Sei è il numero perfetto

di FedeB
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hair ***
Capitolo 2: *** Cheeks ***
Capitolo 3: *** Hands ***
Capitolo 4: *** Voice ***
Capitolo 5: *** Him ***
Capitolo 6: *** Well cooked ***



Capitolo 1
*** Hair ***


La prima volta che lo vide, notò solo i capelli.

Era entrato per puro caso, in quel bar, trascinato a peso morto dalle sue stesse gambe, perché il suo cervello era ancora troppo sconnesso per ragionare e mandare i giusti impulsi a tutte le sue parti del corpo, ma la prima cosa che aveva notato appena aveva messo piede nel locale era stata la luce che proveniva dai capelli di un ragazzo.

Insomma, all’ inizio pensava si trattasse di un’ allucinazione, ma quei capelli brillavano. Letteralmente.

Solo in seguito, ma molto tempo dopo, aveva attribuito quello strano gioco di luci alla mancanza di caffeina nelle sue vene.

Si era trascinato fino ad un tavolino e vi aveva fatto radici per tutta la mattina, dimenticandosi persino di seguire le lezioni a scuola.
Tutto, per seguire ogni istante della vita di quei capelli splendenti.

Che poi, tra l’ altro, pensava di essere entrato in un mondo parallelo, una sorta di buco spazio – temporale nel quale venivano trascinate le forme di vita più strane. Lui compreso.

“Vuole ordinare?” aveva detto ad un certo punto una voce profonda, gutturale.
Aveva alzato lo sguardo e ommioddio, quanto cazzo è alta ‘sta giraffa? E perché sorride? Ha un occhio sminchio! Oddio, ansia, ansia.

“Caffè. Ho bisogno di caffè.” Aveva esordito.

“Normale?”

“Sì. Cioè, no.” Sospiro seccato. “Riesci a farmi un marocchino, per favore? Con tanta panna sopra, grazie.”

“Certamente!” e con un inchino si era allontanato da lui, con grande sollievo per il suo collo.

Con in mano il più buon marocchino sulla faccia della Terra, aveva passato tutta la mattinata ad osservare ogni singolo movimento del ragazzo, studiando la direzione che la sua zazzera prendeva ogni qualvolta il giovane barista scostava il ciuffo con un soffio.

E sul tavolino, il cellulare continuava a vibrare, imperterrito, ma a lui non importava, perché il suo sguardo era troppo magnetizzato dallo strano alieno che serviva i caffè.

Perché insomma, non capitava tutti i giorni di incontrare una testa rosa, no?

FROM: Kim Jong In (Asshole) 08:33
“Ya, Oh Se Hun! Perché mi hai lasciato da solo in mezzo a questi idioti?”

FROM: Kim Jong In (Asshole) 09:55
“Se Hun. Quella zoccola di matematica ci ha fatto fare un test a sorpresa. Vedi di studiare, perché ha detto che te lo fa recuperare.”

FROM: Kim Jong In (Asshole) 11:03
“Cristo, Se Hun, giuro che se non mi rispondi ti uccido.”

FROM: Kim Jong In (Asshole) 12:05
“Se Hun. Oh. Se. Hun.”

FROM: Kim Jong In (Asshole) 12:29
“Cazzo, Se Hun, giuro su Dio, Allah e Superman che sei stato a casa solo per pensare o FARE delle porcate ti uccido nel peggiore dei modi. Ti trucido, ti faccio a pezzettini!”

FROM: Kim Jong In (Asshole) 12:29
“Non mi hai nemmeno invitato!”
 
Niji’s corner ~
Hello, ppl!
Dopo tanto, troppo tempo, sono tornata! Quale gaudio, eh?
In realtà ho scritto per tutto il tempo, solo che il risultato finale mi faceva sempre schifo. .-.
Dunque; questa storia sarà una mini- long, composta da sei capitoli.
Non sono sicura del risultato, è passato davvero tanto tempo dall’ ultima volta che ho pubblicato, quindi fatemi sapere cosa ne pensate, perché per me è molto importante il vostro parere per migliorarmi e crescere sana con Mellin. (?)
Recensite, ammori (?), che fate felice la Niji! ~
Ci vediamo al prossimo capitolo! ^^
chu ~
ps. pubblicare questa storia è stato un parto, sappiatelo. Vi amo <3

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Capitolo 2
*** Cheeks ***


La seconda volta che lo vide, notò le guance.

Uscito per la prima volta da quel buco nero universale, si era reso conto che forse, andare in un bar durante la settimana e perdere la mattinata di scuola non era stata un’ idea così geniale.

Tuttavia, il giorno dopo era di nuovo davanti all’ entrata dell’ XOXO, così si chiamava il bar, fermo come un idiota a fissare l’ insegna luminosa rossa.

Ora è accesa. Ora è spenta. Oh, ora è accesa. Ora spenta!
… Forse mi conviene entrare.


Si era svegliato presto quella mattina, con il buon proposito di andare al bar, bere il suo marocchino e schizzare fuori a lezione.
Ma, insomma, i buoni propositi fanno tutti la stessa, orribile fine.

Era stato invaso da un dolce profumo di cioccolato non appena aveva aperto le porte e si era trascinato come solito fino allo stesso tavolino del giorno avanti, il numero 15, quello dal quale riusciva a vedere tutto il locale, ma anche quella testa rosa che non gli aveva permesso di dormire sonni tranquilli. Anzi, non gli aveva proprio permesso di dormire.

Non che fosse venuto lì per lui, capiamoci.
gli era solo piaciuto il marocchino preparato da lui, sì.

Ma con suo grande disappunto, del suo alieno dalla testa rosa non c’era nemmeno l’ ombra.

Che poi. Che pretese. Punto primo: non è mio e probabilmente mai lo sarà.
e per la cronaca, punto secondo: non sono gay. Per davvero.


Con un sospiro rassegnato, buttò lo sguardo sull’ ambiente che lo circondava; a quell’ ora, quando spuntavano le prime luci del mattino, il bar era silenzioso, ad eccezione di una musica soffusa che aleggiava nell’ aria e il rumore delle stoviglie sciacquate nella zona cucina.
Con gli imprenditori in giacca e cravatta intenti a leggere le notizie di borsa sul giornale e gli studenti universitari chinati sui computer per un ripasso finale prima dell’ esame, il locale dava l’ idea di un posto fondamentalmente sicuro, tranquillo, quasi un luogo dove rifugiarsi quando il mondo sembrava prenderti a calci in culo.
Persino il sorriso della giraffa con l’ occhio sminchio e la goffaggine di un ragazzo che ricordava tanto uno di quei cosi di carne che Se Hun amava contribuivano all’ intimità di quel luogo.

Chissà come diavolo si chiamavano quei cosi… Bao… Baozi, ma certo! Ecco, quel ragazzo sembra tanto un Baozi. Quindi per me lui si chiamerà Baozi. Nice to meet you.

Era stato quasi un’ ora dopo che le porte si erano spalancate e aveva fatto la sua comparsa la testa rosa, che magicamente era diventata rossa.
“Ah, Lu Han! Vedo che ti sei tinto di rosso!” aveva esordito il Baozi.

Intuitivo, il ragazzo. Quindi si chiama Lu Han. Deve essere cinese.

“Ah, grazie Minseok – ssi. Buongiorno anche a te, Chanyeol.” L’ interessato lo aveva salutato con un cenno del capo e un ghigno in tralice decisamente inquietante. “Scusate il ritardo, mi metto subito al lavoro!”

Era stato allora che Se Hun aveva notato le guance: leggermente arrossate, forse conseguenza di una corsa per non arrivare troppo in ritardo, e con gli zigomi alti, che gli conferivano quell’ aria fanciullesca e da bambola di ceramica, accentuata dalla sua chiara carnagione.

Che poi a Se Hun nemmeno piacevano le bambole di porcellana, anzi. Gli avevano sempre fatto una caga assurda.

Lu Han passava per i tavoli e prendeva le ordinazioni sorridendo a tutti, piegando le guance in due tenere fossette che lo facevano apparire ancor più bambino e Se Hun aveva realizzato che avrebbe passato volentieri tutta la giornata a baciare quelle guance.

Se Hun, cosa stai pensando? Non sei gay, no, assolutamente.

Aveva scosso la testa, come a cercare di scacciare quei pensieri che girovagavano per la sua mente e poi aveva guardato il cellulare per accertarsi di essere in tempo per andare a scuola.
Lo schermo si era illuminato e Se Hun si era pietrificato.

Merda.

FROM:Kim Jong In (Asshole) 08:23
“Oh, Cristo Santo, Se Hun. Non di nuovo. Dimmi che entri un’ ora dopo, plz.”

FROM:Kim Jong In (Asshole) 09:00
“…..A quanto pare no. due ore?”

FROM:Kim Jong In (Asshole) 10:39
“No, eh?
Va bene. Va tutto bene, perfettamente. Alla fine mi hai solo abbandonato in mezzo a questo branco di idioti per chissà quale assurda ragione al mondo. Spero per te che comprenda un paio di tette, questa ragione, o stai sicuro che non ti lascio vivo.”

FROM:Kim Jong In (Asshole) 11:17
“Se Hun! TT.TT Mi manchi!! TT.TT TT.TT”

FROM:Kim Jong In (Asshole) 12:30
“Ok, brutta cacca che non sei altro. Sto venendo a casa tua.”

Oh, Santa Merda.
 
 
Niji’s corner~
Hello, ppl!
Ok, insomma, ecco il secondo capitolo. Il primo, “Hands”, era solo un capitolo puramente introduttivo, ma non propriamente un prologo.
Una sorta di introduzione, sì.
Ora, passiamo alla storia: dovete sapere che per me questo è un mondo tutto nuovo. Nel senso: io sono abituata a scrivere cose più “statiche”, nel senso che preferisco più la parte psicologica che la parte attiva di un personaggio.
A raccontare gli avvenimenti uno dopo l’ altro non sono abituata, lol
Motivo per cui, se per caso ho deluso le aspettative di qualcuno, mi scuso tantissimo. Sorry! //inchino profondo.
Inzomma, ci vediamo alla prossima settimana! E fatemi sapere che cosa ne pensate, plz!
Pai pai~

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Capitolo 3
*** Hands ***


La terza volta che lo vide notò le mani.

Alla fine, il suo tenero migliore amico era davvero andato a casa sua e aveva voluto a tutti i costi sapere per quale motivo lo avesse abbandonato.

Se Hun se n’era uscito con una stronzata catastrofica che era scivolata dalle sue labbra, qualcosa che suonava come “… Diarrea.”, che aveva provocato l’ ilarità di Jong In, ma che almeno lo aveva convinto.

Aveva dovuto aspettare altri tre giorni per andare all’ XOXO.

Quel locale era come un casinò di Las Vegas per lui; sapeva quando entrava, ma mai quando usciva.

E forse, saltare un altro giorno di scuola non era proprio l’ ideale, e aveva dovuto aspettare il sabato per intrufolarsi nel bar e sedersi al tavolino numero 15, aspettando la giraffa Chanyeol.

Una volta ordinato, Chanyeol aveva passato l’ ordine a Lu Han, che si mise subito all’ opera.

Se Hun ne aveva allora approfittato per guardarsi in giro e rendersi conto che – oltre ai soliti imprenditori sbraitanti al cellulare e gli studenti disperati sui loro computer – il bar era ora riempito di presenze e voci femminili, che si accavallavano le une sulle altre coprendo la musica soffusa tipica del locale.

Come biasimarle, del resto; tutti i ragazzi, da Chanyeol a Minseok – il Baozi – erano particolarmente piacevoli agli occhi delle persone. Per certi versi, a Se Hun parve di entrare in un caffè gestito da modelli di Abercrombie.

Non che a lui dispiacesse, per carità.

Tuttavia, quelle ragazzine urlanti erano proprio fuori luogo; Se Hun le aveva definite una nota stonata nel silenzio totale.

Poi, improvvisamente, nel suo campo visivo aveva fatto irruzione una mano chiara, slanciata e perfettamente curata che aveva lasciato sul tavolo il marocchino.
Se Hun aveva alzato lo sguardo e aveva incrociato quello di un Lu Han sorridente, le guance piegate nelle fossette e gli occhi teneramente ricurvi in due semilune sorridenti.

Aveva ringraziato a mezza voce e si era nascosto dietro alla tazza di marocchino, perché nonostante facesse abbastanza caldo, improvvisamente Se Hun aveva iniziato a sudare freddo e tutto il sangue era inspiegabilmente fluito sulle sue guance.

Cristo Santo, Se Hun, sei vergognoso. Se ti vedesse Jong In ti piglierebbe per il culo per l’eternità.
Ti darebbe del finocchio fino alla morte.
E sai la cosa più fastidiosa?
… No niente.
Non sono gay.


Non gli aveva ancora rivolto parola, Se Hun, ma Lu Han gli aveva sorriso.
E nella logica sconclusionata di Se Hun, un sorriso valeva molto più di mille parole.

Ok, forse un pochino gay lo sono.
Ma giusto un po’, eh! Non sbilanciamoci troppo.


Alla fine si era anche arreso ai suoi pensieri, ormai partiti verso i viaggi mentali più disparati, e aveva guardato l’ orologio del telefono per distrarsi: di Jong In nemmeno l’ ombra di un messaggio.

Il suo sabato stava trascorrendo particolarmente piacevole.

Fino a quando non si era reso conto che il suo frigorifero era vuoto e che il super market avrebbe chiuso entro un’ ora e mezza.

Ai limiti dell’ infarto, si era alzato in fretta e furia e si era precipitato alla cassa.

Trovarsi davanti un Lu Han sorridente, che si passava una mano perfetta nei capelli rosso fuoco non era nei suoi piani. E non giovava alla sua salute.

Così come non era nei suoi piani stringergli la mano, inchinarsi e picchiare la testa contro il bancone per uscirsene con un banale: “Piacere, mi chiamo Se Hun.” E sono un idiota, nice to meet you, Darling.

Lu Han, all’ inizio un po’ frastornato, aveva ricambiato la stretta e gli aveva risposto: “Piacere, Se Hun, io sono Lu Han.”

E Se Hun avrebbe voluto così tanto dirgli che sì, sapeva come si chiamava e dannazione, era così bello!

Alla fine, tuttavia, si era limitato a sganciare 6.000 won e ad andarsene.
Peccato che il caffè ne costasse solamente 3.000.
***
“Sai, Lu Han.” Gli aveva detto Chanyeol facendosi scivolare un bicchiere dalle mani e riprendendoselo due peto-secondi prima che cadesse per terra. “Credo che quel ragazzo venga qui solo per te.”

Lu Han lo aveva guardato come se fosse stato l’ essere umano più stupido sulla terra (cosa che, secondo il suo modesto parere, il binomio Chanyeol – essere umano più stupido sulla terra era il perfetto binomio.) e poi gli aveva risposto: “Giura! Ma non mi dire, Chanyeol.”
 
***
Quanto puoi essere stupido, Oh Se Hun? Quanto? Poi ti lamenti se Jong In ti sfotte a vita!
 

Niji’s corner~
Hello, ppl!
Rieccomi tornata con un nuovo capitolo! (Quale gioia!)
Siamo esattamente a metà della storia. Come ho già detto, finirà in sei capitoli.
Non ho nulla da dire questa volta se non: ma l’ avete visto il nuovo video dei Beast? Shadow? Asdfghjkl quanto posso sclerare male per loro? <3
.. Bene. Dopo questo, fatemi sapere cosa ne pensate, per favore!
Alla prossima!
Chu~
Ps: ne approfitto per ringraziare Bacon_Byun, funny love, HappiVirus92, ronnie_serpe e Viola95 per aver aggiunto ai preferiti la storia e DarkShadowShyra, HausOf_Niky, LeeSkylarBlue, littleROAR, MamottoChan e yeollie per aver aggiunto alle seguite!
Grazie milleee!!! <3

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Capitolo 4
*** Voice ***


La quarta volta che lo vide, notò la voce.

Aveva dovuto aspettare un po’, prima di tornare all’ XOXO.

Primo, perché aveva fatto una figura pessima con un ragazzo che di pessimo non aveva proprio nulla e secondo, perché il delicato livido che aveva sulla fronte non accennava ad andarsene. O tanto meno a diminuire.

Jong In, quello stronzo, aveva ovviamente chiesto spiegazioni per quel livido ed era saltato fuori con storie che comprendevano il sesso violento e una donna dominatrice, Se Hun non se lo ricordava, la botta gli aveva deviato le sinapsi.

Non ricevendo nessuna risposta, tuttavia, Jong In aveva avuto la brillante idea di prenderlo per le spalle e scuoterlo come un sacco, al che, fra la vita e la morte, in realtà più morto che vivo, ma easy, si era ritrovato costretto a parlare, nascondendo una parte della verità.

Jong In, con le lacrime agli occhi e la pancia dolorante, era stato finalmente soddisfatto e aveva lasciato la casa dell’ amico.

Con tanta fiducia nel genere umano e una cuffia ben calata sulla fronte nonostante i quaranta gradi all’ ombra, Se Hun si era diretto all’ XOXO, mettendo radici al tavolo numero quindici.

Chanyeol era sbucato come al solito dal nulla, chiedendogli conferma per il solito marocchino con tanta panna, e poi se n’era andato.

Lasciato da solo, Se Hun si era perso nei meandri della sua mente, concentrato a darsi dell’ idiota e a sbattere la testa contro la vetrina, giusto per migliorare un po’ la situazione, no?, il volto piegato in una smorfia tipica di chi ha davvero tanta fiducia nel genere umano e nel progresso mentale. Soprattutto il suo.

Era talmente tanto preso bene a tirare testate al vetro che non si era accorto della figura che si era seduta di fronte a lui, fino a quando non era stato richiamato alla realtà.

“Se Hun-ah!”

Sul tavolino, un marocchino con tanta panna aspettava di essere bevuto e sulla sedia di fronte a lui, aspettava di essere notata la persona causa dei suoi mali. A partire dal livido sulla fronte, sì.

“Lu Han?” aveva replicato, sorpreso.

Il ragazzo aveva sorriso e le fossette –da quella distanza- sembravano ancora più belle.
Ancora più baciabili.

“Già, sono io.”

“Già, ehm.. Vedo. Tutto bene?” Se Hun si era premurato di calarsi ancor di più la cuffia sulla fronte, nascondendo meglio il livido che da lì a qualche giorno aveva assunto una colorazione bluastra e non più violacea.

Stai calmo, Se Hun, stai calmo.

“Certo, tutto bene.” Aveva risposto Lu Han, appoggiando una mano sotto il mento e sorreggendosi la testa, il volto piegato in un’ espressione felice, quasi uguale a quelle delle bambole di porcellane. “Volevo dirti,” aveva continuato. “Che questo caffè non lo paghi.”

“Eh? Certo che no, non sarebbe giusto!”

E Lu Han aveva riso ed a Se Hun era partite una sincope, perché accidenti, è la risata più bella che io abbia mai sentito.

Con quel suono cristallino nelle orecchie, l’ unico suo pensiero era stato mi piace quando sorridi.

E da lì, era nato un altro pensiero, forse più grande e catastrofico: Lu Han gli piaceva. Gli piaceva in qualsiasi cosa facesse, dal più piccolo accenno di sorriso alla più grande e felice risata.
Gli piaceva dalla prima volta che lo aveva visto, quando – quasi per sbaglio – era entrato in quel buco nero che era l’ XOXO e la sua testina tinta di rosa lo aveva accecato, facendogli perdere almeno due diottrie.
Gli piaceva, ma non voleva ammetterlo a sé stesso, perché a volte la consapevolezza di un amore può far male.

Ed effettivamente, a lui aveva fatto male. Il livido ne è la prova, suvvia.

“L’ ultima volta che sei venuto al bar,” aveva detto Lu Han, strappandolo alla matassa di pensieri che era il suo cervello. “Quando hai sbattuto la testa.” E qui Se Hun si era portato istintivamente una mano sulla fronte. “Hai pagato con seimila won, ma il caffè ne costa solo tremila. Volevo restituirteli, ma ti sei dileguato in due secondi e quindi speravo tornassi.”
Altra frase, altra sincope. La mente contorta di Se Hun aveva percepito e rielaborato quella frase che nel suo cuore suonava come “speravo tornassi, in modo da vederti.” Sicuramente, la botta gli aveva deviato le sinapsi, ma a lui andava bene così.

“Quindi,” aveva continuato Lu Han. “questo di oggi non lo paghi, usiamo i restanti tremila won, va bene?”

Probabilmente Se Hun non si era accorto che Lu Han gli aveva parlato nello stesso tono con cui si parla ai bambini, ma lui – da bravo bambino qual era – aveva annuito quasi in trance.

Anche questo gli andava bene. Era innamorato, semplicemente.

Poi all’ improvviso Lu Han si era alzato e d’ istinto Se Hun gli aveva afferrato un lembo del grembiule che gli andava troppo largo. “Resta qui,” Voglio sentirti parlare. “Per favore.”

E Lu Han con un sorriso si era riseduto al tavolo.

Si erano messi a parlare e la giornata si era conclusa così, tra profumo di cioccolato e suoni melodiosi e cristallini di risate.
Che poi a parlare era stato solo Lu Han – perché Se Hun ascoltava e basta – questo non gli era importato, perché Se Hun avrebbe passato tutta la sua vita a sentirlo parlare e ridere.

Poi era tornato a casa, e giusto per darsi il colpo di grazia, aveva messo a palla sul suo stereo l’ unica canzone che avrebbe evitato di mettere, ma che in quel momento lo chiamava e lo tentava.

E Se Hun non era mai riuscito a resistere alle tentazioni.

Quella sera, nel piccolo appartamento di Se Hun, le 2NE1 cantavano per lui la sua anima incasinata.

“I love you.”
 

Niji’s corner~
Hello, ppl!
Ecco il quarto capitolo, yee! *no.*
La storia sta quasi giungendo al termine, conto di aggiornare prima di martedì, magari verso sabato o domenica.
…Penso. LoL
Ringrazio littleROAR che mi recensisce sempre i capitoli. Grazie mille, davvero <3
Ovviamente ringrazio anche tutti gli altri, chi l’ ha messa tra i preferiti, chi seguiti e chi ricordati. Grazie grazie grazie!
Bene, non ho più nulla da dire *grazie a dio*, ci vediamo il prima possibile!
chuuu~

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Capitolo 5
*** Him ***


La quinta volta che lo vide, notò lui.

Quando aveva messo piede all’ XOXO, quel giorno, aveva notato che c’era qualcosa che non andava.

Soprattutto quando si era accorto che il suo amato tavolo quindici era occupato da quel qualcosa che aveva le fattezze di essere umano e una testa biondo cenere.

Se Hun si era avvicinato a passo di carica per reclamare ciò che di diritto gli apparteneva, ma si era dovuto arrestare non appena l’ essere che occupava la sedia si era girato verso di lui e il volto sorridente di Lu Han gli era apparso davanti ai suoi occhi.

Oh porc-

“Lu Han?”

“Non mi riconosci più?” aveva chiesto, con un broncio tremendamente adorabile.

“Stai… benissimo con quel colore! Davvero!” e Se Hun avrebbe volentieri passato una mano in quei capelli mossi, che gli cadevano davanti agli occhi, coprendogli parte della visuale.

Lu Han aveva risposto con un sorriso che aveva prontamente nascosto dietro il dorso della mano e Se Hun avrebbe voluto stopparlo, gli avrebbe detto di non coprirsi il sorriso, perché quando sorrideva era ancora più bello, che avrebbe voluto sorridesse solo ed esclusivamente per lui, ma si era limitato semplicemente a sedersi sull’ altra sedia del tavolo quindici, il cuore che chiedeva pietà ed un sorriso imbecille stampato in faccia.

“Ti stavo aspettando.” Aveva esordito, e Se Hun poteva giurare di aver sentito il suo cuore bestemmiare. O almeno, ne era quasi sicuro.

“Me?”

“Sì. Oggi ho finito prima, quindi mi stavo chiedendo se… insomma, sì, se avevi voglia di andare a fare un giro con me. Oggi. Adesso. Cioè, dopo.”

In quel momento era apparso Chanyeol, marocchino in una mano, macchina fotografica nell’ altra e sorrisetto bastardo tatuato in faccia.

“Certo che viene, idiota! E non dire niente, sappiamo tutti che ho ragione. Come al solito del resto.”

E mentre Se Hun era rimasto con la solita espressione da pesce lesso, Lu Han era diventato di una tenera colorazione che sfiorava il color peperone.

O forse pomodoro, Se Hun non se lo ricordava.

Ovviamente Chanyeol non si era fatto sfuggire quell’ occasione; aveva impugnato la macchina fotografica e aveva scattato una foto urlando uno stridulo, quanto gutturale “Sorridete!”.
E il danno era fatto.

Una volta scomparso dalla loro visuale, Chanyeol mostrava orgoglioso la foto appena scattata ad un sovraeccitato Baozi, che dal bancone faceva il tifo per loro, con tanto di cori degni di qualsivoglia fanchant ai concerti delle Girls’ Generation, quel gruppo che tanto piaceva a Baekhyun, il ragazzo di Chanyeol.

Se Hun non aveva ancora realizzato ciò che era appena successo, nemmeno quello che gli stava succedendo attorno, a partire dal flash della macchina fotografica che gli aveva accecato gli occhi, per finire con il suo cuore che aveva smesso di battere per almeno cinque minuti (motivo per il quale aveva l’espressione da pesce lesso in faccia) e poi aveva ripreso, probabilmente lanciando una qualche altra imprecazione.

Solo quando Lu Han si era schiarito la voce Se Hun era ritornato alla realtà.

“Sai,” aveva iniziato il biondo, torturandosi le mani. “Non so niente di te, se non il tuo nome e che hai un livido in via di guarigione sulla fronte. Però mi hai colpito la momento in cui la tua testa si è proprio schiantata contro il bancone e quindi mi sono detto che volevo sapere di più su di te e-“

“Sì, sì. Verrei con te in città, al parco, in capo al mondo, ovunque. Ma ci verrei con te.

Il marocchino era abbandonato sul tavolo, fumante ed invitante come mai, ma nessuno sembrava prestargli attenzione.

Dal bancone, un urlo di gioia era esploso, seguito dal suono della voce di Chanyeol, che urlava qualcosa che somigliava ad un “Hyung, mollami, cavolo!”, ma nessuno sembrava prestar loro attenzione.

Perché la loro attenzione era concentrata l’ una negli occhi dell’ altro, a parlarsi con uno sguardo, a dire parole che nessuno dei due avrebbe mai detto ad alta voce. A scrutare nelle rispettive anime, come primo passo per conoscersi, viversi e amarsi.

“Nemmeno io so tutto di te.” Aveva continuato Se Hun. “Se non che ti chiami Lu Han, ti tingi i capelli ad intervalli regolari di due settimane, prepari marocchini da paura e hai due fossette sulle guance che dannazione, bacerei per tutto il giorno. Quindi sì. Verrò con te.”

Quindi sì, ti seguirò ovunque andrai.

Se Hun non si sarebbe mai aspettato che una testata di quelle dimensioni tirata ad un bancone di marmo puro avrebbe portato a tutto quello, ma per una volta, si era detto, quel malefico marmocchio che era il destino aveva deciso di smetterla di prenderlo per il culo e di dargli una botta di culo.

E Lu Han aveva sorriso felice, come un bambino davanti alle caramelle gratis e si era alzato assieme a Se Hun, abbandonando il bar in tenuta da lavoro, ma rigorosamente mano nella mano all’ altro ragazzo.

E nella confusione del bar, fra le urla esaltate di Minseok e la musica dei Big Bang che invadeva il piccolo locale, nessuno si era accorto di Chanyeol.


“il caffè me lo bevo io, ingrati! E io che ci avevo messo tanto amore per prepararlo!”
 
 
Niji’s corner~
Hello, ppl!
Eccomi tornata con il penultimo capitolo! *zan zan zan zaaaan*
Ecco, sì, insomma.
mi scuso per questo capitolo, perché è pieno di fluff.
e se è fluff, è bimbominchioso.
Oddio, spero di no, ma nel caso mi scuso anche per il prossimo capitolo, che sarà peggio, lol
ringrazio di nuovo chiunque abbia messo fra i preferiti,seguiti, ricordate e a chi ha recensito.
Grazie mille davvero tanto <3
Bene, la finisco qua e vi aspetto (?) al prossimo e ultimo capitolo.
chu~~

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Capitolo 6
*** Well cooked ***


A Little Roar, che sorride.

 
La sesta volta che lo vide, era cotto a puntino (se non di più.)

Con la fine della scuola, la presenza di Se Hun all’ XOXO era decisamente decuplicata.

Aveva rischiato di essere rimandato in matematica, perché, ovviamente, non aveva studiato per il testa a sorpresa che a sorpresa non era.
Almeno per lui.

Seduto al solito tavolino numero quindici, quello bello, la testa appoggiata ad una mano ed un sorriso idiota stampato in faccia, Se Hun guardava Lu Han lavorare.

Guardava i suoi capelli, ora tornati rosa – dopo tante preghiere di Se Hun.
Con il tempo li aveva scoperti incredibilmente morbidi e profumati di shampoo alla ciliegia e raramente Se Hun si tratteneva dal far scorrere la mano nei suoi capelli, perché proprio non ce la faceva, era più forte di lui.
O quando al mattino si svegliava per colpa di qualcosa che gli solleticava il naso e quando apriva gli occhi si ritrovava abbracciato a Lu Han e i capelli dell’ altro nel setto nasale.
Guardava le sue guance, rosse per lo sforzo di una corsa per non arrivare in ritardo, o dolcemente colorate per l’ imbarazzo provocato da frasi solleticate nell’ incavo della spalla di Se Hun.

E diventavano ancora più colorate, quando era Se Hun ad uscirsene con frasi semplici, ma dirette, come i “Ti amo” detti fra un bacio e l’ altro, sussurrati a mezza voce e tenuti custoditi preziosamente dalle quattro mura che componevano la piccola e graziosa camera da letto dell’ appartamento di Se Hun.

Col tempo, quello spoglio spazio si era riempito di fotografie, ricordi indelebili delle loro giornate passate insieme, dei loro tanti marocchini o delle “gite fuori porta” che poi duravano due settimane con Chanyeol, Baekhyun e Minseok.
E fra queste foto, circondata da una cornice che la metteva in evidenza rispetto alle altre, c’era quell’ imbarazzante – quanto orribile – foto che Chanyeol aveva scattato loro quella fatidica volta all’ XOXO.

Era la loro primissima foto insieme; Se Hun con una orribile faccia da pesce lesso e Lu Han dello stesso colore di un peperone.
Era la loro prima foto, ed erano tenerissimi.

Guardava le sue guance, Se Hun, e si immaginava i diecimila baci che avrebbe riservato a quelle tenere fossette che si formavano quando rideva.
E sorrideva stupidamente a quel pensiero così tanto romantico, così tanto… beh, Anti – Se Hun.

Guardava le sue mani lunghe e magre che prendevano le tazze vuote dai tavoli o battevano i numeri alla cassa.
Le aveva scoperte più delicate di quel che sembrassero, quasi da pianista e amava alla follia quando Lu Han combatteva per afferrargli la mano per poi sorridergli una volta che l’ aveva trovata.

E Se Hun amava ricambiare la stretta per  fargli capire che lui c’era e no, non se ne sarebbe andato.

Adorava baciare le sue mani quando gli passavano delicatamente sulla guancia, facendo arrossire il più grande.
Adorava sentirle su di lui, quando Se Hun non riusciva a dormire e Lu Han gli faceva i “grattini” sulla schiena, quelli che a momenti gli facevano fare le fusa come un gatto.
Ascoltava la sua voce delicata mentre parlava con i clienti o con Chanyeol o Minseok, per organizzare la prossima gita, e si perdeva nel mare di parole che lasciava fuoriuscire da quelle sue piccole labbra rosee a forma di cuore.

Amava il tono della sua voce, come lo chiamava quando ogni volta scoprivano sempre più a fondo i loro corpi, e ogni volta era come sentirlo ridere per la prima volta, con quel rumore cristallino che gli invadeva le orecchie, la mente e lo mandava in confusione.

Lo guardava, lo ascoltava, lo viveva e lo amava.
Con tutto lui stesso.

Nonostante tutto.
Nonostante Chanyeol, che non si faceva mai i cavoli suoi.

“Gesù, Se Hun!” diceva. “Va bene tutto, ma non ce l’ hai una casa?”

E Se Hun rideva, rideva felice; “Casa mia è dove c’è Lu Han.”

E l’ interessato inciampava da fermo o rischiava di rompere due tazze.

Una volta aveva rovesciato una tazzina da caffè su un orribile completo di una vecchietta solo perché Se Hun, premurandosi di farsi sentire per bene, aveva semplicemente detto quanto Lu Han fosse carino mentre dormiva.
La vecchietta aveva smadonnato, ma poi si era improvvisamente congratulata con Lu Han, abbracciandolo e dicendogli di quanto fosse orgogliosa del “Suo Lu Han – goon!”

“Oh, Madonna! Mi fate venire il diabete! Minseok – hyung, dì loro qualcosa!”

Ma quando Chanyeol si girava per trovare conforto –o un’ ombra di quello – trovava solo un Baozi sovraeccitato che gli rispondeva “Qualcosa, Chanyeollie, qualcosa!”.

“Qua sono tutti pazzi.” Esordiva allora il ragazzo, rifacendo il fiocco al suo grembiule e andandosene scuotendo la testa rassegnato.

E a Se Hun andava bene così. Andava bene, perché lui era pazzo per Lu Han.

Aspettava la fine del suo turno sorseggiando solo una tazzina di marocchino e poi gli andava incontro e gli stringeva le guance fra le mani e lo baciava e poi lo trascinava verso l’ appartamento di Se Hun – che era diventato anche di Lu Han – e lo amava.

Lo amava da impazzire.
 

Niji’s corner~
Hello, ppl!
Ecco a voi l’ ultimo capitolo della storia! Siete contenti, dite la verità <3
In realtà non ho molto da dire (strano perché sono logorroica), se non che ringrazio tutti, ma proprio tutti: dai lettori silenziosi, che hanno solo letto, a chi ha messo la mia storia tra i preferiti, i seguiti o i ricordati.
Grazie mille, davvero.
A livello di progetti futuri, ho in mente una 2min (SHINee) e una original, ma sto lavorando ad entrambe come una pazza e il risultato finale mi fa sempre schifo.
Non appena l’ispirazione mi colpirà in faccia con una sedia mi metterò di nuovo a scrivere e a pubblicare.
Vi lascio il mio profilo di FB, aggiungetemi, perché mi farebbe piacere parlare con tutti voi!~ ^^
https://www.facebook.com/federica.bassi.5
Bene, a presto (spero)
Chuu~~

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