Wibbly wobbly timey wimey.

di Pervinca Potter 97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Time Turner ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


PP space ~

Essendomi iscritta su EFP nel 2008, alla fin troppo giovane età di undici anni, di cambiamenti in me stessa ne ho visti tanti.
I più soddisfacenti sono stati sicuramente quelli riguardanti la scrittura.
Per dimostrarlo anche a voi ho deciso quindi di restaurare e concludere una mia idea brillante e vecchia di due anni, pubblicata su questo sito il ventisette agosto e cancellata quest'oggi alle ore 2.19 del mattino, sotto il cielo di una Milano in tempesta.
Dubito di rincontrare le vecchie facce che mi avevano lasciato una recensione, esorto voi dunque, affascinanti e gentili nuovi lettori, ad accomodarvi e lasciarvi accompagnare per Hogwarts da Lily Evans. Una Lily Evans piuttosto pazza, come vi direbbe sua sorella. Ma pur sempre la donna di cui James e Severus si sono innamorati.
Una piccola nota sul titolo, poi smetto di rompere e vi faccio leggere, giuro.
La storia parla di problemi durante viaggi nel tempo, ed essendo una grande fan di Doctor Who ho ritenuto sostituire l'obbrobrioso e indicibile titolo della vecchia storia con questa definizione tipica del film e, andiamo, decisamente pheega.
Buona lettura.


Per Max.



Wibbly wobbly timey wimey
Prologo




Amo le domeniche ad Hogwarts, così è sempre stato, dalla prima settimana che ho trascorso qui. E non è per la mancanza di lezioni e la conseguente illusione di avere ancora una vita sociale.
Come sicuramente non è per le caramelle mou che Hagrid ha cura di farmi trovare sempre dentro la tazza a colazione. Non è neppure per il Quidditch e l'espressione da cucciolo ferito che James assume se la partita non implica i Gryffindor.
Che poi, più che cucciolo ferito mi sembra un cucciolo idiota, tipo neonato di chihuahua. Non mi sembra così difficile da capire che questo torneo lo si gioca una volta al mese, maledizione.
Sbuffo avvicinandomi ad una delle finestre più basse del castello, quelle che illuminano il corridoio d'ingresso. Riesco a specchiarmici per così ammirare ancora una volta la distesa di neve bianca alle mie spalle, creatasi stanotte e riuscita a coprire quasi totalmente la superficie già ghiacciata del Lago Nero.
Il freddo pungente riesce ad arrivare solo al mio naso, il cappello di James protegge i miei capelli da eventuali umidi fiocchi di neve.
È proprio l'indesiderato contatto della corrente gelida a ricordarmi perché amo le domeniche ad Hogwarts: giornate libere per godersi davvero le stagioni, che danzano attorno ai tuoi ritmi frenetici. Sorrido, avvicinando il dito al vetro, appannato per il mio caldo respiro.
Disegno dei piccoli cerchi. Il riflesso di una sbilenca figura si sta furtivamente avvicinando alle mie spalle, come per farmi una sorpresa. Le mie labbra si curvano in un inaspettato sorriso di sollievo.
Potter ed io abbiamo appena passato un pomeriggio gradevole, sul lago ghiacciato.
Abbiamo pattinato. Cioè, io ho pattinato. Lui è rimasto sulla neve, impegnato ad assemblare palle gigantesche con cui colpirmi.
Meno male che non è un Battitore.
Stavo quasi per andare a prenderlo di forza e trascinarlo sul ghiaccio, palle di neve incluse, quando ho visto...beh, e ho reputato fosse ormai giunta l'ora di salire.
L'idea della gara di velocità ha reso la fuga fulminea, sia quella da...beh, sia quella dai miei sentimenti.
Lo spirito Gryffindor di James mi ha persino concesso di vincere.
«E, signori e signore, la vincitrice di oggi è Lily...Evans!» grida, finalmente arrivato. Mi abbraccia da dietro. Ho sempre pensato che abbia un tono di voce un po' troppo alto.
Mi afferra la mano e mi conduce verso l'ingresso della scuola, spazzando con forti calci la neve davanti ai suoi piedi, in modo che possano camminare tranquillamente i miei. Lo ringrazio, sinceramente grata, per accorgermi che il mio allegro e logorroico amico James si è zittito.
Mi sento un po' come se fosse appena passata la cometa di Halley, prima di rendermi conto di non starmi comportando nel modo più simpatico, innervosita da...beh.
«Qualche problema James?» azzardo un sorriso, ricacciando inadatti pensieri nell'angolo più remoto della mia mente.
Potter è arrossito, il colore della sua pelle è pari a quello di una Ricordella.
«Sai Lily...» annaspa, dopo un paio di minuti «ormai è un annetto che, insomma...ci frequentiamo..»
Smetto di salire le scale per lanciare un breve sguardo a quanto mi circonda, e valutare tutte le possibili vie di fuga. Ma il disgraziato mi esorta a seguirlo ed improvvisamente mi ritrovo con lui in cima alla scalinata: solo il corridoio per la Sala Comune, in tutta la sua lunghezza e profondità, mi si presenta davanti.
Un corridoio da percorrere insieme ad un James Potter che mi sta per proporre un fidanzamento, fantastico.
So che dovrei essere felice, ma l'unica cosa che riesco a sentire è una tempesta interiore che mi sconvolge dalla testa ai piedi: non di ormoni, di disagio.
Mi chiedo quale altra ragazza al mondo reagirebbe così ad una proposta del genere da parte di James Potter, e la risposta è nessuna.
Nessuna apparte me, Lily Evans, da ormai un anno a questa parte meno normale che mai.
Sospiro: devo affrontarlo, è l'unica via di fuga che ho disposizione. Che poi, proprio fuga non è, considerando che...uff, dove sono gli altri Marauders quando servono?
"Cosa intendi dire?" sono le uniche parole che mi vengono in mente. No, non vanno bene, so benissimo cosa intende dopotutto. Certe volte sono così stup...
«Cosa intendi dire?»
«Piccola, è da tempo che io provo qualcosa per te...e da quando hai litigato con Snivellus insomma...questo qualcosa si è rafforzato...e...iniziando a frequentarci poi...»
Si ferma, per guardarmi negli occhi. Ha acquistato più sicurezza, brillano donandomi un'occhiata marrone intensa. Lo ammetto, sono molto belli.
Forse ha capito a cosa sto pensando perché mi rivolge un sorriso compiaciuto e sfrontato, uno di quelli tipicamente suoi. La sua voce tuttavia resta tremolante come la flebile fiamma di una candela.
«Io...credo che tu mi ricambi...l'ho letto nei tuoi smeraldi...»
Non riesco a smorzare una risatina nervosa. Mi sono aspettata evidentemente troppo dalla mente di Jamie. Chissà se potrà mai capire quanto ancora mi bruci sentire il nome di Severus storpiato "Snivellus", quanto ancora mi manc...
«Vuoi essere la mia ragazza Lily?»
James mi ha delicatamente preso anche l'altra mano, portandola tra le sue, e riportando me alla realtà.
Non c'è posto per Severus, adesso.
C'è posto solo per me e James Potter un ragazzo senza dubbio buono e migliore di lui.
Un ragazzo che mai mi chiamerà in quel modo.
Un ragazzo degno di essere il mio migliore amico e, perchè no, il mio fidanzato.
James Potter, chi l'avrebbe mai detto. James Potter, lo stesso ragazzo che nemmeno due anni fa mi ha mandato a monte il progetto di pozioni annerendomi persino i capelli.
Lo stesso James Potter che al primo anno mi ha farcito i pasticcini con caccole di troll.
«La risposta è si, James!» esclamo frettolosamente per togliermi dalla testa quei ripugnanti dolcetti verdi. La mia voce non è decisa quanto vorrei, ma poco importa.
Mi abbraccia e mi sento meglio. Gli abbracci sono teraupetici. Soprattutto se ricevuti dalle persone che si amano.
E io amo James Potter. Amo James Potter, amo James Potter, amo James Potter.
Chissà se a pensarlo ripetutamente e costantemente finirà per accadere sul serio.
Perché è quando si stacca e mi sorride che la farsa mi crolla addosso dandomi piena consapevolezza di quanto è appena successo.
Il fatto è che è tutto iniziato per una stupida vendetta andata a mal fine...e mi sono trovata sì a conoscer meglio Jamie e capire quante cose buone avesse pure lui, ma mi sono anche ritrovata a mettere a tacere il mio cuore. Più volte. Anche questo pomeriggio.
Il mio stupido cuore e i suoi angoli nascosti.
Un grido mi si strozza in gola. Improvvisamente ho più che mai voglia di stare un po' da sola.
«Ti amo, Lily!»
James è davvero felice, per quanto io non riesca neppure a sorridergli. La sua fulminea dichiarazione d'amore mi irrita: personalmente mi sono sempre promessa di aspettare, per certi paroloni.
Mi lascio sfuggire un "Anch'io" soffocato, incrociando le dita in tasca. Non è da me illudere le persone. Non mi piace farlo.
Ma a volte, se ti trovi all'inizio del corridoio per andare in Sala Comune e non puoi tornare indietro, mentire si rivela essere l'unica via d'uscita.
Raggiungiamo finalmente il ritratto della nostra Casa, mano per la mano.
Fat Lady sonnecchia un po', stanotte avrà fatto baldoria con chissà quali altri quadri.
«Panem.»
James è al settimo cielo, il suo volto sorridente sembra essersi contratto in una perpetua paralisi facciale.
L'irritazione provocata dalle sue parole lascia posto al senso di colpa.
«Ci vediamo più tardi? Devo, ehm...ripassare per Trasfigurazione...» sussurro appena entrati. Sembra non aver capito, sto per ripetermi quando annuisce distrattamente e corre verso il proprio dormitorio.
Ad avvisare Lupin Black e Pettigrew dell'acchiappo del secolo, probabilmente. Ed io, c'è qualcuno che dovrei avvisare della conferma della mia immane deficienza?
Mi siedo su una delle poltrone davanti al fuoco, che scoppietta piacevolmente. L'odore di legna bruciata ed il calore che emana mi rilassa.
Chiudo gli occhi e mi ritrovo a pensare a Severus. Non dovrei farlo, ma sembra proprio che non riesca ad evitarlo.
Sono passati quasi due anni, e non c'è giorno che non voglia fare pace.
Sono passati quasi due anni, e il solo vederlo mi fa star male.
Sono passati quasi due anni e non riesco, non riesco a dimenticare quello che provo per lui.
Stupida, stupida, sono una stupida. Lui mi ha già dimenticata, è andato avanti. Non ci teneva davvero a me, da chissà quanto prima di sbottare.
Mi sono innamorata di un uomo che non mi vuole, un uomo che probabilmente adesso sta dalla parte di Voldemort e che non esiterà ad uccidermi, quando sarò fuori di qui.
E frequentando James Potter non l'ho né ingelosito né suscitato qualcosa in lui.
Mi sono fatta semplicemente odiare di più, e tutto è perso per sempre.
Non c'è più posto per Severus Snape, nemmeno negli angoli più nascosti del mio cuore ormai, perché non voglio ancora capirlo?
Cado in un delicato ed insolitamente bel sonnellino senza sogni. È una pacca delicata sulla spalla a svegliarmi.
«Caposcuola Evans?»
Sbadiglio. Non sono mai stata una dal risveglio cattivo, e questo ragazzino del secondo anno me ne deve essere grata. Fossi stata Emmelince, probabilmente adesso non mi sorriderebbe così entusiasta.
«Ciao, Ermete. Hai bisogno?»
«I professori Slughorn e Dumbledore vogliono parlarti. Dicono che è importante, e aggiungono che riguarda un certo...Severiuz.»
Ermete ha parlato velocemente, ma ogni parola ha impiegati il suo tempo per penetrare nel mio cervello. L'ultima, è riuscita a scatenare letteralmente la baraonda.
«Severus, vorresti dire?» «Sìsì scusa, lui. Ti aspettano nello studio del Preside...» il tono concitato di Ermete diventa più dubbioso, il sopracciglio si inarca con fare interrogativo «...e Dumbledore ha aggiunto di dirle assolutamente che adora le arachidi caramellate.»

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Capitolo 2
*** Time Turner ***


PP space ~

Ecco qui il primo capitolo di questa delirante storia, voglio ringraziare ancora Piccola Vero e Julia Weasley per aver trovato il tempo di recensire il prologo, ed i sette utenti che hanno voluto aggiungere la storia alle seguite :) Spero di soddisfare le vostre aspettative!
Buona lettura :)
Pervinca


Wibbly wobbly timey wimey
Time Turner




Congedo Ermete con un ringraziamento spiccio, e senza preoccuparmi di cosa possa pensare - lo so, lo so che non è da me perdere il controllo - esco di fretta dalla Sala Comune per dirigermi verso l’ufficio di Dumbledore.
Ci sono stata svariate volte, tutte quante per ricevere elogi: ormai sono arrivata ad associare le visite al Preside a situazioni molto imbarazzanti, come parlare davanti ad un pubblico o ripetere un concetto in classe, passando puntualmente per la secchiona.
Essere sempre stata “squisitamente modesta” come spesso dice il professor Slughorn probabilmente non mi ha aiutata; tuttavia il rossore che in questo momento sento infiammarmi le guance non c’entra nulla con la mia supposta bravura nelle Pozioni o ingegno in Incantesimi. È assurdo ma mi sento quasi violata, come se i due professori avessero letto nei miei pensieri per chiamarmi apposta su qualcosa riguardo Snape, con cui sanno bene non parlo da tempo.
Cerco di arrabbiarmi su queste fantasie per affossare il vero problema. La mia preoccupazione.
I miei pensieri passano da “Severus è tra la vita e la morte” a “Severus ha fatto arrabbiare Voldemort che adesso gli vuole dare la caccia”, senza darmi possibilità di porci fine. Da quando sono morti la cugina di Mary e il fratellino di Bonnie Bones, senza contare il papà di quel Ravenclaw di primo anno, le disgrazie non mi sembrano cose tanto distanti, per ognuno di noi. Sta accadendo qualcosa di brutto, me lo sento.
E quel mago, a dir poco malvagio…progetta qualcosa di più rispetto a omicidi, casualmente, tutti di Nati Babbani come me. Oh, molto di più. Qualcuno però, ne sono sicura, arriverà a fermarlo. Deve arrivare.
Agitata corro per gli ultimi tratti che mi separano finalmente al gargoyle posizionato all’ingresso dell’ufficio del Preside.
«Arachidi caramellate» esclamo, trafelata, senza riuscire a nascondere un sorriso per le dolci parole d’ordini di Dumbledore.
Il gargoyle gira su se stesso permettendomi di entrare.
Respiro profondamente, sperando di non apparire asiosa più del dovuto, cosa che in effetti sono.
«Signor preside, professore? Mi avete chiamato? » dico, a bassa voce, facendomi piccolina ed azzardandomi ad aprire la porta.
Ma ad aspettarmi c’è solo Slughorn, sconvolto come non l'ho mai visto.
«Oh Lily, carissima Lily…» sussurra senza guardarmi ed invitandomi a sedere nella sedia vicina alla sua, davanti alla scrivania del preside.
Perplessa ubbedisco, approfittandomene per dare un’occhiata in giro in quel strabiliante ufficio, alla ricerca di nuovi dettagli. Tutti i Presidi stanno sonnecchiando ai loro posti, tranquilli, a parte qualcuno che ha deciso di andare da qualche altra parte, lasciando una tela vuota. Non posso fare a meno di pensare a Fat Lady e un sorriso mi spunta automaticamente, per poi sparire alla vista del trespolo di Fawkes. Ceneri, il giorno del falò. Chissà perché mi sa tanto di presagio, per quanto non creda ciecamente alla Divin..
«Lily, ti chiederai perché ti abbiamo chiamato riguardo a Snape, e dove sia Albus in questo momento. Per quanto io creda tu sia l’alunna più acuta e brillante dell’intero istituto, la ragione va oltre quello che tu possa mai pensare, oltre a quello che possa io stesso supporre…»
Slughorn ha parlato, e il tono con cui l’ha fatto non mi dice niente di buono. È spaventato. Beh, quando si parla di lui non ci vuole poi molto: il mio professore di Pozioni mica è capocasa di Gryffindor ed è abituato a nascondersi, stando sempre dietro le quinte. La prima volta che lo notai mi diede un po’ di fastidio, ma nonostante questo ed altri difetti provo affetto per lui, è un bravo professore e mi ha insegnato molto.
Continua a non guardarmi, dagli occhi arrossati e le guance umide deduco che ha pianto. Ed è in questo momento che mi spavento davvero perché mai, mai ho visto un uomo piangere.
«Professore…» mi ritrovo a dire, visibilmente imbarazzata.
«Oh non guardare le mie lacrime Lily, adesso passa tutto» con uno dei suoi gesti teatrali tira fuori un fazzolettone dal taschino e comincia ad asciugarsi gli occhi. Con un dito tozzo mi indica.
«Tu, tu, cara, carissima ragazza…»
Resisto alla tentazione di mangiarmi le unghie, procede tutto così lentamente, le parole di Slughorn arrivano alle mie orecchie quasi a rallentatore: devo rompere questa sorta d’incantesimo per sapere e potermi togliere di dosso questa tensione, quando non c’è posto in me per Severus Snape e neppure loro due sembrano averlo capire.
«Professore, cosa succede?» sbotto, sperando solo dopo di non essere apparsa troppo maleducata. Slughorn sembra ricomporsi, facendo apparire due bicchieri di vino elfico dal nulla ed offrendomene uno.
«Bevi bevi, probabilmente è disdicevole offrirti da bere nell’ufficio di qualcun altro, ma date le circostanze…-
Sorseggio un po’ dal bicchiere, aspettando che vada avanti.
«...fra pochi minuti arriverà Albus, e si aspetterà che tu sappia a cosa vai incontro. Sarò io a spiegartelo perché fra noi ci si è sempre capiti al volo, e anche perché sono stato il primo a vedere quanto stai per vedere tu. Mai sentito parlare della Time Turner, Lily?-
Poggio il bicchiere sul tavolo, annuendo. Cosa centra la Time Turner, adesso? Non ne avrà mica rubata una Severus per andare indietro nel tempo? No, è assurdo, si trovano tutte al Ministero… «Certo che sì, brillante come sei. Dunque, saprai anche delle reazioni avute da molti maghi inesperti nel vedere il proprio se stesso futuro, ad esempio. Bene, tu stai per vedere qualcosa del gener…»
«Professore, stanno arrivando...» una delle tele vuote, ora occupata da un vecchio Preside dal naso rosso, interrompe Slughorn, il quale manda giù tutto d’un fiato il bicchiere di vino e mi prende per mano.
«Lily, mantieni la calma. Qualunque cosa succeda da questo momento, mantieni la calma.»
Lo guardo negli occhi spaventata, e prima che possa aggiungere altro la porta da dove sono entrata, meno di cinque minuti fa, si spalanca. Mi volto, pensando a questo punto di trovarmi davanti un' io più grande.
E invece, eccomi davanti il Preside e Severus Snape. Guardo con aria interrogativa il primo, con – spero – odio il secondo. Infine mi giro nuovamente verso Slughorn.
«Ma sono solo il Preside e Snape» dico, e ho il timore che il mio tono di voce risulti molto simile a quello di una bambinetta capricciosa e delusa. Il professore di Pozioni sta in silenzio, non mi risponde. Evento più unico che raro come la vittoria a Quidditch dei Ravenclaw.
«Hai detto bene, mia cara Lily» è Dumbledore che lo fa, costringendomi di conseguenza a rivoltarmi dalla sua parte. Cerco di non degnare Severus di uno sguardo, e alzo le braccia interrogativa.
«Quindi?»
«Quindi sì, io sono il Preside, ma lo Snape qui presente ha cinque anni più di te e una lunga storia da raccontarci.»
Forse dovrei scioccarmi, urlare o qualcosa del genere, ma la prima cosa che faccio è decidere di dimenticare per un solo istante i due anni passati. Lentamente, mi avvicino all’uomo che adesso riconosco essere più vecchio del Severus che conosco io.
È più alto di me, prima di tutto: certo, sono secoli che non sto vicina a Sev, ma dal quarto anno in poi l’ho sempre superato di qualche centimetro.
Ricordo ancora quanto questo l’aveva offeso, e come ne avevamo riso. Il mio cuore comincia a battere forte e distolgo lo sguardo.
«Non ci credo» sussurro, ma nessuno mi risponde.
È come se d’un tratto qualcuno avesse lanciato un Pietrificus Totalus su tutti i presenti. Trascorre qualche secondo in cui sento il suo sguardo fisso sulla mia nuca, china verso il pavimento.
È la sua voce, pacata e inconfondibile come al solito, ma anche in qualche modo più matura che arriva a spezzare questo silenzio.
«Guardami, Lily.»
E gli ubbidisco, sebbene sia l’ultima cosa che voglio fare. È stanco, questo Severus: me ne accorgo vedendo le sue pesanti occhiaie e una barbetta sfatta di almeno due giorni, quell’aria trasandata così poco da lui.
Un' ineducata tirata di naso mi dà una buona scusa per non guardarlo più, il professor Slughorn intanto sta continuando a lacrimare come un bambino.
«Spiegatemi che succede»
Il mio tono di voce è calmo, e me ne stupisco. Dentro me tutto è agitato, il cuore è un tamburo impazzito, la testa un vorticare di pensieri confusi.
Snape prende le mie mani fra le sue. Sono fredde, ma non le ritraggo. Dovrei farlo. Non voglio farlo. Sospira, poi comincia a parlare.
-Io…come ben sai, sono Severus Snape. Ho usato una Time Turner abbastanza potente datemi in prestito da Dumbledore, il quale l’ha presa dal Ministero solamente per permettermi questo e l’altro viaggio.»
«L’altro viaggio?»
«Fallo parlare, ci sarà tempo per le domande…e temo di fare uno spirito alquanto pessimo utilizzando questa parola.» il Preside mi sorride flebilmente, mentre Slughorn trasfigura le sedie in quattro comode poltrone. I due insegnanti ne approfittano, ma io e Severus restiamo in piedi, l’uno davanti all’altro.
«Continua…»
«Siediti, perché quello che ti sto per dire potrebbe sconvolgerti.»

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