Kiken'na Gēmu - Dangerous game

di martyki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Back ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Start Game! ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Gelosia ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Dubbi ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Usotsuki! ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Confidenze e confidenza ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Kou un ni megumareta ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Resta con me ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Riporta indietro il tempo ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Torte alla fragola ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Dangerous Game

 

Prologo

 


Era il giorno del mio ottavo compleanno.
Era il giorno di Natale.
Erano passati già due mesi da quando i miei genitori erano stati brutalmente uccisi. Non avendo nonni, poiché tutti morti chi prima della mia nascita, zii e altri parenti, fui affidata al signor Wammy, un uomo buono che gestiva parecchi orfanotrofi dove si trovano bambini senza nessuno o qualche parente molto alla lontana, proprio come me.
Il signor Wammy era un po’ come un nonno per tutti, ma forse io lo sentii ancora di più così; immediatamente, non appena lo vidi, seppi che quell’uomo era come se fosse realmente mio nonno tanto che, il giorno in cui mi portò alla Wammy’s House, un suo orfanotrofio che si trovava a Londra, gli chiesi se potevo chiamarlo nonno. Da quel giorno io diventai la sua preziosa nipotina Misa e lui il mio caro nonnino Wammy. Tralasciando il nonno però, tutte le altre persone che mi circondavano, specialmente gli altri bambini della casa famiglia, li sentivo distanti, invidiosi e per certi aspetti cattivi. I bambini erano tutti super intelligenti e studiavano cose che io non avevo mai fatto e non riuscendo a stare al passo con loro molto spesso mi facevano sentire una stupida ed incapace. A dir la verità, tra tutti quei bambini,io ero l’unica ad essere stata cresciuta fino a quel momento con i miei genitori ed aver subito lo shok di vederli morire davanti ai miei occhi. Gli altri erano  stati abbandonati da piccoli ed era un po’ come se in quella casa ci fossero nati, come se fosse la loro vera famiglia.
Per questo quel giorno in cui non ricevetti neanche un << Auguri >>, poiché nessuno sapeva del mio compleanno, mi andai a rifugiare nel mio posto preferito: il laghetto. Era una piccola pozza d’acqua ghiacciata che mi ricordava quella piccola della mia vecchia casa in Giappone, dove mamma e papà mi avevano insegnato a pattinare. Mi dava tranquillità e conforto.
Ma quel giorno ero triste. Il compleanno più triste di tutta la mia vita.
<< Vedo che questo posto non piace solo a me >>
Mi voltai di scatto stringendomi più di quanto già non fossi al mio cappotto bianco. Di fronte a me c’era un bambino. Un bambino strano, particolare. Era più alto di me, non che la cosa fosse difficile, con capelli color della pece e gli occhi, dello stesso colore, cerchiati da occhiaie violacee. Indossava un cappotto lungo nero e dei jeans scoloriti, le mani nelle tasca e la schiena leggermente ricurva.
Feci un passo indietro leggermente intimorita. Lui ne fece uno verso di me. E io ancora un altro indietro.
Il bambino accennò un sorriso, piccolo ma intenso.
Per la prima volta in vita mia  arrossii.
Il bambino iniziò a cercare qualcosa nella tasca del cappotto. Lo osservai curiosa avvicinandomi un poco. Quando gli fui quasi ad un passo tirò fuori una leccalecca.
<< Ne vuoi uno? >> chiese semplicemente porgendomi il dolcetto.
Per un momento lo continuai a fissare non sapendo cosa fare, poi, sempre un po’ intimorita, lo presi in mano. Nel frattempo lui ne aveva già tirato fuori un altro e se l’era messo in bocca.
<< Non lo mangi? >>
Passai lo sguardo da lui al leccalecca e viceversa, poi, finalmente, mi decisi a scartare quella strana caramella e assaggiarla. Era… dolce. Molto, forse troppo. Feci una smorfia quasi disgustata.
<< Non ti piace? >> domandò lui con occhi quasi offesi.
<< No, non è che non mi piaccia >> mormorai piano, << è solo che… è dolce >>
<< Per forza è dolce >> ribatté lui alzando un sopracciglio, << è un leccalecca alla fragola. Deve essere per forza dolce >>
Annuii non troppo convinta e per non farlo dispiacere e non essere sgarbata continuai a mangiare quella cosa strana e tonda. Nel frattempo lui si sedette nel punto in cui mi ero seduta io prima che arrivasse. Da una parte m’incuteva una sorta di timore in quella sua posizione ingobbita e con quegli occhi così neri da sembrare una voragine, dall’altra però, con quel dolce mi faceva tenerezza.
Era decisamente strambo.
Silenziosamente mi andai a sedere vicino a lui e per parecchi minuti rimanemmo in silenzio senza dire una parola, concentrati ognuno sul proprio mangiare. L’unico rumore udibile era quello delle nostre lingue sul leccalecca.
<< Tu sei quella nuova, giusto? >> mormorò lui guardando fisso di fronte a sé rompendo il silenzio, << sei Amane, giusto? >>
<< Misa >> lo corressi voltandomi a guardarlo, << il mio nome è Misa >>
<< Sì, giusto >>
Ripiombò il silenzio. Questa volta però era imbarazzante, almeno per me. Lui aveva tirato fuori dal cappotto una stecca di cioccolata.
“Ma quanto mangia?”
Rimasi stupita a guardarlo mentre con noncuranza continuava a mangiare.
<< Mentre tu… chi sei? >> chiesi alla fine stufa di quell’imbarazzante silenzio.
<< Io? >>
<< Sì, tu. Sai già che io sono Misa, ma io non so chi sei tu >> sussurrai guardandolo di sbieco.
<< Beh, io sono un detective, quindi è normale che m’informi su chi arriva >> disse lui inclinando leggermente il capo verso di me staccando con un sonoro “tac” un pezzo di cioccolato.
<< Un detective? >> ripetei sorpresa, << un bambino della tua età, un detective? >>
<< Beh >> iniziò lui grattandosi la testa, << magari ancora non lo so, ma tra meno di cinque anni lo sarò! Vedrai! Diventerò il più grande detective della storia! >>
<< Lo spero per te! >>
Era strano come con quel bambino così decisamente strano e diverso da me mi sentissi tranquilla e a casa. Da quando ero arrivata alla Wammy’s House non mi era successo ancora con nessuno.
<< Comunque non mi hai ancora detto come ti chiami, signor detective >> continuai io voltandomi completamente verso di lui.
<< Già è tanto che ti abbia detto che sono un detective >>
<< Hai detto che lo diventerai, non che lo sei! E sicuramente gli altri bambini lo sanno già, quindi posso farmelo dire da chiunque… oppure posso chiedere al nonno! >>
<< Nonno? >> chiese lui guardandomi sconcerto.
<< Nonno Wammy! Chi altri? >>
Sul suo viso comparve nuovamente quello strano sorriso che mi aveva fatta arrossire prima, << Sei proprio diversa da noi >> ridacchiò mangiando un altro pezzo di cioccolata, << nessuno qui ha mai visto il signor Wammy come un nonno, forse più come un padre, ma non certo come nonno >>
<< Beh, per me è come se lo fosse! >> sbottai dandogli le spalle, << Lui mi ha trovata e mi ha portata qui! Lui mi vuole bene, ma non potrei mai vederlo come un papà! Io ce l’ho già un papà! >> ma non appena compresi il significato di quelle parole i miei occhi si riempirono di lacrime.
Io avevo avuto un papà e anche una mamma, che mai e poi mai avrei potuto sostituire con qualcun altro, nemmeno con una persona buona come nonno Wammy.
Incominciai a sentire gli occhi pizzicare quasi da far male ma non volevo piangere; io ero forte e le persone forti non piangevano davanti a nessuno e meno che mai davanti ad uno appena conosciuto.
Mi strinsi nel mio cappotto.
“Non devi piangere, non devi piangere, non devi piangere…”
Imprevedibilmente, due braccia mi strinsero da dietro le spalle.
<< Scusami >> le braccia del bambino mi strinsero ancora di più, << non volevo… tu sei l’unica che ha avuto dei genitori… e io non sono abituato a parlare di queste cose… anzi, non sono proprio abituato a parlare con le persone… >> sembrava mortificato.
Come se fosse un’ancora mi strinsi a quelle braccia continuando a frenare l’impulso di piangere. Quelle braccia sottili continuarono a stringermi forte, con tutta la forza che avevano. Sì, quel bambino era decisamente strano ma l’unico che, a modo suo, mi capiva.
<< Comunque io sono L >> disse dopo un po’ continuando ad abbracciarmi, << solo L >>
Mi sciolsi lentamente dall’abbraccio per poterlo guardare negli occhi.
Erano tristi.
Carichi di rammarico.
Gli sorrisi appena tornando a fiondarmi tra le sue braccia, scoppiando a piangere. Non sapevo bene il perché ma sentivo che con quel bambino potevo sfogarmi e mostrarmi per quella che ero senza sforzarmi di essere forte.
<< Mi mancano tanto >> singhiozzai, << me li hanno portati via senza chiedermi il permesso! >>
Le braccia del bambino continuarono a stringermi forte seppure in maniera piuttosto goffa. Ma a me andava bene così. Avevo bisogno di quelle braccia che nella loro goffaggine era sicure e protettive per certi aspetti anche più di quelle di nonno Wammy.
<< Oggi… >> continuai a singhiozzare, << è il mio primo compleanno senza di loro… io… >>
<< Oggi è il tuo compleanno? >> chiese L allontanandomi leggermente da sé.
<< Sì >> sussurrai appena, << oggi è il mio compleanno >>
Mi fissò nei suoi occhi scuri per qualche altro secondo per poi riabbracciarmi nuovamente, << Se vuoi posso farti un regalo >>
I miei occhi presero a brillare.
Regalo?
Io adoravo i regali!
<< Lo vuoi un fratellone? >> chiese all’improvviso, << un fratellone che sia sempre dalla tua parte e cerchi di farti sentire un po’ meno l’assenza dei tuoi genitori? >>
Mi spostai appena per guardarlo negli occhi, << Io non so cosa voglia dire avere fratelli o sorelle. Sono sempre stata figlia unica >>
<< Non è difficile. Infondo qui siamo un po’ tutti fratelli >>
<< Ma gli altri non mi capiscono, tu fin’ora sei l’unico che… >>
<< Vuoi che diventi il tuo fratellone? >>
Alzai gli occhi verso di lui.
<< Dici sul serio? >>
<< Sì >> affermò lui con un sorriso, << non so perché, ma sento che tu hai bisogno di me di chiunque altro. Hai bisogno di un fratellone che ti stia vicino. Nonno Wammy è  troppo poco per te, tu hai bisogno di qualcosa di più. Tu sei… diversa >>
Quel bambino era decisamente particolare, non avevo mai conosciuto nessuno come lui.
Gli sorrisi.
<< Sì! >> esclamai, << E io sarò la tua sorellina, vero? >>
<< Sì, sarai la mia sorellina che nessuno deve far soffrire >>
Ci abbracciammo nuovamente.
Non sapevo cosa volesse dire avere un fratello maggiore ma sapevo che di lui potevo fidarmi. L, per quanto strambo, mi aveva voluto bene da subito e non gli sarei mai stata abbastanza grata per quel suo affetto senza pretese nato da un leccalecca, una stecca di cioccolato e un laghetto ghiacciato.


To be continued...

BUONGIORNO o POMERIGGIO a tutti amici di efp!
Eccomi alle prese con la mia prima long fic su Death Note. Sperando di non aver ripreso l'idea di nessuno (di quelle che ho letto nessuna mi sembra simile a questa che sto scrivendo) e se già siete arrivati a leggere fino a qui e non avevete chiuso prima, forse vuol dire che almeno un po' vi ho incuriosito. :)
Devo essere sincera, quest'idea stava convando dentro di me da un bel po' di giorni e dopo averla rimuginata battuta e ribattuta e modificato un po' qualcosa qua e là ho finalmente trovato la strada da seguire, quindi, a meno di mancanza d'ispirazione e varie, dovrei riuscire a concluderla con successo (se c'è qualcuno che sta leggendo anche Guardians non si preoccupi perchè la finirò quanto prima, giuro xD!)
Beh, per ora non c'è molto da dire se non che i personaggi saranno un po' OOC (L nei confronti di Misa sicuramente, basti pensare all'abbraccio e anche Misa la renderò "più intelligente" di quanto non sia nel fumetto. Light, quando arriverà... vedrete! :P).

Alla prossima!! Un bacio Marty!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Back ***


Capitolo1 <br> Back!

1
Back




Tu…tu…tu…

<< … Il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile…>>
Riaggancia la cornetta sbuffando.
Erano passati più di sei mesi da quando io e il mio caro fratellone ci eravamo visti l’ultima volta, per circa un’oretta, in un piccolo bar di Los Angeles. Questa cosa aveva già di per sé dell’incredibile considerando che in genere non riuscivamo a stare più di venti giorni lontani l’una dall’altra, ma stava seriamente sfociando nell’assurdo dato che erano passate più di due settimane da quando ci eravamo sentiti per telefono. Capivo perfettamente che lui ormai era il grande detective L, così in gamba e famoso da riuscire a mobilitare la polizia di tutto il mondo semplicemente schioccando le dita, ma io ero la sua sorellina e meritavo più attenzioni di chiunque altro!
Sbuffai nuovamente avvicinandomi all’imbarco.
Il mio cuore batteva fortissimo, più di quanto mi aspettassi; dato che mi era stato concesso qualche giorno di “ferie”, avevo fatto una capatina in Italia per vedermi con una mia vecchia, carissima amica del liceo (io ero l’unica della Wammy’s House con scarse capacità intellettive, o quanto meno non paragonabili a quelle degli altri bambini dell’orfanotrofio, per questo motivo nonno Wammy aveva deciso di iscrivermi ad una normalissima scuola) che per amore era scappata da Londra per andare a vivere a Roma. Avevamo passato dei giorni meravigliosi e mi auguravo seriamente di tornare presto a trovarla, magari con L, ma adesso mi aspettava qualcosa di molto più importante; pensavo di dover tornare a Londra e firmare nuovamente il contratto con la società londinese che mi aveva scritturata per molte pubblicità da un anno a quella parte ma la mia manager, Rioshi, mi aveva chiamata proprio il giorno prima della mia partenza per Roma tutta eccitata dicendomi che avrei dovuto raggiungerla a Tokyo il prima possibile: una delle più importanti società mondiali di alta moda, la Yoshida Production, mi aveva notata e con essa anche un famoso regista che voleva farmi un provino per il suo ultimo film.
Giappone… Tokyo…
Dopo dodici anni stavo per tornare a casa, nella mia terra madre.
<< Aperto l’imbarco del volo JP459809. Ripeto, aperto l’imbarco del volo JP459809 >>
Bene era davvero arrivato il momento di andare.

<< Misa! Benvenuta in Giappone! >>
Rioshi, la mia manager nonché mia migliore amica e anche colei che mi aveva scovata e trascinata nel mondo dello spettacolo, quasi mi stritolò non appena uscii dal ritiro bagagli.
<< Grazi… Rioshi… Così mi strozzi! >>
<< Oh, sì! Scusami! >> ridacchiò lei mollando la presa, << Allora, com’è andato il viaggio? >>
<< Non c’è male >> risposi prendendo il mio trolley, << ho praticamente dormito per tutto il volo >>
<< Come al solito! Ragazza mia, sei sempre la solita >>
Le sorrisi mentre uscivamo dall’aereoporto Honeda.
Il cielo era terso, macchiato solo da qualche nuvola sparsa qua e là, l’aria leggermente frizzantina.
Respirai profondamente.
Aria di casa…
<< Devo dire che da quando sono tornata il Giappone, specialmente il Kanto, è diventato molto più vivibile rispetto a quando l'ho lasciato per venire a studiare per diventare dirigente di spettacolo a Londra tre anni fa >> commentò Rioshi mentre salivamo su un taxi.
<< Vivibile? In che senso? >> domandai alzando il sopracciglio destro.
<< Sì, fino a qualche tempo fa non si poteva quasi più vivere qui: criminali, delinquenti di ogni sorta da tutte le parti. Dovunque ti girassi o ti voltassi c’era sempre qualche teppista a fare danni, ma da quando è arrivato Kira la città sta cambiando. Il mondo sta cambiando! Li sta facendo fuori tutti, uno per volta. Da un parte è un po’ inquietante, ma devo dire che dall’altra mi sento anche molto più tranquilla. Voglio dire, è giusto che la gente buona viva in pace >>
<< Kira? E chi è? >>
<< Non dirmi che all’estero non ne hai sentito parlare! >>
Feci segno di no con la testa alquanto incuriosita.
<< Kira è il giustiziere dei criminali. È da circa cinque o sei mesi che sta dando la caccia a tutti gli assissini, stupratori... I cattivi insomma, che compaiono nei telegiornali o su internet. Nessuno sa come faccia, sembra abbia il potere di provocare un arresto cardiaco nell’arco di pochissimo tempo e a distanza >>
<< Sicura che non si tratti di una coincidenza? >> domandai scettica arcuando maggiormente il sopracciglio, << Magari sono tutti criminali che comprano lo stesso tipo di droga o qualcosa del genere. Come si fa a procurare ad un’altra persona un attacco cardiaco? È semplicemente assurdo! >>
<< La cosa inquietante è proprio questa! >> esclamò lei più emozionata che spaventata, << Pare sia… una specie di dio… >>
<< Un altro assassino… un dio? >> replicai sempre più perplessa.
<< Perché dici un altro assassino? >>
<< Infondo, se è vero che tutta questa storia non è una coincidenza, cosa per me molto più probabile >> mormorai pensierosa, << vuol dire che questo Kira è una persona che uccide altra gente e, per quanto lo scopo possa essere nobile, il modo in cui lo fa è del tutto discutibile e lo rende assassino e criminale quanto quelli che fa fuori, non ti pare? >>
La ragazza mi guardò allibita per un po’ per poi fere segno di no con la testa, << Sei sempre stata così… giustiziera e logica >>
<< Diciamo che la colpa è di mio fratello >> dissi con un sorriso, << mi ha insegnato lui ad essere così >>
<< Fratello di cui parli sempre ma che non mi hai mai presentato, tra l’altro! E ci conosciamo da tre anni! >>
<< È sempre molto impegnato con il suo lavoro >> affrettai a rispondere abbassando lo sguardo, << pensa che sono più di due settimane che non riesco nemmeno a sentirlo. Ha sempre il telefono staccato >>
<< Anche se è un fratello acquisito gli vuoi proprio bene, eh? >> commentò lei accarezzandomi dolcemente una spalla.
<< Sì, è la persona più importante della mia vita >> risposi con un altro sorriso, << anche se penso che se mi vedesse come sono vestita ultimamente mi redarguirebbe peggio di un papà! >>
Riosci scoppiò a ridere, << Tipico dei fratelli maggiori! Sono tutti gelosi. Ma fai bene, benissimo! La dark gothic Misa-Misa… Com’è che si dice? Spacca! >>
Scoppiai a ridere anche io.
<< Signore, siamo arrivate >> disse il tassista voltandosi verso di noi.
Aprii la portiera e scesi dalla macchina.
Davanti a noi un grattacielo enorme: la “Yoshida Production”, l’azienda che mi avrebbe fatta sfondare nel mondo della moda, del cinema e…
Improvvisamente mi sentivo agitata.
<< Coraggio, andiamo >> disse la mia manager e con un sorriso e, dopo aver fatto un bel sospirone scaccia tensione, salimmo insieme la scalinata che portava allo studio dei dirigenti.

<< L rispondi… Rispondi… >>
Ma perché mio fratello non accendeva quel cavolo di telefono? Si era completamente scordato di me?
Come al solito partì la segreteria.
Questa volta ero decisa a lasciargli un bel, coloritissimo, messaggio.
<< L, razza di fratello degenere! >> urlai alla cornetta, << Ti sei dimenticato della tua sorellina per caso? Brutto, antipatico, fratello gobbo! Non ti porto neanche una torta la prossima volta che ci vediamo! Non è giusto, sono la tua adorata sorellina! Dovrei avere una qualche importanza in più rispetto al resto dell’umanità, no? Cattivo, cattivo, cattivo, antipatico, brutt!... >>
<< Anche oggi dalle carceri ci sono giunte voci di un’altra serie di omicidi dovuti a Kira. Le morti sembrano aumentare giorno dopo giorno. La polizia non sa più cosa fare, né tanto meno cosa o chi cercare. C’è addirittura chi pensa che questo Kira sia qualcuno di non umano >>
Attaccai la cornetta per ascoltare il telecronista.
Kira, eh?
<< Inoltre l’opinione pubblica si sta spaccando in due: da una parte i sostenitori di Kira, dall’altra chi è completamente contrario. Come già detto, la polizia sta facendo di tutto per catturare questo “Robin Hood” della giustizia, ma la strada sembra sempre più tortuosa. Dopo la sua apparizione nel comunicato trasmesso solo nel Kanto, sembra che il famoso detective conosciuto con il nome di L non stia più collaborando con la polizia, ma che addirittura… >>
“L?”
Finalmente spiegato il motivo della sua assenza. Ecco cosa c’era che lo tratteneva dal chiamarmi. Quel Kira mi stava già fortemente antipatico, più di B che l’aveva tenuto parecchio impegnato a Los Angeles.
“Certo che se L si è scomodato al punto non solo d’indagare ma di collaborare con la polizia e mandare un comunicato nel Kanto, la cosa è seria…”
Comunque non aveva importanza. Doveva ugualmente trovare il tempo quanto meno per chiamarmi, punto e basta. Nessun killer o Sailor Moon da strapazzo lo giustificava.
Avevo provato a telefonare anche nonno Wammy ma anche il suo telefono era staccato, esattamente come quello di L.
Sbuffai sedendomi sul letto cambiando canale.
Maledetto Kira porta via fratelli maggiori! L’avrei catturata io stessa se fosse servito a ridarmi il mio fratellone!
Rimasi distesa a fare zapping per un bel po’ finché non sentii le palpebre farsi pesanti e la presa sul telecomando sempre più scarsa. La giornata era stata intensa e Morfeo aveva ben deciso di venirmi a fare una visita e mettersi vicino a me su quel letto comodo.
“L, chiamami però…”
Con quell’ultimo pensiero mi addormentai.

<< Uffa! Accidenti sono in ritardo, maledizione! >> imprecai lavandomi i denti con una mano mentre con l’altra passavo in rassegna i vestiti nell’armadio. Era il giorno del provino per il film di Mishinata ed io ero decisamente in ritardo.
<< Cacchio, cacchio, cacchio… cacchio! >>
Finii di sciacquarmi i denti per poi tornare al mio armadio. Dovevo trovare qualcosa che desse l’idea che fossi una ragazza semplice, ma allo stesso tempo non volevo rinunciare al mio look dark gothic, senza però sembrare una stupida e…
“Uffa! Non ho tempo! Vabbé, prendo questo!”
E alla velocità della luce indossai una delle mie gonne a pieghe preferite con una canottiera molto simile ad un corpetto di colore rosso. Scendendo le scale del mio appartamento acconciai i capelli nelle mie solite codine alla bella e meglio. Al trucco avrei pensato in taxi che… Avevo dimenticato di chiamare! Ok, calma e sangue freddo, non c’era problema; fortunatamente l’appartamento che avevo comprato si trovava vicino alla metropolitana dove era situata anche una stazione dei taxi.
Cominciai a correre a perdifiato mentre il telefono squillava all’impazzata.
“Ecco lo sapevo! Questa è Rioshi che…”
Guardai il display.
Spalancai gli occhi.
“MA PROPRIO ADESSO DEDICI DI CHIAMARMI?”
<< Pronto? Misa, scusa se ti chiamo solo ora ma… >>
<< Sei un fratello degenere e anche decisamente e completamente IDIOTA! >> sbraitai con tutto il fiato che avevo in corpo, << Non solo non ti fai sentire da più di due settimane ma quando lo fai scegli pure il momento sbagliato! Sei il peggio! >>
<< Intanto si dice “peggiore” e poi scusami, ma sono davvero molto impegnato con l’ultimo caso e… >>
<< Sì, ho visto al telegiornale, anche se avrei preferito che me ne parlassi tu >> borbottai abbassando leggermente la voce cercando di capire che strada avrei dovuto prendere per arrivare alla metropolitana, << è una cosa importante! Cavolo, io non sapevo neanche dell’esistenza di Kira finché non sono arrivata a Tokyo! E poi da quando non mi racconti più dei tuoi casi? >>
<< Scusami, chiedo venia >> ridacchiò L dall’altro capo del telefono. << Mi perdoni, vero? >>
<< Non lo so. E comunque, la prossima volta che ci vediamo niente torta di fragole fatta in casa! A proposito, dove ti trovi adesso? Ancora a Los Angeles? >>
<< Sorella perfida! Comunque no, a causa di Kira mi sono trasferito in Giappone >>
<< Cosa? Sei in Giappone e non mi dici niente?! Te l’avevo anche detto che sarei venuta qui per lav… AAAAAAHHHH!! >>
Andai a sbattere contro qualcosa cadendo all’indietro.
“Che dolore!”
<< Ahi!... >> borbottai massaggiandomi il sedere.
<< Scusami, ti sei fatta male? Hai bisogno di una mano? >>
<< No! Non mi sono fatta niente! E poi, no! Non ho proprio bisogno di nulla! Anzi, scusami ma sono in ritardo! >>
E dando un vero e proprio spintone a quel ragazzo che mi stava davanti, senza nemmeno guardarlo in faccia, ripresi a correre come una pazza. Alzai il polso per vedere l’ora dal mio orologio. Erano le 9:20 e io avrei dovuto essere al provino per le 9:40.
Non ce l’avrei mai fatta! La seconda sede Yoshida era quasi dall’altro capo della città!
<< L, è tutta colpa tua! >> sbottai arrabbiatissima al telefono.
<< Colpa mia!? >>
<< Sì! Perché se non mi avessi chiamata sarei andata dritta, dritta alla stazione dei taxi senza scontrarmi con nessuno e avrei guadagnato almeno due minuti! >>
<< Ma se sei una tonna che inciampa ovunque, e che di per sé é ritardataria di suo, mi dici che colpa ne ho io? Potevi svegliarti prima! >>
<< Elluccio >> sospirai, stanca ancora prima di cominciare a lavorare, mentre salivo sul primo taxi vuoto pagando direttamente il tassista, << ci possiamo sentire dopo? Veramente, sono in ritardissimo! Ho un provino tra meno di venti minuti >>
<< Non so se ho tempo dopo, sai, le indagini… >>
<< Diamine L! Qui la modella famosa sono io, non tu! È sicuramente più facile per te ritagliare uno spazietto per chiamarmi! >>
<< Non quanto credi, fidati >> replicò lui, << e a proposito del “modella famosa”, signorina >> commentò incupendo la voce, << non tollero la foto dell’ultima copertina di Eighteen! Sei praticamente nuda! E poi cos’è tutto quel trucco? >>
Scoppiai a ridere. Non c’era niente da fare: per quelle cose, L rimaneva sempre L, il mio caro, iperprotettivo fratellone.

Fortunatamente il provino, al quale arrivai con solo dieci minuti di ritardo grazie alla pazza guida del tassista, era andato meglio di quanto mi aspettassi. C’erano serie probabilità che mi prendessero per girare il film, tratto dal mio manga preferito, “Vampaia Naito”. Intanto ero tornata alla sede centrale della Yoshida Production per scattare qualche altra foto da mettere su Eighteen per pubblicizzare un nuovo ombretto.
<< Bene così, Misa! >> m’incitò la fotografa, << sei in assoluto la più bella modella che abbia mai fotografato! Sei così solare e bella. Complimenti! Mi chiedo come sia possibile che una ragazza bella come te non abbia ancora il ragazzo! >>
Sorrisi all’obiettivo in attesa dell’ennesimo flash.
Ultimo della giornata per fortuna.
<< Per oggi hai finito >> disse Rioshi avvicinandosi guardando la tabella con le cose che dovevo fare, << puoi andare, ci vediamo direttamente tra tre giorni >>
<< Tre giorni? >>
<< Sì, hai tre giorni liberi. Poi però ci attende una settimana di lavoro intenso per il book fotografico sugli gli abiti da sposa al quale sei seriamente pregata di non arrivare in ritardo come ‘sta mattina! >>
<< Scusascusascusascusa! >> esclamai giungendo le mani, << è stata tutta colpa di mio fratello! >>
<< Perché, avete fatto colazione insieme? >> chiese curiosa accompagnandomi verso il camerino.
<< Magari! >> sbottai alzando gli occhi al cielo, << però mi ha telefonata, dicendomi che si trova in Giappone, tra l'altro!, proprio mentre correvo a prendere il taxi >>
<< Scusa, ma che c’entra? >>
<< Aspetta! >> borbottai, << Nella fretta e nel parlare al telefono sono andata a sbattere addosso ad un ragazzo che mi ha fatto perdere ancora più tempo! >>
<< Ma questo ragazzo era almeno carino? >> chiese sedendosi sulla sedia accanto alla mia passandomi lo struccante assumendo una buffa ma maliziosa espressione.
Mi guardai un secondo allo specchio.
<< A dir la verità no >> risposi cominciando a struccarmi, << ero così in ritardo che, sinceramente, mettermi a fare conversazione non mi sembrava il caso >>
<< Questo è fuori discussione! Però, chissà, magari era più carino di Tommy e… >>
<< Non. Nominare. Quel. Nome. >>
Se c’era una persona che odiavo con tutta me stessa e che avrei preferito sparisse dalla faccia del pianeta, beh, quella era proprio Thomas Fileni: ci eravamo conosciuti sul set di una pubblicità a Los Angeles. Da subito lui mi aveva fatto il filo e io, sempre da subito, come una scema, mi ero innamorata di lui; infondo sarebbe stato praticamente impossibile il contrario: era bello, alto, occhi azzurri e capelli biondi naturali. Fisico atletico e un sorriso che avrebbe fatto svenire qualsiasi ragazza. Eravamo stati insieme quasi un anno e di lui avevo amato da subito anche il suo modo di scherzare, il modo in cui mi faceva sentire importante, il modo di baciarmi… Finché non avevo scoperto che mi metteva le corna da più di nove mesi con un’altra attriciucola talmente impaccata di soldi che il suo cuore pompava monete d’oro anziché sangue. Li avevo scoperti a letto insieme e, ovviamente, ci ero rimasta molto più che male. Per giorni non ero uscita fuori dal mio appartamento di Los Angeles, finché non era arrivato L con il suo classico leccalecca alla fragola a tirarmi su di morale (anche se probabilmente il momento di maggior goduria era stato quello in cui L era andato a casa di Thomas prima a distruggerlo psicologicamente per poi sbatterlo a terra con un bel pugno in piena faccia. Eh sì, decisamente un momento memorabile!).
Continuai a struccarmi senza dire altro con la mente rivolta a quella specie di verme che era stato il mio ultimo fidanzato.
Rioshi aspettò un po’ prima di tornare a parlare, probabilmente troppo impegnata ad aiuto flagellarsi mentalmente per aver portato alla mia mente quel dannato ragazzo.
<< Comunque credo che domani andrò in fumetteria visto che non ho niente da fare >> dissi interrompendo quel silenzio mentre armeggiavo con la mia trousse, << devo comprare l’ultimo numero di Vampire Knight! Lo scontro tra Zero e Yuuki è rimasto sospeso e io sono troppo curiosa di vedere che combinano! Stai a vedere che lei si attacchi alla giugulare di Zero… >>
<< Sei proprio fissata con quel manga, eh? Comunque meglio visto che potresti anche recitare la parte della protagonista. Però io se fossi in te ne approfitterei per andare a trovare tuo fratello. Non hai detto che è anche lui qui in Giappone? Magari proprio a Tokyo >>
“Effettivamente…”
<< Hai ragione >> dissi con un sorriso mentre richiudevo la matita per gli occhi, << Allora mi toccherà indagare >>
<< Mamma mia, a dirittura? >>
<< Sì >> risposi con un sorriso. << Sai, è una sorta di gioco… Che vinco sempre io >>
Hotel Toito.
Mi ci era voluto più tempo del previsto per ritracciare la posizione di L, ben un giorno intero di acheraggio che avrei potuto usare per andare a fare un po’ di shoopping; lui non mi diceva mai dove si trovava quando lavorava, non voleva entrassi a contatto con il suo lavoro (anche se mi era capitato di dargli una mano in più di un'occasione). Era sempre stato così e ogni volta mi toccava scovarlo. Era diventata una sorta di routine.
Entrai nell’albergo e rimasi a bocca aperta: questa volta aveva scelto proprio un signor hotel per la sua indagine, eh? La hall era grandissima, ricca di lampadari e divani di tutti i tipi e dimensioni. Davanti a me un bancone di un legno pregiato che nascondeva in parte la figura dell’albergatore.
<< Mi scusi >> dissi avvinandomi con un sorriso all’uomo della reception, << posso chiederle un’informazione? >>
<< Prego >>
<< Volevo sapere se alloggia qui un ragazzo di nome... >>
“Che nome userà questa volta?”
Guardai per un secondo il portiere dell’albergo facendomi sfuggire una risata nervosa mentre nella mia testa cercavo di scegliere uno dei tanti nomi che poteva aver utilizzato anche in passato. L’uomo mi guardò con sguardo interrogativo.
<< Ehm… Daniel Forzini? >> chiesi insicura appoggiandomi al bancone quasi troppo alto per me. Quello era uno dei primi nomi che L aveva inventato in uno dei suoi primi casi per mascherare la sua identità.
<< Controllo >>
L’uomo passò in rassegna i nomi sull’elenco degli ospiti. Aspettai per qualche minuto sperando di essere riuscita ad indovinare.
<< No, mi 'spiace signorina >>
“Uffa…!”
<< Mi scusi, forse ho sbagliato. Forse è… ehm… Victor Gamp? >>
L’uomo, sorridendomi sempre gentile, ed io di rimando sperando di non sembrare troppo imbecille, controllò nuovamente la lista dei nomi.
<< No, mi dispiace signorina >>
“Accidenti! Non posso insistere ancora, penserà che sono una pazza!”
<< Ma ne è sicuro? >> provai facendo gli occhi dolci, << è un ragazzo un po’ strano, ha folti capelli neri e… >>
<< Senta signorina, mi dispiace ma probabilmente ha sbagliato albergo >>
<< No, sono sicura che alloggi qui! >> sbottai punta sul vivo.
Se c’era una cosa che ero capace a fare era trovare mio fratello. Il problema era sempre quello del nome. Ne cambiava uno ogni volta!
<< Signorina, la prego non insista… >>
<< Ma io devo vederlo e… >>
<< Signorina, aspetti un secondo >> borbottò esasperato il portiere. Si voltò a prendere una chiave.
Sbuffai nervosamente.
“L, questa volta sei proprio introvabile…”
<< Signor Watari, buona sera. Ecco la sua chiave >>
“Watari! Lui non cambia mai il nome!”
Mi voltai di scatto.
<< NONNO! >> gridai saltandogli al collo.
Come al solito avevo gridato senza pensare, ma fortunatamente questa volta avevo indovinato (mi era capitato di prendere qualche granchio e fare delle figuracce abbracciando altri uomini o cose del genere).
<< Misa? >> domandò il nonno facendo cadere tutto quello che aveva tra le mani per abbracciarmi, << ma cosa… Cosa ci fai qui? >>
<< Signore, lei conosce questa ragazza? >> chiese l’uomo della reception alzando un sopracciglio.
<< Sì, non si preoccupi è mia nipote >> rispose gentilmente il nonno mentre raccoglievo ciò che gli era caduto, << può salire tranquillamente con me. Anzi, faccia preparare un piatto di dolce in più >>
<< Nonno, io non mangio dolci! >> borbottai arricciando il naso, << addio carriera, sennò. Per me un’insalata mista, grazie >> dissi con un sorriso verso l’uomo. Poi, tenendo sottobraccio il mio adorato nonnino, lo seguii verso l’ascensore.
<< Misa, come hai fatto a trovarci? >>
<< Tsk! Ad essere sincera è stato abbastanza complicato questa volta >> sospirai massaggiandomi una tempia, << però dopo un giorno sano di acheraggio sono riuscita a capire da dove mi ha chiamato L l’altro giorno; siccome avevo il fine settimana libero ho pensato di cercarlo. È troppo tempo che non ci vediamo. Io non ho voluto insistere fino all’ultimo, però… >>
<< Sei sempre la solita piccola peste, Misa >> ridacchiò il nonno.
<< Non piccola! >> replicai mettendo il broncio, << ho vent’anni adesso! >>
<< Per me resterai sempre piccola, ricordatelo. Sei o no la mia nipotina? >>
<< Sì, giusto, giusto… Ma quindi L si trova qui, no? >>
<< Sì. È davvero molto impegnato con il caso Kira >>
<< Ne ho sentito parlare >> bofonchiai accennando una smorfia, << ma quindi esiste davvero questo Kira? Insomma, per far scomodare Elluccio ce ne vuole… >>
<< A quanto pare. Ma la situazione sta degenerando, tanto che ha dovuto chiedere l’aiuto della polizia >>
<< Beh, ma si fa aiutare sempre dall’ FBI o altri del genere, no? >>
<< Questa volta ha deciso di metterci la faccia, in senso letterale >>
Spalancai gli occhi. L non si era mai mostrato a nessuno.
Ok, il caso era serio.
Arrivammo fino all’ultimo piano dove l’ascensore si fermò. Percorremmo il lungo corridoio fin quando non arrivammo davanti ad una grande porta in mogano.
<< Adesso io ti faccio entrare ma ti devi nascondere per un po’, va bene, Misa? >>
<< Perché? >>
<< Ci sono gli uomini del quartier generale giapponese. È meglio che ti faccia vedere solo quando saranno andati tutti a casa >> disse il nonno con il suo solito dolce sorriso.
Annuii vigorosamente con la testa sorridendogli.
Nonno aprì la porta e mi face segno di nascondermi dentro una piccola stanzetta. Evidentemente la camera che aveva scelto mio fratello era un mezzo appartamento.
<< Buona sera Watari >>
“L!”
La sua voce era così vicina da non sembrarmi vero. Seppur quando parlava con me non era così distaccata e seria, non sentirla via telefono ma lì, presente, mi fece battere forte il cuore. Dovetti seriamente trattenermi per non uscire immediatamente dal mio nascondiglio e saltargli al collo (cosa che avrei fatto non appena nonno mi avesse dato l’ok).
<< Kira si sta comportando sempre nello stesso modo. Non fa né passi avanti né indietro, si limita ad uccidere, spietato come sempre. Qualche idea signori? >>
Oddio, adoravo la voce di mio fratello!
<< Da quando abbiamo smesso d’indagare sulla famiglia del capo e del sovrintendente non abbiamo più un indiziato, quindi siamo comunque da capo a dodici >> mormorò un uomo.
<< Già, dobbiamo assolutamente cercare qualche indizio in più. Infondo è un uomo! Farà pure qualche passo falso prima o poi, no? >> disse un altro.
<< Io non ne sarei così sicuro, sovraintendete >> borbottò mio fratello, << è proprio per questo che mi sono permesso di chiedere a suo figlio di aiutarci con le indagini, anzi, gli ho chiesto di raggiungerci qui quando non ha niente da fare. Mi ha sorpreso molto, sia sotto sorveglianza, che all’università. È davvero sveglio, suo figlio… >>
<< Non sospetterai ancora di lui però, vero Ryuzaki? >>
Ci fu un momento di silenzio.
<< Diciamo che c’è ancora un due per cento di possibilità. E comunque lavorando al suo fianco potrò assicurarmi che non lo sia, giusto? >>
Per parecchi minuti nessuno parlò, ma nonostante fossi completamente estranea alla conversazione percepivo l’aria così testa da potere essere tagliata con un coltello.
<< Scusatemi un momento. Devo andare a fare una telefonata importante >>
Sentii dei mormorii e dei passi avvicinarsi.
Mi acquattai ancora di più alla parete del mio nascondiglio. Dovevo aspettare il segnale di nonno o la sorpresa sarebbe andata a farsi benedire e…
“… Mada riaru to idearu no hazama ni ite gisei no kase ni ashi wo torarete mo Afureru shoudou osae kirenai…”
“Merda! Ho dimenticato di togliere la suoneria!”
Immediatamente la porta della stanza in cui mi ero nascosta si aprii e una luce venne accesa. Il telefono non suonava più.
<< Misa?! >>
Mio fratello era di fronte a me, gli occhi cerchiati dalle solite occhiaie e la gobba sempre più arcuata.
Gli saltai al collo.
<< SORPRESA! >> gridai sorridendo e stringendolo con più forza facendolo sbilanciare al punto da cadermi addosso.
<< Ryuzaki, ma che succede? >>
Improvvisamente mi trovai di fronte a due uomini in giacca e cravatta dallo sguardo sorpreso.
<< Ryuzaki… Lei chi è? >>
Ad aver parlato era il più vecchio dei due, un uomo di circa quarant’anni con i capelli leggermente brizzolati.
Probabilmente una persona normale avrebbe mollato la presa imbarazzatissima, io invece che ovviamente normale non ero, mi strinsi maggiormente a mio fratello come quando eravamo piccoli e sentivo il bisogno di essere protetta.
<< Ehm… Questa è… >> balbettò L aiutandomi ad alzarmi senza però allontanarmi da sé, << … Beh, lei è mia sorella >>
L’uomo strabuzzò gli occhi ma mai come il ragazzo che aveva accanto.
<< Tua… Tua sorella? >>
Annuii vigorosamente aumentando la presa.
<< Come hai fatto a capire che mi trovavo qui al Toito Hotel, Misa? >> chiese L alzando appena un sopracciglio.
Sorrisi con compiacimento.
<< Ti ho già vista da qualche parte o sbaglio? >> mi chiese Matsuda, il poliziotto più giovane, << non hai una faccia nuova… >>
Sorrisi.
<< Beh, forse mi hai vista su qualche rivista >> ipotizzai prendendo una tazza di thé senza zucchero, << sono Misa Amane >>
<< Misa… Misa-Misa? La famosa modella? >> domandò ancora più meravigliato, << Quella gran gnocca della scorsa copertina di Eighteen! Mi sembrava fossi troppo bella e… >>
<< Faccia un altro commento del genere su mia sorella e ed è fuori dalla squadra, Matsuda >> borbottò L alzando gli occhi dal suo caffè.
Scoppiai a ridere insieme agli altri membri del quartier generale.
<< Grazie, signor Matsuda >> dissi con un sorriso ancora più ampio, << deve sapere però, che L è un po’ geloso di me da bravo fratello maggiore quale è >> bisbigliai come se stessi rivelando un segreto importantissimo che non poteva sentire nessuno.
Matsuda ridacchiò divertito.
<< Certo che non si direbbe proprio che siete fratelli >> commentò dopo un po’ sempre Matsuda, << voglio dire, Ryuzaki ha i capelli e gli occhi neri, mentre Misa-Misa è bionda e… >>
<< Ma infatti non siamo fratelli di sangue >> dissi continuando a sorridere.
<< Ma è come se lo fossimo >> borbottò ancora mio fratello mettendomi un protettivo braccio intorno alla spalla, << e se qualcuno osa farle del male dove vedersela con me >>
Quello che chiamavano il sovrintendente si distese in un sorriso, << Un po’ come mio figlio nei confronti della sorella >>
<< Sì, credo di sì >> replicò L senza mollare la presa dalla mia spalla.
<< Ma perché non ci hai parlato prima di lei? >> chiese Matsuda afferrando un biscotto, << Visto che è così importante… >>
<< Proprio perché è la persona a cui tengo di più non volevo che si sapesse >> spiegò L lanciando un’occhiataccia al poliziotto, << Misa è già, purtroppo, famosa a causa della sua carriera, ma se Kira scoprisse che è mia sorella potrebbe usarla in qualsiasi modo o aggredirla in qualche modo ed io non voglio >>
<< L è decisamente protettivo >> borbottai, << so cavarmela benissimo da sola >>
<< Invece ha ragione >> replicò il sovrintendente, << meno si sa sui componenti della squadra che indagano su Kira, meglio è. Forse non ti rendi conto di quanto possa essere pericoloso Kira. È un serial killer, seppur di criminali >>
<< Bah, non meno di tanti altri secondo me. Comunque >> dissi voltandomi verso L puntandogli l'indice contro, << Kira o non Kira devi trovare più tempo per stare con me! >>
L sospirò piano, << Diciamo che a questo punto, anche se qualche volta venissi a trovarmi non penso sarebbe un grosso problema. Basta che vieni da sola come hai fatto oggi non dovrebbe essere più pericoloso di quando torni a casa >>
<< Che rispetto alla tua stanza d’albergo è un buco! >>
<< Vuoi che ti prenoti una camera qui? >>
<< No! no! Ci ho messo un sacco ad arredare il mio bilocale! Non ci penso proprio a spostarmi! Anche perché alla fine è a sole tre fermate di metrò da qui. >>
L mi sorrise rincuorato. Non potevo immaginare quanto fosse contento che fossi lì vicino a lui, anche perché, era del tutto evidente, tendeva a nasconderlo un po’ nonostante avesse messo le mani avanti su qualsiasi cosa potesse succedermi.
Il telefono di mio fratello squillò.
<< Pronto? Siamo al Toito come ti avevo anticipato all’università. Sì. Stanza 416. Bene, sali >> agganciò posando il cellulare sul tavolo.
<< Vedo che suo figlio scalpita all’idea di darci una mano >>
<< Cos… Mio figlio? È già qui? >> chiese il sovrintendete.
<< Sì, sta giusto salendo >>
Non so perché mi sentii immediatamente di troppo.
<< Fratellone, forse è meglio che vada. Dovete lavorare e non voglio disturbarvi oltre >>
<< Ma cosa dici, Misa-Misa! >> esclamò Matsuda, << è stato un vero piacere averti qui! Ci hai fatto rilassare un po’! Dopo tante ore di lavoro ci voleva davvero una mezz’oretta di pausa! >>
<< Beh, meno male >> dissi con un sorriso, << comunque domani sarò ancora di riposo ma la prossima settimana sarò super impegnatissima a causa di un book fotografico per abiti da sposa >> aggiunsi voltandomi verso L, << quindi sentiamoci per mail. Se cambi albergo dì a nonno di cercarmi alla Yoshida Production >>
<< Va bene >> sorrise L, << ovviamente appena sarà voglio il book >>
<< Ok, ok. Inoltre fammi l’imbocca al lupo affinché mi prendano per il film di Vampire Knight! >> gridai dirigendomi verso la porta della stanza.
<< Cosa? >> fece mio fratello girandosi, << È di quella schifezza di fumetto che vogliono trarre il film? E non me lo dici che ti sei candidata per interpretare la parte di quella sciacqua lattughe della protagonista? >>
<< Non è una sciacqua lattughe! >> protestai poggiando la mano sulla maniglia della porta, << È solo una ragazza confusa, anche se mi auguro che alla fine scelga Zero! >>
<< Sorella otaku! >> ridacchiò ancora L, << Sicura di non volerti fare accompagnare? >>
<< Sì, ci sono tanti taxi qui sotto, non ti preoccupare! >> aprii la porta ancora con la testa rivolta verso il salottino, << forse verrò a trovarti anche domani. Cia… >>
Mi voltai…
… E rimasi paralizzata ed incantata.
Di fronte a me, con il pugno chiuso pronto per bussare alla porta, c’era il ragazzo più bello che avessi mai visto in vita mia: almeno venti centimetri più alto di me, capelli color caramello e occhi color cioccolato; erano gli occhi più belli che avessi mai visto, stretti e penetrati come se mi stesse guardando dentro l’anima, ma avevano un non so che di dolce e sexy allo stesso tempo. Indossava un paio di jeans chiari e una maglietta nera abbastanza aderente che lasciva intravedere un bel fisico asciutto e muscoloso.
Rimanemmo per pochi secondi a fissarci negli occhi.
Anche lui sembrava colpito.
<< Ehm… Scusami >> disse poco dopo, << devo aver sbagliato stanza… >>
<< Misa che fai ancora sulla porta? Oh, ciao Light. Entra pure >>



To be continued...




Ed eccomi tornata con questo secondo capitolo che spero davvero vi sia piaciuto!

Ci ho messo un bel po' a correggerlo, avevo scritto dei periodi assurdi che adesso sono decisamente più scorrevoli e in certi punti anche un po' più divertenti. Sicuramente non sembrerà usuale questo scambio tra L e Misa ma dal monento che li ho fatti "infratellare" tra loro... xD Ho cercato di mantenere i personaggi, almeno in questo capitolo, il più simili possibile al manga, ma non credo di esserci riuscita, è già di per sé così OOC. Vabbè, io spero comunque che vi sia piaciuto e di avervi messo ulteriore curiosità! Per ora non c'è ancora molto da commentare, no? (tralasciando questa Misa acher... xD)

E ora passiamo alle recensioni!

Yuuki B: Eccoti il secondo capitolo ciccia! Spero ti sia piaciuto anche questo e che continui a pensare che questa storia sia "promettente". Light è appena entrato in campo (TATATADAN! LA LUNA NERA!!! ok, non era divertente u.u) Comunque per colpa TUA ( xD) ieri sono andata in libreria a comprare dei libri per imparare il giapponese oltre ad essermi iscritta su Livemocha (che figata quel sito *____*) Un bacione e MI RACCOMANDO aggiorna presto la tua storia! Me curiosa!! ;) Un bacione!

Eli pazzoide: io lo so che tu mi segui sempre e dovunque! Non so come faccia a piacerti tutto ciò che scrivo, mi fai commuovere ogni volta!! Comunque sul fatto che il personaggio di Light sarà OOC... vabbè, vedrai. Non voglio anticipare niente. Per ora limitiamoci a farlo entrare in scena! Un bacione e graazie come al solito! ;)

Rika: tesoraaaaaaaaaaaaaaaaaa!! Intanto grazie come al solito e per aver letto una delle mie solite stupidate (uno di sti giorni mi metto e mi leggo tutte le tue arretrate... Ma quanto scrivi pure tu! Ti ho passato questa cosa xD). Per quannto riguarda Guardians, uhm... eEhm... aggioenrò, giuro! Lo sai che lo farò xD ed in più PERDONAMI ancora per l'immagine che devo farti, ma il mio caro pc con la suite adobe è partito, mi si spegne sul più bello una volta sì e l'altra pure... Gome!! Comunque, tornando alla storia, spero ti sia piaciuto anche questo chappy! Fammi sapere mi raccomando!

Beh, dirai che non ho altro da aggiungere...
Dewa mata!
Marty ;)

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Start Game! ***


Capitolo2

2

Start game!



<< Misa che fai ancora sulla porta? Oh, ciao Light. Entra pure >>
Mio fratello era dietro di me, aveva poggiato delicatamente una mano sopra la mia spalla.
Il ragazzo rimase sulla porta spostando gli occhi da me ad L con fare curioso e perplesso allo stesso tempo per qualche altro secondo finché, chiedendomi << scusa >>, mi urtò leggermente entrando nella stanza.
<< Misa, ti senti bene? >> chiese mio fratello guardandomi preoccupato.
Non risposi. Ero rimasta talmente colpita da quel ragazzo da voltarmi verso il corridoio per provare a rivederlo.
“Che fico…”
<< Misa? >>
La voce di L mi riportò alla realtà.
<< Chi… Chi è? >>
<< É il figlio del sovrintendete Yagami >> rispose lui guardando nella mia stessa direzione, << diciamo che è un tipo molto sveglio. Ho deciso di chiedergli una mano con le indagini >>
<< Aaah, capisco >> mormorai volgendo lo sguardo nello stesso punto di L sperando che il figlio del sovraintendente sbucasse nuovamente fuori. << Non è vestito in tiro come gli altri poliziotti però. Molto più informale e poi mi sembra anche molto più giovane… >>
<< Light non è un poliziotto, infatti >> spiegò L, << ma studia per diventarlo. Esattamente come suo padre >>
Annuii cercando di non mostrare eccessivo interesse verso il moretto.
<< Sicura che non vuoi che ti faccia accompagnare a casa da Watari? >>
<< Cosa? >> feci sovrappensiero, << Oh, sì! Tranquillo. Prenderò un taxi >> risposi con un sorriso dandogli un piccolo bacio sulla guancia, << Se riesco passo anche domani, va bene? Magari faccio la torta che ti piace tanto, tanto >>
<< La torta di fragole!? >>
Scoppiai a ridere mentre mi avvicinavo all’ascensore.
<< Va bene , Elluccio, farò in modo che domani sia tutta tua! >>
<< Non mi chiamare Elluccio! Lo sai che odio quel nomignolo! >>
<< Ok, va bene. Allora a domani… Ellino! >> e con un’ultima linguaccia e un’ultima fragorosa risata entrai velocemente in ascensore .

<< Perfetta! Assolutamente perfetta! >> esclamai soddisfatta guardando il mio capolavoro culinario, << L non potrà certo lamentarsi, ho fatto una torta che supera ogni livello di perfezione mai raggiunto nell’arte della torta alla fragola! >>
Guardai meglio il dolce girando il vassoio sul quale l’avevo posato.
<< Ora devo solo lasciarla in frigo per un po’ >> mormorai tra me e me prendendo il vassoio e riponendolo con estrema delicatezza in frigorifero.
Adesso era il turno della doccia per rifarmi dalla “grande fatica”. Presi il mio asciugamano di spugna preferito, lo poggiai sul lavandino per poi entrare nella doccia. Il getto d’acqua calda era decisamente rilassante, ci voleva proprio. Fare la doccia era uno dei momenti più belli della giornata; l’acqua che scorreva sulla mia pelle mi aiutava a fare chiarezza tra i pensieri portando alla mie mente particolari che potevano avermi colpita durante la giornata, o il giorno prima, ma che poi avevo lasciato perdere, accontonandolo in un angolino del mio cervello, per occuparmi d’altro.
“Molto simpatici gli uomini con cui lavora L, specialmente quel Matsuda!” pensai con un sorriso insaponandomi per bene con il mio amato bagnoschiuma alla malva, “Sì, mi ha fatto proprio piacere conoscere i suoi colleghi e…”
Improvvisamente la mia mente vagò di punto in bianco su quell’affascinante ragazzo dagli occhi penetranti color cioccolato che era arrivato proprio quando stavo andando via. Il figlio del sovrintendente Yagami.
“Mi sembra che L abbia detto che si chiami Light. Un nome decisamente pizzarro… ma anche decisamente azzeccato. Devo dire che quel ragazzo è davvero bellissimo”
Ma cosa andavo a pensare? Non potevo fare dei pensieri del genere su un ragazzo che lavorava con mio fratello! Era sbagliato! Assolutamente sbagliato!
“E poi ho deciso di non innamorarmi più di nessuno, no?”
Sì, dopo la storia con Thomas avevo deciso di non innamorarmi mai più. Non volevo più soffrire per colpa di un altro idiota. Avrei vissuto l’amore attraverso romanzi, manga e film. Al massimo mi sarei concessa qualche tresca giusto per divertimi un po’ se proprio avessi voluto (anche se non ero il tipo). Me lo sarei fatto bastare. Non c’erano più gli uomini come mio padre, dolci e protettivi allo stesso tempo, capaci di amare di un amore, unico ed immenso.
“Che tristezza! Amori del genere ormai si vedono solo nei film”.
Uscii dalla doccia avvolgendomi nel mio asciugamano di spugna morbido per poi tornare in camera e sdraiarmi sul letto. Per quanto facessi non riuscivo a togliermi dalla mente il viso angelico di Light.
“Bello come un angelo, sexy quanto un diavolo tentatore. Chissà che tipo è…”
Ma cosa m'importava? Perché mi dovevo tormentare così? Stupida Misa!
Era arrivato il momento di smetterla di pensare alle stupidaggini e di vestirmi per andare a trovare L.
“Potrebbe esserci anche Light…”
<< MA BASTA! >> gridai esasperata portandomi le mani in faccia, << La doccia questa volta mi ha fatto male! Anzi no, malissimo! >>
Aprii l’armadio, con un po' troppa forza, estraendone una semplice minigonna scozzese a pieghe nera e bordeaux, una canottiera con cerniera dello stesso bordeaux della gonna, calze nere, stivali e giacchetto di pelle nero. Non eccessivamente lolita come mio solito, né tanto meno troppo elegante.
Semplicemente me.
Come al solito impiegai un’ora per sistemarmi i capelli e un’altra mezz’oretta buona per truccarmi, nonostante avessi optato per un trucco abbastanza leggero per evitare commenti acidi da parte del mio caro fratellone. Una volta pronta presi una confezione per trasportare le torte e vi misi la torta dentro. Presi la borsetta, la torta, le chiavi ed uscii.
Cominciai a comminare verso la stazione della metropolitana facendo dondolare la torta. Nell’aria si sentì un tuono.
“Speriamo non piova, non mi ero accorta dei nuvoloni che si stavano avvicinando”.
Camminai velocemente tenendo ben salda tra le mani la confezione torta. Avevo deciso di non prendere la metropolitana per paura che la gente schiacciasse il dolce che avevo fatto con tanto amore e pazienza (soprattutto pazienza, dato che ero andata a scovare le migliori fragole della zona per una mattinata intera), ma di andare comunque verso la zona metrò dove c’era la stazione taxi. Già, idea grandiosa… peccato che la stazione dei taxi fosse deserta.
“Beh, sarà una coincidenza. In genere c’è sempre molto movimento da queste parti. Qualcuno arriverà prima o dopo, no?”
Così mi sedetti su una panchina lì vicino prendendo dalla mia borsetta un nuovo manga che avevo comprato il giorno prima in fumetteria tornado a casa dopo la mia visitina ad L. Poggiai la torta sulla pachina vicino a me. Il fumetto che avevo comprato era davvero molto interessante, un po’ horror ma decisamente interessante.
Hell girl.
“Una maledizione scava due fosse. La persona che tu vuoi finirà all’inferno ma c’è un prezzo. Quando morirai anche tu finirai all’inferno. Che cosa vuoi fare?”
Fumetti con elementi occulti e un po’ paurosi mi erano sempre piaciuti (al contrario di L che li trovava assolutamente senza alcuna logica e fondamento. Prevedibile, no?) ma questo aveva qualcosa di ancora più interessante. Rimasi così tanto tempo a leggere nell’attesa da non rendermi conto che erano passati più di venticinque minuti. Possibile che non passasse nessun taxi? Ma soprattutto, possibile che non ci fosse anima viva?
“Forse mi conviene prendere la metro e rischiare di schiacciare la torta, piuttosto che rimanere qui da sola…”
Riposi il fumetto nella borsetta e presi la torta incominciando ad avviarmi verso la fermata della metropolitana.
<< Ehi, bellezza! Dove te ne vai tutta sola? >>
Nell’udire quella voce mi bloccai e voltando appena la testa: tre tipi poco raccomandabili e decisamente ubriachi stavano venendo verso di me.
“Merda! E ora che faccio?!”
Cercando di non dare maggiormente nell’occhio, tornai a guardare fisso davanti a me e a camminare verso la fermata della metropolitana.
<< Dove te ne scappi, eh?>>
Mi avevano raggiunto e uno di loro mi si era parato davanti.
<< Ehm… vado… stavo andando a prendere la metropolitana >> risposi cercando di sorridere in maniera naturale nonostante stessi tremando da capo a piedi, << speravo arrivasse qualche taxi ma non arriva nessuno, quindi… >>
<< Ma ti facciamo compagnia noi, non è vero ragazzi? >> sghignazzò il più grosso dei tre avvinando pericolosamente il suo viso al mio, << Così ci divertiamo tutti insieme… >>
Il sorriso che con tanta fatica avevo cercato di montare su scomparve all’istante.
“Perché diamine non ho chiesto a nonno di venirmi a prendere?”
<< Sai che sei proprio bella? >> commentò sempre l’uomo più grosso afferrandomi poco delicatamente il mento con la mano, << decisamente una con cui divertirsi… ricordi quella idol… come si chiama…? Armone o qualcosa del genere >>
“Amane, brutto imbecille!”
<< Ma… ma tanto… non lo sono >> balbettai riuscendo a divincolarmi dalla stretta, << e ora scusate ma devo veramente andare. Sono in ritardo. Mi aspetta il mio ragazzo >>
<< Avete sentito? “Deve andare” >> mi scimmiottò un altro, << Forza bellezza, vieni con noi! >>
Prima che il mio cervello potesse anche solo pensare, cominciai a correre verso l’entrata della metropolitana. L’adrenalina pompava a mille in tutto il corpo urlando << SCAPPA! SCAPPA! SCAPPAAA!!! >>.
Non mi ero mai trovata in una tale situazione di pericolo, forse solo il giorno in cui erano morti i miei genitori ma a malapena ricordavo il viso di quel pazzo assassino. Immediatamente mi sentii afferrare per un braccio e buttare su qualcosa di duro, probabilmente proprio la panchina su cui ero seduta prima.
<< Dove pensi di andare, eh? Ragazzina! >>
Ero troppo spaventata per poter aprire gli occhi. Sentivo la confezione della torta che avevo fatto con tanto amore rompersi sotto le mie dita.
Uno di loro aprì con una violenza tale il mio giacchetto di pelle da romperne la cerniera. Un altro mi tappò prepotentemente la bocca con le mani. Cominciai a strillare ma ovviamente il suono della mia voce era completamente attutito dalla mano sulla bocca.
Un sonoro “tac” mi fece spalancare gli occhi. Li sbarrai ancora di più vedendomi specchiare in una lama.
<< Se non stai zitta può finire molto male, hai capito? >> disse il più grosso passandomi la lama vicino al viso, << molto, molto male >>
“No… no!”
Cominciai a dimenarmi con tutte le forze che avevo mentre l’uomo tagliava con il coltello una bretella della canottiera lasciando intravedere la parte sinistra del reggiseno di pizzo nero che indossavo.
<< Wow! >> esclamò uno di loro sorpreso passando una mano sul seno, << Non avrei detto che fossi così ben dotata. Sarà ancora più divertente… >>
<< Lasciami! NON MI TOCCARE!! NON MI TOCCARE!!>>
Cominciai a singhiozzare e ad urlare ancora più forte che potevo mentre la torta cadde sul marciapiede con un tonfo appena udibile.
Mi sentivo sporca, macchiata di una colpa non mia. Quelle mani, quegli aliti putridi e quei visi da pazzi maniaci che…
“Qualcuno mi aiuti!”
Pregai dentro di me continuando a piangere mentre quelli con cattiveria continuavano a tagliare pezzi di gonna e farmi alcuni, seppur superficiali, tagli su gambe e viso.
<< Ehi! >> una voce fece girare i tre, << Tre uomini contro una ragazza? Bastardi schifosi… >>
Nonostante avessi gli occhi impastati dalle lacrime e dal trucco sciolto, guardai chi potesse essere quel salvatore.
Light?” pensai sorpresa riuscendo a riconoscere il ragazzo.
<< Che cazzo vuoi ragazzino, eh? >> gridò il più grosso dei tre spostando la sua attenzione verso il moretto, << te la vuoi spassare pure tu, non è vero? Pivellino! >>
Tutti e tre i tipi sembravano decisamente più presi dal ragazzo che non da me. Approfittai della loro distrazione per dare un calcio a quello che mi era praticamente sopra per poi correre e rifugiarmi dietro alle spalle di Light.
<< Brutta zocc… >>
<< Corri! >> mi ordinò Light girandosi appena verso di me, << c’è la mia macchina dall’altra parte del marciapiede! SBRIGATI! >>
Non me lo feci ripetere due volte; mi voltai indietro e immediatamente vidi una volkswagen nera parcheggiata con la portiera del guidatore aperta. Vi entrai mettendomi al posto del passeggero anteriore. Pochi minuti dopo salì anche Light che accese il motore e partì a tutta velocità.
Sentivo il cuore battere all’impazzata. Ero ancora troppo agitata e spaventata per riprendere a respirare regolarmente.
Il ragazzo continuò ad guidare a tutta velocità fin quando non fummo abbastanza lontani dalla stazione dei taxi. Si fermò in un parcheggio.
Spense la macchina sospirando forte.
<< Tutto, ok? >> chiese tpoggiando la testa sul volante.
<< S… sì… ade… adesso sì… >> soffiai stupendomi io stessa di riuscire a formulare una frase sensata.
Il ragazzo sospirò nuovamente voltando la testa verso di me. Aggrottò un sopracciglio.
<< Tu? >>
Prima che potesse dire altro scoppiai a piangere aggrappandomi alla sua maglietta. L’adrenalina stava scemando e finalmente mi sentivo al sicuro. Inizialmente rimase fermo senza sapere cosa fare, poi mi abbracciò dolcemente poggiando la sua testa sopra la mia. Le sue braccia erano così calde e sicure, il suo profumo di pino così intenso, buono e rassicurante. Somigliava a quello… di mio padre.
Dopo un po’ alzai gli occhi incrociando i suoi: erano ancora più intensi di quanto ricordassi. Inoltre erano preoccupati.
<< S… scusami… >> balbettai tra i singhiozzi allontanandomi lentamente da lui, << è che… ho avuto tanta paura, mentre… sto bene… ed… ed è solo merito… >>
<< Non ti devi scusare >> disse semplicemente lui abbozzando un sorriso, << anzi, prendi questa >> mormorò passandomi la sua giacca, << così puoi coprirti >>
Immediatamente afferrai l’indumento e lo indossai. Era parecchio largo, ma caldo e profumato di pino, proprio come lui.
<< Guarda che ti hanno fatto… >> mormorò passandomi delicatamente una mano sul viso in corrispondenza del taglio che mi avevano fatto con il coltello, << che bastardi. Certa gente io la… >> sbatté una mano sul volante con violenza senza continuare.
<< Hai rischiato molto per difendermi >>
<< Non sopporto le ingiustizie. Diciamo così >> replicò lui sedendosi per bene accendendo il motore dell’automobile, << comunque posso farti solo una domanda? >> chiese mentre prendeva a fare retro marcia.
Annuii sapendo che, seppur di sfuggita, mi stava guardando.
<< Sei una collaboratrice di Ryuzaki, per caso? >>
<< Chi? >>
<< Ryuzaki >>, ripeté lui, << non eri tu che stavi uscendo dalla sua stanza d’albergo ieri pomeriggio? >>
<< Ah, ma stai parlando di L! >> esclamai battendomi una mano sulla fronte scoppiando a ridere, << Ma quale collaboratrice, no! Sono solo... >> mugugnai stringendomi le mani, << beh, sono sua sorella >>
Per un secondo fermò la manovra fissandomi dritto negli occhi.
<< Cosa? >>
<< Sono sua sorella >> ripetei nuovamente, << cioè, non di sangue. Quando avevo otto anni i miei genitori sono stati uccisi da un ladro qui in Giappone, così nonno Wam… volevo dire, Watari mi ha portata nell’orfanotrofio in cui viveva anche L il quale vendendomi impaurita e sola ha deciso di diventare il mio fratellone per proteggermi da chiunque mi avesse fatto del male… ovviamente nei limiti del possibile >>
Nei suoi occhi si accese una sorta di luce particolare che li rese ancora più penetranti e affascinanti ma anche qualcos’altro. Non riuscivo a spiegarlo ma era come se nella sua testa si fosse acceso qualcosa, una sorta di lampadina.
<< Capisco >> commentò accennando poi un altro dolcissimo sorriso, << quindi ieri eri semplicemente passata a trovarlo >>
<< Ci stavo andando anche adesso ad essere sincera. Siccome ho preparato una torta avevo deciso di non prendere la metropolita ma un taxi per non rischiare di rovinarla, però… >> mi guardai un attimo attorno, << oh, no! >>
<< Che c’è? >>
<< Il mio capolavoro culinario! >> piagnucolai battendo le mani sulle ginocchia, << è rimasta sul marciapiede della stazione dei taxi! >>
<< Beh, sono convito che Ryuzaki sarà molto più contento divedere te piuttosto che una torta… >>
<< Sì, questo sì, ma ci avevo messo tanto amore, avevo scelto le fragole migliori…>>
<< Vuoi che ti porti da lui? >> disse interrompendo il mio lamento, << stavo giusto andando al quartier generale. Sai, collaboriamo insieme sul caso Kira… >>
<< Grazie mille, Light >> risposi e con quell’ultimo sorriso mi sedetti meglio per gustarmi uno dei migliori, seppur breve, viaggi in macchina di tutta la mia vita.
<< COSA DIAMINE É SUCCESSO? >>
L’urlo di mio fratello mi fece quasi saltare per aria quando mi vide entrare a braccetto con Light, il giaccone enorme addosso, la gonna in parte strappata e i vari tagli.
<< Un… brutto incontro >> spiegai appena stringendomi maggiormente nel giaccone del moretto, << per fortuna è arrivato Light che… L! >> le braccia di mio fratello, che in quel momento assomigliavano più ai tentacoli di un polipo, mi strinsero talmente forte da farmi mancare il respiro.
<< Ma… ma stai bene, sì? Non… nessuno ti ha…>>
<< No, stai tranquillo >> dissi rispondendo all’abbraccio per tranquillizzarlo, << è tutto merito di Light, veramente. Senza sapere chi fossi è sceso dalla macchina e mi ha difesa rischiando di farsi male di brutto. Era tre tipacci grossi… >>
L mi strinse ancora più forte.
<< A volte non vorrei avere la sorellina più bella del mondo >> bofonchiò poggiando entrambe le mani sulle mie spalle, << e che si veste decisamente troppo scollata e con gonne che lasciano intravedere troppo! Poi da quando hai preso a vestirti così? Devi stare attenta quando giri da sola! >>
Sbuffai appena, << Mi vesto così da quando ho sedici anni L e lo sai perfettamente… >>
<< Beh, la prossima volta non uscire così se non accompagnata, altrimenti mi farai stare in pensiero e non riuscirò a lavorare bene, capito? >> bofonchiò accarezzandomi la guancia ferita, << Lo sai che se c’è una cosa, l’unica, che mi fa veramente stare male è sapere che qualcuno possa abusare di te >>
Sorrisi abbracciandolo, << Lo so L. Lo so >>
Mi tenne ancora stretta a sé per qualche minuto finché non alzò lo sguardo verso Light.
<< Non ti ringrazierò mai abbastanza per aver salvato Misa. Se solo qualcuno le avesse fatto qualcosa io… >>
<< Non ti preoccupare >> rispose semplicemente Light, << l’avrei fatto per chiunque >>
Mi voltai a guardarlo e notai che mi stava fissando. Girandomi verso mio fratello arrossii come non mi era mai successo e sperai seriamente che né Light né tanto meno L se ne accorgessero.
<< Mi dispiace solo per la torta… >> bofonchiai abbassando lo sguardo a terra.
<< Torta? >>
<< Ti avevo promesso una torta ieri, ricordi? >> spiegai sedendomi sul divanetto con un sospiro, << Bene, l’avevo fatta ma probabilmente mi deve essere caduta da qualche parte mentre quelli mi stavano aggredendo. Mi dispiace tanto L >>
<< Ma chi se ne frega della torta! >> sbottò mio fratello irritato, << vuoi mettere la tua incolumità con una torta? >>
<< Però mi era venuta bene, per non parlare del tempo e la pazienza che ho impiegato per trovare delle fragole decenti! Ho passato la mattinata al supermercato! >> continuai a piagnucolare mentre L alzava gli occhi al cielo senza sapere cos’altro dire o fare.
<< Ti ho detto che non me ne frega niente della torta! Comunque, dico a Watari di ordinare immediatamente una stanza d’albergo per te così che dove vado io venga anche tu. Voglio vederti tornare sana e salva dovunque tu vada! E in più, ti farò venire a prendere sempre da qualcuno del quartier generale o da Watari e… >>
<< Non se ne parla proprio! Voglio rimanere a casa mia! >>
<< Misa, non fare la bambina… >>
<< Non faccio la bambina! >> sbottai alzandomi in piedi. Tutti i membri del quartier generale ci guardarono sbigottiti. << Voglio continuare a vivere la mia vita di tutti i giorni come a solito e non voglio sentire un fiato in merito! Qui non si parla di proteggermi da Kira, che non sa neanche che il grande L abbia una sorella. Tre tipi hanno cercato di violentarmi, poteva accedere a chiunque e in qualsiasi altra parte del globo. È successo ormai, amen! >>
Non sapeva cosa ribattere. E non poteva farlo. Sapeva che avevo ragione. Non so perché, però, lanciò una strana occhiata a Light. Poi tornò a guardarmi per finire con un sospiro.
<< Per farmi stare più tranquillo, puoi almeno telefonarmi ogni volta che vai al lavoro e ogni volta che torni a casa, per favore? >>
<< Questo sì, e se proprio vuoi stare ancora più tranquillo, ogni volta che decido di venire da te ti avverto così mandi a prendermi o nonn… Watari o o qualche membro del quartier generale . Ma non più di così, mi sentirei tappare le ali e sai che è una cosa che proprio non sopporto >>
Annuì appena per poi tornare a sedersi sul divano vicino al sovrintendete, che lo guardava preoccupato, nella sua solita posizione ricurva.
<< Per questa notte, solo se vuoi, dormi qui >>
Mi sentivo cattiva per quello che gli stavo facendo; sapevo che si stava solo preoccupando per me, ma sapevo che era la cosa giusta. Questo comunque non mi vietava di dormire dal mio adorato fratello almeno quella notte. Mi avvicinai dandogli un bacio sulla guancia, << Grazie fratellone >>
Mi sorrise mesto per riprendere il suo caffè.
<< Bene, almeno per questa notte sto tranquillo. Se vuoi puoi andare a stenderti sul letto che sta lì. Inoltre se vuoi dormire più comoda dovrebbe esserci anche una mia maglietta. Puoi cambiarti in bagno >>
Lanciandogli un altro sorriso mi avvicinai al letto che si trovava leggermente nascosto rispetto al salottino. Sul lettone c’era una maglietta bianca ben piegata. Andai in bagno a cambiarmi proprio come mi aveva suggerito: la maglia di L era talmente grande che mi faceva da vestito. Già che mi trovavo decisi di disinfettarmi le ferite con dell’acqua ossigenata che si trovava su uno degli scaffali, poi andai a sdraiarmi sul lettone chiudendo gli occhi; era talmente comodo che faceva venire quasi voglia di schiacciare un pisolino, specialmente dopo quanto era successo.
Rividi in un istante il modo in cui quei brutti ceffi mi aveva sbattuta brutalmente sulla panchina di ferro, il modo perverso in cui mi avevano toccata e guarda e poi… Light… quei suoi occhi così perfetti, di quello stupendo marrone cioccolata… mi tornò in mente il modo delicato in cui le sue braccia mi avevano avvolta, la sua mano che mi aveva aiutata a scendere dalla macchina, e il modo in cui mi aveva gridato di scappare verso la sua macchina…
Light…
Non so quante ore passarono, ma quando mi risvegliai trovai accanto a me il mio adorato fratellone che smangiucchiava seduto nella sua solita, gobba, posizione.
<< Ehi, ben svegliata >> disse sorridendomi non appena mi vide mettermi a sedere stropicciandomi gli occhi, << come ti senti, sorellina? >>
<< Meglio, grazie. Mi ci voleva proprio una bella dormita >>
<< Ne sono felice >>
Mi lanciò uno sguardo per poi prendere qualcosa dalla tasca. Risi quando vidi cosa aveva tirato fuori.
Un leccalecca alla fragola.
Lo presi in mano con un sorriso e scartai la carta portandomelo in bocca; era una cosa nostra quel leccalecca, era un po’ il simbolo della nostra fratellanza e nessuna dieta mi avrebbe mai impedito di mangiarlo insieme al mio adorato fratellone.
<< Senti, devo dirti una cosa >>
Il modo repentino con cui disse quella frase mi lasciò alquanto sorpresa.
<< Dimmi >>
Da una parte avevo paura; aveva un’espressione indecifrabile. I capelli neri per un momento coprirono quasi completamente il suo viso.
<< Si tratta… >> cominciò per poi fermarsi nuovamente << si tratta di Light Yagami >> disse alzando lo sguardo verso di me.
Per un momento lo guardai sorpresa non riuscendo a capire.
<< Misa, devi stare attenta >>
Lo guardai basita senza riuscire ancora a capire.
<< A cosa? >>
<< Devi stare attenta a Light Yagami >> ripeté lui alzando gli occhi, << non mi fido di lui >>
<< Scusa, ma cosa c’entra con me? Perché dovrei stare attenta? >>
<< Io intanto te lo dico >> insisté lui senza mollare la presa sulle mie mani.
<< Scusami, ma non è uno tuo “collaboratore” o qualcosa del… >>
<< No che non lo è! >> gridò battendo un pugno sul letto.
Quel suo comportamento mi stupii e mi spaventò allo stesso tempo; non era proprio da lui. Aveva spalancato gli occhi e incurvato maggiormente la schiena. Mi strinse entrambe le mani con uno sguardo che andava ben oltre la preoccupazione.
<< Ascoltami bene, Misa >> disse guardandomi dritto negli occhi, << io penso che Light Yagami sia Kira >>
<< Cosa? Ma L, cosa stai…? >>
Mi sentivo sempre più confusa e lui, per la prima volta in vita sua, non mi stava certo aiutando a fare chiarezza, anzi.
<< Non posso spiegarti nel dettaglio, è troppo lungo e complicato ma tu sai bene che in genere quando punto qualcuno il mio fiuto non sbaglia mai >>
<< Ma… ma dai andiamo! Light non può essere Kira >> sbottai lasciandogli la mano accennando un sorriso nervoso, << No, non ci credo. È un ragazzo fin troppo per bene, figlio di un poliziotto e, a quanto ho capito, molto intelligente >>
<< Direi quanto me se non di più >> bofonchiò L prendendo a stringermi nuovamente le mani, << però ti prego adesso ascoltami davvero >> continuò spalancando sempre di più gli occhi, << capisco che quel ragazzo ti abbia colpita, e non fare quella faccia sorpresa come se non fosse vero perchè ho visto come sei arrossita prima mentre ti guardava, ma non fidarti di lui. Poco prima che tu arrivassi in Giappone, lo scorso dicembre, sono morti dodici agenti dell’FBI e uno di questi stava seguendo proprio i movimenti della famiglia Yagami e proprio tredici giorni dopo sono morti. Inoltre l’ho sorvegliato per una settimana piazzando delle telecamere in casa sua. Di tutti i sospettati lui è troppo perfetto, sempre. Si è sempre comportato come se sapesse che fosse osservato e poi è quasi impossibile essere così perfetti. È strano… >>
<< No, aspetta, fammi capire >> lo interruppi lasciando le mani e tracciando una sorta di schema mentale sulle coperte, << Siccome Light è “troppo perfetto”… è il primo indiziato? Dovrebbe essere l’ultimo! Questa volta proprio non ti seguo >>
<< Misa, ci sono il novanta per cento di possibilità che lui sia Kira. Devo solo beccarlo in fallo… un solo indizio e…>>
<< Ma mi ha salvata! >> protestai contraria, << Invece di ringraziarlo e di essere felice che mi abbia salvato la vita, mi dici di stare attenta a lui proprio perché potrebbe essere Kira? E poi, scusa, lo fai lavorare con te…. >>
<< Ma non capisci che è una scusa per sorvegliarlo?! >>
Era fuori di sé, non l’avevo mai visto così agitato. In genere tendeva a controllarsi.
<< L…>>
<< Misa, io ho paura >> mormorò abbassando la testa, << L’ultima cosa che Light, l’indiziato numero uno, avrebbe dovuto sapere è che tu sei mia sorella e invece, guarda tu il caso, l’ha “scoperto” proprio perchè l'ho detto io! Ho paura che possa sfruttarti, farti del male solo per poter arrivare a me e farmi fuori. Finché si tratta di una battaglia tra me e lui va bene, ma non voglio che tu venga coinvolta >> alzò gli occhi verso i miei, << sei la ragazza più bella e allo stesso tempo ingenua e vulnerabile che io conosca. Non potrei mai perdonarmi se lui cercasse di avvicinarti solo per arrivare a me. Lo capisci? >>
Ci riflettei un po’ su seppur Light e Kira non mi sembravano coincidere affatto l’uno con l’altro, specialmente data l’idea che mi stavo facendo di Kira in quei giorni guardando i vari telegiornali.
Dopo un po’ gli poggiai una mano sulla spalla.
<< Non è che sei soltanto geloso della tua adorata sorellina, tanto per cambiare? >> chiesi accennando un sorriso, << hai paura che qualcuno possa rubare l’affetto che provo per te? Sai che non succederà mai...>>
<< Non c’entra niente, Misa. Sospetto di lui da quando l’ho sorvegliato la prima volta con le telecamere dentro casa. E suo padre lo sa. La gelosia non c’entra niente. Sai che non mi sbaglio mai. Fidati, stagli alla larga il più possibile >>
Rimasi in silenzio valutando la situazione. Effettivamente era vero, L non si sbagliava praticamente mai; se il suo fiuto gli diceva che una persona da lui adocchiata era colpevole, al novantanove virgola nove per cento dei casi aveva ragione e si poteva star certi che prima o dopo avrebbe trovato le prove e infine l'avrebbe catturato risolvendo il caso. Certo, c’era quello zero virgola zero, zero un per cento di possibilità che si stesse sbagliando…
<< E se invece cercassi di aiutarti? >> la mia voce era appena un sussurro.
<< In che senso? >>
<< Segui il mio ragionamento >> dissi sedendomi meglio sui talloni, << Tu hai paura che lui, ammettendo che sia Kira, possa avvicinarsi a me solo perché sono tua sorella con il solo scopo di arrivare a te, giusto? >>
<< Sì, più o meno le cose stanno così >> annuì lui, << quindi? >>
<< E se invece di aspettare che sia lui a farsi avanti, sempre che lo faccia, lo anticipassi? >>
<< Cosa vuoi dire? >>
<< Andiamo L, sono un’attrice. Cosa fanno le attrici? Recitano! Potrei fingermi interessata a lui, specialmente dopo avermi salvata! Non sarebbe così assurda come cosa. In più è anche un bel ragazzo, quindi sembrerebbe ancora meno strano e… >>
<< Non se ne parla >> tagliò immediatamente corto L, << non ti metterò in pericolo per un MIO caso. Devo scovare Kira da solo e da solo devo capire se è proprio Light. Se Light è Kira non esiterebbe un secondo a farti fuori se non gli servissi più o se gli fossi d’intralcio >>
<< Ma perché non vuoi farti aiutare? >> protestai facendo gli occhi dolci, << Sai che sono brava! >>
<< Anche troppo >> commentò acido L, << talmente brava che potresti finire per calarti talmente bene nella parte per poi innamorarti sul serio di lui, mentre magari lui fa solo finta sfruttandoti a suo vantaggio… >>
<< Ti ho già aiutato, perché non posso farlo di nuovo? >> continuai sempre più insistente, << più di una volta senza il mio aiuto non saresti riuscito a smascherare i colpevoli. Sai che posso farlo! Fidati! E poi lo sai che dopo Thomas ho deciso di non innamorarmi più di nessuno. >>
Mio fratello mi guardò per qualche secondo negli occhi indeciso sul da farsi; sapeva che gli sarei potuta essere molto più d’aiuto di quanto volesse ammettere, ma la paura che potesse succedermi qualcosa lo frenava sempre e più passavano gli anni, più diventava protettivo. Anche io mi rendevo conto che potevo essere un’arma a doppio taglio, io ero brava esapevo gestire quelle situazioni.
Dopo un po’ abbassò lo sguardo e tirò fuori dalla tasca dei jeans un’altra caramella alla fragola. Rimasi ferma, sempre seduta sui talloni ad aspettare la sua risposta.
Dopo parecchi minuti, dopo aver finito di mangiare la caramella, sospirò.
<< Va bene >> disse alzando gli occhi su di me, << mentre io cerco qualche altra pista tu indaga su Light, ma…! >>
<< Ma? >>
<< Non ti far coinvolgere troppo. Stai attenta. Per l’indagine sì, ma non spingerti troppo oltre. Se rischi di farti coinvolgere eccessivamente da lui o se dovessi renderti conto che c’è più del semplice aiutarmi nell’indagine, molla, va bene? SOLO per l’indagine >>
Gli buttai le braccia al collo.
<< Non ti deluderò fratellone! >>
Rispose con altrettanto vigore al mio abbraccio per poi alzarsi dal letto, << magari dimmi come pensi di muoverti così che possa comunque controllarti e fermarti io se necessario >>
<< Dai, lasciami fare! Lo sai che per me è come un gioco >>
<< Non vorrei che diventasse troppo pericoloso >> commentò accennando un sorriso.
<< Starò attenta. Tu pensa solo a fidarti di me >> e con dopo quell’ultima frase accennando un altro dolce sorriso, di quelli che riservava solo a me, tornò nel salottino.
Mi stesi sul letto con un sorriso che arrivava da un orecchio all’altro. Mi piaceva l’idea di indagare sul misterioso e affascinate figlio del sovrintendete Yagami.
Mi eccitava. Inoltre mi divertivo sempre quando si trattava di far cadere qualcuno ai miei piedi, anche perché quando era per lavoro riuscivo sempre a tenere tutta la situazione sotto controllo… e comunque L era una garanzia, specialmente in quell’occasione. Sì, era proprio un bel gioco.
“Spero tanto che L si sbagli però”
Già, lo speravo davvero. Light sembrava un ragazzo così in gamba, gentile, posato, bello…
“E senza ombra di dubbio è un gran fico!”
Mi diedi uno schiaffetto per tornare in me. Se già partivo così ero messa bene, eh? Comunque in realtà il mio vero scopo era un altro: io sentivo che Light era buono, dopo avermi salvata non poteva essere diversamente. Ero convita che per la prima volta in assoluto L si stesse sbagliando e io glie l’avrei dimostrato in tutti i modi possibili ed esistenti. Da brava sorella della “giustizia” l’avrei riportato sulla diritta via.
Light non poteva essere Kira, non poteva…
“Per ora pensa solo ad indagare, Misa, e basta.”
Mi rimisi sotto le coperte e chiusi gli occhi per tornare a dormire.
Non vedevo l’ora di cominciare.
Mi erano sempre piaciuti i giochi pericolosi e questo… era il più divertente che stavo andando a inziare!



To be continued...


Konbanwa a tutti!
Lo so che ad alcuni di voi avevo detto che avrei aggiornato domani... uno, domani sarò impegnatissima sia con i preparativi per il mio viaggio a Berlino (parto venerdì!), sia perchè passerò gran parte della giornata con il mio amore che ha FINALMENTE dopo più di un mese finito gli esami con un bel 30 (ma quanto è bravo l'amore mio *_____*)! E quindi domani si festeggia, e due perchè.... non ce la facevo più ad aspettare! xD Il capitolo è pronto da lunedì e io mi sono trattenuta, trattenuta, trattenuta... ma adesso basta! Comunque, tornando alle cose serie (quindi al capitolo... è una cosa seria? O.O ah boh ^^ xD!), questo è il vero capitolo d'inizio. So che qualcuno mi odierà per la brutta esprerienza che ho fatto passare a Misa, ma era l'unico modo per lasciare in lei un qualche dubbio sul fatto che magari L si stesse sbagliando e mi è sembrato anche l'unico modo per far capire praticamente subito a Light che la nostra eroina è la persona alla quale il caro, genissimo detective vuole più bene in assoluto. In sintesi: che ve ne pare questo capitolo? Ci ho messo un BOTTO a correggerlo perchè non veniva come volevo io, avevo pure pensato di far reincontrare Light e Misa in palestra e di far iniziare il loro rapporto con una bella litigata o qualcosa del genere (attimo di follia dal quale sono riuscita a liberarmi, lo so!), ma alla fine... questo è il risultato finale! Spero vi piaccia quanto piace a me (veramente soddisfatta devo dire, zizi).

E ora passiamo alle recensioni:

LABESTIAPAZZA: Grazie mille per aver definito questa storia "originale" :) mi fa davvero piacere che pensi una cosa del genere, avevo paura potesse risultare banale. Comunque, L sì, è decisamente OOC, ma mi piace molto anche così, boh (seppur il vero L sia davvero imbattibile e mitico, praticamente imbattibele se non da un Dio della morte), forse proprio perchè più... vulnerabile. Non saprei come altro dirlo. Misa ho voluto mantenerla un tantinello, ma poco, pagnucolona per le cavolate (vedi la torta) e Light... OOC anche lui? A te la risposta. Pensaci bene su però soprattutto pensando a com'è lui. Matsuda è mitico e ce lo vedo troppo anche io a dire frasi del genere (ci sarà qualche altra scenetta così :))... ma la cosa che mi fa più ridere è come lo bacchetta L xD. Mi fa morir dal ridere (ok, rido da sola per quello che scrivo... vabbè^^). Un abbraccione e un bacione! Fammi sapere che ne pensi di questo ;)

Yuuki B: Bellaaaa!! Alla fine hai visto che ho aggiornato prima (seppure di sera tardi, eh xD)??? Non ce la facevo più! Sì, alla fine vedremo se il regista la prendere per la parte di Yuuki la sciacqua lattughe xD, ma comunque è una cosa decisamente marginale che ho messo per lasciare la mia impronta vampiriana.
Per quanto riguarda un "L" alla Kaname... magari no, però... si vedrà, non voglio sbilanciarmi troppo su qualcosa di cui neanche io sono completamente sicura :). Comunque, come ti ho già detto, sono felicissima che ti sia piaciuto e voglio vedere cosa ne pensi di questo che, almeno a mio avviso è, molto, molto, molto, molto più bello! Al solito anche io aspetto i tuoi aggiornamenti. UN BACIONE!! ;)

Any_: Mi auguro veramente che questa volta non ci siano tutti gli errori (che sono andata a rileggere... dovrò trovare un attimo di tempo per riprendere il primo capitolo e ricorreggerlo di sana pianta -.-) che c'erano nello scorso capitolo. Questo l'ho riletto almeno dieci volte prima di postarlo, spero si veda :). Comunque L secondo me è OOC per il semplice fatto che "non è molto da lui" essere affettuosi con qualcuno (almeno nel fumetto), poi è chiaro che anche lui è un essere umano e che, specialemente nella storia, conoscendo Misa da tutto quel tempo e avendo deciso lui stesso di proteggerla e trattarla come una sorella si comporti in questo modo. Come dici bene tu, Misa è più intelligente proprio in virtù del fatto che ha vissuto molto a contato con il genio, quindi come minimo doveva essere almeno un po' "hacher", e comunque, sempre come dici tu, anche secondo me la ragazza è più intelligente di quello che pensano in molti (basti pensare al caso "Higuci" e al modo che ha usato per trovare Light). Sinceramente non so se le farò cambiare idea su Kira, come non so fracamente se far giustiziare a Kira il ladro che ha ucciso i suoi genitori (e comunque non se potrebbe ricordarsi il volto del tipo dato che aveva otto anni neanche compiuti, almeno nella mia storia)... anche questo è da decidere come altre cose. Ci penserò seriamente. Tengo da conto tutto io, cosa credete? Sono tutti consigli per me! Un bacione e alla prossima! ;)

Rika: Tesoraaaaaaaaaaa!!! A te non rispondo perchè abbiamo già parlato su messenger u.u ... MA NO, SCHERZO!!! :D Come potrei non risponderti anche qui?
Misa è decisamente dolce, sì. Molto più che nel manga (anche se secondo me, per quanto pentulante [come la sottoscritta xD] lo è anche lì, è molto! Io penso che Light l'avrei mandato a farsi benedire con il primo treno, guarda) e condivido con te che sia meravigliosa quando sgrida L (ma se lo meritava, scusa xD)... e L che dà della "tonna" a Misa è ancora meglio! (Ancora rido, calcola^^). Il provino per Vampire Knight CI STAVA ed era obbligatorio (ergo, come hai detto tu, tipico di me xD). L come fratello è bellissimo *___*, averne fratelli così (anche se forse... un tantillo troppo protettivo). E Matsuda... sì, decisamente micidiale. Spero che questo chappy ti sia piaciuto! Un bacione tesora! :-*

Princess_Serenity: Sono davvero contenta che ti piaccia questa fic! Vedremo se alla fine Misa si innamorerà di Light comunque... visto? Non vuole innamorarsi più di nessuno dopo lo str... il bravo figliulo che le ha messo le corna xD. Fammi sapere cosa pensi di questo chappy e soprattutto... aggiorna presto anche tu (entrambe le storia ;)). Una bacione!


Direi di aver concluso.
Volevo solo aggiungere due cose: non so se avete notato che ho aggiunto i nomi ai capitoli; solo con il numeretto mi sembravano tristi. Che ne dite?
Voglio dedicare questo capitolo al mio amore bellissimo che oggi ha finito gli esami!! BRAVO AMORE!! MERITATO RIPOSO ADESSO!!! :D (non leggerà mai questa cosa... ma io glie lo dedico ugualmente ^^)

Un bacio a tutti!
Ciau!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Gelosia ***


Capitolo3
Capitolo 3 Gelosia 

 

 

Quando aprii gli occhi il mattino successivo, dopo aver visto l’ora sulla sveglia di L, mi ritrovai a correre come una pazza tra il grande lettone e il bagno.
Come al solito ero in ritardassimo.
<< L, perché non mi hai svegliata? >> gridai da dentro il bagno prima di entrare nella doccia, << lo sapevi che ‘sta mattina avevo un servizio fotografico importante! Adesso Riosci mi ammazzerà! Si era tanto raccomandata di non fare tardi… >>
<< Colpa tua che non hai puntato la sveglia. Io che ne so a che ora devi andare a lavoro? >>
Lanciai un grido isterico. Odiavo quando aveva ragione su queste cose!
Dannata me!
Uscii di corsa dalla doccia avvolta da un asciugamano decisamente troppo grande alla ricerca dei vestiti che ero convinta di aver lasciato su una sedia accanto al letto.
<< L, dove sono i miei vestiti? >> chiesi sbucando nel solottino solo con la testa avvolta nell’asciugamano.
<< Quali? >>
<< Quelli di nonno. I miei, scemo! Di chi sennò? >>
<< Quei cosi striminziti e per di più mezzi strappati e tagliati con cui sei arrivata ieri? >> fece lui voltando appena la testa verso di me mentre girava il cucchiaino nel sua tazzina di caffè cercando di sciogliere i tre chili di zucchero al suo interno, << Ho detto a Watari di buttarli >>
Diventai dapprima rossa, poi in due passi arrivai da lui, << E MI VUOI DIRE CHE CAVOLO MI METTO PER ANDARE A LAVORO ADESSO, EH? >> sbraitai a pieni polmoni prendendolo per il bavero.
<< Stai calma. Ho mandato Watari a casa tua a prendere dei cambi. Dovrebbe tornare a minuti >>
Increspai un sopracciglio, poco convinta, per poi mollarlo guardandolo sempre di sbieco e lanciandogli l’ennesima occhiata assassina. Mi allontanai per rientrare nel bagno.
“Speriamo che nonno faccia presto, sono già così in ritardo…!”
Nel frattempo mi sistemai i capelli e mi truccai con i trucchi che portavo sempre nella borsetta (kit d’emergenza in casi come quello). Dopo circa un quarto d’ora, mio fratello bussò alla porta del bagno per poi entrare.
<< Ecco il cambio >> disse posando una busta per terra ai piedi della porta.
<< Grazie >>
Così com’era entrato andò via.
Sì, mio fratello era decisamente strano. Sorrisi alla porta chiusa mentre tiravo fuori i vestiti dal sacchetto: una gonna leggermente sopra al ginocchio nera, un paio di calze sempre nere e una canottiera  blu. In fretta mi vestii e dopo essermi specchiata per controllare di essere ben in tiro, uscii dal bagno.
<< Io andrei >> mormorai avvicinandomi ad L, << grazie per avermi ospitata qui sta notte. Sei sempre mitico fratellone >>
<< Figurati. Dico a Watari di accompagnarti >>
<< Tranquillo, prendo un taxi >>
<< Sicura? >> chiese alzando gli occhi da alcuni fogli che teneva in mano.
<< Sì, non ti preoccupare. Posso chiedere al portiere di chiamarmene uno, così comunque sei sicuro che parto da qui. Ti chiamo appena arrivo alla Yoshida >>
Gli diedi un rapido bacio sulla guancia per poi uscire silenziosamente dalla stanza salutandolo appena con la mano. Sul corridoio incontrai Matsuda e Aizawa.
<< Misa-Misa! >> gridò il primo sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi a trentadue denti.
<< Buon giorno >> sorrisi ai due uomini, << scusatemi, non posso fermarmi a parlare perché devo scappare a lavoro. Credo proprio che questa volta la mia manager mi ucciderà se arrivo con un solo minuto di ritardo >>
<< Non si preoccupi signorina Amane, tanto anche noi abbiamo da fare, vero Matsuda? >>
Il giovane poliziotto annuì con sguardo triste.
<< Però verrai a trovarci ancora, vero Misa-Misa? >>
Ampliai il sorriso.
<< Certamente, non si preoccupi. Non posso stare troppo tempo lontana dal mio fratellone >>
I due uomini mi sorrisero, specialmente Matsuda, per poi incamminarci io verso l’ascensore e loro verso la stanza di L. Guardai l’ora e mi ritrovai a correre per le scale per cercare di guadagnare qualche secondo in più rispetto all’ascensore.
Altro che ritardo questa volta!
<< Mi scusi! >> gridai all’uomo della reception attaccandomi al bancone, << Potrebbe chiamarmi un taxi, per favore? >>
L’uomo annuì e digitò un numero sul tastierino. Rimase fermo in ascolto per qualche secondo per poi digitare nuovamente altri numeri sul tastierino.
<< Tra pochi minuti arriverà il taxi 4155 Rome. Può aspettarlo fuori dall’albergo >>
Sorrisi fiondandomi fuori sperando che il taxi fosse già arrivato, pur rendendomi conto quanto potesse essere assurdo quel pensiero. Guardai nuovamente l’ora. Avevo ancora qualche speranza di non fare tardi, bastava che il taxi arrivasse prima di subito e forse mi sarei risparmiata le urla inferocite di Riosci.
<< Chi sta aspettando, signorina? >>
Mi voltai verso la voce.
Senza rendermene quasi conto, sentii le guancie diventare leggermente più calde.
<< Ciao Light! >> 
Era seduto in macchina con uno splendido sorriso sulle labbra.
<< Come mai da queste parti? >> chiesi avvicinandomi al finestrino della suavolkswagen.
<< Ho accompagnato mio padre >> rispose gentilmente mantenendo il sorriso intatto, << io tornerò nel pomeriggio. Comunque non mi hai risposto. Tu chi stavi aspettando? Il tuo ragazzo? >>
<< Ma quale ragazzo! >> sbottai ridendo, << Sto aspettando un taxi che spero arrivi il prima possibile; devo andare a lavoro ma sono tremendamente in ritardo, tanto per cambiare. La mia manager si arrabbierà tantissimo se anche oggi non arrivo puntuale! >>
<< Uhm… >> per un momento guardò davanti a sé, << e dov’è che devi andare precisamente? >>
<< Ad Aoyama, alla Yoshida Production, solo che è parecchio lontana da qui >>
Il ragazzo tornò a guardarmi.
<< Beh, se vuoi posso accompagnarti. Anche io devo andare da quelle parti; devo vedermi con dei colleghi di facoltà >>
<< Dici sul serio? >> chiesi con voce fin troppo acuta , << voglio dire… mi accompagneresti ? >>
<< Sì, non c’è davvero alcun problema; inoltre tuo fratello sarà meno in pensiero se gli dirai che ti ho accompagnata io. Di certo con me sei più al sicuro che con qualsiasi altra persona >>
“Sì, certo. Come no!”
<< Accetto volentieri, allora! >>
Salii in macchina e mi allacciai la cintura. Light nel frattempo aveva già preso a guidare.
<< Allora >> cominciò, << come ti senti? Stai meglio? Vedo che il taglio sul viso è scomparso >>
<< Oh, sìsì. Grazie, sto davvero meglio! Il taglio, a dir la verità, l’ho coperto con il trucco >> risposi con un sorriso, << comunque dormire da L è stato davvero un bene >>
<< Meno male >>
Dopo quel piccolo scambio di parole rimanemmo in silenzio per un bel po’.
Lui sembrava tranquillo e concentrato sulla guida mentre io cercavo nella testa un qualche argomento di conversazione che potesse servirmi a capire qualcosa di più sul suo conto. Avevo deciso di aiutare L a scoprire se lui era davvero Kira, no? Bene, allora avrei cominciato subito. Durante le mie elucubrazioni mentali mi ritrovai a fissarlo: era decisamente bello.
Troppo.
A pensarci bene l’impresa di farlo interessare a me, ovviamente al solo scopo di scoprire se fosse davvero Kira, sarebbe stata più ardua di quanto mi aspettassi. Un ragazzo bello come lui sicuramente era già fidanzato, per forza!, e se era come pensavo che fosse, anche avendo davanti la donna più bella del mondo non avrebbe mai tradito la sua fidanzata.  Non ci avevo proprio pensato! Dovevo farmi venire in mente qualcosa… ma cosa?
<< Ieri quando sono tornato a casa, ho trovato sul tavolino del soggiorno una rivista di mia sorella >> disse interrompendo il mio flusso di pensieri, << e sulla copertina c’era una ragazza incredibilmente simile a te >>
<< Se la rivista era Eighteen è facile che fossi proprio io >> mormorai cominciando a torturarmi senza alcun motivo le mani, << sono una modella e spero di prendere presto parte ad un film >>
<< Veramente? >> domandò lui lanciandomi un’altra occhiata, << quindi sei… com’era il nome sulla copertina? Misa Amane? >>
<< Sì >> risposi continuando a torturarmi le mani, << sì, sono proprio io >>
<< Beh, L allora è molto fortunato >> commentò continuando a sorridere, << si è scelto una sorella davvero bellissima >>
Immediatamente sentii le guancie andarmi a fuoco.
Ok, questo non era proprio previsto. Mi aveva presa completamente alla sprovvista, molto piacevole tra l’altro, e non andava affatto bene.
<< Gr… grazie >> balbettai cominciando a giocherellare nervosamente con la gonna.
<< Che c’è? >> sembrava divertito. << Ho detto qualcosa che non va? >>
<< No, no! È solo che non sono abituata a ricevere complimenti del genere in modo così diretto >> risposi sempre più piacevolmente imbarazzata, << sono solo una modella emergente… mi fa ancora un effetto strano…  >>
<< Se avessi saputo che ti dava fastidio non avrei mai… >>
<< Non è questo, davvero, anzi! >>
Ma che stavo facendo? Razza di cretina! Mi mettevo a balbettare come una scema quando invece avrei dovuto prendere la palla al balzo e rincarare la dose? Ero io quella che doveva far arrossire lui e farlo cadere ai miei piedi, non il contrario! Se L avesse visto come mi stavo comportando si sarebbe sicuramente infuriato e non mi avrebbe più lasciato fare.
Stupida Misa! Stupida, stupida, stupida….!
<< Parlami di te invece >> feci cercando di ricompormi girandomi a guardarlo, << sicuramente oltre a lavorare con mio fratello farai qualcos’altro, no? Hai detto che frequenti l’università >>
<< Sì, studio per diventare un poliziotto, proprio come mio padre >> rispose tranquillamente lui
“Questo già lo so”.
<< Il mondo è pieno di criminali, gente cattiva e disonesta che non sa neanche dove sia di casa la giustizia. Io vorrei che questo mondo diventasse migliore, un posto in cui la gente buona possa vivere tranquilla, senza aver paura della malvagità e l’unico modo che ho per far sì che questo avvenga è diventare io stesso un poliziotto, un  ente di giustizia. Voglio far in modo che le persone che amo possano essere felici in un mondo ideale >> nel dire l’ultima frase si voltò nuovamente verso di me lasciandomi quasi senza fiato: possibile che sembrasse lo stesse dicendo proprio a me? Ma no, certo che non era possibile, neanche ci conoscevamo…
“Cavolo Misa! Segna tutto quello che dice nella tua testolina bacata per poi ridirlo ad L! E poi ora che faccio, gli chiedo che ne pensa di Kira? No, immaginerà che L mi ha chiesto d’indagare, s’insospettirebbe.
Vaga. Andiamo sul generico”.
<< Veramente ammirevole >> mormorai guardando la strada, << sono convita che la tua ragazza sia molto fiera di te. Non è facile trovare un ragazzo con un animo così…>>
<< Guarda che io non sono fidanzato >> replicò lui voltandosi appena a guardarmi mentre si fermava ad un semaforo.
Spalancai gli occhi: non ci potevo credere! Non poteva essere possibile… ma era decisamente molto meglio così! Sarebbe stato molto più facile per me. La strada si prospettava in discesa e il gioco più facile!
<< Perché quell’espressione sorpresa? >>
<< No, niente >> risposi con un sorriso, << solo che non me lo aspettavo, ecco >>
Non disse nulla ma continuò a sorridere mentre arrivavamo proprio di  fronte alla sede della Yoshida Production. Guardai l’ora: ero ancora in orario. Miracolo!
Slacciai la cintura di sicurezza e non appena si fermò aprii la portiera. Mi voltai a guardarlo: era un ragazzo interessante oltre che bello. Per qualche motivo mi sembrava anche scaltro; era come se da una parte sapesse di aver preso parte a quel gioco del gatto col topo. L contro Kira.
M’intricava sempre di più. Questa volta aveva anticipato le mie mosse, ma mi sarei rifatta…
…vero? 
<< Grazie mille per il passaggio >> dissi con un sorriso scendendo dalla macchina, << erigerò una statua in tuo onore per avermi fatta arrivare in orario >>
<< Quando vuoi, Misa >>
Detto da lui il mio nome suonava benissimo… ancora questi pensieri?
“Non avevi detto di volerlo prendere in contropiede? CRETINA! Stupida idiota!”
Nonostante tutti i bei pensieri sulle mosse da fare in quella pericolosa partita a scacchi,  mi ritrovai per la terza volta ad arrossire.
Lo salutai assumendo probabilmente una faccia da ebete mentre salivo le scale della Yoshida.
 
 
<< Me megari chi ti si spusa! Che bedda fimmena chi sì! >>
Erano più di due ore che il fotografo non mi dava pace. Riosci stava morendo dalle risate per il suo buffissimo accento. Io cercavo di sembrare dolce ma allo stesso tempo sensuale tentando anche io seriamente di non ridere.
<< Bene così per oggi! >>
Finalmente distesi il viso in una posa non tirata. Avevo le guance indolenzite, sembrava mi avessero fatto una protesi! Mi avvicinai alla mia manager con un sorriso stanco ma decisamente soddisfatto.
<< Sei bellissima con quegli abiti da sposa! >> mormorò sognante la donna vicino a me, << con quello sguardo così dolce. Sembrava che stessi per andarti a sposare sul serio e che pensassi a qualche lui… >>
<< Ma dai, cosa dici! >> esclamai bevendo un’intera bottiglietta d’acqua.
<< Che dico, eh? >> mormorò maliziosa avvicinandosi al mio orecchio, << e dimmi… chi era quel bellissimo ragazzo che ti ha accompagnata a lavoro questa mattina con quella meravigliosa Volkswagen nera? >>
Per poco non mi strozzai con l’acqua e non rischiai di macchiare il vestito. Riosci scoppiò a ridere.
<< Che ti ridi!? E poi come hai fatto a vederlo?? >>
<< Stavo uscendo per venirti a telefonare non vedendoti arrivare, poi però nel vederti scendere dalla macchina, ovviamente, ho visto anche lui! Dai, sputa il rospo: chi è? >>
Perché se pensavo a Light mi sentivo avvampare come non mi era mai successo con nessuno? Non lo conoscevo neanche, era sotto indagine e… e per diana!
<< Beh, lui è… è un collaboratore di mio fratello >> mormorai sedendomi comoda, << ha visto che stavo aspettando il taxi e ha deciso di accompagnarmi dato che anche lui doveva venire ad Aoyama per motivi di studio >>
<< Ma che coincidenza…! >> sospirò ironica grattandosi il mento.
<< Piantala Riosci >> sbottai diventando sempre più rossa, << è stato molto gentile ad accompagnarmi e quello che vuoi ma è stato solo per carineria. E poi ti ripeto, è un collaboratore di mio fratello, magari da una parte si sarà sentito anche in dovere di farlo. Quindi non farti venire strane idee! >>
<< Va bene, va bene! Ho capito! >>
Finii di bere l’acqua nella bottiglietta per poi avviarmi nel mio camerino. La mia manager sempre al mio fianco.
<< Ah Rio, ti dispiacerebbe accompagnarmi a casa? >> chiesi guardandola appena.
<< No, nessun problema, figurati. Anzi, è strano che tu me l’abbia chiesto, in genere preferisci prendere i mezzi o un taxi, dici sempre di voler rimanere indipendente almeno in questo >>
<< Diciamo che è successa una cosa un po’ bruttina ieri sera >> mormorai prendendo lo struccante dall’armadietto, << fortunatamente non è successo niente perché è arrivato Light, però… >>
<< Aspetta! Frena un attimo >> la ragazza girò la mia sedia affinché la guardassi. Aveva gli occhi sbarrati << UNO: cosa è successo? E DUE: chi è Light? >>
Dopo avere sospirato profondamente le raccontai, senza entrare troppo nel dettaglio, la disavventura del giorno prima e di come Light mi aveva salvata. Ad ogni parola sembrava sempre più sorpresa e preoccupata. Alla fine del racconto sospirò anche lei per poi lanciarmi uno sguardo compiaciuto.
<< Certo che questo Light si trova sempre al posto giusto al momento giusto, eh? >>
<< Già, è una gran fortuna >> probabilmente la voce uscii troppo sognante dalle mie labbra perché Riosci mi lanciò l’ennesimo sguardo malizioso.
<< Non c’è proprio niente tra voi, eh? >>
<< Riosci, ci siamo parlati appena due volte >> risposi guardandola di sbieco cambiandomi i vestiti.
<< Ma è fidanzato? >>
<< No >>
<< Ma allora sarebbe perfetto! >> esclamò battendo le mani come una bambina, << Io non ci penserei un minuto di più e ci proverei! è figo, è gentile, è un bravo ragazzo e in più lavora con tuo fratello! Più garanzia di così? >>
“Sì, certo. Peccato che mio fratello sia il famoso detective L che indaga sul caso Kira e pensa che Light sia proprio Kira, ma tralasciando questo microscopico dettaglio…”
<< Diciamo che vedrò, ok? Per ora non voglio cercare una storia. Sono rimasta troppo scottata dall’ultima volta. Non riuscirei a sopportare un’altra fregatura o qualcosa del genere >>
<< Ricevuto. Però un pensierino… >>
<< Sì, sì. Un pensierino me lo faccio, non ti preoccupare >> ridacchiai con un sorriso ebete, << anzi, me lo sono già fatto >>
<< E allora lo vedi? >>
<< Riosci! >>
<< Ok, ok. Non parlo più >>
<< Grazie >> sottolineai prendendo la borsa e la giacca. << Ora fammi chiamare mio fratello così gli dico che non c’è bisogno che mandi nonno a prendermi >>, alzai gli occhi sentendo i suoi fissarmi, << non vuole che torni da sola. Non si fida dopo quello che è successo >>
<< Uhm… protettivo il fratellino >> commentò lei mentre uscivamo dal camerino, << non è che è anche gelosetto e non vuole che tu frequenti Light? >>
<< RIO! >>
<< Va bene, va bene! Messaggio ricevuto questa volta >>
Le lanciai un’occhiata poco convinta.
<< Giuro! Questa volta farò la brava, Misa! >> 
 
 
La settimana passò più velocemente di quanto mi aspettassi. Ogni giorno passavo da uno stilista all’altro avendo a mala pena il tempo di respirare. Arrivavo a casa distrutta e per puro caso mi ricordavo di chiamare L per rassicurarlo che ero rincasata. Taluni giorni era lui a telefonarmi preoccupato quando si faceva troppo tardi.
<< Quindi sei a casa? >>
<< Sì L, tranquillo >> mormorai la sera del venerdì buttandomi sul letto stremata, << te l’ho già detto, mi accompagna tutti i giorni la mia manager. Le ho raccontato cos’è successo e anche lei ha deciso di portarmi dovunque io voglia pur di non lasciarmi da sola >>
<< Meno male >> disse rassicurato, << comunque >> continuò incupendo il tono di voce, << mi è stato riferito che qualche giorno fa sei stata accompagnata a lavoro da Light >>
 Non so per quale motivo mi ritrovai a deglutire.
<< E quindi? >> chiese ancora, << hai scoperto qualcosa? >>
<< Diciamo che non è con una chiacchierata di venti minuti che uno riesce a scoprire se qualcun altro è un pericoloso assassino pluriomicida, no? >> il mio tono era decisamente troppo sulla difensiva, ma fortunatamente L non sembrò accorgersene.
<< Ma non credo neanche sarete rimasti in silenzio per tutto il tempo del viaggio, no? Sono sicuro che tu sia riuscita quanto meno a scoprire qualcosa in più su di lui. Giusto per farti una minima idea >>
<< Quello sì >> risposi alzandomi e andando verso la cucina, << mi ha detto che non è fidanzato >>
<< Questo non ci interessa >> replicò con voce piatta. << Ti avrà detto qualche altra cosa, specialmente se siete già entrati così tanto in intimità nel dirvi che non siete fidanzati… >>
<< Ma che c’entra! È uscito fuori per caso! >> la mia voce era decisamente troppo acuta e imbarazzata. Non mi piaceva parlare di certe cose con L, anche perché, al 99,9 per cento dei casi, lui avrebbe indagato su vita, morte, miracoli e quant’altro su un mio ipotetico fidanzato o spasimante. Ah, già. Ma tanto di Light sapeva tutto. Doveva solo rimanere impuntato sull’idea che fosse Kira e io dovevo aiutarlo a svelare la verità.
<< Allora dimmi cosa ti ha detto, di rilevante però >>
<< Mi ha detto che studia per diventare un poliziotto come suo padre e che lo fa perché è l’unico modo che ha per far si che le persone che ama vivano in un mondo migliore >>
Il solo pensare al modo in cui l’aveva detto e al modo in cui mi aveva guardato nel dirlo…
<< Proprio in gamba Yagami >> borbottò mio fratello probabilmente smangiucchiandosi l’unghia del pollice, << devo ammettere che come sempre è un grande oratore >>
<< L, secondo me stai esagerando >> dissi mentre prendevo un po’ di alghe per prepararmi un buon piatto di gome-wakabe*; sapevo perfettamente che il suo dire che era un “grande oratore” stava per “decisamente colpevole”, << possibile che più quel ragazzo si comporti bene, più per te voglia dire che è Kira? >>
<< Te l’ho già detto, lui è… >>
<< Sì, troppo perfetto >> finii per lui, << me l’avrai ripetuto almeno cento volte >>
<< Misa, è solo una precauzione. Ti voglio troppo bene e l’unico modo che ho per metterti in guardia è ripeterti sempre la stessa cosa >>
<< Sì, lo so. Ma ti ho già detto che so difendermi da sola >>
<< Proprio come la scorsa settimana, vero? >>
<< Uffa, L! >> sbottai sbattendo la bottiglia d’acqua sul tavolo, << quello è stata una cosa completamente diversa! E poi non penso che se anche Light fosse Kira, sapendo che gli spezzeresti tutti gli ossicini del corpo, cercherebbe mai di violentarmi! >>
<< Non ne sarei così sicuro >> mormorò lui con voce ancora più piatta, << ci sono molti altri modi per fare quello che avrebbero voluto fare quei tre tipi, più subdoli che possono fare molto più male a mio avviso>>
Sbuffai, << L, stai diventando troppo paranoico. E comunque mi hai dato carta bianca, ricordi? Posso usare tutti i metodi in mio possesso per scoprire se lui è Kira. Tutti! Quindi, non ti stressare, non mi stressare e prova a spostare le tue gentili attenzioni anche su qualcun altro, va bene? A Light ci penso io >>
Per qualche minuto rimanemmo in silenzio. Sentivo il rumore di un cucchiaio che si muoveva all’interno di una tazza e di posate su un piattino. Nel frattempo io presi a mangiare le mie care alghine.
<< Misa? >>
<< Eh >>
<< Hai carta bianca. Ti già detto che puoi fare come vuoi,  ma non farlo innamorare di te. Fai finta di diventargli amica, entraci in confidenza… ma non farlo innamorare di te >>
Per poco non mi cadde la cornetta dalle mani.
<< Ma questo non è avere carta bianca! E poi avevi detto…>>
<< Sai meglio di me che rischi di rimanerne scottata >>
<< Con i tuoi casi non è mai successo… >>
<< Perché non hai mai fatto innamorare nessuno di te. Al massimo hai finto qualche mezzo interessamento, ed in più erano sempre, come che li chiamavi “vecchio, bavosi, maniaci”? >>
<< Si lo so, ma… >>
<< Bene, allora >> m’interruppe lui.
Quello era il suo modo per chiudere la conversazione.
 Sapevo che quel suo atteggiamento così eccessivamente protettivo, mai avuto fin’ora tra l’altro, era per il mio bene; sapevo pure che con Light era diverso rispetto agli altri casi, però…
<< Ora devo tornare a lavorare. Buona notte sorellina >>
<< Buona notte fratellone >> risposi con un sussurro. << Ah! L? >>
<< Sì? >>
<< Ti voglio bene, anche quando sei così eccessivamente paranoico e protettivo >>
 
 
Riosci mi chiamò la mattina del sabato per avvisarmi che non dovevo lavorare; c’erano stati degli imprevisti a causa del fotografo e dello stilista, quindi avevo un giorno di riposo.
Che bella notizia!
Per prima cosa decisi di rimanere a crogiolarmi nel letto molto ma molto più di quanto facessi di solito. Verso le dieci decisi di sistemarmi e di preparare una nuova torta per mio fratello. Andai al supermercato sotto casa per comprare ciò che mi occorreva e una volta tornata a casa, come al solito, impiegai due ore buone per preparare il dolce. Una volta pronta la misi in frigo, feci una doccia e poi passai al setaccio il mio armadio. Alla fine optai per uno dei miei vestiti dark lolita preferiti. Molto semplice, nero molto corto. Lo adoravo! L non avrebbe neanche potuto dire niente perchè mi sarei fatta venire a prendere da nonno, quindi non c'era alcun pericolo, in più magari avrebbe potuto essermi utile con Light, magari gli sarei piaciuta...
"Solo per l'indagine!"
Come al solito mi truccai seppur non eccessivamente pesante. Infine presi una mia parrucca da cosplay blu molto lunga e la indossai attenta a non rovinare i capelli che avevo appena lavato.
Presi il telefono componendo il numero di L.
<< Misa >>
<< Fratellone! >> gridai alla cornetta mentre prendevo la giacca, << Mandi nonno a prendermi? Ho un giorno libero e pensavo di passare a farti un salutino! >>
Per qualche minuto rimase in silenzio.
<< Ok, tra dieci minuti è da te >>
Agganciai dopo un ultimo urletto.
Mi sedetti sul mio divanetto prendendo l’ultimo volume di Vampaia Naito dalla libreria. Nel leggerlo immaginai me stessa nei panni di Yuuki, la protagonista. Speravo davvero che Mishinata mi facesse prendere parte al film, sarebbe stata una vera svolta per me.
Pochi minuti dopo nonno suonò al citofono e scesi immediatamente prendendo la torta dal frigo.
Quando mi vide sorrise.
<< Come mai questa parrucca blu? >>
<< Mi andava >> risposi solamente allacciandomi la cintura, << l’altro ieri L mi ha detto che vi siete spostati e mi ha consigliato di non mostrarmi come Misa Amane ma, potendo, di camuffarmi in qualche modo. Onde evitare maggiori rischi >>
<< Capisco >> disse solamente nonno mentre girava sulla parallela alla via di casa.
Chiacchierammo del mio lavoro per circa un quarto d’ora per poi arrivare davanti ad un enorme albergo a sei stelle. Nonno si fermò davanti all’entrata.
<< Non vieni con me? >>
<< Vado a parcheggiare la macchina, intanto tu vai >>
Annuii scendendo dall’automobile.
Mi specchiai nello specchietto di una macchina per controllare di essere perfettamente in ordine per poi entrare. L non badava proprio a spese quando si spostava da un albergo all’altro; questo era ancora più lussuoso del precedente.
“A volte mi chiedo quanti soldi ha”.
Con una rapida occhiata adocchiai la reception che era proprio di fronte a me. Con passo quasi ancheggiante, più tipico del cosplay che avevo adottato per non farmi riconoscere,  mi avvicinai al bancone.
<< Mi scusi >> dissi all’albergatore, un ragazzo anche molto carino, << vorrei vedere il Signor Ryuzaki, per favore >>
<< Certo signorina, aspetti solo un momento >> il ragazzo guardò la lista per poi fermare il dito, << Hideki Ryuzaki, sì. Chi devo annunciare? >>
Non me l’aspettavo, pensavo mi avrebbe detto semplicemente il numero della stanza d’albergo e mi avrebbe fatta salire. Non era un problema, L avrebbe capito sicuramente che ero io.
<< Umi Ryuzaki. Sono sua sorella >> cercai di mostrare il più bello dei sorrisi che avessi.
Ok, fece sicuramente effetto perché l’albergatore, sorridendomi altrettanto languidamente, chiamò subito.
<< Signor Ryuzaki, c’è qui sua sorella Umi, posso farla salire? >>
Aspettai un po’ tamburellando con le dita sul tavolo. Quando il ragazzo attaccò il telefono uscì dal bancone accompagnandomi personalmente nella stanza di L. Quando fu andato via bussai alla porta. Immediatamente mi venne ad aprire L che lì per lì mi guardò sorpreso, come se non mi conoscesse.
<< Ah, dovevo immaginarlo >> sospirò poi con un sorriso facendomi entrare << Umi Ryuzaki*>>
<< Diciamo che mi hai dato un pretesto per riutilizzare questa parrucca >> commentai mentre entravo nella stanza scoccandogli un rapido bacio sulla guancia, << comunque questa è per te e per gli uomini del quartier generale >>
<< La torta alla fragola! >>
Non c’era niente da fare, quando si trattava di dolci, specialmente di quelli fatti da me, mio fratello era proprio un bambino. Lo seguii attraverso il corridoio.
<< Salve! >> esclamai con un sorriso a tutti gli uomini del quartier generale entrando nel salottino.
Non sembravano avermi riconosciuta. Matsuda mi fece un’attenta radiografia con gli occhi.
<< Matsuda la smetta di guardare in quel modo mia sorella >> borbottò L, con un lieve sorriso che probabilmente notai solo io, mettendosi a sedere vicino al sovrintendete Yagami, << giuro che se lo fa un’altra volta la sbatto fuori da qui ogni volta che Misa passa a trovarmi >>
Immediatamente Matsuda assunse un’espressione più seria. Talmente seria da sembrare buffo.
<< Non si preoccupi signor Matsuda, a me non dà fastidio >>
<< Misa-Misa, mi fai sentire vecchio se mi chiami signor Matsuda >> bofonchiò il poliziotto grattandosi la testa, << puoi chiamarmi Matsuda >>
<< E se invece la chiamassi Matsu o Matsui? >> domandai sedendomi vicino ad L, << Andrebbe bene? >>
<< Misa-Misa che mi dà un soprannome… >> mormorò con fare sognate.
Io risi. L fece un suono molto simile ad una risata mista ad un ringhio. Probabilmente non sapeva se ridere della cosa o comportasi come un classico fratello maggiore.
<< Comunque ho portato una torta! >> esclamai poggiandola sul tavolo sopra varie scartoffie, << spero vi piaccia! >>
<< Misa, per quanto adori le tue torte alla fragola, non mi sembra il caso che tu la posi sopra i documenti riguardanti il caso Kira >>
<< Oh sì, scusami! >> immediatamente presi la torta per poggiarla sulle gambe, << Che ne dite se mentre voi continuate a lavorare io la taglio e ve a porto? >>
<< Ottima idea sorellina. Non fare confusione però >> disse L prendendo un foglio tra le mani portandosi il pollice alla bocca, << Appena arriva Watari fatti aiutare da lui >>
“Come se non fossi capace da sola”.
Mi allontanai leggermente offesa per la scarsa considerazione per avviarmi verso un’altra stanza. Posai la torta su un ripiano liscio accanto ad una mensola dove si trovavano vari piattini. Iniziai a tagliare la torta in tante fettine più o meno uguali per poi poggiare entrambe le mani sul tavolino.
<< …Kira si è mosso di più nei giorni che vanno dal 14 dicembre al 19 dicembre… >>
<< Ancora torniamo su questa pista, Ryuzaki? >>
<< Sì, Matsuda. Perché è stata l’unica volta che ci ha fatto capire qualcosa in più… >>
<< Ma abbiamo fatto già i dovuti controlli e… >>
<< Signor Matsuda, se si annoia e non ha voglia di lavorare si può accomodare anche fuori la porta >>
“L è così diverso quando lavora rispetto a quando è solo con me. Sembra quasi un’altra persona”
E questo caso lo faceva essere particolarmente duro, esigente, iperprotettivo, con me, e paranoico, anche questo solo con me. Dovevo decisamente aiutarlo. Mettendo le fette di torta sui piattini cominciai a pensare a come avrei potuto far cadere nella tela Light. Per quanto l’idea non mi piacesse dovevo convincermi che Light fosse Kira, almeno finché non mi fossi stata perfettamente certa del contrario.
“Pensa solo che lui è Kira e fai il tuo lavoro. Ragiona come ragionerebbe L ma mantenendo il tuo sharm. Ce la puoi fare, Misa! Sì, ce la posso fare!” 
 Nella mensolina notai la presenza di un fornelletto da campo e vicino ad esso un bollitore fatto apposta per preparare il thé e anche una caffettiera italiana (mio fratello beveva solo il caffè espresso. Era fissato). Scelsi il thé ai frutti di bosco, il preferito di L quando mangiava la torta di fragole, mentre aspettavo che bollisse l’acqua. Nel frattempo preparai il vassoio e le tazze. Una volta preparato tutto misi il thé sul vassoio insieme a piattini e tazzine.
Ero abbastanza barcollante nel portare tutta quella roba, ma ce l’avrei fatta; inoltre nonno non era ancora salito, quindi avrei fatto io gli onori di casa da brava sorellina.
“Ce la posso fare. Questa volta non farò cadere tutto come l’ultima volta!”
Passetto per passetto, iniziai ad attraversare il corridoio; la parrucca, essendo troppo lunga, mi dava alquanto fastidio andandomi spesso sotto i piedi rendendo l’impresa ancora più ardua.  Inoltre la frangia era troppo lunga e finiva dritti negli occhi pizzicandoli. Sbuffando cercai di spostare i peli sintetici della parrucca altrove per allontanarli dalla faccia.
“Uffa, questa  parrucca mi ha scocciata…!”
Nello spostare la maledetta frangia dagli occhi inciampai nella suddetta parrucca, cadendo rumorosamente, troppo rumorosamente, per terra. Il vassoio cadde anch’esso per terra facendo fuoriuscire il thé dal bollitore che andò a macchiare il mio amatissimo vestito lolita e facendo rompere parecchie tazzine e piattini.
<< Che succede? >>
Alzai gli occhi trovandomi di fronte sia L che Light.
“E Light da dov’è sbucato??”
<< Misa, che hai combinato? >> chiese mio fratello guardandomi con una nota di disappunto ma anche un pizzico di divertimento.
<< Ecco… >> cominciai a balbettare, << ecco… io sono inciampata nella parrucca >>
L scosse la testa cominciando ad essere più divertito che scocciato, mentre Light si piegò ai miei piedi iniziando a raccogliere i cocci.
<< Non pensavo fossi così imbranata >> sussurrò con un sorriso divertito il moretto, << non ti sei fatta male però, vero? >>
<< No, non mi sono fatta niente, tranquillo >> risposi togliendo il vassoio dalle mie gambe piegandomi verso di lui per aiutarlo a raccogliere i piattini rotti. << Lascia, Light. Ci penso io, non c’è probl… >>
Le nostre mani si sforarono. Alzammo entrambi lo sguardo l’uno verso l’altra: i suoi occhi erano davvero stupendi e decisamente, troppo, troppo profondi. Sarei rimasta a guardarli per tutta la vita. Nessun’altro aveva occhi così magnetici e  capaci d’intrappolarmi in quel modo. Light era davvero…
<< Ehm, ehm! >>
La tossetta palesemente irritata di L mi riportò alla realtà. Mi ero talmente persa negli occhi del ragazzo da non rendermi conto che mi trovavo in una posizione che lasciava intravedere molto. Probabilmente il mio caro fratellino se ne era reso conto. Immediatamente mi sedetti sui talloni per evitare di far vedere oltre diventando completamente paonazza. Light mi sorrise gentile come al solito.
<< Light, torna dagli altri. Ci penso io ad aiutare Misa >>
<< Come vuoi, Ryuzaki >> rispose il moretto lanciandomi un’ultima occhiata per poi alzarsi e tornare dagli altri come era venuto.
L si piegò cominciando a raccogliere anche lui i vari cocci. Aveva una faccia scocciata e cupa e per quanto fosse normale che stesso piegato per raccogliere gli oggetti per terra era decisamente troppo ingobbito.
“Probabilmente è arrabbiato con me per quello che ho fatto”.
<< Scusami >> dissi dandogli una mano, << sono inciampata nella parrucca e… >>
<< Mi spieghi perché ti sei piegata in quel modo? >> chiese senza alzare lo sguardo mettendo i pezzetti di tazzina nel vassoio.
<< Come? >>
<< Misa, non dirmi che non ti sei resa conto di esserti piegata in una posizione che mostrava tutto il tuo decolté!? >>
<< A dir la verità… lì per lì no >> risposi, << e comunque non c’è bisogno di scaldarsi tanto. Light è stato davvero… >>
<< In gamba a guardare bene e farsi un’idea del tuo corpo giusto per vedere quanto può divertirsi con la sorellina del suo rivale, certo >> ringhiò a bassa voce, << e poi ho visto l’ho sguardo che vi siete lanciati, non sono mica cieco! I tuoi occhi parlavano da soli Misa! È meglio che tu faccia le tue cose e io pensi alle mie! Ti vedo già troppo coinvolta. >>
Mi alzai i piedi sbattendoli rumorosamente andando a calpestare con un tacco uno dei tanti cocci.
<< Ma cosa dici? E poi la smetti di essere così paranoico? Non c’è NIENTE! Quante volte te lo devo dire? >>
<< Non sono affatto paranoico! Inoltre ti avevo anche pregata di non andare più in giro vestita con abiti così… >>
<< Così come? >>
<< Porno star >>
Quell’affermazione mi fece drizzare il sangue nelle vene.
Io vestita come una…
Lo guardai per un secondo  ferita ed amareggiata. Non pensavo che proprio lui, mio fratello, la persona alla quale volevo più bene al mondo potesse darmi della…
Mi avvicinai alla porta della stanza aprendola con forza.
<< GUARDA CHE LO STO FACENDO PER TE! E SAI COSA STO INIZIANDO A PENSARE? CHE ANCHE TU, IL GRANDE L, POSSA SBAGLIARTI A CAUSA DI UNA STUPIDA, INSULSA GELOSIA             ! >>
Non si alzò. Rimase fermo, con la schiena ricurva senza nemmeno voltarsi.
Frustrata, gli lanciai un’ultima occhiata e sbattendo la porta, cosa assolutamente non da me, uscii dalla stanza in lacrime.
Come poteva? Come poteva dirmi certe cose? Quello era il mio look, il mio stile e gli era sempre piaciuto. E adesso, solo perché mi ero ritrovata a piegarmi leggermente di più verso quello che lui pensava fosse Kira diventavo una… ma il vero problema non erano i vestiti e lo sapevamo bene entrambi: era l’occhiata che aveva infastidito L, l’aveva detto chiaramente e poi lo sapevo meglio di lui. Ancora non riusciva a capire che per me non voleva dire nulla! Avevo deciso di non innamorarmi e mai l’avrei fatto! Light era indubbiamente bello ma non era nulla per me e il fatto che L non si fidasse di me mi feriva tantissimo, più di quanto potesse immaginare!
Uscii dall’albergo in lacrime. In più aveva cominciato a piovere.
“Fantastico! Ci voleva proprio!”
Mi andai a sedere su una panchina ad aspettare l’autobus. Non sapevo dove mi avrebbe portata, ma sicuramente lontana da lì, magari proprio a casa.
Le lacrime si mescolarono alla pioggia andando a cadere sui mie vestiti. La parrucca cominciò ad annodarsi.
Mi sentivo uno schifo.
Era la prima volta che litigavo con L, per lo meno in quel modo. Eravamo sempre d’accordo su tutto ma questa sua ossessione verso Light riuscivo a capirla sempre meno.
“Perché? Perché? Perché?”
Strinsi il lembo della gonna con entrambe le mani.
“Perché L?”
Piansi per parecchio tempo. La gente che passava mi guardava stralunata e compassionevole. Ovviamente in quelle condizioni e con quella parrucca blu chi mi avrebbe potuta riconoscere?
Ad un certo punto non sentii più la pioggia sopra la testa.
Mi voltai di scatto riempiendo maggiormente gli occhi di lacrime.
<< Scusami. Hai ragione sto diventando paranoico. Non volevo essere cattivo e sai bene che non penso affatto quello che ho detto >>
La voce di L era calda e setosa.
Quella del mio fratellone.
Quello di sempre. 
Lo guardai ancora un po’ con gli occhi sempre gonfi. Il trucco sicuramente doveva essere sbavato, completamente andato.
<< Il problema è che sei troppo bella >> disse lui guardando avanti, << ho paura che sia troppo rischioso per te aiutarmi con questo caso e… >>
<< Tu devi fidarti di me, L >> ribattei guardando nella sua stessa direzione, << mi avevi dato carta bianca su come muovermi con Light, ricordi? Se tu fai il fratello geloso, come potrebbe anche solo pensare di avvicinarsi a me e iniziare a provare qualcosa, fosse anche solo amicizia, per poi finire nella trappola? >>
<< Il problema è che sono geloso di te… >>
<< Me ne sono accorta >>
<< Non sopporto che nessuno oltre me ti stia vicino… >>
<< Anche per questo non c’era bisogno di uno scienziato ma a prescindere dal caso Kira non puoi comportarti così. Sei mio fratello e dovresti godere della mia felicità. Se incontrassi l’uomo della mia vita tu non puoi pensare di aggredirlo solo perché sono la tua sorellina, capito? >>
Mi voltai a guardarlo. Sembrava… triste.
<< Già, hai ragione >> ammise dopo un lungo sospiro, << sei solo mia sorella, non la mia ragazza, no? >>
Lo abbracciai.
Aveva capito. Aveva capito tutto! Il miglior fratello detective del mondo!
<< Lo sapevo che mi avresti, capita! >> esclamai dandogli un bacio sulla guancia, << Quindi da adesso in poi mi lascerai davvero carta bianca? Non ti irriterai se Light dovesse anche provarci davanti ai tuoi occhi, cosa che tra l’altro non ha mai fatto, o se io facessi un po’ la gatta morta? >>
<< Davanti a me sei pregata di non esagerare. Ma comunque sì >>
<< Me lo prometti?>>
Ci mise un po’ a rispondere. Si portò il solito pollice in bocca smangiucchiandolo come al solito.
<< Sì >> rispose alla fine tirando fuori dalla tasca un leccalecca alla fragola, << sì te lo prometto >>


To be continued...

*Goma-wakame: piatto giapponese, alghe con il sesamo.

* Umi Ryuzaki: è una delle tre protagoniste di Rayheart (per chi conoscesse il cartone in italiano è "Una porta socchiusa ai confine del sole")




Ciau a tutti!!
Ed eccoci qui con questo terzo capitolo molto difficile da partorire!
Lo so che in questo capitolo non succede praticamente nulla, ma nonostante tutto lo considero fondamentale: volevo mostrare quanto L sia geloso di Misa e di quanto lei sia comunque molto confusa riguardo a Light: da una parte vuole aiutare L e vorrebbe che avesse ragione come al solito, dall'altra però, nonostante si ostini a dire che lei non s'innamorerà mai, è in netto contrasto con quello che le dice il cuore. Forse questo capitolo può sembrare inutile, ma in realtà lo è più di quello che sembra. Dal prossimo Light dovrebbe essere decisamente più presente, quindi, fan di Light non vi preoccupate xD
Comunque spero vi sia piaciuto ugualemente nonostante L adesso sia non OOC... molto peggio! (dovrebbe tornare quello di sempre a breve comunque [o quasi] dopo questa botta di gelosia acuta, tranquilli xD)

Adesso passiamo alle recensioni:

Princess Serenity: come vedi Misa inizia a giocare ma... non bene. Mosse sbagliate! La ragazza è troppo attratta dagli occhi di Light... però non è detto che ci andrà tanto dolce d'ora in poi (ancora lo devo decidere, il quarto capitolo è sotto stesura xD). Comunque come al solito grazie per il commento! Sei dolcissima! ;) Un bacione e dimmi come ti sembra questo capitolo! ;)

Labestiapazza: Come ti ho già scritto Light è ancora un personaggio tutto da "maturare"; per ora diciamo che è una via di mezzo tra L'IC/OOC per il semplice fatto che bisogna capire se sta fingendo ogni suo singolo atteggiamento con Misa oppure no (chi lo sa?); spero che questo capitolo ti sia piaciuto come gli altri e comunque forse riuscirai a leggere come al solito qualcosa tra le righe... vedi tu, vediamo se capisci ;) Un bacione!

Yuuki B: ahahahaahhahah la parte della sciacqualattughe xD!! Povera Misa, a volte penso sia pure più sveglia di Yuuki per certi aspetti (anche se è una bella lotta tra le due, eh xD) comunque spero di non aver aggiornato troppo tardi, considerando che ero in viaggio, che mi hanno chiesto di montare un video (e ne dovrei fare anche un altro... aiuto!^^) e che non ho sentito il mio ragazzo pertre giorni (quando è fuori anche lui può capitare visto che va sempre in posti dove non prende il telefono!!) e quando mi ha chiamata mi ha fatto quasi prendere un  infarto degno del death note dicendomi che ha quasi rischiato di andare al creatore (lasciamo perdere! -.- per fortuna non si è fatto niente...!!). Spero che questo chappy ti sia piaciuto come al solito! Inoltre VOGLIO, ESIGO anzi (xD) l'aggiornamento della tua ff!!! SPICCIATI :P Un bacione, ci sentiamo!! ;)

Any_: Scusa se ti rispondo solo qua, ma ti giuro che in realtà avevo risposto ad ogni tuo punto mentre ero a berlino... solo che mi è soltata la connessione proprio mentre ho cliccato "invia" (rosicata pazzesca! Ci avevo messo più di un quarto d'ora a risponderti!). Quindi cominciamo dall'inizio:
Non mi uccidere per aver reso L ancorapiù OOC!!! xD Lo so che lui realtà è decisamente freddo e distaccato, però volevo mostrare (specialmente in questo capitolo) quanto L sia profondamente geloso della sorella (??). E' la persona a cui vuole in assoluta, con lei non riesce a mantersi calmo. Volevo he fosse più forte di lui, ecco. Nonostante questo OOC esagerato, penso, come ho già scritto, che già dal prossimo capitolo tornaerà più il vero L del manga.
Misa sì, è decisamente IC e la trovo IC anche in questo nonostante la confusione nei confronti di Light; essendo meno stupida rispetto al fumetto/anime l'ho voluta far sembrare più ingenua e dolce da una parte, ma farte e decisa dall'altra (o forse è un'impressione mia e basta). Mi piace un sacco così però, non lo so :)
Light è un bel mistero anche per me adesso. Come ho già detto, per ora è sia IC che OOC... si vedrà cosa farà anche se comunque adesso sarà molto più presente di prima e farò capire meglio i suoi atteggiamenti (almeno ci proverò). Comunque PROMETTO che Light Kira ci sarà (anche perchè, forse sarò pazza ma lo adoro! Anzi, spesso lo preferisco al buono nonostante mi piaccia pure in quella circostanza ;)).
Con questo dovrei aver concluso... un bacione e fammi sapere! Spero che non ci siano al solito troppi errori. L'ho ricontrollato parecchie volte anche questa volta, ma ogni tanto il mio cervello è stupido quindi legge bene anche see è scritto male. Correggimi se dovessi trovare qualcosa, così da poter migliorare ;) Un bacione!

Rika: tesoroooooooooooo!!! Anche a te non ho risposto per lo stesso problema della connessione che andava e vaniva (e anche perchè mia sorella teneva sempre per sé il computer e all'una di notte, dopo una giornata piena ero distrutta!). Comunque grazie come al solito! Comunque facciamo una cosa. tu ti tieni L, io Light e poi facciamo una bella uscitaa a quattro, ti va? :P (io mi ammanetto a Light! Mio!xD). Comunque spero ti sia piaciuto anche questo chappy! Un bacio bella! Ti voglio bene! (ho porta a stampare la maglietta con la L... vediamo come verrà! Poi ti faccio vedere!!)



E con questo concludo. Purtroppo penso ci metterò un po' di più ad aggiornare, ma non disperate troppo, ok? :) (e chi si dispera xD) UN BACIO A TUTTI!!! :D

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Dubbi ***


Capitolo4

4

Doubts

 

 




<< Uhm… quindi non hai altri fascicoli su Light, vero? >>
<< Cartacei no, però se ti possono essere utili ho le cassette della sorveglianza in casa sua. Comunque non credo che quelle ti aiuteranno molto. Se lui fosse davvero Kira non si farebbe mai sorprendere in atteggiamenti sospetti >>
Annuii sfogliando per la quarta volta il fascicolo di Light. Finalmente, dopo due settimane di estenuante lavoro, mi era stato concesso il fine settimana libero… Peccato che fossero due giorni pieni che non facevo altro che controllare i fascicoli riguardanti il figlio del sovrintendete Yagami che mi aveva dato mio fratello. Data la situazione, per quei giorni avevo deciso di fermarmi da lui in albergo. Quella sera io e L eravamo soli con Watari; tutti gli uomini del quartier generale erano tornati chi a casa, chi al vero quartier generale.
Stavo distesa sul lettone di L con l’ultimo fascicolo tra le gambe: non sapevo come (e NON volevo neanche saperlo, a dire il vero), ma il mio amato fratellino era riuscito a trovare, tra le tante cose, tutte le pagelle (sempre con il massimo dei voti), premi sportivi, attestati vari e anche il test teorico di scuola guida di Light.
<< Light sembra davvero perfetto >> commentai con un sorriso gattonando fino al bordo del letto dove stava seduto L intento a cercare le videocassette della sorveglianza in uno scatolone, << o almeno così sembra dai fascicoli. Forse hai ragione tu, lo è decisamente troppo. In qualche modo dovrà pur sporcarsi la fedina penale, no? >>
<< Fai poco la spiritosa >>
<< Ma non faccio la spiritosa! >> piagnucolai poggiando le mani sulla sua schiena, << Posso capire perché t’incuriosisce tanto, infondo. E forse ti scoccerà, ma trovo anche che vi somigliate molto >>
<< Sì, lo penso anche io >> borbottò lui distrattamente tirando fuori la famigerata cassetta, << ed è per questo che mi sto fissando con lui, credo >>
<< Io spero che non sia Kira, sinceramente >> dissi sedendomi con le gambe incrociate aspettando che L prendesse posto vicino a me, << voglio dire, se lui non lo fosse, sarebbe davvero un grande alleato, non trovi? Due geni del bene che danno la caccia allo stesso serial killer da strapazzo! Non lo trovi fantastico? Potreste anche diventare amici >>
<< Non credo che possona esistere “due geni del bene” >> replicò lui accovacciandosi vicino a me nella sua solita assurda posizione, << e se posso essere sincero, da una parte mi dispiacerebbe se lui non fosse Kira >>
<< Cosa vuoi dire? >>
<< Forse ti sembrerò un po’ pazzo, ma Kira è talmente astuto che penso ci resterei male se scoprissi che non è qualcuno alla mia altezza, cosa che Light, acuto, preciso ed intelligente com’è, è nel modo più assoluto >>
Non commentai. Era un discorso talmente assurdo da avere senso.
<< Guarda. Sta partendo il nastro >>
Alzai lo sguardo verso lo schermo: Light che tornava da scuola.
<< Fratellone, quanto dura il video? >>
<< L’abbiamo sorvegliato per una settimana a partire dalle sette di sera, fino a quando non si svegliava. Fai i tuoi conti >>
<< Cosa? Ma sei pazzo! E io dovrei vedermi una cassetta che dura più o meno ottantaquattro ore?! >>
<< Certo che no >> ridacchiò lui prendendo un leccalecca alla banana dalla tasca, << I pezzi in cui dorme o va al bagno li manderò avanti velocemente. Alla fine non saranno più di 28 ore di ripresa >>
Sgranai nuovamente gli occhi per poi prendere il cuscino e stendermi a pancia sotto pranta a gustarmi il video.
<< E meno male che dovevo riposarmi questo fine settimana! >>
 
 
Quella sera guardai per più di otto ore, quasi consecutive, il video che ritraeva Light di spalle che studiava senza sosta.
“Mi chiedo dove metta i grassi di quelle patatine al consommé.” pensai mandando avanti veloce la cassetta con fare stanco. L era andato nell’altra stanza a dare un altro sguardo ad altre informazioni e carte varie nell’attesa arrivassero i membri del quartier generale.
Per quanto Light fosse un ragazzo interessante, il vederlo di schiena, chino sui libri era decisamente noioso. Non si capiva assolutamente nulla da quelle maledette riprese.
Mandai ancora avanti finché finalmente arrivò qualcosa che meritava un minimo di attenzione: Light al bagno.
Stoppai per un secondo assicurandomi che L non fosse a portata di orecchio e occhi. Poi pigiai il tasto “play”. Il Light del video osservò il suo riflesso nello specchio con un sorriso per poi togliersi maglietta e canottiera con un gesto rapido. Ok, era decisamente, ma decisamente bello! Il suo fisico così asciutto e perfetto lo faceva assomigliare ad una statua. Era davvero il ragazzo più bello che avessi mai visto in vita mia. Il castano, ignaro che qualcuno potesse riprenderlo in quelle condizioni, si tolse anche i pantaloni rimanendo solo in boxer.
“O. Mamma. Mia. Quanta. Roba!!”
Ok, quel video finalmente si stava rivelando interessante.
Il ragazzo prese un asciugamano e un accappatoio per poggiarli vicino alla doccia. Tornò a specchiarsi nuovamente: rimase fermo così per qualche secondo sorridendo ancora allo specchio scuotendo la testa. Poi fece una cosa che mi sorprese: alzò di scatto la testa e sgranò gli occhi per poi lanciare uno sguardo proprio in direzione della telecamera; uno sguardo strano, diretto, come se sapesse che qualcuno lo stava osservando. Possibile? Ma non fu tanto il fatto che si fosse girato verso la telecamera a sorprendermi quanto l’espressione sorpresa che era comparsa sul suo volto. Sembrava quasi che qualcuno gli avesse detto esattamente che la telecamera si trovava lì e lui si fosse voltato a controllare. Ma questo era ancora più assurdo, era da solo in bagno, no?
<< Misa, quando finisci con quella cassetta pot… MISA! >>
Mi voltai verso mio fratello con sguardo interrogativo per poi voltarmi nuovamente verso il video. Light completamente nudo che entrava nella doccia. Immediatamente diventai bordeaux e mi coprii gli occhi con entrambe le mani. L prese il video dal registratore per rimetterlo nella custodia.
<< Vedo che la cassetta ti è piaciuta molto >>
<< Non… cioè, no… non è come pensi, giuro! >> gridai posando entrambe le mani sugli occhi, << anzi, ti stupiresti se ti dicessi che proprio nella ripresa al bagno ho notato qualcosa d’interessante! >>
<< Al novantanove virgola nove per cento penso che si tratti della prestanza fisica di Yagami, no? >>
<< S… cioè, no! Cioè, anche! Uffa, lascia che ti spieghi! >> esclamai catapultandomi giù dal letto e afferrando la sua maglietta, << Ascolta. Inizio a pensare seriamente che tu possa aver ragione, che lui possa essere davvero Kira >>
<< E te ne sei accorta dalla ripresa del bagno? >> domando scettico.
<< Sì! >>
Gli spiegai le mie perplessità finché non si decise a rimettere la cassetta nel video registratore e guardare con me il pezzo incriminato.
<< Osserva: prima si guarda allo specchio, sorride, abbassa la testa per poi rialzarla di scatto e voltarsi proprio verso la telecamera. Non ti sembra strano? >>
L tornò indietro con il nastro per rivedere meglio ingrandendo più e più volte.
<< Sì, indubbiamente è strano >> commentò mio fratello portandosi il pollice alle labbra, << mi chiedo come abbia fatto a scoprirlo però. Seppur io sia convito che lui abbia intuito fin dall'inizio che siamo entrati in casa sua, ricordi lo stratagemma del foglietto nella porta, no?, non poteva sapere dove abbiamo piazzato le telecamere, non si è mai messo a cercarle. Questa cosa m’incuriosisce sempre di più… >>
Rimasi ferma a pensare portandomi un cuscino al petto. Era vero, nelle riprese non si vedeva una singola volta Light bazzicare per casa alla ricerca di qualcosa di sospetto come appunto cimici e telecamere, eppure qualcosa non tornava. Forse L non era così paranoico come pensavo; probabilmente il suo dire che Light era fin troppo perfetto significava che anche il suo modo di parlare e di muoversi sembrava meticolosamente studiato ed architettato ad arte? Beh, se l’atteggiamento da bravo ragazzo era solo una maschera per mascherare chi era veramente allora dovevo ammettere che era un ottimo attore, però…
<< L, visionerò nuovamente questa cassetta >> dissi riavvolgendo il nastro della cassetta, << non so perché ma credo che guardandola attentamente potrei riscontrare qualche altra cosa interessante >>
<< Ad esempio? >>
<< Se si è fatto scappare quell’espressione al bagno, che per quanto si possa notare è comunque molto repentina, magari guardando attentamente potrei trovare anche qualcosa mentre studia, qualche altro movimento particolare. Per quanto mi sembra strano che una persona riesca a fingere così a lungo, magari in realtà ogni movimento, espressione sono calcolate. Non lo so… >>
L mi guardò continuando a torturarsi il labbro per poi darmi una pacca sulla spalla.
<< Quindi non sono paranoico? >>
<< No, affatto. E credo proprio che sia anche arrivato il momento di un approccio più diretto con lui >>
<< Approccio più diretto? >>
<< Lascia fare alla tua sorellina >> dissi mentre mi stendevo sotto la coperta, << sono un’attrice e sono una donna, un’accoppiata a dir poco vincente quanto micidiale! >>
<< Attrice e… >>
<< Sì, donna, non guardarmi con quella faccia da pesce lesso con occhio da triglia presa a pugni! >> ridacchiai, << Ricorda: se una donna decide che un uomo deve essere suo e deve cadere ai suoi piedi, stai pur certo che prima o poi lui cederà, perché non c’è niente che una donna non possa ottenere se la vuole davvero >>
<< E tu cos’è che vorresti? >>
Ampliai il sorriso sulle labbra.
<< Light Yagami >>
 
 
  Quella mattina quando mi svegliai, a causa di un tremendo brusio, avevo un mal di testa da record; ero rimasta sveglia a guardare il video per tutta la notte e la mia mente non faceva altro che ripensare agli occhi di Light rivolti prima verso lo specchio e poi alla telecamera.
<< Non posso crederci che non si riesca ancora a trovare il corpo della signorina Misora! È ridicolo! >>
<< Matsuda, potrebbe smetterla di gridare? Le ho già detto che nella stanza affianco c’è Misa che dorme. Questa notte non è riuscita a dormire bene, quindi cerchi di non svegliarla >>
Peccato fosse troppo tardi: guardai la sveglia sul comodino di mio fratello.
“Solo le 9:30. Ho dormito si e no tre ore. Pensavo fosse più tardi”.
Mi appoggiai nuovamente sul cuscino provando a riaddormentarmi, ma il brusio nella stanza accanto era decisamente troppo forte e l’assenza di una porta aggravava la situazione.
Mi sollevai stropicciandomi gli occhi.
Il sonno era passato, maledizione. E nonostante questo mi sentivo uno zombie.
Dopo aver scostato le coperte con i piedi, cercando di fare meno rumore possibile, mi avvicinai al bagno continuando a stropicciarmi gli occhi.
“Uff, non fa bene ad una modella dormire così poco, mi verranno le occhiaie e le rughe”.
E infatti lo specchio non mentiva: avevo due enormi borse sotto agli occhi che forse solo un chilo di fondotinta avrebbe potuto cancellare. Sospirai rumorosamente sciacquandomi il viso.
“Ok, adesso devo studiare un piano per poter diventare molto intima con Light. Cercherò di far breccia su di lui.  Aspetta però: se lui fosse Kira avrebbe tutto l’interesse di avvicinarsi a me, come stava iniziando a fare. Quindi cosa dovrei fare? Devo essere io a fare la prima mossa o dovrei aspettare che sia lui a farsi avanti?”
Mi guardai nuovamente allo specchio constatando che forse sarebbe bastata una doccia a farmi tornare quella di sempre. Tornai nuovamente in camera di L dove presi i vestiti e un asciugamano che molto previdentemente il mio amato fratellone aveva messo su una sedia.
Dopo la doccia e dopo essermi truccata mi sentivo decisamente meglio e più me stessa. Cosa non riescono a fare una doccia e del trucco messo ad oc, eh?
<< Buon giorno, signori! >> esclamai con un sorriso entrando nel salone dove tutti gli agenti del quartier generale, più L e Light, si trovavano.
<< Già in piedi? >> chiese L sorpreso, << pensavo che avresti dormito un po’ di più >>
<< Non avevo molto sonno >> mentii con un sorriso andandomi a sedere vicino a Light, << ho solo un altro giorno di riposo in fondo. Dovrei approfittarne per uscire, andare a fare un po’ di shooping o qualcos’altro >>
<< Capisco >> commentò mio fratello prendendo tra le mani un bigné ricoperto di crema alla fragola, << e con chi usciresti? >>
<< Da sola, che domande! Rio è andata a trovare il suo ragazzo ad Osaka, mentre tutto il resto delle mie amiche è sparso tra Inghilterra e Stati Uniti, con chi dovrei andare? Con un membro del quartier generale, forse? >>
A quella frase tutti i polizioti trattennero il respiro pensando che lo stessi pensando sul serio.
<< Uhm… >>
L cominciò ad mettere zollette di zucchero nel caffè; ne contai almeno sette.
<< Light, perché non l’accompagni tu? >>
Sia io che Light sgranammo gli occhi.
<< Sono ancora un po’ restio a mandare Misa in giro da sola dopo quello che è successo e sono sicuro che con te starebbe al sicuro, no? Se l’hai salvata così prontamente senza sapere chi fosse, figurati ora che sei che è la mia sorellina >>
<< Sì, però… Ryuzaki forse… forse… sarei più utile qui, non ti pare? >> replicò Light prendendo un plico di scartoffie in mano, << Ricordi? Dobbiamo finire di controllare queste carte >>
<< Light ha ragione, L. Posso tranquillamente andare da sola o…>>
<< Insisto. >>
Guardai gli occhi di mio fratello ed immediatamente capii: voleva lasciarmi da sola con lui affinché entrassimo in intimità per poter carpire qualche informazione in più su di lui. Grande! Sinceramente non ci avrei pensato. Quindi alla fine aveva deciso davvero di darmi carta bianca. Non immaginavo tanto…
Light mi lanciò un’occhiata perplessa e non molto convinta. In risposta gli feci gli occhi dolci.
<< Ok, va bene >> sospirò alla fine.
<< Grazie mille Light! >> gridai balzandogli al collo, << bevo solo un caffè, mi metto il giacchetto e sono pronta, ok? >>
Il ragazzo annuì senza troppa convinzione mentre io correvo in camera a prendere borsa e giacchetto.
“Grazie L!”
 
 
<< Che ne dici se andiamo a prendere qualcosa da bere? Pago io! >> domandai voltandomi verso Light con un sorriso a trentadue denti.
<< Direi che è la decisione migliore che tu abbia preso nelle ultime quattro ore >> sospirò lui con fare stanco.
Mi voltai riprendendo a camminare con passo saltellante mentre il castano dietro di me, da bravo accompagnatore, portava tutte le buste con le cose che avevo comprato. L’avevo trascinato nel mio centro commerciale preferito. Ero entrata praticamente in tutti i negozi provando sempre almeno due o tre capi. Tra i tanti negozi stavo cercando anche una piccola fumetteria che aveva sempre avuto un sacco di cose. Mi ero sorpresa nel vedere che aveva chiuso. Pensare che ci era andata meno di un mese prima.
Bah, strano.
Continuammo a camminare per un bel po’ finché, quasi alla fine del corridoio non ci ritrovammo di fronte ad un’enorme entrata con insegne colorate e decisamente troppo fosforescenti. Mi avvicinai incuriosita mantenendo il passo saltellante.
 
“BENVENUTI AL MANGA CAFÉE! L’UNICO POSTO DOVE POTETE TROVARE TUTTI I VOSTRI MANGA PREFERITI, GAGTES, COSPLAY E CHI PIU' NE HA NE METTA! E SE COMPRERETE ANCHE UN SOLO MANGA LA BIBITA È IN OMAGGIO! COSA STATE ASPETTANDO? ENTRATE AL MANGA CAFÉE! ”
 
<< Che dici? Entriamo? >> chiesi continuando a guardando con estrema curiosità la fosforescentissima insegna.
<< Qui? >> fece lui perplesso lanciando occhiate disgustate alla scritta e all’interno del locale.
<< Perché no? M'incuriosisce questa nuova fumetteria e poi devo comprare due fumetti che sono usciti più di due settimane fa ma che non ho avuto il tempo di andare a comprare. E già che ci siamo tanto vale non pagare la bibita, no? >>
Il ragazzo guardò nuovamente l’insegna del negozio e il suo interno << Beh, se proprio devi comprare dei fumetti, tanto vale approfittarne >> sospirò lui seguendomi nel grande atrio.
Subito ci venne incontro una ragazza vestita da maid decisamente molto, ma molto svestita (troppo anche per una maid normale!) che fece subito gli occhi dolci a Light.
<< Benvenuti signori! Preferite passare all’angolo prima all'angolo “mondo manga” o al caffé? >>
<< Io penso che andrò a cercare i fumetti. Mi accompagni o preferisci sederti e prendere qualcosa?  >> chiesi incenerendo senza quasi rendermene conto la dolce maid.
<< Tu vai. Se non ci metti tanto ti aspetto per il caffè >>
<< Ok, sarò un lampo! >> e senza nemmeno aspettare la sua risposta mi diressi verso le scale più avanti seguendo l’insegna “MoNdO mAnGa”.
Arrivata al piano superiore rimasi felicemente sorpresa: scaffali pieni zeppi di fumetti elencati per genere, anno e mese di pubblicazione. Era enorme.
“Allora, vediamo un po’…” iniziai a scorrere il dito tra i vari scaffali, “Hell Girl, Hell Girl, Hell Girl… ah, ci sono! Eccolo!”
Con mia grande sorpresa erano  usciti addirittura due numeri in più di quanto mi aspettassi! Ottimo, così non ci sarebbero stati davvero problemi con la tassa per la bevanda e avrei avuto molto più da leggere.  Per la troppa euforia mi trovai a sfogliare il volumetto e leggerne le prima pagine. Non c’era niente da fare, quel fumetto m’intricava disegno dopo disegno e storia dopo storia. Mandare una persona all’inferno per il male commesso ma accettare di finir tu stesso all’inferno dopo la morte pur di non far soffrire più una persona a te cara o te stesso… io l’avrei mai fatto? Avrei mai potuto sigillare un simile patto con “la figlia degli inferi”? Forse sì, ma di sicuro mi sarebbe piaciuto di più essere lei (con quello stupendo kimono!). Strano però, la filosofia di quel fumetto mi ricordava qualcosa. Ma cosa?
<< Ma guarda, guarda chi abbiamo qui… >>
Mi voltai di scatto spaventata, facendo un salto all’indietro.
Non appena mi resi conto di chi avevo davanti spalancai subito gli occhi e il precedente spavento bruciò diventando immediatamente rabbia.
<< Thomas. Che ci fai qui? >>
<< Potrei farti la stessa domanda, lo sai, Misa? >>
Sentivo il sangue gelarmi le vene come non mi era mai successo in vita mia, ma dovevo rimanere calma. Dovevo mostrarmi distaccata e trovare un modo per raggiungere Light che mi stava aspettando al caffè.
<< Sono qui per lavoro >> risposi fredda, << e tu? >>
<< Lo stesso >> disse lui accennando un sorriso su quella faccia da bravo bambino, << Devo ammettere che più passa il tempo più diventi bella Misa >>
<< Non posso certo dire lo stesso di te, Thomas. Hai perso tutto il tuo fascino >>
<< Andiamo, non sarai ancora arrabbiata per quella storiucola con Jenny? >> cominciò a ridere sguaiatamente lui, << Lo sai che non era niente di serio. È stata solo una scopata, per la quale ti ho anche già chiesto scusa! Ho capito il mio errore, sai? E poi, tu sei decisamente meglio di quella, da tutti i punti di vista…>> la sua mano provò a sfiorarmi il volto. Mi scostai subito con un gesto rapido e brusco.
<< Non mi toccare >>
<< Uuuhh! La gattina ha tirato fuori le unghie… >>
<< Non ti conviene provocarmi se non vuoi che lo dica immediatamente a mio fratello >> ruggii con voce roca, << anche lui si trova in Giappone, più vicino di quanto immagini >>
Per un istante lo vidi impallidire per tornare immediatamente lo sbruffone che tempo addietro non mi ero accorta che fosse.
<< Ma lui adesso non è qui con te, vero? >>
<< No, ma… >>
Mi ritrovai con le spalle attaccate alla libreria. Il volto del ragazzo troppo vicino al mio. Per un momento mi sembrò anche di tornare indietro nel tempo, quando avere le sue labbra così spaventosamente vicine alle mie mi faceva sentire al settimo cielo e la ragazza più felice e fortunata sulla faccia della terra. Adesso, l’unico sentimento che provavo era una rabbia quasi incontenibile.
<< Devi stare attenta, Misuccia. Sono diventato più famoso di quanto tu possa solo lontanamente immaginare. Se ti incrocerò sulla mia strada rischi di non finire affatto bene se lo voglio, capisci cosa intendo, no? >>
<< Mi stai minacciando?! >>
<< No, non ti sto minacciando >> ridacchiò lui avvicinando ancora di più il suo viso al mio, << ti sto semplicemente avvertendo. Prova ad intralciarmi in qualche modo, in qualsiasi modo, e io farò lo stesso con la tua carriera >>
“Bastardo!”
Rimase a fissarmi negli occhi per qualche altro interminabile secondo, finché, improvvisamente, non riuscii più a respirare: le sue labbra si erano posate prepotentemente sulle mie cercando addirittura di approfondire il bacio. Quel maledetto voleva umiliarmi più di quanto non avesse già fatto in passato. Non era altro che un bastardo! Lo allontanai bruscamente cercando di trasmettergli tutto l’odio che stavo provando.
<< Ti ho sempre adorata Misa. Quando vuoi, e solo quando vuoi, hai fegato >>
Continuai ad incenerirlo mentre mi abbassavo leggermente a prendere i fumetti che molto gentilmente aveva fatto cadere a terra quando mi aveva spinta sulla libreria.
<< Thoooooooomaaaaaaaaaaaaas! My deaaaaaaaaaaaar! >>
Alzai appena lo sguardo: una finta rossa, con voce stridula, sul metro e settanta con fianchi decisamente larghi e ondeggianti si stava avvicinando a noi.
<< Thooomas, dear. I want go out. I thought that this shop was a library >> immediatamente abbassò lo sguardo verso di me, sorpresa e quasi disgustata, << Oh… dear, who is she? A friend? >>
<< Yes, she is my old friend >>
La ragazza mi guardò per qualche altro istante finché non lo prese per un braccio e lo baciò come se volesse dimostrarmi qualcosa.
<< Thoms is my boyfriend! >> sottolineò lei guardandomi di sott’occhi dopo essersi scollata.
Per un momento la compatii; per quanto stupida e gallina potesse essere, o quanto meno apparire, mi faceva pena. Non sapeva neanche quanto fosse sfortunata ad avere un ragazzo del genere. Anzi, peccato che non fosse arrivata prima, magari se ne sarebbe accorta.
Comunque peggio per lei. Io avevo già dato.
<< But in fact… who could want him? >> replicai, << Excuse me. I must go on >> e senza degnarli di un altro sguardo mi diressi velocemente infondo alle scale diretta verso la cassa dove pagai i due fumetti. La maid alla cassa, la ragazza che aveva accolto me e Light mi disse che il castano aveva consumato una bibita e se volevo potevo includerla nel prezzo di uno dei due fumetti, cosa che feci per poi dirigermi verso il suo tavolo.
<< Misa, ma quanto ci hai messo? Ho aspettato un po’, ma poi mi è venuta sete e… >>
<< Andiamocene >>
<< Cosa? >>
<< Andiamo via. Ho fatto includere la bibita nel conto dei miei fumetti. Adesso andiamo >>
Mi lanciò uno sguardo interrogativo ma subito dopo, quasi contento, prese le buste che aveva posato per terra per seguirmi fuori dal negozio.
<< Cosa vuoi fare adesso? >>
<< Voglio andare a casa >> mormorai tenendo la testa bassa, << voglio… solo andare a casa >>
Non riuscivo a non pensare a Fileni: mi aveva usata e umiliata in passato e in meno di cinque minuti era riuscito a fare la stessa cosa. Mi dava fastidio, profondamente fastidio; vedendolo con quella gatta morta, non che fossi gelosa, figuriamoci se potevo essere gelosa di una tipa così!, riprovai con una maggior nota di fastidio e schifo la rabbia che avevo provato quando l’avevo beccato a letto con quell’altra stupida impaccata di soldi.
Una volta arrivati alla macchina, Light mi aprii la portiera senza proferire una parola. Probabilmente mi stava osservando da un po’ cercando di capire dove fosse finito tutto il mio entusiasmo.
<< Dove ti porto? A casa tua o da Ryuzaki? >>
<< A casa mia. Ho bisogno del mio letto e di stare un po’ da sola >>
Accese il motore e per gran parte del viaggio rimase in silenzio, attento alla strada. Dopo un po’ sentii la macchina fermarsi.
<< Misa, cosa c’è? >>
<< Niente >> risposi automaticamente con voce inespressiva.
<< Non è vero. È successo qualcosa dentro quella fumetteria >>
<< Ho detto niente >> ripetei con voce ancora più bassa e quasi impercettibile.
<< Misa… >>
<< SE DICO NIENTE SARÁ NIENTE, NO? >> senza rendermene conto avevo urlato sbattendo il pugno sul cruscotto dell’auto, << AHI! >>
Mi voltai verso il castano e poco meno di tre secondi dopo scoppiai a piangere rannicchiandomi sul sedile nella stessa posizione utilizzata in genere da mio fratello. Lacrime di tristezza, dolore e rabbia repressa e riaffiorata. Light sembrava perplesso.
La sensazione di umiliazione che avevo cercato di contenere aveva rotto gli argini della diga che con tanta fatica avevo provato a costruire inutilmente. Rimasi ferma a singhiozzare con il volto schiacciato alle ginocchia. Dopo un po’ due braccia forti mi circondarono e io mi strinsi ad esse non sapendo a cos’altro aggrapparmi. Probabilmente se ci fosse stato L mi sarei sorretta a lui, ma in quel momento a mia disposizione avevo solo Light. Cavolo, piangere davanti al quasi certo Kira era davvero il massimo, per non dire il colmo! Però il suddetto quasi certo Kira aveva quell’odore di pino che mi era così familiare e rassicurante da farmi sentire al sicuro come nessun’altro.
Proprio come il giorno in cui mi avevano aggredita, cominciò ad accarezzarmi i capelli dolcemente lasciandomi sfogare tutto il tempo che volevo.
<< Mi dici cos’è successo? >>
<< Th… Thom… Thomas… >>
<< Thomas? E chi è? >> chiese allontanandomi leggermente da sé per potermi guardare negli occhi.
<< Thomas è il mio ex ragazzo >>
Cominciai a raccontargli la storia dagli albori, come se fosse il mio migliore amico e cercassi conforto in lui. Light rimase in silenzio, indurendo leggermente il viso quando gli dissi quello che mi aveva appena fatto nella fumetteria.
<< Possibile che tu non possa girare da sola neanche per un secondo? Sei una calamita per teppisti e gentaglia! >>
<< Penso proprio che tu abbia ragione, sai? >> risi amaramente passando una mano sugli occhi per asciugarli, << Se solo sparisse dalla faccia del pianeta guarda… tu non hai idea di quanto sarei contenta… >>
<< Beh, se Kira sapesse dell’esistenza di un essere del genere non glie la farebbe passare liscia >> commentò Light guardando oltre il parabrezza, << che gente insulsa e inutile… >>
<< Sì perché adesso Kira è diventato come Hell Girl! Ma dai! E comunque non intendevo “sparire” nel senso di “farlo fuori” >> borbottai guardandolo di sbieco, << e comunque non credo lo farebbe mai >>
<< Perché? >>
<< Andiamo Light, proprio tu lo viene a chiedere a me?! >> esclamai seriamente sorpresa della sua domanda, << Kira uccide CRIMINALI, non stronzetti da due soldi che fanno soffrire la loro fidanzata e in questo caso ex. E poi penso che uccidere sia sbagliato. È un crimine orribile >>
Immediatamente mi risvegliai dal torpore in cui ero caduta a causa di quell’imbecille di Thomas; senza volerlo eravamo finiti a parlare di Kira. Forse… avrei potuto scoprire qualcosa da quella conversazione? Però strano che avesse detto una frase del genere: possibile che il vero Kira dicesse che avrebbe potuto uccidere un don Giovanni da strapazzo solo perché questi aveva fatto soffrire la sua ragazza? No, impossibile. Non sarebbe stato da Kira; lui aveva un suo codice d’onore, non avrebbe mai perso tempo con certa gente e poi che senso avrebbe avuto con la sua missione?
Mi voltai a guardare Light per vedere la sua reazione.
Impassibile.
Una statua di ghiaccio.
Aveva voltato la testa dall’altra parte.
<< Sì, uccidere è un crimine >> la sua voce era appena percepibile e sembrava stesse parlando più a se stesso che a me, << ma è giusto uccidere persone innocenti? È giusto che un molestatore sessuale resti impunito dopo aver stuprato anche solo una ragazza? O che un rapinatore dopo aver ucciso degli ostaggi venga condannato solo a qualche anno di galera dopo aver tolto ai cari di quelli che ha ucciso la persona amata? Oppure che qualcuno uccida un padre o una madre di famiglia lasciando un figlio orfano senza motivo rischiando addirittura di uscirne pulito? Molta gente riesce ad uscirne pulita perché troppa gente all’interno del governo è corrotta! A te sembra giusto questo? >>
No, non era giusto. Io avevo visto i miei genitori morire davanti ai miei occhi; più di una volta, crescendo, mi ero chiesta per quale motivo doveva essere successa una cosa del genere e più di una volta mi era tornato in mente il volto del loro assassino. Avevo addirittura sognato di ucciderlo con le mie stesse mani per fargli male, quasi quanto ne aveva fatto a me per tutti quegli anni, ma L mi aveva assicurato che stava marcendo in galera e che vi sarebbe rimasto per almeno trent’anni.
<< Molta gente si sente più sicura da quando è arrivato Kira, non puoi negarlo. Non può negarlo nessuno >> la voce di Light, in genere così setosa e dolce mi sembrava d’un tratto fredda e distaccata. Terrificante, << dì la sincera verità, Misa >> disse poi voltandosi verso di me, << se tutta la criminalità sparisse, tu non ti sentiresti più al sicuro? >>
“Sì”.
Un momento, cosa avevo appena pensato? Quella di Kira non era giustizia! Eppure…
<< Sì, mi sentirei più tranquilla. Non posso negarlo >>
<< Puoi dirti quindi contro Kira? >>
“Posso dirmi contro Kira?”
<< Io so solo che Kira non è la giustizia >> mormorai dopo parecchi minuti, << e se lo conoscessi, cercherei in tutti i modi di fargli capire che per quanto il suo ideale possa essere giusto, non è questo il modo di agire. Non macchiandosi le mani dello stesso crimine di quei delinquenti >>
Rimasi per qualche secondo a guardare nel vuoto. Ero convinta di quello che avevo appena detto.
Sì, assolutamente convita.
<< Hai ragione >> disse lui, << il modo non è certo dei migliori ed è per questo che io e tuo fratello stiamo cercando di catturarlo, no? >>
Alzai lentamente la testa voltandomi verso di lui: le sue labbra si erano aperte nell’ennesimo dolce sorriso della giornata.
“Un ragazzo che sorride in questo modo può essere davvero Kira? Possibile che questo sorriso sia solo una menzogna?”
<< Dai, per farti riprendere dalla brutta esperienza con quel tipo in fumetteria ti porto a pranzo fuori! >>
<< Preferirei di no >> sorrisi, << sono un po’ stanca e vorrei solo stendermi nel mio lettone. È stata una mattinata davvero piena  e inizialmente anche divertente >>
<< Certo >> sbuffò lui, << anche io mi divertirei a girare ottomila negozi, comprare questo mondo e quell’altro e poi avere un facchino che mi porta tutto. Anche se i negozi che giro io non sono certo di vestiti >>
Scoppiai a ridere.
<< Non ci credo che tu non ti sia divertito neanche un po’! Così mi fai passare per una ragazza terribile >>
<< Effettivamente un po’ lo sei >> rispose lui svoltando nella via di casa mia, << anzi, se posso dirti la mia, un pomeriggio di shooping con te, è molto peggio della morte che dà Kira ai criminali >>
<< Antipatico! E poi non ci credo… ti ho concesso di vedermi sfilare GRATIS invece di annoiarti al quartier generale con mio fratello >>
<< Non mi piacciono le sfilate >> commentò lui fermando la macchina proprio di fronte al mio appartamento, << preferisco di gran lunga indagare. Anche se devo essere sincero: la modella è la ragazza più bella che io conosca >>
Le mie guance immediatamente presero a bruciare e a tingersi di rosso.
Quello poteva essere un atteggiamento da Kira per irretire le sue vittime?
“Sì, decisamente sì!”
 
 
Ero proprio contenta di tornare a lavoro.
Ci voleva proprio! Mi serviva a non pensare a tutto quello che era successo il giorno prima seppur i momenti trascorsi con Light tra le vetrine e il momento in cui mi aveva consolata erano degni di essere ricordati. Sì, speravo davvero che lui non fosse Kira, seppur quella conversazione non mi avesse aiutata quasi per niente. Se in un secondo mi aveva fatto credere che assolutamente non potesse esserlo, dall’altra mi aveva lasciato il dubbio. E poi c’era la questione della cassetta... Uffa! Era troppo complicato!
<< Signora Veronique? >> chiesi ad una delle assistenti al trucco, << potrebbe portarmi qualcosa da leggere? Non lo so, una rivista un giornale? Aspettare senza fare nulla mi snerva! >>
<< Certo signorina Misa, glie lo porto subito >>
Accavallai le gambe cercando di non pensare troppo. Non mi faceva bene per niente, specialmente a lavoro! Le mie energie dovevano essere usate solo per le sfilate e i servizi fotografici e il pensare a quelle cose mi faceva perdere il cinquanta per cento delle energie.
<< Signorina, purtroppo ho trovato solo il giornale di oggi >>
<< Non importa, andrà benissimo ugualmente >>
Presi il quotidiano guardando la prima pagina:  c’era un enorme titolo dedicato a Kira e su l'ultima serie di omicidi che aveva compiuto.
“Certo che Kira non si ferma mai, eh?”
Lessi l’articolo girando pagina.
Continuai a leggere finché i miei occhi non si posarono sulla foto di un uomo; aveva l’aria familiare, l’avevo visto da qualche parte... perché adesso mi sfuggiva? Lessi la didascalia sotto la fotografia: Hottari Hakarashi. Guardai nuovamente il volto dell’uomo cercando l’articolo che lo riguardava:
 
“Sembra accertato ormai che il signor Hottari Hakarashi, accusato di aver ucciso a coltellate la signora Sayuki Hinata, madre di famiglia, semplice casalinga, sia stato rilasciato per mancanza di prove. È ormai la quinta volta che quest’uomo viene accusato e scagionato per lo stesso motivo. Possibile che sia sempre davvero innocente ed immischiato in casi equivoci e sia vittima di qualcuno, oppure è davvero l’assassino che molti pensano che sia?”
 
Guardai nuovamente la fotografia e improvvisamente mi sentii gelare il sangue.
Quell’uomo… era il ladro che aveva ucciso i miei genitori!
L mi aveva assicurato che quell’uomo era stato arrestato, ma allora perché stava a piede libero? Cosa voleva dire che era stato rilasciato per mancanza di prove per la quinta volta?
L in realtà… mi aveva mentito?




To be continued...


Finalmente ce l'ho fatto a finire di scrivere questo capitolo! Devo essere sincera, è stato un vero parto!  L'ho scritto tipo quattro o cinque volte ma non mi soddisfaceva mai, ma alla fine ce l'ho fatta!
Che mi dite della fine del capitolo? Vi ho messo un po' di curiosità? ;) questa è l'unica cosa che fino ad ora è rimasta inalterata in tutte le versioni: come nella trama originale è troppo importante la questione dei genitori di Misa e forse nella mia fic lo è ancora di più (chi lo sa?).
Comunque spero davvero che vi sia piaciuto perchè è stato davvero ostico per me anche se devo ammettere di essere soddisfatta di come è uscito. Spero di riuscire a scrivere  in breve il prossimo anche perchè la prossima settimana parto e seppur mi porti il computer durante il viaggio per non annoiarmi (guarda caso mi porterò anche tutta la serie animata di death note... oh che caso! xD), non credo avrò molto tempo per scrivere. Chiedo perdono!

Come al solito mi auguro non ci siano troppi errori (anche se so già che dovrei passare in reassegna tutti i capitoli e ricontrollarli -.-).

Volevo ringraziare come al solito le mie mitiche e fedeli recensitrici (si può dire? Boh xD) Rika, Labestiapazza, Yuuki, Eli e Pricess Serenity sperando che questo chappy vi sia piaciuto come al solito se non di più (ovviamente io spero di più, ma credo sia normale xD): non vi rispondo sulla pagina perchè mi sembra quasi assurdo riscrivervi le stesse cose che già vi ho scritto nella risposta al commento. D'ora in poi vi ringrazierò sempre in quel modo, è tanto comodo xD e poi è meglio, rispondo con più calma e subito :) Però se voi preferite che continui a farlo a fine capitolo riprenderò.

Un grazie a tutti coloro che leggono ma sono timidi e non lasciano recensioni.

Un bacione a tutti e... Oyasumi! ;)
Marty!

Ps: ho cambiato nick ma sono sempre io!=D

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Usotsuki! ***


Capitolo5

Dedico questo capitolo ai miei due cuginoni Giovy e Andry.

Capitolo 5

Usotsuki





Il mio cuore aveva smesso di battere…
Tic…
… Tac
Il ladro che aveva assassinato i miei genitori era libero…
Tic…
…Tac
Nonno Wammy, L...
Tic…
…Tac
L: la persona che più amavo al mondo, mio fratello, il mio migliore amico, la mia spalla, la mia guida, la mia seconda famiglia… Mi aveva mentito.
“Mentito… Mentito… Mentito…”
Strinsi tra le mani la pagina di giornale con talmente tanta forza da strapparne gli angoli senza neanche rendermene conto.
Non volevo crederci.
Non potevo crederci.
Sentivo gli occhi pizzicare tanto da far male.
Mi sentivo persa.
Avrei voluto urlare ma sapevo che non potevo farlo. Non lì, non a lavoro dove avevo tutti gli occhi puntati addosso, dove qualsiasi segno di cedimento rischiava di finire spiattellato in prima pagina senza pietà.
Chiusi gli occhi respirando a fondo. Dovevo calmarmi, indossare la mia solita maschera da Misa-Misa e aspettare che la giornata passasse come sempre.
“L mi ha mentito…”
No, non poteva essere. Doveva esserci una spiegazione a quell’articolo, a quel piccolissimo paragrafo scritto a fondo pagina. L non mi aveva mai mentito e mai l’avrebbe fatto su una cosa del genere. Sì, gli avrei mostrato il giornale quanto prima, ne avremmo parlato con calma e sicuramente mi avrebbe spiegato ogni cosa tranquillizzandomi come aveva sempre fatto con un abbraccio e un bacio sulla fronte.
Respirai nuovamente aprendo gli occhi.
Il giornale ormai era diventato un pezzo di carta straccia.
Rilessi nuovamente l’articolo provando un’altra dolorosa fitta all’altezza dello stomaco. Cercai di scacciarla inspirando per l’ennesima volta mentre cercavo di strappaee alla bella e meglio il trafiletto con la foto dell’uomo mettendolo nella borsetta. Era solo un pezzo di carta ma sembrava pesare quanto un macigno.
<< Misa-Misa, vieni! Ti aspettano in sala trucco! >>
<< Arrivo! >>
Chiusi nuovamente per un altro attimo gli occhi cercando di scacciare dalla mente il viso di quell’uomo maledetto urlandomi di non pensarci seppur fosse la cosa più difficile che stessi provando a fare da dieci anni a quella parte.
In testa avevo un solo pensiero: parlare con L. Nient’altro era importante se non chiarire quella situazione direttamente con lui.
Come ogni sera Rioshi mi stava riaccompagnando a casa; mi guardava di sott’occhi con fare preoccupato. Aveva capito che doveva essermi successo qualcosa mentre ci trovavamo a lavoro, dato che la mattina ero la Misa chiacchierona e allegra di sempre, ma ugualmente non osava chiedermi nulla. Mi conosceva bene ormai e sapeva che se l’avesse fatto avrebbe rischiato che le abbaiassi contro oppure una non risposta mascherata quasi alla perfezione.
Da quando eravamo partite dalla Yoshida, libera finalmente di rimanere quanto meno chiusa nel mio mutismo, mi stavo torturando in maniera quasi esagerata le mani.
Alla fine decisi di prendere il cellulare dalla borsa e chiamare mio fratello. Il telefono squillò a lungo.
<< Pronto? >>
All’udire la sua voce, in genere per me così calda e familiare, sentii lo stomaco attorcigliarsi in maniera spiacevole, come se mi avessero tirato un pugno.
Non risposi subito.
Sentivo gli occhi pizzicare nuovamente e sapevo che se avessi parlato in quel momento L avrebbe sentito la mia voce stranamente tremante.
<< Misa? Pronto? Ci sei? >>
“Forza Misa. Infondo l’hai chiamato tu”.
<< Ciao fratellone! Scusami non avevo sentito la tua risposta, il telefono non prende bene! >> dissi con fare decisamente troppo entusiasta e la voce particolarmente acuta, << Che ne diresti se facessi un salto da te adesso? Ho bisogno di vederti >>
<< Lo sai che sei sempre la benvenuta qui, Misa >> rispose L con la sua solita voce dolce, tanto che mi sembrò di vederlo sorridere dall’altro capo del telefono, << solo che siamo molto indaffarati al quartier generale. Forse il sovrintendente ha trovato la pista giusta da seguire per trovare Kira >>
<< Ah, fantastico! >> gridai nella cornetta, << Magari passo domani allora, che ne dici? Dovrei vederti in privato… >>
<< In privato? >> chiese lui sorpreso, << Mi fai spaventare sorellina, è successo qualcosa? >>
Sì.
<< No! Ma che dici!? >> esclamai cercando di trattenere il più possibile la voce ferma e normale, << Voglio solo passare un po’ di tempo da sola con il mio fratellone. Ho bisogno di coccole >>
Sentii L ridacchiare divertito.
<< Hai ragione, ti sto trascurando troppo ultimamente, ma lo sai meglio di me quanto sia importante questo caso. Kira è… >>
“Più importante anche del ladro che ha ucciso i miei genitori”.
<< ... Il caso più importante e difficile che ti sia mai passato tra le mani, lo so. Non preoccuparti. Se domani ho un po’ di tempo passo a trovarti. Ora torno a casa. ‘Notte fratellone >>
<< Buona notte Misa, sogni d’oro >>
“Sogni d’oro… Certo…”
Agganciai inspirando forte.
Rimandare quella conversazione mi avrebbe spedita al manicomio ma da una parte mi sentivo più sollevata: ero sempre stata un’ottima attrice ma con L non ero mai stata brava a mentire e mai ci sarei riuscita, mi sgamava sempre; al massimo, come pochi minuti prima, riuscivo a mascherare, e non sempre bene, quello che avevo per via telefonica ma ero sicura che se l’avessi avuto davanti, probabilmente, sarei crollata come un fragilissimo castello di carte.
Dovevo ammettere che era la prima volta che dubitassi di lui e questo mi faceva stare ancora peggio.
Sogni d’oro…
Già… Dovevo sperarlo.
I miei piedini scalzi zampettarono sulle fredde mattonelle della cucina. Come ogni sera mi era venuta sete e io, sempre come al solito, mi ero alzata cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare mamma e papà.
Provai ad accendere la mia mini torcia che usavo apposta la notte per muovermi per casa. Peccato che non si accese. Tentai ancora mentre le gambe cominciavano a tremare.
“Ho dimenticato di mettere le pile nuove!”.
Maledizione! Al buio uscivano dalle loro tane i fantasmi; tendendo appena l’orecchio si potevano sentire i loro passi felpati mentre camminavano per casa.
“Niente paura. C’è Mr. Felix con me”.
Mi strinsi al mio gattino di peluches e aprii il frigorifero. Presi un bicchiere e bevvi l’acqua il più velocemente possibile.
Niente di più normale.
Posai la bottiglia e sciacquai il bicchiere per poi rimetterlo al suo posto; sapevo che papà si sarebbe arrabbiato se avesse trovato la stoviglia in disordine il giorno dopo. Inoltre, sapevo anche che se non l’avessi fatto non mi avrebbe permesso di partecipare al provino per la pubblicità dei biscotti per la quale mi avevano scritturata da qualche settimana.
Stavo finendo di asciugare il bicchiere quando lo sentii.
Il rumore di un vetro rotto.
M’immobilizzai spaventata sul posto.
Un altro vetro rotto.
E un altro e un altro ancora. Era quello della porta di vetro della veranda.
“I fantasmi…”
Prima che il cervello potesse pensare a cosa fare le mie gamba corsero veloci verso la stanza dei miei genitori.
Mamma e papà dormivano tranquilli come sempre abbracciati l’uno all’altra. Senza troppe cerimonie mi fiondai su di loro iniziando a scuotere mamma con forza.
<< Mamma! Mamma! C’è un fantasma! >>
<< Mis… Misa cosa c’è? >>
<< Un fantasma mamma! L’ho sentito! È entrato in casa! >>
Mamma si stropicciò gli occhi mettendosi a sedere accendendo la lampada sul suo comò.
<< Amore, ne abbiamo già parlato tante volte: non c’è nessun fantasma. Sarà stato il gatto dei vicini che… >>
<< Non è vero mamma! >> replicai con le lacrime agli occhi sempre più spaventata. << Sveglia papà! Sveglia papà! Questa volta c’è davvero! Non me lo sono inventata! >>
Mamma mi sorrise dolcemente accarezzandomi amorevolmente la guancia.
<< Vedi troppi cartoni strani con streghe, maghetti, folletti e… >>
Ma il rumore di un altro vetro rotto la bloccò.
Spalancò gli occhi con fare preoccupato.
<< Hai sentito? Hai sentito mamma? C’è un fantasma proprio come avevo detto io! Visto che non me lo sono inventata? >>
Lei annuì piano continuando a sorridermi mentre con una mano cominciava a scuotere mio padre.
<< Hikaru. Hikaru… >>
Papà aprì prima l’ occhio sinistro e poi l’altro.
<< Hikaru c’è qualc… C’è un fantasma di sotto… >>
<< Un cosa? >> chiese papà assonnato guardando mamma di sbieco.
<< Un fantasma, un fantasma papà! Vallo a prendere! Tu sei forte, forte e lo caccerai via subito! >>
<< Ancora con questa storia del fantasma? >> chiese lui voltandosi dall’altra parte.
<< Hikaru, il fantasma c’è davvero >>
Non riuscivo a capire come mai la voce della mamma fosse così spaventata e tremante. Forse gli adulti si atteggiavano tanto ad essere duri e coraggiosi ma appena si trovavano di fronte ad un vero fantasma avevano paura come i bambini?
Ero convinta che papà avrebbe cacciato immediatamente il fantasma, che problema c’era? Io ero piccolina ed era normale che li temessi, ma papà era il cavaliere mio e della mamma, ci avrebbe sicuramente salvate!
Un altro rumore. Piatti rotti.
Questa volta anche papà si mise a sedere con fare preoccupato.
<< Io l’avevo detto c’era un fantasma, ecco! Voi non mi credete mai! >> brontolai stringendomi a Mr. Felix indignata ed offesa, << Tanto adesso tu vai e cacci via il fantasma cattivo, vero papà? >>
I miei si guardarono lanciandosi un’occhiata che non avrei mai e poi mai potuto dimenticare, di un’intensità tale da non poter essere descritta né commentata. Era come se si vedessero per l’ultima volta.
Dopo un secondo rumore di piatti rotti insieme ad altri vetri, papà mi guardò con un sorriso per poi stringermi forte a sé come non mi aveva mai fatto prima.
<< Certo. Adesso papà manderà via il fantasma cattivo e dispettoso. Tu resta con la mamma, va bene?
Sorrisi mostrando la mia dentatura sdentata e il mio Mr. Felix a papà.
<< Ok! Tanto c’è anche il mio micio che mi protegge! >>
<< Brava >> mormorò papà con lo stesso sorriso triste, << voi restate qui. Vi voglio bene >>
Vidi papà scendere dal letto prendendo in mano la sua mazza da golf preferita. Mamma mi strinse a sé mettendomi sotto le coperte.
<< Papà caccerà il fantasma >> mi sussurrò lei all’orecchio, << noi dobbiamo solo aspettarlo qui, sotto le coperte e vedrai che… >>
Un grido.
“Papà!”
Una botta secca.
Un altro grido.
Uno sparo.
Una risata macabra.
“Il fantasma cattivo…”
Mamma mi strinse ancora più forte a sé dandomi un bacio sulla fronte. Al piano di sotto il rumore di oggetti rotti continuava a sentirsi sempre più forte; porte che sbattevano, il vento che ululava, spari e altre risate macabre, lugubri e scure.
Mamma continuò a stringermi ma dopo un po' sentii la sua presa allentarsi. Alzai gli occhioni azzurri senza sapere cosa fare. Cercai i suoi in genere così rassicuranti, dolci, sinceri e simili ai miei.
<< Ascolta amore >> cominciò lei parlando velocemente e a voce bassissima, << papà ha sicuramente bisogno di me per cacciare via il fantasma. Deve essere proprio cattivo e dispettoso, lo sai? >>
<< Ma cosa vuole da noi, mamma? Sono stata cattiva? Forse è un Poltergaist… >>
<< No tesoro! Non hai fatto niente che non va! >> esclamò lei stringendomi nuovamente a sé accennando un risata tra il divertito e il rammaricato, << Però lo sai cosa fai tu adesso? >>
Feci segno di no con la testa.
<< Adesso ti metti sotto al letto con Mr. Felix e giocate al campeggio >>
<< Sotto al tuo lettone? >> domandai contenta.
Era una cosa che non mi permetteva mai di fare perché diceva che per terra era tutto sporco.
<< Sì, sotto al letto e non uscire fino a domani mattina, quando vedrai la luce del Sole illuminare la stanza e solamente se non sentirai altri rumori al piano di sotto >>
<< Perché? >>
<< Sennò che campeggio è? >>
Alzai gli occhi verso di lei. Erano tristi come quelli di papà.
<< Mamma… >>
<< Su, sotto al letto >> ordinò gentile aiutandomi a spostare la trapunta per potermi infilare meglio.
Piano mi acquattai sotto al letto. Non era comodo, ma era troppo bello aver ottenuto quel premio.
<< Mamma? >>
<< Sì, amore? >>
<< Cacci via il fantasma e torni da me, vero? >>
Non rispose subito. Mi guardò per qualche secondo per poi sorridere, << Ma certo tesoro >>
<< E anche papà? >>
<< Anche papà >>
Continuai a fissarla poco convinta.
<< Io... Gioco al campeggio >>
<< Gioca al campeggio, sì >> fece per sistemare meglio il mio nascondiglio per poi rialzare la trapunta. << Amore, prendi questo numero >> mi passò un foglietto di carta, << mettilo dentro Mr. Felix e chiamalo se dovesse essere necessario >>
<< Necessario? >>
Cosa voleva dire?
<< Misa, mamma e papà ti vogliono tanto bene… >>
Poi la figura di mamma scomparì.
Tutto cominciò a diventare strano.
La notte si tinse di rosso e nero. Quell’insieme di colori forti e taglienti si mischiò all’odore agre del sangue, ad urla straziate e risate folli di gioia perversa.
Mi strinsi di più al mio gattino di peluches troppo spaventata per muovermi dal mio rifugio.
La porta si aprì di colpo.
Dei passi violenti inasero la stanza e non erano di certo quelli di papà.
Il fantasma”.
Aspettai che andassero via. Quando fui sicura che non ci fossero più, uscii dal mio nascondiglio: sapevo che mamma non voleva, che mi aveva ordinato di rimanere lì fino al mattino successivo, ma stavo scomoda e dovevo vedere, capire cosa stava succedendo.
Con passo felpato percorsi il corridoio arrivando fino alla rampa di scale che portava al piano di sotto.
“Mamma… Papà…”
Erano distesi in un mare di sangue.
No…
No…
<< NOOOOOOOOOOOO! >>
Mi precipitai al piano di sotto lasciando Mr. Felix per terra. Mi buttai sul corpo insanguinato di mia madre stringendolo forte per poi fare lo stesso con quello di mio padre.
Alzai gli occhi verso lo specchio ed ero io: la Misa vent’enne, la Misa modella, la Misa ancora non abbastanza grande per affrontare la morte dei genitori che ormai erano stati uccisi.
<< Ihihihihih… Ahahahaha… Bawbawbaw! >>
Quella risata.
Quel demonio.
Il mio fantasma.
Mi alzai in piedi, con le mani e il volto macchiati di sangue e andai verso la porta della veranda dove tutti i vetri si trovavano per terra.
E Lo vidi.
Eccolo il mio fantasma. Quello che tormentava i miei sogni. Il ladro che aveva ucciso i miei genitori solo per rubare la cassaforte con i beni di famiglia era lì. Mi fissava con gli occhi accesi da una follia sporca di denaro e violenza. Le pupille dilatate erano del colore del sangue.
<< Il Governo, lo Stato, la giustizia non mi prenderanno mai… La giustizia non esiste! Coloro che l’hanno creata sono esattamente come me, sono tutti fantasmi come me. Alla giustizia non interessa nulla di quelli come te. Gli importa solo dei proprio interessi! >>
“Non è vero… Non è possibile…”
<< L ti prenderà! >> gridai con tutto il fiato che avevo in gola, << Mio fratello non è come dici tu! Lui… LUI E’ LA GIUSTIZIA E TI FARA’ PAGARE PER TUTTO QUELLO CHE HAI FATTO! >>
<< Se non l’ha già fatto perché dovrebbe farlo adesso? >> rispose il fantasma con un ghigno maligno, << Io sono qui… E sono tornato per te, cara Misa… La tua giustizia non esiste… Non è mai esistita e mai esisterà…>>
<< No, non è vero… No, no… NOOOOOO! >>
<< NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! >>
Mi alzai di soprassalto completamente sudata e con il fiato corto. Guardandomi attorno, ancora con il respiro affannato, mi accorsi di non vedere altro se non il buoi pesto della stanza da letto del mio bilocale.
La finestra si era aperta lasciando entrare un vento stranamente gelido; come il vento di quella maledetta notte. Quella notte che era tornata a tormentarmi insieme al mio fantasma.
Mi passai una mano sulla fronte e poi sul cuore cercando di regolarizzare il respiro.
“Non c’è nessuno. È tutto a posto… Tutto… Passato…”.
Abbassai lo sguardo cercando di trattenere lacrime amare che non pensavo di avere ancora.
Erano passati due giorni da quando avevo trovato quell’articolo ed erano due giorni che non riuscivo a pensare ad altro che alla faccia dell’assassino dei miei genitori e due notti che facevo lo stesso incubo.
Basta. Dovevo vedere L il prima possibile, non avrei retto ad un’altra notte insonne, ad un altro giorno con in mente il volto di quel lurido bastardo…
No, non potevo e non volevo.
Presi il cellulare e composi il numero di mio fratello.
Tu…Tu…Tu…
<< Misa! Perché mi chiami a quest’ora? Stai male? È successo qualcosa? >> la voce di mio fratello era preoccupatissima. Beh, giustamente, infondo erano le 4:30 del mattino…
<< Devo vederti. Ho bisogno di parlarti >> soffiai con voce tremante e il fiato ancora corto, << non posso far passare un altro giorno, non ce la faccio >>
<< Un altro giorno? Misa ma di che accidenti stai… >>
<< Domani. Scegli tu il posto, l’ora e quello che ti pare, ma dobbiamo essere solo io e te… Al massimo nonno Wammy >>
<< Misa, sto lavorando al caso Kira, gli uomini del quartier general… >>
<< Non m’importa un fico secco di questo diamine del caso Kira! Ho bisogno di essere messa al primo posto una volta tanto! Da quando lavori a questo caso non hai più tempo per me! Si fottesse Kira per un giorno, e che cavolo! >>
Non mi ero resa conto di aver urlato. Un urlo che aveva aperto l’aria che mi circondava mentre cominciava ad albeggiare.
Per qualche minuto L rimase in silenzio. Sicuramente spiazzato e spaventato dalla mia reazione.
<< Verso le 7:30 andrebbe bene? Facciamo colazione insieme. A quell’ora non c’è ancora nessuno >>
<< Ok. Tra tre ore sono da te >>
Fredda, quasi impassibile.
<< Misa mi stai mettendo paura… >>
<< Non devi averne >> replicai io cercando di mantenere ferma la voce, << sono io quella che ne ha. Credimi >>
<< Misa…?? >>
<< Ci vediamo tra qualche ora, ciao >> e senza aspettare la risposta agganciai lanciando un sospirone.
Ne avremmo parlato, avremmo risolo, mi avrebbe detto che era tutto un equivoco, che qualcuno aveva manomesso la sua giustizia e avrebbe cercato di raddrizzare ciò che era stato guastato. Sì, proprio come se avessero guastato un giocattolo.
<< Sì, domani chiarirò tutto >>
La mattina alle 7:00, nonno mi citofonò alla porta di casa.
Io ero pronta da almeno un’ora e mezza dato che non avevo avuto la forza fisica e mentale per rimettermi a dormire. Troppa paura di fare un altro incubo. Mascherare le occhiaie non era stato affatto uno scherzo quella mattina. Troppe notti insonni e troppa stanchezza accumulata per far sembrare che stessi bene.
Uscii dal portone vestita come mio solito con un insolito rossetto bordeaux.
Il rossetto bordeaux, specialmente quel bordeaux tendente quasi al nero, voleva dire: << Sto male, anzi no, malissimo >>
Sicuramente nonno lo notò immediatamente quando gli andai incontro.
<< Misuccia… >>
<< Ciao nonno >>
Quelle furono le uniche parole che ci scambiammo per tutto il viaggio. Tenevo lo sguardo fisso sulla strada quasi assente, come se tutto quello che mi passasse accanto o davanti fosse scontato e vuoto. Senza colore. Nonno di tanto in tanto mi lanciava sguardi preoccupati.
Quando arrivammo davanti all’entrata dell’albergo mi fece scendere dall’automobile.
<< Parcheggio la macchina e arrivo, va bene? >>
Annuii senza troppa convinzione. Una volta entrata nell’albergo non passai neanche per la reception come mio solito; sapevo qual’era la stanza di L, ormai era una settimana abbondate che si trovava in quell’hotel (decisamente troppo per i suoi standard ma affari suoi) e salii direttamente in ascensore.
Quella mattina non mi ero neanche preoccupata di indossare la parrucca blu. Ovviamente quando arrivai in camera e L mi aprii la porta non mancò di farmelo notare.
<< Non avevo voglia di mettere quella cosa >> borbottai lasciando la giacca sull’attacca panni, << tanto mi serve principalmente per passare dalla reception. Ma sono giorni che stai qui, quindi qual è il problema? Sono venuta direttamente in camera >>
Non mi ero resa conto del tono freddo e distaccato che avevo usato che, come la parrucca, non era passato in osservato al mio caro fratellino che mi lanciò un altro sguardo perplesso e al contempo preoccupato.
Mi fece accomodare sul divanetto di fronte alla sua poltrona.
Sul tavolino c’era una perfetta colazione all’italiana.
“La nostra preferita”, mi ritrovai sorridere.
Senza dire una parola, L, sempre seduto nella sua solita posizione, prese la tazza di cappuccino tenendola tra medio e pollice. Io feci lo stesso con la mia seppur tenendola in modo normale.
Rimanemmo in silenzio, ognuno concentrato sul proprio cappuccino. Nella borsa sentivo il foglio di giornale pesare sempre di più. Di tanto in tanto lanciavo occhiate a mio fratello. Mi sentivo ancora più confusa: era lui, il solito, strambo L, eppure sentivo quel lancinante dolore alla bocca dello stomaco farsi sempre più forte ogni volta che incrociavo i suoi occhi neri come l’inchiostro.
Sapevo perché ancora non mi aveva chiesto niente: non perché non fosse curioso o facesse finta di niente, anzi, i suoi occhi quando si posavano su di me erano più indagatori del solito, ma perché aveva capito che c’era davvero qualcosa che non andava e aspettava fossi io a fare il primo passo e cominciare a parlare.
“Forza Misa…”
<< L... >> cominciai tenendo la testa bassa, << L… >>
<< Sì, sono io >> rispose lui prendendo tra le mani un cornetto, << conosco il mio nome >>
Perché diamine doveva rendere tutto più difficile? Sentivo già gli occhi pizzicare, per la frustrazione e la stanchezza dovuta all’assenza di sonno, non avevo bisogno del suo sarcasmo!
<< Sì, lo so che sai come ti chiami >> mormorai continuando a tenere la testa bassa, << è solo che non so da dove cominciare. Sono così confusa, triste e… >>
<< Misa, abbiamo sempre parlato di tutto >> disse lui allungando la mano verso il mio mento, alzandolo in modo tale da poter incrociare i suoi occhi, << abbiamo affrontato sempre tutti i problemi, le preoccupazioni e i dubbi insieme. Ti sono sempre stato vicino per quanto possibile e tu lo sei sempre stata con me sin dal nostro primo incontro. Sei l’unica persona con la quale mi sento umano, se così si può dire >> la sua voce pacata e carica di verità mi stava facendo rilassare parola dopo parola come sempre, dandomi la forza di mettere la mano nella borsa, prendere quella bomba ad orologeria, pronta a mostrargliela e a sentirmi dire: << Non capisco, dev’esserci un errore >> .
Finalmente alzai la testa e gli sorrisi.
<< Hai ragione >> dissi infilando la mano nella borsa, << abbiamo sempre risolto tutto insieme. Tu hai sempre avuto una risposta che mi aiutasse ad andare avanti anche nei momenti più difficili. Non mi hai mai mentito >> presi il foglio di carta, ritagliato e sottolineato con un evidenziatore, << quindi sicuramente quello che è scritto qua sopra dev’essere un equivoco, uno sbaglio enorme >>
L prese incuriosito il ritaglio di giornale e velocemente lesse il trafiletto. Guardai attentamente la sua espressione mentre ripassava in rassegna l’articolo. Per la prima volta da quando lo conoscevo lo vidi tentennante e mi sembrò che stesse sudando freddo.
Ma non poteva essere…
<< Quest’uomo è lo stesso che ha ucciso i miei genitori >> mormorai stando attenta ai movimenti quasi impercettibili sul suo viso, << vero? >>
Rimase fermo con il foglio di giornale tra le dita.
Il volto contratto in una smorfia impenetrabile.
Mi sembrava di vedere i criceti del suo cervello correre ad una velocità impressionante, come se dovessero lavorare il doppio per farlo pensare seppure avesse capito perfettamente dove stava per andare a parare il mio discorso.
<< Rispondimi. È lui o non è lui? >>
<< Sì… >> sussurrò lui quasi impercettibilmente stringendo il foglio.
<< Perché quell’uomo non si trova in galera, allora? >> chiesi abbassando gli occhi, << Pensi che possano avergli ridotto la pena? >>
Non rispose.
Rimase ancora fermo con il foglio di carta tra le mani stringendolo sempre più forte ad ogni mia domanda.
<< Pensi che sia uscito per buona condotta e che poi abbia ricominciato ad assassinare e rapinare le persone? >>
Ancora nessuna risposta.
Stavo glissando cosapevole che con quella domanda stavo mentendo a me stessa; sapevo esattamente cosa c’era scritto sul quel maledetto ritaglio. L’avevo letto così tante volte d’averlo imparato a memoria.
Perché non diceva che era un errore del giornalista che l’aveva scritto?
Perché non parlava?
La morsa che si era affievolita per pochi secondi aveva preso a dilaniare il mio stomaco lacerandolo lentamente.
<< L, cosa significa che “È ormai la quinta volta che quest’uomo viene accusato e scagionato per lo stesso motivo”? >> la mia voce adesso aveva cominciato a tremare così come tutto il mio corpo, << Lui era stato arrestato, vero L? Quell’uomo ha pagato, seppur troppo poco, per quello che ha fatto, vero? Il giornalista non intende dire che uno di quei cinque casi è proprio quello in cui furono uccisi i miei genitori, vero L? >>
Niente.
Aveva abbassato lo sguardo e posato il foglio di giornale sul tavolino accanto alla tazza con il cappuccino ormai vuota.
Stava tremando per la prima volta in vita sua.
Tremava per la rabbia che quel maledetto fosse fuori dal carcere e non stesse pagano abbastanza, oppure…
<< L, perché non rispondi? >> domandai ormai quasi al limite, << Perché quel… Quel mostro si trova a spasso e non in galera a vita come mi avevi detto? >>
Le lacrime cominciarono a scolcare il mio viso senza che potessi fermarle. La sua non risposta, il suo silenzio, era peggio di una conferma ai miei dubbi.
<< Misa… Io… >> era la prima volta in vita mia che lo sentivo balbettare, << Misa, io… Io non ho mai avuto il coraggio di dirti che… >>
<< Non c’erano prove sufficienti per tenerlo in carcere a vita o almeno quei famosi trent’anni di cui mi avevi parlato? >> finii per lui tagliente, << Non hai avuto il coraggio di dirmi che il mio peggior fantasma è libero di fare quello che ho sempre fatto? Di continuare la sua opera, di uccidere altri genitori lasciando altri bambini orfani proprio come me? >> ringhiai tra le lacrime con maggior foga senza riuscire a trattenermi, << O forse avevi paura di dirmi che anche la TUA giustizia non è così infallibile e che, anzi, è piena di corrotti e non condanna chi davvero dovrebbe crepare? >> non riuscivo a frenare quel fiume in piena carico di parole violente, cattive e taglienti quanto le lame di delusione, rabbia e frustrazione che mi stavano dissanguando lentamente.
<< Misa… >>
<< Sei un bugiardo… >> mormorai a bassa voce alzandomi in piedi guardando il pavimento.
<< Misa, ti prego… >>
<< SEI UN BUGIARDO! PER ANNI NON HAI FATTO ALTRO CHE MENTIRMI! >> non riuscivo più a contenermi, mi sentivo amareggiata, tradita dal mio migliore amico e fratello, << PERCHE L’HAI FATTO, EH? PERCHE? ERA MEGLIO UNA BUGIA PER FARMI CONTENTA O LA VERITÁ SEPPUR PIÚ AMARA? PENSI CHE TI AVREI VOLUTO MENO BENE SE FOSSI STATO SINCERO? >> le lacrime avevano completamente sciolto il trucco che ormai colava sulle mie guancie macchiandomi il viso di nero, << MI HAI MENTITO! MI HAI MENTITO SULL’UNICA COSA SULLA QUALE DOVEVI ESSERE SINCERO! HAI SEMPRE DETTO DI VOLERMI BENE, MA NON É VERO! SE LO FOSSE NON MI AVRESTI MAI E POI MAI MENTITO! >>
<< Misa ho solo cercato di proteggerti. Non riuscivi a dormire, eri spaventata… >>
<< STRONZATE! >> gridai sempre più forte, << STRONZATE! SONO SOLO STRONZATE! MI HAI MENTITO, MI HAI MENTITO! MI HAI FATTO CREDERE IN UNA GIUSTIZIA CHE NON ESISTE! MI HAI PLASMATA PER COME MI VOLEVI TU! >>
<< Sai perfettamente che non è vero e sai anche tu che la mia giustizia, se proprio la vuoi chiamare così, è fallibile. L’hai visto un sacco di volt… >>
<< STAI ZITTO! MI HAI MENTITO! TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO O NO? MI HAI DETTO CHE L’UOMO CHE HA DISTRUTTO LA MIA FAMIGLIA STAVA PAGANDO PER QUELLO CHE AVEVA FATTO E INVECE NON E’ COSÍ! SEI UN… SEI UN STRONZO! UN BASTARDO! UN BUGIARDO! >>
Non riuscivo più a pensare.
Non riuscivo quasi a respirare.
Non riuscivo più a guardarlo.
Nei suoi occhi leggevo chiaramente la parola “COLPEVOLE”. I suoi occhi neri erano vuoti.
Non potevo più stare in quella stanza, dovevo andarmene via, subito!
Gli lanciai un’altra occhiata carica di lacrime per poi prendere la borsa e allontanarmi a grandi passi verso la porta della stanza.
<< Misa dove vai? >> chiese lui alzandosi e seguendomi.
<< Non ti riguarda! >>
<< Misa calmati! Ti prego, lasciami spiegare… >>
<< Non c’è proprio niente da spiegare! >> sbottai voltandomi, << Mi hai mentito sull’assassino dei miei genitori! L, non voglio vederti. Non voglio sentirti, non voglio… Più niente da te! >>
<< Misa aspetta… >> fece lui cercando di prendermi per il polso
<< E non toccarmi! >> gridai scacciandolo via malamente, << Se volevi perdermi hai trovato il modo migliore per farlo! >>
<< Misa… >>
<< Ma cosa succede? >>
Mi voltai verso la porta della stanza: il sovrintende, Matsuda e nonno Wammy erano lì e ci guardavano con occhi stupiti.
Anche vedere nonno mi provocò una dolorosa fitta non indifferente.
“Anche lui mi ha mentito”.
Ero circondata da bugiardi ai quali non importava nulla della mia sensibilità, dei miei sentimenti… Di me.
Misa Amane.
“Già, perché io sono prima di tutto Misa Amane”.
Lanciai uno sguardo agli uomini davanti a me e a nonno, per poi voltarmi nuovamente verso L.
<< Addio >> fu l’ultima parola che dissi prima di uscire dalla stanza.
<< Misa! Misa! MISAAAAAAAA! >> l’urlo di L, per un momento, riuscii quasi a fermarmi, farmi fare marcia indietro e correre tra le sue braccia fraterne e sicure che mi avevano sempre protetta, ma poi ricominciai immediatamente a correre giù, verso l’ascensore.
“Mi ha mentito”.
Rabbia.
Disperazione.
Frustrazione.
Abbandono.
Tradimento.
Il tradimento era quello che mi faceva più male.
Arrivata al piano terra, la porta dell’ascensore si aprì ed io cominciai a correre fuori dall’albergo. Per un momento mi sorpresi di non trovare L infondo alle scale a fermarmi. Aveva capito che non c’era più niente da fare? Che mi aveva persa?
Corsi fuori nella strada, molto trafficata, senza guardare.
Non m’importava di niente e di nessuno. In quel momento c’eravamo solo io e le mie lacrime.
Un clacsono suonò forte. Mi acquattai in mezzo alla strada piegandomi su me stessa come un gattino.
<< Ehi! Ma sei impazzita? >> mi urlò una voce, << Non si attraversa così, senza guardare, all’improvviso, di corsa! Avrei potuto metterti sotto se… Misa?? >>
Alzai gli occhi.
Seppur avessi gli occhi impastati di lacrime e trucco riconobbi la figura del ragazzo di fronte a me.
<< Li… Light… >>
<< Misa ma che… Ma che ci fai qui in questo stato? Non dovresti essere a lavoro? >>
Abbassai la testa per poi rialzarla e arrampicarmi sul suo collo scoppiando nuovamente a piangere.
Non mi chiese cosa avessi. Non mi domandò nulla. Semplicemente mi strinse sé in un rapido abbraccio per poi prendendomi in braccio e sdraiandomi nella sua macchina al posto del passeggero mentre una fila di altre macchine suonava il clacson all’impazzata stufa di aspettare.
Light non sembrò badarci molto.
<< Tranquilla >>, sussurrò sfiorandomi leggermente il viso con la mano, << ti porto a casa tua così mi racconti tutto >>




To be continued...




Eccomi tornata con questo nuovo capitolo!
Scusate il ritardo ma la settimana che andava da 24 al 29 di Agosto non ho avuto proprio il tempo materiale per scrivere mentre ero giù in Calabria per il matriagio della mia cuginona e quando sono tornata ci ho messo un po' perchè nonostante avessi già l'idea della "trama" mi è stato parecchio difficile scriverlo.
In primo luogo vi traduco il titolo del capitolo che ho voluto nominare direttamente in giapponese:
"uso-tsuki
" vuol dire "bugiardo". Non so perchè ma mi piaceva di più in giapponese che in italiano. Anche perchè non fa capire cosa succederà fino a quando L non conferma con il suo mutismo.
Ma ora passiamo direttamente al capitolo: devo dire che per quanto tosto e decisamente triste mi piace molto il risultato finale anche questo forse è uno degli avvenimenti più importanti di tutta la fic (per più motivi che capirete andando avanti). La cosa davvero difficile, diversamente dalle altre volte, è stato mettermi nei panni di Misa: io non sono mai stata tradita da nessuno per cose del genere o simili quindi ho dovuto cercare di capire al meglio cosa potesse provare la nostra cara biondina. Spero di essere riuscita a trasmettervi le sue emozioni, io, come sempre, ne ho ricavato qualcosa di buono :)
Una parte che mi è anche piaciuto molto scrivere è stata quella del flashback sotto forma di incubo: volevo cercare di mettere questa parte findamentale in qualche modo e alla fine ho trovato l'escamotage. Evviva! Nello scriverla ho iniziato a sentire una certa empatia con lei molto più che con altri personaggi di cui ho scritto altre volte. Sarà che sto rendendo Misa un po' diversa da quello che è in realtà nel manga (o che io ribadisco: MOSTRA) ma continuo ad apprezzarla sempre di più e sono sempre più contenta e convinta di farne il cosplay da meno di un mese al Romics (parrucca arriva, parrucca arriva, arriva, arriva, ti supplico....!!!)

Bene, dopo questo solito monologo di fine capitolo voglio rigraziare come al solito le mie commentatrici: LABESTIAPAZZA, Yuuki B, Eli pazzoide, Pazza Best, Shana98, Princess_Serenity, Any_, Ryka e in modo particolare Saretta, la mia sorellona (la quale sta scrivendo una storia bellissima sempre sul fandom di Death Note che s'intitola "Io ti proteggerò". Se siete fan di L dovrebbe piacervi e non lo dico certo perchè è la mia sorellona! ;)) che sono riuscita a far appassionare a questo meraviglioso manga/anime.
Come ho deciso di fare vi risponderò privatamente e il prima possibile. ;)
Una bacio a tutti coloro che comunque seguono la mia fic ma non possono commentarla perchè non sono registrati o a più timidi che non hanno voglia.

Come al solito spero non ci siano troppi orrori/errori di battutura e ortografia dovuti a distrazioni.

Dewa mata! ;)
La vostra pazza,

Marty

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Confidenze e confidenza ***


Capitolo6: Confidenze e confidanza
Capitolo 6
Confidenze e confidenza

 





La macchina di Light sfrecciava veloce nelle vie di Tokyo ma ero troppo scossa per badarci.
Non sentivo niente. La mia famiglia era stata uccisa nuovamente e con maggior violenza. Non erano stati vendicati. Non
Ero completamente a pezzi; una bambola vuota e rotta. Una marionetta alla quale avevano tagliato i fili senza alcun preavviso e che da quel momento in poi avrebbe dovuto imparare a camminare da sola senza burattinaio, senza qualcuno che la guidasse.
“L… L, perché? Perché mi hai fatto questo?”
In quei pochi minuti avevo pianto così tanto da non avere più lacrime da versare. I miei occhi erano completamente rossi, gonfi e cerchiati di nero a causa del trucco sciolto. Le occhiaie che mi erano venute in quelle ultime notti, ovviamente, non miglioravano la situazione.
Dopo un tempo inquantificabile, lungo un’eternità ma allo stesso tempo decisamente troppo breve, mi accorsi che due braccia calde e sicure mi stavano prendevano delicatamente in braccio.
<< Ti spiace se ho cercato le tue chiavi di casa nella borsa per aprire la porta del tuo appartamento? >> chiese Light mentre cominciava a salire le scale del palazzo.
Feci segno di no con la testa mentre cercavo di stringermi più che potevo al suo petto. Poco dopo, alzando appena gli occhi, riconobbi il soffitto del mio bilocale e la parte alta della mia libreria piena zeppa di libri romantic fantasy. Stringendomi con maggior delicatezza, Light girovagò un po’ per la casa alla ricerca della mia camera da letto finché non la trovò. Con la stessa dolcezza con cui mi aveva preso in braccio mi stese sul letto.
<< Vuoi un bicchiere d’acqua? >> chiese sedendosi di fianco a me sfiorandomi i capelli.
Feci segno di no con la testa.
<< Ti preparo una camomilla? Qualcosa che ti aiuti a… >>
<< Io vorrei… >> mormorai flebilmente, << Io vorrei solo la mia mamma… La mia mamma e il mio papà… >>
Light continuò ad accarezzarmi delicatamente. Rimanemmo così per un bel po’, poi, ad un certo punto, si distese vicino a me stringendomi nuovamente tra le sue braccia. Immediatamente ripresi a piangere come una bambina.
Il ragazzo non mi chiese niente. Mi lasciò sfogare, piangere, digrignare i denti, stritolare la sua maglietta e il tutto senza dire una parola. Mi cullò come sempre gentile e premuroso. Ormai avevo fatto l’abbonamento alle sue braccia.
“Le braccia di Kira”.
In quel momento non m’importava. Se anche fosse stato davvero quel criminale, era l’unico che mi stava dando un po’ di calore. L mi aveva mentito su l’unica cosa sulla quale avrebbe dovuto essere sincero. Mi aveva tradita… E io mi sentivo persa. Era come se ogni cosa che  mi aveva detto ed insegnato fino a quel momento avesse perso valore, come se qualcuno avesse premuto il tasto "reset" cancellando tutto quello che ero stata dal giorno in cui avevo conosciuto L fino a quel preciso istante.
<< Non sono papà >> sussurrò ad un certo punto Light passando una mano tra i miei capelli, << ma spero lo stesso di poterti essere di qualche conforto >>
<< Lo… Lo… Lo sei Light… >> balbettai contro il suo petto macchiandogli la maglietta di trucco e rossetto, << tu… Tu stai facendo molto più di quanto dovresti… >>
<< Te l’ho già detto una volta, Misa. Quando vuoi, sono qui per te >>
<< A discapito del caso Kira? >>
<< Beh, siamo fermi da giorni, non sarà certo una mezza pista ad essere più importante di te! >> commentò stringendomi ancora di più a sé, << Sono in tanti al quartier generale. Per un giorno possono fare tranquillamente a meno di me. E poi c’è tuo fratello lì, no? >>
“Mio…”
<< L non è mio fratello! >> gridai scoprendo solo in quel momento quanto fosse lacerante quella verità, << Non lo è… >>
<< Ma se non fai altro che… >>
<< L è soltanto un bugiardo! >> continuai ad urlare con la voce rotta dal pianto, << Lui non ha fatto altro che mentirmi! Da quando mi ha conosciuta lui… >>
<< Misa, vuoi dirmi cos’è successo? >>
Teneramente prese il mio mento con le dita alzandolo in modo che potessi incrociare i suoi occhi: dorati e caldi come il più magnifico dei tramonti, profondi come un mare senza fine. Per qualche istante immaginai quanto sarebbe stato bello continuare a rimirare quell’oceano di cioccolato per l’eternità, ma mi ritrovai ad abbassare lo sguardo. Era come se lui fosse troppo per me, come se non fossi abbastanza degna di stargli vicino. Come se lui fosse qualcosa di più che un semplice essere umano.
Era… Strano
<< L è un bugiardo >> ripetei con appena un filo di voce, << per tutti questi anni non ha fatto altro che riempirmi di bugie… E se anche l’avesse fatto una volta sola… Solo quella volta, è come se… >>
<< Scusami Misa, ma non ti seguo >> mi fermò Light, << cos’è che Ryuzaki non ti ha detto? Così grave da… >>
<< Ti ricordi quando ti ho raccontato della morte dei miei genitori? >>
<< Sì, certo, come avrei potuto? Hai sempre detto di essere la sorellina “acquisita” di L  da quando vi siete conosciuti all’orfanotrofio e che… >>
<< Ricordi quella sera, quando mi hai accompagnata a fare spese e abbiamo incontrato Thomas? >> lo interruppi io tenendo la testa sempre più bassa.
<< Certo che lo ricordo, quel grandissimo… >> questa volta la sua voce si era tramutata in un mezzo ringhio; passai oltre mentre cominciava a biascicare parole non proprio gentili in direzione del mio caro ex ragazzo.
<< Ti avevo detto, tra le tante cose, che L aveva fatto mettere in galera il ladro che aveva ucciso i miei genitori e che mi aveva promesso che ci sarebbe rimasto a vita >> le parole uscirono dalla mia bocca sempre più veloci e stridule, le lacrime pronte a far nuovamente capolino senza che fossero interpellate.
<< Si certo che me lo… >> la frase appena iniziata da Light morì sul nascere non appena alzai lo sguardo verso di lui, << … Perché il ladro che ha ucciso i tuoi genitori sta ancora in carcere, vero? >>
Le lacrime ripresero a scorrere sul mio viso.
<< QUELL'UOMO NON SA NEANCHE COME SIA FATTO UN CARCERE! >> gridai affondando la testa nel cuscino, << non lo sa... >> dirlo mi faceva ancora più male. Sentii di essere sempre più vicina al baratro.
Lentamente, non percepii più il contatto del cuscino sotto la testa, ma solo due braccia calde e sicure avvolgermi come un paio di ali.
Mi aggrappai ad esse.
Unico sostegno.
<< Come l’hai scoperto? >> la voce di Light era appena un sussurro.
<< Su un giornale >> mormorai nel suo petto, << era un paragrafetto a fondo pagina. C’era una fotografia con la faccia di quel… di quel bastardo…>>
<< Come si chiama? >> domandò con tono gentile.
<< Hottari Hakarashi >> risposi automaticamente, << quel fottutissimo, lurido bastardo, infame, verme schifoso, maniaco, pazzo omicida… >>
<< Adesso basta, Misa >> la voce in genere calda del ragazzo era diventata come di ghiaccio, << Basta. Così ti fai solo del male. Ho capito >>
Mi strinse ancora di più a sé cullandomi, accarezzandomi i capelli anche dopo essermi calmata un po’. Le lacrime erano veramente finite ormai, gli occhi pesanti, troppo stanchi a causa delle notti insonni e dello stress di quelle ultime ore. Quel calore, che da tempo mi mancava, era più dolce del sonno che stava venendo a farmi visita.
 
 
Quando mi risvegliai, con il viso appiccicoso di lacrime e trucco, doveva essere tardo pomeriggio. Il sole filtrava attraverso le persiane quasi completamente abbassate. Mi strofinai gli occhi con la mano senza curarmi del fatto che probabilmente, specchiandomi, non vi avrei scorto la bella e famosa idol Misa Amane ma con più probabilità la “donna panda”.
Facendo per alzarmi, mi accorsi che mi trovavo sotto le coperte completamente vestita; doveva essere stato Light a mettermi al caldo. Inevitabilmente, sorrisi arrossendo leggermente: era davvero il ragazzo più dolce che avessi mai incontrato in vita mia. Mi sembrava sempre più assurdo pensare che potesse essere Kira.
Camminai piano verso la cucina affacciandomi una volta arrivata alla porta: Light era seduto sul al tavolo intento a scrivere su un foglio di carta. La faccia leggermente corrucciata, come se stesse pensando qualcosa d’importante e difficile.
Rimasi ad osservarlo per un bel po’. Non gli si poteva davvero dire nulla: assorto nei suoi pensieri era ancora più affascinante e bello.
<< Non ti azzardare >> ringhiò quasi impercettibilmente tra i denti, << non ci pensare neanche! >>
Si voltò appena in direzione del cesto di mele per tornare immediatamente al suo foglio di carta mantenendo la stessa espressione.
“Parla da solo?”
Non avrei mai pensato potesse fare una cosa del genere, modello bambini con il loro amico immaginario, anche se a ben pensarci non era la prima volta che si comportava in quel modo ambiguo; anche nella ripresa del bagno sembrava che con lui ci fosse qualcuno, una sorta di uomo visibile se non ai suoi occhi che… Ma che andavo a pensare! E poi Light era un po’ troppo grande per un amico immaginario, eppure…
“Sicuramente L mi direbbe di…”
Perché, per quanti sforzi facessi, mi tornava alla mente quel traditore? Solo pensare a quella maledetta lettera che componeva il suo nome mi faceva star male. Ero davvero una masochista.
Dopo essermi data ripetutamente della scema, asciugai gli occhi che prontamente erano tornati umidi e dopo aver fatto un sospirone, entrai in cucina.
<< Ciao Light >>
Il ragazzo alzò appena il viso verso di me riponendo il voglio di carta, ben piegato, nella tasca della giacca accennando un sorriso.
<< Ehi, ciao. Come ti senti? >>
<< Devo essere sincera? >> mormorai lanciandogli un’occhiata bieca sendendomi di fronte a lui, << Sotto ad un treno, ma almeno sono riuscita a dormire senza fare incubi >>
Mi sorrise tirato posandomi una mano sulla spalla.
<< Beh, è già qualcosa >>
Gli sorrisi di rimando mentre fermavo delicatamente la sua mano sotto la mia. Quel contatto caldo mi fece sentire bene. Al sicuro.
<< Senti >> disse il ragazzo, << che ne diresti di andare a fare due passi? Sono convinto che potrebbe farti solo bene >>
<< E dove mi porteresti? >> chiesi cercando di tornare ad essere la Misa sorridente di sempre, nei limiti del possibile.
<< Dove vuoi tu. Un posto che ti faccia distrarre, sfogare e non pensare, ecco. Se vuoi mi offro come martire per una serata di shopping sfrenato alla ricerca delle miglior fumetteria dei dintorni >>
Alzai gli occhi al cielo pensierosa. Dove andare, dove andare, dove andare… Uhm…?
<< A dir la verità non ho voglia di andare per fumetterie; inoltre devo ancora finire di leggere gli ultimi manga che ho comprato, quindi no >> continuai a riflettere tamburellando le dita sul tavolo.  
<< Ehi… >> feci poco dopo, << Un posto ci sarebbe forse… >>
Gli lanciai un’occhiata tra il divertito e il furbetto. Non sembrò capire.
<< Dammi un quarto d’ora e sono di nuovo da te! >>
 
 
<< Misa, sto seguendo le tue indicazioni alla lettera ma ancora non ho capito dove stiamo andando >>
<< Non ti preoccupare! Vedrai che ci divertiremo! >>
<< Se lo dici tu. Devo girare a destra o a sinistra? >>
<< Sinistra, sinistra! >>
In momenti simili a quello c’era solo un posto che poteva farmi stare bene, sfogare a forza di grida, mangiare (cosa assolutamente fuori dal normale per me) e capace di non farmi pensare a niente se non al divertirmi alle velocità più sfrenate.
<< Siamo quasi arrivati! >> esclamai eccitata battendo le mani come una bambinetta.
Light andò ancora per un tratto dritto cominciando a corrucciare lo sguardo come se avesse capito dove lo stessi portando e non ne fosse molto entusiasta. Pochi minuti dopo una grande scritta luminosa ci accecò.
<< Qui? >> domandò semplicemente guardandomi quasi storto, << Sei sicura? >>
<< Non c’è un posto migliore di SPACELAND per distrarmi! >> affermai con forza, << É nei parchi divertimenti che scarico completamente, o quasi, le mie angosce e tristezze >>
Il ragazzo sospirò profondamente avviandosi al parcheggio.
Una volta scesi dalla macchina ci dirigemmo subito alla biglietteria. Mi avvicinai al bancone estraendo il portafogli ma mi fermò.
<< Lascia. Faccio io >>
<< Ma… >>
<< Sono stato io a proporti di uscire, quindi oggi offro io. L’altra volta sei stata tu a pagarmi da bere, no? >>
Per un secondo rimasi perplessa a fissarlo, poi sorrisi, << Va bene, ma la prossima volta facciamo a metà, intesi? >>
Pagò l’ingresso, solo il serale dato che erano le sette passate, ed entrammo. Era incredibile come il solo vedere una montagna russa mi facesse brillare gli occhi quanto lo zucchero filato per i bambini piccoli.
“Scaricare. Devo assolutamente scaricare!”
<< Liiiiiight! >> gridai prendendo il ragazzo per il braccio, << Andiamo lì! >> esclamai indicando PANICUM, la tanto agognata montagna russa che avevamo di fronte e che di fama sapevo essere la più alta e spericolata giostra di tutto il Giappone.
<< L… lì? >>
Il tono suo era esitante. Decisamente poco convinto. Mi sembrò di vederlo addirittura deglutire.
<< Sì! Dai, sarà divertente! E poi che ci si viene a fare al Luna Park se non per andare sulle giostre più pazze? >>
Lo trascinai di peso nonostante facesse una certa resistenza.
<<  Misa, perché non sali tu e poi mi dici com’è, eh? >> borbottò sempre più esitante il ragazzo mentre ci avvicinavamo alla giostra.
<< Hai paura delle montagne russe? >> chiesi voltandomi verso di lui. Effettivamente avrei dovuto mettere in conto una cosa del genere. L’avevo trascinato lì a prescindere da quello che voleva fare e a pensarci non era stato un gesto affatto carino da parte mia; per non pensare a quello che mi era successo in quegli ultimi giorni, non avevo pensato a casa piacesse a lui. Che stupida! 
<< Se vuoi andiamo su un’altra attrazione. Semmai faccio un giro da sola dop… >>
<< No. Andiamo! >>
Sbarrai gli occhi sorpresa dal suo repentino cambio di decisione.
<< Sul serio Light, se non vuoi… Io non immaginavo che… >>
<< Come hai detto tu, che ci si viene a fare in un parco divertimenti se non si sale sulle attrazioni più spericolate, no? >> dal tono sembrava che volesse convincere più se stesso che me. Probabilmente voleva fare il galante e non mostrarsi debole. Sorridendo, in maniera piuttosto forzata, mi prese per mano trascinandomi dietro gli ultimi della fila. 
<< Visto che non sono un fifone come dici tu? >>
<< Hai detto qualcosa? >> domandai guardandolo sempre più sorpresa.
<< Chi io? No! >>
Mi voltai a guardare avanti avanzando: ero io ad essere strana ed immaginavo le cose, oppure era il ragazzo ad avere qualcosa che non andava?
Dopo più o meno dieci minuti di fila, finalmente, ci sedemmo sui sediolini della giostra aspettando che il giostraio ci aiutasse a mettere per bene le sicurissime imbracature. Ero emozionatissima. Erano secoli che non andavo a Spaceland; l’ultima volta ci ero stata con mamma e papà. Ricordo che mamma non saliva mai su nessuna giostra spericolata perché aveva una paura tremenda al contrario di papà che adorava tutte le giostre, specialmente le più pazze. Com'è facile immaginare, avevo ripreso tutto da lui.
Cominciai a dondolare i piedi come una bimbetta mentre mi tenevo ben salda all’imbracatura.
<< Che forza, vero? >>
<< Sì. Certo >>
Mi voltai a guardare il castano alla mia sinistra: bianco come un lenzuolo. Gli occhi sbarrati.
<< Light, stai bene? >> chiesi preoccupata, << Guarda che se non  vuoi fare questa giostra sei ancora in tempo. Non c’è bisogno di… >>
<< Sto bene >> rispose secco, << sto benissimo >>
Continuai a fissarlo per qualche altro secondo sempre più preoccupata del suo colorito tendente al ceruleo finché la giostra partì. Immediatamente la concentrazione si spostò completamente sulla prima salita. Ero pronta a strillare come una pazza per sfogare rabbia, frustrazione e tristezza con tutto il fiato che avevo nei polmoni. La giostra iniziò a salire, salire, salire, salire, salire, salire…
L’adrenalina cominciò ad invadere tutto il mio corpo; era l’ebbrezza della pochissima paura che avevo e che sapevo sarebbe diventata divertimento una volta passata la prima discesa. Una sorta di masochismo folle.
Salimmo ancora finché la giostra scese in picchiata verticalmente. Per poco non arrivammo a schiantarci al suolo, ma ovviamente la giostra prese a salire a tutta velocità e a contorcersi in tripli giri della morte. Strillai con tutto il fiato che avevo nei polmoni e subito mi sentii meglio. Come sempre però durò troppo poco. Alla fine del giro l’imbracatura che ci teneva ben saldi si tolse automaticamente.
<< Fantastica! Assolutamente Fantastica! >> esclamai sorridendo come non mai, scendendo con un elegante balzo, << Meravigliosa! Questa giostra è migliorata tantissimo rispetto a quando… Light? >>
Non vedendolo vicino a me mi voltai: era ancora seduto con gli occhi, se possibile, più sbarrati di quando eravamo appena saliti.
<< Light? Ti senti bene? Light!? >>
Il ragazzo non rispose facendomi preoccupare, se possibile, ancora di più.
“Aiuto! Mi sono giocata l’accompagnatore!”
<< Light! Dai, è finito! Ti prometto che non ci saliamo più, va bene? >> mormorai prendendolo per un braccio facendolo scendere mentre un’orda di ragazzini ci guardava male a causa della troppa attesa.
Sembrava uno zombie.
<< L’ho… L’ho fatto… L’ho fatto davvero… >>
<< Sì, l’hai fatto >> ripetei sorridendogli per dargli forza. Era completamente andato. Totalmente sotto shock << Adesso però ti siedi, da bravo, riprendi fiato e torni ad essere il Light di sempre, va bene? >>
Annuì non troppo convinto mentre lo facevo sedere sulla prima panchina disponibile. Rimasi a fissarlo. Dopo un po’, però, iniziai a trovarlo estremamente buffo; con quell’espressione terrorizzata non sembrava proprio lui che in genere era sempre così posato tranquillo, il classico tipo che dava l’idea di non aver paura di nulla. Senza neanche rendermene conto scoppiai a ridere.
<< Cosa c’è? >> sbuffò dopo un po’.
Lo guardai cercando di calmarmi, << Sei buffo! >> esclamai senza riuscire a smettere di ridere, << Non avrei mai pensato di vederti in questo stato! >>
<< Ok, non amo le montagne russe, lo ammetto. Anzi, mi fanno proprio venire il voltastomaco >> bofonchiò guardando dall’altra parte, << però mi sembrava ci tenessi così tanto che l’ho fatto ugualmente >>
A quelle parole arrossii; in fin dei conti non ci conoscevamo benissimo, eppure si preoccupava per me come se mi conoscesse da sempre ed era come se anche io lo conoscessi da sempre.
<< Grazie >> mormorai voltando la testa dal lato apposto al suo per non far vedere quanto ero diventata rossa, << grazie davvero >>
<< Figurati >> rispose alzandosi e sorridendomi, << Dai, forza! Non ho pagato 3000 yen a testa per stare seduti su una panchina! >>
Rimasi ancora più sorpresa mentre lo vedevo alzarsi e dirigersi verso una mappa del parco.
“Ma sei cieca o cosa?” urlò una vocina nella mia testa, “Questo tizio ha tutto! Ma quando dico tutto, intendo, tutto! È simpatico, dolce, protettivo, fa anche quello che non vuole pur di vederti felice e, cosa non meno importante, è un gran bel pezzo di ragazzo! Cosa aspetti?”.
Mi avvicinai al ragazzo continuando a sorridere cercando di ignorare apertamente la vocina e di pensare a divertirmi il più possibile e sfruttare al meglio quei 3000 yen che Light aveva speso solo ed unicamente per farmi contenta.
 
 
Era quasi mezzanotte e dopo più di cinque ore avevamo deciso di andare via da Spaceland per tornare a casa. Ci eravamo divertiti veramente tanto. Eravamo andati quasi su tutte le giostre tranne su le montagne russe più alte per evitare ulteriori giramenti di testa a Light.
<< Certo che solo tu, sull’autoscontro, potevi chiedere scusa a quel bambino! >> commentò il ragazzo ridendo mentre mi apriva lo sportello della macchina, << Se si chiamano “autoscontro” ci sarà un motivo, no?>>
<< Ma hai visto che faccina ha fatto!? >> replicai con fare semilagnoso, << Ha spalancato gli occhioni e per poco non si metteva a piangere! E poi anche il padre mi ha guardata malissimo. Mi sono sentita in dovere di scusarmi >>
<< Colpa sua che ha deciso di portare suo figlio su una giostra del genere. Come ho già detto sono fatte apposta, infondo! >> replicò il castano accendendo il motore << Comunque la prossima volta ci sali da sola! Sei una pazza spericolata alla guida! In certi momenti mi hai messo quasi paura! Mi sembrava di stare in macchina con uno senza patente >>
Le risate che fino a quel momento non ero riuscita a frenare morirono di colpo: in effetti io non avevo la patente. Avrei sempre voluto prenderla ma nel momento in cui avrei avuto tempo e modo per iscrivermi a scuola guida, sia L che Watari mi avevano sconsigliato, o sarebbe meglio dire vietato, di farlo: mi avevano sempre detto che non ne avevo bisogno, che qualcuno mi sarebbe venuto sempre a prendere e che le persone speciali non avevano bisogno della patente. Qualche volta, giusto per provare l’ebbrezza della guida, avevo provato a chiedere alle mie amiche inglesi e americane se potevano farmi provare con le loro macchine ma si erano sempre rifiutate. Persino Rioshi non aveva mai voluto. Cominciai ad insistere di più con L che però dichiarò apertamente di paura a sapermi da sola in giro chissà dove, specialmente di notte. Per me era sempre stato esagerato ma avevo accettato quasi di buon grado quella sua paura e per accontentarlo non avevo ulteriormente insistito. Adesso però la sostanza non cambiava: non sapevo neanche cosa volesse dire guidare e a malapena mi ricordavo come si andava in bicicletta!
<< Già… >> dissi solamente guardando fuori dal finestrino con fare assente, << Sembra solo… >>
Rimanemmo per un po’ in silenzio. Non era imbarazzante: io pensavo alle cose mie e lui alle sue. Era bello sapere di poter prendersi quei pochi minuti di stacco senza provare imbarazzo. Con i ragazzi era davvero raro. Spesso mi era capitato anche con L, ma con Light era diverso.
Tutto era diverso con Light.
<< Misa >> mormorò piano rimanendo con lo sguardo fisso sulla strada, << tu non hai la patente, vero? >>
Non risposi subito. Come sempre, semplicemente dal mio tono di voce, aveva capito.
<< No >> sospirai dopo un po’ continuando a guardare fuori dal finestrino, << non ho la patente >>
Rimanemmo per qualche altro minuto in silenzio.
<< E come mai? >> chiese dopo un po’ mentre entravamo del quartiere dove si trovava il mio appartamento, << Hai paura della macchina? Sarebbe più che comprensibile >>
<< No, non è per questo. Ho sempre sognato di prendere la patente ed essere indipendente >> confessai con un sospiro continuando a guardare fuori dal finestrino, << ma L non ha mai voluto che la prendessi. Aveva  paura che potessi finire chissà dove e aveva paura per me. Così ha risolto il problema alla radice. Comincio a pensare che fosse solo un modo per togliermi la libertà già da allora >>
Light non commentò. Fermò la macchina di fronte al cancello di casa mia. Per qualche altro minuto continuammo a rimanere in silenzio. 
<< Sai >> feci dopo un po’ spostando il mio sguardo dal finestrino alla mia destra al vetro del parabrezza, << quando ero piccola dicevo sempre a papà che avrei voluto imparare a guidare come lui il prima possibile. Mi piaceva, ma non ricordo bene perché, forse era il volante ad intrigarmi, se vogliamo dirla tutta. Mi ricordo che quando andavamo a lavare la macchina mi divertivo: papà mi prendeva in braccio, al posto del guidatore, e io facevo finta di spostare il volante che si muoveva appena.
Un’altra volta invece all’insaputa di mia madre, ancora oggi penso che se lo fosse venuta a sapere le sarebbe preso un colpo, papà mi portò in uno slargo deserto; mi face salire sulle sue ginocchia, proprio come all’autolavaggio e mi fece guidare… Che poi, guidare… mi insegnò  più che altro a girare il volante e a mettere le marce. Ovviamente ero troppo piccola e non arrivando ai pedali ero costretta a chiedere aiuto alle sue gambe per muoverli. Quando lui mi diceva di cambiare marcia io impugnavo con le mie manine piccole il cambio e lo facevo; inoltre se c’era da fare qualche curva io giravo il volante che era quasi più grande di me. Che pomeriggio è stato quello… Che ridere… >> nel raccontare era come se in quel momento mio padre fosse stato lì accanto a me: rivedevo la scena e sentivo le sue risate mentre faticavo a girare quel volante che mi sembra tanto grande mentre lui, andando pianissimo, mi ordinava gentilmente di cambiare marcia mentre schiacciava il pedale della frizione, << Quel pomeriggio non lo scorderò mai. Papà in genere non stava mai a casa e a causa del lavoro spesso anche nei fine settimana era costretto a stare tutto il giorno fuori, ma quel fine settimana aveva promesso di riservarlo a me. Alla sua piccolina che vedeva solo la sera. Per me era importante. Era parecchio che non passavamo così tanto tempo insieme, da soli. Ma poi, neanche una settimana dopo quel… >> non riuscii a continuare perché le lacrime, senza che nessuno le avesse chiamate, cominciarono a scorrere sulle mie guancie. E pensare che avevo deciso di non piangere più di fronte a Light, invece mi ritrovavo a farlo nuovamente come una cretina. Mi aveva vista piangere abbastanza, e non volevo lo vedesse ancora! Non era giusto per lui né tanto meno per me. Mi faceva sentire debole.
Ad un certo punto, la sua mano calda accarezzò il mio viso rompendo la lunga gara di alcune lacrime facendomi sussultare. Mi voltai verso di lui e notai che mi stava sorridendo mesto, come se fosse dispiaciuto e stesse soffrendo con me; si era creata un sorta di empatia tra noi due e il mio dolore sembrava essere anche il suo.
Ci guardammo per parecchi istanti.
Intensamente.
Le lacrime continuavano imperterrite la loro discesa silenziosa.
<< Io… Io non avevo mai detto questa cosa a nessuno prima d’ora… >> mormorai con la voce semirotta dal pianto abbassando lo sguardo, << Questa cosa era sempre rimasta gelosamente chiusa dentro di me. Non so neanche perché te l’abbia detta. Sono… sono una stupida, ecco… >>
<< Non sei stupida >> replicò Light, << non lo sei affatto >>
Alzai nuovamente gli occhi. Ci guardammo ancora. Il viso di Light si stava avvicinando lentamente al mio. Molto, molto, molto lentamente… Possibile che il mio stesse facendo altrettanto verso il suo?
Il respiro caldo e fresco del ragazzo cominciò ad accarezzare le mie labbra mentre i miei occhi, ancora umidi, cominciavano a chiudersi altrettanto lentamente. La sua mano calda, ancora poggiata sulla mia guancia, aiutò il mio viso ad avvicinarsi di più. Eravamo vicini, vicini…
 
“… Dare ni mo mirenai yume wo mite, iranai mono wa subete suteta, Yuzurenai omoi, kono mune ni yadoshite…”
 
Spalancai gli occhi svegliandomi brutalmente dall’incanto del momento. Ma cosa stavo facendo?
Mi allontanai dal castano, con le gote nuovamente in fiamme, aprendo velocemente la borsa alla ricerca del mio cellulare. Sentii Light sospirare dando una piccola botta al volante. Finalmente, dopo tanto cercare trovai il telefono.
“L…”
Rimasi a fissare il display del telefono per qualche altro secondo finché non finii di squillare. Pochi istanti dopo ricominciò. Mi voltai verso Light che mi guardava sorpreso e forse, probabilmente era una mia impressione, un tantino scocciato.
<< É… É L… >> mormorai quasi impercettibilmente, << Io però non voglio rispondere… >>
<< Penso che voglia solo sapere come stai >> disse lui guardando avanti, << per quanto mi senta anche io di avercela un po’ con lui perché ti ha mentito su una cosa importante come il ladro che ha assassinato i tuoi genitori, ti vuole bene davvero. Adesso sarà preoccupatissimo >>
<< Come fai a esserne così sicuro? >>
<< Quando sei andata al bagno prima, a Speceland, ho chiamato mio padre per sapere se c’erano novità sul caso Kira, la sua risposta è stata che Ryuzaki non ha mosso un dito per tutto il giorno. Ha detto che non ha nemmeno mangiato >>
Anche se da una parte mi doleva ammetterlo, sapere che L stava male mi faceva stare ancora peggio; sapevo bene che quando litigavamo di brutto, perché qualche altra volta era successo, non toccava cibo. Era colpa mia.
<< Rispondigli >> mi esortò Light, << digli che sei a casa e stai bene. Penso gli basti sapere questo >>
Guardai il display che continuava a lampeggiare finché con molta fatica premetti il tasto verde.
<< P… Pronto? >>
<< Misa! >> la voce di L, più roca rispetto al solito, sembrava un urlo di gioia, << Misa… Misa, stai bene? >>
<< Benissimo >> risposi gelida, << cosa vuoi? >>
<< Ero preoccupato >> disse semplicemente, << dopo che sei uscita in quel modo dal quartiere generale io… >>
<< Sto bene. Ho passato una splendida giornata. E tutto questo non grazie a te >>
<< Ma sei a casa, vero? >>
<< Perché t’importa tanto? Ma soprattutto, perché dovrei risponderti? Dopo avermi mentito per tutto questo tempo potrei sentirmi quasi in dovere di farlo anche io >>
<< Misa, per favore… >>
<< Per favore un corno, L! Non ti sembra già abbastanza il fatto che ti abbia risposto al telefono? >> sbottai velenosa. In realtà avrei voluto dirgli di stare tranquillo, che non correvo alcun pericolo, che era tutto sotto controllo, ma il pensiero di quello che mi aveva fatto mi tormentava lacerandomi facendomi rimanere dura ed impassibile.
<< Misa, lo so di aver sbagliato, avrei dovuto dirtelo, ma io non ho mai voluto il tuo male, davvero! Come avrei potuto mai…? >>
<< Non ti sembra un po’ troppo tardi per i ripensamenti? >> commentai scoppiando in una risata amara, << Comunque stai tranquillo. Sono stata tutto il giorno con Light. >>
Per un momento calò il silenzio. L’unica cosa che sentii fu il rumore di un unghia che saltava, << Sei… Sei stata tutto il pomeriggio… Con Light? >>
<< Anche adesso è qui con me >> risposi sempre più glaciale, << mi ha riportata a casa. Siamo andati a Spaceland >>
<< Mi stai dicendo che nonostante io ti abbia tradito tu stai ugualmente indagando su di lui per scoprire se è Kira? >>
<< Ti assicuro che è stato l’ultimo dei miei pensieri! Anche perché, dalla mia analisi, posso dire che non è come pensi tu >> dissi, << quindi adesso che ti ho detto tutto mi lasceresti in pace? >>
<< Misa, per favore, non lo sottovalutare! Se lui è Kira, come credo che sia, starà godendo come pochi a vederti in quello stato! Sta approfittando del tuo momento di debolezza! Starà facendo solo finta di starti accanto! Quale momento migliore per cercare di sconfiggere il suo nemico? >>
<< Non è vero! >> gridai, << Non è vero! E tu non puoi proprio parlare! >>
<< Misa, aspetta… >>
<< Non mi cercare più! Questa volta ti ho risposto solo perché Light mi ha chiesto di farlo per non farti preoccupare, ma se dovessi chiamarmi di nuovo non risponderò! >>
Senza aspettare risposta gli attaccai il telefono in faccia.
Nonostante mi avesse fatto tutto quel male il suo primo pensiero rimaneva il caso Kira, esattamente come il suo primo indiziato rimaneva Light.
Kira. Kira. Kira. Light che era Kira. Light che era Kira. La sua ossessione! La sua vita ruotava tutto intorno a quello… Ma basta!
<< Hai fatto bene a rispondere >>
<< Per stare ancora più male, certo… >> replicai con un sussurro a malapena udibile, << Senti, domani devo andare lavoro. Non posso saltare, già oggi è stato troppo. È meglio che vada a dormire, adesso >>
<< Certo, capisco >> disse Light, << comunque, se vuoi, domani mattina vengo a prenderti con la macchina e ti porto io… >>
Sarebbe splendido!”
<< Non c’è bisogno. Davvero. Prenderò un taxi o chiamo Rioshi, la mia manager >>
<< Come preferisci, non insisto >>
Aprii la portiera della macchina preparando già le chiavi di casa, << Tralasciando la chiamata di L, è stato un bellissimo pomeriggio. Mi sono distratta e divertita tantissimo e lo devo tutto a te. Grazie >>
<< Vorrei poter fare di più >>
<< Fai già troppo >> risposi con un sorriso, << il pensiero è già molto per me. Comunque ci sentiamo >> misi un piede fuori dall’auto.
<< Aspetta! >>
Mi voltai a guardarlo sorpresa finché non sentii le sue labbra poggiarsi velocemente sulla mia guancia.
<< Sogni d’oro, Misa >>
Non so se mi fece arrossire di più il bacio o il modo in cui disse quel sogni d’oro.
<< Gra… grazie… Anch.. Anche a te >>
Scesi velocemente dall’auto e salii di corsa in casa.
La prima cosa che feci una volta entrata fu buttarmi sul divanetto all’ingresso; troppe cose in troppo poco tempo. Mi tastai la guancia sentendo ancora il calore delle morbidissime labbra di Light. Tornai ad arrossire come una scema. Arrossii ancora di più pensando a quello che sarebbe successo se L non avesse chiamato.
“Ma cosa diamine sto facendo?”
Cominciai a battere la testa sul bracciolo del divanetto per poi prendere uno dei cuscinetti decorativi e sprofondarci la testa dentro.
“Non devo innamorarmi! Non posso farlo, non adesso… E meno che mai di Light! Scema! Sono solo una grandissima, fottutissima SCEMA!”
 
 
Per più di una settimana non pensai ad altro che al lavoro. Cercai di sfogare le mie ansie e i miei pensieri dando il meglio che potevo sui vari set di pubblicità e servizi fotografici. Rioshi sembrava abbastanza soddisfatta seppur non riuscisse a capire quale fosse il velo di tristezza che a volte non riuscivo a mascherare nei momenti di pausa.
Light mi chiamava regolarmente una volta ogni due giorni prima di andare a dormire. Non voleva essere invadente, semplicemente era preoccupato per me e cercava di distrarmi e farmi pensare a tutto meno ai fatti accaduti negli ultimi giorni, ma con quel suo atteggiamento così estremamente dolce e allo stesso tempo riservato mi metteva ancora più in difficoltà confondendomi ancora di più di quanto già non fossi: non riuscivo più a capire cosa provavo per lui, o meglio, lo sapevo ma non volevo ammetterlo a me stessa. Inoltre, per quanto fosse dolce e continuavo a pensare che lui non poteva essere Kira, il dubbio, anche minimo, che potesse esserlo mi spaventava e mi faceva tornare sui miei passi.
L invece mi chiamava quasi una volta ogni cinque ore e, ovviamente, non avevo mai risposto a nessuna chiamata. Poteva chiamare quanto voleva per quanto mi riguarda, ma avevo giurato che non avrei più risposto e così avrei continuato a fare. Non ero disposta a perdonarlo, non tanto facilmente almeno. Avrebbe dovuto dimostrarmi davvero che teneva a me, cercando di accantonare momentaneamente il caso Kira e mettere in galera quel mostro. Non dormivo sonni tranquilli a saperlo a piede libero.
No, non mi piaceva affatto. Nonostante cercassi di non pensarci ero sempre molto inquieta.
Un sabato ci trovavamo sul set dell’ennesima pubblicità. Questa volta intimo donna.
Non ne potevo più, ero stanca e volevo andare a casa, anche perché se c’erano degli scatti che odiavo fare erano proprio quelli di questo tipo.
<< Misa Misa sei perfetta tesouro! >> urlicchiò Gianpier, il fotografo, << Sei un incanto, cara! Un incanto! Quando vedo ragazze come te… Mi verrebbe quasi voglia di tornare ad essere uomo! >>
Sì, era omosessuale, ma decisamente il migliore nel suo campo. E anche il più professionale, preciso e simpatico. Mi faceva piacere lavorare con lui.
<< Gianpier sei sempre dolciss… >>
<< Guardi che non può entrare… Le ho detto di no! Misa è impegnata con una pubblicità adesso! >>
Sia io che il fotografo ci voltammo. Era la voce di Rioshi, o meglio l'urlo. Venivano dall’altra stanza. Era forse qualche fan accanito che mi voleva vedere? Sapevo che la mia amica non li amava, ma dovevo ammettere che spesso esagerava; infondo che male c’era se qualche fan veniva per farsi una foto con me o voleva un autografo? Era quella la parte divertente di essere un’idol di successo!
Ma quando vidi chi era appena entrato sul set il mio cuore perse un battito.
Quella figura incurvata su se stessa, con il pollice tra le labbra e quelle occhiaie nere come la pece sotto gli occhi l’avrei riconosciuta anche in una folla di mille persone ad un chilometro di distanza.
Rimasi impietrita sul posto mentre L alzava gli occhi verso di me.
Non sapevo cosa fare.
Non sapevo cosa dire.
Lo fissai per qualche istante con occhi sbarrati. Lui fece altrettanto ma con sguardo mesto.
<< Misa… >> disse poi semplicemente con fare stanco.
Rabbrividii. Non potevo e non volevo ammetterlo ma il vederlo lì, di fronte a me in carne ed ossa, mi fece capire quanto mancava. Dannazione, mi mancava terribilmente! Non si può cancellare una vita vissuta con una persona in una sola settimana, specialmente se questa persona era L.
L’istinto mi diceva di correre da lui e abbracciarlo.
La mente m’imponeva di rimanere immobile e guardarlo il più duramente possibile.
Il cuore piangeva perché non sapeva a chi dare retta.
<< Misa… >> ripeté lui.
<<  Co… Cosa ci fai qui? >> balbettai senza riuscire a sostenere il suo sguardo.
<< Ho bisogno di parlarti >>
Alzai lo sguardo per guardarlo bene: era più bianco e con il viso più incavato del solito. Sembrava quasi uno spettro. La sua magliettona bianca, anch’essa  decisamente troppo larga, non lo aiutava affatto.
<< Lei non può stare qui! Lo vuol capire sì o no? >> Rioshi arrivò di corsa con due guardie al seguito, << Se non va via immediatamente la faccio portare via! >>
<< Non preoccuparti Rioshi. Lui sta con me >> la mia voce doveva sembrare venire da un altro pianeta, completamente estranea a quella che conosceva.
<< Ma Misa… >>
<< Rio, posso avere una pausa? Devo parlare con lui, poi giuro che tornerò a lavorare >>
La mia amica mi guardò per qualche istante senza capire per poi annuire debolmente e allontanarsi; chissà che impressione doveva avergli fatto L (di certo non buona!).
Presi un accappatoio e mi avvicinai al ragazzo: nonostante fosse, se possibile, ancora più incurvato del solito lo guardai dal basso verso l’alto per qualche. Poi, senza dire una parola, gli feci strada verso il mio camerino.



To be continued...




Eccomi tornata! Avevate paura che non continuassi più la fic? E invece rieccomi (finalmente!)
In primo luogo perdonatemi per questo super, mega, catastrofico ritardo ma a causa della preparazione per il mio cosplay non ho avuto il tempo materiale per stare più di cinque minuti a scrivere. Tra le varie "distrazioni" c'è stato anche l'arrivo della mia BELLISSIMA E MERAVIGLIOSISSIMA tavoletta grafica! Per me che lavoro con photoshop e la suite adobe è davvero utile (mi sono divertita a colorare parecchio scan di Death Note). In più, siccome non avevo già abbastanza cose da fare, ho deciso di creare una pagina dedicata a "Death Note" su facebook (mi faccio un po' di pubblicità! Ecco il link! -> Watashi ga seigi da!;  se avete fb magari passate! Mi farebbe tanto piacere! :D). Quindi dai, mi sono data da fare xD.
Adesso però passiamo alle cose serie: oltre ad essermi data anche ad altre cose, questo capitolo non è stato affatto facile da scrivere; avevo deciso di voler far confidare Misa con Light di cose molto personali ma non sapevo quali ma soprattutto COME. Inoltre volevo cercare di creare un momento d'intimità tra i due proprio in questo momento di debolezza della povera biondina e spero, per quanto piccolo, che vi sia piaciuto. Forse può sembrarvi assurdo, ma è stato difficile crearlo. La cosa che però mi premeva di più in assoluto era mettere un momento più "soft" dopo la pesantissima "batosta"; avevo sempre immaginato un Light fifone sulle montagne russe (forse perchè anche il mio ragazzo non le sopporta? xD). Mi sembrava divertente e così, boh.
Un'altra parte molto tosta è stata quella finale; volevo che L comparisse, anche se per poco. La mancanza che prova Misa doveva essere mostrata in contemporanea al suo "odio" verso il fratello. Oddio, odio forse è esagerato, ma penso abbiate capito! Comunque, alla fine è nato questo chappy. Ci ho messo davvero tutta me stessa e come al solito, almeno personalmente, mi sento soddisfatta del risultato. Spero vi piaccia.
Perdonatemi se per più di metà capitolo ho fatto piangere Misa, ma ci stava xD



Bene, come solito voglio rigraziare come sempre le mie commentatrici: Saretta, LABESTIAPAZZA, Yuuki B, Eli pazzoide, Pazza Best, Shana98, Princess_Serenity, Any_, Ryka, anzi mi vorrei scusare con due di voi: Eli e Ryka giuro che non mi ero accorta di non aver risposto alla vostra recensione... PERDONATEMI!! Lo farò rispondendo a quella che mi scriverete per questo chappy :D
Una bacio a tutti coloro che comunque seguono la mia fic ma non possono commentarla perchè non sono registrati o a più timidi che non hanno voglia.

Perdonatemi se nel testo ci dovessero essere i soliti errorini di battitura.
Un bacione! :D

Mata ne!
Marty :)

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Kou un ni megumareta ***


Capitolo7:

Capitolo 7

Kou un ni megumareta

 





L mi seguì
verso il mio camerino con la schiena più ricurva del solito e la testa bassa . Sentivo il cuore battere come un martello; averlo nuovamente accanto, così vicino, creava in me sensazioni contrastanti: da una parte una forte rabbia – era pur sempre un traditore! –,  dall’altra però mi sentivo felice come non lo ero da un paio di settimane, come se il vuoto dentro di me fosse stato di nuovo e finalmente colmato; perché L era una parte  molto importante di me, come un braccio, una gamba, un polmone, e volente o nolente questa cosa non sarebbe mai potuta cambiare.
Arrivati alla porta del mio camerino presi una piccola chiave che avevo messo nell’autoreggenti che stavo indossando e aprii la porta accendendo la luce.
<< Accomodati pure >> mormorai in tono piuttosto formale avvicinandomi al mini frigo bar. << Posso offrirti qualcosa? Un thé freddo, un po’ di gelato… >>
<< Non ho bisogno di niente >> sussurrò lui appena, << o meglio, non ho bisogno di queste cose… >>
La sua voce era stanca e roca. I suoi occhi, a volte tendenti al grigio, spenti.
Si sedette sul divanetto del mio camerino nella sua solita ed assurda posizione.
Mi voltai nuovamente verso il frigo bar per  prendere due sambitter e dal comò delle cibarie (ottenuto dopo settimane di lotta) un pacchetto di patatine. Nonostante avesse detto di non aver fame, sicuramente davanti ad un mini aperitivo non avrebbe saputo resistere. Lo poggiai sul tavolino per poi andarmi a sedere sulla poltrona di fronte al divanetto su cui stava seduto lui accavallando le gambe.
<< Perché sei qui? >> domandai aprendo il sambitter con un gesto secco, << Tutto mi sarei aspettata da te, meno che venissi a cercarmi a lavoro. Non l’hai mai fatto. Mi hai… Sorpresa, ecco >>
<< C’è sempre una prima volta, no? >>
Dopo quel piccolo scambio di battute rimanemmo in silenzio.
Un silenzio teso. Quasi gelido.
Per cercare di prendere tempo, aspettando una sua risposta, bevvi l’analcolico molto lentamente. Mi sorpresi nel sentirlo bollente a contatto con la mia gola nonostante l’avessi appena preso dal frigorifero. Una volta finito di bere posai il bicchiere e dopo qualche minuto iniziai a tamburellare nervosamente le dita sulle ginocchia aspettando che dicesse qualcosa.
<< L, dimmi cosa vuoi. Non posso perdere tutto questo tempo. Di là mi aspettano per finire il servizio fotografico per una pubblicità >>
<< Sempre più svestita… >>
<< Cosa c’entra adesso? >> replicai alzando leggermente la voce, << Mi sembra ovvio che sia svestita dato che stiamo girando la pubblicità di “Intimos”! E poi è il mio lavoro! Non pensare che mi faccia piacere! >>
Mamma mia, perché doveva fare così? Non potevo credere che fosse venuto lì per dirmi una cosa del genere! Se doveva solo farmi perdere tempo, e la pazienza, poteva rimanere al suo caro quartier generale del cavolo e continuare ad indagare su quel cavolo di Kira.
Lo guardai ancora per qualche istante mentre rimaneva con la testa bassa e lo sguardo fisso nel sambitter.
L’osservai ancora per qualche minuto finché, stufa, mi alzai dalla poltrona dirigendomi verso la porta del mio camerino.
<< Non ho intenzione di perdere tempo con te! >> esclamai acida guardandolo dall’alto verso il basso, << Sei venuto facendomi fare una figura tremenda davanti a tutto lo staff e io, nonostante tutto, ho deciso di ascoltarti. Ma tu non fai niente. Niente! Stai lì, fermo, con lo sguardo perso senza dire una parola! Ma cosa vuoi da me? Vuoi continuare a rovinarmi? Se è così L, ci stai riuscendo alla grande! >> lo guardai ancora mentre continuava ad incurvare la sua schiena.
Basta, non lo potevo sopportare. Si stava davvero prendendo gioco di me!
<< VAI AL DIAV…! >>
All’improvviso sentii il mio corpo stretto in una morsa. Due braccia che non ricordavo fossero così calde e profumate di zucchero filato, una maglietta soffice e candida mi avvolsero con tutta la forza che avevano.
<< MA NON LO CAPISCI CHE VOGLIO TE? >> la braccia di L mi strinsero ancora di più trascinandomi sul divano, << Non… Non lo capisci che se tu mi odi, io non riesco a fare più niente? Non lo capisci come mi sento? Non lo vedi? >>
Quelle braccia mi stavano confondendo e ancora di più le sue parole. Tutta la mia rabbia nei suoi confronti svanì all’istante seppur non lo volessi davvero. Lui mi aveva ingannata e non volevo crollare così facilmente.
 << Hai ragione, sono uno stronzo, un bastardo, un traditore! Non avrei dovuto mentirti! Hai ragione, hai ragione tu! >>
Per la prima volta in vita mia sentii la voce di L spezzata dalle lacrime.
L? Lacrime? Stava piangendo… Per me?
<< Non posso pensare che tu non faccia parte della mia vita, Misa! Il tuo odio… è l’unica cosa che non riesco a sopportare. Vivere senza saperti vicina… Sapere che tu mi odi, il solo pensarlo mi… No, non ce la faccio. Non riesco a fare niente! Non riesco a fare niente senza di te! >>
Non riuscivo a parlare e quasi neanche a respirare. Perché anche io mi sentivo così per quanto facessi la forte, per quanto cercassi di reprimere dentro di me quelle sue stesse sensazioni, mi sentivo completamente vuota senza di lui, senza le sue stranezze, il suo modo di sedersi, le sue occhiaie color pece…
Mi ritrovai a stringerlo anche io con affetto. Tremava come un bambino. Sentii la sua testa appoggiarsi più comodamente sulla mia.
<< Misa… Ti prego, perdonami. L’ho fatto solo per proteggerti. La verità ti avrebbe distrutta… >>
<< E pensi che adesso non abbia fatto anche peggio? >>
<< Ha fatto molto peggio, specialmente per colpa della mia bugia, ma io non ho potuto fare niente. Ho provato, davvero. Ma mi hanno tolto il caso! Mi avevano promesso che avrebbero fatto qualcosa ma poi… >>
<< Ho capito. Non c’è bisogno di aggiungere altro >> dissi stringendomi di più a lui.
Mi scostai un po’ per poterlo guardare negli occhi per un attimo e quando i miei incrociarono i suoi mi fecero paura: a causa del pianto erano diventati rossi macchiati di nero dall’iride. Le occhiaie anch’esse nere, gli conferivano una maggior aria scheletrica accostate al suo viso ceruleo. Ma era sempre lui.
Era il mio fratellone. L.
<< Ho capito, fratellone >>
Immediatamente vidi i suoi occhi brillare e le sue labbra bianche arricciarsi in un sorriso. Mi strinse nuovamente.
<< Mi sei mancata >> mormorò al mio orecchio, << mi sei mancata come nessun altro in tutta la mia vita… >>
<< Anche tu mi sei mancato >> risposi stringendomi maggiormente a lui, << ho provato ad odiarti per quello che mi hai fatto. Ho provato a cancellarti dalla mia vita… Ma non ci sono riuscita. Per quanto potessi star male, sapevo che, a prescindere dall’atto sbaglio in sé, l’hai fatto solo perché volevi vedermi spensierata e tranquilla, senza pensare alle conseguenze se la verità fosse venuta a galla… >>
<< Misa… >>
<< Diciamo che l’ho capito anche grazie a Light >> continuai abbassando lo sguardo, << senza di lui penso che non sarei riuscita a resistere tanto >>
<< Grazie… A Light? >>
<< Sì, solo grazie a lui. È davvero un ragazzo d’oro >>
Per qualche minuto rimase in silenzio stringendomi a sé con maggior forza e delicatezza tra quelle braccia ossute.
<< Tu sei la mia Misa >> bofonchiò dopo un po’.
<< Sì, lo so. Sono la tua sorellina >> affermai staccandomi dal suo abbraccio con un sorriso, << la tua sorellina che adesso deve tornare immediatamente a lavoro o la sua manager la divorerà per non aver finito il servizio fotografico >>
Anche lui rispose al sorriso, seppur ci fosse qualcosa che lo rendesse teso e malinconico ma non riuscii a capire bene cosa fosse.
<< Io penso di aver bisogno di una torta di fragole, invece. È da un po’ che non ne mangio… >>
<< Se vuoi questa sera vengo e te la porto io al quartier generale fatta con le mie manine. Tanto non credo che dovrò lavorare tanto oggi. Avevamo quasi finito >>
<< Ne sarei felice >>
Mi avvicinai alla porta del camerino per uscire ma decisi di voltarmi e di scoccargli un bacio sulla guancia, << A 'sta sera fratellone! >> dissi, dopo di che uscii.
Mi sentivo nuovamente leggera e felice.
Misa era tornata ad essere Misa.
Quando rientrai sul set tutti mi guardarono sorpresi di rivedermi spensierata come sempre senza quell'ombra cupa di tristezza.
<< Dai, forza! Finiamo in fretta che devo tornare a casa! >>
<< Misa… Tutto bene? >> chiese Rioshi prima che riprendessi con la fine del servizio fotografico.
<< Mai stata meglio! >> ribattei con un sorriso a trecentosessanta gradi mentre mi mettevo in posa.
<< Senti… Ma ha a che fare con quel tipo strambo? >> domandò ancora storcendo leggermente il naso.
<< Sì! Dovevamo risolvere una questione familiare >>
La mia amica spalancò gli occhi, << Vuoi dire che quello… Quello è… >>
<< Sì, quello è il mio adorato fratellone! >>
 
 
Alle otto di sera spaccate ero già sul taxi che mi avrebbe portata all’hotel dove alloggiava L con la torta, da me abilmente preparata, in grembo. Quella sera avevo deciso di essere semplicemente me stessa, quindi, niente parrucca azzurra. Sarebbe stato un modo per riparare a quello che avevo fatto qualche settimana prima. Anzi, strano che mio fratello non avesse ancora cambiato albergo. Probabilmente era stato così male per quello che ci era successo che l’ultimo dei suoi pensieri era quello di cambiare alloggio. Una ventina di minuti dopo mi ritrovai di fronte al grande albergo. Fortunatamente ricordavo il numero della suite quindi evitai di passare dalla reception. Presi l’ascensore e in pochissimo mi ritrovai, dopo tanto tempo, di fronte alla porta dell’appartamento.
Bussai allegramente.
Aspettai un po’ tenendo la torta davanti a me.
<< Misa! >>
Immediatamente saltai al collo di mio fratello. Erano passate meno di otto ore dall’ultima volta che ci eravamo visti eppure mi sembrava un secolo. Probabilmente era dovuto a tutto il tempo che avevamo perso in quella settimana.
<< Tadan! >> esclamai porgendogli la torta che avevo preparato non appena ero tornata dal lavoro.
<< L’hai fatta davvero? >>
<< Certo! >> esclamai entrando nella stanza, << Scherzo mai quando prometto la mia famosa torta alle fragole? >>
<< No, è vero >> commentò scuotendo appena la testa, << grazie mille sorellina >> e mi diede un piccolo bacio sulla guancia.
Era una cosa che faceva molto di rado, anzi, molto più che di rado. Da quando ci conoscevamo era successo si e no tre o quattro volte, non di più, e involontariamente mi ritrovai ad arrossire.
“Che motivo hai di arrossire, stupida? Sicuramente è un altro modo per farsi perdonare!”
Aggiustandomi la gonna con le mani, dopo aver ripetuto quella frase mentalmente almeno dieci volte, feci capolino nel salottino dove erano radunati tutti i membri del quartier generale giapponese.
<< Ehilà! >>
<< Misa-Misa! >> esclamò Matsui alzandosi in piedi, << Misa-Misa sei tornata a trovarci! >>
Alzai le spalle con un sorriso andandomi a sedere sul divanetto vuoto, << Già e non preoccuparti che da oggi in poi verrò molto più spesso >>
Il giovane poliziotto aprì il viso in un ampio sorriso, << Questo vuol dire che avete fatto pace!? >>
<< Caspita! Devo ammettere che lei è proprio una volpe, Matsuda >> lo rimbeccò mio fratello sorseggiando il thé facendo ridacchiare tutto il resto della squadra anti Kira.
<< Anche io sono felice di rivederti, Misa >> disse il sovrintendente Yagami sorridendomi bonario, << questa settimana lavorare senza Ryuzaki è stato tremendo. O meglio, c’era ma era come se non ci fosse, sembrava uno zombie!, e le indagini ovviamente sono andate avanti molto a rilento >> spiegò prendendo anche lui una tazza di thé, << noi abbiamo fatto quanto più potevamo, ma senza tuo fratello non è certo la stessa cosa >>
<< Già, e poi non vederlo ingozzarsi è stato peggio che vedergli spazzolare una confezione di gelato da un kilo da solo. Terribile! Non pensavo l’avrei mai detto, ma è così! >>
<< Matsuda! >> lo riprese il sovrintendente.
Scoppiai a ridere, << Ci credo >>
<< Misa, perché non vai a tagliare la torta che hai fatto e ce la porti? Così vai di là a salutare Watari >>
<< Certo! >>
Mi alzai dal divanetto e presi la confezione contente la torta e andai nell’altra stanza dove nonno Wammy leggeva il giornale seduto su una sedia.
<< Misa! >>
<< Nonno! >> esclamai poggiando prima la torta sul tavolo e poi correndogli incontro, << Nonno mi sei mancato tanto! >>
<< Anche tu piccolina >> sussurrò accarezzandomi la chioma bionda. << Non hai idea di come siamo stati sia io che L in questa settimana. Lui molto più di me certo, però non sopportavo che la mia nipotina mi… >>
<< Va tutto bene nonno. Adesso va tutto bene >> dissi con un sorriso, << L mi ha spiegato, si è scusato e io ho capito. Certo, non mi fa impazzire l’idea di sapere quel pazzo criminale a piede libero, però… >>
<< L sta cercando di farsi dare quel caso per poterlo risolvere e archiviarlo completamente >>
<< Veramente? >>
<< Sì >> affermò il nonno prendendomi le mani nelle sue, << Non può sopportare neanche lui l’idea di quel criminale fuori galera. Penso che, da un certo punto di vista, gli importi più di lui che del caso Kira ora come ora >>
“Chissà se quel pazzo assassino è entrato nel mirino di Kira…”
Ma cosa andavo a pensare?
Cercando di scacciare dalla mente quel pensiero, tornai a sorridere avviandomi nuovamente al tavolino dove avevo poggiato la torta cominciando a togliere l’involucro, << Cosa dici nonno? Tagliamo la torta e la portiamo di là? >>
Nonno sorrise alzandosi dalla sedia, << Ti prendo i piatti >>
<< E un coltello per tagliare la torta! >>
In poco più di cinque minuti, tra una risata e l’altra, la mia torta era distribuita su tutti i piattini.
<< Ne è rimasta una fetta >> osservò il nonno, << sicura di aver contato tutti? >>
<< Sì, assolutamente. Quella la lasciamo in frigo per L in caso volesse fare il bis >> e prendendo il vassoio con i piattini cominciai ad incamminarmi verso il salottino.
<< Sicura di riuscire a portare tutto? >>
<< Non preoccuparti! >> risposi leggermente risentita, << l’altra volta sono inciampata nella parrucca, ma questa volta non c’è proprio pericolo >>
Sentii il nonno ridacchiare e mi accorsi, guardando con la coda dell’occhio, che si era messo nuovamente seduto a leggere il giornale. Era la sua occupazione preferita quando non aveva niente da fare, gli mancava solo una bella pipa. Ridacchiai all'idea e percorsi il micro corridoio che separava le due stanze.
<< Io direi di accendere il telegiornale. Magari diranno qualcosa di utile, non si sa mai >>
Mi bloccai sul posto.
Light era lì?
“Oddio! Ma quando è arrivato? Ma ho messo qualcosa di decente? Sì… Il mio vestito preferito… E il trucco? O diamine, ma perché mi faccio  tutti questi problemi? E’ solo LIGHT”.
Sì, solo Light un corno! Era vero che ci eravamo sentiti praticamente quasi tutti i giorni, ma il nostro ultimo incontro risaliva a quando mi aveva dato quel bacio sulla guancia che mi aveva mandata completamente in tilt, anche se forse sarebbe stato più corretto dire che il mio cervello diventava di gomma anche solo pensando a lui, ma questo non aveva importanza adesso.
“Forza. Adesso entri dentro, lo saluti, da brava, e poi… E poi basta!”
Tirai su un bel respirone e poi entrai.
<< Eccomi qua! >> esclamai con  voce particolarmente acuta, << Questa volta sono anche riuscita a non far cadere nulla, avete visto? >>
<< Ottimo. Brava Misa >> disse mio fratello spostando un po’ di scartoffie dal tavolo, << poggia tranquillamente qui >>
Cercai di mettere a fuoco l’intera stanza... Tranne Light. Perché dovevo essere  sempre così agitata quando c’era di mezzo lui?
<< Misa? >>
E perché soprattutto, la sua voce doveva essere così bella e calda?
Cercando di non mostrarmi eccessivamente in imperventilazione e con il cervello in pappa, alzai lo sguardo verso il brunetto.
<< Light! >> esclamai, << Anche tu oggi sei qui al quartier generale, quindi! >>
Sì, la mia voce era terribilmente acuta.
Mi fissò per qualche istante.
<< Sì >> mormorò perplesso, << oggi ho finito la sessione d’esame, quindi per un po’ sono tranquillo, così ho pensato di venire qui a dare una mano >>
<< Fantastico! >> feci ancora maledicendomi per la voce sempre più stridula, << Allora vado di là prendere l’ultima fetta di torta rimasta. Fortunatamente è avanzata… Torno subito! >> e come un razzo schizzai via da quella stanza poggiandomi al muro facendo meno rumore possibile portandomi una mano al petto.
No, non era normale quel comportamento da parte mia. Nemmeno un po’. Era solo un ragazzo, un ragazzo come tanti. Certo, assolutamente gentile, educato, simpatico, posato, dolce, premuroso, bello, perfetto… Ma solo un ragazzo. Sì, solo un ragazzo.
“Solo un ragazzo. Solo un ragazzo. Solo un ragazzo. Solo…”
Quando tornai in quella sorta di cucinotto dove il nonno stava leggendo il giornale, presi un piatto e quasi lo sbattei sul tavolo.
Ma chi volevo prendere in giro? Light mi piaceva e anche parecchio. Però era anche il primo sospettato di essere Kira sulla lista di L. Mio fratello non sarebbe stato affatto contento se avesse scoperto che mi ero presa una cotta per lui.
<< Ma tanto il problema non sussiste, no? >>
<< Quale problema, Misuccia? >>
Mi voltai verso il nonno accorgendomi troppo tardi di aver pensato a voce alta.
<< No, niente >> balbettai aprendo il frigo, << una cosa stupida >>
<< Se sei arrivata a dire un pensiero ad alta voce deve essere qualcosa che ti preoccupa o che comunque occupa gran parte della tua mente. Non vuoi parlarne con il nonno come quando eri più piccolina? >>
Volevo davvero parlarne con qualcuno?
Sì o sarei scoppiata. E poi non ero costretta a rivelare il nome di Light, sarebbe bastato spiegare per sommi capi la situazione, no?
<< Beh, ecco… >> iniziai torturandomi le mani, << … Ecco, vedi… Il fatto è… >>
<< Vediamo se indovino >> fece il nonno prendendomi per mano, << c’entra un ragazzo? >>
Mi voltai a guardarlo stupita.
<< E tu come fai a saperlo? >>
<< Tesoro, sono stato giovane anche io. Capisco quando c’è di mezzo un problema di cuore >> rispose con un sorriso lui, << anche io alla tua età avevo una ragazza in testa che mi tormentava >>
<< Davvero? >>
<< Naturalmente. Tutti hanno per la testa qualcuno che occupa i propri pensieri costantemente >>
“Sicuramente nel caso di L dev’essere Kira” pensai sorridendo tra me e me.
<< Sì, c’entra un ragazzo >> sospirai sedendomi su una sedia lì vicino, << io provo a non pensare a lui, ma non ci riesco. Occupa la mia mente costantemente, proprio come dici tu. E quando non ci penso, eccolo che compare e io... >>
<< Sei innamorata, piccola mia >>
<< Ma io non voglio esserlo! >> esclamai alzando gli occhi verso di lui, << Io ho paura d’innamorarmi! Non vorrei rimanere scottata un’altra volta. Non riuscirei a sopportarlo >>
<< Hai paura di soffrire come per Thomas non è così? >>
<< Non nominarlo nemmeno! >> sbottai abbassando la testa e stringendo le mani a pugno, << Non… >>
<< Misa >> cominciò il nonno alzando delicatamente il mio volto verso il suo, << non è giusto che ti precluda una cosa bella come l’amore. Una ragazza come te, sognatrice come te… Non può farlo. E poi non sarebbe da te. In amore bisogna buttarsi. Certo, è rischioso e può fare male se ci si sbaglia, ma se fosse quello giusto? Non rimpiangeresti di più di non averci provato? Non rimarresti costantemente con il dubbio? >>
<< Ma potrebbe essere sbagliato >> lo fermai io, << e io non voglio sbagliare >>
<< Dai retta a uno che non ha rischiato e che tutt’ora rimpiange di non avere dato retta al suo cuore: >> fece il nonno, << provaci. Prova sempre! Non buttare tutto alle ortiche per paura. Chi lo sa? Magari potresti essere ricambiata >>
Ricambiata? Da Light?
Ci pensai per qualche minuto. Sarebbe stato così improbabile? No. Specialmente se pensavo a quel bacio sulla guancia che mi aveva dato l’ultima volta che ci eravamo visti, per non pensare a quello che sarebbe potuto succedere prima se L non ci avesse interrotti con la sua telefonata. Ma non sarebbe stato… Pericoloso? Se lui fosse stato davvero Kira, come pensava L, cosa avrei fatto io?
<< Cos’eri venuta a prendere? >> chiese il nonno portandomi nuovamente sul pianeta terra.
<< Cosa? Ah, già! La torta per Light! >> esclamai battendo una mano sulla fronte, << Per colpa delle mie elucubrazioni mentali mi stavo dimenticando di portargliela! >>
Immediatamente estrassi il dolce dal frigorifero e la posai delicatamente sul piattino.
<< Torno di là >> dissi incamminandomi nell’altra stanza. << Nonno? >>
<< Sì, tesoro, cosa c’è? >>
<< Ecco io… Grazie per il consiglio. Ci penserò >>
<< Fidati di questo vecchio nonno >>
“Già, di questo vecchio nonno. Cosa diresti se sapessi che penso a Light?”
Ok, già pensare alla reazione di L era drammatico, figuriamoci anche quella del nonno!
A passo lento percorsi il piccolo corridoio per poi entrare nel salottino, (solamente dopo un altro lungo sospiro).
<< Scusami Light, ma mi ero messa a parlare con il nonno e… >>
Tutti si voltarono verso di me. Tutti tranne L. Aveva gli occhi incollati al televisore. Immediatamente mi sentii a disagio; quegli sguardi erano indecifrabili, solo quello di Light sembrava, come dire... Soddisfatto?
<< Per… Perché mi fissate tutti così? >> balbettai entrando nella stanza, << Ho fatto qualcosa di male? >>
<< Guarda la TV >> mormorò piano il sovrintendente, << c’è qualcosa che potrebbe interessarti >>
“Interessare me?”
Mi avvicinai piano, preoccupata per lo stato di trans in cui era caduto mio fratello e intimorita da quegli sguardi strani che mi stavano rivolgendo i membri del quartier generale. Mi sedetti vicino a Light, unico posto vuoto, e guardai il telegiornale.
 
<< Anche oggi, Kira ha usato la sua falce per ripulire il mondo dalla malvagità. Di tutti quelli che sono stati uccisi in giornata, uno attrae particolarmente la nostra attenzione e siamo sicuri che con questo omicidio Kira abbia attirato dalla sua parte un gran numero di persone che da adesso in poi lo considereranno la sola e unica giustizia, a differenza dello stato sempre più corrotto e capace di pensare solo ai proprio interessi >>.
 
Non riuscivo a capire dove volesse andare a parare il cronista, ma sentivo il cuore scalpitare e martellare a più non posso, come se conoscesse già la risposta e non aspettasse altro che una conferma.
Mi sentivo strana. Molto strana. Era una sensazione che non avevo mai provato prima.
 
<< Finalmente, dopo tanti anni, Hottari Hakarashi, arrestato e rilasciato più volte, è entrato nella lista nera di Kira. Non sapremo mai se quest’uomo era effettivamente un pericoloso serial killer oppure innocente, ma dalle interviste che abbiamo fatto quest’oggi, Kira sembra essere diventato più che mai un vero eroe >>.
 
Non era possibile.
Non potevo crederci.
Kira…
“Kira mi ha vendicata. Kira ha vendicato la mia famiglia…”
Il cuore stava scoppiando di gioia come non era mai successo in tutta la mia vita. Dopo tanti anni potevo dirmi davvero felice. Quell’uomo aveva pagato per il male che aveva fatto. Aveva pagato per tutte le vite che aveva spezzato. Per quella dei miei genitori, per la mia…
<< Misa? Ti senti bene? >>
La voce di Light mi riportò alla realtà. Sarei voluta scoppiare a piangere di felicità in quello stesso istante e buttargli le braccia al collo per esprimerlo maggiormente ma ero sicura che non fosse una buona idea. Probabilmente quelli del quartiere generale mi avrebbero freintesa.
O forse no?
“Kira è un eroe” pensai, “Kira è davvero la giustizia!”
Mi voltai verso L che sembrava ancora sotto shock.
<< L? >> mormorai scuotendogli il braccio, << L sono io quella che dovrebbe stare così, non tu >> ridacchiai cercando di non sembrare troppo euforica, << Quel criminale è morto! Non avrò più paura! >>
Si voltò verso di me mantenendo l’espressione sorpresa e gli occhi sbarrati.
<< Che c’è? >> chiesi, << Perché sei così turbato? >>
<< Niente >> rispose lui brusco. << Misa, è meglio che tu torni a casa adesso >>
<< Come? Perchè? >>
<< Questa per me è una pista molto importante >> continuò risistemandosi nella sua posizione preferita, << è stata una mossa azzardata da parte di Kira e che sicuramente ci aiuterà a risolvere il caso. Mi aiuterà a risolvere il caso >>
Inizialmente lo guardai sorpresa ma poi capii e mi congratulai con me stessa per non avere esultato davanti a tutti.
"Mossa azzardata poi. Mah!"
<< Hai ragione. Vi sarei solo d’intralcio. Buona notte >> dissi alzandomi.
<< Misa aspetta! Ti accompagno… >>
<< Tu resti qui, Light >> la voce di mio fratello era glaciale, << devi darmi una mano con il caso. Sei qui per questo infondo, non è così? >>
Li guardai senza sapere cosa fare. Light sembrava fosse sul punto di controbattere.
L’aria era tesa. Estremamente tesa.
<< Watari >> chiamò L prendendo in mano un’altra tazza di thé.
Immediatamente il nonno arrivò.
<< Accompagna Misa a casa, per favore. Non voglio che torni da sola >>
Light lo incenerì con lo sguardo e per un momento, forse in maniera quasi impercettibile, lo feci anche io.
<< Andiamo, Misa >> disse il nonno e poggiandomi una mano sulla spalla, seppur in maniera dolce, mi trascinò fuori di lì.
 
 
 
<< …Hai l’ultimo servizio fotografico e poi sei libera di andare dove vuoi, cara >> disse Rioshi chiudendo la mia agenda.
<< Davvero? >> chiesi sorpresa cercando di non muovermi troppo per non rovinare il lavoro che stava fando su di me, Natsuka, la mia truccatrice.
<< Assolutamente sì >> confermò Rio sedendosi vicino a me, << una volta terminato il servizio fotografico sui kimono dell’antichità per la rivista “Years ago”, sei libera per due settimane >>
<< Ma è fantastico! >>
Non mi sembrava vero. Due settimane di vacanza. Era da tempo che non mi veniva concessa una pausa così lunga e ne avevo seriamente bisogno.
<< Già, per me un po’ meno dato che dovrò vedermi con Mishinata e Valentino. Sai com'è fatto Valentino: è venuto Giappone per le vacanze, ma quello ogni volta che vede qualcosa di vagamente artistico o che ispira la sua fantasia deve tramutarlo in un capo d’abbigliamento, e siccome si è rivolto alla Yoshida per promuovere proprio qui aa Tokyo la sua nuova idea, i capi in alto hanno deciso di farmelo incontrare per non farcelo scappare. Dicono che sono la migliore a tenermi stretta i clienti >>
<< Ma è una magnifica notizia, no? >> domandai cercando di non muovere troppo le labbra, << Insomma, stiamo parlando di Valentino, non di uno qualunque >>
<< Non mi stupirebbe se, una volta entrati davvero in società con lui, ti scegliesse per fargli da modella >>
<< Sono troppo bassa >> borbottai congedando con un gesto di assenso e un sorriso Natsuka, << le modelle italiane sono tutte alte >>
<< Forse vuole cambiare un po’ stile, che ne sai? E poi è una cosa appossita per il Giappone e noi siamo conosciute per la nostra natura non propriamente alta >>
<< Sarà, ma io ci spero poco. Comunque, parlando di Mishinata visto che l’hai tirato in ballo >> feci alzandomi e rimirandomi nello specchio, << non si sa ancora niente del provino che ho fatto mesi fa per la parte di Yuuki? Hai detto che lo devi incontrare, no? >>
<< Sì, proprio dopo il tuo servizio fotografico di oggi, però a quanto ho capito non vuole parlare del film. Dice che deve ancora scegliere il resto del cast e che dirà tutto solamente alla fine. Non so cosa voglia da me, effettivamente… >>
<< Magari vuole solo provarci >> sghignazzai maliziosamente mettendo gli ultimi accessori nei capelli, << è davvero un bell’uomo e molto giovane. Dato che sei sta scaricata da quel deficiente del tuo, ormai ex, ragazzo da un mesetto sei libera e io, fossi in te, non me lo lascerei scappare >>
Immediatamente vidi il volto della mia amica diventare di tutti i colori.
<< Ma… Beh… Ma cosa dici? >> urlò voltando il viso dall’altra parte, << Non dire assurdità e non nominare quel traditore schifoso! Tu, piuttosto >> continuò aggiustando il fiocco del mio Kimono, << Che mi dici del bel moretto che qualche volta ti è venuto a prendere e che ti chiama molto spesso al telefono? >>
<< Chi? >>
<< Non fare la finta tonta, signorina >> questa volta era il suo turno quello di essere maliziosa, << quello alto, carino, molto, molto, molto, molto, molto, ma molto più che carino, che, da quanto mi hai raccontato, ti ha anche portata a Spacelan… >>
<< Io e Light siamo amici. Capito? A-M-I-C-I. E basta >>
<< Sì, allora io sono vergine! Ma piantala! >> esclamò voltandomi verso di sé, << Tralasciando il fatto che lui è un fico assurdo, e se solo fosse un po’ più grande non ci avrei pensato due volte a provarci, si vede che gli piaci e che tiene parecchio a te! E tu continui a fare la preziosa. Lo sappiamo tutte e due che ti sei presa una bella cotta per lui.>>
<< Ma cosa dici? >> questa volta era il mio di diventare rossa in viso.
<< Dico che quando parli di Light sembri un’altra persona. Il tuo viso s’illumina come quello di tutte le ragazze innamorate e se non ti deciderai ad ammetterlo vorrà dire che stai fingendo solamente a te stessa! Tu hai PAURA >>
<< Io non ho paura! >>
<< Sì invece! >> insistette lei, << Hai paura che possa essere come con Thomas. Che possa farti soffrire, ma non tutti sono come quel verme e lo sai! E poi, chi non risica non rosica! >>
Per qualche secondo rimasi in silenzio senza dire nulla.
<< Ok. E se effettivamente io avessi paura di rosicare, che male ci sarebbe? >> chiesi abbassando la testa.
<< Te l’ho già detto >> mormorò lei prendendomi la mano e sorridendomi dolcemente , << fai male a te stessa e questo non è giusto >>
Mi tenne stretta la mano per qualche secondo per poi avviarsi verso la porta del camerino.
<< Dai andiamo, ci aspettano per il servizio fotografico >>
Annuii seguendola a testa bassa.
“Chi non risica non rosica”.
Aveva ragione, maledettamente ragione. Però c’erano troppe cose che m’impedivano di poter pensare a Light in maniera diversa da quella che avrei voluto. Perché davvero, se fosse stato solo per paura d’innamorarmi di lui avrei rischiato. Chi non l’avrebbe fatto per ragazzo così? 
“Solo una scema che si trova tra due fuochi”.
Perché se Light fosse stato Kira, come pensava L, allora si che sarebbero stati dolori.
Ma secondo me era Kira?
No. E poi dopo quello che Kira aveva fatto per i miei genitori non ero più così contraria alla sua giustizia per quanto da una parte mi rendessi conto che non fosse una giustizia molto ortodossa.
“Chi non risica non rosica…”
<< Rio? >> feci bloccando il braccio della mia amica prima di entrare nel set.
<< Sì, che c’è? >>
<< Hai ragione >> la mia voce era appena un bisbiglio, << Hai ragione come sempre. Light… >> respirai profondamente, << Light mi piace. Mi piace anche parecchio, però… >>
<< Però cosa? >>
<< Niente. Lascia stare. È una storia troppo complicata e forse non è destino, chi lo sa… >>
<< Ma Misa… >>
<< Forza, fammi andare! È il mio ultimo servizio fotografico prima delle vacanze! >> esclamai sorridendole, << Mi terresti il cellulare per favore? Mi sono dimenticata di lasciarlo in camerino prima >>
<< Certo! Stai tranquilla >>
Le sorrisi ancora mesta per aver finalmente realizzato quella verità, ma pronta per indossare la mia maschera da lavoro.
 
 
 
<< …Ma non ti fare quelle codine per una volta! Non sei una bambina! >>
<< Rioshi, mi acconcio come mi pare e piace. Almeno quando non lavoro posso scegliere da me? Grazie! >>
Le piaceva il mio modo di vestire ma odiava i miei codini. Non sapeva quanto per me fossero importanti, cosa significassero davvero; mi facevano sentire più vicina alla mia mamma che quando ero piccola me li faceva sempre in quel modo. Mi facevano sentire bene ed erano diventati un po’ il mio marchio, quindi, tralasciando occasioni particolari, cambiare acconciatura era l’ultimo dei miei pensieri.
<< Il mio era solo un consiglio… Comunque, tieni il cellulare che mi avevi affidato prima >>
<< Ah, grazie! >> dissi prendendo distrattamente il telefono dalla sua mano. << Bene. A questo punto io me ne andrei >>
<< Vai, vai! Riposati e mi raccomando: divertiti! >>
<< Non ti preoccupare, lo farò! >>
Salutai la mia amica con un gesto della mano chiudendomi la porta del camerino alle spalle. Nel salutarmi la ragazza aveva un sorriso particolarmente aperto e frizzante. Chissà perché non me la raccontava giusta.
“Mah! Probabilmente è dovuto all’incontro con Mishinata. Da quando si è lasciata con il suo ragazzo sta sempre giù poverina. Ha proprio bisognio di qualcuno che la tiri su e anche se non l'ammetterà mai secondo me Mishinata le piace almeno un po'”.
Uscii dalla Yoshida con un sorriso respirando a pieni polmoni il profumo della libertà. Mi faceva strano pensarlo, dato che amavo il mio lavoro, ma non volevo vedere quello studio per un bel po’. Sì, mi ci voleva proprio una vacanza.
Cominciai a scendere la scalinata del palazzo quando guardando in basso mi bloccai di colpo.
Ferma sul posto. Fulminata.
<< Misa! >>
<< L… Light…>> 
Gli vidi chiudere la portiera della macchina e salire velocemente le ripide scale del palazzo.
<< Ciao! >> disse sorridendo a trentadue denti quando arrivò da me, << Sono felice che tu mi abbia mandato quell’email prima, anche perché penso che ti avrei chiamato io in questi giorni se non l’avessi fatto tu. Mi è dispiaciuto molto di come non ci siamo salutati l’altro giorno al quartier generale; avrei voluto accompagnarti a casa e starti vicino dopo la notiziona dell’assassino dei tuoi genitori, ma penso che tu conosca Ryuzaki meglio di me, quindi… >>
<< Aspetta… Quale email? >>
Non avevo mandato nessuna mail.
<< Come quale email? >> chiese lui guardandomi stupito, << Quella che mi hai mandato due ore fa. C’era scritto che stavi per iniziare un servizio fotografico di due ore, l’ultimo prima di un lungo periodo di ferie. Hai anche aggiunto  che ti avrebbe fatto piacere vedermi uno di questi giorni per andare a festeggiare queste vacanze inaspettate, così ho pensato di venirti a prenderti a lavoro per farti una sorpresa >>
<< Ma io veramente non… >>
No. Non potevo crederci.
“Rioshi…!!!”.
Ma perché doveva combinare casini quella benedetta ragazza!? Ora che non doveva lavorare direttamente con me e non aveva più una vita sentimentale da coltivare doveva mettersi a fare il cupido da strapazzo e incasinare la mia vita più di quando già non fosse?
Alzai lo sguardo verso di lui: oltre a mostrare un certo sconcerto, sembrava triste.
<< Non sei contenta di vedermi >>
La sua non era una domanda ma una semplice affermazione.
<< Ma cosa dici? >> esclamai diventando bordeaux cercando di porre rimedio a quella figuraccia, << è solo che non sono st… Vabbé, non importa >> dissi sorridendogli, << In realtà è meglio così. Sono davvero felice che tu sia qui. Veramente >> gli presi la mano abbassando lo sguardo, << Mi sei mancato. Molto >>
Immediatamente il suo viso si aprì nuovamente in uno splendido sorriso.
<< Anche tu mi sei mancata >>
Il mio cuore prese a battere forte, quasi da far male seppur fosse una sensazione piacevolissima, un qualcosa d’indescrivibilmente bello; un’emozione che non avevo mai provato con nessun altro in tutta la mia vita. Il mio cuore non aveva mai corso così per Thomas né per nessun altro ragazzo che avessi avuto. Se una piccola parte di me continuava a lamentarsi e dirmi che << Stare con Light è sbagliato! Non lo fare! >>, l’altra, quella dell’anima e del cuore, mi diceva, << Vai! Fai andare le cose come devono. È giusto che sia così! >> e finalmente, dopo tempo, avevo deciso di ascoltarla.
Forse il “pericolo” che L poteva scoprirci e non fosse d’accordo mi dava una carica in più. Ero sempre stata abbastanza ligia alle sue “regole”, era il momento di correre quel rischio.
Chi non risica noon rosica.
Rimpiangere un amore mai vissuto per tutta la vita...
“Light non può essere Kira. Per quanto ora io possa essergli grata per aver vendicato i miei genitori, rimane un assassino e come tale deve essere una persona altamente instabile! Non si può essere inflessibili di fronte ad un omicidio, neanche se fosse Barry il macellaio* o Jack, lo squartatore!”
Tenendoci sempre per mano, scendemmo le scale senza smettere di sorriderci finché non arrivammo alla macchina.
<< Dove vuoi andare a festeggiare? >> chiese.
<< Portami dove vuoi. Questa volta lascio scegliere te >> risposi mettendomi la cintura, << Se ci sei tu va bene qualsiasi posto >>
Da quando ero diventata così audace e mielosa?
Immediatamente sul suo volto comparve un sorriso, accecante come al solito, anche se per una frazione di secondo freddo come il sole del polo Nord. Magnifico nella sua glacialità.
<< Ok, allora questa sera si mangia italiano! >>
 
 
 
Il posto scelto da Light era veramente molto bello e di certo un locale non propriamente economico. Per un momento mi sentii a disagio; probabilmente a saperlo mi sarei vestita diversamente. Lui era perfetto anche con un jeans e una camicia, elegante e posato come sempre. Forse io con quella gonna a pieghe e quella canottiera a corpetto non potevo dire lo stesso.
“Avrei dovuto dar retta a Rio; almeno i codini li avrei potuti evitare!”
Il cameriere ci portò su un balconcino che mostrava una spandida vista di tutta Tokyo.
<< Ti piace questo posto? >> chiese il castano sorridendomi.
<< Molto… Forse è anche troppo. >> azzardai, << Sicuramente è un locale molto costoso e poi io… Mannaggia a me e quando mi sono fatta queste dannate codine! >> imprecai portandomi una mano sui capelli, ma Light mi fermò prima che potessi sciogliere il codino.
<< Tu sei bellissima sempre e mi piaci così come sei >>
Inevitabilmente arrossii.
Ci fissammo ancora per parecchi istanti.
“Sembra… Sembra più di un essere umano. Emana un forza particolare… Non so spiegarlo…”
Il mio telefono squillò rompendo quel gioco di sguardi, l’incantesimo che si era creato tra noi e il mio flusso di pensieri. Un po’ scocciata rovistai nella borsa alla ricerca del telefono.
<< Forse è tuo fratello >> disse lui incrinando leggermente il tono di voce.
<< Può darsi, L chiama sempre nei momenti meno… Rioshi? >> alzai lo sguardo verso Light che sembrava sorpreso quanto me. << Scusami un attimo. È la mia manager >>
Come al solito sorrise e iniziò ad ordinare gli antipasti e da bere.
<< Rio! >> esclamai non appena mi fui allontanata quel tanto che bastava per non farmi sentire dal ragazzo, << Prima mi organizzi la festa cerchi di sabotarmi? >>
<< Festa? Quale festa? >>
<< Light mi è venuto a prendere a lavoro perché qualcuno ha ben pensato di giochicchiare con il mio cellulare. Ne sai qualcosa? >>
<< Quindi ha fatto quello che mi aspettavo? Grande! IO sono una grande! >> disse lei entusiasta cominciando a sbrodolare elogi interminabili su se stessa, << Comunque non ti ho chiamata per questo; infondo immaginavo sarebbe andata così, mi sarei stupita del contrario. >>
<< E allora perché mi hai telefonato? >>
<< Mishinata ha scelto il cast e tu sei stata scritturata per il ruolo di Yuuki Cross! Me l'ha detto adesso! >>
Per un momento rimasi di sasso. Era impossibile che tutto andasse così bene, che tutto fosse così perfetto. Va bene che ero appena passata da un periodaccio, e che per la legge dello scambio equivalente avevo dato abbastanza e ora meritavo di ricevere qualcosa, però…
<< Stai scherzando? >>
<< Avrei interrotto il tuo appuntamento galante, che ti ho combinato io tra l’altro, per uno scherzo? Ma sei matta?! >>
Beh, effettivamente aveva ragione, perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere? Ma allora, questo voleva dire che mi aveva scelta veramente.
<< Sarò Yuuki… >> mormorai ancora incredula più a me stessa che alla mia amica, << SARO’ YUUKI!! >>
<< Esatto! E adesso corri a festeggiare! >>
<< Sì! Grazie, grazie Rio! >>
<< E di cosa? Sei tu ad essere bravissima. Te lo meriti >>
Agganciai il telefono e rimasi per qualche secondo a fissare il panorama. Ero felicissima, oltre ogni immaginazione. Quelli erano i giorni più belli della mia vita: avevo fatto pace con L, l’assassino dei miei genitori era morto e adesso avevo anche ricevuto la parte…
<< Misa, tutto bene? >>
Con gli occhi lucidi di emozione mi voltai buttando le braccia al collo del castano.
<< Mi ha scelta! >> esclamai stringendolo ancora di più, << Mishinata mi ha scelta come protagonista del suo film! Avevo fatto il provino mesi fa e io… Oddio Light, sono così felice! >>
Il ragazzo, inizialmente sorpreso, mi strinse calorosamente ma con la sua solita, dolcissima delicatezza.
<< Complimenti >> disse stringendomi sempre di più, << te lo meriti. Ancora una volta hai dimostrato di essere unica, Misa. Chi ti è accanto è una persona davvero fortunata >>
Mi scostai appena da lui, ma giusto un po’; volevo guardarlo negli occhi. Volevo vedere nei suoi occhi quanto fosse fiero di me. Volevo che lo fosse.
E lo era.
Eccome se lo era.
Ci fissammo sorridendo entrambi. I nostri volti estremamente vicini. I suoi occhi splendevano di una luce particolare, sembravano due grosse stelle al cioccolato e in quel momento più che mai sperai di caderci dentro e rimanerci per sempre. Se davvero credeva che la persona che mi stava accanto fosse fortunata, allora volevo che fosse lui quella persona, e nessun altro.
Poi…
…Fu un attimo.
Le sue labbra abbracciarono le mie facendomi rimanere per un istante senza fiato, sorpresa, ma solo per un attimo: chiusi gli occhi e mi feci trasportare intrecciando i suoi capelli tra le mie dita. Non mi sembrava più di essere attaccata al suolo, come se la gravità non esistesse.
Eravamo solo io e Light. Light ed io.
Nessuno mi aveva mai baciato come stava facendo lui; era un’emozione così forte, un misto di sensazioni tali da non poter essere descritte. Probabilmente, molto banalmente, l’unica cosa che poteva avvicinarsi ad una descrizione di quel bacio era che stavo toccato il cielo con un dito, ma allo stesso tempo avevo avvertito il calore delle fiamme dell’inferno divamparmi denrto, ma non era corretto. Troppo poco. Inesatto.
Non so per quanto tempo ci baciammo, ma vedendo il suo sorriso mi venne voglia di volerne ancora, ancora e ancora…
"Non m'importa di quanto questo gioco sia pericoloso e a cosa mi porterà. Io voglio Light, quanto lui sembra volere me. Chiedo troppo, forse?"

To be continued...



* Il titolo significa "Baciata dalla fortuna"
* Barry il macellaio è un "affettatore" di persone, per lo più belle donne, in Fullmetal Achemist; a essere sinceri è un personaggio comico e piuttosto utile xD





SONO VIIIIIVAAA!

Mi credete se vi dico che non credevo quasi più possibile che sarei riuscita a pubblicare questo capitolo? Sul serio! Mi ero completamente bloccata (e non solo per problemi di università, che di certo non aiuta), non sapevo come continuare. Mi mancava pochissimo per finirlo e non riuscivo. Le prime sette/otto pagine le ho scritte tra la metà e la fine di ottobre, poi davvero non so cosa mi sia successo. Ragazze (e anche ragazzi se state leggendo), perdonatemi, sono inqualificabile ;___;
Comunque spero di essermi fatta perdonare con la pubblicazione di questo capitolo "alquanto" denso e lungo; non avrei potuto far continuare a lungo la lite tra L e Misa, non era proponibile (stavo quasi male io per loro due) e poi... Ok, so già che qualcuno vorrà uccidermi per aver fatto cadere Misa, dopo ben sei capitoli, tra le braccia Light; spero non mi lincerete per questo (anche perchè ho amato scrivere quest'ultima parte di capitolo) ma avrei voluto scrivere un momento del genere già da un po' e finalmente ho trovato l'occasione. Importantissima è anche la morte del ladro che ha ucciso i genitori di Misa: L capirà qualcosa oppure no?
Beh, i commenti a voi! Spero di non pubblicare il prossimo capitolo tra altri tre mesi, ma non posso giurarvi un capitolo in tempi brevi, perdonatemi, spero nuovamente che sarete clementi. :)
Al solito spero non ci siano troppi errori come nel capitolo precedente (che ho già un po' corretto)

Come al solito un mega bacio e ringraziamento alle mie affezionatissime commentatrici (oddio, non si può sentire... Ma vabbè xD): Eli Pazzoide, LABESTIAPAZZA, Rika, Princess_Serenity, Shana98, Saretta, Yuuki B, Mione 1986, PazzaBest, hiphipcosty, lady Katherine vamp 93; grazie di cuore ragazze, davvero! Spero di non avervi deluse dopo questo imperdonabile ritardo e che, nonostante tutto, questa storia vi piaccia ancora e che sia un regalo gradito di FINE ANNO :)


A questo punto un bacione e BUON ANNO NUOVO! :)
Vi lascio il link della mia pagina di devianart per farvi vedere il mio cosplay di Misa-Misa (quello che ho portato al romics di quest'anno)
Un (altro) bacione

                                    Marty ;)  

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Resta con me ***


Capitolo8
Capitolo 8
Resta con me
 
 




Tictac tictac tictac tictac…
 
Una gocciolina di sudore attraversò la mia fronte andando a cadere sul tavolino del soggiorno di L. Il viso corrucciato in atto di profondo ragionamento. La rabbia che cominciava a farsi strada in me per il mio non riuscire a trovare una via d’uscita da quella tortura.
“Ma io vorrei sapere chi diamine me l’ha fatto fare, maledizione!”
Tornai a guardare concentrata quella cosa orribile, – perché era orribile! L’avevo sempre odiata e in quel momento più che mai – ma la mia mente aveva deciso di abbandonarmi.
<< Misa, guarda che c’è davvero poco da pensare >> commentò divertito L smangiucchiandosi il pollice come suo solito, << stai facendo soffrire inutilmente le tue povere cellule grigie. Possiamo finirla tranquillamente qui >>
Alzai lo sguardo e lo incenerii.
<< E non fare quella faccia! >> esclamò lui scoppiando a ridere, << Dai, sorellina… >>
<< Perché giochi sempre pesante, eh? >> sbottai arrabbiata, << E pensare che l’avevo fatto solo per passare un po’ di tempo con te. Per distoglierti almeno qualche ora dal lavoro >>
<< E l’hai fatto… >>
<< No che non l’ho fatto! >> continuai lagnosa sedendomi a gambe incrociate, << Sono passati solo venti minuti. Capito? VENTI! >>
<< Dai non te la prendere >> rise lui prendendo un leccalecca dalla tasca dei jeans, << non posso pretendere che tu oltre ad essere bella ed intelligente sia anche brava a giocare a scacchi. E sappi che apprezzo tantissimo il gesto, specialmente sapendo quanto li detesti >>
Alzai nuovamente lo sguardo verso di lui per poi tornare a guardare la scacchiera. Avrei voluto almeno perdere con un po’ d’onore, ma era inutile: io e gli scacchi eravamo due mondi opposti. L ormai lo sapeva: quando ero io a chiedergli di giocare a quel bruttissimo, dannatissimo gioco da strizzacervelli voleva dire che avevo bisogno di attenzioni.
<< Uff, va bene >> feci alla fine muovendo la mia regina bianca verso il suo alfiere, << tanto ho perso, no? >>
L leccò con fare pensieroso il leccalecca per qualche istante per poi mangiare la mia povera, candida regina con un suo pedone brutto e nero.
<< Scacco matto >> disse semplicemente, << Dai, è stata una partita lunga >>
<< Mi prendi in giro? >> bofonchiai irritata guardandolo storto, << Abbiamo giocato per venti minuti soltanto e dici che è stata una partita lunga? >>
<< Rispetto ai tuoi soliti standart, sì >>
Sbuffai nuovamente.
<< Lo sai che li odio. E sai perfettamente che se in questi miei giorni di ferie mi avessi calcolata almeno un po’ non sarei dovuta arrivare a tanto >>
<< Il sacrificio supremo >> mi prese in giro lui scoppiando a ridere.
<< Sì, esatto. Proprio così! >> replicai incrociando le braccia al petto continuando a tenere su il broncio, << Mi avevano dato quindici giorni di vacanza e tu non hai chiuso il quartier generale neanche per un giorno. Solo oggi hai concesso a quei poveracci di sottoposti che hai di staccare per tre ore scarse. A volte penso seriamente che tu non sia umano, L. E se non ti avessi messo il broncio non l’avresti nemmeno fatto! >>
<< Kira non va in vacanza >> commentò lui con una puntina di acidità nella voce, << e di conseguenza neanche io posso andare in vacanza. Ogni attimo di lavoro è un passo per raggiungerlo, lo capisci? >>
Sbuffai saltando giù dal letto avviandomi verso la finestra della sua stanza d’albergo.
<< Sarà anche come dici tu, ma tanto alla fine quella che ci rimette sono solo io >>
Rimanemmo per parecchi minuti in silenzio. Forse le mie parole erano state troppo fredde, dure e ingiuste. Alla fin fine la colpa non era sua e ormai avrei dovuto essere abituata al suo modo di fare, di lavorare. Già, peccato che non ci riuscissi.
<< Misa… >>
<< Tanto per te è più importante un’orda di criminali di me >> sussurrai appoggiando la mano al vetro della finestra, << è più importante il tuo orgoglio, la tua sfida con Kira >>
Ancora silenzio. Un silenzio così carico da sembrare una coltre bianca, o meglio ancora, una persona in carne e ossa. Non riuscivo a capirne il motivo ma mi veniva da piangere; forse era ancora troppa la paura di passare in secondo piano agli occhi di mio fratello?
Due braccia magre ma allo stesso tempo forti mi strinsero con forza.  Quelle di L. Poggiò il suo mento sopra la mia testa.
<< Misa, Misa, Misa >> soffiò appena, << non ti ho già dimostrato sufficientemente che senza ti te non riesco a fare nulla? Possibile che debba darti altre prove per farti capire che per me sei la cosa più importante? >>
Tornai con la mente al giorno in cui avevamo fatto pace e in cui le sue parole mi avevano investita stupendomi:
 
“<< MA NON LO CAPISCI CHE VOGLIO TE? Non… Non lo capisci che se tu mi odi, io non riesco a fare più niente? Non lo capisci come mi sento? Non lo vedi? >>”
 
A dir la verità dopo quel giorno non ci avevo pensato più di tanto, ma il fatto che l’avesse riportato nuovamente alla mia mente forse voleva pur dire qualcosa, no?
Mi voltai a guardarlo pur rimanendo ancora nella sua stretta forte e gentile. I suoi occhi color della pece erano intensi oltre ogni dire; perché da un po’ di tempo a quella parte i suoi occhi mi sembravano diversi dal solito? Cosa gli stava succedendo? O meglio… Cosa ci sta succedendo?
<< Hai ragione >> sospirai alla fine abbassando lo sguardo, << hai ragione. Tu mi hai dimostrato ampiamente quanto valgo per te. Il fatto è che a me manca passare il tempo insieme come facevamo una volta. Le nostre lunghe chiacchierate, i nostri giochi, le risate… >> continuai fissando i miei piedi, << Insomma, mi manchi tu >>
Inizialmente non disse nulla. Sembrava concentrato e pensieroso, come se non sapesse bene cosa rispondermi. Chiusi gli occhi in attesa. Dopo un po’ mi strinse ancora più forte a sé e con la mano destra cominciò a giocare con una mia ciocca di capelli.
<< Anche tu mi manchi >> soffiò piano alla fine, <<  così come tutte le cose che hai elencato. Mi mancano le notti cupe cariche di pioggia in cui venivi nel mio letto perché avevi paura dei lampi e dei tuoni. Mi manca… Essere spensierato. Insieme a te >>
La sua voce calda e il bel massaggio che mi stava facendo sui capelli mi rilassarono. Mi sentivo bene quando ero con lui e tornavamo ad essere un po’ come quando eravamo piccoli.
<< Misa? >>
<< Sì? >>
Alzai lo sguardo fin quando i nostri occhi non si incrociarono nuovamente: la sua espressione era se possibile ancora più dolce di quella precedete. Continuò ad accarezzarmi i capelli senza dire altro. Mi soffermai sui suoi occhi di quel grigio quasi nero che ogni tanto m’incantava, proprio come in quel momento; occhi così diversi da un altro paio nei quali molto più spesso mi stavo specchiando da un po' di mesi a quella parte. Occhi che mi erano stati vicini senza chiedere nulla in cambio fin dal primo sguardo, occhi dolci e passionali allo stesso tempo. Occhi dei quali mi ero innamorata a prima vista.
“Gli occhi di Light sembrano cioccolato misto a fuoco e sangue. Quelli di L petrolio misto ad acqua…”
Così diversi e allo stesso modo ipnotici. Strano che fino a quel momento gli occhi di mio fratello non avessero destato così tanto la mia attenzione.
<< Non mi abbandonare >> sussurrò L poggiando la mia testa sul suo petto. << Resta con me per sempre >>
<< Cosa? >> chiesi svegliandomi dal momento d’incanto, << Cos’hai detto? >>
Mi sorrise.
<< Niente, tranquilla. Mi è solo venuto in mente il brutto periodo che abbiamo passato qualche settimana fa, e spesso ho tremendamente paura che possa succedere ancora e io non voglio >>
<< Tranquillo, non succederà. Anche perché noi due non possiamo dividerci: siamo i mitici fratelli M.A.L.L, no? >>
<< Oddio, ancora quel nomignolo stupido! >> borbottò con un sorriso alzando gli occhi al cielo.
<< Ehi, Lawliet! Non mi provocare! >> esclamai prendendo a fargli il solletico spingendolo leggermente indietro. Lui dal canto suo provò a pararsi come meglio poté; sapevo quanto lo soffriva perché era esattamente quanto lo soffrivo io, forse anche di più. Non gli ci volle molto però a ribaltare la situazione; quasi subito infatti riuscì a girarmi cominciando a farmi avvicinare al suo lettone. Cominciammo a ridere come due pazzi, proprio come quando eravamo bambini. Era davvero passata un’eternità da quando non ci divertivamo in quel modo.
<< Dai L, basta! Ti prego, non… Non… Ahahahha, non ce la faccio più! Se non la smetti… Ti faccio vedere io! >>
<< Sto aspettando, guarda un po’! >> mi sfidò lui continuando a solleticare sulla pancia e sotto al collo.
Mi ci volle un po’ ma alla fine riuscii a ribaltare nuovamente la situazione in mio favore facendolo atterrare sul letto, immobilizzandolo fermando le sue mani dietro la schiena e schiacciandolo a pancia sotto.
<< Ah ah! Visto? VITTORIA! >> esultai alzando le braccia al cielo imitando il segno di un inchino verso un pubblico invisibile.
<< Non cantare vittoria troppo presto sorellina… >>
Improvvisamente sentii il corpo andare all’indietro per poi cadere con un piccolo tonfo sul materasso morbido e trovarmi subito dopo a pochissimi centimetri dal volto di mio fratello. Lui sbarrò gli occhi sorpreso da quel contatto così intimo anche per noi due; io arrossii di colpo: per la prima volta in vita mia, davvero, ricordai a me stessa che per quanto io ed L ci fossimo sempre comportati come fratello e sorella, in realtà eravamo due individui ben distinti e con assolutamente nessun vincolo di sangue. Già, nessuno.
“Io con L, come una coppi…”
Non riuscii neanche a finire di formulare il pensiero. Era troppo imbarazzante! No, non poteva essere. E poi L si era sempre comportato con me come fanno i fratelli maggiori con le sorelline, no? Protettivo, eccessivamente geloso…
“Ma queste sono cose che fa anche un ragazzo innamorato verso colei che gli piace”.
Maledetta vocina fastidiosa! Perché doveva venire a scocciare? Con frasi del genere, con certi pensieri. No. No. No. No. E NO!
Diamine!
Rimanemmo così per parecchi minuti, entrambi in apnea, finché la mano di L non mi sfiorò quasi timidamente il viso facendomi diventare sempre più improvvisamente e terribilmente calda e bordeaux.
<< Sono proprio fortunato >> mormorò appena alzando leggermente la testa verso la mia, << sono fortunato ad avere a fianco a me una ragazza dolce, forte e bella come te. A volte mi chiedo cos’abbia fatto di così buono d’aver meritato un dono del genere >>
Perché diceva ragazza e non sorella? Ero sua sorella, avevamo deciso così quel giorno al lago. Perché doveva cambiare così di punto in bianco?
<< Cos… Cosa hai fatto per avere una sorella come me >> sottolineai subito voltando la testa dall’altra parte troppo imbarazzata per guardarlo, << perché noi due siamo fratello e sorella, vero L? >>
Rimasi con lo sguardo rivolto altrove anche se con la coda dell’occhio continuavo a lanciare sguardi al volto del ragazzo sopra di me. Come sempre era difficile leggere quali fossero i suoi veri sentimenti, il suo viso si trasformava sempre in una maschera imperscrutabile in quelle occasioni, ma per una frazione di secondo, per un attimo, vidi il suo viso scurirsi appena.
“L, dì qualcosa!”
Perché continuava a stare zitto?
Corrucciò per un secondo lo sguardo per poi tirarsi su e sedersi nella sua classi posizione accovacciata portandosi il pollice alle labbra; classica posa di quando doveva pensare a qualcosa d’importante, su cui si stava arrovellando il cervello, posa che in genere era degna dei suoi casi più oscuri, come quello di Kira. Da precisare era che con me non assumeva mai quell’atteggiamento. Perché adesso sì? Non era una domanda così difficile, in fondo! Doveva solo rispondere…
<< Per il venti per cento >>
Mi alzai sui gomiti per guardarlo sorpresa e spiazzata.
<< Scusa?! >>
<< Noi siamo fratello e sorella per il venti per cento >> rispose semplicemente lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo, << non siamo consanguinei, abbiamo scelto noi di esserlo, no?>>
Ma era una risposta sensata secondo lui quella? C’era poco da fare, L era davvero un caso clinico!
La suoneria del mio cellulare mi distolse da quei pensieri, salvandomi. Immediatamente mi tuffai verso la borsa tirandolo fuori. Ma chi poteva essere?
<< Pronto? >> risposi con voce stridula senza guardare chi fosse sul display.
<< Misa, sono Light >>
<< LIIIIIGHT! >> gridai con voce ancora più acuta dando le spalle ad L cercando di non diventare più rossa di quanto già non fossi - anche perchè adesso sì che avevo parecchi motivi per esserlo!, << Come stai? >>
<< Io bene, tu piuttosto >> disse, << hai una voce strana. Va tutto bene? >>
<< Sì, va tutto benissimo! >>
Sì, certo. Come no.
<< Ne sei sicura? >>
<< Sì, sì! Sono passata al quartier generale per salutare mio fratello >> risposi tornando ad un tono semi normale, << dato che L ha deciso di dare qualche ora di riposo ai membri del quartier generale era un’occasione imperdibile per stare un po’ da soli >>
<< Ehi, tu e Ryuzaki da soli. Potrei ingelosirmi >> sussurrò lui semi malizioso, << in fondo non siete veri e propri fratelli >>
Oddio, no! Ora ci si metteva pure Light?!
<< No, ma è come se lo fossimo >> borbottai piccata lanciando un’occhiata fugace ad L, << comunque dimmi. Se mi hai chiamata dev’essere un motivo serio >>
<< Magari mi andava semplicemente di sentire la tua voce >> mormorò dolcemente, << non sarebbe un motivo sufficiente? >>
Le mie gote andarono in fiamme più di quanto già non fossero e iniziai a sentirmi meravigliosamente leggera: mi aveva chiamata solo per sentire la mia voce… Com’era carino… Il cuore galoppava oltre ogni dire e…
<< Misa, ci sei ancora? >>
<< Cosa? >>
<< Non mi rispondevi più >> disse lui con voce dolce dall’altro capo della cornetta, << Comunque, hai detto di essere al quartier generale, giusto? >>
<< Esatto >>
<< Allora ti passo a prendere lì. Ho una sorpresa per te e voglio approfittarne prima che tu possa cominciare le riprese del film >>
<< Una sorpresa? >> chiesi stupita ma eccitata allo stesso tempo, << E cos’è? Cos’è? Cos’è? >>
<< Se te lo dicessi che sorpresa sarebbe? >> replicò lui sempre con la sua voce dolcissima, << Tra una mezz’oretta sono lì da te. Fatti trovare giù, o rischio di mettermi a parlare con tuo fratello del caso Kira >>
<< Va bene, tra mezz’oretta giù all’ingresso del Kappa >> conclusi con un sorriso stringendo il telefono tra le mani, << a tra poco >>
<< A dopo, piccola >>
Piccola?
Se il mio cervello andava per la tangente anche solo pensando a Light, il sentirmi chiamare piccola mi mandò ancora più sulle nuvole.
“Piccola. Mi ha chiamata, piccola…”
<< Misa? Misa?! >>
La mano che L mi stava sventolando di fronte al viso mi riportò alla realtà quasi con crudeltà. Impiegai parecchi secondi per ricordarmi di dove mi trovassi.
<< Cosa voleva? >> chiese semplicemente lui andando a sedersi sulla sua poltrona, accovacciandosi nella sua solita posizione.
<< Cosa voleva chi? >>
<< Kira >> rispose tranquillamente lui prendendo una caramella.
“Kira?”
All’inizio non realizzai che si stesse riferendo a Light, ma non appena tornai lucida le mie mani si strinsero a pugno.
<< Light non è Kira! >> sbottai accigliata parandomi di fronte a lui, << Devi smetterla d’infangarlo così! Lui… Lui mi vuole bene >>
L alzò lo sguardo dalla tazza di thé nella quale aveva già fatto cadere cinque zollette di zucchero.
<< Ne sei convita? Quindi quel particolare della ripresa al bagno dove gira la testa di scatto era dovuto ad un attacco di torci collo. E ovviamente è anche naturale che sia così preciso e perfetto in tutto quello che fa >>
<< Non è colpa sua se è fatto troppo bene >> replicai ironica, << ormai posso dire di conoscerlo, e ogni sua mossa sarebbe una recita troppo ostentata. No, non ci credo >>
“E soprattutto non voglio crederci”.
L continuò a fissarmi per qualche altro istante per poi far immergere altre due zollette di zucchero nel thè.
<< Anche io qualche tempo fa ho pensato che il suo atteggiamento potesse essere una recita troppo ostentata, ma mi chiedo come sia possibile che a me non abbia convito minimamente e te sì, invece >> mormorò portandosi la tazza alle labbra, << O sono io ad essere troppo paranoico, o sei tu quella troppo ingenua da non essersi resa conto di quanto ti stia fregando con i suoi modi perfetti e il suo faccino da figlio di papà, perfetto e pulito >>
<< Penso proprio sia la prima opzione >> ribattei tagliente e offesa incrociando le braccia al petto.
<< Io invece penso che sia la secondo di opzione >> instette lui. <<  Pensi davvero che quelle cose che tu stessa hai notato vedendo il video, siano solo casi isolati? Sei sicura che durante questa assidua frequentazione tu non abbia notato nessun atteggiamento particolare da parte sua? Pensaci bene, Misa >>
Avrei voluto rispondergli immediatamente di sì, senza pensarci troppo, ma per un istante mi tornò alla mente quel giorno in cui io e Light avevamo parlato in macchina dopo aver incontrato Thomas al manga caffè, o quello quando a casa mia aveva ringhiato qualcosa al cestino di frutta e anche lo strano atteggiamento che aveva avuto a Spaceland, quando mi sembrava stesse parlando con una sorta di  amico immaginario.
<< So che probabilmente quello che sto per dirti non ha alcun senso >> continuò L  prendendo la tazza del thè tra le mani, << ma Kira, giocando con i criminali, ha voluto lasciarmi una sorta di messaggio in cui diceva: “L, lo sai che gli Shinigami mangiano solo mele?” >>
Mele?
Per un momento sbiancai. Quel giorno a casa mia, Light si era voltato proprio verso il cestino e dentro c'erano proprio delle mele. Possibile che…?
Perché L doveva farmi venire sempre ottocentomila dubbi? No, Light non era Kira, e quelle erano solo stranissime coincidenze.
<< Kira non farebbe mai capire se è lui da cose simili >> mi ritrovai a rispondere cercando di convincere più me stessa che lui. << Non potrebbe mai farsi scovare in modi tanto stupidi >>
<< Probabilmente hai ragione tu >> concluse secco L, << questa è una cosa che ho pensato sia dall’inizio dell’indagine sia da quando ho visto per la prima volta Light Yagami >>
<< Appunto >>
Rimanemmo in silenzio per qualche istante finché non decisi che era il caso di scendere. Non volevo far aspettare il mio “principe”.
<< Ora è meglio che vada. Light mi aspetta giù >>
<< Sì >> fece L atono, << mi raccomando, pensa a quello che ti ho detto e sii cauta. Non è troppo tardi per tirarti indietro >>
Non risposi. Presi la giacca per poi chiudermi la porta alle spalle.
 
 
Non riuscivo a non pensare alle parole di L. Bastavano poche frasi dette bene per far cedere le mie certezze su Light? Così poco mi fidavo di lui dopo quanto aveva fatto per me? O era solo paura la mia? Paura di cosa poi?! Sentivo il cervello scoppiare seduta su quella maledetta panchina mentre aspettavo il bel moretto.
“La verità è che se tu scoprissi che Light è davvero Kira, come pensa il tuo caro fratellino, non sei così sicura che ne saresti scontenta, anzi!, dopo aver vendicato i tuoi genitori…
<< Oh, sta’ zitta! >> ringhiai a bassa voce prendendo la testa tra le mani, << Uccidere è sbagliato, nonostante il pensiero alla base possa essere giusto. Nessuno ha il diritto di togliere la vita a un'altra persona. È sbagliato, sbagliato, sbagliatissimo! >>
“Nemmeno uno Shinigami?”
Maledetta vocina rompi scatole! Non voleva mica lasciarmi andare in pace, eh? Quant’era fastidiosa!
<< Misa! Sono qui! >>
Nel sentirmi chiamare saltai di soprassalto poggiando una mano sul cuore, poi nel vedere il volto sorridente di Light, inevitabilmente, mi ritrovai a sorridere anch’io e con un’espressione da ebete, per giunta.
<< Scusami se ho fatto tardi, ma c’era un traffico pazzesco >> si scusò lui non appena salii in macchina, << è tanto che aspetti? >>
<< No, ero appena scesa, non preoccuparti. E poi ero presa dai miei pensieri >> risposi continuando a sorridere mentre lui ingranava la prima.
<< Su di me, per caso? >> domandò lanciandomi un’occhiata veloce e un tantino maliziosa che inevitabilmente mi fece leggermente arrossire.
<< Può darsi >>
“Ma non come pensi tu”.
<< Comunque dove mi stai portando? >> feci subito cambiando discorso, << Qual è la sorpresa? >>
<< Sei curiosa, eh? >>
<< Lo sono sempre stata. Mio padre mi diceva che la “curiosità è sintomo d’intelligenza”, quindi, teoricamente, posso considerarmi una persona intelligente. Non trovi? >>
<< A volte può essere pericoloso >> commentò lui, << comunque sì, lo trovo anch’io un fattore che rende intelligenti >>
<< Quindi mi dici dove mi stai portando e qual è la sorpresa? >>
<< Se te lo dicessi che sorpresa sarebbe? >>
Sbuffai incrociando le braccia al petto come una bambina lanciandogli un’occhiataccia. Immediatamente scoppiò a ridere.
<< Dai, non manca molto. Devi aspettare solo una decina di minuti e lo saprai >>
<< Allora va bene >>
Per il resto del viaggio rimanemmo in silenzio, lui con i suoi pensieri e io con i miei: Light era davvero Kira? Allora perché riuscivo a sentirmi bene, tranquilla e al sicuro con lui? Perché mi sentivo avvampare ogni volta che mi guardava e parlava? Ogni volta che pensavo a lui. Probabilmente anche in quel momento il mio viso doveva aver assunto una colorazione color porpora.
Ad un certo punto, Light fece una svolta a destra alquanto brusca, decisamente non da lui, entrando in una piccola stradina stretta e buia.
<< Light, ma dove…? >>
<< Aspetta e vedrai >> fece lui misterioso.
Dopo poco più di due minuti, lentamente, svoltò su un’altra stradina laterale per poi ritrovarci di fronte ad un grande slargo completamente sgombro. Deserto.
“Oddio, ma dove mi ha portata?! Non vorrà mica… No, ma cosa vado a pensare! Non è certo il tipo da fare quella cosa in macchina! Per di più la mia prima volt… No, no, no, no! E poi di testa sua, senza consultarmi… Oddio. Oddio. ODDIO!”
Spalancai ancora di più gli occhi quando lo vidi scendere dalla parte del guidatore per aprirmi pochi secondi dopo la portiera.
<< Scendi >> disse semplicemente.
<< Cosa? >>
<< Scendi e mettiti al posto di guida >>
<< Come?! >> chiesi ancora più sorpresa. Mi lanciò uno dei suoi soliti sorrisi che mi facevano perdere uno o più battiti, come in quel momento.
<< Ti insegno a guidare, per quanto possibile. Forza, sali dalla parte del guidatore >>
Non potevo crederci. Non era possibile! Chiunque altro avrebbe cercato di saltarmi addosso o qualsiasi altra cosa. Lui invece voleva insegnarmi a guidare.
<< Dici sul serio?! >>
<< Per quale altro motivo potrei aver deciso di portarti in un posto come questo, scusa? >>
Con un sorriso ad ottomila denti scesi dalla macchina abbracciandolo, << Grazie, grazie, grazie! >>
<< Non so quanto mi ringrazierai tra cinque minuti >> commentò lui sciogliendosi dall’abbraccio, << sono un insegnate molto severo. Sappilo >>
<< Non fa niente! Anzi, è giusto che tu lo  sia! >>
Salii al posto del guidatore sentendomi potente e felice come non mai. Light si sedette al posto che fino a pochi minuti prima era occupato da me.
<< Allora, ovviamente ti insegnerò le cose basilari, poi ti consiglio di segnarti a scuola guida, va bene? >>
<< Sì, papà >> lo presi in giro continuando ad accarezzare con una certa venerazione il volante.
<< Adesso ascoltami. Quello che proverai a fare oggi è accendere la macchina, farla camminare di qualche metro mettendo la seconda e fermarti ovviamente. Se vedo che sei portata, magari ti faccio mettere anche la terza, ok? >>
<< Assolutamente sì! >>
<< Bene, allora cominciamo >>
 
 
<< Ok, basta così >> borbottò Light dopo  circa un’ora e mezza tirando il freno a mano, << dato l’inizio, sono felice che tu sia riuscita a far fare due metri in seconda a questa povera macchina. Meno male che ho deciso di prendere questo vecchio catorcio e non la volkswagen >>
Abbassai la testa annuendo.
Ero stata disastrosa! E disastrosa era dire poco!
Nonostante Light mi avesse spiegato con esattezza e facilità il funzionamento di motore e frizione, oltre a riuscire a mettere si e no la seconda, avevo quasi rischiato di bruciargli il motorino di avviamento. Lui, poverino, all’inizio aveva provato con calma a spiegarmi come fare ben comprendendo quanto fosse dura imparare, ma poi ero riuscita quasi ad esasperarlo.
<< Mi dispiace >> piagnucolai una volta salita sul sedile del passeggero che mi si confaceva decisamente di più, << ma non credevo fosse così difficile >>
<< Se metterla in moto è difficile… Vabbè. Non fa niente. Ero preparato anche a qualcosa del genere… Ehm, magari non proprio così, però… >>
<< Mi fai sentire in colpa e ancora più stupida di quello che già mi sento! >> scoppiai portandomi le ginocchia al petto, << Per me è una cosa difficile, va bene? Forse la macchina non fa per me! Forse non dovrei proprio imparare! >>
<< Ma cosa dici? >> replicò facendo partire la macchina cominciando a tornare indietro verso la stradina che avevamo percorso all’andata, << Magari eri solo emozionata. Infondo era la prima volta che provavi a guidare, non prendertela. Probabilmente sono io ad essere stato troppo duro. >>
<< Hai fatto bene invece >> borbottai continuando a tenere le gambe strette al petto, << se mi devi insegnare devi farlo bene, senza pensare troppo al ferirmi o meno. Sei stato fin troppo paziente >>
<< Vedrai che la prossima volta andrà meglio >> sorrise Light senza staccare gli occhi dalla strada, << e piano, piano diventerai bravissima! E quando avrai la patente tuo fratello non potrà dirti nulla se non farti i complimenti >>
“L ti spenna se viene a sapere che mi sta dando lezioni di guida”.
L…
Da quando ero salita sul sedile del guidatore pronta per imparare a mettere in moto la macchina, le parole che mi aveva detto L poco prima mi erano scivolate via come se non fossero mai state pronunciate, ma ora eccole tornare a galla prepotenti e accusatorie.

“L, lo sai che gli Shinigami mangiano solo mele?”

Perché la voce di mio fratello mi doveva tormentare così insieme quell’assurdo indovinello? Possibile che Light si fosse fatto avvicinare così facilmente da me solo per arrivare a L? Possibile che in realtà di me non gli importasse niente e che fossi solo uno strumento per arrivare al  suo più acerrimo nemico, nonché mio fratello - ovviamente se fosse stato Kira - ? Perché sentivo il petto bruciare nel petto al pensiero che quelle attenzioni per me non fossero sincere e che quel bacio che ci eravamo scambiati qualche settimana prima potesse essere una menzogna?  Era stato solo un bacio, no?
Affondai la testa nelle ginocchia senza neanche rendermene conto sospirando rumorosamente.
<< Cos’hai? >> chiese il ragazzo accanto a me preoccupato guardandomi appena, << Sicura di non esserti offesa per i miei strilli in macchina? Se è per quelli sono un cret… >>
<< No, no. Tranquillo >> risposi senza alzare la testa, << le lezioni non centrano nulla >>
<< Sicura? >>
<< Sì, sicurissima >>
Rimanemmo per un bel po’ in silenzio. Ormai eravamo quasi arrivata a casa mia, Light aveva appena preso l’uscita dell’autostrada.
Le parole di L continuavano a tormentarmi e con lui anche il messaggio che gli aveva lasciato Kira tramite i criminali, la strana reazione di Light verso il mio cestino della frutta… E ancora il pensiero che io fossi solo uno strumento per arrivare a mio fratello... E poi ancora quel bacio.
<< Sei stranamente silenziosa da quando siamo partiti >> commentò dopo un bel po’ il moretto lanciandomi uno sguardo di sfuggita, << Non stai bene? Dato che non è per la lezione… >>
Non risposi.

“<< Light non è Kira! Devi smetterla d’infangarlo così! Lui… Lui mi vuole bene >>
<< Ne sei convita? >>”

<< Light >> cominciai titubante non appena lui fermò la macchina di fronte al cancello di casa mia, << tu… Tu pensi che gli Shinigami esistano? >> la voce uscì così piano dalle mie labbra che feci quasi fatica a sentirmi io stessa, ma a quanto pare la domanda doveva essere arrivata forte e chiara alle orecchio di Light. Inizialmente rimase in silenzio concentrato sulla guida lasciandomi con il fiato sospeso.
<< Ahahahahahah! Gli Shinigami! >> scoppiò a ridere dopo po’ << Fammi indovinare >> chiese voltandosi verso di me, << Ryuzaki ti ha parlato dei messaggi dei criminali che gli ha mandato Kira,  giusto? Quelli che creavano una sorta di “sfottò” >>
<< E tu come…? >>
<< Me l’ha detto lui. Pensavi che lo sapessi per scienza infusa, per caso? >>
Sembrava sincero. Effettivamente non era difficile pensare che L ne avesse parlato con lui dato che, comunque, sembravano cip e cop quando lavoravano insieme e che spesso, almeno da quanto mi diceva L, viaggiavano sulla stessa lunghezza d’onda.
<< Misa mi dici che ti prende? >>
<< Niente >> replicai abbassando le gambe, << adesso è meglio che salga a casa. È tardi, sono stanca >> aprii la portiera e scesi. Mi voltai guardare il moro salutandolo con la mano.
“Sta con me solo per arrivare ad L, oppure no?”
Mi voltai sentendo una lacrima scendere sulle guancie. Se L mi aveva messo il dubbio e stavo iniziando a pensare questo dovevo farla finita con Light.  Sì, subito. Già così, il solo pensiero faceva troppo male. Non avrei più dovuto vederlo, avrei dovuto inventare una scusa. Magari un nuovo ingaggio all’estero per un po’. Sì, serebbe stata un’ottima scusa e…
Prima che potessi infilare la chiave nella toppa di casa mi sentii afferrare per il polso e voltarmi.
<< Vuoi dirmi che succede? >> Light era lì, serio con la sua mano stretta al mio polso, << Non me la dai a bere così facilmente. Mi ero accorto già da quando ero venuto a prenderti che eri troppo pensierosa, poi vedendoti più o meno tranquilla ho pensato di essermi sbagliato, ma ora sei di nuovo strana. E non dirmi che non è successo nulla perché tanto non ti credo! >> mi fermò prima che potessi parlare << Se fosse niente non avresti motivo di piangere! Voglio la verità! >>
Non risposi. Rimasi ferma e zitta, con le chiavi di casa strette nella mano che cominciavano a tracciare dei solchi facendomi male, mentre cercavo di reprimere quelle lacrime che ormai uscivano da sole e senza controllo.
“Posso dirgli una mezza verità. Non è stupido, sa che non mi metterei mai a piangere solo per un lavoro all’estero. Un conto sarebbe dirglielo per telefono, ma così è impossibile”
<< Fo… Forse non dovremmo più vederci… >> mormorai piano abbassando la testa.
<< Come?! >>
<< Forse sare… sarebbe meglio… >> continuai a stento tirando su con il naso, << Sei un collaboratore di L, non dovrei frequentarti… >>
<< Cosa stai dicendo? >>
<< Io… Noi… Sì è meglio… meglio così… >>
<< Perché dici una cosa del genere? Così di punto in bian… >> allentò un po’ la presa sul polso, poi mi guardò di nuovo facendomi arretrare verso la porta di casa.
<< C’entra Ryuzaki, non è vero? >> le sue parole erano colme di astio, << Che cosa ti ha detto, Misa? Dimmelo >>
<< Light… >>
<< DIMMELO! >> non aveva mai alzato la voce con me e per un momento mi fece paura. << Anzi no, non c’è bisogno che tu dica niente >> fece lui pochi secondi dopo , << ti ha fatto il lavaggio del cervello convincendoti che io sono Kira… Per allontanarci! Cazzo, non credevo che i suoi sospetti su di me fossero tanto gravi. Prima ci ha provato con mio padre, adesso con te… È terrificante! Inoltre con te avrà rincarato la dose data la sua estrema gelosia nei tuoi confronti… E tu giustamente lo stai anche a sentire perché lo consideri come un fratello, anche se non lo è. A pensarci bene potrebbe anche aver provato ad usarti per capire se io sono davvero Kira. Molto astuto Ryuzaki >> commentò ironico sempre più aspramente. << Manovrare quella che chiama sorellina per trovare Kira. Avrei dovuto immaginarlo sin dal principio. Quale ottimo strumento se non tu, il più innocente e…>>
<< BASTA! NON CE LA FACCIO PIÙ! >> sbottai liberandomi dalla sua presa forte, << Possibile che alla fine, per entrambi io debba essere un mezzo per questo caso assurdo? Sono stufa! BASTA! >> gridai con tutto il fiato che avevo in gola, << Siete due deficienti! Due stupidi! Capite solo quello che vi va  di capire, senza pensare ai sentimenti altrui! A ME! >> continuai senza più freni << È vero. L è convinto che tu sia Kira, ma non credo che per te questa sia una novità, o sbaglio forse? E sì, fin dall’inizio ha cercato di mettermi in guardia su di te, probabilmente anche perché sei un altro, geloso com’è, ma nonostante tutto ho continuato ad uscire con te. Anche se all’inizio anche io ero solo presa dalla smania di sapere se tu fossi realmente Kira, non tanto perché m’interessasse davvero, ma per aiutare mio fratello, poi ti ho conosciuto, mi sei stato vicino e tutto è diventato confuso… >> altre calde lacrime continuarono a scendere nel raccontare mentre i pensieri uscivano sconnessi dalla mia bocca, << mi ero convinta che tu non potessi essere Kira, che Kira non potrebbe essere così dolce, affettuoso. Poi, dopo quel che Kira ha fatto per la mia famiglia mi sono anche sentita riconoscente nei suoi confronti, iniziando a pensare che forse non è poi così malvagio e… >>
<< Credo di non seguirti più >> disse Light guardandomi perplesso, << Sei riconoscenti nei confronti di Kira perchè ti ha vendicata. Ok, fin qui ci sono. Ma hai anche detto che non credi che io sia Kira, quindi perchè non dovremmo vederci più?  >>
Sbuffai esasperata. Geni su tutto… Ma non capivano le cose fondamentali.
<< Possibile che tu non riesca a capirlo? Non voglio più vederti perchè non voglio farmi coinvolgere ancora di più da quello che provo per! Perchè ho paura che se in realtà tu fossi Kira, cosa di cui continuo comunque a dubitare anche se un minimo di probabiltà c'è, forse avrebbe ragione L nel dire faresti tanto per me con l’unico scopo di arrivare a lui e… >>
Le sue labbra si posarono sulle mie chiudendo il mio sfogo e le mie paure. Una scossa elettrica mi pervase; non era il nostro primo bacio, ma era come se lo fosse.
Travolgente.
Infuocato.
Passionale.
Paradisiaco e sconvolgente quanto le fiamme dell’inferno.
Non riuscivo più a capire cosa facesse parte di una mia fantasia e cosa fosse reale; era come trovarsi in un’altra dimensione a contatto di un dio pagano.
Il mio.
Dopo non so quanto tempo aprii gli occhi tornando lentamente a riappropriarmi del mio corpo e della mia capacità di raziocinio.
Il ragazzo poggiò la sua fronte sulla mia, sospirando piano.
<< Ti sembra una risposta sufficiente? >> chiese continuando a guardarmi, << Come potrei farti una cosa genere, Misa? Potrei essere così meschino? >>
Mi ritrovai a sorridere nuovamente ubriaca di quella sensazione.
<< Misa >> fece lui avvicinando nuovamente il mio viso al suo più di quanto già non fosse, << io non lo so quello che mi sta succedendo. No ho mai provato niente del genere per nessun’altra ragazza fin’ora. Forse è il destino che ci ha deciso questo, non lo so spiegare… >> il mio cuore martellava sempre più forte, << Misa, credo di essermi innamorato di te >>
Impietrita.
Contenta.
Sconvolta.
Felice.
<< Light… >>
<< Anzi, non lo credo solamente. Io sono innamorato di te. E non voglio che le stupide congetture di tuo fratello possano allontanarti da me. Non posso permetterlo >>
Le sue parole mi stavo rendendo ancora più ubriaca di quanto non fossi già. Sentire il suo respiro così vicino alle mie labbra non lasciava spazio ad altro se non ad una sensazione di farfalle allo stomaco. Di pelle d’oca.
Mi ritrovai ad allungarmi verso il suo viso e ad eliminare nuovamente quella distanza che ci separava. Non volevo più staccarmi da lui. In quel momento realizzai che lui era il mio tutto che con nessun altro avrei potuto provare quel mix di sensazioni così forti ed eccitanti. Le sue emozioni erano le mie.
I nostri baci cominciarono a diventare qualcosa di più profondo mentre Light aderiva perfettamente al mio corpo e io lo tiravo a me circondando il suo collo con le braccia. Ogni qual volta che ci staccavamo per riprendere fiato mi sembrava invece di perdere il respiro, di avere fame.
La suoneria del  suo cellulare distrusse l'incanto del momento. Riluttante, molto riluttante, abbandonò le mie labbra per rispondere.
<< Pronto? Ah, sei tu papà. Che c'è? >>
Lo fissai per tutto il tempo scorgendo sul suo viso un'ombra scura a mano a mano che ascoltava la conversazione.
<< Veramente io... >>  provò a dire, ma probabilmente venne interrotto.  Mi lanciò un'occhiata indecifrabile:
<< Va bene, ho capito. Datemi solo il tempo di arrivare. Ciao >>
Chiuse la comunicazione e rimise in tasca il cellulare, mentre io cercavo di capire cosa volevano dire quelle occhiaie che mi aveva lanciato pochi istanti prima.
<< Era mio padre >> sospirò lui prendendo le mie mani tra le sue, <<  mi ha chiesto di andare al quartier generale. Ha detto che Ryuga vuole la mia opinione su qualcosa che ha trovato e potrebbe aiutarci nelle indagini >>
<< Giusto le indagini... >> riuscii solamente a dire.
Mi scoccò un ultimo bacio a stampo sorridendo mesto per poi avviarsi alla macchina parcheggiata sul vialetto di casa mia. Aveva fatto si e no tre passi, non era ancora salito in macchina, ma già sentivo mancarmi la terra da sotto i piedi senza di lui. Incredibile quanto fosse stato semplice ascoltare e capire ciò che il cuore stava tentando di gridarmi da mesi.
<< Aspetta! >> la voce uscì da sola e le gambe anche si mossero per volontà loro verso di lui, << non andare via >> sussurrai fermandomi a pochi centimetri da lui, << resta con me solo un altro po’ >>
<< Misa non pos… >>
<< Per favore >> implorai abbassando lo sguardo, << non ti tratterrò a lungo, te lo prometto. Ma ora stai con me >>
Rimasi con la testa bassa in attesa. Non passò molto tempo e sentii la sua mano sinistra stringere la mia destra per poi ritrovarmi nuovamente stretta tra le sue braccia. Rimanemmo così per un bel po’, non so quanto, ma mi bastava. Mi bastava sapere che ero la cosa più importante. La sua mano percorse velocemente il profilo del mio corpo fino ad arrivare al mio viso. Quel semplice contatto mi fece provare un piacevole brivido lungo tutta la colonna vertebrale che non avevo mai provato con nessun altro ragazzo in tutta la mia vita. Una scarica elettrica fortissima che arrivò a smuovere qualcosa di più profondo in fondo alla mia anima. Le sue labbra tornarono a posarsi sulle mie, questa volta più lente e meno irruenti. Dolci.
Senza staccarmi da lui feci qualche passo indietro fin quando non sentii la porta dietro di me come poco prima. Non so come inserii la chiave nella toppa di casa e riuscii ad aprire la porta entrando e nel farlo feci cadere le chiavi sul pavimento insieme alla mia borsa.
Il bacio piano, piano cominciò a farsi nuovamente acceso, se possibile più del primo che ci eravamo scambiati. Nonostante tutto però, Light continuava ad essere in ogni suo movimento sempre più delicato.Era perfetto come in tutto quello che faceva.
Lentamente ci avvicinammo, percorrendo in maniera non proprio normale il piccolo corridoio, alla mia camera da letto. Non riuscivamo più a staccarci. La mia mente ormai era andata alla deriva facendo emergere una parte di me fortemente eccitata che non credevo di avere. Niente era importante se non Light.
Io lo volevo in tutti i sensi e con tutta me stessa volevo essere sua e di nessun altro.
Era il momento giusto, nel posto giusto, con la persona giusta.
Ci staccammo a guardarci entrambi con il fiato corto: i suoi occhi erano lucidi, sembravano brillare e sicuramente i miei stavano facendo lo stesso a giudicare dal sorriso che gli si stampò sul viso mentre mi passava nuovamente una mano sulla guancia.
<< Sei bellissima… >>
Arrossii.
<< Light >> iniziai abbassando gli occhi imbarazzata, << Io non so cosa mi stia succedendo, ma ti voglio e voglio essere tua. Solamente tua, perché… Perchè ti amo >>
Tre parole. Quelle che non credevo che sarei mai riuscita a pronunciare in vita mia, eccole lì, vibranti nell’aria. Erano uscite fuori spontanee, come se la cosa più naturale del mondo, perché, di fatto lo era.
Ero nata per amarlo.
Per parecchi istanti rimase fermo con un’espressione indecifrabile stampata sul volto, la mano ancora posata sulla mia guancia bollente, poi mi strinse a sé. Fortissimo. Poggiata con la testa sul suo petto potevo sentire il suo cuore battere impazzito.
<< Misa… >>
Mi allontanò leggermente da sé per baciarmi di nuovo qualche istante dopo come solo lui sapeva fare.
Non c’era bisogno di dire niente. Mi stese sul letto continuando ad accarezzarmi e baciarmi ovunque e tutto quello che doveva succedere successe.
Passione, delicatezza, follia, bestialità, possesso, libertà, amore insieme in una danza di carezze e sospiri.
Lui aveva messo il suo marchio su di me e io il mio su di lui.
Dopo esserci amati tanto, crollai tra le sue braccia calde e forti, ma prima che potessi abbandonarmi completamente, felice come non lo ero mai stata, le sue parole fecero scoppiare maggiormente il mio cuore di una gioia indescrivibile.
<< Ti amo. Ti amo davvero… >>
 
 
Purtroppo il risveglio non fu bello; la fastidiosissima suoneria del cellulare mi fece spalancare gli occhi. Allungai il braccio verso destra pensando di sentire la presenza di Light al mio fianco, ma non c’era. Spalancai gli occhi.
"Cacchio, ho sognato tutto!"
Ma non era stato un sogno; voltandomi verso il suo posto notai che era poggiato sul cuscino un bigliettino bianco con posata sopra un girasole.
 
“Perdonami se vado via prima che tu possa svegliarti, ma devo scappare al quartier generale prima che chiami nuovamente mio padre. Sei troppo bella mentre dormi con questo sorriso stampato sulle labbra e non voglio disturbare il tuo sonno. Non riesco a credere che nonostante tu sia ancora di fronte a me già mi manchi. Quello che è successo oggi pomeriggio è stato… Sei la cosa più bella che mi sia mai successa. Non vedo l’ora di rivederti.
Light”
 
Sospirai portandomi il girasole al naso. Aveva un profumo meraviglioso, non come il suo, ma davvero buono. Chissà dove l’aveva trovato. Riusciva sempre a stupirmi e  a farmi arrossire. Inoltre se pensavo a come avevamo passato il pomeriggio…
“Ora capisco perché chi fa l’amore è sempre così felice e rilassato”.
Non riuscivo a descrivere le sensazioni appena vissute, era tutto troppo magico e bello… Light poi poteva essere paragonato ad una statua in quanto a bellezza. Un dio greco perfetto, dal fisico asciutto, con spalle larghe e…
Arrossii di colpo ripensando a come ci eravamo toccati, baciati e sfiorati.
Il mio Light…
Il mio telefono prese nuovamente a suonare impazzito riportandomi brutalmente alla realtà. In momenti come quello avrebbe dovuto sparire! Allungai il braccio verso il comodino guardando sul display chi poteva rompere alle nove di sera passate.
“L?”
<< Pronto? >>
<< Finalmente! >> sbottò con fare irrequieto e scocciato, << Ho provato a chiamarti un sacco di volte! Perché non rispondevi? >>
<< Stavo dormendo >> dissi semplicemente alzandomi tendomi la coperta sul seno, << è successo qualcosa? >>
<< Stavi dormendo? >> chiese lui sorpreso, << Ma tu non dormi mai di pomeriggio >>
<< Ogni tanto può capitare, no? >> ribattei alla svelta cercando di non destare sospetti, << Comunque non rispondere ad una domanda con un'altra domanda . Cosa c’è? >>
<< Niente di che. Volevo solo sentirti, tutto qui >> bofonchiò lui. Sentii distintamente il rumore di più zollette di zucchero immerse in qualche bevanda. << Ti va di venire qui da me in albergo? Sono da solo, ho mandato i membri del quartier generale a casa >>
Inarcai un sopracciglio sorpresa, << Ma come, non eri tu quello che diceva che cira non va in vacanza e che bisogna "indagare, indagare, indagare"? E poi, scusa, li hai fatti andare via per tre ore, li hai fatti tornare... E li hai rispediti a casa? >>
Non era un comportamento molto alla L.
<< Già, oggi non ho voglia di lavorare >> disse atono continuando ad immergere zollette di zucchero, ne avevo contate almeno altre cinque, << mi sono reso conto che probabilmente hai ragione tu. Tartassarli senza dar loro mai un giorno di licenza non porta a niente. E poi probabilmente serve anche a me. Ho bisogno di una torta di fragole della mia sorellina >>
<< E come faccio a fartela? >> urlicchiai nella cornetta avviandomi al bagno, << A saperlo avrei comprato le fragole oggi pomeriggio e te l’avrei fatta! Adesso è tardi e i supermercati sono… >>
<< Ho pensato a tutto: ci ha pensato Watari a comprare tutti gli ingredienti. ho voglia di vedertela fare, come quando eravamo bambini >>
Sorrisi  a quelle parole: a modo suo sapeva essere davvero affettuoso.
<< Ok, allora dammi il tempo di farmi una doccia e ti raggiungo con la metro >>
<< No, ti mando Watari. Tra dieci minuti è da te, quindi fatti trovare pronta >>
<< Come mai tanta fretta? >> domandai sorpresa.
<< Perché sì >>
“Ma che risposta è?”
<< Va bene >> risposi incerta e prima che potessi farlo io e senza salutare attaccò.
Non c’era che dire: come sapeva essere affettuoso, sapeva essere anche davvero strano talune volte.
 
 
<< Eccoci qua! >> esclamai entrando dentro la suite di mio fratello, << Pronto a giocare alla prova del pasticcere? >> chiesi posando il giacchetto sul divano.
<< Io sono sempre pronto >> commentò lui voltandosi verso di me. Notai che aveva le occhiaie ancora più pronunciate che nel pomeriggio. Possibile?
Lo presi sottobraccio con un sorriso trasportandolo nella parte di camera adibita a “cucina”.
<< Eddai, L! Potresti metterci un po’ più d’entusiasmo! Infondo sei stato tu a chiedermi di fare questa benedetta torta di fragole, no? >>
<< Giusto, giusto >>
Quando entrammo in quella mini "cooking area" mi resi conto che nonno Wammi aveva aggiunto al fornelletto da campo un piccolo forno, appositamente per l'occasione probabilmente.
<< Allora, cominciamo? >> domandai con un sorriso legando i capelli in un’alta coda di cavallo. << Vediamo… Ah, qui ci sono le fragole, qui la farina… Qui c’è il burro, ottimo! L dov’è la bilancia? Ah, no eccola >>
Presi tutto l’occorrente, pesai tutti gli ingredienti e cominciai a preparare la torta facendomi passare di tanto in tanto gli ingredienti da L.
<< Prima Yagami aveva la testa parecchio tra le nuvole oggi >> disse d’un tratto con fare innocente e disinteressato, mentre io con minuziosa attenzione aggiungevo la farina all’impasto, << mi chiedo davvero dove avesse la testa >>
<< Chi lo sa? Magari era solo impensierito per l'indagine. Sai quanto ci tiene a risolverlo >> risposi disattentamente aggiungendo il latte.
<< Inoltre è arrivato parecchio tardi quando in genere è molto puntuale >> continuò L.
<< Può capitare. Mi passi la teglia, per favore? >>
L non se lo fece ripetere due volte e mi passò l’utensile.
<< E pensare che l’avevo fatto chiamare, ovviamente sotto mio ordine, dicendogli che avevamo bisogno di lui e invece di arrivare subito, come ci aveva assicurato, abbiamo aspettato per ben tre ore. Inoltre era stranamente disordinato >>
<< Uhm, uhm… >>
<< Che sorpresa ti ha fatto? >>
<< Cosa? >>
<< Ma come cosa? >> sbottò spazientito L alzando gli occhi al cielo, << Yagami! >>
<< Yagami cosa? >> chiesi voltandomi dandogli finalmente le dovute attenzioni, << Io non so niente del sovraintendente Yagami >> risposi placidamente versando l’impasto nella teglia.
<< Infatti non sto parlando del sovraintendente! >> il mio fratellone era stranamente agitato, come mai l’avevo visto, << Sto parlando di Light! >>
In un frazione di secondo la mia mente compose tutte le domande che mi aveva posto dando loro un senso. Era ovvio che stesse parlando di Light.
<< Ma… Ma no, niente di che… >> farfugliai iniziando a sentire caldo, << Mi… Mi ha fatto… Ha visto quanto mi piacciono i manga e mi ha portata in una nuova fumetteria che hanno aperto vicino a casa m… >>
<< Misa, sei una pessima bugiarda >> sospirò lui strappandomi la teglia dalle mani, << tanto sai che se non me lo dici tu lo scoprirò da solo. E poi non pensavo che avessimo segreti, specialmente dopo che ti ho permesso di lavorare al coso Kira con me >>
Io stavo diventando sempre più rossa.
“Cosafaccio?Cosafaccio?Cosafaccio?Cosafaccio?Cosafaccio?Cosafaccio?”
<< Ok >> feci alla fine non riuscendo a pensare a nessuna buona scusa convincete. Tanto prima o poi l’avrebbe scoperto comunque proprio come aveva detto lui e magari anche nel peggiore dei modi.
<< Lightmihaportatoinunoslargoisolatoperinsegnarmiaguidare >> dissi velocemente sperando che avesse capito la metà di quello che avevo detto.
<< COSA? >>
Speranza vana. Purtroppo il suo cervello aveva capito alla perfezione come al solito.
<< E poi… >>
<< C’è anche un poi?! >> gridò aprendo il fornetto con foga.
<< Abbiamo fatto l’amore >>

To be continue...




... Avanza in punta di piedi sperando di passare inosservata
... Ops, beccata!
Ciao ragazze! Non so davvero come scusarmi per questo ritardo apocalittico, ma credetemi se vi dico che ho avuto dei mesi a dir poco allucinanti (e questo è forse il peggiore! ;__________; aiutooo!!)!
Io sapevo perfettamente cosa scrive (il come un po' meno), ed è da quando avevo finito l'altro che immaginavo la fine di questo capitolo con questa frase finale (quindi potete anche immaginare da quanto tempo è che volessi far... Unire Misa e Light xD).
Probabilmente con questo capitolo mi sono giocata l'amore di molte (se non TUTTE) fan di L xD Sapevate che era una LightxMisa quindi sono giustificata, no? xD Non c'è molto da commentare sul capitolo, penso si descriva bene da solo :) Light è davvero innamorato di Misa, oppure ha ragione L e la cara biondina è finita dritta, dritta nella sua rete? E cosa farà ora il caro detective?
Perdonatami ancora per questo immenso ritardo ragazze! Davvero, scusatemi tanto!
Un grazie a tutte le mie recensitrici preferite come sempre:  Rika, Pazzabest, Jade, LABESTIAPAZZA, Princess Serenity,  Eli Pazzoide, Yuuki B, Mione 1986, Saretta, Nameless, Marie Cullen, nan96.
Grazie di cuore davvero anche a chi legge senza commentare.
Spero che nonostante il ritardo ritardissimo continuerete a seguirmi e spero (vivo di speranze ormai, quando si tratta di scrivere) di non far passare tutto questo tempo o più tempo.
Come al solito perdonatemi anche se doveste trovare degli errori. Presto passerò al vaglio tutti i capitoli rendendoli più corretti e con meno errori possibili!
Un bacio a tutti!
P.S: vi lascio il link di uno dei fattori che mi ha impedito di aggiornare in tempi brevi (mi raccomando NON aprire con explorer xD). Piano, piano aggiungerò roba, quindi se vi piace passate anche tra qualche tempo :) martykicosplay.net
Spero vi piaccia!
Marty!

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Riporta indietro il tempo ***


Capitolo9
Dedico questo capitolo a tutti coloro che seguono questa storia nonostante il mio essere poco costante negli aggiornamenti, da chi recensisce a chi non lo fa, e a Diego che mi ha fatto tornare la voglia di dirmi "prenditi il tuo tempo e aggiorna questa fic!"

Capitolo 9

Riporta indietro il tempo

 


«C’è anche un poi?!»
«Abbiamo fatto l’amore»
La teglia cadde dalle sue mani rovinando rumorosamente a terra insieme a tutto l’impasto che avevo preparato. La schiena di L cominciò, da curva che era, a raddrizzarsi per la prima volta nella sua vita, almeno a mia memoria. Lentamente si voltò verso di me e quasi senza accorgermene arretrai di un passo; non mi aveva mai guardata con quegli occhi, con quell’espressione così cupa e seria al tempo stesso. Il vederlo ritto in tutta la sua altezza mi sconcertò al punto da sentir scorrere sulla mia schiena un brivido di gelido timore.
«L…»
Prima che potessi anche solo rendermene conto, mi ritrovai schiacciata al piccolo ripiano della cucina, immobilizzata dalle sue mani.
«Stai scherzando!?» esclamò stringendo più forte le mie braccia, «Ti prego, dimmi che stai scherzando! Dimmi che non è vero!»
Dapprima fui tentata di abbassare la testa, spaventata da quell’eccessivo attacco d’ira, perché era chiaro che fosse molto arrabbiato, bastava guardare il suo viso paonazzo all’inverosimile per capirlo, ma alla fine riuscii a non cedere e mantenni gli occhi fissi nei suoi. Non mi vergognavo di quello che avevo fatto e tanto meno ne ero pentita.
«Invece è così» ribattei risoluta, «ed è stato il momento più bello della mia vita, L.»
« Il momento più… Non posso crederci! Fare sesso con lui è stato il momento più bello della tua vita?! »
A quelle parole mi sentii ribollire il sangue nelle vene in un misto di stizza e delusione: come poteva pensare che io avessi fatto quello che avevo fatto solo per un paio d’ore di divertimento… Di sesso? Mi credeva una ragazza così meschina?
«Infatti non è stato sesso!» ringhiai avvelenata, «Abbiamo fatto l’amore! Capisci? A-M-O-R-E!»
«Sì, certo, come no!»
«Piantala, L!» sbottai sempre più infervorata e paonazza, cercando di ricacciare indietro fastidiose lacrime di rabbia che gridavano di uscire, «Mi credi una ragazza così facile che se ne va con il primo che capita? Pensi davvero questo di me?»
«Non lo credevo fino a tre secondi fa!»
«Smettila! Smettila di dirmi queste cose! Sai che non sono vere!»
«E allora perché l’hai fatto, Misa? Perché?»
«Perché io amo Light!»
I suoi occhi cerchiati si dilatarono. Il suo volto passò da furioso a deluso a qualcosa d’indefinibile. Qualcosa di simile al disperato. La sua presa si fece inizialmente più lenta, per poi diventare nuovamente salda, molto che in precedenza.
«Cosa ti ha fatto?» chiese con fare quasi affranto, portando una delle sue mani sul mio volto cominciando ad accarezzarlo «Cosa ti ha fatto per far sì che andassi a letto con lui? Ti ha incantato con il suo bel faccino da angelo per bene? Ti ha ipnotizzato con la sua intelligenza, oppure con il suo modo di girare la frittata come vuole facendoti credere che pende dalla tue labbra? Non posso crederci! Ti ha… C’è riuscito! Quel bastardo è riuscito a fare proprio ciò che voleva! Questa è la prova che lui è Kira!»
«Light non è affatto Kira!» urlai cercando di liberarmi dalla sua morsa, «E non mi ha fregata! Lui mi ama! Mi ama e basta! Non c’è nessun secondo fine! Non è quel genere di persona, lui… Lui è diverso. E mi ama. Lo so, lo sento… »
«Anche Thomas ti amava però, vero?»
« Cosa c’entra adesso Thomas? »
«Dicevi la stessa cosa di lui. Identica! E guarda com’è finita. Almeno con quello eri stata un po’ più furba!» le parole di L erano come pioggia acida che non accennava a smettere, «Light è subdolo. Subdolo e infame! E poi da quanto lo conosci, eh Misa? Dimmi, da quanto tempo? Poco più di due mesi e già ti sei concessa a lui. Non posso ancora credere che tu abbia fatto una cosa tanto stupida! Tanto idiota! Ingenua! E poi mi avevi promesso che non ti saresti innamorata di lui! Me l’avevi promesso!»
Cominciò a stringere ancora di più la presa al punto da farmi male, ma non volevo dargli soddisfazione: sapevo di avere ragione io. Sapevo che i sentimenti di Light erano veri, perché avevo sentito il suo cuore battere forte quando gli avevo detto che lo amavo. Lui non poteva sapere… non c’era… non poteva capire cosa significava l’unirsi con un’altra persona e sentirla diventare completamente parte di sé stessi, il fondersi con essa…
«Solo un verme come lui potrebbe essere Kira! Scoparsi la persona più importante del suo nemico. Che artista! E io non ho fatto niente! Niente! Dovevo impedirlo! Ho sbagliato, ho sbagliato come uno stronzo! Non avrei mai dovuto dirti che mi trovavo in Giappone! Non avrei dovuto metterti in mezzo e permetterti di indagare in prima persona su Light. Sarebbe stato meglio farmi odiare da te piuttosto che farti incorrere in un rischio del genere. Un rischio anche per me! Lui l’ha capito subito! Ha capito subito cosa significassi per me! Abbiamo giocato una partita a carte scoperte. Ho giocato a carte scoperte! Perché, perché, perché!? »
Il sangue aveva preso a non circolare più nei polsi.
«L… L mi fai male!»
Non allentò la stretta, anzi, se possibile l’aumentò. Si piegò verso di me avvicinando il suo viso al mio.
«Cos’ha lui che io non ho, Misa? Dimmelo, ti prego» era una bestia ferita. I suoi occhi continuavano a brillare di una strana luce che non avevo mai visto, «Dimmelo, perché non lo capisco. È più bello di me? È più simpatico, più intelligente, cosa?» intravidi una lacrima solcargli la guancia andando a morire sulle sue labbra sottili e pallide, « Ho cercato di darti tutto me stesso. Ho cercato in tutti i modi di farti capire… Perché lui e non io, Misa. Perché? »
Cosa stava dicendo? Cosa voleva dire? Perché Light e non lui?
Non sentivo più il dolore ai polsi dovuti alla sua stretta, tutto si era immobilizzato nell’attimo della corsa di quella lacrima e di quel grido disperato. Il mio cuore sapeva perfettamente cosa stava dicendo. A dir la verità lo sapeva da tempo ormai, eppure cercavo di non pensarci, di scacciare quei pensieri nascondendomi volutamente quella verità dietro una comoda bugia.
Comoda per me.
« L… »
Accadde.
Le sue labbra si posarono sulle mie congelandoci in quell’istante.  Anche se erano sottili alla vista erano carnose e avevano un buon sapore nonostante il sale dovuto alla lacrima che l’aveva baciato prima che lui potesse fare altrettanto con me.
Non risposi al bacio, ma nemmeno lo allontanai. Ero pietrificata e sconvolta da quel gesto, ma nonostante tutto sentii tutto quello che voleva dirmi e che stava celandomi da tempo: amore, tristezza, protezione, preoccupazione, dolcezza.
Non so dopo quanto tempo si staccò.
«Non possa credere di esserci riuscito» sospirò leggermente affannato poggiando la sua fronte sulla mia, « Tu lo sapevi, vero Misa? Sapevi che ti amo. Magari da bambino ti consideravo davvero di più come una sorellina da proteggere e basta, la sorellina che avrei sempre voluto e che mi mancava. Poi però siamo cresciuti e nonostante giocassi a fare il fratello maggiore, sapevo bene che quello che provavo per te era un sentimento ben diverso ma continuavo a mentire a me stesso pur di non stravolgere tutto. Ti guardavo da lontano, quando uscivi da scuola, quando non avevo qualche caso per le mani. Ti spiavo mentre con le tue compagne di classe spettegolavi su qualche ragazzo carino. Poi ti sei messa con Thomas. Lì per lì la rabbia mi ha invaso lasciandomi di stucco e mi sono ritrovato a stringergli quasi amichevolmente la mano quando me l’hai presentato la prima volta; subito ho capito che con lui sarebbe finita presto. Era troppo idiota, una persona troppo piccola per te e non sai quale soddisfazione è stata andargli a spaccare la faccia dopo avermi detto che ti aveva messo le corna » ridacchiò divertito ma con una punta di amarezza, «ho avuto la soddisfazione di due al prezzo di uno.
Impagabile. Veramente.
«Speravo che una volta finita la scottatura ti saresti accorta di chi avevi al tuo fianco, di chi ti amava davvero. Non avevo fretta, attendevo. Attendevo anche il momento giusto per poter far un ipotetico primo passo nonostante avessi una fifa blu di affrontarti.
Poi sono venuto qui in Giappone e il caso ha voluto che anche tu ti trasferissi qui. Non ho mai maledetto un giorno quanto quello in cui hai conosciuto Light Yagami» abbassò lo sguardo riprendendo fiato, «ho capito subito che ti aveva colpito e non mi sono ovviamente sfuggite le sue occhiate interessate verso di te. Tu sei ciò che di meglio poteva sperare di incontrare: dolce, bella, brava ed ingenua. Perché nonostante tu abbia all’inizio alzato una sorta di muro per paura che potesse succedere qualcosa come con Thomas, alla fin fine non sei mai stata una da “fuori tutti”. Lui ha capito subito il tuo… Il nostro piano.
Non aveva fretta. Ha lasciato fare tutto a te soppesando le tue mosse e aspettando che io cadessi in fallo in qualche modo. Inizialmente ha giocato la parte del distaccato e se posso essere sincero mi andava anche bene finché la fortuna mi ha girato completamente le spalle quando hai scoperto dell’assassino dei tuoi genitori.  È stato quello ad avermi fregato e ad aver fatto vincere Light. Ovviamente una volta scoperto nome e volto dell’assassino del ladro ha pensato bene di farlo fuori. Che gesto magnanimo ed eroico. Un favore in più per tutta la società e un modo per farti apprezzare ai suoi occhi. Bravo Kira! Uno a zero, palla al centro.
Adesso, dopo averti intortata per bene, fingendosi innamorato di te, dopo averti fatta cedere completamente, cercherà un modo per estorcerti il mio nome e uccidermi, per poi fare lo stesso con te.
E non ti sei accorta di nulla, proprio come il fatto che io ti amo da otto anni»
Rimasi di sasso ancora troppo sconvolta dalla sua, per quanto a tratti logica e misurata, profonda dichiarazione. Non aveva niente da perdere e giustamente aveva deciso di vomitarmi addosso non solo i suoi più profondi e nascosti sentimenti, ma anche, come sempre, le sue supposizioni sperando che tornassi su quella che fosse per lui la retta via, cercando di mettermi la pulce nell’orecchio come aveva fatto quello stesso pomeriggio e nonostante il suo discorso non facesse una piega anche il mio cuore non cambiò idea: amavo Light e lui amava me. Quel pomeriggio avevo avuto dei tentennamenti. Adesso non più. Fine della  discussione.
Almeno di quella.
«Misa, ti prego, dì qualcosa»
Alzai lo sguardo verso L rendendomi conto che i miei polsi erano nuovamente liberi. Si era staccato da me ed era tornato ad assumere la sua solita posizione assurda e ricurva. Lo fissai per qualche istante massaggiandomi d’istinto i polsi che cominciarono a pungere come invasi da un milione di spilli.
«L, io…»
Abbassai subito lo sguardo.
Cosa potevo dirgli? Cosa dovevo fare?
«Perdonami»
Gli passai di lato senza guardarlo. Presi la giacca che avevo lasciato sul divano per poi avviarmi verso la porta della suite e uscire senza proferire una parola e senza voltarmi indietro, mentre una nuova lacrima solitaria e silente solcava indisturbata la guancia destra di L.
 
 
Andai a casa in taxi e quasi mi scordai di pagarlo tanto mi sentivo svuotata.
Sul divano di casa, con un buon piatto di sashimi sulle gambe e la tv accesa solo per far un po’ di rumore, il mio cervello realizzò quanto potevo essere stata fintamente cieca in tutti quegli anni e di come ero stata anche insensibile verso il mio amato fratellone: quella morbosa gelosia, quei sorrisi, quegli abbracci, quel tutto che L faceva solo con e per me era un chiaro segno di quello che provava nei miei confronti e che non mi aveva mai nascosto.
Cieca, stupida e insensibile Misa.
“Ora che succederà? Cosa devo fare?”
Su quella maledetta bugia avevo costruito le mie certezze e la mia vita che adesso crollava a pezzi come un castello di carte. Il fatto di non essere più sorella di L minava tutto ciò che ero. La bugia della quale mie ero convinta verità mi aveva solamente danneggiata e solo ora che l’avevo realizzato me ne rendevo conto. Ma davvero ora non sapevo cosa fare, come comportarmi: come avrei potuto guardare L in faccia? Come avrei potuto rimanere in contatto con lui? Dovevo forse far finta che non fosse successo niente?
No, era da escludere. Non solo avrei fatto ancora del male a lui ma avrei continuato a mentire a me stessa.
Avrei dovuto non sentirlo più, allora?
Anche questo non era possibile; L faceva parte di me e questa certezza, nonostante tutto, nessuno me l’avrebbe tolta.
Ringhiai buttando malamente il piatto ancora pieno sul divano portando le ginocchia al petto come quando per affondarvi la testa.
“Cosa devo fare?”
 
 
«Ci siamo, Misa!»
Rioshi al mio fianco non stava più nella pelle per l’incontro con tutto il cast di “Vampaia Naito” e di rivedere il  regista Mishinaka (per quanto dicesse che non c’era niente tra loro due, ogni volta che parlava di lui le venivano gli occhi a cuoricino, specialmenta da quando si era lasciata con il suo ragazzo).
«Sono così emozionata! Sarò la manager di una futura attrice di fama internazionale! Perché lo sai sì, che il film sarà doppiato in tante, tante lingue, vero?»
«Uhm, uhm…»
«Misa, ma cos’hai?» chiese la ragazza lanciandomi un preoccupatissimo sguardo di sfuggita, «Sono due giorni che hai il viso spento. È successo qualcosa di brutto durante i giorni di vacanza?»
«Cosa?» feci io in risposta riscuotendomi, «Oh, no niente! Stai tranquilla. È tutto apposto.»
«Ne sei sicura? Guarda che ormai ti conosco troppo bene, so quando c’è qualcosa che non va»
«Ma non è niente davvero! Solo un po’ di pensieri, tutto qui, e anche un po’ d’ansia dovuta all’inizio delle riprese» risposi cercando di sorridere nella maniera più naturale possibile, «Non conosco nessuno del cast, sono un po’ nervosa»
«Questo è vero, rende un po’ nervosa anche me dato che Mishinaka non ha voluto dirmi niente se non che ha scelto “un vero cast di eccezione”. Ma andrà tutto alla grande, vedrai. Ti sai far volere bene da tutti, è una tua dote innata, quindi tranquilla»
Annuii sorridendole di nuovo per poi tornare a guardare fuori dal finestrino. Magari fosse stato il cast il mio problema. Era proprio la mia ultima preoccupazione. Erano passati tre giorni da quando L si era dichiarato e non aveva neanche provato a chiamarmi; non che io avessi provato a chiamarlo ovviamente, ero la prima che aveva bisogno di riflettere per conto proprio, però…
La suoneria del mio telefono mi riportò alla realtà. Rovistai per qualche secondo nella borsetta finché non riuscii a trovarlo. Non appena vidi il nome sul display il mio stomaco fece una piccola capriola e inevitabilmente sorrisi.
«Pronto?»
«Ciao Misa, come stai?» la voce calda di Light mi invase il corpo facendomi sciogliere come sempre.
«Direi seduta» risposi ironica con voce fintamente seria.
«Dai, sul serio!» replicò lui accennando una risatina, «Mi stai odiando perché in questi giorni non mi sono fatto sentire, vero?»
«No, affatto. Mi avevi accennato qualcosa su un esame importante che ti avrebbe tolto il respiro, quindi ho immaginato fosse quella la causa del tuo non farti sentire»
«Non mi giustifica ugualmente, non dopo quello che è successo l’altro giorno… Perché ti ricordi cos’è successo, vero?»
Come avrei potuto scordarlo? Al solo pensiero mi sentivo arrossire e molto, ma molto, molto accaldata.
«Come potrei?» chiesi abbassando lo sguardo e continuando a sorridere come un’ebete, «È stato uno dei giorni più belli della mia vita…»
«Già. Anche per me» disse lui con voce ancora più calda e sensuale, «oggi cosa fai?»
«Lavoro. Incontro con il cast del film»
«Ah, giusto. Me l’avevi detto. Allora credo che andrò a dare una mano al quartier generale. Mio padre mi ha chiesto di passare appena avevo un minuto libero. Dice che da un paio di giorni a questa parte Ryuzaki è strano»
A quelle parole sentii il cuore stringersi nel petto dolorosamente.
«S-st-Strano?»
«Sì, dice che è più duro del solito, tagliente e intransigente. Buttato completamente a capofitto nell’indagine, in maniera quasi maniacale. Secondo mio padre è successo qualcosa che l’ha, come dire… Stranito»
«Già»
«Secondo me è più un bene che un danno. Magari ha solo deciso di dare una botta di reni all’indagine e voglio aiutarlo a fare il suo lavoro al meglio. Vado lì per questo infondo: io e lui insieme siamo una squadra vincente quando collaboriamo come si deve»
«Già» risposi nuovamente con tono alquanto apatico.
«Misa, non è che per caso sai qualcosa riguardo questo “accanimento” di Ryuzaki?»
Come faceva a volte ad essere così maledettamente diretto e a prendermi in contropiede?
«Ma… Ma no, figurati! Anzi, appena sai qualcosa tu, fammi sapere»
«Certo. Vuoi che passi a prenderti dopo il lavoro? Così magari dopo stiamo anche un po’ soli soletti. A casa mia non c’è nessuno oggi…»
Arrossii ancora di più e per un istante sperai che il lavoro fosse già finito da un pezzo.
«Va benissimo! Dovrebbe durare almeno quattro orette, quindi non ti affrettare. Ti mando un messaggio quando vedo che stiamo per finire.»
«Perfetto. Allora a dopo, Misa»
«A dopo»
Agganciai il telefono con un’espressione leggera e sorniona. Light aveva il potere di calmarmi, nonostante per un attimo mi avesse spiazzata e messa un tantino sotto pressione. Lui si era scusato con me per non avermi chiamata, ma io avevo caldamente evitato di fare lo stesso e certo non perché lo volessi. Affatto, no davvero, ma avevo paura di vomitargli addosso tutto quello che era successo con L e non volevo lo sapesse, anzi, adesso avevo una fifa blu al pensiero che si sarebbero visti. Come avrebbe reagito L nel vederlo? Cosa gli avrebbe detto? Come l’avrebbe trattato?
“Meglio non pensarci… No, no, no!”
«Ehi, signorina» fece Rioshi mentre parcheggiava l’auto, «Quel’è il giorno più importante della tua vita e soprattutto perché?»
D’istinto sbarrai gli occhi e diventai di un bel rosso pomodoro.
«Ehm… Beh… Ecco, vedi…»
«Da quando sei diventata balbuziente?» chiese, «Dai, dimmi cos’è successo e passa la paura. Sai che tanto, prima o poi lo verrò a sapere comunque, quindi tanto vale che parli subito!»
«Beh, ecco…» cominciai torturandomi le mani, guardando ovunque tranne che nella sua direzione, «L’altro giorno io e Light…»
«Tu e Light, cosa?» m’incitò lei vedendomi vacillare facendomi gli occhioni dolci.
«Io e Light abbiamo fatto l’amore»
Ci fu un momento di silenzio e di calma, che sfociò in un abbraccio stritolotosissimo che per poco mi mandò al creatore.
«Ah! Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo che sarebbe successo!» saltellò lei continuando a stringermi, «Finalmente ce l’hai fatta anche tu! Finalmente sei una donna vera! E poi… Con quel figone di Light! Siete fatti per stare insieme! Uno più bello dell’altra! Bravi, bravi, bravi!»
«Si, ok adesso basta però… Rio, mi stai uccidendo!»
«Si, scusami è che… Che bella cosa!»
«Grazie» risposi con un sorriso imbarazzato, «Ora andiamo, o rischiamo di farci riconoscere come le solite ritardatarie»
 
 
Eravamo Alla Yoshida Production da quasi cinque ore. La presentazione con il cast in realtà era una vera e propria festa di inizio riprese con tanto di miglior sushi e prelibatezze di ogni genere. I membri del cast erano simpaticissimi e di varie nazionalità (principalmente inglesi e giapponesi). L’attore che avrebbe interpretato Kaname Kuran, Kiosuke Toriyama, era un comico nato; sicuramente doveva essere molto in gamba, altrimenti non sarebbe stato scelto per interpretare un ruolo completamente opposto al suo essere nella vita di tutti i giorni. C’era una cosa però che mi stupiva: non era ancora arrivato colui che avrebbe interpretato Zero Kiryu, l’altro coprotagonista della storia insieme a me e Kiosuke, e nessuno sembrava sapere chi fosse. Mishinaka, quando glie lo si chiedeva, faceva il misterioso dicendo sempre: «È un grande. Lo conoscerete sicuramente di fama».
«Dovreste vedere che mare. E che ragazze! Aaah, fosse per me tornerei a vivere in Italia!» esclamò Kiosuke con fare sognante porgendomi un bicchiere di pregiato sake.
«Ehi Kiosuke, potresti offenderci! Non siamo abbastanza per te?» ridacchiai sorseggiando il vino, «In questa stanza ci sono le migliori giapponesi che potresti desiderare, per non parlare delle inglesi. Cosa vuoi di più?»
«Ma signore, voi siete un’eccezione. Delle bellezze rare. Poi tu, Misa, sei davvero tra le più belle ragazze che io conosca. Sfido che tu sia fidanzata, anche perché se non lo fossi stata ci avrei provato io con te e non in maniera galante e composta come Kaname»
«Ma come, nobile Kaname, non mi vuoi?» scherzai io ridendo di gusto portandomi nuovamente il bicchiere alla bocca.
«Oh, certo che ti voglio mia dolce Yuuki! Come potrei io, il nobile principe dei vampiri, vivere senza la fanciulla a me più cara?»
«Ok signorino» commentò una ragazza alle nostre spalle, Maria, con un ghigno tra il perfido e il divertito, «allora io me ne vado con Akatsuki visto che sembri non volermi più dopo quattro anni di felicità. Akatsuki, dove sei?!»
«Maria non fare così! Lo sai che amo solo te! La più bella tra le belle! Stavamo solo facendo delle prove… Scherzavamo, vero Misa?»
«Sì, sì, certo, come no» commentò lei trattenendosi dal ridere, «Tutti così voi maschi. Sì, sì. Prima cuccioletti indifesi e bisognosi di coccole e poi guarda qua che mi cambini…»
Quei due erano un vero spettacolo insieme, veramente da rimanere piegati in due dalle risate, ed inoltre, Maria, che recitava nel ruolo di Ruka, era davvero una ragazza, oltre che carina di modi, molto simpatica. Era di origine italiane da parte di madre. Lei e Kiosuke si erano conosciuti proprio in Italia, a Roma, scontrandosi sotto il Colosseo. Da come me l’avevano raccontato anche il loro primo incontro era stato segnato da un momento di ilarità. Si potevano definire davvero una coppia perfetta.
Nel vederli continuare a far finta di litigare e poi stringersi forte l’uno a l’altra non potei fare a meno di ridere, ridere e ridere riuscendo a dimenticare perfino Light e L al quartier generale…
Finché non notai l’arrivo di una figura sulla porta della stanza dell’immenso salone gelandomi. In una frazione di secondo m’immobilizzai diventando una statua di marmo. Il bicchiere pieno di vino mi cadde di mano senza rendermene conto andando in frantumi. Quel volto, quei capelli, tutto avrei potuto riconoscere immediatamente di quella persona…
«Ehi, Misa! Tutto apposto?» chiese preoccupata Maria avvicinandosi poggiandomi una mano sulla spalla.
Non risposi. Rimasi con lo sguardo fisso su quello cercando di trattenere tutte le emozioni negative che potessi provare in quel momento verso di lui.
“Non è possibile. Non può essere… Lui… Che ci fa qui?”
«Misa! Misa, che ti succede? Dì qualcosa!» esclamò nuovamente Maria scuotendomi con più forza finché anche lei, come molti nella sala, si girarono nel punto in cui erano puntati i miei occhi.
Il ragazzo gettò una rapida occhiata alla stanza finché non posò i suoi occhi su di me arricciando le labbra nel suo classico sorriso beffardo. Il mio corpo mi diceva di abbassare lo sguardo e di prendere le mie cose e andarmene via da lì il più velocemente possibile, ma mi obbligai a rimanere ferma. Immobile dove mi trovavo, con lo sguardo fiero e superiore.
Sì, superiore. Non mi sarei fatta umiliare ancora una volta da Thomas Fileni.
 
 
 
 
To be continued...
 
... Si affaccia, vede se c'è qualcuno con fare circospetto, posta il capitolo e fa per andarsene via di corsa... Ok, come non detto.
Ciau a tutte ragazze e ragazzi (perchè lo so che c'è anche qualche ragazzo che legge, fosse anche uno solo :P), come al solito sono in ritardo e questa volta di troppi mesi (sette o otto se non erro. Ok, così aggravo la mia situazione) ma credetemi se vi dico che non ho più neanche il tempo di scrivere di notte perchè studio. Per non parlare degli altri ottomila impegni. In altre parole non so come scusarmi con tutti voi! Dico davvero. Numerevoli volte mi sono messa sul computer a scrivere ma dopo meno di cinque minuti mi veniva sonno (perchè ovviamente tutto questo succede a notte fonda) e boom. Ronf, Ronf. Molte parti sono scritte da tantissimo tempo (quella di Misa e L penso di averla riletta e ricorretta non so quante volte. Mi sembra di averla scritta in pochissimo) e altre non sapevo come concluderle ma alla fine penso di aver trovato il modo migliore, poi non lo so, sarete voi a giudicarlo ;)
Diciamo che se oggi mi sono messa di buzzo buono sul computer dicendo:"adesso TI PRENDI un pizzico del tuo TEMPO e aggiorni." è grazie ad un mio collega che non appena ha saputo che scrivo si è messo subito a leggere questa mia fic e mi ha fatto ritrovare la voglia di rimetterci mano lasciando momentaneamente i miei lavori universitari da parte. Mi ha fatto bene, grazie mille! :D
 
Per quanto riguarda proprio il capitolo in sé per sé, L si è dichiarato (non se lo aspettava nessuno proprio, eh?)! Inutile dire che sia il fulcro del capitolo ed è anche il pezzo che mi sono divertita di più a scrivere. Da una parte mi ha fatto molto strano scriverlo perchè nei primissimi capitoli non volevo andare a parare sul "triangolo LxMisaxLight" vero e proprio, ma che ci posso fare se i trinagoli di questo genere mi piacciono troppo? xD
Invece una cosa che avevo programmato da un po' era questo ritorno del carissimo Fileni e spero di avervi sorpreso un pochino almeno con questa ricomparsa.  Cosa farà adesso Misa? Cosa succederà nella prossima puntata? Posso farvi una confidenza? Non lo so bene nemmeno io! xD no, scherzo, più o meno lo so come continuare la storia il problema sta solo nel trovare il tempo per scrivere, poi il resto viene da sé ;)
Non so perchè ma non mi aspetto delle recensioni immediate (forse perchè ci ho messo così tanto ad aggiornare? Mi starebbe più che bene!) ma voglio ringraziare come sempre le mie recensitrice Pazzabest, EliPazzoide, Angel666, Princess Serenity, _Jade Raggio di Luna_, hime yagami, Zero_Nel_Cuore (hai visto? Almeno questa ce l'ho fatta ad aggiornala! xD), Shana98, Shane92, RockDoll98. Ragazze, grazie davvero e come al solito perdonatemi per il ritardo. Perdonatemi tutti!!
Ora torno a studiare, tanto per cambiare. Purtroppo non vi scrivo a presto perchè so già che passerà tanto tempo prima di un prossimo aggiornamento ma vi mando comunque un grosso, grossissimo abbraccio!
 
Marty

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: Torte alla fragola ***


Capitolo10
Capitolo 10
Torte alla fragola

 




Entrai in casa sbattendo la porta, con una violenza che non pensavo di avere, per poi buttarmi pesantemente sul divano a pancia sotto. Mi sentivo frustrata e umiliata per la millesima volta. E non potevo fare nulla. Nulla! Un mio qualsiasi gesto, una qualsiasi azione, qualsiasi cosa si sarebbe ritorta contro di me.
Avevo giurato che Thomas Fileni non mi avrebbe umiliata mai più e invece ci era riuscito alla grande, come  sempre.
 
«Ti ricordi quello che ti ho detto in quella fumetteria da strapazzo l’ultima volta che ci siamo incotrati, vero Misa?» aveva sibilato al mio orecchio prima che potessi andare via dalla Yoshida Production, «Sono l’attore più famoso del momento e, cosa più importante, mi sto anche buttando in politica e molti sembrano apprezzarmi. Posso distruggere tutto quello che hai costruito in un secondo e lasciarti senza niente. Neanche il tuo caro fratellino potrebbe difenderti questa volta, perché tutto gli si ritorcerebbe conto. Quindi fai la brava e fai finta di essere una mia ottima amica a dispetto di quanto hai mostrato con le tue occhiate truci e astiose»
«E se io decidessi di abbandonare il film pur di starti alla larga?» chiesi a denti stretti, «Non voglio aver niente a che fare con te! Anche il mio orgoglio professionale ha un lim…»
«Sarà peggio» ghignò lui, «ho pensato a tutto, Misa. Sei un’attrice, no? Comportati come tale e fingi che tra noi non ci siano problemi»
«Sei un mostro!»
«No, sono solo un po’ capriccioso»
«Ma cosa vuoi da me? Mi hai già rovinato abbastanza la vita, cosa ho fatto di male per dover continuare a soffrire così, eh? Dimmelo! Perché?»
«Perché tu mi hai umiliato come non mi ha mai umiliato nessuno!» ringhiò alzando leggermente la voce, «Tu, con quel… con quel coso storpio che hai per fratello mi ha fatto fare la figura del cretino davanti a tutto il mondo! Non hai idea quanti articoli siano stati scritti su di me, quanti mi abbiano infamato e deriso per quello che è successo quel giorno. Tu non hai idea della fatica che ho fatto per tornare alla ribalta. Anche se è stato lui a picchiarmi è come se mi l’avessi fatto tu e ora devi pagare!»
Non potevo crederci. Era un discorso da bambini eppure era serissimo.
«Ti denuncerò per quello che stai…»
«Te l’ho già detto» replicò lui stampandosi immediatamente quel suo sorriso beffardo sulle labbra, «Qualsiasi cosa tu faccia, ora, conoscono qualcuno che sta più in alto di qualsiasi persona conosca tu. Non avresti alcuna possibilità di continuare la tua carriera. Finiresti per diventare una cassiera di negozi per souvenir e sarebbe davvero un peccato con il talento e il bell’aspetto che ti ritrovi. E ovviamente non solo tu, ma tutti quelli a cui tieni di più»
Avrei voluto tirargli un cazzotto dritto in faccia ma non potevo fargli nulla se era vero quello che mi aveva appena detto. Avevo le mani legate.
Mi guardò ancora per qualche secondo per poi girarsi e avviarsi verso la sala di ricevimento.
«Ah, se fossi in te farei ben attenzione a parlare di questa faccenda con amici e familiari. Sai, potrei farti pedinare da qualcuno dei miei e a quel punto preparati a precipitare nel baratro e ad essere ancora più umiliata di quanto ti possa sentire adesso» si girò per l’ultima volta. «Ci si vede sul set tra qualche giorno, Yuuki Cross»
 
«Aaaarrrhhhhggg!» soffocai l’urlo nel cuscino cominciando a piangere.
Cavolo, era la cosa che mi riusciva meglio in quel periodo!
Non potevo parlare con nessuno, non potevo andare dalla polizia a denunciarlo per molestie… Non potevo fare niente, maledizione! Avrei voluto chiamare Light e dirgli quanto era successo ma chi mi garantiva che Thomas non mi stesse spiando da qualche parte o avesse piazzato delle cimici nelle vicinanze?
Inoltre era impensabile parlare con L. Dubitavo che Fileni sarebbe mai potuto venire a sapere di un mio incontro con lui, quel verme non aveva idea dei meccanismi di difesa e "anti mondo esterno" che possedeva il mio caro ex fratellone, ma per come stavano le cose tra noi come potevo anche solo pensare di chiedergli aiuto?
“Questo si chiama stupido orgoglio. L ti ama quindi farebbe di tutto per toglierti da questo impiccio a prescindere da tutto e tutti”.
«Ma sta un po’ zitta e fatti i cavoli tuoi» dissi a me stessa alzandomi dal divano andando in bagno a farmi una doccia.
Fileni voleva giocare a fare il bastardo e mettermi in difficoltà? Bene. Anzi, benissimo! Avrei risposto con la mia dote più grande: la commedia. Ormai mi stavo abituando ai giochi pericolosi e questo probabilmente, almeno per me, era peggio di una caccia contro Kira perché c’era in ballo il mio futuro, la mia carriera, il mio mondo. Sarebbe stato un tiro alla fune tra me e lui ma alla fine ero sicura che avrei vinto io. Non so come ma avrei cercato di ribaltare la situazione a mio vantaggio.
“Basterebbe parlare con L…”
Ancora la vocina fastidiosa.
“Oppure farti aiutare da Kira e ucciderlo. Come sei in grado di trovare L quando non vuole potresti riuscirci anche con lui”.
Rimasi con la mano sulla manopola dell’acqua prima di aprirla soffermandomi su quel pensiero. Se le cose si fossero messe male non sarebbe stata una così cattiva idea. Forse avrei potuto effettivamente…
No.
Non avrei mai fatto una cosa del genere. Era contro ogni mio valore etico.
«Coscienza, perché per una volta non ti fai un pacchetto di fatti tuoi e fai fare alla sottoscritta? Grazie!»
 
 
Lavorare dando il massimo e fingere di essere amica di quel verme schifoso di Fileni era davvero massacrante. Tornavo a casa talmente distrutta che una volta entrata mi buttavo sul letto addormentandomi come un sasso. Con Light riuscivamo a sentirci pochissimo solo per telefono e solo durante la mia pausa pranzo tra l'altro neanche tutti i giorni ma a giorni alterni perché i nostri orari non coincidevano e la mia pausa era durante il suo orario di lezione o quando era al quartier generale, e sapendo che era con L evitavo come la peste di farmi sentire.
La convivenza sul set si faceva pesante giorno dopo giorno, per fortuna Kiosuke e Maria erano dalla mia parte; anche se non avevo nemmeno accennato ai miei contrasti con Fileni entrambi avevano capito che tra me e il biondo non ci fosse la grande amicizia che mostravamo al pubblico, e solo grazie a loro riuscivo a non farmi mortificare come Thomas avrebbe voluto. La pressione era talmente forte che nonostante questo a volte scoppiavo in lacrime in camerino per colpa della tensione.
«Oggi pausa lunga!» annunciò Mishinaka verso mezzo giorno e mezzo, «Stiamo lavorando bene, quindi direi che posso concedervi mezzo pomeriggio libero. Alle quattro però vi rivoglio qui, carichi e riposati!»
Sospirai felice. Un po’ di tempo lontana dal set. Non mi sembrava vero.
Maria e Kiosuke mi si avvicinarono contenti della lieta notizia.
«Vogliamo andare a mangiare tutti e tre insieme da qualche parte?»
«Sì, perché n…»
«Eeeehhh no!» li fermò subito Rioshi prendendomi per le spalle, «Misa ha da fare per tutto il pomeriggio. Lavoro extra per lei!»
«Coooooooosa?» gridai «Perché? Che cosa ho fatto di male?»
«Cara, essere una delle più celebri idol sulla piazza può essere un arma a doppio taglio, sai? Forza, forza. Vieni con me!»
«Ma fammi almeno cambiare!»
«Ti cambi in macchina, ora vieni con me»
Sbuffai rumorosamente lasciandomi trascinare ancora tutta abbigliata con parrucca castana a caschetto e divisa del collegio Cross. Non sapevo dove mi stesse portando ma non me la raccontava giusta. Sorrideva come una Pasqua mentre continua a trascinarmi verso l’uscita del collegio che stavamo utilizzando come set.
«Rio, si può sapere che lavoro devo fare? Apprezzo che tu mi stia portando via da qui, lontano da Mr. verme Fileni, ma non mi sarebbe dispiaciuto mangiare con…»
«Aspetta e vedrai. Quanto sei impaziente! E di Fileni non ti preoccupare che ci ho già pensato io»
Ci aveva pensato lei… Come? Non sapevo se fidarmi o essere preoccupata. Lei aveva capito subito che il nostro essere "amici" era una farsa bella e buona, anche perchè più di una volta mi aveva vista scoppiare in lacrime nel mio camerino, però...
Rimasi in silenzio, paziente, finché non arrivammo quasi all'uscita dove una figura alta mi stava aspettando.
«Light?»
Corsi come un fulmine buttandomi tra le braccia forti e calde del ragazzo che mi accolse stringendomi a sé.
«Light!»
Era bello, bellissimo. Indossava un completo gessato scuro e doveva essere andato dal barbiere di recente per aggiustare il taglio di capelli. I suoi occhi brillavano. Rimanemmo stretti l’uno all’altra per qualche secondo finché il castano non alzò il mio volto verso il suo baciandomi con dolcezza.
Rioshi tossicchiò dopo qualche secondo.
«Ragazzi non vorrei interrompervi ma vi consiglio di andare a divertirvi il prima possibile. Il tempo è tiranno e non credo di poter convincere Mishinaka a lasciarti ulteriore tempo libero, Misa»
«Quindi… È solo grazie a te se tutto il cast ha ottenuto mezzo pomeriggio libero?» chiesi spalancando gli occhi sorpresa.
«Diciamo che ho una buona influenza su  di lui» fece lei con fare modesto guardandosi la mano, «e potrei sempre convincerlo ad altri pomeriggi e mattine così se… Ehi!»
«Graziegraziegraziegraziegrazie! Sei un’amica Rio!» urlai saltandole al collo.
«Sì, ma adesso vai che cenerentola alle quattro deve tornare a lavorare e poi» avvicinò le labbra all’orecchio, «prima vai, meglio riesco a trattenere Fileni e a non fargli capire dove e con chi sei. Ci ho messo un po’ ad organizzare 'sta cosa quindi sbrigati!»
Le stampai un grosso bacio sulla guancia, ancora incredula che avesse qualche asso nella manica per fermare il biondo, poi tornai da Light pronta a passare finalmente un pomeriggio in tranquillità.
 
                         
«Quindi le riprese procedono bene» disse Light bevendo un sorso del suo caffè bollente.
«Alla grande. Veramente» sorrisi io prendendogli una mano, «ma ora non voglio parlare di lavoro. Sono così contenta di stare con te dopo due settimane di prigionia, finalmente soli…»
«Quindi anche con il resto degli attori ti trovi bene?»
«Sì, te l’ho già detto prima e questi giorni al telefono»
«Con tutti, tutti, tutti?»
«Insomma, Light!» sbottai alla fine allontanando la mano che poco prima avevo poggiato sulla sua, «Volevi uscire con me per un terzo grado modello papà o per stare semplicemente con me?»
Da quando eravamo saliti in macchina non aveva fatto altro che chiedermi del lavoro, dei miei colleghi e se tutto andava bene. All’inizio avevo risposto tranquillamente, anche se me lo chiedeva tutti i giorni per telefono ma adesso era troppo. Io non volevo parlare di lavoro, non volevo pensare a Thomas e lui cosa faceva? Inquisiva.
«Hai ragione, scusami» rispose con un sospiro bevendo un altro sorso di caffè, «ma ti sento pochissimo, praticamente non mi racconti nulla di quello che fai sul set, come se volessi far cadere il discorso. Sei distante. Magari per telefono non vuoi parlarne, così pensavo che stando da soli ti sentissi più libera di sfogarti. Sono un po’ preoccupato per te, tutto qui»
I suoi capelli erano leggermente scossi dal vento e quell’aria apprensiva lo rendevano più carino di quanto già non fosse sempre.
«Scusami tu» dissi sospirando, «hai ragione, non ho una gran voglia di parlarne ma sto bene. Davvero. Non tutti i colleghi sono esattamente simpatici però è normale. Come a scuola» cercai di tranquillizzarlo. «Adesso voglio pensare solo a noi due. Sono così contenta di vederti…»
Light strinse la mia mano con un mezzo sorriso velato di tristezza.
«Anche io»
Rimanemmo così, senza quasi guardarci, fermi per qualche istante.
«Misa perdonami, ma non riesco non essere preoccupato» cominciò lui guardandomi serio negli occhi, «telefonate vaghe a parte, so che mi stai nascondendo qualcosa e non so perché»
Per un attimo impallidii ma da brava attrice quale ero cercai di sembrare disinvolta e senza alcun problema.
«Ma cosa dici, Light? Non ti nascondo…»
«Allora perché non mi hai detto che il tuo ex fa la parte di uno dei due coprotagonisti con te del film che stai girando?»
Ok, diciamo che ci era andato quasi vicino ma era comunque lontano dalle mie vere preoccupazioni. Camuffai il mio sospiro sollevato per uno imbarazzato.
«Perché non ci ho pensato» mentii sul momento, «è un rapporto talmente professionale, e basta, quello con Fileni che gli ho dato poca importanza. Non sarai geloso di quel… Quel tipo, vero?» domandai con una punta di malizia.
«Non è questo!» rispose subito piccato lui guardandomi fisso negli occhi, «Non solo almeno, anche se ammetto che non sia molto entusiasta all’idea che tu veda più quello di me…»
«Qual'è il problema allora?»
Per un momento rimase zitto, guardandomi titubante, insicuro se dirmi o meno quello che gli stava frullando in testa. Si guardò circospetto per qualche secondo per poi avvicinare il viso vicino al mio sporgendosi leggermente verso di me.
«Non dovrei parlarne con persone esterne al quartier generale ma credo che Ryuzaki non avrebbe nulla da obiettare se te lo dicessi»
Anche se quello era solo il soprannome di L, il suo nome mi provocò una fitta all’altezza dello stomaco.
«R-ri-riguarda il caso Kira, giusto?»
«Già» mormorò Light.
Per qualche secondo rimase in silenzio, come se aspettasse un mio segno per continuare, come se sapesse che c’era la possibilità che fossi controllata da qualcuno. Lanciai una rapida occhiata in giro anche io, proprio come aveva fatto lui, mi tastai bene i vestiti, senza trovare nulla, per poi fargli segno di continuare.
«Cosa avete scoperto?»
«Abbiamo scoperto che ultimamente le persone assassinate da Kira sono varie, non più solo criminali ma anche di un certo spessore: politici ai piani alti del governo, nobili, famosi impresari… Insomma, credo tu abbia capito. Molte di queste persone, fino a qualche tempo fa, avevano un tipo di idea politica/sociale che è cambiata quasi dalla sera alla mattina in modo completamente opposto»
Non ci stavo capendo molto ma ascoltavo interessata. Infondo, L era contrario al mio stare con Light più che altro perché pensava che lui fosse Kira e sicuramente se così non fosse stato, alla fine, nonostante i suoi sentimenti per me, avrebbe accettato la situazione pur di non perdermi e sarebbe tornato il solito fratellone di sempre… Più o meno.
«Quindi?» lo incalzai curiosa, «Cosa c’entra questo con Fileni?»
«C’entra perché da ulteriori indagini, specialmente mie e di Ryuzaki, sembra che molti cambi di idea, se così li vogliamo chiamare, derivino da qualcosa in cui è immischiato il tuo ex» disse serio Light, «ed è molto probabile che lui, o qualcuno di molto vicino a lui, sia Kira»
Immagazzinai le informazioni e ci pensai un po’ su: Thomas mi aveva detto che aveva amici potenti e che qualsiasi cosa avessi fatto avrebbe sempre avuto un modo per controbattermi perché c’era chi poteva fermare ogni mia conoscenza e questo non faceva altro che confermare quello che mi stava dicendo Light, però…
«Kira non combatteva per i deboli?» mormorai più a me stessa che a lui, «Cioè, voglio dire, fino a qualche tempo fa uccideva solamente i criminali e si è sempre posto come il giustiziere della povera gente. Possibile che possa cambiare tanto il suo atteggiamento?»
«Anche io e Ryuzaki ci siamo posti la stessa domanda e infatti siamo arrivati a due conclusioni: la prima è che in realtà Kira stia, come dire, allentando la presa sui criminali che gli servivano solo in un primo momento per farsi apprezzare dalla gente per poi ampliare il suo campo d’azione uccidendo gente potente per potersi mostrare alla fine della sua epurazione in tutto il suo orrendo splendore, con il suo vero io, e governare come vuole lui soggiogando tutti quelli che non sono in accordo con le sue idee. La seconda è che in realtà esistano due Kira: il primo, quello buono, se così lo vogliamo chiamare, che uccide i criminali per favorire un mondo senza guerre e il secondo che vuole solo comandare a suo piacimento uccidendo chiunque non sia d’accordo con il suo pensiero»
Annuii pensando immediatamente che probabilmente la seconda ipotesi fosse la più corretta: se la prima ipotesi fosse stata corretta una volta trovato Kira, non ci sarebbero stati più dubbi sul conto di Light e L non avrebbe più potuto incolparlo di essere Kira, ma se quella corretta fosse stata la seconda, Light  doveva ancora considerarsi un indiziato.
Sbuffai appena.
«Che c’è?» chiese Light stringendo forte la mia mano.
«Stavo pensando che se, come credo, tu e L siete arrivati alla mia stessa conclusione, Ryuzaki continuerà a sospettare di te nonostante riusciate a trovare questo secondo Kira» confessai mettendo la mano sotto al mento, «e questa cosa mi deprime»
«Beh, il fatto che noi pensiamo che sia più probabile l'esistanza di un ulteriore Kira piuttosto che sia il piano assurdo di un unico Kira non vuol dire che la prima ipotesi sia da scartare» cercò di tranquillizzarmi lui, «se le prove dimostreranno la prima ipotesi non ci saranno più problemi, no?»
Aveva ragione. Dovevo cercare di essere più ottimista.
«Certo che è difficile mandare qualcuno del quartier generale a controllare quel tipo» borbottò il castano liberando la mia mano dalla sua presa per portarsela sotto il mento con fare pensieroso, «come possiamo anche solo pensare di avvicinarci ad un idol come quel Fileni? Devo escogitare un modo per controllarlo e estorcergli informazioni senza farmi beccare»
Lo guardai per qualche istante finché non si accese la lampadina.
«Posso farlo io!»
«Cosa?»
«Indagare su Fileni!» esclamai esaltata prendendogli le mani, «Ci lavoro tutti i giorni, sono la persona più interna, discreta e meno sospetta che conoscete che potrebbe fare questo lavoro! È perfetto!»
Light mi fissò per qualche istante per poi fare segno di no con la testa.
«Togliti quest’idea dalla testa immediatamente»
«Cosa? E perché?!»
«Non ti permetterei mai di correre un simile rischio. Se quello capisse il nostro piano rischieresti grosso e non voglio assolutamente che questo accada. Se poi lo sapesse Ryuzaki…»
«Ma Ryuzaki non lo saprà mai!» urlai risoluta, «Io DEVO fare questa cosa! È importante! Lascia che vi aiuti. Starò attenta, anzi, attentissima! Non mi farò scoprire. Se farai finta che le informazioni che ti passo io le hai scoperte tu non sarà un problema. Farò il minimo che basterà ai membri del quartier generale per aver una scusa che gli permetta di indagare su Fileni. Ti prego…»
Light continuò a fissarmi perplesso e incerto finché non trasse un lungo sospiro.
«Ok, va bene. Però devi promettermi che starai più che attenta. Se ti dovesse succedere qualcosa io non…»
«Non mi succederà nulla, vedrai.»
Mi allungai un po’ per stampargli un bacio a stampo sorridendo come non mi capitava da giorni: non solo avrei dimostrato che Light non era Kira, sperando che fosse vera la prima ipotesi, ma mi sarei anche tolta dalle scatole Thomas per sempre.
Non male davvero. Due al prezzo di uno.
Il ragazzo di fronte a me mi fissò con un sorriso mentre sorniona bevevo il mio caffè.
«Posso farti una domanda?» chiese con un ghigno divertito stampato sul volto, «Per caso, per purissimo caso, eh… Ti è scappato con Ryuzaki che io e te l’abbiamo fatto
Per poco non mi strozzai con il caffè.
«Glie l’hai detto» fece lui posato, ridendo divertito, bevendo l’ultimo sorso di caffè che gli era rimasto. «Adesso mi spiego i suoi ringhi e le sue occhiate assassine verso di me. Beh, se ne farà una ragione prima o poi»
“Non credo proprio…”
«Però una cosa non mi è chiara» continuò assumendo nuovamente un’aria pensierosa.
«Ch-che cosa?»
«Tutte le volte che abbiamo parlato di Ryuzaki non l’hai mai chiamato “fratello” o “fratellone”, cosa che prima facevi sempre, o quasi. Non è da te»
Colpita e affondata. Non c’era da stupirsi che se ne fosse accorto.
«Beh… Ecco… Non ci ho fatto caso. Non sempre lo chiamo fratellone» alzai il polso per controllare l’ora, «comunque adesso andiamo. Tra meno di un’ora devo stare di nuovo sul set e per tornare sulla location ci vuole più di mezz’ora»
Light sorrise appena e annuì prendendomi per mano.
«Farò finta di crederci»
 
 
“Diamine, non trovo nulla!”
Sbuffai rumorosamente sedendomi sulla mia sedia in camerino. Erano giorni che indagavo sugli atteggiamenti sospetti di Fileni, chiamate, movimenti sospetti eccetera, eccetera, ma nulla, nada. In una settimana e mezza non ero riuscita ancora a trovare nulla.
Light, quando ci sentivamo, mi diceva di stare tranquilla, che quello che facevo era un in più ma mi sentivo completamente inutile e io odiavo essere inutile.
“L’unica sarebbe entrare nel suo camerino, ma come faccio se ad ogni pausa ci si chiude dentro?”
Sbuffai ancora.
L’unico modo per farlo sloggiare da lì era trovare una scusa che l’avrebbe costretto a uscire dal suo maledetto camerino. Già, ma cosa?
Mi alzai dalla sedia e uscii dal mio camerino per andare verso quello di Thomas. Non sapevo cosa mi sarei inventata ma dovevo almeno provare a dare una sbirciatina e se non avessi inventato anche sul momento non avrei fatto più nulla e tutto sarebbe andato a farsi benedire. Una volta arrivata davanti respirai profondamente prima di bussare.
“Dai, Misa. Devi solo scoprire se può esserci qualcosa che dimostri il suo essere il solo e unico Kira. Non è una cosa così complicata, no?”
Alzai la mano verso la porta pronta a bussare.
«Sì, non si preoccupi, non potrà più nuocere a nessuno»
Era la voce di Fileni.
«Sì, Ministro, adesso lei avrà la strada spianata per attuare il suo progetto come sperava, quindi lei adesso darà una mano a me come d’accordo. Sì, anche se ci si dovesse mettere di mezzo il detective Coin… Aveva detto di avere i mezzi per farlo tacere, no? Guardi che posso stroncare lei come ho… Bene, vedo che inizia a capire…»
Che bastardo! Allora davvero era immischiato in qualcosa di grosso! E tutto questo per la notorietà. Che essere spregevole!
«Aaaahhh, Ryuk. Direi che non può fermarmi più nessuno, tu cosa dici?»
Ryuk? Ma che razza di nome era Ryuk?
Mi appiattii piano sulla porta poggiando l’orecchio per sentire meglio.
«Ryuk non mi dai mai soddisfazione. Ma non importa. Tanto ho ben chiaro cosa fare: la classe dirigente crede di avermi in pugno e di usarmi per i loro scopi quando invece sono io che tengo loro in pugno e, alla fine, tutto sarà mio. Lei specialmente! Ahahahahah!»
Lei… Chi?
«Lo so che non mi vuole, ma se non mi avesse scoperto con quella cretinetta in Inghilterra sarebbe rimasta con me e ora non sarebbe  fidanzata con… Come hai detto che si chiama quel tipo? Light Yagami
Mi portai una mano alla bocca sconvolta: sapeva di me e di Light e stava facendo quella strage solo perché mi voleva?
«Figurati se la voglio per una storia seria! Il punto è che mi è rimasto l’amaro in bocca nel non essermela portata a letto. È l’unica che mi ha resistito nonostante ci sia stato più di un anno. Una volta essermela fatta continuerò con il mio operato finché la gente non capirà che deve seguire solo le mie idee. La feccia non voglio più neanche sapere dove sia di cas…»
Non ce la facevo più ad ascoltare le parole di quel verme. Era troppo. Indubbiamente lui doveva essere Kira o sicuramente qualcuno legato profondamente a lui. Forse proprio quel Ryuk con cui stava parlando al telefono. Forse era proprio quel Ryuk, Kira.
Dovevo avvertire Light! Subito! Anche perché se Fileni voleva in qualche modo arrivare a me, sicuramente avrebbe fatto del male a lui. Da come parlava non credevo si sarebbe fatto troppi scrupoli.
Stavo per richiudermi nel mio camerino quando Rioshi mi chiamò per dirmi che stavano per ricominciare le riprese. Non potevo chiamare Light per strada, Thomas avrebbe potuto sentirmi.
“Però posso…”
Digitai il numero il più velocemente possibile. Potevo avvertire Light in altra via. Speravo mi rispondesse. Presi il cellulare delle emergenze, quello  che utilizzavo solo quando c'era qualche problema serio.
Squillo numero uno. Squillo numero due. Squillo numero tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette…
«Misuccia, come stai?»
«Watari, devo parlare con Ryuzaki. Immediatamente»
Diretta. Senza giri di parole. Immaginavo che L avrebbe lasciato rispondere Watari vedendo il mio nome sul display ma speravo rispondesse lui.
«Watari, è importante e non ho molto tempo. Passamelo per favore»
Nonno non disse nulla o probabilmente tappò la cornetta con la mano.
Aspettai per qualche secondo mentre mi sistemavo la parrucca scura specchiandomi in una finestra del collegio.
«Cosa vuoi?»
Non sentivo la sua voce da quasi un mese. Nonostante fosse dura era sempre la sua e per un momento mi venne da piangere. L mi mancava davvero così tanto? Solo adesso me ne rendevo conto?
«Devo parlarti» dissi cercando di essere il più telegrafica possibile, cercando di trattenere l’emozione «riguarda…»
«Ehi, Amane!» 
“Merda!”
Il sangue mi si gelò per qualche istante: Fileni stava venendo dalla mia parte, vestito da Zero Kyriu con la camicia leggermente fuori dai pantaloni, la giacca sbottonata e la finta BloodyRrose, arma antivampiro del vero Zero, in mano.
«Guarda che abbiamo la scena del bagno adesso. Non te ne sarai mica dimenticata»
Odiavo la sua voce, odiavo la sua malizia e il suo ghigno. Odiavo tutto di lui. Sempre di più. Ma adesso il pensiero di avere di fronte Kira mi spaventava, specialmente ma ancora di più che potesse fare del male a Light.
«N-n-no. Non l’ho dimenticato» replicai a voce piuttosto forte affinché sentisse anche L, «Finisco questa telefonata e arrivo»
«Ti aspetto qui»
Cavolo e adesso? Dovevo cercare di mantenere la calma o sarebbe andato tutto a farsi benedire.
«S-sì. Dammi solo un secondo e andiamo insieme» balbettai piano dandogli le spalle.
«Signor Ryuga lei sa quanto adoro le sue torte alla fragola» dissi ad alta voce cercando di non destare sospetti, «me ne servirebbe una con tanta panna per il compleanno di una mia amica del cast. Siamo così indaffarati qui sul set che possiamo permetterci di festeggiare solo con una torta»
“Fa che mi capisca, ti prego!”
«Che cavolo stai dicendo?» chiese L con voce piatta ma velata di irritazione «Ho sentito la voce del tuo caro ex che pare ti stia aspettando, a quanto pare anche Yagami è troppo poco»
«Sì, infatti mi serve una torta anche per lui, però più piccola, così da potergliela lasciare nel frigo bar. Non vorrei che capisse, non mi faccia parlare di più…»
Per un momento il mio caro ex fratellone rimase in silenzio e io mio voltai verso il biondo che mi aspettava con le braccia incrociate al petto battendo il piede. Non potevo giurarlo ma mi stava studiando.
«Misa…» fece L piano dall’altra parte della cornetta, «Hai per caso scoperto che Fileni è immischiato in qualcosa che riguarda il caso Kira?»
«Sì, ovviamente
«E adesso stai parlando in codice perché lui è dietro di te»
«Uhm, uhm…»
«Con torte intendi una cosa come telecamere e microfoni?»
«Esatto! Proprio quella torta!»
Grande! L era un grande! Non potevo aspettarmi nulla di meglio dal più grande detective del mondo.
«Per quando ti servono?»
«Mah… Io pensavo… Venerdì?»
«Come faccio a dartele?»
«Non lo so. Me le può portare con una consegna a domicilio la mattina presto? Voglio che sia una sorpresa! La mia amica deve rimanerne esterrefatta!»
«Ok, manderò qualcuno del quartier generale vestito da pasticcere venerdì mattina. Questa sera puoi venire qui per parlarne meglio?»
Ci pensai un attimo.
«Non credo. No, sarebbe meglio direttamente venerdì mattina, verso le sette. Va bene per lei?»
«Ho capito, c’è dell’altro sotto e non puoi dirmi niente»
«Sì, esatto! Allora rimaniamo così!» esclamai cercando di sembrare gioviale, «allora l’aspetto venerdì mattina»
«Vuoi che venga io?»
Grande, grande, grandissimo L!
«Sì! Ma non porti i ragazzi che fanno lo stage, non mi fido molto di loro; l’ultima volta hanno fatto confusione»
L rimase in silenzio dall’altra parte come se stesse cercando di capire meglio cosa volessero dire quelle parole criptate eppure speravo che fosse un messaggio chiaro: vieni tu senza Light.
«Verremo io e il sovrintendente, ok?»
Probabilmente aveva capito. Nonostante ci fossimo allontanati riuscivamo a capirci alla grande ugualmente. Non eravamo fratelli di sangue ma era come se lo fossimo. Perché L doveva rovinare quel rapporto così speciale?
«Perfetto. A venerdì»
Agganciai con un sospiro. Ce la potevo fare. Ce la dovevo fare. Smascherare Thomas, difendere Light e riprendere il rapporto con mio fratello… Un gioco da ragazzi, no?
Mi voltai verso Fileni camuffando un super sorriso a trentadue.
«Per chi sarebbe la torta?» chiese il biondo continuando a guardarmi con quello sguardo indagatore.
«Per Maria. L’altro giorno mi ha confessato che venerdì è il suo compleanno» risposi senza intaccare il mio sorriso, «voglio farle una bella sorpresa»
«Lo sarà di certo» commentò lui con il suo tono arrogante e menefreghista.
Continuai a sorridere sperando non vedesse che in realtà era un ghigno.
“Certo che lo sarà. Vedrai”.


To be continued...







Come al solito mi sono fatta attendere parecchio ma alla fine ce l'ho fatta! Ormai non so più come scusarmi per essere passata da una pubblicazione mensile a una semestrale/settemestrale ma purtroppo gli impegni sono quello che sono e il tempo per scrivere pochissimo.

Ma ora passiamo al capitolo che è la cosa più importante: finalmente ho inserito un capitolo
un po' più alla "Death Note" e meno alla "Martina". Dando una riletta alla storia (ogni tanto lo faccio per vedere come continuarla cercando di rimanere coerente a tutti i capitoli e spesso non è facile quando si lascia passare troppo tempo tra una pubblicazione e l'altra) mi sono accorta di essere andata un po' troppo fuori rispetto a quello che è realmente il manga originale tramutandolo praticamente in una "shojo novel"; questa cosa non mi andava proprio giù e questo pensiero, insieme ai vari impegni, si è aggiunto procurando un ulteriore ritardo: ho cercato un modo per, non dico tornare sul vero Death Note, ma qualcosa che per lo meno ci si avvicinasse un pochino. Non so quanto ci sia riuscita, non è certo facile pensare ragionamenti e cose contorte come fa la sensei Obha, ma spero che il risultato sia buono quel tanto d'avervi tenuti incollati allo schermo cercando di seguire quei ragionamenti decisamente non troppo complessi. Io sono abbbastanza soddisfatta del risultato e sono contetissima di avergli dato questo taglio anche perchè in questo modo sono riuscita ad allungare un po' di più la storia rispetto a quanto avevo stabilito all'inizio (uno o due capitoli al massimo in più).

Beh, come al solito ringrazio chi commenta sempre questa storia con un bacione più che enorme, SMISURATO. Grazie davvero. Nonostante i miei ritardi c'è sempre chi mi sostiene e questo mi fa davvero piacere. Grazie di cuore.

Spero come al solito di non aver fatto troppi strafalcioni nello scrivere e in caso ci fossero, come sempre, scusatemi (versione aggiornata e corretta l'8 Agosto 2013)

Ora vado a fare le ninne che è "vagamente" tardi.
Al prossimo capitolo! ^____^

Marty 

 

 

 

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