Astral Pyramids ~ I Sigilli del Regno di Eden

di Lea_z_98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 0: Cose di un altro mondo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Vogliamo delle spiegazioni! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Di ragazzi silenziosi, vecchi regnanti e bizzarre quindicenni ***



Capitolo 1
*** Capitolo 0: Cose di un altro mondo ***


Lea_z_98 presenta

 

 

Una fanfiction di FAIRY TAIL

 

 

 

 

Astral Pyramids ~ I Sigilli del Regno di Eden

 

 

 

 

 

 

Capitolo 0: Cose di un altro mondo

 

 

 

 

 

Internal Point of View

 

 

 

Di solito non sono pessimista.

Non è bello demoralizzarsi, non mi è mai piaciuto.

In quel momento, tuttavia, non riuscivo proprio ad immaginarmi in groppa ad un cigno, inseguita da una scia di arcobaleni.

Cos’avrebbe detto il nonno?

… Ah, già.

“Non essere scettica, donna di poca fede! Se ti vedo un’altra volta depressa ti appendo giù dall’albero maestro e ti prendo a legnate come non ho mai fatto prima, gnarr!”

Eh, il capitano Devies… un vecchietto adorabile.

Un ex-pirata dalla tempra di ferro, rispettoso dell’etichetta quanto lo era con gli scarafaggi.

In una situazione normale sarei stata felicissima di seguire i suoi premurosi consigli.

“Gira a destra – no, l’altra destra! – ; vira a babordo, maledetta lattante! Chi ti ha detto di posare il culo? Ho detto a babordo – Porco Nettuno!”

Il problema era un altro: ero nel bel mezzo del nulla.

Non vi sto prendendo in giro: attorno a me era tutto bianco.

Bianco. Bianco…

Mi girai, mi rigirai, strabuzzai gli occhi, li assottigliai.

Non c’era niente, niente.

Iniziai a correre in avanti, tornai indietro, girai in tondo.

Nulla.

… ARGH!

Era vuoto. Esattamente come il mio stomaco.

Udii un brontolio sommesso e mi schiaffai una mano in faccia.

Proprio un bel momento per avere fame, davvero!

Calma. Calma, ragioniamo, pensai, ragioniamo.

Come sono finita qui?

Mi concentrai.

Ah, sì… stavo raccogliendo della frutta per uno spuntino. Avevo trovato delle more succose… e poi? E poi…

Avvertii un qualcosa rimbalzare nella tasca.

Vi frugai dentro e ne tirai fuori una bizzarra pietra, grande quanto il mio palmo.

Era bianca, opaca, frastagliata in più punti con scaglie grigiastre, appannate.

Aveva la forma di una piramide: simmetrica, rigida, precisa; perciò ne dedussi che fosse artificiale.

Ecco. In mezzo al cespuglio ho trovato quest’affare… ma cosa centra!?

Lo rigirai un paio di volte, sperando in qualche miracolo.

Cosa che, ovviamente, non accadde.

- … Ah, al diavolo.- mormorai, gettandomelo alle spalle.

La pietra cadde e tintinnò.

D’un tratto sentii un sibilo e sussultai, volgendomi sgomenta.

Sulla piramide era comparsa una scritta nera:

 

“Se uscire tu vorrai, capottarmi tu dovrai.

Bianco è nero, nero è bianco, chiameremo un saltimbanco!

Gira ancora – un, due, tre!

Io non sono qui per te.”

 

La raccolsi un po’ stupita, meditando su che tipo di stregoneria fosse.

… E soprattutto: chi ha scritto una filastrocca tanto scema?

La scritta si vaporizzò davanti ai miei occhi e per poco non presi un infarto.

Subito ne apparì un’altra:

 

“Uso la rima perché è carina,

mentre tu sei una cretina.

Vuoi uscire? Ah, ben dire!

Tu potrai solo sparire.”

 

Mi irrigidii.

- … Che sasso maleducato…- commentai, grattandomi il capo - Dunque… cos’ha detto di fare? Capottarla?-

La scrutai un altro istante, dubbiosa, poi alzai le spalle.

Non ci avevo capito molto, ma i concetti che mi interessavano erano pochi. Anzi, solo uno: uscire.

Così la rigirai, posandola al suolo.

La lasciai, notando che si reggeva da sola sulla punta, mantenendo un equilibrio a dir poco perfetto.

Non dovetti aspettare molto perché avvenisse qualcosa: qualche secondo dopo la piramide brillò d’un giallo accecante.

Non riuscii a pensare, e venni investita da un fascio di luce.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Normal Point of View

 

 

 

- CHIUDI QUELLA BOCCACCIA UNA VOLTA PER TUTTE, OCCHIO A PUNTA!-

- HAI INIZIATO TU, OCCHIO LANGUIDO!-

- NON MI INTERESSA CHI HA INIZIATO, VOGLIO SAPERE CHI MI HA TIRATO IN FACCIA QUESTO GATTACCIO PUZZONE!-

- È colpa del pesce, Gajeel…-

- I veri uomini non fanno tutto questo baccano!-

Lucy trasse un profondo respiro.

Circa venti ore prima, Erza era riuscita a trovare un incarico interessante, con un ottimo salario e facile da eseguire.

Heartphilia non ne capiva bene il motivo, ma Titania aveva voluto convincere sia Gajeel che Elfman – con la gentile minaccia di spedirli all’altro mondo – a partecipare.

L’ultimo non si era lasciato troppo pregare, mentre il primo, dopo una serie di borbottii blasfemi, era venuto unicamente per la provocazione di “Sei un fifone” da parte di Natsu, in modo da dimostrargli l’esatto opposto.

Certo, avevano protetto bene la statua di quel ricco signore da i banditi, ma avevano svolto il loro lavoro con qualche “personale aggiunta”.

Riassumendo: Gray aveva congelato tutto il giardino, Natsu aveva distrutto assieme ad Erza la villa del padrone, Gajeel aveva picchiato selvaggiamente i domestici e persino il nobile, infine Elfman… beh, Elfman aveva ferito l’orgoglio del signorotto con i suoi discorsi sulla virilità.

Più della metà della ricompensa, dunque, era stata sborsata per riparare ai danni, fisici e morali.

E meno male che Juvia non è venuta… ci mancherebbe altro!, rifletté Lucy.

Ovviamente al ritorno erano riprese le solite liti, dunque la maga degli Spiriti Stellari si era messa in guardia da eventuali gatti volanti, sberle e maniaci che spiavano sotto la sua gonna.

- MUTANDONE!-

- FIAMMIFERO BAGNATO!-

- VOLETE DIRMI CHI MI HA LANCIATO IN FACCIA QUELLO SCHIFOSO GATTO!?-

- Aye…-

- Smettetela di parlare e combattete come i veri uomini!-

- BASTA COSÌ!!!-

Quest’ultimo grido proveniva da Titania, che, puntuale come un orologio svizzero, aveva ben pensato di sfasciare il cranio ai compagni prima che disturbassero troppo la quiete pubblica.

… Anche se erano nel bel mezzo di un bosco, ma sono dettagli.

- Erza… quanto manca alla gilda?- domandò Lucy, esausta.

La rossa si calmò d’un tratto e in risposta fece spallucce - Non lo so. All’andata non ci abbiamo messo molto, visto che abbiamo preso il treno…-

- È colpa di Natsu se abbiamo perso quello del ritorno! Ci ha rallentati apposta!-

- Non è vero!-

- Invece sì.-

- Ti ci metti anche tu, Happy!?-

- HO DETTO BASTA!-

Ed i litiganti ammutolirono.

La bionda si lasciò sfuggire l’ennesimo sospiro.

Non potrebbe andare “meglio” di così…

Mai dire mai, giusto?

D’un tratto la terra tremò, energica e violenta, facendo trasalire tutti i presenti.

- M-ma che… CHE SUCCEDE!?- sbraitò Lucy, addossandosi ad Erza.

- Un terremoto…- osservò la rossa, impassibile.

- Questo l’avevo capito, grazie!-

I due Dragon Slayer si accasciarono al suolo, spalla contro spalla, trattenendo probabilmente dei conati di vomito.

- Oh… no… Mi sent…o mal…eee…- Natsu, cingendosi la pancia.

- Zitt…o… Salaman…der… Burp…- Gajeel, tappandosi la bocca.

- Ma non siete su dei mezzi di trasporto…- Happy, incerto.

- Rialzatevi! Gli uomini affrontano le difficoltà a testa alta!- Elfman, agitando le braccia volitivo.

Il mago del ghiaccio non badò più di tanto alle chiacchiere dei compagni.

Si volse più volte, sospetto.

Sì, quello era senza dubbio un terremoto, ma la scossa stava durando un po’ troppo per i suoi gusti.

Alzando gli occhi al cielo, tra l’altro, si accorse di una singolare anomalia.

- … Ragazzi, fino a due secondi fa non c’era il sole?-

Anche gli altri – quelli in salute, per lo meno – guardarono verso l’alto, stupiti.

Una cappa densa di nembi si era ammassata, con brusca velocità, sopra di loro. L’ombra più scura invase i dintorni, creando un perfetto anello di tenebra.

Non un raggio passava da quella barriera, non un soffio di vento giungeva, né un goccio di misera pioggia.

- … Non è normale.- commentò ancora Erza, sempre imperturbabile.

Prima che Lucy potesse ribattere, il terreno vibrò con più forza, tanto che a momenti non cadde.

La coltre di nubi si squarciò come d’incanto.

Una luce compatta discese sino a terra, accecandoli completamente.

Poi fu tutto molto veloce: udirono un grido di terrore, scorsero una persona che precipitava dall’alto, vi fu uno schianto assordante e si levò un polverone.

 

Quando il pulviscolo si diradò, Lucy si accorse che la bizzarra figura era caduta esattamente addosso ai due “draghi”, che ora giacevano supini con girandole al posto degli occhi.

- Ahi, che botta… meno male che sono caduta sul morbido…-

Nel luogo stesso dell’impatto si stava alzando adesso una ragazza sui diciassette anni, dall’aspetto piuttosto trasandato.

Aveva dei capelli color smeraldo scarmigliati, in mezzo ai quali si intrecciavano dei fili d’erba e delle foglioline strappate, come se si fosse appena alzata dopo aver dormito su un prato; occhi larghi e d’orati, tendenti all’arancio, la carnagione un poco scura.

La cosa più curiosa era però il suo abbigliamento: indossava una camicetta rozza, tagliata in un peculiare tessuto di juta grigia, e stretti alla vita dei pinocchietti neri rigorosamente stracciati. Portava a tracolla, con una cinghia che le passava sopra la spalla destra, una grossa anguria trasformata in borraccia e tappata con un turacciolo di sughero.

Gli sguardi di tutti si posarono su di lei, che si volse con aria confusa.

Gajeel e Natsu si ripresero, cosicché si rimisero in piedi e anch’essi si misero a fissarla pensierosi.

Silenzio.

Silenzio.

… Ancora silenzio.

- … E voi chi diavolo siete?- chiese d’un tratto la sconosciuta, incrociando le braccia e chinando di lato la testa.

Le orbite dei maghi si spalancarono enormemente.

- TU CHI DIAVOLO SEI!- ribatterono unanimi, aprendo esageratamente le bocche.

La ragazza dai capelli verdi indietreggiò un pochetto intimorita da quell’aggressione, ma subito si ricompose, sfoderando un gaio sorriso.

- Io? Io sono Frey!- rispose, con un leggero cenno della mano - Mi chiamano anche la “Trancia-navi”. Molto piacere!-

All’istante le comparve davanti un cartellino della dimensione di un piccolo quaderno con su scritto:

 

Ragazza precipitata dal cielo:

FREY

La Trancia-navi.

 

- Che roba è? - fece lei, tastando l’apparizione incuriosita. Il cartello, al tocco, si dissolse in una nuvoletta.

- Non farci caso. Qualche volta ci succede quando incontriamo gente nuova. - spiegò noncurante Erza - Dopo un po’ ci si fa l’abitudine, e alla fin fine è anche comodo. Aiuta a rompere il ghiaccio e sveltisce le presentazioni.-

- Frey, eh?- ripeté Lucy - Che nome strano…-

- Un nome da uomo.- intervenne Elfman, annuendo con convinzione.

- … Sì, certo…-

- Frey… mi ricorda… il pesce!- gli occhioni di Happy brillarono al solo pensiero.

- Non mi interessa come si chiama. Mi è caduta addosso e mi ha fatto male!-

- Non incominciare, Natsu…-

Gajeel, dal canto suo, era impallidito all’improvviso. Sudava  freddo.

La nuova arrivata parve accorgersene e lo fissò intensamente.

Tutti tacquero, mentre quei due individui iniziavano a studiarsi socchiudendo le palpebre, poi le sgranavano, si grattavano il mento e massaggiavano la nuca.

Compirono tutte queste azioni all’unisono, dimentichi di ciò che li attorniava, compresi i compagni alquanto perplessi.

La mascella di Frey si abbassò smisuratamente e, illuminatasi, puntò un dito contro il Dragon Slayer del Ferro - Ma tu sei Gajeel!-

Una grossa goccia scese dalla nuca dell’interpellato - Meglio tardi che mai… non sei cambiata di una virgola, vedo. Frey…?-

La ragazza pareva non dare più segni di vita. O, per lo meno, di lucidità.

Balbettava frasi sconnesse, ansimava, sudava e si asciugava la fronte, si mordeva le unghie, girava in tondo, si martoriava viso e capelli.

Gajeel attese un istante, poi, quando Frey fu a portata di mano, l’afferrò per la collottola e le mollò una violenta serie di schiaffi.

Se gli occhi dei presenti erano grandi, adesso avevano raggiunto dimensioni megalitiche, uscendo persino dalle orbite.

La verde rinsavì più o meno alla trentesima manata, si allontanò da Redfox e si concentrò per regolarizzare il respiro.

- … Voi due… vi conoscete?- chiese finalmente Lucy, riavutasi dallo stupore iniziale.

Gajeel fece un segno di noncuranza - Sì, quand’eravamo piccoli… ma è una storia talmente lunga, intricata, ricca di battaglie e colpi di scena…-

I volti dei compagni risplendettero d’entusiasmo.

- … Che di certo non la volete sentire.- concluse.

Ignorò l’occhiataccia generale e tornò a parlare con la strampalata diciassettenne - Allora? Come sta il capitano?-

- Mh? Ah! Bah, nonno Dev sta come al solito… crisi epilettiche, attacchi cardiaci, scleri notturni, incubi su scorribande di pirati… tutto bene, insomma.-

- … Capisco.-

Frey indicò gli altri - E i tuoi amici? Membri di Phantom Lord?-

- Eeeh!? Ma cosa dici!? Noi siamo di Fairy Tail!- saltò su Natsu - Guarda!-

E mostrò fieramente il loro logo, imitato da Gray ed Elfman.

La nuova arrivata li osservò incuriosita, poi sorrise - Beh, io non riconosco i marchi.-

Un brivido gelo percorse le schiene dei tre maghi.

Prima che Dragneel potesse vociarle contro qualche terribile insulto, Erza lo colpì, spedendolo direttamente tra le braccia di Morfeo.

- Bene, Frey… posso chiederti una cosa?- disse poi.

- Certo! Dimmi pure.-

- Come mai sei cascata dal cielo?-

Frey fece per aprire bocca, ma si zittì.

- … Bella domanda. Non lo so… sai, credo che la colpa sia di questa.-

Estrasse da una tasca una pietra bianca e grigia, a forma di piramide.

- Ero andata in un bosco a raccogliere le bacche…- e qui si tolse l’erba dai capelli - Poi ho trovato questa… cosa. Poi all’improvviso è diventato tutto bianco. Poi è apparsa una filastrocca scema che mi diceva di girare la piramide, poi c’è stata una luce e poi, puf!, sono arrivata qui.-

- Una cosa piuttosto insolita…- criticò Gray.

- Che sia magia?- domandò Elfman.

- Sicuramente.- concordò Lucy.

- Aye!-

- E così è colpa di questa pietra se mi sei cascata addosso, eh?-

Natsu si era inspiegabilmente ripreso – che velocità! – ed ora camminava furiosamente verso la verde.

- Ora la distruggo!- dichiarò, già infuocandosi.

Frey si ritrasse, scagliandogli uno sguardo ammonitore - Ma nemmeno per sogno! È la mia pietra, e anche se scrive delle filastrocche cretine può sempre servirmi per tornare a casa!-

- Quest’aggeggio mi ha fatto male, quindi voglio distruggerlo!-

- Ti ho detto di no!-

- E invece sì!-

- E invece no!-

Il Dragon Slayer del Fuoco le si gettò addosso ed iniziò un inseguimento sfrenato; l’uno tentava inutilmente di rubare la piramide, l’altra si scansava ogni volta.

Quando il rosato riuscì finalmente ad afferrare il sasso, iniziarono a tirarlo da una parte e dall’altra, come giocando alla fune.

Soltanto che fu un gioco molto breve.

Dalla pietra scaturì una scintilla d’elettricità, che fulminò i due contendenti e li stese a terra in meno di due secondi.

Poi, il buio.

 

 

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice e del suo cappuccino ormai destinato ad una tragica fine

 

Ohayo a tutti voi!

Questa è la prima volta che pubblico qualcosa sul fandom, perciò mi presento: sono Lea, molto piacere *si genuflette (?)*

Ho notato che qui le storie ad OC vanno particolarmente di moda – olè! –, dunque se vorrete linciarmi me ne farò una ragione.

A chiunque abbia avuto il coraggio di entrare e sia sopravvissuto al capitolo 0 (o prologo, o introduzione, o come preferite) ho giusto un paio di cose da dire. Poi metterò la scheda, ma abbiate un po’ di pazienza…

Intanto è apparsa una prima OC, Frey, creata grazie all’eccezionale aiuto di Leke_96, senza la quale probabilmente non avrei mai iniziato questa storia (grazie carissima ^___^).

Ci tengo a dire che inizialmente non volevo crearne nessuno, ma ho pensato che incominciare senza nessuno sarebbe stato piuttosto ostico. Ergo, eccola qui.

So che non ve ne importa nulla, ma per il nome mi sono ispirata alla mitologia scandinava. Frey è il nome di un dio di cui non mi ricordo niente, so solo che è un maschio – quindi Elfman ha ragione a dire che è un nome da uomo ù_ù.

Comunque l’ho scelto perché era il primo nome che Mashima-sensei voleva dare ad Happy (Aye! ndHappy).

Passiamo ad altro.

Anche se questa è una storia ad OC non voglio essere troppo frettolosa a presentare i vostri personaggi. Vorrei dedicare ad ognuno molta attenzione, senza dare troppo rilievo all’una o all’altra persona.

Ma, alt!

Avviso già da subito che quelli che mi piaceranno di più (o in altre parole i più originali) saranno sicuramente inseriti nella storia.

Non garantisco che accetterò tutti, mi scuso per questo.

Se ne avrò tempo (o voglia, dipende dai punti di vista u_u) potrei inserire gli altri come personaggi secondari.

… Sì, mi sono appena contraddetta, ma capitemi, non ho dormito molto….

Bene, basta gingillarsi! Ecco la scheda dell’OC, con le relative spiegazioni affianco:

 

Nome:

Cognome:

Soprannome/i: mi sarebbe molto utile se ne scriveste almeno uno (per esempio “Salamander” o “Titania”), e possibilmente anche qualcos’altro di ridicolo/divertente. Vi avverto che ne potrei mettere uno io se non me lo date voi! < --- me che pianifica chissà quali oscure scemenze (?)

Età: accetto dagli zero ai cent’anni. Fate voi ._.

Descrizione fisica: la vorrei ben dettagliata. Per carità, siate vari, non possono avere tutti capelli biondi e occhi chiari…

Carattere: qui ho un bel po’ di cose da dire. 1- devono obbligatoriamente esserci i DIFETTI. Non accetto Mary Sue; 2- I difetti devono essere tali, perciò non girateci intorno dicendo che possono anche essere dei pregi; 3- sempre sui difetti, per favore, fate che siano anche ridicoli. Sappiamo tutti che Natsu è un esaltato, che Gray si sveste senza nemmeno accorgersene, che Erza è violenta senza farlo apposta, che Lucy ha la tremarella… non so, inventate un emerito imbecille, un bugiardo patentato, una lecchina, qualsiasi cosa! (E per favore, datemi un fottuto casanova T^T); 4- ancora una volta sui difetti. Guai a voi se li copiate tali e quali da un membro della gilda. O mi sparo. Siete avvertiti…; 5- per quanto riguarda i pregi… beh, fate voi. Basta che non siano copiati da altri della gilda ù_ù

Potere: il massimo che potete scegliere sono tre. Voglio che siano originali (originalità, vieni a me! *si mette in posa*), non copiate, non plagiate, eccetera eccetera (e poi non devono essere tutti invincibili come Makarov, neh? Che so, magari qualcuno che ha il potere di sparare mandarini dalle narici…) Ah, vi prego, non Dragon Slayer…

Passato: assolutamente SÌ. Se ben dettagliato mi fareste un favore. (Ah, potete anche scegliere di aver incontrato qualche membro precedentemente, basta che non sia una cosa che modifica troppo il corso della storia)

Segni particolari: anche qui voglio varietà. Non possono essere tutti cicatrizzati o tatuati (anche se abbiamo il marchio della gilda… °-° dettagli…). Magari metteteci degli orecchini, dei berretti… lo stesso colore dei capelli potrebbe essere un segno particolare, se lo considerate tale.

Amore: non darò molte restrizioni. Potete scegliere sia personaggi del manga/anime che degli OC. Vi chiedo di descrivermi il tipo di relazione, così da non incasinarmi troppo. (Attenzione: io adoro i triangoli, perciò non sarò clemente *ghigno satanico*)

Rapporti: qui metteteci pure tutte le amicizie, le rivalità, le inimicizie – e BLA BLA – che avete. 

Paure/Fobie/Vizi: OBBLIGATORIE. Anche cose assurde, tipo qualcuno che ha il terrore della cioccolata (?)

Dov’è il simbolo di Fairy Tail: se volete entrare a farne parte, ovviamente. Vi avviso (quanti avvisi .__.) che potete entrare solamente in questa gilda, oppure darmi il consenso per farvi entrare in qualche organizzazione oscura e farvi perciò cattivi (MWAHAHAH! ^w^)

Altro: cose che la mia mente affetta da malattie psico-pirinpin (!?) ha dimenticato.

 

ATTENZIONE: gli OC vanno inviati tramite messaggio personale.

 

Bene, credo sia tutto.

Se volete saperlo, ho già una trama in mente (la scriverò da più punti di vista), non precisissima in quanto non ho ancora personaggi.

Se avete dei dubbi non esitate a chiedere o a contattarmi :3

Ora torno al mio cappuccino *afferra una tazza, un giornale ed una pipa (…?)*

Sayonara! ^_________^

*Sparisce inseguita da una scarica di pomodori*

 

 

Lea

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Vogliamo delle spiegazioni! ***


Noticine dell'autrice: Yo, Minna! Sono già qui, contenti? (... NdTutti)

 Scherzi a parte, giuro che mi sono spremuta per scrivere questo primo capitolo. Scrivo una nota all'inizio per dirvi che sarà molto, molto lungo. Conta ben ... 13 pagine di Word.

 Quindi, se proprio volete leggere, sappiate che vi ritroverete un mucchio di parole da affrontare per arrivare alla fine.

 (Un'altra cosa: in questo capitolo appariranno due OC, più dei personaggi inventati da me. In guardia!)

 Vi lascio. Spero che vi piaccia, o per lo meno sia decente.

 Sayonara! *w*

 

 

 

 

Lea_z_98 presenta

Una fanfiction di FAIRY TAIL

Astral Pyramids ~ I Sigilli del Regno di Eden

 

 

 

 

 

 

Capitolo 1: Vogliamo delle spiegazioni!

 

 

 

 

 

Internal Point of View

 

 

 

Correvo.

Era il minimo che potessi fare, dopotutto.

Vedete, io non sono una persona maldestra. Nemmeno pigra. Un po’ strana, forse, ma tutto sommato volenterosa.

… Va bene, è vero che mi addormento abbastanza spesso, ma non perché sia stanco, tantomeno svogliato.

E non guardatemi così! La mia è una malattia, non ci posso fare niente!

Comunque… dicevamo?

Ah, sì: correvo.

E perché correvo?

Non c’era un motivo preciso… anzi, che c’era – ce n’erano ben due!

Il primo era che avevo perso di vista mia sorella.

Il secondo… beh, il secondo era che non vedevo assolutamente nulla.

Non è raro che d’improvviso io non riesca a scorgere più niente, sia chiaro; quando uno si assopisce solitamente perde la facoltà di poter osservare ciò che lo circonda.

Sempre che non riesca a guardare attraverso le proprie palpebre, cosa altamente improbabile.

Ma – poiché sono un esperto in tal campo – posso garantirvi che non ero stramazzato a terra come un ghiro. No no.

Perché, come dovreste sapere anche voi, la fase che precede il sogno è sempre quella del nero più totale.

Ebbene, io non vedevo il nero, bensì il bianco più totale.

Corsi per quella che mi parve un’eternità, finché non mi accasciai a terra, esausto.

Mi diedi una calmata e cercai di fare mente locale.

Innanzitutto… come diavolo ci sono finito qui?

Rimasi in silenzio, meditabondo.

Mi ricordai di una strana pietra – un triangolo, forse – che avevo trovato per strada, accanto alla locanda dove volevo entrare.

L’ho raccolta… e sono finito qui.

Pensai dove potevo averla messa e logicamente la trovai in tasca.

Era completamente nera, non molto grande, con la forma di una perfetta piramide.

La soppesai, incuriosito e sospettoso al tempo stesso.

… Quindi è colpa sua se ho perso mia sorella?, mi chiesi, titubante.

Aspettai uno, due, forse tre minuti, sperando in chissà quale prodigio.

- … Bah.- sbuffai infine, adagiandola a terra.

Come il sasso toccò il suolo, un fischio acuto mi perforò le orecchie e subito apparve una scritta bianca.

Strabuzzai gli occhi e mi avvicinai per leggere:

 

La via è finita,

ma non la tua vita;

Se scherzi col fuoco, ti bruci, non poco!

Piangi e dispera, che c’è la bufera.

Vuoi una mano? Grida “Tucano”!

 

- … Che cosa!?- sbottai, incredulo.

Dopo tale affermazione, la scritta si cancellò magicamente e ne apparve un’altra.

Rimasi basito non tanto per l’avvenimento quanto per il contenuto:

 

Ascolta, demente, non sono paziente;

Lo ripeto una volta, più chiaro, ma una sola!

Vuoi tornare al presente? Te lo dico ancora:

Grida “Tucano” – e cadi in malora!

 

- …-

Sconcertato, non seppi che dire.

Aspettai un po’, infine feci spallucce.

Ammetto che la situazione era assurda, tuttavia quel sassolino sembrava avercela con me.

Presi un profondo respiro e…

- TUCANO!!!-

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Normal Point of View

 

 

 

- Chi mi lecca?-

Il sonno di una persona colpita da una scarica elettrica con l’intensità di un fulmine è profondo, senza sogni e simile alla morte. Svegliarsi da questo tipo di sonno è un’esperienza molto spiacevole, fatta di nausea e lunghi momenti di semi-incoscienza, e finché non si torna perfettamente in sé è difficile capire cosa stia succedendo tutto intorno.

- Chi mi lecca?- borbottò di nuovo Natsu, rigirandosi.

Ricevette uno schiaffo in volto, che gli fece finalmente aprire gli occhi.

Osservò dapprima la mano che lo aveva colpito, poi fece scorrere lo sguardo sul braccio sottile che ne seguiva, finché non si ritrovò a fissare il volto di una ragazza dai capelli verde smeraldo.

Il mago del fuoco impiegò un istante a far mente locale e ricordarsi colei che, qualche tempo prima, gli era irrispettosamente precipitata addosso.

- Scusami.- disse sorridendo Frey (gli pareva che fosse quello il nome) - Ma ho creduto giusto svegliarti.-

- Ah, sì. Ma chi mi lecca?- chiese, tornando al dunque.

Abbassò gli occhi e scorse un batuffolo di pelo appiccicatogli alle caviglie.

Scosse le gambe, scacciando l’animale – un chihuahua bianco, per la precisione – che gli stava placidamente lappando le piante dei piedi. Quello fuggì via impaurito, saltando dal davanzale della finestra.

… Aspetta, finestra?

Il Dragon Slayer si sedette, notando con piacere di trovarsi nell’infermeria della sua gilda.

- Ma come ci siamo finiti qui?- pensò ad alta voce - E perché quel cane mi leccava?-

Frey scrollò le spalle - Non so. Per quanto riguarda quel cagnolino, credo che gli piacesse il tuo odore.-

Natsu la scrutò con un sopracciglio inarcato, valutando se prendere quell’affermazione come un insulto od un complimento.

- In ogni caso…- riattaccò l’altra - Dove sono finiti tutti?-

- Credo che siano di là. Probabilmente Lucy starà parlando con Mira Jane ed il nonnetto…-

- Lucy è quella bellissima ragazza bionda?- lo interruppe, incuriosita.

- Sì, è lei… aspetta, cosa!?-

- Ho capito…- mormorò sovrappensiero la verde, senza badare al color porpora che aveva invaso le guance del “drago” - Quindi Erza è quella con i capelli rossi… e il gatto come si chiamava…? Happy?-

- Sì.-

Frey annuì con soddisfazione, probabilmente auto-congratulandosi per quel barlume di fenomenale memoria.

- Perciò tu… come ti chiami?-

- Natsu.-

- Mh. Natsu. Natsu… Natsu… che nome strano.-

Dragneel si volse trovo - Il tuo non mi pare da meno…-

- Oi, testa d’alga!!!-

Quest’ultima voce, imperiosa, irriverente, che tanto sembrava quella di un certo Dragon Slayer del Ferro, li fece trasalire e quasi cadere dai letti.

Un tremito percorse le spalle di Frey ed una tempia prese a pulsarle sulla fronte, con un ritmo preciso e alquanto allarmante.

Pochi secondi dopo apparve sulla porta Gajeel, che, vedendo i due malati ormai ristabiliti, colse la palla al balzo e disse:

- Ancora a poltrire, voi due? Non avete dormito abbastanza?-

Anche a Natsu iniziò a pulsare una tempia.

- Guarda che non ho dormito così tanto!- esclamò, sebbene non ricordasse effettivamente la reale durata del “pisolino”.

Il compagno liquidò il tutto con un distratto gesto della mano, avvicinandosi nel contempo ai loro giacigli.-

- Oi, testa d’alga,- ripeté - il vecchio vuole fare quattro chiacchiere con te.-

- Ti ho detto più volte di non chiamarmi così!- proruppe la diciassettenne, mostrando una sfilza di denti da squalo.

Subito, però, si ricompose - Aspetta, con chi dovrei parlare?-

- Il vecchio.- spiegò pazientemente Redfox - Il Master.-

Silenzio.

- Il “sovrintendente”.-

Ancora silenzio.-

- … Il tizio che è a capo della gilda.-

- Aaaah! Potevi dirlo subito!- rise Frey, genuina.

Dei goccioloni si fecero strada tra le nuche dei ragazzi.

- Beh, che stiamo aspettando?- la verde balzò in piedi e uscì dalla stanza - Andiamo!-

Quando si fu eclissata completamente, Natsu tornò a fissare Gajeel.

- E quella svitata da dove spunta?-

L’altro assunse un’espressione incomprensibile.

- Non è molto meno svitata di te, Salamander.- replicò, avviandosi - E comunque… temo che lo scoprirai.-

 

Lucy, da come aveva dedotto il nostro caro maghetto del fuoco, stava appunto discutendo con Mira Jane e Makarov, accompagnata da una Titania meditabonda e un Fullbuster in mutande.

Il Master scrutava impensierito il celebre sasso-a-forma-di-piramide-che-scrive-filastrocche-assurde, accuratamente sigillato in una bolla a mezz’aria.

Ebbene sì, dopo una serie di sfortunati eventi, avevano deciso di tenerlo a distanza per questioni di massima sicurezza.

Un po’ più distante si poteva scorgere una Wendy indaffarata a curare una strage: Elfman, Happy, Juvia, Jet, Droy, Pantherlily, persino Levy e Charle. Tutti fulminati.

- Quest’aggeggio è davvero strano. In vita mia non avevo mai sentito parlare di una cosa simile…- sussurrò Makarov, continuando ad esaminare la piramide.

Gray non fece in tempo ad esprimere alcun giudizio sulla sua “giovine età” che Erza gli sferrò una possente gomitata, scaraventandolo direttamente tra le braccia di Wendy.

- Non sa dirci proprio niente?- chiese affranta la maga degli Spiriti Stellari.

- A parte che è meglio non toccarla? No, non credo.-

- Eppure è strano… mi dite che ve l’ha mostrata una ragazza, no?- fece Mira Jane - Eppure non è stata subito colpita dal fulmine.-

Scarlet annuì - In più sappiamo che è precipitata dal cielo dopo averla raccolta.-

Tacquero, immersi nelle loro riflessioni.

- Yo! Salve a tutti!-

Fu proprio in quel momento che Frey fece il suo ingresso trionfale: correndo con la grazia di un elefante indiano che abbia appena deciso di ballare la break-dance, abbatté come tanti birilli una decina di maghi davanti a lei, procurando in tal modo più pazienti per la povera Wendy.

Si accostò al gruppo e, non badando ai vari sguardi allibiti, si mise sull’attenti: - Pronta per parlare col Master, signore!-

- Ben svegliata, Frey.- la salutò Erza, col solito cortese contegno - Va meglio?-

- Va alla grande!- rispose contenta la verde, dimenticandosi della posa militare - Anche Natsu sta meglio. Oh, ma vedo che c’è molta altra gente! Buongiorno, io sono Fr…-

- Frena, testa d’alga! Fai poco la vivace, altrimenti collassi ancora.-

Per la seconda volta in quel giorno, le spalle della ragazza vennero scosse da un forte brivido.

Arrivarono anche Natsu e Gajeel, l’uno massaggiandosi il capo e l’altro incrociando le braccia.

- Ciao, Frey! Io sono Mira Jane, ma chiamami pure Mira.- disse cordialmente la Diavolessa, prima di udire una qualsiasi replica.

- Ah, Mira… okay! Piacere…-

- Questo, invece, è Makarov, il Master,- proseguì la Strauss, ed il vecchio alzò una mano - mentre laggiù ci sono Wendy, la bambina, Gray, quello mezzo nudo, Juvia, quella col cappello, Jet e Droy, rispettivamente quello a destra e quello a sinistra, Elfman, il gigante, Happy, il gatto blu, Charle, la gatta bianca, Levy, quella piccolina…-

Ed iniziò così un lungo e gentile – badate bene: gentile – monologo di presentazioni, così esauriente, articolato, affabile e interessante, che per poco non portò alla morte cerebrale la sua ascoltatrice.

Dapprima era stata anche contenta di quell’esposizione. Poi, lentamente, il sorriso era scemato, lasciando posto ad una smorfia perplessa.

- … infine quella che beve lì è Cana.- concluse Mira, mentre Alberona si appressava levando il sakè.

Ora Frey aveva assunto un’espressione stravolta, distrutta, disgustata, consapevole che, forse, l’assimilazione repentina di quattrocentocinquantamila nomi poteva averle mandato in tilt il sistema nervoso, il sistema immunitario, l’apparato locomotore, il sistema cardiocircolatorio e l’apparato digerente.

- Dunque,- proseguì il Master, riscuotendola dal trauma - dovrei parlarti di questa pietra. Ne sai qualcosa?-

La verde si limitò a scuotere la testa.

- Dove l’hai trovata?-

- In un cespuglio.-

- E l’hai presa in mano, giusto?-

- Sì.-

Silenzio.

- … Che c’è?- domandò la ragazza, sospettosa.

- Beh, da quel che ci hai detto, sembra che tu sia l’unica che possa toccarla.- osservò Erza, seguita dall’approvazione di Lucy.

- Che significa?- indagò Natsu.

- Significa che, se non vuoi prendere di nuovo la scossa, devi starci alla larga.- lo illuminò Mira, poi sorrise - Ma basta parlare di queste cose! Rilassatevi e presentate meglio a tutti questa ragazza. Io e il Master andiamo di là a chiarire la situazione, okay?-

E così fu.

Frey venne trascinata di peso a un tavolo, che dopo un decimo di secondo si popolò di maghi.

Partì in tal modo una sfilza di domande rivolte alla verde: di dove sei, qual è il tuo cognome, hai fratelli o sorelle, quali sono i tuoi hobby, ce l’hai il ragazzo, ti piace il pesce, quanto fa due più due, e così via…

Fortunatamente Titania pensò bene di allontanare la maggior parte degli impiccioni (quelli con i dubbi matematici erano i più ostinati), cosicché lasciassero respirare la nuova arrivata.

In poco tempo il gruppo si ridusse più o meno ai soliti elementi: Natsu, Lucy, Erza, Gray – già sveglio, sì –, Juvia – sveglia pure lei, da come si è potuto capire –, Gajeel, Wendy… e Frey.

- … Mi scoppia… la testa…- fu il mormorio di quest’ultima, accasciatasi sul tavolo.

- Comunque non capisco,- attaccò Gray, accompagnato da un clamoroso “Gray-samaaaa!” di una certa maga dell’acqua - perché è caduta dal cielo? Insomma, passi pure la filastrocca, passi pure la super-scossa-elettrica; ma…-

- Non credo che risolveremo molto continuando così.- lo interruppe saggiamente Wendy - Bisognerebbe avere degli indizi.-

Gajeel osservava la scena con un dito sul mento.

- O qualcuno che ne possa sapere qualcosa.- concordò Lucy.

Pensarono.

Gajeel osservava la scena con un dito sul mento.

- E se lo chiedessimo a Porlyusika?- propose Natsu.

- Mh… non penso vada bene. In fondo nemmeno il Master ne sa qualcosa, perché dovrebbe saperlo lei?-

Ritornarono a pensare.

Gajeel osservava la scena con un dito sul mento.

Continuarono a pensare.

Gajeel osservava la scena con un dito sul mento.

Pensarono ancora.

Gajeel osservava la scena con un dito sul mento.

Ripensarono di nuovo.

Gajeel… insomma, l’avete capito.

- … Si può sapere che stai facendo?- chiese Juvia al suo ex-compagno di Phantom Lord.

Questo rimase ancora un po’ col dito sul mento, poi sbuffò - Credo di sapere chi possa dirci qualcosa…-

Centinaia di occhi indagatori lo squadrarono.

- Frey… andiamo dal capitano.- concluse, coprendosi il viso con una mano, come sconsolato.

L’interpellata si rizzò in piedi come una molla, tra lo sconcertato e lo scandalizzato - Dal nonno!? Ma lo sai che il villaggio non è segnato su alcuna cartina! E poi lui… beh…-

Si fece dubbiosa.

- … Ne sei sicuro?-

- Chi altri può saperlo se non Howel?-

Tacquero tutti.

Frey sospirò.

- Okay, ho capito… gente, si va a Kokirii.-

Infine sorrise - Casa mia!-

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Il giorno dopo, alle dieci circa del mattino, il nostro gruppo (a cui mancavano le povere Wendy e Juvia, che avevano altro da fare, e gli sfortunati exceed, ancora sotto shock) faceva il suo ingresso nei cancelli di Kokirii.

Qualche lettore, a questo punto, potrebbe chiedersi come avessero fatto ad arrivarci, dal momento che, in effetti, questa città non era segnata su alcuna delle carte geografiche note.

Tuttavia esiste una risposta perfettamente logica a questa domanda.

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per raggiungere senza problemi Kokirii. Ora che avete tutti chiaro come avesse fatto il gruppo a giungere a destinazione, torniamo ad occuparci del suo arrivo. Dunque, appena entrati al villaggio, i maghi si ritrovarono in mezzo ad una strada polverosa. Il luogo, di primo acchito, non fece una grande impressione: era sporco e poco moderno, praticamente da terzo mondo. Sembrava del tutto privo delle infrastrutture fondamentali, e oltretutto poco igienico.

Comunque, a parte questi dettagli irrilevanti, sembrava molto accogliente e piuttosto affollato.

- Venite, vi porto dal nonno.-

Sgomitarono tra una mandria di uomini e camminarono a lungo, forse più di una mezzora, e, quando giunsero a destinazione, le mascelle di quasi tutti i presenti sfracellarono al suolo.

Erano davanti ad un immenso cantiere.

Nessuno riuscì a chiedere nulla che la guida sgattaiolò subito dentro, scambiando due brevi battute con degli omoni all’ingresso.

Dunque la seguirono diligentemente, senza però alcuno zelo.

Passeggiarono per un po’, dirigendosi verso il cuore della fabbrica, una gigantesca struttura in legno, una specie di torre poliedrica alta almeno una trentina di metri e cerchiata di ferro a intervalli regolari, come una botte. Tutto il posto brulicava di operai che trasportavano materiale, martellavano, urlavano; il sole, impietoso, rendeva l’aria bollente e il lavoro dieci volte più faticoso. Tuttavia, in fondo, la confusione, il rumore e il caldo non erano così insopportabili. Solo che ogni tanto ti facevano rimpiangere la tranquillità di un campo di battaglia, il silenzio di un mattatoio o la dolce frescura del cratere di un vulcano.

- Quegli uomini stanno piallando il fasciame per lo strato esterno dello scafo. E quegli altri, invece…-

Tutti quanti annuivano alle spiegazioni di Frey, ma non le ascoltavano realmente. Innanzitutto perché, in mezzo a tutto quello schiamazzo, era comunque difficile riuscire a sentire le sue parole, ma soprattutto perché la sola vista dei lavoratori sembrava metterli in soggezione. Diciamo che non avevano proprio l’aria di operai civili.

- … e tutto quello che costruiscono viene portato qui, dove viene montato secondo i progetti di mio nonno. Ecco, siamo arrivati!- concluse Frey, tendendo la mano libera (l’altra sorreggeva la fantomatica borraccia-anguria) a mostrare la grande torre.

Ormai erano arrivati ai piedi dell’edificio. La sua altezza dava il capogiro.

- Allora, avete capito tutto?- chiese la ragazza, sorridendo.

- Tutto, tranne una cosa.-

Gray guardò in alto, verso la cima della torre.

- In sostanza, che cos’è?- domandò.

- Semplice: un faro.-

- Faro?-

- Sì. Vedete, poiché il faro attuale comincia a dare dei problemi (l’altro giorno è crollata tutta la parete destra), il sindaco ci ha ordinato di costruirne un altro. Poi lo trasporteremo con quel macchinario là…-

E nuovamente la ragazza si perse nelle sue spiegazioni. Almeno finché Gajeel non le diede uno scapaccione.

- Ahi! Cosa c’è?-

- Dobbiamo cercare il capitano, testa d’alga.- grugnì l’altro, spazientito.

- … Giusto. Strano, però, di solito lavora qui…-

- Arriva il sindaco Warren! Arriva il sindaco!-

Il grido improvviso dell’operaio trasformò la confusione e il movimento del cantiere in altra confusione e altro movimento, con la differenza che stavolta essi erano finalizzati non alla costruzione della torre ma alla preparazione di una buona accoglienza per l’autorità in visita. Un uomo, un energumeno più grosso di un armadio a quattro ante e con l’aspetto molto simile a quello di un leone, prese le redini della situazione: i suoi “roarr!” si imposero sul caos e cominciarono a scandire il movimento dei carpentieri che adesso si organizzavano in file parallele, sgomberavano la strada dal materiale e cancellavano la scritta “il sindaco Warren è un coglione” fatta su di un muro la notte precedente.

- Arriva il sindaco? Che fortuna!- esclamò Frey.

- Fortuna? Perché?-

- State a vedere. Eccolo.-

Il sindaco avanzava con sussiego, salutato dagli operai che, in un curioso picchetto d’onore, si erano disposti ai due lati della strada e stavano sull’attenti tenendo al fianco seghe, vanghe e pialle come fossero fucili.

- Ma, insomma, che tipo è questo Warren?- insisté Natsu.

Frey restò a pensarci su per un po’.

- Mettiamola così.- rispose alla fine - Le scritte sui muri possono essere un po’ troppo schiette, ma talvolta contengono delle grandi verità.-

Warren giunse di fronte all’uomo-leone.

Aveva un aspetto abbastanza comune, di quelli che non restano troppo impressi nella memoria: l’impressione che se ne ricavava, principalmente, era quella di una grossa palla con un paio di baffi e, appena sotto, un largo sorriso smagliante.

- Morgan, mio caro amico!- esclamò il sorriso, allargandosi mentre i baffi si muovevano su e giù - Come procede la costruzione? Avanti, dimmi, dimmi! I miei elettori vogliono sapere!-

- Venga, sindaco Warren, le faccio vedere. Roarr, da questa parte, prego.-

Morgan – era proprio questo il nome dell’energumeno – fece gentilmente strada al sindaco e lo portò alla base della torre. Lì i due cominciarono a discutere delle caratteristiche del progetto e dei tempi di costruzione. O meglio, Morgan ne discuteva, Warren annuiva, poi chiedeva nuovamente le stesse cose, perché i suoi elettori volevano capire, e Morgan, roarr, le ripeteva pazientemente.

- Incredibile.- mormorò Gray, sbalordito a quella scena.

- Puoi dirlo forte.- annuì Redfox, convinto.

Frey rise.

- Dai, andiamo. Forse so dove si è cacciato il nonno.- disse, con un cenno del capo.

Si allontanarono discretamente dalla scena, poi, una volta che furono abbastanza distanti, cominciarono a correre.

Superata una sfilza di lavoratori d’umore piuttosto nero ed evitando travi sballottate un po’ ovunque, giunsero sul retro del cantiere. Era un grosso arco profumato, che stonava con lo squallore della fabbrica, su cui vi era scritto “Giardino personale del sindaco”.

Senza esitazione, si addentrarono.

 

Morgan cercò un attimo con lo sguardo tra la gente intorno: gli era parso di scorgere un gruppetto sospetto di individui, tutti quanti con un aspetto bizzarro, non come il suo, roarr. Uno aveva i capelli rosa, un’altra indossava un’armatura, mentre gli era parso di vederne uno addirittura in boxer.

Avrebbe voluto occuparsene, dato che la cosa lo insospettiva, ma non aveva molto tempo per pensare ad altro, con il sindaco Warren che lo teneva impegnato. In quello stesso momento, ad esempio, stava spiegando in dettaglio le prestazioni del faro di loro invenzione.

- E quando installeremo quella nuova lampada potenziata, roarr, potrà schiarire la strada delle navi a quasi cinque chilometri di distanza.- disse.

Il sindaco fece una faccia turbata.

- Ma Morgan, amico mio,- chiese preoccupato - cos’è questa storia dello schiarire? A noi serve un faro che possa illuminare, illuminare, i miei elettori vogliono vedere!-

- Schiarire significa appunto illuminare, roarr.- spiegò Morgan, paziente.

- Ah, certo! Schiarire! Beh, ovviamente! Vuoi che i miei elettori non sappiano una cosa del genere? Dai, continua, continua…-

 

Il giardino era di una bellezza travolgente. Non c’era altro modo per definirlo. Appena ci si ritrovarono dentro, i maghi sentirono come un capogiro, un po’ per l’intensissima mescolanza di profumi vegetali, fiori e frutti di ogni tipo, un po’ perché in quel luogo anche la vista si confondeva, gli occhi si perdevano nell’intrico di piante. Era puro caos, eppure aveva una sua armonia segreta, come se tutto fosse stato disegnato secondo un progetto preciso.

Perciò veniva da chiedersi che ci facessero quattro uomini brutti, sporchi e visibilmente ubriachi seduti sull’erba a giocare a carte.

- Stai barando.- borbottò il primo, che era basso, grasso e con un uncino al posto della mano sinistra.

- Io no. Lui sta barando.- ribatté il secondo, di corporatura media e con una gamba di legno.

- Ma sta’ zitto. È lui che sta barando.- grugnì il terzo, anch’esso di corporatura media, ma senza un orecchio e privo di qualche dente.

- Non scherziamo. Io non so nemmeno come si fa a barare.- protestò il quarto, alto e con una benda nera sull’occhio sinistro.

Da dietro la benda faceva capolino un asso di quadri.

Frey corse verso i quattro uomini agitando le mani:

- Ciao, ragazzi! Come state?-

Quello basso sollevò gli occhi:

- Ehi, guardate chi c’è! La signorina Frey! Coraggio, figli di una cagna, salutate!-

I tipi medi fecero un gesto con la mano. Quello alto si limitò a ruttare, però con molta cortesia.

- Allora, tutto bene?- Frey si voltò indietro - Ragazzi, vi presento i nostri specialissimi Capi giardinieri. Loro dirigono la squadra dei giardinieri che si occupa, beh…-

- … del giardino del sindaco.- intervenne il tipo basso.

- Non l’avrei mai detto.- commentarono Gray e Natsu, all’unisono (tant’è che un istante dopo si lanciarono un’occhiataccia).

- Che razza di gentaglia…- osservò Lucy, piuttosto disgustata.

Per fortuna i diretti interessati non la udirono.

- Piacere.- fece Erza, anche se dava l’impressione di non stare provando esattamente questo sentimento - Io sono Erza, lui è Natsu, questa è Lucy, quello lì è Gray e l’ultimo Gajeel.-

- Piacere nostro.- disse il tizio basso - Io sono Rum, quelli un po’ più alti di me sono Gin e Whisky, e lo spilungone è Champagne.-

All’improvviso apparvero i tanto noti cartellini delle presentazioni:

 

Uomo basso, grasso e con l’uncino:

RUM

Capo giadiniere

 

Uomo medio con la gamba di legno: 

GIN

Capo giardiniere

 

Uomo senza orecchio e senza qualche dente:

WHISKY

Capo giardiniere

 

Uomo con la benda:

CHAMPAGNE

Capo giardiniere

 

- … Champagne?- mormorò Lucy, ignorando i gli avvisi.

- Lo chiamiamo così perché è il più raffinato di noi. Non si mette mai le dita nel naso.-

Rum stette un po’ a pensarci su.

- Beh, almeno non sempre.- concluse.

- Qui fila tutto liscio come l’olio, signorina Frey. Piuttosto, i sui amici non mi sembrano di Kokirii. Cosa sono venuti a fare qui? E poi che cos…-

Champagne smorzò la frase a metà e fissò incredulo il Dragon Slayer del Ferro.

- … Aspetta un secondo… ma tu sei quel Gajeel!?- sbottò, strabuzzando le orbite.

Redfox sospirò - Sì, Champagne. Sono io.-

I Capi giardinieri franarono a terra dalla sorpresa.

- Signorino Gajeel!- esclamò Gin - Corpo d’una balena! Doveva avvertirci che sarebbe venuto! Dannazione, che spavento…-

- Lasciamo perdere i convenevoli.- li fermò la verde, vedendo che già si alzavano in piedi - Stiamo cercando il nonno. È qui?-

- Il capitano? Ah, no. È tornato a casa giusto poco fa. Credo che la stesse cercando, continuava ad urlare che non la trovava più.-

- Vi ringrazio! Lo raggiungiamo subito. Ci vediamo dopo, va bene?-

- Vada pure, signorina!- le gridò dietro Whisky, mentre già lei e i maghi si allontanavano - Che a tenere in riga queste teste di polpo ci penso io!-

- Chi è che terresti in riga, tu?- protestò Champagne.

- Zitto e dà le carte. E levati quell’asso da sotto la benda.-

- Asso? Quale asso?-

Le voci dei Capi giardinieri si facevano sempre più lontane via via che il nostro gruppo usciva dal giardino.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

- ARASHI!!!-

Una ragazza dall’aria disperata si aggirava per i vicoli di Kokirii: si sbracciava, gridava, pestava i piedi a terra, si deprimeva, quasi piangeva.

Ed era sempre ed una sola la parola che diceva:

- ARASHI!!!-

Appunto questa.

- ARASHI! DOVE SEI FINITO!?-

… E va bene, ogni tanto diceva anche dell’altro.

Riprendiamo: tale ragazza – il cui nome, per la precisione, era Yumi Tamaka – camminò moltissimo; camminò e camminò, passeggiò e passeggiò, girò e girò, vagò e girovagò. E in effetti, dopo tutti questi giri, le era venuto un certo mal di testa.

Comunque, nonostante avesse proseguito per un così lungo tempo, non riuscì a trovare la cosa che tanto insistentemente cercava. O meglio, il qualcuno.

Eh sì, tale Yumi aveva perduto di vista il fratello, da ben un giorno.

Era accaduto tutto all’improvviso: erano in una locanda a mangiare, il ragazzo aveva trovato a terra un sassolino dalla forma stramba, l’aveva raccolto e, puf!, sparito all’improvviso.

Come? Non ne aveva la più pallida idea.

Sapeva solo una cosa: senza di lui si sentiva spaesata. Finita. E sola.

Troppo sola…

Raggiunse una scalinata e, ormai esausta, si accucciò lì, sull’orlo di una crisi di pianto.

Gli mancava, oh, se gli mancava!

Inoltre temeva per lui, troppo.

E se gli venisse uno dei suoi attacchi di sonno mentre sta combattendo?, si chiese.

Scacciò subito quella domanda: non devi nemmeno pensare a cose del genere, si diceva.

E poi gridava: cavolo, devo alzarmi e cercarlo. Ma i muscoli non rispondevano al comando, e quindi rimase lì.

Accucciata, impaurita, come una cerbiatta dispersa in una giungla africana; piccola, carina, indifesa.

Una facile preda.

Effettivamente non aveva granché di spaventoso: aveva un viso tondo, leggermente appuntito agli angoli, candido come il latte; gli occhi erano di un blu fiordaliso bellissimo, ammaliante; i capelli chiari, bianchi, così bianchi che sembravano risplendere – celestiali, accecanti.

Forse l’abbigliamento un po’ gotico poteva destare stupore: il vestito era nero, con ricami marmorei un po' sopra il ginocchio, lunghi e svolazzanti; le calze erano nere, gli stivaletti del medesimo colore.

Yumi sospirò profondamente, affondando la testa nel colletto dell’abito.

- Arashi… ma cos’hai combinato?- mugugnò esasperata.

Non fece a tempo a dir dell’altro, poiché l’occhio le cadde su un gruppetto di passaggio: erano tutti tipi strani, dall’aspetto bislacco e appariscente. Inoltre, su un paio di essi era riuscita a scorgere un marchio, una sorta di uccello fiammeggiante.

Alzò la testa e sgranò gli occhi, perplessa.

- … Maghi di Fairy Tail?- fece.

Non attese oltre: si rizzò in piedi, ed iniziò a pedinarli.

Chissà, forse sapevano qualcosa del fratello.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

- Siamo arrivati!-

I nostri maghi si accasciarono a terra, sfiniti: due ore di scampagnata erano di gran lunga più micidiali che combattere contro un esercito di gilde oscure.

Ma non avevano tutti i torti a comportarsi così: Frey li aveva portati in un sacco di posti, poi erano usciti di città; adesso, per esempio, si trovavano in una radura sconfinata.

Era facile vedere anche punti molto distanti, perché tutto il terreno era perfettamente pianeggiante. In lontananza sembrava salire con una pendenza abbastanza ripida, ma non si vedeva altro, perché l’intero orizzonte era bloccato da una qualche specie di cortina, forse artificiale, come un muro che attraversava da parte a parte l’altopiano.

Natsu si rialzò prima di tutti e, piuttosto confuso, assottigliò lo sguardo.

- … Scusa, ma la casa di tuo nonno dov’è?-

Frey sorrise - Un po’ più avanti. Impiegheremo circa una mezz’ora.-

Dragneel impallidì e, come colto da un malore, si afflosciò, un po’ come un fiore troppo bagnato.

No, camminare ancora NO!, implorò mentalmente.

Un mezzo di trasporto forse, forse, gli avrebbe anche fatto comodo, adesso…

Rifletté un istante.

… Forse è meglio di no, concluse, non osando immaginare quali dolori di stomaco avrebbe dovuto patire.

Una voce gracchiante in quel momento gli perforò l’orecchio, facendolo trasalire.

- Frey! Gnarr! Razza di sfaticata! Dove ti sei cacciata, gnarr!?-

Un vecchio avanzava malamente, rovinando a terra, saltellando qua e là a gran passi, in preda a un’agitazione esagerata. Ogni due passi sputava, imprecava e mugugnava qualcosa di incomprensibile che suonava come “gnarr”.

O una cosa del genere.

A loro sembrò apparire dal nulla, tanto correva veloce; ma si fece notare subito travolgendo l’unico arbusto mezzo rinsecchito nel raggio di un chilometro, inciampandoci e sradicandolo, mentre le spine dei rami gli stracciavano la camicia di tela. Rotolò a terra per qualche metro, quindi si rialzò come niente fosse, furibondo uguale a prima.

Il suo passaggio era tanto rovinoso che, anche se quella pianura era già desolata di suo, dove lui metteva piede lo diventava un po’ di più, e faceva un tale chiasso che istintivamente tutti i maghi si misero sulla difensiva, impugnando chi le chiavi, chi le spade, chi i vestiti, pronti a fronteggiare l’attacco di quello che si sarebbe detto un intero esercito di feroci scimmie urlatrici.

Frey si coprì gli occhi con una mano e scosse la testa. Gajeel, ugualmente sconsolato, roteò gli occhi e si massaggiò insistentemente le tempie.

- Vi presento mio nonno, il capitano Howel Devies.- disse la verde, ormai rassegnata.

- Frey! Gnarr! Chi è quella gente, gnarr!? E che è sta roba, adesso?

La “roba” in questione era il solito cartellino. Gli si materializzò proprio davanti, con la scritta:

 

Nonno di Frey:

HOWEL DEVIES

Il capitano

 

Con un poderoso “gnarr”, Devies inciampò contro il cartello, lo fece praticamente esplodere, finì nuovamente a terra e scivolò fino a fermarsi con la punta del naso sui piedi della nipote. Si rialzò e spazzò via la polvere con gesti imbrogliati. Fece un paio di giri su sé stesso per raggiungere un rametto secco che gli si era impigliato nel retro della camicia e toglierselo. Infine, fronteggiò Frey.

- Frey, dove accidenti ti eri cacciata, gnarr? Ti ho cercato per due giorni! Ho bisogno di te al cantiere, accidenti, gnarr!-

- Scusami, nonno. Avevo raccolto una pietra a forma di piramide e mi ero persa…-

- Persa! Puah! Gnarr! Che roba! Fila e vieni con me, avanti! Mi serve del legname!-

- Dev, aspetta! Dobbiamo parlart…-

- Zitta e buona, grarr! Mi hai fatto preoccupare, mi hai fatto impazzire, e adesso mi rimbecchi pure, gnarr!?-

Gajeel roteò ancora gli occhi, sbuffò e disse:

- Taci un po’, capitano. Così ti viene un infarto.-

- Tsk, infarto, gnarr! Ma chi credete di essere, gnarr? Voi marinai d’acqua dolce siete dei veri stoccafissi, baccalà, gnarr. Degli scimuniti, ecco chi siete! Dannazione. Gnarr. Gnarr… aspetta un attim… GNARR!?!?-

Il vecchio aveva finalmente guardato in faccia il mago del ferro; aveva spalancato esageratamente gli occhi, poi, come di consueto, era caduto all’indietro.

In preda ad una delle sue crisi epilettiche.

I maghi, sbigottiti, lo osservarono con attenzione. Era senza fiato: ansimava e gnarrava.

Restò per quasi un minuto in quelle condizioni. Ansimo, sputo, ansimo, gnarr, sputo, ancora gnarr.

Alla fine riuscì a riaversi e parlare, aggrappandosi alla nipote.

- Ga… Gajeel, gnarr! Che modi sono questi? Mi hai spaventato, gnarr! E poi perché sei qui!?-

- Grazie per la considerazione…- borbottò Lucy, offesa.

Redfox masticò un qualcosa che sembrava un insulto, poi rispose - Siamo venuti qui per quella maledettissima piramide che ha trovato la testa d’alga.-

- NON CHIAMARMI COSÌ!-

- Ah, sì?- continuò il capitano, fattosi arcigno ed ignorando le “fievoli” proteste della verde - E chi mi dice che tu non sia qui per importunare mia nipote? O, peggio ancora…-

Colto da un’illuminazione, gli puntò minacciosamente un dito contro - Sei venuto a sabotare il progetto del mio faro!!!-

Nelle menti dei maghi si accese un gigantesco punto di domanda al neon.

- … Mi scusi… ma perché dovrebbe fare una cosa del genere?- si azzardò a dire Gray, inarcando un sopracciglio.

- Perché mi odia, gnarr!-

- Questo è vero.-

- Gajeel.- Erza, in tono ammonitorio.

- Mh?-

- Non essere scortese.-

- Scortese io?- il “drago” assunse una falsissima espressione incolpevole - Ma quando mai?-

- Tipo… ogni due secondi.-

- Non ti intromettere, Salamander, o ti spacco quei fottuti canini che ti ritrovi.-

- Che ti dicevo?-

- Maleducato…- Lucy, ancora offesa per la poca (assente) attenzione che gli aveva riservato Devies.

- Aye!-

- … Frey, ma quella non era la battuta di Happy?-

- Può darsi… ma sul copione c’è scritto così…-

- UAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-

Quest’ultimo e poderoso urlo fece sobbalzare tutti i presenti.

Si guardarono attorno confusi, chi premeditando un piano di fuga, chi eccitato all’idea di poter mollare qualche cazzotto a un qualche ignoto malvivente.

Nulla di tutto ciò fu necessario.

D’un tratto il cielo sopra di loro si adombrò; la terra iniziò a muoversi, dapprima lenta, avanti e indietro, poi sempre più veloce.

Lucy barcollò, aggrappandosi all’indifferente Erza; Devies cadde a terra, rompendosi il naso; Natsu e Gajeel ebbero un conato di vomito e si piegarono su se stessi; Gray, notando la distrazione dei compagni, si affrettò a cercare le mutande; Frey, non sapendo che fare, si mise a ballare l’hully gully in verticale sui palmi delle mani.

Dopo poco, la distesa di nubi nere si squarciò, e ne uscì una luce accecante.

Un altro urlo, uno schianto, un “gnarr” imbestialito, altre urla, poi silenzio.

Tornò sereno e – poiché si era diradato anche il polverone causato dal capitombolo – i maghi osservarono l’artefice di quel rumore.

Era un ragazzo più o meno sui diciott’anni, altissimo. Aveva una carnagione abbastanza chiara ed il fisico asciutto, magro, forte; i corti capelli erano nero pece, sbarazzini, dalle ciocche sviate in mille direzioni.

Vestiva con abiti scuri, dall’apparenza gotica; ma, comunque, la cosa che più rimaneva impressa erano gli occhi.

L’uno, il destro, era di un color rubino penetrante, agghiacciante, quasi non appartenesse a lui, ed era attraversato da una leggera cicatrice; l’altro, il sinistro – con un aspetto molto più naturale, quasi rasserenante – era di color blu fiordaliso, in netto contrasto col rosso.

Sentendosi osservato, si volse con perplessità e, rimanendo un attimo in silenzio, scrutò i presenti uno ad uno.

- … Cosa… diavolo…- fu tutto ciò che riuscì a biascicare.

Tacque un istante, poi estrasse da una tasca una pietra nera, a forma di piramide.

… è stato questo coso?, pensò, stranito.

- … Scusa… ma tu chi sei?- Natsu si era riscosso, ed ora lo interrogava.

Il diciottenne attese un istante; poi:

- Io sono Arashi… e… voi?-

Erza, come al suo solito, presentò tutti quanti: Natsu, Lucy, Gray (Gray, i vestiti!), Gajeel, Frey e Devies.

Il nuovo arrivato annuì, un po’ frastornato.

Calò un silenzio di tomba. Dopodiché…

Arashi si addormentò.

Così, su due piedi: crollò a terra e iniziò a ronfare come un angioletto. Un angioletto molto chiassoso.

I maghi non poterono fare a meno di rimanere a bocca aperta.

Un altro secondo di silenzio, e infine…

- ARASHI!-

 

 

 


 

 

 

Angolino dell'autrice

Prima di dire qualsiasi altra cosa, faccio notare che i segni strani e il "Page not found" non sono un errore di visualizzazione, né tantomeno di battitura. Eh sì, è intenzionale. Anche se probabilmente molti di voi l'avranno capito.
Va bien, iniziamo 'sto benedetto angolino.
Ohayo! :D
*Si sentono i grilli*
... Embhé?
Tutti: ...
*Se ne vanno senza dire nulla*
Io: Ma che... °-° ... Ehi! Fermi voi, lettori! Dove credete di andare!? Non potete abbandonarmi!
*Silenzio*
... Troppo tardi -_-
Natsu: Tranquilla! Ci siamo noi!
Io: ...
Natsu: ...
Io: ...
Natsu: ...
Io: ...
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!
*Cade in depressione*
Tutti: ... o_o
... Va bene, smettiamola con le scenate demenziali.
Parliamo del capitolo!
Dunque, ho cercato di essere un po' umoristica, e spero di esserci un minimo riuscita.
Se vedete errori di grammatica o qualcosa che non va non esitate ad avvertirmi, neh!
Poi... Poi poi poi... Ah, sì, la trama.
Innanzitutto... vorrei spararmi. Sì, avete capito bene. Purtroppo mi sono dilungata un bel po' con Frey *si mangia le unghie* e tutta la storia del villaggio Kokirii (<--- questa è per coloro che amano i giochi di The Legend of Zelda, che mi sono dovuta sorbire per tutto luglio ._.)
Poi... Poi poi poi... Ah, sì, i personaggi.
Allura, dico subito che nonno Dev, Morgan e i Capi giardinieri sono mia invenzione. O meglio: nonno Dev e Morgan sono mia invenzione, i Capi giardinieri solo in parte.
Sono nati da una parlatina serale con mio fratello e dei miei amici. Siamo passati dal Death Note a Stehndal, da Mozart alla creazione di personaggi per fanfiction... °-°
Yumi e Arashi, invece, sono invenzione di Whiteney Black.
Tutti i diritti sono riservati (dicesi disclaimer? °-° boh...).
Ah, una cosa... Se solo provate ad insultare questi ultimi due, potreste non ritrovarvi più la testa la mattina. O qualche altra parte del corpo. E se provate a plagiarli/copiarli senza permesso di Whiteney Black, giuro che non ve la faccio passare liscia. NON CI PROVATE. CHIARO?
Se non vi basta, sappiate che conosco i vostri nomi e i vostri volti, e in più possiedo un piccolo quaderno nero appartenente a un certo Ryuk. Siete avvertiti...
Bene, dopo questi allegri discorsi, faccio una dedica speciale a tutti coloro che non ho potuto far partecipare in questa fanfiction.
Mi spiace, mi spiace, mi spiace... E lo dirò all'infinito. Fosse stato per me, avrei ucciso i personaggi di Fairy Tail per creare una storia tutta nuova, però... Non l'ho fatto, ecco DX
Perciò adesso voglio dedicarvi...
UNA CANZONE! °W°
Tutti: ... O__O
*Scappano via*
... Ma... ma... ma avevo già affittato un palcoscenico...
*Silenzio*
... Ma...
*Si deprime*
.... ..... ..............
*Si riprende*
Va bene, cerco di darmi una spigliata.
Ora voglio parlare dei personaggi che non sono apparsi.
Lo so che ognuno di voi freme di impazienza, in attesa di vedere il proprio OC in azione, AMMETTETELO!
Tutti: per come scrivi? Tsk.
Me: ... O^O
*Cade di nuovo in depressione*
... Okay, mi riprendo subito.
Insomma, che vi interessi oppure no, ribadisco che li farò apparire con tutta calma e tranquillità. Non random. Impazzirei, altrimenti. Non sono così brava da riuscirci, ed impazzireste anche voi, credetemi.
Non vi svelerò l'ordine in cui appariranno i personaggi, sappiate solo che è quasi del tutto casuale. L'ho scelto tirando a freccette! OuO
...
No, guardate che non scherzo. Sul serio. Ho giocato a freccette per scegliere l'ordine. ... E ho una pessima mira.
... Dettagli! ^-^
(Comunque l'idea non è stata tutta mia. Sempre in quella fatidica serata con fratellino e amici, abbiamo messo su questa cacchiata... senza offesa, neh! *si ripara da eventuali mitra*)
L'unica cosa che posso dirvi riguardo il prossimo capitolo è che probabilmente ci sarà uno "stacco", ovvero abbandonerò tale scena (e intendo quella che avete appena finito di leggere) e farò una specie di parallelo, tornando poi sempre qui.
... Lo so, non avete capito nulla.
Non mi so esprimere… DX
Anyway... Credo che sia il momento di chiudere.
Ringrazio chiunque abbia letto, chiunque abbia messo questa storia tra i preferiti/seguiti e chi (se) vorrà recensire!
Sayonara :D

Lea

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Di ragazzi silenziosi, vecchi regnanti e bizzarre quindicenni ***


Lea_z_98 presenta

Una fanfiction di FAIRY TAIL

Astral Pyramids ~ I Sigilli del Regno di Eden

 

 

 

 

 

 

Capitolo 2: Di ragazzi silenziosi, vecchi regnanti e bizzarre quindicenni

 

 

 

 

 

Il bar era vuoto e triste. Solo la musica stonata di un disco jazz, che il giradischi di origini preistoriche riproduceva a volume basso e con suoni distorti, impediva che cadesse in un deprimente silenzio.

Un diciannovenne era seduto al bancone.

Era un bel ragazzo, di quelli che ti colpiscono a prima vista: era alto ed aveva un fisico atletico, non troppo muscoloso; i capelli, corti e spettinati, erano di varie gradazioni di grigio, alla base argentate e poi giù, giù, sempre più scure. In particolar modo l’attenzione veniva attirata da una lunga ciocca, che ricopriva l’occhio sinistro – che, come il suo compagno destro, aveva un colore cinereo.

Un tipo tenebroso, nel complesso. Anche per i vestiti, con quella canottiera con un cuore nero e incatenato, la giacca di pelle (anch’essa nera), i pantaloni scuri e gli stivali, ancora grigi, che al posto dei lacci avevano delle catene.

Insomma, quasi un uomo-catena.

Sollevò il bicchiere di birra. Bevve un sorso.

Sospirò.

Che strana cosa, la solitudine… - disse. 

 

Ciao!-

Il ragazzo si voltò.

La giovane che l’aveva chiamato era decisamente carina. Una biondina con occhi grandi e vivaci, i capelli tagliati a caschetto, il sorriso accattivante.

Ma niente che lo attirasse, dopotutto.

Quella si avvicinò con naturalezza e chiese, con una bella voce squillante:

Che dici, posso sedermi qui accanto?-

L’uomo-catena fece spallucce e accennò a uno sgabello. La ragazza lo prese come un sì e si sedette.

Poggiò i gomiti sul tavolo, poi poggiò il mento sui palmi delle mani, infine piantò gli occhi addosso al diciannovenne.

Ci presentiamo?- fece.

Di nuovo, l’uomo-catena rispose con un gesto vago, ruotando una mano lentamente nell’aria.

Fantastico! Io sono Betty. E tu, ti chiami…?-

Ashuros.- disse laconico l’altro, prendendo un sorso di birra.

- Ashuros. Carino. E raccontami, dai, Ashuros, cosa fai nella vita, a parte frequentare questo bar?

Beh…-

Il ragazzo sembrò cercare le parole giuste.

Betty attendeva, fiduciosa.

Combatto fino alla morte con cieca fedeltà affinché il mio padrone possa vedere realizzati i suoi desideri. Dopo che con me ha stretto un patto, comunque.-

La ragazza parve restarci un po’ male. Non doveva essere quello che si aspettava.

Oh, beh, immagino che sia un lavoro come un altro.- concluse infine - E quantomeno sembra che debba essere ben pagato.-

- … Pagato?- fece Ashuros, dubbioso.

Cadde il silenzio. Il disco era finito, girava a vuoto sul piatto producendo solo fruscii incoerenti. Ashuros prese un altro sorso di birra.

Che sete!- esclamò Betty.

Ashuros prese un altro sorso di birra.

Già, che sete! Se solo avessi qualcosa da bere…- continuò lei.

Ashuros prese un altro sorso di birra.

- Voglio dire, se qualcuno mi offrisse da bere, sarebbe una cosa molto carina, eh?-

Oh, scusa. Sono proprio un cafone.- fece l’altro, senza particolare convinzione.

Le allungò il proprio bicchiere.

Ecco, prendi pure. Ma non più di un paio di sorsi.-

Betty sgranò gli occhi. Biascicò un “non importa” e si voltò a guardare in avanti, oltre il bancone.

Si chiese se ci fosse qualcosa che non andava. Estrasse uno specchietto dalla borsetta e diede un’occhiata veloce per verificare che il rossetto non fosse sbavato. Nello specchietto vide per un attimo il suo interlocutore, e osservò un particolare curioso. Qualcosa di appeso al suo orecchio; una catenina con un falcetto.

Carino quell’orecchino.- disse, sorridendo - Mi piace l’etnico. L’hai comprato in quel negozio new age che c’è qua vicino, o…-

Non l’ho comprato. È mio e basta.-

Betty rise un po’ forzatamente, cercando di convincersi che quella doveva essere solo una battuta. Allungò la mano per prendere l’orecchino e osservarlo meglio, ma quando fu all’altezza del petto dell’uomo si sentì confusa, avvertendo un’aria lugubre e tetra.

Che… cosa… è…?- balbettò, impressionata.

Oh, quello. Beh, credo che sia il mio potere.-

Betty ritirò lentamente la mano e abbassò gli occhi.

Decise di cambiare bruscamente argomento cercando di vivacizzare la serata e rompere il ghiaccio una volta per tutte. Prese un respiro profondo e si buttò.

Senti, Ashuros, la giornata è ancora lunga, e questo bar…- fece una risatina - … beh, non è poi così vivace. Quindi che ne dici di uscire, magari anche ‘sta sera, andare da qualche altra parte e folleggiare un po’? Eh? Yuu-huu!-

Il suo gridolino di entusiasmo non suscitò effetti particolari. Ashuros continuò, con assoluta noncuranza, a bere dal suo bicchiere di birra. Betty lo fissava, con un sorriso speranzoso.

Ashuros smise di bere.

Posò il bicchiere.

Restò qualche secondo in silenzio.

Splendido.- disse piatto - Ci sto.-

Dentro la testa di Betty, ottantamila tifosi alla finale dei Mondiali si alzarono in piedi esultando per il gol della vittoria.

Devo solo avvisare Janet che farò tardi.-

L’arbitro fischiò e annullò il gol. Tifosi zittiti. Betty assunse un’espressione corrucciata.

E chi sarebbe questa Janet?- domandò, gelida.

La mia padrona.-

Oh, bene. Bravo il signor bevo-la-birra-da-solo-sono-un-gran-figo-rimorchiatemi-forza.

Stasera dobbiamo allenarci alla fusione.-

Fusione?

Insomma, sai? Quando due si toccano, e poi i loro corpi si uniscono, ed è come se diventassero una cosa sola? Il termine adatto è Usion Raid.-

Oh, “Usion Raid”. Lo chiamano così, adesso.

- Hai presente?-

Ne ho sentito parlare.- sibilò la ragazza.

Ecco. A me scoccerebbe pure, ma Janet continua a seccarmi… ‘dai, proviamo la fusione!’, ‘Oggi dobbiamo fare pratica con la fusione!’. Una rottura. Non dovevo firmare quel contratto.-

Oh, poveretto.- commentò sarcastica Betty - E sicuramente questa Janet è più giovane e carina di me, vero?

Più carina, non saprei.- disse Ashuros, senza fare una piega - Giovane, per forza…-

Prese, di nuovo, un sorso della sua birra.

- Ha undici anni.-

Fu come un’esplosione.

- ECCO! LO SAPEVO!- ruggì inferocita Betty - PERCHE’ OVVIAMENTE, OVVIAMENTE, QUANDO UN UOMO COMINCIA A PIACERMI, E’ NATURALE CHE DEBBA ESSERE UN DANNATISSIMO PERVERTITO!-

- Ma io… - provò ad obiettare Ashuros.

ED IO CHE PENSAVO CHE TU FOSSI CARINO! LA VERITA’ E’ CHE SEI UN PORCO! VOI UOMINI SIETE TUTTI DEI PORCI!-

Però non volevo dire…-

- E NON TROVERO’ MAI NESSUNO, E VIVRO’ SEMPRE DA SOLA, E MORIRO’ POVERA, VECCHIA E BRUTTA, CIRCONDATA DA GATTI PUZZOLENTI, IN UNA CATAPECCHIA, COME UNA MISERA ZITELLA! BOO-HOO-HOO!-

La ragazza scappò via, in lacrime, tenendosi il volto fra le mani.

Ashuros rimase immobile, senza il tempo di reagire, gli occhi sgranati, una mano inutilmente levata a mezz’aria, a cercare di puntualizzare che forse c’era stato un piccolo equivoco. I singhiozzi di Betty sparirono in lontananza.

Forse avrebbe dovuto spiegare meglio cos’era un Usion Raid e che tale Janet non era altri che una delle persone per cui lavorava.

Ashuros abbassò la mano.

Riprese il bicchiere di birra.

Con un ultimo, lunghissimo sorso, lo finì.

Sospirò, ancora.

- Davvero…- mormorò - Che cosa strana, la solitudine…-

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Sono un uomo fortunato.

Non molto lontano dal bar dove si trovava Ashuros, iniziava una stradina in pendenza, piena di ghiaia. Dopo mille giri e mille ostacoli, questa stradina conduceva ad un castello grande, alto e medievale.

Questo castello era sede di un’organizzazione segreta, ma temuta dai pochi che ne erano a conoscenza: la EDEN; questa, però, la approfondiremo meglio più tardi. Per ora torniamo alla storia.

Sono un uomo fortunato.

Muovendo il suo primo passo nell’ala del castello, in cui avrebbe presto preso servizio, Cabras Tonton non riusciva a pensare ad altro che a questo. La fortuna l’aveva baciato. E adesso eccolo, pronto a iniziare il suo nuovo lavoro; alla tenera età di cinquant’anni e tredici ore, già diventava un servo del grande Traish Lambarn, il secondo dei capi dell’organizzazione. Ad un posto migliore non poteva aspirare, visto e considerato che il primo, Star Shader, non si teneva intorno nessuno quasi nessuno.

Insomma, lavorare in quel castello era un ottimo trampolino di lancio. Una carriera brillante lo aspettava, ne era certo. Pieno di entusiasmo, Cabras Tonton prese un respiro profondo, spinse l’ultima porta, quella della sala del trono di sua maestà (come lo dovevano chiamare i suoi dipendenti) Traish Lambarn, ed entrò, a testa alta.

- Cabras a rapporto, signore!- esclamò, saltando sull’attenti.

Sua maestà Traish Lambarn, sul trono dove dormiva con la testa che cadeva sul petto, ebbe un momentaneo sussulto, quindi riprese il suo russare irregolare e catarroso.

Intorno a lui, diversi uomini ciondolavano oziosamente qua e là.

- Ah ‘bbelli!- esclamò uno di loro, un ciccione alto ma con le braccia corte - C’avemo quello novo.-

Qualche sguardo si alzò pigramente a controllare; due del lavoratori fecero carta-forbici-sasso, e alla fine uno di loro, probabilmente il perdente, cominciò a trascinarsi in direzione del nuovo arrivato.

Cabras attese, il petto gonfio d’orgoglio.

Sono davvero un uomo fortunato.

 - Ben arrivato.- sospirò l’individuo venuto ad accoglierlo - Io sono Ggio Tergas. Ggio si scrive con due “G”, cerca di ricordartelo. E tu hai detto che ti chiami…?-

- Cabras Tonton, signore!- fece l’altro, scattando sull’attenti.

- Cabras… Tonton?- domandò Ggio, dubbioso.

- Sissignore, signore! Per gli amici solo Cabras, signore!

Cabras; in spagnolo: capra.

- Ascolta, Cabras… tu l’hai seguito il corso accelerato di spagnolo prima di venire qui, vero?

- Certo, signore! Ero il migliore del mio corso, signore! Tutti gli altri si distraevano durante le lezioni e stavano a sfogliare i dizionari per cercare le parolacce, signore!-

Restò pensieroso per un attimo.

- A dire il vero,- disse infine - sono stati proprio loro a darmi quel soprannome, signore!-

Tonton; in francese: tonto.

- Non stento a crederlo, Cabras.- concluse Ggio, poggiandogli una mano sul capo e sorridendo paterno - Non stento a crederlo.-

Camminarono un po’ in silenzio, Ggio che faceva strada, Cabras che lo seguiva come un fedele cagnolino.

- A ben pensarci, signore,- chiese ad un certo punto quest’ultimo - perché il signor Lambarn desidera che noi impariamo lo spagnolo?-

- Oh, non ne sono sicuro.- rispose svogliatamente l’altro - Ma credo che sia una di quelle teorie da “Manuale del manager perfetto”… I suoni dello spagnolo sarebbero particolarmente adatti per dare agli uomini uno spirito di costruttiva motivazione e dedizione alla causa, o qualcosa del genere. Ti è chiaro?-

Olé, signore!- esclamò sorridente Cabras.

Ggio Tergas lo fissò stravolto per un istante.

- A quanto pare con qualcuno funziona pure.- concluse, scuotendo la testa.

Giunsero a un angolo della vasta sala. Uno dei dipendenti, con addosso un elmetto che poteva benissimo venire dalla testa di qualche supereroe uscito da un filmetto giapponese di serie B, era affaccendato a strofinare tra loro due grossi quadrati di stoffa bianca in una tinozza.

- Ora ti presento i tuoi nuovi colleghi.- disse Ggio - Lui è Lor Karies.-

- Posso chiederle cosa sta facendo, signore?- domandò Cabras, fremente di emozione.

- Lavo i pannoloni.- rispose seccamente Lor.

Un momento di silenzio.

- Prego, signore… ?-

- Lavo i pannoloni! LAVO I PANNOLONI! Ed è inutile che tu stia qui intorno a curiosare, novellino, non ti rivelerò certo la mia ricetta segreta per la miscela di sapone capace di sbiancare anche le macchie di urina più rinsecchite!-

Cabras tese una mano per puntualizzare che della suddetta ricetta non gliene importava un fico secco, signore, ma Ggio lo trattenne:

- Devi capire, Cabras, che essendo un nuovo arrivato devi fare gavetta. All’inizio sperimenterai dei compiti… un pochino più ingrati; ma vedrai che col tempo la tua esperienza aumenterà e ti verranno assegnati anche incarichi di alto prestigio e responsabilità come quello di Lor.-

- Oh. Certo, signore.- commentò stravolto Cabras.

- O come quello di Poppi, laggiù, l’Addetto alle Mele Cotte.-

Un omone gigantesco fece un cenno di saluto, alzando un momento lo sguardo da un pentolone fumante di dimensioni proporzionate alle sue.

-  O di Mirmo, Direttore Amministrativo del Settore Intrattenimento.-

L’uomo indicato (che, più che un uomo, sembrava un nanetto in pigiama blu) non si voltò nemmeno, seduto a un tavolino carico di cartelle del Bingo, mazzi da briscola e un computer con cui stava scaricando da internet vecchie puntate di “Gira la Ruota”.

- O di quel ciccione con la faccia da idiota e gli incisivi da castoro, Segretario delle Spugnature.-

- Lui come si chiama, signore?- riuscì finalmente a dire Cabras.

Ggio lo guardò stranito.

- Il ciccione.- ripeté Cabras - Qual è il suo vero nome, signore?-

- Non ce l’ha, un nome. L’autrice della fanfiction è stata troppo pigra per darglielo. Ho sentito dire che all’inizio ne aveva in mente uno e che l’ha scartato, ma sinceramente sono troppo occupato per badare a frivolezze del genere.-

- Ma dovrete pure chiamarlo in qualche modo!- esclamò Cabras, e poi:

- Signore!- aggiunse.

- Certo. Lo chiamiamo Ciccione con la Faccia da Idiota e gli Incisivi da Castoro.-

- Non è troppo lungo e offensivo, signore? Perché non qualcos’altro, signore? Come… Mario, signore?-

Ggio Tergas sospirò e non rispose nemmeno.

- Mi pare buono, signore. Proviamo! Mario! Ehi, tu! Mario!-

- COME MI HAI CHIAMATO!?-  urlò il ciccione con la faccia da idiota (e che adesso era anche piuttosto alterata) e gli incisivi da castoro - PROVA A RIPETERLO! RIPETILO, SE HAI IL CORAGGIO!!!-

- Ma… Mario…- balbettò Cabras.

- ALLORA VUOI MORIRE! VUOI PROPRIO MORIRE! E ALLORA TI ACCONTENTO SUBITO!-

- Calmati, Ciccione con la Faccia da Idiota e gli Incisivi da Castoro.- disse Ggio, posandogli una mano sul braccio - Il ragazzo è nuovo e inesperto.-

- Oh.- fece l’altro - Va bene.-

Puntò un dito su Cabras:

- Stavolta ti è andata bene, pivello. Ma d’ora in poi sturati la bocca, chiaro?-

- Chiaro.- pigolò Cabras con un filo di voce.

Poi si rivolse a Ggio:

- E… qual è il suo lavoro, signore?-

- Prega di non scoprirlo mai.- rispose l’altro, cupo.

Cabras decise che era meglio non indagare oltre. Cominciava ormai a pensare di essere finito in un covo di folli e maniaci omicidi. Ma tutto sommato, rifletté, sarebbe anche potuta andare peggio. Ad esempio, sarebbe potuto finire in un covo di folli, maniaci omicidi e depravati. Aveva appena concluso questa rassicurante riflessione quando un uomo muscoloso, dalla voce flautata e con abiti merlettati, gli posò la mano sulla spalla. Palpandola con sensualità.

- Ciao, ragazzo.- trillò - Io sono Carol, piacere di conoscerti. Spero che andremo d’accordo, io e te, tesoro. Qui c’è davvero poca gente di buon gusto capace di apprezzare la vera bellezza, ma tu sei diverso, te lo leggo negli occhi. Allora teniamoci in contatto, okay? Fa sempre piacere avere dei bei colleghi come te. Ciao!-

L’ammasso di muscoli e distorta femminilità si allontanò. Cabras, nel tentativo di cancellare quell’immagine orrenda dalla sua mente, si stropicciò forte gli occhi, non avendo dell’acido muriatico da versarci a portata di mano.

- E quello che razza di mansione svolge…?- chiese. Stavolta il “signore” gli morì in gola.

- Ah, quello. Guarda, meglio se non lo sai. La gente a volte può essere così perversa…-

Non c’era via d’uscita, capì improvvisamente Cabras. Se quelli erano gli incarichi di alto prestigio e responsabilità, che cosa diavolo avrebbero fatto fare a lui?

- Ora, Cabras, veniamo alla tua mansione…-

Oh Dio, oh Dio, oh Dio… cioè, oh Zeref, oh Zeref, oh Zeref…

- Tu sarai…-

Doveva scappare. Nascondersi. Uccidersi.

- … il Responsabile all’Ascolto.-

- Uh?- fece Cabras, illuminato dalla speranza.

- In sostanza, a te tocca ascoltare sua maestà. Qualunque cosa egli dica, tu penderai dalle sue labbra. Qualunque cosa, Cabras. Ti è chiaro?-

- Chiarissimo, signore.- sospirò lui, sollevato - Non sembra difficile, signore.-

- Certo. Non lo sembra.- sussurrò Ggio, voltandosi preoccupato.

Un’ombra si era allungata su di loro. Un’ombra maestosa, imponente, maligna e fredda.

Brividi gelidi colsero Ggio e Cabras al solo soffio dell’individuo che si avvicinava.

- Vostra… maestà… - balbettò Cabras, estasiato.

Il sovrano (anche se sovrano non era, e ancora non capisco perché obblighi i suoi dipendenti a chiamarlo così) osservò il suo ultimo acquisto dall’alto in basso, impassibile.

Traish Lambarn, il secondo dei capi dell’organizzazione di EDEN, era un uomo forte. Un po’ vecchio, forse, ma forte.

Un po’ smemorato, forse, ma forte.

Con l’Alzheimer, forse, ma forte.

Così forte che, forse, vista la sua poca capacità di concentrazione, era meglio starci alla larga.

- Vostra maestà,- disse Ggio, con voce appena più ferma dell’altro - il nuovo Responsabile all’Ascolto.-

Il regnante (che regnante non è) annuì gravemente. Tacque per un istante lungo come l’eternità. Infine disse:

- Spremuta di scarafaggi.- con voce tonante.

Ggio Tergas già cercava di svignarsela alla chetichella. Cabras, inesperto ed imprudente, ebbe invece un moto di curiosità:

- Non ho capito, maestà…-

- Spremuta di scarafaggi.-  riprese Lambarn - Me lo ricordo bene. Durante la guerra del ’15-’18, con le armate dei crucchi che premevano alle porte del mio castello, e quel loro vigliacco alleato, quel tale Voldemort, che ci aveva costretti a barricarci dentro il castello buttandoci contro le sue dannate maledizioni, Avada Kedavra, Abra Kadabra, Bibidi Babidi Bu e Trecuna Mecoides Trecorum Satis Dii. Allora non potevamo uscire e avevamo finito il cibo. Perciò pensammo di uccidere una tartaruga e farci una zuppa. Ne avevamo trovata una che si chiamava Raffaello; ma era una tartaruga ninja, quella traditrice. Usò la tecnica della sostituzione e prima di rendermene conto avevo addentato la pancia di Babbo Natale. Per questo adesso è gonfia. Quando alla fine riuscimmo a fare fuori l’immonda bestia per bollirla, io avevo già perso un occhio, e la nave era stata travolta dai flutti, la ciurma dispersa, tutto in rovina. Urlai la mia rabbia contro il mostro; e quello rise, bianco, tutto bianco, come se fosse stato lavato da Mastro Lindo, rise e si inabissò – dannata Moby Dick! Per mia fortuna riuscii ad approdare su un’isola dove trovai un re greco e i suoi compagni. Lui disse di chiamarsi Nessuno. Comunque aveva un ottimo sapore. Presi la loro nave e salpai per Samarcanda, dove contavo di fare rifornimento di spezie e gemme; se fossi tornato a casa con un carico di quelle preziosissime merci orientali, mi avrebbero accolto come un eroe. Ma purtroppo le avevano finite tutte, perché erano stati depredati dall’immondo Alì babà e quei suoi dannati quaranta ladroni. Restavano loro solo una decina di frullatori e qualche bicchiere per fare una spremuta di cavallette. Allora io…

Cabras, affascinato, alzò la mano:

- Mi scusi, maestà,- intervenne - ma la spremuta non era di scarafaggi…?-

- MUORI, BASTARDO!-

La mano alzata di Cabras restò immobile.

D’un tratto il suo corpo venne segnato da una sottile riga rossa che lo divideva esattamente a metà, dalla testa all’inguine; e, infine, si divise in due, versando litri di sangue sul pavimento.

Lambarn, ansante, sollevò la pesantissima mannaia grondante sangue che stringeva tra le mani.

Guardò la mannaia.

Il pavimento.

La mannaia di nuovo.

Una mosca che gli svolazzava intorno al naso.

Ancora il pavimento.

- Che diamine è questa schifezza, Ggio?- disse, indicando il cadavere - Pulisci subito! Niente sciatteria nella mia sala del trono!-

- Sì, maestà. Ai suoi ordini, maestà.-

Ggio corse a prendere straccio e secchio, mentre Traish Lambarn si allontanava.

Cominciando strofinare via il povero Cabras dalle mattonelle, gli disse:

- Allora, adesso l’hai capito, qual è il mio lavoro?-

Ma nessuno rispose.

 

E questo, gente, era il secondo capo dell’organizzazione EDEN.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

- Signor Warren, non è che per caso ha visto Morgan?-

Sulla scrivania dell’ufficio del sindaco stavano, perfettamente allineati, uno accanto all’altro, lucidi come se fossero stati appena sfornati dalla fabbrica, tre telefoni: uno rosso, uno blu e uno giallo.

Erano l’unica cosa che avesse un aspetto ordinato e pulito, in quella stanza. Altrove, regnava il caos.

Il pavimento era cosparso di cartacce e documenti di importanza vitale per il futuro del villaggio, mescolati senza criterio ed abbandonati allo stesso misero destino. Non c’era mobilio, fatto salvo per la scrivania, coperta anch’essa di fogli; c’erano però, accatastate in un angolo, diverse tavole di legno larghe e piatte, tutte spezzate a metà. Delle dieci finestre, solo sei avevano vetri ancora intatti; dalle altre il forte vento che soffiava già dalla mattina entrava nella stanza e contribuiva a scompigliare ancor di più le preziose carte del sindaco.

In sostanza, lo studio era ridotto come se Makarov ci avesse passato la notte a ballare la samba.

I lettori più attenti, però, comprenderanno facilmente che le cose non potevano essere andate così: com’è noto, infatti, Makarov non sa ballare la samba.

- Signor Warren…-

La ragazza accanto alla scrivania stava per ripetere la sua domanda, quando uno dei telefoni, quello rosso, squillò.

Warren le fece cenno di attendere e sollevò la cornetta, per rispondere con fare affabile e voce quasi squillante:

- Buongiorno, qui è il sindaco di Kokirii! Cosa desidera? Cosa…? Ah…-

Il suo sguardo si rabbuiò; la voce si fece un po’ meno squillante.

- Sì, è lei. Bene, dobbiamo parlarne un pochino, dell’ultima fornitura che mi ha mandato. Che significa, un difetto di produzione? Diecimila tazze senza il manico? Capirei dieci tazze; cento tazze; ma diecimila…-

Squillò il telefono blu.

- … Sì, attenda in linea un momento, pronto, chi parla? Ah, sei tu, Akane, benissimo, benissimo! Com’è andata alle corse? Ti dispiace? Non volevi? Ci rifaremo? Un momento, tu avevi parlato di dritta sicura! Che è ‘sta storia? Io ti do i miei soldi, cioè, i miei elettori… no, ora tu mi ascolti… i miei elettori ti danno i soldi perché li punti su qualche cavallo decente, e tu… poveretti i miei elettori! Lo sai che dovrei fare?-

Squillò il telefono giallo.

- … Aspetta che devo rispondere, poi ne riparliamo, io e te, con i miei elettori. Chi è? Ah, sei Mariangela, e chi se ne frega. Cosa? No, non lo voglio Sky. Non mi interessa. Non guardo la TV. No, nemmeno se me lo date a venti euro al mese, decoder regalato e in più mi comprate anche il televisore al plasma. Non ho il tempo per… un momento… quanto a lei, lo sa che deve farci con le sue schifosissime tazze? E ce n’è anche per te, Akane. Come dici? Stavolta è sicura sul serio? Centoventi percento? E va bene, ma se per caso va a finire di nuovo male non ti conviene farti più vedere. Allora punta tutto su questo cavallo, come hai detto che si chiama, “Sky Warrior”? Cosa? No, non dicevo a lei, ho detto che non lo voglio, Sky!-

L’atmosfera si scaldava sempre di più. Con discrezione, la ragazza che poco prima aveva posto la domanda, arretrò di qualche passo. Piano, per maggior prudenza.

Adesso, ignorando la noiosissima discussione del sindaco, dei suoi elettori, di Akane, di Mariangela e del venditore di tazze ignoto, vorrei soffermarmi su tale ragazza.

Per cominciare, il suo nome era Laura Fedrigo.

Doveva avere all’incirca quindici anni; i capelli castani, scuri, lunghi fino a metà schiena, svolazzavano vivacemente ad ogni movimento; gli occhi – di un giallo acceso, magnetico – erano grandi, grandissimi, quasi a palla.

In quel momento vestiva in modo piuttosto normale, con una maglia verdastra e dei pantaloncini neri.

Laura aspettò pazientemente che il sindaco e i suoi elettori terminassero la tripla chiamata.

Quando Warren poggiò per ultimo il telefono rosso, prese un bel respiro e ripeté la domanda:

- Signor sindaco… mi sa dire dov’è Morgan?-

- Mh? Ah, Morgan… è ancora al cantiere, ha spiegato davvero tutto, i miei elettori sono stati davvero soddisfatti. Comunque… perché?-

Laura sospirò - Dovevo chiedergli una cosa… vabbè, chiederò al capitano. Devies è ancora in città?-

- Purtroppo è tornato a casa sua. Ma che gli dovevi chiedere?-

La castana fece un gesto ambiguo, poi si avviò alla porta.

Lasciò lo studio del sindaco, uscì dal municipio e si incamminò per un vicolo scuro, stretto.

Fece scorrere lo sguardo paglierino sui muri, sui tetti, su un merlo che passava per caso, e infine sull’asfalto.

In particolare su un piccolo sasso verdognolo, trasparente come il vetro di una bottiglia.

E, stranamente, a forma di piramide.

Si fermò a scrutarlo stupita.

Ma che roba è?, si chiese, chinandosi.

Quindi, la toccò.

Nello stesso istante, un passante rivolse un’occhiata fugace nello stesso vicolo.

Non c’era nessuno.

 

 

 

 

 

 

 

Angolino delle banane dell’autrice

 

Hola, gente! Sono già qui, contenti? OuO

Tutti: … no.

Io: … -_-

Per prima cosa, mi scuso per l’orario indecente.

Subito dopo, vi dico che non credo che sarò mai più così veloce. Non illudetevi: è stato un momento d’ispirazione temporanea.

Per i prossimi temo che sarò molto, molto lenta.

Dunque, per quanto riguarda il contenuto… avete visto che la scena si è spostata, quindi abbiamo lasciato un attimo la Natsu & co. Per vedere qui…

Giusto per presentare qualche personaggio ^w^

Il ragazzo silenzioso, Ashuros, è di proprietà di andry_94_hell. Laura, invece, è di Laura98PH (quest’ultimo non l’ho usato moltissimo, Gomen Maschera T-T, ma avrà il suo momento di gloria).

Spero di averli resi decentemente… avvisatemi se c’è qualcosa che non va.

Gli altri sono di mia proprietà! °u°

Spero di non averli resi eccessivamente demenziali ù_ù

Anyway… avete visto? Il primo morto della fic! (povero Cabras… ._.)

Una domanda: secondo voi per scene del genere devo mettere il raiting arancione?

Grazie per l’attenzione e grazie a chiunque ha recensito, messo la storia tra le preferite/seguite.

(E un grazie caloroso a tutti coloro che recensiranno anche questo capitolo, logico :3)

Sayonara!

 

Lea

 

 

 

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