Un Quadro Da Venezia

di Chanelin90
(/viewuser.php?uid=228148)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Violetto di Genziana ***
Capitolo 2: *** Indaco della Pioggia ***



Capitolo 1
*** Violetto di Genziana ***


Un Quadro da Venezia
Capitolo 1 - Violetto di Genziana


******************************
Rieccoci con una nuova storia. 
Mamma mia che fatica scrivere anche d’agosto, però questo è un capitolo molto leggero.
Sto proseguendo anche gli altri due ultimi capitoli di “Il Destino dell’Amante” quindi non preoccupatevi in caso lo stesse leggendo.
Questo dovrebbe essere un racconto meno ingarbugliato rispetto all’altro. Dovrebbe. Spero.
Un saluto a tutti^^/

*************************



Mi chiamo Feliciano Vargas.
Ho 20 anni e vivo a Venezia.
La mia casa è piccola e nascosta, ma era calda e accogliente prima della dipartita dei miei genitori.

Immagino che quel giorno, cadendo nell’acqua della laguna, mio padre si sia buscato qualcosa di brutto e, qualunque cosa fosse, anche mia madre ne è rimasta contagiata mentre giaceva accanto a lui per dargli conforto.
Io venni tenuto lontano da loro.
Fu una fortuna col senno di poi e una tragedia considerando come sono ridotto adesso, anche se, tutt'ora, non me ne rendo pienamente conto.

Io non sono portato per fare il gondoliere: e, se anche volessi, credo che i miei colleghi non me lo permetterebbero.
Al funerale di mio padre erano tutti ben contenti di essersi levati di torno un rivale d’affari e già li vedevo stropicciarsi le mani in attesa dei futuri guadagni più abbondanti.
Non gliene faccio una colpa; dopotutto sono veneziani: commercianti dediti al denaro.
Come biasimarli di questi tempi?

A dir la verità, sono ben pochi i mestieri in cui sono capace. 
Per tirare a campare mi sono dovuto arrangiare con ciò che sapevo fare meglio e che, per fortuna, trovo anche piacevole: vendo quadri.
Quadri fatti da me s’intende. 

Ho sempre pitturato da che ho memoria.
Mia madre aveva i pennelli e le tempere dato che, anche lei, si dilettava con ceramiche e  modellini artigianali.
Io ho probabilmente acquisito questa dote da lei, solo che dipingo su tela.

Mi sono fatto bastare quello che avevo e, fintanto che ho le mie mani e i miei pennelli, non ho timore del futuro prossimo.
Non può è essere più arduo e incerto di questo...



**************************************************

Feliciano aveva venduto tutti i quadri e quasi non credeva alla fortuna che aveva tra le mani.
In particolar modo, aveva impiegato mesi per soddisfare la richiesta di un facoltoso straniero per adornare il corridoio della sua residenza estiva ma, infine, era riuscito a completare l'opera.
Trentacinque ducati erano, per lui, una garanzia di sopravvivenza per quell’inverno che si avvicinava. Quanto di più avrebbe sperato.
Avrebbe comprato del carbone per riscaldarsi e dell’olio per tenere acceso il lume.
Inoltre aveva terminato il giallo e, senza quel colore, non poteva proseguire i suoi lavori. Ne avrebbe rimediato un tubetto intero.  
Soprattutto: avrebbe avuto la pancia piena per un pò e tanto gli bastava.

Uscito con le sue ricchezze, si pregustava già la dispensa piena di scorte di buon cibo, ma quel giorno..la sua vita avrebbe preso una strada decisamente opposta rispetto l’ordinario.
Sarebbe cambiata per sempre. Nel bene o nel male.
Certamente non cominciò nel migliore dei modi.

**************************************************

Un'improvvisa nuvola offuscò il cielo e, in meno di mezz'ora, riversò il suo contenuto tra i comuni mortali.
Pioveva forte e Feliciano, alla ricerca disperata di un riparo,non si accorse certamente del ratto che attraversava velocemente il ciottolato per sfuggire a quelle gocce.

La sequenza fu quanto mai veloce e imbarazzante: lui posò uno stivale sulla coda del sorcio, quest’ultimo spaventato lo morse alla caviglia e Feliciano, perso l'equilibrio, finì dritto sulla strada, rischiando di essere travolto da un carro di pelli che procedeva spedito.
Quando il conduttore tirò le briglie dei cavalli, questi frenarono bruscamente mandando la vettura a frantumarsi sul pontile.

Il padrone delle bestie, un omaccione alto e muscoloso, dalla pelle abbronzata e resa ruvida dalle intemperie, vedendo la sua merce sparsa per terra, s’infuriò come una faina presa in trappola.

Preso il giovane veneziano dal colletto, sputò contro di lui tutta la sua collera.
- PICCOLO INSOLENTE! CHE DIAMINE TI PASSA PER LA TESTA??!!- urlò scrollandolo da capo a piedi.

Feliciano si dimenò: - Le chiedo scusa! Sono inciampato!-
Così dicendo, fece per allontanarsi il prima possibile da quell’omone minaccioso, ma quest’ultimo lo trattenne con le sue verrucose mani.

- DOVE CREDI DI ANDARE MOCCIOSO? DEVI RIPAGARMI I DANNI!- accusò.

- Il carro …mi sembra in buone condizioni..- guaì Feliciano, allungando lo sguardo per accertarsene.

L'uomo ghignò crudele: - Ma le pelli, evidentemente no! Sono tutte fradice e Dio buono sa quanto ci metterò a renderle nuovamente linde per il mercato!- 

Feliciano si esibì in uno dei suoi luminosi quanto ingenui sorrisi
- Il mercato proseguirà per due settimane! Non deve darsi pena per questo!-

- E le commissioni che avevo da consegnare domani, eh? Chi me le ripaga?- grugnò sarcastico il commerciante.

- Ecco…potrebbe…-

- TU! MARMOCCHIO! TU MI RIPAGHERAI FINO ALL’ULTIMO  SOLDO!- ammonì, sbatacchiando Feliciano come un lenzuolo impolverato.

I veneziani sono veneziani quando gli parli di monete sonanti.
Nonostante il suo sangue, Feliciano non si reputava nemmeno competente nel controbattere o mercanteggiare.
Ma poi.. voi avreste discusso con un uomo alto il doppio di voi e robusto forse il triplo?
Feliciano certamente no e, liberatosi a malincuore del suo denaro, preso da quel signore con l' arroganza  e l’ altezzosità di chi quasi ti faceva un garbo a non chiamare i gendarmi, si ritrovò presto con il culo a terra e senza alcun valore nelle tasche.
Gli aveva preso tutto. TUTTO.
Tutto il suo lavoro era andato perduto.
Non gli era rimasto più niente.
Nemmeno un'idea per andare avanti a quel punto.

Stando da solo, oltretutto, non avrebbe ricevuto alcun aiuto. 
L'egoismo era la chiave per sopravvivere in quella società e, per quanto gli costasse a volte, Feliciano non si era ancora risolto ad abbracciare quel tipo di carattere.
Non fino a quel momento, perlomeno.



CONTINUA
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Indaco della Pioggia ***



Un Quadro da Venezia
Capitolo  2 -  Indaco della  Pioggia

*************************************
Spero stiate passando tutti delle piacevoli vacanze.
Scusate la lentezza con cui rispondo alla recensioni: le adoro e voglio rispondere con la giusta tranquillità e non in mezzo alla sabbia -.-
Vi lascio con un altro capitolo. Buona lettura!
*************************************

Avvilito, il giovane veneziano rincasò nell’appartamento solitario.
Osservò il soffitto ammuffito a causa dell’umidità della laguna e studiò attentamente le numerose crepe che ne increspavano la superficie.
Temeva i violenti temporali di stagione che facevano gocciolare le sue mura, ma fintanto che non cadevano sui suoi dipinti poteva tollerare quella condizione.
In ogni caso, avrebbe dovuto tenerle sotto controllo.


Immerso ancora nei suoi cupi pensieri, venne risvegliato dal rumore secco del colpi alla porta in legno.
Si alzò di fretta e furia, nella speranza di ricevere il volto di qualche cliente che, magari, l’avrebbe pagato con qualche ducato d’ anticipo, permettendogli di tirare avanti dignitosamente ancora un po’, fino alla prossima commissione portata a termine.

Invece, ahimè, un naso adunco si stagliò all’orizzonte accompagnato da sottili e penetranti occhi inquisitori.

- Signor. Vargas…- salutò l'ospite, alzando il cappello piumato ed entrando senza invito.

- Bu..Buonasera Mr.Vello ! In..cosa posso esserle utile?- domandò il giovane, già prefigurandosi l'andazzo della conversazione.

Temeva la sua visita. L'aspettava da tanto tempo purtroppo.

- Non faccia il finto tonto con me! I ducati per le mie tele..dove sono?-

Il pittore li aveva davvero quei ducati fino a poche ore fa, ma adesso si trovava senza un soldo in tasca e senza possibilità di pagare il suo fornitore.
Tutta colpa dell’incidente di prima.

- Ho bisogno di più tempo..!- tentò - Senta: se ha la pazienza di attendere un altro mese io..-

- Di tempo ne ha avuto più che a sufficienza! Desidero il mio denaro all’istante!- replicò duro Mr.Vello.

Quest'ultimo rimpiangeva il suo buon cuore per aver consegnato la merce in previsione di un guadagnato futuro di quel pittore di seconda serie.
Lui era un professionista dopotutto.
In futuro si ripromise di lavorare solo con pittori prestigiosi e di discreta fame e, soprattutto, che potevano permettersi di pagare i loro attrezzi di lavoro.

- Ma non ho niente da darle ora!- si giustificò ancora Feliciano.

Il commerciante sentì l'ultimo briciolo di pazienza esaurirsi del tutto.

- Molto bene, Signor.Vargas! Allora mi riprendo ciò che è mio!-

Si diresse verso i quadri di Feliciano e , senza curarsi dei dipinti su questi realizzati , li sollevò dal cavalletto e li mise, uno per uno, sotto il suo braccio.

- Che sta facendo???-

- Te l’ho detto, no? Mi riprendo ciò che è MIO!-


*********************************************************

La porta sbatté in malo modo.

- E adesso?- mormorò fra sé Feliciano - Cosa faccio?-

Poteva permettersi di lavorare anche senza un colore primario..ma senza tele?
Nessuno avrebbe pagato in maniera adeguata per un quadro su pergamena o sulla roccia.
La situazione era sempre più precaria.
Uscì nuovamente, incurante degli elementi, per riflettere sul da farsi.

**********************************************************

Le viuzze della città lagunosa erano vuote e silenziose la sera di quella giornata piovosa.
Gli abitanti si erano rifugiati in casa e anche i gondolieri avevano attraccato ai pali le loro imbarcazioni per gioire del caldo familiare.
Beati loro che una famiglia l'avevano perlomeno.
Feliciano avrebbe affrontanto le difficoltà con maggiore ottimismo se avesse avuto qualcuno su cui riporre un pò di fiducia.

In quella foschia, sentì delle urla disperate chiamare aiuto.
Corse e si affacciò su un canale stretto e paludoso.

Un uomo. Un ragazzo con un ampio mantello di velluto verde era caduto nella laguna e si dibatteva per non essere risucchiato dal fondale fangoso.
Aveva il viso coperto da terriccio e i vestiti macchiati dal lordume.
Non riusciva proprio a riconquistare il marciapiede di mattoni.

Feliciano lo aiutò, come avrebbe fatto qualunque persona di buon cuore.
Ma solo allora si accorse dell’errore.

-Gracias amigo! Sarei morto affogato senza il tuo aiuto!-

L'individuo si ripulì la faccia della fanghiglia e lo scrutò con i grandi occhi verdi.
Feliciano, allora, lo riconobbe.
Antonio. Un membro del Bad Friends Trio.

Feliciano girò sui tacchi e fece per scappare il più in fretta possibile, ma una forte mano per il colletto della camicetta lo trattenne da quell'avveduto intento.

- Io sono Antonio! Qual è il tuo nome?- domandò amichevole.

- Emm…Feliciano e non c’è di che! Dico davvero! Nessun disturbo! Ora torno a casa e…-

Antonio lo fece girare su stesso in modo da poterlo esaminare più da vicino.
- Ma tu non sei quel pittore che vive all’angolo?-

- Sigh…lo sono! O meglio..lo ero dato che mi hanno spogliato di soldi e di strumenti!- spiegò il giovane, allarmato dalle domande di quel soggetto circondato da una cattiva fama.

L'altro si grattò il mento incuriosito.
- Chi ti ha derubato?-

Feliciano avrebbe voluto sfogare tutta la sua frustrazione, ma la logica gli avrebbe detto di abbandonare quell'individuo il prima possibile.
- I miei creditori! Sembra non aspettino altro che fiondarsi sui miei beni onestamente guadagnati e io, adesso, sono rimasto senza niente!-

-Oh! Bè! In questo caso..- tirò fuori una moneta d’argento e la passò a Feliciano.

Il ragazzo era sbalordito.
- Una moneta d’argento??? Incredibile!-

Antonio alzò le spallucce con aria saccente.
- Puoi tenerla! Considerala un regalo per avermi salvato la vita! Io non ne ho bisogno!-

- E’ così brillante! Dove l’hai trovata?- chiese sospettoso il pittore.

- Non l’ho trovata! L’ho rubata!- spiegò tranquillamente l'altro.

Feliciano quasi inorridì.
- Rubata?? Mi stai dando del denaro rubato??-

Antonio non comprendeva le ragioni di tanto scalpore e rispose ignorando l'espressione disgustata dell'interlocutore.
- Le monete sono tutte uguali! L’importante è il valore che possiedono e io, caro Feliciano, ne ho quanto basta per saziarmi di carne e vestirmi da gran signore!-

- Ma non le hai guadagnate! Le hai rubate!- specificò adombrato l'altro.

- E quindi? Che importanza ha?-

Ecco cosa succedeva a parlare con i furfanti.
Nemmeno più riuscivano a distinguere il bene dal male.

- La tua coscienza ne patirà il peso!- affermò convinto Feliciano.

Antonio lo guardò in un misto di pietà e di compassione.
- Se essere onesto significa fare la fame allora preferisco godermi la vita!- e punzecchiò - Non so se tu puoi dire altrettanto!-

Adesso sì che Feliciano era risentito.
- Un giorno ti beccheranno con le mani nel sacco e t’impiccheranno in Piazza San Marco!- accusò.

- Morirò comunque dopo di te che sudi quattro camice per elemosinare un pezzo di pane!-

Forse aveva ragione…anzi: quasi sicuramente aveva di che aprire bocca.
Lui, che lavorava tutta la notte per portare a casa un piatto di legumi, perché la carne era da escludere dalla sua tavola ovviamente, si trovava alla mercè di ogni sopruso e, sfigato com’era, gli restava sempre poco di che campare; mentre quello lì, che mai aveva passato una singola notte insonne a causa dei crampi allo stomaco, faceva la bella vita, spassandosela e, appunto, godendosela come non mai.
In un certo senso provò un moto d'invidia per la sua libertà.

Eppure Feliciano aveva un cognome rispettabile e i suoi, quando erano ancora in vita, gli avevano sempre insegnato il valore dell’onestà e della giustizia.
Non li avrebbe disonorati dando retta a un gaglioffo di strada.
Non era come lui.

Fece per andarsene.
Non aveva senso proseguire quella conversazione.

- Grazie per la moneta, ma non la voglio!- e gliela restituì con stizza e s'incamminò alzando la testa con aria dignitosa e distinta.

- Ti ho offeso?- questionò Antonio interrogativo per quella rinuncia per lui inspiegabile.

-No! Semplicemente non voglio una moneta rubata!- replicò l'altro senza degnarlo di uno sguardo.

Antonio saltò su uno dei tetti bassi delle casette veneziane e, una volta raggiunto, gli parlò dall'alto in basso.
- Ah! E di che ti ciberai allora?-

- Ho dei fichi essiccati da qualche parte!- informò il giovane.

- Non credo siano sufficienti!- fece notare il mariuolo.

- Bè! Non sono affari tuoi!-

Il manigoldo si mise a cavalcioni sopra un canale di scolo, ignorando la pioggerellina che gli bagnava i capelli scuri.

- Come vuoi tu! In ogni caso sono in debito con te!-

-Non mi devi niente! Dimenticatelo pure!-

- Ah no! Io sono un uomo di parola!-

Feliciano trovò quell'affermazione alquanto singolare.
- Quale valore può avere la parola di un ladro come te?-

- Sarò senza onore ma alle promesse ci tengo di sicuro!-
Saltò giù e gli prese le mani tra le sue, adulandolo con i suoi grandi occhi smeraldo - Se avrai bisogno di me, e ne avrai caro mio, per questa settimana io e il mio gruppo ce la spasseremo alla Taverna della “Gondola D’ Argento”!- gli sussurrò all'orecchio - Se vorrai divertiti, almeno una volta nella tua vita, sarò lieto di farmi una bevuta in tua compagnia!-

Il furfante ammiccò e scomparve tra i tetti delle case spioventi, lasciando il giovane pittore ancora allibito da quella proposta indecorosa.

- Grazie dell’offerta! Arrivederci!- mormorò sgomento.


****************************************************

Feliciano aveva fame.
Prese un fico essiccato e cominciò a masticarlo lentamente per calmare l'appetito, ripensando agli eventi della giornata.




Il Bad Friends Trio.
Non erano nemmeno abitanti di Venezia.
Chissà da quale sporca provincia provenivano in realtà...
Bazzicavo nei dintorni della ricca città repubblicana proprio perchè i loro colpi fruttavano tante fortune.
Tanti avrebbero voluto torcere loro il collo o vedere le loro carni penzoli sulla piazza grande, ma mai nessuno era riuscito coglierli sul fatto.
Se rubavano cibo, venivano ritrovate solo le ossa.
Se borseggiavano, il malloppo veniva presto consumato con alcol e tabacchi.
Se uccidevano, i cadaveri non venivano più ritrovati.
Si sapeva che loro erano i colpevoli, ma ,astuti e abili come volpi, riuscivano sempre a farla franca.

Tra loro,uno in particolare, veniva considerato il vero capo della squadra.
Gilbert era il suo nome, o meglio, quello che gli avevano appioppato nell'orfanotrofio dato che venne abbandonato ancora in fasce.
Il motivo dietro il gesto della madre, tutt'ora sconosciuta, era ben intuibile: il neonato aveva le iridi tinte di un rosso inquietante e spaventoso e per molti incarnava il diavolo in persona.
Gilbert, in realtà, non dava più peso a quelle calunnie, anzi: aveva cominciato a convincersi della verità dietro quelle parole e, in un certo senso, ci provava gusto a esibire quel suo aspetto così insolito e inquietante.

Fuggito dall'istituto aveva fondato il Bad Friends Trio con Antonio e Francis, anch'essi orfani e scappati con lui, manovrandoli nei loro crimini efferrati.
Era lui la vera mente della banda.

Non avevano un posto fisso dove stare ma spesso li si vedeva negli ostelli a giocare a carte o tra le bische a scommettere sui cani.
Vivevano la vita alla giornata, tra i peggiori vizi, ed erano contenti così.


Feliciano diede un altro morso e terminò quel suo misero pasto.
La sua vita era certamente più dura di quella di quei malandrini, ma sicuramente più decorosa.
Non aveva reali motivi per bramare una vita al pari della loro.
Lui era felice così.
Lo era sicuramente.

Si guardò intorno.
L'oscurità opprimeva quella camera e fuori le gondole assecondavano il calmo oscillare dell'acqua dei canali.
Il giorno successivo avrebbe dovuto trovare un lavoretto di fortuna nella speranza di riscattare le sue tele.
Chiuse gli occhi ignorando l'umidità che gli penetrava le ossa.
Rimpianse ancora una volta di essere così solo e così fragile.


CONTINUA

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2059502