Le due Taylor

di itshikarii
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scambio ***
Capitolo 2: *** Hola ***
Capitolo 3: *** Finzione ***
Capitolo 4: *** Funghi, baci e piccoli inconvenienti ***
Capitolo 5: *** Piccole rivelazioni. ***
Capitolo 6: *** Viva la verità. ***
Capitolo 7: *** Preparazioni. ***
Capitolo 8: *** Music and love ***
Capitolo 9: *** 9.Fifa and truth. ***
Capitolo 10: *** Trouble ***
Capitolo 11: *** I need u ***
Capitolo 12: *** Don't let me go ***
Capitolo 13: *** Give me love. ***



Capitolo 1
*** Scambio ***


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(1)
Scambio

Erano le sette quando la mia odiata sveglia suonò. Ogni santo giorno si muoveva tutta e cadeva per terra.
Almeno aspetta che ti spegni, no?    
Aprii gli occhi ed osservai il soffitto. Subito dopo mi alzai e mi avviai verso il mio armadio.
Aprii l’armadio e scelsi una camicia bianca abbinata a dei pantaloni sul marrone.
Mi guardai allo specchio della mia stanza e sciolsi i capelli che mi ero legata sopra la testa. Subito la frangetta mi cadde sopra gli occhi.
Maledetto il giorno in cui, presa dalla rabbia, avevo preso le forbici e me l’ero tagliata. Certo adesso era dritta, sistemata appositamente dal parrucchiere alcune settimane fa. Quando l’avevo fatta io aveva una forma tutta sua.
Guardai quel grovigli di capelli e ci volle un po’ per fargli prendere una piega normale.
Quando uscii dal bagno scesi in cucina dove trovai la mia coinquilina Helen fare colazione.
“Hola!”
Helen era la mia coinquilina barra migliore amica, dalle origini spagnole. Era divertente sentirla parlare in spagnolo oppure quando parlava in inglese e poi spagnolo tutto assieme. Lo chiamava spanglish.
Carino vero? E la cosa più divertente è che ho fatto delle ricerche ed esiste davvero!
“Ciaos mias amigas.” Risposi scivolando sulla sedia accanto alla sua.
Questo era lo spagnolo che mi ha “insegnato” mio padre.
“Lo sai che quello non è spagnolo?” mi chiese ridendo e passandomi un cornetto. Lo presi e lo inzuppai nel latte.
“Certo che lo so, ma sai com’è divertente prenderti in giro.” Scherzai e come risposta ricevetti una gomitata così forte che mi fece cadere il cornetto a terra. “Adesso me ne prendi un altro!” ringhiai, ridendo. Me ne prese un altro e me lo posò nel tovagliolo.
“Che devi fare oggi?” mi chiese Helen mentre beveva il suo caffè.
“Lavoro fino all’una e poi possiamo andare a spasso sole solette, sempre che Mark ti lasci un po’.” Scherzai, riferendomi al fidanzato storico (due anni!) della mia amica.
“Jade sei troppo paranoica. Mark non è possessivo, è romantico. Cosa che i tuoi precedenti ragazzi non erano affatto.”
Non doveva parlarne. Lo sapeva quanto detestavo ricordare quei stronzi dei miei ex.
Si rese conto di aver esagerato visto che si affrettò ad aggiungere: “Scusa, non avrei dovuto..”
Bevvi il mio caffe e mi alzai. “Tranquilla. Adesso vado.” Le lasciai un bacio sulla guancia, presi la borsa e mi avviai a lavoro.
Non avendo abbastanza soldi non mi potevo permettere una macchina e mi diressi in pasticceria a piedi.

“Allora io vado. Ciao Dave.” Sorrisi e salutai il mio collega, dirigendomi fuori dalla pasticceria.
Ispirai l’aria fredda e sentii il mio telefono vibrare nella tasca.
Lessi il messaggio di Helen.

Ehi putty, ci vediamo direttamente alla caffetteria del centro commerciale c:

Sorrisi e mi avviai verso il centro commerciale che era vicino al mio posto di lavoro.
Arrivai alla caffetteria ma della mia amica rossa non c’era traccia. Sorrisi e mi sedetti ad un tavolo ed incominciai a leggere il menù.
“Scusa se ti disturbo, hai uno specchietto?” una voce mi distrae dalla lettura.
“Certo, dovrei averlo…” mi morirono le parole in gola quando vidi chi avevo davanti: una ragazza uguale a me mi stava guardando sconvolta anche lei.
“Ma tu..” dicemmo assieme. “Sei uguale a me!” continuammo assieme. Oddio sembrava tanto una scena da film.
La mia sosia si infilò gli occhiali da sole e si sedette di fronte a me.
“Perché ti infili gli occhiali?”
“Perché non voglio che mi riconoscano..” guardò a destra ed a sinistra prima di rivolgermi una sorriso dolcissimo. “Tu sai chi sono?”
“La mia sosia?” tentai ma sapevo che non era quella la risposta giusta.
“Sono Taylor Swift, la cantautrice americana.”
“E che ci fai qui, in questa piovosa città di Londra?” chiesi curiosa di ascoltare la sua risposta.
“E’ una lunga e stressante storia.”
“Se la tua vita è stressante allora la mia come deve essere?” chiesi con sarcasmo.
“Proviamo a vedere, no?”
“Che vuoi dire?” mi spinsi più vicino a lei e la guardai con uno sguardo impaurito. Lei sorrideva.
“Scambiamoci vita per un mese.”



I’M PRETEND THAT I’M ALRIGHTTT, I’M AAAAARLIGHTTT!
Salve c:
Sono fissata con questa “canzone” della swift c:
Allora: sono nuova in questo reparto (?) di fan fiction ma sono una swiftie da due anni c:
Bene, questa storia mi è venuta da un sogno dove ero uguale a Taylor e ci scambiavamo vita :D
Ma vi immaginate?
Comunque che ne pensate della storia?
Lo so, il primo capitolo fa cagare c:
Se mi volete aggiungere su facebook, c’è il link nella mia pagina c:
Un bacio c:
#FEARLESS
#STAYSTRONG C:

Mary Hikari c;

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Capitolo 2
*** Hola ***


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(2.)
Hola!


“Quindi tu, cantante ultra famosa e ricchissima, mi stai proponendo di scambiarci vita?” la popstar annuì con un sorriso. “Ovvio che accetto!” iniziai a saltellare come una pazza e poi Taylor mi fece sedere.
“Come ti chiami?”
“Mary, ma da oggi sarò Taylor Swift!” continuai ad urlare fino a quando la bionda non mi prese per il polso e mi portò in un bagno dove non c’era nessuno.
Ci scambiammo i vestiti in due cabine accanto.
“Sicura che vuoi vivere la vita di una sconosciuta? Insomma potrei essere un serial killer.” Dissi mentre mi arrivava una maglia dall’alto.
Oddio, ma è Dior questa maglietta?
Dopo alcuni minuti uscimmo e scoppiammo a ridere. Io ero lei e lei era me. Ci scambiammo anche cellulare ed altre cose.
“Bene..”
“Buona fortuna.” Dicemmo in coro ed uscimmo pronte per la vita che ci stava attendendo fuori quel lurido bagno.
Minchia come si cammina su questi trampoli?

Taylor.
Ma da dove mi era uscita sta cretinata di scambiarci vita? Non sapevo niente di quella che adesso si stava passando per me.
Mi andai a sedere nel tavolo dove stava seduta Mary.
Ad un tratto qualcuno mi coprì gli occhi da dietro. Mi dimenai e poi mi girai vedendo una ragazza dai capelli rossi che mi sorrideva.
“Brutta stronza che non sei altro, dovevi aspettarmi davanti alla caffetteria non qui. Ho girato tutto il bar per trovarti.”
Si sedette di fronte a me e mi sorrise.
Io la guardai un po’ incerta.
“Tu sei…?”
“Hola! Sono la tua migliore amica, recuerdas?” mi guardò sciettica.
“Oh, me siento. Me acuerdo de ti, eres mi mejor amiga.” Sorrisi mentre iniziai a guardare il menù.
Alzai lo sguardo verso la ragazza che avevo di fronte e vidi che aveva uno sguardo scioccato.
“Che succ..?” non mi fece finire che iniziò a parlare.
“Chi sei e che hai fatto della mia migliore amica che aggiungeva solamente la –s alla fine delle parole? Che fine ha fatto la mia Hikari del ‘Helen & Hikari’? E da quando hai i capelli ricci?”
Questa ragazza è molto perspicace. “Io, conosco lo spagnolo ed ho sempre scherzato aggiungendo la –s. Non ti piacciono i capelli?” feci una faccina da cucciola.
“Si, scusa. Ti ho aggredito soltanto perché sono incazzata.” Incominciò a bere il caffè che ci avevano portato.
“Che è successo?”
“Mark!” quasi urlò. “Mi ha lasciata! Oggi!”
Mark.. doveva essere il suo ragazzo. Incominciò a bestemmiare a bassa voce in spagnolo. Sorrisi capendo perfettamente quello che diceva.
Avevo studiato tutte le lingue per potermi facilitare meglio in qualsiasi posto andavo.
“Mi dispiace da morire, Helen.”
Mi guardò in una maniera che non riuscii a decifrare. Poi sbuffò e fece segno con la mano di lasciare stare.
Si alzò, posò dei soldi sul tavolo e mi fece alzare. “Per distrarci andiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto dopo una rottura con i tuoi ex!” disse tutta contenta mentre mi trascinava chissà dove.
“I miei ex..?” chiesi stupidamente.
“Certo, putty. Tutti quelli che volevano solo scoparti.” Mi sentii un po’ offesa e triste nei confronti di Mary. “E quindi stiamo andando a fare quello che fai quando vieni lasciata.”
“Mangiare gelato?” chiesi, ma quando la visione di una palestra si fa sempre più vicina capisco che io e Mary non abbiamo molto in comune lasciando da parte l’aspetto.
“Mary, tu non sei la tipica mangia-gelato quando un ragazzo ti lascia.”
Ehi rossa, che hai contro le romantiche che mangiano gelato e scrivono canzoni?
“Andiamo a fare box.”
Aspetta cosa?!

Mary.

Spero davvero per Taylor che se la cavi.
Insomma nella mia vita è sempre una routine, non succede mai niente di nuovo.
Perché dovrebbe succedere proprio adesso?
Ritornai verso la caffetteria e vidi la mia sosia prendere il mio posto. Dopo un paio di minuti vidi Helen arrivare da dietro.
Cazzo.
Mi ero dimenticata di quella pazza con il sangue spagnolo.
Provai ad avvicinarmi ma qualcuno mi bloccò prendendomi dal polso. Mi girai e vidi un uomo tre volte più alto di me, vestito di nero.
“Signorina Taylor, mi dispiace interromperla ma dobbiamo andare.”
Annuii rassegnata e seguii l’omone pelato.
Perché tutte le guardie del corpo sono pelate?
“Scusa, perché sei pelato? Voglio una guardia del corpo diversa della altre.” Piagnucolai mentre lui sbuffava.
Cioè io ho una guardia come tutte le altre e lui sbuffa?
Stavo per dire qualcosa ma una limosine nera. Sono tutta contenta e andai  per avviarmi verso la macchina ma mister pelato mi fermò. La macchina tranquillamente partì senza di me.
“Brutto pelato, perché non mi hai fatto salire?”
“La sua macchina è questa.” Spostai lo sguardo verso un’altra macchina molto più piccola ma normale. Scrollai le spalle e mi avviai.
“Dove andiamo?” chiesi.
“All’appuntamento.”
“Quale?
“Quello di oggi.”
Smisi di fare domande visto che quello là pensava che sapessi di che parlava. Mi appoggiai al sedile e guardai dal finestrino. Mi arrivò un messaggio.
Sbloccai l’iphone di Taylor ed un messaggio da un numero non salvato affacciò nel display: << La tua amica è pazza! Mi vuole fare box, ma scherziamo? Non l’ho mai fatto! Come ti trovi tu?>>
Sorrisi, ma non ebbi il tempo di rispondere che eravamo arrivati ad un hotel lussuoso.
Mister pelato mi fece scendere e mi avviai dentro l’hotel.
Un altro signore pelato-dio tutti io i pelati oggi?- si avvicinò e non appena mi vide mi abbracciò di slancio. Io rimasi rigida del tipo: chi minchia è questo?!
“Taylor sei arrivata, i ragazzi ed il loro manager ci aspettano.” Mi sorrise e mi lasciò respirare.
“I ragazzi?”
“I One direction, cara.”
Incominciò a guardarmi spaventato quando iniziai ad urlare.
“Incontrerò i One direction, porca Belen!” mi fermai e vidi tutti i presenti che mi guardavano sconvolti.
Mi sistemai la maglietta e tossii. “Dicevo: non vedo l’ora di incontrarli.” Sorrisi ed il pelato numero due- forse il manager di Taylor?- mi continuò a guardare male.
Poi mi fece segno di seguirlo.
Dopo un po’ arrivammo dentro una stanza dove c’erano due ragazzi ed un tizio che parlava al telefono.
Porcoculomerdatette. Quelli sono Harry Styels e Louis Tomlinson.
Mi trattenni. Non volevo dare spettacolo come poco prima di sotto.
“Taylor, sei arrivata cara.” Il manager dei ragazzi chiuse il telefono e ci fece segno di sedersi davanti a loro.
“Allora la questione è semplice: tu –indicò me- e Harry dovete frequentarvi.”
“Manager della band più famosa del mondo, che hai detto?”


STAY, STAY, STAY.
Ehi c:
Non sono in ritardo, vero?
Bene, non ho molto da aggiungere in questo capitolo.
Per Helen mi sono ispirata –oltre alla mia migliore amica- a Cher Lloyd.
Spero davvero che questo capitolo possa piacervi c:
Mi fate sapere cosa ne pensate con più di dieci parole? *-*
Mary Hikari c:

ps: grazie mille alle recensioni e per le ragazze che hanno messo la storia tra le preferite e seguite. <33 Mi rendete felicissima.

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Capitolo 3
*** Finzione ***



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(3)
Finzione.


“Manager della band più famosa del mondo, che hai detto?” urlai.
Harry e Louis ridacchiarono, forse perché era una frase alla Hannah Montana. Lasciai stare e guardai il manager dei ragazzi.
“Taylor, ne avevamo già accennato..”
“Ed adesso me lo accenna di nuovo.”
Prese un respiro profondo. “Allora, tu sei la fidanzatina d’America. Molti pensano che questi due- indica Louis e Harry- stiano assieme, anche se Louis ha un ragazza. Dobbiamo fare in modo che non lo pensino più. infatti loro si stanno allontanando di più davanti al pubblico e vorremmo che tu fingessi di essere la ragazza di Harry anche per far credere di più in questo progetto.” Si sentiva soddisfatto del suo discorso, infatti aveva un ghigno in faccia.
“Allora, mio caro manager.” Mi alzai e tutti e tre mi guadarono curiosi. “Io non voglio rovinare ancora di più un’amicizia, va bene? Per adesso lo state già facendo voi. Io ed Harry potremmo farci vedere assieme, ok. Ma non mi metterò mai con lui per finta, solo per farvi un piacere. Che poi non vi sentite in colpa per rovinare la meravigliosa amicizia di questi due ragazzi?” il manager mi guardava come scioccato. Harry sorrideva e Louis gli aveva dato un pugno affettuoso nel braccio. “Io ho finito qui. Mister Pelato!” cercai la mia guardia del corpo che arrivò subito e che mi fulminò con lo sguardo.
“Signorina Taylor, lei ci aveva detto che ci avrebbe pensato.” Urlò il manager. Alzai gli occhi al cielo.
“Oh, infatti ci ho pensato. Ripeto: uscire come amici si, fingere di essere innamorati NO.” Ed uscii da quella stanza. Mi meravigliai del mio discorso molto maturo.
Il pelato mi guidò giù, lasciando stare l’altro pelato che si dimenava come un pazzo.
Stavo salendo in macchina, quando una mano strinse il mio polso. Mi girai leggermente per trovarmi due occhi verdi smeraldo fissarmi.
Lasciò la presa ed io mi girai trovandomi Harry davanti a me.
“Styles.. che succede?” chiesi sorridendo.
“Volevo ringraziarti per quello che hai detto. Davvero, ero convinto che eri una montata che per i soldi avrebbe fatto di tutto.” Confessò senza problemi.
“Ehi! Stai attento a quello che dici, potresti ritrovarti femmina da un momento all’altro.” Dissi senza rendermi conto che Taylor non avrebbe mai detto una cosa del genere. “Cioè.. volevo dire…”
“Tranquilla, mi piace questo tuo lato. Mi piacciono le persone senza peli nella lingua.” Si avvicinò pericolosamente. Chiusi gli occhi istintivamente quando mi diede un bacio sulla guancia. Poco dopo a si allontanò e quando aprii gli occhi lo vidi farmi il segno di chiamarlo.
Abbassai lo sguardo verso la tasca del pantalone e notai un biglietto uscire fuori. Lo presi e lessi il numero.
No. Non poteva essere vero.
Harry non mi aveva scritto il ritornello di ‘Call me maybe’, vero?

Taylor.

“Avanti, Mary. Non mi sembri nemmeno tu!” disse la rossa, continuando a dare pugni.
Deglutii a fatica, avevo convinto Helen ad iniziare prima lei così avrei guadagnato tempo per trovare una scusa valida. Peccato che la scusa valida non era ancora arrivata.
“Ehm.. non mi sento in vena, oggi.” Si girò e mi fulminò. Si tolse i guantoni e si  mise in ginocchio davanti a me.
“Chi è?”
“Eh?”
“Solo quando incontri un altro ragazzo non vuoi fare box. Come si chiama? Lo conosco? Lo sa che tu sei mia?”
Sorrisi nel rendermi conto che Mary aveva un’amica che teneva molto a lei. Ora però credeva che mi piaceva veramente qualcuno.
“Ehm.. Si chiama… Andrea.” Sparai un nome a caso.
“Uhm.. italiano, allora.” Mi fece l’occhiolino. “Descrivimelo.” Ricominciò a dare pugni.
“Oh, è alto, capelli scuri ed occhi uguali.” Descrissi il ragazzo che mi trovavo di fronte.
“Non vedo l’ora di conoscerlo. Anzi domani invitalo da noi e non accetto un no!”
Annuii e mi diressi in bagno.
Mentre cercavo qualcosa nella borsetta, andai a sbattere con qualcuno. Alzai il viso ed  incontrai due occhi color caramello fantastici.
“Mi dispiace, non ti avevo visto.”
Mi misi una ciocca di capelli dietro i capelli e sorrisi. “Non ti preoccupare.”
Che sorriso dolce che aveva. Mi fece un segno e sparì dalla mia visuale. Mi venne un idea in mente.
Mi girai velocemente e lo richiamai. “Si?”
“Ti piacerebbe fare finta di essere il ragazzo che ho incontrato ad una cena con la mia migliore amica?”

Mary.

“Oddio, Taylor sono orgogliosa di te. Stai imparando da me.” Mi asciugai una lacrima finta mentre mi mangiavo un cucchiaio di gelato.
Ero arrivata al mio piccolo appartamento affittato giusto per questo mese qui a Londra ed adesso mi stavo godendo una meritata pausa.
Sbuffai quando suonarono alla porta. “Scusa Taylor, suonano alla porta.”
“Ah, si. Mi sono scordata di dirti..” chiusi la chiamata quando un meraviglioso ragazzo era posizionato di fronte a me.
“Salve bel figaccione, chi sei?” chiesi appoggiandomi allo stipite della porta.
Scoppiò a ridere. “Quanto mi sei mancata!” mi abbracciò di slancio.
Non è che la Swift aveva un ragazzo segreto e non ne sapeva niente nessuno?
“Anche tu.” Inventai.
“Non vedevo l’ora di poterti far conoscere di persona Amanda.” Era tutto sorridente.
“E chi sarebbe..?” la domanda si concluse quando apparve l’appena nominata Amanda. “Bene, il mio ragazzo segreto mi vuole fare conoscere l’amante con la quale mi tradiva?”
I due si guardarono entrambi e scoppiarono a ridere. “Oddio, Austin tua sorella è una forza.”
Sorella? Quella stronza della Swift aveva un figo come fratello e non ne sapevo niente?
La cosa si incomincia a fare interessante.


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ZAAALVE, ecco il capitolo tre :3
Fa schifo, lo sho c:
Non avevo ispirazione perché ho sforzato la mia mente per fare un discorso senza rovinarmi con il ragazzo che mi piace. Mi chiede sempre i compiti e poi mi parla come se fossi la sua amica-manga .-.
E, lo ammetto, ho detto più volte cose che mi poteva prendere per cretina OuO
VABAH, mie care dolcesse qui c’è il capitolozzo e confesso: NON HO IDEA DI COME CONTINUARE OuO
Mi lasciate un parere con più di 10 parole, se volete eh uwu
Ah, se volete farmi qualche domanda nella mia pagina c’è il mio contatto di facebook o twitter c; Ma ho anche ask.
Siccome sono una frana a mettere i siti da qui (LOL) vi dico che mi chiama Hikariniall su ask e twitter lol
Un beso mi amor <33
Hikari. C:

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Capitolo 4
*** Funghi, baci e piccoli inconvenienti ***


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(4)
Funghi, baci e piccoli inconvenienti.

Mary.
“Fratellino caro, come mai a quest’ora? Non dovreste andare a mangiare?” chiesi mentre chiudevo la porta dell’appartamento della bionda. L’appartamento era enorme. Così grande che ogni volta che attraversavo il corridoio sentivo di aver perso qualche caloria.
Austin e la sua ragazza dai capelli color melanzana si avviano verso la sala da pranzo.
“Taylor ci avevi invitato tu. Avevi detto che volevi cucinarci la tua specialità e che volevi conoscere Amanda.” Sorrise mentre si sedevano nel divano abbracciati.
Bene. Io non ho mai cucinato in vita mia se non un tost, anch’esso bruciato.
“E..” iniziai a torturarmi le mani. “Ho specificato cosa avrei cucinato?” chiesi incerta.
“No, avevi detto che era una sorpresa. Possiamo vedere la televisione mentre cucini?” annuii ed andai in cucina.
Ed adesso che minchia combino?
Il campanello interruppe la mia crisi ed andai ad aprire.
Aggrottai le sopracciglia quando mi trovai Harry davanti a me. “E tu che ci fai qui, ciccio?”
Rise. Ma possibile mai che per ogni cosa che dicevo si metteva a ridere?
Bah, maschi.
“Ciao anche te, eh!” alzai gli occhi al cielo.
“Styles veloce!”
“Avevi dimenticato questa.” Mi diede una sciarpa. Mi ricordavo di avere una sciarpa e penavo di averla dimenticata nella macchina di mister Pelato.
“Ah, grazie.” Sorrisi prendendo la sciarpa e continuando ad osservare il riccio. “Sai cucinare?”
“Perché?”
“Rispondi!”
“Si, perché?” rispose un po’ spaventato. Sul mio volto si dipinse un sorriso stile stregatto. Gli presi il polso e lo feci entrare dentro, per poi chiudere la porta. “Che stai..?”
“Levati il cappotto e vieni a darmi una mano in cucina!” mi avviai in salone dove c’era Austin.
“Chi è lui? Il tuo ragazzo?”
“Chi? Lui?” indicai il riccio con le sopraccigli alzate. “No, è il mio aiuto per cuoco.” Sorrisi spingendo Harry in cucina.
“Ma, non dovevi cucinare tu?”
“Caro fratellino.” Misi una mano sulla sua spalla. “Passo tutto il giorno a strimpellare chitarre e le mie dita sono stanche, per questo ho bisogno di una mano.” Sorrisi e raggiunsi il riccio in cucina.
Incominciammo a cucinare qualcosa a base di funghi, credo.  Harry era davvero sporco con tutti gli ingredienti che aveva utilizzato mentre io avevo solo preso quello che gli serviva. Ad un tratto si girò e mi tirò un po’ di farina addosso, così senza motivo. Allora di rimando ne presi un po’ e ricambiai il ‘favore’, fino a ritrovarci tutti bianchi, pavimento incluso, e le nostre risate che echeggiavano nella cucina.
“Basta!” mi spostai i capelli col polso “Cosa ti serve?”
“Un po’ di peperoncino.” Cercò di smettere di ridere e ricominciò a mescolare il suo capolavoro.
Peperoncino dove sei? Provai alcuni sportelli fino a quando lo trovai, ma era troppo alto. Presi una sedia e ci salii di sopra. Proprio mentre stavo prendendo quello che mi aveva chiesto, non sentii più la sedia sotto di me.
Avete presente quando nei film o nelle fan fiction la ragazza sta per cadere ed il suo principe azzurro la salva in tempo? Si?
Bene a me non mi ha salvata nessuno. Sono caduta col sedere per terra e, oltre il danno la beffa, mi sono trascinata una ciotola di ciliegie che ovviamente è caduto addosso alla sottoscritta. Ed il ‘principe azzurro ’? a sghignazzare dall’altra parte della stanza.
“Ma come fai ad essere così maldestra?” si inginocchiò davanti a me per levarmi qualche frutto dai capelli.
Rimasi ad osservare ogni suo piccolo movimento senza dire niente. Avevo sempre pensato che Harry fosse un ragazzo meraviglioso anche con le sue piccole imperfezioni, ed adesso ne avevo la prova.
Quando finì mi sorrise dolcemente, del suo piccolo ghigno non c’era più traccia. Provammo ad alzarci ma –sembrava un film comico- ci alzammo insieme e sbattemmo le fronti.
“Merda.” Imprecai nel vedere un po’ di sangue dalla fronte del ragazzo a me.  Mi misi sulle punta delle dita –essendo un po’ più bassa di lui- , spostai alcuni ricci che cadevano sulla sua fronte e guardai meglio la ferita. La tamponai con un dito e quando abbassai lo sguardo su Harry, rimasi incatenata al suo. Le mie mani si bloccarono sulle sue spalle e le sue mani si posarono sulle mie guance. Stavo letteralmente andando a fuoco quando si avvicinò al mio viso.
Non era assolutamente giusto, voleva davvero baciarmi? Voleva farlo per la storia della band? Ma soprattutto, volevo davvero baciarlo? Ma cosa più importante: avevo una vocina davvero carina quando pensavo!
Le mie idee vennero interrotte da delle labbra soffici e leggermente screpolate che si posarono sulle mie. Era un banalissimo bacio a stampo e prima che venisse approfondito, lo allontanai. Mi guardò preoccupato.
“Ho sbagliato qualcosa?” chiese appoggiandosi al piano.
“No.” Abbassai lo sguardo sulle mie scarpe bianche ancora di farina. Non mi ero mai sentita così in imbarazzo con un ragazzo in vita mia. “Dai finiamo il capolavoro.”

***
Invitai Harry a cenare con noi dopo la fatica che aveva fatto per aiutarmi.
Austin e Amanda erano davvero carini assieme. Il riccio, seduto accanto a me, rimase in silenzio per tutta la cena tranne qualche battuta con il fratello della Swift.
Dopo aver salutato Austin e la melanzana-girl, mi girai per vedere Harry prendere il cappotto ed avviarsi verso di me alla porta. Abbassai lo sguardo quando mi superò ed uscì.
“Allora io vado.” Fece un sorriso forzatissimo e si girò per andarsene, ma lo bloccai per guardarmi.
“Senti, mi dispiace per prima.” Lasciai la manica del cappotto e si girò verso di me. “Tutti i ragazzi con i quali sono stata hanno sempre voluto solo una cosa da me, ti lascio immaginare che cosa. il giorno dopo mi lasciavano un biglietto, sbagliando il mio nome, e non li vedevo più.” abbassai lo sguardo. Quello che stavo dicendo lo sapeva sono Helen. “Il punto è che, tutti ci provano con me solo per ottenere qualcosa. Quando l’hanno ottenuta spariscono. Ed è per questo che non riesco più ad amare senza avere la paura che tutto possa risuccedere.” Finii il mio monologo appoggiandomi allo stipite della porta cercando di trattenere alcune piccole lacrime che minacciavano di uscire.
Harry, dopo un tempo che a me parse infinito, mi alzò il mento e fece scontrare il mare contro un smeraldo. Mi strinse a sé ed io appoggiai la testa nell’incavo del suo collo. Mi accarezzò la schiena. “Se mi dai la possibilità ti posso aiutare io ad amare.” Mi sussurrò all’orecchio. Risi sulla sua spalla. “Ci conosciamo da nemmeno 24 ore.”
“Ed allora?” ridemmo assieme.
Mi volevo davvero fidare di Harry? Mi stavo davvero lasciando conquistare da un ragazzo che conoscevo a mala pena?
Si, lo volevo eccome.
Un giorno e la mia vita stava già cambiando.


Taylor

“Ma ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo?” mi urlò Jack dopo che gli avevo spiegato la situazione per bene.
“Si, è una pazzia. Non potevo deluderla. Ti prego!” feci la faccia da cucciola. Nessuno resisteva alla mia faccia da cucciola.
“No.” Si alzò, liberandosi dalla mia presa sul suo braccio. Caddi nella piccola panchina.
Mi alzai anch’io tutta incazzata. “Farò qualsiasi cosa!” urlai mentre lui se ne andava. Ad un tratto si bloccò, per poi ritornare sui suoi passi ed avvicinarsi troppo a me. Sentivo il suo respiro in faccia. “Qualsiasi cosa?” mi squadrò tutto il corpo.
“S-si.” Deglutii alla sua vicinanza. Tutto si poteva dire tranne che non era un bel ragazzo. Si allontanò con un ghigno sulla faccia.
“Allora va bene. Che devo fare?”

***

“E lui chi è?” chiese Helen non appena mi vide arrivare con Jake, anzi ‘Andrea’, con un braccio attorno alla mia vita.
“Helen, lui è Andrea. Il ragazzo di cui ti stavo parlando prima. L’ho incontrato mentre andavo al bagno.” Sorrisi e vidi Helen farmi segno di tenermelo stretto. In realtà quando eravamo un attimo da sole mi aveva detto: “’nto è gnocco! Vedi di non lasciartelo scappare! E se ti fa soffrire ci penso io a rompergli le gambe.”
Scoppiai a ridere quando me lo disse e Jack quando tornò mi guardò male.
“Comunque Andrea, che ne dici di venire a cena stasera?” lo invitò senza dirmi praticamente niente.
“Ma certo!” accettò con molto entusiasmo, anche troppo.
“Mary, non devi tornare a lavoro?” mi chiese Helen mentre uscivamo dalla palestra.
“Lavoro?” Mary non mi aveva accennato niente di lavorare.
“Ma certo in pasticceria!”
Jake chiese a Helen dove fosse il negozio dove lavoravo perché voleva accompagnarmi lui in macchina. Ci salutammo e quando la rossa mi abbracciò mi fece l’occhiolino ed io le diedi un pugno affettuoso sul gomito.
Mi avviai con Jake in macchina. Tutto il tragitto lo facemmo in silenzio, tranne quando poi arrivammo e mi accompagnò davanti alla porta.
“Bene, puoi anche andare.”
Mi mise un dito sulle labbra per farmi stare zitta, prima di far combaciare le sue labbra sulle mie con prepotenza. Provai ad allontanarmi, ma lui era più forte di me. Come un impulso, infilai le mie dita tra i suoi capelli e chiusi gli occhi cercando di godermi il bacio. La sua presa passò dal mio collo ai miei fianchi, stringendoli con forza, per permettere di scendere a baciarmi il collo. Risalì tutto il collo fino ad arrivare all’orecchio. “A domani, tesoro.” E lasciò un bacio lì prima di lasciarmi imbambolata da sola.
Un giorno e già la mia vita stava cambiando.

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BUONSALVE (?)
Eccomi qua con il capitolozzo, l’ispirazione è venuta OuO
Allora che ne dite? Forse è un po’ presto per i baci? Boh, io ero dolciosa oggi *-*
Poii, Jake… La mia mente perversa l’ha creato ed è venuto tutto il contrario di quello che avevo immaginato OuO
Mi dispiace se la parte di Taylor è sempre un po’ più corta di quella di Mary, ma in quella di Mary ci metto qualcosa di me e quindi mi perdo c:
Bene, un’ultima cosa e vi lascio c:
IL CAPITOLO E’ DEDICATO A QUELLA MERAVIGLIA DI GAIA (hazzalove23) CHE DOMANI FA IL COMPLEANNO E QUESTO E’ UN PICCOLO ANTICIPO DEL MIO REGALO <3 TI AMO.
Ora mi dileguo c:
grazie a preferite/seguite/recensioni c: VI AMO agfkfajfkdga
baci,
Hikari <3
#STAYSTRONG and #FEARLESS

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Capitolo 5
*** Piccole rivelazioni. ***


(5)
Piccole rivelazioni.

Mary.


Stavo ancora dormendo quando dei piccoli rumori mi fecero svegliare. Brontolai un po’ e guardai la meravigliosa sveglia rossa della Swift che segnava le otto e mezza del mattino.
Le otto e mezza del mattino? Scherziamo?
Un altro rumore contro la finestra mi costrinse ad alzarmi dal letto. Mi misi le pantofole di paperino (me le ero fatta portare la sera prima da Taylor) e mi strinsi la vestaglia addosso. Dei colpetti alla finestra: che cosa romantica!
Ma proprio quando stavo per andare verso la finestra, un sasso enorme ruppe il vetro e per poco mi finiva sopra il piede.
No, ma chi minchia è questo deficiente che mi ha rotto la finestra?
Gli insulti mentali si bloccarono quando vidi una chioma riccia sotto la finestra.
“Tu sei un malato mentale!” urlai ridendo.
“No, non ho un problema dentale.”
Ma stava scherzando, vero? La stanza era solo al primo piano e non capiva quello che dicevo?
“Harry, adesso sei anche sordo?”
“Chi ha torto?”
Mi battei una mano nella fronte e gli feci segno di girare verso la porta. Chiusi la finestra, o meglio, quello che ne rimaneva e scesi velocemente verso la porta dove mi stava aspettando Harry barra spacca finestre.
Quando aprii la porta lo trovai la davanti, in tutto il suo splendore.  Indossava una maglietta rossa con un giacca sul marrone abbinata ai pantaloni.
“Buongiorno.” Ora che lo guardavo bene aveva una mano dietro la schiena.
“Buongiorno anche a te.  Che hai dietro la schiena?” sorrisi mentre cercai di vedere che nascondeva, ma lui indietreggiava. Oddio come nei film, dove il ragazzo sveglia la sua amata con dei muffin o dei fiori o cioccolatini. “Eddai, Styles!” sbuffai, incrociando le braccia ed appoggiandomi allo stipite della porta imbronciata.
“Uffa che sei insistente. Se non fosse per te?” chiese con un ghigno.
“Ti tiro la pietra e spacco la tua testa come hai fatto con la finestra.” Feci un sorriso divertito e si arrese. Mi diede il piccolo pacchetto che teneva dietro la schiena e lo aprii. Dentro trovai una collana con un piccolo ciondolo che rappresentava un aereoplanino di carta. Ringraziai Harry e gli chiesi di attaccarmela.
“Non ti abituare a questi regali, però.” Mi sussurrò all’orecchio mentre sistemava il gancio. Risi e vidi la collana scendere lungo il mio petto. Ripresi il ciondolo tra le dita ed aggrottai le sopracciglia. Dietro un ala dell’aereoplanino c’era scritto ‘H’.
Mi girai continuando a tenere lo sguardo su quel ciondolo. “Era tuo?” alzai lo sguardo per puntarlo nel suo. Stavo annegando  nel suo sguardo, ma non come nelle fan fiction, io ci stavo annegando per realtà.
“Si, ma voglio che la tenga tu.” Disse con la sua voce roca e molto sensuale.
“Hai una voce sensuale.” Mi coprii subito la bocca dopo aver realizzato quello che avevo detto. Ma porca la miseria, non potevo stare zitta?
Rise e potrei dire che la sua risata mi rese felice. “Me lo dicono in molti.” Appoggiò le sue grandi mani sui miei fianchi per farmi avvicinare a lui. Posai le mie, che in confronto alle sue erano piccolissime, sul suo petto e potei sentire il battere del suo cuore. Continuai a guardarlo negli occhi. “Che ne dici di uscire?” mi chiese.
Mi allontanai e gli presi la mano facendo intrecciare le nostre dita. “Si, ma prima mangiamo, mio spacca finestre.”
***
Eravamo usciti da mezz’ora, mi ero messa la prima cosa che avevo trovato nel guardaroba di Taylor. Diciamo che poteva aprire un negozio, aveva un sacco di bei vestiti.
Camminavamo mano nella mano in mezzo alle stradine. “Mi dispiace non essermi fatto vivo in questi tre giorni, ma abbiamo provato tutti i pomeriggi.”
Lo sapevo, ogni sera mi mandava dei messaggi dove mi raccontava quante cose avevano fatto e mi scriveva che sarebbe passato non appena avrebbe avuto un attimo di respiro. Sorrisi, strinsi il suo braccio ed appoggiai la testa su di esso. Non sapevo che cosa fossimo, da quel bacio rifiutato ci eravamo sentiti ogni giorno ed ogni volta mi chiedeva qualcosa di me. Molte volte mi diceva che non si aspettava alcune cose da me. Come per esempio non avrebbe mai detto che Taylor Swift amasse il calcio, i videogames oppure dicesse parolacce.
Ad un tratto un goccia mi bagnò la guancia. Alzai la faccia verso il cielo per poter vedere così la pioggia cadere velocemente. “E che cazzo!” urlai. Harry mi lasciò la mano e lo vidi correre verso un camion degli hot-dog.
Io sono qua a bagnarmi tutta e lui mi abbandona per mangiare?
Lo vidi discutere con il venditore prima di fregargli l’ombrellone attaccato al camioncino. Risi come una pazza quando il ragazzo degli hot-dog gli stava lanciando dei crauti. Quando ritornò da me, aprì l’ombrellone per poter stare all’asciutto. Levai alcuni crauti dai suoi ricci, che bagnati erano caduti attorno al viso. “Non credevo che si potessero usare dei crauti come arma.” Ridemmo ed io mi strinsi a lui, anche se era bagnato fradicio come me. In quei tre giorni avevo passato molto tempo a pensare, cosa che non facevo mai, ed ero arrivata alla conclusione che mi incominciava a piacere. Guardai il suo volto, mentre lui guardava dall’altra parte della strada. Mi alzai sulle punte e gli lasciai un bacio sulla guancia. Mi guardò sorpreso. “E questo?”
“Così, oggi sono dolce.” Sorrisi. Mi rialzai sulle punte per far incontrare leggermente le nostre labbra. “Ma stai attento, quando ho il ciclo sono un bel peperino.” Gli sussurrai sulle labbra.

Taylor.

Erano tre giorni che lavoravo in quella pasticceria e se devo dire la verità: mi piaceva. Era diverso da quello che facevo di solito.
Ero a lavoro già da un’ora e stavo pulendo il bancone quando Helen mi chiamò per chiedermi di raggiungerla alle sei, dopo il mio turno di lavoro. Dissi di si, prima di portare lo sguardo sul mio datore di lavoro.
“Mary da oggi avrai un nuovo aiuto.” Sorrisi, ma mi morì in faccia quando vidi Jake con la nostra uniforme venire verso di noi. Sbiancai di botto. Quel ragazzo mi faceva paura, mi aveva mandato messaggi tutti i giorni e quando scendevo da casa me lo trovavo lì pronto a rubarmi un bacio poco casto.
“Ciao dolcezza.” Mi salutò raggiungendomi dietro il bancone. Ritornai a guardare il mio capo che mi disse di aiutarlo nell’ambientarsi. Annuii, un pochino impaurita di quello che mi avrebbe potuto fare condividendo la maggior parte del tempo assieme.

Non lo calcolai per tutto il turno, ma prima delle sei decisi di andare nel retro per cambiarmi. Mentre mi levavo la maglietta della divisa per mettermi la mia, mi sentivo continuamente osservata.
I miei dubbi vennero confermati quando sentii la porta chiudersi. Mi girai di scatto per ritrovarmi un Jake con un ghigno divertito venire verso di me.
“Bel reggiseno, cara.”
“Che vuoi Jake?!”
“Avevi detto che avresti fatto qualsiasi cosa pur di mettere in scena quelle farsa della cena.”
La cena era andata malissimo. Non volevo più avere niente a che fare con lui e l’avevo ‘lasciato’, ma lui continuava a ronzarmi attorno.
“Ed io voglio soltanto conoscerti e poter essere un giorno il tuo ragazzo.”
Mi prese tra le sue braccia per stringermi a sé. Era un problema, ma quando voleva riusciva a farmi sentire bene. Pensai a come avrebbe reagito quando avrebbe scoperto chi ero veramente.
La mia testa era schiacciata contro il suo petto, riuscivo a sentire il suo cuore battere. Le sue mani mi accarezzarono la schiena, come per tranquillizzarmi. La sua testa scese verso il mio collo prima di lasciare degli umidi baci.
Mi vennero i brividi nelle braccia quando marchiò la mia pelle del collo. “Adesso, sei solo mia.” E mi lasciò così, ancora sconvolta di quello che aveva fatto.

Arrivai da Helen un po’ più in ritardo.
“Sei arrivata, stronza. Mi fai un favore? Mi vai a prendere una tinta nel retro?”
“Certo..” risposi ancora un po’ scossa di quello che era successo al locale. Entrai nello stanzino e cercai la tinta.


Mary.

Harry se ne era appena andato ed io stavo vagando per la città, ancora presa da quel pomeriggio passato assieme.
Harry era davvero dolcissimo e mi faceva stare bene. Stavo ancora pensando a lui, fino a rendermi conto di essere arrivata davanti al negozio dove lavorava Helen. Ripensai a tutto quello che avevamo passato: le nostre chiacchierate, le nostre litigate.. non avevo mai nascosto niente a lei.
Presi un respiro profondo ed entrai.
“Benvenuto, come posso… Mary? Che ci fai qua?”
“Devo parlarti di una cosa importante.” Mi avvicinai e lei lasciò la postazione.
“Non eri andata nel retro?” chiese.
“Helen, era quelle bionda la tinta?” sbucò dal nulla Taylor con due tubetti in mano. Helen guardò prima me e poi Taylor confuso. La bionda guardò me e spalancò gli occhi.
“Che sta succedendo?!” urlò Helen.
Adesso iniziano i problemi.


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SALVE PIPOL!
Non sono morta o:
Ho avuto problemi a scuola ed i miei mi hanno sequestrato il pc. Ora vado prima che ritorni mia madre D:
VI AMO, COME SEMPRE.
Hikari:)

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Capitolo 6
*** Viva la verità. ***


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                                                                    (6)
                                                              Viva la verità.


Mary.

“Adesso mi spiegate cosa sta succedendo?” chiese Helen, quando ebbe finito con l’ultima cliente. Le avevo promesso che avremmo parlato appena finiva con tutte le clienti e rimanevamo da sole. Guardai Taylor che si torturava le dita guardando verso il pavimento. Presi un respiro e trovai il coraggio, le raccontai tutto: dell’incontro, dello scambio, dell’incontro/scontro con i One Direction.
Helen seguiva tutto senza fiatare ed alcune volte annuiva.
“Perché non me lo avete detto?” chiese con un tono di voce indifferente.
“Non ne abbiamo avuto il tempo, dopo lo scambio hai parlato direttamente con Taylor.”
La situazione era delicata, da alcuni minuti la mia migliore amica non parlava ed era una cosa davvero strana. Ad un tratto però si alzò di botto e mi abbracciò di getto. Rimasi immobile come solo una mela sa fare su una tavola.
“Ehm.. Helen?”
“La mia migliore amica conosce i One Direction ed esce con Harry!”
Aggrottai le sopracciglia: io non le avevo detto niente di Harry.
“Come fai a sapere di Mary e Harry?” chiese Taylor un po’ preoccupata.
“Bè, Harry ha messo una tua foto su twitter.. Mary dove vai?”
“Vado, lo strozzo e torno.”

“Ciao Tay.”
“Ma che ‘ciao’ e ‘ciao’. Ti dovrei strozzare.” Dissi entrando nel suo appartamento scansandolo un po’.
“Che ho fatto adesso?” urlò visto che era rimasto alla porta mentre io ero già in cucina. Quando mi girai notai che Harry era a torso nudo, con solo i pantaloncini addosso. Diventai rossa in faccia e mi girai dandogli le spalle. Non so perché mi sentivo in imbarazzo e se ne accorse anche lui, visto che sentii la sua risata roca mentre i suoi passi si facevano più vicini a me.
Appoggiò le sue mani, che io avevo sempre ritenuto enormi, sui miei fianchi e sentii il suo respiro sul collo.
“Harry.. vatti a mettere qualcosa che io dovrei essere arrabbiata con te.” perché la mia voce risultava strozzata?
Avevo già visto dei ragazzi nudi ed era per questo che non riuscivo a capire che problema ci fosse in questo preciso momento.
“E se io non volessi?”
Stupido. Stupido. Stupido. Non poteva farmi quella domanda con una voca che sembrava darmi il via libera per saltargli addosso.
“Harry.. perché hai messo una mia foto su twitter? Lo sai che mi stanno rivolgendo i peggior insulti che conoscono?” la mia voce si incrinò parecchio. Non volevo giocare.
Mentre andavo verso casa di Harry avevo aperto il tweet di cui parlava Helen ed avevo trovato abbastanza tenero quello che aveva fatto, ma tutti i commenti era tutto tranne che positivi. Tutte le fans credevano che gli volevo portare via Harry e che era una che la dava a tutti ed elencavano tutti gli ex ragazzi di Taylor, dicendo che Harry avrebbe soltanto sofferto essendo soltanto uno dei tanti.
Gli insulti non erano rivolti a me, Mary, ma a ‘me Taylor’.
Harry mi fece girare e mi guardo negli occhi che erano un po’ velati a causa delle lacrime che volevano scendere, mi abbracciò forte. Appoggiai la mia testa nell’incavo del suo collo mentre una delle sue mani si posava sulla mia schiena per accarezzarmi.
“Non volevo causare questo. Ero felice e pensavo che condividere la mia gioia di quel momento con le nostre fans sarebbe stata una buona idea.” Mi sussurrò piano. Annuii contro la sua pelle e rimasi in quella posizione, dove sarei voluta rimanere per tutto il resto della mia vita: tra le braccia del ragazzo di cui mi stavo innamorando.  

Taylor.

Dopo aver chiacchierato un po’ con Helen, decisi di ritornare nell’appartamento di Mary. La mia coinquilina mi avrebbe raggiunto più tardi: aveva una pallosa, come aveva definito lei, cena in famiglia fuori città e sicuramente sarebbe tornata tardi.
Decisi di incamminarmi verso un piccolo bar e prendermi qualcosa da bere prima di tornare a casa.
Però, mentre stavo camminando, il mio telefono incominciò a squillare.
Era Mary.
Sorrisi per poi rispondere.
“Ehi Mary.”
“Catastrofe. Tragedia. Disgrazia.” Urlò.
“Mary..? Potresti spiegarti un po’ meglio?”
Prese un respiro profondo. “Sono andata da Harry e per fermare gli insulti che ti stanno rivolgendo a te ha trovato una soluzione che è piaciuta anche al manager..”
“E cioè? Mary che c’è di così catastrofico?”
“No, niente. Lasciando stare il fatto che vogliono che Taylor si esibisca con i One Direction in uno spettacolo di beneficenza. E per la cronaca, non sono un granché nel canto.”
Questa si che era una catastrofe, tragedia e disgrazia.


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HELLOOOOOOO!
Punto primo: Scusate per la schifezza e la lunghezza del capitolo, ma non avevo ispirazione.
Secondo punto: Si. Sono viva e vegeta. Ho avuto problemi con la scuola e finalmente ABBIAMO FINITO. IO E LA SCUOLA NON CI RIVEDIAMO PER TRE E LUGHI MESI :) Adesso sono tutta vostra amori <3
Voglio ringraziarvi, perché grazie al vostro affetto verso la mia storia siamo arrivate a 60 persone che hanno messo la storia tra preferite/seguite e questo mi rende felicissima c; E come premio mi metterò a scrivere il capitolo questo fine settimana per assicurarvi un bel capitolo ed il prima possibile c:
Vi lovvo (?)
Potete trovarmi qui:
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Bye, Hikari c:

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Capitolo 7
*** Preparazioni. ***


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(7)
Preparazioni.

 

 

 

1 ora prima.

Mary.

“Va un po’ meglio?”
Sorrisi per la tenerezza di Harry. Mi aveva fatto sedere abbracciata a lui nel divano a vedere qualche stupido cartone animato che ci faceva ridere tutto il tempo.
Certo, se ci avrebbe visto qualcuno avrebbe potuto pensare che eravamo due pazzi.
“Si, grazie di tutto.” Mi accoccolai di più sul suo petto. Ero riuscita a convincerlo a mettersi qualcosa addosso.
Mentre ancora guardavo la televisione, sentii la mano di Harry giocare con la mia collana, che in realtà era sua. Sorrisi al ricordo di quando era venuto apposta per darmela.
Quando alzai lo sguardo il blu si scontrò con verde e sorridemmo assieme.
“Se ti bacio, mi dai un calcio?” sussurrò vicino alle mie labbra.
Risi prima di avvicinarmi anch’io. “Per questa volta posso fare un eccezione.”
E successe tutto in pochi secondi, le sue labbra a contatto con le mie, le mie mani tra i suoi capelli e le sue salde sulla mia nuca.
Non chiedetemi come né perché, ma finii a cavalcioni su di lui mentre ancora ci stavamo baciando.
Era un bacio diversi da quelli che avevo ricevuto; in quel bacio mi riuscivo a sentire… amata.
Qualche bacio dopo, ci ritrovammo fronte contro fronte, con i respiri mescolati tra di loro.
“Ho un’idea..”
“Uhm.. Oggi deve essere un giorno fortunato: due idee in meno di tre ore. Se è buona pure questa, mi devo incominciare a preoccupare.”
Ridemmo. La sua risata era.. indescrivibile. Anche la miglior scrittrice non sarebbe riuscita a fermare sulla carta quel suono armonioso che usciva dalle sue labbra.
“Stasera, io ed i ragazzi abbiamo un piccolo concerto di beneficenza, al parco.” Ecco perché mentre andavo verso casa sua avevo visto tutti quegli omoni che montavano una specie di palco. Avevo anche visto dei piccoli stand dove c’erano dei grossi scatoloni contenti braccialetti rossi, probabilmente quelli da vendere. “Quindi, adesso chiamo il manager e vedo se Taylor Swift può cantare con noi.”
Oh porca balena: i One Direction e Taylor Swift nello stesso palco! Sarebbe stato il miglior concerto di sempre, peccato che io abbia un criceto al posto del cervello e quindi ci arrivai dopo.
Ero io Taylor Swift e non sapevo neanche cantare, pensa suonare una chitarra e stare davanti un bel gruppo di adolescenti in calore pronte ad uccidermi solo perché stai uscendo con Harry Styles.
Mi staccai, con molta malavoglia, da lui ed andai in bagno per poter chiamare Taylor ed organizzarci per davvero o altrimenti la catastrofe sarebbe successa per davvero.

“Quindi che facciamo?” chiesi per la milionesima volta, leggermente nel panico, facendo avanti ed indietro nel bagno di casa Styles. Era un po’ grande per essere solo un bagno.
“Che facciamo?! Non puoi salire sul quel palco, ne rischierebbe la mia carriera e la tua dignità.”
“Grazie, eh. Meno male che ti preoccupi anche di me.” Mi sedetti dentro la vasca - un po’ strana la cosa vero ?- “Senti facciamo così.”

Taylor.

“Ok, allora ci vediamo davanti al bar vicino al parco per lo scambio.” Salutai Mary e mi avviai verso casa, la voglia di prendermi un caffè era passata.
Appena dieci minuti dopo arrivai a casa e mi buttai sul divano. Avevo bisogno di un bagno caldo, molto caldo.
Andai in bagno e sistemai tutto, misi il telefono di casa occupato e per sicurezza il cellulare nel bagno -caso mai Mary o Helen chiamassero. Ma proprio mentre incominciavo a spogliarmi, suonarono alla porta. Mi riallacciai la camicia che avevo messo quella mattina e corsi ad aprire. Un tizio –adesso parlavo con Mary, bene.- vestito con un gilet arancione, aveva in mano un pacco che mi consegnò. Ringraziai e rientrai dentro, appoggiando la schiena sulla porta e scivolando fino a sedermi per terra. Aprii il pacco, piena di curiosità, ed all’interno trovai un vestito nero davanti leggermente trasparente e con del pizzo e sotto nero semplice, delle scarpe col tacco alto con le borchie ed una borsa sempre nera. Sotto tutto c’era un biglietto:

                                     Stasera ti voglio vestita così. Appuntamento davanti la
                                                         pasticceria. Jake xx

Sono sempre stata una brava ragazza, perché dovevano averla con me?
Come avrei fatto ad essere contemporaneamente sul palco e con Jake?
Ok, una soluzione c’era ma sarebbe stata dura convincere la mia aiutante.

“Te lo scordi. Io con uno come lui non ci voglio avere a che fare.” Urlò Mary dopo aver sentito di cosa si trattava il mio favore.
“Mary, io aiuto te e tu aiuti me.” Piagnucolai.
“Tay, ok che tu mi salvi il culo e mi sembra giusto che io dovrei salvarlo a te. Ma perché uno come lui?” Mary faceva ‘finezza’ come secondo nome.
Già, perché mi ero andata ad incasinare con uno come lui?
Sospirai, mentre mi infilavo il vestito che mi era arrivato. Mi stava davvero bene, perché dovevo darlo a Mary?
“Senti Tay, la serata inizia alle sette. Non puoi dire al tuo principino di vedervi verso le nove, avrai già finito di cantare e ritorno in scena io!”
Mi rassegnai: Mary non voleva aiutarmi.
“Grazie mille, eh.” Sorrisi mentre lo dicevo. Stavo diventando come lei, dovevo iniziare a preoccuparmi?

Mary.

L’avevo sempre detto che il giallo mi donava.
Feci qualche giravolta soltanto per vedere il vestito alzarsi. Sembravo una cretina.
Aprii l’armadio di Taylor dove teneva le scarpe –si, aveva un armadio solo per le scarpe- e vidi che aveva una montagna di scarpe con il tacco. Io come cavolo ci sto su quei trampoli?
Continuai a cercare qualcosa che non avesse un tacco con 29 centimetri, fino a quando non intravidi un paio di converse bianche buttate in fondo.
I miei amori!
Le presi e le infilai subito ai piedi, Harry sarebbe arrivato tra qualche minuto.
Mi sistemai al meglio e quando suonò il campanello feci un respiro profondo.
Si va in scena.


Abbigliamento Taylor. (vestito nero)
Abbigliamento Mary.(vestito giallo)

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 SALVE PIPOL C:
visto? Ho aggiornato subitissimo c:
Grazie mille per il sostegno che mi date, davvero. Ieri mi sono commossa a leggere tutte le recensioni c’:
COMUNQUE, ADESSO MI RIVOLGO A VOI, CARE LETTRICI: nel prossimo capitolo ci sarà il concerto (volevo inserirlo qui ma era troppo complicato lol) e l’appuntamento tra Jake e Tay. QUINDI SCRIVETEMI QUELLO CHE VORRESTE CHE SUCCEDESSE TRA JAKE E TAY <3
UN BACIO E COME SEMPRE GRAZIE, VI LOVVO <3


Mi trovate: ask
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Hikari c:

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Capitolo 8
*** Music and love ***


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                                                                                                                       (8)
                                                                               Music and love.
 
Mary.
“Ehi.” Salutai Harry mentre lo osservavo in tutto il suo splendore. Riusciva ad essere perfetto nonostante indossasse una maglietta rossa sbiadita e dei jeans strappati. Aveva i capelli sistemati con il gel all’indietro. “Perché hai messo il gel? Ed io come te li scompiglio i capelli?” chiesi facendo il labbruccio.
“Volevo essere elegante.” Rispose serio, legandomi il braccialetto che doveva essere quello per la raccolta di beneficenza.
“Per un concerto? Al parco?” chiesi guardandolo meglio.
“No, perché dopo il concerto voglio portare una bella ragazza a mangiare fuori.” Mi disse per poi guardarmi negli occhi sorridendomi. Sorrisi e lo abbracciai di getto, stringendogli le braccia al collo. “Ehi, chi ti ha detto che sei tu la bella ragazza?”
Mi allontanai da lui per fargli uno sguardo che poteva significare soltanto: stai attento, o ti affetto il tuo amichetto. Infatti subito dopo sorrise –forse un po’ preoccupato?- e mi abbracciò di nuovo. Così va molto meglio.
Nessuno dei miei ex mi aveva abbracciato così tante volte i quattro giorni di conoscenza; be bisogna anche specificare che nessuno di loro era mai arrivato a quattro giorni di fidanzamento, visto che passavano dal mio letto e poi non li vedevo più.
Smetti di pensarci Mary!
E chi sei tu? Sei la mia coscienza? Che bello ho anch’io una coscienza.
Sisi, sono la tua coscienza. Adesso vai via!
Uff, che coscienza scorbutica. Deve avere il ciclo, per forza.
Quando mi staccai di Harry, uscimmo da casa mia ed entrammo in una macchina. Harry si mise al volante ed io in religioso silenzio nel sedile accanto. Ero davvero in ansia per il concerto: Taylor si sarebbe fatta trovare davanti ad un bar lì vicino e così ci saremmo scambiati i vestiti.
Mi venne da sorridere perché mi ricordava tanto il nostro primo giorno, quando decidemmo di scambiarci le nostre viete. Mi girai ad osservare Harry per la milionesima volta oggi e lo vidi molto concentrato, niente avrebbe potuto distrarlo. Accesi la radio e partì qualche canzone.
Harry iniziò a cantare una canzone di Stevie Wonder che passava alla radio. Si girò come per coinvolgermi nella sua performance, ma io tenni lo sguardo sulla strada.
“Harry è rosso!” e lo vidi frenare di botto, prima di rivolgermi un sorriso di scuse.
Ok, qualcosa poteva distrarlo.
 
Arrivammo al parco dopo dieci minuti. Decisi di spegnere la radio con disapprovazione del ragazzo che stava accanto a me, ma sinceramente me ne fregai visto che volevo arrivare al parco sana e salva.
C’era il pienone e per riuscire ad entrare ci facemmo largo tra una marea di persone. Osservai lo stand per la vendita e vidi che c’erano molti che facevano le loro donazioni. Ero molto contenta.
Quando arrivammo vicino al palco un gruppo di ragazze chiese l’autografo di Harry e gli chiesero se potevano fare delle foto assieme. Il riccio sorrise e si mise in posa. Mi sentii leggermente esclusa ed abbassai lo sguardo.
La vibrazione del mio cellulare però mi fece ricordare tutto.
“Ehm, Harry io devo andare un attimo in bagno. Ci vediamo direttamente sul palco ok?”
Non aspettai la sua risposta e mi diressi verso il piccolo bar che era proprio davanti al parco. Quando riuscii ad uscire da quell’insieme di persone, arrivai davanti al bar per trovare Taylor lì davanti.
“Porco cavallo, il tuo vestito è strepitoso! L’hai trovato nel mio armadio?- esclamai guardando il vestito. –Non mi ricordavo di averlo!”
“Infatti è un regalo di Jake. Dai muoviamoci!” mi prese per il braccio ed entrammo nei bagni.
E, per la seconda volta, ci ritrovammo a lanciarci i vestiti da un bagno all’altro. Meno male che avevamo le stesse misure.
Uscimmo e ci scambiammo le scarpe.
“Converse?” domandò Taylor sorridendo.
“Converse. Non è che potresti ridarmele? Sai non so come si cammina sui trampoli.”
Sorrise e ci lasciammo le scarpe che avevamo.
Mentre uscivamo, ripassammo il piano.
“Allora, io mi esibisco e tu stai in mezzo alla folla. Poi finisco e ci riscambiamo e tu stai col tuo principino ed io vado da quel folle.”
“Ma ti piace il folle.” Sorrisi maliziosa. Taylor rise e mi diede una gomitata.
“Ok, buona fortuna!” dicemmo in coro ed io andai a posizionarmi in mezzo alla gente, per assistere al concerto.
 
Taylor.
“Signorina Taylor, finalmente! La stavamo aspettando. Si prepari nel backstage che fra poco tocca a lei.”
Ringrazia l’addetto all’organizzazione ed andai a prepararmi. Iniziai a fare quello che facevo sempre prima di un concerto: mi guardavo allo specchio e facevo delle smorfie. Non lo so perché, ma mi rilassava molto.
Dopo essermi ‘rilassata’ abbastanza mi avviai verso il palco, ma quando sentii due voci discutere mi fermai dietro il muro.
“Allora Harry, come va la situazione con Taylor?” chiese un uomo. Ma io lo conoscevo! Era quel pazzo che aveva ideato la storia del fidanzamento tra me ed Harry.
“Be, ecco. Si, stiamo assieme.”
“Ci sei riuscito ragazzo, era quello che volevamo no?” gridò il manager tutto entusiasta.
“Già..”
Mi sistemai meglio nel muro: quindi quello che stava succedendo tra Mary e Harry era sempre per quel piano?
Dovevo parlare con Mary, anche se le avrei spezzato il cuore.
“Taylor?!”
Mi girai di scatto per trovarmi Harry con gli occhi spalancati. Ingoiai la saliva e feci un falso sorriso. “Sono pronta!”
Harry cercò di sorridere ed annuii, prima di andare verso gli altri quattro ragazzi per i loro rituali.
Si vede che era teso, forse ci tiene davvero a Mary. Aspetterò che sia lui a parlarle e se non lo fa al più presto, sarò costretta a farlo io.
 
 
“È stato fantastico!” urlò Niall dopo essersi liberato dei microfoni.
“Già, la gente era entusiasta! Grazie di tutto Taylor.”
Sorrisi, anche se ero un po’ sovrappensiero. Durante l’esibizione avevo intravisto Jack entrare nel bar ed ero diventata ansiosa.
“Taylor, posso parlarti?” ero così presa dai miei pensieri che quasi urlai non sentendo Harry.
“Adesso non posso, dammi cinque.. anche dieci minuti.” Gli diedi un bacio sulla guancia e scappai, trovando Mary dietro il muro. La bionda mi prese per il braccio ed entrammo in uno sgabuzzino.
“Ti voglio ricordare che quello è il mi fidanzato.” Mi disse Mary iniziandosi a spogliare. “Il tuo Jack è entrato nel bar e dobbiamo cambiarci qua!” rispose al mio sguardo interrogativo.
Ci scambiammo, di nuovo.
 
Arrivai dentro il bar dopo qualche minuto e trovai Jack che stava bevendo qualcosa, quando mi vide sorrise. Pagò e si avvicinò a me. Mi prese la faccia tra le mani e mi diede un bacio a stampo, per poi poggiare la sua fronte sulla mia. “Pronta?” mi chiese.
Annuii leggermente per poi seguirlo.
Mi stavo cacciando nei guai, ne ero sicuro. Era un problema e lo sapevo, ma appunto per questo mi piaceva. Era il primo ragazzo che mi trattava così e mi attirava.
Arrivammo in una discoteca, dovevo immaginarlo, ed entrammo. Senza nemmeno darmi il tempo mi trascinò a ballare.
“Sei davvero sexy con questo vestito.”
“Merito di un ammiratore segreto.” Volevo giocare con il fuoco e mi elettrizzava. Jack sorrise, ma non con il suo solito ghigno, un sorriso sincero e mi fece sciogliere il cuore. Senza pensarci gli misi le braccia attorno al collo e lo baciai. Ma stavolta lo presi di sorpresa, perché lo baciai con tutta la passione che manco sapevo di avere in corpo.
Non restò impassibile per troppo però; mise le sue mani sui miei fianchi per avvicinarmi di più a lui ed approfondì il bacio ancora di più, facendo scontrare la sua lingua alla ricerca della mia. Le sue mani passarono subito al collo, per stringerlo con possessione e la cosa non mi dispiaceva per niente.
“Trovatevi una stanza!” urlarono alcuni ragazzi, sicuramente sbronzi. Ci staccammo e notai che attorno a noi non c’era più nessuno. Diventai rossa per l’imbarazzo.
“Con piacere, amico.” Disse il mio pseudo-ragazzo, prima di trascinarmi fuori con lui.
 
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Siete libere di uccidermi ;_;
è solo che ho visto che lo scorso capitolo ha ricevuto solo due recensioni e mi sono un po’ demotivata: magari non è piaciuto e per questo vi chiedo scusa! cwc
Spero di rimediare con il capitolo tanto atteso del concerto.
Che ne pensate? C:
Nel prossimo capitolo ci sarà l’uscita di Mary e Harry. Però stavo pensando di aggiungere la notte tra Taylor e Jack, che ne dite? Se decido di si, il rating passerà arancione ewe
Spero che vi sia piaciuto il capitolo.
Vi amo, grashie di tutto <3
 
Ps: ho aperto un gruppo su facebook ‘swifties’.
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We fit together like two piece of a broken heart | It's me against the world

 
Hikari c:
 
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Capitolo 9
*** 9.Fifa and truth. ***


 

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                                                                                                                          (9)
                                                                                                                 Fifa and truth.
 Mary
 
 
“Taylor!”
Mi girai vedendo Harry correre verso di me.
Quando ero uscita dal ripostiglio l’avevo visto che parlava con i suoi amici e non avevo voluto disturbarlo.
Posai il bicchiere che avevo in mano e mi avvicinai verso di lui, come per diminuire la distanza che ci separava.
“Ehi.” Sorrisi mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Hai finito qui?”
“Si. Possiamo andare.” Decise e mi prese per mano.
Nonostante mi avesse già preso più volte per mano, era sempre come la prima volta: sentivo una specie di scossa che mi percorreva tutta la schiena.
Facendoci largo tra la folla, riuscimmo ad arrivare all’uscita del parco per poterci mettere in macchina.
“Allora ciccio, dove mi porti?” chiesi mentre infilavo la cintura. Avevo leggermente paura dopo l’andata di qualche ora fa.
“In un bel ristorante.” Rispose infilando le chiavi.
“D’accordo.”
Quello che sentii dopo fu il rumore del motore della macchina, poi il silenzio regnò intorno a noi.
Mi sentivo un po’ strana. Avevo paura di aver detto o fatto qualcosa di brutto e quindi incominciai a pensare.
In effetti, quando l’avevo incontrato prima di andare in macchina aveva la faccia preoccupata. Mi dovevo preoccupare?
Insomma ci conoscevamo da pochissimo- per non dire niente- ma riuscivo a capire quando aveva qualcosa.
 
Dopo un interminabile viaggio in macchina, che poi scoprii era durato solo venti minuti, Harry spense il motore e, dopo esser sceso, mi fece scendere a sua volta.
Durante il viaggio l’avevo guardato più volte, ma lui nemmeno una volta: era teso e concentrato verso la strada.
“Merda!” lo sentii urlare. Ero rimasta un po’ più indietro per allacciarmi la scarpa e lo raggiunsi in un secondo.
“Che succede?” chiesi guardandolo preoccupata.
“Il ristorante…- si girò e, per la prima volta in tutta la serata, mi aveva guardata negli occhi con un piccolo sorriso dispiaciuto- è chiuso.”
“Come?” misi una mano davanti alla bocca e cercai di non ridere. “Ma.. non avevi prenotato?” chiesi liberando una piccola risatina.
“Facevo conto sul fatto che eravamo famosi e che ci avrebbero fatto entrare.” Si grattò la nuca imbarazzato e si sistemo il ciuffo.
Gli presi la mano e giocherellai, con l’altra mia mano libera, con le sue dita. Poi l’abbassai intrecciandola meglio con la mia. “E che si fa, mister-sono-famoso?” chiesi sorridendo mentre ritornavamo verso la macchina.
“Tu.. cosa vorresti fare?”
“Uhm..” ci pensai ed in un attimo tutti i ricordi dei sabati trascorsi insieme a Helen mi fecero venire un’idea. “Io e la mia migliore amica, di solito, compravamo del cibo take-away al Mc Donalds e poi andavamo a casa a giocare con la playstation.- mi girai per vedere la sua faccia- che ne dici?”
Ci fermammo quando arrivammo alla macchina.
Alzò la sua mano, ancora intrecciata alla mia, e baciò la mia. Arrossii lievemente, mi stavo piano piano abituando a quei suoi gesti.
“Mi pare perfetto.”
Feci il mio miglior sorriso e levai, a malincuore, la mia mano dalla sua per aprirmi la portiera. Mi bloccai prima di entrare e, ancora fuori, mi ricordai una cosa. “Harry, nel mio appartamento qui a Londra non ho la playstation.” Dissi mortificata.
“Tranquilla, ne ho una a casa mia.” Disse prima di entrare in macchina. Lo imitai e ci avviammo verso il Mc donalds più vicino.
 
“Dovevi prendere per forza tutte queste cose?” mi urlò Harry, mentre prendeva il sacchetto, pensante, che gli stava porgendo la cassiera augurandoci una buona serata.
“Harold caro, ho semplicemente preso delle crocchette di pollo, un panino, una confezione di patatine grande,  uno scatolo di crocchette al formaggio ed una coca cola. Mentre tu hai preso..”
“Semplicemente un menù completo?”
Abbassai lo sguardo trattenendo un sorriso. “Ero indecisa.. e poi possiamo dividercele, stupido.” Dissi mentre rubavo qualche patatina all’interno del sacchetto.
“D’accordo, d’accordo. –disse lui arrendendosi e ridendo- Andiamo a casa.”
“Ma come? Non possiamo mangiare ora?
“In macchina? Nella mia macchina?”
Lo guardai pensando stesse scherzando, ma era serio. Alzai le braccia come segno di resa e mi sistemai il sacchetto a terra, tra i miei piedi e ci avviamo verso l’appartamento di Harry.
 
“Taylor, mi passi la salsa per le patatine?”
Aveva detto che avevo ordinato troppe cose.
Aveva detto che non li voleva.
Aveva detto che li avrei dovuto mangiare solo io.
Adesso? Si sta divorando tutto e fra poco mangerà pure me.
AIUTO.
 
“Hai scelto con che cosa vuoi giocare?” sbucò Harry dalla porta.
Ero in camera sua alla ricerca di qualche gioco per la playstation.
“Harry, hai solo fifa.”
“Lo so.”
Mi girai verso di lui con una faccia da cucciola e tra le mani tre ‘fifa’ 2009-2010-2011. “Non hai qualche gioco tipo Final Fantasy?”
“No.”
Abbassai lo sguardo più triste, ma poi lo sollevai ridendo. “Tanto mi piace anche fifa.” Dissi infilando il gioco all’interno della console ed accendendo la televisione. Presi i due joystick e quando mi girai, trovai Harry seduto in mezzo al letto con le gambe divaricate.
Gli passai un joystick e tenni l’altro in mano.
“Uhm.. Harry?”
“Mmh?” alzò lo sguardo per guardarmi, dopo aver ammaccato ‘start’ nel menù principale.
“Dove minchia mi siedo? Ti sei preso tutto il letto!”
Sorrise e diede qualche colpo nel letto, proprio nello spazio tra le sue gambe, per farmi capire che mi dovevo sedere lì. Sorrisi teneramente e mi sistemai lì, fra le sue gambe con la mia schiena contro il suo petto. Fece passare le sue braccia di fronte a me, circondando così il mio corpo.
La verità? Stavo davvero bene e non mi sarei mossa di lì nemmeno per tutto l’oro del mondo.
Sentii la testa di Harry poggiarsi sopra la mia spalla destra, mentre selezionava la suo squadra di calcio. “Che ne dici di rendere il tutto più.. emozionante?” mi sussurrò all’orecchio.
“Che..che vuoi dire?”
“Che ne dici di uno..- fece una pausa ad effetto per lasciarmi un bacio nella spalla.- strip fifa?”
Mi staccai leggermente, ridendo, per poterlo guardare. “Sul serio?” risi mentre mi riprendeva tra le braccia.
“Sul serio. Ogni goal equivale ad un indumento da levarsi. Va bene?”
“D’accordo.- scelsi l’Italia come squadra e Harry ammaccò il tasto ‘inizia’.- te la sei cercata Styles.”
 
“Un’altra partita!”
“Taylor, sono rimasto in mutande. Se dovessi fare altri goal, rimarrei nudo!”
Risi nel vedere Harry completamente nudo e tutti i suoi vestiti sul letto o sul pavimento.
La partita era finita 3-0 per me.
“Ed allora?” chiesi mentre cercavo di ritornare al menù principale, quando Harry mi tolse il joystick per spiaccicarmi contro il suo petto. Mi fece girare e mi trovai a cavalcioni su di lui.
“Sei troppo vestita.” La sua mano arrivò alla cerniera posta dietro il vestito e l’abbassò lentamente.
Passò più volte un dito sulla mia pelle scoperta dall’apertura del vestito, provocandomi così infiniti brividi.
Presi il suo viso tra le mani e puntai il suo sguardo contro il mio, appoggiando la mia fronte contro la sua.
“Harry..- sussurrai così piano che nemmeno io riuscii a sentirmi- Harry.” Ripetei con più voce. “Non te ne andrai, vero? Domani mattina mi risveglierò con te accanto, vero? Non troverò un biglietto con..” non riuscii a continuare che le sue labbra si erano posate sulle mie.
Si staccarono alcuni minuti dopo e già ne sentivo la mancanza.
“Taylor, resterò qui. Domani mattina sarò qui con te a tenerti stretta tra le mie braccia.- mi accarezzò la guancia- credo di essermi innamorato di te.”
Lo baciai, stavolta con prepotenza.
Non mi interessava se aveva detto ‘credo’, perché l’avrei detto anch’io. Anch’io mi stavo innamorando di lui e volevo solo godermi il momento.
Solo io e lui.
 
Taylor
 
“Jack, quando arriviamo?” chiesi sistemandomi meglio nel sedile della sua macchina.
Dopo che eravamo usciti dalla discoteca, eravamo andati a prendere qualcosa in un bar lì vicino.
“Scusa, ma non abito proprio in città.” Mi rispose, entrando in una stradina. Guardavo con attenzione, ero nervosa. Molto. “Siamo arrivati.” Frenò di botto e, per un pelo, riuscii a pararmi mettendo le mani sul cruscotto. Scese dalla macchina ed io lo seguii.
Quello che vedevo davanti i miei occhi era un enorme palazzo  grigio, un po’ desolato e con le scale antincendio pieni di tizi che fumavano.
Mi strinsi nella giacca che mi aveva prestato Jack e lo raggiusi dentro l’ascensore.
Salimmo al terzo piano e prima di raggiungere l’appartamento mi prese la mano e mi strinse tra le sue braccia. Mi accarezzava i capelli ed io circondai la sua vita con le braccia, appoggiando il viso sul suo petto.
“Scusa se prima ero un po’ freddo, ma in macchina voglio stare concentrato.”
Mi disse dolcemente.
Sorrisi per poi staccarmi. “Tranquillo.” E gli diedi un bacio fugace sulle labbra.
Ci incamminammo verso l’appartamento, quando trovammo la porta socchiusa. “Io l’ho chiusa.- disse guardando il mio sguardo confuso.- Deve esserci qualcuno dentro.”
Avevo paura e strinsi la sua mano forte, cercando di farmi coraggio.
Attraversammo il corridoio per arrivare al salone, dove c’era una donna seduta con le mani sopra le gambe che non appena ci vide, fece un grande sorriso.
“Jack!”
“Che diamine ci fai qui?!” urlò stringendo di più la mia mano e cercando di portarmi dietro la sua schiena.
“Tesoro, io..” provò la signora alzandosi e venendo verso di noi.
“Non mi interessa mam.. Elisa. Chi ti ha dato il permesso di entrare nel mio appartamento? Vattene, non ti voglio ascoltare mai più.” le fece segno di andarsene.
La donna si rattristo e si avviò verso la porta, ma si fermò un attimo per osservarmi e sorridermi. “Che bella ragazza..” mi disse. Le sorrisi come ringraziamento e la osservai andare verso l’uscita e sentii il rumore della porta chiudersi.
Jack allentò la presa fino a staccarla completamente e si andò a sedere nel divano, prendendosi la testa tra le mani.
Lo seguii e mi sedetti accanto a lui. Gli posai una mano sulla spalla.
Prima che potessi dire qualsiasi cosa, Jack mi anticipò. “Quella era mia madre, cioè Elisa. La mia mamma adottiva.- alzò il viso e gli presi le sue mani tra le mie.- Sono arrabbiato con lei, anzi furioso.”
“Perché..?”
“Mi ha mentito per venticinque anni.- fece un grosso respiro.- mi ha detto la verità solamente due mesi fa, per il mio compleanno. Bel regalo, eh? Se me l’avesse detto a tempo debito non mi sarei arrabbiato con lei, ma mi ha mentito ed io odi che mente.”
Un enorme fitta mi venne in mezzo allo stomaco e via via si faceva più grande. Anch’io gli avevo mentito, avrebbe odiato anche me?
“Per fortuna che ci sei tu.” Disse stringendomi in un abbraccio.
Ecco, adesso la fitta era arrivata anche in mezzo al petto.

 
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ALOHA.
 
Siete libere di uccidermi, farmi a pezzettini e darmi in pasto ai cani.
Me lo merito.
Non aggiorno da un mese e due, esattamente.
Stavolta non ho scuse del tipo ‘sono stata impegnata’ bla,bla,bla.
Ho scritto il capitolo, tipo due settimane fa, ma non avendo idee, l’ho lasciato lì. A fare la muffa.
Oggi ho riacceso il computer ed ho detto: PORCO UNICORNO, ma io DEVO aggiornare.
Ho cancellato TUTTO il capitolo e l’ho riscritto oggi e l’ho finito adesso! Lolz
Comunque volevo informarvi che la storia avrà altri tre o quattro capitoli-epilogo compreso. çç
Che ne dite di questo capitolo? A me, sinceramente, piace OuO
Comunque (x2) come va, girls? Che mi raccontate? Vi state divertendo?
Bene, avevo preparato trenta mila cose da dirvi, ma non mi viene in mente niente.
Ah si (?) avevo detto che erano Taylor e Jack che avrebbero fatto fiki fiki (???) invece lo fanno Harry e Mary mlmlm
OK, LA SMETTO.
VI AMO TANTO, COME SEMPRE. SIETE DOLCISSIME NELLE RECENSIONI E MI FATE COMMUOVERE. UN BACIONE ED ALLA PROSSIMA :***

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Capitolo 10
*** Trouble ***


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(10)
Trouble
 
 

Tre settimane dopo.
 
Taylor
 
Quando aprii gli occhi, la prima cosa che vidi fu il muro un po’ screpolato che ormai vedevo quasi ogni mattina.
Quando cercai di alzarmi sentii qualcuno borbottare qualcosa. Mi girai leggermente e vidi Jack che mi teneva stretta a sé dalla vita, bloccandomi la schiena contro il suo petto.
Sorrisi e mi sistemai nuovamente sul letto.
Ormai erano passate tre settimane, tra uscite e gite, ed ormai dormivo praticamente sempre da lui. La cosa più bella era che non mi aveva mai sfiorata in quel senso e gliene fui grata.
Jack si stava rivelando un bravo ragazzo ed io mi sentivo una strega per non avergli ancora detto la verità.
Ero stata sveglia tutta la notte ed avevo deciso: dopo che avremmo fatto colazione, gli avrei detto tutto.
“Dove volevi andare?” mi sussurrò Jack con la sua voce ancora impastata dal sonno, appoggiando la testa sulla mia spalla e lasciando qualche bacio in quel punto.
Mi girai  tra le sue braccia per ritrovarmelo faccia a faccia. Era bellissimo con i suoi capelli, che solitamente  erano alzati in una piccola cresta, tutti caduti sopra gli occhi ancora socchiusi a causa del risveglio.
Accarezzai la sua guancia e sentii un lieve accenno di barba.
“Se hai finito di squadrarmi- disse- vorrei andare a fare un bagno.” Finì la frase e si staccò da me per poter scendere dal letto. Iniziò a prendere alcuni vestiti dall’armadio posto davanti al letto. Poi lo vidi andare in bagno. Io mi rigirai nel letto, fino ad arrivare al suo cuscino ed appoggiai la faccia lì.
“Se vuoi venire.” Disse, facendomi alzare la testa dal cuscino. Lo guardai confuso e lo vidi sorridere con un pizzico di malizia. “A fare il bagno insieme a me, era scontato.”
Io sorrisi imbarazzata prima di tirargli un cuscino per poi sedermi nel letto soddisfatta. “Ah, è così? – posò quello che aveva in mano nella scrivania.- bene, te la sei cercata!” urlò prima di venire verso di me. Io cercai di indietreggiare ma lui fu più veloce e mi prese di peso per depositarmi sulla sua spalla. “Lasciami! Jack!” incominciai ad urlare cercando di tenermi la maglietta chi mi aveva prestato per la notte. Era lunga e mi arrivava fino al ginocchio e non mi ero messa un qualcosa di sotto. Quindi cercavo di tenerla giù mentre lui andava nel bagno e mi mise giù prima di chiudere a chiave la porta per impedirmi di fuggire.
Mi avvicinai per dargli un buffetto affettuoso sulla guancia. “Bastardo.” Dissi mentre lui prendeva il mio polso e ci lasciava un bacio.
Mi lasciò il polso giusto per spogliarsi e rimanere in boxer. Poi si avvicinò verso di me, che ero rimasta dove mi aveva lasciato, e mi bloccò al muro per darmi un leggero bacio sulle labbra prima di levarmi la maglietta e lasciandomi in intimo. “Non potevi fare il bagno con la mia maglietta.” Sussurrò vicino al mio orecchio prima di incominciare a baciarmi il collo. Sorrisi e strinsi i suoi capelli tra le mani. In un secondo mi sollevò da terra, stringendosi le mie gambe alla vita.
“Ok, ok.- lo fermai e lo allontanai dal mio collo- facciamo questo bagno.” Dissi ridendo.
 
“Jack, ti devo dire una cosa.” Dissi mentre uscivamo dal bar. Dopo essere stati per una mezz’ora abbondante dentro il bagno avevamo deciso di andare a mangiare qualcosa fuori.
Avevo riflettuto a lungo mentre mangiavamo ed avevo deciso. Avevo preso coraggio e l’avevo detto.
“Dimmi.”
Respirai a fondo e presi entrambe le sue mani stringendole come per infondermi coraggio.
“Io.. ti ho mentito.” Sussurrai sperando quasi che non mi avesse sentito.
“Cosa?” chiese stupito il ragazzo che avevo di fronte a me
“Ci stanno fissando.. possiamo andare da qualche parte dove siamo da soli?” si incamminò verso la sua macchina. L’aprì ed entrammo. Infilò le chiavi ed incominciammo a camminare.
“Adesso puoi parlare, no?”
“Allora.. ecco, io non sono chi ti ho detto di essere..- si girò e mi guardo con uno sguardo duro e confuso.- sono Taylor Swift, una cantautrice americana. Ho incontrato una ragazza uguale a me qui a Londra ed abbiamo deciso di scambiarci la vita per un mese. Poi ho incontrato te e..”
“Quindi mi hai solo usato?” mi interruppe brusco.
“No!- urlai girandomi verso di lui.- Ho mentito su chi ero, ma non su quello che provo per te!”
Sussurrò qualcosa che non compresi. “Cosa?”
“Sono tutte stronzate! Volevi provare solamente come ci si sente ad essere  normale? Ok, fallo. Ma non si gioca con le vite altrui!- urlò concentrandosi su di me e non guardando bene la strada.- ti rendi conto di quello che mi hai fatto? Mi hai cambiato la vita e mi fai questo? Eri l’unica su cui potevo contare da quando non avevo più una madre…”
“Jack..” cercai di richiamarlo per dirgli che stava andando troppo veloce.
“Sai una cosa? Non vedo l’ora di vedere un  intervista dove parlerai di questo e tutti saranno entusiasti della tua generosità per un ragazzo comune. Come ho fatto ad innamorarmi di una come te. Mi hai mentito, sei come tutti.”
“Jack!!” urlai vedendo quella macchina sbucare dal nullo e colpire la nostra macchina in pieno. L’ultima cosa che vidi fu la faccia piena di sangue di Jack, poi il buio..
 
Mary
 
“Helen sei sicura? Non devi farlo per forza.”
“Andiamo Mary, ho sempre desiderato farmi un tatuaggio e conoscerò uno dei miei idoli. Prendo due fave con un piccione!” urlò tutta contenta.
“Si dice ‘due piccioni con un fava’..”
“Uguale! Ma Harry quando viene?”
Guardai l’orologio e notai che era in ritardo di mezz’ora.
Helen aveva sempre sognato farsi un tatuaggio e quando ne avevo parlato con Harry, lui aveva detto che potevamo andare in quello dove aveva fatto tutti i suoi precedenti tatuaggi.
Quindi adesso eravamo davanti quel negozio, ad aspettare il mio ragazzo mentre tenevo a bada Helen che stava guardando tutti i cartello messi in vetrina sui possibili disegni. Sembrava una bambina in un negozio di caramelle mentre deve scegliere quali prendere, non potendo prenderle tutte.
“Ah, Helen! Santo cielo vuoi venire?- urlai disperata vedendo che era andata a comprarsi un hot-dog.- Sono le quattro di  pomeriggio, come cavolo fai a mangiare se abbiamo finito di mangiare quasi venti minuti fa!”
“Fcufa.” Disse mandando giù un boccone.
“Dicevo, non dimenticarti che mi devi chiamare Taylor e non Mary!”
“Fcerto, mica fono ftupida!” disse continuando a mangiare come se non mangiava da giorni.
Alzai gli occhi al cielo e vidi la macchina di Harry girare l’angolo in lontananza. Sorrisi e dissi alla mia migliore amica di pulirsi visto che stava arrivando. Presi dei tovaglioli ed incominciai a pulirgli la bocca mentre lei si infilava quello che restava dell’hot-dog in bocca.
“Taylor..?”
Mi girai tenendo sempre il tovagliolo sulla bocca della mia amica e quando vidi Harry che si tratteneva dal riderci in faccia, buttai il tovagliolo per terra e tirai una gomitata ad Helen.
“Sciao, fono Helen.” Si presentò dandogli la mano.
Mi diedi un colpo sulla fronte e poi diedi un colpo sulla schiena ad Helen visto che si stava strozzando.
Harry rideva di tutto la scena ed io feci il broncio girandomi dandogli le spalle. Qualcuno, immaginate chi, incominciò a farmi il solletico facendomi ridere e girarmi verso di lui.
“Sei proprio idiota, Styles.”gli dissi mentre gli dava un leggero bacio a stampo. “Ora andiamo, altrimenti Helen mi fa andare fuori di testa.”
 
“Grazie mille Harry! Avevi ragione, non ho sentito quasi niente.” Disse Helen, entusiasta del suo tatuaggio.
Alla fine aveva deciso di farsi tatuare un acchiappasogni sulla gamba destra.
“Oh cavolo! Devo ritornare a lavoro! Grazie di tutto Taylor- mi abbracciò- e grazie anche a te Harry.” Disse un po’ in imbarazzo.
Ma come?
Quando gli ha praticamente sputato dei pezzettini di hot-dog non era in imbarazzo ed adesso si? Mah.
La vidi allontanarsi ed incominciai mentre continuava a guardare la sua gamba soddisfatta.
“Bella signorina, che vuole fare?” mi chiese Harry mettendomi un braccio dietro la schiena ed avvicinandomi a lui.
“Uhm.. io incomincerei con questo.” Presi il suo viso e lo baciai. Era un bacio diverso da quello di prima, era più aggressivo ma all’improvviso il mio cellulare incominciò a squillare nella mia tasca.
“Rispondi..” mi disse Harry tra un bacio e l’altro.
“No, dopo.” Risposi continuando a baciarlo.
“Dai, non lo sopporto!” disse cercando di staccarsi ma io gli misi le braccia dietro il collo.
“Ma io si ed è il mio telefono.- mentre parlavo smise di suonare.- visto?”
Ma proprio mentre stavo per riappropriarmi delle sue labbra, ricominciò a squillare.
Mi staccai e risposi. “Chi minchia disturba il mio bacio passionale con il mio ragazzo?”
«Mary..»
Mi bloccai nel sentire la voce di Taylor rotta dal pianto insieme a dei forti singhiozzi.
“Tay..- mi girai verso Harry e mi allontanai un po’.- Tay, che succede?”
«Io.. ho detto la verità a Jack e lui si è arrabbiato e … una macchina ci ha investito… lui è in coma..»
“E tu come stai?” chiesi preoccupata.
«Bene.. mi sono svegliata un’ora fa… Mary ho paura, se non dovesse risvegliarsi? Dio, ci siamo detti delle cose orribili..!»
“Tranquilla, fra poco arrivo.” Chiusi la telefonata e mi girai verso Harry. “Una mia amica ha avuto un incidente.. Devo andare.” Feci per girarmi per andare ma Harry mi bloccò il braccio.
“Ti accompagno.”
“NO!” non poteva, avrebbe scoperto tutto ed io lo avrei perso per sempre. “Cioè.. tu avrai del lavoro da fare..” mi corressi.
“No, vengo con te.”

Caro angelo custode, se sei lì in ascolto,  ti prego preparami un letto caldo. Ti raggiungerò presto.
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KONNICHIWAA!
 
Salve a tutti c:
Guardate che brava : HO AGGIORNATO e stavolta non ho fatto aspettare un anno cc:
FIRST: MA QUANTO SIETE DOLCI? SIETE AHHFDUBASFBAKSLALFKA NELLE RECENSIONI. Sinceramente siete dolcissime <3 *lancia petali di rose a tutti*
SECOND: Ecco il capitolo di passaggio con il finale tipo BOOOM (?) Che ve ne pare? A me è piaciuto da morire scriverlo c: anche se dovrei essere triste *:c
 
Comunque tesori nel prossimo litigheranno anche Harry e Mary.
Essì, ci tocca. *voce da vecchietto* *agita bastone*
 
E volevo chiedervi una cosa: NON È CHE QUALCUNA DI VOI SA FARE DEI VIDEO? VORREI FARE UN VIDEO TRAILER DELLA STORIA MA NON CI RIESCO çç E POI MANCO HO UN CANALE YOUTUBE çç QUINDI VOLEVO SAPERE SE RIUSCIVATE A FARMELO ED A CARICARLO NEL VOSTRO PROFILO (SE L’AVETE ewe) GRAZIE IN ANTICIPO <3
 
Ok, adesso me ne vado che finalmente andrò a mare *incomincia a saltare sul divano* *cade* *cerca di salire sul divano  e prendere il pc* Dicevo.. ogni volta voglio scrivervi delle cose ma mi scordo sempre le cose D:  
Ordunque (?) me ne vado c:
Vi lascio i miei contatti, come sempre non esitate a contattarmi per qualsiasi cosa girlz c: 

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Capitolo 11
*** I need u ***


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                                                                                                                       (11)
                                                                                                                  I need u.
   
Mary.
 
“Tay, stai tranquilla. Stiamo arrivando.”  Mi disse Harry posando un mano sulla mia, prima di levarla per posarla di nuovo sul volante.
Dio, come mi sentivo in ansia. Il mio incubo si stava per avverare.
Harry era diventato tutto quello che ormai non avevo da tempo. Era la mia famiglia.
Appoggiai la fronte sul finestrino e tutti i pomeriggi passati insieme passarono velocemente nella mia mente.
 
“Harry.. come ti sei vestito? Sembri una carota!” incominciai a ridere come non mai. Aveva una maglietta arancione e dei pantaloni verdi.
“Ho perso una scommessa con Louis e mi ha dato dei suoi vestiti. Ovviamente non sa abbinare i colori.” Sbuffò mentre uscivo da casa e chiudevo la porta a chiave.
“Secondo me- dissi mentre mi giravo per averlo davanti a me.- l’ha fatto apposta per renderti ridicolo.” Posai tutto in borsa, rigorosamente una tracolla piccolissima, e misi un braccio intorno alla vita di Harry e lui me lo mise sulle spalle.
Amavo quando camminavamo così, mi veniva in mente quando uscivo con mio padre. Al ricordo sorrisi ed una piccola lacrima scese sul viso.
“Che succede?” mi chiese Harry mentre entravamo in ascensore.
“Mio padre ed io camminavamo sempre così. Diceva che in questo modo niente e nessuno poteva separarci.” Dissi lasciandomi stringere un po’ di più.
“Ed adesso.. dov’è?” chiesi impaurito. Aveva paura di farmi quella domanda per sapere la risposta. Sorrisi per la tenerezza del mio ragazzo.
“In florida, con la sua nuova moglie.- risi mentre me lo immaginavo a sorseggiare un cocktail sotto un ombrellone-I miei si sono separati quando ero piccola. Sai non sempre il padre della tua ragazza è morto, come in certe storie.” Risi e proprio mentre stavamo per uscire dall’ascensore, un gruppo inferocite di ragazzine si scaraventò su Harry.
“Harry, una foto!” gridarono alcune. Uscimmo dall’ascensore.
“Ci facciamo una foto assieme?” chiesi tutta contenta, ma quando vidi le ragazzine abbracciarsi con Harry e scattare le foto, abbassai lo sguardo ferita.
Be, alla fine non ero mica Taylor Swift per davvero. Che mi aspettavo?
Mi allontanai piano verso l’uscita quando qualcuno mi chiamò. Mi girai e trovai una ragazza che portava una bandana, sicuramente per nascondere la testa senza capelli a causa di qualche malattia.
“Tu.. sei Taylor Swift, vero?- io annuii- Sai, sono una tua grande fan.. domani devo tornare all’ospedale per riprendere la chemio. Possiamo farci una foto prima che diventi più .. brutta di così? È solo grazie a te se ho trovato il coraggio di venire senza parrucca.” mi chiese sorridendo. Aveva gli occhi rossi a forza di piangere e le labbra stanche di fare finti sorrisi.
L’abbracciai e dopo ci facemmo qualche cinque, sei foto.
“Ricorda ragazza, tu sei bellissima.”
Mi salutò con un bacio sulla guancia e la vidi uscire. Dopo qualche minuto Harry finì e mi raggiunse mettendomi un braccio sulle spalle.
“Grazie..- sussurrai. Lui fece uno sguardo confuso.- mi hai donato un ricordo stupendo.”
 
Non dimenticherò mai quella ragazzina, mi aveva dimostrato una grande forza.
Mi voltai e vidi Harry che canticchiava qualche canzone mentre seguiva la strada indicata dal navigatore satellitare che ogni due secondi si bloccava, ripetendo ‘ricalcolo percorso.’
“Harry, non sai la strada per l’ospedale? Quel coso mi sta rompendo la testa.” Urlai più per il nervosismo che per il vero fastidio di quell’oggetto.
“Certo, volevo solo provare a vedere come funziona.” Disse lui con un tono mortificato mentre lo spegneva.
“Scusa…”
“Tranquilla, credo sia normale.” Disse lui con aria più tranquilla.
Ancora non sapeva che di noi due sarebbero rimasti solamente ricordi. Come quella volta che eravamo andati al cinema e ci avevano cacciato perché disturbavamo; quella volta che siamo andati al lunapark dove avevo vomitato il mio gelato addosso ad un bambino di sei anni; quella volta che avevo accompagnato Harry a farsi fare il milionesimo tatuaggio, una nave; quella volta che voleva portarmi in un ristorante ‘famoso’, aveva detto, e poi era casa di sua nonna.
Non avrei mai dimenticato niente di tutto questo.
Forse sua nonna, aveva cucinato le melanzane ed io ero allergica e sono diventata tutta rossa e piena di bolle. Ecco: quel momento lo dimenticherei volentieri.
 
 
“Dai, andiamo.” Mi spronò Harry per la ventesima volta da fuori dalla macchina.
Eravamo arrivati già da un paio di minuti ed io mi stavo psicologicamente preparando ad affrontare lo scontro con Harry.
Alla fine scesi e guardai negli occhi il mio ragazzo, che alla fine mi avrebbe lasciata.
“Harry…- mi prese le mani vedendo i miei occhi lucidi. Forse pensava che ero triste per la mia amica. Certo, anche per quello.- io ti amo.
Era il mio primo ‘ti amo ’  detto a voce e non uno stupido ‘tvb’ scritto via sms.
Erano passate tre settimane da quel credo detta da parte sua.
“Anch’io.” Mi rispose lui abbracciandomi.
Cercai di godermi quell’abbraccio, perché avevo il timore che sarebbe passato tanto tempo prima di riceverne un altro.
Ci incamminammo verso l’entrata dell’ospedale e salimmo al terzo piano, come ci era stato indicato da un dottore al piano terra.
Mi avvicinai al bancone e chiesi ad Harry di aspettarmi vicino al corridoio.
Una signora sulla trentina dai capelli scuri e gli occhiali, mi squadrò e poi notò il mio ragazzo un poco più in là.
“Se deve fare delle analisi del sangue per vedere se è incinta deve andare al quinto piano.” Disse senza guardarmi e continuando a scrivere.
“Cosa..?  No, una mia amica ha avuto un incidente insieme al suo ragazzo e volevo sapere il numero della…”
“Mary!” mi girai e vidi Taylor in mezzo al corridoio che cercava di farmi un sorriso decente ma sapevo che in quel momento era impossibile.
“Taylor!” gridai di rimando mentre correvo ad abbracciarla. Si strinse forte e la sentii singhiozzare. La strinsi con altrettanta forza ed incominciai ad accarezzarle i capelli, come una madre che cerca di consolare la propria figlia.
“Stai tranquilla, andrà tutto bene.- cercai di consolarla. Ci staccammo e le guardai la faccia.- Ti hanno dato dei punti?”
“Si, ma poi non ho niente di rotto. Solo qualche graffio.”
“Mi spiegate che succede?” sbottò Harry interrompendo me e Taylor. “E perché ti ha chiamata Mary?” mi chiese non capendo la situazione.
Presi un grosso respiro e mi girai verso di lui. “Be.. perché è il mio vero nome.- lo vidi sbarrare gli occhi- Mi chiamo Mary Ross e lavoro in pasticceria. Quasi un mese fa ho conosciuto Taylor ed ho potuto constatare che siamo due gocce d’acqua. Morale della favola: ci siamo scambiate vite per un mese. Poi ci sono stati tutti i problemi dei manager, le fan, il concerto, noi due..”
“Quindi- Harry mi guardò finalmente negli occhi.- mi hai mentito per tutto questo?- annuii ed abbassai lo sguardo verso i miei piedi.- per un cazzo di mese mi hai mentito su chi eri?” alzò il tono e molti pazienti si girarono a guardarci.
“Io ho bisogno di te, Harry.” Dissi.
“Tu.. sei solo una..”
“Harry!- l’aveva interrotto Taylor, mi ero dimenticata che era ancora con noi.- Non credo che tu si in grado di poter dire niente contro Mary. Al concerto, ti ho sentito mentre parlavi con i manager del fatto che il piano di metterti con Taylor era riuscito. Quindi credo che tu non sia nella posizione di dire niente.” Finì di parlare ed io ero scioccata. Harry aveva gli occhi sbarrati ed allo stesso leggevo un velo di… tristezza.
“È vero?” chiesi con le lacrime che ormai scendevano da sole dai miei occhi. Il riccio rimase muto. “Mi avevi detto che mi amavi!”
“Io ho risposto anch’io, non ho detto ‘ti amo’…” mi rispose poi pentendosene.
E fu in quel momento che sentii qualcosa spezzarsi.
“Tu..- cercai di dire nonostante le lacrime.- .. sei solo uno stronzo egoista. Io ho mentito sul mio nome e non sui miei sentimenti verso di te!”
“Mi dispiace.” Voltò il viso, facendomi un favore visto che non riuscivo a sostenere il suo sguardo.
“Vattene..- dissi con un filo di voce.- Vattene! Non ti voglio più vedere!” gli urlai dandogli dei pugni nel petto.
Mi fermò i polsi prima di andarsene, come se non fosse successo niente.
 Che rumore fa un amore che si spezza? Che rumore fa un amore che finisce?
Che rumore fa un amore.. che forse non era nemmeno iniziato?
 
--------------------------------------------------------------------------------------------
 
*soffia naso*
Hi girlz, rieccomi e rompervi le palle ovaie  scatole.
Voglio ringraziarvi, mi fate tornare il sorriso anche quando lo perdo a causa di un litigio dei miei.
Sapete, non volevo più scrivere perché ero così.. depressa.. che non mi andava di fare niente. Ero stanca di tutto e di tutti.
Poi, apro efp e che vedo?
Tutte quelle meravigliose recensioni che mi fanno tornare il sorriso e la voglia di continuare per non deludervi e perché ci tengo a questa storia.
VI AMO.
Che ne dite del capitolo (mettiamo da parte la mia depression time) ? io ho pianto mentre lo scrivevo.
Credo che sia più triste di quello di prima *va a piangere in un angolo*
Allora nel prossimo non so che cosa potrò scrivere ewe
Sono indecisa se un lieto fine oppure un non-lieto fine D:
Boh, mi verrà l’ispirazione, anche perché voglio scrivere altro ma non ho nessun’idea in mente. CHE PALLE!
Vabbè, vi ho rotto anche abbastanza.
Buon weekend, io forse stasera andrò in discoteca. Boh, non si sa c:
Scusate per questo punto autrice schifoso ma ho fretta che forse vado di nuovo a mare.
Lo sapete che mi sono bruciata? Le spalle, le mani ed i piedi! Cribbio D:
Hikaric: 

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Capitolo 12
*** Don't let me go ***


 

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(12)
Don’t let me go.
 
 
 
Taylor
 
Un mese e mezzo dopo.
 
“Buongiorno Rose.” Salutai la ragazza che era addetta alla segreteria. Quest’ultima alzò il volto da tutte le sue scartoffie e mi sorrise, sistemandosi gli occhiali sul naso. Si girò con la sua poltroncina con le ruote e prese due caffè da dentro uno sportello. Ne posò uno sulla sua scrivania ed uno me lo consegnò.
“Buona giornata Taylor.” Mi augurò prima di ritornare alle sue pratiche. Buona giornata mi augurava ogni mattina ormai da un mese ed io sorridevo prima di scomparire all’interno del corridoio che mi conduceva alla nuova camera d’ospedale affidata a Jack. Percorrevo tutto il corridoio, arrivavo alla camera numero 138 ed entravo trovando sempre qualche infermiera che davano la controllata mattutina. Mi salutavano e poi mi lasciavano lì, da sola insieme a Jack sdraiato su quel letto senza darci segno di vita.
Ed era in quel preciso momento, quando nessuno mi poteva vedere o sentire, che crollavo: mi sedevo nella sedia lì vicino, appoggiavo la testa nel materasso prendendo le mani di Jack ed incominciavo a piangere a dirotto.
Poi asciugavo le lacrime e parlavo con lui. Gli raccontavo tutti i nostri passati appuntamenti,  gli dicevo come mi sentivo e quanto mi mancava averlo accanto a me.
Quel giorno, verso le cinque del pomeriggio, mentre mi levavo il cardigan, vidi entrare Elisa nella stanza con il capo chino. Quando lo alzò e mi vide fece un piccolo sorriso.
L’unica volta che l’avevo vista era stata quella sera nell’appartamento di Jack.
“Tu sei la ragazza di Jack…” affermò posando la borsa ed il cappotto su una sedia. Mi sorrise. “Sai, anche se non mi potevate vedere, vi ho visto parecchie volte mentre entravate ed uscivate dall’appartamento di mio figlio- mi disse sedendosi e facendomi segno di imitarla.- e non l’ho mai visto così.. felice. Ogni sera la passava con una ragazza diversa e non gli importava niente dei sentimenti altrui. Ma adesso, con te, è cambiato. Gli hai fatto del bene.” Mi sorrise ed io piansi, ritrovandomi stretta tra le sue braccia.
Se Jack era lì, disteso su un letto d’ospedale con il dubbio se un giorno si risveglierà, era solo colpa mia. Colpa della mia bugia che ha distrutto tutto quello che avevamo creato.
“Cara, da quanto non riposi?” mi chiese asciugandomi le lacrime e notando le mie occhiaie.
“Me ne vado verso le sei, quando devono fare degli esami di routine, e faccio un’ora di sonno. Poi vengo di nuovo qui per poi andarmene verso le due del mattino.” Cercai di sorridere nonostante tutto.
“Allora vai a riposare un po’, ci sto io qui con Jack stasera.” Mi sorrise e mi posò il cardigan sulle ginocchia e mi intimò di seguire il suo consiglio.
Le sorrisi grata e così feci.
Uscii dalla stanza e mentre me ne andavo, sbattei contro una ragazzina che teneva in mano un mp4.
“Mi scusi! Stavo ascoltando la nuova canzone di Harry Styles e mi ero distratta.” Mi disse superandomi.
“Harry Styles..?” mi rigirai per poter parlare con lei.
“Si- si fermò anche lei per potermi guardare in faccia e sorridendomi.- Uno dei One Direction. Ha scritto una canzone da solista e si dice in giro che sia dedicata ad una ragazza che non riesce a dimenticare. Ora devo andare, arrivederci!” si affrettò quando guardò l’orologio e la vidi correre verso una stanza in fondo.
Non sapevo che quella ragazzina mi avrebbe potuto dare l’opportunità di aiutare Mary con Harry.
 
Mary
 
“Ciao Tay.” Salutai la bionda che era venuta a trovarmi quel pomeriggio. “Non sei da Jack? Volevo venire più tardi.”
Chiesi mentre andavo in cucina per bere un po’ d’acqua.
“Mary.. ma che ti è successo?” mi guardò con gli occhi sgranati.
Abbassai lo sguardo e capii il motivo del suo stupore: capelli tutti legati in una coda disordinata, accappatoio stile milleottocento, pantofole e contenitori di gelato sparsi per tutta la casa.
“Niente, volevo semplicemente sperimentare come ci si sente dopo la rottura con il proprio ragazzo.” Dissi bevendo tutto d’un fiato.
Da quando avevo rotto con Harry, mi ero segregata in casa, avevo lasciato il lavoro lasciando l’affitto da pagare ad Helen, non uscivo più e mi deprimevo davanti vecchie commedie romantiche mangiando gelato. E quando il protagonista diceva alla sua amata che l’amava io urlavo un non è vero, bastardo! e tiravo il cucchiaio contro il televisore.
Mio dio, mi ero trasformata in una di quelle vecchie zitelle che si vedono nei film.
Allora sarà questa la mia vita? Vivrò con venti gatti?
No, aspetta. Io sono allergica ai gatti; allora vivrò circondata da venti pesci rossi?
“Mary…”
“Che ti immaginavi, Tay? Che avrei superato la rottura come le precedenti? Be’, me l’aspettavo anch’io, ma a quanto pare non è andata così.” Dissi, sedendomi sul banco da cucina.
“Mary, ho la soluzione! Mentre venivo qui, ho fatto delle ricerche. Harry ha scritto una canzone solista e secondo me è dedicata a te. Ed ho anche letto che tra quattro ore partiranno per il tour in America!” mi disse lei, tutta agitata, mentre cercava qualcosa nella borsa.
Prese un mp4 e lo posò accanto a me. Io lo guardai senza toccarlo.
Avevo chiuso con Styles, perché ancora insisteva? Mi aveva detto che non mi amava e stava con me solo per un piano architettato dai manager.
“Ascoltala.” Mi disse lei con un sorriso.
“No, Tay. Ho chiuso con lui.” dissi abbassando lo sguardo.
“So che farai la cosa giusta.” E detto questo mi diede un bacio affettuoso sulla guancia e se ne andò, lasciandomi lì, insieme a quel mp4 del cavolo.
Non l’avrei ascoltata, Harry aveva chiuso con me.
Ma perché più cercavo di ripetermelo più mi veniva voglia di mettere da parta l’orgoglio e correre da lui.
“D’accordo..” sussurrai ed accesi l’mp4 per poi mettermi le auricolari.
Una melodia leggera e suonata al pianoforte era partita.
Ascoltai attentamente le parole e quando arrivò alla fine del primo ritornello ricordai.
I’ll keep my eyes wide open
I’ll keep my arms wide open
Erano le stesse parole che mi aveva detto quella sera che aveva deciso di portarmi a vedere un film all’aperto. Era uno di quei film in bianco e nero che gli piacevano tanto ed alla fine eravamo rimasti sdraiati a guardare le stelle. Poi mi aveva guardato negli occhi e mi aveva sussurrato “Se un giorno dovessimo allontanarci, ricordati che terrò i miei occhi e le mie braccia aperte per aspettarti.”
Quel ricordo piombò nella mia testa mentre c’era il ritornello.
Continuai ad ascoltare in silenzio e riuscii a collegare molte frasi della canzone ai nostri ricordi.
Mi ci volle, purtroppo, più di un’ora per rendermi conto che dovevo andare in quel maledetto aeroporto e parlare con Harry, non importava quello che mi aveva detto in precedenza, sapevo che dovevamo chiarire.
Entrò Helen e nemmeno me ne accorsi, solo quando la vidi posare alcune buste sul tavolo mi resi conto della sua presenza.
Ancora con le cuffie con quella canzone a ripetizione, saltai giù dal tavolo e presi la rossa per le spalle. Gli auricolari mi caddero e la mia migliore amica dal sangue spagnolo mi guardava terrorizzata.
“Mi devi aiutare, devo fermare Harry prima che sia troppo tardi! Aiutami a preparare!” le urlai per poi correre nella mia stanza ed indossare dei vestiti a caso.
Helen mi fece perdere in totale un’ora e quindi significava che avevo ancora un’ora e mezza per raggiungere l’aeroporto e chiarire con Harry.
La mia migliore amica mi augurò buona fortuna e poi entrai dentro un taxi.
“Aeroporto, per favore.” Gli dissi mentre cercavo di sistemarmi la borsa.
“La avverto signorina, troveremo traffico.” Mi disse mentre si metteva in marcia.
“Un buon motivo per andare più veloci.”
Il tassista, purtroppo, aveva ragione. Mancava mezz’ora al decollo dell’aereo dei One Direction e noi eravamo appena arrivati.
“Mi deve quaranta sterline, dolcezza.”
Alzai gli occhi al cielo e cercai nel portafoglio, ma con mio orrore scoprii di avere solo venti sterline. Glieli diedi e scappai dal taxi.
“Signorina, lei mi deve dei soldi!”
Iniziammo così una corsa stile cartoni animati: io che cercavo di correre verso Harry e lui che cercava di prendere me per pagargli la corsa.
Arrivai al gate dove una vocina metallica aveva annunciato il volo dei ragazzi ed avevo anche seminato il tassista.
Arrivai e vidi due guardie del corpo fermarmi, dicendomi che l’aereo era già pieno e pronto per il decollo.
Annui e mi allontanai verso la finestra dove si vedeva l’aereo.
Era finita.
Qualcuno mi bussò sulla spalla e per un tratto mi sentii al settimo cielo, era come in quei film dove la protagonista cerca di raggiungere l’amato, lui sembra partito ma invece è li dietro.
Quando mi girò, però, il mio sorriso cambia ed al posto del ragazzo che amo c’è un tassista tutto sudato e con uno sguardo da serial killer.
“Mi deve dare venti sterline.”
“Non le ho, altrimenti gliele darei. Non crede?” domandai ironicamente prima che questi si avvicinasse spingendomi verso il vetro ed avvicinando il suo brutto muso al mio.
“Allora, può ripagarmi diversamente.”
“Glieli do io i soldi, basta che lasci la mia ragazza.”
Quella voce. Aprii di colpo gli occhi (non mi ricordavo di averli chiusi) e lo vidi mentre trafficava con il portafogli.
La. Mia. Ragazza.
“Che ci fai qui?” gli chiesi, dopo che aveva liquidato il tassista.
Harry sorrise, prima di avvicinarsi un po’.

“Potrei fartela anch’io questa domanda, non credi?”
----------------------------------------------------------------------------------------
È ufficiale, questo è l’ultimo capitolo. Ed il prossimo sarà l’epilogo di questa storia. *piange facendo concorrenza alla fontana di Trevi.*
Ciao, ragazze. Come va? <3
Amo chiedervi come state, perché mi importa di voi e di come state. Mi avete fatta sorridere con le vostre recensioni ed in questo periodo me ne succedono di tutti i colori e l’ultima cosa che volevo fare era sorridere, ma come al solito voi ci riuscite.
Non ho mai ricevuto tante recensioni in una mia storia e non è mai stata tra le prima tra le storie preferite, perciò vi ringrazio di cuore. <3
Tornando al capitolo.
Ho deciso di spezzarlo, altrimenti sarebbe venuto lunghissimo (considerate che c’è ancora Jack da risvegliare, visto che non lo voglio fare morire… OPS, SPOILER?) e l’ho lasciato così.
Stavo ascoltando la canzone don’t let me go ed ho immaginato Mary ed Harry **
AVVISO: nel prossimo capitolo (ancora da scrivere D: ) ci saranno momenti di dolcezza AHAHAHA
Niente stronzate (credo AHAHHA) e sarà la fine della storia. Sigh. Sogh.
Magari un giorno farò qualche OS dedicate a voi su questa FF <3
Comunque, ho iniziato una nuova storia. È divertente-romantica.
Se volete ancora seguirmi (spero, ovviamente se non volete non è per forza) potreste leggerla e recensire c:
vi lascio tutti i miei contatti c:
VI AMO , SIETE TUTTO. <3 

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Se volete, mi troverete ad aggiornare questa nuova storia: Love will make it all right

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Capitolo 13
*** Give me love. ***


 
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(13)
Give me love.

 
Mary
“Rispondimi, Harry. Perché diamine non sei su quell’aereo?” chiesi, ignorando quello sguardo che mi stava facendo bloccare il cuore.
Il mio problema era che io non ero ancora pronta, mi sentivo ancora ferita da quello che era successo e non riuscivo  a reggere il suo sguardo che cercava il mio e le sue mani che dolcemente mi accarezzavano le spalle, scendendo verso le braccia e facendo su e giù.
“L’aereo partirà con un po’ di ritardo, non possono partire senza un cantante della band.” Mi sorrise beffardo mentre avvicinava un po’ di più il viso. “E poi non potevo farcela. Non potevo immaginare una vita senza di te.”
Per un momento mi ricordai di tutti i momenti belli passati assieme e per poco non cedetti così, alla prima frase. Ma poi mi ricordai che aveva finto di amarmi per un mese e non si era fatto sentire più da allora.
Lo allontanai, spingendolo all’indietro e mi guardò sorpreso quando qualche lacrima sul mio viso.
“E te ne sei accorto solo ora che non potevi stare senza di me? Perché in ospedale avevi detto il contrario e per un mese sei sparito.- un singhiozzo fece sussultare sia me che Harry. Mi ero davvero ridotta così per un ragazzo?- Lo sapevo che non dovevo venire..” sussurrai mentre me ne andavo.
Per una volta, come nei film, Harry mi prese il polso e mi fece fermare. Non mi girai, continuai a tenergli le spalle.
Rimanemmo così per alcuni secondi, poi Harry parlò. “Ho pensato più volte di chiamarti, ma pensavo che non ne avevo il diritto. Così ho rotto il cellulare pur di non chiamarti. Sono passato tante volte in pasticceria, senza entrare, perché avevo paura di ritrovarmi con una torta in faccia; però poi, quando mi sono deciso, tu ti eri licenziata da parecchio tempo.- Mi girai ed incontrai, per la seconda volta, il suo sguardo. Mi posò, tremolante, le mani sui fianchi.- e mi ripetevo che ero stato stupido a farmi coinvolgere in quel piano dei manager, perché alla fine mi ero innamorato di te dal primo momento che ti ho vista mandare a fanculo il nostro manager.”
“Harry..”
“Ma.. come si dice.. ‘Se ami qualcuno lascialo andare.’ e ripetendomi queste parole ho provato ad andare avanti, ma eri sempre nella mia testa. E così scrissi Don’t let me go e sapevo, che ascoltandola, ti avrei avuto sempre accanto.”
“Quello frase deve averla scritta un vigliacco: se ami qualcuno lo devi tenere stretto a te e non lasciarlo andare senza di te.” sussurrai mentre le mani di Harry mi stringevano ancora più forte. Cercai di allontanarmi per andarmene, ma il ragazzo non accennava a mollare la presa.
“Resta con me. Resta con me perché sei la cosa più bella che mi sia mai capitata. Può sembrare banale, ma lo sei. Resta perché da quando ci sei tu sorrido sempre; resta perché la tua presenza mi fa scordare qualsiasi cosa; resta perché non sopporterei di perderti per un altro minuto, figuriamoci una vita. Resta perché ti amo.” Appoggiò la sua fronte contro la mia ed il mio povero cuoricino perse un battito.
Stavo cedendo, me ne rendevo conto da sola. Ma ogni volta mi arrivavano, a scoppio ritardato, le parole dette in ospedale.
Mi scostai, allontanandolo con più forza.
“Smettila..- sussurrai. Poi continuai con più voce.- Smettila. Perché prima mi avevi detto che non mi amavi?”
“Ti ho vista così fragile ed io non volevo farti stare male se tra noi fosse finita. Perciò ho preferito che tu odiassi me, invece che te stessa.” Rispose, cacciandosi le mani in tasca per evitare di trattenermi con sé.
“Basta, Harry!- urlai e mi avvicinai a lui con le braccia incrociate al petto.- O ci diamo un taglio o ci diamo un bacio, decidi tu.”
Lo vidi sorridere  e non potei fare a meno di sorridere anch’io. Mi prese il volto tra le mani e fece scontrare i nostri nasi.
“Uhm.. io preferirei la seconda opzione.” Disse prima di baciarmi.
Quanto diamine mi erano mancate le sue labbra sulle mie? Forse anche troppo.
L’avevo perdonato subito, da quel momento che si era proposto di pagare il tassista; avevo incontrato il suo sguardo e non avevo potuto fare a meno che perdonarlo e non perdere altro tempo.
Mentre mi baciava, sorridevo. Ero felice, dopo un mese e mezzo ero tornata a sorridere.
Quando si staccò, appoggiò la sua fronte contro la mia e sentii il suo respiro contro il mio viso.
“Già.. avevi ragione.” Dissi per poi baciarlo di nuovo, con più foga, passione. Infilai con forza le dita tra i suoi capelli e lui mi prese in braccio, portandosi le mie gambe dietro la sua schiena.
Un colpo di tosse ci riportò alla realtà.
“Signorino Styles, noi dovremmo andare.” Aveva detto un signore vestito con la divisa dell’aeroporto.
Scesi e poggiai i piedi per terra. Harry annuì e mi prese per mano, per poi avviarsi verso l’imbarco.
“Harry..?” chiesi non capendo il perché mi stesse trascinando co sé.
“Che c’è? Ti porto in tour con noi, non voglio stare un minuto senza di te.”
“Ma sono senza le mie cose!” urlai, arrendendomi alla sua stretta sulla mia mano.
“Dimentichi chi sia? Ho un bel gruzzoletto di soldi e con quelli ti puoi comprare vestiti e tutto il necessario.”
“Tu sei pazzo.” Gli diedi un pugno nel braccio, prima di appoggiarmi su di esso.
“Di te, ovviamente.”
 
Taylor
 
Mentre stavo arrivando all’ospedale, mi arrivò un messaggio che mi fece  fermare nel parcheggio.
Sono in viaggio con Harry. WOAH!
Grazie di tutto, Tay. Ily. <3
Mary xoxo
 
Sorrisi e mentre entravo, scrissi una risposta a Mary augurandole buona fortuna.
Ero felice di aver sistemato le cose tra i due, anche perché mi sentivo un po’ in colpa per quello che era successo. Se io mi fossi stata zitta, magari lui l’avrebbe perdonata sentendosi a sua volta in colpa.
Scossi la testa e pensai che le cose fra di loro si erano sistemate.
Mi avvia verso la macchinetta del caffè.
Anche se la mamma di Jack mi aveva detto di andarmi a riposare, io ero testa dura ed ero venuta lo stesso.
“Il dottor Parker è richiesto con urgenza nella stanza 138”
Trasalii a sentire nominare la stanza di Jack.
Lasciai il bicchiere dentro la macchinetta e corsi verso la 138. Quando arrivai, vidi dei medici che trasportavano Jack su una barellla.
Quando vidi Elisa uscire dalla stanza in lacrime,  la raggiunsi per chiederle che stavo succedendo.
Mi aveva spiegato, velocemente, che mentre era lì, il battito di Jack si era fermato e lei aveva chiesto aiuto.
Corsi dietro la barella, prendendo Jack per mano, e piangendo a dirotto.
“Jack.. ti amo.” Sussurrai stringendogli la mano ancora più forte.
Non poteva finire così, non doveva!
“Signorina, aspetti fuori.” Mi disse il dottore entrando in sala con Jack ed i suoi aiutanti.
Crollai nella sedia più vicina e continuai a piangere, pregando che Jack ce la facesse.
Mi sentivo come se tutte le mie certezze stessero crollando, svanendo. Lui mi aveva ripetuto più volte che era grazie a me se era diventato diverso e riusciva a fidarsi di qualcuno; ripeteva sempre che ero la sua ancora di salvezza.
Ma, in situazioni del genere, le ancore chi le salva?
 
Dopo quella che mi era sembrata un eternità, vidi il medico uscire dalla sala togliendosi la mascherina dalla faccia.
Mi alzai immediatamente e corsi verso di lui. Era insieme alla madre di Jack e guardava verso la mia direzione.
Dovevo sembrare un mostro, ma in quel momento non mi importava.
“L’operazione è andata benissimo- tirammo un sospiro di sollievo ed Elisa mi abbracciò di getto.- Dovrebbe svegliarsi tra qualche minuto.” Ci disse il medico prima di allontanarsi.
“Grazie a Dio.” Dicemmo in coro, prima di ridere un po’.
“Vai prima tu, cara. Credo che vorrebbe vedere prima te.” mi disse Elisa, spingendomi un po’ verso la porta.
Annuii ed entrai.
Lo vidi disteso su un lettino, con una flebo attaccata al braccio e con la faccia verso il soffitto con gli occhi chiusi.
Sorrisi. Finalmente il mio incubo era finito, avremmo potuto chiarirci e farla finita.
Mi sedetti su una sedia e mi avvicinai verso il letto, prendendogli le mani e lasciandogli un bacio su di esse.
“Hai vinto, Jack. Tra poco ti sveglierai e tutto ritornerà alla normalità. Tu ed io ci chiariremmo e tutto andrà per il verso giusto.”
Le mie labbra si piegarono all’insù quando lo sentii muoversi un po’, per poi aprire lentamente gli occhi, lasciando che le sue iridi marroni si scontrassero con le mie blu.
Prima che potesse dire qualsiasi cosa, lo baciai di getto.
Quanto mi era mancato.

 
 
͠
 
Ciao. Addio. Ci rivediamo per l’ultima volta. Hello <3
Ragazzuole belle, ecco l’epilogo più penoso della storia degli epiloghi (?) avevo mille idee per far continuare la storia, ma eravamo arrivati ad un punto che bisognava sistemare.
Perciò, ho fatto leggere questo capitolo alla mia Frenzy/Pinguina e grazie a lei mi è venuta una bell’idea c:
Una ragazza mi ha scritto che era triste all’idea che finisse la storia e che le sarebbero piaciuti altri capitoli. Ma come ho detto pocanzi(?) sarebbe stato davvero difficile per me. cwc
Perciò, CHE NE DITE DI UN SEQUEL?
Ovviamente la storia dello scambio si conclude qui, cioè non si ripeterebbe la stessa situazione uwu
So, ho pensato ad un SEQUEL su Jack e Taylor. Non ho dedicato loro molto spazio quanto ai Marry, perciò a breve posterò un seguito. (se riuscirò a scrivere qualcosa di decente)
Ovviamente (x2) chi è stanco delle mie minchiate/stronzate stupidaggini, può benissimo non leggere il seguito.
Avete presente il film “le memorie del cuore”?
Ecco, io amo quel film. In poche parole, Jack perderà la memoria e Tay dovrà riconquistarlo =w=
CHE DITE? SFORZO IL MIO POVERO CERVELLINO PER FARE UN SEGUITUCCIO? C:
Fatemi sapere le vostre opinioni, e se volte essere avvisate quando pubblicherò il sequel, lasciatemi un vostro recapito (twitter- instagram), non EFP e mi avverto subitissimo c:
Bene… adesso deve mettere una crocetta nella casella COMPLETO?
Dai Mary, u can do it!
STUPIDE LACRIME. Diamine, mi sono affezionata alla storia che non volevo aggiornare perché sapevo che sarebbe finita e non avrei più letto le vostre magnifiche recensioni che mi fanno tornare il buonumore. Çç
LO DEVO FARE.
VI AMO, NON SAREI QUI SENZA DI VOI. <3
PS: non lascio i miei contatti qui perché ho cambiato nick su twitter.
Sono _hikari93 adessoc:
 
 
HIKARI LOVES U.

 

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