L'Incontro

di Andre Castanex
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I capitolo ***
Capitolo 2: *** II Capitolo ***



Capitolo 1
*** I capitolo ***


                                                                             L’incontro
                                           
 
                                                 
Un giovane nascosto dietro un cartellone pubblicitario osserva con attenzione il via vai dei clienti del bar della piazza. E’ nervoso perché questo è un giorno speciale. Sono ormai diverse sere che posizionato in quell’angolo attende la bella ragazza che gli ha fatto perdere la testa, ed oggi ha deciso: le si avvicinerà, costi quel che costi. Emozionato le va incontro.
 
 
…eccola! Scusi signorina, posso sedermi accanto a lei? 
Sa… la vedo passare tutti i giorni, il passo frettoloso… la sua eleganza… lo sguardo sulfureo. Le devo confessare che sono rimasto abbagliato. 
Non voglio però importunarla. Aspetta qualcuno? No…allora… 
posso restare? Sii! La ringrazio.
 
La ragazza con un sorriso lo invita a sedersi
 
Lei non immagina quale piacere sia starle vicino. Io poi… adoro conversare ed amo tantissimo la lettura… anche lei? Sii? Che meraviglia!
E quali libri preferisce? Alza gli occhi al cielo! E’ unica, lo supponevo.
E la poesia… le piace? Si! Stupendo… coome? Non capisco…
 
           La ragazza non parla ma cerca di farsi capire a gesti          
 
Le fa male la mano? No… il dito? No… intende cinque? Si! Lei ha...
ha cinquecento libri… no! Cinquecento anni!!! Ah! No… meno male.
Capisco capisco: ama i poeti del cinquecento. Che raffinata!
Non mi sbagliavo dunque. E beh… si… una come lei… cosi slanciata: s’interessa all’uomo quindi? (Cambia posizione nella poltroncina e lo guarda meravigliata)  Signorina non mi fraintenda la prego.
 
 
Si alza e con fare pensieroso comincia a girare attorno al tavolino, tanto che, per seguirlo, la ragazza roteando la testa perde l’equilibrio e cade dalla sedia. Antenore la soccorre e l’aiuta a sedersi. 

 
Quanto mi dispiace: s’è fatta male?
NOO! Per fortuna è andato tutto bene. Forse non mi sono spiegato:
intendevo l’uomo come essere suscettibile d’evoluzione, la possibilità che ha di slanciare il suo io verso limiti sconosciuti… (s’interrompe e la guarda)
Ma certo! Certamente che ho capito: lei è sicuramente una studiosa, lo si vede chiaramente. Anch’io del resto nel mio piccolo… le mie aspirazioni sono le stesse, magari trovo più facile appassionarmi alle donne: inteso nel senso già dato, le sento… più vicine, cioè, mi piacerebbe sentirle…ma che belle mani affusolate! E che carnagione meravigliosa: signorina lei è una statua! Mi fa pensare alle sculture dell’antica Grecia, dove le donne erano donne non poveri fuscelli rinsecchiti dal vento. E’ naturale che ora le ragazze non mangino per risparmiare sul cibo, sulla stoffa per i vestiti: ogni periodo ha le sue mode. Mi perdoni… non le piace parlare? Preferisce forse gli sguardi? I gesti? Oppure non le sono per nulla simpatico.
Scuote la testa… e… vuol dire no? Che sudata!  Per un attimo ho avuto paura, ora però mi sento meglio. E se le chiedessi di cenare con me?
E’ troppo? E’ prematuro? Vuole pensarci un pochino… analizzare con calma
il nostro incontro, vedere se c’è la possibilità di una relazione… d’amicizia! 
Se la mia persona il mio volto le sono gradevoli, se la mia cultura, 
la mia preparazione sono alla sua altezza… no!
 
La giovane continua ad esprimersi con gesti mettendo a dura prova Antenore.
 
Lei non mangia? Ah! Noo… non mangia mai… di sera? E perché,
non le piace la sera? Sii! Le piace… allora mangia… no!
Ah! Si si, ora comprendo: mangia da sola per correttezza. 
Che classe ragazzi! (dà uno sguardo all’orologio)
Accidenti, s’è fatto tardi, devo proprio andare.
Sono felice di averla conosciuta e mi piacerebbe rincontrarla, così per scambiarci qualche cenno col capo, vederla sbattere le ciglia, starnutire: qualsiasi cosa pur di stare con lei.
Ora vado: la saluto gentile signorina. (fra sé)  Speriamo mi abbia capito.
 
                           Esce lui, esce lei dalla parte opposta.
                                                
La sera successiva il giovane è al suo solito posto d’osservazione, ma è una pessima giornata, piove a catinelle e lui dispera di rivedere la sua amata. Sta per rinunciare quando vede la ragazza avvicinarsi di corsa. 
 
 
Mah! Mah… è lei! Sì… sì… è proprio lei! Corre… corre e viene verso di me. Che emozione! Non riesco a crederci, corre da me perché non può resistere: che sicurezza! (gli va incontro) 
Signorina buon gior… signorina? Hei!!! Signorinaaa…
Che fa signorina? Dove correeee! Si fermi… si fermi… signorinaaa!!!! 
Mi ascolti… sono io! Signo…rinaaa
 
                                  Si butta all’inseguimento.
 
Hei! Mi ascolti! Ma le pare il tempo adatto per fare footing?
La strada è bagnata… ed io non sono vestito in maniera adatta… puf… puf… Signoriiinaaaa rallentiiii !!! Potrei rompermi l’0sso
del… Signorinaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! (Perplesso parlotta fra sé)
Ma guarda un po’se doveva… proprio oggi che piove. Sono morto!                                                                                                                                   Però è strano: non mi avrà visto. Mi viene il sospetto che sia sorda.  
Che peccato! Mi ero proprio illuso.
 
          Deluso fa per andarsene quando la rivede venirgli incontro  
 
Signorina! E’ tornata! Ma è una locomotiva!      
                                                                                                                                     
 La ragazza fa un cenno con la mano. 
 
Posso venire con lei? Mi da un passaggio! Oh grazie. Sa… pensavo di averla perduta. Non sapevo fosse una campionessa… non lo è? Modesta, che modestia. E’ diretta… a casa sua? Corriamo assieme? OOO! Un invito da una donna così seducente… a casa… ma certo, ci vengo di corsa. Lei faccia strada, io tenterò di starle dietro.
 
                          Arrivano sotto un grattacielo.
  
Che palazzone! Via dei Trilli tre. A che piano? Trentaduesimo?
Ci deve essere una bella vista (Antenore la  guarda stupito mentre lei gesticolando tenta di dirgli qualcosa)  Non riesco a… cosa vuol farmi capire?
Rotto! Cosa è rotto? L’ascensore!? Per la miseria! E mi dica: per caso al trentaduesimo piano c’è almeno il pronto soccorso? No!
Pazienza, sopravviverò.
                                                                                           
Antenore arriva visibilmente sconvolto, dato l’ impressionante ritmo imposto dalla sua ospite. Si siede sull’ultimo gradino delle scale tentando 
di riprender  fiato. 
 
 
                                                 
(dentro casa)   UUUUIIITTT… UUUIIITTTT… PUFF… PUFF….      
Caapiisco… ora… perché… sii tiieeneee… aallenaaataaa… PUFF… però, che appartamento! Gotico direi. Bello quel pipistrello, le piace Batman?
Dà un tocco di originalità al tutto.
 
                Finalmente la ragazza gli rivolge la parola.     
                                                                             
G)  La ringrazio. Prego si accomodi (si siedono sul divano)
A)  Che gentile, mi ha parlato. Sapesse il peso che mi sono tolto.
Credevo fosse muta, anche se molto espressiva.
G)  Vede… io… non amo parlare con gli sconosciuti. Oggi però mi sono resa conto che lei è una persona a modo e posso fidarmi.                             A)  Adorabile…
G)  Posso offrirle qualcosa? Un dolcino… una Tequila?
A)  Sono così emozionato signorina. La sua presenza mi esalta, lei… dissolve le nubi, fa splendere il sole: posso baciarle la mano?
Sììì! Non ci credo… non riesco a crederci. La prego, non si burli di me.
G)  E perché mai dovrei? Lei è così carino, garbato. Anch’io sa, l’avevo notata. Mi piaceva osservarla mentre mi seguiva… nascondendosi dietro gli angoli, e li ho capito che la sua passione era sincera.
A)  Pa… pa… passione… angoli? Sono senza parole! E’ un sogno.
Non sta scherzando… vero?
G)  Cosa dice? Il nostro incontro non è certamente frutto del caso.
Io provo per lei una grande attrazione e faccio fatica, anche ora mentre parlo, a resisterle.
A)  COOSA!!! Lei… prova attrazione per me e quasi non resiste: INAUDITO! Non sapevo di avere tanta potenza. L’avessi almeno scoperto prima.
G)  Su mi dia la mano, voglio suggellare questo nostro incontro con  una follia.
A)  Follia?
G)  Ma certo! Ballare, folleggiare, divertirmi con lei insomma.
A)  OOOOH! E dove potremo andare?
G)  Beh! Se accetta… vista la difficoltà, per via delle scale… 
potremmo organizzare qui… un po’ di musica, allegria: le và?
A)  Mi và? Lei non immagina quale scombussolamento abbia provocato in me. E come se una diga avesse ceduto, come se le cateratte del Nilo mi avessero travolto. Non esistono parole per descriverle la sensazione che provo.
G)  Com’è tenero, la bacerei se non avessi paura di farla esplodere.
Si metta pure comodo, le preparo qualcosa da mangiare.
 
Si alza e guardandolo con un sorrisetto malizioso si dirige in cucina. Antenore è agitatissimo e passeggia per la stanza bofonchiando fra sé. 
 
A)  Per il cinto di Venere! Che dolce sorpresa. 
Ho conquistato una donna! Una donna vera. Stento a crederlo.
(Si avvicina alla porta della cucina)   
Signorina pardon, avrebbe per caso uno schiaccianoci?
G)  Vuole anche dei fichi secchi?
A)   Solo lo schiaccianoci… oh oh… stupendo ora farò la prova del nove. 
(Si siede sulla poltrona e toltasi la scarpa mette l’alluce nello schiaccianoci)        
AAAAAAAAHHHH!                                                                            
G)  (da dentro la cucina) E’ successo qualcosa?
A)  OI OI OI noooo…mi sono distratto, non è nulla.
G)  Stia attento, voglio che sia integro stasera. Nel frattempo metta un po’ di musica. Le piace ballare? Io ho la salsa nelle vene, il merengue, la rumba, il mambo, il chachacha.
 
Esce dalla cucina e lo cinge in un affettuoso abbraccio. Ballano finché il trillo del forno non li riporta alla realtà.  
 
G)  E’ cotto! Cioè riscaldato… il piatto volevo dire: lo porto?
A)   Che buon odorino... posso?

                                                                                                           Mangiano.
 
Lei è la regina delle cuoche! Complimenti, eccellente! Dove ha imparato?
G)   Vede io… ho viaggiato tanto ma sono comunque portata per la cucina: mi diverto ad inventare. Oggi, per esempio, ho unito i profumi orientali ad una pietanza semplice e questo è il risultato.
Chissà quante volte lei avrà mangiato il gufo, con gusto diverso però.
A)    (si alza con un sobbalzo e comincia a tossire) 
GUFO!!! MBOFF… MBOFF… mai mangiato… così bono… MBOFF… MBOFF… booono…
G)   Come sono contenta. Più sto con lei, più mi rendo conto della 
fortuna che ho avuto. In mezzo a tante persone… forse ero io che la cercavo, la sognavo: come sono felice.
A)   Anch’io… MBOFF… MBOFF…
G)   Ha preso un bel raffreddore.
A)   No! E’ il gu… il gulasch… che ho mangiato la settimana scorsa:
non credo di averlo digerito bene.
G)   Ma certamente! Bisogna nutrirsi con pietanze semplici, collaudate.
Sono la miglior medicina per vivere bene ed a lungo.
A)   Sicuramente… MBOFF… e poi, come si suol dire: uno è quello 
che mangia. A proposito, lei vede bene di notte?
G)    Perché?
A)   Chiedevo. Io per esempio sono molto veloce.
G)   Veloce!?
A)   Sì! Mi piace la lepre in salmì o anche in agrodolce, con un po’ di 
sedano, magari a parte.
G)   Beh! E’ buona mah... è un piatto diciamo pure… banale,
fatto con ingredienti che sono alla portata di tutti: modestamente
io, nella semplicità, sono più ricercata.
A)   Non le chiedo, per discrezione, quali cose abbia usato per lo 
spuntino di stasera…
G)   Ho cercato d’intuire i suoi gusti, osservandola mentre mi seguiva, il    
modo in cui mi guardava… per esempio: nell’intingolo che le ho 
servito per antipasto, ho triturato la parte gelatinosa delle ali del pipis…
A)   NO! NOO! Non lo dica! Per favore. Voglio che rimanga un segreto:
é più romantico MBOFF… MBOFF…     
G)   Lei ha preso proprio un bel raffreddore. Tutta quell’acqua.
Potrei prepararle una tisana, è fatta con…
A)    NOOO!!! NO! Sono allergico alle medicine, preferisco che la 
freddatura, tanto sarà quella, faccia il suo corso… MBOFF…
G)   Che uomo!
(Si avvicina e, prendendogli le mani, gli si rivolge con estrema dolcezza)
Voglio guardarla in fondo agli occhi, scoprire il suo punto debole.                                                                                  
Lei mi affascina, è un magnete, ed io sono nella sua orbita.
Le confesso che mai nella vita ho provato una così forte emozione.         
È come se un dolce fuoco si fosse impadronito di me… le gambe,
le braccia, il viso, tutto il corpo ne è preso: volendo potrebbe fare di me quello che vuole.  
A) (indietreggiando)  Quello che voglio ? Il problema è che… non è che non… vorrei, e che… volevo dire… se volesse… io potrei mettere… la mano sulla spalla?
G)  Ma certo!
A)   Che emozione! E i capelli… posso guardarli… da vicino?
G)   Cosa dice…
A)   E… pensavo… le piacciono le diplomatiche?  (divincolandosi da un tentativo di abbraccio)                                                     
G) Sì! Mi piacciono… ma…
A)  Quasi quasi vado a comprarle.
G)  Proprio ora?
A)  Se le piacciono anche ora.
G) Le comprerà domani, così se per caso noi… dovessimo passare…
la notte qua… di mattina avremo le paste fresche per una buona colazione, per tirarci su.
A) Da dove?
G) Si fa per dire.
A)  Non le piacciono le paste, capisco.
G) Ma no!  Lei mi confonde. Giocando col mio cuore ha fatto crescere a 
dismisura la tensione tanto che ora vibro come un martello pneumatico
A)  Sono commosso, lucidamente consapevole e commosso. Ora però, 
a costo di rivoltargli le scale, per Giove! Le comprerò le diplomatiche.
G) Resti la prego… per favore…

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Capitolo 2
*** II Capitolo ***





Antenore senza neppure guardarla in faccia esce e si precipita per le scale.                                                                
Passa del tempo. Nell’appartamento si sente squillare con insistenza il campanello. La ragazza esce dal bagno dove ha giusto finito di acconciarsi i capelli.


 
G(si avvicina all’ingresso)  Ma chi è?
A) Sono io!
G) Io chi?
A) (con voce ansimante)Non riconosce la mia voce? Ma come! Abbiamo passato insieme attimi memorabili, assaporato forti emozioni: come fa a non ricordare? Sono io! Il suo io! Il suo tu… quello vero insomma.
G) AH! Entri.
A) PUFF… PUFF… EEEEH… EEEEEH… ssssssalve… miiii… scuuusi.
solo un po’… per… riprendermi. Che sudata terribile, non credevo di farcela.
 
                        La ragazza tiene la testa bassa.
 
A) Signorina! Perché non mi guarda in faccia? Oh sì, capisco.
Non ha tutti i torti. Sono stato… come dire… praticamente non ho colto l’attimo, ma lei… io… il turbamento, l’emozione, la sua audacia: non sono abituato ad affrontare l’impeto… mi scusi.
G) E le diplomatiche? Non aveva detto che sarebbe andato a comprarle?
A) Ho trovato chiuso.
G) Lei mi ha deluso. Anche se in fin dei conti c’era d’aspettarselo.
  
                   Và verso la finestra, Antenore la segue.
 
A) Come sarebbe? 
G) (sempre voltata) Voi uomini siete fatti così: prima fate i galletti,
gonfiate le piume, tirate su la cresta, poi, quando arrivate al  
dunque… non siete capaci di combinare nulla.
A) Su, su non esageriamo adesso. Io sono venuto per scusarmi, perché
in verità il mio comportamento non è stato il più consono…   
G) (si gira) Ummmm… scusa banale. Io direi piuttosto che non è stato
 all’altezza di un vero cavaliere, un vero uomo insomma.
A) Cerchi di capire il mio punto di vista: quando lei con la sua grazia
mi ha abbagliato, non ho resistito, l’emozione è stata troppo forte,
ma questo non significa che non sia capace di… carissima lei mi sta mettendo in difficoltà!
G) Di questo ne sono sicura.
A) La prego indulga, mi dia un’altra possibilità, e se non sarò
capace, se ancora dovessi deluderla, colpisca pure, annientandomi    
col suo sguardo. 
G) Beh! Ero tutta un fuoco, e lei che ha fatto: se l’è svignata!
Comunque la perdono.   
A) Grazie! Un giorno sarà orgogliosa di questo suo gesto. Merci,merci.
Però ora mi permetta di complimentarmi per questa sua nuova acconciatura, mi ricorda la vecchia fotografia di un capo indiano… Geronimo mi pare,
per via della penna: aquila reale?
G) Gabbiano! Lei piuttosto, ha svaligiato una profumeria?
A) Ci tengo alla mia fragranza. Come sono contento di stare vicino a lei, mi pare di sognare… a proposito! Le voglio raccontare un sogno, un sogno che ho fatto l’altra notte: un sogno talmente lucido… sarà il destino.
 
                           Si siedono e Antenore racconta.
 
Ero disteso sotto un grande olmo e stava per calare la notte, quando                   
sento in lontananza un flebile lamento. Mi dirigo subito nella direzione dalla quale mi pareva arrivasse la tenue voce. C’è una fitta vegetazione e faccio fatica ad avanzare. Imperterrito proseguo fin quando scorgo una luce. Ora sentivo distintamente, senza però capire di cosa potesse trattarsi.
Percorro un centinaio di metri ancora ed arrivo nei pressi di una minuscola casetta. Mi avvicino. La finestra era semichiusa o semiaperta se preferisce, e cosa vedo? Una scena terribile e misteriosa allo stesso tempo: un cane mastino, grosso come un sambernardo, stava tentando di azzannare una piccola quaglia che poverina non avrebbe avuto scampo se all’improvviso un guerriero vestito di tutto punto non fosse intervenuto tempestivamente: si rende conto? Ne ho ricevuto una tale scossa, signorina mia, che mi sono ritrovato sotto il letto e per giunta con la gamba sollevata, come fanno i cani. Non mi ci è voluto molto per capire che non lo ero, però è stato imbarazzante. Cosa ne pensa?
G) Non saprei… è confuso. Una cosa però mi pare chiara, ed avvalora una mia ipotesi, un sospetto che mi è frullato in testa questa sera: la quaglia che dice di aver sognato, era maschio o femmina?
A) Ma… non so. Devo confessarle che non so distinguere il sesso degli ucc…
 
La ragazza lo interrompe ed alzandosi lo guarda fisso negli occhi .          
 
G) Ecco! Tutto chiaro! Ora mi rendo conto. Lei ha, purtroppo, un grave difetto, forse congenito: non riesce a distinguere i sessi, e questo lo porta, come del resto si nota chiaramente dal sogno, a sopravvalutare se stesso tanto da credersi un cane mastino, e visto che non riesce a soddisfare la sua libido, che poveretta chissà com’è ridotta, si scaglia sul primo essere che le capita a tiro.
A) (ha un sussulto ed è visibilmente contrariato)  Non ho parole!
Ed io, che ho sempre creduto di essere un maschio, che sin da piccolo  
facevo la pipì con i compagni gareggiando addirittura a chi poteva
arrivare più lontano col getto, mi ritrovo ora asessuato o meglio, anzi
o peggio, privo della mia… signorina? E’ sicura che sia questa la giusta interpretazione del sogno? Io pensavo… credevo… di essere il guerriero,
ma ora lei ha stravolto  tutto che non so più.
Dica la verità, ce l’ha ancora con me per la storia delle diplomatiche.
Suvvia, come posso farmi perdonare… definitivamente.
 
                 La ragazza si rende conto di aver esagerato.
 
G) Credo… magari… chiedo venia. Sono stata eccessivamente
severa con lei, ma le contrarietà mi irretiscono, è un lato del mio
carattere che non riesco a dominare, dipenderà dall’educazione…
OOOOH! Mah!  Imperdonabile…
A) Su, non si abbatta, (stringendogli con tenerezza le mani) non facciamone una tragedia in fin dei conti... 
G) Ma no! Non intendevo… si rende conto che ancora noi non ci siamo presentati. Che sbadati! Rimediamo immediatamente: il mio nome è Gilda Vincetossico e sono di origine vulcanica.
A) Per Efesto! ll mio è diverso, infatti mi chiamo Antenore Rufus da Roccapuntita, e discendo da un’antica famiglia di costruttori di scale.                              
G) OOOH!!! Quindi è mobile?
A) Beh! Non proprio. Però è certo che la mia famiglia ha raggiunto notevoli  traguardi con la sua arte: pensi che un mio cugino scese le scale la stessa sera in cui gli americani salivano sulla luna. Una coincidenza davvero straordinaria di cui vado molto fiero, anche se, di mio cugino, per via di una lite, storie di ascensori, non ne ho saputo più nulla.
G) Ma lasciamo da parte le vecchie ferite, dobbiamo festeggiare. Posso chiamarla Anty?
A) Mi chiami come vuole Gilda, il suo nome è una sinfonia.
Ma sii! Siiii! Ora ricordo, il sogno, il significato del sogno: ero io il guerriero! E la quaglia in verità non poteva essere che lei.
Questa è la vera interpretazione. L’ho portata via dalle grinfie di quel mostro. Ha visto Gilda come cambiano le cose, la verità trasforma tutto.
Senta, vista ormai la simpatia che ci lega perché non decidiamo di unirci per l’eternità?   
G ) Beh! Ora non esageri: l’eternità! Suvvia… posso anche capirla… ma non avremo più… che ne so… l’opportunità di guardare con gusto, con passione, la bella gioventù che passa per la strada… Antenore! Sta male? Ha cambiato colore.
A) Pensavo… (dirigendosi verso la porta d’ingresso)
G) Non sarà geloso?
A) Geloso? Mai! Piuttosto mi sono ricordato di aver lasciato accesa la luce del bagno, quindi la saluto.
G) Anty! Scherzavo. Se vuole comunque la bolletta potrei pagarla io. Non mi lasci sola.
A) Ok, Ok resto. Non sono mica nato avantieri.       
G) Bravo! Questa volta non l’avrei perdonata. (va verso la doccia)
Si versi un po’ di tequila. Nel frattempo farò una doccia per rilassarmi: un attimo e sarò pronta.
A) Pronta?
G) Mi raccomando non si muova.
A) Vada tranquilla, so come devo comportarmi… spero. (fra sé mentre guarda la ragazza) Che donna! Una meraviglia. Ha lasciato la porta aperta si vede! Si spoglia! (si lascia cadere pesantemente su di una sedia) Beh! Deve fare la doccia. Ma che curve… sensuale. Però che strano quel riflesso sulle gambe, sembra squame. Una donna speciale deve avere per forza qualcosa di  speciale.
G) Antenoreee? Anty… è sempre lì?
A) Certo! Dove dovrei essere. Sorseggio questa tequila, veramente buona, un bel corpo… cioè molto morbida.
G) Lo so, piace anche a me: me ne lasci un pochino per dopo.
A) Ma certo. Per dopo? (parlotta fra sé)  Devo stare calmo, devo
controllarmi, calmo… calmissimo.
G) Anty… Antenore…
A) Serve qualcosa?
G) LEI!                                                                                                 
A) Chi? Io?                                                                                    
G) E chi se no. Sono in camera da letto.
A) In camera da… sola?
G) E con chi dovrei essere?
A) Non si sa mai.
G) Vuole venire si o no!
A) Le porto qualcosa da mangiare?
G) Al letto? ANTENORE SBRIGATI!!!
                                       
Camera da letto. Antenore e Gilda sono sdraiati. Gilda legge mentre Antenore dorme beatamente. La luce è soffusa ed i loro volti non sono perfettamente visibili.
 

G) Antenore… Anty! OOOOOH!... ANTY! SI SVEGLI!
A) Siiiii! Chi è?  Gilda! Gildona mia! Che notte memorabile. Ho visto una luce!
G) Come sono contenta, anche se…devo proprio dirglielo, è stato irruento, tanto che ne sono rimasta stupita.
A) Eh eh eh… visto! Eh eh eh... la passione! Però, le confesso che… non vederla in viso è stato come tenere tra le braccia una sconosciuta.
G) E lei che a voluto spegnere le luci.
A) Sì certo, ma la sua pelle… c’era qualcosa… non so . Ed i piedi? Non l’avevo notato… delle belle fette: sembrano pinne.
G) E’ vero, me lo dicono anche i tritoni.
A) I TRITONI! E chi sono?
G) Nulla nulla, stupidaggini.
A) Come sarebbe! La prego non mi faccia ingelosire. Chi sono i tritoni: suoi spasimanti?
G) Non proprio, sono… chiamiamoli amici, persone che conosco da tanto tempo.
A) Lei mi nasconde qualcosa. Mi dica la verità! Qualunque essa sia.
G) Fosse facile. Anty, lei a scuola ha studiato la mitologia?
A) Sì, però le confesso che mi addormentavo più facilmente all’ora di religione.
G) I tritoni… come posso spiegarle… Nettuno… ma su via, lasciamo perdere, tanto che importanza ha, ormai siamo legati, il passato non conta, davanti a noi ora c’è solo il mare.
A) Il mare?
G) Sì! Nel senso di spazio.
A) Gilda, non mi nasconda la verità… non è carino. C’è anche un’altra cosa che le volevo domandare: io non sono un esperto è vero, ma quelle piccolissime scaglie che le ricoprivano le gambe… non mi pare sia normale. Si faccia forza e mi racconti.
G) Ebbene Antenore, tanto prima o poi... io sa… mia madre… mio padre… sono come dire… ha presente una spigola?
A) Certo.
G) Va beh tanto non c’entra… ha mai visto i vigili del fuoco in azione quando scoppia un incendio? Che fanno? Mettono la… la… Anty mi aiuti, la… io sono figlia di una… una…
A) UNA POMPA!
G) Antenore! Rifletta!
A) La sirena! Ecco! Lei è figlia di una sirena. Adesso capisco perché quando grida fa AAAAAAA… mah! Gilda? Una sirena di quelle…Ulisse… la cera…le api… le orecchie… MADRE DE DIOS!  I tritoni…mi rendo conto solo ora: sono suoi fratelli! E lei vive in acqua, è praticamente come un Marlin.
G) Lei è straordinario! Non sono un Marlin, speravo che comunque lo avesse intuito, però è vero, i miei genitori ancora adesso vivono in una grande caverna sottomarina, a mille metri di profondità. Siamo, se così si può dire, gli ultimi discendenti di una razza ormai scomparsa. Le condizioni della vita ci hanno costretto a nasconderci in profondità; il traffico impossibile e poi… la gente non avrebbe capito. Le persone credono che siamo frutto di fantasia poetica: non verremmo accettati. Comunque il nostro mondo è il mare.
A) E allora? Perché lei sulla terra?
G) Sono venuta in avanscoperta, per vedere se mai fosse ancora possibile vivere con voi terrestri. Ho girato da un posto all’altro poi l’ho incontrata, ed ora sono qui. Fortuna che lei… è di larghe vedute.
A) Sarà anche vero, però… Gilda: lei fa le uova?
G) Non dica scemenze: le sembro una gallina? A parte qualche piccolo particolare sono come le altre.
A) Le altre? Va beh, sarà pur un’autoambulanza… cioè una sirena, ma ieri ad urlare sono stato io. OK! So tutto, ora sono più tranquillo e pronto ad ogni evenienza  (sviene)

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