My heart beats for love.

di hemademebelieve
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Letters. ***
Capitolo 2: *** Bullshit. ***
Capitolo 3: *** You were in love. ***
Capitolo 4: *** Old friend. ***
Capitolo 5: *** Justin. ***
Capitolo 6: *** I wanna speak with you. ***
Capitolo 7: *** You can't. ***
Capitolo 8: *** I'm done. ***
Capitolo 9: *** Right decision. ***
Capitolo 10: *** Fate. ***
Capitolo 11: *** I wish you the best. ***
Capitolo 12: *** Let's start over again. ***
Capitolo 13: *** I love you. ***
Capitolo 14: *** Wedding. ***
Capitolo 15: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Letters. ***


Quella mattina il vento soffiava più del solito e il cielo non prometteva altro che pioggia. Si prevedeva una giornata decisamente stressante per Faith che, afferrato il suo ombrello, uscì di casa per recarsi in posta a ritirare quel maledetto pacco che le era arrivato. Non aveva la minima idea di chi fosse il mittente; l’arrivo di quella raccomandata che sollecitava la ragazza a recarsi a ritirare quel presunto oggetto era stato inaspettato.
Magari qualche sua compagna delle superiori, partita per un viaggio in un qualche posto sconosciuto, aveva deciso di farle un regalo, pensò. Subito però si ricordo che da quando aveva finito la scuola due anni prima, nessuna più l’aveva cercata, se non Debbie e Cathleen, le sue migliori amiche con cui non aveva nessun tipo di segreto.
Velocemente iniziò ad attraversare le strade di New York, stringendosi sempre di più nel suo impermeabile: per essere metà ottobre faceva veramente freddo.
Nel giro di qualche minuto giunse davanti alla posta e, senza esitazioni, vi entrò avvicinandosi al bancone dietro al quale una donna sulla quarantina d’anni la scrutava. –Posso aiutarla?- chiese cordialmente.
Faith, che per tutto il tempo era rimasta incantata ad analizzare ogni minimo particolare di quella donna, si riprese e le porse un foglio. –Sì grazie; ieri ho ricevuto questa raccomandata su cui c’è scritto che dovevo venire a ritirare un pacco..- spiegò velocemente la ragazza. –Il suo nome?- chiese la donna, digitando qualcosa sul computer che stava alla sua destra. –Faith Devon- rispose velocemente. –Aspetti un attimo qui, arrivo subito..- disse la donna allontanandosi dal banco. Poco dopo fece ritorno, con in mano una scatola di medie dimensioni; le fece firmare un foglio e finalmente Faith uscì da lì.
In men che non si dica tornò a casa e subito tirò fuori le forbici per aprire quel pacco. Una volta aperto, rimase sorpresa dal suo contenuto: lettere, lettere e ancora lettere. Ad accompagnare il tutto c’era un avviso della posta.
Faith lo estrasse dalla scatola e lo lesse: -Ci dispiace per il disagio causatole in questi anni, ma purtroppo queste lettere sono andate tutte perdute. La posta di Stratford per all’incirca tre anni ha subito forti disagi e queste sue lettere non le sono mai state consegnate. Gliele recapitiamo ora, sperando che ci perdoni per questo grave disguido. Cordiali saluti.-
Ancora non capiva. Chi poteva averle mandato tutte quelle lettere in quegli ultimi tre anni? Cercò di ricordare qualcosa, di fare un tuffo nel passato alla ricerca di qualche indizio che potesse aiutarla a farle capire qualcosa di più.. Tre anni prima lei stava frequentando il penultimo anno di liceo, durante le vacanze estive era stata da sua nonna a Stratford, luogo da cui provenivano le lettere, almeno per quanto c’era scritto sull’indirizzo del mittente, e durante quelle vacanze aveva conosciuto un ragazzo; aveva vissuto una storia fantastica con quel ragazzo e, sempre con lui, aveva vissuto le sue prime esperienze.. E se fossero state sue quelle lettere?  Possibile?
Ricordava che prima di partire si erano ripromessi di sentirsi sempre.. Ed era stato così per i primi due mesi, fino a che lui non aveva smesso di chiamare e fino a che il suo numero non aveva cessato di funzionare. Faith aveva provato un miliardo di volte a chiamarlo, ma dopo che quell’odiosa vocina metallica le aveva detto che quel numero era inesistente, si era arresa.
Al ricordo di quei momenti, il suo cuore subì una specie di scossa. Curiosa di sapere se quelle lettere fossero state scritte proprio da quel ragazzo, ne tirò fuori una a caso e iniziò a leggere:
 

Stratford, 23 Dicembre 2009

Cara Faith,
 
                                 più ti scrivo queste lettere, più mi sento uno sciocco. Questa è ormai la quinta lettera che ti scrivo e sono certo che ormai, sarà anche la quinta lettera a cui non riceverò risposta. Eppure ci provo comunque. Non so per quanto continuerò a scriverti, magari questa è l’ultima volta, oppure continuerò così fino a che non verrò sepolto sotto terra.
Resta il fatto che mi manchi. Mi manchi come l’aria. Quanto posso essere smielato per scriverti una cosa così? Eppure è la verità. Ho passato l’estate e i momenti più belli di tutta la mia vita con te. E non riesco proprio abituarmi all’idea che tu non ci sei più. Il Natale è ormai alle porte, e il mio unico desiderio sarebbe quello di rivederti, o anche solo risentire la tua voce. Lettera dopo lettera, perdo le speranze che questo possa veramente succedere, ma va bene così. Mi va bene continuare a scriverti come se nulla fosse, come se tu fossi ancora qui con me e non ci fossimo mai detti addio; che stupido e povero illuso penserai tu, che almeno con la tua vita sei riuscita ad andare avanti, a quanto pare, dimenticandomi. Ti invidio, sai? Ti invidio perché sei riuscita ad andare avanti in così poco tempo, senza aver nessun rimorso che ti legasse al passato. Dimmi, non ti manco neanche un po’? A me manchi terribilmente tanto. Ogni giorno diventa sempre più difficile andare avanti. Ricordi quando eravamo al parco vicino a casa tua e mi raccontasti delle tue più grandi paure e dei tuoi più grandi desideri? Mi dicesti che per Natale avresti voluto ricevere un pupazzo a forma di pinguino; sul momento ti presi in giro.. andiamo, a 17 anni ancora che volevi un pupazzo? Tu ti offendesti, misi il broncio e io risi come non mai. Subito dopo ti baciai per farmi perdonare e tu ricambiasti, dicendomi che per Natale ti sarebbe bastato anche solo rivedermi.
Ora come ora mi chiedo se quelle parole le pensassi davvero, o se le dicessi solo per dire.
Scusami, ma adesso devo lasciarti, alla prossima lettera Faith.
Mi manchi.
Con amore,
 

Justin.”

 
Le ginocchia di Faith cedettero e fu costretta ad accasciarsi sul pavimento di quel piccolo appartamento in cui abitava da sola a New York. Solo una volta terminata la lettura di quella lettera si era accorta delle lacrime calde che le stavano solcando il viso, e di quell’incredibile vuoto che sentiva lì, proprio dove c’era il cuore.
Che le stava succedendo? Perché quel tuffo nel passato le faceva così male?
Un milione di domande si insediarono nella sua mente. Se solo avesse saputo di quelle maledette lettere prima; se solo i tempi delle consegne fossero stati rispettati. Per tutto quel tempo Justin era andato avanti a scriverle, eppure.. che fine aveva fatto il suo numero di telefono? Perché quel suo maledetto operatore ogni volta gli ripeteva che il numero era inesistente?
Doveva continuare la lettura di quelle lettere, doveva leggerle tutte, nessuna esclusa.


My space
Dopo essere mancata da EFP per un paio di mesi, sono finalmente tornata con la mia nuova FF su Justin.
Diciamo che dovrebbe essere una storia diversa dalle altre, o per lo meno, per le idee che ho in mente non ne ho mai letta una simile.
In ogni capitolo, fino a che Faith non esaurirà tutte le lettere, ce ne sarà almeno una. 
Poi man mano, scoprirete cosa accadrà.
Spero di avervi incuriosito anche solo un pochino con questo inizio e nulla, fatemi sapere che ne pensate lasciandomi una recensione. 
Grazie mille :)
Nel caso voleste contattarmi su twitter, sono 
https://twitter.com/hemademebelieve>@hemademebelieve
Simo.

 
p.s: buon Natale a tutti :)

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Capitolo 2
*** Bullshit. ***


Velocemente Faith tirò fuori e contò tutte quelle buste: erano 25. Aprì ogni lettera e le mise in ordine di data. 
Justin le aveva inviato lettere dal 13 settembre 2009 al 31 dicembre 2010; ciò significava che aveva passato un anno e mezzo a scriverle, a continuare ad amarla ogni giorno e a continuare ad aspettare invano una risposta da quella ragazza. Faith, d'altro canto, non poteva sapere che per Justin quello era forse stato il periodo più brutto della sua vita. 
Cosa fai quando ti innamori di qualcuno fino al punto di star male al solo pensiero? Cosa fai quando ti sembra che nessuno possa capirti? Cosa fai quando metti in gioco tutto te stesso, convinto che quella sarà la volta buona, e poi ti ritrovi come un perdente?
A Stratford, nello stesso momento in cui Faith stava aprendo quelle lettere a New York, un ragazzo camminava per mano con una bionda che, al contrario di tutte, in un anno era riuscita ad aiutarlo con quella sua vita trambusta e gli aveva aggiustato quel cuore a pezzi che si ritrovava, o almeno lo credeva.

Justin che camminava stretto a Jennifer, venne scosso da un brivido diverso dal solito; era come se qualcosa non andasse, come se qualcuno lo stesse fissando insistentemente. Si girò e si guardò attorno, cercando due occhi che potessero starlo fissando, ma senza trovare nulla. 
-Che c'è Justin?- chiese la bionda, vedendo l'espressione confusa del suo ragazzo. Justin, che sembrò come risvegliarsi da uno stato di coma, si voltò verso di lei. -Nulla, ho avuto un brivido e una sensazione strana, come se qualcuno mi stesse fissando.. o pensando, non lo so..- fece spallucce e continuò tranquillo la sua passeggiata in compagnia di quella che era la sua ragazza. L'unica ragazza che era riuscita a farsi spazio nella sua vita da quando.. sì insomma, da quando lei se n'era andata.
Erano passati ormai tre anni, ma il suo ricordo si ripresentava nella mente del biondo ogni giorno e ogni notte. Non poteva dimenticare qualcuno che per lui era stato così importante; peccato solo che per lei non era stato lo stesso, peccato solo che lui fosse stato l'unico stupido convinto di poter veramente far funzionare quella storia pure a distanza. 
Quante lettere le aveva spedito? Quante parole, ma soprattutto quante lacrime, aveva speso per quella ragazza? 
Si era sempre sentito così idiota per quella storia.. così senza speranza. 
E ora, a distanza di tre anni, continuava a pensarci nonostante la sua vita fosse andata avanti. 'Com'era possibile?' era l'unica cosa che riuscisse a chiedersi. 


"

Stratford, 13 settembre 2009

Cara Faith, 
                          sappi che le mie lettere inizieranno tutte allo stesso modo, con questo bellissimo 'cara Faith' (del resto, non è mica così che si inizia una lettera?). Probabilmente ti starai chiedendo perchè ti sto scrivendo questa lettera.. beh, adesso preparati perchè ti faccio ridere: ho fatto cadere il cellulare nel cesso (non chiedermi come) e la sim è andata a farsi benedire, e dato che io con i numeri non ho per niente memoria, non ricordo il tuo e tua nonna, ha solo il tuo numero vecchio (che questa poi me la devi spiegare, come avete fatto a mettervi d'accordo per venire quest'estate se aveva solo il tuo numero vecchio? ahah), quindi mi ritrovo a scriverti questa lettera (avendo solo il tuo indirizzo e giuro che questa è l'ultima parentesi che faccio), per lasciarti il mio nuovo numero: 

012857638

Riaggiungimi alla tua rubrica per favore, così evito di ritrovarmi a scrivere un'altra lettera, manco fossimo negli anni '50 ahah. 
Adesso ti saluto, ci sentiamo presto. 
Mi manchi un sacco. 
Ti amo. 

Justin. "
 

-Non ci posso credere..- sbottò Debbie che, informata da Faith di quello che era successo, era corsa prontamente nell'appartamento di quella che era la sua migliore amica insieme a Cathleen. 
-Se non ci credi tu, io cosa dovrei dire?- rispose flebilmente Faith, che si teneva il viso tra le mani. -Justin, quel Justin, per cui eri stata male un sacco, e con cui ci avevi fatto una testa tanta, non ti aveva mai dimenticata; semplicemente la sua sim era andata a farsi fottere perchè il telefono era caduto nel suo water...- riepilogò velocemente.
-Non so se te ne sei accorta, ma l'ho letta anche io la lettera.- sbottò acida Faith. -Ti rendi conto? Io l'ho perso per una stronzata! Se solo questa lettera fosse arrivata in tempo.. Dio, tutto questo è assurdo, non è possibile..- continuò poi. 
-Ma almeno i danni a quelli della posta li hai chiesti?- domandò la mora, che venne guardata in cagnesco da Faith. -Sì e per cosa? Sanno già di non avermi recapitato in tempo queste lettere e mi hanno detto che la colpa era stata del mal funzionamento della posta di Stratford per circa 3 anni..- 
-Beh, ovvio, chiediglieli perchè hanno proibito di far continuare un amore che sarebbe stato epico..- disse Debbie, provocando un sorriso nel volto di Faith. 
-Voglio leggere tutte queste lettere e scrivergli, trovarlo.. andare da lui.- confessò poi la ragazza. 
Debbie la guardò dolcemente e si avvicinò all'amica per abbracciarla. -Lo sai che io e Cathleen ti aiuteremo, però ricorda.. sono passati 3 anni e lui è un anno e mezzo che non ti scrive più lettere. quasi sicuramente è andato avanti con la sua vita..- le fece notare prontamente. 
Faith, in tutta risposta, mosse la testa e scrollo le spalle. 
-Non mi interessa.. devo trovarlo, dirgli quello che è successo e poi vedremo cosa accadrà.- rispose determinata.


 

My space
E' divertente il fatto che il mio pc mi odi e, come ho riniziato a postare, abbia deciso di rompersi.
Adesso infatti sto aggiornando dal computer di mio fratello..
Ringrazio chi ha recensito e chi ha messo questa storia tra le seguite e preferite. 
Spero di vedere quei numeri crescere capitolo dopo capitolo :) 
So di non essere chissà di che bravura, però davvero ci metto tutta me stessa quando scrivo e spero che un minimo apprezziate. 

Inoltre, presto arriverà il banner di questa storia.
Se volete dirmi qualcosa, o solamente parlare, su twitter sono @hemademebelieve
Simo.

 

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Capitolo 3
*** You were in love. ***


"

Stratford, 25 settembre 2009.

Cara Faith, 
                             a quanto pare sono costretto a scriverti un'altra lettera. Sappi che ti sto odiando perchè mi stai costringendo a fare tutto ciò, ma evidentemente le cose sono due: o la lettera precedente non ti è ancora arrivata, o l'hai ignorata. Spero vivamente sia per il primo punto, e spero che tra qualche giorno sarà finalmente tra le tue mani, perchè mi manca sentire la tua voce ogni giorno e, adesso, scrivere lettere è l'unico strumento che ho per rimanere in contatto con te. Volevo approffittarne per farti tantissimi auguri di buon compleanno, dato che oggi è il 25 settembre ed è finalmente il tuo 18° compleanno! Quanto vorrei essere lì a festeggiare con te, eppure non posso.. :( TI ho anche spedito un piccolo regalino che spero ti piaccia. 
Mi manchi, mi manchi e ancora mi manchi.
Sperando di sentire al più presto la tua voce, ti saluto.
Ti amo.

Justin."
 

Sospirando, Faith richiuse anche quella lettera e rimase ferma a fissare quella busta da cui, poco prima, l'aveva estratta. L'occhio le cadde su quello che doveva essere il suo indirizzo e notò che risaleva ancora a quello vecchio: le lettere erano state spedite all'indirizzo dei suoi genitori, la stessa casa in cui aveva abitato fino a cinque mesi prima.. Questo significava che la posta si era almeno un po' sbattuta per ritrovare la destinataria di quelle lettere, nonchè lei stessa. Per quanto era il minimo che potessero fare, questa cosa rallegrò un pochino Faith, che iniziò a pensare su come quel ragazzo si fosse ricordato del suo compleanno tre anni prima. Nella lettera diceva anche di averle mandato un piccolo regalino.. Chissà che fine aveva fatto, probabilmente era andato perduto come quelle lettere, pensò la ragazza.
I suoi pensieri vennero distratti dal suo telefono che iniziò a vibrare, segno che qualcuno la stava chiamando. 
Velocemente afferrò l'apparecchio e rispose, senza nemmeno controllare chi fosse. 
-Pronto?- disse, schiarendosi la voce. 
-Faith..- rispose allarmata la voce di sua madre. 
-Mamma! Che succede?- 
-Senti, la nonna sta molto male, io parto domani per Stratford.. Papà non può venire, il lavoro lo blocca qua. Tu che fai, vieni con me?- Faith raggelò. Sua nonna stava molto male. Sua nonna, la persona a cui era più legata al mondo. -Certo che vengo, preparo subito la valigia! A che ora partiamo?!- domandò con tono ansioso. -Domani mattina alle 8.00 dall'aeroporto di New York.. non tardare, a domani!- le rispose sua mamma, chiudendo la chiamata. 
Faith lanciò il telefono sul divano e si alzò iniziando a camminare avanti e indietro per quella stanza, presa dal nervoso. 
E se fosse successo qualcosa a sua nonna? E se le cose fossero finite nel verso sbagliato? Non poteva permettersi di perdere sua nonna.. 
Riprese in mano il cellulare e compose i numeri di Cathleen e Debbie che, informate di quello che stava succedendo, si precipitarono a casa dell'amica. 
-Vedrai che andrà tutto bene.. tua nonna starà bene..- provava a consolarla Cath. 
-Lo so.. deve andare tutto bene..- rispose non del tutto convinta Faith.
-Guarda il lato positivo delle cose: non hai detto che vuoi trovare Justin e parlargli? Ora ne hai l'occasione!- si intromise Debbie che, come sempre, prendeva le cose con ottimismo. Aveva ragione, voleva parlare con quel biondo e cercare di sistemare le cose, ma non in quel momento sapendo che sua nonna stava male. Un'altra preoccupazione le balenò per la mente. -E se lui non abitasse più a Stratford?- disse ad alta voce, condividendo quel pensiero con le sue amiche. -E se si fosse trasferito? Magari me l'ha scritto in una delle lettere che non ho ancora letto!- 
Debbie si sedette al fianco dell'amica, abbracciandola. -Si e dov'è andato? A fare un tour mondiale dove si esibisce davanti a migliaia di fans?!- sbottò sarcastica Cathleen. -Ci hai sempre detto che Justin amava Stratford, credo che lo troverai ancora lì quando arriverai.- affermò sicura Debbie.

L'indomani mattina, seduta su quell'aereo che l'avrebbe riportata dopo tanto tempo a Stratford, Faith decise di passare il tempo leggendo altre lettere che il biondo le aveva mandato, e che lei si era accuratamente portata dietro.
Ne lesse un paio, risalenti rispettivamente al 15 ottobre 2009 e al 17 novembre 2009; in entrambe Justin continuava a chiederle il perchè non l'avesse ancora chiamato e se era forse arrabbiata con lui. Le si spezzava il cuore leggere come, lettera dopo lettera, Justin stesse sempre più male a causa sua.
Più scorreva tra quelle righe, più una rabbia nei confronti di chi non le aveva consegnato quelle lettere per tempo saliva. 
Andando in ordine, dopo quelle due lettere c'era quella del 23 dicembre 2009, che aveva già letto e in cui aveva notato che Justin aveva smesso di scrivere 'ti amo'; decise così di passare a quella successiva.

"

Stratford, 1 gennaio 2010. 

Cara Faith, 
                           volevo iniziare questa lettera augurandoti un felice anno nuovo. Spero che quest'anno si dimostri ancora più bello di quello precedente e, nel caso quello precedente non fosse stato un granchè, che si dimostri migliore. 
Ieri, Ryan e Chaz (te li ricordi? probabilmente no.. quasi sicuramente non ti ricordi neanche più di me..) mi hanno fatto un discorso enorme su di te, su di me e su di quel noi che ormai, come hanno detto loro, non esiste più. Mi hanno detto che dovrei dimenticarti, che dovevo inserirlo tra i buoni propositi dell'anno nuovo. Eppure, a mezzanotte, mentre tutte le coppie si baciavano, io pensavo solo a te e a quanto sarebbe stato bello trascorrere il capodanno in tua compagnia. Dio, mi sembra di star diventando quasi ossessivo con questa storia. Sono passati quasi cinque mesi, devo smetterla e andare avanti come hai fatto tu. Ma non ci riesco. Non ci riesco perchè nessuna sarà mai all'altezza di prendere il tuo posto.
Magari, quasi sicuramente, il mio posto nel tuo cuore, se mai ce n'è stato uno per me, è già stato preso da qualcun'altro. Spero solo che quel qualcun'altro sia in grado di amarti come ho e avrei fatto io. 
Spero solo che, nonostante tutto, tu ogni tanto pensi ancora a me..

Con affetto, 

Justin."
 

"Non eri ossessionato Justin, eri semplicemente innamorato" si ritrovò a sussurrare Faith, stringendosi al petto quella lettera.
 

My space
Heilà, buon anno gente!
Ho una brutta notizia: il pc è andato... 
Ora, non so se lo comprerò nuovo, magari non subito ma fra qualche tempo (ora vedo bene che fare..), in ogni caso cercherò di aggiornare ogni volta che sono dal pc di mio fratello. (e a tal proposito, vedremo perchè ora posso starci quasi ogni sera, dato che ci sono le vacanze, ma appena rincomincia la scuola solo Dio sa cosa accadrà..)
Nel frattempo ne approfitto per ringraziare chi recensisce e chi ha messo questa storia nelle preferite e seguite. :)
Simo. (@hemademebelieve on twitter)

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Capitolo 4
*** Old friend. ***


Una volta scese da quell'aereo, Faith e sua madre si affrettarono a raggiungere l'ospedale dove sua nonna era stata ricoverata il giorno prima. Varcate le porte di quell'edificio, Faith venne scossa da un brivido: odiava stare negli ospedali. Non si trovava per niente a sua agio in quel luogo.. Si guardò attorno e tutto ciò che trovò furono visi di sconosciuti contratti in espressioni diverse: c'era chi era preoccupato, chi era distrutto, chi impaziente.. ogni persona, attraverso le loro espressioni, raccontavano qualcosa di quello che era il proprio stato d'animo. 
I  suoi pensieri vennero distratti dalla voce di sua madre che chiedeva alla segretaria in che stanza si trovasse sua nonna. 
-Al momento la stanno operando signora, se vuole può raggiungere la sala d'attesa di quel reparto, ma non può entrare.- spiegò rapidamente la segretaria. 
Faith osservò sua madre sospirare. -D'accordo..- 
In un attimo raggiunsero quella che era stata descritta come una sala d'attesa dalla donna a cui poco prima avevano chiesto informazioni: consisteva in due file da cinque sedie distribuite sul lato destro e sinistro di quello  che era un immenso corridoio, di fianco ad una porta verde. La ragazza si accorse anche che tre di quelle sedie erano già occupate. Scrutò meglio quelle figure e vi riconobbe suo zio Mark, sua zia Sherylin e sua cugina Caitlin. Alla vista di quest'ultima sentì le sue budella contrarsi: non aveva mai sopportato quella ragazza; per anni l'avevano paragonata a lei e, durante tutta la sua adolescenza, tutto ciò che i suoi famigliari le ripetevano era 'Guarda Caitlin che brava ragazza, dovresti essere come lei' o 'Che cosa fai? Oh signore, perchè non sei come tua cugina'. E dall'altro canto, Caitlin non aveva mai fatto nulla per farsi piacere almeno un pochino: ogni volta che  Faith tornava a Stratford, non perdeva occasione per rovinarle la vacanza e incolparla di ogni suo minimo errore. E ovviamente gli altri ci credevano.. del resto, lei era la perfettissima Caitlin, mentre lei era semplicemente Faith, quella che combinava guai su guai, almeno secondo i suoi parenti. 
Ma quello non era niente, in confronto al fatto che, quando Faith stava ancora con Justin, Caitlin aveva cercato in tutti i modi di mettersi in mezzo a quella relazione, di cercare di mettere contro i due ragazzi. Una volta era riuscita persino a farli litigare, andando a raccontare a Justin cose inventate su Faith. Il primo, credendo che le parole di Caitlin fossero vere, se l'era presa con la sua ragazza ed era mancato poco chei due si lasciassero. 
A quel ricordo, a Faith saliva ancora la rabbia addosso e la voglia di tirarle un pugno su quel naso si ripresentava sempre.
-Marie, Faith!- urlò Liz andando in contro alla sorella e alla nipote, abbracciandole poi entrambe.
-Si sa qualcosa sulla mamma?- chiese ansiosa Marie. La zia si ritrovò ad abbassare la testa, scuotendola ripetutamente da destra a sinistra.
Faith incontrò lo sguardo di suo zio, che si alzò seguito dalla figlia. 
-Ciao Marie.. ciao Faith..- salutò, ripetendo il gesto della sorella e abbracciandole anche lui.
-Zia!- esordì Cailtin, stringendo Marie, che ricambiò con affetto l'abbraccio. Faith si lasciò sfuggire una smorfia: tutto quel sentimentalismo da parte di Caitlin verso sua madre le dava alla nausea. Quando si accorse che la cugina la stava scrutando, si limitò a dirle un 'ciao'.
-Comunque sia.. stanno operando la mamma da ormai un'ora..- riprese il discorso lo zio.
-Ma cos'è successo di preciso?- domandò Faith. -Ieri la nonna ha avuto un malore al cuore e, oltre a quello, è caduta e si è rotta il femore.. Per il malore pare che ora sia tutto a posto, anche se deve essere controllata costantemente, il femore invece si è rotto e ora la stanno operando.. Solo che, per una donna della sua età è molto grave ciò che l'è successo..-
Faith annuì e, quando il silenzio tornò a dominare quella stanza, si accomdò su una di quelle sedie. Con la coda dell'occhio riusciva a notare che Caitlin continuava a mandarle occhiate e a scrutarla, quasi volesse capire cosa fosse cambiato in lei in tutti quegli anni in cui non si erano viste. 
L'attenzione di Faith fu poi rubata da un medico che stava attraversando la stanza in quel momento. Lo osservò meglio e notò che aveva qualcosa di familiare; Era giovane,  probabilmente aveva la sua stessa età e portava dei capelli lunghi biondi. Sembrava proprio.. 
-Chaz!- esordì un'infermiera correndo dall'altra parte del corridoio e raggiungendo il medico che si era fermato per aspettarla. -Chaz, Andrew ha chiesto se deve dare altra morfina al paziente della 4.. Continua a lamentarsi del forte dolore..- spiegò quella velocemente. Faith vide il ragazzo pensarci su un attimo. -Se continua a lamentarsi, allora va bene.. Dategli una dose un po' inferiore a quella di prima però..- la donna annuì e se ne andò. 
Il ragazzo stava riprendendo i suoi passi, ma fu bloccato dalla voce di Faith che lo chiamava. -Chaz?- quest'ultimo si girò e, dopo averla osservata per qualche secondo, sgranò gli occhi. -Sei proprio tu..?- cercava di far uscire il nome della ragazza, ma la sorpresa era tanta che quasi non riusciva a pronunciarlo. -Sì, sono io, Faith! Oh mio dio, fatti abbracciare!- disse, alzandosi e cingendo i fianchi del moro che ricambiò con affetto. 
Chaz era il migliore amico di Justin, e Faith aveva trascorso in sua compagnia un sacco di pomeriggi. Infatti era solita non uscire solo col suo ragazzo, ma anche con Chaz, Ryan e tutti coloro che facevano parte della loro compagnia. Spesso si ritrovavano ad un parco o ad un campetto da basket dove i ragazzi passavano le giornate a giocare, mentre le ragazze sedevano tranquille su una panchina a osservarli e a parlare del più e del meno.
-Quanto sei cambiata?! Ti trovo in gran forma, sei bellissima!- Faith si ritrovò ad arrossire. 
-Grazie, anche a te ti vedo bene, davvero! Vedo che sei diventato un dottore! Sono felicissima per te!- sorrise onestamente. 
-Già! Ho studiato medicina e non appena ho finito, ho trovato subito lavoro qua.- spiegò velocemente. -Ma dimmi, che ci fai qui in Canada, in ospedale poi?- chiese il biondo. 
L'espressione di Faith mutò velocemente, rattristendosi. -Stanno operando mia nonna.. Ieri ha avuto un malore al cuore ed è anche caduta, rompendosi un femore..-
-Oh, mi dispiace.. Vedrai che migliorerà tranquillamente.. Qui ci sono ottimi medici.- la rassicurò Chaz. 
Faith si ritrovò ad annuire.
Un pensiero le balenò per la testa.. Insomma lui era amico di Justin, probabilmente si sentivano e vedevano ancora.. 
-Senti Chaz, hai tempo per prendere un caffè? Devo parlarti di una cosa importante..- domandò Faith.
-Sì certo, andiamo.- 

 
 
"
Stratford, 15 gennaio 2010
 
Cara Faith,
indovina un po' la cazzata che ha fatto Ryan? Ha messo incinta Maddie.
Scommetto che se tu fossi qua gli faresti il culo sul fatto che doveva stare più attento. Comunque sia, nonostante il fatto che siano ancora molto giovani, sono entrambi contenti e decisi di portare avanti questa gravidanza. Io e Chaz siamo disponibili ad aiutarli, così come lo sono Caitlin, Nolan, Megan e Amy. Ti terrò aggiornata in modo da farti sapere cosa succede. Per il frattempo, io sto bene. Insomma, starei meglio se tutto tornasse come quest'estate, quando tu eri qui con me, però.. piano piano va sempre meglio, davvero. Spero che tu, lì in America stia bene e ti stia godendo la tua vita. 
Con affetto, 
Justin"
 
-E questo non è nulla in confronto alle altre lettere che mi ha mandato.. Qua è persino più allegro del solito..- spiegò velocemente Faith. -E davvero Ryan ha avuto un figlio?- chiese poi sbalordita.
Aveva raccontato al biondo di quello che era successo, del pacco che  aveva ricevuto appena qualche giorno prima e gli aveva anche letto una delle tante lettere.
Chaz, che per tutto quel tempo era rimasto in silenzio ad ascoltare le parole che la sua amica stava leggendo, decise di parlare. -Sì, Ryan e Maddie hanno avuto una bambina.. Adesso ha quasi due anni, dovresti vederla, è dolcissima. Comunque Justin non ci ha mai parlato di queste lettere.. cioè, sapevamo che ti aveva scritto le prime due perchè appunto aveva perso il tuo numero di telefono, ma delle altre no..- 
-Questa storia è così assurda.. Ti assicuro che leggendo queste lettere mi si stringe il cuore e vorrei solamente piangere. E' stato malissimo per me.. e io me ne stavo a New York, convinta che lui non volesse più saperne di me. Poste del cazzo!- sbottò Faith.
Chaz si sporse in avanti, accarezzando il braccio della ragazza e cercando di rassicurarla. -Hey, posso capire come ti senti.. Cos'hai in mente di fare?- le chiese poi.
-Io.. vorrei vederlo e parlargli.. Credi che sarà possibile?- domandò insicura. -Certo.. lui non si è mai mosso da Stratford se non per qualche piccolo viaggio, però Faith devo dirtelo:  Justin è cambiato e cresciuto molto rispetto a quel ragazzino che conoscevi.. Inoltre, da un anno a questa parte si è fidanzato con un'altra ragazza..- chi aveva lasciato cadere un macigno  sul suo cuore? Perchè sentiva le budella contrarsi, peggio ancora di quando aveva visto Caitlin? Perchè si sentiva così? E perchè voleva solamente piangere?

 
My space
Scusate se ci ho messo tanto per aggiornare, davvero, ma è stata una dura settimana e, tanto per cambiare, sono 4 giorni che sto male çç
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, come potete vedere Faith ha incontrato Chaz, che è diventato un bel dottore. 
Inoltre, come penso avrete notato, ho finalmente aggiunto il bellissimo banner che @Belieber4choice ha fatto per me (grazie mille ancora Giu), vi consiglio di andare a leggere le sue storie perchè sono davvero bellissime. 
Quindi sì, ora Faith ha un volto (se ve la siete immaginata in modo diverso, potete tranquillamente continuare a immaginarvela in quel modo lol), Justin invece ovviamente dovete immaginarvelo un po' più adulto. 
Ah tal proposito, se i miei conti non sbagliano, dal prossimo capitolo entrerà in scena Justin. 
Bene, mi dileguo.
Grazie mille ancora per le recensioni e per aver inserito questa storia tra le preferite/seguite. 
Simo. (@hemademebelieve on twitter)

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Capitolo 5
*** Justin. ***


-E come si chiama?- chise Faith, facendo un lungo respiro per riprendersi. -Jennifer..- sussurrò rapido Chaz, che non si era perso neanche un secondo degli istanti in cui aveva visto l'amica tentennare. 
-E.. com'è?- domandò nuovamante la ragazza, curiosa di sapere che tipo di ragazza fosse riuscita a prendere il posto che una volta era suo. 
-E' una brava ragazza, sì.. Si vede chiaramente che Justin le vuole un bene dell'anima, però..- si soffermò un attimo a pensare. -Però?- lo incitò Faith. -Non è te.- disse convinto il biondo. 
La ragazza sentì nuovamente il cuore sprofondare, proprio come quando, qualche minuto prima, Chaz gli aveva detto della nuova ragazza di Justin.
-Che cosa intendi dire?- Faith aggrottò le sopracciglia, confusa. -E' chiaro che, nonostante il tempo sia passato, lui ogni tanto continui a pensare a te.. Per quanto voglia bene a Jennifer, non è lei la ragazza con cui vorrebbe trascorre la sua vita. Tu eri, sei e sarai sempre un suo chiodo fisso. Sei un capitolo inconcluso della sua vita; voi due non vi siete mai detti addio per davvero, o comunque non avete mai avuto l'oppurtunità di vivere la vostra storia e vedere che svolta avrebbe preso. E sono certo che fino a che lui non ti rivedrà e non capirà ciò che vuole fare, sarà sempre eternamente legato a te.- spiegò il ragazzo. 
Faith si ritrovò a massaggiarsi le tempie, sconvolta da ciò che Chaz aveva appena detto. Si ritrovò anche a chiedersi quando il suo amico fosse diventato così saggio. 
-Non è possibile Chaz.. Non è possibile..- cercando di calmare la confusione che regnava nella sua testa, sospirò.  -Lo so, lo hai già detto almeno tre o quattro volte.- rispose il biondo, ridacchiando.
Nel frattempo i due si alzarono e uscirono da quello che era il bar di quell'ospedale.
-E' che non riesco a dire altro! E' una storia completamente assurda, che non trovi neanche nelle favole. Siamo nel 2012, la tecnologia è praticamente una delle fonti più importanti e io mi ritrovo in questa situazione per un numero perso e delle lettere mai consegnate. Dimmi com'è possibile!? C'erano così tante altre soluzioni! Ad esempio mia nonna avrebbe potuto chiamare mia mamma e chiederle di darle il mio numero, o non lo so, Justin avrebbe potuto andarlo a chiedere a mia cugina Caitlin. E io pure avrei potuto chiederle notizie su di lui. Sono stata una completa idiota! Eppure non l'ho fatto perchè ero convinta che lui non ne volesse sapere più nulla di me..- Faith si ritrovò a sfogare tutti i pensieri che aveva lentamente accumulato da quando aveva ricevuto quelle lettere. 
Chaz alzò leggermente uno spigolo delle labbra, facendo una smorfia. -Faith.. Credo che probabilmente neanche Justin l'ha fatto perchè vedendo che tu non rispondevi alle sue lettere, aveva iniziato a pensare lo stesso. Ci sono stati un sacco di ostacoli che hanno impedito il continuo della vostra storia. Ma ormai quello è passato, ora non puoi far altro che andare da Justin, parlarvi e chiarire questa situazione. Quel che sarà, sarà.- Faith si ritrovò ad annuire, d'accordo con le parole che il suo amico aveva appena pronunciato. -Comunque ora devo tornare a lavorare. Ci vediamo presto. E lasciami il tuo numero, così evitiamo inconvenienti..- disse, ovviamente riferito alla storia delle lettere, facendola sorridere. 
 
-Oh Chaz finalmente, ti ho cercato dappertutto!- una voce sopraggiunse alle spalle di Faith. Le pareva quasi famigliare, e il suo timore più grande ebbe conferma quando notò la faccia di Chaz sbiancare dopo aver guardato lei e la persona che in quel momento l'aveva appena sorpassata. 
-Beh, che è quella faccia, stai bene?- domandò il ragazzo appena arrivato, sventolando una mano davanti agli occhi del medico. Faith si ritrovò ad osservare la sua figura. Era alto tanto quanto Chaz, quindi la superava di una decina di centimetri; indossava dei pantaloni neri stretti e una maglia bianca sopra la quale indossava una giacca di pelle. Nonostante il tempo, Faith potè notare che Justin aveva mantenuto uno stile simile a quello di tre anni prima. 
Il suo cuore perse completamente un battito quando il ragazzo smise di darle le spalle, voltandosi. Si soffermò sui lineamenti di quel viso, che ora erano più calcati e da ragazzo adulto. I capelli biondi erano molto più corti di quello che si ricordava, e quello che doveva essere il ciuffo, era pettinato all'insù in una cresta. Quando Faith incontrò gli occhi color nocciola di Justin, venne scossa da brividi lungo tutta la schiena. 
Il biondo rimase qualche secondo a fissarla, poi, interdetto, sgranò gli occhi e socchiuse la bocca, segno della sua sorpresa. 
Quei pochi secondi di sguardi parvero un tempo lunghissimo per i due che, dopo quasi tre anni, si erano finalmente rincontrati. 
Justin si ritrovò a pensare a quanto la ragazza fosse diventata ancora più bella di quello che ricordava. Chissà se anche lei stava pensando lo stesso di lui; dall'espressione che c'era dipinta in quel momento sul viso della giovane, era certo che l'aveva riconosciuto. 
-Faith..- si ritrovò a sussurrare flebilmente lui.
-Ehm.. ragazzi io devo andare, Justin ci sentiamo dopo.- annunciò Chaz, andandosene rapidamente.
Ad entrambi sembrò quasi che il tempo si fosse bloccato, che il mondo attorno a loro non girasse più, mentre i loro occhi, curiosi di cogliere ogni differenza su quei visi che ormai si erano abituati a non vedere più, scrutavano ogni centimetro del corpo altrui.
A Justin parve quasi di riuscire a sentire il cuore della giovane battere più forte. Era davvero così emozionata quanto lui di rivederlo? Forse, le era mancato davvero così tanto come quanto lei era mancata a lui? 
Faith si ritrovò a lottare con quel magone in gola che le impediva di pronunciare qualsiasi minima sillaba. Le emozioni erano tante, così come le parole che voleva dirgli.
Voleva dirgli che sapeva tutto, che sapeva delle lettere, che era infinitamente tanto dispiaciuta per come fosse andata a finire la storia tra di loro; voleva farsi perdonare per tutto il male che gli aveva procurato e voleva chiedergli come stava. Ma, prima di tutto, voleva abbracciarlo e stringerlo a sè. 
Il biondo sembrò quasi leggerle nei pensieri, tanto che, in un attimo, si ritrovò stretta fra le sue braccia.
-Justin..- rispose lei, respirando a pieni polmoni il suo profumo, mentre una lacrima le solcò il viso.
 
 
"
Stratford, 29 gennaio 2010
Cara Faith,
                          oggi sono felice. Non so esattamente il motivo, ma è dalla scorsa lettera che ti ho scritto che sento che le cose stanno iniziando ad andare meglio. E' vero, continuo a pensarti e continuo a scriverti, ma ora fa meno male. Forse ho semplicemente realizzato il fatto che non avrò mai risposta a queste lettere. Ora sono deciso più che mai a guardare il futuro, anche se, lo ammetto, continuo a sperare di poterti rivedere un giorno. Magari non succederà mai, ma.. la speranza è l'ultima a morire, no?
Con affetto, 
Justin."
 
 
Faith fu la prima a staccarsi da quell'abbraccio, asciugandosi velocemente quella lacrima che le era sfuggita. 
-Come.. come stai?- domandò incerto Justin. Quella situazione era ridicola, doveva essere lei a chiedere a lui come stava. Del resto, Faith sapeva perfettamente che per quanto anche lei fosse stata male per quella situazione, il dolore che Justin aveva provato era sicuramente stato maggiore rispetto al suo. -Io.. bene, diciamo. E.. te?- 
-Sto bene anche io..- nessuno dei due aveva ancora distolto lo sguardo dall'altro. -Cosa ci fai a Stratford? Non pensavo saresti più tornata..- ammise con voce flebile il biondo.
-Sono qui per mia nonna.. Si è rotta un femore e la stanno operando.- spiegò brevemente Faith. 
-Oh.. mi dispiace. Starà bene?- domandò Justin.
-Grazie.. Spero di sì, mia nonna è forte; si riprenderà.- rispose lei. -Comunque.. come vanno le cose? Chaz mi ha detto che.. sì insomma, che da un anno stai con un'altra ragazza..- domandò poi andando dritta al punto.
Justin fu spiazzato da quell'affermazione. Non appena avrebbe rivisto Chaz lo avrebbe riempito di insulti: perchè non si era fatto i cazzi suoi? 
Nervoso, si porto una mano dietro il collo. 
-Sì, si chiama Jennifer ed è veramente fantastica.. E te invece, sei fidanzata?- 
Faith rimase sorpresa da quello che gli aveva appena chiesto. Non che fosse una domanda assurda, ma non se l'aspettava. -Io.. ehm, sì.- mentì, senza sapere neanche lei il perchè di quella risposta. -Si chiama.. si chiama Dean e anche lui è meraviglioso.- aggiunse poi, per sembrare più vera. Ormai la bugia l'aveva detta, tanto valeva portarla avanti per bene. 
A Faith sembrò quasi di notare una nota di dispiacere negli occhi del biondo.
-Ah.. Beh, sono contento.- disse, ben lontano dal mostrare segni di felicità. -Per quanto rimani a Stratford?- domandò poi, cambiando discorso.
-Per ora per una settimana.. poi si vedrà.- si affrettò di rispondere, Faith.
-Senti ora devo andare.. ci vediamo in giro magari.- 
La ragazza si ritrovò ad annuire. -Sì, certo. Allora ciao..-
-Ciao..- Justin si voltò e iniziò a camminare seguito dallo sguardo di Faith, che aggrottò le sopracciglia quando lo vide fermarsi e tornare indietro. 
Nuovamente fu travolta da un abbraccio del biondo e nuovamente sentì il cuore sprofondare, per poi prendere a battere più ritmicamente. 
-Non sai quanto tu mi sia mancata.- si ritrovò a sussurrare Justin. 
Faith voleva urlargli che lo sapeva, che aveva finalmente ricevuto tutte quelle lettere e che era a conoscenza di tutto il dolore che aveva provato, ma sapeva che quello non era il momento giusto per parlarne, quindi sì limitò ad un -Anche tu, Justin.- 

 
-My space-
...
Ok se volete ammazzarmi, fatelo pure, però ricordatevi che non sapreste più come continua la storia çç
Sono una persona imperdonabile: sono 2 settimane che non aggiorno! D:
Un luuunghissimo tempo, e onestamente non me ne sono neanche accorta perchè tra scuola e impegni, ste 2 settimane mi son volate. 
Comunque spero che mi perdonerete.
Come avete visto è entrato in scena Justin e ora staremo a vedere che succede.
Ammetto che non avevo la minima idea su come farlo entrare in scena, alla fine ho optato per questo. Come vedete è stato un incontro abbastanza tranquillo, e comunque anche un po' tenero (lol) per via degli abbracci. Però preparatevi perchè tra i due non sarà tutto rosa e fiori.
Volevo inoltre dirvi che la scorsa volta non ho precisato che nella storia ci sono due Caitlin: una che è la cugina di Faith e l'altra che è Caitlin Beadles, che subentrerà più avanti. Lo so, non ha senso il fatto che le abbia chiamate allo stesso modo, ma avevo un motivo per farlo che non vi sto a spiegare ahah
Spero vi sia piaciuto e mi piacerebbe sapere che ne pensate.
Grazie mille per le recensioni e per chi ha messo questa storia nelle seguite o preferite.
Giuro che il prossimo capitolo lo posto prima, al massimissimissimo entro 4 giorni. 
Simo. {@hemademebelieve on twitter}

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Capitolo 6
*** I wanna speak with you. ***


-Non gliel'ho detto..- si ritrovò a ribadire Faith per l'ennesima volta a Debbie. -Come non gliel'hai detto?!- sbraitò quest'ultima, dall'altra parte della cornetta, costringendo l'amica ad allontanare un po' l'apparecchio per non rimanere sorda da un orecchio. 
-Non ne ho avuto il coraggio, semplice. Non era il momento.. Devo ben capire cosa fare e come dirglielo.- 
Aveva riflettuto parecchio dopo l'incontro con Justin. Non sapeva neanche lei quando gli avrebbe riferito di essere a conoscenza di tutte quelle lettere che le aveva inviato. Era tutto così difficile e complicato; mai e poi mai avrebbe pensato di ritrovarsi in una situazione del genere. 
-Ho capito. Capisco perfettamente che non sia facile, lui sta pure con un'altra ragazza ora..- le rispose Debbie. Subito nella mente di Faith si ripresentò il momento in cui aveva detto a Justin di essere fidanzata anche lei.
-Ecco.. a tal proposito, potrei avergli detto di essere fidanzata con un certo Dean..- le disse, soffermandosi a lungo sulla 'o' di 'potrei', com'era solita fare quando commetteva qualche cavolata. -E perchè mai lo avresti fatto?!- chiese senza capire Debbie, che dall'altra parte del telefono aveva assunto una faccia parecchio confusa. -Non lo so nemmeno io!- piagnucolò Faith. -Lui era lì, mi ha detto di essere fidanzato con questa ragazza fantastica e il mio istinto mi ha suggerito di dirgli che anche io lo ero. Con sto Dean, anche lui meraviglioso.- continuò poi. 
-Faith..- iniziò l'amica. -Margareth, la tua vicina, sta con un certo Dean, non tu! Sei un'idiota, andiamo! Così ti sei semplicemente più incasinata.- la rimproverò.
-Grazie per avermelo detto, non me n'ero accorta..- rispose sarcastica Faith. 
-Lo sapevo che sarei dovuta venire con te.. In ogni caso, come sta tua nonna?- 
-Ieri l'hanno operata al femore e oggi l'ho vista bene.. Scherza come se non fosse successo nulla.- Era vero, quella mattina era stata in ospedale, dove aveva trovato sua nonna piena di vita e felicità, nonostante avesse appena subito un'operazione. Solo sua nonna era in grado di comportarsi così di fronte ad una situazione del genere.
Faith non poteva negarlo: l'aveva sempre ammirata. L'aveva sempre considerata una donna coraggiosa e forte. In poche occasioni l'aveva vista cadere, ma, ogni volta, l'aveva sempre rivista rialzarsi. E lo sapeva che anche questa, era una di quelle occasioni.
-Sono contenta. Quand'è che la dimettono?- chiese, sinceramente interessata, Debbie.
Lei, Faith e Cathleen si conoscevano dal primo anno del liceo; tutte e tre frequentavano la stessa classe di chimica e spesso si ritrovavano a guardarsi con aria stile 'cos'è questo? cinese?' ed era stato proprio quel non riuscire a capire quella materia che le aveva spinte a studiare insieme un pomeriggio. Un pomeriggio che sarebbe stato seguito da una sfilza di altri, dove studiavano, mangiavano, ridevano e parlavano del tutto e del meno.
Sapevano che potevano contare l'una sull'altra, che ci sarebbero state sempre. E ne erano certe perchè, nonostante la scuola fosse ormai finita da quasi tre anni, continuavano a volersi bene come prima.
Niente e nessuno si sarebbe mai potuto mettere in mezzo a quell'amicizia.
-Dopodomani. Anche se dovrà tenere le stampelle per un mese, se non anche di più. Nel frattempo ho deciso di rimanere qui ad aiutarla.- rispose velocemente Faith.
-Scherzi? E l'università? E come facciamo io e Cathleen senza di te per un mese?- domandò, quasi tragica, Debbie. -Oh, andiamo voi due ce la farete tranquillamente, al massimo potete venire a trovarmi qui. Mia nonna ha davvero bisogno di me, non ho voglia di lasciarla in balia di quell'arpia di mia cugina Caitlin. L'università può aspettare.- 
-Non mi dire che hai già rivisto quella là..- chiese retorica Debbie. 
-Già e ha passato tutto il tempo a fissarmi, manco fossi un alieno!- sbottò. -Comunque devo andare adesso.. Ci sentiamo presto e ti chiamo appena succede qualcosa. Ciao bella, salutami Cath.- riattaccò velocemente. Erano quasi le quattro e sua mamma le aveva chiesto di andare a far la spesa, dato che il frigo presente in casa di sua nonna, dove Faith avrebbe vissuto per circa un mese, era quasi vuoto. 
Indossò la giacca e uscì di casa, diretta verso il supermercato del centro. 
Sperava vivamente di non incontrare Justin; non era pronta ad un altro confronto. Il primo era stato abbastanza.. lungo. Più ci pensava, più le sembrava che durante quei momenti tutto il mondo si fosse fermato per assistere alla scena di loro due che si rincontravano dopo tanto tempo. Coscente del fatto che quei pensieri fossero assurdi, scosse la testa, ma questo non servì a farle andare via di mente la scena di lui che la abbracciava, per ben due volte. Le era mancato terribilmente tanto, non poteva negarlo a se stessa. E averlo rivisto aveva scaturito in lei un misto di emozioni a cui nemmeno lei riusciva a dare un nome. 
Felicità, gioia, stupore, meraviglia, ma anche rabbia e risentimento. Non riusciva a far meno di pensare a quello che sarebbe potuto succedere se quelle maledette lettere fossero arrivate per tempo.
Chissà, magari adesso starebbero ancora insieme, oppure dopo due mesi si sarebbero lasciati. Questo Faith non poteva saperlo, e così come lei, nemmeno Justin. 
 
Una volta arrivata davanti casa di sua nonna, si affrettò a scendere dalla macchina ed a scaricare le buste della spesa. Ad un tratto fu raggiunta da una voce che la fece rabbrividire. -Faith! Aspetta ti do una mano- urlò Justin, avvicinandosi velocemente a lei, prendendo le ultime due buste e chiudendo la portiera dell'auto, il tutto con un'agilità allucinante.
-Ehmm.. grazie. Vieni pure in casa.- lo invitò cortesemente la ragazza. -Che ci fai da queste parti? Non dovresti, che so, star lavorando?- domandò per tener viva quella conversazione, mentre appoggiava le buste sul ripiano. Justin fece lo stesso. -Non avevo nulla da fare e stavo facendo un giro qui in zona..- spiegò rapido. -Capisco.. Ma non lavori?- chiese poi incerta, cercando di far mente locale se nel loro primo incontro avessero accennato alla sua professione. 
-Sì, mi sono laureato l'anno scorso e ora lavoro come insegnante di inglese in una scuola elementare.- Faith strabuzzò gli occhi. -Insegni, davvero? Non credevo fosse una delle tue aspirazioni!- ammise sincera. -Già, diciamo che non ho mai faticato a studiare, ma ammetto che ho sempre preferito l'inglese alla matematica..- rise. -Oh non me ne parlare.. Sai, anche io sto studiando per laurearmi, in giornalismo però.- rispose lei. -Oh hai mantenuto la passione a quanto vedo.. Ricordo che tempo fa mi raccontasti che una volta finita la scuola, avresti voluto far la giornalista o scrittrice..- 
Faith si ritrovò a pensare come, incredibilmente, a distanza di anni quel ragazzo riuscisse a ricordarsi tutti i minimi particolari di quella che era stata la loro relazione. Anche nelle lettere che le aveva spedito nel mese di Febbraio 2010, rispettivamente nei giorni 10, 14 e 24. In quei fogli di carta Justin aveva raccontato tutto quello che gli stava succedendo, di come Ryan e Maddie stessero affrontando l'arrivo di quella bambina.. Insomma, la stava costantemente tenendo aggiornata di come la sua vita e quella dei suoi amici stesse continuando a Stratford. 
-Senti, domani io, Chaz, Caitlin, Ryan e Maddie ci ritroviamo tutti per un barbecue a casa di Ryan.. Ti andrebbe di venire?- Faith si ritrovò spiazzata da quell'invito. Doveva ammettere che moriva dalla voglia di rivedere gli altri e, soprattutto, di poter finalmente incontrare la bambina di Ryan e Maddie, così senza troppe cerimonie, accettò. -Certo, a che ora?- 
-A mezzogiorno.- 
-Perfetto, non mancherò.- sorrise felice. -Così conoscerai anche.. non so se Chaz te l'ha detto, ma la figlia di..- Faith non lo lasciò continuare. -La figlia di Ryan e Maddie, si mi ha raccontato.. Assurdo quel ragazzo, nonostante tutto sono felice che abbiano scelto di portare avanti la gravidanza e il fatto che adesso siano ancora insieme è fantastico!- disse sincera. Justin sorrise sorpreso da quello che aveva appena detto, ma subito mutò espressione, quasi sentendosi fuori luogo. -Senti, domani ci sarà anche Jennifer, mi piacerebbe che tu la conoscessi; credo che potreste essere ottime amiche, siete molto simili su alcuni aspetti, sai?- la ragazza raggelò sull'istante. Justin aveva davvero detto che voleva che lei incontrasse la sua ragazza? Andiamo, era la sua ex, quando mai un ragazzo vuole che la sua attuale fidanzata e la sua ex si incontrino? Cosa gli passava per il cervello? 
-Beh, se ti fa piacere v-va bene..- accettò titubante, maledicendosi mentalmente per quella risposta.
-D'accordo, allora a domani, ciao Faith!- velocemente Justin le lasciò un bacio sulla guancia e uscì da quella casa, lasciandola sola.
 
"
Stratford, 1 marzo 2010.
Cara Faith, 
                         inizierei questa lettera augurando a me stesso un felice compleanno. Suona male lo so, ma tanto ormai mi sono rassegnato all'idea che queste lettere non vengano neanche aperte e finiscano direttamente nel cestino. Mi piacerebbe davvero sapere se è questa la fine che fanno, magari mi sbaglio, chi lo sa.. Comunque sia, finalmente faccio 18 anni!
Indovina un po'? Stasera Chaz e Ryan mi hanno organizzato una festa a sorpresa dove vorranno farmi conoscere una ragazza che si chiama Jennifer.. Come faccio a saperlo? Andiamo, si sa da sempre che fanno schifo a far le sorprese e che sono facilissimi da scoprire! Però loro ancora non lo sanno che io lo so (bel gioco di parole ahah), quindi, per non deluderli, mi fingerò sorpreso quando sarà il momento. Sono proprio un bravo amico, lo so.. Spero almeno che quella ragazza avrà qualcosa in comune con te, magari i tuoi occhi, i tuoi modi di fare, o anche solamente il tuo carattere.. Mi manchi, ed è inutile negare che cerco di trovare qualcosa che mi ricordi te in ogni ragazza che incontro.
Ma ti prometto che un giorno sarò abbastanza coraggioso da andare avanti e lasciarti alle mie spalle.
Con affetto, 
Justin."
 
-Oh, chi abbiamo qui? Non ditemi che è veramente la signorina Faith Devon direttamente da New York?!- esordì Ryan, non appena vide entrare Faith nel suo giardino, accompagnata da Maddie.
Non appena Faith aveva suonato e Maddie era andata ad aprirle, si erano entrambe buttate tra le braccia dell'altra, stringendosi in un forte abbraccio. Proprio come ora stava facendo con Ryan e con Cailtin. -Ragazzi non avete la minima idea di quanto mi siate mancati!- urlò la ragazza, ancora abbracciata a Caitlin. -A noi lo dici? Son 3 anni che non abbiamo notizie di te!- disse, di tutta risposta, Ryan. Chaz fece la sua entrata proprio in quel momento, salutando tutti e soffermandosi un po' di più su Faith. L'aveva già rivista, ma ancora gli faceva così strano pensare che fosse davvero tornata. 
-Oh, non me ne parlare, è una storia assurda, poi ve la racconterò..- la ragazza liquidò velocemente il discorso, per paura che Justin arrivasse da un momento all'altro; cosa che effettivamente accadde qualche istante dopo. Il biondo fece il suo ingresso in quel giardino tenendo per mano una ragazza, che Faith identificò subito come la sua nuova fidanzata Jennifer. Che poi, continuava a darle della 'nuova', ma sapeva che i due stavano insieme ormai da un anno e mezzo. 
-Hey ragazzi!- salutò veloce. -Ciao gente!- disse Jennifer. Faith si ritrovò a pensare a come quella ragazza li aveva appena salutati. 'Ciao gente' andiamo, quanto poteva essere pessimo? Cioè, anche lei lo usava, ma detto da lei era diverso.. E poi che capelli aveva? Biondo platino? Non gliel'avevano ancora detto che ormai l'adoloscenza era finita per loro e che era imbarazzante che andasse ancora in giro con un colore così? E quel rossetto così acceso non si intonava per niente con la sua pelle.. O forse, più semplicemente, Faith stava esagerando cercando di trovare ogni minimo difetto in quella ragazza, che in realtà era di una discreta bellezza.
-Faith, ti presento Jennifer, la mia ragazza..- esordì Justin, facendo le presentazioni. -Jennifer, lei è Faith..- concluse.
-Piacere..- la bionda, sorridendole, sporse la mano all'altra che, tentennante, l'afferrò. 
Per qualche secondo ci fu uno scambio di sguardi tra le due; quasi sicuramente Justin doveva aver raccontato a Jennifer della posizione di Faith, di quello che aveva significato in passato e di quante cose gli aveva fatto passare. Ma, nonostante tutto, Jennifer pareva guardarla con simpatia, non come un'arpia pronta a difendere ad ogni costo il proprio ragazzo dalle grinfie della sua ex fidanzata.
-Faith, devo farti conoscere qualcuno in particolare!- intervenì Maddie, entrando nel giardino con in braccio una bambina di circa due anni. -Faith, ti presento mia figlia Cheryl..- disse raggiante. -Nostra figlia..- la corresse Ryan. Faith rise e si avvicinò a quella piccola creatura. Era bellissima, aveva gli stessi capelli biondi di Maddie e degli occhi azzurri come il padre. -E' stupenda, congratulazioni ragazzi.. ciao piccola.- Faith sorrise gentilmente a Cheryl, che timidamente, rispose con un 'ciao', per poi nascondersi nell'incavo del collo della madre.
-Beh ragazzi, allora mangiamo?- propose Chaz. 
Pur essendo ottobre gli amici si riunirono tutti attorno al tavolo e, tra mille risate e racconti, consumarono in tranquillità quel pranzo, riscaldati dal fuoco che avevano acceso, quasi come se fosse un falò. -Ragazzi, sta iniziando la partita in tv, dai! Oggi sento che vinciamo!- in un attimo Ryan, Chaz e Justin rientrarono in casa buttandosi sul divano. 
-Non sono cambiati di una virgola eh? Hanno ancora quella passione per i Maple Leafs a quanto vedo!- notò Faith, ridendo, seguita dalle altre. -Sì, sono incredibili, non cambieranno mai!- commentò Maddie, iniziando a sparecchiare. -Aspetta che ti do una mano!- si propose la ragazza, raccogliendo dei piatti e rientrando in casa per poggiarli nel lavello. Fu subita raggiunta da Jennifer che, posati i bicchieri, la bloccò per un attimo in quella cucina. 
-Senti Faith, mi piacerebbe parlarti..- la mora si sentì trasalire. -Oh certo, cosa vuoi dirmi?- cercò di apparire del tutto disponibile. -Voglio parlarti di Justin, ma non qua e non ora.-
 
"
Stratford, 13 marzo 2010
Cara Faith, 
              indovina un po'? Nonostante il fatto che Chaz e Ryan siano pessimi a far le sorprese, la festa è stata veramente divertente e quella ragazza che mi hanno fatto conoscere è abbastanza simpatica. Ho notato anche un certo interesse da parte sua, ma ammetto che per il momento non sono per niente attratto. Il mio chiodo fisso sei sempre e solo tu. Staremo a vedere cosa succederà con quella Jennifer, per il momento mi ha chiesto un appuntamento e io gliel'ho concesso. Del resto, un'occasione va data a tutti, no? Poi lei mi ricorda un sacco te. Quella sera ha continuato a fare battute su battute, esattamente come facevi tu.. Chissà che non abbia altre cose in comune con te. Mi manchi.
Con affetto, 
Justin."
 
-My space-
Ammetto che mi sto vergognando tantissimo...
Sto aggiornando dopo ben 3 settimane, non mi era mai successo di metterci così tanto çç
Scusatemi, scusatemi e ancora scusatemi.
Giuro che non volevo.
E capisco perfettamente se tipo nessuno vorrà recensirmi ahah
Ho cercato di fare questo capitolo un pochino più lunghetto, e spero che lo apprezziate..
Non vi do più una data per quando aggiorno perchè tanto tra la scuola, compiti e tutto non riuscirei a rispettarla.
(Ma poi dai, sti giorni stanno volando velocissimi, non ho manco il tempo per pensare a come mi chiamo :( ahah)
Per il resto ringrazio un sacco chi recensisce, chi ha inserito questa storia nelle preferite/seguite/ricordate.
Mi fa veramente piacere :)
Simo. (@hemademebelieve on twitter)

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Capitolo 7
*** You can't. ***


L'aveva invitata in una caffetteria di Stratford, il che significava che Jennifer non aveva nessuna intenzione di uccidere Faith, anche perchè così facendo ci sarebbero stati sicuramente testimoni e sarebbe finita in prigione, no?
Si ritrovò a scuotere la testa per via dei pensieri assurdi che stava facendo. Andiamo, Jennifer le aveva solamente chiesto di parlare di Justin, magari voleva sapere se anche in passato russasse o cose del genere, ma di sicuro non aveva nessuna intenzione di ucciderla.
Era seduta ormai da una decina di minuti ad attendere che la ragazza si presentasse; sentiva il cuore battere forte, ansiosa di scoprire cosa voleva dirle. Nonostante tutto le era parsa una ragazza dolce e gentile, per cui dubitava che potesse dirle cose del tipo 'brutta troia, stai lontana da lui'.
Il cuore prese a battere ancora più veloce quando vide la porta del locale aprirsi e mostrare la figura di Jennifer. Subito fece un cenno di saluto e la ragazza la raggiunse. -Ehm.. ciao.- salutò imbarazzata Faith. -Hey!- rispose quella. -Uhm.. direi che ora puoi anche dirmi per quale motivo hai voluto parlarmi. Cioè sì lo so, è Justin, però voglio sapere cosa vuoi dirmi.- disse rapida la mora. -Andrò dritta al punto Faith..- cominciò la bionda, adottando un tono di voce freddo e duro che fece sussultare la ragazza che le sedeva di fronte. -Justin è stato malissimo quando tu te ne sei andata, lo sai questo, vero?- le domandò retoricamente. -Beh sì, anche io sono stata male quando sono dovuta ripartire..- cercò di difendersi. -Sì ma è diverso, con 'quando te ne sei andata' intendo quando hai smesso di dargli tue notizie, quando hai ignorato tutte le sue lettere!- l'accusò. Faith sbarrò gli occhi; anche Jennifer era a conoscenza di quelle lettere, ora le cose si sarebbero complicate ulteriormente. L'unica cosa da fare in quel momento fu quella di fingere di non essere a conoscenza di nulla, cosa che, fino a quasi una settimana prima, era effettivamente vera. -Cosa? Lettere? Di cosa stai parlando?!- recitò in un modo abbastanza credibile. Jennifer sembrò essere sorpresa, ma non del tutto convinta da quella messa in scena. -Mi stai dicendo che non sai nulla di quelle lettere che Justin ti ha spedito per quasi un anno e mezzo?- Faith si ritrovò a scuotere la testa. -Non ne so nulla.. Mi ha spedito delle lettere?- si ritrovò a fingere di elaborare quell'informazione, esattamente come aveva fatto la prima volta che ne era venuta a conoscenza. -Davvero?- chiese incredula. -Sì, ti ha spedito lettere per più di un anno. E non ci credo minimamente che tu non ne sei a conoscenza!- sentenziò. Faith si ritrovò spiazzata, senza sapere cosa dire. -Io non ne so nulla! So solo che ad un certo punto ha smesso di farsi sentire e ogni volta che lo chiamavo l'operatore mi diceva che il suo numero era inesistente!- chiuse gli occhi e si coprì il viso con le mani appoggiando i gomiti sul tavolino, cercando di pensare a cosa avrebbe potuto rispondere dopo. -Senti, non mi interessa nulla. Non è di quelle dannate lettere che ti voglio parlare. Non pensare minimamente, ora che sei tornata, di poter avere un'altra possibilità con Justin!- disse Jennifer, mettendo in chiaro le cose per quello che era il suo punto di vista. -Io non sono tornata per Justin, sono qui per mia nonna!- sbottò Faith. -Non mi interessa di tua nonna..- iniziò, ma fu subito interrotta. -Beh, a me sì, e non rimarrò un minuto di più a continuare questa stupida conversazione!- prese la borsa e velocemente si alzò, uscendo da quel locale, ma quella bionda arpia la inseguì. -Non hai più nessuna possibilità con lui. Ora si sta dimostrando gentile, ma già in passato mi ha promesso che mai e poi mai sarebbe tornato con te; non dopo tutto quello che gli hai fatto.- continuò. Faith fu costretta a fermarsi e voltarsi, andandole contro. -Io non gli ho fatto proprio nulla.- cercò di difendersi ancora una volta, anche se sapeva che aveva fatto. Eccome se aveva fatto. Gli aveva fatto trascorrere uno dei periodi peggiori della sua vita. -Oh certo, non farsi più sentire da un giorno all'altro e snobbare le sue lettere è non far nulla! E' stato male un anno e mezzo per te! E ora è grazie a me se sta di nuovo sorridendo. Non ti permetterò mai e poi mai di portarmelo via, non dopo tutto quello che ho fatto per lui, non dopo tutto il tempo che ho impiegato per farmi spazio nel suo cuore. Eravate adolescenti quando stavate insieme, non sapeva cosa voleva davvero. Ora è adulto e lo sa, e mi dispiace per te, sono io!- concluse, con un sorrisetto odioso sul viso.
Faith si ritrovò a cercare di mantenere la calma per non sbottarle contro. -Ti ripeto che sono qui per mia nonna, non per Justin. Appena starà bene e non avrà più bisogno di me, me ne ritornerò a New York. Ma cos'è che ti disturba tanto, cara Jennifer? Ti senti così tanto minacciata da me? Se Justin ti ama, allora non avrai problemi nel sapere che io passerò del tempo con lui e gli altri. Credevo fossi una persona dolce e gentile, ma mi ricredo: sei solo una stronza. E ora, con permesso, ho da fare, mia nonna torna a casa oggi.- detto ciò, Faith salì in macchina diretta verso casa. 
 
Seduta sul divano davanti al camino, vicina alla poltrona sulla quale sua nonna stava ricamando tenendo appoggiata la gamba al tavolino di fronte a loro, Faith stava svogliatamente leggendo le lettere che Justin le aveva mandato il 23 marzo e il 9 aprile 2010. In entrambe aveva raccontato di alcune uscite con Jennifer, scrivendo di quanto le paresse una brava ragazza, di come fosse dolce e gentile, e di quanto le assomigliasse. Era grazie a Jennifer se stava iniziando ad abituarsi alla sua mancanza. Le assomigliava? Dove le assomigliava? Quella ragazza era una completa e propria imbecille, altro che! Come poteva pensare che lei fosse veramente tornata per Justin? Come poteva solamente pensare che lei volesse avere un'altra possibilità con lui? Neanche lei ci aveva mai pensato! Sapeva che per lui provava ancora dei sentimenti irrisolti; sentimenti a cui nemmeno lei sapeva dare un nome. Ma di sicuro, se era lì a Stratford era per sua nonna e non per rubare il ragazzo a quella bionda dei suoi stivali. 
Faith si ritrovò a sbuffare, trattenendo la voglia di lanciare le lettere nel fuoco e limitandosi a buttarle sul tavolino. -Cos'è che ti turba Faith?- le domandò sua nonna, accorgendosi dell'aria assente della nipote. -Nulla nonna, nulla..- rispose velocemente; non le andava di rendere sua nonna partecipe di quelle sue inutili seghe mentali. -Non ti vedo da tre anni, ma so ancora riconoscere quando sei persa nei tuoi pensieri, sai?- le disse, sorridendole. In tutta risposta Faith le fece un sorriso e iniziò a raccontarle tutto.
-Sai, Justin mi è sempre piaciuto come giovanotto, è sempre stato gentile con me, ma ciò che ho sempre apprezzato di più era il modo in cui ti rendeva felice. Ho sempre creduto che foste anime gemelle.. Avevate appena 17 anni, ma si capiva subito dal modo in cui vi guardavate che eravate legati da un grande sentimento. Me ne accorgevo io di quando lui veniva qui di soppiatto la notte, sai?- disse facendole l'occhiolino. Faith rise imbarazzata. -Quando tu sei ripartita e lui poi ha perso il tuo numero, ricordo che per due settimane intere è venuto qui ogni giorno a chiedermi di te, però io non sapevo nulla, perchè come ben sai, son sempre stata negata con la tecnologia e non ricordavo nemmeno più dove fosse il mio telefono con il tuo numero dentro, che poi abbiamo scoperto essere vecchio.. Fu anche quel periodo in cui ero arrabbiata con tua mamma, ma avevo comunque provato a chiamarla per chiederglielo, ma non mi ha risposto. Poi quando abbiamo fatto pace mi ero ormai dimenticata di questa storia, purtroppo.. Un po' è anche colpa mia, mi dispiace.- ammise sua nonna. -Ma non dirlo neanche nonna, non è colpa tua! Probabilmente è stato il destino.. doveva andare così.- si convinse Faith. -Allora doveva andare così anche il fatto che vi rincontraste.. Probabilmente Dio ha in servo grandi cose per voi due.- le rispose ottimista sua nonna. -Uhm.. non credo. Lui ora è fidanzato da un anno e mezzo, non c'è più spazio nel suo cuore per me. Chiarirò questa faccenda delle lettere e non appena sarai guarita tornerò a New York.- 
-..con lui. Tornerai a New York con lui. Io sono sicura che riuscirete a chiarirvi e tra voi ritornerà quella passione. Faith, ti conosco e so che ti importa ancora di lui, altrimenti non ti staresti preoccupando così tanto di questa storia.- sua nonna aveva appena fatto centro. 
-Probabilmente hai ragione.. ma è tutto così complicato.- 
-E cosa non lo è? Devi solo essere brava abbastanza da mettere a posto tutte le cose e riuscire a crearti nuovamente spazio nel suo cuore. Anche se sono certa che non hai mai abbandonato quel posto, credimi.- 
 
"
Stratford, 1 maggio 2010.
Cara Faith,
            è passato abbastanza tempo da quando ti ho scritto l'ultima lettera, quasi un mese ed ho deciso che d'ora in poi te ne scriverò sempre meno.. Non mi va più di rincorrere un sogno impossibile, ovvero quello che tu finalmente mi risponda, o addirittura ricompaia qua. La mia vita sta lentamente riprendendo il suo corso e da quando c'è Jennifer sento che forse ho ancora qualche speranza di credere nell'amore, anche se penso non sarò mai capace di dirle che la amo. 
Oggi ti scrivo, solo per ricordati che un anno fa ci siamo conosciuti. Eri appena arrivata a Stratford ed io mi trovavo casa di tua nonna dove avevo accompagnato mia mamma quel pomeriggio in cui si erano date appuntamento e mi stavo annoiando come non mai. Poi hai suonato tu, tua nonna è venuta ad aprirti e vi siete abbracciate forte. Lei poi ci ha presentati, e nel momento in cui ti ho stretto la mano, ho capito subito che tra noi sarebbe nato qualcosa. E' strano, ma è così. Ora ti lascio, stasera porto a cena fuori Jennifer.
Con affetto, 
Justin."
 
Jennifer, Jennifer e ancora Jennifer. Perchè doveva inserirla in ogni lettera? Perchè doveva parlarne anche in una come questa dove stava ricordando le emozioni provate durante il loro primo incontro?
Faith ripose la lettera in borsa e, seduta su una panchina del parco in cui aveva condiviso momenti speciali con Justin, buttò la testa all'indietro e prese a fissare il cielo. Ricordava anche lei che la prima volta in cui l'aveva incontrato, aveva sentito una sensazione strana invaderla. Fin da subito aveva provato una grande curiosità nei confronti di quel ragazzo e la prima volta che lui l'aveva abbracciata, poteva giurare di essersi sentita a casa. Per non parlare della prima volta in cui si erano baciati, lì il suo cuore aveva completamente smesso di pulsare per alcuni secondi.
-Oh, guarda chi si vede..- una voce, che riconobbe subito come quella di Justin, invase le sue orecchie. Velocemente rialzò la testa, portando lo sguardo verso di lui, che si sedette al suo fianco. -Justin..- disse, a modo di saluto. -Che ci fai qui?- le chiese lui. -Potrei chiederti lo stesso, non lavori mai te? Comunque non avevo nulla da fare e son venuta qua..- spiegò velocemente. Si sentiva dannatamente tanto in soggezione vicino a lui, aveva paura che da un momento all'altro potesse tirare fuori il discorso delle lettere.
-Ti ho mentito..- le uscì di colpo, mentre guardava il parco davanti a sè. Justin, che fino a quel momento aveva fatto lo stesso, si girò di colpo verso di lei. -Mentito su cosa?- domandò, senza capire.
-Non sto con nessun Dean..- si ritrovò a confessare, senza neanche sapere il perchè.
Faith si voltò, incontrando lo sguardo confuso del ragazzo. -E perchè lo avresti fatto?- chiese alzando un sopracciglio. -Non ne ho la minima idea.- rispose onesta. -Tu avevi detto che stavi con questa ragazza meravigliosa, Jennifer, e d'istinto mi era venuto da risponderti che anche io lo ero..- continuò poi. 
Justin rimase qualche minuto in silenzio. -Vabbè, non ha importanza..- 
Faith cercò di decifrare l'espressione che era dipinta sul viso del biondo: sembrava quasi.. sollevato? Probabilmente si stava facendo troppi film mentali. 
-Ti trovi davvero bene con lei?- domandò poi, interrompendo quel silenzio. Justin si voltò nuovamente verso di lei. -Sì, è.. importante per me. Mi ha aiutato in momenti davvero difficili, senza di lei non so che avrei fatto.- 
Justin trascorse qualche secondo a fissare la ragazza che gli sedeva di fianco. Quanto si era fatta bella? Era già meravigliosa, ma in quei tre anni aveva veramente superato ogni limite di bellezza. Pareva quasi una dea, almeno ai suoi occhi. Fissò quelle labbra, che per lungo tempo aveva bramato di riassaporare. E ad essere onesto, tutt'ora desiderava ricordare che sapore avessero. Osservò quelle mani, che per quasi un'intera estate erano state intrecciate con le sue quando uscivano anche solamente a fare una passeggiata.
Sapeva che quei pensieri erano sbagliati, sapeva che quando sarebbe tornato a casa, nel suo appartamento avrebbe trovato Jennifer ad aspettarlo, la ragazza con cui stava da un anno e mezzo e che lo aveva aiutato in un sacco di occasioni, specialmente quando sentiva la mancanza della ragazza che ora sedeva al suo fianco.
Sapeva che era tutto sbagliato, ma non riusciva a fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato bello baciarla ancora una volta, abbracciarla, accarezzarla dolcemente e dormire al suo fianco, proprio come ai tempi della loro relazione. 
Perso in quei pensieri, non si era accorto che si era lentamente avvicinato a lei, che ora lo stava fissando con sguardo preoccupato. Seguendo per una volta il volere del cuore e non le parole del cervello, le portò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, per poi accarezzarle una guancia. 
Faith, che in quel momento poteva giurare di star sentendo il cuore scoppiare da un momento all'altro, e comprese le sue intenzioni, fu costretta a fermarlo. -Justin.. non puoi. Sei fidanzato con Jennifer..- gli sussurrò, guardandolo negli occhi, che però erano fermi sulle labbra della ragazza. Il biondo smise di accarezzarle la guancia e velocemente si allontanò. -Hai ragione, scusami, io.. non so che mi è preso. Ti riaccompagno a casa.- 
 
Arrivati davanti alla porta di casa della nonna di Faith, i due si salutarono, ma prima di lasciarlo definitivamente, la ragazza strinse Justin in un abbraccio, annusando a pieno il suo profumo che la faceva tanto andare fuori di testa. E lo stesso valeva per lui che, affondato il naso nei capelli della ragazza, annusava l'odore di vaniglia che questi ultimi emanavano. 
Nessuno dei due sembrava volersi staccare da quell'abbraccio, del resto si sentivano entrambi a casa, al sicuro e al caldo. Era come se per giorni, mesi e addirittura anni, fossero stati fuori al freddo in una tempesta di neve alla ricerca della giusta direzione e ora, che finalmente si erano rincontrati, fossero finalmente riusciti a ritornare a casa.
 
-My space-
Dite quello che volete, ma questa volta sono stata brava. 
Ho aggiornato dopo 5 giorni e il capitolo è anche bello lunghino. uu
Comunque, volevo ringraziarvi perchè allo scorso capitolo ho ricevuto ben 6 recensioni (è la prima volta che ne ricevo così tante in un capitolo di questa storia).
E nulla, sono felice di sapere che alcune di voi ritengano questa ff diversa da tutte le altre.
Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto e cercherò di aggiornare presto.
Grazie mille a chi recensisce e a chi ha messo questa storia nelle preferite/seguite/ricordate.
Simo. (@hemademebelieve on twitter)

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Capitolo 8
*** I'm done. ***


“Stratford, 2 Giugno 2010.

Cara Faith,
                     oggi ti scrivo per ricordarti cosa è successo un anno fa, in questa data. Non ho idea se tu ti ricorderai o meno, ma beh, esattamente un anno fa ti ho baciato per la prima volta. Eravamo seduti sulla riva del lago, era sera e c’eravamo solo io e te. Abbiamo iniziato a parlare di cosa avremmo fatto quando la scuola sarebbe ricominciata, di come ci sarebbero mancate tutte quelle giornate trascorse assieme e, all’improvviso, spinto da non so quale impulso, ti ho baciata.
Credimi quando dico che ricordo ancora con esattezza tutte le emozioni che ho provato: altro che farfalle, nel mio stomaco c’era una mandria intera di elefanti. Probabilmente per non era stato lo stesso, perché forse, se lo fosse stato, adesso non saremmo a questo punto. Forse per te sono stato solo un semplice flirt estivo, ma per me, tu sei stata molto di più.
Con affetto,

Justin”

 
-Faith?- la ragazza sobbalzò all’improvviso, cercando di riporre velocemente la lettera nella borsa e alzando lo sguardo verso la persona che aveva pronunciato il suo nome. Subito assunse un’espressione di disgusto. –Che cosa vuoi Jennifer? Sei qui per ricordarmi ancora una volta che Justin è solo tuo e non riuscirò a portartelo via? Beh ti stronco sul nascere, non ho voglia di stare a sentire le tue bambinate.- sputò acida.
-Senti, mi dispiace per l’altro ieri, ok? Credo di aver esagerato. Di solito non sono così, credimi. Sono molto più gentile con le persone, solo che tu.. tu mi fai venire una rabbia incredibile.- Faith si ritrovò ad aggrottare le sopracciglia, confusa da quel che la bionda aveva appena detto. –Non ho ben capito.. Mi stai chiedendo scusa e mi stai dicendo che io ti faccio arrabbiare?- rielaborò. Jennifer annuì.
-Sì, insomma.. l’altro giorno, quando abbiamo mangiato a casa di Ryan e Maddie, ho visto come Justin ti guardava. Io non ho la minima idea di cosa gli abbia suscitato il rivederti, solo che ho paura.. Ho un’immensa paura di poterlo perdere a causa tua, perché so quanto sei stata importante per lui. Ha passato un anno e mezzo della sua vita, cercando di dimenticarti. E per l’altro anno e mezzo, sono certa che ha continuato a pensare a te, nonostante stesse con me. In tutto questo tempo ho sempre cercato di provare ad essere come te, basandomi su ciò che Justin mi raccontava. Ho sempre cercato di provare a far sì che si dimenticasse di te, donandogli tutta me stessa. E so perfettamente di aver fallito, però non ho perso del tutto. Bene o male, lui è riuscito a fidarsi di me, a darmi un’opportunità, e ora che tu sei tornata, sento come se tutto il mio lavoro fosse sfumato nell’aria..- confessò la bionda, suscitando una reazione indescrivibile in Faith. Veramente Jennifer si era comportata così male con lei perché si sentiva minacciata dal fatto che lei potesse portargli via Justin? Si sentiva così dannatamente in colpa, sapendo che, nonostante tutto, alcuni dei suoi timori erano fondati. Non poteva negare che tra lei e Justin non fosse scattato qualcosa nuovamente.. del resto, il biondo appena qualche giorno prima aveva cercato di baciarla; e lei lo aveva costretto a fermarsi perché era fidanzato, seppure anche lei desiderasse ardentemente di poter riassaporare quelle labbra. –Senti Jennifer, mi dispiace infinitamente tanto per questa cosa, ma.. andiamo, guardati. Tu sei molto più bella di me; lui sta con te, ha scelto te.. Non tornerà da me.- concluse, dicendo l’ultima frase con un po’ di delusione. Lo desiderava e non poteva nasconderlo. Però doveva continuare a respingerlo, chi era lei per buttare all’aria tutto ciò che Jennifer aveva costruito per così tanto tempo? E poi andiamo, lei, Faith, sarebbe ripartita presto per New York, lasciando il biondo ancora una volta da solo; e non aveva nessuna voglia di lasciare un Justin a pezzi, come già aveva fatto. Per questo motivo avrebbe dovuto impedire qualsiasi cosa sarebbe potuta succedere fra di loro. Non importava quanto lo volesse riavere indietro, era un gioco che aveva già perso in partenza, un gioco a cui comunque non aveva la voglia, ma soprattutto la forza, di giocare.
-Non c’entra l’esser bella. Credi veramente che io sia stupida? Lo so che lui non ha mai smesso di amarti. Dimmi Faith, quando stavate insieme, siete arrivati al punto da amarvi così tanto da dirvi ‘ti amo’?-. La mora annuì, notando che gli occhi della bionda stavano iniziando a farsi lucidi. –Ecco, vedi: voi siete stati insieme, quanto? Due mesi? Noi siamo insieme da un anno e mezzo, e non mi ha mai detto ‘ti amo’. Per quanto bene possa volermi, non riuscirà mai ad amare una qualsiasi ragazza nello stesso modo in cui ha amato te.- ormai si era completamente lasciata andare, e una lacrima aveva solcato il suo viso. –Jennifer, io..- tentò di dire Faith. –No Faith, non dire niente. Tu non hai idea di quanto male mi faccia dire tutto ciò, però è semplicemente la verità, ma continuerò a lottare per lui, questo lo farò sempre.- concluse, prima di essere interrotta da una terza voce. –Jennifer, Faith, che ci fate qui?- esordì Justin, facendo raggelare il sangue nelle vene a entrambe.
La bionda velocemente si asciugò la lacrima e si voltò verso il ragazzo, abbracciandolo davanti agli occhi inermi di Faith.
-Nulla, ero in giro e l’ho incontrata per caso e ci siamo fermate a far quattro chiacchiere..- sorrise, facendo finta che fino a quel momento avevano passato il tempo a ridere e scherzare. –Faith mi raccontava di come passerà le vacanze di Natale..- inventò poi. –Ah sì, e come le passerai?- chiese curioso Justin, sorridendole. –Io.. io..- tentennò Faith, in cerca di qualche scusa. –Penso andrò dai miei cugini..- buttò fuori velocemente, per poi salutarli velocemente e scappar via dagli occhi di quei due.
 
Ripensava alle parole di Jennifer e non riusciva a darsi pace.. Era vero ciò che Justin aveva detto? Non era mai realmente riuscito a dire ‘ti amo’ alla sua ragazza, nonostante stessero insieme da così tanto tempo?
Per un attimo si ritrovò a pensare a quanto fosse meschino il comportamento di Justin.. come poteva continuare una relazione nella quale non riusciva ad amare completamente la ragazza che amava? Perché non lasciarle la possibilità di trovarsi qualcun altro, davvero disposto a giocare tutto e per tutto per lei?
D’altro canto cercò di mettersi nei panni di Justin: cos’avrebbe fatto lei, se il ragazzo con cui aveva passato solo due mesi, ma che aveva già imparato ad amare senza limiti, sparisse, per qualche strano caso del destino, dalla sua vita all’improvviso? Come avrebbe continuato la sua vita? Sarebbe stata in grado di amare nuovamente qualcuno come aveva fatto con lui?
Si rese conto di quante domande si stesse ponendo e, per un attimo, cercò di cacciare via tutti i pensieri dalla testa. Questa situazione stava iniziando a uscire dagli schemi del normale; non si aspettava che tornare a Stratford avrebbe comportato tante preoccupazioni e problemi.
Si distrasse per davvero solo quando la suoneria del suo telefono lacerò il silenzio che regnava in quella stanza; si affrettò ad afferrarlo e quando accettò la chiamata, non fece tempo a rispondere che la voce squillante di Maddie riempì le sue orecchie.
-Ho assolutamente bisogno di un favore di vita e di morte!- esordì. –Che succede, Maddie?- chiese Faith, in attesa della risposta della sua amica. –Allora, non so se l’altro giorno te l’ho detto, ma c’è una bambina di 7 anni a cui faccio la babysitter tutti i giorni dal lunedì al venerdì. Di solito la vado a prendere a scuola, la porto a casa mia e la tengo fino a che sua mamma non la viene a prendere alle sette.- spiegò rapidamente. –E…?- Faith la incitò a continuare. –Solo che oggi sono bloccata a casa perché Cheryl ha la febbre. Puoi andare tu a prenderla e occupartene al mio posto? E’ solo per oggi, ti prego! Inoltre ci guadagnerai anche qualcosa, è ovvio che quei pochi soldi che prendo giornalmente, oggi andranno a te.- le domandò rapidamente. –Ma Maddie…- cercò di contrapporsi. –Non so nemmeno chi sia o come sia fatta questa bambina..- si lamentò. –Quello non è un problema.. Il suo maestro è Justin, basta che vai da lui e le chiedi di Ashley Ferdon. Andiamo Faith, te ne sarò grata a vita!- la pregò. Faith, che aveva sentito il corpo venir scosso da brividi solo al sentire il nome di Justin, si ritrovò a sospirare e ad accettare. Del resto Maddie era sua amica, aveva bisogno di una mano e non poteva di certo rifiutarsi, anche se questo avrebbe comportato Justin. Inoltre, avrebbe dovuto vederlo solo il tempo necessario per chiedergli di Ashley, poi avrebbe potuto tranquillamente portare la bambina ad un parco e tutto sarebbe andato per il meglio, no?
-D’accordo, lo farò..- accettò. –Grazie, grazie, grazie! Ti devo un favore!-
 
Arrivò puntuale alle quattro e mezza davanti a quella che era la scuola elementare di Stratford, la stessa che sapeva Justin aveva frequentato e dove ora insegnava.
Attese qualche minuto, e poi vide comparire il ragazzo, con al seguito una ventina di bambini; cercò di capire chi tra loro fosse Ashley e lo capì solo quando vide una bambina dai capelli rossi mossi, rimanere sola vicina a Justin, mentre tutti i bambini raggiungevano i loro genitori. Si avvicinò ai due e notò una specie di lampo negli occhi del biondo quando si accorse della presenza di Faith.
-Faith..- disse a mo di saluto. –Come mai sei qui?- chiese poi. –Sono qui per lei..- e indicò la bambina che non si era persa neanche un momento di quello scambio di battute. –Maddie è bloccata a casa con Cheryl che ha la febbre e mi ha chiesto di badare a lei per oggi.- spiegò.
-Ti chiami Faith?- domandò la piccola, che la scrutava curiosa. Faith si abbassò, in modo da essere quasi alla sua altezza. –Sì.. E io so che ti chiami Ashley, non è così?- la bimba timidamente annuì. –Bene, oggi allora dato che è una bella giornata, che ne dici di andare un po’ al parco?- le propose. Subito gli occhi di Ashley iniziarono a brillare. –Sì!- esultò sorridente. –Ah no, deve studiare oggi, ho dato a lei e alla sua classe una poesia da sapere per domani!- la bambina subito si rattristò. Faith, che notò quel cambiamento, alzò lo sguardo su di lui. –Fai sul serio Justin?- gli domandò, guardandolo male. –Non posso farci niente, son dei bambini, devono studiare..- disse, scatenando nella ragazza una risata. –Appunto, son dei bambini: devono giocare! E poi parli tu, che mi raccontavi che da bambino odiavi studiare!- lo prese in giro, per poi portare la sua attenzione su Ashley. –Non ti preoccupare, noi ci andiamo comunque al parco, tanto il maestro Justin scommetto che sarà così bravo da non interrogarti domani..- e le fece un occhiolino, sorridendo.
-No..- obbiettò Justin. -..il maestro sarà così bravo da accompagnarvi al parco, insegnarti la poesia in pochi minuti e poi potrai giocare. Che ne dici Ashley?- propose poi. Faith per poco non si strozzò con la sua stessa saliva, mentre la bambina annuiva felice. –Non è un problema se vengo con voi, vero Faith?- domandò premuroso Justin, che si era accorto della reazione della ragazza. –Sì.. cioè no, io.. voglio dire… oh al diavolo, va bene.-
Justin aveva capito che qualcosa in lei non andava.. sembrava come se non volesse passare del tempo con lui, solo che non riusciva a capire il perché: doveva andare più a fondo di quella storia e scoprire cosa si celava nella mente di Faith.
 
Arrivati al parco, Justin impiegò solo un quarto d’ora per insegnare la poesia ad Ashley che, una volta finito, corse sullo scivolo e sulle altalene, mentre loro due se ne stavano seduti su una panchina ad osservarla.
-Sei bravo ad insegnare, davvero.- si ritrovò a complimentarsi, Faith. –Sai com’è, mi son laureato in queste materie..- la prese in girò lui. La ragazza ridacchiò. –Oh andiamo, sai cosa intendo. Un sacco di maestri sanno le cose.. Il problema è che non sanno come spiegarle ai loro alunni.- spiegò.
Justin si ritrovò ad alzare le spalle. –Diciamo che cerco sempre di spiegare le cose nel modo più semplice.. Voglio che davvero le capiscano, e diventino tutti ragazzi intelligenti in grado di pensare con il loro cervello, e non di seguire il pensiero della massa.- rispose, lasciando di stucco la mora.
-Dannazione non ti ricordavo così..- si ritrovò ad ammettere Faith. –Così come?- ridacchiò il biondo. –Così.. non so nemmeno come definirti. E’ davvero una bella cosa quella che hai appena detto. Sono fortunati ad avere qualcuno come te che insegni loro.- disse, in completa onestà.
Justin si girò verso di lei, facendole uno dei sorrisi più sinceri, in segno della sua gratitudine per ciò che aveva appena detto.
Faith si sentì completamente sciogliersi sotto lo sguardo del ragazzo: le sembrava di essere tornata ad aver 17 anni, quando si imbarazzava per qualsiasi complimento il moro le rivolgesse.
-Ho parlato con Jennifer, sai?- se ne uscì fuori all’improvviso, lei. –Di cosa?- domandò Justin, prestando attenzione a dove andava Ashley. –Di te, della vostra storia e.. di me.- ammise. Era un discorso che la stava turbando troppo, e aveva bisogno di sapere se ciò che Jennifer le aveva detto, fosse vero. –E’ spaventata dal fatto che tu possa lasciarla per.. Sì, insomma, per tornare con me-.
Justin si mosse nervosamente al suo fianco. –Io le ho detto che è impossibile.. Voglio dire, siamo cresciuti, eravamo ancora adolescenti quando stavamo insieme.. e poi tu ora hai lei, non ci sarebbe motivo per cui dovresti volere me.. ho fatto bene, no?- disse, non del tutto convinta delle sue parole, alzando lo sguardo su di lui.
Justin che in quel momento non sapeva cosa rispondere, si girò verso di lei e rimase per qualche secondo inerme a guardarla. Faith lo incitò quindi a dir qualcosa.
-Cioè.. è la verità giusto? Tu.. la ami, non è vero?- lo spronò.
-Io sì.. le voglio davvero molto bene.- Ancora con quella storia del ‘voler bene’. Quando si sta con una persona è perché la si ama, no? Perché allora lui continuava con quella maledettissima frase? Jennifer si era comportata male con Faith, ma nonostante tutto meritava di essere amata realmente da Justin, dopo tutto quello che aveva fatto per lui.
Le fu quindi inevitabile porre una domanda di cui si pentì subito dopo.
-Perché non le hai mai detto che l’ami?-
Justin sospirò. –Perché non la amo.- disse coinciso e sincero.
Faith, non poté che sentirsi triste per la bionda, che in quel momento non era presente a sentir quella conversazione.
-E perché no?- si accorse che la domanda suonava stupida, pareva come se a porla ci fosse una bambina di 5 anni che doveva ancora scoprire tutto sull’amore. –Ci stai insieme da così tanto tempo.. come fai a non amarla?-
Justin rimase spiazzato. In quel momento pensava ad un’unica cosa: “Sei mancata per così tanto tempo, come faccio ad amarti ancora?”, ma sapeva che avrebbe semplicemente incasinato le cose ancora di più. Sapeva che tra lui e Faith c’erano ancora sentimenti irrisolti; riusciva a percepire che anche da parte della ragazza c’era ancora qualcosa, ma sentiva che quello non era il momento per dirlo.
-Probabilmente è per il fatto che mi sono abituato alla sua presenza, è per questo che non l’ho ancora lasciata.. C’è sempre stata per me, e c’è tutt’ora.. Quando son triste, mi aiuta sempre.. lo stesso quando sono stanco o semplicemente ho bisogno di qualcuno..- disse, stringendosi nelle sue spalle.
-Quindi, sostanzialmente la stai usando..- rispose lei. -..e lo fai da un anno e mezzo- continuò con ribrezzo, guardandolo incredulo.
-No!- cercò di difendersi lui. –Non la uso.. semplicemente io..- si fermò, non sapendo nemmeno lui cosa dire.
-Justin tu lo fai! Lo fai da quando io son scomparsa dalla tua vita e tu dalla mia! Lo hai sempre fatto!- lo accusò. –Jennifer si è sempre dimostrata sincera con te, fin dalle vostre prime uscite, ha sempre fatto di tutto per te e tu la ripaghi prendendola in giro in questa maniera?- sbottò, prendendo le difese della ragazza e alzandosi in piedi, seguita dal biondo.
-Cosa ne puoi sapere tu della storia tra me e Jennifer?! Stanne fuori, non sono cose che ti riguardano!- sputò lui, con un tono che Faith non ricordava da anni. Rabbrividì, realizzando che tono aveva preso la conversazione. Erano ormai vicini dal litigare.
-Io so abbastanza, più di quanto tu immagini credimi! E non puoi prendere in giro una ragazza così!- ribatté lei.
-Hai ragione.. forse avrei dovuto fare come te: uscirci, starci insieme per un paio di mesi, farle credere che tutto andava alla perfezione e poi sparire dalla sua vita all’improvviso!- le rinfacciò.
Faith non riusciva credere a quello che stava dicendo. –Io non l’ho mai fatto. L’unico coglione che ha perso il mio numero perché è talmente idiota da aver fatto cadere un telefonino in un cesso, sei stato tu!- gli urlò contro.
Solo dopo, osservando l’espressione incredula di Justin, realizzò ciò che aveva appena detto.
-Ti sono sempre arrivate le mie lettere..- disse incredulo. –E tu hai sempre fatto finta di nulla!- gridò furioso.
Faith iniziò a sentire gli occhi bruciare: era sul punto di scoppiare a piangere. Era stata così stupida a far cenno a quelle lettere; non era così che avrebbe dovuto dirlo a Justin.
-No, credimi!- cercò di spiegare. –Sono venuta a conoscenza di queste lettere neanche due settimane fa!-
-Davvero ti aspetti che ti creda?!- sbraitò Justin. –Io.. Io non ci posso credere! Tutti questi anni, tutte quelle lettere.. tutto quanto è stato inutile, a te non è mai interessato un cazzo di me! E io come uno stupido ho continuato a scriverti, sperando che.. non lo so, un giorno potessi tornare da me!-
-Justin è la verità, credimi!- implorò Faith, appoggiando una mano sul braccio di Justin, che lo ritrasse velocemente.
-Non mi interessa.. davvero, non mi interessa più nulla. Io.. ho chiuso. Sì, ho davvero chiuso con tutto questo. Stammi bene Faith.- detto questo se ne andò rapidamente, ma non prima di averle lasciato un ultimo sguardo di delusione. 
Faith, distrutta da quel dolore interno proprio vicino al cuore, si accasciò sulla panchina con il viso inondato di lacrime, mentre Ashley, che quando aveva sentito i due urlare si era avvicinata, la guardava dispiaciuta e la abbracciava.
 

“Stratford, 19 Giugno 2010.

Cara Faith,
                     scusami, ma oggi non sono davvero riuscito a trattenere l’istinto di scriverti. Come potevo nel sapere che oggi era stata quella giornata in cui entrambi abbiamo appreso tutte le sfumature dell’amore? Quel giorno, ho provato emozioni talmente forti, che ancora riesco a ricordarle. Non era la prima volta per me, ma lo era per te, e ho cercato di essere il più dolce e delicato possibile. Tu ti eri fidata di me, avevi deciso di concederti a me per la prima volta e l’idea che nessun uomo ti aveva mai toccato prima di quel giorno, mi mandava completamente fuori di testa. Quella notte ti ho amato con tutta l’amore e la passione che avevo in corpo e non hai idea di quanto io desideri poterti riavere qui in questo momento e poter rivivere tutto, ancora una volta.
Quella notte avevamo entrambi imparato a pieno la bellezza dell’amore.
Mi manchi,

Justin.”

 

-My space-
.....................................vengo in pace, giuro.
E' passato praticamente un mese e mezzo dall'ultimo aggiornamento e.. sono una vergogna lo so.
Probabilmente ora nessuno cagherà il capitolo, e penso che relativamente sarebbe anche giusto.
Sono io che son praticamente scomparsa da EFP, però tra la scuola, dove continuano a riempirci di verifiche e interrogazioni, e il concerto, veramente non avevo un attimo.
E quando ce l'avevo o non mi usciva nulla, o qualcuno arrivava ad interrompermi e finivo sempre col chiudere la pagina.
Comunque volevo solo dirvi che mi dispiace, e che cercherò di aggiornare moooolto più in fretta (di sicuro non lascio più passare così tanto tempo).
Grazie a tutte quelle che vorranno continuare a seguire questa storia..
Se ci sono errori, scusate ma non ho riletto tutto. 
Simo. ( per qualsiasi cosa mi trovate su twitter: @hemademebelieve )

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Capitolo 9
*** Right decision. ***


Erano ormai passati tre giorni da quando Faith aveva visto per l’ultima volta Justin. In quei giorni non aveva fatto altro che accusarsi di essere una completa stupida.
Come aveva potuto far uscire tanto facilmente quell’informazione così importante? Come aveva potuto far capire a Justin che era a conoscenza delle lettere in quella maniera?
Del resto, la reazione che aveva avuto il ragazzo non l’aveva sorpresa per niente: lei stessa se fosse stata dall’altra parte si sarebbe comportata in quel modo. Non le aveva lasciato spiegare la situazione e ora lui andava in giro convinto che lei fosse una specie di mostro che non aveva fatto altro che prendersi gioco di lui.
Quella situazione le faceva davvero troppo male: aveva bisogno di vedere il biondo, parlargli e raccontargli tutto quello che era successo.
Ma come poteva farlo se, ogni volta che lei provava a chiamarlo, lui evitava tutte le sue chiamate?
Le restava un'unica cosa da fare: presentarsi direttamente da lui; in questo modo avrebbe dovuto per forza accettare di parlare con lei.
Così, alle 4.30, Faith si fece trovare fuori dalla scuola elementare, sapendo che di lì a pochi secondi sarebbe comparso il biondo con a seguito i suoi alunni.
Non si era preparata nessun discorso; era solo determinata a spiegargli per filo e per segno tutto ciò che era successo, ma prima di tutto avrebbe dovuto convincerlo a fermarsi ad ascoltarla.
Passarono pochi minuti e finalmente Justin uscì da quell’edificio; la mora aspettò qualche secondo, prima di avvicinarsi e richiamarlo flebilmente. –Justin..-. Immediatamente, il ragazzo si voltò verso di lei, guardandola. –Che cosa vuoi?- sputò freddo. –Parlarti- ribatté velocemente lei. –Non ho intenzione di stare a sentirti, puoi anche andartene- la congedò, voltandosi e tornando dentro la scuola. Faith non esitò un attimo e lo seguì, cercando di fargli cambiare idea. –Ti prego, non è come sembra!-
-Non è come sembra?- sbottò adirato. –Davvero Faith?! Allora ti prego, dimmi perché in tutti questi anni non hai mai risposto ad una sola mia lettera. Sono qui, pronto ad ascoltarti!- la schernì, fermandosi e voltandosi verso di lei.
–Quelle lettere le ho ricevute il giorno prima di partire per Stratford, due settimane fa..- fece una pausa e, quando vide che il biondo stava per risponderle, lo anticipò. –No, lasciami spiegare-.
-Faith, non mi interessa, ok? Puoi dire tutto quello che vuoi, ma non ho intenzione di crederti. Ora, per favore, vattene.-
Come poteva essere così testardo? Perché non poteva lasciarla parlare e fargli finalmente capire com’erano andati i fatti?
-Perché non vuoi stare a sentirmi?!- sbottò infuriata la mora.
-Perché so che qualsiasi cosa uscirà dalla tua bocca sarà inventata; perché è un qualcosa che non voglio stare a sentire. Non voglio ascoltare di quanto ti sei divertita in questi ultimi anni, mentre io come un idiota continuavo a mandarti milioni di lettere; non mi interessa sapere del perché non mi hai mai risposto: non l’hai mai fatto e questo lascia capire milioni di cose. Non ti è mai interessato nulla di me, è questa la verità. Io però come uno sciocco ti amavo; ti amavo come nessun’altra, pur avendo solo diciassette anni- pronunciò Justin, guardandola fissa negli occhi.
Le faceva male sentire quelle parole, ma ancora di più le faceva male sentire quel verbo ‘amare’ coniugato all’imperfetto. Sentì gli occhi iniziare a pizzicare.
-Questi ultimi tre anni sono stati un inferno per me, lo sai?- iniziò a sfogarsi. –Oh, certo che lo sai.. Del resto le mie lettere le hai sempre lette tutte. Quindi sai perfettamente come mi sono sentito quando te ne sei andata, vero? O come in Jennifer trovavo sempre qualcosa che mi ricordasse te, giusto? Ero talmente stupido che ti scrivevo tutto.. Come quando morì mio padre e non desideravo altro che averti vicino a me, ma tu non ci sei mai stata. Anzi, ti sei sempre e solo presa gioco di me.- concluse amareggiato lui.
Faith si ritrovò a sbarrare gli occhi quando Justin nominò suo padre. Nessuno glielo aveva mai detto, ma a quanto pareva Justin glielo aveva scritto nelle lettere.. Probabilmente in qualcuna che non aveva ancora letto.
-Justin, io.. non sapevo di tuo padre, mi dispiace, davvero..- si ritrovò a dire flebilmente, abbassando lo sguardo.
-Oh ti prego, risparmiami queste scene. Quelle lettere le hai lette, sai tutto- rispose il biondo, guardandola con disprezzo.
-No, te lo assicuro! Com’è.. com’è successo?- chiese tristemente.
Il biondo fece una smorfia, scotendo la testa. –Sei ridicola, davvero. Rileggiti le lettere che hai ignorato, magari te lo ricorderai. Ciao- e così dicendo, se ne andò, lasciandola lì da sola per la seconda volta nel giro di tre giorni.
Non le aveva lasciato spiegare nulla e in più le aveva dato l’orrenda notizia della morte di suo padre. Era veramente dispiaciuta; se non fosse stato per il momento, probabilmente lo avrebbe abbracciato dicendogli che avrebbe fatto di tutto per essere stata lì con lui nel momento del bisogno.
E alla fine era vero: avrebbe dato di tutto per poter tornare indietro nel tempo e poter esserci quando lui stava male. Più semplicemente, avrebbe dato di tutto per poter rivivere quegli anni con lui e condividere gioie e dolori assieme.
 

“Stratford, 7 Luglio 2010.

Cara Faith,
                      indovina un po’? Un anno fa ti ho baciato per l’ultima volta. Il 7 luglio 2009 hai preso quell’aereo che ti ha portata lontana da me. E’ passato così tanto tempo, eppure, se ci penso, mi sembra ieri che mi sono specchiato per l’ultima volta nei tuoi occhi. Il ricordo del tuo tocco sulla mia pelle è ancora così vivo in me. E’ incredibile pensare quanto sia rimasto attaccato a te in questi mesi, pur non avendo più tue notizie. Tutto questo risulta così stupido, ma ormai ho smesso di dar un senso alle cose.
Vorrei semplicemente che tu fossi qui.
Mi manchi,

Justin”

 
Faith ripose anche quella lettera sulla scrivania della stanza e, assorta dai suoi pensieri, scese al piano inferiore di quella casa.
Erano ormai quasi tre settimane che sua nonna portava il gesso e, ormai, mancava solo una settimana alla sua rimozione. E lo stesso identico tempo, mancava ormai alla partenza di Faith.
Avevano concordato che, una volta rimosso il gesso, la ragazza sarebbe ritornata a New York e sua nonna sarebbe stata aiutata dalla loro vicina Mandy, che era sempre disponibile e gentile con tutti.
Era ovvio che la sua ormai imminente partenza significava solo una cosa: aveva solo una settimana di tempo per parlare e chiarire con Justin.
Era così assorta nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno di quando il campanello di casa suonò. –Faith, vai ad aprire?- la esortò sua nonna. –Sì, certo..-
-Che ci fai qui?- domandò la mora, sgranando gli occhi alla vista della persona che stava in piedi di fronte a lei in quel momento.
-Sono venuta per parlarti..- disse timidamente Jennifer. –Mmh, d’accordo, entra..- la invitò cortesemente Faith, pur non capendo il vero motivo del perché la ragazza fosse lì.
Una volta sedute in cucina, Jennifer spezzò il silenzio che si era creato fra le due. –Io.. ho lasciato Justin- disse velocemente. Mancò poco che la mora non si strozzasse con la sua stessa saliva. –Tu cosa?- domandò, come se non avesse capito. –Sì ecco… ho ripensato ai nostri ultimi discorsi e non è giusto che io stia con lui. Lo amo, ma non è il ragazzo che fa per me- spiegò brevemente.
-Ti prego Jennifer, spiegati meglio perché io non sto capendo.. Fino a l’altro giorno mi dicevi che avresti lottato fino alla fine per lui e ora.. l’hai lasciato. Perché?- chiese incredula Faith. Quella storia era assurda, tornare a Stratford aveva fatto veramente male alla sua sanità mentale.
-Io ci ho pensato e… ho speso un anno e mezzo della mia vita con Justin e non mi sono mai sentita dire un semplice “ti amo”. Ho fatto così tanto, ma ho ricevuto così poco da lui. Lo amo e non voglio negarlo, ma adesso ho bisogno di trovare un uomo che sia in grado di darmi tutto ciò di cui ho bisogno, ma che, soprattutto, non sia ancora legato alla sua ex- raccontò. –Non sono stupida Faith, io so che tra voi due c’è ancora qualcosa di irrisolto; lo sappiamo tutti, anche voi. Ed ora è giusto che io mi faccia da parte per voi, ma soprattutto per me. Credo.. di meritare di più- concluse poi.
Per quanto il suo discorso potesse sembrare egoista, non lo era per niente.
Justin era sempre stato un bravo ragazzo, ma con Jennifer non aveva fatto altro che approfittarsi di lei. Come si poteva stare con una persona a cui si era consapevoli di non poter dire “ti amo”­? Come si poteva restare legati a qualcuno, pur non provando sentimenti veri e propri?
Jennifer era stata coraggiosa: aveva rinunciato alla persona che amava, ma che sapeva non provava lo stesso per lei e aveva deciso di ricominciare, cercandosi qualcuno di nuovo e provando ad essere veramente felice.
-Sei sicura di questa scelta? Voglio dire, ci hai pensato abbastanza?- le domandò timidamente Faith. In tutta risposta, la bionda annuì.
-Sì.. In realtà è una cosa che ho sempre saputo, ma da quando ho parlato con te, ho iniziato a capire meglio un po’ di cose. Gli sarò sempre grata per le emozioni che mi ha dato, ma non posso più stare con qualcuno che non sarà mai in grado di amarmi completamente. Voglio innamorarmi di nuovo e voglio essere felice, per davvero. Voglio trovare quel qualcuno che mi guardi nel modo in cui Justin guarda te, voglio trovare quell’uomo che, se mai un giorno dovessi scomparire dalla sua vita, iniziasse a scrivermi una marea di lettere, proprio come ha fatto lui con te- concluse poi.
-Io non so davvero che dire.. Spero solo che riuscirai a trovare quella persona speciale per te. All’inizio tra noi due non è andato tutto bene, ma ammetto che mi sono ricreduta su di te. Sei davvero una persona da ammirare per questa decisione- la elogiò Faith.
Jennifer sorrise timidamente e la ringraziò. –Comunque credo che sia il caso che tu vada da Justin. So che avete litigato perché lui ha scoperto delle lettere..-
-Sì, ma credimi, non mento quando dico che non ne ero a conoscenza fino al giorno prima di venir qua!- si difese immediatamente la mora, per poi iniziare a raccontare a Jennifer com’erano andati i fatti.
-Sai che penso?- disse la bionda, una volta terminato il racconto. –Non le hai ancora lette tutte le lettere, vero? Vai da Justin e portale con te, quelle che hai già letto e quelle ancora sigillate. Dimostragli che non menti, dovrà crederti per forza così!-
Faith sorrise a trentadue denti. –Sei un genio! Perché non ci avevo pensato prima? Grazie mille!-
 E, così facendo, la mora corse a casa del biondo.
 
-Ho bisogno che tu mi ascolti, per davvero però!- esordì la ragazza, non appena il biondo aprì la porta.
-Non ho voglia di stare a sentirti, cosa non capisci di questa frase?- risposte irritato Justin.
-Smettila di trattarmi come se mi odiassi, sai che non è così- lo spiazzò Faith, fissandolo in quegli occhi che al momento non trasmettevano altro che odio e disprezzo.
-Oh, invece io dico proprio che è così- la guardò furioso, lui. –E ti aspetti che ti creda? Hai passato 3 anni ad aspettarmi e continuare ad amarmi, dubito tu possa aver smesso da un giorno all’altro- ribattè la mora, accrescendo la rabbia del ragazzo.
-E’ proprio questo il problema, sai Faith? Ho passato tre fottutissimi anni a pensarti e chiedermi dove fossi, quando a te non fregava un cazzo! Mi ero abituato a vivere la mia vita senza di te, tutto andava bene e poi cosa fai? Ritorni e mandi a puttane tutto quello che ho cercato di costruirmi! Ce l’hai fatta, sei contenta? Hai distrutto la mia relazione con Jennifer.. ma del resto è questo che ti riesce meglio, giusto? Far soffrire le persone, perché te, oltre a te stessa, non riesci a vedere nessuno!- sputò rabbioso Justin.
Faith fu costretta a ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di uscire. Non avrebbe ceduto, non ora. “E’ solo arrabbiato, non pensa davvero tutte quelle cose” si ripeteva, cercando di convincersene.
-Queste..- iniziò, sventolando di fronte agli occhi del biondo alcune lettere ancora sigillate. –Queste sono la prova che non ti ho mentito. Le vedi? Sono ancora chiuse perché non le ho ancora lette. Oggi ho letto quella che mi hai scritto il 7 luglio 2010 e presto leggerò anche le altre. Credi davvero che non me ne importi nulla di te? Credi davvero che per me fosse stato tutto un gioco? Rifletti, se lo fosse stato adesso non sarei qui di fronte a te, a cercare di spiegarti per la terza volta cos’è successo davvero!-
Il biondo restò in silenzio, scrutando il viso della ragazza, alla ricerca di qualche segno di menzogna sul suo volto.
-Potresti averle richiuse tu quelle..- azzardò poi.
-Oh andiamo Justin, fai sul serio?!- sbottò esasperata Faith. –Ci tengo a te, ci ho sempre tenuto. Perché non riesci a credermi? Tu non hai la minima idea di come io mi sia sentita leggendo tutto questo, leggendo di tutto il male che ti ho fatto. E mi dispiace per tutto questo! Ma anche io sono stata malissimo quando sei scomparso dalla mia vita da un giorno all’altro. Anche io ero abituata a sentirti ogni giorno e poi all’improvviso sei sparito.. e non sapevo nemmeno il perché. Devi credermi Justin, non avrei mai voluto far nulla per farti soffrire. E’ successo, ma è anche vero che ci siamo ritrovati, questo deve significare per forza qualcosa- cercò di convincerlo lei, avvicinandosi e appoggiando una mano alla base del suo collo, costringendolo a guardarla negli occhi.
 -Io, non lo so..- esitò poi, allontanandosi e avvicinandosi al tavolo del soggiorno, dando le spalle a Faith. –Io non so più che pensare, non so più cosa dire.. Non capisco più nulla della mia vita. Stavo finalmente bene, poi tu sei ripiombata qua e tutte le mie certezze sono svanite. Mi ero arreso, non speravo più in niente che ti riguardasse. E invece sei tornata, hai scombussolato tutto e oggi Jennifer mi ha lasciato. Sono passati tre anni Faith, eppure adesso siamo qui a parlare come se questo tempo non fosse mai trascorso. Come posso fidarmi nuovamente di te? Come posso essere sicuro che tu non sia cambiata, o che questa non sia tutta una presa in giro?- domandò, più a se stesso che alla ragazza che ora, in lacrime, lo stava abbracciando da dietro. Justin appoggiò le sue mani sopra quelle della ragazza, iniziando ad accarezzarle dolcemente con i pollici. –Tu non hai idea per quanto tempo io abbia desiderato vivere questo momento, ma adesso.. Non riesco più a capire cosa voglio. Non so se crederti, lo capisci? E non sono nemmeno sicuro di volerti. E se fosse solo un capriccio da soddisfare per poi chiudere le cose una volta per tutte?- ipotizzò, rendendosi conto quasi subito di quanto quella cosa fosse impossibile, ma ormai era troppo tardi.
-Come può essere solo un capriccio?- rispose Faith, staccandosi e posizionandosi davanti a lui. –Nessuna persona avrebbe mai scritto lettere per un anno e mezzo alla stessa ragazza. Ma tu l’hai fatto, perché mi amavi. E nessuna persona avrebbe mai vissuto varie relazioni, continuando però a pensare a te, dopo mesi e mesi in cui non ci vedevamo. Ma io l’ho fatto, perché anche io provavo, e forse provo ancora, lo stesso sentimento. Entrambi forse lo proviamo ancora- fece un respiro profondo, mentre Justin continuava ad osservarla con occhi lucidi. Ora la rabbia aveva lasciato posto alla confusione. –Quello che sto cercando di farti capire è che, per quanto tu possa essere arrabbiato con me, non vale la pena buttare via questo momento, dove finalmente siamo insieme, dopo tutti questi anni passati ad aspettarci. Non vale la pena far finire quelle lettere in un cestino, così come non vale la pena rinchiudere questi sentimenti in un cassetto infondo al cuore- appoggiò una mano sulla guancia di Justin e inizio ad accarezzarla dolcemente con il pollice. –Pensaci, d’accordo? Mi troverai qui fino a martedì, poi ripartirò per New York..- e, dopo avergli lasciato un soffice bacio sulla guancia, se ne andò.
Justin si portò le mani tra i capelli, confuso da tutto ciò che aveva appena sentito.
Cosa doveva fare? Qual era la giusta decisione?


-My space-
 

....vengo in pace anche stavolta, giuro.
Però dai, faccio progressi, ho ridotto di due settimane i tempi, lol. (ridiamo per non piangere)
Il capitolo è anche di quasi 4 pagine di word, quindi idk.
Spero vi sia piaciuto e come avete visto le cose sono un po' tanto incasinate.
Justin non sa più cosa vuole, è straconfuso. 
Del resto immaginatevi una persona che torna da voi dopo 3 anni.. voi cosa fareste? 
Btw, non ho grandi annunci da fare, se non che ho iniziato una nuova ff! 
Che si chiama 'you came just in time.'
 sono solo due capitoli, quindi ci terrei davvero che qualcuna di voi passasse çç
Detto ciò, vi saluto.
Al prossimo aggiornamento che spero arriverà presto! :)
Simo. (per qualsiasi cosa mi trovate su twitter: @hemademebelieve)

 

 

 

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Capitolo 10
*** Fate. ***


Faith sentì il campanello suonare.
Chi poteva essere? Sua nonna non di certo; era andata in ospedale per togliere finalmente quel maledetto gesso, accompagnata da sua cugina Caitlin. Doveva ammettere che non era particolarmente entusiasta all’idea che fosse andata lei con sua nonna, ma era certa che se la sarebbe riuscita a cavare.
Si alzò svogliatamente dal letto, dove stava preparando la valigia; mancavano solo un giorno e sarebbe ritornata a New York. Non sapeva come reagire alla cosa: da una parte era felice perché avrebbe potuto rivedere le sue amiche e riprendere finalmente l’università, mentre dall’altra non provava altro che ansia all’idea di non essere ancora riuscita a chiarire con Justin.
Scese al piano di sotto, aprendo la porta di casa e ritrovandosi di fronte colui che non aveva fatto altro che occupare i suoi pensieri in quei giorni.
Il biondo alzò la testa e fissò negli occhi la giovane, che non riusciva bene a decifrare la sua espressione. Sembrava come.. ansioso?
-Justin..- sussurrò flebilmente lei. –C-che ci fai qui?- non si aspettava di vederlo; ormai aveva perso le speranze di riuscire a parlare con lui.
-C’è tua nonna in casa?- chiese velocemente lui.
La ragazza scosse la testa. –No, non penso tornerà prima di un paio d’ore, magari anche di più.. E’ andata in ospedale e sai come sono i tempi lì..- rispose, accentuando un sorriso.
Vide il biondo passarsi una mano tra i capelli. –Perfetto perché non ho intenzione di aspettare un attimo di più- e detto questo, entrò in casa, chiuse la porta e si fiondò sulla labbra della giovane.
Faith si ritrovò a sbarrare gli occhi. Si era per caso persa qualche passaggio? Poco le interessò, perché bastarono pochi secondi e il realizzare il fatto che stava finalmente riassaporando quelle labbra tanto bramate per farle dimenticare tutto e smettere di cercare di trovare un senso alle cose.
Si sentì quasi come se fosse in paradiso: le labbra di Justin si muovevano esperte sulle sue. In un attimo si ritrovarono ad approfondire quel bacio in cui le loro lingue si cercavano con vigore.
Il biondo prese in braccio la ragazza e, lentamente, iniziò a salire le scale, fino ad arrivare nella camera che ricordava essere sempre stata di Faith.
-Vedo che ti ricordi anche in che stanza dormivo quand’ero qui da mia nonna..- sorrise lei, staccandosi per un momento dalle labbra del ragazzo, mentre quest’ultimo la faceva sdraiare sul letto.
-Te l’ho detto, non ho mai dimenticato nulla io- si affrettò a rispondere Justin, sfilandosi velocemente la maglia e permettendo a Faith di gustarsi la vista dei suoi addominali.
Il ragazzo iniziò a lasciarle baci lungo tutto il perimetro della mandibola, per poi torturarle il collo, succhiando avidamente parti di pelle. Infilò poi le mani sotto la maglietta della ragazza e, lentamente, gliela sfilò. Spostò poi l’attenzione sul suo reggiseno e sganciò anche quello.
Abbracciò poi Faith, facendo combaciare perfettamente i loro petti nudi.
In un attimo ribaltarono le posizione e la mora iniziò a lasciare baci umidi lungo tutto il corpo del biondo. Scese fino al ventre, dove iniziò a slacciare i jeans di Justin e a farli scendere, per poi buttarli in qualche angolo remoto della stanza.
La stessa fine fecero i leggins della ragazza e gli ultimi indumenti che li coprivano.
In un attimo si fusero in un corpo unico, riportando alla luce tutte le sensazioni che li avevano legati tre anni prima.
Continuarono così a lungo, fino a che, stremati, si accoccolarono l’una sul petto dell’altro.
 
Justin stava lentamente accarezzando i capelli di Faith, mentre quest’ultima teneva gli occhi chiusi, con un sorriso che lasciava trasparire quanto in pace si sentisse col mondo.
Non provava queste sensazioni da tanto, forse troppo tempo.
Riaprì poi gli occhi e alzò lo sguardo verso di lui, trovandolo già impegnato a fissarla. Gli sorrise e si sporse più in alto per lasciargli un piccolo bacio a fior di labbra. –Grazie- disse solamente.
In tutta risposta il biondo le sorrise, stringendola più forte a sé.
-Questo significa che mi credi, vero?- domandò speranzosa.
Il biondo tentennò qualche istante.
-Significa che mi sei mancata troppo e che non posso buttare via il momento così..- spiegò poi brevemente.
Faith si alzò e lo guardò delusa. –Tu mi stai dicendo che ancora non mi credi?-
-Io.. non lo so. E’ assurda la storia che mi hai rifilato- cercò di difendersi.
-No, sai cos’è assurdo? Il fatto che tu due ore fa sia piombato a casa mia, mi abbia baciato e persino portato a letto, per poi scoprire cosa? Che ancora non mi credi!- gli sbottò contro. -Perché sei venuto qua allora?- continuò poi.
-Te l’ho già detto, non volevo sprecare il momento così- le ripetè calmo.
-Il momento in cui mi avresti potuto allegramente portare a letto prima che io ripartissi?!- lo accusò, alzandosi e rivestendosi velocemente, seguita da Justin.
-No, sai che non è così!- rispose subito il biondo.
-Ah no? Allora spiegati meglio, perché ti assicuro che io non sto capendo e al momento non mi sento altro che usata!- ribattè, in preda ad un crollo nervoso.
-Ti assicuro che ciò che abbiamo appena fatto è stato importante per me, non era solo per portarti a letto!- cercò di farla ragionare Justin.
-E allora per quale diamine di motivo non ti fidi ancora?!- gli domandò per l’ennesima volta, capendo però dal silenzio del ragazzo che nemmeno lui lo sapeva.
-Vattene- lo cacciò dura.
-No-
-Non fartelo ripete ancora; vattene, per favore- disse con la testa bassa, mentre teneva aperta la porta di quella stanza.
Justin prese per i fianchi Faith e la portò vicino a sé, abbracciandola stretta.
-Cosa fai?- chiese con voce bassa lei.
-Ti abbraccio per l’ultima volta- le rispose, affondando il viso nei suoi capelli.
Faith sussultò, mentre sentì delle lacrime calde farsi spazio sul suo viso.
 
 
Aveva già salutato sua nonna e i suoi amici e, sola, si era recata in aeroporto.
Dopo quell’abbraccio Justin non l’aveva nemmeno guardata negli occhi e se n’era andato.
Si girò verso la porta d’ingresso dell’aeroporto, sperando di vederlo arrivare, anche solo per poterlo guardare negli occhi un’ultima volta.
Lo odiava? Lo amava? Non lo sapeva.
Ciò che sapeva era che gli aveva fatto male sapere che ancora non si fidava di lei, ma, ad essere onesta, nonostante tutto non si era pentita neanche un secondo di aver trascorso quelle due ore con lui. E non riusciva nemmeno a negare il fatto che le dispiaceva dire addio al ragazzo così, ma ormai non c’era più tempo. Forse avrebbe potuto chiamarlo una volta arrivata a New York o forse, più probabilmente, sarebbe stato meglio lasciar perdere tutto e riuscire ad andare avanti senza più il suo pensiero nella mente.
 
Dall’altra parte della città, lontano dall’aeroporto, Justin era seduto sul divano di casa sua in compagna di Chaz e Caitlin.
-Quindi la stai davvero lasciando andare? Di nuovo?- gli domandò Chaz, incredulo della scelta del suo amico.
Aveva così tanto lottato per riaverla e adesso? Si arrendeva così?
-Esattamente!- sorrise Justin, prendendo l’ennesimo sorso dalla quarta, o forse quinta birra che si scolava. Aveva bevuto così tanto che ormai aveva perso il conto.
-Guardati: sei mezzo ubriaco e stai lasciando andare l’amore della tua vita. Non potresti essere messo peggio di così..- lo guardò amareggiata Caitlin.
-Non è l’amore della mia vita!- obiettò Justin.
-Certo, non lo è.. ma dopo tre anni sei ancora qui a pensare a lei, chissà perché..- disse sarcastica Caitlin.
-Ma cosa volete, si può sapere?! E’ stata una sua decisione quella di andarsene, di nuovo. E scusatemi tanto se questa è la vita reale e non le correrò dietro come nei film, raggiungendola in aeroporto e fermandola!-
Caitlin scosse la testa delusa, dalle parole del suo amico.
-Siete così stupidi voi uomini.. Lottate a lungo per una cosa e quando finalmente la ottenete, cosa fate? Siete così codardi da gettarla via-
-Sono tutto, tranne che codardo, credimi-
-No, credimi tu. Lo sei! Altrimenti non avresti permesso a Faith di riprendere quell’aereo. Non l’avresti lasciata andare senza nemmeno guardarla negli occhi un’ultima volta. Ti saresti fidato e adesso sareste insieme, e soprattutto sareste entrambi felici. Invece guardati, sei conciato peggio di quando tre anni fa realizzasti che forse non l’avresti più rivista-
-Forse perché adesso sono sicuro che non la rivedrò mai più per davvero- disse mogio Justin.
-No, se solo tu volessi potresti raggiungerla a New York e dimostrarle quanto la ami. Ma non lo fai perché sei un coglione che non riesce ad accettare il fatto che la vita ha riservato ostacoli sul vostro percorso; ostacoli che lei sarebbe stato in grado di affrontare, mentre di te che mi dici? Per te non è stato sicuramente facile, ma nemmeno per lei lo è stato quando ti ha visto scomparire dalla sua vita. Per una buona volta non pensare solo a te, ma pensa a voi. E con questo me ne vado, non ho più voglia di restare a discutere con te su una cosa su cui ho chiaramente ragione! Ciao Chaz!- concluse, uscendo e sbattendo la porta di quella casa.
-Amico, mi dispiace per te, ma lei ha ragione- concordò Chaz.
-Non correrò comunque da lei in aeroporto- disse con un espressione dura Justin.
-D’accordo, ma perdonami se non ci sarò quando non farai altro che ripetere quanto ti manca Faith- e, detto ciò, si alzò da quel divano, uscendo anche lui da quella casa dove c’era un ragazzo di nome Justin, ma che né lui, né Caitlin conoscevano.
No, perché Justin, il loro amico, quello ancora innamorato di Faith, non ci avrebbe pensato un secondo di più: sarebbe corsa da lei a fermarla.
Ma è anche vero che a volte il tempo cambia i sentimenti, ma anche le persone e i loro modi di essere.
 
Nel frattempo Faith, che era già seduta nel suo posto in aereo, guardò per un’ultima volta fuori da quel finestrino per salutare i territori di Stratford. Decise poi di continuare la lettura di quelle lettere e, dopo aver letto quella del 5 Agosto 2010, ne lesse un’altra.
 

“Stratford, 13 settembre 2010

Cara Faith,
                      non so se la data ti dice qualcosa, ma è trascorso un anno dalla prima lettera che ti ho mandato. E’ trascorso un anno da quando non ho più avuto notizie di te, e ormai non ci credo neanche più. Fanculo al fato, fanculo a tutte quelle frasi fatte come “se siete destinati a stare insieme, riuscirete a ritrovarvi”. Non è vero niente perché io ero così convinto che noi fossimo destinati a stare insieme e invece guardaci, non ci sentiamo da più di un anno.
Ti odio perché non mi dai tue notizie.
Mi odio perché continuo a sperare di riceverle.

Justin”

 
E fu in quel momento che comprese cos’avrebbe dovuto fare: Justin non era ancora convinto delle sue parole? Bene, avrebbe fatto di tutto pur di farglielo credere.
Lei al destino ci credeva, ma sapeva anche che doveva lottare per ottenere quello che voleva.
Fu allora che, a meno di quindici minuti dal decollo, scese dall’aereo. 


-My space-
Emh.... come incominciare....
Anche stavolta mi dispiace per averci messo così tanto ad aggiornare çç
Avevo anche il capitolo pronto da 3 giorni ma poi finiva sempre che uscivo e tornavo tardi a casa la sera.
Però vi prometto che, ora che finalmente la scuola è finita, aggiornerò più spesso, anche se credo che per questa storia ormai manchino pochissimi capitoli alla fine. 
Non so nemmeno più quanta gente la segue, e mi dispiace..
Poi per la scenetta inziale dei nostri amichetti, mi dispiace se non è il top, ma non sono abituata a scrivere determinate cose, però avevo deciso fin dall'inizio che ci sarebbe stato questo momento tra Justin e Faith lol
Tra stasera e domani cerco anche di aggiornare 'you came just in time' (qui c'è il link http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1794600&i=1 è una storia un po' diversa dal mio genere, ma sempre su Justin) e sto anche già iniziando a buttare giù qualche idea per una nuova storia, che dovrebbe avere un'idea un po' originale (o almeno lo spero ahah).
Però la inizierò soltanto quando finirò questa, se non anche un po' dopo.
Penso di non aver altro da dire, se non un enorme grazie a chi ancora dedica tempo a questa storia. 

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Capitolo 11
*** I wish you the best. ***


Dopo circa una ventina di minuti da quando anche Chaz se n’era andato, Justin sentì qualcuno suonare alla porta. Con malavoglia e con la testa che gli girava leggermente, andò ad aprire la porta, ritrovandosi davanti Caitlin, la cugina di Faith.
-Hey, che ci fai qui?- le domandò, appoggiandosi allo stipite della porta con le braccia incrociate.
-Mmh.. facevo un giro. Posso entrare?-
-Sì.. certo- accordò, spostandosi dalla porta per lasciarla entrare.
-Allora.. a quanto pare mia cugina è finalmente ripartita. Come ti senti a riguardo?- gli chiese, facendolo immediatamente innervosire.
-E’ una cosa di cui preferirei non parlare- la tagliò breve. –E come mai?- continuò quell’altra.
Le cose erano due: o era stupida, o era stupida. Si ritrovò a pensare Justin.
Le aveva appena detto che non voleva parlarne e lei continuava a fare domande sull’argomento.
-Perché non sono molto felice di come sia andata a finire tra di noi..- spiegò velocemente, sapendo che se non le avesse risposto avrebbe continuato a dargli il tormento. Sotto quel punto di vista Cailtin era uguale identica a sua cugina: tutte e due erano estremamente testarde. C’era solo un’unica differenza: a Justin Faith piaceva, mentre Caitlin..
Aveva sempre pensato che fosse una bella ragazza, ma per quanto riguardava la sua persona non l’attirava per niente. Era così superficiale, sempre pronta a creare contrasti e a cercare di trarne ogni beneficio che poteva.
Ricordava perfettamente quando per poco non si era lasciato con Faith quando quest’ultima era andata a raccontargli cose inventate sulla sua ex ragazza.
-E come sono finite?- domandò curiosa e con un certo ghigno beffardo stampato sul viso.
-Come se non lo sapessi.. Andiamo Caitlin, dimmi cosa vuoi, non ho tempo da perdere, ho delle commissioni da sbrigare- buttò lì, inventandosi la prima cosa che gli venne in mente.
-Sai perfettamente cosa voglio, e so anche che tu non hai nulla da fare, quindi..- sospese la frase, tirando giù la zip laterale del vestito che stava indossando e che, in un attimo, scivolò a terra lasciando la ragazza in intimo. Il biondo sgranò gli occhi per la sorpresa.
-Caitlin, per favore non complichiamo le cose..- iniziò, ma la mora si era già avvicinata a lui e lo aveva già afferrato dietro al collo. –Dai Justin, lo so che lo vuoi anche tu..- lo stuzzicò, iniziando a mordergli il lobo dell’orecchio del ragazzo e lasciandogli baci languidi lungo tutto il collo.
Lo voleva? Forse.
Del resto non poteva negare la profonda attrazione che aveva sempre provato nei suoi confronti. E ora che Faith se n’era andata non aveva alcun motivo di sentirsi in colpa o cose del genere. Lei stava ritornando a New York dove avrebbe ripreso tranquillamente la sua vita; ora toccava a lui fare lo stesso.
In un attimo si fiondò sul collo della ragazza, spingendola verso il divano e facendola sdraiare su di esso. Caitlin sorrise soddisfatta. –Sapevo che ti piacevo di più di quella sciacquetta di mia cugina- disse poi, facendo irrigidire immediatamente Justin. –Non parlare di Faith. Anzi, non parlare proprio- le rispose freddo, slacciandole il reggiseno e iniziando a torturare i seni della ragazza in una maniera che, realizzò poco dopo, essere completamente diversa rispetto a quella con cui aveva toccato Faith. Con lei era stato più dolce e gentile, mentre con Caitlin era più aggressivo.
Era come se stesse sfogando tutta la sua frustrazione su di lei.
Sapeva che era sbagliato, ma nonostante ciò, continuò con quello che stava facendo e, poco dopo, si ritrovarono completamente nudi, con Justin che spingeva violentemente dentro di Caitlin, senza dare troppa importanza ai gemiti della ragazza che si stavano lentamente tramutando in lamenti di dolore.
Perché Faith era dovuta ritornare in quella maledettissima città? Perché si erano dovuti rincontrare? Perché gli aveva spedito quelle fottute lettere? Perché non aveva potuto semplicemente accettare il fatto che lei se ne fosse andata? Perché, ancora una volta, era lì col cuore a pezzi per la stessa ragazza? E perché ci pensava, mentre stava facendo sesso con un’altra?
-Justin mi stai facendo male!- lo spinse via Caitlin, che per tutto quel tempo non aveva fatto altro che pronunciare il nome del ragazzo, sperando che si calmasse.
Si rese conto solo allora di quel che aveva appena fatto: aveva usato Caitlin come se fosse un giocattolo. Provò ribrezzo per se stesso e guardò la ragazza che, sotto di lui, lo stava osservando con un’espressione preoccupata.
-E’ tutto ok?- gli domandò.
-Io.. mi dispiace..- e detto ciò, si alzò e si rivestì velocemente, mentre la ragazza continuava a non capire cosa gli fosse preso.
-Senti io esco, se vuoi rimani pure qui, però ho bisogno di andare a fare un giro- velocemente si diresse verso la porta e l’aprì, mentre Caitlin lo seguiva con addosso solo una coperta. Quest’ultima vide il biondo fermarsi all’improvviso davanti all’uscio.
-Se è perché mi stavi facendo male non importa, davvero! Basta che adesso usi un po’ più di delicatezza- gli disse, avvicinandosi lentamente e sgranando poi gli occhi capendo il vero motivo per cui Justin aveva esitato ad uscire.
-C-che cosa significa tutto questo?- chiese con voce mozzata Faith. Non impiegò tanto per fare due più due: rielaborò la frase di sua cugina e l’associò al fatto che addosso avesse solo una coperta.
Indietreggiò, facendo scorrere sul sentiero di cemento la sua valigia, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
-Faith aspetta, posso spiegarti!- tentò Justin, avvicinandosi alla ragazza.
-No!- urlò la ragazza che in quel momento passava gli occhi dal biondo a sua cugina, guardandoli con immenso risentimento. –Io non voglio sapere nulla..- affermò poi, mentre la prima lacrima iniziò a rigarle la guancia, subito seguita da altre.
Guardò quei due un’ultima volta, prima di iniziare a correre, trascinandosi quell’enorme impiccio della sua valigia.
-Faith ti prego!- urlò Justin, correndole dietro, mentre Caitlin chiamava disperatamente il biondo. La mora iniziò a singhiozzare, sentendo la voce del ragazzo chiamarla. Era quasi arrivata a casa di sua nonna, quando, con la vista annebbiata dalle sue lacrime, inciampò e cadde a terra, permettendo così a Justin di raggiungerla.
-Faith..- provò il biondo, accasciandosi a terra vicino a lei. Avvicinò una mano sulla guancia della giovane, che subito si allontanò.
-Non toccarmi- scandì bene, rialzandosi, seguita da Justin. -Lasciami spiegare, per favore- le chiese per l’ennesima volta.
-Io non voglio sentire niente, non voglio più saperne nulla di te! Mi hai usata come se fossi stata un oggetto e non hai esitato un istante per andare insieme a.. a mia cugina- disse, accentuando il disprezzo che provava nell’associare Caitlin alla sua famiglia. –Io ero ritornata per te! Non ho preso quell’aereo per te! Perché ho capito che, anche se sembra incredibile, io dopo tre anni ti amo ancora! Ma te ovviamente, mentre io teoricamente stavo ritornando a New York, te la stavi già spassando con un’altra! Sei un falso, mi fai schifo Justin!- continuò poi, dando una spinta al ragazzo che, però, non si spostò di neanche un centimetro. Estrasse poi dalla tasca del cappotto tutte le lettere che le aveva scritto in passato e gliele lanciò addosso. –Tieniti le tue stupidissime lettere e non cercarmi mai più- lo congedò, riafferrando la sua valigia e correndo verso casa di sua nonna.
Justin rimase lì, a raccogliere quelle lettere e a pensare a quel ‘ho capito che ti amo’, contrastato a quel ‘mi fai schifo’. Aveva combinato un casino troppo grande.
Cos’avrebbe fatto adesso?

Fortunatamente Faith non trovò in casa sua nonna che, pensò, doveva essere in ospedale a fare fisioterapia.
Non esitò un attimo e, dopo essere riuscita a cambiare il biglietto aereo, chiamò un taxi che, nel giro di dieci minuti, arrivò di fronte a casa. Uscì, trascinandosi dietro ancora una volta quel bagaglio e caricandolo velocemente sul retro dell’auto da sola. Salì e notò che il taxista aveva bloccato le portiere dell’auto. Non gli diede troppa importanza e, senza nemmeno guardarlo, gli disse di portarla all’aeroporto.
-Non penso andremo all’aeroporto- le rispose, facendole raggelare il sangue nelle vene.
-Che cosa stai facendo? Fammi scendere, adesso!- ordinò Faith a Justin, che sghignazzò felice del piano che aveva inventato.
-Non ci penso minimamente, ho bisogno di parlarti!- disse il biondo, guardandola di sfuggita dallo specchietto retrovisore.
-Perché stai guidando tu questo taxi?- domandò poi Faith.
-Hai chiamato Vincent, che è un mio amico e gli ho parlato di te qualche volta. Quindi quando l’hai chiamato, lui ha avvisato me e gli ho chiesto il favore di prestarmi il taxi- spiegò velocemente.
-Fammi scendere, per favore- disse nuovamente, cercando di mantenere la calma e di non scoppiare a piangere ancora una volta.
-Non posso, mi dispiace- le rispose duro. –Justin!- gli urlò. –Ti prego..- lo supplicò poi.
Non avrebbe retto di stare un secondo solo di più in quella macchina con lui. Non voleva nemmeno parlargli, voleva solamente andare in aeroporto e ritornare a New York, alla sua vita di sempre.
-Perché devi fare così?- gli chiese, rassegnandosi all’idea che il biondo non avrebbe accostato.
-Così come?- la guardò, corrucciando le sopracciglia senza capire.
-Così come fai.. Ti comporti come se non ti interessasse, mi odi, poi vieni a casa mia e mi fai sentire amata, mi lasci andare via e poi..- elencò, cercando la forza per dire l’ultimo punto di quella lista. -..e poi ti fai trovare con Caitlin. Io non ti capisco più, davvero- disse, lasciandosi sfuggire una lacrima che Justin notò subito. –Tu sei cambiato, non sei più lo stesso- aggiunse poi, facendo sussultare il biondo.
-Che cosa intendi?- domandò.
-Io non ho perso l’aereo per te, per il Justin che sei adesso.. Io ho scelto di ritornare qui per il Justin che eri quando mi scrivevi quelle lettere che, tra l’altro, non ho nemmeno finito di leggere- confessò, sorprendendo il ragazzo alla guida che, in un attimo accostò su un lato della strada che stavano percorrendo.
Justin scese dalla macchina e Faith fece lo stesso. Il biondo si posizionò di fronte a lei, guardandola con quello che la ragazza riuscì a capire fosse dispiacere.
-Mi dispiace, credimi.. Mi dispiace per tutto. Per come ti ho trattato ieri, per non averti creduto e per essere andato con tua cugina, ma credimi, ho sempre pensato solo a te- ammise sincero, vedendo però la ragazza fare una smorfia che lasciava chiaramente intendere che non gli credeva. –Lo so che starai pensando che è impossibile, ma te lo posso giurare su chi vuoi. Ero talmente frustrato che ho iniziato a usare Caitlin come se fosse un oggetto, fino a che non mi ha dovuto fermare. Pensavo a te, al fatto che odiassi il tuo ritorno e tutta la confusione che hai portato nella mia testa rifacendoti viva-
Faith si ritrovò a sussultare. Prima si scusava e poi le diceva di odiarla? Perché tra di loro le cose dovevano essere così assurde?
-Io ti odio Faith. Ti odio perché te ne sei andata, perché mi hai distrutto il cuore non una, ma due volte. E ti odio, perché dopo tre anni trascorsi senza di te, riesci ancora a farti amare come quando avevamo 17 anni- concluse poi, portando una mano sulla guancia della ragazza e appoggiando la fronte contro la sua.
-Lo sai che è un controsenso ciò che hai appena detto?- gli fece notare Faith, con qualche lacrima che continuava a sfuggire dai suoi occhi e che Justin si affrettava premurosamente ad asciugare con i pollici.
-Lo so, ma niente ha un senso tra di noi- le rispose, per poi far combaciare le loro labbra.
La ragazza sussultò, ma non si oppose a quel contatto. E, ad essere onesti, anche a volerlo non sarebbe riuscita.
Si staccarono poco dopo e restarono qualche secondo a guardarsi negli occhi.
Faith impresse per bene nella mente il colore degli occhi di Justin e la sensazione che provava nel vederli a contatto con i suoi.
-Questo però non cambia niente.. Prenderò comunque quel volo per New York fra due ore- disse decisa la ragazza, facendo assumere un’espressione confusa al biondo.
-Mi dispiace, ma sarà meglio per entrambi. E poi almeno tu potrai continuare a vedere mia cugina senza nessuno di mezzo- disse, tra un misto di sincerità e un misto di sarcasmo.
-Sai che non è importante e non è lei che voglio- si affrettò a rispondere Justin.
-Non sembrava la pensassi così un paio di ore fa-
-Ti ho già detto che mi dispiace-
-Dispiacersi non cambierà il passato, Justin- e detto ciò, la mora risalì sul taxi.

Arrivati in aeroporto il biondo si offrì di prendere la valigia della ragazza, l’accompagnò dentro di esso e, prima di separarsi da lei, rimase indeciso sul da farsi.
-Allora ciao- ruppe il silenzio Faith.
-Niente rancori, giusto?- le domandò Justin.
La ragazza sembrò pensarci qualche istante, per poi annuire, sorridendo flebilmente.
-Ti auguro il meglio..- le disse poi.
-Grazie, te lo auguro anch’io..- l’osservò un’ultima volta, prima di girarsi e dirigersi verso il gate.
Justin rimase fermo a guardarla allontanarsi da lui ancora una volta.
Era davvero così che voleva finirla con lei? Assolutamente no.
-Faith!- la ragazza non fece tempo a girarsi che il biondo la travolse in un abbraccio. Inizialmente rimase con le mani ferme lungo i fianchi, ma le bastarono pochi secondi per ricambiare la presa e stringere forte a sé il ragazzo.
-Mi mancherai..- le sussurrò vicino all’orecchio.
-Anche tu..- si staccarono e, questa volta, si scambiarono per davvero l’ultimo sguardo, prima che Faith si imbarcasse su quell’aereo, in lacrime.


-My space-
Bene, questa volta ho rispettato quello che avevo detto e ho davvero aggiornato in pochi giorni.
Come avete visto è stato un capitolo abbastanza movimentato.. lollino
Se avete insultato Justin, avete fatto più che bene :D
Le cose tra i due sono decisamente complicate e quello che sto cercando di farvi capire è che entrambi sanno che tra di loro c'è qualcosa, Faith gli ha proprio dichiarato cosa, però comunque molte cose sono cambiate e a Faith non è piaciuto tanto di sapere della scappatella di Justin ^^
Poi questo è il primo capitolo in cui non c'è nessuna lettera, voi siete rimaste che le lettere ce l'ha di nuovo Justin, ma......
Non dico nulla, ci vediamo al prossimo chapter!
Grazie ancora una volta a chi recensisce, a chi ha inserito questa storia nelle preferite/seguite/ricordate :)

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Capitolo 12
*** Let's start over again. ***


Quella mattina Faith fu svegliata da degli incessanti colpi sulla porta di casa sua. Si alzò, cercando di aprire gli occhi e dirigersi velocemente in salotto.
-Faith Devon apri immediatamente questa porta!- sentì Debbie urlare.
-Che piacere rivederti- disse sarcastica la mora, spostandosi di lato e lasciando entrare l’amica.
-Ti sembra il modo di comportarti? Prima mi chiami e mi dici che non saresti tornata a New York e poi mi mandi un messaggio dicendomi che torni! Che cosa è successo e perché non mi hai chiamato negli ultimi giorni?- sparò a raffica la ragazza, ma Faith riuscì a capire solo metà di quel discorso perché si perse nei suoi pensieri.
Era mattina, si era appena svegliata a causa dell’arrivo di Debbie ed era tornata la sera prima da Stratford, dove aveva trovato Justin in compagnia di sua cugina; avevano litigato, per poi parlarsi, baciarsi e abbracciarsi prima che lei salisse sull’aereo che l’avrebbe riportata a casa. Se quella ancora poteva definirsi tale. Si sentiva così estranea in quelle mura e in quelle strade di New York... eppure era stata via solo un mese. Un mese in cui era riuscita ad affezionarsi nuovamente a tutto ciò che aveva lasciato a Stratford tre anni prima.
Si diresse in cucina, mentre sentiva Debbie di sottofondo continuare a blaterare qualcosa che iniziò ad ascoltare solo quando sentì il nome ‘Justin’.
-..capisci? tu non mi hai più aggiornato e io non so cosa sia successo fra voi due. Hey Faith, mi stai ascoltando?- le domandò quella, sapendo però già la risposta.
La mora smise di cercare il caffè nella credenza e si girò verso l’amica. –Sì, io ti stavo ascoltando..- disse velocemente, ma non del tutto convinta.
Debbie la guardò con compassione e si mise a sedere al tavolo di quella cucina, invitandola a far lo stesso.
-E’ andata male, suppongo..- azzardò, ottenendo in tutta risposta uno sguardo che lasciò intendere molte cose.
-Sì, diciamo che le cose non sono andate nel verso in cui mi aspettavo..- confessò Faith, cominciando a raccontare tutta la storia, riprendendo dal punto in cui Debbie era rimasta.
Una volta che ebbe terminato le due rimasero qualche secondo in silenzio.
-Io non so davvero che dire.. Credo di non aver mai sentito di una storia più complicata di questa- le disse onestamente.
Faith sospirò. –Lo so.. Il fatto è che vederlo con Caitlin non mi ha fatto sentire tradita. Perché alla fine non stavamo insieme e niente.. Semplicemente mi ha deluso; non pensavo che sarebbe stato in grado di fare una cosa del genere- rispose amareggiata.
Debbie si alzò e abbracciò l’amica. –Lo capisco, però tu hai sempre creduto nel destino, no? Allora vedrai che le cose si risolveranno-
La mora si ritrovò a scuotere la testa, in disaccordo. –No Debbie, non c’è nulla da risolvere. Ci siamo detti addio ieri in aeroporto-
-Io non credo che per Justin quello fosse un addio.. In realtà non lo credo nemmeno per te-
-Che intendi?- le domandò di rimando, senza capire.
-Pensaci.. se davvero avesse voluto finirla così credi che ti avrebbe abbracciata? E poi ti ha persino detto ‘mi mancherai’. Penso che non te l’avrebbe detto se non fosse stato certo che vi sareste rivisti prima o poi..- 
-No.. te credi troppo nell’amore e nelle favole che ne derivano. Io non sono una fanciulla indifesa e lui non è un principe: per me e Justin non ci sarà un lieto fine-
-Beh potremmo sempre scrivere una storia nuova, no?- le propose Debbie, mentre si alzava e riprendeva la sua borsa dirigendosi verso la porta. –La protagonista che va all’università e il suo grande amore che fa il professore d’inglese. Ne uscirà un successone, già lo so!- scherzò, ricevendo un’occhiataccia da parte di Faith.
-Comunque vado, vengo a trovarti in questi giorni sempre se non scenderanno 3 metri di neve dato che dicembre è ormai alle porte.. Tu comunque pensaci, fammi sapere se Justin si fa sentire e non deprimerti troppo. Ciao mon amour!- la salutò, mandandole un bacio e facendola ridere per il modo in cui l’aveva chiamata.
Poi, rimasta sola, iniziò a riflettere sulle parole che Debbie le aveva appena detto: era possibile che il destino avesse ancora in serbo qualcosa per loro?
Stanca di aver così tanti pensieri per la testa, decise di ritornare sotto le coperte approfittando della giornata uggiosa e in cui non aveva lezione.
 
-Quindi Justin.. cosa ti aspetti di ottenere ora che mi hai fatto venire qua e mi hai raccontato tutte le cazzate che hai fatto con Faith?- gli domandò Caitlin, sbattendo nervosamente un piede a terra. Quel ragazzo, benché fosse il suo migliore amico, era anche una grande testa di cazzo.
-Sei la mia migliore amica, aiutami!- la supplicò.
-Sì, ma aiutarti a far cosa? Hai fatto dei danni che solo Dio sarà in grado di riparare! Come pensi che si sarà sentita vedendo che, neanche dopo due ore che se n’era andata, tu eri già indaffarato a spassartela con un’altra?! Sei un deficiente, ecco cosa sei!- lo riprese, senza preoccuparsi dei troppi insulti che gli stava dicendo, dato che Justin sapeva di meritarli tutti.
-Lo so, però sono pur sempre un deficiente innamorato di una ragazza che ora è a New York.. cosa posso fare?- sbottò, esasperato.
-Magari ieri avresti potuto dirglielo, magari avresti potuto evitare di scoparti Caitlin, magari avresti potuto farle cambiare idea!- gli urlò adirata, alzando sempre di più la voce di un tono mentre diceva ‘magari’.
-Dio!- le rispose Justin, alzandosi in piedi. –Puoi smetterla di ricordarmi di tutte le cazzate che ho fatto, o di quello che avrei potuto fare? Lo sai che se potessi cambierei tutto, ma ormai è passato e non posso andare avanti pensandoci-
Caitlin, dopo aver sentito quelle parole, sembrò rilassarsi: Justin sembrava starci male davvero e, da brava migliore amica che era, era pronta ad aiutarlo.
-D’accordo allora.. pensiamo a cosa potresti fare. Sai per caso se Faith tornerà qui per Natale?-
Il biondo scosse la testa. –No, mi ha detto che probabilmente andrà da dei suoi cugini..- butto lì, ripensando a quando l’aveva incontrata nel parco con Jennifer.
-Justin?- lo richiamò Caitlin. -Mmh?- mugugnò in risposta quello. –Da quando Faith ha dei cugini?- le domandò, facendo sgranare gli occhi a Justin. –Effettivamente ora che mi ci fai pensare non mi risulta che lei abbia dei cugini maschi.. C’è Caitlin e ce ne sono un paio a New York da parte di suo padre- pensò, ricordandosi le cose che gli aveva detto tre anni prima.
-Bene, quindi dai suoi cugini non andrà.. In ogni caso non penso tornerà a Stratford, altrimenti almeno a me o a Maddie l’avrebbe detto- disse dispiaciuta la ragazza. –Justin penso che dovresti chiamarla.. Sì insomma, sarebbe meglio se andassi da lei, però dato che al momento non puoi per via del tuo lavoro e tutto il resto, dovresti far così. Forse le farà piacere sapere che sei determinato a riaverla.. Perché lo sei, vero?- continuò poi, mettendolo alla prova e sorridendo al fatto che la risposta non tardò nemmeno un secondo ad arrivare. –Certo che lo sono! Mi sembrava di avertelo fatto capire ormai..-
Caitlin sorrise e poi si alzò, dirigendosi verso la porta. –Senti devo proprio andare adesso, ti prometto che farò il possibile per aiutarti. Vedrai che alla fine tornerete insieme- gli sorrise ottimista e, dopo avergli lasciato un bacio sulla guancia, uscì da quella casa.
Gli faceva piacere sapere di avere al suo fianco delle persone come Caitlin, Chaz e Ryan; loro, a differenza di molti altri, c’erano sempre stati e lo avevano sempre aiutato nel momento del bisogno, a volte pur essendo abbastanza crudeli con lui e dicendogli con esattezza come stavano le cose, sapendo anche che avrebbero potuto ferire i suoi sentimenti, ma che sicuramente lo avrebbero aiutato ad aprire gli occhi.. proprio come aveva fatto Chaz il giorno prima.
Ad un tratto la porta di casa sua suonò e Justin andò ad aprire, ritrovandosi di fronte un Ryan decisamente agitato.
-Che succede Ryan?- gli domandò senza troppi giri.
-Beh.. ti ricordi quello che ti avevo detto tempo fa?- buttò lì, facendosi strada in quella casa e iniziando a camminare per tutto il salotto.
-Mmh- il biondo sembrò pensarci su. -..no- rispose poi onesto.
-Oh andiamo! Di Maddie, quella cosa che ti avevo detto che avrei voluto fare..- gli ricordò poi.
Justin si ritrovò a sgranare gli occhi. –Non dirmi che gliel’hai chiesto..- azzardò, pur sapendo già la risposta.
Ryan annuì lentamente, costringendo l’amico a sorridergli felice e a venirgli incontro abbracciandolo.
-Ma amico è fantastico! Congratulazioni! Ha accettato, vero?- domandò poi, senza ancora riuscire a capire il perché di tanto nervosismo.
-Sì, ha accettato, solo che.. Oh, mi sento una femminuccia a dirlo, ma ho paura..- disse sincero.
Justin aggrottò le sopracciglia. –E di cosa?-
-Non lo so, del fatto che possa cambiare qualcosa e che possa finire male.. Cose di questo genere, ecco-
Il biondo lo guardò comprensivo e lo invitò a sedersi sul divano, dove si posizionò al suo fianco.
-Ryan, state insieme ormai da quando avete 17 anni, convivete insieme da due, ovvero da quando è nata Cheryl. Ne avete affrontate tante insieme, che in confronto quello che sto vivendo io con Faith non è niente.. Siete forti e lo sarete anche quando su un pezzo di carta sarà siglato ufficialmente il vostro legame e Maddie potrà andare in giro a vantarsi di essere la signora Butler. Alla fine è questo il matrimonio, niente di più e niente di meno. Se l’amore e la voglia di stare insieme c’è, allora non vedo il perché tu debba avere paura..- lo rassicurò Justin.
In tutta risposta Ryan gli sorrise e lo abbracciò. –Sei il migliore, grazie-
-Allora, a quando la fissate la cerimonia?- chiese curioso il biondo.
-Abbiamo già prenotato per il 15 dicembre- rispose, facendo strabuzzare letteralmente gli occhi a Justin.
-Che cosa? Come fate a organizzare tutto in neanche 3 settimane?- domandò incredulo.
-Non chiedermi niente ti prego, ha fatto tutto Maddie.. E’ come se aspettasse da tempo la proposta, che aveva già organizzato tutto-
-Beh.. buona fortuna amico allora- ribattè, appoggiando una mano sulla spalla di Ryan.
-Dato che ormai ho fatto 30, faccio anche 31.. Vuoi essere il mio testimone al mio matrimonio?-
Justin sorrise.
 –Non credevo ci fosse anche bisogno di chiederlo.. Certo che lo sarò!- rispose felice. -E Maddie chi ha scelto?- chiese poi curioso.
-Faith..- 
Manco poco che Justin non si strozzasse con la sua stessa saliva.
-Quindi vuol dire che ritornerà a Stratford?- rielaborò.
-Penso proprio di sì..- rispose veloce Ryan, facendo sorridere sempre di più l’amico.
-Lassù deve esserci per forza qualcuno che vuole vederci insieme.. E’ la mia occasione e giuro che non me la lascerò sfuggire!- disse entusiasta.
-Bravo amico, così mi piaci!- scherzò l’altro.
 
-Faith?- chiamò la donna dall’altro lato del telefono.
-Hey Maddie, come stai?- domandò felice di sentirla l’altra.
-Benissimo.. Ryan mi ha chiesto di sposarlo!- disse tutto d’un fiato senza riuscire a nascondere l’entusiasmo.
-Oh mio dio, stai scherzando?!- domandò incredula la mora.
-No! E abbiamo già fissato la data: 15 dicembre! Pretendo che tu mi faccia da testimone!-
-Io.. oddio, certo che lo sarò! Non ci posso credere, ti sposi!- urlò, mentre sentiva delle lacrime di felicità appesantirle gli occhi.
-Non dirlo a me.. aspettavo questo momento da così tanto! Sono felice che me l’abbia finalmente chiesto!- rispose entusiasta.
-E Cheryl? Dio, sarà felicissima anche lei! Porca miseria, devo correre a prenotare l’aereo per venire lì!-
-Ecco, non è che potresti venire tipo una decina di giorni prima? Per aiutarmi negli ultimi preparativi..- le domandò Maddie.
-Certo, non ci sono problemi! Cioè, in realtà ce ne sarebbero con l’università e ste cose.. ma voglio dire: ti sposi!- ribattè Faith. Tra le due era senz’altro quella che non riusciva a credere alla notizia.. E il che era strano, dato che non era lei a doversi sposare, ma alla fine c’era un motivo per la sua reazione: sapeva quante cose Ryan e Maddie avevano dovuto affrontare fin da quando avevano appena 17 anni e ora, sapere che presto sarebbero stati una famiglia vera e propria, la rendeva felicissima.
-Vi meritate di essere felici, davvero.. Comunque chi ha scelto Ryan come testimone?- domandò poi.
-Penso proprio Justin..- disse, facendo sgranare gli occhi alla mora.
Aveva totalmente messo da parte il discorso Justin per qualche secondo, dimenticando che il fattore ‘matrimonio e ritorno a Stratford’ includesse nel pacchetto anche il fatto di dover rivedere Justin.
-Ah.. beh sì, dovevo immaginarlo del resto sono migliori amici fin dai tempi che furono- si affrettò di rispondere.
-Faith..-
-No davvero sono contenta, dopo tutto questo casino ci voleva una notizia diversa e più allegra- ammise.
-Io ho fiducia in voi due, tutti l’abbiamo.. Giurami che quando ritornerai qui riuscirai a chiarire con lui- la mise alle strette quella.
-Ci proverò..- fu costretta a dire. –Sempre che non mi ritrovi Justin a letto con mia cugina di nuovo- aggiunse, sarcastica.
-Ah sì, mi ha raccontato Ryan.. mi dispiace, però ricordati che Justin è sempre stato un completo idiota e a volte fa le cose senza nemmeno pensare. Però è papale il fatto che ti ama ancora e non vuole vederti soffrire-
Faith rimase a sentire quelle parole senza sapere con esattezza cosa rispondere.
Alla fine erano cose che ormai sapeva anche lei, ma c’era ancora qualcosa che la bloccava dal ritornare tra le braccia di Justin.
-Lo so.. è che c’è qualcosa che mi blocca dal tornare da lui- disse sincera.
-Ovvero?- chiese quella, senza capire cosa intendesse l’amica.
-Non lo so, ho paura che poi finirà male.. Io abito pur sempre a New York, lui lì a Stratford. Metti anche che tornassi con lui, cosa succederebbe se uno dei due dovesse stancarsi di questa distanza un giorno?-
Dall’altra parte del telefono Maddie scosse la testa, pur consapevole del fatto che Faith non poteva vederla.
-Non succederà, fidati di me- le disse sicura.
-Come fai a dirlo?-
-Justin ha speso un anno e mezzo della sua vita a scriverti lettere e tre anni a pensarti nonostante la distanza. Credi davvero che, una volta che sarete tornati insieme, questo possa farlo stancare? E lo stesso vale per te: hai mai riflettuto davvero sul perché dopo tre anni sei ancora qui a capire cosa fare con lo stesso ragazzo?- la fece riflettere Maddie.
-Io.. lo amo- sussurrò più a se stessa che all’amica.
-Esattamente.. e lui ama te, quindi sarebbe anche ora che voi la smettiate con questi problemi inesistenti e che torniate insieme, rendendoci tutti felici- scherzò la ragazza.
Faith si lasciò andare in una risatina: la divertiva il modo in cui tutti i loro amici supportassero lei e Justin.
-Sì ma adesso devo aspettare due settimane prima di rivederlo- si lamentò poi.
-Hey amica, hanno inventato i cellulari, sai? Ora che avete l’uno il numero dell’altra, chiamalo se proprio non riesci a resistere. E con questo me ne vado. Mi fa piacere farti da psicologa, ma ho un matrimonio da organizzare. Ci vediamo presto, ti voglio bene Faith!-
-Sei la miglior psicologa del mondo.. Grazie Maddie, ti voglio bene.. e auguri ancora!- e così dicendo, chiuse velocemente la telefonata.
 
Si recò in camera sua, mentre le parole di Maddie continuavano a rimbobarle nella testa.
Aprì la valigia che la sera prima non aveva avuto la forza di disfare e si sorprese quando trovò le lettere di Justin.
Quando gliele aveva messe lì? Cercò di fare mente locale e si ricordò immediatamente di quando, in aeroporto, si era offerto di prenderle dal taxi la valigia. 
Sorrise, nel vedere come Justin aveva organizzato tutto.
Prese poi in mano quelle lettere e iniziò a guardarle. Riflettè a lungo e comprese che forse, per almeno una volta nella sua vita, avrebbe dovuto lasciar perdere la razionalità delle cose e buttarsi a capofitto in quella strana avventura che era la vita. Niente 'se', niente 'ma', ora c'erano solo lei, Justin e quello che sarebbero potuti ritornare ad essere. 
Afferrò quindi il telefono e cercò per tutta la rubrica quel numero, che velocemente compose. 

-Pronto?- disse sorpreso Justin nel vedere il nome di chi lo aveva appena chiamato.
-Rincominciamo- propose, senza troppi giri di parole, la voce di Faith. 
Ripensò poi alle parole di Debbie; forse non era nemmeno così tanto in torto. Le favole potevano esistere ancora e nella sua, Maddie era stata senz'altro l'aiutante magico.. Ora stava al principe, alias professore di inglese, decidere cosa fare: tornare o non tornare dalla fanciulla, studentessa universitaria? 
La risposta, però, non tardò ad arrivare.


-My space-
Ebbene sì, i nostri due amici Maddie e Ryan si sposano!
Siete felici? ^-^
Io sì, perchè adoro la loro famigliola ahah
Bene, cazzate a parte, come avete visto Faith si è schiarita decisamente le idee, ha messo da parte i timori e *colpo di scena* ha chiamato Justin. 
E bon, adesso i due amici dovranno rivedersi, celebreremo il matrimonio di Maddie e Ryan e scopriremo cosa succederà ancora. 
Ne approfitto per rigraziarvi per le recensioni e per i numeri che sono aumentati velocemente (e la cosa mi ha lasciata :o) dei preferiti, seguiti e ricordate. 
Grazie mille davvero, siete meravigliosi :)

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Capitolo 13
*** I love you. ***


-Sei seria?- le chiese incredulo Justin dall’altro capo del telefono.
-Sì Justin, sono seria. E’ stupido da parte mia, o comunque di entrambi, respingere i nostri sentimenti. Ho parlato con Maddie e mi ha fatto ragionare su un po’ di cose.. Ho capito che probabilmente ci tengo troppo per lasciarti andare e non posso proprio permettermelo, non ora che finalmente ci siamo ritrovati- parlò sincera.
-Ti giuro che se solo fossi qui correrei ad abbracciarti- le disse in tutta risposta, facendola sorridere.
-Allora adesso.. cosa siamo con esattezza?- domandò poi il biondo.
-Siamo due ex, ancora innamorati, che hanno deciso di darsi una seconda possibilità- spiegò brevemente Faith.
-Quindi non sei ancora la mia ragazza?- chiese un po’ deluso lui.
-Mi spiace signor Bieber, ma con una proposta del genere non potrei mai accettare- lo prese in giro.
-Non ti aspetterai cose in grande stile, vero?- le domandò.
-Ci vediamo tra due settimane circa, hai tempo per organizzarti e sorprendermi- continuò a schernirlo, cercando di trattenere le risate.
-Faith..- la richiamò lui. –Dai sto scherzando!- -Oh, menomale..- si ritrovò a dire, anche se la sua mente aveva già elaborato qualcosa. Faith si meritava davvero quella sorpresa e lui avrebbe fatto di tutto per farla tornare ad essere la sua ragazza con una proposta degna di tale nome.
-Non vedo l’ora di rivederti..- si ritrovò a dire la ragazza.
-Anche io.. E, senti, so che è la milionesima volta che te lo dico, ma mi dispiace veramente per tutto.. Non avrei mai voluto farti stare così male-
-Justin..- lo fermò. –Davvero, basta preoccuparsene. E’ passato, non mi interessa più niente di Jennifer, di Caitlin o di qualsiasi cosa tu mi abbia detto. Ora voglio pensare solo a noi-
Il biondo si ritrovò a sorridere e a ringraziare mentalmente Dio per aver permesso che Faith prendesse quella decisione. –Suona bene ‘noi’. Io, te, noi.. Credo sia la mia nuova parola preferita- le disse, facendola ridere.
-Come fai ad avere una parola preferita?- lo prese in giro.
-Ce l’ho e basta.. Sei per caso invidiosa?- ribattè, con un certo tono accusatorio che non fece altro che provocare altre risate in Faith.
-O no, tranquillo. Tieniti pure la tua parola.. Comunque hai già saputo di Maddie e Ryan, vero?- gli domandò poi.
-Sì e so anche che saremo entrambi testimoni. Sono così felice per quei due!- disse sincero.
-Verrò lì una decina di giorni prima così che possa aiutare Maddie negli ultimi preparativi- lo informò.
-Non capisco perché abbiano deciso di affrettare così tanto le cose.. non avrebbero potuto semplicemente aspettare qualche mese di più?-
Faith sorrise. –Onestamente li capisco.. Quando tieni a qualcosa è impossibile pazientare per ottenerla, credimi- gli rispose, facendo riferimento al fatto che lei non aveva tardato di mezzo secondo per chiamarlo.
-Beh.. io ti ho aspettata per tre anni- ribattè lui.
-Evidentemente tu sei l’eccezione che conferma la regola-
-Ne sono onorato allora..- si lusingò. -Comunque devo andare a scuola, ho lezione di pomeriggio oggi. Ti chiamo più tardi, d’accordo?- aggiunse poi.
-Va bene prof- scherzò Faith.
Era davvero felice di aver preso quella decisione e di aver messo da parte tutto quello che c’era stato prima e che aveva impedito loro di tornare insieme. Sapeva che avevano un sacco di tempo da recuperare, ma sapeva anche che ora, niente e nessuno gliel’avrebbe impedito, perché era determinata a tenersi stretta quel ragazzo che, dopo tre anni, riusciva ancora a farla ridere come solo lui sapeva fare, anche solo attraverso uno stupidissimo telefono.
 
I giorni trascorsero veloci, così come i momenti che Justin e Faith trascorrevano al telefono a parlare del più e del meno. La mora approfittò poi di quel periodo per leggere le lettere che il ragazzo le aveva mandato il 25 settembre, il 18 ottobre e il 20 novembre 2010; la prima era in occasione del suo compleanno, nella seconda, purtroppo, le annunciava la morte di suo padre per via di un incidente in auto e nella terza la supplicava di tornare da lui e aiutarlo a superare quel momento.
Riuscire a descrivere le sensazioni che provava durante quelle letture era impossibile. Si sentiva così in colpa per non esserci stata quando ne aveva bisogno e si accusava di non aver fatto altro che peggiorare quella situazione.
Nonostante ciò, da quando avevano deciso di darsi una seconda occasione, l’argomento ‘lettere’ non era ancora uscito. Non sapeva bene se il biondo lo stesse evitando apposta o cosa, ma per il momento le andava bene così.

-Non ti arrabbi se ti dico che domani non posso venirti a prendere all’aeroporto, vero?- le domandò Justin, mentre la ragazza era impegnata a preparare la sua valigia.
-Come mai non puoi?- gli chiese di rimando.
-C’è mia madre che ha bisogno di un aiuto per liberare la soffitta, quindi sono bloccato tutto il giorno da lei.. Penso ci vedremo fra due giorni..-
-Ah..- rimase di stucco lei, un po’ alterata dal fatto che avrebbe dovuto aspettare altro tempo per riabbracciarlo. –Perché non me l’hai detto prima?-
-Perché è stata una cosa decisa all’ultimo minuto..- si difese lui. –Mi dispiace, mi farò perdonare giovedì- aggiunse poi, sentendo solo silenzio dall’altra parte della cornetta.
-D’accordo..- rispose amareggiata.
-Faith?- la richiamò. -Che c’è?-
-Mi dispiace davvero, credimi. Vorrei venire lì a prenderti, ma mia madre mi ha praticamente fatto intendere che se non l’aiuto mi disereda- le disse poi, facendola ridacchiare.
-Lo so che alla fine è solo un giorno però boh, mi ero già fatta tutti i filmini dove io arrivavo, ti vedevo, lasciavo giù la valigia e ti correvo incontro. Tu ovviamente mi prendevi in braccio e iniziavi a farci girare..- gli confessò, facendolo scoppiare a ridere.
-Sarà per la prossima volta magari..- le rispose poi.
-A parte gli scherzi.. quindi non viene nessuno a prendermi all’aeroporto?- domandò.
-Non credo.. So che anche gli altri sono impegnati-
-Begli amici che ho..- si ritrovò a commentare Faith.
-Eddai, non è colpa nostra se hai scelto proprio il giorno peggiore per tornare, dove tutti siamo pieni di impegni-
-Ah quindi sarebbe colpa mia? Bene Bieber, la chiamata può finire anche qui. Ciao!- ribattè ironica.
In tutta risposta Justin scoppiò a ridere.
-Ci vediamo dopodomani..- aggiunse poi.
-Mmh.. ciao e puliscila bene la soffitta, non voglio sentire Pattie lamentarsi poi- lo prese in giro.
-Tranquilla- ridacchiò. –Farò del mio meglio. Ciao piccola- la salutò, facendola sorridere per come l’aveva chiamata. Lo aveva sempre ritenuto un nomignolo stupido, ma doveva ammettere che pronunciato da Justin faceva tutto un altro effetto. E per questo le piaceva, tanto anche.
 
Dopo essere atterrata e aver recuperato il suo bagaglio, Faith fu finalmente fuori dall’aeroporto, rimanendo comunque delusa dal fatto che non si fosse davvero presentato nessuno a prenderla.
Doveva ammettere che fino alla fine aveva sperato che Justin le facesse una sorpresa e venisse comunque, ma a quanto pare era davvero impegnato con quella maledetta soffitta.
Prese un taxi e ben presto arrivò a casa di sua nonna.
Felice di rivederla, la abbracciò. –Nonna, come stai?- le chiese poi.
-Eh insomma.. Si tira avanti. Ma com’è andato il viaggio? Hai fame? Vuoi qualcosa da bere?- le offrì poi, facendola ridere.
Era un classico di sua nonna, o meglio, di tutte le nonne.
-No nonna, sono a posto per il momento grazie. Comunque non so se lo sai, ma sono tornata con Justin- le annunciò.
-Davvero?- le chiese felice. In tutta risposta Faith annuì. –Son proprio contenta! Te l’avevo detto io che avreste risolto la situazione-
 
Salì poi in camera sua a farsi una doccia e, una volta terminato, decise di dedicarsi finalmente alla lettura dell’ultima lettera che Justin le aveva spedito in passato.
 

“Stratford, 31 dicembre 2010

Cara Faith,
                      ti scrivo in questa data per comunicarti la mia decisione: d’ora in poi smetterò di scriverti lettere. E’ passato un anno e mezzo da quando te ne sei andata; me ne sono successe di tutti i colori in questi mesi e il fatto di non averti avuta vicino non ha fatto altro che peggiorare le cose. Probabilmente ti sembrerò incoerente, perché fino alla scorsa lettera dicevo di rivolerti con me, ma adesso ho finalmente capito che è tempo di lasciarti andare. Non so se sarò mai capace di dimenticarti, ma credo che il fatto di smettere di scriverti sia già un passo importante. Se mai dovesse venirmi la tentazione, strapperò tutto e uscirò a fare una passeggiata con Jennifer. Un anno sta per concludersi e, come quest’ultimo, credo che sia arrivato di chiudere in un cassetto qualsiasi cosa ti riguardi, inclusi i miei sentimenti per te.
Ti auguro tutto il meglio da questa vita.
Ciao Faith..

Justin”

 
Non si accorse di essere scoppiata a piangere fino a quando non sentì il sapore salato delle sue stesse lacrime sulle labbra. Erano tornati insieme e motivo di piangere non c’era; eppure quella lettera le faceva così male, pur essendo passato.
Da quello che era riuscita a intendere Justin all’epoca era veramente determinato a ricominciare la sua vita, cercando di eliminare qualsiasi ricordo fosse legato a lei.
Ora riusciva a interpretare più facilmente il perché di alcune sue azioni. Provò a rivivere mentalmente tutta la storia, mettendosi nei panni di Justin e cercando di immaginare quanto straziante fosse stato continuare a riporre speranza in qualcosa che ormai sapeva non sarebbe successo.. O almeno non fino a 3 anni dopo, quando lei sarebbe ritornata a Stratford per via di sua nonna. Ci pensò a lungo e se prima quella storia le sembrava incredibile, adesso non sapeva proprio più come definirla. In tutto ciò si ritrovò a sorridere, apprezzando il fatto che Justin non si fosse mai dimenticato di lei, questo perché i suoi sentimenti per lei erano più maturi di quelli di un comune diciassettenne. E lo stesso si ritrovò a pensare per lei. Il legame che li univa era qualcosa di unico e particolare, che, anche dopo 3 anni passati senza vedersi, o sentirsi, continuava ad esistere.
Si asciugò le lacrime, mentre iniziava a fremere dalla voglia di rivedere Justin, baciarlo e abbracciarlo. Le passò anche per la mente di chiamarlo, ma si fermò quando realizzò che non avrebbe fatto altro che fargli rallentare il lavoro.
Finalmente i suoi pensieri vennero distratti quando il campanello di casa suonò e Faith corse di sotto ad aprire, trovandosi Chaz vestito con uno smoking, con in mano un mazzo di rose e un porta abiti, dentro al quale immaginò esserci un vestito.
-Chaz?- domandò, sperando che le spiegasse velocemente il perché di quella visita.
-Non chiedermi niente.. questi sono per te- le rispose, porgendole i fiori.
-Qualcosa mi dice che c’è di mezzo Justin..- sorrise felice.
-Mettiti questo vestito, preparati e ti aspetto qui giù fra un quarto d’ora- le disse.
-E se io non volessi?- ribattè, facendolo sospirare. –Faith, tutto questo è imbarazzante per me, ma gli dovevo un favore per una cosa che aveva fatto lui per me, quindi..-
-D’accordo, d’accordo- rispose ridendo, mentre saliva le scale e andava a cambiarsi.
Aprì il porta abiti e rimase incantata dalla vista di un bellissimo vestito blu elettrico, senza spalline e che aveva un fiocco in vita sempre dello stesso colore.
Lo indossò velocemente, si truccò com’era solita fare con un po’ di matita e mascara e lasciò i capelli ricaderle sulle spalle.
Infilò un paio di tacchi neri, prese il suo cappotto anch’esso nero e scese di sotto da Chaz.
-Pronta!- esordì.
Salirono poi sulla macchina del biondo che iniziò a guidare.
-Dove stiamo andando?- tentò poi.
-Lo vedrai da te- la liquidò velocemente.
-Ma almeno ti ha pagato per farti tenere la bocca così cucita?- scherzò.
Si girò verso di lei e la guardò di striscio. –Ricordati di non chiedere mai favori agli amici e dirgli che ti sdebiterai con loro-
Passò circa un’ora e Faith rimase sempre di più stupita dalla durata di quel viaggio. Tutto le fu più famigliare solo quando vide un cartello con scritto ‘Bluewater’.
-Non ci credo.. ha veramente organizzato -qualsiasi cosa abbia organizzato- qui?- domandò, sprizzando di gioia.
Iniziarono ad attraversare le strade di quella città, fino a che non videro spuntare la costa del lago Huron.
Ben presto Chaz parcheggiò di fronte ad un ristorante situato sulla spiaggia e la aiutò a scendere.
-Bene, ho avvisato Justin che siamo arrivati, tra poco sarà qui- le disse poi.
-Chaz io non so che dire.. davvero grazie per tutto- lo abbracciò e il biondo risalì in macchina per tornare a Stratford.
Faith, rimasta sola, iniziò a guardarsi attorno, felice di essere di nuovo in quel posto che conservava uno dei ricordi più belli della storia tra lei e Justin.
-Buonasera..- esordì una voce alle sue spalle, che subito riconobbe.
Si girò e sorrise vedendo Justin indossare un cappotto grigio e dei pantaloni neri che gli arrivavano al ginocchio.
-Mmh.. la conosco per caso?- ribattè, facendolo ridere.
-Non credo, ma che ne dice di cenare con me stasera?- le propose, avvicinandosi e afferrandola per i fianchi.
-Non so, sa.. non è normale cenare con perfetti sconosciuti- lo provocò.
-Allora credo che non sia nemmeno tanto normale fare quello che sto per fare con una perfetta sconosciuta..- le disse, prima di far incontrare le loro labbra. Entrambi si ritrovarono a sorridere durante quel bacio tanto bramato nei giorni in cui erano rimasti lontani.
-La soffitta eh..- gli sussurrò Faith una volta terminato quel bacio, per poi abbracciarlo. Ridendo, Justin si immerse totalmente in quell’abbraccio, tenendola stretta e respirando a pieno il suo profumo.
-Mi sei mancata un sacco- le disse. –Anche tu, tanto- rispose lei.
 
Dopo aver cenato nel  ristorante, i due si apprestarono a fare una passeggiata sulla riva del lago. Si tenevano per mano, mentre con l’altra erano entrambi impegnati a reggere le proprie scarpe.
-Non riesco a credere che hai voluto farmi questa sorpresa riportandomi qui.. dopo 3 anni!- esclamò felice. Justin la guardò e sorrise.
-Ho pensato che fosse una cosa carina riportarti dove ti avevo chiesto di essere la mia ragazza..- le rispose.
-Riesco a ricordare quel giorno come se fosse ieri- confessò.
-Anche io- le rispose.
Incuranti della sabbia che si sarebbe potuta attaccare ai loro vestiti si sedettero sulla spiaggia.
Faith era appoggiata al petto di Justin che aveva, a sua volta, messo il mento sulla spalla della ragazza, mentre la teneva fra le sue braccia.
-E’ strano essere di nuovo qui.. di inverno poi- si ritrovò a commentare.
-Però è bellissimo, c’è una calma incredibile..- rispose di rimando lui.
-Sì- annuì lei, mentre guardava il lago.
Ad un tratto si girò verso il biondo, che la guardò confuso.
-Grazie per aver organizzato tutto questo, davvero..- gli disse poi. Justin si sporse in avanti, annullando le distanze. –Per te farei questo e altro-
Faith appoggiò la testa sul petto del ragazzo.
-Ho finito di leggere tutte le lettere..- esordì poi, sentendo il biondo irrigidirsi.
Si allontanò e prese a fissarlo negli occhi. –Credimi quando ti dico che mi dispiace da morire per tutto quello che ti ho fatto, per come ti sentivi per colpa mia.. Mi dispiace non esserci stata quando dicevi di aver bisogno di me, davvero..- concluse, abbassando lo sguardo.
-Hey..- la richiamò Justin, alzandole il mento con un dito e riportando i suoi occhi nei suoi. –Hey guardami.. Io lo so che avresti fatto di tutto per esserci e alla fine è andata così, ma ora non ha più importanza. Adesso siamo di nuovo insieme e non permetterò a niente e a nessuno di far sì che questo cambi- la rassicurò. –E a tal proposito..- continuò poi, alzandosi e sporgendo una mano a Faith, incitandola a far lo stesso. La ragazza l’afferrò e si tirò su, scrollandosi la sabbia che era rimasta sul vestito.
-Dato che ti aspettavi una richiesta in grande stile.. e non dirmi di no perché so che alla fine te la stai aspettando comunque- la precedette, vedendola sul punto di dire qualcosa. Faith rimase zitta e sorrise. –Come 3 anni fa sono qui, a chiederti se vuoi essere la mia ragazza- le disse, estraendo dalla tasca del giubbotto una collana con un ciondolo a forma di J.
Faith la guardò sorpresa e, sorridendo, accettò. –Certo che voglio esserlo-
Si lasciò legare la collana e poi si girò a guardarlo.
Lo guardò e rivisse quell’estate trascorsa insieme; lo guardò e riuscì a percepire il sapore di ogni bacio sulle sue labbra e il calore dei suoi abbracci; lo guardò e vide nuovamente tutte le lacrime che in più occasioni avevano solcato le sue stesse guance; vide tutte le urla, tutte le discussioni, tutte le parole che si erano detti.
Lo fissò, rendendosi conto che mai sarebbe riuscita a guardare qualcuno alla stessa maniera.
Lo guardò un’ultima volta e sentì il cuore sprofondarle nel petto; quelle piccole, ma importanti parole premevano per uscire e, ben presto, Faith le accontentò.
-Ti amo Justin- gli sussurrò, avvicinandosi ancora di più al suo viso.
-Ti amo anch’io Faith- le rispose, prima di premere, ancora una volta, sulle labbra della ragazza.


-My space-
Hola chicossss!
Non sono morta, sono ancora tra di voi, tranquilli.
Mi dispiace per averci messo così tanto ad aggiornare, ma in questi giorni ero la pigrizia in persona... lollino
Vabbè comunque vi ho fatto questo capitolo super lungo, che spero non vi abbia annoiato e vi sia piaciuto.
Inizialmente Justin volevo farlo vestire come nel video di Never Let You Go, peccato che poi mi sia ricordata che nella storia fosse quasi inverno e mi son presa malissimo AHAH
Ma vabbè, sono una ragazza simpatica e va così lol
Dopo aver detto queste stronzate, volevo dirvi che manca un ultimo capitolo, dove ci sarà il matrimonio di Maddie e Ryan e l'epilogo, che sto ancora decidendo come farlo.
Vi volevo anche ricordare di passare a leggere la mia nuova ff 'you came justin in time' 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1794600&i=1 sempre se siete interessate a leggere qualcos'altro di mio :)
Detto ciò, vi lascio. 
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo con una recensione, che mi fa molto piacere :3
Grazie a tutti! 

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Capitolo 14
*** Wedding. ***


-Allora, come andiamo qui?- esordì Faith, entrando nella stanza in cui Maddie stava ultimando di prepararsi. Diede un’occhiata alla sua amica, rimanendo incantata da quanto fosse meravigliosa in quell’abito bianco che, fin da quando poteva ricordare, aveva sempre sognato di indossare.
-Io.. non riesco a crederci che mi sposo- rispose sinceramente la ragazza. –E invece devi crederci quasi signora Butler- ribattè allegramente Faith, facendole un occhiolino. -In ogni modo gli invitati sono già tutti in chiesa.. Ormai è tutto pronto. Manca solo una cosa..- aggiunse poi.
-Oddio, cosa?!- urlò quasi istericamente Maddie, facendosi fin da subito prendere dal panico.
La mora si lasciò andare ad una risata, avvicinandosi al tavolo su cui era appoggiato il bouquet. –Rilassati Maddie, manca solo questo- le disse, porgendole il mazzo di fiori.
Entrambe presero a guardare l’immagine di Maddie riflessa nello specchio e, poco dopo, si resero conto di avere gli occhi pieni di lacrime. –Non piangere!- scandì bene Faith. –Guarda in su e non piangere, perché non permetterò di rovinare quel trucco meraviglioso!- disse, facendo ridere l’amica.
-Sono così felice per te e Ryan, davvero- le confidò, forse per la decima o undicesima volta da quando aveva saputo di quel matrimonio. –Grazie Faith.. Non solo per questo, ma per quello che hai fatto, per avermi aiutata con il matrimonio e tutto.. Sei davvero un’amica- le sorrise, prima di abbracciarla.
-Non dovevi neanche dirlo.. tu mi hai aiutato un sacco con Justin- replicò, pensando al fatto che durante quella mattinata non l’aveva ancora visto e sicuramente non l’avrebbe potuto fare fino alla cerimonia, dato che ormai manca davvero poco tempo.
-Maddie la macchina è qui sotto che ti aspetta. Faith noi dobbiamo iniziare ad andare- la richiamò Caitlin che, dopo aver fatto i complimenti a Maddie su quanto fosse meravigliosa, uscì dalla stanza in compagnia della mora.
 
Salirono velocemente sulla macchina di Caitlin e ben presto si ritrovarono davanti alla chiesa principale di Stratford, dove Faith scorse immediatamente la figura di sua cugina.
-Non sapevo avesse invitato anche lei..- esordì, facendo cenno alla ragazza che era impegnata a parlare con Justin.
-Sì beh.. ha detto che si sentiva cattiva nel non invitarla- le rispose velocemente l’amica.
-Mmh.. grazie a Dio che tu, pur avendo il suo stesso nome, sei completamente diversa- commentò poi. –Che c’entra il nome? Tu hai persino lo stesso sangue, ma non sei come lei- ribattè Caitlin, costringendo la mora a darle ragione.
-Comunque corro a fermare quella conversazione.. Non mi piace vedere Justin in compagnia della mia cara cugina- disse sarcastica, per poi scendere dalla macchina.
Si strinse nel cappotto per via del freddo e in un attimo raggiunse i due.
-Justin?- lo richiamò. In un attimo il biondo si girò, trovandosi Faith di fronte. –Faith- la salutò, sorridendole. –Devo parlarti, vieni.. Scusaci Caitlin- disse, trascinando il biondo via da lì.
-Beh, che succede?- esordì quest’ultimo, una volta che la mora si fermò.
-Perché parlavi con Caitlin?- gli domandò, squadrandolo completamente.
-E’ venuta lei da me.. Mi ha chiesto come andassero le cose e le ho detto che sei tornata ad essere la mia ragazza- spiegò lui, senza capire il perché di quella reazione.
-Mmh.. ho capito- disse secca lei. –C’è qualcosa che dovresti dirmi?- le chiese poi Justin, portandole una mano sulla vita e avvicinandola a lui.
Faith si ritrovò a sospirare, senza nessuna voglia di creare nuovi casini. –Puoi semplicemente starle alla larga? Sai com’è.. dopo quello che è successo non mi piace saperti vicino a lei-
-Se ti rende tranquilla, va bene. Cercherò di evitarla- le rispose, accarezzandola una guancia.
-Grazie- gli rispose, prima di affondare il volto nel suo petto. -Dovremmo entrare- disse poi, staccandosi da quell’abbraccio.
-Sì, ma prima..- ribattè Justin, fermandola e poggiando le sue labbra su quelle della ragazza, che sorrise. –Perfetto, ora possiamo andare- le sorrise di rimando, afferrandole la mano e dirigendosi verso l’entrata della chiesa.
Ben presto, tra la commozione generale, la cerimonia fu conclusa e i due neosposi uscirono dalla chiesa dove, per tradizione, furono investiti da parecchie manciate di chicchi di riso.
Si dedicarono poi alle foto, posando con tutti i presenti, prima di mettersi in moto diretti verso il luogo in cui si sarebbe tenuto il ricevimento. Ad un tratto l’attenzione di Faith fu catturata dall’immagine di Justin che, nuovamente, parlava con sua cugina. Sentì una strana sensazione farsi spazio nel suo stomaco: gelosia? Non esattamente; era più una sorta di fastidio, sia per il fatto che il suo ragazzo fosse con Cailtin, sia per il fatto che stesse parlando ancora con lei quando gli aveva esplicitamente chiesto di starle alla larga.
Alterata dalla situazione, ma decisa a far finta di nulla per non creare litigi nel giorno del matrimonio di Maddie, la ragazza si affrettò a raggiungere l’amica Caitlin, che aveva osservato tutta la scena e aveva già capito cosa stesse pensando la mora.
-So cosa stai pensando..- esordì quella, quando Faith le fu vicina. Quest’ultima, in tutta risposta, alzò le spalle. –Non ho nemmeno voglia di andare a parlarci di nuovo, rischierei di rovinare la giornata a me e anche a Maddie e Ryan se solo si creassero casini..- rispose sincera. L’amica si limitò ad abbracciarla. –Dai, andiamo, sono partiti quasi tutti ormai..- disse poi.
Faith fece per salire in macchina, ma fu afferrata da un braccio e fu costretta a girarsi. –Che vuoi?- chiese, non del tutto cortese, ritrovandosi il biondo davanti che aveva dipinta sul viso un’espressione confusa.
-Dove stai andando?- le domandò Justin di rimando. –Al ricevimento come tutti, perché?- rispose, continuando a mantenere quel tono distaccato, che fece comprendere al ragazzo che c’era qualcosa che non andava. -Credevo venissi con me..- ammise poi. –Credevo andassi con mia cugina..- ribattè quella, sfoderando un sorriso fintissimo.
-Caitlin non ti dispiace se Faith viene con me, vero?- chiese retoricamente Justin, continuando a tenere una mano attorno al polso della sua ragazza e iniziando a trascinarla verso la sua macchina.
-Hey, no! Devo andare con Cailtin, dobbiamo fare delle cose che ci ha chiesto Maddie!- si lamentò la mora, mentendo spudoratamente pur di non rimanere in sua compagnia, sapendo già che avrebbero discusso. –Beh c’è Chaz, prenderà lui il tuo posto, non preoccuparti- la stroncò Justin e Faith fu costretta ad abbandonare le speranze di riuscire a evitare il discorso che li attendeva quando vide Caitlin partire. Si guardò attorno e notò che ormai erano rimasti solo loro, dato che gli altri invitati erano già tutti sulla strada del ristorante.
-Justin sai che il ristorante è a due ore da qui? Arriveremo in ritardo se non ci muoviamo subito!- tentò poi.
-A che gioco stai giocando Faith?- la riprese lui, con un tono duro che fece rabbrividire la ragazza. –Perché stai facendo così?- continuò.
-Non ho voglia di parlarne, apri la macchina e andiamo dai..- lo incitò poi, afferrando la maniglia della macchina e aspettando che il biondo facesse scattare la serratura, ma ciò non accadde. Al contrario si sentì afferrare per le spalle e, dopo averla voltata verso di sè, la intrappolò tra se stesso e la macchina.
-Ti stai comportando da bambina- le disse. –Non è vero!- si affrettò a rispondere Faith, offesa.
-Sì invece!-
-No!-
-Vedi? Lo stai facendo anche adesso!-
-Smettila e andiamo!- sbottò la ragazza, dando una spinta a Justin con la speranza di smuoverlo da lì, ma la cosa fu del tutto inutile.
-Non metto in moto finchè non mi dici perché stai facendo tutte queste scene!- ribattè lui, avvicinandosi sempre di più alla giovane.
-Chi è il bambino ora? Comunque non c’è problema, prenderò un taxi!- disse, scansandolo brutalmente e iniziando a camminare per la strada nella speranza di trovarne uno, dato che a memoria non ricordava il numero per chiamarlo.
Sentì i passi di Justin seguirla e, per questo motivo, continuò a camminare facendo finta di avere la situazione sotto controllo.
-Cammineremo ancora per tanto?- si lamentò poi il ragazzo.
-Puoi sempre tornare indietro e andare con la tua macchina. Saremo in straritardo e il tuo tesoro si preoccuperà nel non vederti arrivare. Chissà, magari aspira anche a riuscire a ottenere un ballo con te oggi!- disse sarcastica, costringendo Justin a raggiungerla e a pararsi di fronte a lei.
-Senti ho capito che è per Caitlin, ma voglio che tu me lo dica in modo diretto, senza troppi giri di parole!- le disse, ottenendo in tutta risposta un sonoro schiaffo sulla guancia. Rimasero qualche secondo a guardarsi, dato che nessuno dei due sapeva cosa dire.
Con lo stesso istinto con cui gli aveva tirato lo schiaffo, Faith abbracciò il ragazzo, spiazzandolo per la seconda volta di fila nel giro di cinque minuti. –Scusa, ho esagerato..- disse poi, prima di sentire il biondo stringere la presa attorno a lei. –Mi dà fastidio vederti con lei e ti avevo chiesto di non farlo. Non riesco a vederla, tanto meno con te e speravo che stamattina fossi sincero quando hai detto che l’avresti evitata..- confessò, mantenendo un tono calmo: il fastidio che, inconsapevolmente aveva fatto scaturire anche un po’ di rabbia nella ragazza, se n’era completamente andato. Si sentiva stanca e voleva solamente fare pace con Justin.
-Lo so, ma è stata lei che è venuta da me non appena abbiamo finito di scattare le foto e credimi che stavo cercando una scusa per andarmene. Ti prometto che le starò lontano, questa volta davvero, a costo di starti appiccicato tutto il giorno, fino a che non ti stancherai di avermi attorno- le rispose, provocando una risata di Faith. –Non mi stancherei mai di te- ribattè sincera, accarezzandogli il viso. –Nemmeno io..- le confessò, prima di appoggiare le labbra su quelle della ragazza, che si ritrovò a sorridere. -Ti amo, anche quando sei gelosa marcia di tua cugina- aggiunse poi.
-Non sono gelosa marcia! Mi dà solo fastidio, te l’ho detto!- si lamentò, contrariata da ciò che lui aveva appena detto. Justin sorrise maliziosamente, per poi avvicinarsi di nuovo al suo viso. –Chissà quanto ‘fastidio’ ti darebbe se baciassi Caitlin in questo modo..- la provocò, prima di iniziare a baciarla con passione e continuando fino a che entrambi non avvertirono il bisogno di riprendere fiato.
-Provaci e giuro che sei morto..- scherzò, minacciandolo. –Ah sì, e perché mai sarei morto?- continuò, voglioso di sentirsi dire due parole precise da Faith.
-Perché sono io la tua ragazza!- rispose in modo fin troppo ovvio lei; Justin però fece una smorfia. –Mmh, non è quello che voglio sentirmi dire, riprova..- continuò, mantenendo un certo sorrisetto sul volto.
Faith allora comprese con esattezza cosa voleva sentirsi dire, così si avvicino di più al ragazzo e nell’orecchio gli sussurrò: -Sei mio-. Il biondo si ritrovò a sorridere e ad abbracciarla ancora una volta. –Dovrei fartelo dire più spesso, suona così bene- scherzò, provocando la risata di entrambi.
-Ti amo, davvero- aggiunse poi Justin. –Ti amo anche io, più di quanto immagini- rispose lei, senza lasciar sfumare il sorriso sul suo volto. –Allora deve essere veramente tanto- ribattè, accarezzandole i fianchi. -Tantissimo- disse lei, prima di ricongiungere ancora una volta le loro labbra.
A vederli da fuori nessuno sarebbe riuscito a dire che avevano appena finito di discutere; e alla fine loro due erano così: entrambi testardi ed orgogliosi, ma si amavano talmente tanto da sapere, a turno, mettere da parte l’orgoglio e scusarsi.
Dopo aver passato tre anni separati, ora non avrebbero mai permesso a niente e nessuno di mettersi in mezzo a quella storia; le redini del loro destino ce le avevano in mano solo loro ed entrambi avevano in mente la stessa direzione. 

-Oh, finalmente!- esordì Ryan, vedendoli arrivare. –Pensavamo vi foste persi!- continuò poi.
-Scusateci, abbiamo avuto qualche problema..- spiegò brevemente Faith e, dal suo volto, Maddie capì subito cosa intendesse. -Fammi indovinare, qualche problema chiamato Caitlin?-
-Sì, ma è tutto risolto, forse Faith ha finalmente capito che amo solo lei e nessuna potrà mai prendere il suo posto- rispose Justin, stringendo la ragazza al suo fianco e facendola arrossire.
-Smettila- bofonchiò imbarazzata, facendo ridere i tre ragazzi.
 
Ben presto tutti si sedettero nei posti che erano stati assegnati ad ognuno di loro e i camerieri iniziarono a portare, per gradi, tutto ciò che era scritto nel menù.
Avevano appena finito di mangiare gli antipasti e il primo che Faith fu costretta a fermarsi per via dell’immensa quantità di cibo che era presente.
-Maddie è tutto buonissimo, ma sto per morire quindi mi prendo una pausa- le disse, mentre Justin, seduto vicino a Ryan, divorava tutto e rideva col giovane. La mora rimase a osservarlo e si ritrovò a pensare che non c’era niente di più bello del sorriso del ragazzo che amava. Avrebbe fatto di tutto per permettere a quel sorriso di essere sempre sul suo volto ogni giorno che avrebbero trascorso insieme. Justin si girò a guardare la sua ragazza e sorrise trovandola già impegnato a fissarlo.
Il pranzo continuò per quelle che a Faith sembrarono infinite ore, anche perché ormai nel suo stomaco non entrava più nulla. Ringraziò Dio quando la band ingaggiata iniziò a suonare e molte persone si alzarono per andare nella pista a ballare. Faith invece ne approfittò per alzarsi e uscire fuori a prendere un po’ d’aria.
Le piaceva come si era svolto quel matrimonio e il clima che si respirava era fantastico. Si girò a osservare le vetrate della sala, guardando come tutti all’interno si stessero divertendo e, anche se ora si trovava da sola, anche lei si stava godendo a pieno quella giornata.
Dopo qualche minuto vide Justin uscire fuori e raggiungerla. –Tra poco iniziano con i lenti e mi dispiace, ma mi devi concedere per forza un ballo- le disse, cingendole i fianchi.
-E questo sarebbe un invito?- lo prese in giro. –No, un obbligo- le rispose, facendole un occhiolino e trascinandola dentro la sala, dove il dj, che aveva da poco preso il posto della band, iniziò a mandare alcuni lenti e, in un attimo, Faith si ritrovò con le mani dietro il collo di Justin a ondeggiare con lui sulle note di una canzone sconosciuta.
-Secondo te finiremo così anche noi?- domandò poi, guardando i nonni di Maddie che, abbracciati come loro, ballavano lì vicino. Justin seguì lo sguardo di Faith e si ritrovò a sorridere per via della scena.
-Se sarai disposta ad amarmi anche quando stordito dalla vecchiaia sarò convinto che Beyoncè sia la mia ragazza, allora sì- scherzò, facendole corrucciare le sopracciglia.
-Che vuoi? Mio nonno fa così con mia nonna: è convinto che la sua ragazza sia quella che vende le pentole in tv!- spiegò, facendo ridere Faith. –Oddio, e tua nonna?- domandò lei.
-Sopporta e fa finta di niente. Del resto non può farci niente- rispose, alzando le spalle.
-Beh in ogni caso sì, ti amerò anche se dovessi finire come tuo nonno- gli sorrise e, involontariamente, Justin si ritrovò a far lo stesso.
-E tu? Mi amerai anche quando sarò piena di rughe?- gli chiese poi.
Il biondo annuì convinto. –Quando sarai piena di rughe e quando dovrai mettere la dentiera.. sempre, in ogni singolo giorno, in ogni singolo momento e in ogni singolo luogo. Finchè ci sarai te, tutto andrà bene- concluse, appoggiando la fronte su quella della ragazza, prima di baciarla.
-Non ti cambierei mai con nessuno al mondo, lo giuro- gli confessò, ritrovandosi a pensare, per l’ennesima volta, quanto fortunata fosse stata a ritrovare quel ragazzo che non avrebbe mai condiviso con nessun’altra persona al mondo.
Se non forse con tre persone che ancora nessuno dei due conosceva…


-My space-
Perdonate l'incredibile ritardo, giuro che non volevo, solo che il tempo è passato così veloce...
Il capitolo poi lo avevo già pronto da qualche giorno, ma mi perdevo sempre nel vedere film, o leggere, o cose di questo genere ahah
Spero vi sia piaciuto, anche perchè era l'ultimo e il prossimo è l'epilogo, ovvero la conclusione di tutto (omg)
Vi prometto che ci metterò pochissimo a postarlo (anche perchè non aspettatevi qualcosa di lungo come questo, è, per l'appunto, un epilogo)
E nulla, dato che siamo alla fine mi farebbe molto piacere ricevere qualche recensione in più :/
Ci vediamo prestissimo con l'epilogo, davvero :)

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Capitolo 15
*** Epilogo. ***



10 anni dopo..


-Mamma allora, sei pronta a partire?- esordì Justin, salendo sulla macchina già carica di bagagli.
-Certo, e voi lì dietro siete pronti?- domandò di rimando Faith, girandosi a guardare i piccoli.
-Sì!- squittirono felici Jesus e Callie, mentre Destiny stava già dormendo nel suo seggiolino.
I primi due avevano rispettivamente 4 e 3 anni, mentre la più piccola aveva appena un anno e mezzo. Jesus e Destiny erano entrambi biondi come Justin, mentre Callie era castana, ma a differenza degli altri due aveva ereditato lo stesso color nocciola degli occhi di suo padre.
Più lei e Justin li guardavano, più si divertivano a vedere a chi assomigliassero di più. Era una sorta di competizione tra di loro, ma su una cosa erano d’accordo: erano la cosa più bella che avessero mai potuto creare.
-Allora andiamo, la nonna ci sta aspettando al lago!- disse poi, mettendo in moto la macchina e iniziando a percorrere la strada che li avrebbe condotti in un posto che a Justin e Faith stava molto a cuore: quello dove si erano fidanzati. A distanza di anni ci stavano finalmente tornando e questa volta con loro c’erano anche quei bambini nati dal loro amore.
Dopo il matrimonio di Ryan e Maddie erano successe un sacco di cose e nuovi ostacoli si erano posti tra di loro. Primo fra tutti fu la distanza: per quanto Faith amasse Justin, aveva deciso di tornare a New York a finire gli studi e laurearsi finalmente in giornalismo. Il biondo, allo stesso tempo, non poteva di certo mollare il lavoro che aveva a Stratford. Così, tra chiamate e visite nei weekend, erano riusciti a superare anche quegli anni. Faith si era tranquillamente laureata e, dopo averci pensato a lungo, aveva deciso di trasferirsi a Stratford, dove aveva Justin, sua nonna e tutti i suoi amici. L’unico dispiacere che portò quella decisione fu quello di dover lasciare anche le sue migliori amiche Debbie e Cathleen, con le quali ormai si era persa di vista, anche se a volte le capitava di parlarci ancora tramite telefono.
In ogni caso Faith trovò lavoro in un piccolo giornale locale e, dopo aver messo qualche soldo da parte, lei e Justin andarono finalmente a vivere insieme. Ne succedette poi il loro matrimonio e ora, a distanza di dieci anni, si ritrovavano sposati, con dei figli e ancora innamorati.
Come qualsiasi famiglia anche nella loro c’erano alti e bassi. A volte era dura riuscire a gestire tre bambini piccoli insieme, ma Faith e Justin erano determinati a crescerli sani e con una buona educazione.
Allo stesso tempo i problemi non mancavano nemmeno tra di loro come coppia. Capitava che si ritrovassero a litigare, spesso per problemi come i soldi, altre volte invece per cose futili. Entrambi però sapevano che nessun litigio li avrebbe mai separati per davvero.
Erano cresciuti, erano cambiati, ma l’unica cosa che non avevano mai modificato era il loro amore; quello era forte proprio come quello di dieci anni prima.
Ad un tratto Faith sentì Justin afferrarle una mano e intrecciare le loro dita. L’avvicinò poi alle sue labbra, lasciando un dolce bacio sul palmo della mano della donna.
-A cosa pensi?- le domandò, alternando la vista della strada a quella dei suoi occhi.
-Mmh a noi, ai bambini e a questi ultimi anni- confessò, sorridendo soddisfatta. Come poteva non essere felice di quella che era diventata la sua vita?
-Siamo stati bravi eh?- ribattè Justin, sorridendo anche lui e accennando con la testa ai piccoli che si erano tutti e tre addormentati.
-Decisamente sì- si ritrovò a dire Faith.
-Ricordo ancora il giorno che stavo percorrendo questa strada con Chaz.. non avevo la minima idea di dove mi stesse portando, l’ho capito solo quando ho visto il cartello di BlueWater. Quanto dovevi essere innamorato per costringere Chaz a portarmi in un posto distante un’ora da Stratford, solo per chiedermi di essere la tua ragazza?- ripensò.
Osservò il profilo del biondo, che ora stava sorridendo.
-Tanto quanto lo sono ora- rispose, sporgendosi verso di lei per ricevere un bacio, mentre continuava a stare attento alla strada. –E poi dai, non è stato niente in confronto a quando ti ho chiesto di sposarmi!- disse fieramente.
Faith si ritrovò a ridacchiare. –Su questo hai ragione.. non tutte aprono la porta di casa e si ritrovano il proprio ragazzo con uno smoking e dietro una carrozza-
-Sono un tipo estremamente romantico, lo so- si vantò Justin.
-Sei il migliore- lo assecondò la donna.
Il biondo si girò nuovamente a guardarla. –Ti amo-
-Ti amo anch’io- gli sorrise, per poi appoggiarsi sulla sua spalla, mentre Justin continuava a guidare.
Continuarono a percorrere quella strada dritta nello stesso modo in cui stavano affrontando quella vita: con il sorriso sul volto e il cuore che batteva d’amore. 


-My space-
Un grazie particolare a Miley Cyrus da cui ho preso il titolo della storia e anche il nome della piccola Destiny.
Grazie anche a The Fosters per avermi prestato i nomi Jesus e Callie ahah
Ma passiamo alle cose serie..
Ebbene sì, sembrava impossibile, ma ce l'abbiamo fatta ad arrivare alla fine di questa storia.
Non ho grandi cose da dire, se non un grazie immenso a chi è arrivato a leggere fino a qua.
Grazie a chi spendeva qualche minuto per soffermarsi a lasciare una recensione (un grazie particolare a Giulia, il mio amato vice ahah)
Grazie a chi ha inserito questa storia nelle preferite, seguite o ricordate. 
Per quanto non siano numeri enormi, sono comunque numeri che mi riempiono il cuore. 
Credetemi che non c'è niente di più bello nel sapere che qualcuno spende tempo a leggere ciò che scrivi e per di più apprezza anche. 

Concludo lasciandovi il link di una os che ho scritto l'altro giorno, e se non avete niente da fare potreste passare a darci un'occhiata: "thank u belieber(s)" 
Inoltre vi lascio anche il link della FF che ho in corso, nel caso foste interessate a leggere altro di mio: "you came just in time"
E con questo ho davvero concluso.
Grazie per avermi accompagnata nella scrittura di questa storia attraverso tutti questi mesi :)
Simo. (@hemademebelieve su twitter)

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