Stepbrothers

di Renegade_
(/viewuser.php?uid=168015)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Not him, please. ***
Capitolo 2: *** Don’t slam the door in front of me! ***
Capitolo 3: *** Los Angeles, baby! ***
Capitolo 4: *** One less lonely girl ***
Capitolo 5: *** Tony I, Tony II and Tony III. ***
Capitolo 6: *** The third almost kiss. ***
Capitolo 7: *** One less lonely BOY? ***
Capitolo 8: *** Just kiss me ***



Capitolo 1
*** Not him, please. ***


                                               Image and video hosting by TinyPic  
 
 
                                                            
 
 
 
 
 
                                                                                    Not him, please.
 
 
“Cassie, aiutami con gli scatoloni, dobbiamo caricarli nel furgone, dato che per le tredici dobbiamo trovarci lì.” Urlò mio padre dal salotto.
Mi affrettai a richiudere velocemente lo scatolone in cui avevo riposto i mie cd e i libri, dopodichè lo poggiai sullo scatolone che conteneva tutte le mie foto, li sollevai entrambi borbottando, e poi mi guardai intorno.
Mi sarebbe mancata quella casa. Vi ci avevo trascorso diciotto anni della mia vita, e pensare di doverla lasciare mi metteva tristezza.
Il mio sguardo indugiò sulle pareti spoglie color pesca, un tempo piene di poster, foto e mensole traboccanti di cd e libri, e avvertii una morsa alla bocca dello stomaco. Sbuffai  scuotendo il capo, e scesi al piano di sotto, dove lasciai gli scatoloni a mio padre, ed entrai nel furgone.
”Quand’è che devi riportare il furgone a zio Philip?” chiesi a mio padre, che nel frattempo mi aveva raggiunto e aveva messo in moto.
”Per le tre, quindi sbrighiamoci e poi credo che Pattie ci stia già aspettando.”
Pattie. Mio padre usciva con quella donna da quasi un anno, ed io non avevo mai avuto l’occasione di incontrarla. Sapevo avesse un figlio, ma la cosa non mi importava più di tanto. Praticamente sapevo solo che era di qualche mese più grande di me, e basta. Non sapevo come si chiamasse e non avevo mai visto una loro foto.
Imboccammo il vialetto in retro marcia, e mi sporsi dal finestrino per guardare, forse, per un’ultima volta casa nostra, sospirai, incrociai le braccia al petto e scivolai sul sedile, salutando mentalmente il mio piccolo paesino sperduto in Canada.
”Come ti senti?” mi chiese mio padre guardando dritto davanti a sé.
”Oh, bene…papà, c’è qualcosa che vorrei dirti. Ho deciso di non frequentare l'università quest’anno, non credo di farcela, sono troppo stanca, ho bisogno di rilassarmi.” Gli dissi aprendo il finestrino e assaporando l’aria quasi autunnale di inizio settembre, mio padre frenò di colpo facendomi sobbalzare.
”Papà!” esclamai portandomi una mano alla bocca. “Volevi ucciderci?” gli urlai.
Lui mi guardò e il suo sguardo mi trafisse, deglutì, e poi si rimisi in moto con la mascella contratta e le guance rosse.
”Che vuol dire questo, Cassie?” mi chiese.
”Vuol dire che voglio prendere un anno sabbatico e che sono abbastanza grande da decidere per me stessa.” Risposi girando il volto verso di lui.
”Ma Cassie…ci hai pensato bene? E’ Davvero quello che vuoi?” mi chiese, ancora, in tono preoccupato.
”Sì.” Mi limitai a rispondere.
Il viaggio proseguì tranquillo e mio padre non tentò più di uccidere entrambi.
Quando arrivammo a Toronto, mio padre fermò il furgone vicino ad una villa in periferia, scese, e mi chiese di iniziare a prendere degli scatoloni mentre lui andava in casa da Pattie.
Fischiettando, scesi dal furgone, ed iniziai a prendere degli scatoloni, ma quando raggiunsi mio padre e Pattie, che era di schiena, il mio cuore accelerò.
”Ti prego non voltarti, ti prego non voltarti..” sussurrai, ma purtroppo qualcuno lassù deve odiarmi, perché Pattie si voltò, e lo scatolone che avevo in mano cadde.
”Cassie!” esclamò mio padre raggiungendomi.
”Io..papà, scusa, non volevo.” Biascicai.
”Non è nulla, tesoro, non preoccuparti.” Mi disse Patty avvicinandosi. “Rob mi ha parlato tanto di te, sei persino più bella di come ti aveva descritto.” Continuò.
”Oh, ehm, grazie.” Cavolo, Cassie, prova a formare una frase di senso compiuto, okay?
”Comunque io sono Pattie Mallette.” Si presentò.
”Ehm, sì, so chi sei…” borbottai, puntando lo sguardo sulle mie scarpe.
Prendemmo tutti gli scatoloni e Pattie mi mostrò la casa, dopodichè mi disse che se volevo potevo restare in camera mia, ci avrebbero pensato lei e mio padre a sistemare gli scatoloni.
Dopo mezz’ora passata in camera, decisi di scendere, ma mi bloccai sentendo mio padre e Pattie ridere, dopodiché riconobbi la voce di una terza persona.
Mi appiatti contro la parete e serrai le palpebre. “Non lui, ti prego.” Sussurrai.
”Non lui chi?“ chiese quello che sicuramente non era mio padre. Aprii piano l’occhio destro e mi ritrovai Pattie, mio padre e..Oddio, no, perché lui?
”Tu.” Gli dissi arrossendo. Cioè, eddai, mica capita tutti i giorni di ritrovarti Justin Bieber davanti che ti sorride?
”Sì, ciao, sono anche io felice di vederti.” Mi disse sarcasticamente.
Lo fulminai con lo sguardo, e li seguii in salotto, mi sedetti sul divano bianco di pelle e osservai Justin e mio padre aprire gli scatoloni.
”No, no! Fermo!” esclamai, fondandomi su Justin e sfilandogli lo scatolone dalle mani; lui mi guardò confuso, e io mi voltai in modo da dargli le spalle.
”Che c’è lì dentro?” mi chiese, picchiettando con un dito sulla mia spalla.
”Nulla che ti riguardi.” Borbottai infastidita.
”C’è l’intimo?” mi chiese ancora
”Justin!” esclamò Pattie indignata, Justin fece spallucce e si piazzò davanti a me, strappandomi letteralmente lo scatolone dalle mani, si sedette sul divano e iniziò ad aprirlo, strinsi i pugni, e mi maledissi mentalmente.
”Ma sono miei poster!” urlò Justin, tirando fuori un poster vecchio di almeno due anni. Se lo rigirò tra le mani, e poi mi guardò sollevando un sopracciglio.
”Sì, è un tuo poster. Cassie era letteralmente fissata con te. Qualsiasi cosa facessi, lei lo sapeva. Le mancava solo sapere quando andavi in bagno e il tuo numero di telefono, cosa che adesso saprà. Tu non hai idea di quanto ha pianto al tuo concerto!” esclamò mio padre, dando una pacca sulla spalla a Justin.
”Grazie tante, papà.” Grugnii.
”E dimmi”, esordì Justin. “Facevi anche sogni erotici su di me, ammettilo.” Disse sfoggiando quello che secondo lui doveva essere un sorriso sexy.
”Che cosa?!” esclamammo io, mio padre e Pattie contemporaneamente.
”Justin, finiscila.” Lo rimproverò Pattie, mentre mio padre continuava a fissarmi. Sentivo le guance in fiamme. Maledetta carnagione chiara.
”Cos’è che facevi su Justin?” mi chiese lui.
”Papà, non facevo sogni erotici su Justi, non preoccuparti.” Gli dissi sbuffando, lui mi lanciò un’ultima occhiata furtiva, poi raggiunse Patty, dicendomi che sarebbe ritornato a casa, avrebbe riportato il furgone a zio Philip e avrebbe recuperato le nostre auto.
”Non stuprare Justin.” Mi sussurrò prima di andarsene.
Mi voltai verso il divano vuoto, dato che Justin era salito in camera sua, presi i miei ultimi scatoloni, e salii in camera mia.
Era parecchio grande, con le pareti verde meli, un balcone che affacciava sul giardino sul retro. C’era una scrivania sulla quale precedentemente avevo poggiato il mio portatile, e parecchie mensole vuote sulle quali avrei poggiato i miei cd, e poi una libreria.
Iniziai a sistemare tutto, e quando finii, mi misi sulla soglia ed osservai il tutto. Mancavano le foto da appendere alle pareti, e poi sarebbe stata perfetta…e a proposito di foto, avrei dovuto chiamare la mia amica Mel prima di cena.
Mi cambiai, legai i capelli, e poi scesi al piano di sotto, mi accorsi che si era ora di pranzo, entrai in cucina, e mi bloccai quando trovai Justin ai fornelli, mi appoggiai allo stipite della porta, e puntai lo sguardo su di lui.
”So che mi stai fissando il sedere.” Disse ridendo e scuotendo il capo, mi rabbuiai e lo raggiunsi ai fornelli.
”Sai, credo che abbiamo iniziato col piede sbagliato.” Gli dissi. “Io sono Cassie.” Continuai, tendendogli la mano, lui ricambiò la stretta sorridendo.
”Ed io sono Justin, ma ovviamente lo sai già.” Disse facendomi l’occhiolino.
Lo odio.
”E così sei una belieber?” mi chiese.
”Anche se fosse?”
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda.” Mi ammonì. “Devo saperlo, sai, devo prendere certe precauzioni nel caso tu volessi stuprarmi. Sei la mia sorellastra, e per quanto tu possa essere carina, ho l’obbligo di starti alla larga.”
”Oh, Justin, tranquillo. Sarò io a stare alla larga da te.” Lo rassicurai sorridendo.
Aprii il frigo, presi dell’aranciata, preparai un panino, e mi sedetti al tavolo in cucina,
”Ah, e comunque è vero. Tutti fanno sogni erotici su di me.” Disse sorridendo, facendomi sputare tutta l’aranciata che avevo in bocca.












HERE I AM.

Saaaaaaaaalve, come state?
Ho iniziato una ff su Bieber, che spero di portare subito a termine e che possa interessare a qualcuno.
Va beh, nulla, fatemi sapere con una recensione se vi piace, se devo continuare o se devo lasciar perdere.
Perdonatemi se troverete errori, ma non leggo mai ciò che scrivo cc
Un bacio,
Rossella xx

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Don’t slam the door in front of me! ***


                                               
 
                                                                                                                                                                                                                                                         Image and video hosting by TinyPic" />
 
 
 
 
 
 
                                                        Don’t slam the door in front of me!
 
 
Mio padre e Pattie tornarono a casa un paio d’ore dopo pranzo, quando io e mister “tutti fanno sogni erotici su di me” eravamo ognuno nelle proprie camere. Justin aveva il volume dello stereo al massimo, e non riuscivo a concentrarmi sul libro che stavo leggendo. Condividevamo la stessa casa sì e no da appena tre ore e già mi suscitava istinti omicidi. Mi premetti forte i palmi delle mani sulle orecchie e uscii da camera mia dirigendomi a passo svelto verso quella di Justin, alzai il pugno e bussai almeno cinque volte prima che lui si degnasse di spegnere lo stereo e di venire ad aprire.
“Che vuoi?” mi chiese sbuffando.
”Voglio che tu abbassi il volume di quel maledetto stereo.” Risposi incrociando le braccia sotto al seno.
”No.” Disse, fece per chiudere la porta ma la bloccai, lui sbuffò più forte di prima e si appoggiò allo stipite della porta.
”Abbassa il volume dello stereo.” Gli ripetei scandendo bene ogni singola parola.
”Altrimenti che mi fai?” mi canzonò lui.
”Vado a dirlo a tua madre.” Gli dissi alzando un sopracciglio.
”Guarda che non ho più cinque anni, non ho più paura di mia madre.” Mi fece notare.
Ah-ah, questo lo pensi tu, Bieber. “Bene, allora non ti dispiacerà se vado a parlarle.” Gli dissi facendo spallucce e voltandomi per raggiungere le scale che portavano al piano di sotto.
”Ferma!” esclamò Justin prendendomi il polso, mi voltai verso di lui e sorrisi. “Abbasserò il volume.” Grugnì, lasciò andare il mio polso e se ne tornò in camera sua, mentre io, saltellando, tornai in camera mia, dove rimasi fino all’ora di cena.

La mattina seguente mi svegliai e mi precipitai al piano di sotto per fare colazione, arrivai in soggiorno e vidi Pattie, mio padre e Justin seduti in soggiorno in stile famigliola felice di quelle maledette pubblicità, tossii, diedi il buongiorno e mi sedetti accanto a Justin che non aveva alzato lo sguardo dal suo cellulare. “Maleducato.” Bofonchiai, lui mi guardò e mi fulminò con lo sguardo.
”Oggi io e Robert staremo tutto il giorno fuori, Justin non infastidire Cassie..” cominciò Pattie prima di essere interrotta da mio padre.
”Cassie, piuttosto, non infastidire il povero Justin che ha bisogno di riprendersi dal tour.” Disse mio padre.
”In realtà avrei comunque fatto finta che non esistesse, quindi..” lasciai la frase a metà scrollando le spalle. “Pattie, papà, divertitevi, ma adesso io devo andare in bagno.” Mi alzai e mi avviai verso uno dei trentamila bagni presenti in quella casa.
”No, no, ci vado io in bagno!” esclamò Justin alzandosi e raggiungendomi proprio mentre poggiavo una mano sulla maniglia della porta del bagno.
”Prima le donne, Justin.” Gli dissi stringendo la presa sulla maniglia.
”E’ casa mia!” esclamò con veemenza.
”Non mi interessa, sii galante, cavolo!” urlai.
Mio padre e Pattie intanto osservavano la scena trattenendo le risate e con un sopracciglio alzato, e scuotendo la testa.
”Avete intenzione di fare qualcosa?” gli urlò Justin, spingendomi con la spalla.
”Justin, per l’amor del cielo, ci sono altri ventinovemila bagni in questa casa, vai in uno di quelli!” esclamai poggiando la schiena alla porta.
”No, voglio andare in questo.” Disse ciò, mi spinse via, e mi chiuse la porta in faccia.
Strinsi i pugni talmente forte che e unghie mi si conficcarono nel palmo della mano facendomi male, e le nocche mi divennero bianche.
”JUSTIN DREW BIEBER, NON OSARE SBATTERMI LA PORTA IN FACCIA!” urlai.
Mio padre mi si avvicinò mettendomi una mano sulla spalla, mi girai di scatto, spostai la mano, lo guardai in modo truce e me tornai in camera.

 
Ero beatamente seduta sul letto a lamentarmi con la mia migliore amica di quanto fosse brutto vivere con quell’energumeno, che bussarono alla porta.
”Non ci sono, Justin, va’ via.” Dissi stancamente, stiracchiando la braccia.
”Se non ci sei perché rispondi?” mi chiese.
Cavolo, intelligente il ragazzo, eh? Posai il computer sul cuscino, sistemai la maglietta e mi alzai per andare ad aprire la porta, trovandomi, poi,  Justin che mi aspettava con braccia conserte.
”Che vuoi?” gli chiesi spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
”Mia madre mi ha detto che dovrei chiederti scusa per stamattina, quindi scusa.” Disse.
”Eh? Tu sei venuto a chiedermi scusa solo perché te l’ha chiesto tua madre?” gli chiesi incredula, lo fulminai con lo sguardo e stavo per chiudere la porta, purtroppo mi fermò.
”Volevo chiederti anche se ti andrebbe di fare un giro per la città..” disse, scossi il capo, cercai di chiudere la porta ma lui la bloccò ancora.
”Che altro vuoi?” gli chiesi spazientita.
”Posso usare il tuo computer? Il mio è scarico e non trovo il caricabatteria..” mi chiese entrando in camera.
”No, non puoi.” Gli dissi affrettandomi a raggiungere il pc.
”Dai, Cassie, ci metto pochissimo, giuro.” Mi disse.
”No.”
”C’è qualcosa in quel pc che non dovrei vedere?” mi chiese alzando l’angolo della bocca.
”Ti ho già detto che non sogno, leggo, scrivo o guardo cose erotiche su di te, e adesso usciamo. Muoviti.”
Justin mi guardò confuso, aprì la bocca ma poi la richiuse e s i affrettò a seguirmi fuori da camera mia.
Justin non era proprio come l’avevo immaginato. Avevo sempre desiderato trascorrere un po’ di tempo col mio idolo, ma adesso che ce l’avevo affianco, la cosa non mi entusiasmava più di tanto, no. Si comportavo troppo da fratello pur essendo solo due giorni che vivevamo insieme. Non era di certo questo il modo in cui avrei voluto incontrare il mio idolo.
”A che pensi?” mi chiese Justin, affiancandomi.
”Al fatto che ho sempre voluto incontrarti, Justin, ma di certo non mi aspettavo che ci incontrassimo in questo modo.” Le parole mi uscirono di bocca prima che potessi accorgermene, e quando il mio cervello realizzò ciò che aveva detto, mi presi a pugni mentalmente.
”E come avresti voluto incontrarmi?” mi chiese spingendo la porta a vetri di un bar, facendomi entrare per prima.
”Non so, forse come ogni normale fan vorrebbe incontrarti? Magari con un meet and greet .” risposi sedendomi e guardandomi intorno.
”Viviamo insieme,credo che tu sia molto più fortunata.” Mi disse.
”Guarda che sei tu quello fortunato, mica capita a tutti di vivere con qualcuno come me?” gli dissi ammiccando.
”Io non sono un tuo fan.” Disse incrociando le braccia sul tavolino.
”Non ancora, Bieber, non ancora.”


”Stasera si esce!” trillò Pattie dall’ingresso.
Mi precipitai all’ingresso con ancora il libro che stavo leggendo in mando, i capelli raggruppati in uno chignon scombinato e gli occhiali da vista.
”Mamma, io non voglio!” protestò Justin sbuffando.
Pattie si voltò e lo fulminò con lo sguardo; vidi Justin deglutire e scuotere il capo, dopodichè mormorò qualcosa e corse in camera a prepararsi.
Un’ora dopo, eravamo seduti in un ristoranti con gli occhi puntati addosso per via di Justin e decine di ragazze che gli sbavavano dietro.
”Non riesco a mangiare con tutti questi occhi puntati addosso.” Sbuffai posando la forchetta, mio padre mi guardò con fare minaccioso, purtroppo per lui, riuscii a sostenere lo sguardo.
”Cassie!” mi rimproverò poi.
Mi alzai, lasciai il tovagliolo sul tavolo, presi il cappotto e feci per uscire.
”Dove vai?” mi urlò mio padre.
”A casa, mi sono stancata.”


Sentii bussare al campanello, mi poggiai sui gomiti per alzarmi e mi resi conto che dopo essere tornata a casa mi ero appisolata sul divano, mi strofinai gli occhi, maledicendomi mentalmente per via della matita e del mascara sbavato, e andai ad aprire la porta sbadigliando.
”Justin!” esclamai sorpresa. “Ma non hai le chiavi di casa? E dove sono Patti e mio padre?” gli chiese guardando oltre la sua spalla.
”Ho dimenticato le chiavi qui e mia madre e Robert sono andati non so dove...ho voluto lasciarli in pace...e poi tu eri sola a casa, ho preferito controllare che andasse tutto bene.” Rispose oltrepassandomi e raggiungendo il divano.
”Cassie!” esclamò. “Ma che cavolo di film guardi?” continuò ridendo.
Corsi in soggiorno e mi bloccai di fronte al televisore, spalancai la bocca e arrossii, Justin mi si avvicinò, mi sollevò il mento con due dita e poi andò a spegnere il televisore.
Ancora rossa in viso, mi andai a sedere sul divano e Justin fece lo stesso, prese il cellulare e si connetté.
”Non è che potresti seguirmi su twitter?” gli chiesi, lui si voltò con un sopracciglio alzato, poi annuì, gli diedi il nick e lui mi seguì.
”Bene” dissi. “Adesso posso twittare che finalmente Justin Bieber mi segue su twitter..lo aggiungerò anche alla bio.”
”Vieni qui.” Mi disse facendomi segno di avvicinarmi; mi avvicinai e lui mi fece poggiare la testa sulla sua spalla, prese il mio cellulare, e scattò una foto.
”Perché questa foto?” gli chiesi guardando il display confusa.
”Tuo padre mi ha detto che hai sempre voluto una foto con me…” mi disse prima di alzarsi, lasciandomi sola sul divano col cellulare in mano e fissando le scale.
Ha davvero fatto qualcosa di carino per me?






HERE I AM!

Come vi sembra il capitolo? Non mi convince molto, non so..
Va bene, non mi dilungo perché tra un po’ inizia il live di Cher e devo correre a vederlo lol
Mi lasciate una recensioncina piccina picciò?

Rossella.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Los Angeles, baby! ***


                                                                                                                                                                                             Image and video hosting by TinyPic" />




                                                  
    
                                                                                  
 
 




                                                                                                        

                                                                                                




Dopo un mese di dura convivenza, le cose tra me e Justin cominciavano ad andare beh, ‘na mezza schifezza.
Litigavamo ancora per il bagno, a quanto pare non riusciva proprio a capire che aveva altre ventinovemila bagni in casa; litigavamo per il televisore; litigavamo per il pranzo quando eravamo soli in casa; litigavamo perché lui insisteva col dire che facevo pensieri perversi su di lui e si sentiva a disagio; litigavamo perché una volta per sbaglio ero entrata in camera sua mentre indossava solo i boxer; litigavamo perché da allora insisteva col voler mettere un allarme sulla porta di camera sua.
”CASSIE!” urlò Justin tirando calci alla porta del bagno.
Respira Cassie, respira prima di prendere in seria considerazione di far fuori il tuo idolo e l’idolo di milioni di persone, respira, non puoi andare in galera a causa sua.
“Se eviti di bussare o di cercare di sfondare la porta ogni venti minuti, forse io sarei già fuori da questo maledetto bagno, non ti pare?” urlai a mia volta.
”Aspetto qui fuori fino a quando non deciderai ad uscire!” esclamò, dopodichè sentii un tonfo seguito poi da un’imprecazione, e immaginai che Justin fosse scivolato troppo velocemente lungo la porta, e dovetti mordermi la lingua per evitare di scoppiare a ridere.
Valutai le parole di Justin, ”Aspetto qui fuori fino a quando non deciderai ad uscire!”, e decisi che, avendo già pranzato, avendo portato con me il cellulare e non avendo nient’altro da fare, di restare in bagno…almeno fino a quando non mi sarei scocciata.
Dopo un’ora trascorsa in bagno, decisi di uscire, e quando aprii la porta notai Justin addormentato contro la parete; mi morsi il labbro inferiore per trattenermi dall’accarezzargli i capelli e quel viso che tanto mi piaceva.
Mi avvicinai lentamente col cuore in gola, allungai una mano, ma poi mi bloccai, mi voltai e corsi in camera.
”Maledetto Bieber!” esclamai gettandomi sul letto.
”Che ho fatto questa volta?”
Mi voltai di scatto e vidi Justin, che evidentemente si era appena svegliato, stropicciarsi gli occhi e poi sbadigliare.
”Niente” mugugnai sdraiandomi a fissare il soffitto.
”Sei strana, lo sai?” mi disse sedendosi sulla mia scrivania.
Alzai un sopracciglio e lo fissai per un secondo, dopodichè distolsi lo sguardo e lo puntai sul soffitto.
”Perché?” gli chiesi.
”Beh, perché sei una belieber eppure non scleri quando mi vedi senza maglia, o non ti comporti in maniera super dolce, oppure non fai tutto quello che dico. Fai il contrario. Se mi vedi senza maglia fai finta di vomitare, mi tratti come se ti avessi ucciso il gatto, e fai sempre di tutto per darmi fastidio.” Disse.
Ow. Beh, Justin, menomale che non hai capito perché io mi comporti così. Maschi.
”Ti ricordo che oltre ad essere una belieber sono anche la tua sorellastra, Justin, e che i nostri genitori stanno per sposarsi. Non voglio rovinargli il matrimonio solo perché io non so trattenere i miei istinti da fan mentalmente squilibrata.” Gli dissi sbuffando.
Sentii Justin scendere dalla scrivania e spostarsi, dopodichè sentii un peso sul lato sinistro del letto, segno che Justin mi si era sdraiato affianco.
”Cassie” Justin sussurrò così piano il mio nome, mi voltai e mi ritrovai il suo viso a pochi centimetri dal mio, si avvicinò di più e poi parlò:”Non è che mi faresti un panino? Ho fame.”
”Justin esci fuori da camera mia. SUBITO!” urlai alzandomi di scatto e correndo ad aprire la porta, lui scrollò le spalle e uscì.
Maschi, tzè.


“Parto per Los Angeles, yeah! Parto per Los Angeles, yeah!”
Scendevo tranquillamente per le scale, quando Justin, che invece saliva al piano di sopra, mi investì cantando quella cavolo di canzoncina. Mi afferrò per le spalle, mi diede un bacio sulla fronte, poi mi spinse leggermente scuotendomi.
”Los Angeles, baby!” esclamò euforico, dopodichè mi lasciò andare e salì di corsa in camera sua. Scossi il capo confusa e mi avviai in cucina.
”Perché Justin è così euforico?” chiesi a Pattie che era intenta a preparare i pancakes, mi sedetti accanto a mio padre che leggeva il giornale e presi una mela dal cestino che si trovava in mezzo al tavolo.
”Andrà a Los Angeles.” Disse mio padre. Wow, davvero? Non l’avevo capito, grazie per la delucidazione, pà.
”E’ contento, ha detto che vuole rilassarsi a bordo piscina e stare fuori tutte le sere.” Aggiunse Pattie.
Ow. Non l’avrei più avuto in giro per casa…Oddio, no, no, no, no! Non voglio, cavolo.
”Beh, ma quello che non sa è che tu andrai con lui.” Aggiunse Pattie in tono allegro.
”COSA?!” esclamammo io e Justin contemporaneamente…ma non era al piano di sopra?
”Mamma, mamma, mamma, mamma! Non puoi farmi questo!” esclamò precipitandosi in cucina. “Voglio stare da solo, non con lei.”
”Ehi, ciao, sono LEI e un nome, ti dispiacerebbe usarlo?” gli dissi interrompendolo, lui mi zittì con un movimento della mano, quasi come se stesse scacciando un insetto fastidioso. Fantastico.
“Justin, sta’ zitto, cavolo!” urlò Pattie.
Mio padre abbassò il giornale e la fissò: probabilmente non l’aveva mai vista così arrabbiata.
”Cassie verrà con te, senza ma e senza però, intesi?” continuò incrociando le braccia contro il petto con la bocca ormai simile ad una sottile linea nera; Justin strinse i pugni e poi mi afferrò per il braccio trascinandomi al piano superiore, spingendomi, poi, in camera mia, chiudendosi rumorosamente la porta alle spalle.
”Fammi vedere il tuo guardaroba.” Mi disse indicando con il mento il mio armadio.
”Eh?”
”Oh, Cassie, hai capito bene, fammi vedere il tuo guardaroba, devo vedere se va bene per Los Angeles, altrimenti oggi andiamo a fare shopping.” Disse ciò e poi si buttò praticamente all’interno del mio armadio, cacciando fuori tutti i vestiti e gettandoli sul pavimento. Dopo un’ora, tutto ciò che Justin aveva definito “passabile” o “carino” era ammucchiato sulla scrivania.
”Senti, Cassie, mi sa che dobbiamo andare a fare shopping.” Dopodichè prese il mio portafoglio e la mia borsa e mi trascinò fuori casa.
”Sei peggio di un ciclone!” esclamai, cercando di allentare la sua presa sul mio polso, già di per sé dolorante.
”E tu hai un guardaroba da vecchia.” Mi disse squadrandomi dalla testa ai piedi.
”Se mi guardi ancora ti castro, sappilo.”


Dopo due ore di “ow, questo è bellissimo…ma non addosso a te” e di “okay, sì, con questo sei guardabile”, avevo svuotato il portafoglio, prosciugato le mie carte di credito, e avevo i piedi doloranti.
”Ho fame.” Disse Justin strofinandosi le mani.
”Sai che novità!” esclamai lasciandomi cadere su di una sedia della pizzeria in cui ci trovavamo.
Avevo chiesto a Justin di riaccompagnarmi a casa perché non mi andava di stare tra tutte quelle persone; persone che ti guardavano mentre mangiavi solo perché eri seduta allo stesso tavolo di Justin Bieber.
Come da programma, venimmo interrotti almeno cinquecento volte, infatti appena Justin finì la sua pizza, pagammo il conto e corremmo subito a casa a preparare le valige, dato che il volo ci sarebbe stato il pomeriggio seguente.
”Cassie.”
Justin era fermo sulla soglia di camera mia con una camicia bianca sbottonata e i capelli leggermente bagnati. Rimasi a fissarlo con la bocca aperta, mi resi conto della faccia da ebete che avevo e la richiusi immediatamente serrando le palpebre.
”Che c’è?” gli chiesi con le guance in fiamme.
”Niente, volevo solo vedere che effetto ti avrebbe fatto vedermi così.” Rispose scoppiando a ridere. Per tutta risposta presi un cuscino e lo lanciai, il cuscino lo colpì in faccia tanto forte da fargli perdere l’equilibrio.
Mi alzai e gli sbattei letteralmente la porta in faccia.

”Ti odio!” esclamai tra le risate.





HERE I AM.
Okay, saaaaaalve, come va?
In teoria avrei dovuto aggiornare giovedì, ma ero troppo impegnata e stanca per via delle prove invalsi per scrive questo schifo di capitolo, sorry :c
Poi ho provato a scrivere per poi postarlo sabato, ma stavo male (e sto ancora male) per via dei One Direction, non piangevo così tanto dal 23 marzo, ma dettagli.
Che ve ne pare del capitolo? Boh, non mi convince, ma voglio dirvi che dal prossimo capitolo inizierà la storia vera, perciò tenetevi pronte uu
Mi lasciate una recensioncina per andare avanti?

Rossella xx //so che il banner si vede male, ma non ho voglia di aggiustare tutto lol

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** One less lonely girl ***


                                                                                                        Image and video hosting by TinyPic
 
 
 
                     APPENA AVRETE FINITO DI LEGGERE IL CAPITOLO, PASSATEALL’ANGOLO AUTRICE, C’E’ SCRITTO UNA COSA IMPORTANTE.
                                                                                                                      La direzione xx

 
 
 
 
 
 
 
                                                                                       One less lonely girl
 
 
 
 
 
 
Quando arrivammo a Los Angeles, Justin sembrava troppo eccitato persino per parlare ed io sembravo il ritratto della disperazione. Nel vero senso della parola.
La villa era gigante, ovviamente c’erano i trentamila bagni, eh, peccato che sembrava un porcile. Anzi no, la signora scrofa ha il porcile più pulito di questa casa.
”Justin, ma non potevi chiamare una donna delle pulizie e ogni tanto facevi dare una ripulitina alla casa?” gli chiesi, passando un dito sul tavolino in soggiorno.
”L’ho fatto.” Rispose, facendo spallucce.
”Beh, mi sa che ti hanno fregato un bel po’ di soldi, allora.” Mormorai, volgendo una rapida occhiata al resto del soggiorno.
”Come se tu sapessi fare di meglio!” esclamò lui.
Mi voltai con un sopracciglio inarcato e le braccia incrociate sotto al seno, squadrandolo dalla testa ai piedi.
”Beh, da sola no, Justin, ma credo che insieme riusciremo a rendere il posto presentabile.” Gli dissi, ammiccando; lo afferrai per il polso e lo trascinai sull’unica sedia non impolverata della cucina.
Dopo mezz’ora trascorsa a pasticciare sul viso di Justin, mi allontanai per ammirare la mia opera d’arte.
Avevo trovato in giro per casa un grembiulino bianco, dei guanti e una cuffietta, che dovevano esser stati della donna delle pulizie, e li feci indossare a Justin, dopodichè gli passai un po’ di rossetto rosso sulle labbra e gli misi un filo di blush. Sembrava un perfetto donno delle pulizie.
”Ah, adesso sì che vai bene come donno delle pulizie, Justin.” Gli dissi, annuendo, e porgendogli lo specchio.
Un grido lacerò l’aria, mi tappai le orecchie e socchiusi un occhio, guardandolo di sottecchi mentre si toccava le guance rosa per via del blush.
”Sono bruttissimo.” Disse, abbassando lo specchio e fissandomi minaccioso.
”Ma no, stai benissimo.” Lo rassicurai, annuendo vigorosamente. Lui si alzò, prese lo strofinaccio, e iniziò a spolverare.
”Posso chiamarti Justina solo per oggi?” gli chiesi.
”No.”
”Ti preeeego.”
”Cassie, ho detto di no.”
”E su, non fare lo scorbutico.” Lo rimproverai, mettendo il broncio.
”E va bene, chiamami Justina.” Mi disse, scuotendo il capo.
Sorrisi soddisfatta, e iniziai a salire le scale per raggiungere il piano superiore dove dovevano esserci le camere da letto; entrai in ogni camera con la speranza di trovarne una piccola e di iniziare da lì, ma la sfortuna volle che erano tutte grandi quasi come il soggiorno. No va beh, forse pure più grandi.
Alla fine scelsi una camera con le pareti color pesca e iniziai a spolverare, a spazzare e a ripulire tutto. Tolsi le tende, le piegai e le misi in un cesto, per poi portarle in lavanderia. Feci tutto questo anche nelle altre millemila camere, dopodichè scesi al piano di sotto, e trovai Justina donno delle pulizie alle prese con una ragnatela e una scopa. E senza maglia.
”Che stai facendo?” gli chiesi, puntando lo sguardo sulla maglia a terra, evitando così di guardare il petto scoperto che si intravedeva da sotto il grembiulino.
”Secondo te?” rispose, agitando la scopa in aria.
Lo guardai un solo momento, e iniziai ad avere caldo. Tanto caldo. Troppo caldo. Presi a farmi aria con la mano sinistra, mentre lui mi guardava preoccupato.
”Stai bene?” mi chiese, avvicinandosi. Oddio, fai un passo indietro Cassie, un passo indietro.
”Sìsì, mai stata meglio, Justin.” Gli dissi, abbassando lo sguardo. “Uh, ho messo le converse gialle, hai visto che fighe?” dissi la prima cosa che mi passò per la mente, e vidi Justin fermarsi e abbassare lo sguardo sulle mie scarpe.
”Beh, niente di nuovo, Cassie, ne ho viste già di converse gialle.” Rispose, facendo spallucce, e tornando alla sua scopa. .suona male, vero?
Dopo aver ripulito casa, ovvero quattro ore dopo, decidemmo di uscire per andare a fare la spesa, dato che secondo Justin non potevo vivere solo di fast food e pizza perché avrei corso il rischio di ingrassare, poi sarei diventata brutta, nessuno mi avrebbe sposata, e sarei stata costretta a vivere con lui, Pattie e mio padre per sempre. Ottimista il ragazzo, eh?
Entrammo in un supermercato realmente e troppo super, e iniziammo a fare la spesa. O meglio, Justin afferrava cose a caso dagli scaffali e le buttava nel carrello, ritrovandolo così pieno di ananas in scatola o sott’aceti, e confezioni di patatine, popcorn, coca-cola, aranciata e chi più ne ha più ne metta.
Ci dirigemmo alla cassa, pagammo tranquillamente, e uscimmo fuori, dove c’erano i paparazzi ad aspettarci.
”Merda.” Sussurrò Justin, poi aprì lo sportello dell’auto e mi fece entrare, entrò subito dopo anche lui, e mise velocemente in moto.
”Justin, potresti andare più piano, per favore?” gli chiesi con gli occhi sbarrati, reggendomi disperatamente al sedile.
”Oh, sì, scusa.” Mormorò, rallentando.
Dopo quasi dieci minuti, ci eravamo persi. Ci eravamo ritrovati in una strada non asfaltata e piena di buche, che giustamente Justin prese in pieno, facendoci ritrovare così con due ruote a terra nel mezzo del nulla.
”Ma chi cavolo ti ha dato la patente?” urlai, scendendo dall’auto.
”Vorresti dirmi che sai guidare meglio di me?” urlò a sua volta.
”Ovviamente, Justin! Persino un lama saprebbe guidare meglio di te!”
Lui strinse i pugni e ritornò in macchina, nel frattempo io mi appoggiai al cofano, con braccia conserte, e per poco non caddi a terra quando lo sentii urlare, lo raggiunsi e lo vidi con la fronte appoggiata allo sterzo.
”Tutto bene?” gli chiesi, poggiandogli una mano sulla spalla, lui alzò lo sguardo e scosse il capo.
”Ci vorrà un po’, prima che possano venirci a prendere.” Disse, scrollando le spalle; feci il giro dell’auto e mi sedetti sul sedile posteriore, dopodichè mi raggiunse anche Justin, che come sempre smanettava col suo cellulare e borbottava qualcosa in quello che probabilmente era aramaico antico.  
”Qual è la tua canzone preferita?” mi chiese.
Sentivo la sua spalla a contatto con la mia e il calore che emanava, cercai di scivolare di più verso le sportello, ma era praticamente impossibile.
”Eh, scelta difficile, Justin, davvero difficile.” Gli risposi.
”Non deve essere per forza una mia canzone.” Aggiunse.
”Beh, direi one less lonely girl, Justin. Tutte le ragazze vorrebbero qualcuno che le dedicasse quella canzone.” Gli dissi, grattandomi il braccio sinistro in imbarazzo.
Justin poggiò la testa sul sedile e chiuse gli occhi, iniziando a cantare.

Oh oh
I saw so many pretty faces
Before I saw you, you
Now all I see is you
I'm coming for you
No no
Don't need these other pretty faces
Like I need you
And when your mine in the world

Che f a? Canta? Per me?
 
There's gonna be one less lonely girl
One less lonely girl
One less lonely girl
One less lonely girl
There's gonna be one less lonely girl
I'm gonna put you first
I'll show you what you're worth
If you let me inside your world
There's gonna be one less lonely girl

Credo che il cuore stia per scoppiarmi. Ti prego Justin, non guardarmi, cavolo, non guardarmi.
Justin mi fissava mentre cantava e mentre le mia guance andavano letteralmente a fuoco, lo vidi avvicinarsi piano, e cercai di appiattirmi contro lo sportello, senza successo, però. Sentivo il suo respiro sulle labbra e i suoi occhi erano così vicini ai miei che pensai potessero fondersi e diventare un tutt’uno. Poi bussarono al finestrino, e Justin indietreggiò sobbalzando. “Scusami.” Mormorò.
Oh Santa Justina, grazie.






HERE I AM

Credo di dover cambiare saluto, ma non fa niente c’:
Come vi sembra il capitolo? Secondo me fa cagare persino gli stitici, ma dettagli. Considerate però il fatto che sto sveglia dalle tre di stamattina, eh uu
In oltre ho un’idea per la ff, solo che non potò attuarla se la ff non diventa abbastanza seguita cc
5 recensioni allo scorso capitolo, ma io vi amuxxxxxo :-*
Va beh, meglio che me ne vado, va lol
Lasciatemi qualche recensione dicendomi se il capitolo fa schifo, fa schifissimo (?) o fa schifissimissimo, non mi offendo uu

Ah, la cosa importante è: Qualcuna di voi sa fare i banner per efp? Se sapete farli, potete contattarmi per messaggio privato o su twitter (questo è il mio profilo twitter, cliccateci sopra (?) https://twitter.com/imonlyhuman__ )? Graaaaaaaazie c:
Rossella xx

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Tony I, Tony II and Tony III. ***


                                            Image and video hosting by TinyPic  
 
 
                                        
 
 
 
                                                                                                                                                                                                                                   banner by @hjsdjmples
 
 
 
                                                                                  Tony I, Tony II and Tony III
 
 
 
 
 
Credo che il cuore stia per scoppiarmi. Ti prego Justin, non guardarmi, cavolo, non guardarmi.
Justin mi fissava mentre cantava e mentre le mia guance andavano letteralmente a fuoco, lo vidi avvicinarsi piano, e cercai di appiattirmi contro lo sportello, senza successo, però. Sentivo il suo respiro sulle labbra e i suoi occhi erano così vicini ai miei che pensai potessero fondersi e diventare un tutt’uno. Poi bussarono al finestrino, e Justin indietreggiò sobbalzando. “Scusami.” Mormorò.
Oh Santa Justina, grazie


Justin aprì con veemenza lo sportello dell’auto e se lo richiuse altrettanto veementemente alle spalle.
Mi poggiai una mano sul petto, nel punto in cui il cuore sembrava voler sfondare la cassa toracica. Cavolo. Cavolo. Cavolo. Cavolo. Cavolo. Ho già detto cavolo?
Lui e io...cioè noi…e io…e lui…e bacio…e…credo di sentirmi male. Non è possibile; Justin non stava per baciarmi, vero? Cioè, ho una fervida immaginazione, l’avrò solo immaginato, no?
Dio, però, il suo respiro sulle labbra così caldo, i suoi occhi così vicini ai miei, e il suo profumo, e le sue labbra…E no, era sbagliato in ogni caso, dovevo essere contenta che non sia accaduto niente, cavolo. Cosa avrebbe detto mio padre?
Devo parlare con Mel, subito..
Mi spostai dove era seduto Justin poco prima, scivolai verso lo sportello, e ci poggiai l’orecchio, sentendolo parlare con qualcuno, un ragazzo…e poco dopo si aprì lo sportello ed io dovetti reggermi a Justin per non cadere, evitai il suo sguardo per via dell’imbarazzo e alzai gli occhi al cielo.
”Bel tempo, eh?” chiesi a nessuno in particolare, in realtà.
Justin iniziò a ridere, così decisi finalmente di staccare lo sguardo dal sole accecante, che mi aveva resa momentaneamente cieca, e di posarlo su di lui e sul ragazzo che era alla sua destra.
Guardai Justin in modo truce, lui si calmò e si schiarì la voce. “Cassie, lui è Tony” mi disse, indicando il ragazzo biondo che mi fissava sorridendo, allungò una mano verso di me, aspettando che ricambiassi la presa, cosa che non feci, alzai una mano, mormorai un “Ehi” e me ne ritornai in macchina. Mi aveva vista quasi cadere, che figura, che figura.
”Cassie, scendi, dai..” disse Justin.
”No.”
”Tony deve cambiare le ruote dell’auto..”
Sbuffai e aprii lo sportello dell’auto, trovando Tony che sorrideva ancora e Justin che aveva l’angolo destro della bocca sollevato.
”Non è sexy quell’espressione, Justin, mi spiace” gli dissi nervosa.
Quando Tony riparò l’auto, tornammo tutti e tre in città, chiudendoci in casa con i condizionatori accesi. Tony era un amico di Justin, l’aveva conosciuto lì a Los Angeles, quindi si vedevano poco, ma secondo quello che dicevano loro, si divertivano molto.
Mentre quei due erano beatamente sdraiati sul divano a mangiare patatine, io ero in camera mia, stesa sul letto a pancia in su a fissare il soffitto. Avevo il cellulare al mio fianco, e non osavo guardare lo sfondo. Maledetta foto. Maledetto il giorno in cui mio padre incontrò Pattie. Maledetto il giorno in cui ci trasferimmo a casa sua. Maledetta auto. Maledetto quasi-bacio. Maledetto tutto.
In quel mese ero riuscita a nascondere ciò che Justin mi provocava issando un muro, ma adesso? Non credo di avere ancora la forza di poterlo fare. Credo proprio che l’unica cosa sensata da fare sia preparare le valigie e tornare a casa da mio padre e Pattie, sì.
Mi alzai velocemente, corsi all’armadio e iniziai a tirarne fuori alcuni vestiti, poi mi fermai: non aveva senso andarmene, come l’avrei spiegato a Justin? E se avesse capito? Come avrei fatto a guardarlo in faccia? E poi, devo ricordarlo, Justin è il mio idolo, è ovvio che provo quel che provo in sua presenza, è qualcosa di più forte di me, non ci posso far nulla, devo solo restare zitta.
Decisi di chiamare la mia amica Mel in modo da schiarirmi le idee, composi velocemente il numero e aspettai che qualcuno rispondesse.
”Pronto?” la voce dall’altro capo del telefono era come sempre vivace e squillante, immaginai stesse sorridendo.
”Ehi, Mel, come va?” le chiesi, sospirando e ritornando a stendermi sul letto.
”Oh, una meraviglia, New York è fantastica, ti stai perdendo un sacco di cose” mi disse quasi fosse un rimprovero; non mi aveva mai perdonata del tutto per aver rinunciato a frequentare l’università.
”Sì, beh, immagino…” sussurrai. Iniziavo seriamente a pentirmi di non essere andata a New York con lei e Mick.
”C’è qualcosa che non va?” mi chiese, e nel suo tono colsi una nota dolce che cercava disperatamente di sotterrare.
”Justin ha cercato di baciarmi…” sussurrai. Mel restò in silenzio per un po’, si schiarì la voce e sospirò.
”Mi dispiace, Cassie, ma sai che se dovesse davvero succedere tuo padre ti ammazzerebbe..” iniziò a dire, ma le sue parole furono soffocate da qualcuno che cantava a squarciagola.
”BEEELLAAAAA” urlò all’improvviso.
”EDWAAARD” urlai di rimando, trattenendo le risate.
”Stronza, non rovinare le scene dei film” ribatté offeso.
”Su, Mick, non fare il bambino, dai!” esclamai.
Mick era il mio migliore amica nonché fidanzato di Mel. Progettavamo di andare tutti e tre insieme all’università, dall’età di quattordici anni, ma quando ci si era presentato l’occasione, io avevo preferito seguire mio padre. Mel non mi aveva parlato per due settimane, mentre Mick, invece, sembrava aver accettato la cosa…o almeno provasse a far finta di averla accettata.
”Ehi, ciccia, sono più grande di te” mi ammonì.
”Solo di cinque mesi, amore mio bello” gli ricordai.
”Sempre più stronza, tu, eh?”
”Sempre più coglione, tu, eh?”
”Ehm, ehm.”
Mi voltai verso la porta e vidi Justin che mi fissava dalla soglia con sguardo ostile. Merda.
”Mick io vado, ci sentiamo” riagganciai velocemente e poggiai il cellulare sul comodino per poi mettermi seduta.
”Chi è Mick?” mi chiese Justin, entrando definitivamente in camera e sedendosi sul letto accanto a me.
”Il mio migliore amico..” biascicai, puntando lo sguardo sulla scrivania bianca di fronte al letto.
”Ah, bene…senti, Tony è andato via, mi chiedevo se magari stasera ti andrebbe di uscire, magari ti faccio fare un giro per la città e poi..”
”No, non ne ho voglia Justin, sono stanca” lo interruppi. Sentii il suo sguardo su di me e temetti di arrossire.
”Va bene.”
Justin si alzò e uscì velocemente da camera mia, mi passai una mano tra i capelli, e affondai il viso nel cuscino.
Qualcuno mi sopprima, vi supplico.


Dopo poco che Justin ebbe lasciato camera mia, mi addormentai, e al mio risveglio avevo la testa che scoppiava. Di certo non aiutava tutto il rumore che proveniva  dal piano di sotto.
Possibile che Justin potesse fare tutto quel baccano da solo? Magari era tornato Tony.
Scesi al piano di sotto strofinandomi gli occhi e sciogliendomi i capelli. Dovetti fermarmi di colpo perché probabilmente il mio mal di testa era peggiorato: vedevo doppio, o triplo, dipende.
C’erano tre Tony davanti a me e un solo Justin. Che peccato.
”Justin, credo di star male, ci vedo triplo” dissi, a quanto pare ad alta voce, poiché si voltarono verso di me.
Justin e i tre Tony si voltarono verso di me ridendo, alzai un sopracciglio e mi voltai verso le scale, decisa a ritornare in camera, quando Justin mi fermò.
”Aspetta, Cassie, questi” disse lui indicando gli altri due Tony. “Sono i fratelli gemelli di Tony; Michael e Sam.”
Mi avvicinai ai tre ragazzi, e notai delle differenze che da lontano non avevo notato: Tony, portava gli orecchini ad entrambe le orecchie, Michael aveva un neo sullo zigomo destro e Sam, invece, aveva gli occhi azzurri, mentre gli altri due li avevano verdi.
”Non potevi dirlo prima che aveva due fratelli gemelli?” brontolai, avvicinandomi di più a Justin, che si portò una mano dietro alla nuca.
”Mi è sfuggito questo piccolo particolare, perdonami”
Come posso non perdonarti se continui a sorridermi così? Brutto bastardo.
”In ogni caso per me saranno sempre Tony I, Tony II e Tony III” li avvertii.
”Comunque io e i ragazzi pensavamo di restare a casa, visto che sei stanca e non hai voglia di uscire..” riprese Justin.
”Oh, no, se volete uscire fate pure, penso che resterò qui a guardare la televisione” lo interruppi.
”Non voglio lasciarti a casa da sola, Cassie” insisté lui, guardandomi per una frazione di secondo negli occhi; in quel momento persi completamente il contatto con la realtà.
”Se insisti..” mormorai, facendo spallucce.
Iniziammo la serata giocando ai videogiochi, dopodichè iniziammo a vedere una partita, e alla fine della partita, iniziammo a vedere un film horror.
Ero seduta tra Justin e Tony II, intenta a divorare un’intera ciotola di popcorn e a guardare il film come una qualsiasi altra ragazza avrebbe guardato il proprio ragazzo, quando Justin mi si avvicinò di più.
”Se hai paura, puoi sempre abbracciarmi” mi sussurrò dolcemente.
Io? Avere paura di uno stupido film horror? No, Justin, non avrò mai paura di un film horror, ma potrei sempre far finta, giusto per trovare un pretesto per abbracciarlo…
”Uhm, va bene” gli dissi, fingendo disinteressata; lui sbuffò, ma si fece ancora più vicino.
”Vuoi dei popcorn?” gli chiesi all’improvviso, alzando la ciotola davanti al mio viso; lo sentii ridacchiare e il mio cuore si sciolse. Cavolo la sua risata.
Abbassò con una mano la ciotola, e puntò i suoi occhi nei miei. Calma Cassie, non svenire, okay?
”Uuuh, guardate quei due!” esclamò Tony, no forse era Tony III..
”Bacio, bacio, bacio!” iniziarono ad urlare quegli altri due cretini; mi allontanai bruscamente da Justin e corsi in camera mia.
Complottano contro di me, quei tre.

 
 
 
 
 
 
 
HERE I AM!


Come state?
Io tipo troppo bene perché oggi è stato l’ultimo giorno di scuola asiojdoisad
Il capitolo è come sempre cortissimo, scusate, ma volevo aggiornare perché non ho nulla da fare.
Probabilmente farà più schifo degli altri quattro capitoli, ma boh, fottesega //viva la finezza, eh?
VOI SAPETE CHE PER SCRIVERE QUESTO CAPITOLO NON HO GUARDATO IL MIO GLEE? ANCHE SE AVEVO VISTO QUELLA PUNTATA ALMENO UNA VENTINA DI VOLTE? ORA VOGLIO E SPERO CHE VOI MI LASCIATE UNA RECENSIONCINA, MAGARI DI PIU’ DI DIECI PAROLE lol
Eeeeeeeeeh, ho il banner nuovo iaojoids *saltella*
Okay, vado via cc Mi raccomando le recensioni, mi fa sempre piacere trovarne una nuova c:
Rossella xx

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** The third almost kiss. ***


                                             Image and video hosting by TinyPic






                                                         The third almost kiss
 
 
Restai in camera fino a quando i tre Tony non andarono via e fino a quando non ebbi la certezza che Justin era andato a dormire. La mia camera era gigante, ma per sfortuna aveva il bagno in comune con quello della camera di Justin e avevo dovuto evitare di usarlo, ritrovandomi così nel pieno della notte con la vescica che minacciava di scoppiare.
Andai in bagno evitando di accendere la luce per paura di svegliare Mr. Tuttifannosognieroticisudime e mi feci luce solo con il maledetto display del cellulare, rischiando più volte cadere.
Inutile dire che quando tornai in camera non avevo più sonno e così rimasi a fissare il soffitto e ad ascoltare in silenzio i vicini che urlavano o qualche macchina che passava in lontananza. Volevo ascoltare di tutto, tutto. Tutto tranne i miei pensieri. Mi alzai, presi il mio mp3, alzai il volume al massimo, ed aspettai che la musica mi inondasse i timpani e soffocasse i pensieri.
How can I decide what’s right? *
When you’re clouding up my mind
I can’t win your losing fight
All the time.
 
Anche il mio mp3 complottava contro di me. Tra 429 canzoni era partita proprio la meno indicata in quel momento. Perfetto. Arrabbiata, spensi l’mp3, lo posai sul comodino e cercai di addormentarmi, cosa che mi riuscì, solo che il risveglio fu abbastanza doloroso, difatti, avevo la testa che mio faceva male, la schiena dolorante e due occhiaia da far paura.
Quando arrivai in cucina, notai che Justin aveva già fatto colazione e che era uscito di casa, probabilmente con Tony; scrollai le spalle e iniziai a pulire casa.
“Tonight let’s get soome, and live while we’re young!” esclamai.
Avevo appena finito di pulire e avevo anche finito di cantare, quando mi sento picchiettare sulla spalla; mi voltai e trovai Justin che mi sorrideva.
”Ehm, ciao..” gli dissi , scansandolo.
”Ciao.”
”Dove sei stato?” gli chiesi, sedendomi sul divano.
”Oh, sono andato in spiaggia con Tony, Michael e Sam…non ho voluto svegliarti” mi spiegò.
Ow, che carino, non ha voluto svegliarmi…magari doveva vedersi con qualcuna e perciò ha preferito non svegliarmi. Bastardo.
”Ah, bene” sussurrai.
”Hai fame? Ormai è ora di pranzo, vuoi che ti prepari qualcosa?” mi chiese Justin.
”Perché no? Però non avvelenarmi” gli risposi, facendo spallucce.
Lui scoppiò a ridere scuotendo il capo e dirigendosi in cucina, dove iniziò a trafficare con le varie pentole e con i vari mestoli; feci per entrare, ma lui mi bloccò, dicendomi di iniziare ad apparecchiare nella sala da pranzo.
Feci come mi aveva ordinato, e dopo un’ora eravamo seduti a tavola fissando in silenzio ciò che Justin aveva preparato e schiarendoci la gola.
”C’era gente in spiaggia?” gli chiesi.
”Oh, beh, sì, abbastanza” rispose.
Tentativo di parlare numero uno: fallito. Via col prossimo tentativo, Cassie.
”Senti” esordimmo insieme io e Justin, sollevai lo sguardo e scoppiai a ridere.
”Che ti prende?” mi chiese lui.
”Oh, beh…” Cassie, respira e cerca di dire qualcosa di concreto…come non detto, iniziai a ridere come una foca in calore.
”Cassie…Cassie stai bene?” mi chiese ancora, alzandosi e inginocchiandosi di fronte a me con l’espressione palesemente divertita; abbassai lo sguardo su di lui fino ad incontrare i suoi occhi, arrossii e mi ritrassi, alzandomi velocemente, lasciando Justin a fissarmi confuso, mi passai una mano tra i capelli e me ne andai sbattendo forte la porta di casa alle mie spalle.
Camminavo per le strade di Los Angeles, a me sconosciute e così diverse da quelle del mio cavolo di paesino sperduto in Canada.
Le villette a schiera colorate che mi passavano d’avanti erano tutte diverse tra loro e con dettagli stravaganti che le distinguevano le une dalle altre. Poi c’era gente che sfrecciava su pattini, monopattini e skateboard; chi girava tranquillamente in costume; i negozi affollati, piena di gente sorridente; la musica che dai bar si espandeva per tutta la strada e una vista pazzesca sulla spiaggia e sui surfisti.
Mi fermai in un bar per prendere un caffé. Notai che era un locala abbastanza tranquillo; la musica era abbastanza bassa; i ragazzi se ne stavano per conto proprio studiando o chiacchierando, e quasi tutti portavano sugli zaini la spilla della stessa università.
In quel momento mi sentii completamente fuori posto. In quel momento dovevo essere a New York a studiare con Mel e Mick, a partecipare alle feste con loro, trovarmi un ragazzo. In quel momento avrei dovuto essere ovunque tranne che lì con Justin.
Dovevo passare meno tempo possibile con lui; potevo trovarmi un lavoro, oppure potevo trovarmi un ragazzo, oppure potevo partire per New York, dare gli esami on line e frequentare l’università vera e propria una volta iniziato il secondo semestre.
Perché Justin rendeva tutto così difficile? Provare a baciarmi…ma perché? Per farmi soffrire ancora di più? E se mio padre l’avesse scoperto? Santa Morgana, sarebbe stata una tragedia.
Finii di bere il mio caffé, dopodichè mi poggiai allo schienale con gli occhi chiusi, desiderando ardentemente che mio padre mi svegliasse e mi dicesse che avevo solo avuto un incubo.
”Aspetti qualcuno?”
Riaprii velocemente gli occhi e mi ritrovai a fissare un ragazzo troppo carino per i miei standard. Restai a fissarlo con la bocca aperta per un po’, mentre lui mi guardava imbarazzato.
”Oh, ehm, no, non aspetto nessuno” riuscii a dire infine; lui sorrise e prese posto di fronte a me.
”Non sei di qui? Hai uno strano accento” mi disse, sorridendo.
”No, sono di Yellowknife, in Canada” gli spiegai.
”E cosa ti porta qui?” mi chiese, socchiudendo l’occhio destro e guardandomi.
”Mi sono trasferita col mio fratellastro” risposi, facendo spallucce.
”Una fuga d’amore?” domandò, ridendo.
Fuga d’amore? Io e Justin? Stiamo parlando dello stesso Justin che non mi voleva con lui a Los Angeles? Diana, perché capita tutto a me?
”Nessuna fuga d’amore..” sussurrai, arrossendo.
Il ragazzo si schiarì la voce e ordinò un caffé e iniziò a smanettare col cellulare, con un’ultima risata, ritornò a concentrarsi su di me.
”Ma che sbadato, non ti ho chiesto come ti chiami”
”Sono Cassie, piacere” risposi sorridendo.
”Io sono Robert” si presentò.
”Tu sei di qui, Robert?”
”Nato e cresciuto qui” rispose, annuendo.
”Deve essere bello vivere qui.”
”Forse, ma per qualche strano motivo sogno di trasferirmi. Voglio andare via. Quando trascorri diciannove anni nello stesso posto la vita si fa scocciante.”
“Sarà, ma a me manca la vita che svolgevo a Yellowknife, era tutto così tranquillo e familiare” gli dissi, passandomi una mano sul viso.
”Studi qui in qualche università?” mi chiese.
”Oh, no, niente università. Dovevo frequentare la Columbia, ho sempre sognato di essere una giornalista a New York, ma per vari motivi ho rinunciato. Ed ora eccomi qui a vivere col mio fratellastro” risposi, scuotendo il capo.
Cavolo se ero stata idiota a lasciarmi scappare un’occasione del genere.
Restammo per un’ora a parlare in quel bar, dopodichè decisi che era meglio tornare a casa, dato che Justin continuava a chiamarmi e a mandare messaggi.
“Eh, Robert io devo proprio andare via, il mio fratellastro si starà preoccupando” dissi al ragazzo, alzandomi.
”Ti accompagno” mi disse, sorridendo.
Pessima idea? Cioè, non so, Justin cosa avrebbe detto?
”Mmh, si dai, andiamo.”
”Non mi hai detto che tipo è il tuo fratellastro” mi ricordò lui, mentre camminavamo per le strade affollate con un gelato in mano.
”Oh. E’ unico, nel vero senso della parola. Viaggia molto per lavoro, ma non si lamenta, gli piace, anche se qualche volta diventa stressante ciò che fa. Se vuole sa essere dolcissimo, e, al contrario, se vuole sa essere un tale bastardo che mi viene l’orticaria solo a pensarci. Canta benissimo. Ama cantare e la sua voce mi ha aiutata tanto. Ha un sorriso capace di sciogliere un iceberg; e la sua voce, quando parla è…” iniziai a dire.
”E diciamo che a te non piace per niente, vero?” mi interruppe lui.
”No, non mi piace” risposi arrossendo e scuotendo il capo.
”E’carino?”
Perché Robert mi chiede se Justin è cari…Oddio, Robert!
”Sì, sì, lo è…Senti Robert…tu sei…a te piacciono..”
”Mi piacciono i ragazzi? Certo, non si vede?” rispose confuso.
Come ho fatto a non capirlo, insomma, quale ragazzo sano di mente si interesserebbe a me?
”Ah…senti, puoi aiutarmi con Justin?” gli chiesi.
”Justin è il tuo fratellastro, giusto? Magari potrei già averlo visto in giro, devo solo vederlo…”
”Oh, Robert, credimi, tu l’hai già visto. Davvero” lo rassicurai.
”E in che modo potrei aiutarti, Cassie?”
”Non lo so…voglio solo capire se gli interesso, perché a me lui piace tanto, e mi piace da tanto tempo” risposi stanca, imboccando il vialetto di casa; bussai alla porta, e Robert mi tirò a sé.
“Robert, che fai?” gli chiesi in un sussurro.
”Baciami. Baciami, vedremo la sua reazione, Cassie, così saprai se almeno un po’ gli interessi” mi spiegò prima di poggiare le sue labbra sulle mie proprio un istante prima che Justin aprisse la porta.
Pochi istanti dopo sentii la porta sbattere, mi allontanai da Robert e bussai di nuovo, aspettando, poi, due minuti prima che Justin decidesse di riaprire.
”Perché hai chiuso la porta, idiota?” gli urlai, puntandogli un dito al petto, mentre Robert, dietro, fissava Justin a bocca aperta.
”E’ lui il tuo fratellastro?” chiese sconvolto.
”Sì, sono io il suo fratellastro. Ti conviene tenere giù le mani da mia sorella!” urlò Justin, spingendomi via.
Oddio, Morgana, ti prego, ti prego, fa che Justin non faccia del male a Robert, non ha fatto niente di male, voleva solo aiutarmi.
E infatti mi aveva aiutata, adesso mi restava capire se Justin ce l’aveva con lui perché aveva baciato Cassie, o perché aveva baciato la sua sorellastra.
 “Ehi, amico, tranquillo, sono gay!” esclamò Robert, indietreggiando.
L’espressione di Justin mutò repentinamente. “Cosa?” chiese sconvolto; Robert annuii e Justin lo lasciò perdere, invitandolo in casa, liquidandomi con un “Noi facciamo i conti dopo”.
Quando Tony I, Tony II, Tony III e Robert furono andati via, io e Justin restammo sul divano a fissare lo schermo del televisore.
”Ti ho chiamata almeno una ventina di volte, Cassie, dove sei stata?” mi chiese.
Posai lo sguardo su di lui vedendo che mi fissava in attesa di risposte, alzai gli occhi al soffitto e mi strinsi un cuscino al petto.
Mi faceva sentire come una bambina alle prese con la sua prima cotta. Non sopportavo quello che mi faceva provare;  non sopportavo le farfalle nello stomaco quando mi parlava; non sopportavo che il mio cuore accelerasse quando pronunciava il mio nome.
”Sono stata con Robert al bar, ho bevuto un paio di caffé e poi sono venuta qui, Justin. Non ho fatto nulla di eclatante. Non sono andata a letto con un surfista, non sono andata in skateboard, non ho nemmeno fatto shopping. Niente. Ho solo conosciuto un ragazzo, oltretutto gay, e ho bevuto quintali di caffeina, quindi presumo che resterò sveglia tutta la notte” gli risposi.
”Mi spieghi perché lo hai baciato?” mi chiese ancora.
”Te l’ho già detto, pensava di essere attratto da me ed io pensavo di essere attratta da lui, ma è stato solo un momento, quando ci siamo baciati abbiamo capito che lui è gay fino al midollo e che io non sono attratta da lui. E’ solo un bel ragazzo”
Justin restò a fissarmi ancora in silenzio, dopodichè mi cinse la vita con le sue braccia attirandomi a lui e abbracciandomi.
”Justin…lasciami, dai” biascicai senza troppa convinzione.
”No” protestò lui, sospirai e ricambiai l’abbraccio.
Mi alzò il viso con due dita, guardandomi negli occhi e avvicinandosi dannatamente piano; le nostre labbra erano ad un passo dallo sfiorarsi…e il campanello suonò.
”Vaffanculo! E’ la terza volta!” urlò Justin, alzandosi e correndo ad aprire la porta. Lo seguii e lo vidi nell’ingresso a parlare con Tony.
”Spero di non aver interrotto qualcosa” disse il ragazzo, alludendo alle mie guance rosse.
Scossi il capo e trascinai Justin per un braccio, facendo entrare Tony in casa; diedi la buonanotte ai due ragazzi e mi avviai in camera mia.
”Tony I, non ti ho mai odiato così tanto!” esclamò Justin.






HERE I AM!

Avrei voluto aggiornare lunedì, ma venerdì, sabato, domenica e lunedì stesso sono stata impegnatissima. Poi volevo provare ad aggiornare martedì, ma ho iniziato a guardare i Fantasmi di Bedlam, così ho finito con lo scrivere solo la prima pagina. Mercoledì non sapevo cosa scrivere, quindi ho scritto solo la seconda pagina del capitolo. Giovedì ho finito di guardare I fantasmi di Bedlam e scritto un pezzettino della terza pagina. Oggi, non avendo niente da fare, ho finito il capitolo mentre guardavo Skins. Guardavo un pezzo di Skins, mettevo in pausa e scrivevo…Ho impiegato due ore per scrivere il capitolo cc
Nove recensioni allo scorso capitolo? Nove? Dio, io…io vi ringrazio tantissimo, grazie, grazie, grazie.
Ora ho tipo paura che il capitolo non vi piaccia, se non vi piace ditemelo, davvero.
Adesso vado a guardare Skins, un baaaaaaacio.
//A breve vi posterò le foto dei vari personaggi c: Aaah la canzone con l'asterisco è Decode dei Paramore, io sono una Parawhore, quindi sentirete spesso parlare (?) di loro
Rossella xx                            
                             

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** One less lonely BOY? ***


                                                                                                   

                                 Image and video hosting by TinyPic







                                                                                    One less lonely BOY?
 
 
 
La settimana successiva trascorse tra i vari tentativi di evitare Justin o almeno cercare di non restare sola con lui, e di chiudermi a chiave in camera la notte.
Stava diventando un’ossessione. Non ne potevo più. Solo sapere che Justin volesse baciarmi mi mandava il cervello in fumo. Non riuscivo a ragionare se Robert, o Mel o Mick mi parlavano di lui; mi sentivo una bambinetta.
”Tesooooro” trillò Robert, gettandosi sul mio letto.
”Che c’è?” gli chiesi, alzando per un secondo lo sguardo dallo schermo del cellulare.
”I ragazzi volevano sapere se ci andava di trascorrere del tempo con loro, ci sono anche le ragazze di Michael e Sam.”
”Le ragazze di chi?!” esclamai stordita.
“Di Tony II e Tony III” rispose, sbuffando.
”Calma ciccio, ho avuto un vuoto di memoria, capita a tutti”
Mi alzai scrollando le spalle, presi Robert sottobraccio e scesi al piano inferiore, dove Tony I, Tony II, Tony III, Justin e due ragazze, parlavano sul divano bevendo della birra.
”Ehm, salve..” biascicai , prendendo posto tra Robert e Justin. Robert, infatti, mi aveva praticamente costretta a sedermi accanto a Justin, e dopo una settimana, posso affermare che probabilmente quello sia stato il primo momento in cui io fossi stata così vicina a lui.
”Loro sono Becca e Liz” mi disse Justin, indicando prima una e poi l’altra ragazza che erano sedute sul divanetto di fronte al divano sul quale eravamo seduti noi.
”Io sono Cassie” mi presentai sorridendo.
”Quindi tu sei la famosa Cassandra” disse Becca, ammiccando.
”Ehm, come?” le chiesi, alzando un sopracciglio.
”Justin ci ha parlato tantissimo di te” aggiunse Liz.
”Davvero?” chiesi confusa, guardando prima Justin e poi le due ragazze in cerca di risposte concrete.
”Non è vero!” esclamò prontamente Justin, beccandosi due occhiate furiose da parte di Becca e Liz.
”Invece sì!” esclamarono, a loro volta, all’unisono.
Quelle due erano persino più inquietanti dei tre Tony o di Robert che sbavava su una rivista con Johnny Depp in copertina.
”A chi devo credere?” chiesi, sbuffando.
”A loro!” esclamarono i tre Tony.
Okay, va bene, questa serata sta prendendo una piega abbastanza strana. Troppo strana. Troppo strana persino per me, cavolo.
”Ovviamente ho parlato di te perché sei la mia sorellastra..” iniziò a spiegare Justin, prima di essere interrotto da Tony III.
”Lascia perdere amico, dille tutto. Immediatamente.”
Arrossii fino alla punta dei capelli, già rossi tra l’altro, e abbassai lo sguardo sulle mie mani poggiate sulle ginocchia. Mio dio. Dirmi cosa?
“Dirle cosa?” chiese Justin, schiarendosi la voce.
Alzai velocemente lo sguardo e lo puntai su di lui, che si voltò sorridendomi dolcemente. Il suo sorriso. Non c’era niente di così perfetto al mondo. Una delle sette meraviglie del mondo.
Mi grattai la nuca e volsi lo sguardo altrove, cercando di non voltarmi per via dello sguardo di Justin che ancora indugiava su di me.
Che brutto effetto che mi fa. Non riesco a controllare le mie emozioni, i miei sentimenti. Eppure lui non dovrebbe farmi questo, non dovrebbe. Ed io probabilmente non dovrei fargli qualsiasi cosa faccia dato che lui ha cercato di baciarmi.
Dopo qualche minuto di silenzio, Tony I decise che quella serata era troppo tranquilla per i suoi gusti, e che dovevamo darci una “svegliata”.
Andai a prendere il resto delle birre, e qualche alcolico che avevamo in casa, Robert si occupò di recuperare patatine e schifezze varie, Tony II e Becca, invece, restarono a pomiciare sul divano come se non ci fosse un domani, sotto lo sguardo inorridito di Liz.
Justin e Tony III, invece, erano scesi nello scantinato a recuperare non so cosa.
Dopo aver spostato il divano e aver poggiato le bevande e il cibo sul tavolo, i ragazzi ritornarono dallo scantinato reggendo sottobraccio il gioco del Monopoli.
”Dovremmo giocare col Monopoli, sul serio?” chiesi incredula; Justin mi fulminò con lo sguardo, deglutii e mi sedetti per terra accanto a Robert che mi passò un braccio intorno alle spalle.
Tutti gli altri si riempirono i bicchieri di qualcosa e poi si sedettero a terra, permettendoci di iniziare.
Se quella era un sera movimentata, Los Angeles aveva bisogno di rivedere il termine “movimentata”. Sembravamo dei nonnini…certo dei nonnini che bevono e che giocano al Monopoli completamente ubriachi, ma pur sempre di nonnini.
Verso le tre, dopo aver giocato anche a strip poker, i ragazzi decisero di andare via; solo Robert restò ad aiutare me e Justin a pulire.
Quando anche Robert fu andato via, mi chiusi in camera, evitando così di restare ancora sola con Justin, che non mi aveva tolto gli occhi di dosso per tutta la serata.
Mi infilai velocemente il pigiama,  inviai un messaggio alla mia amica Mel, e mi infilai nel letto, dove rimasi a fissare il soffitto.
Pur avendo bevuto, ed essendo abbastanza stanca, la mia voglia di dormire era pari a zero. Restavo così, distesa sulla schiena, a fissare il soffitto buio, mentre fuori il silenzio mi spaccava i timpani.
Avevo paura di quello che stava accadendo tra me e Justin. Avevo una paura matta. Aveva paura delle farfalle nello stomaco; avevo paura del cuore che perdeva un battito se lui mi guardava; avevo paura delle gambe molli quando lui aveva provato a baciarmi. Avevo paura di tutto.

Oh oh
I saw so many pretty faces
Before I saw you, you
Now all I see is you
I'm coming for you
No no
Don't need these other pretty faces
Like I need you
And when your mine in the world

Sentii Justin cantare fuori la porta di camera mia, mi alzai lentamente cercando di non fare rumore, e mi lasciai scivolare lungo la porta, per poi sedermi a terra, poggiando il mento sulle ginocchia.

There's gonna be one less lonely boy
One less lonely boy
One less lonely boy
One less lonely boy
There's gonna be one less lonely boy
I'm gonna put you first
I'll show you what you're worth
If you let me inside your world
There's gonna be one less lonely boy.

 
Boy? Per poco non scoppiai a ridere, dovetti mordermi l’interno guancia per non farlo, sentii Justin sospirare e poggiare la testa alla porta, posando la chitarra accanto a sé.
”Cassie, lo so che sei sveglia” disse.
Mi pietrificai di colpo; smisi di respirare, e restai con gli occhi chiusi ad ascoltare il suo respiro e il mio cuore battere forte.
”Apri, ti prego” sussurrò; mi morsi il labbro inferiore, mi alzai lentamente, e feci scattare la serratura, aprendo velocemente la porta, trovandomi d’avanti Justin ancora seduto per terra, che si alzò velocemente.
”One less lonely boy?” gli chiesi sorridendo, lui fece spallucce e si avvicinò.
Deglutii puntando i miei occhi nei suoi.
”Cassie, devo parlarti..” mormorò, cercando di stringermi la mano, che ritrassi prontamente; lui scosse il capo e abbassò lo sguardo.
”Cassie tu mi piaci” disse tutto d’un fiato.
”Non è vero” dissi scuotendo il capo.
”Invece sì. Tu mi piaci, tantissimo” ribatté.
”Ti prego, dimmi che sei ubriaco…” sussurrai con le lacrime agli occhi.
”Non ho bevuto nemmeno un goccio di coca cola, solo acqua, Cassie” mi disse serio, afferrandomi per la vita. “Dimmi che io non ti piaccio, Cassie. Dimmelo ed io ti lascerò andare e non ti romperò più le scatole. Dimmelo. Dimmi che non provi nulla per me” proseguì, poggiando la sua fronte alla mia.
Il suo alito si posava sulle mie labbra che fremevano dalla voglia di baciare le sue. Di baciare ogni millimetro del suo viso.
”Non posso” sussurrai.
”Non puoi cosa, Cassie?” mi chiese dolcemente, accarezzando lentamente la mia guancia destra col dorso della mano.
”Non posso dirti che non provo nulla per te e non posso nemmeno dirti che provo qualcosa per te” risposi, chiudendo gli occhi sotto al suo tocco leggero. La sua mano era tremendamente fredda a contatto con la mia guancia letteralmente bollente.
”Cosa ti frena, Cassie?” domandò ancora.
”Sei il mio fratellastro” risposi semplicemente; lui smise per un secondo di accarezzarmi la guancia, ma strinse di più la presa sul bacino.
”Cassie. Cassie. Cassie” continuava a sussurrare il mio nome, rendendolo così dolce con la sua voce. “Ti prego, lascia che io ti baci, Cassie. Ti prego” continuò.
Spalancai gli occhi, ritrovandomi di nuovo immersa nei suoi. Con la mano che poco prima aveva usato per accarezzarmi la guancia, prese a tracciare i contorni delle mie labbra, avvicinando di più il suo corpo al mio, facendomi indietreggiare a tal punto da farmi perdere l’equilibrio; lui mi prese prontamente, facendomi intrecciare le gambe al suo bacino e incastrandomi tra il suo corpo e il muro.
Sfiorò le mie labbra con le sue. Fu un breve contatto eppure così intenso. Rabbrividii sotto quel tocco così delicato e istintivamente chiusi gli occhi, afferrando il suo viso tra le mani e portandolo più vicino al mio. Questa voltai fui io a poggiare le mie labbra sulle sue. Avevo così tanta voglia di baciare le sue labbra perfette che non mi importava nemmeno di aver fatto il vero e proprio primo passo.
Dopo un  momento di stordimento, Justin iniziò a muovere le sue labbra sulle mie, intensificando di più il bacio.
Sentivo la testa pesante  e le gambe molli; probabilmente se non fosse stato per Justin che mi reggeva sarei caduta a terra.
Poggiai le mani sul petto di Justin, facendolo allontanare, e rimasi a fissarlo negli occhi, ascoltando il battito del suo cuore. Era sbagliato ciò che stavamo facendo, eppure perché mi sembrava la cosa più giusta da fare?
”Non posso” gli dissi, poggiando la testa al muro.
”Cassie, ti prego..”
”No. Cosa direbbero i nostri? Justin, non possiamo. Mio padre e tua madre stanno cercando di costruire una famiglia, noi non possiamo rovinare tutto”
Lui mi guardò un istante, dopodichè mi lasciò andare, andandosi a sedere sul mio letto, con la testa tra le mani.
”Sapevo che questo sarebbe successo. Sapevo che non avrei dovuto dichiararmi. Sapevo che mi avresti respinto, eppure l’ho fatto, Cassie. Nonostante sapevo fosse sbagliato, io l’ho fatto. Perché? Perché dalla prima volta che tuo padre mi ha parlato di te hai iniziato a piacermi, e il fatto di averti qui, tutti i giorni, mi ha permesso di conoscerti meglio, quindi Cassie, posso affermare che tu mi piaci davvero, che non me ne frega di litigare con mia madre, io voglio stare con te” disse tutto d’un fiato.
Mi sedetti accanto a lui, puntando lo sguardo sulla finestra spalancata, e sul cielo stellato. Sembrava che il mondo avesse smesso di fare ciò che stesse facendo solo per lasciare un po’ di pace a me e a Justin. O probabilmente aspettavano tutti che io dicessi qualcosa.
“Non rendermi tutto così difficile” biascicai, stropicciandomi gli occhi. “Facciamo finta che tu non mi abbia mai detto ciò che hai detto; dimentichiamolo, sarà meglio per entrambi, credimi” continuai.
Lui si voltò verso di me, ed io cercai di sostenere il suo sguardo; si avvicinò lentamente, poggiano la testa sulla mia spalla.
”Posso baciarti ancora? Sarà l’ultima volta. Davvero” mi supplicò.
L’ultima volta? Avrei voluto mi baciasse ancora, fino a quando non avessi più avuto ossigeno per respirare. Avrei voluto mi baciasse fino alla morte, nonostante ciò, annuii, consentendo alle nostre labbra di unirsi probabilmente per l’ultima volta.
Fu un bacio dolce, dato senza fretta, quasi volessimo intrappolare ogni emozione per sempre nei nostri pensieri. Avevo paura che Justin si allontanasse, non volevo separarmi da lui, infatti quando ciò accadde, mi sentii completamente vuota, senza posto nel mondo.
”Credo sia tardi” disse Justin schiarendosi la gola, io annuii e girai il viso verso il letto.
”Posso dormire con te? Solo per questa notte. Giuro che non ti toccherò, voglio solo stare con te nel letto, e tenerti la mano” mi chiese; annuii, e insieme ci sdraiammo. Spalla contro spalla e le dita che si sfioravano.




HERE I AM
Mi scuso enormemente per il ritardo con il quale aggiorno, ma ho avuto un altro periodo difficile che non sto qui a raccontare cc
Ho davvero trovato difficile descrivere la scena tra Cassie e Justin, volevo farla il più possibile dolce, e siccome io sono acida come un limone (a detta di molte mie amiche) ho impiegato quasi due ore solo sull’ultima parte che non mi soddisfaceva mai cc
Finalmente si sono baciati! *stappa bottiglie di champagne e festeggia ballando la conga*
E’ stato di vostro gradimento il bacio? Fatemelo sapere con una recensioncina piccina picciò c:
Aaah, la parte in cui Justin chiede a Cassie di poter restare a dormire con lei, è ispirata a Shadowhunters e la città di vetro (se non avete letto quella saga, leggetela, è una droga uu)
Okay, vi lascio delle foto dei personaggi che ci sono fino ad adesso c:

-Becca Knigt:
http://weheartit.com/entry/34426038

-Liz Jones:
http://weheartit.com/entry/64660383

-Tony , Sam e Michael Cooper per il momento immaginateli così, non ho ancora trovato una foto con tre gemelli, perciò accontentatevi lol:
https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/66268_468796163172818_1395740605_n.jpg

-Robert Smith:
https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc1/575633_548755021843598_1341371659_n.jpg

-Justin Bieber:
http://weheartit.com/entry/65237292

-Cassandra Young:
http://weheartit.com/entry/64477418

Ammettete che sono tutti dei gran fighi uu

Bene, vado a scrivere il prossimo capitolo, ciaaaaao c:
Rossella xx

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Just kiss me ***


Just Kiss Me

QUESTO CAPITOLO LO VEDRETE CON UN FONT ORRENDO, LO SO, MA DATO CHE IO NON HO IL PC MIA CUGINA SI E' OCCUPATA DELLA PUBBLICAZIONE.

Quando il giorno successivo mi svegliai, non trovare Justin accanto a me fu quasi un trauma. Mi misi a sedere sul letto, e una ventata di aria gelida mi colpì il viso, così fui costretta ad alzarmi e chiudere la finestra; aprii l’armadio e presi una felpa, legai i capelli in una coda di cavallo, e scesi in cucina, dove Justin stava già facendo colazione.
Quando entrai, lui abbassò lo sguardo sulla tazza che aveva di fronte, e non alzò lo sguardo fino a quando non ebbe finito di mangiare; scoraggiata, presi una fetta biscottata e me ne andai in soggiorno; mi sedetti sul divano ed iniziai a fare zapping tra i vari canali televisivi, che trasmettevano programmi che giustamente non mi soddisfacevano.
”Io esco, non aspettarmi per pranzo, andrò da Tony” urlò Justin dall’ingresso; non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che aveva già richiuso la porta.
Mi alzai, recuperai il cellulare e chiamai Robert per chiedergli di venire a casa a farmi compagnia, dato che di stare da sola non ne avevo proprio voglia.
Quando il ragazzo arrivò, mi trascinò sul divano, costringendomi a raccontare tutto quello successo con Justin, e quando scoppiai a piangere, invece di consolarmi, si alzò e andò dritto in cucina a prendere dei fazzolettini, poi mi guardò e mi disse che avevo un aspetto pietoso e che dovevo correre a cambiarmi.
”Ma non devo uscire, voglio restare in pigiama!” protestai.
”Non capisco cosa Justin ci trovi in te…” mormorò lui scuotendo il capo; lo fulminai con lo sguardo, e andai in camera mia a cambiarmi come suggeritomi da lui.
Quando uscii di camera con dei jeans, lui si morse le labbra con forza, fino a farne fuoriuscire del sangue.
”Ehm, perdi sangue dal labbro..” gli feci notare.
”Lo so, ma adesso vieni con me” mi disse afferrandomi per il polso e trascinandomi di nuovo in camera mia.
Dopo mezz’ora a litigare con Robert per via dei vestiti che dovessi indossare, fui letteralmente rapita, dato che il ragazzo con la forza mi fece entrare in macchina sua per poi fermarsi direttamente fuori casa dei tre Tony, dove l’auto di Justin era bellamente parcheggiata.
”Su, vai a parlare con Bieber, muoviti” mi disse scendendo per venire ad aprirmi lo sportello, mi trascinò fuori dall’auto, e mi piazzò di fronte alla porta d’ingresso, suonò al campanello, e sparì prima che venissero ad aprire la porta.
”Cassandra!” esclamò uno dei tre Tony, dopo aver aperto la porta.
”Ehm, ciao…”
”Sam” mi disse sbuffando. Non riuscivo a distinguerli, proprio non ci riuscivo.
”Oh, ehm, sìsì…Justin è qui?” gli chiesi.
”Non vedi la sua auto?” mi chiesi indicandola.
”Ehm, sì…volevo solo esserne sicura…e…posso entrare?” chiesi ancora, scostandolo con una mano.
”E’ in soggiorno!” mi urlò.
Arrivai in soggiorno e mi fermai sulla soglia, indecisa se entrare e correre verso Justin e stritolarlo in un abbraccio o fare dietrofront e ritornare a casa a piedi.
”Cassie?”
Troppo tardi per tornare indietro, mi avevano beccata.
”Ehilà” sussurrai imbarazzata.
Justin si alzò e mi raggiunse, facendomi segno di seguirlo fuori; annuii e lo segui in terrazza, lui si sedette puntando lo sguardo sulle sue scarpe ed io restai a fissarlo.
”Smettila di fissarmi, Cassie…” mormorò alzando lo sguardo su di me.
Beccata. Distolsi velocemente lo sguardo, alzando gli occhi al cielo che stava diventando grigio.
”Volevi qualcosa?” mi chiese alzandosi e piazzandosi al mio fianco.
”Io…sì...ecco…” iniziai a borbottare, poi afferrai il volto si Justin tra le mani e lo baciai.
Mi allontanai velocemente e mi morsi il labbro inferiore. Che cogliona che sono.
”Cassie…tu…tu mi hai baciato?” chiese Justin spiazzato.
”Sì, sì, l’ho fatto…io..” non ebbi il tempo di finire perché Justin aveva poggiato nuovamente con forza le sue labbra sulle mie.
”Cosa siamo?” mi chiese, poggiando la sua fronte alla mia.
”Non lo so, Justin…” risposi chiudendo gli occhi.
”Adesso che facciamo?” domandò ancora.
”Baciami.”
Justin esitò un secondo, dopodichè riportò le sue labbra sulle mie, stringendomi i fianchi e avvicinandomi di più al suo corpo. Avevo le palpebre serrate, non volevo riaprire gli occhi e constatare che quello fosse solo un sogno.
Justin si allontanò un po’ per abbracciarmi, appoggiai la testa sulla sua spalla mentre lui mi accarezzava i capelli.
”Ragazzi, volete una..Oh cazzo”
Mi allontanai da Justin e vidi Michael sulla soglia che imbarazzato si grattava la nuca; sorrisi e lo precedetti in soggiorno, lasciandolo solo con Justin.
”Se lo dici a qualcuno ti ammazzo!” urlò Justin all’improvviso; gli sguardi di Sam e Tony si spostarono su di me che feci spallucce e aprii una bottiglia di birra. Quando Justin e Michael tornarono in soggiorno, l’aria si fece più tesa.

"Perché dovresti uccidere Michael?" chiese Tony a Justin non appena quest'ultimo si sedette accanto a lui; Justin scrollò le spalle e aprì una bottiglia di birra.
"Oh, ehm, io credo di dover andare adesso, ho delle commissioni urgenti e...va bene, ci sentiamo" biascicai diregendomi verso l'ingresso.
"Ehm, ragazzi, vado anche io, ci vediamo dopo" disse Justin prima di raggiungermi all'ingresso; aprì la porta e mi precedette fino all'auto; mi aprì lo sportello e aspettò che entrassi, dopodichè entro anche lui in auto.
"Cos'hai di così importante da fare, a casa?" mi chiese.
"Devo chiamare Mel e Mick" risposi guardando il cielo che si rannuvolava ancora di più.
"Prima o poi conoscerò i tuoi due migliori amici?" mi chiese ancora.
"Quando decideranno di venire a farmi visita."
Restammo in silenzio per un po', fino a quando non arrivammo a casa, Justin scese, mi aprì lo sportello, e una volta entrati, restammo all'ingresso a fissarci.

"Dobbiamo parlare!" esclamammo contemporaneamente, scoppiai a ridere, e andai in soggiorno a sedermi.
"Allora...qualsiasi cosa stia succedendo tra noi, per adesso non voglio che qualcuno lo venga a sapere" gli dissi.
"È esattamente quello che volevo dirti io."
"Davvero, Justin?" gli chiesi voltandomi per guardarlo.
"No" rispose scuotendo la testa.
"Senti...non sappiamo nemmeno cosa siamo o cosa diventeremo, è meglio non dire nulla agli altri" gli dissi.
"E se avrò voglia di baciarti mentre ci sono gli altri?" mi chiese.
"Fa finta che al loro posto ci siano mia madre e tuo padre" risposi.
"Però adesso posso baciarti? Ti prego" disse lui avvicinandosi di più.
"Se me lo chiedi no" mi alzai lasciandolo solo sul divano e andai in camera mia.
"Stronza!" mi urlò dalle scale; scoppiai a ridere e accesi il pc, beccai Mel in chat e le chiesi di fare una videochiamata.
"Ehiiii Meeeeel" urlai sistemando meglio il pc sulle gambe.
"Urla ancora così e giuro che vengo fino a Los Angeles per strapparti le corde vocali" mi disse posando la tazza di caffè che aveva tra le mani.
"Signori e signore, la campionessa di dolcezza di quest'anno è Mel Gilbert!" esclamai applaudendo, Mel scoppiò a ridere, si alzò e fece un mezzo inchino.
"Allora, tu e il tuo bel cavaliere avete intenzione di venire a trovarmi nella città degli angeli prima o poi?" le chiesi quando si fu seduta.
"Non lo so...Mick vorrebbe venire tra un paio di giorni, dato che non abbiamo lezioni, ma dobbiamo ancora decidere" rispose facendo spallucce.
"Decidete velocemente devo farvi conoscere Justin" la avvertii battendo le mani come un'idiota.
"Cos'è successo tra te e mr. Tuttifannosognieroticisudime?" mi chiese.
"Beh, ecco..."
"Io e Cassie stiamo vivendo una situazione ambigua, non è vero?" mi interruppe Justin sedendosi accanto a me. " Ciao Mel!" esclamò salutando la mia migliore amica.
"Mick vieni immediatamente qui, c'è Cassie in videochat ed è insieme a Justin!" urlò lei.
Mick corse accanto a lei e iniziò a fissare Justin che mormorò un "Mi sento osservato", scoppiai a ridere e Mick spostò lo sguardo su di me.
"Ehi, dolcezza!" esclamò sorridendo. "E così hai deciso di farci vedere Justin...devo sapere qualcosa?" continuò.
"Vedi, loro due stanno vivendo una situazione ambigua" rispose Mel annuendo.
"Ambigua? Quanto ambigua, esattamente?" le chiese Mick.
"Non lo so, non me lo ha ancora detto" gli rispose.
"Ehi, noi siamo ancora qui, eh" gli ricordai.
"Scusate" dissero in coro. Inquietanti.
"Si beh...non possiamo parlarne, vero, Cassie?" mi chiese Justin.
"Ma Justin, sono i miei migliori amici..." obiettai, lui mi fulminò con lo sguardo e girò il pc.
"Hai detto che non vuoi che qualcuno lo vengo a sapere!" esclamò.
"Appunto, loro non sono qualcuno, loro sono i miei migliori amici!" esclamai più forte.
"Noi litigavamo così all'inizio della nostra relazione?" chiese all'improvviso Mick a Mel.
"No, facevamo di peggio, tesoro" rispose Mel.
Feci segno a Justin di zittirsi un minuto e di farmi ragionare. Relazione? Io e Justin una coppia? Ma nemmeno se mi pagassero. O forse sì. Se continua a fissarmi così non so se potrei rispondere ancora delle mie azioni.
Mi avvicinai di più a lui, fino a quando le mie labbra nom sfiorarono il lobo del suo orecchio sinistro.
"Ti prego Justin, almeno a loro diciamolo" sussurrai; tentai di allontanarmi ma Justin mi bloccò stringendo i miei fianchi e si avvicinò di più per baciarmi. Potrei abituarmi ai suoi baci.

"Ehi, non baciatevi in nostra presenza!" esclamò Mick.
Justin iniziò a ridere, voltò il pc e mi passò un braccio intorno alle spalle.
"Okay ragazzi, la situazione è questa: voglio che Cassie diventi la mia ragazza" gli disse sorridendo come un ebete.
La ragazza di Justin. Oddio. Oddio. Oddio. Cassandra riprenditi, su, abbi un po' di contegno.
"Avete la mia benedizione" gli disse Mick ridendo.
Mel restò a fissarmi, poi fece spallucce ed esclamò:"Che l'amore sia con voi!"
Salutammo i due dopo aver deciso che ci avrebbero raggiunti tra due giorni per restare una settimana a Los Angeles, e io e Justin scendemmo in soggiorno a guardare la tv.
"Quindi adesso sono la tua ragazza, interessante" gli dissi poggiando la testa sulla sua spalla.
"Sei la mia ragazza ma non lo sa nessuno a parte noi due e Mel e Mick" precisò.
"Ai ragazzi lo diremo più in là" lo rassicurai.
"Ma...Uffà, spero se ne accorgino" borbottò.
"Io spero per te che non lo facciano" ribattei alzandomi.
"E adesso dove vai?" mi chiese seguendomi con lo sguardo.
"Vado a fare un giro in spiaggia, è ritornato il sole" risposi salendo in camera.
"Aspetta vado a mettere il costume, vengo anche io!" esclamò raggiungendomi sulle scale.
Quando uscii dalla camera lo trovai appoggiato con la schiena al muro e il cellulare tra le mani.
"A chi scrivi?" gli chiesi accovacciandomi accanto a lui.
"A mia madre" rispose alzandosi, mi porse una mano e mi aiutò ad alzarmi.
"Allora, ricapitoliamo: niente baci, niente abbracci, ovvero, niente comportamenti compromettenti; sappiamo che i paparazzi ti seguono ovunque, e non voglio finire su tutti i giornali e specialmente non voglio che i nostri genitori lo vengano a sapere da una rivista" dissi tutto d'un fiato.
Mi voltai e lo vidi fermo che mi guardava confuso; tornai indietro e lo presi sottobraccio, trascinandolo dietro di me.



HERE I AM!

Oddio, era quasi un mese che non aggiornavo, gesù cc
Beeeh, come state?
Io una mezza schifezza, è un periodo letteralmente di merda per me, quindi non so quando potrò aggiornare, e quindi sono un po' triste perché probabilmente adesso nessuno leggerà o recensirà 'sta merda di capitolo che è anche corto, come se non bastasse.
Okay, adesso vado a scrivere l'altra ff che posterò non appena avrò il pc asjk
Spero vi piaccia il capitolo, fatemi sapere con una recensio e di almeno dieci parole c:
A presto;
Rossella xx

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1809780