Can you keep a secret?

di Nonna Minerva
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Sirius ***
Capitolo 3: *** 2. Molly ***
Capitolo 4: *** 3. Cathleen ***
Capitolo 5: *** 4. Silente ***
Capitolo 6: *** 5. Ron ***
Capitolo 7: *** 6. Ted e Andromeda ***
Capitolo 8: *** 7. Remus ***
Capitolo 9: *** 8. Ninfadora ***
Capitolo 10: *** 9. Emily ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Can you keep a secret

La storia di cui fra poco leggerete il prologo è un piccolo esperimento che ho avviato un po’ di tempo fa.

Le mie lettrici campione hanno approvato, spero piaccia anche a voi.

La particolarità della storia sta nel fatto che la trama parte dal capitolo 20 della storia di Alektos, “Perfetti e Imperfetti”, cui la fic fa da finale alternativo.

Il prologo è di Alektos, nel senso che sono spezzoni dalla sua fic, la storia vera e propria inizia nel prossimo capitolo.

Nell’attesa, vi mando a leggere “Perfetti e Imperfetti”, a ripassarla se l’avete già letta e se proprio volete ignorare i miei occhioni dolci ( sicurisicurisicuri? ), vi basta sapere che:

Remus e Tonks erano insieme, che Ale non fa morire Sirius durante la battaglia al Ministero, ma che dopo di essa Remus inizierà la sua solita cantilena delle tre scuse e se ne andrà, per il bene della ragazza.

Ricapitolando: Sirius vivo e scagionato, Remus e Tonks che hanno avuto una relazione ( di cui nessuno sapeva niente fino a prima della battaglia ), ma che ora si sono lasciati.

Il resto, lo leggerete.

Can you keep a secret?

Prologo

Tornò a casa che era sera tardi, dopo essere uscita dallo studio del guaritore si era concessa del tempo per riflettere, lontano da tutti.

“Ma che fine hai fatto?” Chiese Sirius.

“Ci stavamo preoccupando!” Aggiunse Molly.

“Non vi preoccupate, è tutto a posto. Vado a letto.” Tonks corse in camera sua, nella fretta non si accorse che il referto del guaritore gli era caduto dalla tasca andando a posarsi su un gradino.

Sirius salì le scale e notò un pezzo di pergamena. Istintivamente lo raccolse.

Referto.
Paziente: Ninfadora Tonks


Referto?
Lesse la data.

Oggi?
Lo fissò incerto per qualche minuto, in condizioni normali non si sarebbe mai permesso di leggere cose private, ma in quel caso... aveva paura che la ragazza nascondesse qualcosa. Lo aprì. Adesso ne era convinto.

Stupida! Perché deve sempre tenersi tutto dentro? Come fa a sopportare un simile peso da sola?


Si avviò a passo deciso verso la stanza della ragazza, non sapeva bene cosa avrebbe fatto o detto... Mi verrà qualche idea... spero.

Aprì la porta della sua stanza ed entrò. Tonks non si era accorta che Sirius era entrato.
Era stesa sul letto intenta a fissare il soffitto persa in chissà quali riflessioni. Lui si sedette sul letto al suo fianco.

“Posso?”
Tonks tornò alla realtà, si spostò leggermente per far spazio al cugino e si mise a sedere. Entrambi appoggiarono la schiena alla testiera del letto.

“Ormai,” rispose.

Dopo un momento di incertezza lui le porse il suo referto. La ragazza lo prese, e dopo averlo fissato per alcuni secondi lo gettò dove poco prima aveva gettato il libro.

“Tu...?” Chiese lei, ma Sirius la interruppe.

“Sì. L’ho letto.”

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Capitolo 2
*** 1. Sirius ***


1

Vi chiedo scusa per il ritardo… io e la mia beta abbiamo avuto qualche problema tecnico...

 

Mettiamoci subito al lavoro, quindi. Prima le comunicazioni di servizio:

 

v     questa storia è dedicata ad Alektos e alla sua “Perfetti e Imperfetti”, perché senza quella fic, forse non avrei mai conosciuto la mia attuale ( scrupolosissima, insostituibile ) Beta.

Quindi, anche se quel “Capitolo 1, note dell’autore”, mi perseguiterà per sempre, grazie Ale d’averlo scritto.

 

v     Da qui inizia la storia vera e propria, ed ecco la prima persona coinvolta in questo enorme “complotto”.

I titoli dei capitoli sono dati dai nomi dei personaggi che vengono a scoprire questo segreto ed il modo in cui lo gestiscono nei confronti dell’unica persona che non dovrà sapere niente, cioè Remus.

 

v     La storia è sperimentale anche dal punto di vista dei capitoli, che sono un po’ più corti rispetto ai miei soliti standard...

 

È tutto, per oggi, buona lettura!

 

 

 

 

 

 

  1. Sirius

 

2 mesi...

 

Tonks si portò le gambe al petto e nascose la testa fra le braccia perché lui non potesse vedere le lacrime che minacciavano di bagnarle il viso ad ogni secondo, ma non resistette a lungo, non riusciva più a tenersi tutto dentro e così le lasciò andare, il corpo scosso da singhiozzi incontrollabili.

Sirius per una volta si rese conto di non sapere cosa dire e si limitò ad accarezzarle la schiena con dolcezza, aspettando che si calmasse.

 

“Ehi,” mormorò quando la crisi sembrò passare, prendendole il mento in modo che lei lo guardasse, asciugandole piano le lacrime con le dita. “Vedrai che si sistemerà tutto, piccola. Sono sicuro che riusciremo a far entrare un po’ di buon senso nella zucca di quel testone; perché è Remus il padre, vero?”

“Hai creduto che fosse un altro?” fece lei sarcastica, tirando su col naso.

“Nemmeno per un secondo.”

 

“Non sono pronta per questo, Sirius...” confessò la ragazza, con gli occhi di nuovo lucidi.

“Shhh...” la consolò lui, abbracciandola e stringendola forte, “Vedrai, qualcosa ci inventeremo. Per il momento, tutto quello che devi fare è riposare e stare tranquilla, non fa bene al bambino se continui ad agitarti,” poi colpito da un pensiero improvviso, si staccò da lei e la guardò dritta in faccia, “O stavi per caso pensando di abortire...?”

“No!” esclamò Tonks scandalizzata, “Come puoi anche solo suggerire una cosa del genere? Non potrei mai farlo!”

“S-scusa,” balbettò Sirius sulla difensiva, “Dovevo esserne sicuro, no?”

La ragazza fece una smorfia, evidentemente ancora scossa per le parole del cugino.

 

“Sta bene, almeno?” chiese lui, dopo due lunghissimi minuti di silenzio, indicando con un cenno del capo il ventre ancora piatto di Tonks. “Voglio dire, hai preso una bella botta, la settimana scorsa al Ministero.”

“Il Medimago ha detto di sì, ma ha detto che dovrò fare dei controlli periodici, perché con il lavoro che faccio, non si può mai stare troppo sicuri...”

“Ma Tonks,” la rimproverò Sirius, “Non penserai davvero di continuare a lavorare!”

“Per ora sì,” lo contraddisse lei, “Ma non per molto, su questo sono d’accordo con te. Dovrò starmene buona per un po’... Ti va di accompagnarmi a queste visite? Non voglio andarci da sola...”

“E cosa hai pensato di fare con...”

La ragazza scosse lievemente la testa.

“Non lo so, ci sto pensando da quando ho lasciato lo studio del Medimago oggi pomeriggio... è per quello che ci ho messo tanto a tornare.”

“Non importa, non serve che tu decida ora,” la tranquillizzò il cugino, dandole un buffetto sulla guancia, “Adesso la cosa più importante è che tu ti riposi un po’. È stata una giornata piena di emozioni e il mio nipotino sarà stanco.”

Tonks sorrise nel vedere come Sirius si fosse già calato perfettamente nella parte dello zio premuroso ed estremamente apprensivo.

“D’accordo,” acconsentì la ragazza, lasciando che lui l’aiutasse ad infilarsi sotto le coperte,  “Ma tu resti qui, vero?”

“Non vado da nessuna parte,” la rassicurò lui, prendendole la mano ed aspettando che si addormentasse.

 

§§§

 

“Ehi,” mormorò Sirius quando la mattina seguente Tonks si presentò in cucina, la faccia assonnata ed i capelli arruffati, “Come ti senti?”

“Sono stata meglio,” fece lei.

“Nausea?”

“Quello e tutto il resto.”

“Una tazza di te?” offrì lui con un sorriso.

Tonks annuì. “Penso di essere in grado di tenere qualcosa nello stomaco per più di due ore consecutive, oggi.”

“Così male?”

“Peggio.”

Sirius le mise davanti una tazza fumante e le avvicinò il vaso dei biscotti, prendendo poi posto di fronte a lei. La guardò mentre prendeva un biscotto e lo immergeva nella bevanda bollente con poca convinzione, giusto perché qualcosa doveva pur mangiare.

Quando ebbero finito, Sirius spedì le tazze nel lavandino con un colpo di bacchetta e poi si rivolse a Tonks.

“Quando hai intenzione di dirglielo?” chiese.

La ragazza fece un profondo respiro, preparandosi a comunicare al cugino la sua decisione, risultato di una notte inquieta e insonne.

“Non glielo dirò,” disse infine.

“Ma...”

“La situazione è già abbastanza incasinata così.”

“Lui resta sempre il padre, però.”

“Lo so, ma non voglio che lui torni da me solo per questo. Riesci a capirlo?”

Sirius annuì. “Credo di sì.”

“Sirius?”

“Dimmi.”

“Promettimi che non glielo dirai, per nessun motivo.”

Il mago esitò. Remus si stava comportando da idiota, ma restava pur sempre il suo migliore amico. D’altra parte, aveva di fronte la ragazza a cui aveva spezzato il cuore e non l’aveva mai vista così. Famiglia batte amici. Poteva farlo, poteva mantenere questo segreto.

“Te lo prometto.”

 

§§§

 

Si scontrarono sulle scale. Lui stava uscendo, la valigia in mano, lei stava andando a vestirsi per il lavoro.

Tonks abbassò lo sguardo e fece per proseguire sulla sua strada, ma lui la bloccò, afferrandole un braccio.

“Tonks, io...”

La ragazza si liberò dalla presa del licantropo.

“Lascia stare, Remus, hai già detto tutto quello che dovevi dirmi. Fa’ buon viaggio.”

E senza dire altro corse via, sperando che lui non avesse visto le lacrime che, impietose, avevano iniziato a scendere.

 

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Capitolo 3
*** 2. Molly ***


2

Io ci provo, davvero, a non mettere Molly, ma guardatela... come si fa a lasciarla da parte? Io adoro quella donna! E’ impicciona quasi quanto la signora Pinch ( quasi ).

 

Provo ad aggiornare lunedì, così vi presento il nuovo personaggio di questa storia.

 

 

 

 

2. Molly

3 mesi...

 

Non è possibile vivere nella stessa casa e sperare che Molly non noti qualcosa di diverso, soprattutto se in questo qualcosa di diverso lei ci è passata sette volte!

Le ci vollero circa dieci secondi per capire cosa non andava in Tonks, e altri cinque per individuare il responsabile del suo nuovo stato.

Dopo averla ascoltata infierire pesantemente a parole sull’assente Remus, la ragazza riuscì a farla calmare un po’ e anche a lei, come a Sirius, fece promettere che non ne avrebbe fatto parola con il diretto interessato.

La donna non ebbe alcuna difficoltà a promettere, irritata com’era per il comportamento dell’uomo e cercando di contenersi, per il bene della ragazza, cambiò argomento.

“Tu come ti senti, cara?”

“Meglio, in confronto alle ultime settimane,” confessò Tonks, “Il senso nausea è molto più sopportabile, ma sono sempre stanca e ieri sera mi è venuta voglia di castagne e cioccolata calda e siamo a luglio!”

Molly rise.

“E’ normale, sai quante di quelle volte Arthur è dovuto uscire nel cuore della notte per procurarmi cose impensabili?” Fu il turno della ragazza di ridacchiare sommessamente. “Piuttosto, invece,” insistette la donna, “Sei sicura di non aver bisogno di niente?”

“No, grazie, Molly.”

“Non mi piace l’idea che tu te ne stia tutta sola in quell’appartamento, specialmente ora.”

“Ma io non sono sola,” disse con dolcezza Tonks, passandosi una mano sul ventre, “Ma capisco cosa intendi. In effetti, sono intenzionata a trasferirmi, almeno durante la gravidanza. Il medico mi ha prescritto molto riposo e poi vorrei evitare che Remus venga a cercarmi, in preda ad uno dei suoi nobilissimi momenti in cui vuole rassicurare se stesso di aver fatto la cosa giusta, lasciandomi.”

Molly non commentò, ma giurò su ciò di più caro aveva, che l’avrebbe protetta e che non avrebbe permesso a Remus di ferirla, di nuovo.

 

§§§

 

Aggiunse mezzo bicchiere d’acqua nel pentolone fumante e mescolò tre volte in senso antiorario. Ancora dieci minuti e la cena sarebbe stata pronta.

Molly si voltò e controllò che la in tavola non mancasse niente e soddisfatta tornò a controllare le pietanze.

Era intenta a condire l’insalata, quando la porta della cucina si aprì.

“Ron, dì agli altri che c’è pronto e che inizino a scendere!” fece la donna.

“Non sono Ron,” disse il nuovo arrivato.

Molly si voltò e constatò che, in effetti, al posto del figlio c’era la figura scarna di Remus Lupin.

“Remus! Che bello vederti! Come stai?”

“Come uno che vive infiltrato fra i licantropi.”

“Hai fame? Ti fermi a cena?”

“No, grazie,” declinò gentilmente lui. “Ho un appuntamento con Silente fra poco e devo scappare.”

“D’accordo.”

Lo guardò spostare il peso da un piede all’altro, come se volesse chiedere qualcosa ma non ne avesse il coraggio. Alla fine sembrò trovarlo.

“Come sta Tonks?” chiese, un tono di voce talmente basso che Molly quasi non lo sentì.

“Bene.”

Non era del tutto vero. Psicologicamente era a terra, ma il medico aveva detto che la gravidanza procedeva come previsto e le aveva già prescritto degli esami più specifici.

“E’ qui? Posso parlare con lei?”

“Mi spiace, ma questa sera era di turno, credo che non passerà da Grimmauld Place prima di domani.”

“Ho capito. È meglio che vada ora, Silente mi aspetta.”

 

Molly lo seguì con lo sguardo mentre se ne andava e si sentì un po’ in colpa per aver mentito, pensando alla ragazza che due piani sopra di lei si stava riposando in attesa della cena.

 

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Capitolo 4
*** 3. Cathleen ***


3

So che avrei dovuto mandarlo prima, ma provate voi a mettere mano al computer quando avete la casa invasa dai parenti...!

 

Spero vi piaccia...

 

 

 

 

3. Cathleen

4 mesi...

 

Tonks e Sirius avevano deciso di percorrere a piedi l’ultimo tratto di strada che portava al San Mungo in modo da godersi quella bella mattina di metà agosto.

“Sai già dove devi andare?” domandò Sirius.

“Sì, il medico mi ha spiegato più o meno dove si trova lo studio della Guaritrice.”

“Come mai questo cambiamento? Non poteva visitarti lui?”

“Mi ha indirizzato da una persona specializzata in questo genere di cose e mi ha detto che lei eseguirà un incantesimo che mi farà vedere una specie di fotografia del bambino.”

Sirius guardò la cugina mentre gli spiegava con occhi sognanti ciò che aveva letto a proposito di quell’esame e gli sembrò lontano il giorno in cui quella ragazzina pasticciona aveva messo piede per la prima volta a casa sua, rovesciando il portaombrelli.

Ed ora la stessa ragazzina stava per diventare madre.

 

§§§

 

“Ecco, è qui,” disse Tonks, riponendo in tasca il foglietto con le indicazioni che avevano seguito per arrivare fino a lì.

“Pronta?” fece Sirius, preparandosi a bussare. La ragazza annuì e il mago batté tre colpetti leggeri sulla porta.

“Avanti,” li invitò una voce femminile da dentro. Sirius abbassò la maniglia ed entrò.

 

Successe tutto talmente in fretta che Tonks subito non riuscì a capire il senso di quello che aveva davanti agli occhi.

La Guaritrice, una donna sulla trentina, dai lunghi capelli castani,  aveva alzato lo sguardo dal plico di carte che stava esaminando e nel vederli entrare aveva sgranato gli occhi in un’espressione sorpresa.

“Sirius Black!” aveva urlato la donna, nello stesso esatto momento in cui lui gridava: “Cathleen! Cathleen Reid!”

Un secondo dopo la Guaritrice aveva fatto il giro della scrivania e lo stava abbracciando.

 

Tonks piegò lievemente la testa di lato, osservando perplessa la scena. La donna, che a quanto pareva, aveva già conosciuto Sirius, gli aveva appoggiato le mani sulle spalle e lo stava squadrando con attenzione.

“Non sei proprio cambiato...” mormorava tra sé.

Poi la sua espressione si fece all’improvviso seria.

“Non ho mai creduto che fossi davvero colpevole, lo sai?”

“Grazie,” rispose il mago, sfoggiando un sorriso ebete. “Ti vedo bene.”

“Anche tu non sei messo male,” scherzò la donna, “E a quel che sembra, hai messo finalmente la testa a posto e hai deciso di metter su famiglia!”

Sirius ci mise un paio di secondi per capire l’allusione, ma quando comprese si affrettò a negare, come se ci tenesse a precisare che era single.

“Oh, no, io non c’entro, stavolta. Sono suo cugino, l’ho solo accompagnata.”

La Guaritrice sorrise a Tonks e le tese la mano.

“Mi pareva strano infatti. Io sono Cathleen Reid, una vecchia amica di Sirius, eravamo a scuola insieme.”

Tonks sorrise, iniziando finalmente a capire il motivo di tanta euforia. Nonostante fosse stato scagionato, suo cugino non aveva ancora riallacciato i rapporti con nessuno al di fuori dell’Ordine, quindi, facendo i debiti calcoli, loro due non si vedevano probabilmente da una quindicina d’anni, se non di più.

“Piacere, Ninfadora Tonks, ma mi chiamano tutti Tonks.”

 

“Bene, Tonks, puoi stenderti lì,” disse Cathleen, indicandole il lettino su un lato della stanza e andando a recuperare la bacchetta, “E’ sufficiente che sollevi appena la maglietta e lasci scoperta la pancia.”

“Ok,” mormorò la ragazza, facendo come le era stato detto, e Sirius si spostò da una parte per permettere all’amica di fare il suo lavoro.

“Perfetto, ora rilassati, è un esame molto semplice,” la rassicurò la donna, sfiorandole il ventre con le dita mentre mormorava le parole di qualche incantesimo, “Com’è che ti sei fatta accompagnare da questo scapolo impenitente? Non dovrebbe essere un compito che spetta al padre del bambino, quello di accompagnare la futura mamma a queste visite?”

Non le sfuggì la rapida occhiata che i due cugini si scambiarono e l’espressione addolorata della ragazza.

“Scusa, non volevo...” mormorò.

“Non ti preoccupare,” la rassicurò Sirius, “E’ che Tonks e il padre di suo figlio non si vedono da un po’, da un bel po’, in effetti.”

“Mi dispiace,” disse sincera Cathleen, “Si è reso uccel di bosco quando lo ha saputo?”

“Non proprio,” rispose mesta Tonks, “Mi ha lasciata ancora prima di scoprirlo, convinto di non aver abbastanza da offrirmi, di essere solo un peso per me... Hai presente quei tipi che viaggiano con l’autostima sottoterra?”

La Guaritrice sbuffò.

“Mi è familiare la situazione, sì,” commentò, “Lo sai chi mi ricorda, Sirius? Questo è esattamente il genere di cose che avrebbe fatto Remus.”

Sirius le rivolse uno sguardo molto esplicito.

“Esattamente.”

 

“Merlino!” esclamò la donna quando realizzò il significato delle parole di Sirius, “Non avrei mai immaginato che... scusami, sembra che oggi io ne faccia una giusta.”

“Non potevi saperlo,” la rassicurò Tonks, “In un certo senso, è confortante sapere che è sempre stato così e che non è cambiato dopo avermi conosciuto.”

Cathleen lanciò uno sguardo fugace a Sirius, incerta su cosa fare o dire, timorosa di compiere l’ennesimo passo falso. Il mago si limitò a sorriderle e a scuotere lievemente il capo, facendole cenno di proseguire.

Lei annuì impercettibilmente e abbassò lo sguardo, ritornando al lavoro, ma Tonks si accorse che Sirius sembrava incapace di staccarle gli occhi di dosso.

Che fosse...?

“Allora,” disse Cathleen, rivolgendosi a Tonks. “Lo vogliamo vedere questo bimbo?”

 

§§§

 

Quando uscirono dallo studio, Tonks aveva ancora gli occhi rossi. Aveva tentato di trattenersi, quando Cathleen le aveva mostrato, con un incantesimo, una piccola proiezione incorporea  del suo bambino, ma alla fine le lacrime avevano avuto la meglio. Persino Sirius si era commosso un pochino.

 

All’improvviso, Tonks si bloccò in mezzo al corridoio, alzando lo sguardo verso il cugino ed incrociando le braccia al petto.

“Che c’è?” domandò Sirius, perplesso.

“E’ carina, vero?” fece Tonks.

“Chi?”

“Sai benissimo di chi sto parlando!”

“Ah, Cathleen! Sì certo, è stata gentile.”

“Non è quello che intendevo, lei ti piace, non è vero?”

“Ma chi ti ha messo in testa una cosa del genere!”

“Non hai fatto che flirtare con lei per tutto il tempo.”

“Non mi piace, e non stavo flirtando!”

“Sirius...”

“Ok, d’accordo, forse un pochino mi piace,” ammise infine.

“E che stai aspettando, allora?” chiese la ragazza con un sorriso trionfante.

“A fare che?”

“A tornare là dentro e chiederle di uscire, scemo!”

“Dici che dovrei?”

“Dico.”

“E non ti darà fastidio che io esca con la Guaritrice che ti seguirà per i prossimi mesi?”

“Perché dovrebbe? È simpatica.”

“Allora io, ehm, vado.”

“Vai, e conquista!” lo prese in giro Tonks ridendo.

 

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Capitolo 5
*** 4. Silente ***


4

So che questa storia non sta avendo molto successo, e che vi piace di più Accidentally, ma questa è pronta, l’altra no, quindi vi beccate questo nuovo capitolo.

 

Grazie a Ginny36, Rainsoul e Cucciola, che hanno commentato lo scorso capitolo.

 

Non assicuro niente per il prossimo, sono sotto esami purtroppo.

 

 

 

 

 

 

4. Silente

5 mesi...

 

“Sei sicura che è quello che vuoi, Ninfadora?”

“Solo Tonks, preside. E sì, anche se non è esattamente quello che voglio, è quello che ho deciso di fare.”

“D’accordo allora, lascia fare a me. Tu cerca solo di stare tranquilla, penseremo noi a tenerti informata. Sei a casa dei tuoi genitori?”

La ragazza scosse la testa.

“No, Remus sa dove abitano e se mi venisse a cercare lì, se mi vedesse, fra un mese quello che sto cercando di nascondere sarà piuttosto evidente. Non voglio correre questo rischio.”

“Capisco.”

“Sirius forse ha trovato una soluzione.”

“Niente di troppo pericoloso, spero,” commentò Silente con un sorriso.

“Non questa volta,” sorrise a sua volta la ragazza.

“Perfetto. Che ne dici di raggiungere gli altri, ora? O inizieranno senza di noi!” disse l’anziano preside, facendole cenno di entrare per prima.

 

§§§

 

Una settimana dopo la conversazione fra Silente e Ninfadora, l’Ordine si riunì nuovamente a Grimmauld Place per un aggiornamento sulla situazione e per decidere i turni del mese seguente.

 

“Bene, visto che ci siamo tutti direi di iniziare,” annunciò Silente, facendo in modo che il brusio delle chiacchiere dei presenti si smorzasse all’istante.

 Remus, che era presente alla riunione per la prima volta dopo settimane, si guardò attorno perplesso.

“Non aspettiamo Tonks?”

Sguardi nervosi correvano per tutta la tavolata, ma Silente intervenne per alleviare la tensione che si era venuta a creare dopo la domanda di Remus.

“Ninfadora sarà assente per un po’. Le ho affidato una missione molto particolare che occupa gran parte del suo tempo e temo non riuscirà ad essere presente alle riunioni.”

“Non ne avevo idea, chiedo scusa,” mormorò il mago, abbassando lo sguardo.

“Non fa niente, Remus,” replicò il preside, “Allora, chi vuole iniziare?”

 

§§§

 

Remus sfogliava distrattamente le pagine di un libro, cosa che, data la sua missione, non gli capitava di fare da un sacco di tempo.

Purtroppo i suoi tentativi di convincere i licantropi a passare dalla loro parte non avevano dato risultati molto soddisfacenti: quello che offriva Greyback li allettava molto di più delle vacillanti e incerte promesse che poteva fare Remus.

A quanto pareva, preferivano fare ciò che risultava più comodo e stare dalla parte di colui che ritenevano il più forte,  piuttosto di fare quello che era giusto e morire nel processo.

Ne aveva discusso con Silente e il preside aveva convenuto insieme a lui che le sue capacità potevano essere sfruttate in qualcosa di più utile.

Aveva dato, era finita, niente più licantropi; il termine della sua missione, però, non gli restituiva comunque la sua vecchia vita.

Erano settimane che tentava di mettersi in contatto con lei, il periodo trascorso fra i Licantropi l’aveva portato a riflettere molto ed aveva capito di essere stato un immenso idiota.

Se solo fosse riuscito a parlare con Ninfadora...

Non si illudeva certo di poter riprendere come niente fosse, era ancora convinto di aver fatto la cosa più giusta, ma non gli sarebbe affatto spiaciuto poterla  almeno vedere.

Invece eccolo lì, seduto sul divano di Sirius, a riflettere su quanto facesse schifo la sua vita e ad aspettare il ritorno dell’amico con una persona che a detta di Felpato lui doveva assolutamente conoscere.

 

Arrivò un quarto d’ora dopo e socchiuse la porta del soggiorno infilando la testa nello spiraglio.

“Moony, sei qui?”

“No, sono soltanto un prodotto della tua immaginazione,” replicò laconico Remus, senza alzare gli occhi dal suo libro.

“Accidenti, la mia immaginazione riesce a riprodurti in modo estremamente realistico. È preoccupante che ricordi così tanti dettagli.”

“Smettila di fare l’idiota e dimmi che vuoi.”

Era di pessimo umore.

“Hai iniziato tu, e comunque te l’ho detto, c’è una persona che ti vorrei presentare... cioè, non proprio presentare, perché, ecco, beh, insomma, lei è qui.”

“Falla entrare allora,” replicò senza preoccuparsi di mostrare interesse.

 

“O tutte le cose che ricordo sulla tua gentilezza ed educazione sono errate, oppure la vicinanza di Sirius ti ha inselvatichito,” commentò una voce femminile, “Perché sono di fronte a te da cinque minuti e non mi hai ancora salutata!”

Remus alzò lo sguardo di scatto e fissò sbalordito la donna di fronte a lui. Gli pareva che quella voce fosse familiare!

“Cathleen?” esclamò incredulo, “Che ci fai qui?”

Lupin ripose il libro e si alzò per andare ad abbracciarla.

“Beh, sembra che Sirius sia finalmente riuscito a capire che il modo migliore per uscire con me era chiedermelo, e non urlarlo di fronte a tutta la Sala Comune a colazione.”

Remus sgranò gli occhi; questa sì che era una sorpresa!

“Quindi voi due siete...?”

Sirius guardò Cathleen, che annuì.

“Diciamo di sì.”

 

Si sedettero sul divano e Sirius fece apparire una bottiglia di Whiskey Incendiario e tre bicchieri, versando da bere per tutti.

“E’ bello rivederti,” commentò Remus, “Che lavoro hai scelto, infine? So che eri indecisa.”

“Beh, lavoro al San Mungo, sono una Guaritrice.”

“Buon per te, e com’è che vi siete ritrovati, voi due?”

Silenzio imbarazzato.

“Oh, beh, sai come vanno queste cose...” esordì Sirius.

“Ci siamo incontrati a Diagon Alley,” inventò sul momento Cathleen.

“Già, a Diagon Alley,” ripeté automaticamente, Sirius, “La vita a volte è proprio strana.”

 

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Capitolo 6
*** 5. Ron ***


5

Volevo a tutti i costi aggiornare oggi, per festeggiare il primo esame della sessione e il primo 30 e lode sul libretto ( immeritato, ma ben accetto )...

L’altro aggiornamento che aspettate, arriverà nei prossimi giorni.

 

 

 

 

 

5. Ron

 

6 mesi...

 

“Sei sicura che posso stare da te?”

“Certo, così sarai tranquilla e io sarò nei paraggi, se avrai bisogno di qualcosa.” La rassicurò Cathleen.

“E’ che non vorrei disturbare, posso restare al mio appartamento. Altrimenti posso sempre andare dai miei genitori, si sono offerti anche loro di ospitarmi. Lo so che è facile lasciarsi coinvolgere da Sirius e le sue idee, ma...”

“E’ stata un’idea di Cathleen; in questo modo vi farete compagnia e io mi sentirei più sicuro se sapessi che né tu, né lei siete sole in casa. Prometto di venirvi a trovare molto spesso.”

“Su questo non avevo dubbi,” commentò maliziosa Tonks, lanciando un’occhiata in tralice alla ragazza di Sirius.

Fin dal primo appuntamento si erano rivelati una coppia molto affiatata e passavano un sacco di tempo insieme.

“Davvero non vi da fastidio che io sia fra i piedi?”

“Non sarai fra i piedi, cuginetta,” disse Sirius, passandole un braccio attorno alle spalle, “E poi dobbiamo pensare al bene del mio nipotino.”

“Ah, ecco, lo sapevo che tutte queste attenzioni non erano per me.”

“Che scema. Allora, accetti?”

“Cathleen?” chiese Tonks, sentendo il bisogno di un ulteriore conferma.

“La casa è grande, c’è posto per tutti. C’è persino una stanza per Sirius, nel caso facesse i capricci e fossimo costrette a mandarlo a dormire da solo,” scherzò la donna.

“Ti ha messo in riga,” ridacchiò Tonks, mentre Sirius metteva il broncio, fingendosi offeso.

“Che mi dici?” domandò Cathleen.

“D’accordo, verrò.”

 

§§§

 

Remus si era fermato in cucina a dare una mano a Molly, sperando che potesse aiutarlo. Aveva riflettuto molto negli ultimi tempi e aveva capito che Ninfadora gli mancava tanto, troppo, e così non poteva andare avanti.

Aveva considerato i motivi principali che riteneva fossero un ostacolo alla sua relazione con la ragazza e aveva capito che non erano poi così insormontabili. Ninfadora era una ragazza intelligente e sapeva difendersi, su questo non c’era dubbio.

Avrebbe potuto funzionare, doveva soltanto riuscire a parlare con lei e sperare che fosse disposta a dargli un’altra possibilità.

 

“Molly?” chiese, passandole un piatto perché lei lo asciugasse e lo riponesse al suo posto. Certo, usando la bacchetta avrebbero finito molto più in fretta, ma c’era un che di gratificante nello sbrigare personalmente qualche faccenda.

“Dimmi, Remus.”

“E’ tanto che non ho notizie di Tonks, come sta?”

Gli sembrò che la signora Weasley si fosse irrigidita appena alla sua domanda, ma forse era stata solo una sua impressione.

“Ha un sacco da fare, ma nel complesso sta bene.”

Beh, era vero, gli ultimi esami avevano avuto esito positivo e col pancione era adorabile.

“Avrei bisogno di parlarle, però non so dove trovarla.”

“Non so se...”

“E’ importante, Molly,” la supplicò Remus.

“Tu sei sempre qui il lunedì e il giovedì, vero?”

“Sì.”

“Allora le dirò che devi dirle qualcosa e le chiederò di passare di qui uno di quei due giorni, appena ha un attimo di tempo, d’accordo?”

“Grazie, Molly.”

 

§§§

 

Naturalmente Tonks non si fece vedere nelle settimane che seguirono e Remus iniziò a sospettare che o la ragazza lo stesse deliberatamente evitando, oppure che Molly non le avesse riferito il suo messaggio.

Forse se ne era semplicemente dimenticata, dopotutto aveva sempre un sacco di faccende da sbrigare tra la Tana e Grimmauld Place; poteva succedere.

Oppure non aveva avuto modo di vederla per dirglielo; era una possibilità anche quella.

 

Questi erano i pensieri che affollavano la mente di Remus un giovedì sera, mentre occupava la sua solita poltrona accanto al fuoco ed alcuni membri dell’Ordine e i ragazzi si godevano una serata tranquilla, giocando a scacchi o chiacchierando del più e del meno.

Non stava ascoltando quel che dicevano, ma un nome all’interno della conversazione, lo risvegliò all’improvviso dalle sue elucubrazioni.

“Sta meglio, Tonks?” aveva chiesto Ron, pronunciando la domanda a voce alta, non aspettandosi che fosse qualcuno in particolare rispondergli, ma il primo che avesse saputo dirgli qualcosa.

“Perché, stava male?” chiese Remus, allarmato.

Accorgendosi dell’interesse di Remus per l’argomento, Ron si affrettò a rettificare.

“No, niente, avevo chiesto così, so che era raffreddata,” mormorò, diventando rosso fino alla punta delle orecchie.

L’uscita del ragazzo lasciò Remus lievemente perplesso.

L’impressione che tutti lì dentro fossero a conoscenza di qualcosa che lui ignorava si faceva ogni giorno più forte.

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Capitolo 7
*** 6. Ted e Andromeda ***


6

 

Forza e coraggio, siamo quasi in fondo...

E poi, il prossimo è il mio preferito e non vedo l’ora...

 

Lo so che ci sto andando giù pesante, con Remus, ma se qui vi sembra che lo stia trattando male, allora non oso pensare a cosa succederà quando leggerete il seguito ( non di questa, dell’altra )!

Che volete farci, lo sapete che mi piace torturarlo un po’ ( un po’ tanto ), ma che amo anche i lieti fini, quindi, portate pazienza!

 

 

 

 

 

6. Ted e Andromeda

7 mesi...

 

“Dormi abbastanza?”

“Sì, mamma,” sbuffò Tonks. Ma chi glielo aveva fatto fare di andare a trovare i suoi?

“Sei pallida,” insistette la donna.

“Lasciala in pace, Andromeda, nostra figlia è in grado di badare a se stessa.”

“Grazie, papà.”

“Procede tutto bene, almeno? Ti è venuta voglia di mangiare qualcosa di particolare e quindi assolutamente introvabile?” chiese sua madre, abbandonando le apprensioni da madre e rivolgendosi a lei come avrebbe fatto ad un’amica.

Tonks le fu grata per la piega che aveva preso la conversazione e fu lieta di fornirle tutti i dettagli che le venivano in mente, ascoltando in cambio storie di quando sua madre era incinta di lei.

 

“Credi sia possibile che sia un Metamorfomagus anche lui?” le chiese.

“Non lo so,” rispose Andromeda, “Ma è possibile. Comunque non hai modo di saperlo fino a quando non nascerà. Tu hai iniziato a dimostrare i tuoi poteri intorno ai quattro o cinque mesi.”

“Hai pensato al nome?” intervenne il padre, aggiustandosi gli occhiali da lettura sul naso.

“Mi piacerebbe chiamarlo come il nonno, o come la nonna, se è femmina.”

“Cygnus e Druella?” chiese la madre, pensando ai suoi genitori.

“Certo che no!” Esclamò schifata la ragazza. “Intendevo gli altri nonni! Quelli di papà, almeno loro hanno un nome normale.”

“Nathaniel o Emily, quindi,” osservò Ted.

“Esatto.”

“Mi piacciono.”

“Ma sono dei nomi così... così comuni,” protestò Andromeda.

“E’ proprio per quello che li ho scelti, mamma,” sorrise Tonks.

 

§§§

 

“E’ meglio se vado, si staranno chiedendo dove sono finita,” disse Tonks, alzandosi.

“Sei sicura di non volere restare per cena?”

“No, grazie, preferisco essere a casa prima che faccia buio, li ho lasciati soli abbastanza, quei due,” declinò lei, “Magari la settimana prossima vengo a fare un giro e mi fermo per pranzo, che ne dici?”

“Dico che mi sembra un’ottima idea,” commentò la madre, abbracciandola come poteva per via del pancione.

“Riposati e non strafare!”

“Sì, mamma.”

“Ciao piccola,” la salutò suo padre, baciandole la fronte.

“Ciao papà,” replicò lei, sorridendo ad entrambi e chiudendosi la porta d’ingresso alle spalle.

 

§§§

 

“Si è dimenticata la sciarpa,” la informò Ted, entrando in cucina con la sciarpa rosa della figlia in mano.

“Perché la cosa non mi stupisce?” sorrise Andromeda.

“Credi che starà bene?”

La donna scrollò le spalle.

“E’ una ragazza forte, e poi ha noi,” mormorò.

“Già, ha noi,” ripeté Ted, abbracciando la moglie.

Furono distratti dal suono del campanello.

“Vado io,” disse Andromeda, staccandosi senza fretta dall’abbraccio del marito.

 

“Sei la solita sbadata,” borbottò la donna, aprendo la porta di ingresso, “Quando imparerai a fare più attenzione all... Remus.”

“Ciao, Andromeda.”

“Io, ehm, scusami, è che non ci aspettavamo una tua visita,” balbettò, “Come stai?”

“Discretamente, grazie,” replicò lui, ficcandosi le mani nelle tasche.

“Perché non entri? Preparo una tazza di tè.”

“No, davvero, non è necessario...” balbettò lui.

“Insisto, è tanto che non ti vediamo.”

“D’accordo.”

 

“Allora, a cosa dobbiamo la tua visita?” chiese cortesemente Andromeda, versando il tè nella tazza di Remus.

Regnava una strana atmosfera, nella stanza. La padrona di casa, che generalmente era spigliata e allegra, ora sembrava tremendamente imbarazzata, nonostante cercasse di nasconderlo.

Ted invece, beh, lui non diceva niente; ed era proprio questo a renderlo strano, perché di solito aveva sempre qualcosa di cui parlare.

“Ero da queste parti,” mentì Lupin. Non era affatto vero, era uscito di casa con in preciso proposito di recarsi lì. “Ho pensato di passare a salutarvi e venire a chiedervi se avete notizie di Ninfadora; è talmente impegnata che non riesco più a vederla. Ad essere sincero, speravo di trovarla qui,” confessò.

“Mi spiace,” disse Andromeda, “Ma nemmeno qui viene così spesso. Non la vediamo da settimane, non è vero Ted?”

“Già, settimane,” concordò lui.

“Ho capito,” mormorò Remus. “Beh, se la vedete, potete dirle che sono passato e che avrei bisogno di parlarle? È importante.”

“Senza dubbio, lo faremo,” lo rassicurò la donna.

“Grazie, mi fareste un enorme favore. Sembra quasi che sia sparita nel nulla.”

 

Nessuno disse più nulla e nella stanza si diffuse un silenzio imbarazzato. Remus notò che Andromeda aveva concentrato la sua attenzione su un filo allentato del divano, mentre Ted si limitava a guardarsi intorno con un’espressione seria, quasi fosse arrabbiato per qualcosa e che quel qualcosa avesse a che fare con lui.

Intuendo che era arrivato il momento di andarsene, il licantropo si alzò, e dopo aver salutato educatamente i coniugi Tonks, si avviò verso casa, continuando a chiedersi cosa potesse aver irritato Ted a tal punto.

 

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Capitolo 8
*** 7. Remus ***


7

Per chi aspettava con ansia il momento in cui Remus avrebbe saputo, ha finito di aspettare.

Il capitolo infatti è dedicato proprio a lui e vi lascio indovinare chi sarà a lasciarsi scappare il segreto.

 

Dovete sapere che stravedo per questo capitolo e che una delle frasi che troverete nelle prossime righe ( appena la leggete lo capirete subito ), è stata la frase attorno alla quale ho costruito tutta la storia.

 

 

 

 

7. Remus

 

Remus cambiò posizione sulla poltrona per l’ennesima volta, senza riuscire a scacciare l’impressione di essere seduto su un cuscino di spine.

Di fronte a lui, Sirius, che al contrario dell’amico sembrava essere perfettamente a suo agio, sorseggiava lentamente un bicchiere di Whiskey Incendiario.

“Allora, Moony,” esordì quest’ultimo, “Che cosa mi racconti? Era un po’ che non ti facevi vedere da queste parti.”

“Sirius...”

“Oh, andiamo Remus! Sto solo cercando di alleggerire l’atmosfera che regna qui dentro! Sei più teso di quella volta che la McGranitt ha minacciato di togliere cento punti a Grifondoro per quello scherzo che avevamo fatto a Piton!”

“Tu come ti sentiresti al mio posto?” sbottò Lupin, “Ogni volta che vengo qui sembra che dobbiate stare attenti a quello che dite, come se ci fosse questo enorme segreto che tutti conoscete tranne me, e che dobbiate evitare ad ogni costo che io scopra di che si tratta!”

“Molly aveva ragione, dunque. Te ne sei accorto.”

“Non sono stupido, Sirius.”

“Lo so, amico, ma devi sapere che non abbiamo nulla contro di te. È solo che è tutto così difficile, tu hai preso una decisione e...”

“... e niente! Dovete smetterla di nascondervi dietro a quella stupida scusa! Sono stato un cretino, è vero,  ho detto cose che non pensavo veramente e vi ho ripetuto fino alla nausea che mi dispiace. Tutto quello che vorrei è chiederle scusa;  come posso dirle tutto questo se non mi permettete di parlare con lei?”

“C’è un motivo, se in questi mesi ti abbiamo impedito di vederla.”

“Ah, sì? E sarebbe?”

“Non credi che abbia sofferto abbastanza? È stata già dura così, non aveva certo bisogno che tu le ripetessi ancora l’eterna tiritera del troppo vecchio, troppo povero, troppo lupo mannaro e Dio solo sa che altro!”

“Non era per dirle questo, che vi chiedevo di vederla.”

“Niente di personale, Moony, ma mi risulta difficile crederlo.”

“Lo so, hai tutte le ragioni per pensare che io voglia soltanto dirle di dimenticarmi, la mia condotta passata non gioca certo a mio favore,” disse Remus passandosi una mano sul volto, “Ma ho avuto un sacco di tempo per riflettere, ultimamente e non sai cosa darei per poter tornare indietro, per cambiare quello che ho fatto e detto...”

“Sul serio?”

“Sul serio.”

“Quindi, se ho capito bene, adesso non ti importa più dell’età dei soldi e di tutto il resto.”

“Mi importa ancora,” lo corresse Remus, “Ma lei mi importa di più. Credevo di fare la cosa giusta, che avrei potuto essere felice solo sapendo che lo era anche lei, ma non mi basta. La verità è che mi manca da morire, Sirius.”

 

L’uomo soppesò le parole dell’amico, cercando di trattenere quel sorriso che voleva a tutti i costi mostrarsi. Remus raramente esprimeva i suoi sentimenti e in quello che gli stava dicendo ora c’era molto più di quello che era riuscito a fargli raccontare in tanti anni che lo conosceva. Era la prima volta che si apriva con lui a proposito di una ragazza e il motivo gli era perfettamente chiaro: Remus non aveva mai tenuto a nessuna come ora teneva a Tonks. Adesso era deciso a farsi perdonare per averci messo così tanto a capirlo. Certo, non sarebbe stato facile; Tonks era ancora molto arrabbiata per essere stata abbandonata in quel modo, ma Sirius sapeva che alla fine lei lo avrebbe perdonato.

“Sono intenzionato a parlarle, non rinuncerò finché non ne avrò avuto la possibilità. Se non mi vuole più vedere, va bene, lo accetto, ne ha tutte le ragioni; però voglio che sia lei a dirmelo. Solo allora, se questo sarà il caso, mi farò da parte e non le darò più fastidio.”

Come se fosse possibile, una volta che avrai scoperto che... pensò Sirius.

“Parlerò con Tonks, cercherò di convincerla ad ascoltarti. Non posso prometterti di più.”

 

In quel momento il fuoco che scoppiettava allegramente nel caminetto divenne verde smeraldo ed il volto di Molly comparve tra le fiamme.

“Sirius!” chiamò la donna, trovandoselo davanti un secondo dopo. “Ah, sei qui. Senti, devi venire subito, abbiamo appena portato Tonks in ospedale, chiede di te.”

“Ospedale?” intervenne Remus, che fino a quel momento era rimasto in disparte, alzandosi di scatto dal divano. “Che cos’ha? Sta male? È ferita?”

Fu in quel momento che la signora Weasley si accorse che Sirius non era da solo nella stanza.

“Oh, ciao Remus,” mormorò lei, visibilmente a disagio.

“Che sta succedendo?” fece Remus, sempre più preoccupato, spostando lo sguardo da Molly all’amico.

“Stai tranquillo, Remus, non è niente,” tentò di rassicurarlo la donna. Poi, rivolgendosi all’altro, con uno sguardo significativo aggiunse: “Sirius, è ora.”

“Ma Molly... è presto ancora, come può essere già il momento?”

“Non è necessariamente presto, te lo spiegherei, ma questo non è né il luogo né il momento di parlarne. Cerca di sbrigarti, io devo tornare là.”

 Un secondo dopo era sparita, lasciando soli i due amici, entrambi con un’espressione confusa in volto.

 

“Allora io...” esordì Sirius, “Beh, dovrei andare.”

Remus alzò lo sguardo, scuotendo lievemente la testa, come ad essere sicuro di non aver sognato tutto.

“Vengo con te,” affermò deciso.

“Remus, non credo sia il caso...”

“Oh, io credo di sì. Voglio starle vicino, Sirius. Se dovesse succederle qualcosa, non voglio che l’ultimo ricordo che abbia di me siano tutte le sciocchezze che ho detto mesi fa.”

Sirius taceva, ma i suoi pensieri correvano veloci. Era vero, aveva promesso a Tonks che non gliel’avrebbe detto, ma l’aveva fatto quando Remus si comportava da perfetto idiota, invece adesso... adesso sembrava che avesse finalmente compreso quello che cercava di fargli capire da mesi e poi era evidente che sentivano la reciproca mancanza. Sua cugina l’avrebbe ucciso, ma ne sarebbe valsa la pena, se riusciva a far capire a quei due testoni che erano fatti l’uno per l’altra.

“Ti prego, Sirius,” lo implorò Remus, male interpretando il silenzio dell’amico, credendo che non gli avrebbe permesso di andare con lui. “Sono stato uno cretino, non meriterei nemmeno di vederla passare da lontano, ma io la amo. Più di qualsiasi cosa al mondo, al punto che darei la mia vita per lei e ti prometto che non la farò soffrire mai più, ti prometto quello che vuoi, ma ti prego, portami da lei.”

Sirius si aprì in un enorme sorriso. Era la prima volta che Remus diceva di amarla, o almeno, era la prima volta che lo faceva a parole. Oh, sì, valeva sicuramente la pena di rischiare una morte prematura perché questa volta Moony si era innamorato. Davvero innamorato.

 

“Mi avevi già convinto quando hai detto di essere stato un cretino,” ammise Sirius, “Ma ti ci vorrà tutto quello che hai detto a me e forse anche di più, per convincere lei. Su, forza, andiamo.”

“Dici sul serio?” chiese Remus, che non riusciva a credere di poterla finalmente vedere, sempre sperando di arrivare in tempo.

“Sì,” confermò Sirius. “Solo ricordati di me quando sarò morto.”

Si avviarono insieme verso il punto di Smaterializzazione.

 

“Stiamo andando in ospedale?” domandò Remus.

“Esatto.”

“Molly prima non ha detto perché Tonks è stata ricoverata, ma sembrava tu sapessi esattamente di cosa si trattava, non è così?”

“Sì, lo sapevo,” confermò Sirius, ma non entrò nei dettagli.

“Lo puoi spiegare anche a me, allora? Che succede?”

Il mago esitò. Era ancora in tempo, non aveva ancora svelato il segreto che per tanti mesi tutti si erano dati da fare per proteggere; poi però vide la disperazione riflessa negli occhi dell’amico e l’evidente timore di perdere quella vivace ragazza imbranata che pian piano aveva imparato ad amare. Non si sentì in colpa nemmeno un po’ quando si preparò a rivelare a Remus il motivo del loro attuale viaggio verso l’ospedale; stava facendo la cosa giusta.

“Succede che tuo figlio ha una dannata fretta di venire al mondo.”

 

 

 

 

 

 

 

Beh?!? Io vi ho detto che lo scopriva, non che si sarebbero ritrovati, quindi non fatemi il muso!

 

Venerdì aggiorno Accidentally per l’ultima volta... Vi aspetto!

 

Nonna Minerva


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Capitolo 9
*** 8. Ninfadora ***


8

Prima che possiate dire qualsiasi cosa, ci tengo a precisare che negli ultimi tre giorni ho dato tre esami, uno dei quali richiedeva che io mi presentassi alle 7.30 del mattino e io abito ad un’ora di strada dall’università.

Inoltre, come se non bastasse, il mio Pc è in pieno di una delle sue crisi anarchiche e si connette quando vuole.

 

 

E per rispondere ai vostri commenti al precedente capitolo... in effetti sì, ero tentata di aggiungere:

“E fu così che Remus svenne.”

ma pensavo avrebbe rovinati l’effetto dell’altra frase, così l’ho tolto...

E ammettilo, Rain, ti mancavano i miei colpi di sadismo!

 

 

 

8. Ninfadora

 

 

“Dovrai portare pazienza, ci vorrà un po’; le contrazioni sono ancora abbastanza distanziate,” annunciò Cathleen, girando indaffarata per la stanza per assicurarsi che tutto fosse pronto.

“Sei sicura che non sia troppo presto?” chiese ansiosa Tonks, che, credendo di avere tutto il tempo del mondo per preoccuparsene, non si sentiva psicologicamente pronta per l’esperienza del parto.

“Stai tranquilla Tonks, ti assicuro che è assolutamente normale, non sei la prima né sarai l’ultima donna che partorisce all’ottavo mese.”

“Lo so, è che non pensavo sarebbe successo proprio oggi,” mormorò, “Dove diavolo è  finito Sirius? Molly è via da ore.”

Cathleen sorrise, per nulla nuova a situazioni del genere, ben sapendo che probabilmente a Tonks, i venti minuti di assenza della signora Weasley, erano sembrati un’eternità.

“Vedrai che sono per strada.”

 

“Cathleen?” sussurrò Tonks, dopo qualche istante di silenzio.

“Dimmi.”

“Credi che io abbia fatto la cosa giusta? A non dirlo a Remus, intendo.”

“Ecco, se devo essere sincera non saprei. Istintivamente ti direi che io, al posto tuo gliene avrei parlato, ma chissà;  se mi fossi trovata nella tua situazione, forse mi sarei comportata esattamente come te.”

“Lo sai, pensavo che mi sarei trovata ad odiarlo per sempre dopo quello che mi ha fatto, invece adesso non posso fare a meno di desiderare di averlo qui, al mio fianco,”

“Non è troppo tardi per farlo chiamare, se vuoi” commentò la Guaritrice.

“No, non saprei nemmeno da dove iniziare a spiegargli tutto; facciamo nascere questo bambino, adesso. Poi glielo dirò.”

 

In quell’istante, un’infermiera comparve sulla porta, accompagnando Sirius.

Cathleen lo notò e gli sorrise, senza accorgersi dello sguardo colpevole che l’uomo lanciò alla cugina.

“Guarda chi è arrivato,” mormorò la Guaritrice a Tonks, che aveva serrato gli occhi per l’ennesima contrazione.

La ragazza alzò lo sguardo e sorrise sollevata al cugino, ma il sollievo durò solo qualche secondo, perché un attimo dopo Sirius entrò nella stanza e Tonks si accorse che non era venuto da solo.

 

“Remus!” boccheggiò la ragazza, aggiustandosi il lenzuolo nel patetico tentativo di nascondere la curva fin troppo evidente del suo ventre.  “Cosa ci fai... chi te lo ha detto?”

Un’occhiata di lui fu sufficiente per farle capire chi aveva fatto la spia.

“Sirius!” protestò indignata, “Avevi promesso!”

“Lo so, ma è pur sempre il padre; non dico che lo devi perdonare, ma non credi che abbia almeno il diritto di veder nascere suo figlio?”

“Io...”

“Ascolta almeno quello che ha da dirti, con me è stato molto convincente.”

Tonks esitò un istante, poi annuì.

Remus fece un passo verso il lettino, lanciò un’occhiata di sfuggita a Tonks e poi cercò lo sguardo di Cathleen, come a chiederle il permesso di parlare.

“Hai due minuti,” lo ammonì la donna, trascinando Sirius in un angolo della stanza e mettendosi a rimproverarlo sottovoce perché faceva sempre di testa sua.

 

“Dora,” mormorò Remus, decidendo di approfittare di quel margine di privacy che la discussione dei loro amici poteva dargli. “Aspettavo da così tanto questo momento, che ora che è arrivato non so da dove iniziare. Ho talmente tante cose di cui scusarmi che non basterebbero tre vite... sono stato un idiota, un cretino a lasciarti andare. Avevo la presunzione di credere che stessi facendo la cosa giusta, ma la verità è che mi sei mancata da morire fin dal primo giorno che abbiamo trascorso lontani.”

 

Una lacrima gli bagnò il viso e Tonks si sorprese ad avere gli occhi lucidi, sebbene tenesse lo sguardo basso impedendo all’uomo di notare questo dettaglio.

“Mi sono sentito morire quando Molly ha detto che eri in ospedale... Non prendertela con Sirius, sono stato io ad insistere; dovevo assolutamente vederti.”

 

“Se è vero che ti mancavo, perché allora non sei venuto prima a cercarmi? Sono passati otto mesi, Remus! Perché solo adesso?”

“Ma come?” fece Lupin confuso, “Sì che sono venuto a cercarti! Chiedevo di te tutte le volte che andavo a Grimmauld Place, ma si limitavano tutti a dirmi che stavi bene, che ti avrebbero portato i miei saluti e che ti avrebbero riferito che volevo parlarti. Non ti ha mai detto niente nessuno?”

“No, mai,” sussurrò la ragazza.

Remus alzò lo sguardo verso Sirius e Cathleen, ancora coinvolti nella loro conversazione sussurrata, e comprese quello che il suo migliore amico aveva fatto per la cugina e quanto doveva essergli costato infrangere la sua promessa.

“Credo che tu non abbia mai saputo fino a che punto arrivava la protezione dei nostri amici nei tuoi confronti, e non posso biasimarli per quello che hanno fatto. Dora, so che i tempi sono tremendamente sbagliati... ma voglio che tu sappia che ti amo. Avrei dovuto dirtelo prima. Spero che un giorno mi perdonerai e mi darai un’altra possibilità.”

 

La ragazza si asciugò una lacrima e sbarrò gli occhi cercando di controllare il respiro, le contrazioni sempre più ravvicinate.

Quando il dolore si affievolì un po’, Tonks alzò gli occhi, incontrando lo sguardo di lui per la prima volta quella sera e si chiese come avesse potuto resistere tutto quel tempo senza di lui.

“Remus,” iniziò, la voce roca per l’emozione e il dolore, “Mentirei se dicessi che non mi sei mancato, e quello che provo per te non è cambiato, ma ho paura. Ho paura che se ti lascio entrare nel mio cuore tu lo spezzerai un’altra volta, ho paura che tu sia tornato solo per un po’, ho paura che un giorno qualcosa ti spaventi e che tu possa lasciarmi di nuovo.”

Remus chinò il capo sentendosi in colpa e, avvicinandosi, le accarezzò la guancia, asciugandole le lacrime.

“L’unica cosa che mi spaventa ora,” disse, sistemandole una ciocca sudata di capelli dietro l’orecchio, “E’ l’idea di potervi perdere.”

 

Da quando lo conosceva, mai lo aveva sentito esprimere e dimostrare tanta sincerità.

“Non ho intenzione di andare da nessuna parte,” mormorò la giovane, “Ma ci vorrà del tempo prima che il mio cuore riesca a fidarsi di nuovo di te; non puoi piombare di nuovo nella mia vita e pretendere che io sia pronta a perdonarti. ”

Remus sorrise. Era già qualcosa, almeno non l’aveva cacciato fra urla e insulti.

“Aspetterò per tutto il tempo che servirà.”

 

Tonks annuì.

“Ci penseremo quando sarà il momento, adesso l’importante è che tu sia qui per veder nascere tuo figlio.”

Suo figlio. Solo in quel momento tutte le rivelazioni dell’ultima mezzora stavano iniziando a far presa nella mente di Remus. Un bambino. Stava per diventare padre.

 D’istinto allungò una mano esitante per sfiorare la pancia di Tonks, ma quando si rese conto di quello che stava facendo, la ritirò di scatto. La ragazza la afferrò prima che si allontanasse e la riportò sul suo pancione, appoggiando la mano sopra quella di lui, rivolgendogli un timido sorriso rassicurante.

Era un piccolo miracolo quello che da otto mesi stava crescendo nel corpo di Tonks, un miracolo che lui aveva contribuito a creare.

 

All’improvviso però, il volto della ragazza si contrasse in una smorfia.

Remus tolse la mano, temendo di aver fatto qualcosa che le aveva procurato dolore.

Cathleen se ne accorse e fece un cenno a Sirius per farlo smettere di parlare. In un attimo fu di fianco alla sua paziente per vedere se fosse tutto a posto.

“Che succede?” chiese la ragazza allarmata, vedendo l’espressione di Cathleen cambiare di colpo.

“Credo che ti si siano appena rotte le acque.”

 

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Capitolo 10
*** 9. Emily ***


9

Ed è arrivato il momento di scrivere la parola fine anche in fondo a questa storia...

 

Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno seguito e appoggiato questo mio sogno ad occhi aperti, perché questo è stato e grazie a voi ho potuto realizzarlo.

 

Non è Accidentally, non è ( anche se voi ancora non la conoscete ) Fate, però ho amato molto anche questo strano esperimento.

 

Grazie a voi che avete commentato ed anche ai tanti lettori invisibili.

 

 

 

 

9. Emily

 

 

Per le mie Lettrici Campione,

ancora.

Per Lady Hawke,

che l’ha betata a tempo record.

Per Alektos,

cui tutta la storia è dedicata.

Per Rainsoul,

e lei sa perché.

 

Cathleen lasciò loro un attimo per metabolizzare la notizia, poi richiamò l’attenzione di Remus e Sirius.

“Purtroppo non potete restare entrambi,” disse Cathleen rivolta ai due maghi affaccendandosi attorno a Tonks., “Uno di voi due deve uscire.”

Remus annuì e fece per lasciare la stanza, ritenendo di avere perso il diritto di assistere a quel momento tanti mesi prima. Spettava a Sirius. Lui avrebbe aspettato fuori.

“Sirius,” mormorò Tonks, prima che il Licantropo potesse uscire. “Lo so che te lo avevo promesso, ma penso che tu abbia ragione, Remus ha diritto di veder nascere suo figlio.”

“E io che pensavo che sarebbe toccato a me, questo onore!” scherzò il cugino.

“Lo so,” sussurrò la ragazza, abbassando gli occhi, “Ma ti renderai conto anche tu che non è la stessa cosa.”

Sirius sorrise.

“Per questa volta ti perdono. Forza, piccola, un ultimo sforzo e ci siamo,” le sussurrò ad un orecchio, chinandosi poi per posarle un bacio sulla fronte e dando una pacca sulla spalla all’amico, incoraggiandolo ad avvicinarsi alla ragazza.

“Sei pronta, Tonks?” chiese Cathleen. La giovane allungò una mano cercando quella di Remus e lui la afferrò, stringendola fra le sue.

“Adesso sì,” affermò decisa.

 

§§§

 

Il pianto della piccola risuonò nella stanza, riempiendo di gioia il cuore dei suoi genitori.

“Sei stata bravissima,” bisbigliò Remus, ripetendo il gesto che l’amico aveva compiuto una mezzora prima e baciandole la fronte sudata, dopo averle scostato una ciocca di capelli dagli occhi.

“Ti ricordo che sono ancora arrabbiata con te,” scherzò lievemente Tonks.

 

Cathleen, dopo aver lavato ed avvolto la bimba in una morbida copertina rosa, consegnò  la neonata fra le braccia della sua mamma, che le accarezzò la testolina con tenerezza.

“E’ bellissima,” disse, commossa.

“Sì, lo è,” concordò Remus, con il cuore gonfio di felicità e le lacrime agli occhi. “Proprio come la sua mamma.”

“Oh, smettila.”

“Hai già pensato ad un nome?” le domandò, prendendo una sedia e sedendosi accanto a lei, incapace di staccare anche solo per un secondo gli occhi da quel miracolo in miniatura che sonnecchiava beato, senza nessuna preoccupazione al mondo.

“Non sono sicura, tu hai suggerimenti?”

“Ho saputo che sarei diventato padre solo due ore fa, quindi mi perdonerai se la scelta dei nomi era l’ultimo dei miei pensieri.”

“Pensavo a Emily, come mia nonna: l’unica nella mia famiglia con un nome normale.”

“Mi piace. Benvenuta al mondo, allora, Emily,” disse lui, allungandosi per accarezzarle la manina con un dito, che la bimba si affrettò a stringere tra le sue.

Remus sussultò, sorpreso, e Tonks sorrise intenerita.

 

“La vuoi prendere in braccio?”

Lui si limitò ad annuire, troppo emozionato per parlare.

Allungò le mani e prese con delicatezza la bambina fra le braccia, stringendo a sé quel piccolo fagottino rosa, attento a non farla cadere.

La gioia e la commozione che gli scaldavano l’animo erano talmente intense da non poterle esprimere; gli occhi gli si riempirono di nuovo di lacrime.

 

Tonks osservò la scena, commossa e nel vedere l’espressione di completa adorazione negli occhi di Remus mentre cullava la piccola, capì che non sarebbe rimasta adirata

a con lui ancora per molto.

 

 

FINE

 

 

Vi rubo solo qualche altro secondo, giusto per ricordarvi qualche appuntamento.

 

Con la conclusione di questa storia vi saluto per un po’, perché sto scrivendo un sequel che mi porta via tutto il tempo che non è dedicato alla scuola, al basket e al mio ragazzo.

 

Credo di poter essere pronta ad iniziare con Fate – Destino ( il sequel di Accidentally in love ) verso la metà di Aprile.

 

Ma farò un paio di apparizioni lampo verso la metà di marzo con una sorpresa e di nuovo verso la fine.

 

Vi aspetto!

 

Nonna Minerva.

 

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