Effie's hand.

di Pervinca Potter 97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mietitura ***
Capitolo 2: *** Sul treno ***
Capitolo 3: *** Preparazione alla cerimonia ***
Capitolo 4: *** La Cerimonia di Apertura ***
Capitolo 5: *** Allenamento, prima parte ***
Capitolo 6: *** Allenamenti, Sessione ***



Capitolo 1
*** Mietitura ***


Il giorno della mietitura è afoso e caldissimo. Gli abitanti del Distretto 12, sudati e silenziosi, aspettano in piazza, con le mitragliatrici puntate su di loro. Sono in piedi in una piccola zona delimitata da corde. Peeta e Haymitch si trovano in un recinto simile, alla mia destra. La mietitura richiede solo un minuto. Effie, scintillante in una parrucca color oro metallizzato, manca del suo brio abituale. Fa girare la mano nella boccia di vetro della mietitura riservata alle ragazze per un bel po' e arraffa l'unico pezzo di carta sul quale tutti sanno già che c'è il mio nome.
Poi pesca il nome di
Peeta.

Il tempo sembra improvvisamente dilatarsi. Sul suo volto non c'è né tristezza né angoscia, impassibile cammina per prendere posto al mio fianco.
Ogni suo passo risuona nella mia mente, più e più volte, catturando la mia totale attenzione. Sento gracchiare qualcuno, ma non ci faccio caso. La mia testa è a miglia e miglia dal mio distretto.
Peeta invece si ferma. È a meno di venti centimetri da me. I suoi passi smettono di risuonare, inarco il sopracciglio con fare interrogativo, uscendo dal mio stato di trance e tornando di colpo nella piazza.
Ma Peeta non sta guardando me, si è voltato indietro, verso Haymitch.
Faccio in tempo a scorgere un guizzo di sincera sorpresa nei suoi occhi.
Guardo verso Effie, cercando di capire qualcosa, ma nemmeno lei mi riserva considerazione alcuna. Sembra sconvolta.
«Cosa...cosa hai detto, Abernathy?» miagola, e assurdamente non sento traccia di accento nella sua voce.
La situazione deve essere grave, e riguarda Haymitch. Mi si chiude lo stomaco quando comincio a capire...
«No...» sussurro, ma nessuno mi sente. Affondo le unghie nei palmi delle mani.
«Mi offro volontario, dolcezza. Mi offro volontario come tributo.»
L'ha detto. Peeta resta immobile, allucinato, mentre una coppia di Pacificatori mi scorta all'interno del Palazzo della Giustizia, assieme allo ex mentore.
Ci segue con lo sguardo, ignorando le pacche leggere di Effie sulla sua spalle.
Il suo volto è esploso, e il suo colorito violaceo parla quasi di più della smorfia triste che irrealmente si è disegnata sotto il naso.
Chiunque guardandolo capirebbe cosa sta pensando, e, sebbene non ci sia rabbia nei suoi occhi, scapperebbe via intimorito.
È un bene che Haymitch gli abbia dato subito le spalle, perché Peeta Mellark sta urlando in silenzio.
Sta urlando Tradimento.
Vorrei dirgli qualcosa per rassicurarlo, ma le porte si chiudono. So che l'attesa per vederlo non sarà lunga, il mio compagno si è trasformato nel mio mentore.
Mi concentro su Gale e Prim, a cosa dire per salutarli.
Il mio cuore si era già arreso al non vederli mai più, ma le regole dei giochi hanno preso una svolta del tutto nuova.
Nel palazzo della Giustizia ci aspetta Thread, il capo dei Pacificatori.
«Nuova procedura» sentenzia con un sorriso, facendomi uscire insieme ad Haymitch dalla porta posteriore. Senza salutare nessuno.

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Capitolo 2
*** Sul treno ***


Gettato a forza nel mio stesso vagone, Haymitch non ha perso tempo per sdraiarsi sul grande divano di pelle nera che occupa mezza stanza.
Non proferisce neanche mezza parola.
Lo osservo per qualche secondo mentre si porta un ciuffo di capelli biondi dietro l'orecchio, e decido di non affrontarlo subito con le mie domande e prediche per concedere un addio silenzioso ai miei cari.
Penso alla coda della camicia di Prim, alle mani forti di Gale, agli occhi di Madge, al viso di mia madre, alle rughe che hanno cominciato a incresparsi sulla sua fronte, come le piccole onde di un ruscello.
Lascio penetrare tutti questi dettagli dentro di me per trarne la forza con cui poter uscire dall'arena.
Penso con piacere anche al sorriso dolce di Peeta, perché è salvo.
Non per merito mio, però....
D'istinto porto entrambe le mani alla bocca, spalancata per l'improvviso disgusto per me stessa che mi travolge quando mi rendo conto che Peeta è stato salvato da un mio caro che manca all'appello dei miei ricordi, probabilmente perché entro il finesettimana sarà morto.
Mi avvicino ad Haymitch che ha iniziato a sonnecchiare, del tutto indifferente alla mia, alla nostra situazione.
Mordendomi il labbro, esco dal vagone alla ricerca di Peeta.
Il mio nuovo mentore cammina incessamente avanti e indietro ad una cinquantina di metri da dove stavamo io ed Haymitch.
Vedendomi arrivare si ferma di colpo, e nonostante l'evidente irritazione non smaltita mi rivolge un flebile sorriso.
Mi spavento nel notare quanto gli Hunger Games lo abbiano cambiato anche fisicamente.
Dietro quel sorriso e le grosse occhiaie si nasconde tutto il dolore che so sta logorando la sua anima giorno dopo giorno.
Mi chiedo se sia lo stesso per me, se anch'io appaio così cambiata, così cresciuta.
«Peeta.» sussurro, allungando un braccio verso il suo, appoggiato sul fianco, la mano che tamburella la gamba artificiale.
«Katniss.» lo alza per prendermi delicatamente per il polso, e portare le mie dita alla sua guancia. È calda.
«Tu dovrai uscire viva da lì. E farò in modo che accada. Al costo di gettare me stesso in un paracadute.» sentenzia.
Sono sicura che si rivelerà davvero un ottimo aiuto.
Non faccio in tempo a rispondere che un'Effie curiosamente agitata irrompe nella stanza. Ci richiama alla sua attenzione battendo le mani.
«Ragazzi andate nelle vostre stanze a mettervi qualcosa di comodo che fra un'oretta c'è la cena.» squittisce. «Haymitch dov'è?»
La stretta di Peeta si irrigidisce.
«Ha trovato un divano e si è addormentato» rispondo io.
Inspiegabilmente il viso di Peeta si smorza in una smorfia di preoccupazione. Effie fa un cenno d'assenso ed esce dalla parte opposta.
Peeta porta di nuovo la mia mano presso di sé, poggiando questa volta i miei polpastrelli sulle sue labbra, e stiamo così, immobili, fino a quando il rumore delle rotaie non copre totalmente quello dei passi della nostra accompagnatrice.
«Ho una cosa da farti vedere» mi dice dolcemente, facendo gesto di seguirlo.
Mi porta nella stanza del televisore, e appena vedo le due scatole con settantaquattro anni di Hunger Games capisco cosa Peeta ha intenzione di fare.
«Come puoi pretendere di uccidere i tuoi nemici se non conosci i tuoi alleati?» mi dice, notando il brivido che mi ha percorso per tutta la schiena.
«L'anno scorso mica ti conoscevo.» sbotto.
Peeta tira fuori lo stesso dal mucchio la cassetta della seconda edizione della Memoria, la cassetta di Haymitch.
«Godiamoci l'unica marcia in più che questi Giochi ci hanno concesso, no?» mi risponde in modo triste, stanco, così poco da Peeta.
Mi ritrovo costretta ad annuire, ed ad affogare l'istinto di abbracciarlo, come amara consolazione.
Ci pensa lui a cingermi la vita con un braccio mentre a malincuore ci immergiamo nei cinquantesimi Hunger Games. E ne usciamo più sconvolti e confusi di prima.
Stanca e nervosa filo dritta in camera mia, con il solo desiderio di riposare un po', e l'utopia di potere non pensare a nulla.
A cena non parla nessuno. Peeta ha indossato di nuovo la sua maschera di indifferenza e fa in modo di non incrociare mai lo sguardo di Haymitch.
A dire la verità si comporta come se non esistesse, nonostante quanto abbiamo appena visto su di lui.
So bene che in realtà la registrazione l'ha turbato ancora di più di quanto abbia sconvolto me, e forse proprio per questo il suo silenzio comincia ad irritarmi, mentre invece sembra divertire Haymitch, che se ne approfitta per rubare porzioni dal piatto di Peeta.
Sembrano due bambini di sei anni.
Decido di parlare quando mi accorgo della difficoltà con cui Haymitch alza la brocca da due litri per versarsi succo di arancia nel bicchiere. È debole.
Ringrazio mentalmente Peeta di averlo, in qualche modo, almeno disintossicato dall'alcool nelle scorse settimane, anche se sono molto dubbiosa sui risultati effettivi.
«E così tu dovresti consigliarci...» ridacchia Haymitch spezzando finalmente il silenzio.
Mi ritrovo ad emettere una risatina anch'io, ricordando di avere pronunciato io quelle parole ad Haymitch stesso, un anno fa.
Peeta invece sembra non capire, immerso nel suo pasticcio di carne. Prende un pezzo di pane dalla cesta per intingerlo un po' il brodo.
«Ve lo do subito, un consiglio. Restate vivi.» dice dopo un po' in tono autoritario, senza alzare gli occhi dal piatto.
Scoppia a ridere persino Effie, ma pur avendo suscitato la nostra ilarità il ragazzo del pane non batte ciglio.
«Perché lo hai fatto.» dice invece, quasi sbraitando, rivolto ad Haymitch. Stringe forte la sua forchetta, tanto da imbiancarsi le dita.
«Personalmente non ho niente da perdere, a parte voi due.» risponde tranquillamente Haymitch «E poi Peeta tu l'anno scorso mi hai rubato tutta la fama di vincitore del 12, volevo riprenderne almeno un briciolo offrendomi volontario.»
La nota di sarcasmo ha restituito essenza di Haymitch alle due parole, ma non posso fare a meno di restare scioccata.
«Lasciateci un po' da sole a chiacchierare, dolcezze.» aggiunge infine.
Anche se non abbiamo finito il nostro pasto, io ed Effie ubbidiamo immediatamente spostandoci nella stanza del divano, davanti alla TV.
Mentre aspettiamo il servizio con le mietiture, Effie si lima le unghie e me approfitto per pensare a cosa Haymitch intendesse dire con quelle parole.
Ciò che ha siamo io è Peeta, questo vuol dire che è entrato in gioco per avere la certezza di salvare almeno uno di noi due? Peeta, il volto perfetto per la ribellione? Questo vuol dire che devo morire per rafforzare la forza e la voglia di libertà dei distretti?
O è possibile che stia discutendo con Peeta per salvare anche me? Pur di tenerci in vita è disposto a sacrificarsi? Perché?
Ripenso a ciò che ho cercato di cancellare per tutto il pomeriggio da me stessa, Mayselee e il cinquantesimi giochi.
Come farò ad uccidere Haymitch? E anche solo a vederlo morire?
Con grande delusione trovo solo domande dentro di me. Vorrei essere rimasta a cena, non mi sento nemmeno sazia.
«Effie, tu perché pensi di Haymitch si è offerto volontario?» dico senza nemmeno pensarci, per riempire il silenzio un po' fastidioso che si è alzato fra me e la mia accompagnatrice.
«Oh» risponde lei, sospirando «ma è ovvio» sospira ancora «per fare sposare te e Peeta» l'ultimo sospiro si trasforma in un mezzo singhiozzo, e il suo accento di Capitol City diventa così acuto da farmi drizzare le orecchie. «Non è romantico?»
«Suppongo di sì.» mugugno.
Pochi minuti dopo, Peeta ed Haymitch arrivano e si accomodano silenziosi. Cerco di scrutare i loro visi cercando di indovinare i loro discorsi, ma entrambi sono di nuovo impassibili.
Sospiro io, e trovando il coraggio accendo il televisore per vedere le mietiture della giornata.

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Capitolo 3
*** Preparazione alla cerimonia ***


Arrivati a Capitol City Haymitch ed io facciamo in tempo a congedare Peeta ed Effie prima di essere divisi, ognuno diretto verso il proprio team di preparatori.
Il mio compagno, divincolandosi dalla presa di un senzavoce alto il doppio di lui, si lamenta di quanto lo aspetta: non riesco a trattenere una sonora risata pensando ai tre poveri disgraziati che dovranno spelare Haymitch come una patata per riuscire a renderlo attraente. Non mi stupirei se scoprissi che il suo ultimo bagno risale all'anno scorso, quando Peeta l'ha gettato a forza nella vasca.
L'ombra di sorriso che l'attacco di risa mi ha lasciato viene cancellata di colpo alla vista dei miei preparatori singhiozzanti.
«Oh Katniss, tu e Peeta, dopo tutto quello che avete passato...» piagnucola Ottavia, facendomi stendere e iniziando a cospargere di olio la mia faccia.
Flavius accanto a lei si scioglie in discorsi riguardo a come Capitol City si è affezionata a noi due, gli innamorati del distretto 12.
Venia inizia a farmi la ceretta alle gambe e, nonostante il dolore fisico che mi provoca ad ogni strattone, con il suo silenzio si sta guadagnando la mia stima totale.
Smetto di ascoltare gli altri due, pur ritrovandomi ogni tanto a dire frasi consolatorie.
La cosa mi irrita un po', dopotutto sono io quella diretta al macello, non loro. Ma si sono affezionati a me, e la cosa sotto sotto mi intenerisce.
Mentre Flavius mi immerge in una vasca di acqua bollente, Venia apre bocca per la prima volta, catturando la mia totale attenzione.
Le decorazioni dorate del suo viso si accartocciano mentre dice la prima cosa davvero interessante che abbia sentito dal mio arrivo in città.
«Mia madre avrebbe preferito che Abernathy restasse al suo posto, alla mietitura.»
Mi aspetto dei gridolini sdegnati da parte di Ottavia e Flavius, ma nella stanza è caduto solo un silenzio imbarazzato.
«Come mai?» dico indifferente, anche se inizio a sentirmi scombussolata. Gli abitanti di Capitol City si sono affezionati tanto a me e Peeta al punto di desiderarci entrambi di nuovo negli Hunger Games?
Rispondendomi Venia dà in qualche modo voce ai miei pensieri.
«Ha detto che...sarebbe stato più interessante.» ammutolisce.
Per qualche minuto lo staff continua a lavorare in silenzio, Ottavia e Venia mi massaggiano il corpo con diversi bagnoschiuma, Flavius sta a guardare soffiandosi ogni tanto il naso.
Sono esterrefatta. Possibile che la gente di città sia stata così tanto condizionata dagli Hunger Games da acquistare un gusto così forte per il macabro?
L'improvviso silenzio dei miei preparatori è in un certo senso la conferma, ma non riesco a crederci.
E se fosse dello stesso parere il presidente Snow, e decidesse di farla pagare a Peeta mentre io sono in arena e non posso difenderlo?
Ma è ridicolo, Panem adora il ragazzo del pane, e Snow non ha mai avuto interesse di fargli del male.
Sono stata io, a tirare fuori le bacche. Sono stata io a scatenare la ribellione, e non credo che il presidente pensi a Peeta come possibile leader, con me fuori gioco.
Lo ritiene debole perché è buono. Non lo punirà, gli ascolti non sono suo interesse adesso, l'importante è che muoia io.
Mi ci vuole ancora qualche minuto prima che riesca a mettere insieme tutte le tessere del puzzle, ma quando ci riesco il disegno completo mi terrorizza.
Peeta doveva venire agli Hunger Games perché io mi sarei sacrificata per tenerlo in vita. Per quanto bene possa volere ad Haymitch, già sul treno ho pensato di potere tornare a casa.
Dovrò aspettarmi chissà quali sorprese dagli strateghi, adesso. E pensare che l'anno scorso ho persino affogato il Capo nel punch.
Non sarà clemente come Crane, ora che saprà anche cosa si rischia.
Ho perso i Giochi già in partenza, e nemmeno nel nobile modo che avevo progettato.
Sento crescermi dentro risentimento verso Haymitch, quando mi vergogno del mio egoismo.
Peeta è salvo, e alla mia morte Snow non avrà nessun motivo di fargli del male, pensando che il dolore possa essere più efficace come punizione rispetto alla morte.
Ma qualcuno, forse Gale, potrà fargli capire che deve sfruttare il lutto e la mia scomparsa per mobilitare i distretti.
Probabilmente Haymitch l'ha capito, e si è offerto volontario affinché Peeta non si ferisse nemmeno per proteggermi nell'arena. In treno gli avrà detto di averlo fatto per fare uscire viva me.
La mia nuova missione mi è d'un tratto cristallina. Morirò, sì, ma non alle condizioni di Capitol City.
Io, Katniss Everdeen, morirò da ribelle.
«Ecco, finito.» dice Venia, una volta ricoperto anche l'ultimo dito del piede con lo smalto trasparente.
Ha le lacrime agli occhi: mi rendo conto che, più che la più insensibile, Venia è la più forte dei tre. Quasi sicuramente condivide lo stesso pensiero della madre, ma non penso proprio che sia contenta di vedermi di nuovo entrare nell'arena. E le sue parole sono state sicuramente più preziose di quanto pensi. Le sorrido.
Flavius mi aiuta a scendere dal lettino, addirittura mi bacia la mano una volta a terra.
«Non dirlo a Peeta» sussurra. Rido.
«Cinna ti aspetta nella stanza qui affianco» dice Ottavia, infastidendomi con il suo accento.
Cinna. Solo ora mi accorgo di quanto sia impaziente di vederlo.

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Capitolo 4
*** La Cerimonia di Apertura ***


Il vestito che Cinna mi mostra è di plastica completamente trasparente, tanto da riuscire a vederci attraverso.
«Io questo non lo metto.» dico, irrigidendo i muscoli facciali per sforzarmi di apparire seria.
È il tono scherzoso che mi tradisce, e inevitabilmente io ed il mio stilista scoppiamo a ridere insieme.
Ormai quest'anno ho imparato a conoscere il genio di Cinna, per il quale le cose non sono mai quelle che sembrano.
«Anche Haymitch indosserà qualcosa del genere?» chiedo, aumentando così l'ilarità della situazione.
Quasi mi ritrovo a sperarlo, la sua faccia e i suoi lamenti con quel vestito addosso sarebbero impagabili.
«No» mi delude Cinna, una volta smesso di ridere «Haymitch non è Peeta.»
Questo commento innocente mi risveglia un fastidioso campanello.
«Se fosse toccato a Peeta venire avevate già intenzione di fargli indossare questo vestito?»
«Quest'anno Portia ed io abbiamo potuto giocarcela in anticipo» mi risponde, grave «abbiamo progettato diversi vestiti a seconda dei casi, per farvi apparire in ogni caso in sintonia fra di voi.»
Sospiro di sollievo, vergognandomi per avere pensato che anche Cinna, mio amico, avesse dato per scontato che Peeta sarebbe stato al mio fianco in arena.
«Dunque quale opera d'arte avrò l'onore di indossare questa sera?» compenso, concedendogli un grande sorriso.
«Lo vedrai presto» risponde lui aiutandomi ad indossarlo.
Con sorpresa realizzo che sulla mia pelle e sull'intimo il tessuto è tutto tranne che trasparente: la luce riflette intorno al mio corpo tutta una serie di colori, giallo, blu, verde, addirittura alcuni mi sono sconosciuti.
Uno sopra tutti prevale sugli altri: con ammirazione constato che non poteva essere altro che il rosso fiamma.
«Ma...ma...ma è bellissimo Cinna, sembro...un opale.»
Mi soffermo un attimo sulla parola che ho appena pronunciato, dal suono ed evocazione piuttosto insolita.
Ricordo di averne visto uno in televisione, al collo di un tributo favorito, e che ammirata avevo chiesto a mio padre della sua provenienza.
Se ti piacciono tanto allora quando sarai più grande ti ricoprirò tutta di opali, amore.
Scaccio in fretta quel ricordo per non annegare nella nostalgia, ma il mio vestito acquisisce comunque più valore ai miei occhi.
«Sei pronta Katniss?» Cinna mi prende per mano. A differenza di Flavius, risparmia commenti su Peeta.
«Andrai benissimo.» mi dice, il suo tono è così dolce da commuovermi.
A stento riconosco l'uomo che mi aspetta davanti al carro: di Haymitch è rimasta solo l'espressione corrucciata che contrae i suoi lineamenti facendolo assomigliare ad un grosso cane da guardia, insieme ai persistenti lamenti conditi con parolacce.
Forse il mio grosso cane si sente in gabbia dentro all'elegante smoking che indossa, un piccolo capolavoro nero carbone che gli calza alla perfezione.
I bottoni ed i gemelli ai polsi sono piccoli opali, ma la vera particolarità sta nei suoi movimenti: ad ogni sua impercettibile mossa il vestito danza con un luccichio.
Il mio compagno è un insieme di tizzoni di carbone ardente.
«Haymitch sei...quasi carino» osservo, indicando i suoi capelli stranamente puliti legati in un sobrio codino.
Per me Cinna ha optato per la pettinatura di mia madre, quella che avevo alla mietitura e che lei gli ha insegnato.
«Ho come l'impressione che rispetto alla preparazione che ho appena fatto i miei secondi Hunger Games saranno una passeggiata» mi ringhia in risposta.
Effie, spuntata da chissà dove insieme a Peeta, ridacchia per la situazione. Il secondo ha occhi solo per me.
«Sei spettacolare, Katniss.»
Arrossisco, il mio cuore aumenta di qualche battito pompando compiacimento in tutto il mio corpo. Ringrazio ma mi allontano da Peeta, sconvolta per quella sensazione.
L'undicesimo carro è appena partito quando io ed Haymitch saliamo sul nostro.
«Dopo ti presenterò gli altri tributi, Peeta conosce già tutti i mentori.» le sue parole suonano di ordine. Nonostante il cambiamento di ruolo, il cervello resta sempre lui.
«Per caso hai già pianificato tutte le strategie dei giochi con Peeta?» sbotto irritata.
«Più o meno» mi risponde lui.
L'avvio del carro mi impedisce di dare inizio ad una litigata, e mi sento costretta a sorridere per accogliere il boato del pubblico.
«Non sorridere» sbraita Haymitch «adesso dobbiamo dare idea di rabbia ed invincibilità»
Ritraendo la mano già tesa per un saluto, mi rendo conto delle sue ragioni.
Il pubblico è colpito dai nostri abiti, più di quanto lo sia stato per gli altri distretti, ma non è come lo scorso anno.
Faccio per guardare i costumi degli altri vincitori quando vedo Portia, seduta con gli altri stilisti, fare grandi gesti verso Haymitch.
A differenza mia lui sembra capire e poggia la mano sulla mia spalla, in atteggiamento paterno.
Solo quando sento alzarsi un forte "Oooh" dal pubblico ed appariamo su tutti gli schermi capisco cosa sta succedendo.
Haymitch ed io ci siamo trasformati in una sola e immensa palla di luci arancioni, rosse e gialle.
Il carbone ha preso fuoco.
Persino gli altri concorrenti ci applaudono una volta finito il nostro giro. È con un groppo in gola che mi rendo conto di quanto siano uniti fra di loro.
I loro costumi sono più che altro classici, qualcuno ha rubato l'idea a Portia e Cinna dell'illuminazione ma gli unici su cui ha vago effetto sono quelli del distretto 3, elettricismo.
Decido di andare a conoscerli: di sicuro non mi farò presentare da Haymitch, dopo quel commento sulla pianificazione dei giochi.
Sto andando verso il tributo maschio con gli occhialetti quando una voce suadente mi ferma.
«La vuoi una zolletta di zucchero?»


Ho dovuto ripostare il capitolo perché il cellulare mi faceva vedere un'intera parte incompleta e bianca, e non avendo visto recensioni non sapevo se fosse lo stesso anche per voi :)

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Capitolo 5
*** Allenamento, prima parte ***


La mattina del primo giorno di allenamento mi sveglio non poco scossa.
Non è stata una notte facile, incubi di lingue malefiche mi hanno torturato il cervello da quando sono riuscita a prendere sonno.
Un'ondata d'odio verso Capitol City mi riavvolge vedendo Darius a colazione, tanto che Peeta ed Effie reggono il mio sguardo a fatica.
Haymitch sembra troppo impegnato nell'osservare con curiosa attenzione il proprio bicchiere di latte per notare che qualcosa non va.
L'occhiata preoccupata di Darius stesso quasi mi spinge ad un crollo di nervi quando mi rendo conto che impazzendo non farei che assecondare il volere di Snow.
Infilzo con decisione un pezzo di un frutto a me sconosciuto, posto in un vassoio al centro del tavolo, immaginando di colpire il cuore del Presidente.
Il sapore dolciastro di quel pezzettino giallo pallido mi riempie la gola e, forse per la cruenta fantasia che gli ho associato, non mi piace per niente.
Apro un fazzoletto di carta per sputarlo, sotto lo sguardo di una Effie sconvolta.
«Ehm...come si chiama questo frutto? Non lo conosco» dico, con il tono più disinteressato possibile, indicando il piatto.
«Ananas» mi risponde lei, visibilmente agitata.
«Ecco. È abbastanza disgustoso.» commento, a bassa voce e senza pensarci troppo.
Peeta ed Haymitch ridacchiano. Accidenti, mi hanno sentita. Effie sembra seriamente offesa.
«Testa alta. Sorrisi...» azzardo per rimediare. La mia accompagnatrice ubbidisce istantaneamente, lo sguardo commosso. Ho come l'impressione che la gente di Capitol City non sappia davvero cosa voglia dire provare rancore.
«Allora» Peeta si rischiara la gola per ottenere l'attenzione di Haymitch, ricaduto in trance davanti al bicchiere ormai vuoto. Deve essere molto dura per lui. «Penso siamo tutti d'accordo nell'affermare che in arena avremo bisogno di alleati.»
Haymitch fa segno affermativo con il capo ma io mi inizio ad irritare.
«Beh, io non sarei dell'idea invece. Dovete smetterla di mettervi d'accordo senza...»
«Katniss.» il tono di Haymitch è così severo che mi zittisco immediatamente. Non l'ho mai sentito parlare in quel modo. «Non ci siamo messi d'accordo tra di noi per un bel niente. Vorresti chiudere quella bocca così fastidiosa per lasciarla aprire...a lui?»
«Beh ecco...» Peeta è visibilmente imbarazzato, e si affretta ad afferrare la mia mano destra, stretta sul coltello ed immobile per lo shock e l'offesa.
«Vorresti colpirmi con un coltello dalla punta rotonda?» mi prende in giro Haymitch.
Sto cominciando ad arrabbiarmi seriamente con lui. Ieri l'allusione ad un rapporto speciale fra lui e Peeta, ed adesso questo.
«Parla pure, Peeta» decido di ignorare il mio compagno, che fa finta di suicidarsi con il coltello che sono stata costretta a lasciare sul tavolo «ti ascolto.»
«Riconosci che la situazione quest'anno è un po' diversa, Katniss. Non ci ritroviamo con ragazzini più o meno di pari livello. Da soli abbiamo molte meno possibilità di sopravvivere dell'anno scorso.»
Peeta è tranquillo, mi accarezza la mano con il pollice per calmare anche me. Mi accorgo di desiderarlo accanto a me stanotte, nella speranza di sfuggire agli incubi.
«Haymitch mi ha detto di averteli presentati, io ieri ho avuto occasione di conoscere solo Odair» replico, ignorando le lamentele del mio ex mentore sul fatto che non gli abbia dato possibilità di presentarmi altri vincitori.
«E come ti è parso?»
Penso al modo in cui si è leccato le labbra facendomi venire voglia di scappare.
«Non lo voglio in squadra.» affermo, decisa.
«Ma è probabilmente il migliore...» si lamenta Haymitch.
«È un Favorito. Alleatici tu.» ribatto.
Ci osserviamo in cagnesco per qualche istante prima per Peeta intervenga, visibilmente preoccupato. Effie, in silenzio dall'inizio della discussione, si sfoga in un impercettibile squittio spaventato.
«Che ne dite di Johanna Mason, quella del distretto 7?»
L'immagine di lei e Peeta che parlano animatamente ieri alla cerimonia mi ritorna alla mente insieme a quella strana sensazione di fastidio. Non ho invitato Peeta a dormire con me per quello. E probabilmente non lo farò nemmeno stanotte.
«...Cecelia?» cambia lui frettolosamente, notando il mio cipiglio.
«Io voglio Chaff e Seeder» sentenzia Haymitch.
Sono i compagni del distretto 11. Haymitch ha parlato praticamente solo con loro, ieri, e mi ci sono tenuta lontana anche per la paura di scoprire del destino dei famigliari di Rue.
Chaff è un grande amico di Haymitch, principalmente perché si sono passati bottiglia in tutti questi anni di Hunger Games. Seeder ha un viso molto tenero, quasi materno. Ma non credo che siano la scelta migliore.
A dar voce ai miei pensieri è la persona più inaspettata.
«Haymitch caro, se posso permettermi...Seeder è debole, sai bene come ha vinto ai suoi tempi e...e adesso non sarebbe più plausibile...mentre Chaff...Chaff è monco...e sta soffrendo l'astinenza peggio di te...» la vocina di Effie è sull'orlo delle lacrime, delicata al punto d'intenerirmi.
«Sì beh...suppongo che...» so che Haymitch vorrebbe ribattere con convinzione, ma la nostra accompagnatrice sembra aver fatto breccia anche su di lui, facendogli forse anche ragionare ancora da mentore, che deve agire solo secondo il bene della propria squadra. Almeno all'inizio.
«Comunque...non è ancora detto, possiamo pensarci, okay?» interviene Peeta, sempre buono e sensibile.
Fortunatamente è ora di andare, così non sono costretta a consolare Haymitch e nemmeno a togliermi la maschera di rancore che indosso nei suoi confronti.
Mentre aspettiamo l'ascensore, ripenso alle inattese parole di Effie.
Ricordo benissimo l'edizione di Chaff, Haymitch aveva insistito così tanto affinché non la guardassimo che Peeta ed io, incuriositi, l'abbiamo vista subito, di notte in camera mia...l'umida e afosa palude, totalmente priva di luce...l'ibrido coccodrillo dagli occhi di acciaio che il primo giorno aveva divorato la mano di Chaff...lui che si isolava dagli altri e veniva dato per spacciato da tributi e sponsor, ma che, contro ogni previsione, tornava di notte alla Cornucopia, che per l'acqua stagna e il buio pesto veniva evitata persino dai Favoriti...fu la sua adattabilità all'oscurità ad assicurare la vittoria al distretto 11, quell'anno: una volta trovato un pugnale, Chaff aveva cominciato a muoversi di notte e mimetizzarsi di giorno nel fango, ammazzando una media di quattro tributi a notte.
Non voglio con me un imprevedibile lupo solitario, mi spiace per Haymitch.
Per quanto riguarda Seeder...a me lei piace, ma non riesco davvero a ricordarmi della sua edizione. Perché Effie l'ha classificata come debole? Perché non avrebbe alcuna chance di vincere ancora?
Decido di rivedere la sua cassetta, quando una premurosa carezza di Peeta sulla mia spalla mi riporta alla realtà.
«Cerca di fare amicizia Katniss, ti prego» il suo tono è così triste e supplichevole da contagiarmi. Si avvicina da dietro, provocandomi un brivido insolito. Poggia le sue labbra al mio orecchio e sussurra: «devi fare di tutto per vincere.»
Si stacca prima che gli possa dire che è impossibile, che Capitol City mi vuole morta e così sarà, che però lui deve fare di tutto per cambiare le cose. Si stacca e finalmente l'ascensore arriva. Haymitch mi spinge dentro con una spallata.
«Vediamo se anche quest'anno riesci ad arrivare tardi, dolcezza» ringhia.
Sbuffo e gli rivolgo le spalle, ma dentro di me sono contenta di sentirgli addosso tanta energia.
Quando arriviamo troviamo ad aspettarci Gloss e Cashmere, i fratelli del distretto 1, insieme a Bruto, del 2.
Vedo Haymitch limitarsi a salutarli con un cenno del capo, per andare a sedersi vicino alla postazione della mimetica.
Lo seguirei, se non fossi tanto arrabbiata con lui. Per orgoglio quindi mi avvicino a Cashmere e, cercando di apparire il più possibile sicura di me davanti alla sua irreale bellezza, mi presento.
Non sembra poi così male, ridacchia insieme al fratello quando, pochi minuti le formalità, mi perdo nel raccontare la mia avventura con l'ananas stamattina, omettendo la parte che concerne il presidente.
«Viene dal distretto 11» mi informa Gloss «qualche cassa che avanza Capitol City la vende a noi. Personalmente a me piace.»
La sorella annuisce, azzardando persino un sorriso. Improvvisamente mi sento a disagio, ma solo guardandoli negli occhi riesco a capire il motivo.
Gloss e Cashmere mi guardano con la stessa espressività con cui guarderebbero un comodino.
Utile ma non indispensabile, e soprattutto facile da distruggere.
Quando realizzo di avere ucciso l'anno scorso entrambi i tributi del distretto 1, a cui probabilmente Gloss e Cashmere avevano fatto da mentori, mi allontano con una scusa.
Una scusa di nome Finnick Odair, appena entrato con la sua compagna nella stanza. Finnick non mi va troppo a genio, ma probabilmente mi sarei allontanata da quei due anche se ad entrare fosse stato Thread. E poi voglio conoscere lei, Mags, la vecchietta del distretto 4, volontaria, vincitrice più anziana vivente e tributo più vecchio presente.
«Di cosa parlavi con il vecchio Gloss, Katniss?» mi saluta Finnick, allegro.
Saluta anche i due fratelli a grandi gesti. Sto cominciando a chiedermi se allontanarmi anche da lui quando, una volta al mio fianco, cambia totalmente tono di voce.
«Non voglio che tu abbia nulla a che fare con loro.» mi ordina, prendendomi di sorpresa.
«Sono d'accordo, ma penso che la ragazza in fiamme l'abbia già capito» commenta Haymitch prima che possa ribattere.
È al mio fianco, le mani in tasca. Da quando riesce a muoversi così veloce? Mi accorgo di essere però contenta di quanto ha detto.
«Ho già un mentore di troppo, non mi serve anche il tuo aiuto, Odair» ridacchio, picchiettando sul suo petto muscoloso con l'indice.
Finnick sembra sconvolto da quel contatto, ma anche Mags sta ridendo quindi ne approfitto per conoscerla.
Ma di quanto mi sta dicendo, accompagnando le parole con brevi gesti, non capisco nulla.
Deve aver avuto un ictus qualche tempo fa, ed Haymitch me ne dà silenziosamente la conferma. Ogni tanto Finnick mi traduce qualcosa, ed io sorrido. Mi trovo a mio agio, al punto di non accorgermi che siamo al completo, presa come sono da Mags che mi parla di ami da pesca.
Atala, la donna che si occupa dei giorni d'addestramento, parla a voce alta ma nessuno sembra interessato. Siamo tutti impegnati a squadrarci a vicenda. O almeno, quasi.
Il mio sguardo infatti cade sui due tributi del distretto 6, gli unici che non si guardano intorno ma anzi tengono lo sguardo basso, per terra.
La pelle giallognola e il tremolio insistente del loro corpo segnala l'astinenza da una qualche dipendenza. Morfamina, com'è più probabile.
Sembrano così sensibili e impauriti, la donna stringe le unghie nel braccio del compagno con foga, ma lui invece che protestare le porge l'altro abbracciandole la vita. Mentre compie quel tenero gesto, riesco a vedere rivoli di sangue uscire dai graffi che lei gli ha provocato.
Appena Atala ha finito di parlare si fiondano vicino a noi, alla sezione della mimetica, senza nemmeno accorgersi di essere osservati.
Nonostante l'espressione contrariata di Haymitch, decido di avvicinarmi per fare conoscenza.
L'energia con cui lei ha stretto il suo braccio e la dolcezza con cui lui l'ha abbracciata mi hanno sinceramente commosso.
«Sono Katniss» mi presento, anche se so che non ce ne sarebbe comunque motivo. Lui annuisce, mentre lei si ritrae spaventata. Ho come l'impressione che non lo sia da me come persona, però.
«Anch'io vorrei provare a fare un po' di mimetica...Peeta è davvero geniale, penso che abbia un talento naturale...ma io non ho avuto mai occasione...»
Il maschio annuisce di nuovo. Sa anche questo. Lei ha cominciato a mescolare delle tempere, quando mi offro di darle una mano sorride, con più confidenza.
Credo che non vogliano parlare molto entrambi. Meglio così, perché mi accorgo di non avere molta voglia nemmeno io. So che dovrei allenarmi, ma un paio di minuti di relax non me li toglie nessuno. Così lascio che lei mi insegni a trasformare le mie gambe in cortecce mentre mi dò un'occhiata in giro.



PP Space

Stiamo capitolo per capitolo per avvicinarci all'arena, dove le cose si faranno senz'altro interessanti con Haymitch in campo! Volevo ringraziare, oltre i recensori, anche chi mi sta leggendo e seguendo questa mia storia, consigli e critiche sono ben accette! Scrivo per me stessa, ma anche per un desiderio intenso di migliorarmi :)
Se possono interessarvi altre due mie storie su Hunger Games eccovi
Strong, una flashfic su Haymitch e cosa l'ha portato ad essere un vincitore ed un perdente;
Sospiro, una drabble su Prim.

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Capitolo 6
*** Allenamenti, Sessione ***


Non abbiamo bisogno di nascondere i nostri talenti come abbiamo fatto la prima volta, ci conosciamo e ci siamo studiati abbastanza da eliminare ogni possibile fattore sorpresa una volta in arena. Tuttavia attirare più attenzione di quanta ne abbia già è l'ultimo dei miei desideri, e per un po' mi tengo ugualmente lontana dall'arco.
Dopo aver trascorso la prima mezz'ora a mimetizzarmi con i tributi del 6, decido di passare alle piante. Riconoscere i morsi della notte l'anno scorso è stata la mossa decisiva, dopotutto.
Consulto l'enorme tabellone con attenzione, per poi far scivolare l'occhio nella stanza, alla ricerca di Haymitch.
Per quanto sia ancora un po' irritata non posso fare a meno di preoccuparmi per lui, rendendomi conto della scarsezza delle sue abilità. Insieme a Chaff sta tentando con due coltelli di fare a pezzi un manichino. Dietro di loro c'è una scatola di lance che devono aver utilizzato prima.
Haymitch è sicuramente molto migliorato dalla prima volta che abbiamo provato le lame insieme a Peeta, ma i colpi che non vanno a segno sono troppi.
Trafiggendo ripetutamente la testa della figura con la sola mano che possiede, Chaff riesce ad ottenere il doppio del suo punteggio. Assumo un'espressione corrucciata in direzione di Haymitch, e mi sforzo a mantenerla finché non vengo notata.
Inaspettatamente, ricevo in cambio un occhiolino al posto dei soliti insulti. Non faccio in tempo a meravigliarmi che aprendo le umide labbra il mio compagno riesce subito a rovinare il momento.
«Ehilà ragazza di fuoco, che ne dici di venire a studiare con noi cattivoni le armi che l'anno scorso ti hanno quasi uccisa?»
Il cervello mi dice di ignorarlo e continuare a riconoscere piante, per poi metterlo finalmente a tacere in privato. Ma c'è qualcosa nel tono di voce che ha usato che non mi convince. Sfodero un sorrisetto sarcastico e mi avvicino ai due.
Ridono sguaiati. Più che di cattivoni, mi sa che la coppia verso cui mi sono diretta sia formata da due specialissimi esemplari di coglioni.
Continuo a sorridere, ma non mi fermo. Sono a pochi centimetri da Haymitch quando comincia ad indietreggiare preoccupato.
«Hey» sbotta «cosa diavolo stai facendo, dolcezza?»
Allargo gli angoli della mia bocca in modo spropositato, così che sia evidente la falsità del mio sorriso.
«Che domande, voglio solo abbracciare un mio carissimo amico...»
Haymitch indietreggia troppo e finisce per inciampare nelle lance, facendole cadere sparse con un fracasso che distrae lui e l'intera sala. Ne approfitto per abbracciarlo.
Annuso il suo collo alla ricerca di una conferma dei miei sospetti, ma il fragrante e spinoso odore di dopobarba mi impedisce di fare sentenze.
Sto per alzarmi delusa, pronta a riempirlo di domande quando mi rendo conto che Haymitch non ha mai usato dopobarba.
Solo costretto da Effie. E sempre ed esclusivamente tre gocce.
Nei circa tre secondi che mi rimangono prima che si renda conto di cosa sta accadendo serro la sua mascella fra le mie mani, facendo leva ed aprendogli la bocca.
La puzza penetrante e sconvolgente di liquore bianco mi avvolge, spingendomi al vomito.
Rabbia e frustrazione cominciano a farsi largo verso di me, per penetrare attraverso la pelle ed attraversarmi dalla testa ai piedi.
«Haymitch. Abernathy!» grido, velenosa. Gli uomini della sicurezza cominciano ad osservare la situazione, pronti ad intervenire nel caso facessi male al tributo.
Cosa che effettivamente voglio fare. Cerco di immobilizzarlo a terra, ma è pur sempre il doppio di me e riesce ad impedirmelo. Poco prima di ritrovarmelo in piedi davanti a me riesco a lanciare uno sputo che lo prende direttamente in un occhio.
Gli agenti si avvicinano, pronti ad intervenire, e prima che possa sferragli un pugno vengo bloccata dal braccio solido del primo.
«Tu mi fai schifo! Mi disgusti! Tanti sforzi abbiamo fatto, e tu ci vieni contro così! Mi fai vomitare! Aspetta che lo sappia Peeta..» sbraito, mentre vengo spinta via. Non sembra interessargli molto di quanto sto dicendo, Chaff mi ha rubato completamente la sua attenzione porgendogli un fazzoletto per asciugarsi l'occhio. Riempio la bocca di saliva per riservarne una parte anche per lui, ma una volta sputata riesce ad arrivare solamente a pochi centimetri dai miei piedi.
Atala mi rimprovera, ricordandomi le regole, ma io non riesco a fare altro che scalpitare e pensare delusa a quanto è appena successo.
Per scaricare lo stress trascorro il resto delle ore di allenamento al tiro con l'arco, cercando di non guardarmi intorno e restare concentrata sugli uccelli di gomma che il responsabile mi lancia per aria.
Sono così concentrata che i gridolini di ammirazione di chi si è voluto fermare a guardarmi sembrano arrivarmi all'orecchio da un altra galassia. Quando la campanella di fine sessione suona mi avvicino alla postazione dei coltelli, da dove il mio compagno non si è evidentemente mosso. Ne prendo quattro ed uno dopo l'altro gli lancio dritti al cuore del manichino, tagliandolo in due.
Senza nemmeno degnarmi di guardarlo corro fuori alla ricerca di Peeta. So che è l'unico che capirebbe come mi sento, e che quanto è accaduto lo sconvolgerà quanto me. Eppure, una volta trovato nel nostro piano ed urlato "Haymitch ha bevuto" ancora prima di salutarlo, sebbene visibilmente preoccupato dalla notizia mi rivolge una domanda che sconvolge me ancora una volta.
«Katniss, perché te ne preoccupi tu?»
Il suo sguardo è dolce e le sue braccia calde. Non mi sono nemmeno accorta di averlo abbracciato.
Annaspo alla ricerca di una risposta, fino a quando non mi accorgo che la risposta più giusta è quella più ovvia.
«È...è nostro amico, Peeta...e sarà mio alleato in arena...così, bevendo...non avrebbe nessuna possibilità di...»
«Shhh...»
Il mio mentore mi zittisce, continuandomi a coccolare. Mi fa strano chiamarlo così, eppure mi ritrovo ad ubbidire, curiosa di sentire quanto ha da dire. Spero tanto parole rassicuranti, ma non le ottengo. Ho come l'impressione che questo ruolo stia cambiando il modo di porsi di Peeta. E non mi sta bene.
«Parlerò io con Haymitch, va bene? Ma tu non ti devi preoccupare troppo. Quest'anno ci sarà solo un vincitore, in arena, come sempre, quasi. È brutto da dire, ma dovresti essere solo contenta se un concorrente ha deciso di eliminarsi da solo.»
Sto per ribattere quando con decisione mi serra le labbra con l'indice.
«Anche se non è un semplice concorrente. E lo so, so meglio di te che non lo è. Vado a cercarlo.»
Si alza e se ne esce prima che possa dire qualcosa. Lo odio, odio il fatto che in questi giorni sembra non volere neanche sentirmi parlare. Dire la mia. Lui ed Haymitch.
La senzavoci dai capelli rossi entra inaspettatamente con una tazza di the. La accetto grata. Sono al terzo sorso quando delle grida provenienti dalla camera al mio fianco mi colgono di sorpresa.
Sono di Peeta. Peeta sta urlando. Contro Haymitch.
Sorrido soddisfatta, e mi prometto di andare a dormire con lui questa notte.
I successivi giorni di allenamento passano in fretta; Haymitch si guarda bene dall'alcool, consapevole dei nostri regolari controlli, ma non rinuncia alla compagnia di Chaff.
Mi sono ritrovata a stringere, mio malgrado, un qualche legame con gli altri vincitori. Haymitch ha insistito così tanto ad ampliare il nostro duo che Peeta si è convinto, sebbene sia ancora dubbioso per la mia incolumità. Non ha ancora capito che sono spacciata. Per farli contenti ho trascorso quindi un paio d'ore in più con Mags e Finnick, del 4, e i due del 3. I Favoriti li chiamano "Rotella e Lampadina" e ridono alla loro vista, ma a mio parere Wiress e Beetee sono avversari validi almeno quanto gli altri. Forse più pericolosi, vista la loro incontrastata intelligenza. Sono stati loro a farmi notare il campo di forza che gli Strateghi hanno alzato tra noi e la loro comoda posizione.
Opera del Capo, senz'altro, adesso non ho proprio idea di come sconvolgerli.
«Farai comunque casini, dolcezza» mi sussurra Haymitch, poco prima di entrare per la sessione. È visibilmente agitato, si sforza di nascondermi le mani tremanti, la maglietta inzuppata di sudore. «È semplicemente nella tua natura.» aggiunge.
Annuisco, sentendomi confortata. Ha capito che quello che voglio dare a Panem quest'anno non sarà la vittoria. Sarà l'esortazione. Sarà lo spettacolo per dare inizio alla ribellione.
Vengo chiamata circa cinque minuti dall'entrata del mio compagno. Non faccio in tempo a preoccuparmi per Haymitch, per la probabile cattiva impressione che avrà dato di sé, che mi ritrovo addosso tutti gli occhi degli Strateghi.
La situazione è molto cambiata dall'anno scorso.
La stanza è stata risistemata alla perfezione, niente che possa suggerirmi i trucchi degli altri tributi. Adocchio un manichino.
Sento ancora il loro sguardi su di me, i vecchi colleghi di Seneca Crane, probabilmente consapevoli della mia colpa, di ciò che ha portato alla sua scomparsa.
Se non lo sanno, forse è giusto che qualcuno arrivi ad informarli.
Mi avvicino ai colori della mimetizzazione, intingo l'intera mano nell'umida e viscida vernice nera.
Mi avvicino al manichino, e capisco che posso permettermi di osare di più. Nemmeno la morte ormai può farmi paura, e so che quei venti idioti non possono fare niente alla mia famiglia. So che di questo non potranno riferire nulla a chi sta più in alto di loro.
Scrivo il nome, mi avvicino agli archi. La mia mano sporca lascia l'impronta sull'impugnatura.
Incocco la freccia, lanciandola nel totale silenzio stupefatto caduto nella stanza. Gli strateghi sembrano quasi aver perso la capacità del respiro.
Colpisco un filo sopra al cuore, all'altezza della E.
Presidente Snow.
Colpisco dove so che tiene la sua rosa.
Mi congedano, freddi e sì, lo so, preoccupati.
La sera arriva presto, decido di non rivelare niente né a Peeta né ad Haymitch. Mi chiudo nella mia camera, all'improvviso non sono poi così tanto sicura delle conseguenze che avrà questa mia uscita.
E se gli Strateghi infrangessero la regola della totale privacy per informare il Presidente Snow? Mia madre, Prim non avrebbero scampo.
Ma sono pur sempre abitanti di Capitol City. Infrangere le regole è inaudito, a meno che tu non voglia finire in sangue e merda.
Quando Effie mi chiama per i risultati, sono già più rilassata. Peeta mi prende per mano, contento di vederti ma inequivocabilmente preoccupato per me. Gli sorrido, cercando di ignorare l'ansia. I gran voti dei Favoriti passano fin troppo velocemente. Wiress e Beetee si prendono un bel 7 a testa. Finnick sorprende con un 11, Mags mi commuove con un 8. Gli altri non li vedo quasi, sapendo quanto poco manchi ai risultati di Haymitch. Non voglio vederli. Ma quando annunciano un 10, non voglio crederci.
«Haymitch come...cosa hai fatto?» chiedo con un tono più alto del solito. Peeta ed io siamo così piacevolmente sorpresi che l'ansia riesce persino a lasciare lo spazio per un sorriso, anche se breve. Effie è la più entusiasta di tutti, si è addirittura lanciata in un abbraccio che Haymitch ha insospettabilmente accolto volentieri.
«Niente con l'intenzione di uccidere te, dolcezza. E tu?» mi risponde, sorseggiando il suo tanto odiato succo di frutta.
La presentatrice ha appena pronunciato il mio nome, in sala torniamo al silenzio.
«Niente con...»
Katniss Everdeen
«l'intenzione...»
Distretto 12
«di uccidere...»
Con un punteggio di...
«...te.»
Dodici.


PP Space

Tenete duro! Ancora un capitolo sulle interviste, e poi saremo in arena! I capitoli dell'arena saranno divisi in giornate e di circa duemila parole l'uno. Aggiornerò più spesso, e spero mi saranno perdonati questi capitoletti noiosi :)

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