Ghost

di Elyis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo, un Litwick ad Amarantopoli ***
Capitolo 2: *** Il mistero delle Rovine. ***
Capitolo 3: *** Angelo. ***
Capitolo 4: *** Nulla è come sembra ***
Capitolo 5: *** Butch e Cassidy, la coppia che scoppia! ***



Capitolo 1
*** Prologo, un Litwick ad Amarantopoli ***


Un Litwick ad Amarantopoli.
 

Uno sguardo vacuo si perdeva tra le vie di Amarantopoli, completamente al buio a causa di un black-out. Al suo fianco, una tenue fiammella violacea tremolava mentre svariate gocce di pioggia tamburellavano costantemente sul vetro opaco di una casetta ai confini della città. Al di là di esso c’era una ragazza, la stessa i cui occhi scrutavano attentamente le tenebre alla ricerca anche del più piccolo bagliore che spezzasse quel nero infinito.

I capelli un po’arruffati, dello stesso colore della notte, le lambivano le spalle e rendevano ancora più evidente il suo solito pallore. Gli occhi ambrati erano forse l’unica cosa che dava un po’ di vita al suo viso, segnato da un paio di profonde occhiaie.
All’improvviso, un fulmine squarciò il cielo, e la ragazza, gridando, nascose il volto tra i cuscini del divano.
-Fallo smettere, fallo smettere!- Urlò, in preda al terrore. Infatti, erano due le cose di cui questa ragazza avesse paura: i temporali e i Pokèmon Coleottero.
-Litwiiiii!- Un Litwick si mise a sghignazzare, provocando apertamente la sua allenatrice.
-Smettila di prendermi in giro, cerino! Se ti prendo ti spengo! AAAH!- Un altro tuono si abbatté sulla città e la ragazza, dapprima intenta a  rincorrere il suo Litwick, si ritrovò per l’ennesima volta appallottolata sotto il tavolo. Tutto ciò andò avanti fino alla mattina successiva, ovvero fino a quando il temporale si calmò e lei poté addormentarsi calma, mentre il piccolo Litwick entrava nella sua Lunaball.


Era autunno, e le strade lastricate della città erano invase da una miriade di foglie gialle, rosse e arancioni che, a causa dell’acquazzone della sera precedente rendevano molto facili gli scivoloni.
E fu proprio ciò che accadde ad un ragazzo dai capelli rossi che correva per le vie di Amarantopoli in direzione della Torre Bruciata.
-Ehi, ma ti sembra il caso?- Disse allora una voce femminile. Per non cadere, infatti, il ragazzo si era aggrappato ad una ragazza che stava camminando accanto a lui, facendola inciampare e cadere rovinosamente a terra.
-Scusa, ma la prossima volta vedi di non metterti sulla mia strada, dolcezza!- Disse con un sorriso beffardo, per poi fare retromarcia e andarsene. Fece per muovere un passo ma la caviglia non resse il suo peso, facendolo di conseguenza scivolare per una seconda volta.
-Dai, dammi la mano.- Disse allora la ragazza di prima in tono leggermente seccato, dopo essersi rimessa in piedi borbottando qualche “ahia”. –Ti aiuto a metterti in piedi e poi andiamo al centro Pokèmon, dove l’infermiera Joy ti rimetterà in sesto la caviglia.
-Spostati, ce la faccio da solo!- Fece sprezzante, ma subito si accorse che non era nemmeno in grado di alzarsi. Testardo, però, continuava a rifiutare la proposta della ragazza, che fu costretta a chiamare in aiuto uno dei suoi tre Pokèmon. O con le buone o con le cattive quel ragazzo l’avrebbe seguita, si disse. Mica voleva incorrere in qualche guaio per non averlo aiutato!
-Litwick, scelgo te!- Davanti al ragazzo si materializzò un esserino a forma di candela, che avanzò lentamente verso il ragazzo sorridendogli teneramente.
-Che cazzo di coso è quello? E poi chi ti ha chiesto aiuto? Non so nemmeno come ti chiami!- Disse il ragazzo, evidentemente sbigottito. Non aveva mai visto un Pokèmon del genere.
-Comunque il mio nome è Reika, e questo è il mio perfid…EHM, tenero Litwick. Veniamo dalla regione di Unima.- La ragazza si corresse dopo che lo spiritello le lanciò un occhiata spaventosa.
-Che Pokèmon strambo. Ma almeno sa lottare? Perché sinceramente sembra veramente deboluccio. Non durerebbe un attimo contro il mio Croconaw.- Disse il rosso, sicuro di se.- Comunque io mi chiamo Silver, e sono di Jhoto.
-Ok, caro il mio Silver, dato che mi stai giusto un po’ simpatico, voglio dirti un segreto.- Reika abbassò la voce, ottenendo così un tono lieve e leggermente angosciante. -Vedi, per mantenersi in forma, Litwick ruba l’energia vitale delle persone, e se non vuoi andare a fare un bel giretto alla Torre Pokèmon di Lavandonia ti conviene chiedergli immediatamente scusa.
-Che cazzata!- Esclamò Silver, mettendosi a ridere e facendo di conseguenza infuriare ancora di più il piccolo Pokèmon spettro, che cominciò a svolazzare intorno al mal capitato con aria ipnotica.
-No, fermati Litwick!- Urlò la mora, vedendo l’energia vitale di Silver prendere forma. Fortunatamente fu svelta ad applicare una Spettrotarga sul corpo del ragazzo che si riprese dallo stato di trance che l’aveva pervaso e che, dopo essersi svegliato, si sbrigò a chiedere perdono al Pokèmon.
-Adesso l’hai capita, vedo!- Disse Reika, mentre chiedeva al suo Pokèmon di usare Psichico sull’allenatore per trasportarlo al Centro Pokèmon.
-No, al Centro Pokèmon no!- Cominciò ad urlare, costringendo la ragazza a portarlo a casa sua. Giunti davanti alla porta la mora richiamò il suo Pokèmon che, per vendicarsi, lasciò cadere l’allenatore facendogli così picchiare il fondoschiena sul pavimento.
Reika lo fece accomodare sul divano, prese una borsa del ghiaccio dal freezer e la lanciò nella sua direzione. 
-Sei stupida?! Avresti potuto colpirmi!- Fece Silver, stizzito.
-In effetti era quello il mio intento.- Rispose allora la ragazza. –Mettitelo sulla caviglia e tienilo per mezz’ora. E vedi di non disturbare, ho bisogno di silenzio.
Silver borbottò qualcosa, ma Reika non lo ascoltò ed estrasse dal primo cassetto di un armadietto posto vicino al divano un portatile della Shlip S.P.A.
La mora cominciò ad annotare qualcosa sui suoi fogli, ma Silver la interruppe.
-Che fai?
-Non ti interessa.- Fece lei, laconica.
-Eddaaaaaai, ma come siamo brontolonii!- Fece lui, con una voce odiosa ma al contempo divertente.
-Se fossi stata un Ghastly GIURO che ti avrei già maledetto.- Rispose Reika, accendendo il notebook. Lo sfondo raffigurava un lei che giocava con un pupazzo dalle orecchie lunghe. Aprì quindi un paio di schede, e il rosso notò che si trattavano di ricerche sulle Rovine d’Alfa.
-Ma sei proprio ossessionata da ‘sti fantasmi eh! Hai paura che ti possano lanciare un attacco spaventoso? UUUUUUH, UUUUUH- Dopo un occhiataccia del piccolo Litwick, Silver tornò sconsolato a sedersi sul divano, ma con sua sorpresa la ragazza abbassò il monitor del pc e lo raggiunse, sedendosi accanto a lui.
-Devo farti una domanda.- Disse, guardandolo negli occhi e accarezzando Yamask, che nel frattempo si era intrufolato tra le sue braccia. –Hai viaggiato molto per Johto, vero?
-Si, perché me lo chiedi?
-Ho bisogno di informazioni. Io devo sapere cosa nascondono le Rovine, qual è il loro tesoro e capire perché Natural se ne vuole impossessare.
-Alt, tira il freno a mano forestiera. Di che tesoro parli? E chi è Natural?- Disse Silver, confuso. Non capiva: che voleva sapere quella ragazza?
-Che ne dici se ti spiego tutto con calma di fronte a una tazza di caffè?









Notepad:

Ciao a tutti, mi presento! Sono Elyis e avete appena letto il prologo di Ghost! 
Ma direi che ciò è scontato, non lo pensate anche voi? Comunque, che ne dite di farmi sapere che ne pensate? 
Spero di riuscire a pubblicare velocemente il secondo capitolo, che devo ancora cominciare D: Ma suvvia, non disperiamo! 

Un abbraccione a tutti, eh   
◕ ‿ ◕

Elyis

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Capitolo 2
*** Il mistero delle Rovine. ***


Il mistero delle Rovine.

-Forza, spara. - Fece Silver. Era ancora sdraiato sul divano, anche se la sua caviglia si era quasi del tutto guarita.
-Si tratta di una leggenda che da anni circola a Unima. Essa racconta che una delle bestie leggendarie, il Pokèmon Vulcano, si nasconda negli intricati labirinti delle rovine. Ho saputo che Natural mira alla cattura delle tre bestie leggendarie per far uscire Ho-Oh allo scoperto e impossessarsi del suo potere.
-Non mi hai ancora detto chi è l’ambientalista.

-Oh, scusa. Natural Harmonia Gropius è il capo del Team Plasma, organizzazione criminale che opera nella regione di Unima. Il suo obiettivo è di creare due mondi separati: uno per gli umani, e uno per i Pokèmon.
-Per i Pokèmon deboli, spero.
-La prossima volta vedi di risparmiartele queste battute.- Rispose Reika Schietta, sorseggiando il suo caffè. –Allora, sai confermarmi la veridicità di questa leggenda?
-Beh, sì. E’ tutta colpa di quel cazzone di Red. Blue gliel’aveva detto, ma lui no, ha voluto fare di testa sua, solo perché vuole diventare il miglior allenatore di Pokèmon del mondo. Puah!
-Frena la lingua e spiega. Chi sono Red e Blue?
-Bah, Red è un tizio di Biancavilla e Blue il suo rivale, nonché nipote del professor Oak.
-Ok, ma come mai è tutta colpa sua? Intendo dire, che ha combinato?- La faccenda la incuriosiva sempre di più.
-Stappa quelle orecchie che è una storia lunga e non ho intenzione di ripetertela due volte, chiaro?- Lo Yamask di Reika lo guardò male, ma si nascose tra le braccia dell’allenatrice quando Silver gli ricambiò l’occhiataccia. –E’ cominciato tutto in questa città, esattamente due anni fa. Red era appena arrivato in città, lo so perché ci siamo incrociati proprio difronte alla Torre Bruciata, l’antica Torre d’Ottone, andata in fiamme perché colpita da un fulmine anni e anni orsono. In quell’incendio morirono tre Pokèmon a cui Ho-Oh restituì la vita: Entei, Raikou e Suicune, i cani leggendari. Essi si erano impossessati delle rovine della Torre d’Ottone e avevano stretto un patto silenzioso con i cittadini di Amarantopoli: semplicemente non dovevano varcare i confini.  Io e Blue abbiamo cercato di avvertirlo, ma lui si è messo a correre come uno spaccone ed è sceso nei sotterranei. Io l’ho sfidato, ma mi ha...- Silver strinse i denti.
-Brucia ancora, eh?- Sghignazzò Reika.
-Magnemite. Una pappamolle, debole come pochi. Ma non è questo il punto: Red è entrato nei sotterranei della Torre Bruciata e i tre cani leggendari sono fuggiti. E mentre Ho-Oh è andato alla ricerca di un allenatore dal cuore puro, Raikou e Suicune vagano ininterrottamente per Johto. Entei invece si è nascosto nelle Rovine d’Alfa, ma per raggiungerlo è necessario sconfiggere gli Unown, Pokèmon che somigliano a delle lettere che spopolano nelle rovine. Sono dovunque.
-Capisco. Ma se Red lo sapeva che non doveva tentare di raggiungere i tre Pokèmon, perché l’ha fatto?
-Perché è un coglione. “Li catturerò tutti!” diceva. Come no, se non fosse stato per Blue non sarebbe neanche sopravvissuto. Dopo la fuga dei tre Pokèmon era rimasto impalato come un ebete a fissare il nulla, e quando una trave stava cadendo Blue l’ha strattonato per evitare che si ferisse. E lui nemmeno l’ha ringraziato, si è limitato a correre al centro Pokèmon per rimettere in sesto il suo Pikachu.
La storia turbò leggermente Reika, ma contemporaneamente aumentò la sua curiosità nei confronti di quella regione sconosciuta.
Aspettò che Silver finisse il suo caffè e si apprestò a lavare le tazze. Mentre strofinava energicamente l’immagine del Clefairy dipinta sulla porcellana le venne un’idea bizzarra.
“Perché no?” si disse, e si rivolse al rosso, ancora sdraiato sul divano, con una domanda. –Che ne dici di fare squadra?- In fondo, qualcuno che l’accompagnasse alle rovine le avrebbe fatto davvero comodo, e inoltre Silver le stava già simpatico, forse proprio per quel suo fare da scorbutico.
-Sei diventata idiota così, di getto? Non se ne parla nemmeno, carina.- Il ragazzo alzò un sopracciglio, come a voler sottolineare il suo pensiero.
-In effetti immaginavo una risposta del genere. Facciamo così, ti sfido ad una lotta Pokèmon. Quando sarai guarito ci vedremo fuori dalla città, e se vincerò io tu dovrai venire con me.
-E se vinco io?
-Ti basterà la soddisfazione di avermi battuto?- Reika sfoggiò un sorriso tanto raggiante quanto finto.
-Pensavi di averla scampata così, eh? Se vinco io dovrai abbandonare quel cerino che mi hai scagliato contro prima. I Pokèmon deboli non meritano di stare accanto a un allenatore. Reika si bloccò. Gli occhi le si riempirono di calde e salate lacrime, e una riuscì perfino a fuggire dal suo occhio destro, ma lei fu tanto veloce a lasciarla andare quanto ad asciugarla con la manica della felpa che indossava. Stava quindi per rifiutare la sfida quando Silver, in tono crudele, aggiunse:
-Ovviamente, se molli ora è come se avessi vinto io, carina.
Yamask si mise di fronte alla ragazza e la guardò intensamente negli occhi, che le si rivoltarono leggermente all’indietro.
Non mollare, so che ce la puoi fare.
La morbida voce del Pokèmon spettro, che stava comunicando con lei tramite Psichico, rimbombò nella sua mente.
-Hai ragione!- Disse quindi lei, e fissò il ragazzo. –Accetto la sfida.
Silver scosse le spalle e si alzò dal divano. Raggiunse zoppicando la porta e, prima di chiuderla alle spalle, disse: -tra due giorni alle tre nel percorso 38.
La ragazza, ormai sola, crollò. Pianse per diversi minuti finché, trascinandosi fino al suo letto, si addormentò e sognò di come aveva incontrato Litwick.
 

Era una serata piuttosto tranquilla. Reika aveva solo, e mentre era di ritorno dal centro Pokèmon di Quattroventi, a cui si era recata per acquistare delle pozioni, si trovo partecipe di una scena piuttosto raccapricciante.
Un allenatore che aveva appena perso una lotta Pokèmon si era infuriato con un piccolo Pokèmon spettro a forma di candela.
-Litwick, sei un buono a nulla!- Urlò, mentre la fiammella violacea del piccolo Pokèmon tremolava in modo alquanto instabile, quasi innaturale. –Non meriti di stare al mio fianco!- Urlò ancora, colpendo il Pokèmon spettro con uno schiaffo violento. –E’ la terza volta che perdo una lotta a causa tua e ora sono al verde! Vattene, non sei degno di stare nella mia squadra.
Il Pokèmon piangeva, e la ragazzina soffriva nel vederlo così. Si lanciò quindi nella direzione di Litwick e lo strinse tra le braccia, dando all’allenatore che lo aveva abbandonato del perfido e del vigliacco, ma questi non se ne curò.
Sempre correndo, con i capelli che le frustavano il viso, sfrecciò verso il centro Pokèmon percorrendo a ritroso il sentiero sterrato su cui ancora si intravedevano le orme che lei stessa aveva lasciato poco tempo prima.
-Sei arrivata giusto in tempo.- Disse l’infermiera Joy alla ragazza dopo aver stabilito che le condizioni di salute del piccolo Pokèmon erano piuttosto critiche. Dobbiamo fare un piccolo intervento, ma tra due giorni questo piccolino sarà pimpante come non mai.
Reika stette affacciata per molto tempo alle finestrelle di vetro che permettevano di sbirciare cosa avveniva al di là della porta bianca che collegava la hall ai corridoi che portavano alle camere di degenza e alla sala operatoria, ma finalmente dopo un’oretta un ridente Audino prese la mano della ragazzina e la condusse verso la stanza in cui riposava il piccolo Pokèmon.
La sua fiamma era viva come non mai, e il piccolino sembrava aver ripreso un po’ di colorito. Sopo alcuni minuti il Pokèmon spettro aprì gli occhi e guardò intensamente Reika, la quale gli chiese se volesse diventare un suo compagno d’avventure.
-Liiitwick!- Rispose lui, sorridendo, ma con gli occhi velati di malinconia.
-Lo so, io non sono il tuo vecchio padrone, ma credo che se crederai in me potremo perfino diventare amici!- Gli occhi della ragazzina luccicarono di felicità all’esclamazione del Pokèmon, e promise, a lui come a se stessa, che sarebbero stati amici per sempre.
 
 
Quindi, con la sua immagine impressa nella mente, si svegliò.
Era già mattina.







Notepad:
Ebbene, sono tornata con il secondo capitolo di Ghost!
Abbiamo conosciuto la storia della Torre Bruciata e finalmente capito cosa sta cercando N a Johto! Inoltre, mi sono permessa di aggiungere, come avete notato, la storia di come Reika e Litwick si sono conosciuti. 
Che dire infine?
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, mi raccomando!

Un abbraccione a tutti, eh
◕ ‿ ◕

Elyis
 

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Capitolo 3
*** Angelo. ***


Angelo.


Il cielo di Amarantopoli, quel giorno, era più terso e limpido di una pozza d’acqua cristallina. Insomma, tutto il contrario dell’umore della giovane allenatrice che camminava lentamente sui marciapiedi della città, alzando ogni tanto gli occhi al cielo.
Ad un certo punto si trovò di fronte ad un imponente edificio in tutto e per tutto identico ad un dojo. I muri esterni, verniciati con un color panna sbiadito nel tempo, contrastavano energicamente con gli intensi colori del legno con cui erano state costruite le tegole e la struttura portante della costruzione. La ragazza non impiegò troppo tempo per decidere se entrare o no, ma ne passò comunque abbastanza da permetterle di vedere uscire un ragazzino, probabilmente uno scolaro, che piangeva a dirotto tenendo strette le sue Pokèball.
Reika a quel punto smise di esitare ed entrò, avvertendo un brivido provocato dall’atmosfera cupa e lugubre di quel luogo: la palestra di Amarantopoli.
Un signore in giacca e cravatta la accolse in modo sbrigativo e le spiegò che per raggiungere il capopalestra avrebbe dovuto affrontare una prova.
Il signore aprì quindi una porta situata dinanzi a lei, e ciò che riuscì a scorgere era semplicemente una sala in cui la nebbia regnava sovrana.
-Dovrai attraversare un ponte di vetro situato a mezz’aria. Se tuttavia cadrai, dovrai ripetere il percorso dall’inizio.
-Non c’è problema. - Disse, ed entrò nella stanza. La situazione, una volta che la porta dietro di lei fu chiusa, si fece decisamente scomoda. Reika non vedeva niente ad un palmo di naso, per questo decise di chiamare in suo aiuto Litwick.
-Litwick, scelgo te!- Il Pokèmon a forma di cerino spuntò sghignazzando dalla sua Lunaball e cominciò a svolazzare attorno all’allenatrice e facendole percorrere una ventina di passi in avanti. –Hai intenzione di farmi cadere, eh antipatico?
-Liiiiiiiiitwiiiiiiii!- Esclamò, con un fintissimo sguardo da innocente.
-Dai, per favore, illuminami la strada così non cado.
-Lit?!- Il Pokèmon strabuzzò gli occhi.
-Si, lo so, dovrei saperla a memoria, ma Angelo cambia il percorso ogni giorno per evitare che gli allenatori facciano i furbi.- Fece lei, come per giustificarsi.
Litwick allora guidò l’allenatrice fino all’altro capo del percorso, per poi rifugiarsi così velocemente dentro la sua Lunaball  come se avesse paura di sapere cosa si celasse dietro la porta che Reika stava per aprire.
-LITWIIIIIIIK! SEI MORTOOOOO! VIENI FUORI IMMEDIATAMENTE!! SBRIGATIIII!- Urlò Reika dopo aver visto che la porta che aveva aperto era proprio quella da cui era uscita circa cinque minuti prima, si infuriò con Litwick, che nel frattempo lasciava che il suo shignazzare penetrasse le solide pareti della Lunaball e giungesse alle orecchie della sua allenatrice.
-Ok, ce la posso fare, ce la devo fare…- Continuava a ripetersi, ma un attimo di distrazione la portò a fare un passo falso e a farla scivolare nel vuoto.
La sua caduta, tutta via, fu bloccata in tempo. Quando ormai era convinta di stare per toccare  i materassini posti sul fondo del baratro sovrastato dal ponte di ferro, sentì una forte presa sul suo polso destro.
-Oh, ecco chi era a fare tutto quel casino.- Disse allora il misterioso salvatore di Reika che, per lei, tanto misterioso non era.
-Angelo! Tirami su, per favore!- Fece lei, supplicante. – Il ragazzo non ci pensò due volte e la aiutò ad issarsi sul ponte.
-Perché ogni volta c’è bisogno che attraversi questo ponte? Non posso semplicemente passare dalla porta secondaria?
-E’ ovvio: la gente fa delle facce buffissime quando cade!- Fece il ragazzo, ridendo. Le cinse quindi le spalle con un braccio e la accompagnò dall’altra parte della stanza.
-Dimmi tutto.- Disse quindi Angelo dopo aver fatto accomodare Reika nella sala degli incontri, un grande stanzone dal parquet di legno di ciliegio e le pareti spoglie.
-E’ il tuo gusto dell’arredamento, troppo squallido!- Rise, ma dopo un’occhiataccia da parte del capopalestra gli raccontò tutto, dall’incontro con Silver alla sfida che si sarebbe tenuta il giorno seguente.
Angelo era infatti l’unico sostegno morale su cui la ragazza potesse contare ad Amarantopoli. Si erano incontrati per caso, ma la loro passione per i Pokèmon di tipo spettro li aveva uniti. Da una parte, il ragazzo studiava i comportamenti di Yamask e Litwick, Pokèmon a lui sconosciuti, e in cambio aiutava la ragazza negli allenamenti.
-Ce la farai, dolcezza. Ciò che ti manca sono semplicemente concentrazione e sangue freddo.- Disse il capopalestra dopo aver ascoltato attentamente la storia della ragazza. –Non lasciarti prendere dal panico, non pensare ai probabili esiti della battaglia e, in caso di bisogno, chiamala in campo. Il suo aiuto sarà miracoloso, lo sento!
-Sei tu il veggente qui!- Disse, per poi abbracciare l’amico. –Grazie, sei un mito.- Sussurrò.
-Grazie a te.- Il ragazzo le sfiorò la fronte con le labbra per poi condurla verso l’uscita.
Una volta fuori dall’edificio, Reika si accorse che era già pomeriggio inoltrato, e decise di andare a casa. Ingoiò quindi in tutta fretta una Baccabana e del succo di Baccauva, disse ai suoi Pokèmon di uscire dalle loro sfere e si fiondò sul divano a leggere un libro sulle leggende di Johto, giusto per non pensare a ciò che l’avrebbe attesa il giorno seguente.
Non passarono neppure due ore che la ragazza si addormentò con il libro che, poggiato sulla pancia, mostrava un’immagine di Entei ritratto in tutta la sua magnificenza.
-YAMAAAAAASK!
-Si, sono sveglia, giuro!- Reika si spaventò, ma il tempo di capire che tra una trentina di minuti uno scontro avrebbe decretato il suo destino, così come quello di un Pokèmon che aveva già troppo sofferto.
Infatti, esattamente mezz’ora dopo, l’allenatrice si trovava nel luogo stabilito aspettando che Silver, l’allenatore dai capelli rossi, si facesse vivo.
-Era ora.- Disse malinconicamente quando lo vide arrivare.
-Bando alle ciance, è un “uno contro uno”.- Disse quindi il ragazzo, guardando l’avversaria con occhi di sfida.
-Avresti comunque potuto salutare.
-Posso farti la stessa affermazione.
-Bene, allora cominciamo.- Tra i due si era creata una forte tensione. Reika percepiva l’enorme sete di vittoria che traspariva dalle pupille del rosso, così come lui avvertiva la determinazione della ragazza.
-Io combatto con Croconaw.
-Io con Litwick.- Ribatté lei, scandendo le parole.
Senza dire niente, Silver fece uscire Croconaw dalla sua Pokèball. Reika, al contrario, chiamò a gran voce il suo Pokèmon che, accompagnato dall’urlo di battaglia della sua allenatrice, guardava in modo truce l’avversario.
Lo scontro cominciò con un potente getto d’acqua del Pokèmon Mascellone, che tuttavia venne facilmente scansato da Litwick grazie alla sua innata agilità.
-Vai Litwick, usa Fuocofatuo!- Urlò Reika, incitando il piccolo amico.
-Ma allora sei veramente idiota!- Disse Silver, sprezzante. –Bisogna insegnarti tutto! Fuocofatuo è una mossa di tipo fuoco, mentre il Croconaw è di tipo acqua! Non ha alcun effetto!
-Sei tu che ti sbagli.- Rispose lei. –Guarda meglio!
Croconaw era circondato da fiammelle violacee che fluttuavano sempre più velocemente attorno a lui. Per una svista, lasciò che una di esse lo toccasse e si scottò.
-Crooooooconaw!- Urlò il Pokèmon che, sotto consiglio dell’allenatore, tentava di curarsi la ferita con deboli getti d’acqua.
-Approfittane, usa Sciagura!- Urlò allora l’allenatrice, completamente presa dalla sfida per accorgersi che un gruppo di ragazzi si era fermato ad osservare la battaglia finché sentì un ragazzino spiegare agli amici che la mossa che aveva usato il Pokèmon di Unima sarebbe stata molto più efficace se l’avversario avesse avuto un problema di stato.
Nonostante la mossa avesse fatto tentennare il Croconaw di Silver, il Pokèmon tornò all’attacco sfoderando, senza che l’allenatore lo suggerisse, diversi “Lacerazione” uno di seguito all’altro.
-Stupido! Lo sai che non è efficace!- Urlò allora il rosso, lamentandosi del comportamento iroso del compagno. –Forza, usa Surf!
Una potente ondata d’acqua investì in pieno Litwick, che si trovò ad essere ferito in modo abbastanza incisivo. Fortunatamente anche il Pokèmon Mascellone si trovava nelle medesime condizioni.
Non voglio rischiare di perderlo.” Pensò Reika, decidendo di accettare il consiglio datole da Angelo, in altre parole di utilizzare la mossa che il capopalestra insegnò a Litwick e a Yamask tempo fa, poco dopo che i due ragazzi erano diventati amici.
-Vai Litwick, usa Pallaombra!- Urlò l’allenatrice, ma giusto il tempo di lanciare il suo Pokèmon all’attacco che un potente getto d’acqua scagliato dal Croconaw di Silver andò a schiantarsi contro la sfera di energia scaturita dal piccolo Pokèmon.
Quando vide il suo Pokèmon a terra, Reika cominciò a piangere.
Il Croconaw di Silver si era rialzato, Litwick no. Lui aveva vinto, mentre lei aveva clamorosamente fallito. 

Notepad:
Eccomi di nuovo qui, a salutarvi alla fine del terzo capitolo di Ghost.
Ne approfitto per salutare e dare un abbraccione a Greenblood, che segue (con ardore?) la mia storia, e DeathNote666 (I lived alone, my mind was blank...), che ha inserito Ghost nella lista delle preferite.
Ovviamente saluto anche voi che recensite ma, specialmente, mi sento in obbligo (e lo sono! :P) di salutare tutti voi che semplicemente leggete il mio racconto.
Dopo questo infinito abuso di parentesi vi saluto con una chicca: per chi parteciperà alla fiera del fumetto il 17 marzo, beh, ci sarò anche io (come nei vostri peggiori incubi, insomma :3) Quindi, se vedete la capopalestra Fiammetta che si aggira indisturbata per Rho Fiera non esitate a salutarla! ;)
E, con un addio alle parentesi e un arrivederci a voi, vi saluto! 
Un abbraccione a tutti, eh
 ◕ ‿ ◕

Elyis

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Capitolo 4
*** Nulla è come sembra ***


Nulla è come sembra

No, per Zekrom, no!- Urlò Reika.
Le mani graffiate nascondevano il viso della ragazza che, deturpato dalle lacrime, era cosparso da strisce che le calde lacrime lasciavano, una dopo l’altra, in un susseguirsi frenetico di cadute libere.
Silver si avvicinò con un sorriso beffardo dipinto in volto. Fece per porgerle qualcosa, ma lei si scansò, imprecando.
-Bastardo! Non ti permetterò di portarmelo via!
-Ehi, calmati.- Provò a dirle con le buone maniere. Lei fece per correre dalla parte opposta, ma lui la afferrò per un braccio facendole perdere l’equilibrio e ne approfittò per mettersi cavalcioni su di lei e obbligarla a guardare ciò che le voleva dare.
-Litwick…- La ragazza si stupì del comportamento del ragazzo, ma preferì non abbassare la guardia. –Che vuoi, obbligarmi a guardarlo mentre se ne va? Sei solo uno sporco stronzo!
-Abbassa la cresta, carina.  -Rispose quindi lui, con astio. –Era una prova, capito?
Reika rimase sbigottita.
-C-come una prova?
-Una prova, un test. Volevo vedere se eri una tizia con cui valesse la pena di partire all’avventura.- Disse il rosso, stringendo i denti. –Mentre eri occupata a frignare gli ho dato della Vitalerba. Ora sta molto meglio.
-Liitwick!- Confermò il Pokèmon, cominciando a svolazzare attorno al rosso.
-Quindi tu eri d’accordo, cerino! Lasciami, lasciami! Io lo ammazzo!- Urlava, battendo i pugni sul petto di Silver. Aveva capito che la scommessa, la battaglia e le condizioni facevano semplicemente parte di una prova di cui Reika non era a conoscenza e, inoltre, era giunta alla conclusione che non avrebbe mai più staccato gli occhi dai suoi futuri ospiti.
-Calma carina, calma. D’altronde è quasi, se non del tutto, impossibile battermi per un’allenatrice alle prime armi come te. Comunque, se mi hai trovato un avversario difficile allora non sei minimamente pronta per affrontare l’ecologista, da come me l’hai descritto.
-Chi scusa?- Disse, calmandosi.
-Ma sì, l’ecologista, quello delle TV al plasma!
-Intendi Natural?- Reika restò basita dal comportamento del compagno, tuttavia ne ammirò la fantasiosità.
-Ecco, sì lui!
-Beh, lo so. E’ per questo che due giorni fa ti ho chiesto di unirti a me. Due è meglio di uno, o sbaglio? E te, cerino, ritorna!- Disse, mentre faceva rientrare il suo Pokèmon nella Luna Ball.
Silver la lasciò quindi finalmente libera di muoversi e l’aiutò a rimettersi in piedi. –Comunque ho perso, e tu non sei obbligato a venire.- Continuò.
-Infatti non ho mai detto di avere questo dovere: io voglio venire con te! Ma sia chiaro, lo faccio solo perché così avrò l’opportunità di confrontarmi, oltre che con il mitico Entei, con gente del mio rango di allenatore. Spero solo che non siano mammolette come le reclute del Team Rocket.
-Si, come no… Entei… Ammettilo invece che lo fai per me e solo per me!
-Effettivamente devo dire che il reggiseno con le baccafrago che hai “inavvertitamente” mostrato poco fa, mentre ti alzavi, ha fomentato parecchio l’idea. Solo che poi ti ho guardato in faccia.
-Oh, senti chi parla, il pel di baccaliegia! Sai che dalle mie parti si dice che girare con un rosso porti sfortuna?
-E allora perché non ti sei scelta il principe azzurro dalla folta chioma color dell’oro come compagno d’avventura?
-Perché i principi azzurri sono degli sfigati.- Lo liquidò. –Comunque, che ne dici di andare subito alle rovine? Non dovremmo metterci tanto se camminiamo a passo spedito.
Silver non rispose, si limitò a fare si con la testa e ad incamminarsi per il percorso, mentre la folla di allenatori che durante la battaglia si era riunita attorno a loro, si era dispersa già da un bel po’.
Dopo una mezz’oretta i due giunsero finalmente all’ingresso delle Rovine d’Alfa, dove incontrarono uno scienziato con cui instaurarono una breve conversazione e che fu disposto a guidarli fino ad una casupola attrezzata per fungere da studio per i ricercatori.
Gli occhi di Reika, subito dopo aver messo piede nella costruzione, restarono incantati sulle numerosissime librerie che occupavano ogni singolo angolo delle quattro mura portanti della casa.  I grandi tavoli, zeppi di fogli, biro e bicchieri di plastica che una volta contenevano sicuramente del caffè, erano occupati da due soli ragazzi intenti a studiare un antico libro dalle pagine ingiallite.
-…mentre questo è il pc che, se volete, potete consultare per delle ricerche più approfondite sugli Unown.
Unown, Unown, ancora Unown. Non c’era altro argomento di cui lo scienziato avesse parlato per tutta la durata della “visita guidata”, come lui stesso la definiva.
-Non mi sa dire niente di Entei?
-Entei? No! Io sono l’addetto all’alfabeto Unown! Per informazioni sulle Bestie della leggenda dovete chiedere a- La frase dell’uomo fu bruscamente interrotta dal cigolio di una porta che i due ragazzi non avevano nemmeno notato.
-A me.- Continuò un ragazzo dall’aria abbastanza misteriosa. –Il mio nome è Lucius, e dirigo le ricerche circa l’ubicazione dei Tre della leggenda.- Disse, spostando con un lieve gesto della mano una ciocca di capelli bianchi che gli si era posata di fronte alle iridi azzurro cielo.
-Puoi parlarci di Entei?- Chiese immediatamente Reika.
-Certo, accomodatevi nel mio ufficio.- “Il suo ufficio” era una stanza piuttosto piccola, ma non per questo poco affascinante. Una maestosa scrivania di legno era collocata presso la parete opposta alla porta d’ingresso e, dietro di essa, spiccavano dei quadri che ritraevano dei Swablu.
-Cosa vi porta qui, alle Rovine d’Alfa?- Chiese una volta accomodatosi.
-Entei! Il capo del Team Plasma, un’organizzazione criminale della regione di Unima, vuole impossessarsene per i suoi piani malvagi! Dobbiamo sapere come risvegliarlo, per riuscire a proteggerlo!- Si spiegò Reika.
-Una bambina e un criminale che vogliono proteggere uno dei Tre della leggenda?- La sua risposta fu accompagnata da una risata soffocata.
-Ehi, non sono una bambina! E poi scusa, dove lo vedi un criminale?- Fece la mora, stizzita.
-Come, il tuo amichetto non te l’ha detto?- Silver impallidì, mentre Lucius, dopo aver frugato per un po’ nel cassetto della sua scrivania, estrasse un vecchio foglio ingiallito con la foto del ragazzo. Sotto di essa era riportata la scritta “RICERCATO PER FURTO”.
L’allenatrice di Pokèmon spettro sbiancò, ma il giovane ragazzo ancora seduto dietro la sua scrivania parlò prima di darle il tempo difendere il suo compagno di viaggio.
-Oh, quindi non te l’ha detto, eh? Qualcosa mi dice che dovrete fare una bella chiacchierata voi due.- Disse, facendoli uscire dalla stanza.
-Silver, vuoi spiegarmi che è successo?- Chiese allora Reika, con le gambe che le tremavano. “Ecco perché non voleva andare al Centro Pokèmon quella volta…
Lucius sorrise compiaciuto, guardando il rosso uscire dal suo ufficio a testa bassa.
-Andiamocene.- Disse Silver a bassa voce, mentre trascinava Reika fuori dalla casetta, liquidando lo scienziato con la prima scusa che gli venne in mente.
Il rosso la trascinò fino all’uscita del sito delle rovine, quando la ragazza, stizzita, fece: -Che ti è preso improvvisamente? Dovevi solo dirmelo, sai che ti avrei aiutato!
-Niente, solo che io non posso più stare qui! In bocca al lupo per il tuo viaggio, a mai più.
-Codardo.
Silver si girò di scatto, con gli occhi frementi d’ira. –Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio, smorfiosetta.
-Codardo, codardo, CODARDO! Sei solo un vigliacco se credi di poter scappare così!- Gli urlò lei, guardandolo avanzare nella sua direzione.
-Non puoi permetterti di parlare, non sai un bel niente di me! Non lo sai, e non lo saprai mai!- Rispose, mostrando i pugni alla ragazza.
Tuttavia, l’ira del rosso si dissolse non appena un vociare a lui familiare lo raggiunse.
-Per te c’è un guaio.
-Fanne un paio!
-Per infettare il mondo con la devastazione!
-Per rovinare le persone di ogni nazione!
-Per denunciare la bontà della verità e dell’amore!
-E per estendere il nostro potere sopra le stelle!
-Cassidy!
-E Butch, ovviamente.
-Siamo il Team Rocket, giriamo il mondo per tutto il mondo e tutta la notte!
-Arrendetevi subito o perderete sicuramente!*
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*
Cassidy: “Prepare for trouble!”
Butch: “And make it double!”
Cassidy: "To infect the world with devastation."
Butch: "To blight all peoples in every nation."
Cassidy: "To denounce the goodness of truth and love."
Butch: "To extend our wrath to the stars above."
Cassidy: "Cassidy."
Butch: "And Butch."
Cassidy: "We're Team Rocket, circling earth all day and night."
Butch: "Surrender to us now or you'll surely lose the fight."
Cassidy: "That's right!"











Notepad:

E dopo tanta assenza finalmente sono tornata! Mi scuso tanto, ma tanto tanto, con le due anime prave che hanno recensito l'ex capitolo 4 (Frankie9397 e Lady_Kitsune), e ringrazio ancora il mio caro e amato Frankie che mi ha sbattuto in faccia il fatto che il vecchio capitolo fosse troppo azzardato :)
Ho cambiato la sola parte finale e modificato leggermente quelle sviste che sono riuscita ad individuare.
Inoltre non sono certa dell'esattezza del motto di Butch e Cassidy, quindi siate clementi :P
Ebbene, ora lascio la parola a voi miei prodi! 
Un abbraccione grande grande, eh :)
Elyis

PS: A chi azzecca l'origine del nome Lucius regalo un biscotto virtuale! Un indizio? E' sicuramente un bambino cattivo... :P

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Capitolo 5
*** Butch e Cassidy, la coppia che scoppia! ***


Butch e Cassidy, la coppia che scoppia!
 


-Per te c’è un guaio.
-Fanne un paio!
-Per infettare il mondo con la devastazione!
-Per rovinare le persone di ogni nazione!
-Per denunciare la bontà della verità e dell’amore!
-E per estendere il nostro potere sopra le stelle!
-Cassidy!
-E Butch, ovviamente.
-Siamo il Team Rocket, giriamo il mondo per tutto il giorno e tutta la notte!
-Arrendetevi subito o perderete sicuramente!
-Esattamente!
Reika e Silver poterono osservare due persone camminare nella loro direzione. Erano un uomo dai capelli color acquamarina e una donna dai lunghi codini di un’arancione alquanto appariscente.
Le loro uniformi nere, entrambe con inserti bianchi e con una grande R magenta stampata sul davanti, lasciavano chiaramente intendere che i due erano membri del Team Rocket, un’organizzazione criminale dedita al furto e alla cattura di Pokèmon destinati a traffici illeciti.
-E voi chi sareste?- Fece Reika, strabuzzando gli occhi.
-Ma come, non hai sentito il nostro motto? Noi ci alleniamo, facciamo prove su prove, andiamo a letto tardi la sera per recitarlo in modo sublime e veniamo ricompensati così?! – Fece Butch, il ragazzo con i capelli verdognoli.
-No, sì, è che mi avete preso alla sprovvista…- Rispose l’allenatrice, quasi dispiaciuta.
-Piantala di giocare Reika.- Disse allora Silver, serio. –E voi, che ci fate qui?- Fece con rabbia, rivolgendosi alla coppia di reclute del famigerato Team Rocket.
-Semplice, ragazzino!- Rise Cassidy, con una vocetta piuttosto stridula. –Noi stiamo cercando un certo Lucius.
Reika e Silver si guardarono, cercando di captare i pensieri l’una dell’altro. Quando la mora vide il compagno ammiccare, capì all’istante cosa l’amico le stava suggerendo e corse in direzione del laboratorio delle Rovine d’Alfa, lo stesso che avevano appena lasciato.
-Che codarda. Disse Butch. –Che ne dici Cassidy? Questo qui lo facciamo fuori subito o dopo?- Chiese ironicamente accennando al rosso, che scoppiò in una fragorosa risata.
-Sul serio pensate di farmi fuori?- Fece, scuotendo il capo.
-Noi no, ma Houndoor si.- Rispose Cassidy, facendo uscire il Pokèmon dalla sua sfera.
-Mossa sbagliata, carina.- Disse Silver, enfatizzando la parola “carina”. –Croconaw, è il tuo turno!
Quando il Pokèmon Mascellone si materializzò sul campo di battaglia, Cassidy intuì che non avrebbe vinto quella sfida facilmente.
“Almeno Butch non dovrebbe avere problemi”, si disse, osservando il Pokèmon avversario passarsi una zampa sulla cresta, rossa come i capelli del suo allenatore.
-Houndoor, usa Smog!- Urlò la donna, lasciando che dalla bocca di Houndoor fuoriuscisse un gas denso e violaceo che, oltre ad offuscare la vista dell’avversario, rallentò i suoi movimenti.
-Non farti sopraffare da una mossa del genere, Croconaw! Vai con Pistolacqua!- Disse Silver, tossendo. Era sicuro che Croconaw ce la potesse fare, l’aveva allenato a fondo proprio per superare spiacevoli inconvenienti come quello.
Io sono il numero uno.”, pensò, godendo nel vedere l’Houndoor di Cassidy messo alle strette dai getti d’acqua sparati a grande velocità dal suo Pokèmon.
Il Pokèmon Buio era circondato dall’acqua del nemico. Cercò un paio di scappatoie, supportato dai continui “schivalo!” di Cassidy, ma ad un certo punto, dopo un infinito numero di colpi, si trovò costretto a cedere, cadendo a terra esausto dopo che Silver ordinò a Croconaw di concludere lo scontro con morso.
Nel frattempo Reika aveva quasi raggiunto il laboratorio delle Rovine d’Alfa.
Ad ogni passo avvertiva la terra battuta scomporsi sotto le suole delle sue scarpe, un modello apposito per la corsa che sua madre le aveva regalato il giorno prima della partenza per Johto, e creare delle nuvole di polvere che andavano a disperdersi nell’aria.
-Fermati e lotta, mocciosa!- Le urlò Butch, con il fiatone.
-Sei scemo?- Rise lei, di rimando. –Non ti lascerò raggiungere il laboratorio così facilmente!
-Ma se mi ci stai portando tu? Ti credevo più sveglia, bambinetta!- Fece Butch, per poi guardarsi attorno e notare che il sentiero che da un po’ stavano percorrendo non era altro che quello che portava al centro della zona boschiva circostante le rovine. –Tu brutta…!
-Scherzone!- Disse ridendo, ma questa piccola distrazione la portò ad inciampare su una radice, gesto che la fece cadere rovinosamente a terra.
-Vedo che non ridi più.- Le disse Butch, osservandola. Il piede della ragazza si era infatti incastrato sotto la radice, impedendole di rialzarsi e fuggire.
Il verde si stava avvicinando lentamente e, inginocchiatosi accanto a lei, prese a sussurrarle qualcosa all’orecchio.
-Ti conviene fare la brava e darmi una mano ad uscire di qui, dato che sei completamente indifesa.
Reika si mise a ridere e scoprì il ciondolo della sua collana, ovvero la Lunaball che conteneva Yamask. –Scherzone, di nuovo! Siamo due a zero, caro mio!- Rise ancora, ed esortò il Pokèmon spettro ad uscire dalla sfera.
-E quello che razza di Pokèmon è?!- Fece Butch, sbigottito, mentre osservava lo spiritello nero svolazzare attorno alla sua allenatrice. I minuscoli occhi, circondati da una circonferenza rossa con un puntino nell’angolo in basso a destra, si muovevano velocemente osservando il paesaggio circostante come se cercassero qualcosa.
-Potresti darmi una mano, per favore?- Chiese Reika al suo piccolo amico che, grazie a Psichico, fu in grado di liberare il piede della mora, permettendole di rialzarsi in un attimo.
-Shuckle, è il tuo momento!- Urlò allora la recluta del Team Rocket. Dal raggio incandescente emesso dalla Pokèball si materializzò Shuckle, un Pokèmon simile ad una tartaruga. Quest’ultimo, senza aspettare l’ordine del suo allenatore, si lanciò a tutta velocità contro Yamask con l’intenzione di colpirlo.
L’attacco, seppure andò a buon fine, non sortì alcun effetto. Shuckle aveva infatti utilizzato Facciata, una mossa di tipo normale assolutamente inefficace sui Pokèmon di tipo spettro.
-Yamask, psichico!- Un’aura blu avvolse il Pokèmon Muffa, che si sentì sollevare da terra. Lo spiritello stava infatti utilizzando i suoi poteri mentali per controllare il corpo dell’avversario e, dopo averlo completamente immobilizzato, lo fece cadere a terra provocandogli seri danni.
-Shuckle, rialzati e usa Frana!- Butch non riuscì a finire la frase che il Pokèmon ripartì all’attacco, ancora con Facciata, attacco che anche quella volta non andò a segno.
-Stupido, stupido!- Urlò allora il verde, facendolo rientrare.
-Non dovresti trattarlo così!- Disse Reika.
-L’hai visto anche tu, non mi ascolta, non mi ubbidisce! Questo Pokèmon è inutile, avrei fatto meglio ad abbandonarlo prima!- A queste parole la ragazza uscì completamente dai gangheri.
-Sei solo uno stupido! Non puoi permetterti di abbandonarlo, anche una canaglia come te deve avere un cuore!- Gli rispose, mentre nella sua mente riviveva le immagini dell’abbandono di Litwick da parte del suo padrone.
-Hai ragione, mocciosetta, non sono altro che uno stupido…- Disse Butch. –E’ che… No, niente. Non so neanche perché te ne stavo per parlare, noi siamo nemici. Beh, questa volta mi hai battuto, ma la prossima volta non andrà così!
La recluta del Team Rocket corse via, ma Reika in quel momento avrebbe giurato di aver visto un sorriso prendere forma sul suo viso e qualche lacrima scappargli dagli occhi.
-BUTCH! ECCO DOV’ERI! ANDIAMO, ANDIAMO!
La mora si incamminò e, mentre era occupata a chiacchierare con il suo Yamask, andò a sbattere contro un ragazzo, che l’abbracciò maliziosamente.
-Non pensavo fossi così felice di vedermi.
-Che? No scusi io…SILVER! Che ci fai qui?!- Disse, più imbarazzata che mai.
-Sei tu che mi sei corsa incontro. Non pensavo ti fossi mancato così tanto.- Sorrise beffardo.
-Smettila! E tu Yamask non ridere!- Urlò Reika, stizzita. –Piuttosto, ti andrebbe di spiegarmi quella cosa?
I due, tornati sul percorso che congiungeva Amarantopoli alle Rovine, si sedettero su dei massi dove, anche se un poco riluttante, Silver cominciò il suo racconto.
 
“Tutto sommato posso fidarmi.”

 
 
 
Notepad:

Ciao a tutti :)
Scusate per questo abnorme periodo di assenza ma dire che ho avuto molti impegni è dire poco… Diciamo che volevo partecipare a un concorso di scrittura creativa ma ahimè!, non sono riuscita a terminare la fiction che avevo in mente di proporre in tempo…
Tuttavia, avete appena visto l’entrata in scena di alcuni nemici fissi di Reika e Silver, ovvero i super-mitici Butch e Cassidy! Certo, non sono il nostro trio preferito, che non credo comparirà in questa fiction… ma sono pur sempre loro! :D
Infine, ci tenevo a dirvi che non c’è stato niente di meglio che scrivere questo capitolo tenendo in sottofondo Double Trouble interpretata dai doppiatori dei nostri cari Jessie, James e Meowth :D
*noi prenderemo Pikachu!*

Un abbraccione e un biscottino :3

Elyis

PS: Lucius, dall'omonimo videogioco, è quel maledetto bambino nonchè braccio destro di Satana [Cit. necessaria, NDElyis]  che si diverte ad uccidere tutti i membri della sua famiglia. Pazzerellone! ;) 

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