccidermi, per poi fare lo stesso con te.
E non ti sei accorta di nulla, proprio come il fatto che io ti amo da
otto anni»
Rimasi di sasso ancora troppo sconvolta dalla sua, per quanto a tratti logica
e misurata, profonda dichiarazione. Non aveva niente da perdere e giustamente
aveva deciso di vomitarmi addosso non solo i suoi più profondi e nascosti
sentimenti, ma anche, come sempre, le sue supposizioni sperando che tornassi su
quella che fosse per lui la retta via, cercando di mettermi la pulce
nell’orecchio come aveva fatto quello stesso pomeriggio e nonostante il suo
discorso non facesse una piega anche il mio cuore non cambiò idea: amavo Light
e lui amava me. Quel pomeriggio avevo avuto dei tentennamenti. Adesso non più.
Fine della discussione.
Almeno di quella.
«Misa, ti prego, dì qualcosa»
Alzai lo sguardo verso L rendendomi conto che i miei polsi erano
nuovamente liberi. Si era staccato da me ed era tornato ad assumere la sua
solita posizione assurda e ricurva. Lo fissai per qualche istante
massaggiandomi d’istinto i polsi che cominciarono a pungere come invasi da un
milione di spilli.
«L, io…»
Abbassai subito lo sguardo.
Cosa potevo dirgli? Cosa dovevo fare?
«Perdonami»
Gli passai di lato senza guardarlo. Presi la giacca che avevo lasciato
sul divano per poi avviarmi verso la porta della suite e uscire senza proferire
una parola e senza voltarmi indietro, mentre una nuova lacrima solitaria e
silente solcava indisturbata la guancia destra di L.
Andai a casa in taxi e quasi mi scordai di pagarlo tanto mi sentivo
svuotata.
Sul divano di casa, con un buon piatto di sashimi sulle gambe e la tv
accesa solo per far un po’ di rumore, il mio cervello realizzò quanto potevo
essere stata fintamente cieca in tutti quegli anni e di come ero stata anche
insensibile verso il mio amato fratellone: quella morbosa gelosia, quei
sorrisi, quegli abbracci, quel tutto che L faceva solo con e per me era un
chiaro segno di quello che provava nei miei confronti e che non mi aveva mai
nascosto.
Cieca, stupida e insensibile Misa.
“Ora che succederà? Cosa devo fare?”
Su quella maledetta bugia avevo costruito le mie certezze e la mia vita
che adesso crollava a pezzi come un castello di carte. Il fatto di non essere più
sorella di L minava tutto ciò che ero. La bugia della quale mie ero convinta
verità mi aveva solamente danneggiata e solo ora che l’avevo realizzato me ne
rendevo conto. Ma davvero ora non sapevo cosa fare, come comportarmi: come
avrei potuto guardare L in faccia? Come avrei potuto rimanere in contatto con
lui? Dovevo forse far finta che non fosse successo niente?
No, era da escludere. Non solo avrei fatto ancora del male a lui ma avrei
continuato a mentire a me stessa.
Avrei dovuto non sentirlo più, allora?
Anche questo non era possibile; L faceva parte di me e questa certezza,
nonostante tutto, nessuno me l’avrebbe tolta.
Ringhiai buttando malamente il piatto ancora pieno sul divano portando le
ginocchia al petto come quando per affondarvi la testa.
“Cosa devo fare?”
«Ci siamo, Misa!»
Rioshi al mio fianco non stava più nella pelle per l’incontro con tutto
il cast di “Vampaia Naito” e di rivedere il
regista Mishinaka (per quanto dicesse che non c’era niente tra loro due,
ogni volta che parlava di lui le venivano gli occhi a cuoricino, specialmenta
da quando si era lasciata con il suo ragazzo).
«Sono così emozionata! Sarò la manager di una futura attrice di fama
internazionale! Perché lo sai sì, che il film sarà doppiato in tante, tante
lingue, vero?»
«Uhm, uhm…»
«Misa, ma cos’hai?» chiese la ragazza lanciandomi un preoccupatissimo
sguardo di sfuggita, «Sono due giorni che hai il viso spento. È successo
qualcosa di brutto durante i giorni di vacanza?»
«Cosa?» feci io in risposta riscuotendomi, «Oh, no niente! Stai
tranquilla. È tutto apposto.»
«Ne sei sicura? Guarda che ormai ti conosco troppo bene, so quando c’è
qualcosa che non va»
«Ma non è niente davvero! Solo un po’ di pensieri, tutto qui, e anche un
po’ d’ansia dovuta all’inizio delle riprese» risposi cercando di sorridere
nella maniera più naturale possibile, «Non conosco nessuno del cast, sono un
po’ nervosa»
«Questo è vero, rende un po’ nervosa anche me dato che Mishinaka non ha
voluto dirmi niente se non che ha scelto “un vero cast di eccezione”. Ma andrà
tutto alla grande, vedrai. Ti sai far volere bene da tutti, è una tua dote
innata, quindi tranquilla»
Annuii sorridendole di nuovo per poi tornare a guardare fuori dal
finestrino. Magari fosse stato il cast il mio problema. Era proprio la mia ultima
preoccupazione. Erano passati tre giorni da quando L si era dichiarato e non
aveva neanche provato a chiamarmi; non che io avessi provato a chiamarlo
ovviamente, ero la prima che aveva bisogno di riflettere per conto proprio,
però…
La suoneria del mio telefono mi riportò alla realtà. Rovistai per qualche
secondo nella borsetta finché non riuscii a trovarlo. Non appena vidi il nome
sul display il mio stomaco fece una piccola capriola e inevitabilmente sorrisi.
«Pronto?»
«Ciao Misa, come stai?» la voce calda di Light mi invase il corpo
facendomi sciogliere come sempre.
«Direi seduta» risposi ironica con voce fintamente seria.
«Dai, sul serio!» replicò lui accennando una risatina, «Mi stai odiando
perché in questi giorni non mi sono fatto sentire, vero?»
«No, affatto. Mi avevi accennato qualcosa su un esame importante che ti
avrebbe tolto il respiro, quindi ho immaginato fosse quella la causa del tuo
non farti sentire»
«Non mi giustifica ugualmente, non dopo quello che è successo l’altro
giorno… Perché ti ricordi cos’è successo, vero?»
Come avrei potuto scordarlo? Al solo pensiero mi sentivo arrossire e
molto, ma molto, molto accaldata.
«Come potrei?» chiesi abbassando lo sguardo e continuando a sorridere
come un’ebete, «È stato uno dei giorni più belli della mia vita…»
«Già. Anche per me» disse lui con voce ancora più calda e sensuale, «oggi
cosa fai?»
«Lavoro. Incontro con il cast del film»
«Ah, giusto. Me l’avevi detto. Allora credo che andrò a dare una mano al
quartier generale. Mio padre mi ha chiesto di passare appena avevo un minuto
libero. Dice che da un paio di giorni a questa parte Ryuzaki è strano»
A quelle parole sentii il cuore stringersi nel petto dolorosamente.
«S-st-Strano?»
«Sì, dice che è più duro del solito, tagliente e intransigente. Buttato
completamente a capofitto nell’indagine, in maniera quasi maniacale. Secondo
mio padre è successo qualcosa che l’ha, come dire… Stranito»
«Già»
«Secondo me è più un bene che un danno. Magari ha solo deciso di dare una
botta di reni all’indagine e voglio aiutarlo a fare il suo lavoro al meglio.
Vado lì per questo infondo: io e lui insieme siamo una squadra vincente quando
collaboriamo come si deve»
«Già» risposi nuovamente con tono alquanto apatico.
«Misa, non è che per caso sai qualcosa riguardo questo “accanimento” di
Ryuzaki?»
Come faceva a volte ad essere così maledettamente diretto e a prendermi
in contropiede?
«Ma… Ma no, figurati! Anzi, appena sai qualcosa tu, fammi sapere»
«Certo. Vuoi che passi a prenderti dopo il lavoro? Così magari dopo
stiamo anche un po’ soli soletti. A casa mia non c’è nessuno oggi…»
Arrossii ancora di più e per un istante sperai che il lavoro fosse già
finito da un pezzo.
«Va benissimo! Dovrebbe durare almeno quattro orette, quindi non ti
affrettare. Ti mando un messaggio quando vedo che stiamo per finire.»
«Perfetto. Allora a dopo, Misa»
«A dopo»
Agganciai il telefono con un’espressione leggera e sorniona. Light aveva
il potere di calmarmi, nonostante per un attimo mi avesse spiazzata e messa un
tantino sotto pressione. Lui si era scusato con me per non avermi chiamata, ma
io avevo caldamente evitato di fare lo stesso e certo non perché lo volessi.
Affatto, no davvero, ma avevo paura di vomitargli addosso tutto quello che era
successo con L e non volevo lo sapesse, anzi, adesso avevo una fifa blu al
pensiero che si sarebbero visti. Come avrebbe reagito L nel vederlo? Cosa gli
avrebbe detto? Come l’avrebbe trattato?
“Meglio non pensarci… No, no, no!”
«Ehi, signorina» fece Rioshi mentre parcheggiava l’auto, «Quel’è il
giorno più importante della tua vita e soprattutto perché?»
D’istinto sbarrai gli occhi e diventai di un bel rosso pomodoro.
«Ehm… Beh… Ecco, vedi…»
«Da quando sei diventata balbuziente?» chiese, «Dai, dimmi cos’è successo
e passa la paura. Sai che tanto, prima o poi lo verrò a sapere comunque, quindi
tanto vale che parli subito!»
«Beh, ecco…» cominciai torturandomi le mani, guardando ovunque tranne che
nella sua direzione, «L’altro giorno io e Light…»
«Tu e Light, cosa?» m’incitò lei vedendomi vacillare facendomi gli
occhioni dolci.
«Io e Light abbiamo fatto l’amore»
Ci fu un momento di silenzio e di calma, che sfociò in un abbraccio
stritolotosissimo che per poco mi mandò al creatore.
«Ah! Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo che sarebbe successo!» saltellò lei
continuando a stringermi, «Finalmente ce l’hai fatta anche tu! Finalmente sei
una donna vera! E poi… Con quel figone di Light! Siete fatti per stare insieme!
Uno più bello dell’altra! Bravi, bravi, bravi!»
«Si, ok adesso basta però… Rio, mi stai uccidendo!»
«Si, scusami è che… Che bella cosa!»
«Grazie» risposi con un sorriso imbarazzato, «Ora andiamo, o rischiamo di
farci riconoscere come le solite ritardatarie»
Eravamo Alla Yoshida Production da quasi cinque ore. La presentazione con
il cast in realtà era una vera e propria festa di inizio riprese con tanto di
miglior sushi e prelibatezze di ogni genere. I membri del cast erano
simpaticissimi e di varie nazionalità (principalmente inglesi e giapponesi).
L’attore che avrebbe interpretato Kaname Kuran, Kiosuke Toriyama, era un comico
nato; sicuramente doveva essere molto in gamba, altrimenti non sarebbe stato
scelto per interpretare un ruolo completamente opposto al suo essere nella vita
di tutti i giorni. C’era una cosa però che mi stupiva: non era ancora arrivato
colui che avrebbe interpretato Zero Kiryu, l’altro coprotagonista della storia
insieme a me e Kiosuke, e nessuno sembrava sapere chi fosse. Mishinaka, quando
glie lo si chiedeva, faceva il misterioso dicendo sempre: «È un grande. Lo
conoscerete sicuramente di fama».
«Dovreste vedere che mare. E che ragazze! Aaah, fosse per me tornerei a
vivere in Italia!» esclamò Kiosuke con fare sognante porgendomi un bicchiere di
pregiato sake.
«Ehi Kiosuke, potresti offenderci! Non siamo abbastanza per te?»
ridacchiai sorseggiando il vino, «In questa stanza ci sono le migliori
giapponesi che potresti desiderare, per non parlare delle inglesi. Cosa vuoi di
più?»
«Ma signore, voi siete un’eccezione. Delle bellezze rare. Poi tu, Misa,
sei davvero tra le più belle ragazze che io conosca. Sfido che tu sia
fidanzata, anche perché se non lo fossi stata ci avrei provato io con te e non
in maniera galante e composta come Kaname»
«Ma come, nobile Kaname, non mi vuoi?» scherzai io ridendo di gusto
portandomi nuovamente il bicchiere alla bocca.
«Oh, certo che ti voglio mia dolce Yuuki! Come potrei io, il nobile
principe dei vampiri, vivere senza la fanciulla a me più cara?»
«Ok signorino» commentò una ragazza alle nostre spalle, Maria, con un
ghigno tra il perfido e il divertito, «allora io me ne vado con Akatsuki visto
che sembri non volermi più dopo quattro anni di felicità. Akatsuki, dove sei?!»
«Maria non fare così! Lo sai che amo solo te! La più bella tra le belle!
Stavamo solo facendo delle prove… Scherzavamo, vero Misa?»
«Sì, sì, certo, come no» commentò lei trattenendosi dal ridere, «Tutti
così voi maschi. Sì, sì. Prima cuccioletti indifesi e bisognosi di coccole e
poi guarda qua che mi cambini…»
Quei due erano un vero spettacolo insieme, veramente da rimanere piegati
in due dalle risate, ed inoltre, Maria, che recitava nel ruolo di Ruka, era
davvero una ragazza, oltre che carina di modi, molto simpatica. Era di origine
italiane da parte di madre. Lei e Kiosuke si erano conosciuti proprio in
Italia, a Roma, scontrandosi sotto il Colosseo. Da come me l’avevano raccontato
anche il loro primo incontro era stato segnato da un momento di ilarità. Si
potevano definire davvero una coppia perfetta.
Nel vederli continuare a far finta di litigare e poi stringersi forte
l’uno a l’altra non potei fare a meno di ridere, ridere e ridere riuscendo a
dimenticare perfino Light e L al quartier generale…
Finché non notai l’arrivo di una figura sulla porta della stanza
dell’immenso salone gelandomi. In una frazione di secondo m’immobilizzai
diventando una statua di marmo. Il bicchiere pieno di vino mi cadde di mano
senza rendermene conto andando in frantumi. Quel volto, quei capelli, tutto
avrei potuto riconoscere immediatamente di quella persona…
«Ehi, Misa! Tutto apposto?» chiese preoccupata Maria avvicinandosi
poggiandomi una mano sulla spalla.
Non risposi. Rimasi con lo sguardo fisso su quello cercando di trattenere
tutte le emozioni negative che potessi provare in quel momento verso di lui.
“Non è possibile. Non può essere… Lui… Che ci fa qui?”
«Misa! Misa, che ti succede? Dì qualcosa!» esclamò nuovamente Maria
scuotendomi con più forza finché anche lei, come molti nella sala, si girarono
nel punto in cui erano puntati i miei occhi.
Il ragazzo gettò una rapida occhiata alla stanza finché non posò i suoi
occhi su di me arricciando le labbra nel suo classico sorriso beffardo. Il mio
corpo mi diceva di abbassare lo sguardo e di prendere le mie cose e andarmene
via da lì il più velocemente possibile, ma mi obbligai a rimanere ferma.
Immobile dove mi trovavo, con lo sguardo fiero e superiore.
Sì, superiore. Non mi sarei fatta umiliare ancora una volta da Thomas
Fileni.
To be continued...
... Si affaccia, vede se c'è qualcuno con fare circospetto, posta il
capitolo e fa per andarsene via di corsa... Ok, come non detto.
Ciau a tutte ragazze e ragazzi (perchè lo so che c'è anche qualche
ragazzo che legge, fosse anche uno solo :P), come al solito sono in ritardo e
questa volta di troppi mesi (sette o otto se non erro. Ok, così aggravo la mia
situazione) ma credetemi se vi dico che non ho più neanche il tempo di scrivere
di notte perchè studio. Per non parlare degli altri ottomila impegni. In altre
parole non so come scusarmi con tutti voi! Dico davvero. Numerevoli volte mi
sono messa sul computer a scrivere ma dopo meno di cinque minuti mi veniva
sonno (perchè ovviamente tutto questo succede a notte fonda) e boom. Ronf,
Ronf. Molte parti sono scritte da tantissimo tempo (quella di Misa e L penso di
averla riletta e ricorretta non so quante volte. Mi sembra di averla scritta in
pochissimo) e altre non sapevo come concluderle ma alla fine penso di aver
trovato il modo migliore, poi non lo so, sarete voi a giudicarlo ;)
Diciamo che se oggi mi sono messa di buzzo buono sul computer
dicendo:"adesso TI PRENDI un pizzico del tuo TEMPO e aggiorni." è
grazie ad un mio collega che non appena ha saputo che scrivo si è messo subito
a leggere questa mia fic e mi ha fatto ritrovare la voglia di rimetterci mano
lasciando momentaneamente i miei lavori universitari da parte. Mi ha fatto
bene, grazie mille! :D
Per quanto riguarda proprio il capitolo in sé per sé, L si è dichiarato
(non se lo aspettava nessuno proprio, eh?)! Inutile dire che sia il fulcro del
capitolo ed è anche il pezzo che mi sono divertita di più a scrivere. Da una
parte mi ha fatto molto strano scriverlo perchè nei primissimi capitoli non
volevo andare a parare sul "triangolo LxMisaxLight" vero e proprio,
ma che ci posso fare se i trinagoli di questo genere mi piacciono troppo? xD
Invece una cosa che avevo programmato da un po' era questo ritorno del
carissimo Fileni e spero di avervi sorpreso un pochino almeno con questa
ricomparsa. Cosa farà adesso Misa? Cosa
succederà nella prossima puntata? Posso farvi una confidenza? Non lo so bene
nemmeno io! xD no, scherzo, più o meno lo so come continuare la storia il
problema sta solo nel trovare il tempo per scrivere, poi il resto viene da sé
;)
Non so perchè ma non mi aspetto delle recensioni immediate (forse perchè
ci ho messo così tanto ad aggiornare? Mi starebbe più che bene!) ma voglio
ringraziare come sempre le mie recensitrice Pazzabest, EliPazzoide, Angel666,
Princess Serenity, _Jade Raggio di Luna_, hime yagami, Zero_Nel_Cuore (hai
visto? Almeno questa ce l'ho fatta ad aggiornala! xD), Shana98, Shane92, RockDoll98.
Ragazze, grazie davvero e come al solito perdonatemi per il ritardo.
Perdonatemi tutti!!
Ora torno a studiare, tanto per cambiare. Purtroppo non vi scrivo a
presto perchè so già che passerà tanto tempo prima di un prossimo aggiornamento
ma vi mando comunque un grosso, grossissimo abbraccio!
Marty
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Capitolo 11 *** Capitolo 10: Torte alla fragola ***
Capitolo10
Capitolo 10
Torte alla fragola
Entrai in casa sbattendo la porta, con una
violenza che non pensavo di avere, per poi buttarmi pesantemente sul divano a
pancia sotto. Mi sentivo frustrata e umiliata per la millesima volta. E non
potevo fare nulla. Nulla! Un mio qualsiasi gesto, una qualsiasi azione, qualsiasi cosa si sarebbe ritorta contro di me.
Avevo giurato che Thomas Fileni non mi avrebbe
umiliata mai più e invece ci era riuscito alla grande, come sempre.
«Ti
ricordi quello che ti ho detto in quella fumetteria da strapazzo l’ultima volta
che ci siamo incotrati, vero Misa?» aveva sibilato al mio orecchio prima che
potessi andare via dalla Yoshida Production, «Sono l’attore più famoso del
momento e, cosa più importante, mi sto anche buttando in politica e molti sembrano
apprezzarmi. Posso distruggere tutto quello che hai costruito in un secondo e
lasciarti senza niente. Neanche il tuo caro fratellino potrebbe difenderti
questa volta, perché tutto gli si ritorcerebbe conto. Quindi fai la brava e fai
finta di essere una mia ottima amica a dispetto di quanto hai mostrato con le
tue occhiate truci e astiose»
«E se io
decidessi di abbandonare il film pur di starti alla larga?» chiesi a denti
stretti, «Non voglio aver niente a che fare con te! Anche il mio orgoglio
professionale ha un lim…»
«Sarà peggio»
ghignò lui, «ho pensato a tutto, Misa. Sei un’attrice, no? Comportati come tale
e fingi che tra noi non ci siano problemi»
«Sei un
mostro!»
«No, sono
solo un po’ capriccioso»
«Ma cosa
vuoi da me? Mi hai già rovinato abbastanza la vita, cosa ho fatto di male per
dover continuare a soffrire così, eh? Dimmelo! Perché?»
«Perché
tu mi hai umiliato come non mi ha mai umiliato nessuno!» ringhiò alzando
leggermente la voce, «Tu, con quel… con quel coso storpio che hai per fratello mi ha fatto fare la figura del cretino davanti
a tutto il mondo! Non hai idea quanti articoli siano stati scritti su di me, quanti mi
abbiano infamato e deriso per quello che è successo quel giorno. Tu non hai
idea della fatica che ho fatto per tornare alla ribalta. Anche se è stato
lui a picchiarmi è come se mi l’avessi fatto tu e ora devi pagare!»
Non
potevo crederci. Era un discorso da bambini eppure era serissimo.
«Ti denuncerò per quello che stai…»
«Te l’ho
già detto» replicò lui stampandosi immediatamente quel suo sorriso beffardo
sulle labbra, «Qualsiasi cosa tu faccia, ora, conoscono qualcuno che sta più in
alto di qualsiasi persona conosca tu. Non avresti alcuna possibilità di
continuare la tua carriera. Finiresti per diventare una cassiera di negozi per
souvenir e sarebbe davvero un peccato con il talento e il bell’aspetto che ti
ritrovi. E ovviamente non solo tu, ma tutti quelli a cui tieni di più»
Avrei
voluto tirargli un cazzotto dritto in faccia ma non potevo fargli nulla se era
vero quello che mi aveva appena detto. Avevo le mani legate.
Mi guardò
ancora per qualche secondo per poi girarsi e avviarsi verso la sala di
ricevimento.
«Ah, se
fossi in te farei ben attenzione a parlare di questa faccenda con amici e
familiari. Sai, potrei farti pedinare da qualcuno dei miei e a quel punto
preparati a precipitare nel baratro e ad essere ancora più umiliata di quanto ti
possa sentire adesso» si girò per l’ultima volta. «Ci si vede sul set tra
qualche giorno, Yuuki Cross»
«Aaaarrrhhhhggg!» soffocai l’urlo nel
cuscino cominciando a piangere.
Cavolo, era la cosa che mi riusciva meglio in
quel periodo!
Non potevo parlare con nessuno, non potevo
andare dalla polizia a denunciarlo per molestie… Non potevo fare niente,
maledizione! Avrei voluto chiamare Light e dirgli quanto era successo ma chi mi
garantiva che Thomas non mi stesse spiando da qualche parte o avesse piazzato delle cimici nelle vicinanze?
Inoltre era impensabile parlare con L. Dubitavo
che Fileni sarebbe mai potuto venire a sapere di un mio incontro con lui, quel
verme non aveva idea dei meccanismi di difesa e "anti mondo esterno" che
possedeva il mio caro ex fratellone,
ma per come stavano le cose tra noi come potevo anche solo pensare di chiedergli
aiuto?
“Questo si chiama stupido orgoglio. L ti
ama quindi farebbe di tutto per toglierti da questo impiccio a prescindere da
tutto e tutti”.
«Ma sta un po’ zitta e fatti i cavoli tuoi»
dissi a me stessa alzandomi dal divano andando in bagno a farmi una doccia.
Fileni voleva giocare a fare il bastardo e
mettermi in difficoltà? Bene. Anzi, benissimo! Avrei risposto con la mia dote
più grande: la commedia. Ormai mi stavo abituando ai giochi pericolosi e questo
probabilmente, almeno per me, era peggio di una caccia contro
Kira perché c’era in ballo il mio futuro, la mia carriera, il mio mondo.
Sarebbe stato un tiro alla fune tra me e lui ma alla fine ero sicura che avrei vinto io. Non
so come ma avrei cercato di ribaltare la situazione a mio vantaggio.
“Basterebbe parlare con L…”
Ancora la vocina fastidiosa.
“Oppure farti aiutare da Kira e ucciderlo. Come sei in grado di trovare L quando non vuole potresti riuscirci anche con lui”.
Rimasi con la mano sulla manopola dell’acqua
prima di aprirla soffermandomi su quel pensiero. Se le cose si fossero messe
male non sarebbe stata una così cattiva idea. Forse avrei potuto effettivamente…
No.
Non avrei mai fatto una cosa del genere. Era
contro ogni mio valore etico.
«Coscienza, perché per una volta non ti fai un
pacchetto di fatti tuoi e fai fare alla sottoscritta? Grazie!»
Lavorare
dando il massimo e fingere di essere
amica di quel verme schifoso di Fileni era davvero massacrante. Tornavo
a casa
talmente distrutta che una volta entrata mi buttavo sul letto
addormentandomi
come un sasso. Con Light riuscivamo a sentirci pochissimo solo per
telefono e solo durante la mia pausa pranzo tra l'altro neanche tutti i
giorni ma a giorni alterni perché i nostri
orari non coincidevano e la mia pausa era durante il suo orario di
lezione o
quando era al quartier generale, e sapendo che era con L evitavo come
la peste di farmi sentire.
La
convivenza sul set si faceva pesante giorno
dopo giorno, per fortuna Kiosuke e Maria erano dalla mia parte; anche
se non avevo nemmeno accennato ai miei contrasti con Fileni entrambi
avevano capito
che tra me e il biondo non ci fosse la grande
amicizia che mostravamo al pubblico, e solo grazie a loro riuscivo a
non farmi
mortificare come Thomas avrebbe voluto. La pressione era talmente forte
che nonostante questo a volte scoppiavo in
lacrime in camerino per colpa della tensione.
«Oggi pausa lunga!» annunciò Mishinaka verso
mezzo giorno e mezzo, «Stiamo lavorando bene, quindi direi che posso concedervi
mezzo pomeriggio libero. Alle quattro però vi rivoglio qui, carichi e
riposati!»
Sospirai felice. Un po’ di tempo lontana dal
set. Non mi sembrava vero.
Maria e Kiosuke mi si avvicinarono contenti della lieta notizia.
«Vogliamo andare a mangiare tutti e tre insieme
da qualche parte?»
«Sì, perché n…»
«Eeeehhh no!» li fermò subito Rioshi
prendendomi per le spalle, «Misa ha da fare per tutto il pomeriggio. Lavoro
extra per lei!»
«Coooooooosa?» gridai «Perché? Che cosa ho
fatto di male?»
«Cara, essere una delle più celebri idol sulla
piazza può essere un arma a doppio taglio, sai? Forza, forza. Vieni con me!»
«Ma fammi almeno cambiare!»
«Ti cambi in macchina, ora vieni con me»
Sbuffai rumorosamente lasciandomi trascinare
ancora tutta abbigliata con parrucca castana a caschetto e divisa del collegio
Cross. Non sapevo dove mi stesse portando ma non me la raccontava
giusta. Sorrideva come una Pasqua mentre continua a trascinarmi verso l’uscita
del collegio che stavamo utilizzando come set.
«Rio, si può sapere che lavoro devo fare?
Apprezzo che tu mi stia portando via da qui, lontano da Mr. verme Fileni, ma non mi sarebbe
dispiaciuto mangiare con…»
«Aspetta e vedrai. Quanto sei impaziente! E di
Fileni non ti preoccupare che ci ho già pensato io»
Ci aveva pensato lei… Come?
Non sapevo se
fidarmi o essere preoccupata. Lei aveva capito subito che il nostro
essere "amici" era una farsa bella e buona, anche perchè
più di una volta mi aveva vista scoppiare in lacrime nel mio
camerino, però...
Rimasi in silenzio, paziente, finché non
arrivammo quasi all'uscita dove una figura alta mi stava aspettando.
«Light?»
Corsi come un fulmine buttandomi tra le braccia
forti e calde del ragazzo che mi accolse stringendomi a sé.
«Light!»
Era bello,
bellissimo. Indossava un completo gessato scuro e doveva essere andato dal
barbiere di recente per aggiustare il taglio di capelli. I suoi occhi
brillavano. Rimanemmo stretti l’uno all’altra per qualche secondo
finché il castano non alzò il mio volto verso il suo baciandomi con dolcezza.
Rioshi tossicchiò dopo qualche secondo.
«Ragazzi non vorrei interrompervi ma vi
consiglio di andare a divertirvi il prima possibile. Il tempo è tiranno e
non credo di poter convincere Mishinaka a lasciarti ulteriore tempo libero,
Misa»
«Quindi… È solo grazie a te se tutto il cast ha
ottenuto mezzo pomeriggio libero?» chiesi spalancando gli occhi sorpresa.
«Diciamo
che ho una buona influenza su di lui» fece lei con fare
modesto guardandosi la mano, «e potrei sempre
convincerlo ad altri pomeriggi e mattine così se…
Ehi!»
«Graziegraziegraziegraziegrazie! Sei un’amica
Rio!» urlai saltandole al collo.
«Sì, ma adesso vai che cenerentola alle
quattro deve tornare a lavorare e poi» avvicinò le labbra all’orecchio, «prima
vai, meglio riesco a trattenere Fileni e a non fargli capire dove e con chi
sei. Ci ho messo un po’ ad organizzare 'sta cosa quindi sbrigati!»
Le
stampai un grosso bacio sulla guancia,
ancora incredula che avesse qualche asso nella manica per fermare il
biondo, poi tornai da Light pronta a passare finalmente un
pomeriggio in tranquillità.
«Quindi le riprese procedono bene» disse Light
bevendo un sorso del suo caffè bollente.
«Alla grande. Veramente» sorrisi io
prendendogli una mano, «ma ora non voglio parlare di lavoro. Sono così contenta
di stare con te dopo due settimane di prigionia, finalmente soli…»
«Quindi anche con il resto degli attori ti
trovi bene?»
«Sì, te l’ho già detto prima e questi giorni al
telefono»
«Con tutti, tutti, tutti?»
«Insomma, Light!» sbottai alla fine allontanando
la mano che poco prima avevo poggiato sulla sua, «Volevi uscire con me per un
terzo grado modello papà o per stare semplicemente con me?»
Da quando eravamo saliti in macchina non aveva
fatto altro che chiedermi del lavoro, dei miei colleghi e se tutto andava bene.
All’inizio avevo risposto tranquillamente, anche se me lo chiedeva tutti i
giorni per telefono ma adesso era troppo. Io non volevo parlare di lavoro, non
volevo pensare a Thomas e lui cosa faceva? Inquisiva.
«Hai ragione, scusami» rispose con un sospiro
bevendo un altro sorso di caffè, «ma ti sento pochissimo, praticamente non mi
racconti nulla di quello che fai sul set, come se volessi far cadere il
discorso. Sei distante. Magari per telefono non vuoi parlarne, così pensavo che stando da
soli ti sentissi più libera di sfogarti. Sono un po’ preoccupato per te, tutto
qui»
I suoi capelli erano leggermente scossi dal
vento e quell’aria apprensiva lo rendevano più carino di quanto già non
fosse sempre.
«Scusami tu» dissi sospirando, «hai ragione,
non ho una gran voglia di parlarne ma sto bene. Davvero. Non tutti i colleghi
sono esattamente simpatici però è normale. Come a scuola» cercai di
tranquillizzarlo. «Adesso voglio pensare solo a noi due. Sono così contenta di
vederti…»
Light strinse la mia mano con un mezzo sorriso
velato di tristezza.
«Anche io»
Rimanemmo così, senza quasi guardarci, fermi
per qualche istante.
«Misa perdonami, ma non riesco non essere
preoccupato» cominciò lui guardandomi serio negli occhi, «telefonate vaghe a
parte, so che mi stai nascondendo qualcosa e non so perché»
Per un attimo impallidii ma da brava attrice
quale ero cercai di sembrare disinvolta e senza alcun problema.
«Ma cosa dici, Light? Non ti nascondo…»
«Allora perché non mi hai detto che il tuo ex
fa la parte di uno dei due coprotagonisti con te del film che stai girando?»
Ok, diciamo che ci era andato quasi vicino ma
era comunque lontano dalle mie vere preoccupazioni. Camuffai il mio sospiro
sollevato per uno imbarazzato.
«Perché non ci ho pensato» mentii sul momento, «è
un rapporto talmente professionale, e
basta, quello con Fileni che gli ho dato poca importanza. Non sarai geloso
di quel… Quel tipo, vero?» domandai
con una punta di malizia.
«Non è questo!» rispose subito piccato lui
guardandomi fisso negli occhi, «Non solo almeno, anche se ammetto che non sia
molto entusiasta all’idea che tu veda più quello di me…»
«Qual'è il problema allora?»
Per un momento rimase zitto, guardandomi
titubante, insicuro se dirmi o meno quello che gli stava frullando in testa. Si
guardò circospetto per qualche secondo per poi avvicinare il viso vicino al mio sporgendosi leggermente verso di me.
«Non dovrei parlarne con persone esterne al
quartier generale ma credo che Ryuzaki non avrebbe nulla da obiettare se te lo
dicessi»
Anche se quello era solo il soprannome di L, il
suo nome mi provocò una fitta all’altezza dello stomaco.
«R-ri-riguarda il caso Kira, giusto?»
«Già» mormorò Light.
Per qualche secondo rimase in silenzio, come se
aspettasse un mio segno per continuare, come se sapesse che c’era la
possibilità che fossi controllata da qualcuno. Lanciai una rapida occhiata in
giro anche io, proprio come aveva fatto lui, mi tastai bene i vestiti, senza
trovare nulla, per poi fargli segno di continuare.
«Cosa avete scoperto?»
«Abbiamo scoperto che ultimamente le persone
assassinate da Kira sono varie, non più solo criminali ma anche di un
certo spessore: politici ai piani alti del governo, nobili, famosi impresari… Insomma,
credo tu abbia capito. Molte di queste persone, fino a qualche tempo fa,
avevano un tipo di idea politica/sociale che è cambiata quasi dalla sera alla
mattina in modo completamente opposto»
Non ci stavo capendo molto ma ascoltavo
interessata. Infondo, L era contrario al mio stare con Light più che altro
perché pensava che lui fosse Kira e sicuramente se così non fosse stato, alla
fine, nonostante i suoi sentimenti per me, avrebbe accettato la situazione pur
di non perdermi e sarebbe tornato il solito fratellone di sempre… Più o meno.
«Quindi?» lo incalzai curiosa, «Cosa
c’entra questo con Fileni?»
«C’entra perché da ulteriori indagini,
specialmente mie e di Ryuzaki, sembra che molti cambi di idea, se così li
vogliamo chiamare, derivino da qualcosa in cui è immischiato il tuo ex» disse
serio Light, «ed è molto probabile che lui, o qualcuno di molto vicino a lui,
sia Kira»
Immagazzinai le informazioni e ci pensai un po’
su: Thomas mi aveva detto che aveva amici potenti e che qualsiasi cosa avessi
fatto avrebbe sempre avuto un modo per controbattermi perché c’era chi poteva
fermare ogni mia conoscenza e questo non faceva altro che confermare quello che
mi stava dicendo Light, però…
«Kira non combatteva per i deboli?» mormorai
più a me stessa che a lui, «Cioè, voglio dire, fino a qualche tempo fa uccideva
solamente i criminali e si è sempre posto come il giustiziere della povera
gente. Possibile che possa cambiare tanto il suo atteggiamento?»
«Anche
io e Ryuzaki ci siamo posti la stessa domanda e infatti siamo arrivati
a due conclusioni: la prima è che in realtà Kira
stia, come dire, allentando la presa sui criminali che gli servivano
solo in
un primo momento per farsi apprezzare dalla gente per poi ampliare il
suo
campo d’azione uccidendo gente potente per potersi mostrare alla
fine della sua
epurazione in tutto il suo orrendo
splendore, con il suo vero io, e governare come vuole lui soggiogando tutti
quelli che non sono in accordo con le sue idee. La seconda è che in realtà
esistano due Kira: il primo, quello buono, se così lo vogliamo chiamare, che
uccide i criminali per favorire un mondo senza guerre e il secondo che vuole
solo comandare a suo piacimento uccidendo chiunque non sia d’accordo
con il suo pensiero»
Annuii pensando immediatamente che probabilmente
la seconda ipotesi fosse la più corretta: se la prima ipotesi fosse stata
corretta una volta trovato Kira, non ci sarebbero stati più dubbi sul conto di
Light e L non avrebbe più potuto incolparlo di essere Kira, ma se quella
corretta fosse stata la seconda, Light
doveva ancora considerarsi un indiziato.
Sbuffai appena.
«Che c’è?» chiese Light stringendo forte la mia
mano.
«Stavo pensando che se, come credo, tu e L
siete arrivati alla mia stessa conclusione, Ryuzaki continuerà a sospettare di
te nonostante riusciate a trovare questo secondo Kira» confessai
mettendo la mano sotto al mento, «e questa cosa mi deprime»
«Beh, il fatto che noi pensiamo che sia più
probabile l'esistanza di un ulteriore Kira piuttosto che sia il piano assurdo
di un unico Kira non vuol dire che la prima ipotesi sia da scartare» cercò di
tranquillizzarmi lui, «se le prove dimostreranno la prima ipotesi non ci
saranno più problemi, no?»
Aveva ragione. Dovevo cercare di essere più
ottimista.
«Certo
che è difficile mandare qualcuno del
quartier generale a controllare quel tipo» borbottò il
castano liberando la mia mano
dalla sua presa per portarsela sotto il mento con fare pensieroso,
«come
possiamo anche solo pensare di avvicinarci ad un idol come quel Fileni?
Devo escogitare un modo per controllarlo e estorcergli informazioni
senza farmi beccare»
Lo guardai per qualche istante finché non si
accese la lampadina.
«Posso farlo io!»
«Cosa?»
«Indagare su Fileni!» esclamai esaltata
prendendogli le mani, «Ci lavoro tutti i giorni, sono la persona più interna,
discreta e meno sospetta che conoscete che potrebbe fare questo lavoro! È
perfetto!»
Light mi fissò per qualche istante per poi fare
segno di no con la testa.
«Togliti quest’idea dalla testa immediatamente»
«Cosa? E perché?!»
«Non ti permetterei mai di correre un simile
rischio. Se quello capisse il nostro piano rischieresti grosso e non voglio
assolutamente che questo accada. Se poi lo sapesse Ryuzaki…»
«Ma Ryuzaki non lo saprà mai!» urlai risoluta, «Io
DEVO fare questa cosa! È importante! Lascia che vi aiuti. Starò attenta, anzi,
attentissima! Non mi farò scoprire. Se farai finta che le informazioni che ti
passo io le hai scoperte tu non sarà un problema. Farò il minimo che basterà ai
membri del quartier generale per aver una scusa che gli permetta di indagare
su Fileni. Ti prego…»
Light continuò a fissarmi perplesso e
incerto finché non trasse un lungo sospiro.
«Ok, va bene. Però devi promettermi che starai
più che attenta. Se ti dovesse succedere qualcosa io non…»
«Non mi succederà nulla, vedrai.»
Mi allungai un po’ per stampargli un bacio a
stampo sorridendo come non mi capitava da giorni: non solo avrei dimostrato che
Light non era Kira, sperando che fosse vera la prima ipotesi, ma mi sarei anche
tolta dalle scatole Thomas per sempre.
Non male davvero. Due al prezzo di uno.
Il ragazzo di fronte a me mi fissò con un
sorriso mentre sorniona bevevo il mio caffè.
«Posso farti una domanda?» chiese con un ghigno
divertito stampato sul volto, «Per caso, per purissimo caso, eh… Ti è scappato
con Ryuzaki che io e te l’abbiamo fatto?»
Per poco non mi strozzai con il caffè.
«Glie l’hai detto» fece lui posato, ridendo
divertito, bevendo l’ultimo sorso di caffè che gli era rimasto. «Adesso mi
spiego i suoi ringhi e le sue occhiate assassine verso di me. Beh, se ne farà
una ragione prima o poi»
“Non credo proprio…”
«Però una cosa non mi è chiara» continuò
assumendo nuovamente un’aria pensierosa.
«Ch-che cosa?»
«Tutte le volte che abbiamo parlato di Ryuzaki
non l’hai mai chiamato “fratello” o “fratellone”, cosa che prima facevi sempre,
o quasi. Non è da te»
Colpita e affondata. Non c’era da stupirsi che
se ne fosse accorto.
«Beh… Ecco… Non ci ho fatto caso. Non sempre lo
chiamo fratellone» alzai il polso per controllare l’ora, «comunque adesso
andiamo. Tra meno di un’ora devo stare di nuovo sul set e per tornare sulla
location ci vuole più di mezz’ora»
Light sorrise appena e annuì prendendomi per
mano.
«Farò finta di crederci»
“Diamine, non trovo nulla!”
Sbuffai rumorosamente sedendomi sulla mia sedia
in camerino. Erano giorni che indagavo sugli atteggiamenti sospetti di Fileni,
chiamate, movimenti sospetti eccetera, eccetera, ma nulla,
nada. In una settimana e mezza non ero riuscita ancora a trovare nulla.
Light, quando ci sentivamo, mi diceva di stare
tranquilla, che quello che facevo era un in più ma mi sentivo completamente
inutile e io odiavo essere inutile.
“L’unica sarebbe entrare nel suo camerino, ma come
faccio se ad ogni pausa ci si chiude dentro?”
Sbuffai ancora.
L’unico modo per farlo sloggiare da lì era
trovare una scusa che l’avrebbe costretto a uscire dal suo maledetto camerino.
Già, ma cosa?
Mi alzai dalla sedia e uscii dal mio camerino
per andare verso quello di Thomas. Non sapevo cosa mi sarei inventata ma dovevo
almeno provare a dare una sbirciatina e se non avessi inventato anche sul
momento non avrei fatto più nulla e tutto sarebbe andato a farsi benedire. Una
volta arrivata davanti respirai profondamente prima di bussare.
“Dai, Misa. Devi solo scoprire se può esserci
qualcosa che dimostri il suo essere il solo e unico Kira. Non è una cosa così
complicata, no?”
Alzai la mano verso la porta pronta a bussare.
«Sì, non si preoccupi, non potrà più nuocere a
nessuno»
Era la voce di Fileni.
«Sì, Ministro, adesso lei avrà la strada
spianata per attuare il suo progetto come sperava, quindi lei adesso darà una
mano a me come d’accordo. Sì, anche se ci si dovesse mettere di mezzo
il detective Coin… Aveva detto di avere i mezzi per farlo tacere, no? Guardi
che posso stroncare lei come ho… Bene, vedo che inizia a capire…»
Che bastardo! Allora davvero era immischiato in
qualcosa di grosso! E tutto questo per la notorietà. Che essere spregevole!
«Aaaahhh, Ryuk. Direi che non può fermarmi più
nessuno, tu cosa dici?»
Ryuk? Ma che razza di nome era Ryuk?
Mi appiattii piano sulla porta poggiando
l’orecchio per sentire meglio.
«Ryuk non mi dai mai soddisfazione. Ma non
importa. Tanto ho ben chiaro cosa fare: la classe dirigente crede di avermi in
pugno e di usarmi per i loro scopi quando invece sono io che tengo loro in
pugno e, alla fine, tutto sarà mio. Lei specialmente! Ahahahahah!»
Lei… Chi?
«Lo so che non mi vuole, ma se non mi avesse
scoperto con quella cretinetta in Inghilterra sarebbe rimasta con me e ora non
sarebbe fidanzata con… Come hai detto
che si chiama quel tipo? Light Yagami?»
Mi portai una mano alla bocca sconvolta: sapeva
di me e di Light e stava facendo quella strage solo perché mi voleva?
«Figurati se la voglio per una storia seria! Il
punto è che mi è rimasto l’amaro in bocca nel non essermela portata a letto. È
l’unica che mi ha resistito nonostante ci sia stato più di un anno. Una volta
essermela fatta continuerò con il mio operato finché la gente non capirà che
deve seguire solo le mie idee. La feccia non voglio più neanche sapere dove sia
di cas…»
Non ce la facevo più ad ascoltare le parole di
quel verme. Era troppo. Indubbiamente lui doveva essere Kira o sicuramente
qualcuno legato profondamente a lui. Forse proprio quel Ryuk con cui stava
parlando al telefono. Forse era proprio quel Ryuk, Kira.
Dovevo avvertire Light! Subito! Anche perché se
Fileni voleva in qualche modo arrivare a me, sicuramente avrebbe fatto del male
a lui. Da come parlava non credevo si sarebbe fatto troppi scrupoli.
Stavo per richiudermi nel mio camerino quando
Rioshi mi chiamò per dirmi che stavano per ricominciare le riprese. Non potevo
chiamare Light per strada, Thomas avrebbe potuto sentirmi.
“Però posso…”
Digitai
il numero il più velocemente possibile.
Potevo avvertire Light in altra via. Speravo mi rispondesse. Presi il
cellulare delle emergenze, quello che utilizzavo solo quando
c'era qualche problema serio.
Squillo numero uno. Squillo numero due. Squillo
numero tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette…
«Misuccia, come stai?»
«Watari, devo parlare con Ryuzaki.
Immediatamente»
Diretta. Senza giri di parole. Immaginavo che L
avrebbe lasciato rispondere Watari vedendo il mio nome sul display ma speravo rispondesse lui.
«Watari, è importante e non ho molto tempo.
Passamelo per favore»
Nonno non disse nulla o probabilmente tappò la cornetta con la mano.
Aspettai per qualche secondo mentre mi sistemavo
la parrucca scura specchiandomi in una finestra del collegio.
«Cosa vuoi?»
Non sentivo la sua voce da quasi un mese.
Nonostante fosse dura era sempre la sua e per un momento mi venne da piangere.
L mi mancava davvero così tanto? Solo adesso me ne rendevo conto?
«Devo parlarti» dissi cercando di essere il più
telegrafica possibile, cercando di trattenere l’emozione «riguarda…»
«Ehi, Amane!»
“Merda!”
Il sangue mi si gelò per qualche istante:
Fileni stava venendo dalla mia parte, vestito da Zero Kyriu con la camicia
leggermente fuori dai pantaloni, la giacca sbottonata e la finta BloodyRrose,
arma antivampiro del vero Zero, in mano.
«Guarda che abbiamo la scena del bagno adesso.
Non te ne sarai mica dimenticata»
Odiavo la sua voce, odiavo la sua malizia e il
suo ghigno. Odiavo tutto di lui. Sempre di più. Ma adesso il pensiero di avere
di fronte Kira mi spaventava, specialmente ma ancora di più che potesse fare
del male a Light.
«N-n-no. Non l’ho dimenticato» replicai a voce
piuttosto forte affinché sentisse anche L, «Finisco questa telefonata e arrivo»
«Ti aspetto qui»
Cavolo e adesso? Dovevo cercare di mantenere
la calma o sarebbe andato tutto a farsi benedire.
«S-sì. Dammi solo un secondo e andiamo insieme»
balbettai piano dandogli le spalle.
«Signor Ryuga lei sa quanto adoro le sue torte alla fragola» dissi ad alta
voce cercando di non destare sospetti, «me ne servirebbe una con tanta panna
per il compleanno di una mia amica del cast. Siamo così indaffarati qui sul set
che possiamo permetterci di festeggiare solo con una torta»
“Fa che mi capisca, ti prego!”
«Che cavolo stai dicendo?» chiese L con voce
piatta ma velata di irritazione «Ho sentito la voce del tuo caro ex che pare ti stia aspettando, a quanto pare anche Yagami è troppo poco»
«Sì, infatti mi serve una torta anche per lui,
però più piccola, così da potergliela lasciare nel frigo bar. Non vorrei che capisse, non mi faccia parlare di più…»
Per un momento il mio caro ex fratellone rimase in silenzio e io mio voltai verso il biondo
che mi aspettava con le braccia incrociate al petto battendo il piede. Non
potevo giurarlo ma mi stava studiando.
«Misa…» fece L piano dall’altra parte della
cornetta, «Hai per caso scoperto che Fileni è immischiato in qualcosa che
riguarda il caso Kira?»
«Sì, ovviamente!»
«E adesso stai parlando in codice perché lui è
dietro di te»
«Uhm, uhm…»
«Con torte intendi una cosa come telecamere e
microfoni?»
«Esatto! Proprio quella torta!»
Grande! L era un grande! Non potevo aspettarmi nulla
di meglio dal più grande detective del mondo.
«Per quando ti servono?»
«Mah… Io pensavo… Venerdì?»
«Come faccio a dartele?»
«Non lo so. Me le può portare con una consegna
a domicilio la mattina presto? Voglio che sia una sorpresa! La mia amica deve
rimanerne esterrefatta!»
«Ok, manderò qualcuno del quartier generale
vestito da pasticcere venerdì mattina. Questa sera puoi venire qui per parlarne
meglio?»
Ci pensai un attimo.
«Non credo. No, sarebbe meglio direttamente
venerdì mattina, verso le sette. Va bene per lei?»
«Ho capito, c’è dell’altro sotto e non puoi
dirmi niente»
«Sì,
esatto! Allora rimaniamo così!» esclamai cercando di sembrare gioviale, «allora
l’aspetto venerdì mattina»
«Vuoi che venga io?»
Grande, grande, grandissimo L!
«Sì!
Ma non porti i ragazzi che fanno lo stage,
non mi fido molto di loro; l’ultima volta hanno fatto confusione»
L rimase in silenzio dall’altra parte come se
stesse cercando di capire meglio cosa volessero dire quelle parole criptate
eppure speravo che fosse un messaggio chiaro: vieni tu senza Light.
«Verremo io e il sovrintendente, ok?»
Probabilmente aveva capito. Nonostante ci
fossimo allontanati riuscivamo a capirci alla grande ugualmente. Non eravamo
fratelli di sangue ma era come se lo fossimo. Perché L doveva rovinare quel
rapporto così speciale?
«Perfetto. A venerdì»
Agganciai con un sospiro. Ce la potevo fare. Ce
la dovevo fare. Smascherare Thomas,
difendere Light e riprendere il rapporto con mio fratello… Un gioco da ragazzi,
no?
Mi voltai verso Fileni camuffando un super
sorriso a trentadue.
«Per chi sarebbe la torta?» chiese il biondo
continuando a guardarmi con quello sguardo indagatore.
«Per Maria. L’altro giorno mi ha confessato che
venerdì è il suo compleanno» risposi senza intaccare il mio sorriso, «voglio
farle una bella sorpresa»
«Lo sarà di certo» commentò lui con
il suo tono arrogante e menefreghista.
Continuai a sorridere sperando non vedesse che
in realtà era un ghigno.
“Certo che lo sarà. Vedrai”.
To be continued...
Come al solito mi sono fatta attendere parecchio ma alla fine ce l'ho fatta! Ormai non so
più come scusarmi per essere passata da una pubblicazione
mensile a una semestrale/settemestrale ma purtroppo gli impegni sono
quello che sono e il tempo per scrivere pochissimo.
Ma ora passiamo al capitolo che è la cosa più importante: finalmente ho inserito un capitolo un po'
più alla "Death Note" e meno alla "Martina". Dando una riletta
alla storia (ogni tanto lo faccio per vedere come continuarla
cercando di rimanere coerente a tutti i capitoli e spesso non è
facile quando si lascia passare troppo tempo tra una pubblicazione e
l'altra) mi sono accorta di essere andata un po' troppo fuori
rispetto a quello che è realmente il manga originale
tramutandolo praticamente in una "shojo novel"; questa cosa non mi
andava proprio giù e questo pensiero, insieme ai vari impegni, si è
aggiunto procurando un ulteriore ritardo: ho cercato un modo
per, non dico tornare sul vero Death Note, ma qualcosa che per lo meno
ci si avvicinasse un pochino. Non so quanto ci sia riuscita,
non è certo facile pensare ragionamenti e cose contorte come fa
la sensei Obha, ma spero che il risultato sia buono quel tanto d'avervi tenuti incollati allo schermo cercando di
seguire quei ragionamenti decisamente non troppo complessi. Io sono
abbbastanza soddisfatta del risultato e sono contetissima di avergli
dato questo taglio anche perchè in questo modo sono riuscita ad
allungare un po' di più la storia rispetto a quanto avevo
stabilito all'inizio (uno o due capitoli al massimo in più).
Beh, come al
solito ringrazio chi commenta sempre questa storia con un bacione
più che enorme, SMISURATO. Grazie davvero. Nonostante i miei
ritardi c'è sempre chi mi sostiene e questo mi fa davvero
piacere. Grazie di cuore.
Spero come al solito di non aver fatto troppi strafalcioni nello
scrivere e in caso ci fossero, come sempre, scusatemi (versione
aggiornata e corretta l'8 Agosto 2013)
Ora vado a fare le ninne che è "vagamente" tardi.
Al prossimo capitolo! ^____^
Marty
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