Pokémon: The Lord of Darkness

di Miss Yuri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come tutto ebbe inizio ***
Capitolo 2: *** Nubi viola all'orizzonte ***
Capitolo 3: *** Strani comportamenti ***
Capitolo 4: *** Un oscuro futuro ***
Capitolo 5: *** Segreti ***
Capitolo 6: *** Tradimento ***
Capitolo 7: *** Decisioni e Obiettivi da raggiungere ***
Capitolo 8: *** E ora uniti... ***
Capitolo 9: *** ...sotto il nome del Team Rocket! ***
Capitolo 10: *** Non Uno di Meno ***
Capitolo 11: *** Notte di Riposo ***
Capitolo 12: *** Uno sguardo nel passato ***
Capitolo 13: *** Attività paranormali ***



Capitolo 1
*** Come tutto ebbe inizio ***


Pokèmon: The Lord of Darkness
 

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Capitolo 1. Come tutto ebbe inizio
 
 
Uno sprazzo di sole illuminò il cielo di Lavandonia che, quel giorno, era velato da dense nubi nerastre che preannunciavano solo un forte temporale. L’edificio imponente della Torre Memoria si stagliava sul piccolo paese, silenziosa, con il suo solito alone di mistero che veleggiava costantemente fra le sue antiche mura. Molti si tenevano alla larga da quella torre, proprio perché al suo interno vi dimoravano molti Pokèmon fantasma e solo il rimanervi all’interno ti faceva gelare il sangue nelle vene. Solo i pochi che avevano seppellito i loro defunti compagni di innumerevoli avventure osavano entrarvi.
Fatta eccezione per un ragazzino di dieci anni, che se ne stava ritto davanti alla porta d’entrata. Aveva i capelli mori e ribelli, gli occhi neri e di corporatura era esile e non molto alto. Sopra la sua spalla si teneva aggrappato un esemplare di Pikachu. Batteva il piede nervosamente a terra, come se stesse attendendo qualcuno.
“ Uffa!!! Quando arrivano gli altri?! Non ne posso più di aspettare! “ strepitò Ash, lamentandosi del vertiginoso ritardo che avevano accumulato i suoi amici.
“ Pika pi. “ sospirò il topo giallo, afflosciando le lunghe orecchie.
“ Eppure ci eravamo dati appuntamento. “ brontolò nuovamente il corvino, stavolta incrociando le braccia intorno al petto. Era lì ad aspettare “ pazientemente “ da dieci minuti e non sopportava il fatto di rimanere fermo e immobile a non fare nulla.
Pochi secondi dopo un gruppetto di ragazzini si stava avvicinando alla Torre Memoria. Chiacchieravano animatamente tra di loro, attirando così l’attenzione dell’allenatore di Kanto. In tutto erano in cinque: due maschi e tre femmine. Il primo indossava un gilet lilla e nero e scarpe del medesimo colore, abbinati a dei pantaloni grigi. I suoi capelli erano color viola pallido e i suoi occhi erano di un nero profondo. Se ne stava in disparte, disinteressato ai discorsi dei suoi coetanei. Di fianco a lui un altro ragazzo parlava animatamente con i suoi compagni. Indossava anche lui un gilet viola, privato delle maniche, con sotto un dolcevita nero, pantaloni verde acqua e scarpe scure. I capelli erano verdi e le sue iridi color dello smeraldo. Una ragazzina accanto a lui gli rivolgeva dei timidi sorrisi e talvolta le sue guance assumevano un vivace colorito. La sua chioma castana era raccolta da una bandana rossa con stampata sopra la sagoma bianca di una pokè ball. I suoi occhi erano azzurri come il cielo che, purtroppo, quel giorno non era così limpido. La maglia rossa e nera, abbinata ai calzoncini corti, si intonava perfettamente con le sue scarpe da tennis. Alle mani portava dei guanti. Alla sua destra una ragazza dai capelli e dagli occhi blu ridacchiava alle sue spalle. In testa un cappello bianco con, anch’esso, la sagoma di una pokè ball rosa le copriva parzialmente la capigliatura morbida e liscia. Il vestitino rosa, nero e corto si intonava con le lunghe calze nere e con gli stivaletti rosei. Al polso portava un orologio molto di moda nella regione di Sinnoh, comunemente detto Pokèkron, e al collo una sciarpetta fucsia. Sulla sua spalla un Piplup rideva insieme a lei. Al suo fianco camminava un’altra allenatrice, con i capelli color dell’arancio raccolti in una coda alta e le iridi verde acqua. Rideva più vivacemente della sua compagna. Indossava una maglietta gialla che le lasciava scoperta la zona sotto l’ombelico. Dai suoi jeans corti partivano delle bretelle rosse che le coprivano le spalle. Delle scarpe da tennis del medesimo colore venate da striature bianche completavano il tutto. Intorno a lei svolazzava un Togetic.
“ Ragazzi! Finalmente siete arrivati! E’ un secolo che sono qui ad aspettarvi! “ gli corse incontro il corvino.
“ Bada a come parli. E’ già una fortuna per te che ho accettato di venire. Spero che questa pagliacciata finisca presto. “ disse Paul, con la sua solita aria annoiata e la faccia contorta in un broncio.
“ Io non la metterei in questo modo. Sarà divertente fare una passeggiata nella Torre della Memoria. Oltretutto, potremmo avere la fortuna di incontrare qualche fantasma. “ commentò Drew, assumendo un tono lugubre nella pronuncia dell’ultima parola, a tal punto da far rabbrividire la povera Vera.
“ Vediamo di fare in fretta! Io ho paura dei fantasmi! “ confessò Lucinda, stringendosi nelle spalle.
“ Pi piplup! “ le diede man forte il pinguino.
“ Su, ragazze! Non ditemi che avete rinunciato?! “ esclamò Ash, seguito a ruota dal suo Pikachu.
“ Per tua informazione, Ash Ketchum, io non ho rinunciato! E’ solo che non mi sento molto a mio agio là dentro. “ si difese Misty, rabbrividendo impercettibilmente.
“ Mi trovo d’accordo con Misty. Quel posto è talmente lugubre che farebbe venire la pelle d’oca a chiunque! “ disse Vera, con sguardo spaventato.
“ Mettila così. Sarà un modo per passare il tempo. “ tentò di rassicurarla Drew, mettendole un braccio intorno al collo. La castana arrossì violentemente a quel contatto.
“ Per quanto mi riguarda, io non ho paura. “ terminò Paul, infilandosi le mani in entrambe le tasche del gilet.
“ Parla per te! “ sbraitò la blu, accanendosi contro di lui.
“ Io sto già parlando per me. “ le rispose il ragazzo dai capelli lilla, voltando la testa da un’altra parte.
“ Grrrr! Non ti sopporto quando fai così! “ gli urlò in faccia, voltandosi anche lei dalla parte opposta.
“ Ci sarà tempo più tardi per i litigi! Adesso dobbiamo esplorare la Torre Memoria! “ annunciò il corvino, alzando un braccio verso il cielo.
“ Pikaaa! “ lo imitò il topino elettrico.
Non tutti accolsero bene quel messaggio, ma la determinazione del loro compagno era tale, che non avrebbero potuto tirarsi indietro da quella avventurosa esplorazione.
Per entrare dovettero passare due alla volta dalla porta d’ingresso. Quando furono tutti all’interno, vennero subito accolti dall’atmosfera spettrale del luogo: file e file di grigie lapidi di pietra si estendevano per tutto il piano, perdendosi nella semi oscurità. Erano tombe dimenticate, destinate a non avere più nessun visitatore a piangerci sopra per commemorare la morte dei poveri Pokèmon che giacevano in quel cimitero. Alcune erano ricoperte da uno spesso strato di polvere, altre dal muschio fittizio accumulatosi negli anni, altre ancora erano attraversate da profonde crepature. Una perenne nebbiolina fredda aleggiava in quel labirinto, impedendo quasi di vedere le fredde mattonelle di pietra, anch’esse attraversate da innumerevoli segni lasciati dal tempo. Il silenzio era rotto da qualche occasionale scricchiolio proveniente dalle secolari pareti in muratura.
I sei ragazzi mossero i loro primi passi in quell’ambiente che sapeva di storia e che, da secoli, aveva attirato su di sé le leggende metropolitane più fantasiose e strambe. Per la maggior parte, narravano tutte di un fantasma perdutosi all’interno della Torre senza più riuscire a uscirne. Ma ognuna aveva il suo fascino e contribuivano a rendere quel posto un luogo d’attrattiva per le menti più coraggiose.
Innumerevoli tombe sfilavano davanti ai loro occhi. Ash era il primo della fila e camminava con passo deciso, quasi sentendosi a suo agio in quel postaccio, al contrario del suo Pikachu, che si rannicchiava sulla sua spalla. Misty era appena dietro di lui, troppo orgogliosa per aggrapparsi a qualcuno ma troppo spaventata per rimanere in fondo, seguita dal suo non poco intimorito Togetic, che le volava a un centimetro di distanza. Vera si teneva stretta al braccio di Drew mentre il ragazzo dai capelli verdi gioiva mentalmente. Lucinda era dietro di loro, affiancata da Paul che, nel frattempo, non la degnava neanche di uno sguardo e non si preoccupava nemmeno del fatto che stesse tremando come una foglia sospinta dal vento. Piplup cercava di rassicurarla, ma con scarsi risultati.
Mentre stava camminando, qualcosa passò vicino al piede della blu, saettando veloce e producendo un leggero scricchiolio.
A Lucinda si rizzarono i capelli in testa ed emise un breve gridolino, aggrappandosi forte al braccio del ragazzo dai capelli lilla e chiudendo gli occhi, facendo sobbalzare il suo Pokèmon sulla spalla. Tutti si girarono verso di loro, vedendo la scena, chi ridendo impercettibilmente e chi guardandoli con un po’ di sorpresa.
“ Che stai combinando? “ si lamentò Paul, con la sua solita aria indifferente, mentre la guardava seccato.
La ragazza, accortasi di quello che aveva appena fatto, lo lasciò immediatamente, arrossendo in modo lieve e abbassando il capo a guardare il terreno.
“ Vedi di non infastidirmi più. “ la avvisò il ragazzo, tornando a camminare per la sua strada.
La blu riprese a camminare a passo di lepre, cercando di farsi coraggio e di non fare più una figura del genere. Doveva dire che quel contatto con Paul non era stato poi così imbarazzante. Tenendosi stretta al suo braccio si era sentita più al sicuro. Scosse la testa. Che cosa ridicola.
Dopo aver attraversato il primo piano senza più altri “ incidenti “, arrivarono al secondo piano della Torre Memoria, poi al terzo e infine al quarto. Ancora uno e quella lugubre gita sarebbe finita e tutti, con grande gioia delle ragazze del gruppo, sarebbero tornati nelle loro case e alla vita pacifica delle loro città natale.
“ Fermiamoci qui. “ disse Ash, sostando in mezzo al sentiero, vicino alla parete portante.
“ Qui?! Vuoi davvero fermarti qui?! “ sbraitò Vera con la poca voce che aveva, rotta dalla paura.
“ Eh eh… è che mi è venuta fame! “ ridacchiò il corvino, portandosi una mano dietro la nuca.
“ Cosa?! “ esclamarono tutti, persino Paul, Pokèmon compresi.
“ Se hai fame, allora è meglio che torniamo indietro. “ propose Drew, ottenendo il completo appoggio della castana.
“ Buona idea. Finalmente potrò tornare a casa mia! “ disse Lucinda, sollevata.
“ Pipluup. “ sospirò il pinguino, anche lui sollevato.
“ Bene, allora possiamo andare. “ concluse la ragazza dai capelli arancioni, cominciando a dirigersi verso le scale che portavano al piano inferiore, seguita dai suoi compagni.
All’improvviso, sentì il piede destro affondare in una mattonella del pavimento, creando un dislivello di qualche centimetro. La parete portante della Torre si capovolse, trascinando Misty e sigillandola al suo interno, senza che lei avesse nemmeno il tempo di urlare.
“ Misty? “ la chiamò Ash, confuso e sorpreso dallo stesso tempo.
“ Pika piiiii! “ la chiamò il topino elettrico.
“ Togetiiiiic! “ la chiamò preoccupato il suo Pokèmon, svolazzando come un uccellino impazzito in prossimità del muro.
“ La parete… l’ha… risucchiata? “ balbettò Lucinda, incredula.
“ Osservazione intelligente. “ disse, sarcastico, Paul “ Si è solo capovolta. “ terminò, attirando lo sguardo furibondo della ragazza di Duefoglie.
“ Aiutooo! “ urlò Misty, battendo i pugni contro la pietra fredda e dura.
“ Resisti! Veniamo a salvarti! “ la avvisò il corvino, diventando il falso eroe della situazione “ Pikachu usa codacciaio! “
“ No! Ash fermati! Rischierai di far crollare la torre! “ gli gridò Drew, fermando il topo elettrico prima che caricasse l’attacco.
“ Oh, già! Non ci avevo pensato! “ disse l’allenatore di Biancavilla, ridendo in modo ebete.
“ Sei sempre il solito. “ si lamentò il suo rivale, sbuffando.
“ Cerchiamo di ragionare. Credo che quando Misty ha premuto quella mattonella laggiù si sia attivato un qualche specie di meccanismo… “ rifletté Vera, portandosi il pollice e l’indice sopra il mento.
“ Intendi questa? “ le chiese la blu, appoggiando il piede sopra e attivando nuovamente il meccanismo. La parete ruotò e Lucinda venne trascinata via mentre il suo Piplup, a causa della forza centrifuga, venne sbalzato via dalla sua spalla.
“ Pi Piplupp! “ si lamentò, massaggiandosi la testa.
“ Pika pi? “
“ Tog togetic? “ gli chiesero entrambi i Pokèmon aiutandolo ad alzarsi.
“ Wow! Sembra forte! “ esclamò Ash con occhi sognanti “ Andiamo anche noi! “ disse, trascinando con sé i suoi compagni e finendo tutti intrappolati all’interno del muro.
“ Sei davvero un genio, Ash Ketchum! “ lo sgridò Misty, spazientita.
“ Ora chi ci tirerà fuori di qui?! “ si disperò Lucinda, cadendo in ginocchio sul pavimento.
“ Per colpa del tuo unico neurone funzionante rimarremo bloccati in questa stanza! “ lo incolpò Paul, perdendo la sua perenne calma.
“ Pikaaa pi! “ squittì Pikachu, attirando la loro attenzione.
I sei ragazzi si voltarono e videro un oggetto che cominciava a brillare su un piedistallo proprio alle loro spalle, rischiarando il locale in cui erano rimasti intrappolati. Era una sfera viola scuro, grande quanto il palmo di una mano, attraversata da solchi che componevano un disegno simmetrico. Era circondata da un’aura mistica di colore violetto, dandole un aspetto, allo stesso tempo, spettrale e affascinante.
“ Che cos’è quello? “ si domandò Vera, guardando rapita quella strana apparizione.
“ E' come... se avesse reagito alla nostra presenza. “ ipotizzò Drew, osservandola con un misto di curiosità e stupore.
“ Proviamo a prenderla! Potrebbe essere una grossa scoperta! “ disse il corvino, avvicinandosi velocemente e allungando la mano.
“ Fermo lì! “ gli ordinò stizzita la blu “ Chissà cosa potrebbe capitarci! “
“ Ma no! Non essere così pessimista! Piuttosto, avvicinatevi anche voi. E’ così bella da vicino! “ li incoraggiò Ash.
I suoi compagni sospirarono rassegnati e si strinsero a cerchio intorno alla sfera, guardandola in tutta la sua magnificenza.
“ Secondo voi, dovremmo portarcela dietro? “ chiese Misty, indecisa sul da farsi.
“ E’ troppo pericoloso. Forse dovremmo contattare qualcuno. “ le rispose il ragazzo dai capelli verdi, non troppo sicuro.
“ Ma andiamo! Cosa potrebbe andare storto? “ si chiese l’allenatore di Biancavilla, afferrandola senza più indugiare troppo.
“ Ash! Nooo! “ gli urlarono in coro i suoi compagni.
Appena la sfera venne a contatto con la sua mano, si generò un vortice nero come l’oscurità nel pavimento sotto i loro piedi, che incominciò ad allargarsi sempre di più. Era talmente scuro il suo interno che non si riusciva a vedere nemmeno il fondo.
“ Aaaaahhhh!“
Il gruppetto venne subito risucchiato all’interno di quello che sembrava un buco nero senza fine.
 
 
 
 
Ciao a tutto il fandom dei Pokèmon!
Ecco, finalmente mi è venuta l’ispirazione per scrivere una bella avventura a cui prenderà parte la nostra allegra (?) combriccola!
Vi avviso che in questa storia ognuno avrà un solo Pokèmon con sé e non l’intera squadra al completo come nell’anime.
Spero che non vi dispiaccia l’idea che Misty dovrà essere accompagnata dal suo Togetic.
Piccoli accenni per le coppie. Come avrete già intuito, le coppie saranno: Vera/Drew, Lucinda/Paul e anche un piccolo accenno di Ash/Misty, ma non è ancora ufficiale.
Ditemi se i personaggi sono IC o meno.
Ringrazio chiunque me la recensirà e chiunque sia arrivato a leggere fino a qui.
Se avrò abbastanza recensioni la continuerò.
A presto!!!
 
 
  

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Capitolo 2
*** Nubi viola all'orizzonte ***


Capitolo 2. Nubi viola all’orizzonte
 
 
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Questa è la copertina della mia storia. Spero vi piaccia!

Socchiuse la palpebre debolmente. A poco a poco, i suoi sensi ricominciavano a riprendere vita, invadendolo di energia. Anche se era ancora un po’ intontito, Ash riuscì ad aprire gli occhi e a guardarsi intorno. Era tutto buio e non riusciva a distinguere nulla che non fosse un’oscurità perenne.
Provò ad alzarsi, ma le sue gambe non rispondevano bene ai comandi e perciò finì di nuovo disteso sul freddo pavimento in pietra. Provò ad articolare qualcosa con la voce. Bene, riusciva almeno a parlare.
“ Qualcuno mi sente?! Ragazzi! Riuscite a sentirmi?! ” urlò con quanto più fiato aveva in gola. Ma come era finito in quel posto? Finalmente ricordò: appena aveva toccato quella strana sfera si era aperto una specie di tunnel nel terreno. Già, ma la sfera dov’era?
Il corvino provò a tastare il pavimento intorno a lui. Nulla. Non era neanche nella sue tasche.
Sentì un verso, più simile a una specie di squittio, non molto lontano da lui.
“ Pikachu! Sei tu? Sono qui! Avvicinati! ” gridò Ash, per cercare di guidare il suo Pokèmon nell’oscurità. Qualche secondo dopo, vide delle deboli scariche elettriche illuminare il muso del topo elettrico e, parzialmente, quello del Piplup di Lucinda.
“ Pikachu! Vieni qui! ” lo chiamò nuovamente, agitando un braccio.
“ Pikaaaa! ” disse, correndo verso di lui.
“ Pi piplup! ” disse, a sua volta, il pinguino.
“ Che bello rivedervi! ” esultò l’allenatore, abbracciando entrambi “ Pikachu usa fulmine e illumina l’ambiente! ”
Il suo allenatore era troppo azzardato per capire che il suo Pokèmon avrebbe colpito anche lui con la sua scarica elettrica. E così fu. Ash e Piplup urlarono e alle loro voci se ne aggiunsero molte altre. Quando il topino elettrico terminò il suo attacco, l’allenatore di Kanto capì che quelli dovevano essere i suoi compagni di viaggio.
“ Ops! Scusate ragazzi! ” si scusò, ridacchiando come al solito.
“ Ash Ketchum!!! ” urlarono tutti in coro, con un tono scocciato e arrabbiato allo stesso tempo.
“ Giuro che stavolta ti ammazzo! ” esclamò Misty, infuriata come non lo era mai stata prima, incominciando a cercarlo nel buio, facendo attenzione a non svegliare il suo Togetic che le dormiva in braccio.
“ E io lo ammazzerò una seconda volta! ” esclamò Lucinda, arrabbiatissima anche lei per i capelli ormai rovinati.
“ E io una terza! ” si aggiunse alle due Vera.
“ Ragazze! Cercate di calmarvi! ” balbettò spaventato il corvino.
“ E secondo te dovremmo calmarci?! ” strepitò la blu.
“ E’ per colpa tua che quello strano vortice ci ha risucchiato! ” gli ricordò la castana.
“ E adesso non sappiamo neanche più dove ci troviamo! ” concluse la capopalestra di Celestopoli.
Le tre ragazze del gruppo erano davvero indignate e il povero Ash non sapeva come calmarle e placare la loro furia omicida.
“ Tsk! Sei patetico. ” lo insultò Paul, facendo trasparire dalla sua voce tutto il disprezzo che provava per il suo rivale.
“ Cerchiamo tutti di darci un contegno! Vera, per favore, usa il tuo Blaziken e ordinagli di usare un attacco. ” intervenne Drew per ristabilire un attimo di tregua nella loro compagnia.
“ Come vuoi tu. ” gli rispose la castana, prendendo una pokè ball nel suo marsupio “ Blaziken vieni fuori! “
Dall’oggetto sferico uscì il suo fedele Pokèmon, vivace e pieno di energia pronta da sfruttare.
“ Blaziken usa vampata ma, mi raccomando, contieniti! “ lo avvertì Vera, che, a differenza del suo amico, rifletteva di più sulle decisioni da prendere.
“ Blaze! ” annuì lui. Dal becco del Pokèmon vampe si sprigionarono delle fiamme abbastanza alte da rischiarare tutto il locale in cui i sei si trovavano. Era una stanza con pareti e il pavimento in muratura. Sulla parete in fondo si ergeva un basso piedistallo. Capirono subito che erano ancora nella stessa stanza di prima.
“ Sbaglio, o non ci siamo mai mossi da qui? ” chiese Lucinda, osservandosi attorno attonita.
“ Ma allora quel vortice? Ce lo siamo solo immaginato? ” si chiese Vera, anche lei incredula. I sei ragazzi e i loro Pokèmon squadravano il luogo in cui si trovavano. Assomigliava in tutto e per tutto a quello strano locale segreto che aveva scovato per una pura coincidenza.
“ Ash, hai ancora quella strana sfera? ” gli chiese Drew, sforzandosi di capire cos’era effettivamente successo.
“ No, purtroppo non so dove sia finita. Credevo di avercela in mano ma non è così. ” gli rispose sconsolato lui, fissandosi il palmo dell’arto sinistro.
“ Pfui! Il solito sbadato. “ lo schernì Paul, accennando un lieve sorrisino derisorio.
“ E con questo cosa vuoi dire?! ” si scompose Ash, guardandolo con atteggiamento di sfida.
“ Smettetela! Oppure sveglierete Togetic! ” li sgridò Misty, preoccupandosi per il suo Pokèmon. Quello strano vortice era stata un’esperienza traumatica per il suo piccolo.
“ La situazione è davvero strana. Troppo strana. ” commentò Drew, mentre sul suo volto compariva un’espressione confusa.
“ Non dirlo a me! Io non ci sto capendo nulla! ” esclamò il corvino, con la sua solita aria da ebete.
“ Pika pika. ” concordò il topino elettrico.
“ In ogni caso, credo che dovremmo uscire di qui. “ disse Lucinda, impaziente di andarsene da lì.
“ Questa sì che è una buona idea! ” le diede man forte Vera, desiderosa di andarsene al più presto da quel posto troppo spettrale. Tutta quella faccenda l’aveva solo intimorita ancora di più.
“ Aspettate! Togetic si sta svegliando! ” li avvisò Misty, vedendo il modo in cui il suo Pokèmon stringeva le palpebre. Il gruppo portò la sua attenzione su di lui, aspettando che si riprendesse. Aprì leggermente gli occhi, trovandosi addosso gli sguardi dei sei ragazzi e dei rispettivi Pokèmon.
“ Pika pika!!! ” lo salutò Pikachu, sorridendogli.
“ Piplup pi! ” lo salutò, a sua volta, il pinguino.
“ Blaze, blaziken! ” anche il Blaziken di Vera non si attardò a salutarlo.
“ Toge togetic! ” gli rispose Togetic, contento di ritrovare ancora lì tutti i suoi cari amici. Ma la sua espressione cambiò all’improvviso. Di punto in bianco, il suo volto venne attraversato da un profondo velo d’angoscia. Era spaventato, terribilmente spaventato e Misty se lo sentiva tremare in braccio. Ma da che cosa era intimorito?
“ Togetic? Stai bene? ” gli chiese, molto preoccupata, la sua allenatrice. Il Pokèmon non rispose e nessuno sapeva il perché si comportasse in quel modo.
“ Forse avrà solo freddo. Qui c’è una temperatura a dir poco polare! ” ipotizzò Ash, stringendosi nella sua giacca.
“ Ma come fai a essere così scemo?! ” sbottò Paul, largamente irritato dall’ingenuità del suo compagno.
“ Di solito, i Togetic riescono a percepire la bontà delle persone che li circondano. Quindi… ” Drew non fece in tempo a terminare la frase che Lucinda si intromise nel suo discorso.
“ Quindi vuol dire che qua intorno c’è un maniaco! ” esclamò la blu, guardandosi intorno timorosa.
“ Pipluuup! ” urlò il pinguino, forse più spaventato addirittura della sua allenatrice.
“ Ohhhh! Io ho paura! ” strillò Vera, chiudendo gli occhi e portando entrambe le mani ai lati della testa.
“ Non essere sciocca Vera! ” la schernì il suo quasi fidanzato.
“ Parla per te! Scommetto che anche te sei terrorizzato! ” sbottò la castana, guardandolo truce.
“ Io mi affretterei a uscire se fossi in voi. ” gli consigliò Paul dal fondo della stanza che, nel frattempo, aveva cominciato a cercare sul muro un meccanismo simile a quello con cui erano entrati in precedenza.
Presto, tutto il gruppo si unì alla ricerca e, dopo qualche minuto, riuscirono a scovare la mattonella che avrebbe permesso a tutti di uscire da quella strana stanza e, quindi, di uscire dalla spettrale Torre Memoria.
Attraversarono l’edificio senza dire una parola, in una fila compatta per non lasciare indietro nessuno, visto che la paura aveva attraversato gli animi di ognuno di loro. Le lapidi erano sempre allo stesso posto e si ergevano silenziose dalla nebbiolina grigiastra che aleggiava ancora imperterrita. Tutto era immobile e taceva e non si sentiva più alcun rumore. Blaziken continuava a far luce con le sue vigorose fiamme, dando più sicurezza ai sei ragazzi e ai loro Pokèmon.
Togetic si era ripreso molto velocemente da quel breve trauma, ma si continuava a guardare intorno con un grande senso di inquietudine che, senza volerlo, trasmetteva alla sua allenatrice.
Finalmente, arrivarono al piano terra della torre e videro che neanche lì era cambiato niente. Sembrava tutto irreale come in uno strano sogno che, presto, molto presto, sarebbe diventato un terribile incubo.
Ash, che era sempre in testa alla compagnia, spinse la porta d’entrata che si aprì con un fragoroso cigolio, facendo trasalire le ragazze del gruppo.
Appena furono all’aria aperta, notarono immediatamente che più di qualcosa non andava: la prima cosa che notarono fu il cielo. Quando erano entrati nella Torre Memoria, era nuvoloso e preannunciava un temporale. Ma le nuvole di quello strano cielo erano viola. Viola scuro, tendenti al nero e turbinavano fra loro, minacciose e inquietanti, incombendo sulla cittadina di Lavandonia. La seconda cosa che notarono fu il paesaggio che si estendeva davanti ai loro occhi increduli: le case erano ridotte a semplici edifici che cadevano a pezzi, come se durante il tempo in cui i nostri protagonisti erano rimasti all’interno della Torre Memoria si fosse scatenata una violenta guerra. Scopriranno, in seguito, che una specie di guerra era avvenuta, ma non nel modo in cui si sarebbero immaginati.
Gli alberi erano pieni di foglie, ma anch’esse avevano uno strano colore violaceo e sembravano marce. Anche i frutti appesi ai loro rami, a giudicare dal colorito nerastro, sembravano marci e impossibili da mangiare. L'erba era rada ed aveva assunto un colorito tendente al violetto. Il tutto incorniciato da una bassa nebbiolina lilla simile a quella che si poteva trovare nella Torre Memoria, che dava al luogo una caratteristica in più per renderlo una sceneggiatura adatta a un film horror.
I sei ragazzi si guardavano intorno, ognuno con tante domande che gli frullavano nella testa.
“ M-ma…? ” balbettò Vera, ancora più intimorita di prima. In confronto a quella vista, la torre poteva essere paragonata a un lussureggiante campo di fiori primaverile. Strinse fortissimo il braccio del suo Blaziken e quello di  Drew, che era di fianco a lui. Ma, questa volta, il ragazzo non gioì, visto che la faccenda era diventata davvero grossa e pericolosa.
“ Cosa è successo? ” osò terminare la frase Misty, portando poi lo sguardo sul suo Togetic. Era quello il motivo della sua irrequietudine?
“ È come se... è come se uno Smeargle ubriaco abbia esagerato con le dosi di viola su un quadro! ” disse Ash, ingenuo come al solito, attirando su di sé le occhiatacce dei suoi amici. Ma nessuno osò commentare la sua battuta del tutto fuori luogo. Persino Paul non obiettò nulla.
“ È davvero orribile! ” esclamò Lucinda, non abituata a vedere così tanto viola.
“ Pi piplup! ” strillò spaventato il pinguino, aggrappandosi alla gamba della sua allenatrice.
“ Ma come è possibile?! Tutto questo è successo mentre eravamo dentro la torre?! ” si chiese Drew, più agli altri che a se stesso.
“ Quanto siamo rimasti là dentro?! ” esclamò Ash, ponendo la questione che attanagliava di più tutti.
“ Aspetta. Ora controllo sul Pokèkron. ” disse la blu, portandosi il braccio all’altezza degli occhi. Appena vide lo schermo verdognolo il colorito della sua faccia divenne simile a quello di un triste fantasma.
“ Cosa c’è che non va? ” le chiese Misty, notando subito il suo repentino cambio di espressione.
“ N-non… non è possibile! Siamo dieci anni avanti nel futuro! ” urlò Lucinda come una forsennata.
“ Cosa?! Dieci anni nel futuro?! ” esclamarono tutti, increduli su quello che avevano appena sentito dire.
“ Avanti, Lucinda! Si sarà rotto e adesso non funzionerà più! ” ipotizzò Ash, tentando di essere ottimista.
“ Pika pika! ” lo seguì a ruota il topino elettrico.
“ Ash… purtroppo ha ragione. Anche il mio segna che siamo dieci anni avanti rispetto a quando siamo entrati nella Torre Memoria. ” intervenì Paul, che fino a quel momento era rimasto ammutolito. Il suo tono, anche se tentava di nasconderlo, suonava grave.
“ Quindi… ci siamo addormentati per dieci anni?! ” esclamò la capopalestra di Celestopoli, ricordandosi una delle fiabe che le sue sorelle le raccontavano da piccola.
“ Non può essere vero! ” crollò in ginocchio Vera “ No! No! Questo è tutto un incubo! Un terribile incubo! ”
La parole le uscirono tremanti e la sua voce si era ridotta a un sussurro.
“ Vera… ” si chinò Drew verso di lei, tentando di farla rialzare delicatamente.
“ Blaze? Blaziken? ” le chiese il suo Pokèmon, guardandola con occhi tristi.
“È tutto a posto. Sto bene. ” mentì lei, per non far preoccupare lui e i suoi amici.
“E ora… cosa facciamo? ” si chiese Ash, grattandosi leggermente la testa.
Un rumore di passi pesanti e strascicati interruppe i discorsi fra i sei ragazzi. Provenivano dal fondo della strada e sembravano molti vicini. Chiunque fosse a produrre quel suono, di certo, faceva intuire che non era solo…
 
 
 

 
Eccomi qua e sono stranamente in orario! ( se così si può dire )
Come vi è sembrato questo capitolo? Spero che abbia soddisfatto la maggior parte delle vostre aspettative!
Come ho già detto, l’immagine in alto sarà la copertina, per ora, ufficiale della mia fanfiction! ( sapeste quali immagini mi sono dovuto sorbire per trovarla! )
Ovviamente, se notate degli errori di qualsiasi tipo vi chiedo di indicarmeli. Naturalmente, vorrei anche sapere se sono riuscita a mantenere IC i personaggi.
Bandierine positive, neutre, critiche e consigli sono ben accetti!
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo quali:
- Euphemia
- Lady Light
- CristalHika
- Pokelyoko_Pearlshipper
- Kuroitsuki_
Al prossimo capitolo! Spero di trovarvi ancora tutti qui!
  

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Capitolo 3
*** Strani comportamenti ***


Capitolo 3. Strani comportamenti
 
 
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I sei ragazzi e i loro Pokèmon erano completamente immobili. Nessuno di loro osava muovere un passo. Trattenevano il respiro ormai da qualche secondo, per la troppa ansia a cui erano sottoposti. Qualcuno si stava avvicinando a loro e, a breve, avrebbe percorso lo stretto sentiero che portava alla Torre Memoria. Ma una domanda aleggiava nella loro testa: era un amico o un nemico? Potevano fidarsi e prendere alla leggera quella situazione?
“ Nascondiamoci. ” sussurrò Misty con un filo di voce, afferrando il suo Togetic tremante per una zampa e trascinandolo con sé. Gli altri ragazzi del gruppo la seguirono e si rifugiarono fra le mura diroccate di una delle tante case in rovina. La costruzione era completamente privata del tetto, ma le pareti portanti potevano offrire un buon nascondiglio e una visione ottimale della stradina.
Trattennero ancora il fiato per molto tempo. La tensione attanagliava il loro stomaco, impedendogli di proferire parola.
Drew prese tra le sue braccia la povera Vera che, tremante, teneva gli occhi serrati per non vedere l’essere che si stava avvicinando a loro sempre di più. I due si misero al sicuro tra le braccia di Blaziken, in modo che la castana potesse tranquillizzarsi un po’ di più.
Lucinda abbracciò forte il suo Piplup accostandosi a Paul che, in quel momento, non riusciva a nascondere la sua preoccupazione. Il ragazzo dai capelli lilla si scostò appena, infastidito dalla blu. L’abbraccio della ragazza nella Torre Memoria non lo aveva gradito molto, ma doveva ammetterlo, era bello abbracciare le ragazze. Era una cosa che lui non aveva mai fatto a causa del suo carattere schivo e solitario ma, come prima volta, non era andata poi così male. Si riscosse subito da quei pensieri troppo sdolcinati per lui. Avere dei legami con una ragazza? Questo mai!
Misty strinse forte il suo piccolo Togetic, molto più terrorizzato di prima. Era ormai certa che fosse quella la causa del suo malessere. Ash, cercando di infonderle coraggio, le prese furtivamente la mano, dando inizio ad un contatto troppo imbarazzante per la povera Misty. Lei non ricambiò il gesto e si allontanò di uno o due passi da lui. Come gli era venuto in mente di prenderle la mano?! Nel frattempo, Pikachu fiutava l’aria sulla spalla del corvino e drizzava in alto le orecchie per captare ogni minimo rumore ma nemmeno lui e il suo allenatore riuscivano a nascondere l’angoscia.
Un’ombra si stagliò sulla strada in terra battuta, rivelando la sagoma di un uomo. I ragazzi non poterono neanche tirare un sospiro di sollievo, che altre ombre simili si unirono a quella. Per ultime, riconobbero anche le sagome di alcuni Pokèmon che sembravano fluttuare nell’aria come fantasmi. Dovevano essere per forza dei tipi spettro.
I sei ragazzi credevano di essersi preoccupati per un nonnulla e, perciò, erano pronti ad uscire dal loro rifugio improvvisato. Impallidirono, quando videro che quelle persone non avevano niente di normale. Quando passarono davanti alle mura diroccate del loro nascondiglio, poterono finalmente guardarli in viso. Apparentemente, non sembravano avere niente di strano, ma i loro sguardi si soffermarono subito sulla cosa più inquietante dei loro volti: le iridi erano di un insolito color rosso sangue. Guardavano un punto indefinito davanti a loro.  
I Pokèmon che li accompagnavano erano dei Gengar neri che, in apparenza, potevano sembrare dei rarissimi shiny. Ma il colore della loro pelle non era di un grigio tendente al nero, ma era del colore dello spazio più profondo e scuro.
I sei ragazzi dedussero subito che la cosa migliore era non farsi scoprire e di rimanere nascosti nell’ombra. Si avvicinarono al muro e vi si appiattirono contro, cercando di osservarli senza farsi notare.
“ Cosa sono quei cosi?! ” esclamò Lucinda, con una voce quasi stridula.
“ Pi… pipluuup… ” balbettò il pinguino, aggrappandosi al braccio della sua padrona.
“ Secondo me, sono dei vampiri! ” ipotizzò Ash, fantasticando, come sempre, sulle ipotesi più fantasiose e più infantili.
“ Pika pika… ” sospiro il topo elettrico, ormai abituato all’ingenuità del suo allenatore.
“ Brillante deduzione Sherlock Holmes. E ti sembra possibile che i vampiri esistono? ” lo schernì Paul, seccato. Era certo che rimanere con Ash per un altro minuto lo avrebbe fatto impazzire.
“ Può essere! ” ribatté il corvino, ancora deciso a far valere la sua teoria.
“ Paul ha ragione. E poi, se fossero veramente dei vampiri, ci avrebbero già attaccato da un pezzo e non saremmo qui a parlarne. ” interferì Drew, in modo più razionale dell’amico.
“ Assomigliano più a degli zombie che a dei vampiri. Ma neanche gli zombie esistono. ” rifletté Misty, scrutandoli con un'attenzione maniacale.
“ Lasciamo stare gli zombie, i vampiri e tutto il resto! Piuttosto, cos’hanno quei Gengar?! ” sbottò Vera, cercando di focalizzare l’attenzione del gruppo sui Pokèmon invece che sul gruppo di uomini. Provava una forte paura solo a guardarli in volto.
“ Vera ha ragione. I Gengar shiny non sono di quello strano colore! ” fece notare Lucinda, anche lei più interessata ai tipi spettro che a quelle strane persone.
“ Ho capito! ” esclamò Ash, attirando su di sé gli sguardi dei suoi compagni “ E’ una parata cittadina! ”
“ Cosaaaa?! ” esclamarono i suoi amici, spiazzati da una simile affermazione.
“ Non capisco. Spiegati meglio Ash. ” gli chiese Drew, invitandolo a proseguire.
“ Provate a pensarci! Non è possibile che esistano degli umani con quegli occhi così rossi e dei Gengar con un manto completamente nero! ” spiegò il corvino, gesticolando con le mani.
“ Continuo a non capire. ” ammise Vera.
“ Pure io. ” confessò Lucinda.
“ Pika pika… ” sospirò Pikachu sulla sua spalla.
“ Pi pipluup. ” disse Piplup, confuso dalle sue parole.
“ Blaze, blaziken. ” disse Blaziken, trovandosi d’accordo con il piccolo pinguino.
“ E quindi? Dove vuoi arrivare? ” gli domandò Misty.
“ Si saranno mascherati! ” terminò il corvino, alzando il braccio verso l’alto.
“ Si, molto bene Ash. Peccato che la tua teoria fa acqua da tutte le parti. ” commentò Paul “ Per essere una stupida parata cittadina è fin troppo realistica. Gli alberi e l’erba sono viola e le case sono distrutte. Per non parlare del cielo! ”
“ Vernice forse? E qualche finta ambientazione! ” ipotizzò l’allenatore di Biancavilla.
“ A noi non sembra tanto finta come ambientazione. ” commentarono Lucinda e Vera, guardandosi attorno.
“ E i Pokèkron che segnano una data futura? Come te lo spieghi? ” gli domandò il ragazzo dai capelli lilla, curioso di sapere quale stramba teoria avrebbe tirato fuori.
“ Forse si sono rotti? ” gli rispose il corvino, portandosi le braccia ai fianchi.
“ I Pokèkron segnano sempre la data giusta. E sono fatti per durare nel tempo. ” gli spiegò Paul, sbuffando.
 “ E allora… non ho più idee a riguardo. ” concluse Ash, con un'espressione alquanto delusa.
“ Ssshhh! Zitti! Quel Gengar ci sta osservando! ” gli fece notare Misty ai due.
Entrambi si zittirono e abbassarono la testa, appiattendosi contro la parete per non farsi scoprire. I loro compagni li imitarono e si abbassarono più che potevano, mettendosi in ginocchio e curvando la schiena.
“ Ci sta ancora osservando? ” domandò Lucinda, chiedendo a Drew che era rimasto di vedetta in una posizione nascosta.
“ Purtroppo si. E’ ancora lì fermo. ” le rispose il ragazzo dai capelli verdi, sconsolato.
Alzò leggermente il capo e, per un attimo, il suo sguardo smeraldino incontrò gli occhi rossi del Gengar, che lo guardava senza lasciar trasparire nessuna emozione. Il suo corpo cominciò a sparire come se si stesse dissolvendo nell’aria, fondendosi con la nebbiolina lilla che aleggiava fra le case diroccate. Sparì dalla sua vista come un fantasma.
“ R-Ragazzi! E’ scomparso! ” li avvisò, balbettando un poco.
“ Togetic tog! ” urlò Togetic, dimenandosi dalla stretta della padrona.
“ Cosa c’è Togetic? ” gli domandò, spaventata, Misty, cercando di cullarlo.
“ Toooooog! ” strillò, indicando un angolo del loro nascondiglio dove, apparentemente, non c’era nulla di strano. Ma le apparenze molto spesso ingannano. Un attimo dopo, il corpo del Pokèmon fantasma cominciò a materializzarsi davanti ai loro occhi, con una specie di ghigno stampato sul volto. Una decina di altri Gengar comparvero dietro di lui, con la stessa identica espressione dipinta sul viso.
“ Oh noooo! ” urlò Vera, rannicchiandosi contro la parete, incapace di muoversi per la paura.
“ Ehm… ciao! Siete qui per invitarci a prendere parte alla parata? ” gli chiese Ash, con un sorriso da ebete a contornargli la faccia.
“ Ma ti sembra questo il momento di metterti a fare lo scemo?! ” gli strillò contro Paul, alzandosi in piedi di scatto.
“ Gengaaaaar! ” urlarono i Pokèmon fantasma, preparando ognuno una sfera di energia negativa tra le zampe. Stavano per scagliargli addosso una palla ombra! Quando furono pronte, le rilasciarono dai palmi e le indirizzarono contro i loro bersagli.
Il Blaziken di Vera, prima che fossero colpiti da quegli attacchi combinati, si caricò sopra i sei allenatori e i rispettivi Pokèmon e compì un agile balzo all’indietro, evitando l’impatto con le numerose palle ombra.
Appena atterrò sul sentiero, attirò subito l’attenzione di tutte le persone che erano lì e degli altri Gengar. Li guardavano con un’espressione truce e assassina. Subito si fiondarono addosso ai nuovi arrivati, senza indugiare oltre.
Paul tirò fuori dal suo zaino una pokè ball e la lanciò ad un metro davanti a sé. Appena l’oggetto sferico venne a contato con il terreno, sprigionò un fascio di luce, da cui vi uscì fuori il suo Electivire. Il tipo elettro emise il suo verso, battendo i pugni.
“ Electivire usa protezione! ” gli ordinò l’allenatore.
“ Electi! ” annuì, preparandosi ad eseguire la mossa.
Il Pokèmon protese davanti a sé le sue possenti braccia, allargando i palmi e creando una barriera protettiva verdognola, in grado di contenere tutti senza alcun problema.
I loro assalitori batterono i pugni e concentrarono le loro mosse sulla superficie dello scudo, ma con scarsi risultati perché Electivire non cedette. Ma non potevano ancora sentirsi completamente al sicuro.
Il terreno, sottostante la barriera di luce, prese a tremare leggermente. La terra si smosse sotto i piedi del grosso Pokèmon elettro, che fu subito attaccato da tre Pokèmon neri: erano degli Umbreon! Anche loro, però, riscontravano delle anomalie come i Gengar. Le parti del loro corpo che, normalmente, dovevano essere gialle erano viola. Balzarono fuori dalle loro fosse e usarono codacciaio in perfetto coordinamento. Electivire cadde in ginocchio, interrompendo la barriera difensiva. I sei ragazzi si ritrovarono subito circondati.
“ Ma si può sapere cosa gli è preso a queste persone e ai loro Pokèmon?! ” urlò Lucinda, abbracciandosi più forte che poté al suo Piplup.
“ Pipluuuup! ” strillò, a sua volta, il piccolo pinguino.
“ Di certo, non vogliono invitarci ad una parata come diceva il nostro Ash! ” le rispose Drew, stringendo forte la mano tremante di Vera.
“ Paul! Vera! Caricate tutti sopra i vostri Pokèmon! Dobbiamo allontanarci al più presto da Lavandonia! ” ordinò ai due Misty che, fra tutti, sembrava quella con la mente più lucida.
Electivire e Blaziken si avvicinarono a ognuno di loro e se li caricarono sulle spalle o sul dorso, pronti alla fuga. Ash, Vera e Misty si trovavano sopra il Pokèmon Vampe mentre Paul, Lucinda e Drew erano stati caricati sul Pokèmon Saetta.
A grandi balzi, i due cominciarono a sorpassare l’enorme folla che si era radunata attorno a loro. Atterravano pesantemente e scattavano velocemente verso l’alto, senza un attimo di tregua.
I Pokèmon li attaccavano ripetutamente e, questo, non rendeva la loro fuga molto facile. Pikachu, Piplup e il Roserade di Drew cercavano di respingerli sfruttando i loro attacchi migliori, garantendo protezione ai loro compagni.
 
 
Dopo molte difficoltà di percorso, riuscirono ad allontanarsi dalla cittadina di Lavandonia, non del tutto illesi.
Neanche al di fuori della città la situazione era diversa: gli alberi erano ricoperti da foglie viola e ai loro rami erano appesi gli stessi frutti marci. L’erba e la nebbiolina lilla troneggiavano sul paesaggio. Il cielo era ancora pieno di nuvole turbinanti e viola. Dalla foreste non arrivava alcun suono. Il silenzio era tombale e aleggiava in ogni singola cellula del bosco.
Si sedettero per qualche minuto in quella radura, per far riprendere fiato a loro e ai Pokèmon, oramai esausti.
“ Allora… sei ancora dell’idea che abbiano usato della vernice, delle finte ambientazioni e delle maschere? ” gli chiese Paul, con un accenno di superiorità nella voce.
“ Ci ho sperato fino a poco tempo fa! ” gli rispose Ash, abbassando il capo tristemente.
“ Pikaaa… ” sospirò il topino giallo abbassando le orecchie.
“ Piplup… ” concordò il pinguino, incrociando le pinne al petto.
“ Spero vivamente che questo sia un incubo e che tra poco mi sveglierò nel mio letto! ” disse Vera, chiudendo gli occhi, aspettandosi di ritrovarsi nuovamente nella sua stanza.
“ Non essere sciocca! Ormai lo hanno capito tutti che questo non è un sogno e che tutte queste cose stanno succedendo realmente. ” la indispettì Drew, con un tono di voce un pochino maligno.
“ Io preferirei di gran lunga l’incubo alla realtà! ” commentò Lucinda, stringendosi nelle spalle.
“ Ma se questa è davvero la realtà… come faremo a ritornare nel nostro mondo? ” si chiese Misty, guardando rattristata il suo piccolo Togetic.
Appena la rossa ebbe finito di parlare, qualcosa dietro le spalle dei sei ragazzi si mosse, provocando un fruscio di erba e foglie cadute. Scattarono in piedi e i loro Pokèmon si misero in allerta, in posizione d’attacco.
Dalla fitta boscaglia sbucò fuori un uomo anziano sulla settantina d’anni, con la barba bianca che gli ricadeva sul petto. Indossava quello che poteva essere un vecchio camice da laboratorio, ormai logoro e strappato in alcuni pezzi. Li guardava attentamente, quasi fosse sorpreso di vederli. Vicino alla sua gamba si trovava un normalissimo Bulbasaur.
“ C-chi sei tu?! ” gli chiese in modo sprezzante Ash, a nome di tutti.
“ Ma come? Non mi riconosci, Ash? ” gli domandò l’anziano signore, sorridendo appena.
“ Come fai a sapere il mio nome? ” gli rispose il corvino con un’altra domanda.
“ Semplice. Io sono il Professor Oak. ”
 
 
 

 
 
Ciao!!!
Che dire, eccomi qui con il terzo capitolo!
Come avete visto, la situazione si fa sempre più strana e i nostri ragazzi sembrano essere davvero nei guai. Lascio a voi la varie ipotesi. Svelerò tutto nei prossimi capitoli.
Spero che anche questo capitolo sia stato all’altezza delle vostre aspettative.
Fatemi sapere cosa ne pensate anche con una piccola recensione.
Ringrazio le persone che mi seguono e ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo che sono:
- PokemonMaster97 PA
- Soul Shining
- CrystalHika
- _ClyssiasChange_
- Kuroitsuki_
Penso che riuscirò a tenere un ritmo di un capitolo a settimana e pubblicherò preferibilmente nel weekend.
Alla prossima!!!
 
 
  

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Capitolo 4
*** Un oscuro futuro ***


Capitolo 4. Un oscuro futuro
 
 
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“ Il Professor Oak?! ” ripeterono, in coro, i presenti, Pokèmon compresi.
“ Ma non è possibile! ” strillò Misty, poiché lei aveva avuto modo di conoscere molto bene il più famoso e brillante scienziato di tutta Kanto.
“ Tog Togetic! ” disse il Pokèmon, trovandosi d’accordo con la sua allenatrice.
“ Il professore non ha quella lunga barba! ” esclamò Ash, commentando in modo molto ingenuo l’aspetto dell’anziano.
“ Pika pika! ” squittì Pikachu.
“ E poi lui non vive come un eremita isolato dal mondo! ” proseguì Vera, prendendo coraggio.
“ Ma allora dov’è andato a finire il grande poeta che conoscevo?! ” si chiese Lucinda, ricordando tutte le poesie che lo scienziato recitava per lei e che amava tanto ascoltare.
“ Oh! Ti assicuro che la mia vena poetica non è scomparsa in tutti questi anni! ” le rispose l’anziano.
I suoi occhi si illuminarono di colpo e presto a contornargli la bocca ci fu un largo e vivace sorriso. Gonfiò il petto prendendo più aria che poté e chiuse gli occhi scuri, preparandosi a recitare una poesia inventata al momento.
“ Sei ragazzi nella foresta ho avvistato a cui subito mi sono presentato! ” terminò la breve poesia, aspettando i vari complimenti dei suoi ascoltatori.
“ Bravo! Bravissimo! ” applaudì Lucinda, più eccitata che mai.
“ Pi piplup! ” si congratulò Piplup.
Il resto del gruppo, invece, non sembrava che avesse apprezzato molto i suoi versi poetici. La maggior parte di loro si limitò ad annuire e ad accennare un breve sorrisetto.
“ Patetico. ” commentò Paul, incrociando le braccia e voltandosi a guardare da un’altra parte.
“ Ma Paul si comporta sempre in questo modo, Ash? ” chiese, rivolto al corvino.
“ Si, professore. Purtroppo fa sempre così! ” gli rispose l’allenatore di Biancavilla, ridacchiando e portando la mano dietro la nuca.
“ Ok! Va bene! Ammettiamo che lei sia davvero il Prof. Oak. Allora ci saprà sicuramente spiegare come e quando è successo tutto questo! ” disse Drew, indicando gli alberi della foresta e il cielo. Non era ancora sicuro che quello fosse davvero il ricercatore che tutti conoscevano. Aveva bisogno di qualche conferma, ma fino ad allora, sembrava l’unico che non era intenzionato ad attaccarli o fargli del male.
“ Ragazzo mio, non credo che questo sia il posto più adatto per parlarne! ” constatò il professore “ Venite nella mia caverna. Lì saremo al sicuro da ogni pericolo. ”
“ Va bene! ” annuì deciso Ash, cominciando a seguire l’uomo.
“ Aspetti un attimo! Dobbiamo discutere prima di una cosa! ” interferì, nuovamente, Drew, afferrando il corvino per il colletto della giacca e trascinandolo via.
“ Come volete. Fate pure con comodo. ” gli rispose l’anziano, facendo salire sulla spalla destra il suo Bulbasaur. Il Pokèmon si accoccolò sopra, soddisfatto.
I sei ragazzi si strinsero a cerchio per non far ascoltare i loro discorsi a quello strano uomo. In fondo, fino a prova contraria, per loro era un perfetto sconosciuto. Con quello che gli era capitato fino ad allora non potevano permettersi il lusso di prendere le cose troppo alla leggera.
“ Voi che ne dite? Ci fidiamo o non ci fidiamo? ” domandò Misty, parlando per prima.
“ Non lo so. A me sembra troppo sospetta come cosa. ” commentò il ragazzo dai capelli verdi.
“ Anche a me. Non vi sembra un po’ strano? Siamo appena fuggiti da Lavandonia e, casualmente, questo presunto Prof. Oak ci si para davanti. ” fece notare Vera, rimuginandoci sopra.
“ A me sembra lui! Non avete sentito che bella poesia? ” disse Lucinda, con sguardo sognante.
“ Piplup pi piplup! ” commentò il pinguino.
“ Io non ho notato nulla di strano. ” disse il corvino, grattandosi leggermente la nuca.
“ Pikachu pika. ” squittì Pikachu, anche lui d’accordo con il suo allenatore.
“ Siete solo due sciocchi! Com’è possibile che vi fidiate della prima persona che incontrate?! E poi, non avete visto il suo aspetto?! ” si spazientì Paul, stanco dell’ingenuità dei suoi compagni.
“ E poi, mi sembra che Togetic sia ancora molto irrequieto. Secondo me quell’uomo centra qualcosa. ” fece notare a tutti Misty, osservando il suo piccolo Pokèmon. Da quando si erano risvegliati, non faceva altro che tremare e nascondersi tra le braccia della sua padrona.
“ Misty! Il tuo Togetic si comporta in questo modo da quando siamo arrivati qui! Perciò, credo che neanche questo sia qualcosa di anomalo. ” disse il corvino, portando l’esasperazione del gruppo a livelli troppo alti. I suoi compagni di viaggio sospirarono, ripetendosi mentalmente di avere pazienza e di restare calmi. Paul, in particolare, compì uno sforzo immane per rimanere impassibile dopo quella affermazione.
“ A volte mi domando perché ho viaggiato con te per Kanto e per Jhoto. ” si chiese la capo palestra di Celestopoli, battendosi una mano sulla fronte.
“ In ogni caso, per ora non sappiamo dove andare. Solo per il momento, lo seguiremo. ” concluse Drew, conquistando l'appoggio di tutti i suoi compagni di viaggio. Il gruppo si trovò d’accordo con la sua proposta. Erano arrivati, quasi civilmente, ad un compromesso.
“ Prof. Oak! Veniamo con lei! ” lo avvisò Ash, parlando a nome di tutti.
“ Bene. Allora, vi faccio strada. ” gli rispose l’anziano, cominciando a percorrere lo stretto sentiero che attraversava la foresta, seguito dai sei ragazzi e dai loro Pokèmon.


 “ Ecco! Il posto è questo! ” disse, fermandosi davanti ad una profonda insenatura nella montagna rocciosa “ Prego, accomodatevi. ” terminò, spostandosi di lato per farli entrare.
Una volta all’interno, i sei allenatori si guardarono attorno: il soffitto della grotta era abbastanza alto da far passare un adulto, le pareti erano ruvide e irregolari, con rivoli d’acqua che scendevano da piccole aperture praticate nella roccia. Il pavimento era in terra battuta, tranne che in alcune punti, dove si ergevano dei piccoli spuntoni. Appoggiate all’interno di alcune rientranze, c’erano degli oggetti di uso quotidiano, la maggior parte ricavati da materiali reperibili in natura. Al centro si trovavano le ceneri di quello che doveva essere un vecchio fuoco da campo, oramai spento. Accatastata in un angolo, c’era una grossa quantità di legna di varia natura e origine. In un altro angolo, c’erano due cumuli di paglia spiegazzata: dovevano essere i letti del Prof. Oak e del suo Bulbasaur.
“ Abbastanza… accogliente… ” commentò Misty, osservando con sghembo il mobilio della caverna.
“ Lo ammetto, non è un granché, ma questo è il massimo che ho trovato. Sapete, di questi tempi non si può fare i difficili su certe cose. ” le rispose lo scienziato, sorridendo e lasciando la frase a metà, come se i suoi interlocutori sapessero di cosa stava parlando.
“ Cosa intende? ” gli chiese Vera, alzando un sopracciglio.
“ Una cosa che non mi spiego, è come avete fatto a rimanere così giovani. Sembrate ancora dei ragazzini! ” parlò fra sé e sé il professore, cominciando a preparare i letti per i suoi ospiti, ricavandoli dalla paglia che aveva a disposizione.
“ Noi siamo dei ragazzini! ” gli rispose, in coro, il gruppetto.
“ Come?! Quindi, avete ancora dieci anni?! Ma voi dove eravate quando il mondo è finito e dove siete stati per tutto questo tempo?! ” esclamò, in modo alquanto sorpreso, lo scienziato di Kanto. I suoi occhi si allargarono a dismisura, spostando il suo sguardo incredulo sui visi dei ragazzi.
“ Q-quando il m-mondo è…? ” ripeté, balbettando, Vera, convinta di non aver appreso appieno il significato dell’ultima frase pronunciata dall’anziano ricercatore.
“ È finito? ” terminò la frase Lucinda, anche lei sbigottita per quella affermazione.
“ Pika pika! ”
“ Pi pipluuup! ” esclamarono i due Pokèmon.
“ Professore, potrebbe spiegarsi meglio? ” gli chiese, cortesemente, Drew, desideroso di capire meglio tutta quella faccenda.
“ Sedetevi ragazzi. Ora vi racconto tutto… ” disse lo scienziato, appoggiandosi su una roccia, pronto a spiegare la situazione a quegli ignari ragazzini. I sei allenatori si strinsero intorno a lui, desiderosi di sapere quanto più possibile su tutte le cose strane di cui erano stati testimoni.
 “ Tutto ebbe inizio dieci anni fa, esattamente questo giorno. Nella cittadina di Lavandonia, mentre ognuno svolgeva le sue normali attività, comparve nel cielo un essere dalla pelle violacea. Nessuno sapeva chi era o che cos’era e tanto meno il perché si trovasse lì. Con questa strana apparizione, il mondo cominciò a morire e a sprofondare nell’oscurità e nello sconforto. Questa entità cominciò ad assoggettare prima gli abitanti di Lavandonia poi i Pokèmon che vivevano nelle aree circostanti.
Io, insieme alla mia squadra di collaboratori, ci recammo subito sul luogo per studiare questo strano fenomeno. Commettemmo un terribile errore. Appena i miei assistenti lo guardarono in volto, i suoi occhi, rossi come il fuoco, emisero delle strane luci violacee. Qualche secondo dopo questo contatto, capii di averli persi. Era come se i loro corpi non rispondessero più alle loro volontà, tanto che mi attaccarono all’istante. Anche i Pokèmon che mi ero portato dietro mi aggredirono, evidentemente, non sapevano che io ero il loro allenatore. Riuscii a salvare solo Bulbasaur da questo destino.
Ma non c’era più tempo da perdere. Scappai via dalla città e mi rifugiai sulle montagne, sperando con tutto il cuore, che quello strano essere non mi trovasse. E fu così.
Sono rimasto qui fino ad allora, evitando le grandi città. Qualche tempo dopo, anche il paesaggio mutò e assunse queste strane colorazioni. ” terminò il professore, chinando la testa e tirando un sospiro.
I suoi ascoltatori lo guardarono allibiti, non riuscendo a proferire parola. Erano rimasti ammutoliti da una tale spiegazione. Com’era possibile che fossero accadute tutte quelle cose, mentre loro dormivano?
“ Professore… è riuscito a capire chi era quello strano essere? ” domandò Ash, con un velo di curiosità nella voce.
“ Solo in seguito, capii  che si trattava di Zuriga. ” gli rispose lo scienziato, alzando il capo, tornando a guardare il gruppetto di allenatori ai suoi piedi.
“ Zuriga? ” ripeterono, in coro, i presenti.
“ Che cos’è Zuriga? ” chiese il corvino, piegando la testa di lato.
“ Te lo ha appena spiegato! ” intervenne Paul, ripresosi ben presto dallo scioccante racconto.
“ Hai ragione, Ash. Mi spiegherò meglio. Si sa davvero pochissimo su di lui e non sono nemmeno certo che sia un Pokèmon. Ma una cosa ve la posso dire certezza: Zuriga è una entità primordiale cha ha origine molto antiche. Quando nacquero i Pokèmon leggendari, lui venne al mondo, esattamente come loro. So che i suoi poteri, da quello che ho potuto constatare, possono far cadere in uno stato di trans ogni creatura, facendolo diventare suo fedele schiavo. Queste sue doti si dimostrano molto più efficaci sui Pokèmon di tipo spettro e buio e sulle persone che non hanno un animo completamente puro. ” spiegò, posando il suo sguardo sul ragazzo dai capelli lilla. Paul lo ignorò, voltando la testa e con un atteggiamento alquanto menefreghista.
“ Prof.Oak, lei conosce un modo per contrastarlo? ” gli chiese Drew, desideroso di trovare, al più presto, una soluzione. La piega che avevano preso le cose dopo il loro risveglio non gli piaceva per niente.
“ No, ragazzo mio. Tutto quello che so ve l’ho già riferito. Questo è quanto. ” gli rispose, con tono grave.
Nella grotta calò un fitto silenziò, rotto soltanto dalle goccioline d’acqua che percorrevano le sue dure e irregolari pareti.
Tantissimi pensieri riempivano la testa dei sei ragazzi, confondendosi tra loro come i colori sulla tela di un pittore. Cercavano di dare un ordine ad ognuno di loro, ma lo shock gli impediva di farlo. Nessuno sembrava abbastanza lucido da porre ancora altre domande. Tutti tranne il nostro Ash.
“ Prof.Oak? Cos’è quello strano oggetto lì nell’angolo? ” chiese il corvino, che era molto più interessato alle cose contenute nella grotta che alla storia che aveva appena ascoltato. L’oggetto in questione, era una sfera lilla schiacciata ai poli, posata in una rientranza della parete. In un certo senso, era molto simile a quella che lui aveva trovato nella Torre di Lavandonia. Era attraversata da nemerosi solchi neri e al centro si trovava un pulsante rosso. A degli occhi inesperti, poteva sembrare una normalissima pokè ball.
Subito dopo, ricevette le occhiatacce di tutti i suoi amici, ma lui li ignorava totalmente, aspettando di ricevere una risposta.
“ Oh! Ehm… quello… ecco… l’ho sottratto ad uno di quei mostri ed ho pensato di tenerlo! ” rispose, dopo aver balbettato un pochino, lo scienziato.
Il ragazzo annuì, senza più proseguire con le domande. Evidentemente, anche l’ingenuo Ash aveva notato che nel professore c’era qualcosa di strano.
 
 
 
 
Ciao a tutti!!!!!
Si, lo so, questo capitolo era per lo scorso weekend ma non ho avuto il tempo di scriverlo.
Spero che mi perdonerete anche se so che non lo farete e spero anche di non aver tradito le vostre aspettative.
Allora? Vi ho sbalordito oppure no? Non ve la aspettavate l’entrata in scena di un nuovo Pokèmon creato da me, vero? Più avanti vi darò una descrizione più precisa ma, per ora, voglio dargli un certo alone di mistero, giusto per suscitare un po’ di suspence!
Ringrazio le persone che mi seguono e coloro che hanno recensito lo scorso cappy quali:
- Soul Shining
- CrystalHika
- Pokelyoko_Pearlshipper
- Kuroitsuki_
Ci terrei a sapere il parere di quelli che leggono e basta. Ho bisogno di sapere anche voi cosa ne pensate!
Al prossimo cappy!!!! 

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Capitolo 5
*** Segreti ***


 Capitolo 5. Segreti
 
 
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Il piccolo fuoco da campo scoppiettava allegro al centro della grotta scavata nella brulla roccia della montagna. I bagliori che proiettava danzavano imperterriti sulle pareti in un gioioso ballo di vitalità e di luce arancione, venata di sfumature gialle.
La notte era scesa, ma il cielo non era del solito blu scuro che i sei ragazzi e i loro Pokèmon ricordavano.
Il Professor Oak era intento a trafficare con gli spiedini di bacche che aveva messo sul fuoco. Purtroppo, non aveva nient’altro da offrire ai suoi ospiti, dato che conduceva una vita da eremita oramai da parecchi anni. In quei tempi, anche le bacche erano diventate una fonte di nutrimento più unica che rara. Gli alberi che le producevano finivano spesso per morire e gli esemplari rimasti erano davvero pochi e radi. Ci si doveva per forza accontentare di quello che si riusciva a trovare in natura.
Ma i suoi giovani ospiti non sembravano tanto insoddisfatti per un simile pasto. Dopotutto, forse era la cosa più buona che gli era capitata da quando si erano svegliati. Sedevano intorno al fuoco su grossi massi di pietra che usavano come sedie.
Nessuno parlava e nemmeno i loro Pokèmon emettevano gioiosi i loro versi. Il morale di tutti era davvero a terra. Persino Ash, sempre felice e spensierato come il bambino che era, non riusciva a conversare con i suoi amici.
Ognuno di loro era immerso nei suoi più reconditi pensieri e riflessioni. Ma la percentuale che le preoccupazioni occupavano era davvero molto alta tanto da riempire la loro mente fino alla parte più profonda del loro subconscio.
La voce del professore li distrasse dai loro pensieri, attirando l’attenzione di tutti.
“ Ragazzi, la cena è pronta, se volete favorire. ” li avvisò, togliendo gli spiedini di bacche dal fuoco ed esibendoli ai presenti. Le bacche, di un colore leggermente dorato, emettevano un lieve fumo biancastro, sprigionando nell’aria un fragrante e gradevole profumo.
I sei presero ognuno uno spiedino, condividendo il tutto con i loro Pokèmon. Il cibo non era molto e l’appetito era tanto, perciò, nessuno andò a letto con la pancia completamente piena. Ma bisognava accontentarsi e adattarsi per il momento.
La serata passò lenta, anche perché le conversazioni erano quasi del tutto nulle e prive di alcun interesse e la voglia di parlare non era molta.
Si coricarono sui loro giacigli di paglia e si addormentarono quasi subito, dormendo sonni tormentati da terribili e lunghi incubi.
 
 
Oscurità. Buio. Tenebre. Nient’altro si poteva distinguere se non il nero più totale. La fortezza era nella semipenombra e solo la stanza del padrone che vi abitava era completamente buia. Buia come la sua anima corrotta dall'odio e dal male.
Alla creatura, che aveva la sua dimora là dentro, non era mai piaciuta la luce. Soprattutto perché gli ricordava il suo più valente nemico, il solo che era stato in grado di sconfiggerlo e di imprigionarlo per l’eternità. Lo aveva eliminato con facilità e la sconfitta era stata ancora più dura da accettare. Non avrebbe mai potuto dimenticare quel bagliore sfolgorante che gli aveva accecato gli occhi e che aveva fatto sparire tutte le sue aspirazioni. E poi subito dopo l'odio che lo aveva invaso sin nel profondo, portandolo ad una auto commiserazione che tutt'ora non era svanita. Ma l’eternità non era durata così tanto e, molti millenni dopo, era di nuovo libero dalla sua prigionia.
Nonostante tutto quel tempo, il suo odio non era svanito e la fiamma di vendetta non si era né affievolita e né spenta. Ancora poco sarebbe bastato e il mondo intero si sarebbe  inginocchiato dinanzi a lui, riconoscendolo come suo legittimo sovrano e imperatore. Tutti avrebbero pagato per le pene che aveva dovuto sopportare in tutti quegli anni di passività.
Sentì un impercettibile scricchiolio provenire dalla porta. Si mosse velocemente come un ombra, rifugiandosi nell’oscurità della stanza, cercando di confondersi con il buio.
Gettò gli occhi sulla figura del Pokèmon che si ergeva davanti a lui, senza mostrarsi, quasi ne avesse timore. Ma, in realtà, era lui a suscitarlo negli altri e non il contrario.
“ Lord Zuriga, ci è appena arrivata una comunicazione da un nostro agente… ” gli comunicò il suo servitore, avanzando nella stanza senza toccare il pavimento, inchinandosi. Fluttuava nell’aria come un fantasma, esattamente come il suo superiore.
Gli occhi di Zuriga si illuminarono di rosso e rischiararono il locale come due fulmini a cielo aperto, fissando l’uscio del suo appartamento.
“ Bene… e di che cosa si tratta? ” gli domandò il leggendario, avanzando leggermente senza però mostrarsi del tutto.
“ Li abbiamo trovati. ” annunciò, con una lieve soddisfazione nella voce.
“ Chi è  che li ha scovati? ” chiese il sovrano, uscendo dall’oscurità e avvicinandosi al suo sottoposto.
“ Un nostro agente sulle montagne…” gli rispose, fissandolo coi suoi occhi blu, contrastanti con quelli rossi dell’altro.
“ Fai rapporto ai miei servi più vicini. Che si rechino immediatamente sul posto senza alcuna esitazione. ” ordinò, quasi in modo euforico “ Se ci sarà bisogno sarai tu ad intervenire. ”
“ Come vuole, signore. ” obbedì il Pokèmon, inchinandosi con riverenza e volando via lentamente.
Sul volto di Zuriga si dipinse un ghigno soddisfatto e alquanto inquietante. Finalmente, avrebbe raggiunto la perfezione e nessuno lo avrebbe più ostacolato. Sentiva già il mondo intero nel palmo della sua mano, di cui avrebbe deciso le sorti al minimo gesto, al minimo pronunciarsi delle sue parole. Perchè era questo che bramava da tutta una vita. Il potere.
 
 
Aprì gli sfavillanti occhi azzurri, scrutando l’ambiente intorno a sé. Peccato, ci aveva sperato che, dopo il risveglio, tutto sarebbe ritornato alla normalità. Ma niente, ormai, era più normale.
Si trovava nella stessa caverna e nello stesso giaciglio di paglia. Si diede della sciocca da sola: come poteva ancora solo sperare di ritrovarsi nel suo comodo letto a Duefoglie? Pensando alla sua cittadina la assalì la nostalgia. Le venne in mente sua madre. Chissà se avrebbe ancora rivisto i suoi marini occhi blu come i suoi e il suo sorriso materno sincero e amorevole. Non sapeva neanche se era ancora viva o se stava bene.
Scosse la testa e si distrasse da quei pensieri che non facevano altro che intristirla.
Si guardò attorno, contando uno per uno i suoi compagni. Drew e Vera dormivano stretti l’uno all’altra. La castana aveva appoggiato la testa sul petto di lui, facendosi cullare dal suo respiro leggero e dal lento alzarsi e abbassarsi del suo torace. Il ragazzo, invece, la abbracciava teneramente, come per proteggerla dal freddo e dai pericoli.
Misty dormiva abbracciata al suo Togetic, forse per consolarlo e rassicurarlo. Nelle ultime ore lei si era preoccupata tantissimo per il suo piccolo Pokèmon, senza nasconderlo minimamente. Vicino a lei, Ash russava sonoramente mentre Pikachu gli dormiva comodamente di fianco alla testa, con i capelli del corvino a coprirgli il dorso striato.
Il professore si era sistemato davanti all’ingresso della caverna, forse per tenere d’occhio la situazione o per fare il turno di guardia tutta la notte. Notò solo allora il suo Bulbasaur che ronfava sulla sua testa, per niente turbato dalla posizione alquanto scomoda che aveva scelto per addormentarsi.
Ma mancava qualcuno… un giaciglio era vuoto. Mancava Paul.
Lucinda si alzò piano, senza far rumore, decisa a uscire dalla grotta per dare un’occhiata fuori. Mentre si allontanava a passi svelti, sentì un piccolo grugnito dietro di sé. Si voltò e vide che Piplup si era svegliato e si strofinava gli occhi con entrambe le pinne.
“ Piii? ” le chiese, con un’aria leggermente confusa.
“ Fa’ silenzio Piplup! Non svegliare gli altri! ” gli sussurrò la blu, cercando di abbassare quanto più possibile il tono della voce.
Il pinguino annuì mollemente, scavalcando i vari corpi addormentati con una abilità senza pari.
In un attimo, Lucinda e il suo Pokèmon si trovavano davanti all’ingresso della grotta. La ragazza sporse la testa fuori, speranzosa di trovare Paul proprio davanti a lei. No, lui non c’era. Alzò la testa a fissare il cielo. Niente. Nemmeno una stella e neanche la luna osava rischiarare la volta celeste, che tanto celeste non era. Invece del solito blu notte, le nuvole erano diventate nere e continuavano imperterrite a vorticare minacciose. Di giorno a tiranneggiare nel cielo c’era quell’orrendo viola mentre di sera l’oscurità più assoluta. L’allenatrice sospirò pesantemente. Che mondo di desolazione era quello.
Si decise a uscire e camminò per un breve tratto, allontanandosi dal rifugio. Fu solo allora che riconobbe la figura slanciata di Paul. Il ragazzo se ne stava seduto su un masso, fissava l’orizzonte per cercare chissà che cosa.
Lucinda sapeva che la aveva sentita, ma lui non ebbe neanche la premura di girarsi per salutarla.
“ Cosa guardi? ” gli chiese, per attirare la sua attenzione.
“ Nulla. Neanche volendo potrei guardare qualcosa. ” le rispose, calmo, Paul, con voce grave.
“ Piiiplup. ” annuì il pinguino, alzando la testa per indagare le emozioni che attraversavano il volto della sua padrona.
“ Perché sei qui fuori? ” gli domandò nuovamente, avvicinandosi.
“ Perché ti dovrebbe interessare? ” le rispose, con un’altra domanda, il ragazzo, visibilmente seccato.
“ Era solo una curiosità! ” sbuffò la blu, incrociando le braccia.
“ Pi-Piplup! ” urlò il tipo acqua, agitando le pinne come per sgridarlo.
“ Tu stanne fuori! ” sbraitò Paul, a malo modo, contro il Pokèmon.
Piplup stava letteralmente fumando dalla rabbia. Gli sarebbe saltato addosso seduta stante, ma la sua allenatrice lo fermò, sbarrandogli la strada con il braccio.
“ Non devi per forza essere distaccato con gli altri. Tu hai paura di mostrarti per quello che veramente sei. ” gli disse, aspettandosi una reazione dal suo interlocutore.
“ Io sono così e basta! ” le rispose il ragazzo dai capelli lilla, sentendo la sua sicurezza vacillare leggermente.
“ Tutti siamo tristi e preoccupati in questo momento. Non c’è niente di male a mostrare i propri sentimenti! ” continuò lei, senza arrendersi alle sue convinzioni.
“ Sono uscito per riflettere e perché non avevo sonno! Se mi hai fatto tutto questo bel discorsetto solo per cavarmi le parole di bocca, ci sei riuscita! ” le urlò contro Paul, visibilmente frustato “ E ora lasciami in pace! ” terminò, risedendosi di nuovo sul masso di prima e incrociando le braccia.
La blu rimase per un attimo a fissarlo, sbigottita da una simile reazione. Scosse energicamente la testa. Avrebbe dovuto aspettarsi quel comportamento. Forse, non lo conosceva poi così bene.
Si avvicinò a lui, un po’ esitante, e si mise alle sue spalle a fissare l’orizzonte. Non l’avrebbe fatta sedere vicino a lui. E poi, a lei cosa importava di stargli così troppo vicino?
“ Riusciremo a venirne a capo, non preoccuparti. ” gli disse Lucinda, cercando di confortarlo.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi, senza voltarsi. Aveva intuito perfettamente i suoi pensieri e si chiedeva come avesse fatto. Telepatia? Semplice intuizione? Dopotutto, si disse, era scontata come cosa no? Non era difficile da indovinare.
“ Come fai a essere così ottimista? ” le chiese, più a se stesso che a lei.
“ Perché è il solo modo che conosco per non abbattermi. ”  gli rispose semplicemente, chiudendo gli occhi e sospirando.
Li riaprì e vide che il ragazzo la fissava con il suo solito sguardo serio e distaccato. Sentendosi osservata, si decise a sedersi accanto a lui e non osava guardarlo in viso. Il perché non lo sapeva nemmeno lei, ma era come se temesse i suoi occhi. Quegli occhi neri e freddi, ma che potevano nascondere anche un po’ di calore se si cercava in profondità.
“ Ti manca tuo fratello? ” gli chiese Lucinda, cercando di rompere il ghiaccio.
“ Non più di tanto. ” le rispose, tornando a fissare l’orizzonte.
“ Non sei nemmeno un po’ preoccupato per la sua sorte?! ” esclamò la blu, spalancando gli occhi.
“ Sì, cioè no, ma… sono affari che non ti riguardano! ” le rispose, balbettando un pochino. Ma cosa gli stava succedendo? Quella ragazza gli stava letteralmente mandando in fumo l’intero sistema nervoso.
 “ Finiscila di essere così scontroso! ” sbottò lei, spingendolo con entrambe le braccia e buttandolo giù dal masso, col risultato che anche lei perse l’equilibrio e finì lunga distesa sul suo petto. Si guardarono l’un l’altra negli occhi, sbigottiti e un pochino imbarazzati. La coordinatrice lo scrutò in volto, indagando con particolare interesse sulle sue guance. Le parve di scorgere un lieve rossore. Tra i due, forse il più imbarazzato era Paul, ma era difficile da stabilire.
Piplup, intanto, che era rimasto in disparte per volere della sua allenatrice, guardava con un misto di meraviglia, confusione e di pura gelosia la scena che si parava senza pietà davanti ai suoi occhi. No. Non doveva succedere. Paul non poteva e non doveva prendere il suo posto come favorito. E poi, non era il suo tipo!
Fortunatamente per lui, il ragazzo dai capelli lilla la scostò rudemente di lato, accompagnando il gesto con un sonoro Tsk!. Il pinguino trasse un profondo sospiro di sollievo. Certo che lui era insostituibile!
“ Non osare mai più! ” la minacciò l’allenatore di Rupepoli, guardandola trucemente “ Non parlare con nessuno di questo! ”
Lei annuì, ancora leggermente scossa. Non si accorse neppure che il suo Pokèmon stava cercando disperatamente di attirare la sua attenzione.
“ Bene. Mi sento meglio. ” confessò, serrando gli occhi e respirando ed espirando avidamente l’aria. Quando li riaprì, vide i visi di Lucinda e di Piplup attraversati da una smorfia di puro terrore. Da cosa erano spaventati? Perché sembravano fissare un punto alle sue spalle?
Si voltò, quasi avesse paura di scoprire cosa ci fosse dietro di lui. Sgranò gli occhi, rimanendo spiazzato da una simile visione: un gruppo massiccio di Aerodactyl si stava avvicinando sempre più alla loro caverna. Ma non erano le sagome di normali Aerodactyl. Quei Pokèmon erano completamente neri!
 
 
 
 
Ciaoooooo a tutti!!! * schiva coltelli *
Sì sì sì! Avete più che ragione a essere arrabbiati! In effetti, è da un po’ che non mi faccio sentire! Causa: mancanza di voglia. Eh sì! Brutta cosa la pigrizia!
Spero che abbiate passato bene le feste natalizie!
Che dire, capitolo dedicato alla Ikari e spero che i fan lo abbiano gradito! Sono preoccupata perché penso che Paul sia leggermente ( o forse di più ) OOC. Però devo per forza cominciare a far smuovere qualcosa tra i due. E, nel frattempo, abbiamo dato un piccolo sguardo ai nostri cattivoni.
Cercherò di dare più spazio alla Contest nei prossimi cappy! Non preoccupatevi!
Ringrazio le persone che hanno inserito la mia storia in una delle tre liste e ringrazio le persone che hanno recensito lo scorso cappy quali:
- Alesaphi24
- Kuroitsuki_
- Soul Shining
- CristalHika
- Pokelyoko_Pearlshipper
Come sempre i pareri sono ben accetti. Ora ci salutiamo definitivamente  e vi auguro un felice anno nuovo!
BUON 2013!!!!
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Tradimento ***


 Capitolo 6. Tradimento
 

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“ Ma cosa succede?! ” esclamò Paul, spalancando gli occhi dalla sorpresa.
“ N-non lo so! Dobbiamo avvisare gli altri! ” disse Lucinda, urlando con la testa fra le mani.
“ Pi-piplup! ” si agitò il pinguino, strattonando la gamba della padrona.
Paul si girò di scatto verso di lei. L’espressione incredula che aveva attraversato il suo volto fino a qualche attimo prima era completamente scomparsa, lasciando il posto alla sua abituale faccia seriosa e frustata.
“ Ma hai visto cosa sta succedendo?! Quegli Aerodactyl non saranno venuti di certo a prendere il tè con noi! Lo capisci o no? ” sbraitò lui, dilatando gli occhi fino all’inverosimile.
“ I nostri amici hanno bisogno di aiuto! Non potranno farcela da soli! ” gli rispose la blu, disperata e con gli occhi che gli pizzicavano. Stava facendo del suo meglio per non piangere davanti a lui. Non se lo sarebbe mai permesso.
“ Hai almeno provato a contare quanti sono?! Saranno almeno una quarantina di grossi volatili contro sette umani ed altrettanti Pokèmon! ” riprese Paul, indicandoli uno ad uno. In effetti, non aveva tutti i torti. Come sempre, la sua parte più razionale metteva in secondo piano tutto il resto.
“ Sono nostri amici, Paul! Se non vorrai aiutarli, allora andrò da sola! ” dichiarò lei, stringendo i pugni e cominciando a correre spedita verso la grotta.
“ Pip! Piplup! Pi! ” aggiunse Piplup, aggrappandosi saldamente  alla spalla della coordinatrice.
Il lilla rimase a guardarli mentre, svelti, si allontanavano dallo spiazzo dove soltanto qualche secondo prima era avvenuto quel “ piccolo ” incidente che sarebbe rimasto nascosto al mondo intero, almeno fin quando aveva ancora aria nei polmoni.
Quelli che lei chiamava amici erano perfettamente sacrificabili, a differenza di lui. Ma il suo cervello elaborò immadiatamente che rimanere da soli non era la strategia migliore da adottare. Anche se ammetterlo gli costava una fatica immane, comprese appieno che in quel mondo di oscurità non sarebbe mai sopravvissuto contando solo sulle sue forze. Gli serviva aiuto, anche se la sola idea lo disgustava.
Sospirò pesantemente e cominciò a correre per raggiungere Lucinda. Non gli ci volle molto tempo e, presto, passò in testa rispetto a lei. La blu sorrise, contenta che si fosse convinto ad aiutarla. Forse, la loro conversazione di prima era servita a qualcosa. Il suo sguardo era deciso e caparbio. Lo aveva già visto altre volte in quello stato. Nei suoi occhi c’era la stessa determinazione che riusciva a scorgere quando lui si preparava a confrontarsi in una lotta contro Ash. Evidentemente, si sentiva motivato, anche se Lucinda era all’oscuro di quale fosse il motivo di tanto ardire.
 
 
Un lieve e sommesso battito d’ali, intenso come un cuore che batte, le riempiva le orecchie da qualche secondo. Girò la testa dall’altra parte, infastidita e assonnata. Cosa poteva succedere a quell’ora di notte? Non si riusciva neanche a dormire in pace?
Si decise ad aprire le palpebre e si sfregò gli occhi, grugnendo lievemente. Gettò lo sguardo sul suo Pokèmon, tirando un sospiro di sollievo. Per fortuna, Togetic era ancora di fianco a lei. Dormiva sereno e beato e questo rese felice Misty più di ogni altra cosa.
Si chinò a dargli un piccolo bacio sulla testolina, senza svegliarlo. Sembrava talmente innocente e indifeso, fragile e delicato come un fiore di orchidea.
La ragazza alzò il capo e si sedette sul giaciglio di paglia, cercando di guardare fuori nonostante il buio. Le sembrò di vedere qualcosa, ma non riusciva a mettere a fuoco l’immagine. Si impegnò, aguzzando la vista e, finalmente, riuscì a distinguere delle grosse sagome nel buio. Quante erano? Decine? Centinaia? E, soprattutto, cosa erano? E si stavano avvicinando sempre di più verso di loro.
Quando la distanza si accorciò, Misty riuscì a scorgere dei bagliori viola all’altezza degli occhi di quelle creature. C’era qualcosa che non andava.
Solo allora si accorse che Paul, Lucinda e Piplup non erano più nella grotta. C’era più di qualcosa che non andava!
“ Ragazzi! Professor Oak! Svegliatevi! ” gridò Misty, cercando di farsi sentire. Riprovò ancora una volta, alzando di più la voce.
“ Mhm… cosa c’è, Misty? ” le chiese una voce alquanto familiare alle sue spalle. La rossa si girò, vedendo che almeno Ash si era svegliato.
“ Pika pika? ” domandò il topino elettrico, strofinandosi gli occhi rotondi e neri.
“ Ash! Sveglia gli altri presto! ” gli ordinò, alzandosi repentinamente in piedi, facendo svegliare di soprassalto il suo Togetic che, spaventato, emise un breve gridolino. Ma il suo breve spavento si tramutò in puro terrore. Il suo piccolo corpo, di punto in bianco, ricominciò a tremare e, di certo, non era per l'aria gelata dell'esterno.
“ Togetic! Piccolo mio! Cos’hai?! ”esclamò la capopalestra, chinandosi alla sua altezza. Nessuna risposta arrivò dal Pokèmon.
Vera si svegliò subito dopo e con lei anche Drew, sciogliendo l’abbraccio che li aveva legati per tutta la notte.
“ Ma che cosa succede?! Perché ci avete svegliato? ” domandò, preoccupato, Drew.
“ E, soprattutto, perché a quest’ora della notte? ” aggiunse Vera, agitando le braccia come segno di frustrazione.
“ Lucinda, Paul e Piplup non ci sono più! E fuori qualcosa si sta avvicinando a noi! ” rispose ad entrambi la rossa, bloccandosi poi in un punto particolare della caverna. Il Prof.Oak non era più appostato all’ingresso della grotta dove lo aveva visto qualche secondo prima. Non c’era più!
“ Ma dov’è il professore, Misty? ” chiese Ash, notando anche lui la sua assenza.
“ N-non… non lo so! Era lì un attimo fa! ” gli rispose, abbozzando una smorfia di disappunto.
“ Forse è fuori! ” ipotizzò il ragazzo dai capelli verdi, correndo verso l’uscita della grotta, facendo attenzione a non sbattere contro il soffitto. Gli altri tre lo seguirono, senza indugiare oltre.
Lo spettacolo che li attese fuori era uno dei peggiori che avevano mai visto: un intero stormo di Aerodactyl, composto da forse decine di esemplari, si era appostato davanti all’entrata del loro rifugio. Le loro scaglie erano nere come l’ossidiana, i loro occhi viola, luminescenti e senza iridi, erano dello stesso colore della loro apertura alare. Le bocche erano spalancate a lasciar colare la saliva, luccicante come rugiada, lungo i denti appuntiti e bianchissimi.
In piedi davanti a loro, si ergeva la figura del Prof.Oak, intento forse a scrutarli, con il suo Bulbasaur in piedi di fianco a lui.
“ O mio dio! ” esclamò Vera, in preda ad una crisi di panico, quasi non riuscendo a reggersi in piedi per la paura.
“ Sono Aerodactyl! ” li identificò Ash, stringendo i pugni e digrignando i denti.
“ Pika pika! ” squittì Pikachu, mettendosi in posizione di attacco, con il pelo della schiena rizzato e le guance rosse che sprigionavano piccole scariche elettriche.
“ Cosa vogliono da noi? ” si chiese Drew, fissandoli uno per uno, senza il timore di incontrare i loro sguardi.
Proprio in quel momento, Paul, Lucinda e un alquanto frastornato Piplup fecero capolino dal fondo del sentiero montuoso.
“ Dove eravate finiti? ” gli chiesero i loro amici.
“ Non c’è tempo per spiegare! Fate uscire i vostri Pokèmon! ” disse Paul, cercando di cambiare argomento ed estraendo dal suo zaino la pokè ball di Electivire.
“ Perché volete combattere? ” gli chiese lo scienziato che, fino ad allora, era rimasto zitto.
“ Cosa?! Non pretenderà che gettiamo così la spugna?! ” esclamò Ash, determinato a non arrendersi ad una simile situazione.
“ Ormai non c’è più niente da fare. Siete nelle nostre mani. ” concluse, girandosi verso di loro. I suoi occhi da neri si erano tinti di rosso e sul viso era stampato un leggero ghigno derisorio. Li fissava in un modo decisamente inquietante.
“ Ma che cosa sta blaterando? ” disse Lucinda, leggermente intimorita dal suo sguardo.
“ Ci ha ingannato così per tutto questo tempo! ” urlò Misty, incredula. Eppure, sapeva sin dall’inizio che non era il vero Prof.Oak e tutto questo aveva dato conferma alla sua intuizione. Si girò verso il suo Togetic. Ora aveva capito il perché del suo malessere. Drew aveva detto che il suo Pokèmon possedeva la capacità innata di percepire il buono delle persone. E nello scienziato non c'era più niente di buono e questo Togetic lo aveva avvertito. Aveva pure tentato di avvertirla, ma lei non lo aveva ascoltato.
“ Lo sapevo che non avremmo dovuto fidarci! ” sbraitò Drew, serrando i pugni fino a far sbiancare le nocche. Come poteva essere stato così stupido!
Hai detto bene, ragazzino.
Il giovane coordinatore alzò lo sguardo, guardandosi attorno. Quella voce era solo nella sua testa? A chi apparteneva? Non gli sembrava di averla mai sentita prima. Si girò verso i suoi compagni. Anche loro sembravano irrequieti e non dalla presenza di quegli Aerodactyl. Anche loro avevano sentito quella voce? Allora, non aveva immaginato tutto!
Ottimo lavoro, Oak. Ci sei stato molto d’aiuto.
In tutta risposta, il ricercatore annuì. Sembrava molto soddisfatto del suo operato.
I sei ragazzi lo guardarono attentamente. Perché fissava un punto proprio dietro di loro? Si voltarono quasi tutti nello stesso istante, notando la presenza di un altro Pokèmon.
La sua pelle era nera come la fuliggine, le braccia esili e pendenti ai lati del corpo, con brandelli che gli penzolavano dalle spalle. Intorno al collo aveva una cresta rossa e spigolosa e una sostanza bianca copriva parzialmente uno dei suoi occhi azzurri come limpidi torrenti di montagna. Sfiorava leggermente il suolo con le lunghe appendici che usava come gambe.
“ Darkrai! ” urlarono in coro il suo nome Ash, Lucinda e Paul, avendolo già visto in precedenti occasioni.
“ Cosa? Quel Darkrai?! ” chiese, preoccupata, Vera, avendo già sentito parlare di quel leggendario della regione di Sinnoh. C'erano troppi nemici da combattere per i suoi gusti.
Esatto, sono proprio io. ” annuì, inclinando il capo. Solo allora capirono che per comunicare con loro usava la telepatia. Fluttuò fino a posizionarsi proprio davanti al professore, in modo che li potesse guardare in faccia uno per uno. Apparentemente, non sembrava riscontrare anomalie sul suo corpo come gli altri Pokèmon che avevano incontrato in precedenza.
Vi consiglio di non fare storie e di seguirmi. ” continuò lui, cercando di essere convincente.
“ No! Mai! ” risposero in coro i sei ragazzi.
Come volete. Siete stati voi a decidere il vostro destino. ” terminato il discorso, si rivolse agli Aerodactyl alle sue spalle. “ Attaccateli. Ma ricordate, Lord Zuriga li vuole vivi. ”
Sentendo quel nome, gli allenatori si irrigidirono. Il nemico, di cui avevano appena appreso l’esistenza, aveva mandato i suoi servitori a prelevarli. Capirono solo allora che in quel mondo di oscurità non si potevano fidare neanche delle persone a loro più care. Spaesati, ecco come si sentivano, in un mondo che non era più quello che ricordavano.
Gli Aerodactyl ruggirono tutti assieme e partirono all’attacco. I sei ragazzi tirarono fuori gli unici Pokèmon di cui ancora disponevano, intraprendendo una battaglia da cui, sicuramente, non sarebbero usciti vincitori.
Electivire si era posizionato al centro del gruppo, sfruttando l’attacco Protezione per proteggere i suoi compagni, allungando le mani verso il cielo. Il Roserade di Drew continuava a scagliare contro i volatili le migliaia di foglioline che formavano, nell’insieme, la mossa Fogliamagica. Togetic sbatteva contro le pareti di roccia gli Aerodactyl, usufruendo dei poteri telecinetici dell’attacco Psichico. Il Blaziken di Vera continuava a emettere dal suo corpo potenti fiammate, essendo l’unico attacco a distanza che conosceva, ma i suoi attacchi perdevano progressivamente potenza. La mossa Vampata continuava ad indebolirlo sempre di più. Pikachu indirizzava scariche elettriche a destra e a sinistra, mancando i bersagli un paio di volte mentre Piplup usufruiva dell’attacco più potente di tipo acqua di cui era a conoscenza: Idropompa. Rispetto al Fulmine del topo elettrico, sembrava avere molto più successo.
Si accorsero, molto presto, che qualsiasi tipo di resistenza era completamente inutile. I nemici da abbattere erano troppi. Ma i veri guai cominciarono quando Electivire non poté più garantire una barriera protettiva ai suoi compagni. L’utilizzo ripetuto e prolungato della mossa Protezione provocava il fallimento della mossa stessa.
Darkrai che, fino a quel momento, era divertito dai loro inutili attacchi, si sembrava spazientito e decise di intervenire nella lotta. Unì le mani fino a formare un raggio di energia negativa nera tendente al viola, raccolta nei suoi palmi. Alzò lo sguardo verso gli Aerodactyl. Incapaci. Non sapevano nemmeno approfittare della debolezza di quei ragazzini. Indirizzò il raggio verso la sporgenza su cui infuriava la battaglia. L’attacco partì dalle sue mani e andò a colpire la brulla roccia della montagna. In breve tempo, cominciò a franare tutto e massi sempre più grossi si staccavano dall'altura.
“ Oh no! Ci vogliono far cadere giù! ” esclamò Misty, appiattendosi disperatamente contro la parete insieme a Paul.
“ Aggrappatevi a me! ” urlò Lucinda, afferrando Ash e Drew per il braccio e tirandoli verso di sé. E Vera? Vera dov’era?
Un urlo disperato provenì, improvvisamente, dallo strapiombo. A Drew si tesero tutti i muscoli. No, non poteva permettersi che lei venisse rapita da quegli Aerodactyl e, tanto meno, che finisse sfracellata sul fondo della montagna. Non avrebbe mai sopportato il solo pensiero che le potesse accadere qualcosa di grave. Corse, velocemente, verso la fine della sporgenza e si buttò in avanti, un attimo prima che la castana precipitasse inesorabilmente giù. Le afferrò la mano, stringendola forte con le sue, cercando di sostenere il peso del suo corpo e quello di Vera. Tentava, in qualche modo, di rassicurarla sul fatto che non si sarebbero mai separati. Ma si rese conto molto presto che non poteva sostenere entrambi, ma non la avrebbe lasciata andare. Piuttosto, sarebbero precipitati entrambi.
Sentiva il corpo scivolare lentamente sul terreno. No, non poteva mollare così! Si sentì afferrare per la vita da qualcuno. Girò leggermente il capo e vide Misty che tentava di issare su entrambi, inutilmente. A lei si unirono presto tutti gli altri, fino a formare una catena di Pokèmon e umani.
Ma anche la sporgenza stava quasi per franare senza che loro se ne accorgessero.
Darkrai notò immediatamente le numerose crepe che si erano andate a formare. Doveva subito ordinare agli Aerodactyl di sospendere l’assalto. Non poteva assolutamente permettersi di fallire, altrimenti, nessuno lo avrebbe difeso dalla rabbia di Zuriga. Anche i suoi servitori più ingenui sapevano che mettersi in mezzo tra lui e il motivo della sua ira non era la scelta più saggia. Quel Pokèmon era davvero troppo potente per essere fronteggiato.
Era bastato solo un attimo di distrazione, un attimo di esitazione, per far si che tutto andasse a rotoli. Un Aerodactyl aveva lanciato il suo attacco proprio sotto la sporgenza. La parete di roccia franò sotto il peso dei sei ragazzi e dei loro Pokèmon, facendoli precipitare nel vuoto. Le loro urla si dispersero nella vallata, con un leggero eco di ritorno.
No, non poteva aver fallito l’incarico che gli era stato affidato. Si sentì invadere da una collera immensa e, senza neanche curarsene, scagliò un Neropulsar contro quell’Aerodactyl, colpendolo in pieno e ferendolo gravemente. Doveva sfogarsi con qualcosa, qualsiasi cosa! Non riusciva a controllarsi.
Dopo qualche secondo, recuperò un po’ lucidità a una flebile speranza inondò la sua mente. Forse, quei ragazzini non erano morti e, forse, lui non aveva ancora fallito la missione. Questo, bastò a motivarlo abbastanza.
Sparpagliatevi e cercateli dappertutto! Se non me li riportate qui entro tre ore a partire da ora saranno guai seri per tutti voi! ” ordinò, con un tono rabbioso e intimidatorio.
Subito, gli uccelli preistorici si dispersero e cominciarono a cercare a fondovalle, planando a pochi metri dalle fitte chiome violacee degli alberi.
 
 
Per fortuna, la notte aveva coperto completamente le loro tracce. Evidentemente, gli Aerodactyl non avevano una vista eccellente al buio. Il fogliame e i rami della foresta sottostante avevano attutito la loro caduta, anche se non ne erano usciti completamente illesi da quella traumatica esperienza, esattamente come i loro Pokèmon che erano ormai stremati dalla precedente battaglia. Dovevano trovare un luogo dove riposare e alla svelta. Un posto sicuro dove recuperare le forze, ecco di cosa avevano bisogno.
Scelsero, dopo qualche minuto di ricerca, il tronco cavo di un albero dove, bene o male, potevano entrare anche i Pokèmon più alti e grandi se ci si stringeva un po’. La sola cosa da fare, per il momento, era aspettare il mattino.
 
In realtà, anche il Professor Oak è un fedele servo di Zuriga che non ha tardato a tradire i nostri protagonisti. Fortunatamente, Darkrai non è riuscito a prelevarli come gli era stato ordinato, anche se la caccia non si è ancora conclusa. Riusciranno a nascondersi per il resto della notte? Darkrai dovrà affrontare l’ira di Zuriga per aver fallito la missione assegnatagli? Cosa faranno i nostri protagonisti ora che non hanno più nessuno di cui fidarsi?

 
 
 
Siiiiiiiiiiiii! * entra in scena ballando Gangnam Style *
Finalmente ho finito di scrivere il nuovo capitolo! Ok, ora mi calmo passiamo alle cose serie.
Scusate se mi faccio viva solo ora ma non preoccupatevi! io ritornerò sempre da voi a torturarvi anche nei sogni!
Come vedete, ho svelato subito l’identità del servitore di Zuriga.
Come sicuramente molti di voi avranno già intuito, da ora in poi le cose si faranno un po’ più movimentate. Da questo capitolo cominciamo ad entrare nel pieno della storia ( dopo cinque capitoli era ora! )
Ci terrei a puntualizzare una cosa: molti Pokèmon che inserirò nella mia storia come personaggi secondari o principali parleranno attraverso la telepatia. Mica posso sempre fargli ripetere il loro nome in continuazione, no?
Se ho commesso degli errori di battitura o grammaticali vi chiedo cortesemente di segnalarmeli.
Ringrazio le persone che hanno recensito lo scorso cappy quali:
- Alesaphi24
- CristalHika
- Soul Shining
- Kuroitsuki_
Spero di ricevere più pareri per questo capitolo anche dalle molte altre persone che mi seguono e che fanno girare il contatore delle visite. Ricordate, i commenti sono importanti per la sottoscritta.
Baci a tutti voi! * sparge Pichu e Pikachu a destra e a manca *
 

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Capitolo 7
*** Decisioni e Obiettivi da raggiungere ***


 Capitolo 7. Decisioni e Obiettivi da raggiungere
 


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Secondi? Minuti? Ore? Non sapeva quanto fosse rimasto lì davanti al grosso portone che conduceva alla sala del trono. Trovare la forza anche solo di spingerlo ed entrare era un’impresa quasi impossibile. La tensione gli attanagliava lo stomaco e si sentiva pesante, anche se era pienamente consapevole di essere leggero come l’aria stessa, altrimenti, non avrebbe avuto la capacità di levitare come un fantasma. Sapeva che, alla fine,  sarebbe dovuto entrare, ma il coraggio gli venne a mancare in quella situazione. Ma non poteva fare la figura del codardo. Se Lord Zuriga fosse venuto a saperlo senza il suo rapporto, si sarebbe cacciato ancora di più nei guai di quanto non lo fosse già. No, doveva assolutamente entrare e affrontarlo. Doveva ritrovare al più presto il suo carisma e in fretta anche.
Sospirò pesantemente e si decise ad appoggiare la mano sul portone, spingendolo in avanti. Si aprì con un cigolio sommesso. Dannata ruggine! Sperava almeno di non fare rumore e di non attirare sguardi indiscreti.
Entrò senza esitare, cercando di mantenere un’espressione calma e neutrale, anche se il timore era tanto.
La sala del trono era uno dei locali più luminosi della fortezza, rischiarata da qualche lanterna viola appesa alle pareti completamente spoglie e fredde come la pietra stessa. La maggior parte dei corridoi e dei locali erano identici fra loro e tutto l’ambiente del luogo sembrava tremendamente uguale e opprimente.
Un tappeto nero, incredibilmente nuovo e lucido, conduceva verso il piedistallo che ospitava il trono di Zuriga, sul quale era comodamente seduto il leggendario. Teneva il gomito appoggiato al bracciolo, sorreggendosi la testa pigramente. Le lunghe gambe accavallate l’una sopra l’altra e un’espressione leggermente annoiata in volto.
Lo aveva seguito con lo sguardo fino a quando non si era fermato a pochi metri dal piedistallo, inchinandosi rispettosamente davanti a lui.
“ Oh! Bentornato Darkrai. Allora, spero che tu abbia da comunicarmi delle buone notizie. ” esordì Zuriga, elargendo un falso sorriso di compiacimento e di soddisfazione.
Il Pokèmon deglutì ed abbassò la testa, rimanendo piegato. Anche se detestava inchinarsi davanti a lui, trovava un po’ di sollievo nel fatto che il suo superiore non potesse guardarlo in viso e leggergli la paura negli occhi. Mostrarsi debole sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe voluto.
“ No. Mi aggrava deluderla, ma non porto buone notizie… ”si fermò, non riuscendo a terminare la frase. Improvvisamente, le parole gli vennero a mancare.
“ Ma davvero? ” disse Zuriga, non tanto sorpreso, alzandosi. Camminava con le sue zampe e non fluttuando nell’aria come faceva di solito.
Già il fatto che lo avesse convocato nella sala del trono per farsi comunicare l’esito della missione, non era un buon segno. Di solito, evitava di mostrarsi in pubblico a causa del suo carattere parecchio riservato. Questo, aveva fatto insospettire Darkrai. Il suo fallimento era già evidente, visto che i sei ragazzi non erano al suo cospetto. E il fatto che, in quel momento, non levitasse nell’aria come i Pokèmon del suo tipo, era un segno ancora più negativo. Significava che era alquanto frustato, anche se l’espressione sul suo volto, composta e tranquilla, tradiva questo cattivo presagio. Ma i suoi occhi rossi erano  ardenti come braci ed incandescenti come una lama di coltello appena forgiata. Era più che arrabbiato. La lunga coda, ad ogni passo, sbatteva violentemente sul pavimento, segnandolo con innumerevoli piccole crepe; era un altro temibile segnale. Decisamente temibile. E Darkrai sapeva che, se avesse continuato quella frase in sospeso, non avrebbe avuto scampo. Si limitò ad abbassare ancora di più il capo, evitando di incontrare quello sguardo minaccioso.
Il leggendario gli si stava avvicinando con una lentezza esasperante, intento a fermarsi davanti a lui. Ma, improvvisamente, cambiò direzione e proseguì, camminando attorno al suo servitore fino ad arrivare proprio alle sue spalle.
I suoi passi rimbombavano sordi nel salone ed erano l’unico rumore che si poteva percepire, a parte lo scoppiettio delle lanterne.
Darkrai non riusciva quasi più a respirare, la tensione lo schiacciava contro il pavimento, impedendogli di abbandonare quella scomoda posizione, poco consona al suo carattere. Il suo corpo sembrava diventato di pietra da quanto si fosse irrigidito ed era scosso da lievi tremori, nonostante cercasse di contenersi.
“ Brutte notizie, dici? ” riprese Zuriga, stavolta con la voce velata da una leggera frustrazione.
Il Pokèmon annuì impercettibilmente, oppresso dallo sguardo indagatore del suo superiore che, anche se non poteva vederlo, sapeva che lo stava studiando.
“ Sono… ecco… scappati. ” confessò Darkrai, cercando di mantenere una voce fredda e seria, cosa che non gli era riuscita tanto bene.
Non lo sentì nemmeno spostarsi per la sua incredibile rapidità. Si era avvicinato fulmineamente, non appena ebbe finito di parlare. E poi arrivò subito il forte dolore alle braccia, acutissimo e quasi insopportabile. Si era quasi lasciato sfuggire un gemito sia di sorpresa, sia di terrore, ma si trattenne. Gi avrebbe dato solo una soddisfazione e non voleva che questo accadesse. Zuriga gli aveva stretto le braccia in una morsa ferrea da cui non riusciva a liberarsi e gliele aveva storte dietro la schiena, impedendogli di divincolarsi. Nonostante il suo corpo fosse abbastanza minuto, aveva una forza spaventosa.
Gli occhi rossi del leggendario violaceo si erano ridotti a due fessure e la sua bocca si era contratta in un lieve ghigno di derisione.
“ Incapace. ” gli sussurrò a qualche centimetro dal viso “ Non mi sembrava  un compito così arduo consegnarmi degli stupidi ragazzini! ”
Il Pokèmon aumentò la presa sulle sue braccia e il dolore da sopportare divenne lancinante. Darkrai fu costretto ad inginocchiarsi e, se non ci fosse stato il corpo del suo superiore a sostenerlo, di certo, si sarebbe lasciato cadere a terra.
“ Sai che posso farlo in qualsiasi momento, vero? ” riprese a sussurrargli e stavolta la sua voce si fece più gutturale “ E non ho bisogno nemmeno del tuo consenso, per quel che mi riguarda. ”
Detto questo, gli storse ancora di più le braccia, facendole scricchiolare per la pressione a cui erano sottoposte. Ancora un po’ e di sicuro gliele avrebbe irrimediabilmente spezzate. Stavolta, il Pokèmon Neropesto si lasciò scappare un breve gemito e, questo, fece sghignazzare il suo aggressore.
Zuriga aveva toccato di nuovo il suo punto debole, ricordandogli che era solo un infimo servo per lui e nient’altro. Un giocattolo che poteva rompere in qualsiasi momento. Lo aveva in pugno solo per una minaccia che gli aveva fatto tempo prima. Altrimenti, lui non si sarebbe lasciato comandare da un individuo simile.
Dopo di che, lo sbatté malamente a terra con un potente calcio, completamente incurante delle sue condizioni fisiche. Darkrai sbatté violentemente contro il pavimento di pietra, agonizzante e con le braccia indolenzite dal dolore.
“ La prossima volta, vedi di non fallire. Ritieniti fortunato che oggi non sono di cattivo umore. ” gli disse, fissandolo in modo disinteressato, mentre tentava, invano, di alzarsi.
Si avviò verso l’uscita del salone, non prima di avergli rivolto un ultimo ghigno divertito, godendosi la scena in modo incredibilmente sublime.
Appena sentì il portone chiudersi, Darkrai provò a rialzarsi, ma senza successo. Appena tentava di sollevarsi con le braccia, cadeva, sbattendo la testa contro il pavimento. Si continuava a dare dello sciocco per essersi fatto usare come un burattino di legno vecchio e malandato. Come si era ridotto in quello stato? Eppure, lui era un Pokèmon leggendario, una leggenda e, quindi, la sua potenza doveva essere illimitata. Ma non era così.
Sentì un breve risolino provenire da un angolo buio del salone. Qualcuno aveva osservato quella tortura patetica e umiliante a cui era stato sottoposto?
Trovò la forza di alzarsi e, finalmente, riacquistò la sua normale posizione eretta.
“ Che hai da ridere?! ” ringhiò, cercando di adottare una voce quanto più minacciosa possibile. Ora si sentiva, ulteriormente, preso in giro anche da qualcun altro.
“ Sai, la scena era imperdibile. Non ho resistito e sono venuto a sbirciare. ” gli rispose malizioso l’altro Pokèmon, cercando di farlo infuriare. Aveva la pelle completamente grigia e gli occhi neri come la pece. Gli arti superiori disponevano di tre dita per mano mentre quelli inferiori solo di due per ogni estremità. La lunga coda viola si muoveva sinuosa dietro di lui.
“ Mi divertirò io quando torturerà anche te. ” disse Darkrai, fissandolo trucemente.
“ Mi dispiace, ma non ti darò mai questa soddisfazione. Di questo stanne certo. ” riprese, certo delle sue parole. Terminata la frase, caricò una sfera di energia azzurra che scagliò contro il suo interlocutore, mostrando i denti per la soddisfazione di averlo colpito.
La nebbia nera, che si era andata a creare, si dissolse, rivelando che il Pokèmon era sparito. Rimase leggermente spiazzato da quella schivata improvvisa.
“ Sei troppo prevedibile, Mewtwo. ” lo schernì l’altro, riapparendo alle sue spalle e sbattendogli addosso una Palla Ombra violacea.
Il suo avversario si difese, proteggendosi con le braccia e strisciando sul pavimento, sollevando piccole nubi di polvere al suo passaggio. Abbandonò la difesa, guardandolo rabbioso.
“ Se per questo, lo sei anche tu. Non finisce qui, sappilo. ” concluse il tipo psico, badando bene a non proseguire quella breve lotta. Se qualcuno li avesse visti, di certo sarebbe andato a informare Zuriga e li avrebbe puniti entrambi di persona.
“ Voglio che lo sappia anche tu. ” gli rispose l’altro, socchiudendo, celere, le palpebre.
 
 
Il cielo viola tornava di nuovo a scurirsi, segno evidente che la sera era, oramai, prossima.
Avevano camminato per tutto il giorno, allontanandosi sempre di più dal luogo della loro caduta e sempre di più dal rifugio del Prof.Oak, che li aveva pugnalati alle spalle, tradendoli senza alcun minimo scrupolo. Il più famoso scienziato di tutta Kanto era diventato un loro nemico e non riuscivano ancora a capacitarsene di come fosse accaduta una cosa del genere.
La cosa più importante era trovare un riparo ben nascosto alla vista di altre possibili spie. Non potevano rischiare grosso un’altra volta, altrimenti, le possibilità di farcela sarebbero state pressoché minime.
Avevano scelto una radura, ben riparata dalle chiome degli alberi dall’alto e da folti cespugli dal basso. Un posto eccellente dove fermarsi e passare la notte senza essere scoperti.
Avevano acceso un piccolo fuoco da campo con le fiamme del Blaziken di Vera, giusto per riscaldare l’ambiente quanto bastava per non congelare.
Ad occuparsi delle provviste furono incaricati Drew, che accettò di buon grado il compito, e Paul che, contrariamente al suo compagno, non era ben disposto ad assumersi quell’incarico. Alla fine, i due si addentrarono nella foresta, cercando qualsiasi cosa fosse commestibile.
Rientrarono in serata e non col bottino che si aspettavano. Appena misero piede nel loro campo base, vennero accolti da un alquanto impaziente Ash e dal suo Pikachu, che non era assolutamente da meno.
“ Finalmente, ragazzi! Stavo morendo di fame! ” sbottò, entusiasta di vederli arrivare e forgiando uno dei suoi migliori sorrisi a trentadue denti.
“ Pika pika! ” gridò, felice, il topino elettrico, sbracciandosi sulla spalla del suo allenatore.
“ Non agitarti, Ash! Non è tutto per te! ” smorzò il suo entusiasmo Lucinda, parandosi davanti a lui con le braccia davanti al viso.
“ Pi piplup! ” aggiunse il pinguino, protendendo in avanti le pinne.
“ Oh, giusto. ” si intristì lui, risedendosi sul tronco dove si era appostato prima.
“ Pika pika. ” sospirò il Pokèmon, deluso anche lui come il corvino.
“ Purtroppo, non è molto quello che abbiamo trovato, ma vedremo di farcelo bastare. ” annunciò Drew, mostrando il contenuto della loro sacca, di cui nemmeno la metà era stata riempita.
“ Avrei preferito un bel piatto di pasta al sugo. ” si lamentò Vera, la cui mente le aveva portato alla memoria un vassoio ricolmo di lunghi spaghetti inzuppati nella salsa di pomodoro fresca, con qualche foglia di basilico profumata. Quel pensiero, le fece venire una fame tremenda e il suo stomaco cominciò a borbottare.
“ E dove la andavo a rimediare, secondo te, della pasta? ” le inveì contro Paul, con uno sguardo abbastanza seccato per una simile pretesa.
“ Scusa! Non agitarti! ” gli rispose lei, sfidandolo con i suoi limpidi occhi azzurri.
“ Se può rallegrati la serata Vera, allora, prendi questa da parte mia. ” le disse Drew, tirando fuori dal suo zainetto una rosa dai morbidi petali rossi come le labbra della sua amata, che emanava un intenso profumo dolce e afrodisiaco “ Volevo dartela prima, ma ho aspettato il momento più opportuno. ” concluse, porgendogliela con un gesto sinuoso della mano e con un inchino appena accennato.
La ragazza arrossì violentemente e le sue gote diventarono di un intenso color porpora. La prese delicatamente con le dita e se la avvicinò al volto, beandosi del suo profumo per qualche secondo.
“ Grazie, Drew. ” balbettò leggermente la castana, abbassando lievemente lo sguardo.
“ Bene! E ora, si mangia! ” disse, soddisfatto, il corvino, afferrando la sua porzione e addentandola energicamente, finendola nel giro di pochi secondi.
“ Che voracità, Ash! ” commentò Misty, spalancando gli occhi dalla sorpresa.
“ Eh eh eh! E’ da ieri che non mangiavamo nulla! ” ridacchiò, in modo ebete, lui, portandosi la mano dietro la nuca e l’altra sulla pancia ancora brontolante “ Il mio stomaco, però, reclama vendetta. ” sospirò malinconicamente, afflosciandosi sul tronco d’albero dove si era seduto.
“ Se vuoi, tieni un po’ del mio. ” gli disse la rossa, porgendogli una manciata di bacche.
“ Oh! Grazie Misty! ” si affrettò a ringraziarla, divorando anche la porzione che gli aveva offerto l’amica “ Purtroppo, ho ancora una fame tremenda! ”
“ Sei una causa persa, Ash! ” esclamò Lucinda, battendosi una mano sulla fronte e chiudendo gli occhi.
“ Tsk! Non sai proprio controllarti, babbeo. ” lo insultò Paul, incrociando le braccia al petto.
Ma il suo rivale era troppo impegnato a preoccuparsi del suo stomaco piuttosto che rispondere alle sue critiche.
“ Pika pika. ”
“ Piplup pi. ” commentarono, rassegnati, i due Pokèmon.
 
 
Quando finirono tutti di mangiare, era sera inoltrata e il cielo si era fatto ormai denso e scuro come i più profondi e oscuri abissi di un oceano.
Da lì a poco, avrebbero deciso cosa fare per risolvere il loro grossissimo problema.
Drew iniziò ad esporre la situazione, elencando le cose che avevano appreso tramite il Prof.Oak.
“ Allora, fino ad ora, sappiamo che il nostro nemico è potente e sembra praticamente inarrestabile e ha servi e spie dappertutto. “ cominciò a spiegare “ Niente può distruggerlo o fermarlo e può piegare al suo volere persino i leggendari più fori e caparbi. Le nostre risorse sono i nostri Pokèmon e… basta. ” concluse, in tono grave.
“ In pratica, siamo spacciati. ” commentò Vera, riassumendo in una frase tutto il discorso fatto precedentemente dal compagno.
“ E indovinate di chi è la colpa di tutto questo casino? È solo di quell’imbecille di nome Ash Ketchum. ” disse il ragazzo dai capelli lilla, guardando trucemente il corvino.
“ Come sarebbe a dire?! Non vedo proprio come possa essere colpa mia! ” si difese l’allenatore di Biancavilla, stringendo i denti per la rabbia.
“ Se tu non avessi toccato quella sfera, ora non ci troveremmo in questo guaio! ” gli ricordò Paul, stavolta, alzando la voce e gridandogli contro.
“ Si trova sempre una soluzione ad ogni problema! ” gli rispose l’altro, con una semplicità che fece arrabbiare ancora di più il suo rivale.
“ Non capisco assolutamente il perché della tua ingenuità. Non riesci proprio a capire che siamo con le spalle al muro?! Nessuno può aiutarci e nessuno può soccorrerci! Siamo noi e i nostri Pokèmon contro un intero esercito! ” sbottò lui come non aveva mai fatto prima. Non si era mai infuriato così tanto in vita sua. Era consapevole che, prima o poi, quello stupido ragazzino lo avrebbe mandato al manicomio.
“ Finitela voi due! Non risolveremo un bel niente litigando fra di noi e mettendoci l’uno contro l’altro! ”  li separò Lucinda, mettendosi in mezzo fra i due litiganti.
“ Piplup pi piplup! ” la sostenne il pinguino.
“ Pika pika pika! ” squittì Pikachu, dando ragione al Pokèmon di tipo acqua.
“ Ragazzi! Ascoltate! Deve avere per forza un punto debole! Non ci avete pensato? Nessuno è invincibile in questo mondo. ” si alzò Misty, esponendo subito la sua opinione.
“ Forse, volevi dire nel nostro mondo. ” la sminuì Paul, girandosi di spalle rispetto a lei.
“ Finche c’è una speranza, non dobbiamo assolutamente arrenderci! ” disse Vera, posizionandosi al centro della radura e alzando un pugno verso l’alto.
“ Ben detto, Vera! ” si complimentò Lucinda, battendole il palmo della mano contro il suo.
“ Ora che ci penso, potremmo andare a controllare nel laboratorio del Professor Oak. Visto che, fino ad ora, tutto quello che sappiamo lo abbiamo appreso grazie a lui, potremmo tentare di arrivarci. Magari potremmo trovare qualche vecchio libro di mitologia. ” propose Ash, stupendo i presenti con la sua idea.
“ Bravo Ash! E, forse,  potremmo trovare qualche indizio riguardo al punto debole di Zuriga. ” aggiunse Drew, riflettendo sulla sua proposta “ Poi, sapremo certamente cosa fare. ”
“ Allora è deciso! Prossima tappa: Biancavilla! Alzi la mano chi è d’accordo! ” concluse il corvino, levando il braccio verso il cielo.
“ Io sono con te! ” disse Misty, imitando il suo gesto.
“ Anche io! ” si unì il ragazzo dai capelli verdi.
“ Io, di certo, non mi tirerò indietro! ” disse Vera.
“ Se può servire a salvare il nostro mondo, hai la mia approvazione. ” si aggiunse Lucinda.
“ Pika pikaaa! ” alzò la zampa Pikachu, determinato come il suo allenatore.
“ Pi pipluuuuup! ” disse Piplup, agitando entrambi le pinne.
Mancava solo un parere ed era proprio quello di Paul. Gli sguardi dei cinque ragazzi e dei due Pokèmon erano puntati su di lui, in attesa che desse una qualsiasi risposta.
“ E va bene. ” sussurrò lui, infilandosi le mani nelle tasche e chiudendo gli occhi.
 
 
 
 
YEAH!!!
Eccomi qua e stranamente in anticipo rispetto alla mia tabella di marcia. Direi che vi ho stupito co il mio aggiornamento, vero?
Come vedete in questo capitolo ho dato largamente spazio ai nostri cattivoni e ho aggiunto fra i nemici anche il potente Mewtwo. E ora i nostri protagonisti hanno un obiettivo da portare a termine. Finalmente, ho dato giustizia anche al nostro carissimo Ash che, fino ad ora, gli ho fatto fare la figura dello scemo. Perchè lui è un po' tonto, diciamolo.
Ditemi se la storia sta procedendo lentamente perché cercherò di aumentare il ritmo quanto mi è possibile. Ovviamente, non farò tutto di fretta!
E ora mi si è presentato un notevole problema: devo trovare un nuovo titolo alla storia. Assolutamente! Se avete qualcuno ne ha uno da suggerirmene allora non esitate a dirmelo. Ovviamente, andrà in base ai miei gusti personali la scelta finale.
Voglio anche approfittarne per ringraziare le 10 gentilissime persone che mi hanno messo fra i loro autori preferiti! Ne sono lusingata!
Ringrazio anche coloro che hanno inserito la mia storia in una delle tre liste e i lettori che hanno recensito lo scorso capitolo quali:
- Alesaphi24
- dolcemiky
-Kuroitsuki_
- CrystalHika
- Soul Shining
- Pokelyoko_Pearlshipper
E, ovviamente, i miei ringraziamenti vanno anche ai lettori silenziosi.
Aspetto i vostri pareri come sempre e ogni recensione è ben accetta. Bene. Ci vediamo al prossimo cappy!

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Capitolo 8
*** E ora uniti... ***


 Capitolo 8. E ora uniti…
 
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Zafferanopoli: la città color dello zafferano, grande metropoli dagli alti grattacieli dove aveva sede la palestra di Sabrina, regina dei Pokèmon di tipo psico, nonché il centro delle attività commerciali di tutta la regione di Kanto. O, almeno, così se la ricordavano i sei ragazzi. Ma Zafferanopoli era cambiata in peggio, molto più di quello che si aspettavano. Non era più la città vivace e trafficata di dieci anni prima.
Appena poterono scorgere la prima fila di case, si accorsero subito che non c’era più la stessa atmosfera che si respirava non appena si metteva piede nel centro abitato. E non era solo per il radicale mutamento che aveva assunto l’intero luogo, ma anche per l’alone di tristezza e desolazione che aleggiava in ogni vicolo e in ogni strada.
 I grattacieli avevano perso il colore dorato di un tempo ed erano diventati di un giallo pagliericcio e spento, senza contare che i vetri di ogni finestra e ogni vetrata erano andati in frantumi, lasciando entrare la densa foschia violacea, che ricopriva i marciapiedi, anche all’interno degli edifici.
Le case erano più o meno nello stesso stato: i muri presentavano numerose crepe anche profonde, i tetti erano privi di molte tegole e i giardini pieni di erbacce e malcurati, in cui non cresceva più nulla.
Le strade, dove dieci anni prima passavano autovetture, persone e anche Pokèmon, erano malmesse e difficili da percorrere per via dei numerosi dislivelli e delle buche nell’asfalto.
Ovviamente, la città era completamente deserta, tanto che neanche un minuscolo Zubat osava sbattere le ali sopra il cielo di Zafferanopoli, ma faceva presupporre che gli unici ad abitarla erano le povere creature che erano cadute vittime del potere di Zuriga, pronte ad attaccarli senza la minima esitazione, pur di seguire gli ordini del loro padrone.
Il rischio di essere scoperti mentre girovagavano per la città era davvero molto alto, ma quella era sicuramente la via più breve per raggiungere Biancavilla. Altrimenti, avrebbero dovuto fare un tragitto troppo lungo e troppo pericoloso.
Una volta superata Zafferanopoli, si sarebbero diretti ad Aranciopoli senza fare altre tappe improvvise. Speravano di trovare qualche barca ancora funzionante nel porto per poter raggiungere il laboratorio del Professor Oak via mare, impiegandoci al massimo qualche giorno.
Per il momento, dovevano ancora attraversare la città color dello zafferano che, purtroppo, non poteva più essere soprannominata con quell’appellativo.
Il primo dettaglio che colpì i sei allenatori, fu lo stato di degrado in cui era sprofondata la metropoli più fiorente di Kanto, ora ridotta a niente più di una città fantasma. E, secondariamente, furono colpiti dal silenzio spettrale che si insinuava in ogni muro e in ogni fessura.
“ Che sensazione di smarrimento. ” Sospirò malinconicamente Misty ad occhi chiusi, per togliersi dalla testa quello spettacolo agghiacciante.
“ Hai ragione. Mancano solo i cespugli d'erba secca che rotolano e possiamo avere un quadretto completo. ” Commentò Ash, beccandosi molte occhiatacce dai presenti.
Come sempre, il corvino cercava di sdrammatizzare la situazione nei modi più infantili, non richiesti e, soprattutto, mal tollerati.
Pikachu si diede una zampata sulla testa, rassegnato al fatto che il suo allenatore non sarebbe mai cambiato.
“ Ti sembra il momento di scherzare? ” gli chiese, acido, Paul, cercando di mantenere una certa compostezza.
“ Non sto scherzando! ” gli rispose subito l’altro, battendo un piede a terra.
“ Non fare rumore, Ash! Meno sguardi indiscreti attiriamo, meglio è per noi. ” Lo zittì Vera, posizionandosi l’indice davanti al viso per sottolineare quello che aveva appena detto.
“ Sì. Scusami. ” Disse lui, visibilmente dispiaciuto.
Un rumore sul lato destro attirò la loro attenzione, facendoli sobbalzare e girare di scatto, guardandone la fonte con un misto tra paura e sorpresa. Non era stato nessuno a provocare quel suono, perché l’intonaco di una casa si era staccato spontaneamente dal muro, riducendosi ad un ammasso di polvere biancastra simile a gesso.
Tirarono un sospiro di sollievo, ma capirono che non potevano girare liberamente per le strade in quel modo perché sarebbero stati dei bersagli facili per dei possibili aggressori nascosti nell’ombra.
Si ripararono dentro le mura di una casa, naturalmente, dopo averne ispezionato ogni centimetro di tutte le stanze ed essersi assicurati che non ci fosse nessun altro a parte loro.
Scelsero come luogo per parlare la camera da letto del piano di sopra, apparentemente inutilizzata da parecchi anni a quella parte. I proprietari di quella villetta, probabilmente, erano fuggiti in un luogo più sicuro oppure erano entrati a far parte dell’esercito di servitori di Zuriga, cosa molto probabile.
La stanza disponeva di un letto matrimoniale posto contro la parete sinistra, le cui coperte erano velate da spessi strati di polvere e sgualcite dal tempo, da un armadio in mogano sulla destra, con la maggior parte delle antine scardinate e il legno marcio a causa dell’umidità. In una rientranza si trovava una cassettiera anch’essa ridotta nello stesso stato dell’armadio, con pochi vestiti disposti alla rinfusa che pendevano dai cassetti più alti. Ai fianchi del letto si trovavano due comodini, sopra i quali erano appoggiate delle lampade in vimini, le cui lampadine erano fulminate e incrostate dalla polvere. Una finestra scorrevole, semicoperta da una pesante tenda marrone che ondeggiava sinistramente, sospinta dagli spifferi che penetravano dalle crepe nei vetri, arieggiava il locale. Nonostante tutto, la camera continuava a puzzare di muffa. Le pareti, che una volta dovevano essere bianche, erano sporche e maleodoranti e il parquet era graffiato in vari punti e coperto dalla polvere.
Si sistemarono in punti diversi, ognuno dove preferiva e senza nessun battibecco.
Lucinda si preoccupò di tirare le tende per oscurare il luogo il più possibile, quanto bastava per non rimanere completamente al buio.
Dopo aver preso tutte le precauzioni necessarie, cominciarono a discutere sul come muoversi all’interno della metropoli senza essere beccati.
“ Credo che siate tutti d’accordo sul fatto che non possiamo muoverci liberamente per le strade come se niente fosse, vero? ” chiese Drew, cercando il consenso dei suoi compagni. Gli altri annuirono convinti e, quindi, Vera si decise a prendere parola.
“ Dobbiamo per forza passare per le vie secondarie. Sono convinta che siano più sicure delle strade principali, anche se, in questo modo, credo che allungheremmo un po’ il tragitto. ” Disse la castana, cercando di essere convincente.
“ Il solo pensiero di rimanere qui qualche ora in più mi fa rabbrividire! Meno restiamo qua e meglio è! ” esclamò Lucinda, rabbrividendo e stringendosi nelle spalle.
“ Pi! Piplup! ” concordò il pinguino.
“ In ogni caso, è meglio non correre rischi. Non ci tengo che qualcuno in particolare ci lasci le penne per la paura a causa di ogni singolo rumorino. ” Parlò, con voce maliziosa, il ragazzo dai capelli verdi, sottolineando la parola qualcuno e soffermandosi con lo sguardo su una persona in particolare.
“ Ehi! Ti riferisci a me, per caso?! ” sbottò Vera, fulminandolo con gli occhi.
“ Non fare finta di niente, Vera! Prima sei diventata più bianca di un fantasma. Ormai, lo avranno notato tutti che il coraggio è proprio quello che ti manca. ” Le rispose lui, quasi ci provasse gusto a sminuirla in quel modo.
“ Sei una peste, Drew! ” sbuffò lei, incrociando le braccia con fare stizzito.
Un suono gorgogliante interruppe, bruscamente, quel breve litigio. I presenti non si stupirono minimamente, perché avevano imparato a riconoscere quel rumore e a capirne quale fosse la fonte.
“ Fammi indovinare… hai una fame tremenda, giusto Ash? ” parlò, prima di tutti, Misty, togliendo le parole di bocca al corvino.
“ Sì, Misty! Hai indovinato! Sto morendo di fame! Anche se prima ho sgranocchiato dei biscotti, il mio stomaco non è ancora sazio! ” disse lui, ridendo in modo ebete come faceva di solito.
“ Pikaaa! ” lo rimproverò Pikachu per il suo comportamento infantile.
“ Cosa?! ” esclamarono gli altri, spalancando gli occhi e la bocca per lo stupore.
“ E dove li hai trovati i biscotti? ” domandò, curiosa, Lucinda. Avendo perlustrato la villetta in coppia con lui e non avendolo mai visto masticare qualcosa, si chiedeva quando avesse fatto una cosa del genere.
“ Piplup pi! ” si infuriò Piplup, più che altro per non averne potuto assaggiare nemmeno uno.
“ Scusatemi Lucinda e Piplup se non li ho divisi con voi! La mia ingordigia ha avuto la meglio! Comunque, li ho trovati in un armadietto nella cucina. ” Gli rispose, visibilmente dispiaciuto.
“ Ti sei mangiato dei biscotti scaduti?! ” esclamò Paul, strabuzzando gli occhi, a dir poco sconcertato.
“ No! L’avrei capita la differenza! Erano ancora caldi e riposti in una busta nuova. Erano davvero deliziosi! ” disse il corvino, leccandosi le labbra e massaggiandosi il ventre all’altezza dello stomaco.
“ Non ti è sembrata strana come cosa? ” gli domandò Drew, con sguardo interrogativo e sospettoso.
“ No! Per niente! ” gli rispose subito, con una tale semplicità che avrebbe fatto impallidire un bambino di tre anni.
“ Prova a riflettere prima di rispondere. In una casa abbandonata trovi dei biscotti ancora caldi. Cosa pensi a riguardo? ” tentò di farlo ragionare Misty, guardandolo in modo serio.
“ Speriamo che siano buoni? ” ipotizzò Ash, sperando di aver dato la risposta esatta.
“ Pika pi. ” Sbuffò il topo elettrico, vergognandosi per l’ingenuità del corvino
“ No! Stupido! Vuol dire che qua dentro c’è qualcun altro oltre a noi! ” gli inveì contro Paul, arrabbiandosi e non poco.
Dopo che il ragazzo ebbe finito la frase, sentirono dei passi frettolosi provenire dal piano di sopra e alcune voci apparentemente agitate. I sei ragazzi e i loro Pokèmon sobbalzarono, mettendosi in allerta e attendendo l’entrata in scena dei loro avversari.
Non attesero molto tempo, perché la porta si spalancò cigolando qualche secondo dopo. Fecero irruzione nella stanza un uomo e una donna, accompagnati da un piccolo Pokèmon.
La donna era alta e slanciata, con una fluente chioma rosso magenta che le ricadeva delicatamente sulle spalle e gli occhi azzurri e limpidi. Indossava un vecchio impermeabile nero carbone, sotto al quale si poteva distinguere un maglione e dei jeans del medesimo colore. Calzava un paio di stivali marroni e alle mani dei guanti di pelle consumata.
L’uomo aveva dei corti e scompigliati capelli color lavanda e gli occhi verdi come l’erba di un prato primaverile. Il suo abbigliamento era più o meno identico a quello della compagna, che si differenziava solo in pochi e pressoché minimi particolari, solo che, invece degli stivali, calzava delle scarpe da ginnastica che, un tempo, dovevano essere bianche ma che ora apparivano grigie e logore.
Il Pokèmon assomigliava vagamente ad un gatto persiano.
“ Fermi dove siete, ladri di biscot… oh! ” urlò la donna, puntandogli il dito contro con fare arrogante. A giudicare dall’espressione a dir poco infuriata sul suo volto, non sembrava aver gradito le razzie compiute da Ash nella dispensa della cucina al piano di sotto. Ella si bloccò di colpo, non riuscendo a terminare la frase, forse per via dell’evidente sgomento che stava provando in quel momento.
“ Ehi! Ma quelli sono i mocciosi! ” gridò il Pokèmon, anche lui molto sbigottito di trovarsi al cospetto dei ragazzi.
I sei allenatori sembravano anche loro basiti. Come poteva essere che un Pokèmon fosse in grado di parlare la lingua degli umani? E, per giunta, li aveva pure chiamati mocciosi! Nella loro testa una lampadina si accese come un fulmine a cielo aperto, che li portò tutti ad un unico e rapido ragionamento: esisteva solo un Pokèmon capace di fare una cosa del genere. E quel Pokèmon era proprio il Meowth appartenente al Team Rocket!
“ Il… il Team Rocket? ” balbettò il corvino, sorpreso quanto i suoi interlocutori.
“ Pika pika pi! ” squittì Pikachu, saltando giù dalla spalla del suo allenatore e mettendosi sulla difensiva.
“ Cosa ci fate voi qui? ” domandò James, serrando i pugni ai lati del corpo.
“ Forse questo dovremmo chiedervelo noi! ” gli rispose Misty, frustata dal fatto di essere incappati proprio nella banda di ladri che non le aveva mai dato pace durante i suoi viaggi con Ash.
“ Pfui! Sempre i migliori sopravvivono! ” esclamò Lucinda, cercando di usare il suo migliore tono sarcastico.
“ Piplup pi piplup. ” annuì il pinguino, mettendosi a braccia conserte sulla testa della padrona.
“ Ma possibile che dobbiamo avervi sempre tra i piedi?! ” gridò, esasperata, Vera, cercando di mantenere un certo tipo di calma.
“ Aspettate un attimo! Chi sono questi tre? ” li interruppe Drew. Evidentemente, i suoi ricordi erano molto vaghi in proposito.
“ Non ti ricordi? Quella banda di ladri di Pokèmon con cui hai avuto a che fare più di una volta! ” gli spiegò Vera, scocciata dalla loro sola presenza.
“ Ah, sì! Ora mi ricordo di quei pagliacci! ” esclamò il ragazzo, subito dopo che la castana ebbe terminato la frase.
“ Ehi! Anche se non facciamo più parte del Team Rocket, che è ormai defunto, non vi permettiamo di trattarci in questo modo! ” gridò, infuriata, Jessie, stringendo i denti per l’offesa ricevuta.
“ Più che pagliacci, sono dei perdenti totali. ” sbuffò Paul ad occhi chiusi, ricordandosi di quei tre buffoni che aveva conosciuto a Sinnoh.
Dopo questo ultimo insulto, Jessie non riuscì più a controllare la rabbia e stava per spiccare un balzo verso i due, con tutta l’intenzione di vendicarsi. Da ragazza le capitava spesso di perdere le staffe e, tutt’ora, non aveva rimediato a questo brutto difetto. James la trattenne per la manica del vestito, aiutato anche da Meowth nell’impresa. La ragazza si dimenava come un’anguilla e non sapeva per quanto avrebbe potuto resistere ad una forza pari ad una mandria di Tauros infuriati.
“ Non tentate di cambiare discorso! Chi si è mangiato i biscotti che avevamo preparato con tanta cura? ” chiese il ragazzo, squadrando i sei ragazzi alla ricerca del possibile colpevole di tale reato. Ripensando a tutta la fatica che lui e i suoi compagni avevano fatto per trovare solamente gli ingredienti, gli veniva da piangere per il fatto di non averne potuto assaggiare neanche uno.
L’attenzione era tutta focalizzata su un unico individuo presente in quella stanza, niente di meno che Ash Ketchum. Probabilmente, si aspettavano che dicesse qualcosa in sua difesa oppure che avesse almeno il coraggio e la dignità di ammettere le sue colpe.
Il corvino, invece, si chiedeva il perché di tutti quegli sguardi e, quando ne capì il motivo, ridacchiò lievemente.
 “ Ecco… li ho mangiati io. ” Confessò, mantenendo un’espressione sorniona stampata in viso.
“ Brutto ladruncolo! Ora dovrai procurarcene altri! ” disse Meowth, ora arrabbiato quasi quanto Jessie per la perdita subìta. Erano anni che non mangiavano qualcosa di buono come un biscotto fragrante e appena sfornato. Aveva avvertito i suoi due amici che sarebbe stato meglio mangiarli subito invece che conservarli in un posto così in vista. Si maledì mille volte per non aver insistito più di tanto. Ormai, era troppo tardi per rimpiangere quei dolci.
 
 
Quella sera, una luna crescente era riuscita a penetrare fra le dense nubi nerastre che ricoprivano tutta la volta celeste, presenti sin da quando lui aveva rimesso piede nel mondo reale dopo millenni. I timidi raggi biancastri illuminavano in piccola parte la vallata che si estendeva al di sotto della fortezza, ma non erano sufficienti a rischiarare completamente il paesaggio caratterizzato da un inverosimile colore violaceo. Era un evento alquanto raro, che si verificava solo in particolari nottate, dove ogni requisito necessario per la sua avvenente apparizione veniva pienamente soddisfatto.
Quando questo succedeva, si concedeva la libertà di uscire dai suoi appartamenti per ammirarla dal punto più alto del palazzo, dove era ben visibile e dove, soprattutto, nessuno avrebbe mai notato la sua presenza. Perché non voleva essere sorpreso ad ammirare quella palla bianca e lucente, ci teneva a mostrare un profilo alto davanti ai suoi servi. I sentimenti possono essere una grave debolezza e lo aveva imparato a sue spese. Quindi, era meglio tenerli nascosti ed evitare di mostrarli in pubblico. Perchè, altrimenti, chiunque avrebbe potuto usarli contro di te.
Il motivo per cui sentisse il bisogno di godersi quel raro evento non lo conosceva con certezza nemmeno lui. Ma, ogni volta che se lo concedeva, si sentiva quasi in pace con se stesso e non profondamente adirato come al solito. E, forse, anche il dolore scivolava via lentamente minuto dopo minuto, ma il solo svantaggio era che ritornava, puntualmente, quando la luna spariva dietro le nubi.
In quei preziosi momenti passati ad ammirare gli astri, molti ricordi riaffioravano nella sua memoria. La maggior parte, erano incentrati su di lei, quando, insieme, ammiravano uno spettacolo molto simile, incuranti di tutto il resto.
Ma i ricordi tristi superavano di gran lunga quelli più felici, perché ti segnano nell’animo fin nel profondo, cancellando gli altri.
Non l’avrebbe più rivista perché non poteva e, soprattutto, non voleva ritrovarsi nuovamente al suo fianco. Lo aveva tradito e non la avrebbe mai perdonata per l’affronto.
Lei apparteneva solo al passato e ora doveva tendere al suo futuro. Un futuro in cui i suoi sforzi sarebbero stati ricompensati da un potere illimitato, cercato disperatamente da anni e che, finalmente, avrebbe ottenuto.
 
 


Ciao a tutti!
Beh, era da tanto che non aggiornavo, vero? Avevo bisogno di riorganizzare le idee per questa fanfiction a cui tengo particolarmente.
Tutti, penso, avrete notato il cambio di titolo, giusto? Spero che vi piaccia, anche perché quello vecchio non andava più bene e questo mi soddisfa molto più del primo. Ci tengo a ringraziare Pokelyoko_Pearlshipper perché mi largamente ispirato!
Scommetto che il titolo del capitolo ha fatto smuovere qualche rotellina nel vostro cervello, vero? Da questo, credo che possiate facilmente dedurre quale sarà il titolo del prossimo cappy.
Fatemi sapere cosa ne pensate anche con una piccola recensione. Come sapete,ogni puntualizzazione, commento o critica è ben accetta!
Ringrazio le persone che hanno recensito il capitolo precedente quali:
- Alesaphi24
- CrystalHika
- Pokelyoko_Pearlshipper
- Soul Shining
- Kuroitsuki_
Ringrazio anche coloro che hanno inserito la storia fra le preferite, le ricordate e le seguite ( state diventando davvero tanti! ) e anche i miei fedelissimi lettori silenziosi!
Bene. Speriamo di vederci presto!
Bye Bye!!!
 
Silver Star
 
 

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Capitolo 9
*** ...sotto il nome del Team Rocket! ***


 Capitolo 9. ...sotto il nome del Team Rocket!
 
 
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Era sera inoltrata e il buio era calato sulla deserta e solitaria metropoli di Zafferanopoli. L’oscurità si era insidiata tra i grattacieli e in ogni vicolo, nascondendo i Pokèmon della notte che vagavano senza meta, come anime perdute e destinate a girare per sempre in un eterno vuoto.
I palazzi si ergevano ritti come fantasmi, minacciosi e silenziosi come ombre e sembravano stagliarsi sulla città come per proteggerla dagli ignari stranieri che avrebbero solo osato entrarvi. Erano i guardiani di una città fantasma.
Ovunque regnava un opprimente silenzio, rotto solo dalle macerie che, talvolta, si staccavano dagli edifici disabitati da parecchi anni. Ma quelli non erano i soli rumori che si potevano percepire, perché, da qualche parte, si poteva sentire un lieve chiacchiericcio.
Finalmente, i sei ragazzi avevano trovato qualcuno non ostile con cui parlare, forse non completamente, visto che la rabbia della furibonda Jessie non era ancora stata placata, neanche dopo lunghe discussioni e spiegazioni. Però, era abbastanza consolante aver trovato qualcun altro, oltre a loro, con cui condividere lo stesso tragico destino che avevano, sfortunatamente, dovuto accettare.
“ Su! Calmati, Jessie! Ne faremo altri. ” Tentò di rassicurarla James, dopo l’ennesima volta che le aveva ripetuto la stessa identica frase.
“ Non so se ti è chiaro il concetto! Io li rivoglio indietro! ” sbraitò la ragazza, scandendo per bene le sue ultime parole. Era certa che non se ne sarebbe mai fatta una ragione per quello che era accaduto a quei deliziosi biscotti. I suoi compagni, invece, avevano accettato di buon grado la cosa e molto prima di lei.
“ Mi farò perdonare! Vedrete! ” li interruppe il corvino, non troppo sicuro della promessa che aveva appena fatto.
“ Pika pika! ” cercava di dargli man forte il topo elettrico, difendendolo.
“ In che modo? Sentiamo! ” lo interrogò Jessie, senza staccargli gli occhi di dosso.
“ Ehm… ecco… Ah, sì! Ora ricordo! ” esclamò il corvino, prendendo il suo zaino dall’angolino in cui lo aveva appoggiato. Infilò le mani in tutte le tasche possibili e immaginabili, borbottando fra sé e sé qualcosa come Ero sicuro di averli messi qua! e Devono essere qui, da qualche parte!. Pikachu, intanto, cercava di aiutarlo nelle ricerche.
I presenti lo squadravano con aria interrogativa, chiedendosi cosa cercasse di così tanto importante.
Finalmente, si girò verso di loro con gli occhi traboccanti di pura soddisfazione.
“ Li ho trovati, ragazzi! ” disse entusiasta, mostrando agli altri il motivo della sua esasperata ricerca. In mano, stringeva varie barrette di cioccolato, incartate a dovere con della carta dorata e luccicante come il sole.
“ Pikaaaaa! ” squittì Pikachu, mostrando anche lui le barrette di cioccolato che aveva trovato.
“ Ohhh! ” i tre membri del Team Rocket si lustrarono, più e più volte, gli occhi davanti a quella visione, per loro, paradisiaca. Erano anni che non mangiavano dolci e, quindi, anche cioccolato, visto che era diventato una vera rarità da quando il mondo era caduto nella devastazione totale. Poiché la gente fuggiva dalle città più popolose per cercare rifugio in luoghi poco battuti, le fabbriche avevano dovuto chiudere e la produzione del più infimo bene primario era cessata improvvisamente. Ogni cibo preparato e confezionato si meritava la stessa considerazione di un lingotto d’oro.
“ Dove… come…? ” balbettarono i tre, increduli.
“ Ash! Ci devi altre spiegazioni! ” la voce stizzita di Lucinda risuonò per tutto il locale, accompagnata dal sonoro sbattere del suo piede destro.
“ Pi Piplup! ” disse il pinguino, incrociando le pinne e guardandolo in cagnesco.
“ Avete ragione! Ricordate la nostra gita alla Torre Pokèmon? Avevo infilato nel mio zaino delle barrette di cioccolato da mangiare tutti assieme. Purtroppo, con tutto quello che è successo, me ne sono dimenticato! ” spiegò il corvino, terminando la frase con un allegro sorriso.
“ Ma non potevi tirarle fuori prima?! ” lo sgridò Vera, ripensando alla robaccia disgustosa che aveva dovuto mangiare la sera prima quando avrebbe potuto gustarsi del delizioso cioccolato.
“ Wow! Sei più che perdonato! ” dissero, felicissimi, Jessie, James e Meowth, pronti a ricevere il prezioso dono.
“ Alt! Non così in fretta! Ve ne daremo un po’ solo ad una condizione! ” li fermò Drew, parandosi davanti ad Ash con la mano protesa.
“ Accettiamo! Qualunque sia la condizione! ” si affrettò a rispondere il trio, abbastanza impaziente di gustarsi tutti quei dolciumi.
“ Voi dovrete venire con noi. ” Disse il ragazzo dai capelli verdi, serio, con la determinazione di un leader che si poteva chiaramente leggere nei suoi occhi smeraldini.
“ COSA?! ”
Uno stupore generale aveva invaso tutta la camera da letto, lasciando i presenti a bocca aperta. Subito, si levarono le chiassose proteste del Team Rocket e dei cinque allenatori alle sue spalle, senza contare quelle dei loro Pokèmon.
“ Cosa volete che facciamo?! Siete tutti pazzi! ” li insultò Meowth, tirandosi indietro.
“ Noi da qui non ci muoviamo! Viaggiare è diventato più che pericoloso! ” aggiunse James, serrando un pugno davanti a sé.
“ No, grazie! La pellaccia non la rischiamo! ” concluse Jessie, cercando di togliersi dalla testa il pensiero di quelle deliziose barrette di cioccolato.
Ma l’unico problema per Drew non erano le urla di protesta del Team Rocket. C’erano anche i suoi compagni in disaccordo con la sua decisione.
“ Potete scusarci un momento? ” chiese Misty, senza però attendere la risposta dei suoi interlocutori, afferrando il ragazzo per la spalla e avvicinandoselo a sé.
“ Sei impazzito?! Come ti è venuta in mente un’idea del genere? ” bisbigliò la capopalestra, cercando di farsi sentire da tutti gli altri.
“ Io non mi alleerò mai con quei pagliacci! ” esordì Paul, senza preoccuparsi minimamente di abbassare la voce, poiché non ne aveva l’intenzione.
“ Ehi! Ti abbiamo sentito, sai?! ” ribatterono subito i tre, arrabbiati per una simile beffa. Risposta che fu, prontamente, ignorata dal lilla.
“ Per una volta, sono d’accordo con Paul. Non ci possiamo fidare di loro. ” disse Lucinda, diffidente sul loro conto.
“ Piplup pi. ” concordò Piplup, annuendo vigorosamente.
“ Sicuramente, tenteranno anche di rubarci i Pokèmon. ” si aggiunse il corvino, ripensando a tutte le volte che aveva rischiato di farsi portare via il suo fidato amico.
“ Pika! Pika pika! ” esclamò il topo elettrico, preoccupato del fatto che possa accadere una cosa del genere.
“ Sono consapevole di questi rischi, ma non abbiamo altra scelta. Dobbiamo farci più alleati possibili se vogliamo compiere la nostra missione. ” spiegò Drew, determinato nel convincere i suoi amici che quella era la cosa giusta da fare.
Sentì un tocco leggero e delicato sulla spalla e capì immediatamente a chi apparteneva: era la mano di Vera, l’unica che era riuscita a convincere.
“ Drew ha ragione. Rimanendo soli, non abbiamo molte possibilità di vittoria. Se falliremo, nessuno si farà avanti al posto nostro. ” Disse la castana, ottenendo molti cenni di approvazione da parte dei suoi compagni. “ Non fraintendetemi. Anch’io sono parecchio diffidente nei loro confronti, ma sento che è la cosa giusta da fare. ” si affrettò ad aggiungere, terminando così il suo discorso.
Il coordinatore si girò verso di lei, guardandola dritta nei suoi occhi color del mare. Era sollevato di essere riuscito a convincere almeno lei sulle sua decisione e, quindi, si sentiva parecchio gratificato. Avrebbe voluto dirle qualcosa, ma le parole gli rimasero incastrate in gola.
“ Va bene. Per quanto mi riguarda, rimarrò sempre in allerta. ” Annuì Misty, poco convinta ma consapevole che l’unione, in quel momento, poteva fare la forza. Seguirono anche i consensi un po’ titubanti di Ash, Lucinda e Paul.
Ora che si erano messi d’accordo, la questione era conclusa.
“ Voi, invece? Cosa avete deciso? ” domandò Drew, vedendo i tre accovacciati in cerchio.
“ Un attimo! Stiamo ancora prendendo una decisione! ” gli rispose Meowth con la sua voce gracchiante.
“ Potrei anche decidere di non darveli se non vi muovete! ” si aggiunse Ash, ridendo in modo malizioso.
La golosità ebbe la meglio su di loro, facendoli balzare in piedi, spaventati da un possibile rifiuto.
“ Ok! Ok! Accettiamo! Però, ora, dateci i dolci, per favoreee! ” si affrettò a rispondere James, mettendosi in ginocchio davanti a loro in lacrime, seguito dai suoi due compagni.
Finalmente, il Team Rocket venne accontentato e i sei allenatori avevano guadagnato dei nuovi alleati.
 
 
Aveva aperto gli occhi fulmineamente, scrutandosi attorno per tentare di individuarla. Lo aveva percepito chiaramente che lei si stava avvicinando sempre di più, quindi, balzò in piedi e si mise ad osservare la sua stanza.
Nulla. Non vide nulla, a parte il buio più totale in cui il suo corpo si poteva facilmente confondere. Forse si era solamente sbagliato, ma lui era convinto del contrario. Era da parecchio tempo che non percepiva più la sua presenza, doveva essere per forza lei. La sua eterna rivale con cui aveva sempre conteso il dominio dei sogni degli umani. Fremeva, mentre cercava di individuarla nel buio.
Si decise a mostrarsi qualche secondo dopo, chiamandolo con quella sua voce suadente e melodiosa. Il suo arrivo era stato preannunciato da un breve bagliore che aveva circondato il suo corpo lungo e affusolato, dandole la stessa bellezza celestiale di un angelo.
“ Darkrai… sono io… ” mormorò lei, per tranquillizzarlo del fatto che non era lì per cercare lo scontro.
“ Cresselia… quando è stata l’ultima volta che ci siamo fronteggiati? Anni fa, se non sbaglio. ” rispose, al suo richiamo Darkrai, fissandola impassibile.
“ Non sbagli. Ma non sono qui per questo… ” disse il Pokèmon Falcato, lasciando la frase in sospeso per pochi secondi “ Ti porto un messaggio da Arceus. ”
“ Arceus? Colui che ha abbandonato tutti gli altri leggendari, lasciandoli alla loro sorte? Non voglio sentire niente. ” la interruppe, acido, il Pokèmon Neropece.
“ Non importa, io te lo riferirò lo stesso. Lui è perfettamente al corrente di quello che sta accadendo qua sulla Terra. Sta cercando di porvi rimedio in ogni modo ma, come ben sai, neanche lui può fare molto. Se solo tentasse di fronteggiare Zuriga, verrebbe sconfitto ancor prima di cominciare. ” gli spiegò, brevemente, Cresselia “ Come ben ricordi, per questo decise di affidare l’incarico di sigillarlo in quella sfera all’unico Pokèmon che poteva compiere tale compito. Ma, purtroppo, non possiamo più contare sull'aiuto di quel Pokèmon. ”
“ Ah! Beh, sai, il mio unico problema in questo momento è il fatto di essere costretto a sottomettermi ad uno stupido ed arrogante bambino viziato che mi minaccia ogni giorno di togliermi anche la libertà di pensiero! Sono riuscito a mantenere intatta solo quella. Ho le mani legate, come vedi. ” le rispose, irritato, Darkrai.
“ Il Grande Arceus sa anche questo. Sa che non puoi tentare di fuggire, ma ti ha abbandonato, anzi, ci ha abbandonato. Devi solo resistere perché, presto, Zuriga ritornerà prigioniero in quella sfera. Ci sono dei ragazzini che si stanno occupando di questo. Ed Arceus ha già cominciato ad accumulare tutte le energie possibili per richiamare indietro l’unico Pokèmon che può sconfiggerlo. Ma… “ Cresselia si interruppe, chiudendo gli occhi, amareggiata.
“ Ma…? ” La invitò a proseguire lui, desideroso di sapere di più.
“ C’è un ma. Arceus ci metterebbe troppo tempo per accumulare l’energia necessaria al suo ritorno. Forse, non raggiungerà mai il giusto quantitativo. Solo le anime pure, che possiedono un ristretto numero di persone e Pokèmon, ne sono in grado. Ma sono parecchio difficili da individuare ed io sto facendo il possibile, te lo assicuro. Purtroppo, siamo rimasti in tre a collaborare con Arceus…  ” confessò, con tono grave, socchiudendo i luccicanti occhi fucsia.
“ Tu e chi altro? ” chiese, curioso, il leggendario nero.
“ Io! Ciao, Darkrai! ” squittì un piccolo Pokèmon, apparso al fianco di Cresselia. Era rosa  e assomigliava vagamente ad un gatto. Gli occhi, grandi e verdi, erano vivaci e molto vispi. Fluttuava nell’aria e la lunga coda si muoveva sinuosa dietro di lui.
“ Ed io! Ci sono anche io! ” si aggiunse un altro piccolo Pokèmon, apparso subito dopo il primo. Era verdognolo e possedeva delle piccole antenne sulla testa del medesimo colore. Gli occhi, invece, erano azzurri e incantevoli. Le corte ali poste dietro la sua schiena, gli garantivano dei movimenti rapidi ma, allo stesso tempo, aggraziati
“ Mew e Celebi. Mi aspettavo qualcun altro. ” li identificò Darkrai, un po’ deluso dal fatto di dover dipender da due esserini così piccoli.
“ Ehi! Dovresti saperlo che non siamo delle mezze calzette! ” si indispettì il tipo psico, disturbato dal fatto che lo considerasse debole.
“ Dovresti avere rispetto! Gli altri leggendari hanno preferito non rischiare, mentre noi abbiamo deciso di combattere! ” lo informò il tipo erba, vantandosi di ciò che aveva appena detto.
“ In ogni caso, Cresselia dimmi, i ragazzini di cui parlavi prima, sono quelli che Zuriga mi aveva ordinato di attaccare? ” le chiese il tipo buio, con una lieve nota interrogativa nella voce.
“ Sì. Sono proprio loro. Ti prego di scusarci, ma dobbiamo proseguire le nostre ricerche. ” concluse lei, dandogli le spalle.
“ Capisco… ” annuì il leggendario nero, consapevole che stavano correndo un rischio enorme per portargli il messaggio che il Grande Arceus gli aveva affidato.
“ Faremo il possibile! Non preoccuparti! ” tentò di risollevargli il morale Mew.
“ Abbi fiducia. Presto, tornerà la pace nel nostro mondo. ” lo rassicurò Celebi.
Detto questo, i tre scomparvero, preceduti dallo stesso bagliore che aveva annunciato l’arrivo di Cresselia poco prima, lasciando il Pokèmon Neropece nuovamente solo nella sua stanza. L’unica consolazione che gli era rimasta, era il fatto che non si sentiva completamente solo. Arceus si era già messo all’opera per tentare di salvare il mondo dall’oscurità in cui era precipitato. Doveva solo attendere e rimanere ad osservare lo svolgersi degli eventi. Qualcosa sarebbe cambiato all’orizzonte, ne era sicuro. Ma, per grarantire che tutto ciò accadesse, doveva dare anche lui il suo contributo. Il tempo della ribellione era vicino.
 
 
In breve tempo, i sei allenatori si erano resi conto che avere il Team Rocket dalla loro parte poteva essere un buon pretesto per scambiare qualche parola per ingannare il tempo.
Dalla camera da letto, si erano trasferiti tutti nel seminterrato, dove il trio aveva stabilito il loro nuovo quartier generale. La sede del Team Rocket non era più un posto tanto sicuro e, quindi, avevano dovuto trasferirsi in un altro posto meno in vista e più riparato.
Avevano preparato la cena tutti assieme, sfruttando le provviste che Jessie, James e Meowth avevano raccolto con tanta fatica. Finiti i preparativi, si erano sistemati attorno al vecchio tavolino posto al centro del locale, leggermente traballante ma ancora buono per l’uso.
Avevano cercato di fare conversazione per animare un po’ la serata. E, ovviamente, la prima domanda che venne posta fu Cosa avete fatto negli ultimi dieci anni?. E così, il Team Rocket prese parola per primo.
“ Beh, non abbiamo molto da raccontare, francamente. Il nostro capo è fuggito esattamente nove anni fa, lasciando il quartier generale senza nessuna direttiva. ” Iniziò il violaceo, ancora deluso dal fatto di essere stati abbandonati in quel modo dal loro leader.
“ La banda si è sciolta e ogni agente ha scelto la fuga verso altre regioni. ” Proseguì Jessie.
“ Ma noi siamo rimasti qui a Kanto perché non abbiamo trovato nessun mezzo per scappare! Fine. ” Terminò, grave, Meowth.
“ Tutto qui? Vi siete limitati a nascondervi? ” domandò Ash, sorpreso che non avessero fatto un granché durante la loro assenza.
“ Sentiamo, allora! Voi cosa avete fatto? Vi si è accesa ora la lampadina di salvare il mondo? ” si infiammò la rossa.
“ Credo più o meno la stessa cosa, Jessie. ” Le rispose il Pokèmon gatto.
“ Veramente, è andata un po’ diversamente! ” controbatté, subito, Misty.
“ Noi, dieci anni fa, eravamo entrati nella Torre Pokèmon di Lavandonia su invito di Ash. Per caso, abbiamo scoperto una stanza segreta all’interno del muro. ” Cominciò a raccontare Lucinda.
“ Piplup pi piplup. ” Aggiunse il pinguino.
“ E dentro quella stanza abbiamo trovato una strana sfera violacea che si è illuminata in nostra presenza… ” Proseguì Vera.
“ Eravamo incerti se portarcela via o meno. Ma Ash l’ha toccata prima che potessimo prendere una decisione razionale.” Continuò Drew.
“ Non sapevamo come, ma si era aperto un grosso varco nero nel pavimento che ci ha risucchiato al suo interno. ” Disse la capopalestra.
“ E per colpa dell’imbecille, ci siamo ritrovati dieci anni avanti nel futuro! ” terminò Paul, non lasciandosi sfuggire l’occasione di insultare il corvino.
“ Ti ho già detto che non lo avevo fatto apposta! ” ribatté l’allenatore di Biancavilla, stanco di ripetere sempre le stesse cose.
“ Pika pika pika! ” lo difese il topo elettrico, accanendosi contro il lilla.
“ Però questo non spiega il fatto che siate rimasti così giovani. ” Constatò James, fissandoli uno per uno. Apparentemente, sembravano avere ancora dieci anni.
“ Non lo sappiamo. ” Gli risposero, in coro, i sei ragazzi.
Improvvisamente, Jessie impallidì di colpo e divenne bianca come un lenzuolo. Ora, Misty poteva chiamarla vecchietta in ogni momento. Perché la differenza di età si era notevolmente alzata. Ed aveva ragione a chiamarla in quel modo. Senza i prodotti di bellezza che usava da ragazza, la sua pelle non era più vellutata e morbida come un tempo.
Per fortuna, la capopalestra di Celestopoli non aveva ancora colto l’occasione per farlo.
La cena proseguì pacificamente per il resto della serata, senza particolari battibecchi. Andarono a letto presto, poiché, l’indomani, si sarebbero dovuti alzare per raggiungere al più presto la cittadina di Aranciopoli.
 
 


Eccomi qui, carissimi!
Questa volta non vi ho fatto attendere molto. Siete contenti, eh? Beh, meglio per voi, no?
Ecco qui! Ora il titolo è completo! Avrete sicuramente capito che si tratta della parte finale del motto che il Team Rocket recita ad Unima. Grande idea, vero? ( No. Nd tutti -.-‘ )
La nostra allegra combriccola si è allargata con l’entrata di Jessie, James e Meowth. Vedremo poi se la nostra squadra di eroi riuscirà davvero a salvare il mondo!
Come avete potuto constatare, Arceus, colui che ha creato il mondo dei Pokèmon, non è rimasto con le mani in mano, cosa che, purtroppo, non tutti i leggendari hanno fatto.
Come sempre, se ci sono eventuali errori vi chiedo di elencarmeli.
Ringrazio tutti coloro che mi seguono e le gentilissime persone che hanno recensito lo scorso capitolo quali:
- Alesaphi24
- Soul Shining
- Kuroitsuki_
- dolcemiky
- Pokelyoko_Pearlshipper
- CrystalHika
Ci vediamo, spero presto, per il decimo capitolo!
Bacioni!!!!
 
Silver Star
 

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Capitolo 10
*** Non Uno di Meno ***


 Capitolo 10. Non uno di meno
 

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Giorni. Giorni interi erano passati dall’ultimo attacco che aveva ordinato contro di loro e nessuno dei suoi servi era ancora riuscito a localizzare quei dannati ragazzini che osavano solo pensare di intralciarlo.
Fino ad ora gli aveva permesso di vagare liberi per Kanto, senza preoccupazione alcuna e avevano avuto tutto il tempo necessario per organizzare un minimo di mosse strategiche. Non doveva assolutamente abbassare la guardia. Ogni infimo sbaglio poteva portare alla fine del suo grande impero, che ancora si stava andando a consolidare.
Ogni secondo che passava, era un sacco di tempo che veniva inutilmente sprecato. Mai si era sentito così vulnerabile come in quel momento e, questo, gli dava un irritante senso di impotenza. Da un po’ di tempo a quella parte, aveva notato che i suoi poteri si affievolivano giorno per giorno, rendendolo sempre più debole.
Per ora, la situazione non gli era ancora sfuggita di mano, ma se ciò fosse accaduto? Cosa ne sarebbe stato di lui? Se perdeva anche la capacità di controllare la mente altrui, Arceus avrebbe potuto batterlo definitivamente.
Dopo o durante il suo risveglio, non aveva percepito questa improvvisa diminuzione del suo potenziale. Qualcosa non era andato come doveva, ne era certo e quei ragazzini centravano qualcosa. Se voleva venire a capo di quel dilemma, doveva assolutamente scovarli. Erano riusciti a nascondersi per dieci anni e ora, che erano usciti allo scoperto, non poteva lasciarseli scappare.
Fissava da parecchi minuti lo schermo del computer, dove il Professor Oak continuava a schiacciare una sequenza innumerevole di tasti, apparentemente, senza senso. Non ci aveva mai capito un granché di quelle assurde tecnologie utilizzate dagli umani, ma non poteva certo affermare che fossero inutili. Ma stava cominciando a perdere la pazienza e lo si poteva intuire chiaramente dallo sbattere della sua lunga coda sul pavimento. Ad ogni colpo secco, il povero scienziato si irrigidiva come un bastone di legno.
“ Allora… li hai trovati? ” gli chiese bruscamente, facendo sobbalzare il povero scienziato, ormai stremato dopo tutte quelle ora passate a setacciare l’intera regione di Kanto alla ricerca di Ash e i suoi amici.
“ N-no, Lord Zuriga. Purtroppo, le uniche telecamere installate a Kanto si trovano nelle città. Non ho possibilità di rintracciarli lungo i percorsi. ” Gli rispose il ricercatore, asciugandosi la fronte imperlata di sudore dopo lo spavento iniziale.
“ Rimettiti al lavoro. Ora. ” Gli ordinò con tono secco e intimidatorio, per spronarlo a fare di meglio.
Oak deglutì silenziosamente, girandosi e ricominciando a battere, freneticamente, le dita sulla tastiera e visualizzando le immagini di più telecamere, proiettate sullo schermo del computer.
La sua pazienza stava oltrepassando ogni limite di sopportazione. Non potevano essersi volatilizzati chissà dove! Eppure, neanche i suoi servitori riuscivano a localizzare quei sei mocciosi arroganti. Erano più scaltri di quanto si aspettasse.
“ Lord Zuriga, signore. Ecco, li ho rintracciati. ” Lo avvisò lo scienziato, con una leggera nota di soddisfazione nella voce “ Hanno appena varcato i confini della città di Aranciopoli. Ma non sono soli. ”
“ Chi c’è con loro? ” domandò il leggendario, inarcando lievemente un sopracciglio.
“ Due persone e un Pokémon. Credo che siano tre ex membri del Team Rocket. ” Gli rispose l’altro, tentando di aumentare la risoluzione della telecamera per identificare i tre sconosciuti.
“ Non sono una minaccia. Il Team Rocket non ha provato nemmeno ad opporsi quando Kanto e le regioni circostanti sono entrate in mio possesso… ” Disse lui, lasciando la frase in sospeso “ Questa volta, se ne occuperà Mewtwo. Darkrai ha fallito l’ultima volta e non deve accadere di nuovo.”
 
 
La stessa situazione di degrado era toccata anche alla vivace e allegra cittadina di Aranciopoli. I sei allenatori non si sorpresero più di tanto nel constatare, coi propri occhi, che era caduta così in basso. Come le precedenti città che avevano avuto l’occasione di visitare, non era stata risparmiata.
Il Team Rocket, invece, rimase più spiazzato di loro. Erano parecchi anni che non si spostavano da Zafferanopoli e, quindi, erano impossibilitati a sapere in che condizioni si trovasse l’intera regione di Kanto.
Aranciopoli doveva il suo appellativo ai numerosi edifici color delle arance e dei mandarini. Colori caldi, che ti facevano pensare subito all’estate, al divertimento, alla solarità e alla giovinezza. Non per niente, la città era dotata di un porto e anche di una spiaggia balneare, un buon luogo per trascorrere le vacanze. E non a caso, Lt. Surge, uomo molto esuberante e amante dei tipi Elettro, aveva stabilito la sede della sua palestra ad Aranciopoli.
Tutto questa felicità e spensieratezza era sparita molto tempo addietro. Le pareti degli edifici non erano più di un bel arancione pastello, poiché erano state rovinate dalla salsedine proveniente dal mare e risultavano scrostate in molti punti. I muri presentavano notevoli graffi, segno che molti Pokémon avevano lasciato una traccia del loro passaggio.
La sabbia delle spiagge non era più di quel caratteristico color dorato e farinosa, ma grigia e sporca, date le scarse cure a cui erano state sottoposte in tutti quegli anni, in cui la presenza dell’uomo si avvertiva di rado.
“ Continuo a pensare che, forse, avremmo fatto meglio a rimanere a Zafferanopoli. ” Borbottò Jessie, rimpiangendo il loro vecchio e sicuro rifugio nella metropoli.
“ Troppo tardi. Avete deciso di seguirci ed ora voi ci aiuterete. ” Le ricordò, sprezzante, Ash, sorridendo in modo sghembo.
“ Pika Pika pi. ” squittì Pikachu a bassa voce, poco entusiasta di dover viaggiare con quei tre.
“ Piplup piplup. ” sbuffò il pinguino, con una smorfia di disappunto.
“ Beh, guarda, non siete gli unici ad essere amareggiati! Vi rendete conto che sto rischiando la pelliccia solo per aiutarvi nei vostri scopi? ” urlò Meowth, assalito da un improvviso scatto d’ira.
“ Fai silenzio e chiudi il becco! I ripensamenti saranno per dopo. Piuttosto, cerchiamo di raggiungere il porto. ” Intervenì Misty, tappandogli la bocca con una mano.
“ Non credo che sarà molto facile. Ci sono Pokémon da tutte le parti e non credo che siano amichevoli.  ” La interruppe Drew, indicando il fondo della via principale.
Il gruppo fece dietro front e si nascosero in un vicolo, giusto in tempo per veder passare un branco di Lairon composto da una o due decine di esemplari. Bastava una semplice occhiata per capire che quei poveri Pokémon avevano qualcosa che non andava: la corazza d’acciaio sopra la loro schiena non era di un color grigio opaco ma completamente nera e la superficie presentava delle piccole crepature che testimoniavano le battaglie a cui quelle creature avevano preso parte. Gli occhi, invece che azzurri come l’acqua di un mare calmo e gentile, erano viola e fosforescenti.
Non appena si furono allontanati, i presenti tirarono un lungo sospiro di sollievo, sperando di non dover più fare incontri simili.
“ Possibile che non si può stare mai tranquilli?! ” esclamò Vera, maledicendo quei Pokèmon per averla fatta spaventare in quel modo, tanto che il suo cuore batteva ancora all’impazzata.
“ Pensate che Zuriga ci abbia individuati? ” domandò Drew, cercando di trovare un valido motivo per cui quei Lairon correvano in quel modo.
“ Ovviamente, sì. E so già chi gli ha riferito la nostra posizione… ” Gli rispose Paul, fissando con diffidenza i tre membri del Team Rocket.
“ Ehi! Non penserai che siamo stati noi, vero? ” dissero James e Jessie, agitando le mani come per dissuaderlo da quei pensieri.
“ No. Sono sicuro che loro non c’entrano. Guardate là, sopra le nostre teste. ” Li difese Ash che, dopo aver alzato lo sguardo, aveva notato una piccola telecamera ben nascosta nella rientranza di una casa.
“ Hai ragione. Quella deve essere una delle webcam che avevano installato anni fa. Non è difficile per un informatico esperto entrare nel sistema privato di queste telecamere e monitorarle. ” Spiegò Misty, osservandone i movimenti meccanici mentre spostava l’obiettivo da una parte all’altra della viuzza.
“ Ricordo che le avevano installate pure a Petalipoli, poche settimane prima di incontrarci. ” Disse Vera, raccontando gli avvenimenti accaduti nella sua città natale.
“ Modestamente, è tutta opera del nostro capo! ” Rivelò, con alterigia, Meowth. Nonostante Giovanni fosse scomparso tempo prima, lui e i suoi due compagni nutrivano ancora un profondo rispetto per il loro superiore.
“ Sì! Mi ricordo! Diceva che, in questo modo, avrebbe tenuto d’occhio la situazione nelle regioni circostanti. ” Aggiunse James, mentre la parole del leader del Team Rocket gli ritornavano alla mente.
“ Oh! Che grande uomo che era il nostro capo! ” sospirò, con occhi sognanti, Jessie, incrociando le dita delle mani in segno di ammirazione.
“ Infatti, così grande da scapparsene via e nascondersi. Non ho mai sopportato i codardi. ” Le ricordò Paul, sputando fuori quelle parole con disprezzo.
La donna non accettò di buon grado una simile offesa, infatti, era pronta a tempestarlo di insulti e a mettergli le mani addosso, cosa che non riuscì a fare visto che una decima voce si inserì, prepotentemente, nella loro conversazione.
Mi sorprendi, sai? Non fai una buona impressione se odi i codardi ma, poi, ti comporti come tale.
“ Chi ha parlato? ” mormorò Lucinda, intimorita, non avendo mai udito quella voce.
“ Pi piplup! ” tremò Piplup, afferrando la lana del cappello della sua allenatrice con entrambe le pinne e stringendola convulsivamente.
Qua sopra. “ Le rispose la voce, con fare risoluto.
I nove alzarono il capo, notando la presenza di un Pokémon bipede e dalle fattezze quasi umane. Egli era sospeso dolcemente per aria, squadrandoli dall’alto come un falco pronto a planare per catturare la sua preda.
Smise di levitare e atterrò elegantemente davanti a loro, mantenendo uno sguardo serio nei loro confronti.
Immagino che Ash, il suo Pikachu, Misty e il Team Rocket non ricordino chi sia. Questo, perché mi sono preso tutti i loro ricordi riguardanti il  nostro incontro. Credo sia giunto il momento di restituirveli. “ Spiegò placido il Pokémon, alzando un braccio verso di loro senza interrompere il contatto visivo. Qualche secondo dopo, lo abbassò lentamente, attendendo le loro reazioni.
“ Mewtwo? Sei davvero tu? Che bello rivederti! ” Spalancò gli occhi il corvino, salutandolo con un gesto affettuoso della mano.
“ Pika pika! ” fece lo stesso il topino elettrico.
“ Uff! Meno male che è un vostro amico! Mi sono spaventata a morte quando l’ho visto! ” disse Vera, asciugandosi la fronte sudata e sistemandosi la bandana.
“ Peccato che non abbiamo nessuna delle nostre armi. ” Bisbigliò Meowth ai suoi due compagni, abbattuto di non poter provare a catturarlo.
“ Meowth, hai ragione! Il capo sarebbe fiero di noi se gli portassimo Mewtwo. ” Concordò Jessie, pensando allo sguardo soddisfatto di Giovanni se fosse entrato in possesso di un simile portento.
“ Che sfortuna pazzesca che abbiamo! ” piagnucolò James, crollando in ginocchio.
“ Ehi! Guardate che vi abbiamo sentito!  ” li avvertì Lucinda, girandosi di scatto verso i tre con una espressione infastidita in volto. Non poteva assolutamente crederci che dopo dieci anni quei tre fossero rimasti così malvagi. Eppure, dovevano pur aver acquisito un po' di maturità!
“ Pi piplup piplup! “ gridò il pinguino, con tono accusatorio.
Intanto, l’allenatore di Biancavilla stava già correndo verso il clone di Mew, con le braccia spalancate per abbracciarlo cordialmente. Una strattonata improvvisa gli fece quasi perdere l’equilibrio, interrompendo la sua corsa e facendo quasi cadere Pikachu dalla sua spalla. Si girò e vide che Misty scuoteva la testa in segno di disapprovazione.
“ Fermati e non avvicinarti! Non è qui per salutarci… ” Gli ordinò la capopalestra di Celestopoli, afferrandogli saldamente il braccio destro, senza farsi sentire da Mewtwo “ Ti basterà incontrare il suo sguardo per intuirlo. ”
Il corvino annuì  e si voltò verso il Tipo Psico, osservandogli con morbosa attenzione gli occhi, come gli aveva suggerito la sua vecchia amica. Se la memoria non lo ingannava, l’ultima volta che avevano avuto l'occasione di incontrarlo le sue iridi erano viola come due luccicanti ametiste. Ora, invece, erano scure come due pozzi senza fondo e il suo sguardo era assente e vacuo, tanto da non far trasparire nessuna emozione vitale da parte sua.
“ Ehi! Finalmente ho capito! Tu non sei dalla nostra parte, vero? Ci hai imbrogliato! ” lo accusò Ash, mettendosi sulla difensiva e serrando i pugni. Pikachu saltò giù dalla sua spalla nello stesso, preciso momento, rizzando il pelo della schiena e urlando un rabbioso Pika! Pika!.
“ Ash! Potevi evitare di dirglielo in faccia! ” gli bisbigliò nell’orecchio Drew, facendogli notare l’errore che aveva commesso.
No, non sono dalla vostra parte. La tua amica è più sveglia di quanto mi aspettassi. Beh, a questo punto, è inutile continuare a fingere… ” Confessò il diretto interessato, ghignando malignamente e facendo rabbrividire gli otto ragazzi e i loro piccoli compagni di viaggio.
Un istante dopo, dagli angoli e dai cunicoli più bui, dai tombini e dalle stesse abitazioni di Aranciopoli cominciarono ad uscire una miriade di Pokémon, diversi per forma, sesso, specie e tipologia e tutti al servizio del perfido Mewtwo.
In breve tempo, il gruppo si ritrovò completamente accerchiato e senza possibilità di fuga in nessuna direzione. A niente sarebbe servito opporre resistenza contro così tanti avversari da sconfiggere. E poi, se per pura fortuna, fossero riusciti a sopraffarli, avrebbero dovuto vedersela con il clone di Mew, uno dei leggendari più potenti mai esistiti. In poche parole, erano spacciati e le loro speranze di salvezza si erano frantumate in semplici attimi. L’unica soluzione che gli era rimasta era la resa incondizionata.
 
 
Sotto i loro occhi, le città scorrevano veloci e, viste dall’alto, sembravano minuscole in confronto alla vastità del pianeta Terra, di cui già un quarto delle terre emerse era caduto in rovina in pochi anni.
Cresselia sopirò, inspirando l’aria fresca e pulita che si respirava da lassù, dove il potere di Zuriga non era ancora giunto ad intaccare le nuvole bianche e soffici come morbido zucchero filato. Se non si sbrigavano a trovare le anime pure di cui Arceus le aveva parlato, l’intero mondo sarebbe precipitato nel caos più assoluto.
Ad un certo punto, Celebi la chiamò con la sua vocina, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
Cresselia, le ho individuate. Ho avvertito la presenza di più anime ad Aranciopoli, non lontano da qui. Credo di distinguerne sei, anche se la sesta non è completamente pura.
È sufficiente. Raggiungiamole subito. La scorsa volta sono sparite prima che potessimo avvicinarci. ” Asserì lei, virando verso il basso, seguita dagli altri due leggendari.
Lì c’è anche Mewtwo. Dovremmo affrontare anche lui, lo sai? E, purtroppo, è sotto il controllo di Zuriga. “ Le ricordò Mew, avvicinandosi mentre planavano.
Dobbiamo correre questo rischio se vogliamo salvare il pianeta. ” Gli rispose, convinta e determinata a portare a termine la missione assegnatale da Arceus.
 

 
I sei allenatori e il Team Rocket erano stati messi alle strette e non si erano mai trovati in una situazione così critica come in quel momento. Anche se, con tutta la loro buona volontà, avessero optato per la resistenza, anche se minima, non ne sarebbero certamente usciti vittoriosi. E il guaio era che nessuno poteva aiutarli in alcun modo.
Allora, vi siete decisi ad arrendervi? ” gli domandò, superiore, il Pokémon psichico, incrociando le braccia e attendendo una loro risposta, affermativa o negativa che fosse.
Nessuno di loro parlò, ma si limitarono chi a digrignare i denti per la frustrazione e chi ad abbassare il capo, rassegnato al fatto che il loro obiettivo di salvare il mondo non sarebbe mai stato portato a termine.
Mewtwo lasciò cadere le braccia lungo il corpo, spazientito dal loro comportamento e pronto a dare il segnale per portarli via con sé. Si aspettava una più significativa ribellione da parte di quei ragazzi. Evidentemente, si era sbagliato su tutto.
Fece per voltarsi nella direzione opposta, ma venne colpito all’istante da due attacchi incrociati, riuscendo a malapena a pararli entrambi. Si voltò nella direzione da cui erano partite le due mosse e vide tre Pokémon levitare per aria, in posizione difensiva.
Non ti permetteremo di portarli via! Fatti sotto! ” lo provocò Mew, fissandolo in atteggiamento di sfida.
Prima dovrai batterci tutti e tre! ” lo avvertì Celebi, aspettando una qualunque reazione del loro avversario.
Dal basso, i nove guardavano, increduli, la scena che si presentava davanti ai loro occhi. Non riuscivano a credere di essere stati così tanto fortunati.
Era il momento giusto per fuggire, fintanto che Mewtwo era distratto e non poteva controllare i loro movimenti.
“ Muoviamoci! Tiriamo fuori i nostri Pokémon e scappiamo! ” gridò Drew, brandendo la Pokè Ball e liberando il suo Roserade.
I suoi compagni seguirono il suo esempio, lanciando per aria le loro Sfere Pokè e cominciarono a correre per le strade di Aranciopoli, inseguiti da tutti gli sgherri che il clone di Mew si era portato dietro, togliendoli di mezzo solo se era necessario.
In testa al gruppo c’erano Ash e il suo Pikachu, Misty con Togetic e Vera con il suo Blaziken. Subito dietro di loro, stavano Lucinda con Piplup, Paul, affiancato da Electivire e Drew con il suo Roserade. Per ultimi, c’erano il Team Rocket che, non possedendo Pokémon particolarmente forti, si limitava ad usare i sei allenatori come un efficace scudo.
In pochissimo tempo, avevano già percorso il breve tratto di strada che li separava dal porto di Aranciopoli, arrivando a scorgere le vele delle imbarcazioni più alte.
“ Ci siamo! Ecco il porto! ” urlò Ash, intravedendo le file di barche ancorate lungo i moli e la banchisa.
“ Pikaaaaa! ” squittì Pikachu, saltando di gioia sulla testa del suo allenatore.
Il gruppo aumentò l’andatura, distaccandosi di pochi metri da Jessie, James e Meowth che tentavano di mantenere il passo più che potevano.
Improvvisamente, la donna inciampò e cadde rovinosamente a terra, sbattendo il viso contro l’asfalto duro e nerastro e sibilando fra i denti maledizioni di ogni genere.
“ Jessie! ” la chiamarono i suoi due amici, fermandosi ad aiutarla, perdendo di vista i loro compagni.
I tre si voltarono, trovandosi di fronte l’intera armata di Pokémon che avevano alle calcagna fino a pochi attimi prima.
“ Siamo spacciati, vero? ” domandò, inutilmente, Meowth, abbozzando un sorriso ironico.
“ Sei sicuro di volere una risposta? ” gli chiese, sarcastico, James, con la stessa espressione dipinta sul volto.
“ Aaaahhhh! ”
 
 
Nello stesso momento, i sei allenatori erano prossimi a salire su una barca abbastanza grande e ancora funzionante da permettergli di raggiungere Biancavilla senza troppi imprevisti.
Fu solo allora che notarono l’assenza dei tre membri del Team Rocket.
“ Ehi! Ma dov’è il Team Rocket? ” chiese Lucinda, voltandosi e sperando di vederli presto arrivare.
“ Lascia perdere quei pagliacci! Sali! Muoviti! ” le ordinò, frenetico, Paul, prendendola per mano e caricandola a forza sull’imbarcazione.
La blu rimase un po’ stupita da quel gesto. Poteva prenderla per il braccio e, invece, le aveva preso la mano. Si convinse del fatto che era stata una semplice coincidenza e niente di più. Può capitare a tutti in una situazione del genere. Ma perchè lei aveva sentito un invitante calore percorrerle il corpo quando era avvenuto quel contatto? Non era la prima volta che le succedeva una cosa del genere.
Il lilla la issò a bordo, fissandola solo per qualche istante con fare quasi insistente. Forse, si aspettava anche un piccolo ringraziamento da parte sua. In questo caso, perse tempo, visto che Lucinda non aprì bocca e rimase ammutolita.
Nella piccola sala comandi, i rimanenti quattro stavano tentando di mettere in moto il mezzo, cercando di azzeccare il pulsante giusto.
“ Di solito i pulsanti rossi sono quelli per l’accensione. ” Ragionò Vera, cercando sul pannello.
“ Sì, come nei film! ” la canzonò Drew, con voce maliziosa.
“ Ho solo detto la mia! Allora, datti da fare anche tu per mettere in moto questa cosa! ” ribatté la castana, serrando i pugni verso i fianchi.
“ Intendevi questo, Vera? ” le domandò il corvino, premendo il pulsante che corrispondeva alla descrizione della coordinatrice.
Il mezzo si mise a tremare leggermente, segno evidente che stava per azionarsi. Finalmente, potevano lasciare la città senza più nessun intoppo.
“ Bravo Ash! È così che si fa! ” si complimentò Misty, battendo una pacca sulla spalla dell’amico.
La Principessa di Hoenn rivolse uno sguardo di superiorità al ragazzo dai capelli verdi, che poteva essere inteso come un Te lo avevo detto! molto compiaciuto. Drew, a quel punto, dovette ricredersi. Questa volta, avevo vinto lei il loro piccolo match.
Seguì un fragoroso rombo di motori, che si stavano rimettendo in funzione dopo anni di inattività. Le pale delle turbine cominciarono a girare vorticose, increspando la superficie dell’acqua del mare e facendo avanzare, fulminea, la barca. Essa uscì subito dal porto di Aranciopoli, lasciandosi alle spalle la cittadina color dell’arancio.
 
 


Ciao!!!
Come vedete, questo capitolo è stato abbastanza lungo per gli standard che di solito rispetto. Consideratelo come un segno di scuse per la mia assenza.
Spero che lo abbiate gradito, anche se ammetto di aver inserito poche descrizioni e ho dato più spazio ai dialoghi.
Per un pelo, i nostri impavidi eroi sono sfuggiti a Mewtwo ma, (s)fortunatamente, hanno perso il Team Rocket dopo una breve alleanza.
Per il prossimo capitolo non arriveranno ancora a Biancavilla, ma farò un breve stacco che sono sicura che tutti voi apprezzerete.
Ringrazio, come sempre, tutte le persone che mi seguono e i tre recensori che hanno commentato lo scorso cappy quali:
- Alesaphi24
- Soul Shining
- Pokelyoko_Pearlshipper
- CristalHika
- Kuroitsuki_
Detto questo, ci salutiamo e ci vediamo al prossimo capitolo.
Bacioni a tutti voi!!!!
 
Silver Star

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Capitolo 11
*** Notte di Riposo ***


Capitolo 11. Notte di riposo
 

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L’imbarcazione navigava tranquilla e pacifica per le acque dei mari di Kanto, solcando l’oceano con la stessa intraprendenza di un veliero di altri tempi. Le piccole onde si infrangevano sullo scafo, producendo un delicato e coinciso sciabordare che poteva dare pace anche al più duro dei cuori.
I sei ragazzi si erano appartati nelle loro camere, dividendosi in due gruppi differenti: le femmine alloggiavano nelle camere sul lato destro della barca e i maschi sul lato sinistro.
Avevano stabilito che, ognuno di loro, dovesse darsi il cambio per il turno di guardia. In questo modo, sarebbero sempre rimasti vigili nel caso fosse capitato qualche imprevisto di ogni genere.
Il rumore sommesso delle onde li aveva cullati amorevolmente come una madre premurosa, facendoli addormentare quasi subito dopo una lunga giornata passata a scappare da pericoli di ogni genere.
Nel dormitorio delle ragazze, Vera si stava svegliando di lì a poco. Aprì gli occhi azzurri, guardandosi intorno. Grazie alla poca luce che penetrava da una piccola finestrella, riusciva a distinguere solo i contorni delle figure. La camera che divideva con Misty e Lucinda non era grandissima ma neanche troppo piccola. E poi, loro avevano preferito dormire insieme, al contrario dei ragazzi. Il mobilio era semplice, composto da un letto singolo e da un letto a castello. Un armadio e un comodino che, una volta, dovevano essere stati bianchi, completavano l’arredamento. Sulla sinistra era situata la porta che conduceva al bagno.
Distinse poi le sagome delle sue due compagne di distanza. Siccome lei aveva preferito dormire nel letto singolo, la blu e la rossa avevano tirato a sorte per decidere il loro posto per dormire. A Misty era capitato il giaciglio di sotto e a Lucinda quella di sopra. A differenza di lei, loro dormivano profondamente, abbracciate ai rispettivi Pokémon.
Scoprì immediatamente il motivo per cui il suo sonno era stato bruscamente interrotto: Blaziken, rannicchiato sul pavimento vicino a lei, le aveva involontariamente tolto la coperta nel cuore della notte. La temperatura era scesa bruscamente e sentiva brividi di freddo percorrerle la pelle. Vera si rassegnò a lasciargliela, decisa a cercarne un’altra.
Si alzò dal letto, facendo particolarmente attenzione a non svegliare il Pokémon Vampe. Si diresse verso il comodino, aprendone i cassetti uno ad uno. Nemmeno la fodera di un cuscino vi si trovava all’interno. Si mise le scarpe e uscì dalla stanza, percorrendo i corridoi nella semipenombra e nel silenzio più totale. Tutta quella calma gli dava un opprimente senso di irrequietudine.
Un ombra strisciò furtiva alle sue spalle, facendole rizzare i capelli in testa. Si voltò e non vide nessuno. Provò a proseguire per la sua strada, ma una figura che si stagliava a un palmo dal suo viso la scrutava con aria minacciosa.
Vera si lasciò scappare un breve gridolino, ma quella stessa figura le tappò la bocca.
“ Che fifona che sei Vera! Non mi riconosci? Sono Drew! ” mormorò la sagoma scura.
Un pugno ben assestato gli arrivò dritto in testa, facendolo gemere  dal dolore e dalla sorpresa.
“ Come ti è saltato in mente di spaventarmi in questo modo?! ” gridò la castana, con gli occhi che le ardevano per la frustrazione.
“ Ahi! Se ti contenessi qualche volta non cascherebbe il mondo! ” protestò il ragazzo, massaggiandosi la testa freneticamente, tastandosi un grosso bernoccolo che gli era spuntato tra i capelli verde praticello.
“ Smettila di lamentarti e dimmi cosa ci fai qui! ” lo zittì Vera, puntandogli un dito sul petto, stupendosi di sentire il contatto con la sua pelle. Non ci poteva credere che non avesse la maglietta!
La ragazza arrossì violentemente ma, per sua fortuna, Drew non poteva vederla in viso a causa della semi-penombra.
“ Dovevo fare a cambio con Paul nel turno di guardia, ricordi? E tu, invece, che cosa ci fai in giro a quest’ora? ” le rispose il verde, scostando la mano di Vera dal petto e infilandosi la maglietta nera e il gilet viola che teneva sottobraccio.
“ Ecco… avevo freddo e sono andata a cercare una coperta. ” mormorò lei, cercando di attenuare il rossore sulle guancie. In fondo, quello era il reale motivo di quella passeggiata furtiva.
“ Posso darti una mano, se vuoi. ” Le offrì il suo aiuto il ragazzo. In questo modo, avrebbe ritardato un po’ ma non c’era niente di male ad aiutarla.
“ Va bene. Ma non farmi spaventare di nuovo! ” acconsentì lei, squadrandolo con sufficienza.
 
 
Un urlo la aveva svegliata nel cuore della notte, facendola sobbalzare nel letto. Si strofinò le palpebre, ancora assonnata per il brusco risveglio. Le sembrava di aver sentito la voce di Vera da qualche parte nel corridoio, ma non ne era sicura.
Sfilò la mano da sotto le coperte, adocchiando lo schermo del Pokékron: le due di notte. Possibile che fosse già arrivato il suo turno? Voleva rimanere ancora un po’ a dormire, ma era costretta a dare il cambio a Drew.
Scese a carponi dal letto a castello, facendo attenzione a non svegliare Misty e Togetic, comodamente sdraiati sul materasso e addormentati.
“ Piplup… Piplup… svegliati, è arrivato il nostro turno di guardia. ” Gli bisbigliò nell’orecchio la blu, scuotendolo con leggerezza mentre si tirava sui capelli il cappellino bianco.
Il pinguino si strofinò pigramente gli occhi con le pinne, guardandola stralunato e infastidito. Lucinda se lo prese fra le braccia, procedendo lentamente in punta di piedi e in assoluto silenzio.
Non le ci volle molto e, in breve tempo, si ritrovò davanti alla porta metallica della sala comandi. Girò la maniglia e spinse la porta, sporgendo la testa all’interno con aria circospetta.
Si sorprese, trovando Paul seduto tranquillamente sul sedile del comandante e affiancato dal suo possente Electivire. La sua figura era illuminata dalla luce rada e fioca che filtrava dalla grande vetrata. Attraverso il vetro, si potevano vedere le nuvole violastre coprire perennemente il cielo. E ovviamente, una distesa di mare nero come il carbone di cui non si vedeva la fine. Si aspettava di trovare Drew e non lui.
“ Paul! Non dovevi darti il cambio con Drew? ” gli domandò Lucinda, entrando e richiudendo la porta alle sue spalle.
“ Pi piplup! ” esclamò il pinguino dallo stupore.
“ In teoria, sì. Ma lo sfaticato non si è presentato e, allora, sono rimasto io. ” le rispose il lilla, muovendo la sedia girevole per guardarla negli occhi “ Almeno tu, ti sei presentata. ”
“ El electivire electivire! ” incrociò le braccia Electivire, concordando su quello che diceva il suo allenatore.
“ Ah. Però non è giusto chiamarlo sfaticato.! Avrà avuto un contrattempo. ” Ipotizzò la blu, avvicinandosi “ Però hai fatto bene a rimanere. Ora, dovrei darti il cambio. Puoi andare pure a dormire.”
“ Non ho sonno. ” Il ragazzo fece spallucce, rigirandosi e tornando a fissare il paesaggio esterno alla vetrata.
La blu non lo contraddì e si andò a sistemare su una sedia accanto a lui, facendo sedere Piplup sulle ginocchia. Guardò sconsolata la volta “celeste”, desiderando, ardentemente, che uno spicchio di cielo blu si potesse intravedere fra tutte quelle deprimenti nuvole.
“ Grazie. ” Sillabò lei, voltandosi in direzione dei suoi occhi neri. Piplup la osservò stranito, alzando il capo rotondo. Perché lo stava ringraziando? Lo stesso fece l’Electivire del lilla, sorprendendosi che avesse fatto una qualsiasi buona azione.
“ Per cosa? ” domandò Paul, senza smettere di fissare l’orizzonte.
“ Per oggi. Per avermi issato sulla barca. ” Gli ricordò Lucinda, abbassando lievemente il capo “ È stato, come dire, gentile da parte tua. ”
“ Era una sciocchezza. ” La sminuì il ragazzo, appoggiando il gomito sinistro sul bracciolo.
“ Non è vero. Potevi lasciarmi lì e, invece, mi hai aiutata. Non mi sembra una cosa da niente, non trovi? ” gli spiegò la coordinatrice, abbozzando un sorriso.
“ Invece lo è. ” Si oppose l’allenatore di Rupepoli. Stava cominciando a spazientirsi con tutti quei discorsi inutili sulla gentilezza.
“ Hai fatto una buona azione, una gentilezza. Dovresti essere, perlomeno, contento di ciò. ” Riprovò di nuovo lei, cercando di convincerlo.
“ No, non lo sono. Le gentilezze e le buone azioni sono per i rammolliti come voi. ” Ribatté il lilla, sperando di metterla a tacere per sempre.
Lucinda represse la rabbia, ripetendosi che, se fosse sbottata come al solito, non avrebbe risolto nulla. Ingoiò il boccone amaro e proseguì.
“ Potresti essere un bravo ragazzo. Perché ti ostini a non avere amici? ”
“ Perché chi fa da sé fa per tre, non lo conosci il detto? ” le rispose secco, con una lieve nota di rimprovero nella voce.
“ Ma allora perché sei venuto con noi in questa gita? ” gli chiese la blu, alzandosi in piedi e facendo cadere Piplup sul pavimento, il quale si lamentò rumorosamente per la botta.
“ Perché quel buono a nulla di Ash mi aveva promesso una lotta! Ma, come vedi, ora mi ritrovo nei pasticci per colpa del tuo amichetto! Ecco a cosa servono gli amici! ” sbottò Paul, alzandosi in piedi e finendo faccia a faccia con lei.
Electivire lo guardò abbattuto. Se quella ragazza pensava di poterlo cambiare, si sbagliava di grosso.
La coordinatrice abbassò la testa e sospirò, cercando di calmarsi. Il pinguino la fissava con curiosità, attendendo che reagisse.
“ Perché sprechi tempo con me in questo modo? ” le domandò il lilla, risedendosi e riacquistando la compostezza.
“ Perché credo che tu abbia bisogno di una leggera spinta e tutto il resto verrà da sé. ” Rispose semplicemente, senza essere precisa a riguardo. Non sapeva perché, ma passando quasi tutte le ore della giornata in sua compagnia e, ovviamente, in quella dei suoi amici, sentiva di capirlo profondamente. Gli si era affezionata senza un motivo e lo aveva notato da poco. Ma non riusciva a spiegarsi il perché di quelle strane sensazioni che la prendevano quando lui la toccava.
“ Se sei stanco, vai pure a dormire. Starò bene anche da sola con Piplup. ” Disse Lucinda, sorridendo lievemente e facendo risedere il pinguino sulle ginocchia.
Paul non rispose, ma non si mosse nemmeno dalla sua postazione. La blu si stupì. Forse, non voleva lasciarla sola oppure non sentiva il sonno farsi pesante. In entrambi i casi, non le dispiaceva la sua presenza.
 
 
“ Aiuto! Aiuto! Aiutateci! ” gridò Vera, battendo i pugni contro le ante dell’armadio.
“ La smetti di urlare? Tanto, non ci sente nessuno. ” la zittì Drew, sbuffando per il trambusto che faceva.
“ No! Rimarremo chiusi in questo armadio per sempre! Dannazione a te, Drew! ” sbraitò la castana, incolpandolo dell’accaduto.
“ Primo: non rimarremo chiusi qui perché, prima o poi, gli altri si accorgeranno che non ci siamo. Secondo: volevo solo scherzare, ma tu mi hai trascinato qua dentro! E ora, siamo entrambi in trappola! ” ribatté il verde, sedendosi sul fondo dell’armadio.
“ Perché queste ante non si aprono?! ” esclamò lei, sbattendo i palmi contro il legno duro.
“ Perché sono arrugginite, principessina. ” le spiegò lui, facendo il saputello e utilizzando quello sciocco nomignolo.
“ Se almeno mi dessi una mano! ” lo rimproverò la coordinatrice, girandosi e guardandolo con stizza.
“ Rassegnati e aspetta. ” Disse, con nonchalance, il verde, appoggiando la schiena contro il fondo dell’armadio.
Vera si sedette al suo fianco, fissando il buio davanti a lei con insistenza. Dopo un po’, i brividi di freddo tornarono a tormentarle il corpo, facendole venire la pelle d’oca. Si rannicchiò su se stessa, tenendosi la testa fra la gambe esili.
Drew la sentì tremare come una foglia e percepiva il lieve battere dei denti che lei cercava di nascondere. Le si avvicinò e le girò un braccio intorno al collo e se la strinse a sé, facendole appoggiare la testa contro il suo petto. I suoi tremori si attenuarono poco a poco man mano che i secondi passavano. Il ragazzo non poté fare a meno di pensare che fosse bellissima e innocente in quella posizione. Il profumo dolce dei suoi capelli gli penetrava nelle narici, estasiandolo come non mai. E la sua pelle era talmente morbida e liscia che si stupiva di cotanta perfezione. Sentiva il suo respiro frasi via via più regolare, fino a che non divenne meno di un sussurro.
Vera spalancò gli occhi, stupendosi di quel gesto improvviso quanto gentile. Si sistemò meglio sul suo petto, chiudendo gli occhi e rilassandosi, sentendo il calore invaderle il corpo come un incendio divampante. Si sentiva a suo agio e al sicuro fra le sua braccia, come se nessuno potesse farle del male. Alle orecchie gli arrivavano, distinti, i battiti del suo cuore. Si lasciò cullare da quel suono proprio di ogni essere vivente. Su di lei, sortì lo stesso effetto di un tranquillante, facendola appisolare per qualche secondo.
All’improvviso, le ante dell’armadio si aprirono, rivelando una Misty abbastanza preoccupata per la sorte dei suoi due amici. Sopra la sua testa, volteggiava il suo Togetic che si trovava nello stesso stato della sua allenatrice.
“ Ragazzi! State bene? ” domandò subito la rossa, in modo apprensivo.
“ Tog Tog? ” fece lo stesso il suo Pokémon, portandosi le piccole braccine sul cuore.
La capo palestra notò, in seguito, la posizione in cui giacevano i due ragazzi. Le sembrava un po’, come dire, strana come cosa, anche se non era la prima occasione in cui si abbracciavano. Ma sentiva qualcosa di diverso questa volta.
“ Ma… che state facendo? ”
“ Oh… ehm… nulla nulla. ” Si affrettò a rispondere Vera, scostando bruscamente il ragazzo e accorgendosi di essere arrossita di nuovo.
“ Gatta ci cova, non credi Togetic? ” scherzò Misty in modo malizioso, sorridendo spensierata al suo Pokémon.
“ Misty! Noi siamo solo amici e ci lega un legame affettivo! Punto e basta! ” spiegò, nervosa, la castana uscendo dall’armadio e rizzandosi in piedi.
“ Certo, certo. ” annuì, sarcasticamente, facendo l’occhiolino alla Principessa di Hoenn.
 
 
Un piacevole venticello solleticava le orecchie dei due Pokémon, dando ad entrambi una sensazione di libertà che solo il volo può trasmettere. L’aria era freschissima di notte e, soprattutto, non era contaminata come sulla Terra.
Se alzavano lo sguardo, potevano vedere le varie e luminose costellazioni che caratterizzavano il cielo notturno. La luna, quella palla bianca come il latte, dominava sulle stelle, illuminando la parte superficiale delle nuvole violacee.
Una moltitudine di grida arrivò ai due Pokémon non appena ebbero aumentato leggermente la velocità.
Mew sbuffò sonoramente, spazientito dalle ennesime urlatine isteriche di quei tre.
Celebi! Sono stufo di portarceli dietro! ” si lamentò il gatto rosa con l’amico. Erano ormai parecchie ore che usava i suoi poteri psichici per trascinare il Team Rocket con sé e, perciò, si meritava anche un po’ di riposo, no?
Abbi pazienza. Dobbiamo solo portarli in un posto sicuro. Poi potremmo proseguire con le nostre ricerche. ” Lo dissuase l’altro, convincendolo almeno in parte.
Sì. Devo ricordarti che Cresselia si è fatta catturare solo per salvare questo trio di imbranati? ” gli rispose acido Mew, sbuffando nuovamente. Non riusciva ad accettare la perdita che il loro gruppo aveva subìto e non poteva fare a meno di essere preoccupato per lei.
“ Oh! A proposito! Grazie per averci salvato! ” li ringraziò Meowth da dietro, con la sua voce gracchiante. Ma fu ignorato dai due leggendari.
Li hai individuati quei ragazzi? ” chiese il Tipo Psico al suo compagno verde.
No. Non capisco. È come se quei ragazzi si potessero individuare solo quando si trovano in qualche pericolo. ” Azzardò Celebi, sbattendo le aluccie più piano per concentrarsi al meglio.
“ Vi riferite ai mocciosi? Noi sappiamo dove si stanno dirigendo! ” intervenì James, attirando l’attenzione dei loro salvatori.
“ Si stanno dirigendo a Biancavilla, nella regione di Kanto! ” aggiunse Jessie, colmando la curiosità dei due Pokémon.
E poi dicevi che erano un trio di imbranati. ” Lo schernì il Tipo Erba, sorridendogli con un misto di superiorità e furbizia.
Mew si limitò a ridacchiare con la sua vocina cristallina, riconoscendo che si era sbagliato a giudicarli troppo presto.
 
Attendeva il ritorno di Mewtwo già da parecchie ore, chiedendosi se almeno lui non lo avesse deluso come aveva fatto Darkrai. Camminava avanti indietro tanto che, in breve, tempo, si sarebbe formata una fossa  lungo il via vai che aveva seguito. Tutto quell’attesa lo innervosiva e non riusciva a stare fermo e a pazientare.
Si arrese e si andò a risedere sul trono, convincendosi che non aveva senso proseguire in quel modo.
Sentì il cigolare del portone e, quando alzò lo sguardo, vide la figura di Mewtwo avvicinarsi in sua direzione con passo discreto e felpato, proprio dei movimenti che lo caratterizzavano. Trascinava con sé un Pokémon malmesso e ferito, apparentemente privo di sensi. Riconobbe subito di chi si trattava, avendone sentito spesso parlare nei racconti della regione di Sinnoh.
Il Tipo Psico si inchinò docilmente davanti a lui, fissandolo con sguardo spento e distaccato.
“ Lord Zuriga, mi duole informarla dell’esito della missione… ” cominciò Mewtwo, abbandonando la posizone di sottomissione che aveva assunto poco prima.
“ Hai fallito anche tu, a quanto vedo. ” Constatò il leggendario, calmo e pacato solo in apparenza.
“ La vostra deduzione è esatta. Quei ragazzini sono stati protetti da Mew, Celebi e da lei. ” Disse il Pokémon Genetico, sbattendo a terra Cresselia con noncuranza. Lei gemette, stringendo gli occhi a causa delle ferite che le facevano male.
Darkrai osservò la scena nascosto dietro una delle colonne portanti della struttura, senza farsi vedere. Era sbigottito davanti all’evidente situazione. Si chiedeva e si continuava a chiedere come fosse possibile che Cresselia fosse stata catturata. Anche se non voleva ammetterlo, era preoccupato per le sorti della sua rivale. Non la avrebbero di certo risparmiata e lui non poteva fare assolutamente niente per aiutarla.
Zuriga sorrise languido, alzandosi e fluttuando verso il Pokémon Falcato, atterrando proprio davanti a lei. Cresselia alzò lentamente la testa, ritrovandosi la figura del leggendario violaceo che la sovrastava completamente, dandole un senso di timore e di totale impotenza di fronte al destino. La osservava in un modo che lei non sapeva neanche lontanamente definire. Furioso? Compiaciuto? Altezzoso? Non sapeva quale dei tre scegliere.
Zuriga si chinò alla sua altezza, fissandola con i suoi occhi rosso sangue e prendendole il mento tra le dita con fare arrogante.
“ Hai finito di metterci i bastoni fra le ruote, carina. ” Le sussurrò perfidamente, solo per il gusto di schernirla.
Darkrai era indignato davanti a quello spettacolo. Si stringeva le mani in modo convulsivo, desiderando ardentemente di fare a pezzi tutti quei farabutti.
“ Anche tu soccomberai, prima o poi. E, questa volta, Arceus non ti lascerà più in vita. ” Cresselia sostenne eroicamente il suo sguardo, senza mostrare lo sconforto che la divorava dall’interno.
“ Arceus non può fermarmi e lo sai meglio di me. ” Le ricordò lui, ridendo sommessamente.
“ È vero. Lui non può fermarti. Ma, presto, Garizu farà ritorno e per te sarà la fine. ” Disse lei, ribaltando la situazione e provocando nel suo aggressore un lieve timore.
Gli occhi di Zuriga si ridussero a due fessure color rubino e il ghigno sul suo volto era sparito. Si sentì provocato da quelle affermazioni.
“ Illuditi pure. La mia fine non arriverà. Ma la tua sì. ” Mormorò, rialzandosi in piedi.
Darkrai non resistette e spostò la sua attenzione da un’altra parte. Si sentiva arrabbiato con sé stesso per essere così debole e inutile. Non avrebbe retto a quello spettacolo insopportabile.
Si fece coraggio e tornò ad osservare la scena, sperando che fosse tutto finito. Quello che lo attese era un fatto strano e senza precedenti.
Zuriga si reggeva solo sulle ginocchia e ansimava come se avesse compiuto chissà quale sforzo fisico, ma non era così. Si teneva il petto con una mano, cercando di recuperare le forze. La  lunga coda si agitava, in preda alle convulsioni come il resto del suo corpo.
Di solito quando tentava di penetrare nella mente di qualcuno, non si sentiva terribilmente affaticato come in quel momento. La mente di Cresselia era stata difficile da assoggettare, ma gli erano già capitati casi simili. Ma, allora, perché si sentiva prosciugato dall’interno? Possibile che i suoi poteri fossero diminuiti da un giorno all’altro?
Si rialzò faticosamente, curandosi che intorno non ci fossero persone o Pokémon indesiderati. A parte Mewtwo e Cresselia che erano sotto il suo totale controllo, non vide nessun'altro.
Darkrai si nascose nuovamente, sperando con tutto il cuore che non lo avesse notato. Ora, aveva capito il perché gli servivano quei ragazzini. Se voleva mantenere intatta la sua forza, doveva assorbire la loro energia vitale.
 
 


Ciao a tutti, carissimi!
Ultimamente, sto scrivendo capitoli più lunghi del solito. Spero di ritornare presto alla lunghezza standard che mi ero prefissata.
Capitolo dedicato alle coppiette, come avete ben potuto notare! Eh sì, dovevo pur soddisfare i fan della Contest e della Ikari, no? Spero che abbiate apprezzato!
Ebbene, molti di voi si staranno chiedendo: ma chi è Garizu? Oh, beh, questo lo saprete più avanti! Vi voglio lasciare un po’ sulle spine.
Ringrazio come sempre tutti i miei fedelissimi che mi seguono e le persone che hanno recensito lo scorso capitolo quali:
- Alesaphi24
- Satoshi_San
- Kuroistuki_
Aspetto i vostri pareri o critiche come al solito! Se ci sono errori le segnalazioni sono ben accette!
Bacioni e ci vediamo al prossimo aggiornamento!


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Capitolo 12
*** Uno sguardo nel passato ***


 Capitolo 12. Uno sguardo nel passato
 

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Nemmeno un timido e pacifico Pidgey li aveva accolti quando avevano sbarcato da poco in prossimità della minuscola spiaggia vicino Biancavilla. Era una breve distesa di sabbia grigiastra, nascosta in un'insenatura naturale in modo tale che nessuno potesse accorgersi di una barca solitaria ormeggiata in bella vista.
Nonostante i turni di guardia che avevano dovuto sostenere, avevano almeno avuto la possibilità di riposarsi per qualche ora.
L’odore acre della salsedine era più pungente che in mare, persino più del solito.
Silenzio e nessun rumore. Una calma inquietante prima della tempesta. Gli unici suoni che si udivano erano il rumore dei loro passi sulla sabbia prima bagnata e poi asciutta.
Nessun pericolo in vista, a quanto pareva.
Ci impiegarono non più di qualche minuto per raggiungere la piccola cittadina, camminando in silenzio senza che nessuno spiccicasse parola.
Quando iniziarono a vedere le prime case, si prepararono psicologicamente al seguito. Non si aspettavano, di certo, la Biancavilla sicura e vivace di un tempo. Se gli altri centri più fiorenti di Kanto erano caduti in rovina, un paese come quello non poteva essere stato escluso. Le loro aspettative non furono deluse: anche la città natale di Ash era un luogo di desolazione, memoria di un fiorente passato.
All’inizio, il corvino sembrava accettare la situazione che gli si era presentata davanti agli occhi. Misty lo guardava confusa. Si aspettava un minimo accenno di dispiacere da parte sua. Ma quel debole velo che l’amico tesseva in silenzio nascondeva una sofferenza che lei non poteva neanche lontanamente immaginare. E tutta questa sofferenza esplose quando si trovarono, per caso, davanti a casa Ketchum.
In cuor suo, Ash voleva sapere com’era ridotta la sua abitazione. Ma una voce sempre più forte nella sua mente gli urlava di passare oltre e di far finta di niente. Ma lui, la capacità di rimanere indifferente, non l’aveva mai posseduta.
I suoi amici avevano riservato alla casa una breve occhiata, per poi continuare il loro cammino. Il corvino, invece, rimase indietro, fermandosi ad osservarla. I ricordi lo assalirono, accalcandosi l’uno sopra l’altro. Il suo ritardo al laboratorio del Prof. Oak il giorno del suo decimo compleanno, la sua corsa folle in pigiama, gli insulti di Gary, le adulazioni delle fan che lo acclamavano, senza dimenticare tutte i dispetti di Pikachu… e, in fondo alla lista, sua madre. Per lui, dieci anni erano trascorsi come un battito di ciglia. Per lei, invece, che lo aveva aspettato per tutto quel tempo senza avere sue notizie, erano stati più lunghi di un’eternità. Conosceva bene la donna che lo aveva messo al mondo: anche se lei lo lasciava viaggiare per le regioni e non gli impediva di realizzare i suoi sogni, sapeva che era sempre in pensiero per lui. Si augurava che stesse bene e si pentiva di essere rimasto assente per tutto quel tempo. Non era colpa sua se quel tunnel misterioso li aveva letteralmente catapultati nel futuro… o forse sì?
Una lacrima, una sola, scese lenta lungo la sua guancia destra, fermandosi ai margini della labbra. Ash si tirò giù il berretto con un gesto noncurante della mano.
Pikachu si accostò al suo viso e, con la zampa, gli pulì la guancia dai segni del pianto.
L’allenatore tirò su la testa, sorridendo amichevolmente al piccolo topo elettrico.
“ Grazie, Pikachu. Sei un vero amico. ”
“ Pika pika! ” Lo tirò su di morale il Pokémon, aggiustandogli il cappello sopra la nuca.
Sulla sua spalla, sentì un tocco allo stesso tempo delicato ma anche deciso, impossibile da ignorare. Si voltò trovandosi davanti Misty.
“ Ash. Sei sicuro di star bene? ” Gli chiese la rossa, in modo apprensivo. Si pentì subito di aver posto quella domanda. Era assolutamente ovvio che non stava bene. Ma in quel momento, non aveva trovato nient’altro da dirgli o da domandargli. Le consolazioni non riportano indietro la felicità o le cose che hai perduto. Probabilmente, anche la sua casa di Celestopoli era ridotta nello stesso stato e neanche lei sapeva se le sue sorelle fossero in pericolo o meno. Forse, anche a lei una lacrima silenziosa non gliela avrebbe tolta nessuno. L’immagine della ragazza decisa e intraprendente è difficile da mantenere intatta. Ma quando l’animo è distrutto dall’interno, l’esterno non può essere di certo migliore.
“ Sì, Misty. Non preoccuparti. Va tutto bene. ” Mentì Ash, sforzandosi di essere allegro come al solito.
L’amica indagò il suo viso, alla ricerca di un indizio che potesse confermarle il contrario. Si soffermò sulla sua guancia destra, leggermente umida. Neanche le apprensioni di Pikachu avevano potuto cancellare i segni evidenti delle lacrime.
Le venne spontaneo dispiacersi per lui. Era un suo caro amico e gli amici devono sempre sostenersi a vicenda.
“ Vuoi che ti resti accanto? ” Gli chiese lei.
L’espressione del corvino mutò di colpo.
Misty non poté fare a meno di chiedersi se non fosse stata troppo gelida nel porgli quella domanda.
“ Grazie. ” Le rispose semplicemente, mettendosi al suo fianco.
E per tutto il tragitto verso il laboratorio, nessuno dei due disse più una parola.
 
 
L’edificio, che ospitava il centro di ricerca del Prof. Oak, era una delle poche costruzioni ancora in piedi. Le pareti erano intatte, a parte qualche crepa, ma scolorite dalle intemperie. Non erano più gialle, ma grigie e terribilmente uguali.
Al tetto mancavano molte tegole in diversi punti, ma non sembrava dare segni di cedimento.
Le finestre erano, per la maggior parte, rotte o scheggiate e solo alcune erano rimaste intatte. La polvere che ne incrostava i vetri, però, celava quello che si poteva nascondere all’interno della costruzione.
I sei ragazzi spinsero accuratamente il cancello di metallo, che si aprì con un forte cigolio di sottofondo. Percorsero il vialetto che portava all’ingresso, costeggiando i cespugli spogli e rinsecchiti ai margini della stradina. Neanche l’erba del praticello aveva avuto un trattamento migliore, infatti si presentava rada e terribilmente viola, come il resto del paesaggio.
Arrivati davanti alla porta, provarono ad abbassare la maniglia. Essa si aprì, regalando al corridoio buio una lama di luce. Perlomeno, non avrebbero dovuto entrare dalle finestre col rischio di farsi male, o buttar giù la porta a calci.
Ash spinse istintivamente la testa dentro, guardandosi intorno circospetto.
“ C’è nes… ah! ” Stava per domandare il corvino, ma Paul lo afferrò per le spalle e lo ricacciò fuori, rischiando di farlo rotolare giù per il vialetto.
“ Potevo scommetterci il mio Electivire che avresti fatto una cosa tanto sciocca! ” Lo rimproverò il lilla, sbuffando e guardandolo con la coda dell’occhio con sufficienza.
“ Pika pika. ” Lo guardò contrariato Pikachu, scendendo dalla spalla del suo allenatore per verificarne le condizioni.
“ Ahi! Che male! ” Si lamentò il rivale, massaggiandosi la schiena per la botta.
Nessun altro commentò la brillante uscita di Ash, poiché non c’era più nulla da aggiungere.
“ A questo punto, è meglio che Togetic ci accompagni. Se qualcuno di pericoloso si avvicinerà, lui potrà certamente avvertirci in anticipo. ” Constatò Misty, lanciando la Poké ball in aria e liberando il Pokémon Felicità il quale, dopo essersi stiracchiato, salutò con un certo entusiasmo la sua padrona e i suoi amici.
Dopodiché, i sei si decisero ad entrare, chiudendosi la porta alle spalle per non destare sospetti.
I loro passi risuonavano lugubri sulle piastrelle bianche, rimbombando per i corridoi. Evidentemente, nessuno ci aveva più messo piede da molto tempo a quella parte, a giudicare dalle numerose ragnatele presenti in ogni angolo del pavimento e del soffitto i cui fili erano coperti dalla polvere. Neanche gli Spinarak si premuravano più di abitare in quel postaccio.
Svoltarono a destra per due volte, penetrando sempre di più fra le mura del laboratorio. Erano alla ricerca di qualche collezione di reperti o di una specie di biblioteca che contenesse le informazioni che cercavano.
Dopo qualche minuto, trovarono la stanza che faceva al caso loro.
La porta era in legno di mogano e recava una targhetta di metallo arrugginita, dove si poteva ancora distinguere una scritta in corsivo: Storia antica e recente - Archivio -. Finalmente, avrebbero ottenuto le risposte che cercavano.
Entrarono di soppiatto, preoccupandosi che non ci fosse nessun altro a parte loro. Per fortuna, nessun pericolo in vista.
La stanza era molto grande e spaziosa e ospitava così tanti libri che ci sarebbe voluta una vita intera per leggerli tutti. Gli scaffali erano disposti in parallelo tra loro ed erano in legno, probabilmente divorato fino alla superficie dalle tarme. I libri erano divisi in vaste sezioni e per volumi, disposti accuratamente e ricoperti da uno spesso strato di polvere e ragnatele. Sulle scrivanie erano ancora sparsi quaderni di tutte le dimensioni, contenenti appunti o materiale cartaceo per qualche ricerca.
Il pavimento era grigio e macchiato, ma sotto lo sporco doveva essere probabilmente di un bel bianco latte. Le pareti erano annerite negli angoli e la maggior parte dell’intonaco sbriciolato ai piedi dei muri.
Probabilmente, non ci entrava nessuno da parecchio tempo.
“ Scusate. Cos’è che dovremmo cercare con esattezza? ” Chiese Lucinda, aggrottando la fronte e chinando la testa di lato, osservando la quantità spropositata di libri sugli scaffali.
“ Pi piplup? ” Chiese anche il pinguino, con la stessa espressione in volto della sua allenatrice.
“ Se li controllassimo tutti ci vorrebbe un’eternità e non abbiamo tempo da sprecare. Forse, dovremmo cercare nella sezione contenente i volumi sulla creazione, sulle leggende o roba simile. ” Ipotizzò Drew, contando mentalmente tutti gli scaffali in cui avrebbero dovuto cercare. Ben tre o quattro file da controllare.
 “ Dividiamoci in gruppi. Poi, ognuno porterà quello che ha trovato su questa scrivania. ” Disse Vera, appoggiandoci la mano sopra.
“Meglio cominciare subito! Non ho voglia di passare tutta la giornata qua dentro! ” Esclamò Ash, sbadigliando al solo pensiero di rovistare in ogni angolo di quella sconfinata biblioteca.
“ Pika pika! ” Concordò Pikachu, annuendo.
I sei ragazzi e i rispettivi Pokémon si sparsero poco dopo, cominciando a ispezionare ogni libro e leggendone solo poche pagine per verificarne il contenuto, ripetendo lo stesso processo per un numero svariato di volte. Poi, rimettevano il volume al suo posto e proseguivano a quello successivo.
Qualche minuto dopo, si ritrovarono allo stesso punto di partenza.
“ Allora? Nessuno ha trovato nulla? ” Chiese Drew, rovistando ancora tra le pagine di un libro sulla mitologia di Kanto.
“ No! Io non ho trovato nulla. Ho guardato nei libri sulle leggende di Johto ma non c’era nulla nemmeno lì. ” Rispose sconsolata Lucinda, gettando lo sguardo sul libro che il verde stava sfogliando.
“ Piplup piplup… ” Sospirò Piplup sulla spalla della blu.
“ Hoenn e Sinnoh la stessa cosa. Neanche io e Paul siamo stati in grado di trovare qualcosa di utile! ” Annunciò Misty, avvicinandosi con il lilla al seguito.
“ Io mi sono divertito da morire! Sui libri che ho letto c’erano i nomi di tanti Pokémon che non conoscevo! Ed erano pure nomi carini, peccato che le illustrazioni non ti permettevano di osservarli. Anzi, c'erano dei dolci al posto dei Pokémon! ” Raccontò Ash, gli occhi che brillavano per la gioia. Teneva stretto il libro sotto il braccio.
“ Ash? Me lo faresti vedere un attimo? ” Gli chiese Drew, strappandoglielo dalle mani e dando un’occhiata alle prime pagine.
“ Ma cosa? Questo è un libro di dolci per Pokémon! Hai guardato nella sezione sbagliata! ” Esclamò il coordinatore, abbozzando una smorfia di incredulità.
“ Pika pika pi. ” Sospirò Pikachu, pentendosi di essere rimasto tutto il tempo con Piplup invece che badare al suo allenatore.
“ Tipico. Non so perché, ma mi aspettavo anche questa. ” Commentò Paul, sorridendo malizioso.
“ E tu, Vera? Hai trovato qualcosa? ” Domandò Misty, rivolgendosi all’amica lì vicino, che non aveva ancora abbandonato le ricerche.
La castana, in quel momento, era intenta a tirare fuori dall’ennesimo alloggiamento l’ennesimo volume da sfogliare. Quando se lo ritrovò fra le mani, abbassò lo sguardo e soffiò sulla copertina, togliendo i residui di polvere rimasti sulla superficie.
Subito dopo, un suono molto simile ad uno sfrigolio attirò la sua attenzione. Sollevò la testa, sorpresa da un simile rumore e sobbalzò per lo spavento. Davanti a lei, uno Spinarak luminescente la fissava con occhi truci, battendo tra loro le mandibole rosse in segno di sfida.
Il coleottero balzò giù dallo scaffale con un salto, atterrando sulla testa della coordinatrice e picchiandola con le zampe, cercando di morderla.
“ Aaahhh! Aiuto! Qualcuno faccio qualcosa! ” Strepitava Vera, cercando di scacciare via il suo aggressore.
“ Nooo! Io non sopporto i Tipi Coleottero! ” Urlò Misty, nascondendosi dietro la scrivania col timore che saltasse addosso anche a lei e stringendo il suo Togetic fin quasi a trangolarlo.
“ Aspetta! Ti aiutiamo noi! ” Accorsero Lucinda e Drew, cominciando a tirare da una parte all’altra per toglierglielo di dosso.
Il ragno serrò le zampe attorno alla testa della castana, mantenendo ben salda la presa sulla sua preda, col risultato che lei cominciò ad urlare ancora più forte.
Dall’altra parte della stanza, Piplup e Pikachu tentavano di comunicargli che non c’era nessun pericolo mentre Ash era indeciso se ordinare al suo Pokémon di fulminarlo o di unirsi ai suoi due amici per calmare la situazione.
Paul fu più veloce di lui e, con uno scatto, afferrò il primo libro che gli capitò tra le mani e lo lanciò in direzione dello Spinarak con tutta la forza che aveva.
Il coleottero, rapido, si slanciò verso l’alto, evitando il colpo per un soffio. Il quaderno, invece, si schiantò contro la faccia della povera Vera con un sonoro Sciaff!, tramortendola e lasciandole un segno rosso sul viso.
Drew si chinò su di lei, aiutandola ad alzarsi e cercando di farla riprendere dallo shock. Ma lei non aveva assolutamente bisogno del suo aiuto.
Si rimise in piedi subito dopo, con la faccia livida sia per la rabbia, sia per la botta.
“ Ma come ti permetti? ” Urlò furiosa, noncurante dell’aspetto orribile dei suoi capelli.
“ Almeno quello Spinarak ti ha lasciato in pace. Ringraziami, piuttosto. ” Le rispose pretenzioso Paul, alzando lievemente le spalle e incrociando le braccia.
“ Cosa? Io? Ringraziare te? Per avermi letteralmente scaraventato questo coso in faccia? ” Ribatté Vera, ancora più arrabbiata di prima e sventolandogli davanti agli occhi l’oggetto in questione.
“ Vera! Aspetta un attimo! ” La trattenne Misty, strappandole di mano il libro prima che potesse ricambiare il gesto sconsiderato del lilla.
La rossa diede una rapida occhiata alla copertina, leggendone il titolo ad alta voce: Mitologia di Kanto - Garizu e Zuriga.
“ Ecco! Lo abbiamo trovato! ” Gridò trionfante la capopalestra, lustrandosi gli occhi per la felicità.
“ Stavi dicendo? ” Disse Paul, rivolgendosi alla castana con aria di superiorità.
Vera non seppe cosa replicare e preferì tenere la bocca chiusa. Era vero, “grazie” a lui erano riusciti a trovare l’unico modo per avere le risposte che cercavano, ma il fatto che gli avesse quasi distrutto la faccia non riusciva ad accettarlo. Si voltò e gli diede le spalle, visibilmente infastidita.
“ Allora, chi legge per tutti? ” Domandò Drew, poggiando una mano sulla spalla dell’amica nel tentativo di riappacificare tutti. Di solito, era lui quello che si divertiva a sminuirla, ma il suo ruolo gli era appena stato sottratto dal lilla. E la cosa gli dispiaceva un po’, in fondo.
“ Leggo io! ” Si offrì Lucinda, afferrando il volume e sedendosi comodamente sulla scrivania, assumendo una posizione degna dei più grandi cantastorie.
“ Pi piplup! ” Si mise in posa Piplup, fingendo di avere addosso il suo solito vestitino da cheerleaders addosso, cosa che rimpianse molto.
“ Pika pika! ” Sventolò le zampe il topo elettrico, posizionandosi di fianco, assumendo un atteggiamento a dir poco teatrale.
“ Tog Tog Togetic! ” Si unì Togetic, imitandoli come poteva e considerando il tutto un gioco.
“ Bene! Cominciamo! ”
 
Molto tempo fa, non esistevano né la Terra, né il resto dei pianeti e nemmeno l’universo. Vi era solo il nulla e l’unico essere vivente ad abitare questa oscurità infinita era Arceus, il Pokémon dalle mille braccia.
 
“ Ma queste sono cose che già sappiamo! ” La interruppe Paul, spazientito dopo che la blu aveva letto le prime due righe.
“ Posso riprendere ora? ” Gli chiese ironicamente Lucinda, ricevendo un cenno di assenso dal ragazzo.
 
Con esse, egli creò il mondo come oggi lo conosciamo, affidando alle prime creature a cui aveva dato forma il compito di terminare l’opera e proteggerlo in tutti i suoi aspetti. Queste creature erano i Pokémon Leggendari, ben più potenti di qualsiasi altro Pokémon a noi accessibile, che si presero la responsabilità di proteggere il nostro universo in assenza di Arceus.
Garizu e Zuriga erano fra questi.
 
“ Finalmente arriva la parte interessante! ” Disse Ash, entusiasta come se gli stessero leggendo un libro di favole per bambini.
Lucinda lo ignorò e proseguì.
 
Garizu era anche detto il Pokémon Lealtà e Zuriga il Pokémon Rispetto, poiché loro avevano insegnato agli umani queste due qualità.
Ma Garizu nascondeva un segreto che non avrebbero mai rivelato a nessuno e che celava alla vista degli altri leggendari: l’Amore.
 
“ Oh! Che bello! Lei si era innamorata! ” Commentò ridacchiando Vera, cominciando ad apprezzare quella storia lontana a loro millenni.
“ Non ti ricorda qualcuno? ” Le bisbigliò nell’orecchio Misty, con voce fin troppo maliziosa anche per lei.
La castana arrossì, coprendosi le guance per mascherare l’evidenza.
La blu le fissò torva, stanca dell’ennesima interruzione.
 
Non lo avrebbe mai detto a nessuno, nemmeno a Zuriga, colui che per lei rappresentava sia un amico, sia un compagno, sia un amante che desiderava. Ma non aveva mai trovato il coraggio di dichiarare il suo amore, poiché non era mai successo che due Leggendari si innamorassero. Arceus aveva affidato loro un compito preciso e non potevano permettersi di soddisfare i loro capricci personali.
 
“ Sì, ok. Ho già capito come andrà a finire. ” Tagliò corto Drew, con la sua solita aria da saputello.
Lucinda alzò gli occhi dal libro, fissandoli truce uno per uno.
“ Il prossimo che oserà fare un altro commento, riceverà questo libro in faccia! Vera, ne sai qualcosa! ” Li minacciò la ragazza.
I suoi compagni si zittirono, abbassando il capo colpevoli.
La blu sorrise vittoriosa, nascondendosi il viso tra le pagine. Era riuscita ad ottenere l’effetto sperato.
 
Nonostante tutto, Zuriga la considerava molto più di un’amica, ma non era certo nemmeno lui di quello che provava.
Molto presto, l’oscurità prese possesso del suo cuore, ottenebrandolo come non era mai successo prima di allora. Per la Terra aveva in mente ben altri piani. Vivere per proteggere le altre creature che Arceus aveva creato non gli interessava più. Allo stesso tempo, scoprì che possedeva qualcosa in più rispetti agli altri Leggendari, un potere che pensava lo avrebbe condotto alla grandezza. Con queste convinzioni, era certo che nessuno avrebbe potuto fermarlo. Ogni regione della Terra cadde nel giro di pochi giorni, senza che gli altri Leggendari potessero muovere un dito. Persino Arceus doveva rimanere in silenzio e guardare mentre tutto quello che aveva creato veniva irrimediabilmente compromesso.
A quel punto, trovò una soluzione: Garizu, considerata la controparte di Zuriga, era la sola che poteva mettere fine a tutta quella insensata distruzione. Persino lei stessa non era a conoscenza delle enormi capacità che possedeva. Ma il Pokémon Creatore non sapeva quali sentimenti si ostinasse a celare Garizu. Sapeva che Zuriga non stesse facendo la cosa giusta, ma non era pronta a combattere contro di lui.
Alla fine, il senso del dovere prevalse su tutti gli altri sentimenti e si decise ad affrontare la lotta in cui lei rappresentava il bene. Il male, invece, era l’amore che aveva da tanto sognato.
I due Leggendari ingaggiarono una battaglia che durò per ore e forse anche per giorni interi, in cui nessuno dei due voleva cedere. Fu allora che Garizu prese la decisione fatale: rinunciare alla sua felicità per la salvezza del mondo, visto che, purtroppo, Zuriga non voleva saperne di porre fine alla lotta. Usò la sua mossa più potente, con la quale imprigionò il suo avversario in una sfera, rendendolo inoffensivo.
Con le ultime forze che le rimanevano, pianse lacrime d’argento, cadendo anche lei in letargo a causa del dolore. Un dolore che non aveva origine nelle ferite lungo il suo corpo, ma dal suo cuore.
La sfera che conteneva Zuriga venne posta all’interno di una montagna oscura e inviolabile. La sfera di Garizu, invece, si depositò autonomamente nel luogo dove lei era solita ammirare la luna bianca, non sola, ma sempre in compagnia del suo amore perduto.
 
“ Oh! Mi viene da piangere! Povera Garizu! ” Confessò Vera, rattristandosi per il racconto.
“ Pi piplup! ” Concordò Piplup, con le lacrime agli occhi.
“ Pika… ” Sospirò Pikachu, un po’ commosso anche lui.
“ Tog tog! ” Commentò Togetic, al quale il racconto sembrava piaciuto.
“ Sì, peccato che il suo sacrificio non sia servito a nulla, visto che Zuriga ora è di nuovo a piede libero e lei è scomparsa dalla circolazione. ” Disse, per nulla contento, Paul, stringendosi nelle spalle.
“ Se vi interessa, qui c’è anche una specie di immagine stilizzata. ” Li interruppe Lucinda, voltando pagina e mostrandola a tutti.
Era un disegno molto vecchio, protetto da uno strato di plastica per non usurarlo. Doveva essere stato fatto in tempi molto antichi, dato il colore giallognolo della carta. Ai due estremi della pergamena erano rappresentati due Pokémon stilizzati, intenti ad usare due attacchi differenti. Il primo generava un raggio da una gemma posta sulla sua fronte, mentre il secondo brandiva una specie di fendente e sembrava contrastare l’attacco del suo avversario. Sullo sfondo, si intravedeva un paesaggio ma non se ne potevano distinguere bene i contorni, forse a causa delle intemperie a cui era stata sottoposta quella rappresentazione prima di finire in quel libro.
“ Bene. Sappiamo Che Garizu è l’unica che può sconfiggere Zuriga, ma dove è situata la sua sfera? Il libro non ci fornisce abbastanza indizi! ” Si lamentò Drew, constatando che non avessero appreso poi molto.
“ L’unico che potrebbe dirci dove si trova Garizu è proprio Zuriga. ” Disse Ash, sconsolato quanto il verde “ Però, credo che dovremmo portarcelo dietro. ”
Detto questo, il corvino prese il libro dalle mani di Lucinda e lo infilò nel suo zaino da viaggio, depositandolo in una tasca interna nascosta.
“ Ragazzi! Aspettate! Togetic ha ricominciato a tremare! ” Li avvertì Misty, notando il malore del suo Pokémon.
Poco dopo, un enorme boato squarciò l’attimo di tensione che si era venuto a creare, facendo cadere i libri dagli scaffali e i quaderni dalle scrivanie.
 
 


Ciao a tutti!
Avete tutte le buone ragioni di questo mondo per volermi morta dopo questo ritardo colossale, ma cercherò di non farlo più!
Come vedete, i nostri eroi sono finalmente arrivati a Biancavilla dopo mille imprevisti! E dopo un po’ di storia antica ci vuole qualcosa per smuovere un po’ la situazione. Cosa succederà dopo? Starà a voi scoprirlo nel prossimo capitolo!
Scusate, non ho tempo per i ringraziamenti, ma vi ringrazio tutti comunque, dal primo all’ultimo! Se continuo questa storia, è per voi che mi seguite! Aspetto i vostri commenti!
Bacioni e spero di pubblicare al più presto il capitolo 13! Vi avverto, ci sarà una piccola sorpresina…
Alla prossima!
 

 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Attività paranormali ***


 Capitolo 13. Attività Paranormali
 
 
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Una luce vagamente giallognola illuminò a giorno l’intera biblioteca, filtrando dalle pesanti tende delle finestre. Seguì un altro rombo di pari potenza e forse anche più dirompente. Quello che stava arrivando, era sicuramente un temporale di quelli coi fiocchi.
La maggior parte di loro tirò un sospiro di sollievo, constatando che non c’era nulla di cui preoccuparsi.
“ Fiuuu! Per fortuna era solo un tuono! Temevo che fossimo di nuovo nei guai! ” Disse Vera, passandosi una mano sulla fronte già imperlata di sudore freddo.
“ Questa non ci voleva! Ora dovremo camminare sotto la pioggia! ” Sbuffò Lucinda, pensando ai vestiti e ai suoi capelli che si sarebbero irrimediabilmente bagnati. Ma era sollevata che fosse solo un semplice acquazzone.
Al contrario, il suo Piplup non sembrava sconsolato da un po’ di pioggia, a causa della sua natura di Tipo Acqua.
“ Io ho comunque un brutto presentimento. Togetic, secondo me, ha avvertito qualcosa. ” Confessò Misty, stringendosi nelle spalle mentre cullava il suo piccolo Pokémon.
“ Ma dai, Misty! Si sarà spaventato per i tuoni, no? ” Ash le batté una pacca sulla spalla, facendole l’occhiolino.
La rossa lo fissò, aggrottando le sopracciglia pensierosa. Se c’era una cosa che aveva imparato, era che Ash trovava sempre la risposta più semplice e ingenua e fidarsi del suo istinto infallibile era meglio. Ok, nella vita bisognava essere un po’ ottimisti, ma quello non era proprio il momento né il luogo adatto.
“ Non so. Faremmo meglio ad uscire in fretta da qui, a costo di camminare sotto il diluvio. ” Disse nuovamente la capopalestra, spostando la sua attenzione verso una delle finestre.
“ Pff! Fate come volete. Io da qui me ne vado. ” Sentenziò Paul, con un gesto stizzito del capo mentre si dirigeva verso la porta della biblioteca. Ne aveva abbastanza di tutte quelle discussioni di gruppo. Per questo preferiva di gran lunga viaggiare da solo che in compagnia, così doveva decidere sempre e solo lui cosa era meglio fare.
“ Paul, non puoi andartene a zonzo in questo modo! Dobbiamo rimanere uniti! ” Gli sbarrò la strada Drew, spalancando le braccia per non farlo passare “ Che succede se ti trovi nei guai? ”
“ Dici, Drew? Io non posso andare in giro da solo? Io ho sempre viaggiato per conto mio. Spostati, ora. ” Ribatté l’altro, assumendo un cipiglio leggermente infastidito e scostando il verde con malagrazia.
Il coordinatore non disse più nulla a proposito e si limito a seguirlo nel corridoio del laboratorio, ma entrambi presero direzioni differenti.
Vera e Lucinda si scambiarono un’occhiata confusa e corsero anche loro, nel tentativo di calmarli.
Ash e Misty, invece, rimasero soli nella biblioteca con Pikachu, Piplup e Togetic.
Il corvino prese una sedia e si sistemò sopra, appoggiando i piedi sulla scrivania e portandosi le mani dietro la nuca con fare rilassato. Il topo elettrico si sistemò sopra la sua pancia, assumendo la stessa espressione serena del suo allenatore. Piplup, al contrario, si sedette sulla scrivania, aspettando il ritorno della padrona. Se fosse stato al suo fianco, le avrebbe intimato di smetterla con quel ragazzino freddo come una calotta di ghiaccio, ma ogni volta Lucinda non gli dava mai retta.
“ Meno male che noi due non ci comportiamo in questo modo! ” Disse dopo un po’ il corvino, girando la testa verso la vecchia amica.
Misty non rispose e si soffermò a riflettere sulle sue parole. Durante i giorni in cui avevano viaggiato per Kanto, aveva ben potuto notare il rapporto che Vera e Drew stavano consolidando. All’inizio le sembravano solo amici, ma pian piano sentiva che i due si stavano innamorando l’uno dell’altra. Lo riconosceva dai gesti gentili di lui e dalle risposte accomodanti di lei e anche se litigavano, non smettevano mai di parlarsi. Senza contare che la sera precedente li aveva beccati durante il loro piccolo momento romantico. Allo stesso tempo, non aveva potuto fare a meno di notare che anche tra Lucinda e Paul si stesse creando un certo rapporto d’intesa reciproca. Lucinda si stava dimostrando molto gentile e paziente con lui. Se non gliene fosse importato nulla, a quest’ora la blu non gli sarebbe corsa incontro per tentare di calmarlo. Pensò che quei due potevano completarsi a vicenda, anche se erano completamente agli antipodi in tema caratteriale.
E lei ed Ash? Loro erano semplicemente amici, tutto qui. Non aveva mai sentito il bisogno di innamorarsi di qualcuno. Si disse che, se fosse successo, avrebbe perseguito la via del cuore in ogni caso. Ma era una ragazza indipendente, sicura e caparbia e non tutti i ragazzi avrebbero saputo tenerle testa.
Non si accorse che, nel frattempo, Togetic le era sgusciato via dalle braccia e si stava avvicinando alle finestre.
“ Misty! Mi stai ascoltando o no?! ” Sbottò Ash, sventolandole una mano davanti al viso e interrompendo il suo flusso di pensieri.
“ Che c’è?! ” Chiese, forse un po’ troppo sgarbatamente.
“ Scusa, scusa! ” Lui sollevò le mani arrendevole in seguito a quella reazione, chiedendosi cosa avesse fatto per farla innervosire “ Non so se te ne sei accorta, ma Togetic è appena volato via da qualche parte. ”
La rossa si sorprese e si guardò prima in grembo e poi attorno. Si era distratta per poco e il suo Pokémon se ne era già andato per i fatti suoi. Lo sorprese poco dopo, mentre fissava preoccupato il paesaggio attraverso i vetri infradiciati dalla pioggia battente.
Gli si avvicinò e guardò anche lei, assottigliando le palpebre per riuscire a guardare più lontano. Non vedeva nulla.
“ Cosa guardi? Io non riesco a vedere niente! ” Disse Ash, accostandosi anche lui al duo “ Pikachu! Piplup! Voi vedete qualcosa? ”
Non sentendo nessuna risposta alle sue spalle, il corvino si girò e vide che i due Pokémon non erano più dietro di lui. Si grattò la testa con fare pensieroso.
“ Ma dove sono andati? ” Si chiese, notando la porta della biblioteca semichiusa.
“ Chi? ” Domandò distrattamente Misty, pulendo il vetro appannato e riappiccicando il naso contro la finestra, nel tentativo di scorgere il particolare che aveva attirato l’attenzione di Togetic.
“ Pikachu e Piplup! Erano qui un attimo fa! ” Le rispose l’amico, indicando il punto dove li aveva visti l’ultima volta.
“ Saranno andati a cercare gli altri e… o santo Arceus! ” Esclamò la rossa, sgranando gli occhi e chiudendo completamente le tende della finestra.
Togetic si infilò sotto il tessuto, deciso a continuare ad osservare la scena fuori dal laboratorio.
“ Cosa diamine succede? ” Domandò Ash, vedendo la capo palestra comportarsi in quel modo così preoccupato.
“ Sono qui. Sono qui! Ci hanno trovati! Non ci sarà scampo per nessuno di noi se sostiamo un minuto di più! ” Rivelò tutto d’un fiato, afferrando il Tipo Normale e precipitandosi fuori da lì “ Corriamo a cercare gli altri! ”
L’allenatore di Biancavilla la seguì a fatica. Misty poteva tranquillamente battere un Rapidash in corsa se lo voleva!
 
 
Camminò silenziosamente nel corridoio ancora per un po’. Da quanto si era separata da Vera? Cinque, dieci minuti? Troppo tempo era passato e quel laboratorio era assolutamente immenso. Pian piano, una sconsolante consapevolezza si fece strada dentro di lei. E se si fosse persa?
Scosse la testa preoccupata, aggiustandosi il cappello di lana. Doveva assolutamente ritrovare Paul e rimetterlo sulla buona strada. Nuovamente, si ritrovò a pensare e ripensare a quel ragazzino e a cosa importasse a lei se era triste, furioso, pensieroso o felice.
Sospirò, raccogliendo un pezzo d’intonaco sgretolato e rigirandoselo tra le mani. Lo gettò via nel corridoio buio, sorprendendosi di non sentirlo toccare terra. Al suo posto, sentì un brontolio sommesso e scocciato.
Poco dopo, un Paul leggermente infastidito sopraggiunse dall’oscurità, spaventandola un pochino. La paura si trasformò presto in una risatina ironica, quando vide cosa aveva combinato. Senza volerlo, il pezzo di intonaco era caduto proprio sulla testa del lilla, sbriciolandosi sulle sue ciocche di capelli violastre.
“ Che hai da ridere? ” Chiese scocciato lui, spolverandosi la testa “ Sei stata tu, vero? ”
“ Sì, scusami! ” Rispose lei, trattenendosi dal ridergli ancora in faccia.
L’allenatore la ammonì con una occhiata gelida, facendola zittire e abbassare il capo.
“ Ecco, sono venuta a cercarti io mentre Vera si è presa la briga di trovare Drew. Sai, potresti sforzarti di rispondere un po’ più gentilmente. ” Disse la blu, guardandolo di nuovo in viso e piegando le labbra in una leggera smorfia.
Paul sembrò non ascoltarla e la sorpassò lentamente, ripercorrendo il tragitto della ragazza.
“ Ehi! Ma dove vai? ” Lo prese per la spalla Lucinda, fermandolo sul posto.
Paul si voltò, lievemente nervoso per la sua insistenza.
“ Lontano da voi. ” Decretò, allontanandola. Non gli piaceva che lei si prendesse tutte quelle libertà inappropriate.
“ Io pensavo che, ormai, ti fossi abituato a viaggiare con noi! Come mai tutto questo risentimento proprio adesso? ” Sbottò la blu, ribaltando la situazione.
“ E invece tu? Cosa ti sei messa in testa? Credi che io abbia bisogno di te e di quei quattro? Ti sei sbagliata. ” Disse lui, socchiudendo gli occhi impaziente. Non se ne parlava di avere degli amici del genere, tanto meno non si sarebbe mai abituato alla loro presenza.
“ No, non mi sono sbagliata! E se ti ostini a voler fare il lupo solitario, allora ti auguro buona fortuna! Spero che quando ti ritroverai in pericolo, ripensi a noi e a quanto sei stato sciocco! ” Si spazientì la coordinatrice, profondamente indignata e furibonda.
Rimasero alcuni secondi in silenzio, in cui ognuno dei due fissava l’altro in attesa di una qualsiasi reazione.
Paul, alla fine, si stufò e fece per andarsene. Ne aveva davvero abbastanza di parlare con quella ragazza.
Lucinda non indugiò oltre e gli prese la mano, strattonandolo con leggerezza. La sua pelle era vellutata e molto, troppo calda e una strana scarica la fece irrigidire. Come le altre volte, anche ora una strana sensazione la aveva invasa dal profondo. Sentì il cuore batterle più forte e la lingua le si attaccò al palato, seccandole la gola. Ne era certa, provava qualcosa per lui ma la sua mente non sapeva dare un nome a queste reazioni involontarie.
Il lilla si fermò e la guardò in viso, come per chiederle perché lo stesse di nuovo importunando.
La blu abbassò il capo, deglutendo.
“ Voglio che tu resti fino a quando sarà necessario. ” Mormorò la ragazza, in un vago tono di supplica.
L’allenatore  sollevò il sopracciglio sinistro. Perché gli stava chiedendo di restare? Forse lei ci teneva a lui in modo particolare o come amico? Fatto sta che voleva scacciarla via. Del resto si era sempre comportato così con ogni persona che incontrava e che aveva avuto l’occasione di conoscere, ma qualcosa lo obbligava a rimanere fermo in quella posizione indugiante.
Sbuffò, sfilando la sua mano dalla sua per interrompere quel contatto che lo metteva in confusione come mai prima di allora.
“ Va bene. ” Accordò il ragazzo, chiudendo gli occhi per pochi secondi.
Lucinda sorrise senza darlo a vedere. In fondo, era contenta che lui non volesse più staccarsi dal loro gruppo.
“ Lucinda! Paul! ”
Una voce, proveniente dal fondo del corridoio, attirò immediatamente la loro attenzione.
Poco dopo, apparve una forsennata Misty, accompagnata da uno svolazzante e intimorito Togetic e da Ash, ormai senza più fiato in gola per la fatica.
“ Ah! Finalmente vi abbiamo trovato! Non ne potevo più di correre! ” Esclamò il corvino tra un sospiro e l’altro, piegandosi sulle ginocchia stremato.
“ Ditemi che non è successo niente di grave! ” Si allarmò la coordinatrice.
“ La situazione è precipitata! Pikachu e Piplup sono spariti, Vera e Drew sono ancora, da qualche parte, qui attorno e dei Pokémon malintenzionati si stanno avvicinando! ”
“ Togetiiiiiiic! ” Gridò Togetic in preda al panico, come per sottolineare il pericolo incombente.
“ Presto! Non c’è un minuto da perdere! Se le cose stanno così, abbiamo già perso troppo tempo! ” Prese l’iniziativa Lucinda, sorpassando i tre e lanciandosi alla ricerca dei due Pokémon e dei suoi amici.
Misty e Togetic ricominciarono la loro folle corsa, affiancati da Paul e Ash, il quale faticava nuovamente a tenere il passo.
 
 
Vera si affrettò, camminando più spedita di prima. Non le piaceva assolutamente quel luogo spettrale e il corridoio tetro, freddo e senza fine la metteva in suggestione. La prima volta che era entrata in un laboratorio, era stata quando aveva ricevuto il suo adorabile Torchic e, in quel momento, anche le pareti bianche e spoglie del centro di ricerca del Prof. Birch la facevano diventare sempre più impaziente. Finalmente, si diceva, avrebbe potuto compiere il suo primo viaggio come allenatrice. Ma, in quel momento, quel posto le metteva i brividi e ad ogni rumore che sentiva le sembrava di avere un mancamento e di rischiare seriamente l’infarto.
Perché Drew doveva allontanarsi e girovagare in un luogo del genere? Se la avesse fatta spaventare di nuovo, questa volta gliela avrebbe fatta pagare molto cara.
Sobbalzò, sentendo dei passi lievi avvicinarsi alle sue spalle.
Poco dopo, un affannato topo elettrico di sua conoscenza e un pinguino azzurro dall’aria molto familiare le corsero incontro frettolosi.
“ Pika Pika! ” Gridò Pikachu, arrestandosi ai suoi piedi.
“ Piplup Piplup! ” Disse il Tipo Acqua, strattonandola per la gamba per incitarla a proseguire.
“ Pikachu! Piplup! Che cosa diamine sta succedendo?! ” Domandò lei, abbassandosi alla loro altezza per ascoltarli.
I due cominciarono a gesticolare e a pronunciare discorsi senza senso e senza alcun legame logico tra di loro, col risultato che Vera si mise le mani nei capelli. Non era riuscita a comprendere una singola parola di quello che avevano appena detto!
“ Basta! Mi confondete ancora di più se parlate in due!” Esclamò, alzandosi in piedi e spalancando le braccia.
I Pokémon fecero per replicare, ma un rumore di passi strascicati li costrinse a zittirsi e a voltarsi verso la fonte di quel rumore indiscreto.
La castana gioì e tirò un sospiro di sollievo quando vide che si trattava di Drew. Finalmente, lo aveva rintracciato!
“ Drew! Ma dove eri finito? Ti ho cercato dappertutto! ” Disse, avvicinandosi di poco al ragazzo.
Il verde sembrò non ascoltarla e mantenne il capo chino, ondeggiando leggermente con le braccia come se riuscisse a reggersi a malapena in piedi.
Lei si insospettì, fermando la sua avanzata in modo brusco. C’era qualcosa di strano e di altrettanto spaventoso in lui. Per la prima volta, la sua figura le incuteva timore e le faceva venire i brividi.
“ Drew, sei sicuro di stare bene? Sei, come dire… ” Si interruppe, non trovando i termini giusti per descrivere il suo stato attuale. L’unica parola che le veniva in mente era inquietante. Inquietante da morire.
Il rivale alzò la testa di scatto, mostrando una fila di denti appuntiti che si apriva in un ghigno assolutamente lugubre, che gli sfigurava il viso. Il colore dei suoi occhi era mutato dalla tonalità del verde smeraldo ad una rossa e luminescente. La sua pelle biancastra gli ricordava quella di un vampiro, di un fantasma o, peggio, di uno zombie.
Vera emise un breve gridolino, arretrando di scatto e serrando i pugni all’altezza del petto. Le labbra le tremavano ferocemente, così come le gambe tese come due stecche di legno. Un nodo enorme le si era formato nello stomaco e riusciva a malapena a respirare.
Pikachu e Piplup le si pararono davanti, nel tentativo di difenderla da quell’individuo terrificante e pericoloso. Il topo elettrico sprizzò scintille dalle guance fulve e il pinguino assunse una posizione propensa all’attacco, nel caso entrambi fossero dovuti intervenire.
“ Drew! S-smettila! N-non è affatto divertente! ” Balbettò la ragazza, con un fil di voce. Ma la possibilità che stesse cercando di spaventarla per divertimento le sembrava ormai remota.
Il ragazzo emise un suono gutturale, allargando il lugubre sorriso che gli contornava la faccia e cominciando a muovere qualche passo verso di lei.
La castana cominciò a indietreggiare spaventata e i due Pokémon le si misero davanti come scudo da quell’essere.
“ No! Basta! Mi stai facendo paura! Se questo è uno scherzo finis…! ”
Il verde, con un balzo felino, le fu addosso.
Vera gridò per il terrore, ma tutto ciò che seppe fare fu urlare. Le gambe le cedettero e Drew la buttò a terra, sovrastandola completamente senza lasciarle via di fuga.
La castana si ritrovò a scrutarlo in volto, cogliendo ogni singolo particolare di quell’espressione ripugnante. I suoi occhi iniettati di sangue le impedivano di proferire parola. La saliva gli colava dalla bocca e finiva sul suo collo, cosa che la faceva sussultare e inorridire.
Tremava e non aveva la forza di spingerlo via o di opporsi.
Avvertì le grida di battaglia dei due Pokémon e, in seguito, vide le loro sagome sulla schiena del ragazzo.
Pikachu caricò un Codacciaio, controllandone però la potenza per non ferire troppo gravemente quello che credevano fosse Drew.
Piplup cominciò a beccare selvaggiamente la pelle del verde, sperando di attirare la sua attenzione.
Il coordinatore voltò leggermente la testa, squadrandoli con uno strano bagliore negli occhi. Sembrava che i loro colpi non avessero alcun effetto su di lui. Con una manata, li sbatté entrambi contro il muro, tramortendoli. Di sicuro, ora possedeva una forza superiore a qualsiasi normale essere umano.
Tornò a concentrarsi su Vera, la quale era ancora inerme sotto il peso del suo corpo. Non era mai stata così spaventata prima di allora. Che fare? Come scrollarselo di dosso o toglierselo di torno?
La poké ball di Blaziken si trovava nel suo marsupio, ma non ce la avrebbe mai fatta a tirarla fuori senza che lui se ne accorgesse.
Un’idea malsana le attraversò la mente. No, si disse. No e poi no! Non farò mai una cosa del genere! È… è troppo imbarazzante! E non so nemmeno se sta scherzando o… oh no!
Il verde avvicinò il suo volto orribilmente sfigurato al suo, muovendo come un serpente la lingua intrisa di saliva.
La castana chiuse gli occhi schifata. Ora o mai più. Se era stato posseduto o qualcosa del genere, doveva farlo ritornare come prima.
Gli afferrò i capelli con le mani e lo avvicinò a sé, cercando di ignorare i suoi continui gorgoglii e le sue smorfie raccapriccianti. Strizzò le palpebre e portò le labbra sulle sue, tappandogli la bocca una volta per tutte.
Il ragazzo continuava ad agitarsi, respingendola e tentando di graffiarla. Oltretutto, lei stessa stava compiendo un’impresa titanica: quella di proseguire quel bacio troppo disgustoso per i suoi gusti. Le sue labbra erano ruvide, fredde e scivolose a causa della bava. Non sapeva nemmeno quale forza superiore la stava spingendo a tenere duro.
Passarono attimi che le sembrarono interminabili e, finalmente, lui sembrò calmarsi. Sentiva la sua pelle diventare di nuovo vellutata e liscia e i versacci cominciarono a farsi meno frequenti. Le sue labbra diventavano via via più morbide come petali di rose, invitanti e bollenti.
Alleggerì lentamente la presa sui suoi capelli, beandosi del profumo che la sua pelle emanava. Era lo stesso che aveva sentito la sera precedente, quando lui la aveva abbracciata in quell’armadio. Quel bacio stava diventando paradisiaco oltre ogni limite che la ragazza avesse mai avuto l’occasione di sfiorare.
Aprì esitante i suoi occhi color acquamarina, incontrando i suoi, di nuovo verdi e lucenti. La fissava confuso e stupefatto.
Vera, dapprima, ricambiò la sua espressione incredula, ma la rabbia ebbe il sopravvento su di lei. Gli mollò uno schiaffo, facendolo rotolare sul pavimento piastrellato. Non doveva mai più spaventarla in quel modo se ci teneva alla faccia!
Drew si rialzò dolorante, massaggiandosi la guancia su cui vi erano impressi cinque segni rossi ben evidenti.
“ Ma cosa ti è saltato in mente?! Era un nuovo attentato alla mia vita questo?! ” Urlò la castana con qualche ottava di troppo, acida e rossa in viso sia per il furore che per l’imbarazzo incontenibile.
“ Pika pikaaa! ” Gridò il Tipo Elettro, balzando sulle zampe e mettendosi in posizione d’attacco. Questa volta, non gli avrebbe più permesso di spuntarla con lui.
“ Piplup piplup! ” Si aggiunse furibondo il pinguino, riducendo in un soffio la distanza che lo separava dal coordinatore. Come il suo compagno, non aveva apprezzato il modo in cui erano stati gentilmente scaraventati contro la parete.
“ Ehi! Aspettate un attimo voi tre! Intanto, quello che si è preso un ceffone senza motivo sono io! Si può sapere cosa ho fatto? ” Si lamentò il verde, massaggiandosi il viso con un leggero tocco delle dita.
“ Hai pure il coraggio di chiederlo? Mi hai aggredita e hai tramortito Pikachu e Piplup con una semplice manata! ” Proseguì la coordinatrice, incrociando le braccia stizzita.
“ Come? Di che cosa parli? ” Esclamò il ragazzo, frastornato. Sembrava appena caduto dalla nuvola più alta del cielo.
Idiota!
“ Ehi, Vera! Datti una calmata! Non c’è bisogno di darmi dell’idiota! ” Si spazientì Drew, rimettendosi in piedi e spazzandosi via la polvere dai pantaloni.
“ Ma non sono stata io! ” Si difese la castana, spalancando le braccia.
Non mi sembrava un compito così difficile da portare a termine, anche per un infido umano come te!
“ Pika pika pikachu! ”
“ Piplup Piplup pi! ”
I due Pokémon si guardarono attorno vigili, cercando di capire a chi appartenesse quella voce sospetta che non prometteva nulla di buono.
“ Ok! Questa pagliacciata termina adesso! Chi sei? ” Sbottò Drew, lasciando vagare lo sguardo da una parte all’altra del corridoio, senza risultati. C’era qualcuno, ma non riusciva a identificare chi fosse e tantomeno a vederlo in faccia.
Vera si appiattì contro la parete, inquietandosi nuovamente per quella presenza minacciosa che aleggiava intorno a loro. Fece saettare le pupille freneticamente. Il suo cuore aveva ripreso a battere all’impazzata, rischiando di scoppiarle nel petto. Non poteva riuscire a sopportare così tanti momenti di tensione e terrore, ne valeva della sua intera salute mentale!
Senza che lei ci prestasse troppa attenzione, i suoi occhi riuscirono ad individuare una massa indefinita che fluttuava rapida da un lato all’altro del corridoio. Era completamente nera e molto veloce, quasi impossibile da vedere. Che cos’era?
Pikachu urlò e si circondò di numerose scariche elettriche gialle, segno che si stava preparando ad utilizzare Fulmine sul nemico. La mossa si diresse verso l’ombra, mancandola di netto. Il topo elettrico digrignò i canini, innervosito.
Dopo quell’attacco, anche Drew e Piplup sembravano essersi accorti di quella presenza sfuggevole.
Il verde tirò fuori la poké ball di Roserade, liberando il Pokémon Floreale al suo interno, il quale agitò le rose rosse e blu per prepararsi ad eseguire le istruzioni del suo allenatore.
“ Roserade, usa Fogliamagica! ” Ordinò il ragazzo, puntando il dito contro il misterioso avversario.
Il Tipo Erba annuì, iniziando a volteggiare su sé stesso e circondandosi di foglioline colorate. 
Piplup gonfiò il petto piumato, caricando un potente Bollaraggio.
Un cenno ed entrambi rilasciarono i loro attacchi in direzione dell’ombra. Ella esitò un attimo, ma si spostò fulminea all’ultimo secondo, sparendo all’interno del muro di sinistra.
Qualunque cosa fosse, si stava prendendo gioco di loro e sembrava che non le dispiacesse essere presa di mira in quel modo.
“ Basta nascondersi! Fatti vedere! ” Disse il verde, stanco di quella monotona fuga.
Vera si strinse ancora di più nella spalle, voltando la testa da una parte all’altra per individuarla di nuovo. Il solo pensiero che potesse trascinarla all’interno della pareti la atterriva ancora di più.
Guardò davanti a sé, notandone prima quella che poteva assomigliare ad una testa, poi due braccia esili e infine il resto del corpo. Non era più una massa informe, somigliava vagamente ad un umanoide. La cosa sfrecciò verso di lei, alzando una mano di cui riusciva a distinguere quattro artigli affilati e pronti a squarciarle la pelle.
Quando le fu ad un battito di ciglia, individuò anche due occhi rossi spiritati, minacciosi ma allo stesso tempo divertiti.
Il panico aveva preso il sopravvento su tutto il suo corpo. Non riusciva ad urlare, a muoversi e neanche a respirare. Era finita.
Chiuse gli occhi e si riparò il viso in un vano gesto di difesa. Sperava di non sentire dolore quando quei rasoi le avrebbero definitivamente strappato la vita, di cui non aveva ancora assaporato tutti i piaceri e anche le amare delusioni.
“ VERA! NOOO! ”
 
 
Un urlo raccapricciante li fece arrestare in mezzo al lungo corridoio. Il grido continuò a rimbombare per parecchi secondi, echi su echi si susseguivano ripetutamente. Tesero le orecchie e capirono immediatamente a chi apparteneva quella voce.
“ Oh no! Questo è Drew! ” Esclamò Misty, guardandosi attorno per captare altri suoni.
“ Togetic… ” Sussurrò il Tipo Normale, concentrandosi per riuscire a trovare la forza maligna che aveva avvertito fino a qualche attimo prima.
Altri suoni striduli arrivarono nuovamente a loro.
“ E questi sono Pikachu, Piplup e il suo Roserade! ” Aggiunse Ash, riconoscendo i versi dei tre Pokémon.
“ Cosa sarà accaduto?! ” Si domandò Lucinda, con un tono di voce acuto.
Togetic, in quel momento, prese l’iniziativa e sfrecciò per il corridoio, muovendo le corte ali freneticamente.
“ Basta domande. Agite, buoni a nulla. ” Disse Paul, ricominciando a correre senza perdere di vista il Pokémon bianco.
Gli altri tre annuirono, ricominciando la loro folle corsa contro il tempo.
Li trovarono dopo poche svolte, grazie alla guida precisa del Tipo Normale. Vera era accucciata per terra, tutta rattrappita e tremante. Fissava con gli occhi sbarrati un punto indefinito davanti a sé, senza abbassare mai le palpebre per un secondo. Drew era steso ai suoi piedi, immobile. Aveva perso conoscenza e una brutta graffiata gli aveva squarciato la giacca e la maglia all’altezza della spalla destra. Il sangue gli scendeva a rivoli cremisi lungo il braccio, abbandonato sul pavimento. Pikachu si trovava sopra il ragazzo e lo stava scuotendo leggermente, nel tentativo di farlo riprendere. Roserade era appostato al suo fianco e stava disperatamente cercando di guarirlo con i suoi poteri curativi. Piplup era fermo in mezzo al corridoio e tutti i suoi sensi erano impegnati alla ricerca di qualcosa.
“ No. No. Ditemi che non è vero! ” Strillò Lucinda, precipitandosi da Vera per aiutarla ad alzarsi. La blu fece una fatica incredibile a tirarla su. Lei sembrava aver perso ogni vitalità e non sembrava intenzionata a staccarsi da Drew.
Misty si chinò sopra al verde, dandogli qualche schiaffetto sul viso e sentendone le pulsazioni sul collo.
“ Drew, per la miseria. Non puoi lasciarci ora! ” Gli intimò la rossa.
“ È… è… ” Balbettò la castana, svegliandosi momentaneamente dallo quello stato di shock.
“ Chi ha fatto questo, Vera? Chi è stato? ” Le chiese la coordinatrice di Sinnoh, scrollandola leggermente per le spalle.
“ È qui! È ancora qui! ” Rispose tutto d’un fiato la ragazza, facendo spaventare e non poco Lucinda.
Ash, notando che l’amica non era assolutamente in grado di spiegare nulla, si rivolse agli altri tre Pokémon presenti durante l’accaduto.
“ Voi lo avete visto? Diteci tutto. ” Gli domandò il corvino, sperando di ricevere delle informazioni soddisfacenti per capire con chi avevano a che fare.
Il trio cominciò a raccontare, ma vennero interrotti immediatamente dalla voce del lilla. L’allenatore di Rupepoli dava le spalle al gruppo e studiava annoiato un punto preciso del corridoio oscuro.
“ La ragazza ha ragione. Chiunque sia, è ancora qui. ” Decretò, incrociando le braccia e mettendosi di profilo “ È inutile che tenti di nasconderti. Ti ho notato già da un po’. ”
Come risposta alle sue affermazioni, una breve risatina arrivò alle loro orecchie, ben distinta e maliziosa.
Non è facile riuscire a ingannarti, te ne do atto! ” La voce di quell’essere era graffiante come un coltello affilato.
Un’ombra scura saettò vicino a loro, fluttuando a mezz’aria come uno spettro. Si posò dolcemente a terra senza provocare nessun rumore, mostrandosi con il suo vero aspetto. Era alto e di corporatura esile. Sul capo si ergevano tre punte nere. La centrale era quella più grossa e appuntita, in cui era incastonata una gemma color ametista. Gli avambracci, i polpacci, le spalle e il petto erano ricoperti da una corazza viola, in apparenza sottile e poco resistente. La pelle era violastra, a eccezione della testa, del busto e della parte terminale della sua lunga coda. I suoi occhi erano color amaranto, luccicanti nella semioscurità del laboratorio.
Li guardava sorridendo, mostrando i canini acuminati e con la testa leggermente inclinata.
“ Chi sei? ” Osò chiedere Ash, serrando un pugno.
Colui che governa questo mondo che io stesso ho forgiato faticosamente. Il mio nome è Zuriga. ” Si presentò il Pokémon, con un gesto teatrale della mano “ E voi mi state intralciando da troppo tempo perché io possa ancora tollerarvi.
 
 
 

Ciao cari lettori!
Eh sì! Sono tornata a tormentarvi con il nuovo capitolo! Mi scuso tantissimo per avervi fatto aspettare per tutto questo tempo! Questa volta sono imperdonabile, ma tra esami vari, tesine da preparare, notti insonni e tutto il resto non sono riuscita a buttare giù una riga! -__-
Come avrete notato, il capitolo è un po’ più lungo del normale e spero che vi abbia regalato abbondanti minuti di lettura per farmi perdonare almeno in parte. Il titolo, più che altro, si riferisce alla seconda parte del capitolo.
Ebbene, suppongo che i fan della Contest mi ammazzeranno per questo. Ovvio che mi ammazzeranno e io li comprenderei pure!
Ho una paura terribile di non aver rispettato l’IC di qualche personaggio. Spero di no!
Un grazie speciale a voi che mi seguite ancora, nonostante i miei ritardi epocali! E ringrazio molto anche gli ammirabili recensori che hanno commentato lo scorso capitolo:
- Helyharu
- A c q u a m a r i n a_
- Satoshi_San
- toukocrocchetta
E visto che in questo capitolo è apparso Zuriga, per chi non se ne fosse fatto un’idea dalla mia descrizione, eccovi un mio disegno ( uscito malissimo, direi D: ):
 
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Bene, credo di aver finito.
Scusatemi ancora, ma da adesso credo di riuscire ad aggiornare più frequentemente!
Se ci sono errori, come al solito, vi chiedo di elencarmeli.
Aspetto i vostri commenti ( se ci sarà ancora qualcuno a commentare, s’intende )!
Bacioni!

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