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Cari lettori e lettrici, ho deciso di
iniziare una nuova ff.. (noooo!!
Nd_lettori) Vi chiedo di leggerla e di darmi un
vostro parere.. A presto!
Dedico
questa ff alla mia migliore amica, al "mio" amore non corrisposto e a tutte quelle persone che si sono innamorate di un amore appunto non
corrisposto.. Buona lettura!
Non voglio
perderti
Prologo
- Evie!! Ti vuoi alzare da quel maledetto letto? – Una donna
sui quarant’anni imprecava camminando nervosamente su
e giù per il corridoio. – Possibile che anche il primo giorno di scuola tu
debba arrivare in ritardo? –
Evie
stava avvolta nella sua coperta color rosa confetto.
Era stata sveglia tutta la notte. E chi non lo fa?
Quel giorno avrebbe iniziato le medie! Tante novità, tante nuove amiche.
Poi
avrebbe incontrato i “fatidici” professori.
Ma non
aveva voglia di alzarsi dal letto. Erano giorni che aspettava quel momento, e
ora cosa aspettava? Ben due giorni prima aveva preparato accuratamente lo zaino
mettendo il necessario.
Astuccio
completo, bloc notes per prendere appunti, diario
nuovo di zecca, qualche quaderno.. Sì, senza dubbio
c’era proprio tutto!
Poi aveva
piegato con molto cura i vestiti sulla sedia.. Insomma
doveva fare il suo figurone davanti ai nuovi
compagni!
Ma
quella mattina qualcosa sembrava non volerla fare alzare dal letto.
Forse un
po’ di malinconia. Sapeva che si stava buttando in un mondo tutto nuovo. Non
fraintendiamoci, non è che il salto elementari-medie
sia un passo traumatizzante, anzi niente di quello che fratelli/sorelle/maestre
ti fanno credere.
Ma per Evie significava qualcosa di speciale. Sarebbe
diventata un po’ più matura, un po’ più libera e l’avrebbero certamente
affidato più responsabilità.
Lei si
sentiva un po’ più grande e guardava il mondo da un’altra visuale.
Si decise
finalmente ad alzarsi e si mise addosso la tuta blu e
gialla, si legò i capelli con due codini ordinati e si mise gli occhiali dalla
spessa montatura rossa.
No, Evie non era diventata di colpo più grande. Davanti allo
specchio c’era la solita bambinona un po’ impacciata, paurosa di buttarsi in un
mondo diverso. Per giunta sembrava anche molto più piccola; non c’era da
stupirsi se spesso la davano uno o due anni di meno e quando lei fermamente
esclamava: “Vi dico che ho undici anni!” molti stentavano a crederci.
- Evie, adesso.. – Sua madre le si
presentò davanti piuttosto sclerata. – Ah finalmente,
signorina! Corri a fare colazione che poi andiamo.. Mi
raccomando – disse avvicinandosi a lei e sistemandole i codini. – Fai la brava!
Non fare casino, non dimostrarti troppo vivace, non dare troppi tuoi dati
personali alle persone che non conosci..-
Evie
sbuffò. – Mamma! –
- Non
essere sgarbata, rispondi ai professori se ti chiamano, non prestare ai tuoi
compagni troppe cose e soprattutto.. -
- Mamma! –
Questa volta Evie gridò alterata. – Mamma! –
- Che c’è, piccola? –
- Mamma!
Non ho due anni, se te ne sei dimenticata! –
- Oh,
tesoro, volevo solo assicurarmi che ti comportassi bene! –
- Non
chiamarmi tesoro, lo sai che mi dà fastidio! Posso almeno dire come mi chiamo o
devo mantenere la privacy? –
-
Piccolina, non ti arrabbiare! –
- Mamma,
smettila di chiamarmi con qualsiasi tipo di diminutivo! –
- Ok, Evina cara! –
“Fanculo!” Decise di lasciare perdere. Sua madre era proprio un caso patologico, la trattava come se
avesse ancora il pannolino! Si diresse in cucina e divorò tre o quattro
biscotti nervosamente.
- Evie! Andiamo o faremo tardi! – Sua madre arrivò e la prese
per mano, rischiando di farla ingozzare.
- Mamma!
Non sei tu che devi andare a scuola.. E se ti
interessa sono le 8.30 e dobbiamo arrivare a scuola entro le 9.00! E la scuola
dista meno di dieci minuti da qui! –
Andarono
avanti a litigare per dieci minuti almeno e tra una cosa e l’altra riuscirono arrivare a scuola alle 9 precise.
- Evie ricordati.. – Sua madre fece
per iniziare la lunga serie di raccomandazione che una madre fa generalmente a
un bambino che sta per andare all’asilo.
- Mamma sì.. Non darò retta a sconosciuti, non rivolgerò la parola a
nessuno.. Neanche al dirigente; perché.. da come la vedi tu dietro ogni persona
si nasconde un maniaco pervertito! E non posso neanche
presentarmi ai miei compagni, perché potrebbero essere in realtà dei pedofili! E mi raccomando non mi devo sedere sul banco vicino alla
finestra, perché potrebbe arrivare un ufo a rapirmi! – disse Evie ironica, lasciandosi poi la madre alle spalle e
dirigendosi verso l’entrata.
- Evie.. Non volevo sembrare
assillante! Aspettami.. - La madre cercò di
rincorrerla, con scarsi risultati.
La ragazza
arrivò davanti a scuola e si mise a scrutare dall’alto a basso i ragazzini che
come lei aspettavano di entrare. Tra le varie
ragazzine scorse Betty.
Le si precipitò incontro a braccia aperte. Betty era una
ragazzina abbastanza alta, di carnagione chiara, con gli occhi azzurri e i
capelli castano chiaro legati in delle dolci treccine che le ricadevano sulle spalle. Betty non era certamente il suo vero nome: era
semplicemente l’abbreviativo di Elisabetta.
Era ormai
conosciuto da tutti che le due bambine erano inseparabili. Ma
quando dico inseparabile non lo dico così per fare, erano veramente una cosa
unica.
Si
conoscevano dall’asilo e da allora era diventata le
autentiche amiche del cuore. Sempre insieme dovunque, mano
nella mano, creando spesso invidia nelle altre bambine.
- Ciao Evie! Che bello, che bello andiamo alla
medie! – Bettyle si
precipitò al collo. – Speriamo che la nostra classe sia composta in
prevalenza da femmine! –
Ah sì, una
caratteristica di Betty era che non sopportava i
maschi. Erano su un pianeta completamente diverso dal suo. Ma
proprio opposto.
Evie
invece era simpatica e aperta con tutti; tanto che alle elementari stava spesso
con i maschi a ridere e scherzare.
- Betty, guarda! Guarda chi c’è là..
Quelle tre galline che venivano alle elementari a pallavolo con noi, quelle
della quinta L! Come è che si chiamavano?? Ah sì.. Ambra, Sara e Giulia. Speriamo solo che non siano in
classe con noi! Coccodè.. – disse
imitando le bambine, che a poca distanza da loro stavamo facendo gli stessi
commenti.
- Giuly.. Guarda chi c’è!! Quelle
due simpaticone di pallavolo! Quelle che pensavano di essere
le grandi campionesse mondiali! Ma state zitte, va! –
Ambra rideva guardando in direzione di Evie.
- Già! In-sop-por-ta-bi-li! Con quell’aria
da so-tutto-io! Speriamo
solo che non finiamo in classe con quelle.. Se no ne
vedremo delle belle! – Giulia sembrava
essere d’accordo con il parere dell’amica.
La voce al
microfono del dirigente scolastico interruppe le risatine delle bambine e le
urla dei maschi.
-Ragazzi e
ragazze porgo un grande saluto.. A voi e ai vostri
genitori! Iniziamo subito leggendo le classi! Quando
sentirete il vostro nome, vi disporrete ai miei lati. Precisamente la 1°A in fondo a sinistra, la 1°B in fondo a destra. Le sezioni
C,D e E verranno chiamate
dopo! - prese un attimo fiato per poi cominciare a
leggere nomi e nomi. Nomi diversi, che all’apparenza non
significavano assolutamente nulla. Storie diverse, ma che da quel
momento si sarebbe in qualche modo intrecciate.
I nomi
della 1°A passarono, ma tra quelli non c’era né il nome di Evie, né quello di Betty e
nemmeno di tutti gli altri loro compagni delle elementari.
- Ora è il
momento della 1°B ! Si dispongono qui vicino a me: AmirKiara, Amandi
Davide..-
- Evie, c’è il tuo ragazzo! – Betty
strinse forte la mano dell’amica.
Già: Davide
era il ragazzo di Evie.
“Ragazzo” per modo di dire. Nel senso che gli amori che nascono alle elementari
non sono altro che amicizie.
Era già
tanto se si salutavano. Niente cambiava da un rapporto con altri amici. Baci?
No, mai. Ah forse uno sulla guancia, una volta, poi..
basta!
Il preside
continuò la lettura dei nomi. Tra questi chiamò Evie,
Betty e altri loro amici come Lara, Antonio. Tra i
nomi c’erano anche quelli di Ambra, Sara e Arianna.
- Betty? Hai sentito chi avremo in classe? Le tre galline! -
- Oh no!
Ma che sfiga! – Betty sbuffò
leggermente.
Dall’altra
parte del cortile Ambra, Sara e Giulia non sembravano
particolarmente contente.
- Avremo le due simpatico in classe! Che
palle! – Ambra tirò una pacca sulla spalla della amiche.
– Forza e coraggio, ragazze! Inizia la guerra! -
Il preside
finì di leggere i nomi. Erano ben 24. Tra questi Francesca,
Mery, Katia, Arianna e tanti altri. Altri come quello
di Matteo. Matteo, un nome apparentemente insignificante.
MaEvie non sapeva che quel ragazzo sarebbe ben presto
diventato molto importante per lei. Non sapeva a cosa stava andando incontro. Eh
no, certamente non poteva sapere che quel nome “Matteo” che ora le risultava indifferente, “uno dei tanti”, sarebbe ben presto
diventato speciale. Un nome che le sarebbe stato stampato nella testa per tanti
anni.
Strinse la
mano di Betty e seguì la mandria di ragazzi che
varcavano la soglia della scuola.
Ora era
pronta per affrontare quella nuova avventura! Si girò per incontrare il sorriso
rassicurante di Betty. Non si sarebbero mai separate,
ne era certa. Si girò ulteriormente e fece un cenno a
Davide e colse anche con lo sguardo Giulia. Quella ragazza
certamente non le stava molto simpatico come primo approccio!
Le cose però
sarebbero cambiate. Perché come dice il proverbio “l’apparenza inganna” e
presto il cuore di Evie
sarebbe stato occupato da due nuove persone. Molto speciali. Ma che, al
contrario delle sue aspettative, non sarebbero state
né Betty né Davide.
FINE PROLOGO
Un avviso a tutti i lettori.. fino adesso la storia è un po’ noiosa e neanche a me
piace molto questo capitolo. Ma mi serviva per presentare un po’ i personaggi e
il contesto. Dopo di che la storia si trasformerà in
una storia “d’amore”. Quindi se per adesso vi ho un po’ deluso, vi prego di
continuare comunque a seguirmi.. Recensitemi per
favore!! Un grazie a tutti quelli che leggeranno!
Vi è mai
capitato di esservi innamorati? Di svegliarvi una mattina improvvisamente,
sfogliare il diario e vedendo la foto di “lui” sentirvi una fitta al cuore?
“Lui” il
tuo grande amicone. Quello con cui scherzavi, con cui
ridevi, con cui uscivi spesso. Quello a cui passavi le
verifiche, a cui suggerivi durante le interrogazioni.
“Lui” che
hai conosciuto in una spoglia aula, tra i banchi di scuola. Che
hai imparato a conoscere, ad apprezzare poco alla volta.
Ti svegli
una mattina e senti che qualcosa sta cambiando. Arrivi a scuola, lo vedi
arrivare da lontano con la sua solita calma e noti che è più carino del solito.
Ma non
sai bene se è lui che è più carino o sei semplicemente tu che lo vedi in modo
diverso.
E poco
alla volta inizi a sentirti le fitte al cuore, le gambe molli quanto ti sorride.
Non sai
bene perché non riesci più a scherzarci come prima. Non sai perché ora quando
magari ti chiede solo l’ora il cuore inizia a battere 100 volte più veloce. Non
sai nemmeno perché ti senti fortemente attratta da lui. Non capisci perché non
ti basta più che ti saluti con uno stupido bacino sulla guancia, che ti scriva “tvb” nelle dediche.
Quando
poi ormai è un mese che anche solo quando ti domanda sei hai fatto i compiti
inizi a balbettare come una deficiente, allora solo lì comincia a domandarti
“cosa mi sta succedendo?”
E
allora inizi a parlarne con le tue amiche, in cerca di un confronto. Per avere
almeno la consolazione che non succede solo a te.
Ma loro
spesso non ti capiscono. Si domandano cosa ci trovi di speciale in quel
ragazzetto che non ti arriva neanche alle spalle. Non riescono a capire cosa ci
trovi in quegli occhi marroni scuri e in quei capelli castani come mille.
Allora ti
senti incompresa, pensi di essere l’unica al mondo a
provare sentimenti simili. Rifletti, ti poni domande, continui a pensare. E finalmente capisci che anche tu ti sei innamorata.
Per giorni
la domanda che ti tormenta è: “glielo dico o no?”, mi
dichiaro oppure continuo a tenermi tutto dentro?
E le
amiche, le amiche.. Che si domandano che divertimento
trovi a passare le lezioni a fissarlo come un’ameba. Che continuano a ripetere:
“diglielo”, “non te ne pentirai”. Ti stai per
convincerti a dichiararti quando però qualcosa ti ferma..
Inizi a
vagare tra i ricordi. Ti viene in mente il fidanzatino dell’asilo. E poi ti ricordi del tuo ex-ragazzo. Da quanto è che non
state insieme? Cinque, sei mesi? Sì più o meno. Dal marzo della prima media.
Evie si
fermò a osservare il muro della sua stanza da letto. Quell’ultimo anno era stato emozionante per lei. Già,
perché dall’inizio della scuola media era già passato ben un anno, anzi di più.
Ormai era
in seconda medi ed era precisamente ottobre.
Si ricordò
un attimo di Davide. Quel “bamboccio” del suo ex-ragazzo.
Aveva
stretto un sacco di amicizie nuove e il legame tra lei
e Betty si era un po’ incrinato. Stavano sempre
insieme, molto amiche, ma dal ritorno dalle vacanze
estive Evie aveva notato grossi cambi nella sua
migliore amica. Insomma, non era la più stessa. Non avevano più il feeling di
prima.
I suoi
pensieri si fermarono su Matteo. Matteo, Matteo..
Erano diventati subito amici. Avevano iniziato a fare le mitiche uscite a
quattro, lei, Matteo, Betty e il migliore amico del
ragazzo, Antonio.
Ma, ma.. Ecco, da aprile dell’anno prima lei si era accorta di
essersi innamorata, ma veramente. Non come con Davide. Matteo era qualcosa di
speciale, di unico.
Ma in
fondo se si fosse dichiarata cosa ci avrebbe perso? Alcune volte bisogna saper
rischiare. Se non proviamo mai a buttarci, come
facciamo a sperare che i nostri sogni si avverino?
Forse fu
che quella era una giornata speciale, forse fu che le insistenze delle sue
amiche avevano fatto qualche effetto.. o forse
semplicemente era destino che succedesse così. Fatto sta che Evie, senza neanche rendersene conto, si ritrovò alla
scrivania con penna in mano, carta da lettere e di getto iniziò a scrivere.
Caro Matti,
ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti
amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti
amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti
amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti
amo ti amo ti amo ti amo ti amo
Bastava?
L’avrebbe capito? Sì, sì. Decise di continuare.
Ecco, vedi. È ormai tanto tempo che
mi sono innamorata di te. Ogni volta che ti vedo il cuore mi batte a mille, mi
sento le gambe tremare.
Non so se tu ricambierai, ma sento
il bisogno di dirtelo.
Io continuerò ad aspettarti,
sempre, sperando che prima o poi Cupido farà breccia
nel cuore come ha fatto con me.
Non voglio però che i miei
sentimenti risentano sulla nostra amicizia. Non sono molto brava a scrivere
lettere.. Ma è l’unico modo attraverso il quale riesco
a esprimere i miei sentimenti.
Voglio solo che tu sappia che non
aspetto una decisione affrettata, e che non starò neanche qua a farti la
domandina “ti vuoi mettere con me?” con tanto di caselline SI o NO. Mi pare che sia sottointeso, è inutile che lo scriva.
Matti io ti aspetterò, sappilo.
Ti amo
Tua Evy
Rilesse la
lettera. Pensò che da grande non avrebbe sicuramente fatto la scrittrice. Se la infilò in tasca, si mise lo zaino in spalla e con un
“Ciao, mamma!” si avviò verso l’uscita. Era lunedì e quel giorno aveva il
rientro pomeridiano.
Fece mente
locale di cosa avrebbe potuto dire a Matteo e strinse la tasca contenente la
lettera.
Ma lei
non sapeva cosa sarebbe successo dopo. Perché se l’avesse
saputo non si sarebbe mai neanche sognata di mettersi a scrivere quella dannata
lettera.
Perché
se lei non si fosse lasciata illudere dai sogni di poter un giorno stringere
felice per mano Matteo, forse avrebbe trovato un ragazzo che l’accettava per
quello che era.
Evie
però non conosceva il suo destino. Abbozzò un sorriso e continuò a camminare
fiduciosa. Felice, illusa di poter stringere il ragazzo che amava.
FINE CAPITOLO 1
Da-dan!! Che ve ne pare? Sono ispirata per qstff e scrivo di getto.
Ringrazio le tre persone che fin’ora mi hanno
recensito. In questo capitolo c’è stato un bel salto temporale, di ben un anno.
Ma da d’ora in poi la storia procederà molto più
lenta. Il prologo infatti mi serviva solo un po’ a
introdurre i personaggi. Ora da qui inizia òa vera ff. Mi raccomando continua a leggere e a
recensire!
Un ringraziamento molto speciale a Sailormeila (non esagerare con i complimenti!! Il fatto che
scrivo benissimo mi sembra un po’ eccessivo! Comunque
grazie mille), ad Ayla e ad Elyna
(grazie d seguire sempre le mie ff.. A proposito
quando aggiorni?? Tvtrb)
Felice.
Illusa. Speranzosa, tanto speranzosa. Fin troppo.
Era così
che si sentiva Evie quel lunedì pomeriggio, quando
arrivò a scuola. Lo zaino in spalle, la lettera in tasca e il cuore pieno di amore. Amore che avrebbe offerto a Matteo, se solo lui
l’avesse voluto.
La prima
ora era quella di educazione fisica.
Arrivò nello spogliatoio in anticipo, non c’era nessuno. Si mise a guardarsi
intorno. Le parete grigie emanavano un forte senso di tristezza.
Al di là della grossa finestra che separava lo
spogliatoio dall’esterno, un passerotto cinguettava spensierato.
L’uccellino
guardò verso Evie tristemente, continuando a
cinguettare, come nel tentativo di comunicarle qualcosa. Forse voleva dirle di
non dare quella lettera a Matteo; forse stava cercando di avvertirla che
avrebbe sofferto tanto.
MaEvie non capiva, lo guardò semplicemente abbozzando un
sorriso.
Nel
frattempo arrivò Giulia, accompagnata da Francesca e Katia.
- Ciao
Evy! – esclamò Giulia vedendo la ragazza imbambolata davanti alla finestra.
Durante
l’ultimo anno Giulia eEvie
avevano avuto modo di conoscersi meglio. E avevano
entrambe capito che in fondo l’altra non era male, non era “una gallina” come
inizialmente pensava.
Certamente
non si poteva dire che fossero amiche per la pelle, ma amiche sì. E si volevano
bene più di quanto immaginassero.
In pochi
minuti arrivarono tutte le ragazze della classe.
- Da-da-da-dan!! – Evie sventolò la
lettera davanti a Katia, quella che più di tutte
aveva insistito perché si dichiarasse a Matteo.
Katia
era una ragazza spontanea, abbastanza vivace, che aveva stretto subito amicizia
con la maggior parte della classe. Tra l’altro teneva molto a cuore la
situazione di Evie, perché
lei per lungo tempo alle elementari era andata dietro a Matteo.
- Non mi
dire che è quello che penso!! Oh, Evie, l’hai
scritta! – Si gettò alle spalle della ragazza, iniziando a
intimare di leggerla.
Anche le
altre ragazze si interessarono alla faccenda.
- Evy,
leggi! – iniziarono a urlare Francesca e Giulia,
seguite a ruota da Lara.
- Ok, ok! – Evie
si sentiva molto felice e per la prima volta si sentiva importante. Tutte erano in completo silenzio, tutti gli occhi erano puntati su
di lei. Si schiarì la voce e iniziò a leggere la lettera:
Caro Matti, ti amo
ti amo ti amo…….
Quando
finì lo spogliatoio esplose in un consenso generale. C’era gente che
l’abbracciava, che si complimentava. Quelle più romantiche guardavano Evie con grande ammirazione e
esclamavano : - Anche un insensibile cadrebbe ai tuoi piedi.. con una lettera
del genere! –
- E poi
Matteo io lo conosco.. è un ragazzo comprensivo e
dolce! – si intromise Katia.
- Ecco
ragazze.. Io non so.. Non vorrei rovinare tutto! E se lui iniziasse a trattarmi male, se mi farebbe soffrire?
Se così si rovinasse la nostra amicizia? – Evie era piena di dubbi. E faceva
bene a porsi quelle domande. Faceva bene a non fidarsi delle continue
insistenze delle sue amiche che le ripetevano: “Evie,
non puoi non dargliela!” “Evie, ti prego! È stupenda!”, “Evie, non puoi
perderti un’occasione simile”.
Avrebbe
fatto bene anche a continuare a seguire quello che il suo cuore le diceva. Cioè di tenersi tutto dentro, di non uscire allo scoperto.
Avrebbe fatto bene a non fidarsi delle sue amiche. Perché
dentro di lei qualcosa glielo diceva, se lo sentiva che sarebbe andata male.
Ma
avete mai sentito di quel sentimento chiamato speranza?
La
speranza.. Cos’è la speranza? Quel
sentimento che nelle situazione più critiche tipermette di continuare. Perché finchè
c’è speranze il futuro ci attende. Se
smettiamo di sperare, siamo perduti, smarriti.
Non
smettiamo mai di sperare, di sognare.
Eviene aveva tanta di speranza, eccome se ne aveva. Evie era piena di sogni.
E forse
per quello, forse perché sperava che Matteo avrebbe potuto ricambiare decise di
seguire i consigli delle sue amiche.
Per tutta
la lezione di ed.fisica tenne stretta in mano la
lettera, persino quando iniziarono a giocare a pallavolo. Era come se fosse
diventata una parte di lei.
La
campanella risuonò nella palestra, rimbombando violentemente. Ragazze e ragazzi
iniziarono a correre verso i rispettivi spogliatoi.
Solo
allora Evie si ricordò di Betty.
Betty.. Perché non aveva
detto niente quando aveva letto la lettera? Perché? Perché si era limitata a restare in silenzio, mentre si
cambiava la maglietta? Perché non aveva fatto come
tutte le altre compagne che l’avevano incoraggiata, apprezzata?
“Betty.. sei la mia migliore
amica.. la prima che mi dovrebbe incoraggiare, che dovrebbe stare qua a
sostenermi, in questi momenti in cui ho dei dubbi. Perché
te ne stai in silenzio? Cosa è cambiato tra di noi
dall’anno scorso, dalle elementari? Ora che mi sono innamorata, perché non mi
sostegni?” si domandò Evie interiormente con un
pizzico di amarezza.
Ma
decise che per ora non era meglio pensare, magari la sua amica era triste per
qualche altra cosa. Oppure aveva litigato con i
genitori. Si rassicurò pensando che magari era solo
una “giornata no” per lei.
********
La seconda
ora passò velocemente, forse anche perché Evie non
aveva fatto altro che pensare a cosa avrebbe potuto dire a Matteo.
Era
arrivato così l’intervallo. Era il momento. Il momento giusto. “O ora o mai più!” si disse Evie
stringendo per l’ultima volta il pezzo di carta che teneva gelosamente in mano.
- Vai, Evie! Non te ne pentirai ! –
esclamòKatia tirandole una pacca sulla
spalla.
Si
avvicinò verso un gruppo di ragazzi tra cui c’era anche Matteo.
“Non me ne
pentirò”, “Anche un insensibile mi cadrebbe ai piedi”; cercò di farsi coraggio
ripetendosi le frasi delle amiche. Le ultime frasi famose.
FINE CAPITOLO 2
Mi dispiace un po’ interrompere il
capitolo a questo punto. Ma questo capitolo serviva per sottolineare
bene i sentimenti e gli stati d’animo provati da Evie
in questo momento, per lei molto importante.
Beh che dire? Continuate a seguirmi
e soprattutto recensitemi, perché solo attraverso le vostre
recensione mi rendo effettivamente conto se la mia ff
è di vostro gradimento.. e posso anche impegnarmi a migliorare!
Un ringraziamento per tutti quelli
che mi hanno recensito:
perAyla: Sono molto molto
contenta che ti sia piaciuto anche il primo capitolo e che il distacco
temporale non sia stato troppo brusco! Grazie mille!
Per Elyna:
Ciao tesò! Beh che dire? Grazie di seguirmi sempre! Tvtrtrtrb!
Per Sailormeila:
Un grande grazie anche a te! Meno male che ci sono persone come te e come gli
altri che mi recensiscono, che mi danno la voglia dicontinuare! Grazie!
Evie si
avvicinò con coraggio, con il sorriso sulle labbra. Si sentiva molto forte in
quel momento. Lei.. ce la stava facendo!
Le parole
di una canzone che sentiva ormai da diversi giorni la mattina alla radio le rimbombavano nella testa.
Quante volte ho pensato di dirtelo
Quante volte ho pensato di farcela
In quei
mesi l’aveva pensato tante volte, ma si dava già perdente. Tante volte si era
proposta di dichiararsi, ma ci aveva sempre ripensato.
Ora invece
stava per dichiararsi. Ce l’avrebbe fatta! Chissà com’era tenere per mano Matteo. Si fermò un attimo,
socchiuse gli occhi e iniziò a sognare.
Era per strada e pioveva. Pioveva
forte. Aveva dimenticato a casa l’ombrello e i capelli
ormai bagnati le cadevano sulle spalle. Odiava la pioggia. Così triste, così.. insopportabile!
E d’improvviso lo vide.. Lontano, venire verso di lei piano, con il suo solito
passo spensierato, con quel sorriso che le faceva venire il capogiro.
Lo vedeva sempre più vicino, sempre
più vicino…
- Evie!
Ciao! Hai bisogno di un passaggio? – chiese lui indicandole l’ombrello.
- Oh..
ciao Matti! ecco.. sì grazie! –
Per tutta la strada continuarono a guardarsi sorridendo. Non dissero niente. Ma è proprio vero che a volte uno sguardo vale più di cento
parole.
Arrivarono sotto casa di Evie. Era passato così veloce
quel momento in cui erano stati insieme.
- Beh, allora ciao! – Lui le si avvicinò lentamente. Lentamente, piano piano, fino a toccare le sue labbra. Dapprima con
delicatezza, quasi per paura di essere respinto. E poi
sempre più dolcemente, lasciandosi trasportare da quel bacio improvvisato. Evie si sentiva sulle stelle.. Era
il suo primo vero bacio.
- Evie?? Evie?? Stai dormendo? –
Matteo la scrollò violentemente.
- Oh.. no.. vedi… ecco.. io.. – Inizio a balbettare, mentre le
guance le si coloravano leggermente di rosso. Non era un tipo che arrossiva
facilmente. Se lo faceva, lo faceva in condizioni
veramente estreme. E quella la era.
- Tutto
bene, Evie? –
- No, ecco.. vedi, Matteo.. questa è per te! – gli diede la lettera e
scappò via. Lontano, più lontano che poteva. Arrivò in
bagno e solo lì si fermò a pensare.
Che
figura che aveva fatto! Matteo avrebbe pensato che lei era
una bambina. Scappare così..
E poi quando si era messa a sognare. Le sue labbra le erano sembrate
così vere e autentiche. Così calde, così fantastiche.
Quante
volte avrebbe continuato a sognare quel momento? Quante volte avrebbe
continuato a sognare di poter sentire il calore delle sue labbra sulle sue?
Troppe
volte, troppe. Sarebbe stato per lungo tempo il suo sogno più frequente. Un
sogno. Sempre e solo un sogno.
La
campanella risuonò ancora e fu costretta a ritornare in classe. Lo vide, lui stava leggendo la lettera con i suoi amici.
No, non
poteva essere così! Non poteva averla letta con i suoi amichetti! Avrebbero
iniziata a prenderla in giro.. No! Lei non voleva che.. tutti sapessero che lei, EvieCarì, la “secchiona della classe”, andava dietro a Matteo.
Non, non potevano saperlo!
Lo sapeva, aveva sbagliato. Era stato uno stupido errore.. Perché non aveva dato retta al suo cuore, piuttosto che a
quello che dicevano gli altri?
Lo vide
sorridere. No, non stavo sorridendo, stava RIDENDO, il che è
completamente diverso. Stava ridendo di lei?? Dei suoi sentimenti, di quello
che provava? Lo sapeva, lo sapeva.
Non
avrebbe mai dovuta dargliela quella lettera. Quella
maledetta lettera.
Si sedette
al suo banco e lo guardò per un’ultima volta. “Matteo..
perché sei entrato così nel mio cuore?” si domandò, prima di tirare fuori il
materiale per l’ora successiva.
Vi siete
mai sentiti molto diversi? Sì, diversi dagli altri.
Tutte le
vostre compagne stravedono per i ragazzi perfetti, i classici alti, biondi,
occhi azzurri. Quelli carini, i classici “boss”, quelli
abituati a vedere tutti ai loro piedi.
E voi
invece.. Quando li vedete non vi fanno né caldo né
freddo. Sì che sono carini lo ammettete, ma vi lasciando completamente
indifferenti.
Mentre
quando passa quel ragazzetto, alto poco più della vostra spalla, con occhi e
capelli marroni come mille, che non ha niente di speciale, vi
inizia a girare la testa.
Non vi
sentite diversi? Diversi dagli altri?
E
allora iniziano i quesiti, le domande, i dubbi. Perché
anche io, come loro, non posso innamorarmi del “figo”
del gruppo? Perché?
Cosa ho
io di diverso?
E
perché poi, mentre le altre prendono il primo bigliettino e scrivono “Ti vuoi
mettere cn me? Risp”, io
devo perdere il mio tempo a scrivere lettere, lunghe facciate e facciate?
Perché
se lui non mi saluta devo andate in tilt, iniziare a sentirmi trascurata, a
pensare che non mi sopporta, che non mi vuole bene? E perché invece loro se si accorgono che uno non le
vuole, dopo una, massimo due settimane, se ne trovano
un altro?
“Cosa ho io di diverso?” Era questo che si domandava Evie tornando a casa quellunedì pomeriggio di autunno.
Matteo non
le aveva detto niente. Neanche una parola. Neanche un
“grazie”, un “ci penserò”. Niente, di niente.
Non si
aspettava di ricevere una risposta immediata, ma almeno una parolina, una
frase, un qualcosa che le facesse capire che non era
rimasto indifferente davanti alla sua lettera.
Si era
limitato a ridere con i suoi amici. Basta. Era questo che intendevano
le sue amiche? Lei, davanti a una scena così, non si
doveva pentire di aver dato quella maledetta lettera?
Quanto fa male l’indifferenza. Ma tanto. Ti fa sentire inutile,
inesistente. È peggio di cento pugnalate al cuore.
“Mi dirà
qualcosa domani.. Magari è solo timido” disse cercando
di consolarsi.
No, la
speranza ce l’aveva ancora. Per fortuna.
Arrivò a
casa distrutta, mangiò un piatto di pasta e si precipitò a dormire. Era stanca,
esausta di quella giornata ricca di emozioni.
“Tutto può
cambiare.. Domani è un altro giorno, un giorno nuovo. E sono sicura che finalmente Matteo si accorgerà di me. Ne
sono sicura…” Pensò Evie prima di lasciar che la
stanchezza prendesse il sopravvento su di lei, lasciando lo spazio ai sogni. I
sogni…
Erano passati ormai diversi giorni da quel lunedì pomeriggio. Giorni
nei quali Evie aveva avuto modo di riflettere.
Martedì non era andata come esattamente sperava. Matteo non si era
deciso a darle una risposta e solo durante l’ora di artistica
aveva accennato qualcosa del tipo: “Io avevo già una risposta.. ma alcune cose
mi hanno fatto cambiare idea”.
Cosa? Quale era la sua
risposta? Che cosa intendeva con quella affermazione?
Dubbi che continuavano a tormentarla, da
giorni ormai. Ma non avrebbe mai avuto
una risposta a quelle domande, mai. Era troppo timida per
chiedergli una spiegazione.
Era venerdì e i primi segni dell’inverno si iniziavano
già a far vedere.
Faceva parecchio freddo, specialmente in quella classe triste e grigia
dove non funzionava il riscaldamento. Evie si era
raggomitolata nel suo maglione nero, in un angolo.
- Raga! Non c’è la prof di italiano!
– Esclamò Arianna, la più scatenata della classe, dalla soglia della porta.
In classe scoppiò il caos più totale: gente che urlava, che gioiva, che
rideva. Avrebbero avuto un’ora buca! Quanto sono belle
le ore buche.. Puoi far quello che vuoi, alzarti senza che nessuno ti dica
niente. Sei libero. Libero!
Evie si alzò dal suo banco
andando incontro a Katia.
-Ehi, Katia, ora buca né? – disse sorridendo
all’amica.
- Già! Che bello! – esclamò lei entusiasta. –
Vieni, Evy! Raggiungiamo le altre! –
Le due ragazze raggiunsero il gruppo di amiche,
che stava disegnando alla lavagna.
Presa dalla foga del momento anche Evie prese
il gessetto e iniziò a scrivere: “Le domande di una povera sfigata”
facendo riferimento a un lavoro svolto in classe pochi giorni prima intitolato
“Le domande di uno scolaro”.
Non si sa perché lo fece. Forse solo per sdrammatizzare un po’. Dato
che negli ultimi giorno nessuna delle sua amiche osava
nominare il nome di Matteo in sua presenza. Forse perché era destino che lì in
quella classe, quel giorno di autunno, in quell’ora buca, le prime lacrime iniziassero a rigarle il
volto.
Andò avanti.
“Le domande di una povera sfigata (cioè io)
1.Ambra è molto carina e io no, perché?
2.Ambra è simpatica e io no, perché?
3.Cosa altro
ha Ambra che io non ho? Tutto, vero Matti?
Non che Eviece l’avesse
con Ambra. Semplicemente perché nell’ultimo periodo tutta
la classe sapeva che a Matteo piaceva Ambra. Come a tutti gli altri suoi amici
del resto. Ma loro erano uguali. Quando
ad Antonio piaceva Sara, a tutti quelli del gruppo (Matteo compreso) piaceva
lei. Quando un altro iniziava a notare che Betty era carina, tutti in massa dietro a lei. E ora
era il turno di Ambra.
Pecorelle erano, nient’alto. Pecorelle che seguivano il gregge.
- Evie, vieni qui! –
Le sue amiche ormai si erano spostate e la chiamavano dal fondo della classe.
Così si dimenticò di quella scritta, lasciandola lì permettendo che tutti la
vedessero. Sbadata, sbadata.. Se solo fosse stata un
po’ più attenta, si sarebbe ricordata di cancellarla!
Ma la sua sbadatezza
la pagò cara, molto cara.
La mezza era scoccata. Mancavano ancora esattamente metà ora. Fu allora
che Evie si girò verso la lavagna e si ricordò della
scritta. Dannazione, la scritta! Se la era completamente
dimenticata. Si avvicinò con l’intento di cancellarla. Ma fu allora, proprio allora, che Matteo si avvicinò con
tutta la sua “ciurma”: Antonio, Alessio e Luca. Fu allora che si voltò verso la
lavagna e iniziò a leggere.
No, no! Pochi secondi e l’avrebbe cancellata,
perché? Perché proprio in quel momento doveva
accorgersi di quelle due frasette scritte sulla
lavagna?
Perché non poteva aspettare
ancora 10 secondi per girarsi in quella direzione? Secondi, era questione di
secondi. Una manciata di attimi e quella scritta non
ci sarebbe più stata. Ma proprio in quell’attimo Matteo doveva accorgersene? Che
caso la vita! Organizza tutto perfettamente, precisamente.
Non una cosa fuori posto. Tutto preciso, tutto perfetto. Tutto giusto, perché si adempia il
destino che è stato scelto per ognuno di noi.
- Ragazzi, guardate cosa c’è scritto qui!! –
iniziò a ridacchiare. – Le domande di una povera sfigata…
- a stento si trattenne dallo scoppiare a ridere.
Lesse poi mentalmente le domande e indicandone una alla volta diede la
risposta.
- Giusto, Ambra è carinissima rispetto a te! Seconda domanda, giusto!
Terza.. Si, ha tutto più di te.. Giusto! – Iniziò a ridere,
seguito a ruota da Antonio, da Alessio, da Luca. Matteo quando era con i suoi amici era diverso, diverso da quello che Evie
aveva conosciuto. Era un buffone, un buffone per natura. Gli piaceva
scherzare, prendere tutto alla leggera e senza neanche accorgersene feriva
in modo tremendo le persone. Persone che come Evie
pendevano dalla sue labbra. Che
prendevano ogni parola che diceva come un comando. Che
era completamente cotte di lui.
Che passavano dal paradiso all’inferno,
dall’inferno al paradiso, per ogni cosa che lui esclamava. Ogni
parola.
Non fraintendiamoci però. Matteo non era cattivo, era
soltanto ingenuo. Talmente ingenuo che non si accorgeva che con la sua voglia
di scherzare distruggeva il cuore di Evie. Talmente ingenuo che non si era accorto
che quella battuta fatta poca prima l’aveva annientata, distrutta. Ma lui non era cattivo. Era un ragazzo buono, dolce anche. Ma faceva parte anche lui del “gregge”. Anche
lui era una pecorella. E allora per far fare quattro
risate a quelli del suo gruppo, aveva detto la prima cosa che gli era saltata
in mente. Ma erano cose che in realtà non pensava,
l’aveva fatto solo per divertirsi un pochino.
Bisogna sempre contare fino a dieci prima di parlare. Perché noi non ce
ne accorgiamo, ma le parole che diciamo, i gesti che
compiamo hanno delle conseguenze su chi ci sta accanto, su chi ci vuole bene.
Evie si fermò come un’ameba
fissando la lavagna. Non era in grado di pensare, non era
in grado di intendere e di volere. Si sentiva un niente, un nulla, un piccolo
puntino che sarebbe scomparso da un momento all’altro. Era vero, allora. Lei
era brutta, antipatica, non aveva niente che potesse
far innamorare un ragazzo. Matteo aveva detto così. Matteo aveva detto che.. aveva detto che..
Non riuscì a finire la frase, perché si sentiva distrutta. L’unica cosa
che riuscì a fare fu quella di tornare dalla sue amiche,
prima di cedere.
“Evie, non farlo! Non Evie,
non devi piangere! Evie fallo per te stessa. Non è
vero quello che dice, sono tutte bugie. Matteo non ti merita,
dice quelle cose così per fare. Non le pensa veramente! Evie, devi resistere! Devi dimostrargli che le cavolate che
dice non ti fanno effetto! Devi essere forte Evie! Evie, no!!!” continuava a
ripetergli la sua vocina interiore, cercando di consolarla.
Ma Matteo le aveva fatto un male
tremendo. Le aveva conficcato una spada del cuore. E lei aveva male, tanto.
Gli occhi erano lucidi, le guance rosse. La prima lacrima le scappò
dolcemente dagli occhi, scivolando sulla pelle. E poi
un’altra lacrima e un’altra ancora. Aveva ceduto, ceduto.
Evie faceva finta di essere forte, ma in realtà era debole, tanto debole. Era
fragile.
- Evie! Evie non
piangere! – Katiale si avvicinò
subito iniziandole ad asciugare le lacrime. Aveva assistito alle
scena e sapeva che Evie non avrebbe resistito,
non sarebbe stata in grado di far finta di niente.
- Evie, Evie! Non
dargli ascolto! – Anche Giulia aveva iniziato a
consolarla.
Ben presto molti compagni le si riunirono
intorno. C’era chi chiedeva spiegazioni. C’era chi la consolava e c’era persino
chi era andato a dirne quattro a Matteo.
Ma le lacrime non si fermavano e
iniziarono a scorrere sempre più veloce. E presto alle
lacrime si aggiunsero i singhiozzi. Singhiozzava piano però. Non voleva farsi
vedere in quello stato. Si vergognava tanto; lei doveva dimostrare di essere forte!
- Piangi, Evie! Piangi, sfogati; perché
piangere non è un segno di debolezza, piangere dimostra che hai un cuore, che
provi dei sentimenti! Non vergognarti mai di piangere! – Dave
si era fatto spazio tra la folla di compagni e le si era
avvicinato pronunciando quelle parole molto toccanti. Dave
era un ragazzo straniero, ma molto aperto e socievole.
Ma aveva perfettamente ragione. Ci
vergogniamo spesso di piangere, perché pensiamo che sia una cosa da deboli, da
persone fragili. Ma non è vero. Piangere non vuol dire
essere deboli. Piangere dimostra che proviamo dei sentimenti, che non siamo indifferenti a quello che ci capita! E Dave sapeva che quello che serviva più di tutto aEvie in quel momento era
piangere, sfogarsi. Tirare fuori la rabbia, la tristezza che
aveva dentro. Magari per gli altri poteva sembrare una sciocchezza la
causa del suo pianto, ma non lo era.
Una ragazza si sente crollare il mondo addosso se il ragazzo, e non un
ragazzo qualsiasi ma quello che le piace, le viene a dire che è brutta,
antipatica, che non ha nessuna dote. EdEvie era particolarmente fragile.
Giulia si avvicinò ulteriormente alla compagna. E
l’abbracciò.
Un abbraccio dolce, leggero, ma che per Evie significò molto.
“Grazie, Giulia!” pensò abbozzando un sorriso tra le lacrime. Con gli
occhi appannanti girò lo sguardo da una parte all’altra della
massa di compagni, sembrava stesse cercando qualcuno.
“Betty? Dove sei Betty?
Perché quando ho bisogno di te non ci sei mai? Io
voglio che sia tu ad asciugarmi le lacrime, tu che sei la mia migliore amica. O forse non lo sei più? Vero, tu sei cambiata. Anche io lo sono. Ma io ti voglio bene, voglio che tu venga qui a consolarmi. Lo so: ho fatto degli errori. Nell’ultimo
tempo mi invitavi spesso a uscire con te e con Manuele
e Giacomo, quelli della 2°C. Sono venuta con te una volta, forse due. Ma poi
non riuscivo a essere me stessa. Loro avevano occhi solo per te, facevano a gara per ricevere un
solo sguardo da te. E io mi sentivo esclusa, mi
nascondevo. Venivo lì per fare il palo. Perché tu lo sapevi Betty che loro non mi avrebbero guardata neanche un minuto.
Lo sapevi, vero? Ma così almeno potevi dire a tua mamma
che uscivi con me. E io ho deciso che era meglio restare a casa. Perché io voglio essere me stessa. Quando
esco con loro non posso farlo. Mi sento diversa.Ma non è che per
questo però il nostro rapporto si è incrinato, no? Betty
io ora ho bisogno di te, ho bisogno della tua spalla
su cui piangere. Ho bisogno del tuo appoggio. Io ti voglio bene. Dove sei? Ora
mi guardo intorno e chi vedo? Vedo Giulia. Quella che
all’inizio reputavo come una gallina, che era una mia
“nemica”. Ma nell’ultimo tempo quando ho bisogno c’è
sempre lei. Lei, sempre qui a darmi una spalla su cui
piangere, ad aiutarmi quando sbaglio, a sostenermi quando ne ho bisogno.
Betty tu dove sei?
Giulia vorrei dirti grazie. Vorrei dirti che per me sei molto
importante, sempre di più. Che stai acquistando un posto nel
mio cuore sempre maggiore. E ora sei qua a
consolarmi. Al posto di ridere e scherzare con le altre perdi tempo a consolare
me. Ma chi sono io per meritarmi la tua amicizia? Giulia grazie, grazie tante.
Vorrei poterti dire queste cose, ma non ne ho il coraggio, perché non sono
brava a esprimere i sentimenti. Ti voglio bene. Le
amiche vere si vedono nei momenti così e io Giulia lo so che tu sei un’amica
vera. La mia.. migliore amica!” Furono questi i
pensieri di Evie in quel momento, mentre le lacrime
le rigavano il volto. Era la prima volta che si rendeva conto che Giulia stava
diventando sempre più speciale e per la prima volta l’aveva reputata come la
sua migliore amica. Come cambiano le cose. Prima Davide poi Matteo, prima Betty poi Giulia..
Intanto le lacrime le si erano un po’ calmate
e i suoi compagni iniziarono a cantare una canzone che andava di moda in quel
momento.
Ti
penso sempre voglio solamente stare un po’ con te..
Diceva così una parte del ritornello. EEvie pensò a Matteo, mentre un’ultima lacrima le rigò il
volto. Era la prima volta che piangeva per un ragazzo. La prima volta. Non
aveva mai provato emozioni così forti, da arrivare a piangere per un ragazzo
addirittura. Ma lo sapeva che non sarebbe stata la prima e l’unica, se lo sentiva che sarebbe stata solo la prima di una lunga serie..
Perché piangere non significa essere deboli..
E Matteo? Se ne stava in un
angolo della classe ancora con i suoi amici. Fisicamente era lì ancora a
scherzare a ridere con loro, ma con la mente era da un’altra parte. Era vicino aEvie. La guardava e
pensava che aveva esagerato.
- Matteo ci sei? Perché continui a guardare Evie? Che te ne frega in fondo? –
gli disse Luca, il più “insensibile” del gruppo.
- Sì, sì ci sono. Sì infatti, che cosa me ne
frega! – disse facendo finta di niente.
“Evie, tu lo sai però che in fondo mi
dispiace. E non poco” pensò, prima che la campanella suonò
dando fine a quell’ora.
FINE CAPITOLO 4
Ciao a
tutti! Intendo precisare che ho voluto scrivere questa ff
1 po’ pessimista ma perchè ovunque leggo storie dove
finisce sempre bene.. Dove alla fine 1 s mette insieme
a quello che gli piace, e tutti felici e contenti! Mentre
nella realtà, lo so per esperienza diretta, non è sempre così. Quindi volevo
analizzare i pensieri di Evie,
che è innamorata ma che purtroppo non è fortunata (almeno all’inizio! ;-) ).
come le altre che
alla fine in 1 modo o nell’altro riescono a conquistare quello di cui sono
innamorate Infine ringrazio come sempre chi mi ha recensito: Julietta_Angel, Elyna, Sailormeila, Ayla, Winnythebest (o Miao91!) e anche chi mi
recensirà in futuro.
Una
piccola precisazione (anche se penso che si è capito):
I discorso introdotti dalla virgolette “…” sono i
pensieri, quindi non vengono espressi ad alta voce, come ad esempio il lungo
monologo che Evie fa con se stessa riguardo Betty e Giulia. Mentre come si è capito,
quelli introdotti dai trattini -… - sono i discorsi fatti ad alta voce. Lo so
che è solo 1 stupida precisazione, perchècomunque si capiva.. Ma non vorrei che x sbaglio 1 si
confonda; questo creerebbe confusione perché non si capirebbe più nulla della
storia.
Salve a tutti! Sono
certa che in questo capitolo stravolgerò completamente la storia, ma la mia
mente regredita, ha partorito quest’idea assurda. Ho
pensato che ogni 5 capitoli ci sarà un capitolo
diciamo nel quale la storia si fermerà per un attimo e ci saranno sotto forma
di song-fic le riflessioni di Evie,
scritte però in prima persona .. So che ora vorrete uccidermi e vi verrebbe
voglia di non leggere mai più la mia ff, ma vi prego
abbiate pietà di leggere almeno questo capitolo! Leggete, ditemi che ne pensate
e.. se proprio la mia idea fa schifo ditemelo e vedrò di cancellare il capitolo
e ripostarne un altro.
Non voglio
perderti
Capitolo 5
Song-fic 1
C'è un tempo per i baci sperati, desiderati
tra i banchi della prima B
occhiali grandi, sempre gli stessi, un po' troppo spessi
per piacere ad una così
nell'ora di lettere
guardandola riflettere
sulle domande tranello della prof
non cascarci, amore, no!
Già.
Sono mesi che vago alla ricerca di quel mitico “tempo”. Mesi in cui ho sperato
che anche per me sarebbe arrivato il momento dei baci sperati, desiderati tra i
banchi della prima b.
Sembra fatta apposta per noi questa canzone, lo sai Matteo? In ogni
canzone che ascolto trovo qualcosa che mi ricordi te.
Ma perché per me non arriva questo “tempo”? Quanto devo vagare ancora?
E poi i miei occhiali. Grandi, troppo, per piacere a uno come te. Li ho cambiati, sai? Per te, solo per te. Ma non sono i miei occhiali che non ti piacciono: sono io,
solo io, che ho qualcosa che non va.
E
quando nell’ora di italiano, quando in tutte le ore,
ti guardo, concentrato, pronto a rispondere a qualche domande trabocchetto
della prof, mi sento il cuore sobbalzare. E quando tu
mi guardi con quell’aria da cane bastonato per dirmi
“aiutami”, io bisbiglio qualche suggerimento. Già. Perché forse una delle poche
caratteristiche che ho io è quella di essere
intelligente, la classica “secchiona”. E un’altra mio pregio
(sempre se si può chiamare così) è di essere buona. Troppo. Perché
lo so che alcune persone come te si approfittano di questo. Lo vedo, sai? Vedo che mi sei amico in particolar modo quando
hai bisogno per verifiche, interrogazioni. Io lo vedo, ma faccio finta di
niente. Rimango solo con la speranza che tu mi voglia bene davvero, sempre e comunque.
Ma non sono capace a dirti di “no”. A dirti “per questa
verifica fai da solo!”. No, perché ho paura di perderti.
E io non voglio.
E d’altronde bisogna essere sempre pronti per un amico.
Pronti a rischiare, ad aiutarlo. Ma tu cosa fai per
me? Poco e niente. Ma sai che ti dico? Non mi importa. Perché tu non mi devi ripagare.
Io sono felice già per il semplice fatto che tu esisti.
C'è un tempo per i
primi sospiri tesi insicuri, finchè l'imbarazzo va via,
col sincronismo dei movimenti, coi gesti lenti
conosciuti solo in teoria,
come nelle favole,
fin sopra alle nuvole,
convinti che quell'istante durerà
da lì all'eternità...
I nostri movimenti, vicini, a volte fin troppo. Quando
a ed. tecnica, vengo vicino a te per aiutarti a fare il disegno, ti sento
accanto a me.
Le nostre mani si sfiorano, i nostri sguardi si incrociano.
Mi guardi, mi fai sentire per una volta importante, mi fai
sentire “tre metri sopra il cielo”.
E quando le nostre mani si
sfiorano, dolcemente, lentamente, quasi come per paura di farsi male, mi sento
volare. Volo lontano, trasportata dal mio cuore, nel mondo dei sogni, nel mio
mondo!
E spero che quell’istante
non finisca mai. Che non debba risvegliarmi, che non debba
guardare in faccia la realtà. Quando mi
risveglio, mi rendo conto che io sono lì solo per farti il disegno e allora
prendo la squadra, la matita e inizio a lavorare. Ma
sento il tuo respiro, i tuoi occhi puntati su di me e solo questo mi fa felice.
Lo strano percorso
di ognuno di noi
che neanche un grande libro un grande film
potrebbero descrivere mai
per quanto è complicato
e imprevedibile
per quanto in un secondo tutto può cambiare
niente resta com'è.
Per
questo io continuo a sperare. Spero, spero, non smetterò mai di farlo. Perché tutto può cambiare, quando meno te lo aspetti
qualcosa cambia, qualcosa ti stravolge la vita.
Proprio in quel momento, in cui non te lo saresti aspettato. Ma
la vita è così. Stravolge, cambia, ci fa felici, ci ferisce.
La vita è incoerente proprio come te Matteo. Mi ferisci, mi fai sognare, mi illudi, mi disilludi. Chi sei tu? Che
cosa vuoi da me? Perché quando sei solo sei così..
così dolce, così gentile e quando sei con i tuoi amici cambi? Perché quando sei solo con me mi dici delle cose e quando
sei con gli altri ne dici altre? Tu non sei cattivo, io lo so.
Sono sicura che tu veramente sei quello che io ho conosciuto da
solo, sei quella persona dolce, disponibile, comprensiva, sei quel Matteo. Ma
alle volte mi fermo un attimo, rifletto e mi domando: “A che gioco stai
giocando?”
Poi
però rifletto su quello che mi è accaduto nel mio ultimo periodo. Penso a Betty, che era la mia unica migliore amica e che ora non è che una delle tante. Penso a Giulia, lei, quella che
reputavo “una gallina”, quella che però adesso è il mio unico punto di
riferimento.
Penso
a Davide, gli volevo bene, adesso ci rivolgiamo a malapena la parola. E penso a te, Matteo. Non ti conoscevo neanche, per me eri
un nulla, uno dei tanti, una di quelle persone che incrociano
il mio cammino e che la maggior parte delle volte non lasciano neanche un
segno. Ma mi sbagliavo perché tu hai lasciato un segno
profondo, indelebile.
Allora
è vero che tutto può cambiare.. E chissà che un giorno
io e te potremo definirci “noi”.
……………… (ho tagliato un
pezzo nd_diddly) ……..
C'è un tempo per
qualcosa sul viso, come un sorriso
che non c'era ieri e oggi c'è sembrava ormai lontano e distante, perso per sempre,
invece è ritornato con te,
con te che fai battere
il cuore che fai vivere
il tempo per tutto il tempo che verrà
nel tempo che verrà...
Quando ho lasciato Davide ho pensato che sarei
stata single per sempre, che non avrei mai più dedicato tempo a voi maschi. Ma poi sei arrivato tu, hai illuminato la mia vita poco alla
volta, sei riuscito a farti consegnare la chiave del mio cuore, sei entrato dentro
la mia anima. E ora io cerco inutilmente quella chiave ma non c’è più. Perché tu l’hai buttata, tu te ne sei impossessato
improvvisamente.
E mi hai donato per la prima volta la gioia di amare
qualcuno. Qualcuno che come te mi fa battere il cuore, che dà un senso alle noiose giornate scolastiche, che per un
complimento mi dona un sorriso e che per una critica mi butta giù.
Lo strano percorso
di ognuno di noi
che neanche un grande libro un grande film
potrebbero descrivere mai
per quanto è complicato
e imprevedibile
per quanto in un secondo tutto può cambiare
niente resta com'è
E allora
io continuerò a sperare, mi attaccherò a ogni minima
cosa quotidiana. Nasconderò in uno scrigno ogni tua parola, ogni tuo sorriso,
ogni tuo gesto.
Continuerò a sperare, a lottare, la vincerò la lotta contro di te. Distruggerò
il muro che hai messo tra noi. Sì, io vincerò, arriverò al tuo cuore Matteo. E allora ti donerò il mio amore, quello che ho di più grande
in assoluto.
Ma tu
devi aiutarmi; aiutami a superare la scalata verso il tuo cuore, dammi una
mano, dammi un appiglio.
E ora,
mentre le lacrime mi solcano il viso, penso a te. Lacrime
amare, che mi dimostrano che senza di te non posso stare. Lacrime che continuano a sperare e che non smetteranno mai di farlo.
Io arriverò a te, ma non posso prometterti di
cambiare. Posso migliorare, cambiare alcuni miei comportamenti. Farò di tutto
per te, ma non puoi chiedermi di cambiare completamente, non posso essere
quello che non sono.
E sento
questa canzone che mi tuona nella testa: “in un
secondo tutto può cambiare, niente resta com è”.
Allora cosa fare? Sai cosa faccio io? Io ci credo, ci credo che tutto cambia, tanto cosa perdo? Illusa, illusa come sempre.
Matteo,
ora ne sono sicura, arriverò al tuo cuore!!
Natale. È sempre bello il Natale. Tanta felicità, le feste, i regali
e.. cibo a volontà!
Sì. Il Natale era sempre stata la sua festa preferita. Fin da quando era piccola. E poi il
senso d’attesa che si crea in quei giorni è stupendo, fantastico!
L’unica cosa che le dispiaceva un po’ è che non si andava a scuola. Ok, ok! Lo so che ora starete
pensando: “questa è matta!”, ma per Evie la scuola non significava solo studio, interrogazioni
e verifiche; per lei la scuola era una seconda casa, la scuola significava
niente pomeriggi noiosi a casa a far niente, ridere e scherzare con le amiche e
soprattutto vedere Matteo tutti i giorni. Poter parlare con lui, confrontarsi e
anche suggerirgli!
Perché Evie non
aveva molti amici al di fuori della classe; diciamo che non era proprio una
ragazza che socializzava con il primo che incontrava. Non
che Eviefosse “asociale”,
non fraintendiamoci, ma diciamo che non usciva molto spesso e quindi non aveva
occasione di farsi altri amici.
Quando usciva, lo faceva sempre
con il solito gruppo: le mitiche compagne di scuola che erano le sue più care e
vere amiche. O almeno vere erano poche, ma buone.
Le vacanze sono belle i primi giorni perché sei sommersa da famiglia,
parenti, amici da regali e auguri. Ma passati il 24, il 25 e il 26 inizia la prima fase di “oddio-che-palle-e-adesso-che-faccio?!?!”.
Il 27, il 28 e il 29 sono veramente dei giorni noiosi. Nessuna amica può uscire
perché ci sono zii, zietti, nonni, bisnonni e cugini
vari. Hai una marea di compiti da fare ma non hai assolutamente intenzione di
iniziarli. E allora rimani lì a dormire fino alle 12,
poi ti alzi, mangi e.. il pomeriggio ti sdrai sul letto pensando “E ora che
faccio?”. Leggere non ne hai voglia, giocare con il tuo fratellino di 3 anni
non se ne parla e nemmeno il gioco del computer che ti piace tanto sembra
ispirarti più. E allora resti lì a scervellarti 4 ore e quando trovi una
soluzione ti rendi conto che è praticamente ora di
cena.. e un altro dei tuoi pomeriggi in cui veramente non hai fatto nulla di
utile è passato.
O almeno aEvie
succedeva così. Poi bene o male il 30 inizia di nuovo l’atmosfera di festa, il
31 e l’1 sei tutta felice per il nuovo anno (che si
spera sia un po’ migliore del precedente soprattutto per quanto riguarda
l’amore!) e poi a partire dal 2 inizia il conto alla rovescia di tra quanti
giorni ricominci la scuola.
Ok, certamente molto
gente mi starà dando della matta.. ma per Evie
la scuola era tutto. Perché mentre comunemente si pensa
“scuola = noia, studio, palle grosse come una casa”, lei pensava che “scuola =
amiche, risate e Matteo, Matteo, Matteo”. Ci siamo intesi? Evie
non era secchiona. Ossia era brava a scuola, ma non secchiona. Perché questo è un errore
piuttosto comune. Comunemente si pensa che secchiona
sia qualunque persona che a scuola raggiunga risultati ottimi. Ma non è
assolutamente vero! Secchione sono quelle persone che
passano ore e ore sui libri di testo, puramente per il gusto di farlo.
Evie odiava studiare e
diciamo che l’organizzazione non era proprio il suo
forte. I compiti si trovava a farli sempre alle dieci
di sera. Ma lei era capace di fare lavori molto ben
svolti, anche in pochi minuti.
Driin!! Driiiiiiiiiin!
- L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di
Natale! – si alzò in piedi stranamente sveglia e arzilla
per quell’ora della mattina. – Oggi si fa festa!!
Festa e festa! -
Si precipitò in bagno chiudendosi a chiave. Doveva cercare di sembrare
almeno per una volta ben pettinata e ben truccata. Evie
in fondo aveva solo 12 anni, ma tutte le sue amiche si truccavano, e perché lei
non avrebbe dovuto farlo?
Giusto un filo di ombretto azzurro, un
lucidalabbra: niente di che insomma. Una bella cosa alta e le fantastiche lenti
a contatto. Si guardò allo specchio: niente occhiali troppo grandi, niente
capelli nodosi e spettinati sparsi da tutte le parti..
Insomma per una volta si sentiva decente. Decente, capito? Perché
di solito lei si reputava un cesso a tutti gli effetti. E se per una
volta si reputava decente era veramente un grande
traguardo.
I mitici jeans, una magliettina attillata un
po’ corta… ed era pronta! Jeans, i mitici inseparabili jeans. Era sconvolgente come Evie fosse
cambiata in un anno. Prima era una bambinona, che metteva tute e basta, mai un
filo di pancia fuori. E soprattutto se solo le si nominava
la parola “jeans” diceva: “odio i jeans!”. Ora invece era una ragazzina e
viveva perennemente in jeans.
Cambiano proprio i tempi, vero?
“Oggi dovrò salutare Matteo!! Chissà cosa mi dirà!!”
sorrise al sol pensiero di poter scambiare due parole con il ragazzo.
“Ma.. se non succederà niente di che.. non mi
dovrò demoralizzare, perché..
Se non sarà oggi
E non sarà nemmeno domani
Arriverà
comunque” Si disse, prima di mettersi lo zaino in spalle
e uscire di casa.
“Uff! Sono già passate tre ore dall’inizio
delle lezioni.. ossia della festa! E..
che palle! Non è successo niente di che.. a parte le
solite che ballano con i maschi! Anche i lenti.. Come
vorrei poter ballare anche io un lento con..” Il flusso dei pensieri di Evie fu interrotto da Giulia.
-Evie! Pianeta terra ti
chiama! – le sorrise. – Conosco quello sguardo! Stavi mica
pensando a Matteo? –
Ma.. Ha poteri sovrannaturali?? Si domandò Evie guardando l’amica come un’ameba. “No..
semplicemente è un anno ormai che parli di Matteo e Matteo, e ancora Matteo..
e.. Anche i muri sanno che ti piace e non è molto difficile capire a cosa stai
pensando! Dato che 99 pensieri su 100 che fai nella giornata sono
rivolti a lui!” Le disse la sua vocina interiore.
- Io?? Io?? Nooooo!! – Evie
cercò di sembrare più convincente possibile.
- Evie? Non sono nata ieri! Fammi indovinare?
Vorresti ballare anche tu.. e magari con Matteo? O sbaglio? –
“Allora.. Qui le possibilità sono due: o
Giulia è una maga.. o si vede così tanto quello che penso??!!??”
- Ora ci penso io! – disse Katia arrivando
tutta pimpante e trascinandosi dietro Giulia.
- Katia?? Che vuoi
fare?? Non vorrai mica.. – disse Evie
in preda al panico.
Ma ormai Katia
si era avvicinata a Matteo e aveva ormai cominciato a parlare.
“NO!!! Questa è la fine! Che
diavolo le sta dicendo? Non le starà mica chiedendo..
Va beh! Tanto non accetterà mai e farò solo un’ennesima figuraccia! Tanto ormai
ne ho fatte talmente tante che ne posso fare una
collezione” . Vide Matteo che scuoteva la testa e le sue due amiche che
insistevano. Tanto la risposta era chiarae certa: era
inutile illudersi!
Ma quando Evie si girò quello che si trovò
davanti agli occhi era.. un sogno?
Katia, Giulia stavano tornando verso di lei ma.. chi le stava seguendo era
la cosa strana.. c’era Matteo?? Matteo?
“ Matteo sta venendo verso di me. Dopo che Giulia e Katia
gli sono andati a chiedere se voleva ballare con me.Allora.. Forza Evie connetti! Uno più uno fa due!” si
disse. “Quindi se.. se.. loro gli hanno chiesto
se voleva ballare con me e lui ora sta venendo verso di me, vuol dire che… No,
non può essere!”
Forza dai, i sogni non esistono. Evie si era convinta che i sogni non esistessero.
D’altronde in quegli ultimi mesi tutto quello che lei sperava non si avverava
mai. Tutto quello che sognava non era mai accaduto.
“No.. Ora viene qui e mi chiede solo se ho
fatto i compiti! Oppure arriva e mi sfotte! Sì, sicuro.. Vuole fare il boss davanti ai suoi amici e allora deve
farsi valere.. Katia, Giulia, perché? Perché l’avete fatto? Tanto si sapeva che mi diceva di no!”
- Evie? Vieni a ballare con me? – la voce di
Matteo le penetrò nell’anima, nel cuore. La risvegliò da tutti i suoi pensieri,
la confuse, la sconvolse.
“ Sta parlando con me? Ci sono altre Evie
nella classe? No, ci sono solo io. Io?? Ma dove sono?
Sto sognando forse? Sono in un altro mondo? In quale mondo Matteo chiede di
ballare a me, proprio a me. A me, aEvie, la deficiente che da mezzo anno gli sbava dietro!”
- Evie? – Di nuovo quella
fitta al cuore. Il respiro che le mancava, la voce che le tremava.
- Eh? – L’unica cosa che fu capace di dire.
Non “sì”, “certo”, “veramente”, ma “eh?”. Aveva fatto la figura dell’idiota
come al solito. Possibile che per una volta non fosse
capace di dominare i sentimenti?
- Ti ho fatto una domanda… -
Evie lo sapeva che le aveva fatto una domanda. E certo che l’aveva
sentita. Mica era sorda. Ma aveva un nodo alla
gola, qualcosa che le impediva. “Avanti, Evie! Carpe diem! Cogli l’attimo! Non perdere sempre tutte le
occasioni!”
- Sì! – bisbigliò sottovoce, quasi per non farsi sentire.
- Vieni allora.. –
Si avvicinò con Matteo al centro della classe. Era come una favola.. Sì lei era Cenerentola, la ragazza inizialmente “sfigata”
piena di sogni. Lui era il principe azzurro che, finalmente, la era venuta a
prendere. Che la portava al centro della sala da ballo
e la faceva danzare.
La abbracciò e iniziarono a ballare. Era un ballo lento. Lui, così
vicino a lei. Lei, così vicino a lui. Loro in mezzo alla classe, soli. Loro con
tutti gli occhi puntati addosso. Evie e Matteo.. Matteo e Evie.
Evie non si vergognava.
Sapeva di essere sotto gli occhi di tutti. Ma in quel
momento niente le importava. Nulla, niente. Quando era
con lui era come se gli altri non ci fossero. Era sola con lui.
Non poteva essere. “è un sogno! Un sogno.. tra
poco mi sveglio nel mio letto” continuava a ripetersi. Ma non si svegliava.. continuava a ballare, ancora, non si fermava. Aprì gli
occhi. Giulia e Katia erano lì che le facevano
l’occhiolino. Come avrebbe fatto senza di loro?
Quello era il più bel regalo di Natale che le potessero
fare. Il più grande, il più bello, il più unico.
Sentiva il suo profumo invaderla. Sentiva le sue mani intorno alla sua
vita.
Quei pochi minuti, quegli istanti le sembravano interminabili. Le
sembravano i più lunghi della sua vita.
Il suo calore, il suo viso così poco distante, le sue mani che la
circondavano.
I sogni esistono, ma bisogna saperli cogliere. Esistono, ma svaniscono
presto. E dopo pochi minuti, uno forse due, la canzone
era finita.
Dovevano tornare lei dalle sue amiche, lui dai suoi amici. L’incanto
era finito. Evie doveva lasciare quel caldo
abbraccio.
Si staccarono e tornarono dai rispettivi amici. Si fermò
un attimo ferma, immobile. Allora non era un sogno. Non aveva sognato. Era lì, era sveglia. Aveva ballato con Matteo.
Lei, Cenerentola, aveva ballato con il Principe Azzurro.
Come in una fiaba, come in un film. Come in un libro
dove tutto finisce bene. Peccato che in quel caso non c’era la scritta
“the end”. Non era la fine della storia. Perché avrebbe sofferto ancora tanto,
avrebbe passato altre mille peripezie per ricevere di
nuovo un abbraccio simile. Ma Evie era sicura che
allora in fondo Matteo le voleva bene. Era sicura che
per un momento così allora valevano mille anni
d’attesa.
AEvie
“del ballo” non era rimasta una scarpetta, ma solo una gioia indescrivibile nel
cuore, un ricordo che non si sarebbe mai dimenticata: MAI.
FINE CAPITOLO 6
Eccomi
qui!! Che ne dite?? Voglio dire un grande grazie a
tutti quello che mi hanno recensito e che spero continuino
a farlo!!
Per Fanny chan: Ti ricopio la risposta che ti avevo scritto nello spazio recensioni ma kenn so se hai letto. “mi dispiace tantissimo che la mia ff ti abbia riportato alla mente
dei ricordi e che ti abbia fatto scoppiare in lacrime.. ma.. io posso dirti che
ti capisco! E non te lo dico solo così per dire, perchè ti capisco veramente. Perchè
la sai una cosa? Ora lo dico a te, ma lo dico anche agli altri lettori. Non
avrei voluto dirlo, ma ora ci tengo a farlo. Ecco:
all'inizio di questa ff c'era la scritta "è una
storia verosimile". Ecco, questa ff è la mia
storia. è tratta dalla mia vita, da quello che ho
passato e che ho provato nei 3 anni di medie. Ho pensato di scriverla, perchè scriverla mi serviva, mi serve. è
bello rivivere ogni momento così.. E allora ho pensato di scrivere (cambiando i
nomi) questa ff. Quindi Fanny sappi che mi dispiace tanto, ma penso di poterti
capire. Scusami, io comunque non ho fatto apposta! Un
bacio..Diddly”
È sconvolgente il fatto che i nomi
siano uguali! Io li ho cambiati.. Cioè il mio ex non
si chiamava veramente Davide e quello che m piace da 3 anni non si chiamava
nemmeno Matteo. Ma è sconvolgente come abbia azzeccato
i nomi!!
Un grazie anche a Nikichan(come ho già detto a Fanny è sconvolgente
il fatto che i nomi siano uguali! Io li ho cambiati..
Cioè il mio ex non si chiamava veramente Davide e quello che m piace da 3 anni
non si chiamava nemmeno Matteo. Ma è sconvolgente come abbia
azzeccato i nomi!!), a Cry90, ad Ayla, Sailormeila, Miao91, Elyna91, Julietta_Angel,
Valentina (grazie veramente a tutti per i complimenti.. che per me sono
esagerati|||| Comunque grazie.. continuate a seguirmi.. spero d nn deludervi!)
Ci
sono giorni nella nostra vita, nei quali tutto sembra andare stupendamente, nei
quali continuiamo a ripeterci “Allora forse i sogni esistono”, nei quali ci
sentiamo tremendamente stupidi per esserci lamentati della nostra esistenza.
Ma
ci sono anche giorni nei quali le nostre certezze spariscono, nei quali niente
sembra volgersi più per il verso giusto, nei quali ci ripetiamo che i sogni non
si avvereranno mai, nei quali cerchiamo di autoconvincerci che viviamo nel mondo
reale e non in un film dove tutto finisce bene.
E
allora la domanda che sorge spontanea é: ”Ma i sogni esistono o non esistono?”.
Perché non é possibile che si cambi idea ogni giorno. Perché é proprio così: un
minuto affermiamo fermamente che non viviamo in una fiaba, e il minuto dopo con
aria sognante esclamiamo “Ma certo che si avverano i sogni”. Siamo incoerenti.
Troppo incoerenti.
Non
aveva fatto altro che restare sul letto a sognare, a pensare al momento del
ballo, a quando aveva sentito le mani di Matteo sulla sua vita in quei giorni
di vacanza. Certo, si era goduta anche i regali di parenti e amici, ma il
pensiero di lei, Cenerentola, che ballava con il Principe Azzurro non l’aveva
mai abbandonata.
Era
ormai passata una settimana dall’inizio della scuola dopo le vacanze natalizie.
Tutti erano stati costretti ad abbandonare il dolce far niente, i dolci a non
finire, l’ozio più totale e a rimettersi lo zaino in spalle. A stare nuovamente
seduti per cinque o sei ore in un banco piccolo e scomodo, in quella classe
grigia, spoglia, triste.
Era
il 15 gennaio. Era la prima ora del 15 gennaio. Francese. Perfetto, francese!
Nella classe di Evie francese era l’ora di relax per eccellenza. La prof spiegava,
scriveva lavagne su lavagne e loro potevano fare di tutto, tanto la prof non se
ne sarebbe accorta. Non si capiva se proprio era convinta che tutti
ascoltassero le sue lezioni con diligenza o se era cosciente di ciò che
succedeva ma lasciava correre.
Ma
quel lunedì mattina nessuno sembrava essere disposto a far casino. Gli sguardi
assonnati, le occhiaie. Se ne stavano tutti seduti composti al proprio banco,
non una parola. In silenzio, scambiandosi solo qualche gesto ogni tanto. Niente
fogliettini che giravano, niente scambi di posto, niente urla, niente
chiacchiere, nessuno che cercava di scopiazzare all’ultimo minuto i compiti di
italiano.
La
seconda B sembrava non essere neanche più la stessa.
Erano
passati gia circa 20 minuti e Evie giocherellava con una penna rotta. Persino
Arianna, la sua compagna di banco, nonché la più scatenata della classe almeno
tra le femmine, sembrava dare segni di vita quella mattina.
La
porta si aprì ed entrò Lara spettinata e con il fiatone. Era suo solito
arrivare in ritardo.
Credo
di aver compiuto un grande errore: non vi ho ancora presentato Lara!!
Era
una ragazza bionda, né grassa né magra, slanciata e aveva un hobby preferito:
leggere, leggere e leggere. Persino durante le lezioni prendeva
un libro, che era estremamente variabile (poteva essere un fumetto, cosi come
un giallo, un libro d’avventura), si immergeva nella lettura ed entrava in un
mondo completamente diverso. Era sconvolgente anche la velocità con la quale
finiva ogni libro.
Quando
leggeva era nel suo mondo, lontano dalla scuola, dalle interrogazioni dei
professori, dalle verifiche, dalle noiose spiegazioni.
E
quando un professore le domandava ad esempio “Lara, che cosa ho appena detto?”
lei si guardava intorno con aria smarrita, ma poi magicamente riusciva a
rispondere. Era pazzesco come riusciva a essere distratta ma allo stesso tempo
attenta. Inspiegabile, sconvolgente.
Forse
vi sarà sembrata un po’ strampalata. Lara non era strampalata, era
semplicemente originale. Ed era per questo che si distingueva un po’ dalle
altre e, a volte, era costretta a subire anche le prese in giro dei compagni.
Ma lei non ne faceva un peso. Rispondeva o a tono oppure faceva finta di
niente.
Lara
sapeva pero essere anche una grande amica. Era spiritosa al punto giusto, simpatica,
spontanea. Non era una di quelle persone che se la tirano o che ti usano solo
quando ne hanno bisogno. Assolutamente no.
Insomma,
se dovessi descrivere Lara in una sola parola, direi mitica. Lara era mitica,
era veramente grande. E quando dico grande non intendo solo fisicamente.
La
descrizione di Lara non é un particolare inutile. No, affatto. Perché se fino a
questo momento é stata trascurata, Lara é una persona molto importante.
É
una di quelle poche persone che Evie considerava amiche vere, oltre a Giulia
naturalmente, a Katia e a Maria. Una persona che é sempre presente, pronta a
farti ridere ma a darti anche una spalla su cui piangere.
Lara
con un flebile “Scusi il ritardo professoressa” entro e raggiunse il suo posto.
Evie
riprese a pasticciare non curante il libro di francese, mentre svolgeva ad alta
voce un questionario. Se non altro imparava qualcosa. Sempre meglio che stare lì
a guardarsi intorno.
-
Tieni -. Arianna le appoggio sul banco un bigliettino accartocciato. Chi poteva
averle mandato una cosa simile? Evie lo srotolò e quello che lesse la lasciò a
dir poco sbalordita.
Sul
foglio a quadretti, sorgeva l’inconfondibile scrittura di Matteo. “Ti vuoi
mettere con me? Risp by Matti”
La
testa iniziò a girarle come una trottola, le gambe erano molli, il cuore
batteva all’impazzata. Non era possibile. Il ballo.. e ora quel bigliettino!
Cosa stava succedendo? Non poteva essere vero che tutto quello che aveva sempre
sperato, sognato si stesse avverando nel giro di poche settimane.
“Non
può essere vero!” Si girò verso Matteo: la guardava serio, senza ridere. “Ma..
non sta ridendo! Il suo sguardo é così.. così serio! Non é possibile che mi
stia prendendo in giro! In fondo anche l’altra volta mi sembrava tutto così
irreale.. ma era vero! Ho ballato con Matteo e non era un sogno. Lui mi
stringeva; sentivo il suo calore. Magari si é accorto che io in fondo gli
piaccio! Avanti Matteo mi vuole bene.. non mi prenderebbe in giro in questo
modo!” Il cuore le batteva e il fiato le mancava. Si sentiva tre, ma anche
cento, metri sopra il cielo.
Afferro,
quasi tremando, la penna nera e scrisse: “Certo!”.
Non
era uno scherzo: ne era sicura. Matteo non avrebbe mai potuto farle una cosa
simile. No, non lui.
Lancio
il bigliettino in direzione del suo banco. Si sentiva così agitata. Ma vi
rendete conto? Lei si stava per mettere con Matteo! Matteo, l’unico ragazzo che
era riuscito a farla innamorare. L’unico che la faceva girare la testa per
qualunque cosa, che la faceva sentire così insicura.
Il
bigliettino le ricadde davanti. Si appoggio sul libro di francese. Lo apri,
tremando. “Era uno scherzo, scema! Ci sei cascata come un pollo!”
La
penna le scivolò dalle mani, il bigliettino le ricadde davanti. Così come era
arrivato. Non era possibile! Lei lo conosceva bene Matteo: non avrebbe mai
potuto fare uno scherzo simile. Matteo era un ragazzo sì un po’ spiritoso, che
amava scherzare e a volte fare un po’ il buffone con i suoi amici ma il vero
Matteo era dolce e simpatico.
E
poi sapeva ciò che provava Evie, non avrebbe mai potuto ferirla in questo modo!
Una spada le aveva trafitto il cuore. Una spada.
Potente,
terribile, l’aveva colpita nel profondo. Distrutta, annientata, come quella
volta della scritta. Anzi, ancora peggio.
Perché
in quel momento si era illusa che dopo il ballo qualcosa fosse cambiato, che
fosse nato qualcosa di speciale.
E
mentre fino a qualche minuto prima le sembrava che i sogni esistessero eccome,
in quel momento tutte le sue speranze, i suoi sogni erano scomparsi.
“Scusa,
Evie!” Katia le aveva sbadatamente pestato il piede.
“Niente”
C’é
gente e gente a questo mondo. C’é gente che ti pesta il piede e ti chiede scusa
e c’é chi ti prende a calci il cuore e neanche se ne accorge.
Avrebbe
voluto urlare al mondo intero il suo dolore. A tutti quanti fare capire quanto
era stronzo Matteo. No, basta. Stava degenerando. Matteo non era stronzo, non
capiva solamente quando non doveva più scherzare.
Vi
capita mai di lottare con voi stesse? Ossia una parte di voi vi dice di fare
una cosa, e l’altra un’altra. Accade quello che nei fumetti viene rappresentato
con l’angioletto e il diavoletto.
Ed
ad Evie succedeva proprio cosi. “Lo odio! Adesso vado lì e gli faccio vedere
io! Mi ha derisa.. Io..” Le diceva una parte. “No, Matteo non é cattivo. Lui in
fondo mi vuole bene. Sono solo io che devo imparare a non prenderlo sul serio.
Ed ad avere un po’ più di senso dell’ironia. Voleva solo scherzare!” Era ‘
l’angioletto ’ che c’era dentro di lei.
Il
diavoletto le diceva di fargliela pagare. L’angioletto le diceva di perdonarlo.
Il
diavoletto le diceva: odialo. L’angioletto le diceva: amalo, ancora.
Il
diavoletto le ripeteva che doveva reagire, fare vedere a tutti che lei non si
faceva annientare da uno così. L’angioletto le ripeteva che era inutile, tanto
lei avrebbe continuato ad amarlo, sempre e comunque.
Il
diavoletto diceva che doveva farsi valere, insultarlo. L’angioletto le diceva
di sfogarsi, di piangere.
Diavolo
contro angelo. Angelo contro diavolo. Chi vince? Chi vince: la parte buona o
quella cattiva? Buona… o cattiva. Cattiva.. o buona.
Driiiiiin.
La campanella. Che dava fine all’ora, ma che non poneva fine alle sue
sofferenze. E una lacrima le inizio a scivolare dolcemente sul viso. Una, e poi
due e poi tre. Quattro, cinque. E poi dieci, venti. Uno a zero per l’angioletto.
Poi le domande delle amiche, dei compagni. Di loro che volevano capire. Di loro
che non sapevano, non avrebbero mai potuto comprendere.
-
Matteo?- domando Giulia asciugandole le lacrime. Era chiaro ormai. Annui
timidamente. Era inutile parlare. C’era bisogno di dirlo che stava piangendo
per Matteo? Non era lapalissiano?
– Cosa ti ha fatto questa volta quel cretino? – fu Lara a prendere parola.
“Lasciate
stare il mio Matteo. Lui non é cretino. é solo ingenuo! Non é cretino!!”
Pensava Evie. Due a zero per l’angioletto.
Non
aveva la forza di parlare. Passo loro solo il bigliettino stropicciato.
-
Stronzo!! – fu il commento che usci dalla bocca di Katia. – Ma adesso gliela
faccio vedere io! -
-
No, Katia, no! – intervenne Evie con la voce strozzata, tenendo con
determinazione l’amica per la maglietta. – é inutile.. solo inutile! Non
cambierebbe niente! – Deglutì un attimo. – Con le persone come lui.. non c’ é
niente da fare! – Un punto per il diavoletto. Due a uno.
L’ultima
lacrima le solcò le guance. “ Al diavolo Matteo! Te la farò pagare.. eccome!”
Due per il diavoletto. Due a due. Il primo tempo si era concluso. Pari.
Vi
ricordati la domanda che ci siamo posti ad inizio capitolo? ”Ma i sogni
esistono o non esistono?”
Io
penso che in fondo una risposta ci sia. I sogni esistono. Già.
Ma
non capitano spesso. La vita riserva ad ognuno di noi tristezza cosi come
gioia, momenti felici così come momenti tristi.
Ci
dona quello che sogniamo, come un ballo e qualche settimana dopo ci offre tanto
dolore, come uno stupido scherzo.
Ma
quando siamo abbattuti l’importante é non lasciarci vincere dalla tristezza e,
a volte, saperci anche accontentare. Perché prima o poi la vita darà qualcosa
anche a noi.L’importante é tenere
sempre una certezza nel cuore: i sogni esistono. Basta solo saperli aspettare.
FINE CAPITOLO 7
Ciao a tutti! Se non si fosse
capito il punto dove c’ é scritto “Uno per l’angioletto. Uno a zero”
ecc… é come se ci fosse una partita
metaforica tra angioletto e diavoletto, tra “la parte buona” e quella “cattiva”
di Evie.
Chiedo scusa se ci saranno
alcuni errori di grammatica, come soprattutto la mancanza di accenti. Ma ho
scritto questo capitolo al mare con il computer portatile. Dato che il computer
é molto molto vecchio, non sono riuscita a capire come si mettevano gli
accenti. Prima di pubblicarlo, l’ho riguardato e li ho messi dove era
necessario. Ma se mi fosse sfuggito
qualcosa, vi prego di
scusarmi!
Un ringraziamento speciale per
tutti i miei lettori.
Elyna91
Miao91 o Winnythebest:
Julietta_Angel
Sailormeila
Ayla
Zakurochan
Fanny
chan
Niki
chan
Cry90
Valentina
Ci tengo a rispondere ad Ayla, che giustamente ha trovato un po’ insolito il fatto
che Evie e Matteo abbiano
ballato senza neanche rivolgersi la parola.
xAyla: Innanzitutto ringrazio te, come tutti gli altri
lettori, di continuare a seguirmi. Comunque per la
storia del ballo: lo so che é
un po’ irreale il fatto che abbiano
ballato senza neanche rivolgersi la parola. Ma diciamo che ho preferito
analizzare quel momento dalla parte di Evie, sottolineando ciò che provava e sentiva, piuttosto
che scrivere parole o frasi che avrebbero rotto “l’incanto” del momento. Comunque grazie mille.. Continua a recensirmi (se puoi!!!) e
a darmi anche il tuo parole! ByeByeDiddly
Veramente un grande
ringraziamento a chi mi ha recensita, sostenuta fino a questo punto e anche a
chi lo farà in futuro. Ci tengo a dire che le vostre
recensione sono stupende e mi fa veramente piacere ricevere così tanti
complimenti, che mi spingono a continuare. Grazie di cuore!
Ci sono volte nelle quali alla fine a predominare é l’angioletto. É quella
parte buona che c’é in ognuno di noi. Ci sono volte, invece, nelle quali alla
fine vince il diavoletto, vince la parte cattiva, vendicativa.
E ci sono quelle volte in cui la rabbia s’impossessa di noi. In cui non
capiamo piu neanche che cosa stiamo facendo. Perché siamo accecati dall’odio.
L’unico nostro obiettivo é quello di far soffrire chi ci ha fatto soffrire. Di
ferire chi ci ha ferito. Di far vedere a tutti chi siamo, di dimostrare che noi
non ci facciamo sottomettere.
Perché ci sentiamo tanto deboli. Troppo. Allora ricorriamo a nasconderci
sotto quella maschera da “duri”, da forti. Sotto quella maschera che non ci
appartiene e che ci mostra agli altri cosi come non siamo.
Pensiamo che l’unico modo per sentirsi meglio sia vendicarsi. Rendere pan
per focaccia.
Ora gliela faccio vedere io.. a quello!!” Pensava Evie. Il cuore pieno di
rabbia, gli occhi appannati dalle lacrime. Era cieca. Cieca. Troppo cieca per
vedere che facendo così avrebbe fatto male solo a se stessa.
“Evie.. non fare così!! Lo sai che tu
ami Matteo. Dici cento cose, ma di queste non ne pensi nessuna. Non fare la
forte Evie, quando non lo sei. Mostrati agli altri cosi come sei! Vendicandoti
non cambierà niente.. L’unica che ci perderà sarai solo tu. Solo tu.” La voce
dell’angioletto cercò di convincerla. Avrebbe solo sbagliato!
“So io, solo io ciò
che devo fare. Vendetta. Solo provando potrà capire come ci si sente ad essere trattati
come un essere insignificante. A trovarsi accanto persone
che se ne sbattono dei tuoi sentimenti. Solo così.. Solo così potrà capire!
Vendetta.” Evie era anche sorda. Avrebbe dovuto ascoltare quella voce
interiore. Quella parte buona di lei che emergeva ancora.
Ormai però aveva vinto il diavoletto. Non c’era niente da fare. Nulla.
- Vai Evie! Fatti
valere! Non farti mettere i piedi in testa da quello!! -
Erano le frasi
incoraggianti delle sue amiche.
Così quella mattina
di gennaio, Evie decise di vendicarsi. Perché in quel momento la vendetta le
sembrava la strada più rassicurante e meno scoscesa. Era la strada meno
scomoda. E soprattutto pensava che l’avrebbe fatta contenta.
Entro a scuola
arrabbiata, vendicativa, ma anche felice. Per la prima volta si sentiva forte,
al centro dell’attenzione! Lei, Evie, avrebbe dimostrato a tutta la seconda B
che non si faceva annientare da un ragazzoccio non ancora cresciuto.
La prima ora per
fortuna era buca. Mancava la professoressa d’inglese. Meglio, avrebbe avuto più
tempo per mettere in atto il suo piano.
Prima fase: colpirlo
nei suoi punti deboli.
“Vuole la guerra? E guerra sia!” Pensò avvicinandosi
determinata alla lavagna. Afferro il gessetto bianco e con mano sicura inizio a
scrivere: Matteo = nano. Le sue amiche iniziarono a ridere.
Ma fu proprio in quel momento, tra le risate sue e delle
sue amiche, che una voce la raggiunse. Era Matteo.
- Ehi raga! Avete visto quanto é brutta Evie? E poi
soprattutto quanto é piatta? – La sua voce, mentre rideva e scherzava.
L’aveva voluto lei pero. L’aveva provocato e lui aveva
risposto. La colpa in quel momento era di tutte e due.
Si senti per un attimo una fitta al cuore. Ancora quella
spada. Quel dolore. Ancora la voglia di piangere, di sfogarsi. Di dirgli che lei
lo amava; che lo avrebbe amato sempre e comunque. Ma dall’altra parte il
desiderio di fargliela pagare cara, di vendicarsi.
- Pensa di far ridere? – Esclamo voltandosi verso le sue
amiche. Gia. Perché lei doveva mantenere la maschera da dura. Non avrebbe mai
osato ammettere davanti a loro che quell’affermazione l’aveva distrutta. No.
Lei doveva essere forte. Non doveva cedere davanti a Matteo..
E con tutta la forza che le rimaneva si volto verso di lui
dicendo:
- Fanculo! -. E poi si giro verso le sue amiche che la
sostenevano, che dicevano “Evie sei grande!”. Grande.. Grande un corno! Si
stava comportando come una bambina. Una stupida bambina!
Una palla di carta le cadde ai piedi. La raccolse. Su quel
foglio stropicciato sorgeva ancora la scrittura di Matteo. Ancora, come il
giorno prima.
“ Guarda che ho
sentito cosa hai detto.. Mica sono sordo! “
Ha sentito? Bene. Perfetto. Era quello il suo intento. Che
avrebbe dovuto dirgli?
Scrisse velocemente : “Sono contenta”. Se solo si fosse un attimo a ragionare...
Se solo si fosse tolta quella maschera da dura che non le apparteneva.. forse
avrebbe potuto dirgli quello che la vera Evie pensava. Avrebbe potuto
scrivergli: “Scusa.. ho sbagliato! L’ho fatto solo per sentirmi forte.” Avrebbe
potuto dirgli la verità. Ma no. No, no! Lei doveva fare la figa! Doveva fare il
boss del gruppo! Le sue amiche la acclamavano e la sostenevano! Mica poteva
deluderle in quel modo..
“ Smettila di fare
la forte.. Fai solo ridere!” La
risposta di Matteo. Aveva perfettamente ragione quel ragazzo.
Prese ancora la penna. “ E tu la devi smettere di
prendermi in giro!”
“ Ma quando mai ti
ho preso in giro?”
Ora stava veramente perdendo la pazienza. Non solo la
derideva: la prendeva per i fondelli. No. Ora doveva pure fare il santarello e
dire che non l’aveva mai fatto. Falso. Bugiardo. Se
per un momento aveva pensato di chiedergli scusa, ora la rabbia le stava risalendo
alle stelle. Innamorata sì. Babba no.
“ No, guarda! Non mi hai mai preso in giro.. Fare finta di
metterti con me non é prendermi in giro? Deridermi continuamente, scherzare su
di me, su quello che provo con i tuoi amici... Questo non é prendermi in giro?
Avanti Matteo é un anno che mi pigli per i fondelli! ”
Scrisse velocemente, con rabbia, quasi bucando il foglio.
“ A me piace
scherzare.. e poi comunque non mi sembrano tanto gravi!”
Diceva cosi la risposta di Matteo.
Non gli sembravano tanto gravi? NO? Non era grave per lui
il fatto che Evie piangeva spesso, che soffriva? Non era grave per lui il fatto
che in quel momento erano lì ad insultarsi praticamente? Beh, per lei si. E
anche tanto.
“ Non ti dispiace neanche un po’ che io soffra tanto?”
Evie voleva sapere la verità. Voleva capire cosa frullava nella testa di quel
ragazzo.
“ Senti Evie.. Io
voglio solo divertirmi con i miei amici.. Del resto non me ne frega niente!
”Finiva cosi il loro discorso via
bigliettini. Cosi. Scrivere quelle parole o scrivere “Senti Evie di te non me
frega assolutamente niente! Sei un minuscolo puntino quasi inesistente nella
mia vita” era la stessa identica cosa. Glielo aveva detto. A lui di lei non
gliene importava niente. Divertirsi con i suoi amici, era questo l’importante
per lui? Divertirsi in qualunque modo.. Deridendo gli altri anche se
necessario.
Evie afferrò la penna nera e cercò di scrivere qualcosa.
Doveva rispondergli a tono, dannazione! Quella volta sarebbe stata lei ad avere
l’ultima parola!
“é cosi? Sai Matteo io posso vivere benissimo senza di
te!” Fece per lanciarlo nella sua direzione ma..
qualcosa la fermò. Qualcosa le immobilizzò il braccio. Le impedì di lanciarlo.
Lo sapeva benissimo che non era assolutamente vero. Senza
lui, lei non poteva vivere. Senza lui si sentiva inutile. Lui era una delle
persone più importanti che avesse incontrato. Non era vero che non gliene importava
niente. Mandandogli quel bigliettino avrebbe detto solo l’ennesima bugia. No,
non avrebbe compiuto ancora una volta un errore. L’accortoccio e lo strinse tra
le mani.
“…Lo sai che tu ami Matteo. Dici cento cose, ma di queste
non ne pensi nessuna. Non fare la forte Evie, quando non lo sei. Mostrati agli
altri cosi come sei! Vendicandoti non cambierà niente.. L’unica che ci perderà
sarai solo tu. Solo tu. ” Si ricordò di ciò che le aveva detto la sua vocina
interiore, quella buona quella mattina.
Si accoccolò tra due banchi e scoppio in lacrime. Mentre i
compagni ancora una volta cercavano di consolarla. Mentre le sue amiche non
riuscivano forse a capire cosa le era successo. Non avrebbero mai potuto
comprendere che quella che avevano visto quella mattina, quella persona forte,
vendicativa, arrabbiata, non era la vera Evie.
Lara le prese il foglio di carta e lo lesse assieme ad
Ilaria.
- Non piangere per uno.. uno cosi! – Le si avvicinò
Ilaria.
Ma Evie non ascoltava. Piangeva, si sfogava. Lei non piangeva
solo per ciò che aveva detto Matteo. Anche per quello, ma non solo. Piangeva
perché aveva cercato di essere quella che non era. Piangeva perché si rendeva
conto di aver sbagliato. Perché nasconderci dietro una maschera può anche farci
felici inizialmente, ma non potremo mai essere quello che non siamo. Mai.
FINE
CAPITOLO 8
Forse è un po’ cortino come capitolo.. Ma io
preferisco spezzettare la storia in più capitoli, approfondendo meglio però la
scena, che mettere tante cose in unico capitolo che riesca di diventare troppo
confuso! Vi chiedo ancora scusa per la mancanza di accenti.
Come già detto nello scorso capitolo, ribadisco che ho
scritto questo capitolo al mare su un computer vecchissimo dove non ho capito
come si inserivano gli accenti. Tornata a casa ho
cercato di rimediare con la correzione automatica ma, se mi dovesse essere
sfuggito qualcosa, abbiate la pietà di perdonarmi! Specialmente gli accenti
nella parola “così”, che il correttore automatico, non so perché, non vede!
Ringrazio come al solito i supermegafantastici
lettori, che veramente mi danno un grande appoggio. Sono contenta che nello
scorso capitolo sia piaciuto diciamo “la lotta interiore” di Evie. Mi definite “Bravissima”, “Spaziale”; dite che questa
mia ff è “Bellissima”, “Stupenda”: veramente non so
come ringraziarvi. Lo so che sto diventando ripetitiva, ma non sapete quanto
leggere queste vostre recensioni sia bello!
Ora è meglio che la
finisco qui, perché vi starete rompendo!!
Comunque GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE (L’abbiamo capitolo!!
Nd_lettori)
Un bacione-one-one-one (Scusatemi..
oggi sono un po’ pazza! Nd_diddly)
Alla fine del capitolo ci saranno
alcune strofe (non tutte) di una canzone. Per informazione, la canzone è “Io ci
sarò” degli 883.
Non voglio
perderti
Capitolo 9
A volte
andiamo avanti per giorni, anche per settimane, a percorrere una strada.
Improvvisamente però ci accorgiamo di aver sbagliato. Capiamo che il percorso
che abbiamo intrapreso è stato solo uno stupido errore. Un altro di quegli
errori che compiamo in quel lungo cammino chiamato vita.
E quando
ci rendiamo conto del nostro sbaglio ci sentiamo
tremendamente stupidi, idioti. Ci sentiamo il mondo cadere addosso. Tutto
quello che per giorni abbiamo reputato giusto si
mostra sbagliato. Ci sentiamo smarriti, persi. Non sappiamo più cosa fare, dove
andare. Ci domandiamo “E adesso?”.
La paura
più grande però rimane sempre una, una sola: “Non sarà
troppo tardi per tornare indietro?”
Già. Perché se in qualche modo il nostro errore ha portato conseguenze
solo su noi stessi ci sentiamo un po’ più tranquilli. Insomma abbiamo
sbagliato noi e noi dobbiamo pagare. Ma se il nostro
sbaglio ha portato conseguenze anche su chi ci sta accanto allora è tutto
diverso.
Abbiamo
paura che qualcuno non sia disposto a perdonarci, a comprenderci. Abbiamo paura
che ormai quel che fatto è fatto.
Forse però
non è solo paura. È anche orgoglio. Ci rendiamo conto che non abbiamo sbagliato
solo noi. E allora perché dobbiamo essere solo noi a
chiedere perdono? Questo non è per niente giusto. Ma se qualcuno non fa il
primo passo non si arriverà mai a un compromesso.
È pazzesco
come sia facile litigare, insultare le persone e come
invece risulti tremendamente difficile fare il primo passo e dire: “Lo ammetto:
ho sbagliato”. Sempre colpa di quel sentimento che chiamano
“orgoglio”.
“Mi
arrendo” Evie, camminando quella mattina tra le strada della sua città, rifletteva. Aveva deciso di
chiedergli scusa. Aveva deciso di togliersi la maschera da dura, da forte.
Basta. Era stanca di fingere.
Lei amava
Matteo? Sì. Ed era inutile fingere che non fosse vero.
Lei non
poteva vivere senza di lui? Sì. Era stupido fare credere che a lei di lui non
gliene fregava niente.
Si sentiva
tremendamente stupida. Una vera idiota.
A cosa era
servito scrivere alla lavagna “Matteo=nano”?
A cosa era servito litigare? A cosa era servito fare finta
di odiarlo, quando non era vero?
Che
stupida che era stata! Cosa aveva pensato che potesse
cambiare vendicandosi?
Nulla. Non era cambiato nulla. Matteo non si era innamorata di lei
perché si era mostrata forte. Matteo non aveva neanche detto: “Scusa ho
sbagliato”. Non si era neanche dispiaciuto che lei soffriva,
che lei aveva pianto. E allora a che cosa era servito?
Qualcuno era in grado di dirlo?
Scrivere “Matteo= nano” e scatenare un litigio, l’aveva forse fatta
sentire realizzata? No. Forse solo in un primo momento. Anzi
aveva dato solo l’impressione di essere una ragazza superficiale, che si basava
solo sull’aspetto fisico.
Anche se
Matteo era un po’ basso a lei non gliene fregava
niente. A lei piaceva così come era. Così non un centimetro
in più, non uno in meno. Non gliene importava niente se tutti dicevano che era nano. A lei piaceva così. Non gliene
importava niente se era l’opposto del ragazzo ideale
di molte ragazze: alto, biondo, occhi azzurri.
A lei
piacevano i suoi occhi marroni come mille, i suoi capelli castani comuni, la
sua statura. Lei lo amava perché era lui. Perché era così come
era.
Lei amava Matteo, amava i suoi pregi e i suoi difetti. Amava
tutto di lui. Tutto.
**************
Per quanto
possa essere difficile ricacciare indietro il
diavoletto e lasciare che sia l’angioletto a prendere il controllo su di noi,
riuscire ad ammettere davanti agli altri di aver sbagliato non ha confronti.
Riconoscere
“pubblicamente” i propri errori richiede veramente un
grande impegno. Significa ammettere davanti a tutti che si è sbagliato.
Significa ammettere di aver finto fino a quel momento.
- Evy
avanti! Non puoi perdonarlo.. Perdonarlo significa.. –
Ilaria era abbastanza contraria alla decisione dell’amica.
- Ila, lo
so che significa! Perdonarlo significa ammettere davanti a tutti che io Matteo
lo amo ancora. Che io pendo ancora dalle sue labbra. Che ho fatto solo finta di averlo dimenticato! – La
interruppe bruscamente.
- Sei troppo buona, Evie! – Era Katia a parlare questa volta. – Eccolo che arriva! –
Riprese indicando Matteo da lontano.
Evie si
allontanò, senza proferire parola, dalle sue amiche, dirigendosi con passo
sicuro verso Matteo.
“Ma che diavolo sto facendo?” Si fermò un attimo. “Mi
presento lì davanti a lui.. e che cosa gli dico? Gli
faccio ‘Tutto quello che ho detto ieri erano solo
bugie!’ e lui dovrebbe credermi? Non mi reputerebbe una pazza? E poi comunque, che motivo avrebbe di perdonarmi? A lui di me non
gliene frega niente.. Niente! L’ha detto ieri!”
“Giusto Evie! Hai proprio ragione.. Che
cosa gliene frega a lui di te? Nulla! Lascialo perdere quello! Lui non ti
vuole. Non capisci? Sei proprio tonta allora! Se ti perdonerà sarà solo per poterti sfruttare! Perché secondo te lui ti resta amico? Vuole solo il tuo aiuto
nelle verifiche, nelle interrogazioni. Nient’altro Evie!
Tu per lui non rappresenti niente!” Il diavoletto aveva
espresso il suo parere. Crudele. Insensibile. Diabolico.
E se
era quella la verità? Se veramente Matteo la sfruttava
solo per la scuola? Se il diavoletto aveva ragione?
“Ascolta Evie! Non perdonarlo.. Lui vuole
solo le tue verifiche! Non sbagliare!” Ancora quella voce crudele. Ancora la parte cattiva di lei che riemergeva. “Ti diverti a
fare la figura dell’imbecille davanti a tutta la classe? Ti prenderanno tutti
in giro! Ti reputeranno ‘la deficiente che sbava
dietro a Matteo’!” Orgoglio. Era solo inutile
orgoglio. Lo sapeva lei che doveva perdonarlo. Lo sapeva che per il suo bene
doveva chiedergli scusa.
“ZITTO!” Evie cercava di mettere a tacere
quella voce cattiva. “Sono solo bugie! Matteo mi vuole
bene, non solo per le verifiche! Io lo amo: è la verità. E
non posso fingere che non sia vero! Ora vado lì e gli chiedo scusa”. Basta.
Quella era la sua ultima parola. Non avrebbe sbagliato ancora. No. Quella volta
l’angioletto avrebbe vinto.
- Ciao Evie! – Matteo, passandole accanto, l’aveva salutata con
tono di sfida. Le passò oltre dirigendosi verso i suoi amici.
- No,
Matteo, aspetta! – Lo afferrò per un braccio impedendogli di andarsene. Non l’avrebbe
lasciato scappare. Doveva dirgli quello che pensava.
Si voltò e
la guardò senza proferire parola. Poi prese coraggio e parlò.
- Hai
qualche problema se sono un po’ basso? – Esclamò.
Evie
rimase ferma, per un attimo in trance. Confusa. Non
aveva mai pensato che le sue parole potessero in qualche modo ferire Matteo.
Appena lui aveva detto “Ma quanto è brutta Evie?” si
era sentita morire. Una spada le aveva trafitto il
cuore. Ma non aveva mai pensato che ciò che aveva scritto alla
lavagna avrebbe potuto in qualche modo provocare gli stessi effetti su Matteo. Quanto era stata stronza. Aveva
ragione lui. Era stata colpa sua. Solo colpa sua!
Non sapeva
più cosa dire. Se ne stava lì impalata continuando però a tenergli il braccio. Che cosa si aspettava? Che Matteo le si
inginocchiasse chiedendogli perdono? O che le dicesse subito “Sì certo.. Scuse accettate!”?
Perché
non sapeva più che cosa dire? Che accidenti si
aspettava che succedesse?
Lui si
liberò facilmente dalla presa e se ne andò verso il
gruppo di compagni. Non era riuscita a dirgli quello che pensava. Non era
riuscita a chiedergli scusa. Non era nemmeno riuscita a dirgli: “Non penso che
tu sia basso. Non me ne importa niente.. Mi piaci così
come sei!”. Niente. Era stata zitta. Che fine avevano
fatto tutti i buoni propositi di quella mattina? Si sentiva tremendamente
inutile. Tremendamente stupida, sciocca. Si sentiva cattiva. Aveva ferito
Matteo, la persona che avrebbe non avrebbe mai voluto
ferire. E questo per che cosa? Per vendicarsi? Per
sentirsi forte? Per fare vedere a tutti che lei non si lasciava sottomettere? Orgogliosa.
Era solo una stupida ragazza orgogliosa.
Era ormai
pomeriggio. Se ne stava appollaiata sul letto, tenendo stretta il cellulare in
mano. Si trattava solo di premere quel tasto con scritto: “Invio”. Non era
molto difficile. Ma erano ormai quindici, forse anche venti, minuti che non si decideva a farlo. Sullo schermo un po’ appannato del
telefonino si leggeva: “Scusami sia per quello che ho detto che per quello che
ho fatto. Sono solo una stronza..
Ti ho detto un sacco di cose false: non merito neanche di essere tua amica. Mi
dispiace veramente tanto. Perdonami.”
Bastava
premere un tasto e quello smssarebbe
stato inviato.
Si fece
forza. “Coraggio, Evie!” Ricacciò indietro quell’ultima goccia di orgoglio
che le rimaneva e pigiò il tasto.
“Messaggio
inviato”. Perfetto. Ora bastava solo aspettare la risposta.
Bip bipbip. Il rumore del messaggio
irruppe nei suoi pensieri. Il cuore fece un balzo e iniziò a battere
all’impazzata.
“Un nuovo
messaggio ricevuto”.
Sul
display c’era scritto: “Mattycell”.
Perfetto: era lui.
“Il tuo
comportamento non lo digerisco.. Non ti capisco, Evie!”
Aveva
ragione. Come faceva lui a comprendere lei, se addirittura lei non si capiva da
sola? D’altronde però l’incomprensione era reciproca. Neanche lei capiva lui.
Si conoscevano ormai da un anno e mezzo eEvie non era ancora riuscita a capire se il vero Matteo era
quello da solo o quello con gli amici.
Digitò
velocemente qualche tasto. “Lo so.. Mi dispiace tanto
però. Credimi! Tv1mdb”. Inviato.
La
risposta non tardò ad arrivare. “Ok..
Perdonata! Tvttb”. Il cuore fece un ulteriore balzo e sul viso le comparve un sorriso.
Perdonata!
L’aveva perdonata! Matteo non era più arrabbiato con lei! Le rivennero in mente
le parole di una canzone ascoltata qualche giorno prima
alla radio.
Io non ti prometto
qualcosa che non ho
quello che non sono
non posso esserlo
anche se so che c'è chi dice
per quieto vivere
bisogna sempre fingere.
Non posso giurare
che ogni giorno sarò
bello, eccezionale, allegro,
sensibile, fantastico
ci saranno dei giorni grigi
ma passeranno sai
spero che tu mi capirai.
Non poteva
giurargli di non sbagliare più. No. Perché Evie come
tutti era umana. E sbagliare
è umano. Non avrebbe mai potuto essere quello che non era. Ma
poteva promettere che si sarebbe impegnata, cercando di non sbagliare. Sperava
solo che lui avrebbe potuto capirla. Comprenderla. E
perdonarla ancora.
Una cosa
però l’aveva imparata: non bisogna credere a chi dice “Per vivere bisogna
sempre fingere”. Forse per un certo senso avranno anche ragione. Ma prima o poi la maschera che indossiamo cadrà. E noi ci sentiremo inutili. Stupidi.
Ma se
siamo noi stessi, forse soffriremo di più, ma non ci pentiremo mai.
Sempre le
parole delle stessa canzone le rimbombarono nella
testa:
“Giuro ti prometto
che io mi impegnerò
io farò di tutto però
se il mondo col suo delirio
riuscirà ad entrare e far danni
ti prego dimmi che
combatterai insieme a me”
“Io
mi impegnerò Matteo. Te lo giuro. Ma se un giorno il
diavoletto dovesse di nuovo prendere il sopravvento
dentro di me.. Ti prego: promettimi che combatterai con me! Che saprai perdonarmi ancora!” Pensò. Aveva tanti dubbi in
testa. Forse troppi. Si domandava se avrebbero litigato ancora. Se sarebbe stata in grado di non sbagliare più. Di tenere a
bada la sua parte cattiva. Ma di una cosa era sicura:
non aveva sbagliato a chiedergli perdono. Assolutamente no.
FINE CAPITOLO 9
Buongiorno! Sono tornata (noooo..nd_lettori)
con un nuovo capitolo fresco “di stampa”. Un ringraziamento speciale in questo
capitolo va ai pochi lettori (Zakurochan, Ayla, Julietta_Angel) che hanno recensito gli scorsi capitoli..
Lo so che gli altri “recensitori” probabilmente sono tutti in vacanza..
Comunque grazie a chi mi recensisce come sempre, a chi leggerà in futuro questa
ffe anche a
chi, in ritorno dalle vacanze, leggerà questi capitoli. Fatemi sapere poi che
ne pensate!!
Come avevo già scritto
5 capitoli fa, quando avevo inaugurato la mia “ideona” di scrivere una song-fic
(sempre più o meno inerente allo storia) ogni 5 capitoli, ribadisco che in
questo capitolo diciamo che la storia si fermerà per un attimo e ci saranno sotto
forma di song-fic le riflessioni di Evie, scritte però in prima persona.
La canzone è “Non
capiva che l’amavo” di Paolo Meneguzzi.
Non voglio
perderti
Capitolo 10
Song fic 2
Qui seduto sul letto
ripenso a noi
a quei giorni che il vento ha portato via
quante sere passate allo stesso bar
con gli amici che adesso non vedo più
il suo sguardo era luce negli occhi miei
la sua voce era un suono dolcissimo
quante volte ho pensato di dirglielo
quante volte ho creduto di farcela.
Sono
qui seduta sul letto. Qui che ripenso a “noi”!.. Noi.. Possiamo definirci “noi”
io e te, Matti?
Ripenso
a quando ci siamo conosciuti per la prima volta. Alla tua figura timida e
impacciata che mi si è presentata davanti esclamando: “Ciao.. Mi chiamo Matteo
e tu?”. Ti sei scaraventato come un temporale nella mia vita. Hai sconvolto la
mia esistenza. In pochi mesi hai conquistato il mio cuore, mi hai resa tua. Ho
lasciato Davide, ho iniziato a rincorrerti.. tutto per arrivare a te! Tu, il
mio punto di riferimento.. L’unico ragazzo che fin’ora è riuscita a
conquistarmi in questo modo.. L’unico così importante da farmi piangere!
Ripenso
a quei giorni che “il vento ha portato via”. Ripenso a quando io e te, Betty e
Antonio uscivamo insieme. Giravamo per la città senza una meta e qualche volta
ci accomodavamo sui tavolini di un bar. Stavamo tutto il pomeriggio a ridere, a
chiacchierare, a scherzare. Che cosa è cambiato da allora? Che cosa è cambiato
tra di noi? Mi sono innamorata di te.. è questo che ha sconvolto la nostra
amicizia? Non possiamo più essere “spensierati” come una volta? Mi sembra
passata un’eternità da quei pomeriggi! Siamo ancora amici ma.. qualcosa è
cambiato!
Perché
non usciamo più insieme? Perché, Matti? Mi ricordo sai.. Sembrava che tu ci
provassi con me! Ho ancora, come il bene più prezioso, la tua classifica delle
ragazze della prima media. Sorge la tua inconfondibile scrittura con scritto
“Evie 10, Betty 10” e tutte le altre meno di 7. Che significavano quei voti?
Possibile che io fossi così “invaghita” di Davide da non accorgermi di te?
Forse
se non fossi stata così stupida da rovinare tutto io e te ora potremo essere
insieme.. Felici e innamorati.. Quante illusione, quanti stupidi sogni
continuano a frullarmi nella testa. Io e te insieme, felici.. ma chi voglio
prendere in giro?
Ore in macchina a parlare sotto casa sua
si rideva si scherzava e non capiva che
non capiva che l'amavo
e ogni volta che soffriva io soffrivo
quante notti ho pianto senza dire niente
perché perché perché perché.
Non capiva che l'amavo
e ogni volta che non c'era io morivo
quante notti ho pianto senza fare niente
e mi nascondevo all'ombra di un sorriso
non capiva che l'amavo.
Ore
a parlare a scuola, durante l’intervallo. Ore a chiacchierare per strada,
seduti ai tavolini di un bar, sotto casa tua. Scherzavamo, ridevamo, ci
prendevamo anche in giro. E ancora oggi parliamo, chiacchieriamo, ci
divertiamo.
Ma
tu non hai mai capito quanto ti amo. No. E forse non riuscirai mai a capirlo.
Te
l’ho ripetuto tante volte, te l’ho scritto in tante lettere ma.. tu non hai mai
capito quanto ti amavo, quanto ti amo! Pensi che la mia sia stata ed è solo una
stupida cotta adolescenziale. Una di quelle stupide cotte che vanno e vengono.
Un giorno ti piace uno, un giorno l’altro. Ma per me non è così! Non riesci a
capire, vero?
Non
riuscirai mai a comprendere?
Per
me esiste solo un unico ragazzo, un’unica persona. Una sola persona, unica e
insostituibile, che occupa il mio cuore: TU. Non esiste nessun altro. Tu, solo
tu, sei riuscito a entrare nel mio cuore. Tu sei entrato nella mia anima e mi
hai fatto buttare la chiave! Non lo capisci questo, vero?
Le
altre ragazze cambiano obiettivo. Un mese gli piaci uno, un altro mese un
altro. A me invece un mese mi piaci tu, e l’altro ancora mi piaci sempre tu. Tu
sei l’unico. Tu sei speciale. Sei insostituibile. Tu.. sei il mio mondo.
Il ricordo è una lama
nell'anima
un dolore che brucia senza pietà
Il suo nome vivrà nell'eternità
come un segno profondo e indelebile
Ricordi..
Ricordi.. Che cosa sono i ricordi? Scene di vita che ti si elencano nella
mente. Flash, immagini, più o meno offuscate che mantengono in vita il nostro
passato. A volte belli, allegri e altre brutti. Ricordi che come una lama
mantengono in vita quei momenti tristi. Che a volta fanno male. Tanto.
Tu
vivrai per sempre dentro di me. I ricordi che mi legano a te non verranno mai
cancellati. Sia quelli brutti, che quelli belli. Rimarranno per sempre incisi
nella mia mente, nel mio cuore, come su una cassetta. Una cassetta che io potrò
sempre riascoltare.
Il
tuo nome, Matteo, rimarrà per sempre inciso dentro di me, come un segno
indelebile, impossibile da cancellare. Matteo.. Un nome tanto comune. Quanti
“Matteo” esistono in questo mondo? Tantissimi, troppi. Ma per me solo tu sei
speciale, solo tu sei unico.
Credimi
Matteo, non ti dimenticherò tanto facilmente.. Amarti è fin troppo facile,
confessarlo è stato già più difficile, e… dimenticarti sarà veramente
impossibile!
Ore e ore a soffocare
tutto dentro me
mi parlava mi guardava
e non capiva che.
Non capiva che l'amavo
e ogni volta che soffriva io soffrivo
quante notti ho pianto senza dire niente, fare niente
perché perché perché
non capiva che l'amavo
e ogni volta che non c'era io impazzivo
quante volte ho fatto finta inutilmente
e mi nascondevo all'ombra di un sorriso
non capiva che l'amavo.
..non capiva che... l'amavo.
Quante
volte ho pianto? In silenzio, senza dire niente, soffocando tutto dentro di me.
Mi parlavi, mi chiedevi aiuto ma non capivi quanto io soffrivo.. Non sei mai
riuscito a capire che ogni tuo gesto, ogni tua parola per me era importante.
Non hai mai compreso che un tuo complimento mi mandava al settimo cielo e una
tua critica mi buttava giù. Non capisci che io ti amo come non ho mai amato nessuno.
Non capisci che io ti amo talmente tanto che sarei disposta a fare qualunque
cosa per te. E tutte le volte che mi prendi in giro.. Già! Mi sento distrutta,
annientata e cerco di far finta di niente, “di nascondermi all’ombra di un
sorriso”.
Non
voglio fare la figura sempre dell’idiota, noiosa, patetica ragazza che soffre
per niente, che piange per qualunque cosa. E allora che cosa c’è di meglio di
un falso sorriso?
E
quando la mattina a scuola scorgo il tuo banco vuoto e capisco che non ci sei,
mi avvicino timida ai tuoi amici e domando con un filo di voce: “Perché non c’è
Matteo?”. Spero sempre fino all’ultimo momento che mi rispondano “è solo in
ritardo.. adesso arriva” oppure “Entra alla seconda ora, perché aveva una
visita!”; spero sempre che mi dicano che arriverai e che è solo una questione
di una manciata di secondi. Ma il più delle volte mi sento rispondere che stai
male o che hai la febbre. E mi sento morire. Perché io senza di te non so che
cosa fare. Cerco di ripetermi: “Evie, si tratta solo di una o due giorni, poi
tornerà! E quando non vi vedrete più come farai, dannazione?”. Già. Faccio di
tutto per non pensarci. Ma quando dovremo dirci “addio”, forse per sempre, come
mi comporterò? Che cosa farò se io non sono capace di restare senza di te per
una mattinata? Per delle stupide ore di scuola nelle quali la maggior parte
delle volte non mi rivolgi neanche la parola, se non per chiedermi l’ora. Come
farò io, piccola stella indifesa, senza te, mio cielo, quando arriverà il
momento dell’addio?
Non capiva che l'amavo
e ogni volta che non c'era io impazzivo
quante volte ho fatto finta inutilmente
non capiva che l'amavo
non capiva che l'amavo
non capiva che l'amavo...
Ti
amo, Matteo. Te lo ripeterò continuamente, fino allo sfinimento, fino a quando
finalmente riuscirai a capire. Continuerò imperterrita a ripeterti ciò che io
provo e.. chissà che un giorno capirai, fino in fondo.
Sono
sicura che un giorno riuscirai a comprendere. Chissà che un giorno non dovrò
solo ripeterlo, ma anche sentirmelo dire. Un giorno forse, chi lo sa, quando ti
dirò “Ti amo, Matteo” sentirò rispondermi “Ti amo, Evie”. Un giorno forse,
chissà…
FINE CAPITOLO 10
Vi ho fatta un po’
aspettare.. Ma ora eccomi qui con un nuovo capitolo! Probabilmente sarà
l’ultimo prima di un lungo periodo in cui non scriverò più, perché vado in
vacanza! Forse ne pubblicherò ancora uno a fine luglio.. ma niente è sicuro!
Ho fatto il punto
della situazione pochi giorni fa, perché mi sembrava un po’ “sconclusionato”
scrivere ciò che mi veniva in mente al momento, senza neanche sapere quanto
sarebbe durata questa ff.. Quindi
vi comunico che secondo i miei calcoli la storia dovrebbe durare in totale, per
vostra fortuna o sfortuna (giudicate voi), 41 capitoli. (Prologo + 40
capitoli). Lo so che forse è un po’ troppo.. ma sono
talmente tante le cose che devo scrivere che condensarle in pochi capitoli
rovinerebbe la ff. Inoltre ho iniziato narrando pochi avvenimenti per capitolo
e iniziare a correre adesso rischierebbe di rovinare “la seconda parte”, che è
anche la più bella e certamente la più movimentata.
(Ora basta, se no anticipo troppe cose!!)
La storia quindi
procederà così, ossia ogni 5 capitoli vi sarà una song-fic. La storia è composta da:
Prologo, 6 song-fic, 34 capitoli. Gli ultimi 10
capitoli saranno tutti capitoli “normali” (se vogliamo chiamarli così..) mai interrotti da song-fic.
Visto che ci sono
ringrazio già subito i miei calorosissimi recensitori
(un grazie particolare a Liry, Zakurochan,
Sailormeila, Elyna91, lallotta12 che se continua a
dirmi che la mia ff la fa quasi piangere fa
commuovere me, Julietta_Angel, Kagomechan91, Ayla, Nikichan,
Fanny chan, Cry90, Valentina).
Ormai siete diventati
talmente tanti che prima o poi perdo il conto!
Veramente vi mando un grazie megagalattico, perché le
vostre recensione mi spingono a dare il massimo e ad aggiornare il più in
fretta possibile.
GRAZIEEE, SIETE UNICI!!!
Ora concludo e vi lascio alla lettura dell’11 capitolo di “Non
voglio perderti”.
Non voglio
perderti
Capitolo 11
Era ormai aprile. I primi segni della primavera iniziavano a farsi
vedere. Le giornate si allungavano, faceva meno
freddo. Gli alberi spogli iniziavano a “ripopolarsi” di gemme e piccole foglie.
Insomma, la natura stava rinascendo e non solo.
Persino le ore di scuola sembravano meno pesanti. C’era un’aria
allegra, gioiosa, felice. Gli studenti iniziavano a percepire l’avvicinarsi
dell’estate e di conseguenze delle vacanze. Tutto sembrava nuovo, diverso,
rinato.
E così anche Evie
quella mattina si sentiva spensierata. Era felice senza nessun apparente
motivo.
I jeans le arrivavano fino a
sotto le ginocchia, la maglietta a maniche corte lasciava intravedere un filo
di pancia: amava vestirsi così. Comoda e libera, senza essere costretta a indossare giubbotti pesanti, giganti golfini di lana che
la rendevano spesso goffa e impacciata. Adorava la primavera!
Quel giorno a scuola stava scarabocchiando distrattamente una pagina di
diario quando un bigliettino stropicciato le cadde sul banco. Continuò non
curante a disegnare un cuoricino sul suo diario.
- Evie? Dormi? – Arianna, la sua compagna di
banco, la risvegliò dai suoi pensieri, indicando il bigliettino che giaceva accartocciato
sul quaderno di inglese.
- Un attimo: ora lo leggo! – Bisbigliò, lanciando una frettolosa
occhiata al pezzo di carta.
Prese una penna e all’interno del cuoricino scrisse: “Matteo & Evie”. Ora era perfetto! Un po’ controvoglia raccolse il
bigliettino, curiosa di vedere chi “aveva osato” disturbarla e risvegliarla da
quello stato di trance.
Sul foglio a righe sorgeva la scrittura di Matteo. Il suo cuore si
fermò un attimo, per poi riprendere a battere mille volte più
veloce del solito. Lesse attentamente:
“Senti Evie, ti dispiace se lo chiedo a un’altra ragazza?”
Lo rilesse più volte, per essere sicura di
aver capito bene. Non si era sbagliata. Quello che c’era scritto era proprio
quello.. No, non poteva essere.
Non aveva mai pensato a un’ipotesi simile.
Matteo con un’altra ragazza.. L’aveva sempre visto
come una cosa “sua”, una cosa che nessuno avrebbe potuto portargli via. Lui l’aveva
rifiutata, ma insistendo forse avrebbe potuto riuscire
a conquistarlo.
Insomma il campo era libero. Era lei, solo lei, che andava dietro a
Matteo. Non c’erano altre ragazze, non c’erano
concorrenti. C’era lei e basta.
Perché Matteo doveva
distruggerle anche quell’ultimo filo di speranza che
le rimaneva? Perché?
Lui non poteva. Non poteva farle anche questo. Come avrebbe reagito lei
dovendo accettare per forza il fatto che Matteo era di un’altra? Che era un’altra ragazza che avrebbe potuto abbracciarlo,
baciarlo, tenerlo per mano, che si sarebbe sentita dire “ti amo”?
Lei era più di un anno che lo desiderava, che lo sognava. Era un anno
che gli correva dietro senza mai mollare. Sopportando i suoi
scherzi idioti e ogni tanto le sue prese in giro. Cercando di conquistarlo
poco alla volta. E ora arrivava un’altra che non aveva
fatto niente di tutto questo e glielo portava via. Le strappava tutto quello
che aveva fatto fino a quel momento.
Chi era questa, dannazione? Chi era questa ragazza che poteva farle
questo?
E poi lui. Lui..
Con che grande faccia tosta aveva avuto il coraggio di chiederle una cosa
simile? Era chiaro che le dispiaceva, no? Chiedere a
lei se le dispiaceva e chiedere a un uomo che vaga per
il deserto da quattro giorni senza bere se ha sete era più o meno la stessa
cosa. Una domanda stupida, che aveva già una risposta
chiara.
“È un anno che ti vengo dietro.. è un anno che ti dico che ti amo.. E tu mi
viene a chiedere se mi dispiace se ti metti con un’altra? Ma
mi prendi in giro? Ti diverti a fare così? Ti diverti a veder annientarsi anche
le mie ultime speranze? Ti diverti a vedermi soffrire?” Pensò
furiosa, triste, confusa.
Avrebbe potuto almeno fare finta di niente.
Mettersi con un’altra e basta. Non dirglielo in faccia, magari. Lasciarla così:
illusa.
Scarabocchiò un: “Chi è?”. Doveva saperlo. Doveva conoscere il nome della
“fortunata”. Di quella che appariva dal nulla e glielo
portava via. Chi era?
Non sapeva descrivere il suo stato d’animo in quel momento. Non era in grado di
dire se quello che provava era più rabbia verso lui che l’aveva distrutta , verso “lei” o più tristezza perché doveva rendersi conto
che lui non era “suo”. Era troppo confusa, troppo spiazzata da quella stupida domanda che era stata capace di rovinarle una mattinata. Una
mattinata in cui sentiva felice, gioiosa e che pensava che niente e nessuno
avrebbe potuto rovinare.
Il bigliettino le ricadde sul banco. Si fece coraggio, respirò
profondamente e lo prese tra le mani. Mille le domande le vorticavano nella
testa: chi era? Come si chiamava? Maria, Jessica,
Roberta, Sabrina, Silvia o come? Dove l’aveva conosciuta? Era alta? Bionda o
castana?
Lo aprì nervosamente. “Giulia”. Così c’era scritto. Giulia.
Stava scherzando, vero? Non poteva essere lei..
Lei era la sua migliore amica. Non poteva mettersi con la sua migliore amica. È
diverso chiedere “Ti dispiace se mi metto con un’altra?” e “Ti dispiace se mi
metto con la tua migliore amica?”. Avrebbe perso lui e avrebbe rischiato di
perdere lei. Non sarebbe riuscita a reggerlo. Era due persone importantissime
per lei, le due più importanti tra tutti i ragazzi e le ragazze che conosceva; in qualità di buona amica avrebbe dovuto desiderare la
felicità di entrambi e invece che discorsi si trovava a fare? Era solo un’egoista.
Pensava solo a se stessa. Ma non riusciva ad accettare
di vederseli insieme, felici davanti a lei. Vederli mano nella mano,
abbracciati durante l’intervallo. Non sarebbe riuscita a far loro le
congratulazioni, a sorridere falsamente, a fare finta
di essere contenta. Era vero: era egoista.
Si sentiva esausta, distrutta, triste. Aveva voglia di urlare, di
piangere per sfogarsi.
Aveva bisogno di farlo. Non poteva tenersi tutto dentro.
Un altro bigliettino le piombò sul banco. Basta! Non ne poteva più di
quei bigliettini. Qualche mese prima lo scherzo di Matteo e
ora quelli di quella mattina di primavera. Lo aprì. “Allora? Rispondi.. Ti dispiace o no?”
Scrisse con rabbia, quasi senza controllare la mano: “Fai quello che
vuoi.”
Si rifiutava di rispondere a quella domanda. Lei gli aveva dato l’ok. Gli avevo detto che non gli dispiaceva, che poteva fare
come meglio credeva. Ma se per caso avesse detto la
verità, ossia che ci restava male, cosa sarebbe cambiato? Matteo avrebbe forse
rinunciato? Che cosa avrebbe fatto?
La campanella dell’intervallo suonò. Appoggiò la penna sul banco e si
avvicinò al cestino. E proprio lì in quell’angolino
perse il controllo. Una lacrima le scivolò lungo il viso. Prima una e poi
sempre di più. Katia si avvicinò e cercò di asciugarle
le lacrime ripetendo: - Evie, Evie.. Che cosa è successo? Ancora lui? -. E
poi la solita mandria di compagni curiosi. Di quelli a cui non gliene fregava
niente che lei stesse effettivamente piangendo, ma volevano solo farsi quattro
risate alle sue spalle. Poi c’erano le sue amiche sempre disposte a consolarla.
E tra di loro c’era Giulia. Che
non capiva, non sapeva il perché di quelle lacrime. Non poteva neanche
immaginarsi che lei centrava, centrava eccome.
- Che è successo, Evie?
Che c’è? – Ripeteva Katia
continuamente.
- Matteo… Matteo.. – Balbettò un attimo
incerta. Tanto valeva sputare il rospo.
- Matteo?? –
- Matteo l’ha chiesto a Giulia.. – disse con
la voce ancora confusa, con le lacrime che ancora le rigavano il volto. Giulia
allora si fece avanti. Si avvicinò. L’abbracciò. Cercò di consolarla. Le
ripeteva:
- Primo non me l’ha ancora chiesto.. Secondo
io non gli dirò mai di sì.. –
- Non è giusto però, Giuly..
Tu hai il diritto di metterti con chi vuoi.. Io non devo essere d’intralcio
alla tua vita, alla sua vita.. –
- Evie, piantala con
questi discorsi.. Lui a me non piace. E non mi
metterei mai con chi non mi piace. Non è per colpa tua,
capito? E ora smettila di piangere. – Le disse
con voce ferma e sicura. Evie si asciugò gli occhi
rossi e l’abbraccio bisbigliando: - Grazie, Giulia. –
Sembrava tutto concluso per il meglio. Ma
qualcuno, vedendo Evie in lacrime, si era preso la
briga di andare a rimproverare Matteo. Gli avevano detto che era un insensibile
ad andare a dire alla ragazza che sapeva benissimo che gli andava dietro da tempo ormai, che lui si voleva mettere con un’altra. Gli
avevano detto che era cattivo, che era riuscito a farla piangere ancora.
E Matteo? No, non aveva fatto
finta di niente. Non aveva risposto: “Che cose me ne frega”. No. Non aveva
fatto niente di quello che Evie si sarebbe aspettata.
Anzi aveva fatto la cosa più insensata, inaspettata.
Si era messo a piangere. Sì. Lui.
Era scoppiato in lacrime. Perché? Ed era proprio quello che si chiese Evie
quando si girò dopo essersi asciugata le lacrime. Lì seduto sul banco vicino
alla finestra c’era Matteo con la testa volta verso il basso. Matteo con le lacrime che gli rigavano il volto. Perché lui piangeva? Perché? Prima
la sfidava e ora faceva il dispiaciuto?
Ma nessuno in quel momento l’aveva
capito. Nessuno l’aveva compreso. Tutti si erano accaniti contro di lui senza l’opportunità
di spiegarsi. Nessuno aveva capito che quella volta Matteo aveva cercato di
fare la cosa giusta. Che aveva fatto la cosa giusta.
Già.
Tutti aveva subito giudicato lui colpevole e Evie vittima. Ma nessuno aveva capito.
E ci volle veramente tanto tempo prima che lei
riuscire a comprendere.
Solo un giorno quando, dopo parecchie settimane, Evie
si ricordò di quel avvenimento finalmente riuscì a
capire. Quella volta Matteo si era comportato
giustamente. Aveva deciso di dirgli la verità, di non tenerla all’oscuro. Come
avrebbe reagito se avrebbe saputo poi da qualche
pettegolo che il ragazzo che amava e la sua migliore amica si erano magari
messi insieme? Non si sarebbe ancora più sentita presa in giro? Non si sarebbe sentita tradita due volte, non sarebbe stato ancora
peggio? E invece lui aveva deciso di dirglielo. Glielo
aveva detto a lei prima che a chiunque altro. Prima che alla diretta interessata
addirittura. Aveva cercato di andarle incontro. Le aveva chiesto se soffriva, se ci sarebbe rimasta male. Glielo avevo detto
innanzitutto perché a lei ci teneva.
Ma quella volta nessuno lo aveva
capito. Perché ormai tutti erano abituati al fatto che lui
fosse “il cattivone” della situazione. Quella
volta Matteo aveva pianto, perché aveva cercato di
andarle incontro ma nonostante ciò tutti si erano rivoltati contro di lui. Lui
aveva il diritto di vivere la sua vita. Di innamorarsi come chiunque altro. Di potersi fidanzare con chi voleva. Ma aEvie ci teneva comunque. E
allora aveva cercato di farglielo capire. Quella domanda non era una sfida, era
la domanda di un amico che si preoccupa. Perché Evie per lui era importante.
Come amica, niente di più. Ma le voleva bene. Tanto.
FINE CAPITOLO 11
Ok, ok.. Ora ammetto che vi ho fatto aspettare veramente
tantissimo per questo capitolo. Ma sono partita per le vacanze e questa volta
non avevo un portatile con me e quindi non ho potuto continuare.. Sono tornata solo ora!! E appena tornata mi sono messa al lavoro per farmi perdonare!!! Chiedo scusa,
quindi, a tutti i miei lettori!! Grazie come al solito
a chi legge e recensisce la mia ff. Che ne pensate di questo capitolo?? Fatemi
anche sapere che ne pensate di quello che ho scritto sopra, prima dell’inizio
del capitolo..
Evie era particolarmente stanca quella mattina. La notte
precedente, non si sa perché, era riuscita a chiudere occhio solo per qualche
oretta.
Si
sentiva assonnata, stanca, annoiata: nemmeno la visione di Matteo le faceva
tornare il sorriso. Sarebbe stata disposta a fare qualunque cosa, tranne una:
dover subirsi una noiosissima lezione di storia.
Non
che odiasse la storia, le era praticamente
indifferente. Anzi, se era di buono umore, la trovava
anche parecchio interessante.
Ma quella mattina niente e nessuno sembrava essere in grado
di svegliarla da quello stato di dormiveglia.
-
Ragazzi, ho una buonissima notizia! – La professoressa di lettere fece la sua
allegra entrata in classe, sventolando in aria dei foglietti di carta sui quali
sorgeva la sua inconfondibile scrittura. – Vi ricordate di quando qualche
giorno fa, vi avevo accennato di una gita? – Si interruppe un attimo accomodandosi dietro la cattedra.
Alla
parola GITA tutti, ma proprio tutti, avevano alzato la testa dal banco e si erano
messi con attenzione in ascolto. L’intera classe aveva l’aria curiosa e
speranzosa, attenta a non perdersi nulla di quello che avrebbe detto
l’insegnante.
-
Dunque.. – Riprese squadrando da capo a piedi i 24
alunni che la fissavano lanciandole occhiate di impazienza. – Tutti i vostri
genitori avevano acconsentito al fatto che io mi dessi da fare per organizzare
una gita di una o più notti. Quindi.. – Si interruppe
ancora. Sembrava provasse gusto a lasciare i ragazzi sulla corda. – Ho una
proposta da farvi, che spero che voi e vostri genitori accetterete.
La mia proposta è quella di una gita a Varigotti, un
piccolo paesino appena sopra Finale Ligure, per 2 notti e 3 giorni. Il periodo
ideale sarebbe dal 23 al 25 maggio, che quest’anno sono
un mercoledì e un venerdì. Il prezzo è piuttosto basso e conveniente, appositamente studiato per permettere a tutti di
partecipare. Se qualcuno comunque avesse qualche
problema reale non si faccia problemi e lo dica. Alloggeremo in un albergo,
piccolo ma molto carino. Ho già anche contattato un guida del posto che è disposta a mostrarci il
paesino e a portarci a fare trekking lì vicino. Avremo l’occasione, per la
vostra gioia, di passare anche un giorno intero al mare, dove potrete fare il
bagno e abbronzarvi. –
La
classe era scoppiata in un mormorio di assenso
generale. Soprattutto dopo l’ultima parte del discorso, quella riguardante la
gita in spiaggia, le ragazze avevano iniziato a studiare che valigia portare, che
costume prendere, che vestiti mettere, quanti e quali trucchi ci sarebbero
stati in valigia e tutta una serie di altre cose di
questo genere.
-
Ora vi distribuirò questo foglietto che spiega bene come si svolgerà la gita e
l’autorizzazione che siete pregati di restituire
assieme ai soldi entro la fine di questa settimana. – Si interruppe
ancora un attimo, consapevole che ciò che avrebbe detto subito dopo avrebbe
scatenato la felicità dei suoi alunni. – Mi sa che per oggi, ragazzi, dovrete
fare a meno di un’interessantissima lezione di storia..
-
Evie sorrise. Anche lei,come i suoi
compagni, era veramente stra-felice. Si andava in gita e niente lezione di
storia per quel giorno.. cosa voleva in più dalla
vita?
Qualche settimana dopo…
Controllò
velocemente per l’ultima volta che nella valigia non mancasse
niente. Pantaloncini, mini, costume da bagno, asciugamano, cambio per il
giorno, cambio per la sera, trucchi, magliette, una o due felpe.. Sì. Sembrava proprio esserci tutto.
Chiuse
la valigia e lo zaino verde militare. Si sistemò il cellulare, la macchina
fotografica e il portafoglio in tasca, si diede un’ultima riguardata allo
specchio e uscì dalla stanza. Il tanto atteso giorno era finalmente arrivato:
tempo un’ oretta e sarebbe stata sul treno assieme ai
suoi compagni. Adorava le gite scolastiche: libertà, niente scuola,
divertimento a tutto spiano e soprattutto.. Matteo a
tempo pieno per tre giorni!
Posò
il trolley blu scuro nel portabagagli e salì in macchina.
-
Allora.. Contenta? – Le domandò sua madre mettendo in
moto la macchina.
-
Contentissima!! – Rispose Evie con un sorriso a
trentadue denti.
-
Mi raccomando divertiti e fatti sentire! Divertiti con moderazione però.. –
-
Tranquilla, mamma! Di me ti puoi fidare! – Le disse facendole l’occhiolino.
La
stazione Centrale distava poco meno di quindici minuti da casa di Evie. Alle 7.15 in punto erano
arrivate: persino in anticipo di 5 minuti! Scaricati i bagagli raggiunsero la
farmacia, davanti alla quale avrebbero dovuto trovare professoresse e compagni.
-
Giuly! Giuly! – Evie si precipitò fra le braccia della sua migliore amica.
– Si va in gita!! – Disse sorridendole. Il suo entusiasmo fu frenato da
Arianna.
-
Evie, Evie! Ho sentito
Matteo che quando sei arrivata diceva a suo padre: “Questa è quella che mi
sbava dietro” –
Quell’affermazione la fece rimanere un attimo in trance. Si immaginava che Matteo
avesse comunicato a tutta la famiglia che in classe aveva una spasimante, ma
non in questi termini. Insomma! Va bene tutto ma lei non sbavava proprio dietro
a nessuno.. O quasi.
Si
girò un attimo verso Matteo che era impegnato in un accesa
discussione con un suo amico. Non sapeva perché ma le dava fastidio che
lui si montasse in questo modo. Non gli andava dietro perché lui si “gasasse” con parenti e amici! Magari però Arianna si era
inventata tutto! Non c’era da meravigliarsi.. Era la
più scatenata della classe e sparava talmente tante cavolate al giorno che non
si riusciva neanche più a distinguere quando dicesse il vero e quando il falso.
“Uff! Ma alla fine chissene frega! Non mi rovinerò certo la gita per questa
cosa.. che non sono neanche sicura sia vera!” Pensò
riprendendo poi a parlare con le sue amiche del più e del meno.
Il
treno arrivò puntuale alle 8 meno 20. Ragazzi e ragazze salutarono rispettivi
genitori e salirono sul treno, cercando uno
scompartimento libero.
Alle
8.00 puntuali fischiò e partì; destinazione Finale Ligure.
Erano
ormai passate circa due orette dall’inizio del viaggio. Ancora un’ora circa e
sarebbero giunti a destinazione. I ragazzi continuavano a muoversi, a gridare, a urlare, a cantare tanto che le professoresse avevano
dovuto rimproverarli parecchie volte. Evie aveva
passato la prima parte del viaggio a chiacchierare, a confrontarsi con le sue
amiche su ciò che avevano portato.
-
Ragazze, cheese!! – Disse Dave
arrivando fornito di macchina fotografica.
-
A proposito di foto..Katy?
Mi vai a fare una foto a Matti? Ti prego ti prego ti prego..
– La guardò con un aria da cane bastonato, sapendo che l’amica non avrebbe
resistito a una richiesta così.
-
E va bene! Ma solo perché sei
tu! – Disse prendendo dalle mani di Evie la macchina fotografia “usa&getta”
e avvicinandosi ai sedili dove si trovavano Matteo e i suoi amici.
-
Matteo, posso farti una foto? –
-
Ok.. Però anche con Luca! –
Disse mettendosi in posa e abbracciando uno dei suoi migliore
amici.
-
È per Evie la foto? – Domandò Marco, scoppiando poi a
ridere, seguito a ruoto da tutti quelli che lo
circondavano.
Katia scattò e tornò dalle sue amiche, ignorando le
domande del ragazzo.
-
Certo che è proprio uno stronzo Marco! Certe battute potrebbe anche risparmiarsele.. – Disse Maria,
cercando di far riprendere Evie che, dopo la battuta
di Marco, era diventata rosso peperone assumendo un’espressione del tipo “mi
hanno beccato”.
Penso
che le foto abbiano un valore inestimabile. Sono quelle cose che possiamo rivedere a distanza di anni, che ci riportano alla
mente tanti ricordi.
È
come un’immagine che si ferma e resta lì immobile negli anni. E quando dopo tempo ti ritrovi a riguardare le fotografie della
tua infanzia, dei tuoi amici o dell’adolescenza tutti i ricordi ti ritornano
alla mente. Come degli scatoloni che chiudi in soffitta e
dopo anni rispolveri. Poco alla volta li svuoti e rivivi i periodi della
vita ai quali ti legano. Ciò che ti sembrava aver dimenticato torna alla mente nitido, chiaro, come se fosse stato sempre lì ad
aspettare solo che tu lo rispolverassi. Anche con le
amiche si ride, si scherza.
“Ti
ricordi? Questa è quella volta che…” oppure “Ma questo è…? Quello
che aveva un sacco di spasimanti ai tempi delle medie?”
Domande,
risposte, scherzi, risate.. Una foto non è un’immagine
ferma senza nessun significato. Le foto sono attimi di vita, le foto sono
piccoli momenti che vivranno per l’eternità. Dentro le fotografie ci siamo noi.
Dentro le fotografie c’è la nostra storia.
...Cerco
su ogni volto un ricordo e sembra che il tempo non sia mai
trascorso e un
brivido chiude lo stomaco rimango incredulo e
so che le emozioni
non muoiono mai...
-
Matti? L’hai fai una foto con Evie?
Dai! Falle questo regalo! – Era Dave che aveva preso
parola.
-
Ok, ok! Non c’è problema.. – Rispose lui tranquillamente. Dave
e la scorta di amiche di Evie
lo portarono vicino a lei. Il cuore le mancò un colpo e poi iniziò a battere
sempre più veloce. Possibile che si dovesse emozionare in questo modo per ogni
minima cosa? Anche per una banalissima foto?
-
Mettevi vicini e sorridete..!! –
-
Allora la facciamo questa foto? – Disse lui avvicinandosi e sorridendole.
-
Ehm.. Sì! – Balbettò incerta.
Lui
le si avvicinò. Le mise il braccio dietro la schiena.
La strinse. Così vicini. Sentì la sua mano appoggiarsi sopra il suo fianco.
Sentì
un brivido percorrerle la schiena. Sembrava tutto così irreale.. Loro due così vicini, così abbracciati come una timida
coppia di neo-fidanzatini. Loro due stretti, sorridenti, felici. Fu un attimo.
Qualche secondo e la macchina fotografica scattò.
Immortalando quella coppia all’apparenza unita. Immortalando quel momento.
Immortalando quella piccola spiaggetta di un piccolo
paesino. Sentimenti, emozioni incancellabili.
Qui tra
mille foto impolverate vedo così le mie emozioni immortalate..
Troppi ricordi, momenti incancellabili..
I
tre giorni della gita trascorsero in fretta. Quasi troppo in fretta. Il venerdì
pomeriggio arrivò velocemente, portando via con sé quei tre giorni divertenti e
indimenticabili.
Il
trekking che erano “stati costretti” a fare.. La
spiaggia.. Il bagno in mare tutti insieme, uniti.. Il caos in camera fino a
notte fonda tra nutella, balli, scherzi, risate.. Il
viaggio di andata e di ritorno.. Tutto era passato così rapidamente.
Probabilmente dopo anni quasi nessuno si sarebbe ricordato
di quella breve gita scolastica delle medie in un piccolo paesino della Liguria. Le foto però
sarebbero rimaste nell’eternità. Scattate magari da una stupida macchinetta usa&getta che subito dopo lo sviluppo sarebbe stata buttata.
Ma sarebbero rimaste lì. Magari sul fondo
di uno stupido scatolone messo da qualche parte in soffitta. E forse un giorno, rispolverandolo, Evie
si sarebbe ricordata di quegli attimi apparentemente insignificanti rispetto
alle grandi emozioni che la vita ci riserva. Forse però guardando quella foto
che la ritraeva sorridente, abbracciata a quel ragazzotto
piccolo e gracile si sarebbe ricordata di quella gita. Di quegli anni. Di
Matteo. Di lei. Di loro due.
...Cerco
su ogni volto un ricordo e sembra che il tempo non sia mai
trascorso e un
brivido chiude lo stomaco rimango incredulo e
so che le emozioni
non muoiono mai...
FINE CAPITOLO 12
Lo so che alla fine in
questo capitolo ho parlato poco e niente della gita..
Ma non avevo niente di importante da dire e avevo paura risultasse monotono,
noioso! Insomma di gite ognuno ne fa un casino.. e si
sa che alla fine sono è più o meno tutte uguali! E considerando che questa è la
storia di Evie e Matteo ho
deciso di soffermarmi su una cosa semplice, ma per me importante come una
fotografia.
Domani mattina presto
parto per l’ultima settimana di vacanza ma, visto che vi ho
già lasciato 20 giorni senza nessun capitolo, ho voluto farvi un ultimo regalo
prima della partenza!! Tra una settimana tornerò definitivamente e fino a
prossime festività non mi muoverò più da casa..
A me questo capitolo
non piace niente.. vi avviso!! Giudicate voi quindi..
GRAZIE A TUTTI I MIEI
LETTORI CHE VERAMENTE MI DANNO UN GRANDE SOSTEGNO!! Lo so che sto diventando un
po’ monotona e ripetitiva.. ma ve lo meritate..
GRAZIE!!! SIETE SPAZIALI”
Per la cronaca le strofe che sono scritte in corsivetto
sono strofe della canzone “Fotoricordo” dei Gemelli
Diversi.
“Sei
sicura di voler eliminare il file?” La scritta appariva chiaramente sulla
schermata del computer.
“Sì”
E così
anche il sesto tentativo di incominciare il tema “La scomparsa degli ambienti
naturali ti sembra uno stupido capriccio degli ecologisti o è un problema che
riguarda da vicino tutti noi?” era andato a farsi benedire.
Basta,
stop. Doveva calmarsi un attimo. Un respiro profondo e.. Doveva ricominciare a
scrivere il tema. Seriamente però. Si concentrò più che potè,
analizzando attentamente il primo punto della scaletta: “Scrivo una breve
introduzione al problema da analizzare nel testo”.
No. Basta.
Così non sarebbe andata da nessuna parte. Doveva fare un attimo un pausa e poi avrebbe ripreso. Perché
con quei pensieri che la assillavano da quella mattina neanche Eistein sarebbe riuscito a trovare l’ispirazione e la
concentrazione giusta.
Poi
improvvisamente l’angoscia riprese il controllo di lei,
come quella mattina quando era appena tornata dall’ “appuntamento” con Giorgio.
Si
precipitò in bagno sentendo gli occhi inumidirsi poco alla volta, cosciente che
era sul punto di piangere ancora. Fece giusto in tempo a girare la chiave nella
toppa della porta e la prima lacrima le solcò il viso.
Si guardò
un attimo allo specchio. Aveva un’aria stravolta, stanca, triste. Non era la Evie di sempre. Quella con un
sorriso pronto per ogni occasione. Si accosciò contro il muro bianco e i
ricordi le impossessarono la mente..
FLASHBACK
Driin..Driin..
Tutto era iniziato, così, con lo
squillo del suo cellulare. Si era precipitata a rispondere, sperando di vedere
magari apparire sulla schermata “Mattycell”. Ma come al solito aveva
dovuto ricredersi. “Giorgio cell” diceva lo schermo
un po’ appannato.
Trasse un respiro profondo e facendosi coraggio rispose al telefono.
- Pronto? – domandò piuttosto
scocciata continuandosi a ripetere mentalmente “che diavolo vorrò
questo??”
Giorgio era un ragazzo robusto, di
15 anni, né alto né basso e piuttosto bruttino. Da qualche giorno sosteneva di
essersi perdutamente “innamorato” di Evie e.. questo lei avrebbe potuto anche accettarlo.
Insomma, lo sapeva per esperienza che “al cuor non si comanda” e che a volte
l’amore si impossessa di noi senza che noi possiamo
fare finta per fermarlo. E anche se a lei non piaceva,
avrebbe cercato di andargli incontro. Insomma se c’era una cosa che odiava fare
era ferire le persone. Certamente non avrebbe illuso Giorgio, gli avrebbe
esposto chiaramente che per lui lei non provava nulla, ma magari gli avrebbe
potuto offrire la sua amicizia.
Ma con Giorgio non era così. Non poteva essere così. Per il semplice
fatto che lui prima di dichiararsi perdutamente innamorato di
Evie ci aveva provato con Giulia, Lara, Giada,
Martina e una miriade di altre ragazze. Sostenendo sempre le stesse identiche
cose. Insomma lui ci provava con qualsiasi ragazza gli capitasse
sotto tiro con la speranza che prima o poi qualcuna avrebbe accettato la sua
proposta. E questo le faceva venire una rabbia
tremenda. Odiava le persone così.. Così stupide, così
banali, così insopportabilmente superficiali.
- Ciao Evie!
Senti.. Volevo chiederti se per caso stamattina hai
qualcosa da fare.. No sai perchè volevo sapere se
magari tra una mezz’oretta andiamo un attimo a fare un giro.. Non tanto! Solo
dieci/quindici minuti.. Ti devo parlare -
“Qui si mette male..!” Pensò cercando di inventarsi mille scuse per non andare
a quella sottospecie di “appuntamento”.
- Ok, va
bene.. – Stava pensando di tutto, tranne quello che
poi effettivamente disse. ‘Ok,
va bene’ aveva risposto. Ma
era sicura di star bene? Gli aveva detto che sarebbe
uscita con lui! Sarebbe dovuta uscire con Giorgio!
Si odiava a volte. Odiava quell’angioletto che ogni tanto le impossessava
la mente costringendola a fare quelle che chiamava “buone azioni”. Odiava quella incapacità di ferire la gente. Quante ragazze al suo
posto non ci avrebbero messo neanche un secondo a dire
“Te lo scordi! Tu non mi piaci e basta..!”. Ecco cosa le mancava. Quel pizzico di faccia tosta che non guasta mai.
Sempre a preoccuparsi degli effetti
che avrebbero avuto le sue azioni su chi le stava accanto..
persino gente di cui sinceramente non gliene importava niente! Quando poi gli altri, la maggior parte delle volte, agivano
come meglio credevano fregandosene altamente di quello che lei avrebbe potuto
provare.
Il bello era che non avrebbe mai
avuto il coraggio di non presentarsi a quel maledetto appuntamento. No. Non
avrebbe mai avuto la faccia tosta di fare come
dicevano le sue amiche “Non ci andare.. che cosa te ne frega!”. Ci sarebbe
andata. Lo sapeva. Sapeva come era fatta. Ed era certa che se non si fosse presentata il “suo
angioletto” glielo avrebbe fatto pesare sulla coscienza per tempo. Era fatta
così.. Nessuno poteva farci niente!
Fatto sta che mezz’ora dopo era
pronta a subirsi Giorgio, davanti alla gelateria “Da Giovanni”. Il ragazzo era
arrivato all’appuntamento in anticipo e appena l’aveva vista aveva iniziato a
farle segni strani con le braccia. Come se lei non l’avesse
visto.
Erano andati avanti a parlare per
tutto il tempo del più e del meno. Scuola, amici, oratorio… Tutto tranne che quell’argomento.
Che cosa diavolo stava aspettando? Voleva andarsene a casa, dannazione! Giurava che non ci sarebbe mai
uscita con lui.. Quindi o si muoveva a dichiararsi o poteva
tenersi tutto dentro! Così prese le redini della situazione.
- Mi dispiace..
Ma ora devo proprio tornare a casa! Sai devo
studiare e se no poi mia mamma rompe.. Sai i genitori come sono fatti! –
Sorrise al pensiero di quanto la scusa “Mia mamma
vuole che..” oppure “Mia mamma non vuole che..” tornasse comoda in certe situazioni quando invece era lei
che non voleva fare una determinata cosa.
- Ah ok.. Ti lascio subito andare.. Volevo solo dirti una cosa..
Insomma.. – Si fermò un attimo. – Visto che tu sei
carina.. Ti vuoi mettere con me? –
Doveva proprio dire
che quel ragazzo era proprio un incapace a dichiararsi. Avrebbe avuto voglia di
dirgli di tutto. Mille scuse le frullavano nella testa. “Mi dispiace, ma sono
occupata”, “Mi dispiace, non mi piaci” oppure ancora più soft “Non ci
conosciamo ancora bene.” Oppure avrebbe potuto
metterla sul drammatico, facendo una finta scena isterica e mettendosi a urlare “Lo sapevo che c’era sotto qualcosa.. Sei come
tutti gli altri maschi!! E io che in questo momento avevo
bisogno di un amico.. Pensavo che tu fossi il ragazzo che stavo aspettando! E
invece sei come tutti gli altri.. Mi sono sbagliata.
La vostra amicizia non è mai gratuita.. Mirate sempre
a qualcosa altro!” Iniziando poi a correre, facendo finta di piangere.
Certamente avrebbe fatto il suo effetto e sarebbe stato molto divertente, ma
non era il genere di ragazza da fare quelle cose.
- Non so io..
– Balbettò incerta. – Ci devo pensare. – Aggiunse rapidamente.
E così era riuscita a rovinare tutto. Aveva illuso quel “povero” ragazzo
semplicemente perché non riusciva a dirgli di no.
Perché non voleva vederlo soffrire. Perché odiava sapere che
era stata lei a ferire qualcuno.
Si salutarono e si avviò verso
casa. “Poverino però..
Mi fa quasi pena! Non so perché non riesco a mandarlo a quel paese.. A dirgli che non solo non mi piace, ma non voglio neanche
essere sua amica. Già.. Penso che sono sua amica per
pura e semplice compassione”
Fu un attimo. Un flash. Quella
frase che si era detta mentalmente “Penso che sono sua amica per pura e
semplice compassione!” le impossessò la mente. E qualcosa le venne in mente. Qualcosa di confuso
inizialmente, che però la ferì profondamente.
Pensò a Giorgio, pensò a lei, a Matteo e di nuovo a lei. Quel quartetto aveva qualcosa di
comune.
Giorgio era “lo sfigato”
della situazione che le andava dietro. A lei non piaceva e se manteneva la sua
amicizia era solo per semplice pena. Anzi la irritava parecchio il suo modo di
andarle dietro.. Insomma se non le piaceva, non le
piaceva! Non capiva perché doveva insistere.. Era
assillante. Già. Assillante era la parola giusta.
E poi la sua attenzione si spostò su Matteo e lei.
Lei, in quel caso, era “la sfigata” della situazione che gli andava dietro da parecchio
tempo anche. A lui lei non piaceva, glielo aveva detto anche, e… magari anche
lui manteneva la sua amicizia solo per semplice pena. Forse anche a Matteo lei
irritava parecchio. Anche lui pensava che selei non gli piaceva, non gli piaceva e
basta! Forse nemmeno lui non capiva perché doveva insistere..
Era assillante. Già. Si lamentava tanto di Giorgio. Quando
poi lei stava facendo la stessa identica cosa.
Fu peggio di cento pugnalate al
cuore. Lo sapeva che quella era una cosa piuttosto scontata ed anzi non
riusciva a capire come aveva fatto ad arrivarci solo in quel momento. Ma non aveva mai visto la situazione da quel punto di vista.
E le fece un male tremendo.
Perché per la prima volta la
verità, pura e semplice, le si era presentata davanti
agli occhi. “TU A MATTEO NON PIACI. PUNTO E BASTA. NON PIACI. LUI PROBABILMENTE
NON SA COME LIBERARSI DI TE PERCHÉ GLI FAI PENA! È SOLO PER QUESTO, EVIE, CHE MANTIENE LA TUA AMICIZIA! SEI ASSILLANTE. PROBABILMENTE
NEANCHE TI SOPPORTA! NON GLI PIACI. NON GLI PIACI. E
NON PUOI CAMBIARE QUESTA SITUAZIONE”
Perché per la prima volta
mettendosi nei suoi panni le era sembrato di vedere le cose proprio dai suoi
occhi. Di capire tutto.
Non era mai riuscita ad accettare
la realtà. Forse il profondo del suo cuore lo sapeva, ma lei aveva cercato di
ignorarla facendo finta di niente. Aveva continuato a rincorrere Matteo perché
qualcosa le diceva che non era vero che a lui lei non
piaceva. Ma in quel momento le sembrava di aver capito
tutto.
Matteo non era
innamorato di lei, non avrebbe mai potuto esserlo.
Matteo era suo amico probabilmente
solo perché le faceva pena. Compassione.
Questa era la realtà. Questa era la
dura e cruda verità. E lei
avrebbe dovuto imparare a conviverci ed ad accettarla poco alla volta.
FINE FLASHBACK
Era andata
così quella mattina. Ed era anche quello il motivo per cui
in quel momento se ne stava lì accoccolata in un angolino del bagno a piangere.
Lei, che si credeva padrona del mondo. Lei, che
pensava che insistendo avrebbe potuto cambiare il destino. Lei, che credeva di poter manipolare a suo piacimento i sentimenti
altrui. Che si era nascosto dietro un muro per paura
di accettare la realtà. Che si era rifiutata di
superare quell’ostacolo che la vita le aveva
presentato. Che aveva preferito nascondersi in un mondo di illusioni, sogni, bugie piuttosto che farsi entrare in
testa la cruda verità.
“Io non
gli piaccio e lo devo accettare” Si ripeteva mentalmente, continuamente.
Ma quello
che la faceva piangere in quel momento era la
coscienza che non sarebbe riuscita a dimenticarlo così su due piedi. Avrebbe potuto andare avanti a ripetersi quella stupida frasetta all’infinito, ma sapeva che non sarebbe stata
capace di lasciare in pace Matteo. Di lasciargli vivere la sua vita. Di lasciargli compiere le sue scelte, senza che lei fosse lì in
mezzo.
Non
sarebbe mai e poi mai stata capace di fingere di non amarlo più. Di non provare ancora con tenacia a rincorrerlo sperando che un
giorno qualcosa sarebbe cambiato. Non era capace di non essere più
assillante. No. Lei non ci sarebbe mai riuscita. Perché lo
amava. Tanto. Troppo. E fingere il contrario la
avrebbe annientata.
La vita
non è come un film o come un romanzo. Sai quei film o quei libri in cui succede
di tutto. I due protagonisti che si amano alla follia
che devono passare mille peripezie prima di potersi amare in pace. Ma alla fine riescono a coronare il loro sogno. Oppure quei
libri nei quali uno dei due rincorre l’altro per una vita e alla fine però riesce a conquistarlo, a farsi uno spazio nel suo
cuore.
Nella vita
la trama potrà anche essere simile, ma quello che cambia è
il finale. La trama della sua vita era così: “Lei rincorreva lui per una vita e
alla fine si rendeva conto che non avrebbe mai potuto conquistarlo. E soffriva in silenzio, con il cuore a pezzi”
Era questo
il suo romanzo.
Era
rimasta per lungo tempo drogata di sogni, di speranza,
di illusioni. Con la speranza che la vita avrebbe potuto
essere come uno di quei film visti al cinema o a casa delle amiche in un
pomeriggio di inverno.
La vita
però purtroppo non era così. E questa volta avrebbe
dovuto accettarlo. Per forza.
Cercò di
asciugarsi le lacrime e ritornò davanti allo schermo vuoto del computer sul
quale appariva ancora il titolo del tema. Fece un respiro profondo e iniziò a
concentrarsi.
Facendo
finta di niente. Cercando di mettere a tacere il suo
cuore ferito.
Ma in
fondo al suo cuore quel diavoletto diabolico continuava a ripetere:
“Gli fai solo pena.
Non gli piaci.
Tu non gli piacerai
mai.
Sei assillante.
Non gli piaci”
Quella parole che annientavano poco alla volta quel cuore spezzato, quel cuore
drogato di sogni, di illusioni, di speranze. Era quella la cruda realtà. E avrebbe dovuto iniziare ad accettarla. Da quel momento.
FINE CAPITOLO 13
E
finalmente il “tanto atteso” capitolo è arrivato.. Vi
ho fatto aspettare, vero? Vi chiedo scusa ma tra
inizio della scuola, ripresa degli allenamenti ecc.. ho avuto molto da fare! Comunque vi ringrazio tanto.. Un bacione
a tutti i miei lettori che ogni capitolo diventano sempre più numerosi..
Grazie!! A presto! (Questa volta vi prometto che non
vi farò aspettare tanto nd_diddlyDicono tutti così.. nd_tutti)
Grazie
mille ancora..!!
Bacioni
Diddllina_4ever
P.S. Lo so
come capitolo è un po’ triste.. Non datemi
dell’insensibile o della spietata! Ma la storia deve essere anche un po’ così.. no?
È proprio vero che certe cose accadono proprio quando meno te lo aspetti. Insomma, capita a tutti
così. Per giorni sogni che si avveri una determinata cosa.
Ci speri continuamente, aspettandola con ansia. Ma, la
maggior parte delle volte, questa non si verifica.
Passano i giorni, le settimane e proprio in quel momento,
quando non te lo saresti mai aspettato accade. E tu rimani così
interdetto, confuso, domandandoti spiazzato “Come
è possibile?”
Così era capitato anche a lei. Quante
volte, uscendo di casa, aveva sperato di incontrare Matteo? Quante aveva sognato di vederlo lì da lontano, con o senza
amici? Di vederlo anche solo per un attimo, giusto il tempo
per un timido “ciao”. Niente di che, quindi. Solo qualche secondo, quello che bastava perché il suo
battito cardiaco iniziasse ad accellerare. Solo qualche
attimo che desse alla sua giornata un qualcosa in più . Qualche minuto, per avere qualcosa da dire alle amiche il giorno
dopo.
-Sapete, ieri
pomeriggio ho incontrato Matteo..- Quella frase,
buttata lì magari, durante due chiacchiere tra una lezione e
l’altra.
-Wow! E che cosa è successo?- Avrebbero certamente chiesto
loro, curiose, aspettandosi chissà che cosa.=
p>
-Niente.. Mi ha solo salutato- Sarebbe stata la sua risposta.
Beh, non c'è dubbio che loro l'avrebbero giudicata pazza. “Questa qua sta male” Avrebbero pensato. Quando
una arriva tutta emozionata e agitata dicendo “Ieri ho
incontrato…” viene spontaneo chiedere “Che cosa è
successo? Racconta!!” e sentendola rispondere
“Mi ha solo salutato” come se fosse la cosa più eccitante
del mondo si inizia ad avere seri dubbi sulla sua sanità mentale. Beh,
era abbastanza chiaro che loro non sarebbero riuscite a capire. Non fino in
fondo almeno. Loro non avrebbero mai e poi mai compreso che per lei un semplice
“ciao” significava tanto. Anche troppo.
Anche
se lo vedeva per qualche secondo
le rimaneva la tachicardia per mezz’ora. Da fuori di
testa. Da pazza. Sì.. era pazza, senza
dubbio. Pazza di lui.
Quel pomeriggio comunque, andando
in cartoleria per comprare i fogli protocollo, si sarebbe aspettata qualunque
cosa, tranne una. Incontrare Matteo. A dire il vero quel pomeriggio di maggio
l’argomento Matteo non la sfiorava neanche lontanamente.=
span>
Svoltò con passo sicuro a destra percorrendo gli
ultimi metri che la separavano dalla cartoleria.
-Ciao Marco! Ciao Antonio! – Disse scorgendo i due
ragazzi davanti al negozio. – Che fate qui?
Fogli protocollo anche voi? -
-Ciao Evie! Per la verità
stiamo aspettando Luca e Matteo.. dobbiamo fare delle
fotocopie dei compiti di inglese.. –
-Ciao ragazzi.. Ciao Evie! – Non ebbe neanche di ribattere che da dietro
le spalle la sua voce la raggiunse. Facendo sobbalzare
il suo cuore come al solito. Facendo sentire anche
solo per un attimo così felice.
-Ehm.. ah.. sì..-
Balbettò un attimo incerta. – Ciao Matteo..
Ciao Luca.. – Si sentì tremendamente in imbarazzo. Insomma lei
.. loro.. Matteo! Quella situazione era assurda!
“Lei” e i quattro dell’Ave Maria
insieme. Loro, che a volte erano proprio quelli che la
prendevano in giro; quelli che con Matteo si scambiavano sorrisini al suo
passaggio. – Ehm.. Scusate ma ora devo
proprio andare! Ciao a tutti! – Farfugliò prendendo poi a correre
più veloce possibile.
Voltato l’angolo si fermò un attimo,
ansimante, con il cuore che le pulsava nel petto. Era possibile che dovesse
sempre fare queste figure? Mettersi a balbettare per un semplice saluto?
Agitarsi in quel modo per averlo visto per qualche secondo?
Si girò un attimo e rimase lì interdetta. Dove era finita? Quella non era la strada che faceva di
solito per tornare a casa..=
p>
“Dannazione! Non può essere..”
Pensò, schiaffandosi una mano sulla fronte. “Allora.. Questa è via dei Gigli.. Quindi significa che..
Sono andata veramente dalla parte sbagliata! Ma dove diavolo ho
la testa?”
Perfetto. Veramente stupendo. Non aveva comprato i fogli
protocollo, aveva fatto una bellissima figuraccia con Matteo e come se non
bastasse era andata dalla parte opposta. E la
ciliegina sulla torta era che per prendere la via giusta doveva ripassare
davanti alla cartoleria.
“Complimenti! La nuova “Miss imbecille 2004 è.. Evie!” Pensò.
Era già le 17.45. Considerato che doveva
finire ancora dei compiti le possibilità non erano molte.. O rimaneva
lì tutta la notte o si faceva coraggio e andava. Con un po’ di
fortuna magari loro erano già entrati in cartoleria e non l’avrebbero vista passare. Già. Bastava un minimo di
buona sorte. D’altronde non potevano capitare tutte a lei.. Non tutte in un pomeriggio!
Tirò un respiro profondo e voltò
l’angolo. Lì però, davanti alla cartoleria, esattamente nel
punto in cui li aveva lasciati c’erano loro. Luca, Marco, Antonio e
Matteo. “I fantastici 4”
al completo.
- Evie..
ancora qui? – Le domandò Luca, sorridendole parecchio divertito.
- Oh.. sì! Vedi.. ero andata dalla parte sbagliata! – Rispose lei
cercando di nascondere in qualche modo il lieve rossore .
- Capito.. Tu comunque non dovevi
comprare i fogli protocollo? Fermati con noi se vuoi! Non farti nessun
problema! –
Quella proposta la fece sobbalzare. Avrebbe
potuto stare con Matteo ancora per parecchi minuti! Tra l’altro
loro non avevano neanche accennato a prenderla in giro per la sua sbadataggine.. Neanche una stupida battutina. Erano diversi quel giorno.
Strani, particolari. Quasi.. Veri amici. Sì.
Amici. Comprensivi, simpatici, gentili. Il mitico gruppetto sembrava aver messo
la testa a posto.
- Che dovete fare voi?
Domandò lei a un certo punto, dopo essere
entrata in cartoleria con gli altri, per interrompere quel silenzio
imbarazzante che si era creato fra di loro.
- Fotocopie dei compiti di inglese..!!
–
- Ah! Senti, senti.. Luca fa i
compiti e voi vi pigliate le fotocopie! Begli amici! – Esclamò
divertita. – Fa vedere qua comunque..
Aggiunse porgendo la mano per prendere il foglio a righe.
Marco have got a beautiful house.
You have got a little cat?
I haven’t got two dog.=
span>
- Non vorrei sembrare la classica “secchiona”,
ma ragazzi: questo compito è pieno di errori! Insomma il verbo tohave” si fa in terza elementare.. Datemi una penna va.. – Afferrò sorridendo
la penna che Marco le porgeva.
Marco HAS got a beautiful house.
Have you got a little cat?
I haven’t got two dogS.
- Ecco.. Ora direi che va meglio..
Molto meglio! –
- Grazie Evie! Sei veramente una grande.. Senza di te, che figuraccia ci facevamo domani con la
prof? Compiti copiati e per di più tutti sbagliati..
Grazie mille! – La ringraziò Antonio.
- Ragazzi, insomma! Vi ho solo corretto due frasette.. Tutti questi
ringraziamenti mi sembrano un po’ esagerati, no? –
- No, ma grazie veramente.. Che
mondo sarebbe senza una ragazza come Evie?-
Aggiunse Matteo, tirandole una pacca affettuosa sulla spalla.
Dopo aver scherzato per almeno altri dieci minuti buoni, si
salutarono.
- Ciao ragazzi, a domani allora! - =
p>
Lei si incamminò verso casa
sua. Nella direzione giusta questa volta.
Quando quel tardo pomeriggio torn&o=
grave;
a casa si sentiva piena di gioia, di felicità. Si sentiva per una volta
accettata. Avevo scherzato, riso, si erano divertiti.
Per una volta il fatto che lei fosse “la ragazza che sbava dietro a
Matteo” non aveva avuto importanza. L’avevano trattata come un'
grande amica qualsiasi.
Si sentiva felice sebbene non ci
fosse un motivo preciso.
Durante la cena qualcosa le venne in mente. Fu come un
lampo, un flash improvviso. Ad un tratto le
sembrò di aver capito tutto.. Tutto quanto
.
Certo! Come aveva fatto a non pensarci prima?
Come aveva potuto pretendere che Matteo si innamorasse
di lei, così all’improvviso? In prima media a lui lei piaceva.
Glielo aveva detto attraverso classifiche di bellezza, di simpatia, attraverso
dediche e sms. Mai direttamente, ma glielo aveva
lasciato intendere. In prima media loro erano amici,
amici veri. Avevano poco a poco costruito un forte legame. Erano
usciti insieme, scherzavano, ridevano, condividevano gli stessi
interessi.
E poi? Cosa
era accaduto? Quale era stata la causa del loro
progressivo allentamento? Cosa aveva portato alla
rottura di quel legame, di quell’amicizia
?
La sua eccessiva fretta di fare tutto. Se solo lei avesse fatto tutto con più calma forse in quel
momento potevano essere insieme. Ma lei, testarda,
determinata, aveva voluto fare tutto in fretta. Pensando che non valeva la pena
aspettare, “perdere tempo”. Gli aveva messo
fretta, era diventata quasi assillante. Quando si era accorta di essersi
innamorata era cambiata. Tanto. Troppo.
Da quel momento era iniziato tutto. Si erano allontanati.
Lei era diventata “la deficiente che gli sbava dietro”, lui il suo
sogno irraggiungibile. A sistemare il tutto si erano
messi i compagni, le loro risatine, le loro stupide prese in giro. E tutti quelli che invece volevano fare “gli
eroi”, quelli che volevano farli mettere insieme, quelli che ogni due per
tre andavano da Matteo chiedendogli “Perché non ti metti con Evie? Perché?” e che invece
alla fin fine avevano solo contribuito al loro allentamento. Poco alla
volta tanti fattori, tante persone avevano aiutato a
innalzare quel muro tra di loro.
Progressivamente ogni cosa era cambiata. Non erano
più usciti insieme. D’altronde una sognatrice e il suo sogno non possono combaciare. Non possono uscire insieme come semplici
amici. Tutti avrebbero riso, scherzato.. Già.
Tutti. Loro, la maggioranza.. Quelli che aveva
condizionato la loro storia,il loro futuro.
Quando loro parlavano non era pi&ug=
rave;
come prima. Prima dicevano “Matteo eEvie stanno parlando? Che male
c’è! Sono semplici amici..”ora invece “Matteo e Evie
stanno parlando? Magari si sono messi insieme.. Oppure
lei ci sta provando! Andiamo a vedere ragazzi!”
A poco a poco, mattone dopo mattone
,
battutina dopo battutina, quel muro era cresciuto. Si era innalzato, sempre
più imponente, più difficile da distruggere.
In quella serata di maggio, dopo quel
pomeriggio in cartoleria, qualcosa era scattato. Come una piccola scintilla. Tutto ora le sembrava più chiaro.. Tutto era da
sempre racchiuso in una semplice parola: “amicizia”.
Un amore non nasce così dal nulla. Non è che
ti svegli un mattina e dici: “Adesso esco e mi
innamoro del primo che incontro”. No. Non è così.
Un’amicizia è come una
grande albero. All’inizio non è altro che è un
piccolo germoglio. Ma poco alla volta innafiando
lo con
cura inizia a crescere. Inizia a fiorire. Prima nascono le foglie, poi i fiori.
Diventa sempre più forte, sempre più saldo. E
poi nascono i frutti. E finalmente si può
andare a raccoglierli.
Ma un albero se non viene curato
muore. Progressivamente perde tutta la sua vitalità,
perde le foglie. Rimane spoglio.
E lei quell’albero
l’aveva lasciato a morire. Aveva smesso di curarlo. E
allora come sperare di poter raccogliere quei frutti se smetti di curarlo?
Come
sperare di raccogliere quei frutti, se non li fai nascere?
Un’amicizia è un grande albero. L’amore
è come un frutto. Vi sono quegli amori che nascono così, dal
nulla. Vi sono i cosiddetti “colpi di fulmine”. Ecco questo tipo di amori sono come quegli alberi sempreverdi. Sono come
quegli alberi che rimangono sempre belli, sempre folti.=
p>
Ma vi sono invece, per la maggior
parte dei casi, gli alberi che devono germogliare.
E se tu non li annaffi non possono
farlo. Se tu non li curi perdono la loro bellezza. Se
tu non li assisti con costanza e impegno non daranno
mai i loro frutti.
Una volta su una pagina di diario aveva letto una dedica.
Faceva più o meno così:
“Un giorno l’amicizia e l’amore si incontrarono. L’amore le domandò: - Perchè
esisti anche tu? Non basto già io? -. L’amicizia allora si fece
avanti e rispose: - No.. Non basti. Io vengo a portare
un sorriso, lì dove tu lascia una lacrima. –”
Quella sera si sentiva felice, perché per una volta
aveva capito tutto. Non aveva confusione in testa. Si sentiva sicura.
Afferrò il cellulare tra le mani e digitò
rapidamente un messaggio.
“Sai.. oggi sono stata
veramente bene con te e gli altri! E finalmente ho capito che la cosa più
importante è l’amicizia.. Cosa che,negli
ultimi tempi, avevo trascurato. Ricomincia da capo, da amici come in prima
media, e se qualcosa deve accadere verrà da sé..
Tv1mdb”
Bip-bip-bip.. Nuovo messaggio ricevuto.
Perfetto.
“Già.. Anche io oggi
ho capito molte cose. Allora amici come in prima media..
E chissà.. Forse un giorno ci potremo anche fidanzare! Tvtttttttb Matti”
“Un giorno forse.. Un giorno
forse tutto sarà diverso. Ora però devo iniziare a prendermi cura
di quell’albero che ho lasciato appassire .. Poco alla volta, Matteo. Con calma. E
forse un giorno…. Ma questa ora non è
importante. Ora ciò che conta è recuperare la
nostra amicizia, il nostro legame. Quello che
c’è stato. Permettere a quell'albero
di rifiorire ancora..” Pensò sorridendo.
Non immaginandosi neanche minimamente di quanto, a volte, tornare indietro risulti difficile.
FINE CAPITOLO 14
Signori e signore, ragazzi e
ragazze.. Attenzione! Finalmente dopo giorni,
settimane e mesi ce l’ho fatta a pubblicare un
nuovo capitolo! Lo so.. Non so proprio come farmi
perdonare! Dovrei vergognarmi.. Ma sapete come
è! Tra una cosa e l’altra non trovo=
mai
il tempo per scrivere.. Perdonatemi ancora per una volta, vi prego!
Ringrazio come al
solito tutti i recensitori..<=
/span>
Grazie per il sostegno, per i
complimenti e anche per le piccole critiche! Grazie di tutto! Proprio grazie a
voi ogni capitolo cresco (almeno spero)sempre di più..
Ora vi saluto!!
Sperando che questa volta non ci metta ancora tre anni ad aggiornare vi mando un grande bacione a tutti!
Mille e più volte me lo sono domandata, tanti pomeriggi ho speso osservando il soffitto della mia camera alla ricerca di una risposta a questo quesito.
Se apri il vocabolario e cerchi questa parola troverai scritto: “Moto affettuoso, inclinazione profonda verso qualcuno o qualcosa”.
Ma l’amore è veramente l’insieme di tutti questi paroloni? Per definirlo bisogna veramente ricorrere all’uso di un vocabolario? Oppure che cos’è? Che cosa c’è dietro? Esiste davvero Cupido che gira con tanto di frecce e arco alla ricerca di cuori da trafiggere?
Oppure cosa? Chi è che un giorno ha deciso che io mi sarei dovuta innamorare di te, Matteo?
Che cos’è l’amore?
Se lo chiedi agli adolescenti d’oggi le risposte sono più o meno sempre le stesse: “Non esiste” dicono quelli più duri, “Non lo so.. Ma ora è ancora presto per amare, no? Queste sono stupide cotte adolescenziali!” risponde la maggior parte della gente.
Infine ci sono loro, i “romanticoni”, quelli che ancora si commuovono davanti a un film, quelli che sognano, sperano, si illudono e che con aria sognate esclamano: “L’amore è una cosa stupenda.. Si ama a qualunque età.. Non esistono limiti”.
Chi ha ragione? Chi ha torto? Si può amare a tredici anni? Oppure no?
Chi è che decide tutto questo?
Che cos’è l’amore?
Molti la cercano. Altri lo sognano. Altri ancora hanno smesso di sperarci. Alcuni non lo vogliono neppure.
Eppure quando ti prende è talmente improvviso, talmente forte, talmente profondo che non puoi tirarti indietro. Non puoi dire “No, io quello che non lo amo”. Non lo decidi tu.
Incontri, magari anche casualmente, una persona e te ne innamori. E non puoi farci niente. Non si può soffocare un sentimento del genere.
Amore..
Fa soffrire. Fa piangere. Fa ridere. Fa sognare. Fa sudare. Fa impazzire.
L’amore non si può definire. L’amore è questo. Tutto questo. Nient’altro. L’amore è il niente ed il tutto. L’amore è la felicità e la tristezza. L’amore è la causa di pianti ed la causa di sorrisi. L’amore è semplicemente, puramente, solamente “amore”.
8 giugno. Caldo, afa, vacanze. Per tutti gli studenti è la gioia assoluta. Per tutti gli studenti è la fine di quell’incubo chiamato “scuola”.
Per me invece è la fine di un sogno. Niente scuola. Niente Matteo. Niente illusioni, niente sogni. Nessun occasione per provare poco alla volta fare breccia nel tuo cuore. Niente di niente.
Finisce un anno scolastico e questo vuol dire che non potrò vederti per tre mesi. Finisce un anno scolastico e mi rendo conto che “la data dell’addio” si avvicina sempre di più. E fremo. Ho paura. Due anni dei tre sono passati in un soffio, in attimo. A settembre inizierà l’ultimo anno. Il nostro ultimo anno. Ho paura che tutto svanisca troppo in fretta. Che di questi “dannatissimi” tre anni non mi rimanga altro che un senso di amarezza. Non mi rimanga altro che delusione, sofferenze. Un cuore ferito.
Seduta sul letto, mi metto nelle orecchie le cuffie dell’MP3. Mi sdraio, sogno. La musica mi impossessa la mente, entra dentro di me. Riporta indietro il tempo.
Poi quella sensazione strana, particolare: quella coscienza che sebbene sia passato poco meno di un mese dall’inizio delle vacanze, mi manchi.
Mi manchi...
quando il sole da' la mano all'orizzonte,
quando il buio spegne il chiasso della gente
la stanchezza addosso che non va più via
come l'ombra di qualcosa ancora mia...
Mi manchi. Sempre, dovunque.
Mentre rido, mentre scherzo, persino mentre mangio. Mentre gioco con i miei amici sulla riva del mare. Mentre faccio il bagno.
Quando il sole tramonta, lasciando spazio poco alla volta alla notte. Quando poco alla volta gli schiamazzi dei ragazzi in spiaggia si fanno sempre più silenziosi, lasciando spazio alla quiete.
Dal balcone della mia casa, guardo quello spettacolo. Stupendo, meraviglioso. Guardo il sole che tramonta lentamente sul mare, il cielo che si colora di rosso, arancione, giallo, rosa. E per un attimo sogno che tu sia lì con me. Ti immagino a scherzare e a ridere con i tuoi amici sulle coste pugliesi. Ti immagino magari abbracciato a qualche ragazza, su uno scoglio. Ti immagino e mi domando se qualche volta il mio pensiero ti sfiora anche lontanamente.
Mi manchi...
nei tuoi sguardi e in quel sorriso un po' incosciente
nelle scuse di quei tuoi probabilmente,
sei quel nodo in gola che non va più giù
e tu, e tu...
Mi manchi. Mi mancano i tuoi sorrisi. Quei sorrisi di cui mi sono innamorata. Quei sorrisi che a volte determinano una mia intera giornata.
Mi mancano i tuoi “forse”. Quell’alone di mistero che in qualche modo ti avvolge.
“Forse ci metteremo insieme un giorno..”, “Forse tra un po’ di tempo mi innamorerò di te..”
“Forse. Un giorno. Chissà. Magari.”
Frasi ipotetiche. Frasi che magari sono dette lì solo per farmi contenta. Frasi che mi ripeti per pura e semplice compassione, probabilmente.
Mi manca quel nodo che mi si forma alla gola quando mi parla, quando mi guardi, quando mi telefoni. Quell’incapacità di spiaccicare anche una sola parola perché tu sei davanti a me. Quell’accelerare del battito cardiaco per ogni tuo gesto, ogni tua parola, ogni tua espressione.
Mi manchi...mi manchi...
posso far finta di star bene, ma mi manchi
ora capisco che vuol dire
averti accanto prima di dormire
mentre cammino a piedi nudi dentro l'anima
In quei momenti di malinconia, in quei momenti nei quali la tristezza si impossessa di me vorrei veramente, desidero con tutta me stessa che tu mi fossi accanto. Posso sorridere, giocare, scherzare, trascorrere delle bellissime vacanze ma la verità resta sempre quella: TU, Matteo proprio tu, con i tuoi pregi e i tuoi difetti, mi manchi.
Vorrei che questi mesi trascorressero velocemente così come trascorrono i giorni in cui tu mi sei accanto. Vorrei riprendere al più presto quella “gioia” di vivere quotidianamente. Giorno per giorno, senza sapere cosa mi aspetta. Vorrei ricominciare a pensare ogni sera prima di addormentarmi “Domani vedo Matteo. Domani è un altro giorno. Domani forse..”
Mi manchi
e potrei cercarmi un'altra donna ma m'ingannerei
sei il mio rimorso senza fine, il freddo delle mie mattine
quando mi guardo intorno e penso che mi manchi
ora che io posso darti un po' di più
e tu, e tu...
Già. Potrei fare come tutti gli altri miei coetanei. Vivere le mie piccole avventure estive.. In modo da aver anche io da raccontare qualcosa a settembre.
Ma non ci riesco. Non so. Sarò diversa dagli altri, ma è più forte di me. Non riesco a stare con un altro e avere sempre davanti agli occhi il tuo viso.
Tradirei lui, tradirei me stessa e.. soprattutto tradirei te. E come se io e te dentro di me stessimo insieme. E come se in qualche modo io ti ho promesso la mia fiducia.
È assurdo, vero? Tu non mi vuoi, eppure io continuo a inseguire solo te. Non guardo altri ragazzi, non guardo nessuno. Mi sento in un vicolo cieco, senza uscita.
Intanto aspetto settembre, aspetto un nuovo anno, nuove emozioni. Aspetto di rivederti, di ricominciare la lunga e dura scalata verso il suo cuore.
Io aspetto. Con ansia un po’, ma anche con fiducia.
E intanto rimango qua continuando a ripetermi:
“Mi manchi, Matteo. Mi manchi tanto..”
A settembre, allora. Io.. aspetto.
FINE CAPITOLO 15
Dai.. Sono stata abbastanza brava questa volta! Non vi ho fatto aspettare tantissimissimo! Allora che ne dite di questo nuovissimo capitolo fresco fresco di stampa? Fatemi sapere allora che cosa ne pensate!
Un ringraziamento speciale naturalmente a tutti i miei lettori e in questo capitolo ringrazio in maniera particolare jessyhan91 che è una della ultime new entry nel gruppo dei miei recensitori e che mi sostiene veramente tanto! Grazie a te, ma anche a tutti gli altri (soprattutto alle mie due grandi amiche Elyna91 e Miao91!)..
Cammino. Cammino per le strade di questa città. La mia città; città adorata, città vissuta, città che mi ha vista crescere.
Sento le fredde gocce di pioggia che mi scorrono sul viso, ma non ne faccio caso. In fondo bagnarsi non è niente. Tu lo meriti.. Meriti tutto questo.
Corro, con il fiatone, non facendo neanche caso a dove sto andando. Ma non c’è ne è bisogno, conosco questa strada. La conosco bene.. Quante volte l’ho percorsa con solo il tuo pensiero in testa.
Lo zaino militare mezzo vuoto, contenente solo un bloc-notes e l’astuccio per il primo giorno di scuola, mi sbatte sulle spalle. Non è importante per me che sta iniziando un nuovo anno. Dovrò iniziare a studiare, a fare i compiti e tra l’altro quest’anno mi aspettano gli esami.
Ma ora per me questo non conta.
Volto l’angolo e intravedo la mia scuola. Quella scuola fatta di prefabbricato, circondata dal solito cancello bianco. Intorno tutti gli studenti; gli sguardi assonnati, i primini un po’ timorosi e poi… tu.
Lì fermo davanti al cancello. Tu.. Raggio di sole in questa giornata triste.
Ti vedo, il cuore batte forte, troppo forte; la gambe fremono e poi inizio a correre. Non mi importa che praticamente l’intera scuola mi sta fissando.
- Matteo!! – gridò, mentre calde lacrime di gioia si mischiano a quelle gocce di pioggia. Ho la vista appannata, ma continuo a correre. E tu lì, vedendomi, sorridi e mi corri incontro. – Evie!! -
È una corsa veloce, ma che sembra lenta. Tu corri da una parte.. Io dall’altra. Poco alla volta i metri che ci separano sono sempre meno. Tutti ci guardano.. ma per me in quella grigia via ci siamo solo noi due.
Allargò le braccia e quando ti raggiungo non resisto più. Tre mesi.. tre mesi che aspetto di rivederti, di abbracciarti, di dirti quanto mi sei mancato.
E poi le tue labbra sopra le mie. Le sento così calde, così tremendamente fantastiche, mentre le lacrime sgorgano senza nessun timore sulle mie gote. Me le asciughi sfiorandomi con una mano e, avvicinandoti ancora di più, sussurri: - Mi sei mancata troppo, piccola Evie…-
Bip… bip… bip…. Bip… bip…
- Anche tu Matteo.. Anche tu.. – Rispose Evie muovendo una mano per accarezzarlo. Ma sfiorò il vuoto. Accarezzò l’aria. Mosse la mano, cercando il suo viso, cercando lui.
“Non ci sei.. non ti trovo. Dove sei? Matteo?”
D’improvviso spalancò gli occhi. Le immagini divennero sempre più offuscate. Quella via spoglia e grigia scomparve lasciando posto a monotone e ripetitive parete bianche e.. poi il suo caldo abbraccio si ridusse ben presto al piumone d’oca del suo letto.
Aveva sognato. Era stato tutto solo uno stupido sogno. Nient’altro che un illusione.
Eppure sulle labbra c’era ancora quel sapore di quella labbra tante sognate e desiderate, quel bacio così spontaneo. Eppure sulle guance c’erano ancora quelle calde lacrime di felicità.
Non so se vi è mai capitato di svegliarvi così, una mattina.
Così.. Come se tutto fosse stato tremendamente vero e reale. Stupendamente concreto. Ma poi vi svegliate; ritornate alla realtà e.. vi accorgete che era solo un sogno. Un altro stupido, ripetitivo, monotono, ma allo stesso tempo così meraviglioso sogno.
Non vi arrabbiate un po’? Con voi stesse.. con il mondo intero.. con i sogni. Non sentito grande senso di amarezza nel dover rendervi conto che queste sono solo le vostre illusioni? Che avete fantasticato ancora una volta su di lui, sempre e solo su di lui?
Gettò il cuscino fuori dal letto e stiracchiandosi si alzò. Dentro di lei quel senso di sofferenza e tristezza, come tutte le volte che si accorgeva che quelli sarebbero rimasti solo sogni che l’avrebbero dolcemente accompagnata ancora per tanto tempo.
Dall’altra parte però quel solito barlume di gioia, di felicità..
“Lasciatemelo almeno sognare!” Si ripeteva tutte le volte.
Se la realtà non è come vogliamo possiamo sempre costruircela, no?
E dove se non nei sogni? E dove se non nelle nostre fantasticherie? E dove se non nei nostri pensieri più segreti, che nessuno o quasi avrà la possibilità di condividere?
Sognare non è un reato.. Chi glielo poteva impedire?
Sorrise. In fondo il giorno tanto atteso era arrivato. Che importanza aveva se tutto fosse stato o meno come nel sogno? Certo.. sarebbe stato bello. Magari sarebbe accaduto veramente. O forse quasi. O forse no del tutto.
Ma in tutti i casi l’avrebbe rivisto.
Ed ora, in quella mattina fredda e un po’ malinconica di settembre, quello che per lei importava era solo ed effettivamente quello: ormai solo pochi minuti la separavano da lui.
Dopo mesi, dopo settimane l’avrebbe rivisto.
Che effetto gli avrebbe fatto?
Sarebbe forse cambiato qualcosa?
Quel ragazzino poco maturo, alto poco più della sua spalla, con occhi marroni e capelli come mille, avrebbe provocato ancora quel miscuglio di sentimenti come sempre? Quell’incapacità di parlare, di sorridere, di muoversi?
Qualche decina di minuti dopo, lei era lì. Lo zaino militare in spalla, il trucco appena accentuato ma curato alla perfezione e quelle gocce di pioggia che, nonostante l’ombrello, le rigavano a tratti il viso.
Gli occhi lucidi, felici; il cuore a mille, le gambe molli mentre percorreva quell’ultimo tratto di Via Verdi.
Gli ultimi metri, solo gli ultimi dannatissimi metri.
Tutto come nel sogno. Ma quella volta tutto reale.
Nelle orecchie la cuffia dell’MP3 che le martellava insistentemente il solito motivetto conosciuto fin troppo bene. “C’è un tempo per i baci sperati, desiderati tra i banchi della prima B.. Occhiali grandi, sempre gli stessi.. Un po’ troppo spessi per piacere ad uno così..”
E quando tra la folla di ragazzi lo scorse il cuore fece un balzo.
Anche quando si avvicinò al gruppo di amici e lì salutò, sorridendo. Anche quando lo fissò per un attimo, arrossendo lievemente, e mormorando un timido “Ciao”.
Anche quando la campanella suonò, ammutolendo il chiasso dei ragazzi. Anche quando la professoressa entrò in classe e iniziò a dare il benvenuto.
Sempre. Il suo cuore batteva, i suoi occhi lo fissavano, il suo volto sorrideva.
E quando quella mattina, dopo poco meno di tre ore, tornò a casa non era per niente delusa.
Niente baci, niente abbracci, nessuna scena da film. Neanche un “mi sei mancato”. Non era accaduto niente di quello che aveva sognato, non era accaduto niente di speciale. Una mattina come tante altre? Un’ennesima delusione?
No. Per lei no.
Quando tornò a casa lei era contenta, nonostante tutto.
L’aveva rivisto ed era iniziato un nuovo anno. Un altro lunghissimo anno. La vita può cambiare in qualche minuto completamente.. E vi immaginate cosa può accadere nel corso di un anno?
Tante cose. Forse troppe.
Avrebbe sofferto, ancora? Sicuramente. Avrebbe pianto? Forse.
Ma ci sarebbero stati anche momenti di gioia per lei, Evie, piccola ragazzina eternamente innamorata? Forse. Chi poteva dirlo?
Quando quella sera si addormentò lei sorrideva ancora. Perché in fondo nel suo mondo di illusioni e di fantasticherie Evie era corsa incontro a quel Matteo, insolitamente dolce e innamorato. Perché nella sua testa loro si erano baciati. Perché in fondo la Evie e il Matteo del mondo dei sogni si amavano.
E.. Nessuno poteva dire che un giorno, magari proprio quando non se lo sarebbe mai aspettato, questo sogno sarebbe diventato realtà. Se non completamente, almeno in parte.
Lei ci sperava.. Per il resto, chi poteva dirlo?
FINE CAPITOLO 16
Ok.. I pomodori un’altra volta! Lo so che vi ho fatto aspettare tanto.. Lo so che sono imperdonabile! Ma risparmiatemi.. Se no rimarrete così con il fiato sospeso in eterno! E così è iniziato un nuovo anno per la nostra Evie! Cosa succederà? Eheheh.. Io lo so (anche perché l’ho vissuto IO!)!
Va beh.. Ora vi saluto e vi mando un grande grazie come al solito.. E vi prometto che cercherò di aggiornare un po’ più in fretta!
Bacioni
Vvb
Diddly
Evie.. Una ragazza come tante altre,
senza dubbio. Ma primo fra tutti Evie
era una ragazza innamorata. Come tante altre? Certamente..
ma quando le cose capitano a noi secondo la nostra concezione succedono solo a
NOI, soffriamo solo NOI, piangiamo solo NOI.E gli altri? Beh.. Gli
altri in quei momenti non ci sono.
Ci sentiamo soli, stupidamente soli. Non proviamo neanche a
cercare l’appoggio di un altro. No.. Non ci capirebbe,
non ci comprenderebbe, non avrebbe mai potuto capire! Senza neanche renderci
conto che, per la maggior parte dei casi, ciò che ci succede capita
spesso anche ad altri. I nostri problemi sono spesso
problemi anche di altri. Le nostre incomprensioni sono molto simili a quelle
altrui.
Basterebbe solo un passo reciproco per venirci incontro.. e invece no.. soli.. soli con le nostre paure, i nostri
complessi e i nostri problemi.
E quando finalmente ci confrontiamo con qualcun altro lo facciamo sempre con la solita assurda convinzione: “Tanto
non mi capirà mai fino in fondo!”
Non è cattiveria.. No. Tutt’altro: non fraintendiamoci! Non è nemmeno mancanza di
fiducia verso gli altri. Già.. Perché a volte capita
anche con i nostri genitori, con i nostri migliori amici, con le persone della
quali ci fidiamo ciecamente.
A volte è solo stupido orgoglio..
“Il problema è mio e me lo deve risolvere da me”. Troppo. Troppo orgogliosi.
Questa parentesi fatta fina ad ora voleva sottolineare
una cosa: come, a volte, non ascoltiamo mai gli altri. E
quando finalmente, dopo tempo, ci riflettiamo ci viene spontaneo dirci: “Che
stupido! Se solo avessi fatto come aveva detto..”
È normale, in fondo. Capita a tutti. Capita alle persone
forti, alla persone deboli. Capita a tutti noi. Perché noi siamo tutti essere umani. E
anche se non sembra, alle volte, i problemi che ci accomunano sono simili.
Dicono
che l’amore rende ciechi. Dicono anche che per amore si arrivano a compiere
gesti che, in altri momenti, non ci si sarebbe mai sognati di compiere. Dicono che l’amore rende pazzi, completamente folli. Ma dicono anche che l’amore rende felici, stupendamente
felici.
Dicono tante cose sull’amore… Cose positive.
Altre negative. Credo che in fondo però non c’è chi ha torto e chi ha ragione.
L’amore è tutto.
Era sera. Una sera di novembre per l’esattezza. Una sera
come tante altre.
Una di quelle sere nelle quali sinceramente non hai voglia di fare niente. Non so se vi è mai capitato.. Sì, insomma. Vi mettete a guardare la TV, fate un po’ di zapping tra
un canale e l’altro e dopo pochi minuti, sbuffando, la spegnete.
Poi vi sedete sul divano, aprite quel romanzo che da giorni
vi appassiona tantissimo, iniziate a leggerne una o
due pagine e poi lo chiudete. Non vi sembra neanche più tanto interessante.
Poi andate sul computer. La vostra vista è catturata
dall’ultimo gioco che vi è stato regalato.. Potrebbe
essere un’idea! Ma poi pensate: “In fondo chi ne ha voglia..?”
Allora vi alzate, tremendamente scocciati, girate un po’ per
la casa come un zombi, fino a quando l’occhio vi cade
su quella rivista. Sì. La solita rivista da teenagers.
Quella che magarinon
vi piace neanche più di tanto, ma che la comprate per sere come quelle. Sere nelle quali veramente non hai voglia di fare niente.
Ecco.. era lì sdraiata un po’
malamente sul divano. Indossava un pigiamone rosa
confetto, dentro il quale, sinceramente, ci sarebbe stata due volte. I piedi,
scalzi come sempre, erano appoggiati al bracciolo del divano. I capelli, più
spettinati del solito, le cadevano sulla faccia costringendola a spostarseli
continuamente.
Aprì la rivista. Dentro i soliti articoli..
Sempre i soliti argomenti, ma che non si sa perché sei curiosa di rileggere
ogni volta. Come se fosse sempre la prima.
“Il primo bacio..” “Test: quanto ti
piace?” “Quando sei gelosa del tuo ragazzo..” “Mi ha mollata!” “Test: sei emotiva o no?”.Sfogliò le pagine, distratta. Neanche in
quella rivista qualcosa sembrava interessarle.
Girò la pagina e un titolo, a caratteri cubitali, le saltò subito all’occhio.
“LA TATTICA DELLA
GELOSIA FUNZIONA!”
Non sapeva bene perché ma qualcosa in quel titolo
l’attraeva. Forse era semplicemente il bel colore blu cobalto, uno dei suoi
preferiti, o forse qualcos’altro ancora. Fatto sta che però, sistemandosi gli
occhiali, iniziò a leggere.
“Lo
dicono in molte ragazze.. Ed effettivamente è vero.
Ormai è dimostrato che la tattica della gelosia funziona. Non ci credete? Beh.. basta provare.
Avete
un ragazzo che vi piace da un’infinita di tempo, ma sembra non ci sia verso di
farlo innamorare? O semplicemente ha comportanti
strani che non riuscite a decifrare? La gelosia funziona. Inventatevi un
ragazzo “immaginario”.. Dopo di che basterà qualche messaggino romantico (mandato magari da cellulari di
amiche!) e qualche regalino che direte fatto da lui e… cadrà ai vostri piedi!
Sì,
ragazze. Basta soffrire: fatelo ingelosire!”
Fu questione di un attimo. Di un millesimo di secondo. Le
parole di quell’articolo le si ripeterono,
insistentemente, nella mente. “Ragazzo.. che vi piace
da un’infinita di tempo.. gelosia..”. Non era certo la prima volta che sentiva
parlare di questa cosa. Sì, insomma! Ormai tutti sostenevano che la gelosia
spesso e volentieri funziona. Ma
lei non ci aveva mai pensato. Non ci aveva mai fatti caso.
E ora improvvisamente tutto le sembrava più chiaro.. lapalissiano.
La sua mente iniziò a lavorare, a pensare. “Basta soffrire…”Basta.
Quella sarebbe stata veramente l’ultima volta..
l’ultimissima volta. Avrebbe dimostrato chi era EvieCarì. Oh sì.. Sì se lo avrebbe
dimostrato.
Matteo questa volta non avrebbe potuto fare niente. La sua
testardaggine, la sua stupidaggine, i suoi dannati amici..
No, nessuno di loro avrebbero potuto fare niente. Gelosia..
Gelosia.. Lo avrebbe fatto ingelosire alla follia!
Giulia.. Ecco di chi aveva bisogno
in quel momento. Di Giulia. Di un aiuto, di un consiglio della sua migliore amica.
Sbattè
quella rivista lì, sul divano e si precipitò davanti alla schermata del
computer. Aprì la schermata principale di Messenger, che usava sempre per chattare con le sue amiche. Ovvero
per chattare con Giulia.
“Giulia.. Giulia! Ho un’idea! Devo
fare ingelosire Matteo.. Cadrà ai miei piedi.. Cadrà
ai miei piedi! Basta soffrire.. Finalmente sarà mio!”
Qualche minuto dopo era lì, sdraiata sul letto, mentre
ripassava mentalmente il suo piano. Tutto era capitato proprio alla perfezione..
Il giorno prima,
sabato, era andata per la prima volta in discoteca. Si era divertita.. Cioè. Abbastanza
divertita. Anche se sinceramente quel troppo chiasso, quella musica troppo
alta, quell’insieme di ragazzini in cerca di una scappatella l’avevano fatto quasi impazzire. In fondo la discoteca non era
il posto ideale per lei.
No. Non per Evie. Non per una ragazza sensibile, dai saldi principi e troppo, troppo, all’antica. Però in fondo era stata un’esperienza nuova. Era stata con
le sue amiche. Punto e stop.
Ora comunque quel che importava era
che avrebbe sostenuto di aver incontrato
proprio lì, proprio lì, tra luci, balli e migliaia di ragazzi, Giovanni.
Giovanni. Questo era il “suo” nome. Giovanni era un ragazzo
dolce, sensibile, simpatico e anche carino. Sì. Tutto doveva essere perfetto.
Con Giovanni era stato un colpo di fulmine, forte e
improvviso. Giovanni l’aveva fatta sentire amata anche se solo per un
pomeriggio.
Si erano scambiati i numeri di telefono, si erano promessi
di risentirsi e già quello stesso pomeriggio, domenica, si era rivisti. E in
quel momento avrebbe sostenuto che era scattata la scintilla..
E
poi… c’era quella foto. Quella foto che le aveva mandato
Giulia. La foto di quel ragazzo occhi azzurri e stupendi riccioli
biondi. Un amico di Giulia.. Gabriele, Giorgio,
Emanuele.. Qualcosa del genere, non si ricordava neanche come si chiamava. Ma non era quello l’importante. Quello sarebbe stato il suo
Giovanni. Grazie a quella foto, a quel ragazzo
“immaginario” Matteo sarebbe stato suo. Solo ed esclusivamente suo.
Bip
bipbipbip.. “Un
nuovo messaggio ricevuto”. Sullo schermo c’era scritto:
“Ciao amore.. Lo so che ci conosciamo neanche da due
giorni, ma sento di essermi profondamente innamorato di te.. Sei una ragazza
speciale, solare, stupenda e io sento di non poter più star senza te, Evie! Oggi pome sono stato
benissimo.. Grazie di esistere!” Sotto quel numero “33821818789”, il
numero di cellulare del padre di Betty. Ma tanto che ne sapeva Matteo? Come avrebbe fatto a
scoprirlo?
Lo salvò in rubrica sotto “Giovanni tvtrb”.
Sì.. Il piano era pronto.. Tutto
era perfetto.
Aveva un messaggio, una foto ed era d’accordo con tutte
quelle che erano andate con lei in discoteca. Geniale e completo. Niente
avrebbe potuto rovinarlo.
*
- Ehi, raga! La sapete la grande novità? – La voce di Giulia le giunse all’orecchio mentre stava percorrendo l’ultimo tratto per
raggiungere i suoi compagni, raggruppati come al solito davanti a scuola.
- Sarebbe? – Domanda curioso Dave,
mentre anche tutti gli altri si mettevano in ascolto. - Oh..
La nostra Evie si è trovata il ragazzo! In discoteca.. È stato un colpo di fulmine! Si sono già rivisti una
volta. È un ragazzo fantastico! – Mormora sorridendo felice. Poi si volta verso
di lei, strizzandole l’occhio. – Ecco la nostra nuova fidanzatina! – Aggiunge
poi.
Tutti gli occhi si puntano improvvisamente su di lei. Alcuni stupiti, altri con aria menefreghista ed altri vogliosi di
saper di più.
- Non ci credo! – Sbuffa Marco scoppiando a ridere.
Era preparata anche a questo, comunque.
Lo guarda un attimo e poi, sorridendogli con aria di sfida, proferisce: - Ah,
no Marco? Mi sa che allora dovrai ricrederti.. – Detto
questo estrae dalla tasca una foto leggermente stropicciata. – Ragazzi.. Vi presento Giovanni! – Asserisce continuando a fissare i
compagni. – Se volete ho anche un po’ di sms da leggere. Sai, nel caso qualcuno
stenti ancora a crederci! – Esclama riferendosi a Marco.
Tutti si avvicinano curiosi di vedere chi è questo mitico
ragazzo. Si passano la foto di mano in mano, mentre qualcuno legge i messaggini sullo schermo un po’ appannato del cellulare. - Jo è un ragazzo stupendo! Veramente fantastico.. – Dice ad alta voce, intenzionata a farsi sentire da
Matteo. – Ho avuto fortuna ad incontrarlo. Lui non ha pari. -
Lei si volta e… per un attimo i loro sguardi si incrociano.
Lui è lì: lo zaino in spalle e lo sguardo verso la folla di
compagni piuttosto deluso. Il viso è corrucciato, mentre gli occhi trasmettono
un misto tra rabbia e tristezza. Lo fissa per un attimo e sorride compiaciuta. Poi
riprende a parlare con le sue amiche, ignorandolo completamente.
Quella volta ce l’avrebbe fatta.
Quella volta avrebbe raggiunto il suo scopo. Non avrebbe fallito. No. Non
ancora. Ormai il suo cuore era suo.. Non sarebbe
riuscito a sottrarsi. Perché la gelosia ti uccide. Perché l’amore rende ciechi, ma la gelosia fa aprire gli occhi.
Ed
in quel momento tra la folla di compagni Katia gli si
avvicina, con aria di sfida, notando il compagno in disparte. Lo fissa per un
attimo e poi, scambiando un’ultima occhiata di intesa
con Evie, parla.
- Geloso, Matteo? –
FINE
CAPITOLO 17
Un
applauso, per favore! Eh sì ragazzi.. Finalmente ce l’ho
fatta ad aggiornare.. Ma veramente non sto mai ferma un minuto nella giornata..
Mi sa che dovrete abituarvi a questi ritmi!
Grazie
comunque a tutti come al solito e alla grande pazienza
nell’aspettare i miei capitoli.. Grazie di cuore sia ai lettori più “affezionati”,
sia ai nuovi arrivati che mi riempiono di gioia (attenzione.. il grazie
speciale del capitolo va.. alla new entry VavvyMalfoy91
che entra nel grande club della mie recensitici.. ;-) nd_Diddly
Ehm.. sei sicura di star bene?!? nd_tutti
Benissimoooooooooooooooooooooo!! Cioè..
Forse ho bevuto un po’ troppo.. Ihihihhind_Diddly) e un grazie anche a chi legge, senza recensire
(se un giorno però vi saltasse in mente di lasciarmi due righe non mi dispiace,
eh.. Anzi!)
Va
beh.. Saluti a tutti e alla prossima! (quindi tra qualche anno circa.. ;-p)
Colgo
l’occasione anche per augurarvi un buon anno nuovo!
Propositi per il nuovo anno:
-aggiornare più rapidamente
-aggiornare più rapidamente
-aggiornare più rapidamente
e.. soprattutto: aggiornare più
rapidamente
Va
beh.. Buone vacanze e felice anno nuovo e anche Buon
Natale in ritardo..
A chi
crede nel grande Amore
A chi ha sempre recensito questa storia
A chi, dopo due anni, avrà ancora voglia di farlo
A chi ha aspettato
Non voglio perderti
Epilogo
Il tempo passa veloce. Che
tu lo voglia o no, i giorni si susseguono l’uno dopo l’altro, a volte
lasciandoti molto, altre poco, altre proprio niente.
Mi è sempre piaciuto immaginarmi la vita come una grande stazione. I treni
passano, alcuni si fermano, alcuni scorrono davanti ai tuoi occhi troppo
velocemente. E tutto quello che puoi fare tu e stare ascoltare il loro rumoroso
scontrarsi con i binari. E tutto quello che puoi fare è decidere di prenderne
qualcuno, poi di scendere, poi di salire di nuovo, poi di fermarti un po’ e poi
di ripartire ancora. Ma quello che è bello, dannatamente bello, è che comunque
vada, ogni singolo pezzo di quel tragitto ti lascerà qualcosa. Forse
inconsistente, forse minuscolo, ma importante. Ogni
singolo frammento si accalca nel tuo cuore e ti aiuta a crescere. E
soprattutto, ognuna di quelle stazioni diventerà un
capitolo di una grande storia. Forse doloroso, forse triste o forse allegro o
forse fantastico. Non importa. Perché se apri gli occhi e guardi meglio lo
leggi quel titolo scritto in grandi lettere dorate su quella copertina forse un
po’ ammaccata. Sono solo quattro lettere. Ma solo le quattro lettere più belle
del mondo. Guarda, forza, prova a pensare. Non le vedi? È semplice. Sono le più
stupide e banali del mondo. Eppure sono anche le più difficili e dure da
afferrare in tempo. Sono quattro. Sono poche, sono tante, chissene
importa. Ma messe insieme sono uniche. L’avete visto anche voi ora, no? Sì,
splende tanto, quel titolo. Brilla su quella copertina. Ti invita ad aprirlo
quel libro. Ti invita a scriverlo. Sempre. E allora forza, dai, scrivilo,
scriviamolo, quel libro della nostra VITA.
Il tempo, dunque, passa per tutti. E come è facilmente immaginabile è passato
anche per la piccola Evie. Ve la ricordate, vero? Oh,
sì, lo so. È passato tanto, tanto tempo. L’ultima volta che l’abbiamo lasciata
era lì con i suoi piani assurdi a cercare di conquistare il suo Matteo. Tra le
mani stringeva la foto di un ragazzo che neanche conosceva. Giovanni mi sembra
fosse il suo nome. Sperava forse che così avrebbe agguantato
finalmente quell’amore che da tanto tempo rincorreva.Ma no, non era ancora arrivato il momento per
lei. Era troppo presto. Ma lei non lo sapeva. E continuava a piangere e a
chiedersi se prima o poi l’avrebbe afferrato. E la risposta era palese, era
proprio dietro l’angolo, ma lei non la vedeva.
Sono sicura che ora vi starete chiedendo cosa è successo dopo quel giorno
d’inizio ottobre. Sono sicura che vi state chiedendo
quando finirò con tutte queste elucubrazioni inutili e vi darò, almeno un
assaggio, di tutte quelle mille avventure che Evie,
nolente o volente, si è trovata ad affrontare. La storia di Evie
è forse come tante altre. Ma credo che ogni storia, ogni singola storia, abbia
qualcosa che la renda degna di essere raccontata. E allora, eccomi qui. A
dipingere un ultimo capitolo di questa storia. A donarvi ancora un po’ di
lacrime, di sorrisi, di illusioni e di gioie. A regalarvi un po’ di Evie.
Con la storia di Giovanni, Evie purtroppo non ha
raggiunto nessuno dei suoi scopi. È rimasta per lungo tempo arrabbiata con quel
giornalino per adolescenti che le aveva promesso mari e monti e non le ha dato
né l’uno né l’altro. Matteo, dopo qualche giorno, sembrava già cotto al punto
giusto. L’aveva a dir poco scongiurata di lasciare l’ipotetico Giovanni per
lui. E lei, ovviamente, ci è caduta ancora peggio di prima. Presa da un raptus
di follia, si è dimenticata di tutti i suoi piani studiati nel caldo familiare
del suo letto e ha confessato che era tutto uno scherzo, quello di Giovanni.
Che il suo cuore era ancora lì, a battere forte forte per Matteo. Lui si è messo a ridere quando
l’ha saputo. Le ha detto che ne era convinto dall’inizio e che tutte le sue
preghiere erano solo un modo per farla cedere. Evie
ha pianto molto, come c’era da aspettarsi. Ma il mattino dopo era lì, con un
altro piano e una voglia rinnovata di raggiungere la sua meta. Evie e Matteo sono andati avanti per lungo tempo ad
allontanarsi e a riavvicinarsi. Lei sempre innamorata. Lui sempre misterioso.
Lei sempre ingenua. Lui sempre bambino. Potrei raccontarvi di quella volta in
cui lei ha scongiurato la professoressa di lettere affinchè
li mettesse in banco insieme. Quella povera donna, forse mossa da un atto di
pietà, ha persino acconsentito alla sua richiesta. E così lei si è trovata
tutto d’un tratto di fianco al suo amore irraggiungibile. A scrivere altre
pagine e a provarci ancora. Potrei raccontarvi dei loro interminabili
bigliettini, sempre sospesi tra odio e amore. Oppure potrei raccontarvi di
quando Matteo le abbia chiesto ancora di mettersi insieme, giurando e
spergiurando che non era uno scherzo. E potrei raccontarvi di come lei ci abbia
creduto e di come sia rimasta stupita quando lui non le ha detto subito dopo
che la stava prendendo in giro. Potrei raccontarvi ancora del loro unico e
semplice sfioramento di labbra o del loro primo Natale insieme e di come tutti
i suoi sogni si sono infranti quando si è trovata, qualche giorno dopo, in un
negozio, di fronte al regalo che lui le aveva fatto. Il
problema è che sopra quel regalo un grosso cartellone citava: “Offerta speciale!
50 cent!”. Evie prima ha
pensato che fosse uno scherzo, poi ha chiesto con la voce tremante alla
commessa che le ha confermato quanto, purtroppo, aveva letto. Lei avrebbe
voluto piangere. Perché Matteo le aveva detto che lei era preziosa come quel
gioiello – che tra l’altro, aveva spacciato come “Swarosky”
-. E se quel “gioiello” valeva 50 centesimi allora, forse, lei non era tanto
preziosa. Per lungo tempo Evie è andata avanti a
ripetersi che è il pensiero è quel che conta e che non doveva essere così
dannatamente materiale. Poi, però, in una fredda mattinata di gennaio Matteo le
ha detto che quel mese che avevano passato insieme era tutto uno scherzo. “Solo
per farla contenta”. A questo punto potrei proprio raccontarvi della tante lacrime che hanno ancora una volta solcato il
suo volto, di come si è promessa di dimenticarlo per sempre, di come ha giurato
che non l’avrebbe mai, mai più presa in giro. Ma, ovviamente, vi potrei anche
raccontare di come lei si è fatta prendere in giro ancora tante, tante volte.
Di quella volta in cui le aveva promesso una gita scolastica fantastica, dove
finalmente avrebbero potuto stare insieme. E di come,
subito dopo, lei si sia trovata a piangere in uno squallido bagno. E di come
ancora lui, stranamente, sia andato a consolarla,l’abbia abbracciata mentre le lacrime
le rigavano il volto e soprattutto le abbia chiesto di baciarla. E di come lei,
ancora più stranamente, abbia rifiutato. Potrei ancora raccontarvi di tante
altre peripezie che la piccola Evie e il suo piccolo
grande amore hanno dovuto affrontare. Di quegli ultimi giorni di terza media in
cui finalmente sembrava essere giunto il lieto fine. Degli esami, del sorriso
di Matteo, diverso, quando la guardava. Di quella volta in piscina, loro due, mano
nella mano, per la prima volta incuranti degli amici e di tutto il resto. Dei
messaggi prima di partire per le vacanze. Di quei termini con cui lui la
chiamava, “piccolo angelo”, “amore mio”, “bellissima”,
tanto nuovi e tanto speciali. Di quell’estate che hanno passato senza vedersi.
Di come lei abbia trascorso due mesi a segnare su un foglietto quanti giorni
mancavano a settembre. E di come settembre sia arrivato e con lui Matteo e
quell’invito tanto agognato a casa sua. Di come lui, distruggendole il cuore
ancora una volta, abbia disdetto all’ultimo minuto inventandosi una scusa
stupida e banale. Forse troppo impaurito di scoprirsi seriamente innamorato di
quella strana ragazzetta che da tre anni lo rincorreva. Potrei infine
raccontarvi di come lei, raccolti i cocci del suo cuore, abbia iniziato la
nuova avventura del liceo, abbia conosciuto nuovi amici e abbia, poco alla
volta, messo, questa volta seriamente, la parola “fine” a quel primo amore un
po’ ridicolo, ma tanto profondo e tanto meraviglioso.
Potrei raccontarvi tante, tante cose. Ma non lo farò. Non tanto per cattiveria,
quanto perché il mio treno scorre troppo veloce e non c’è tempo per scrivere
tutto quello che mi ha fatto e mi fa vedere. Tutto quello che mi rimane da fare
è viverlo. Profondamente, stupendamente, stupidamente, scioccamente,
meravigliosamente.
Sono sicura che ora starete fissando con aria truce e rabbiosa lo schermo,
macchinando ogni modo possibile per uccidermi. Vorrete forse sapere, dopo
diciotto capitoli, e dopo quasi tre anni di attesa, come è andata
definitivamente a finire tra Evie e Matteo. Ebbene,
lasciatemi allora aggiungere queste poche parole.
Matteo, un giorno, si è alzato e ha capito tutto ad un tratto quanto aveva
sbagliato. Di quando erano state sciocche le sue paure di mostrarsi innamorato
davanti ai suoi amici e di quanto erano state le stupide le sue scuse che, fino
all’ultimo momento, aveva dato alla povera Evie. Evie, dal canto suo, ha aspettato per tanto tempo
quel giorno. Ma quando è arrivato, strano scherzo del destino forse, si è
accorta di non volerlo più. Lei che, con i suoi occhi sognanti, cercava ancora
il grande amore, per molto tempo ha creduto che questo non sarebbe mai
arrivato. L’ha cercato dappertutto, ma quando è poi giunto, ci è andata a sbattere
contro e non se ne è neanche accorta. Il grande Amore l’ha vista un giorno a
scuola, curva su se stessa, piccola e forse nemmeno tanto bella, ma se ne è
pazzamente innamorato. Ha passato giorni per cercare di scovare il nome di
quella primina per lui tanto fantastica, l’ha pedinata e l’ha osservata. Poi ha
preso coraggio e si è presentato. Evie si è sentita
smarrita quando si è specchiata nei suoi occhi verdi, così belli e così
profondi da penetrare nell’anima, e ha avuto paura. L’Amore aveva bussato alla
sua porta e lei, proprio lei che per tanto l’aveva rincorso, si è rifiutata di
aprirgli. È andata avanti per mesi a tapparsi le orecchie per non sentire quel
suo martellare sull’uscio continuo e costante. È andata avanti perché
quell’Amore le provocava un brivido che le scuoteva l’anima ed era un brivido
talmente grande, che in confronto le facevano ridere quelli che aveva provato
specchiandosi negli occhi di Matteo. È andata avanti perché in quel momento si
è sentita totalmente impotente e un bacio, una carezza, un abbraccio le
sembravano ostacoli impossibile da sormontare. È
andata avanti perché in quel momento si è resa conto che lei non era ancora
pronta per quell’Amore.
Matteo ha continuato a sperare che, come sempre, Evie
sarebbe tornata da lui. Le ha scritto tanti e tanti messaggi, chiedendole
perdono, implorandola di iniziare finalmente quella storia. Evie, dopo tanto tempo, ha preso il coraggio e gli ha
risposto di no. Si è resa conto che quel primo amore le aveva dato tanto, ma
che era ora di uscire da quel guscio in cui si era chiusa in tutti quegli anni. Evie-pulcino, un giorno, ha spiccato il volo insieme
al grande Amore che per sei mesi l’ha pazientemente aspettata e l’ha presa per
mano quando lei aveva paura. Oggi, dopo un anno e nove mesi, loro due
continuano a volare e, per quanto ne so, non hanno intenzione di smettere. A
volte hanno volato alto, molto alto, altre hanno rischiato di cadere, altre la
vertigine sembrava essere più forte della voglia di continuare quel lungo volo.
Ma questa non importa. L’essenziale è
che Evie abbia il cuore che sgorga di amore, che
quando si specchia in quegli occhi verdi si senta morire, che le mani e le
labbra del grande Amore le facciano sembrare la vita la cosa più bella del
mondo. Così come è essenziale che sia proprio quel grande Amore a farle odiare
la vita alle volte, a farla arrabbiare a farle credere di essersi sbagliata su
tutto.
Matteo ogni tanto si fa sentire, la implora di tornare e poi sparisce
nuovamente nel nulla.Prima o poi,
sicuramente, anche lui troverà il suo grande Amore.
Quel che è importante è che la storia di Matteo e Evie
sia rimasta impressa nel loro cuore e che, qualunque sia il treno che
prenderanno, non la dimentichino mai. Come ogni istante, ogni attimo, ogni
secondo di questa vita. Quel che accadrà ora nella vita di Evie
nessuno lo sa. Ma lei continua a viverla. Ed è questa, forse, l’unica cosa
essenziale.
FINE
Ok, ok… forse sarete rimasti senza
parole… o forse starete semplicemente meditando di uccidermi (sia per l’attesa,
sia per il capitolo deludente)… Ma… l’altra sera, sono capitata per caso sul
sito e, finendo sulla mia storia, l’ho riletta tutta. Mi ha fatto tenerezza,
perché dentro c’erano tanti sentimenti, tanta fatica… Ma soprattutto mi hanno
fatto sorridere i vostri commenti… come dimenticare quello di Cry90 (“morirò
illudendomi che un giorno continuerai questa storia..)
. E allora, eccomi qui, a darvi quel capitolo che vi devo, dopo che mi avete
seguito e avete aspettato tutto questo tempo. Se avrete voglia di leggerlo
ancora, ne sarò molto molto felice! :D
Prima o poi forse ritornerò con una nuova storia… o forse no! In ogni caso non
illudetevi di esservi liberati di me perché, come vedete, quando meno ve lo
aspetterete, riapparirò!
Un grande grazie a tutti voi, perché se questa storia ora ha una fine è tutto
merito vostro. GRAZIE!