Resta con me di Shayla_the_angel (/viewuser.php?uid=53006)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. ***
Capitolo 2: *** 02. ***
Capitolo 3: *** 03. ***
Capitolo 4: *** 04. ***
Capitolo 5: *** 05. ***
Capitolo 6: *** 06. ***
Capitolo 7: *** 07. ***
Capitolo 8: *** 08. ***
Capitolo 9: *** 09. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***
Capitolo 13: *** 13. ***
Capitolo 14: *** 14. ***
Capitolo 15: *** 15. ***
Capitolo 16: *** 16. ***
Capitolo 17: *** 17. ***
Capitolo 18: *** 18. ***
Capitolo 19: *** AVVISI ***
Capitolo 1 *** 01. ***
Ecco
una nuova ff. M'impegnerò a terminarla. Infatti ho
già pronti altri capitoli! Così almeno per un po'
sono apposto e se mi viene il blocco posso continuare a darvi da
leggere :)
I personaggi descritti in questa Fanfiction non sono di mia
proprietà intellettuale.
Appartengono a Suzanne Collins e alla saga di Hunger Games.
Non scrivo a scopo di lucro, ma per intrattenere i lettori.
Ho apportato dei leggeri cambiamenti alla trama dell'epilogo di
Mockingjay per semplice comodità.
Spoiler di Chatching Fire e Mockingjay, quindi se non li avete letti,
non andate oltre!
Un abbraccio a tutti :)
01.
*Boom*
Grido.
Chi
è morto? Chi
non vedrò mai più?
Prim.
Rue.
Finnick.
Chi?
Mi
sento stringere tra
braccia forti.
«Tranquilla
Katniss, è
solo un temporale. Non siamo nell’arena. Non è
morto nessuno» mi sussurra Peeta
nell’orecchio stringendomi forte a sé.
«Sono
morti tutti
Peeta, sono morti tutti» sibilo cominciando a piangere.
Sono
passati nove anni
dalla fine della guerra, dalla morte di Snow, dalla fine degli Hunger
Games.
Nove
anni dalla morte
di Prim, nove anni dalla morte di Finnick, nove anni dalla morte di
centinaia
di persone.
Nove
anni durante i
quali tutta Panem si è trovata ad una svolta. Per gli
abitanti di Capitol City
è cominciato un periodo di mancanze, di disagi, di
difficoltà, mentre per tutti
quelli che erano considerati gli sfortunati è iniziato il
periodo di rinascita.
I
primi tempi è stata
dura per tutti ma ora le cose si stanno sistemando e le differenze
abissali che
prima dividevano i distretti si stanno pian piano attenuando.
Mi
stringo forte a
Peeta sperando che le lacrime si fermino da sole, ma so bene che non
è così.
Prima
che Peeta venisse
a vivere con me ero stata capace di piangere per quasi sei giorni
consecutivi.
Una
volta ripresa la
calma, mi sento completamente svuotata.
Mi
libero dalla sua
stretta e vado in cucina.
Mi
siedo davanti alla
finestra e guardo il cortile, il Villaggio dei Vincitori, la casa di
Haymitch.
Fuori
è tutto fermo e
silenzioso.
In
lontananza sta
sorgendo il sole.
«Katniss,
torna a
letto. Non sono nemmeno le sei» dice Peeta comparendo
all’ingresso.
«Non
riesco più a
dormire. Tu riposati pure, non preoccuparti. Io preparo la
colazione» rispondo,
concedendomi un lieve sorriso.
Forse
capisce che ho
voglia di stare da sola, oppure ha realmente sonno, comunque Peeta
ritorna in
camera da letto.
Sospiro,
poi mi alzo e
vado verso gli armadietti. Non mi sono ancora abituata ad avere il cibo
a
portata di mano. Ho passato tutta la mia infanzia a cacciare per
sopravvivere.
Preparo
tutti gli
ingredienti per il pasto mattutino, poi mi preparo per uscire a fare
una
passeggiata.
Indosso
la giacca da
caccia di mio padre, gli scarponi e una sciarpa, poi esco.
L’aria di metà
inverno è pungente e mi risveglia completamente.
Qui
al Dodici è
cambiato tutto. Niente più Forno, niente Pacificatori,
niente mamma, niente
Prim…
Prim.
Alzo
lo sguardo al
cielo, pensando a cosa avrebbe fatto in giornate come queste.
Probabilmente
sarebbe
rimasta al Distretto Quattro con la mamma.
Forse.
Oppure
sarebbe tornata
qui con me al Dodici e avrebbe vissuto con me, con Peeta e con quel suo
gattaccio orrendo.
Da
quando è morta,
Ranuncolo è rimasto con noi.
L’ho
rivalutato e credo
che lui abbia rivalutato me.
Certo,
non siamo anime
gemelle, ma quantomeno non ci soffiamo più contro
l’uno con l’altra.
Cammino
ancora,
oltrepasso il Prato e vago senza una meta, finché non arrivo
davanti a ciò che
resta della vecchia casa di Peeta.
Ricordi.
Lui
che mi lancia quel
pane bruciato, che mi salva la vita.
Lui
che mi protegge dai
Favoriti nell’arena dei Settantaquattresimi Hunger Games.
Lui
il cui cuore si
ferma durante i Settantacinquesimi Hunger Games.
Lui
che combatte contro
sé stesso dopo che Snow l’ha torturato.
Lui
che mi abbraccia di
notte ogni volta che ho gl’incubi.
Lui,
che mi ha risollevata
dall’abisso nero della depressione dopo la morte di Prim,
dopo la fine del mio
vecchio mondo.
Lui
che ha sempre fatto
tanto per me e che io non ho mai trattato con il dovuto rispetto.
Torno
a casa di corsa e
lo trovo in cucina, che sta preparando la colazione per tutti e due.
Si
volta a guardarmi
con i suoi occhi azzurri e nella mia mente ritrovo la conferma di
ciò che ho
già capito nove anni fa.
Ormai
è lui il mio
mondo.
Con
lui non ci sono più
Arene, non ci sono più morti, non ci sono più
incubi.
Mi
ci sono voluti nove
anni, ma forse sono arrivata ad una svolta.
Cammino
verso di lui e
lo abbraccio.
«Tutto
bene?» mi
domanda.
Annuisco
contro il suo
petto respirando il suo profumo.
«Sì,
tutto bene.
Scusami» rispondo.
Lui
mi scosta e mi
guarda dritta negli occhi.
«Scusa
per cosa?»
«Per
averti trattato
male in tutti questi anni, per essere stata scostante, acida, cattiva
nei tuoi
confronti. Scusa per non aver mai premiato tutta la tua gentilezza
verso di me.
Sono veramente mortificata».
Ride.
Una
risata cristallina,
felice, infantile.
«Sciocca.
Non hai nulla
di cui scusarti. Se tu non fossi stata scostante, acida
e…cattiva nei miei
confronti a quest’ora probabilmente il mondo non avrebbe
nemmeno una Ghiandaia
Imitatrice ancora in vita, non credi?» dice con un sorriso
sulle labbra,
facendomi capire che ormai, per quanto brutto sia stato quel periodo,
è tutto
passato.
Ridiamo
entrambi.
Erano
anni che non
ridevo così di gusto.
Una
volta finita la
colazione sistemiamo i piatti, poi ci sediamo sul divano e accendiamo
la tv.
Non
esistono più
programmi televisivi obbligatori.
«Sono
quasi le otto,
che ne dici di andare a trovare Haymitch?» propongo guardando
l’orologio.
«Prima
devo chiederti
una cosa» dice Peeta spegnendo la tv.
Lo
guardo negli occhi.
Mi
prende le mani tra
le sue e trae un profondo respiro.
«Mi
vuoi sposare? Vero
o Falso?»
Sono
impietrita, senza
parole.
Eppure,
prima ancora
che riesca a formulare realmente una risposta nella testa, prima ancora
che
riesca a capire la domanda, ecco che le mie labbra si muovono in
autonomia.
«Vero».
Mi
chiamo Katniss
Everdeen, ho ventisei anni, sono sopravvissuta a due edizioni degli
Hunger
Games, ho messo fine dominio di Capitol City e ho liberato Panem, ho
appena
accettato la proposta di matrimonio di Peeta Mellark.
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Capitolo 2 *** 02. ***
02.
Peeta
mi stringe, mi
bacia, sorride contro la mia pelle.
«Mi
hai reso l’uomo più
felice del mondo» sussurra.
Non
riesco a smettere
di sorridere.
La
sua felicità è la
mia, il suo sorriso è il mio.
Lacrime
di gioia mi
scorrono sul viso.
Come
sempre ecco la sua
mano, pronta ad asciugarle.
«Perché
piangi,
sciocchina?» mi domanda.
«È
la prima volta che
piango per la gioia» rispondo.
Poco
dopo eccoci sul
vialetto della casa di Haymitch.
Bussiamo
una, due, tre,
dieci volte.
«Haymitch
siamo noi!»
esclamo.
Strano
che non
risponda.
Strano
che dall’interno
della casa non provenga nemmeno un suono.
Io
e Peeta ci
guardiamo, allarmati.
Con
una spallata la
porta si spalanca, fortunatamente senza rompersi, e siamo dentro.
Buio,
ma nessun fetore
come ai vecchi tempi.
Pare
che tutto sia in
ordine, niente di rotto, niente immondizia, niente sporcizia in giro.
Da
quando Hazelle ha
deciso di aiutare Haymitch a tenere pulito, quella sembra una casa
normalissima.
«HAYMITCH!»
grido.
Un
secondo dopo mi
arriva un sommesso canticchiare come risposta.
Peeta
scrolla le spalle
per farmi capire che non ha idea di cosa significhi.
Saliamo
le scale
silenziosamente.
Io
salgo le scale
silenziosamente, Peeta ha ancora il brutto vizio di fare un gran
baccano.
Seguiamo
il
canticchiare e arriviamo davanti alla stanza da bagno.
«Entro
io, tu stai qui»
dice Peeta, poggiando la mano sul pomello della porta.
Entra.
«Ciao
Haymitch, ci hai
fatto spaventare, sai?»
«Non
sapevo che mi
steste cercando» risponde lui.
A
giudicare dallo
sciabordio d’acqua, credo che si stia facendo il bagno.
«Sì,
ti abbiamo
chiamato più volte, ci siamo preoccupati» dico da
dietro la porta.
«Ah
ma c’è anche la
signorina Everdeen. Tutto bene dolcezza?» mi domanda.
«Certo,
ma che ne dici
di uscire dalla vasca così chiacchieriamo tutti
insieme?».
Dieci
minuti dopo siamo
tutti e tre in salotto.
«Haymitch
dobbiamo
darti una notizia importante» comincia a dire Peeta.
«È
in arrivo un erede
della stirpe Mellark? » chiede lui osservandomi.
Peeta
arrossisce di
colpo.
«N-no»
risponde.
Per
il momento Peeta
non ha nemmeno tentato di avvicinarsi a me in quel modo, nonostante
siano
passati quasi nove anni da quando conviviamo sotto lo stesso tetto.
Per
ora sta bene ad
entrambi di vivere così, di godere l’uno della
vicinanza dell’altra.
Gli
prendo una mano tra
le mie.
«Ci
sposiamo» rispondo
io, sorridendo.
Il
volto di Haymitch si
trasforma.
Gli
occhi si allargano,
le labbra si piegano in su e si schiudono mostrando i suoi denti.
Stringe
energicamente
la mano a Peeta poi mi abbraccia.
«Sono
molto contento
per voi. Avete già in mente una data?».
«Pensavamo
per
quest’estate, tra sei mesi più o meno. Dobbiamo
avvisare poche persone in fin
dei conti» rispondo, sicura.
Dalla
morte di Snow
sono cambiate parecchie cose, come anche l’età
minima per sposarsi. Non più
trent’anni come deciso da Capitol City, ma quando si vuole,
una volta raggiunti
i diciotto anni, età in cui si comincia a lavorare.
La
giornata trascorre
tranquilla, verso metà pomeriggio lascio Peeta con Haymitch
per telefonare a
mia madre.
Uno
squillo, due, poi
la sua voce.
«Ospedale
del distretto
Quattro, sono la Signora Everdeen».
Mi
si scalda il cuore
nel sentirla.
Erano
anni che non ero
così in pace persino con mia madre.
«Mamma
sono Katniss»
dico.
«Ciao
tesoro, dimmi
pure».
«Hai
un minuto di
tempo?» chiedo.
«Certo,
certo».
«Peeta
mi ha chiesto di
sposarlo…e io ho accettato» dico, tutto
d’un fiato.
Silenzio.
«Mamma?».
Un
sospiro e un
singhiozzo.
«Mamma?!?».
«Oh
Katniss, sono così
contenta. Tuo padre e Prim sarebbero al settimo cielo»
risponde, piangendo.
Le
lacrime non si
fermano, mentre sorrido.
«Lo
so mamma, lo so»
rispondo semplicemente.
Non
so come Peeta abbia
capito che sto piangendo, so solo che dopo due secondi è
lì con me, che mi
cinge la vita con le sue braccia.
«Hai
bisogno di una
mano a programmare tutto? Devo rientrare lì al
Dodici?» mi chiede mia madre
dopo qualche istante.
«Pensavamo
di scegliere
la metà di giugno come data, per il resto non ho idea di
come si organizzi un
matrimonio» rispondo.
«Non
ti preoccupare
Katniss. Tra un paio di settimane sarò lì e
organizzeremo tutto. Ora devo
tornare al lavoro. Ti voglio bene».
«Anche
io mamma,
grazie» rispondo prima di appoggiare la cornetta e chiudere
la conversazione.
Torniamo
da Haymitch
che sta guardando la tv con aria cupa.
«Che
succede?»
domandiamo.
«Solite
noie. Hanno
appena terminato il monumento di Capitol City» dice con
scarso interesse.
So
bene quanto gli
faccia male vedere quell’enorme statua.
Un
gigantesco ammasso
di roccia e metallo in memoria degli Hunger Games, dei suoi vincitori e
dei
suoi caduti.
Odio
quella cosa, odio
chi l’ha pensata e odio chi l’ammira.
«Cambia
canale
Haymitch. È inutile prendere rabbia per cose del
genere» dice Peeta, turbato
quasi quanto noi.
Le
giornate passarono
tranquillamente, fino all’arrivo di mia madre.
Vorrei ringraziare ufficialmente
MadgeKZo2 e MissGolightly per aver recensito, ketty per aver messo la
storia tra le preferite e hakuna89, HeartSoul97,
Rossella_delle_rose_blu, Sara_Peipi e Silvietta 94 per aver cominciato
a seguire la storia. Grazie di cuore a tutti. Spero di non deludervi.
Per qualsiasi cosa, scrivete, criticate e commentate.
Xoxo
_Shayla
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Capitolo 3 *** 03. ***
03.
Lo
scricchiolio dei
passi nel vialetto, il sommesso bussare alla porta, il suo sorriso
radioso
quando i nostri sguardi s’incrociano.
Le
sue braccia attorno
a me, il suo profumo.
«Mamma,
sono contenta
che tu sia arrivata» le dico.
«Sì
e ti ho portato una
sorpresa!» esclama.
Si
scosta leggermente
per permettermi di vederla.
Eccola
lì, in piedi al
centro del vialetto, con la sua parrucca colorata, la pelle candida
come
porcellana e lo sguardo commosso.
Effie.
Mi
si avvicina con
passo composto, come solo lei sa fare e mi stringe in un caloroso
abbraccio.
«Katniss,
che gioia
vederti così radiosa» dice, la voce leggermente
incrinata per l’emozione.
Erano
ormai sei anni
che non ci vedevamo.
Dopo
la rivolta era
venuta a trovarci un paio di volte, poi però
c’eravamo sentite solo con qualche
sporadica telefonata.
«Sono
contenta di
vedere che stai bene Effie, ma ora entrate. Anche Peeta ed Haymitch
vorranno
salutarvi».
Ed
eccoci di nuovo
insieme, come tanto tempo fa.
Si
parla, si ride, si
scherza, si tira tardi.
Mia
madre ed Effie
sembrano amiche di vecchia data e Haymitch si diverte ancora a
stuzzicare la
nostra amica capitolina, prendendola in giro e battibeccando con lei su
qualsiasi cosa.
La
vita procede
tranquilla per qualche settimana, finché la primavera non
comincia a bussare
alle nostre porte.
Le
primule che Peeta ha
piantato nove anni fa hanno appena cominciato a fiorire, quando
sentiamo
bussare alla porta.
Mia
madre sta
preparando la colazione con l’aiuto di Peeta, mentre Effie e
Haymitch sono
presi da una fitta conversazione, così sono io che vado ad
aprire.
Non
faccio nemmeno a
tempo a spalancare la porta che mi ritrovo sommersa da una serie di
cinguettii
e miagolii incomprensibili, ma non posso fare a meno di sorridere
vedendo chi è
entrato.
Venia,
Octavia e
Flavius, sempre sgargianti, sempre eccentrici.
Sempre
rumorosissimi.
«Katniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiis!!!
Appena Effie ci ha avvisati siamo corsi qui da Capitol City. Ci abbiamo
messo
un po’ perché ci sono state delle serate a tema a
casa di alcuni amici, però
erano noiosissime. Sai lì la vita non è come
prima, ma senza Snow si sta molto
meglio. Ti trovo più in carne, stai benissimo. Ma cosa hai
combinato hai
capelli? Tranquilla ci pensiamo noi» e altre frasi
impossibili da ricordare.
Nella
mia mente solo
una domanda.
Ma
quei tre non
respirano mai?!?
Sento
Peeta ridere e
comparire magicamente all’ingresso.
«Noto
con piacere che
abbiamo compagnia» dice.
Ed
ecco che tutte le
attenzioni dei miei tre amici convergono su di lui.
Fortunatamente.
Con
loro ci sono anche
una dozzina di valige delle più svariate misure.
Non
penseranno di
trasferirsi qui?!?
Mi
bastano dieci minuti
per scoprire che nella maggior parte delle valige
c’è tutta roba per me e per
Peeta.
Che
loro sapevano che
sarebbe arrivato questo momento, che non vedevano l’ora di
riabbracciarci e
praticamente tutto ciò che hanno combinato in questi nove
anni.
Parlano
talmente in
fretta che quasi non mi accorgo del fatto che passino da un argomento
ad un
altro senza un filo logico.
«Siamo
venuti a
prepararvi per il matrimonio» dice Venia.
«Ma
non ce n’è bisogno.
Non pensavamo di organizzare una cosa tanto vistosa» mi
intrometto,
interrompendoli e dando un tono normale alla conversazione.
«Come
no? Ormai lo
sanno tutti che i due campioni del distretto Dodici si stanno
preparando per il
loro matrimonio. Che lo vogliate o no, siete ancora delle
celebrità per tutta
Panem. Sia per gli Hunger Games sia per la rivolta. Non
c’è bambino in tutto il
Paese che non sappia il vostro nome. Il vostro matrimonio
sarà l’evento del
secolo» dice Flavius tutto d’un fiato afferrando il
telecomando ed accendendo
la tv.
«Non
avete guardato il
televisore in questi giorni? Parlano tutti di voi!» esclama
Venia, raggiante.
«Ma
noi…» comincio a
dire.
Le
parole mi muoiono in
bocca vedendo che sullo schermo compaiono degli spezzoni dei
settantaquattresimi Hunger Games.
Io
che grido il nome di
Peeta, quando viene annunciata la possibilità di due
vincitori dallo stesso
Distretto, io che accudisco Peeta malato, io che bacio Peeta. Poi in
mezzo alla
neve, a prenderci per mano e a scambiarci baci fasulli davanti alle
telecamere.
Peeta
che si offre
volontario ai settantacinquesimi Hunger Games per tornare
nell’arena con me.
Eccoci
in tv. Di nuovo.
Mi
mordo la lingua,
per evitare di strillare come un’isterica.
Ed
ecco la giornalista in primo piano che copre quelle immagini orrende
che sanno di morte e di inganni.
Sullo
sfondo ora c’è il
Villaggio dei Vincitori del 12.
«Ci
è appena giunta notizia che i due campioni del Distretto 12,
Peeta Mellark e
Katniss Everdeen, convoleranno a nozze il prossimo giugno. Ancora poche
le
indiscrezioni, anche se siamo venuti a conoscenza che la loro casa al
Villaggio
dei Vincitori sia già in fermento per tutti i preparativi.
Nei prossimi giorni
altri aggiornamenti».
Flavius
spegne la tv prima che io possa cacciagli in
gola il telecomando.
«So
che non volete
sentirvi di nuovo come fenomeni da baraccone, ma pensate al fatto che
il vostro
matrimonio distrarrà la gente dal disagio momentaneo in cui
si trova. Anche se
sono passati nove anni dalla rivolta siamo pur sempre in una situazione
di
stallo e le cose stanno cominciando piano piano a sistemarsi»
interviene Effie
prima che io possa mettermi ad urlare e a lanciare cose in giro.
Possibile
che anche
adesso che tutto è finito dobbiamo continuare a fare i
pagliacci per la tv?
«A
me non pare un’idea
saggia. Non sarà peggio mostrare alle persone che,
nonostante la guerra e
tutto, riusciamo lo stesso a vivere nello sfarzo?» dico.
«Perché
ve lo siete
meritato. Avreste vissuto da ricchi anche senza ribellione.
L’unica differenza
è che adesso anche il resto del Paese può ambire
a qualcosa di più, mentre
durante il governo di Snow ognuno si accontentava della posizione in
cui si
trovava» dice Haymitch.
Dannazione.
Ha ancora
il vizio di dire frasi ad effetto, in grado di convincere anche il
più scettico
tra gli scettici.
In
un modo o nell’altro
non abbiamo via di fuga.
È
fine marzo quando
arrivano i tre truccatori di Capitol City e la data fissata per il
matrimonio è
il 18 giugno.
Mancano
ancora due mesi e mezzo e tutti sembrano di fretta, come se non ci
fosse tempo.
-
«Io
mi occuperò degli
inviti» dice mia madre un pomeriggio.
«Mamma,
chi altri
dovremmo invitare? Sono rimasti ben pochi amici in giro per
Panem» dico,
cupamente.
I
miei pensieri tornano
rapidamente a Prim, a Finnick, a Madge, ai genitori di Peeta, a tutte
le
persone del distretto Dodici che, in un modo o nell’altro,
conoscevo.
«Beh
Hazelle sarebbe
contenta di venire e scommetto che sarebbero felici anche Rory, Posy e
Vick»
aggiunge mia madre.
I
miei pensieri vanno
direttamente a Gale.
Dalla
fine della guerra
non l’ho più visto né sentito nominare.
Non
credo che riuscirei
a sopportare di vederlo, non dopo che le bombe da lui progettate mi
hanno
portato via Prim.
Non
gliene ho mai fatto
una colpa, eppure nel profondo del mio animo serbo un po’ di
rancore nei suoi
confronti.
Nel
frattempo Venia,
Flavius e Octavia cominciano a svuotare le loro valige ingombrando
tutta la
stanza degli ospiti.
«Katniss,
vorremmo che
tu rimanessi un attimo da sola con noi» dicono, in tono
sommesso.
Mia
madre ed Effie ci
lasciano, scendendo al piano di sotto, dove Peeta e Haymitch stanno
organizzando tutte le cose tecniche per il matrimonio.
«Chiudi
gli occhi
tesoro» dice Octavia poggiandomi una mano sul viso.
Obbedisco
e sento un
leggero frusciare di tessuto.
La
mano di Octavia si
sposta e davanti a me è stato appeso un vestito candido di
una bellezza
mozzafiato.
«Sono
senza parole…è
bellissimo» dico.
«È
nato da un disegno
di Cinna. Lui lo sapeva che un giorno ti saresti sposata.
L’ha creato apposta
per te» sussurra Venia con la voce mossa dalla commozione.
«Dai,
provalo» dice
Flavius.
Nel
sentire il nome di
Cinna provo una fitta al cuore.
Uno
sconosciuto che mi
ha apprezzata fin da subito, facendomi sentire me stessa.
La
figura più vicina ad
un padre che io abbia mai avuto.
Lui,
che è morto
davanti ai miei occhi per aver sfidato Snow e Capitol City.
Vengo
riscossa dai miei
tristi pensieri quando mi rendo conto di essere nuovamente nel circolo
vizioso
dell’estetica.
L’abito
è imponente e
magnifico, come solo Cinna avrebbe potuto creare.
Bianco,
in un tessuto
liscio e brillante.
«È
tutto in purissima
seta e il sottogonna è in tulle» mi spiega Venia
con voce estatica.
«E
guarda che
meraviglia queste decorazioni!» esclama Octavia indicando le
pietre incastonate
nel corpetto.
Dal
retro del corpetto,
che si chiude con un delicatissimo nastro in seta bianchissima, parte
uno
strascico sempre in tulle, o almeno così dice Venia e io mi
fido, completamente
tempestato di pietre che luccicano ogni volta che mi muovo.
Venia
e Octavia mi
ruotano attorno come satelliti aiutandomi ad infilarmi il vestito.
Flavius
si è
strategicamente sistemato davanti alla porta per non far entrare
nessuno.
Dopo
qualche minuto
finalmente il corpetto è stretto nel modo giusto, lo
strascico è sistemato, la
gonna non è spiegazzata e il velo è perfetto.
«Ora
puoi guardarti, ma
non fare caso ai capelli e al trucco, a quelli penseremo più
avanti» dice
Octavia con le lacrime agli occhi.
Rimango
completamente
senza parole nel vedermi. Quasi fatico a riconoscermi.
«Cosa
ne pensi?» mi
chiede Venia in un sussurro.
«Credo
che Cinna si sia
superato anche questa volta. È la cosa più
spettacolare e meravigliosa che io
abbia mai visto» rispondo semplicemente senza riuscire a
distogliere lo sguardo
dal mio riflesso.
Sentiamo
bussare alla
porta e il mondo torna ad essere un qualcosa di reale.
«Chi
è?» chiedo con un
filo di tristezza nella voce.
«Sono
io» dice mia
madre.
I
tre la lasciano
entrare e quando mi vede in quel vestito la vedo tremare e portarsi le
mani al
viso per nascondere le lacrime.
«Oh
Katniss» sussurra
avvicinandosi e abbracciandomi.
Dopo
qualche istante si
stacca da me e mi guarda.
«Sei
stupenda – dice –
Sono salita per chiederti se questa lista di persone può
andare bene» aggiunge
porgendomi un foglietto su cui è scritto un elenco di nomi.
«Annie
Odair, Martin
Odair, Johanna Mason, Hazelle Hawthorne, Rory Hawthorne, Vick Hawthorne
e Posy
Hawthorne, Haymitch Abernathy, Effie Trinket, Plutarch Heavensbee, la
signora
Paylor, Beetee, Sae la Zozza con sua nipote, Octavia, Venia, Flavius,
Ripper»
leggo ad alta voce.
«Credo
che vada bene
questa lista. Dovresti farla leggere a Peeta, magari lui ha qualche
nome da
aggiungere» dico.
Noto
dallo sguardo di
mia madre che vorrebbe che dicessi qualcos’altro.
«No
mamma, non voglio
rivedere Gale, non al mio matrimonio più che
altro» aggiungo distogliendo gli
occhi dal suo viso.
«Hazelle
glielo dirà,
comunque» dice lei.
«Lo
so, e anche se non
glielo dicesse, credo che abbia guardato la tv in questi giorni.
Suppongo lo
sappia già» dico.
«Katniss,
è passato
tanto tempo…non credi che sia ora di perdonare?»
mi dice.
«Non
ci riesco mamma.
Non è ancora il momento» dico, sospirando.
«Va
bene, come vuoi tu
tesoro» risponde mia madre, allontanandosi.
Rimaniamo
in silenzio
mentre l’abito da sposa viene riposto e io mi rivesto.
Octavia,
Flavius e
Venia scendono al piano di sotto, mentre io rimango in camera, seduta
sul
letto.
Bene, rieccomi.
Spero di avervi trasmesso delle emozioni scrivendo questo capitolo.
Parlare di Cinna è stato difficile. Non volevo risultare
stucchevole e patetica.
La data del matrimonio l'ho scelta perché è la
stessa dei miei genitori ^_^ (lo so, è banale, ma per me ha
un significato. Chi ha letto la mia ultima fic vecchia saprà
il perché).
Avrete notato la presenza di un certo Martin Odair, che ovviamente
è il figlio di Annie e Finnick ç___ç
Ho scelto quel nome perché ho pensato al martin pescatore
ahahah lo so è un collegamento idiota...
Dunque, passiamo all'angolo ringraziamenti!
Grazie a jepsikat e a HeartSoul 97 che hanno recensito questo nuovo
capitolo, grazie a ondaremyidols_ che ha messo la storia tra le
preferite, grazie ad egeg, giuyoipoi77 (l'ho scritto giusto?),
jepsikat, Kikka4299 e MadgeKZo2 per aver cominciato a seguire la storia.
Grazie anche a chi legge e segue silenziosamente.
Davvero, grazie mille.
Xoxo
|
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Capitolo 4 *** 04. ***
04.
Perdonare
Gale.
Non
riesco nemmeno a
pensarci.
Solo
ricordarmi di lui
mi riporta alla mente il momento in cui ho visto quelle bombe esplodere
e
portarmi via Prim.
Gale.
Lui
e la sua testaccia.
Lui
e il suo voler
combattere per forza.
Perché
ha progettato
quelle dannatissime bombe?
Perché
ha permesso che
la Coin le usasse contro quei bambini?
Mi
alzo di scatto dal
letto tenendomi la testa.
Ho
il respiro corto.
Sospiro
e cerco di
darmi una calmata prima di scoppiare a piangere come quando
tornò Ranuncolo.
Cammino
per la stanza,
avanti e indietro, per un lasso di tempo indefinito, finché
non bussano alla
porta e mi riportano nel mondo reale.
«Katniss,
è pronta la
cena» dice Peeta entrando nella stanza.
Fortunatamente
sono
girata verso la finestra e quindi non mi vede in faccia.
«Va
bene, arrivo»
rispondo semplicemente.
Sento
i suoi passi che
si avvicinano.
Le
sue braccia attorno
alle mie spalle, il suo respiro vicino al mio orecchio.
«Katniss,
cos’è
successo?» mi domanda con un sussurro, posandomi un lieve
bacio sul collo.
Sospiro
nuovamente.
«Nulla,
tranquillo»
dico, sforzandomi di tenere la voce ferma.
Mi
si piazza davanti e
mi costringe a guardarlo negli occhi.
«Avanti,
lo sappiamo
entrambi che non è la verità. Tua madre
è scesa e aveva un’aria sconvolta, tu
se quassù da due ore da sola e continui a fare avanti e
indietro
incessantemente. Si può sapere cos’è
successo?» dice, con il suo solito
sorriso.
Abbasso
lo sguardo.
«Mia
madre mi ha
chiesto se è il caso che io perdoni Gale. Lei vuole che io
lo perdoni. Che
dimentichi tutto. Che ignori ciò che è
successo» sussurro, sentendo le lacrime
scendermi lungo le guance.
Mi
prende il mento con
una mano e mi costringe delicatamente a guardarlo negli occhi.
«Katniss,
non sei
obbligata a fare nulla. Se non vuoi perdonarlo nessuno può
costringerti a
farlo».
Sospiro,
per poi
gettarmi tra le sue braccia e cominciare a piangere disperatamente.
«Mi
manca Prim, mi
manca come l’aria» sussurro.
Lui
mi stringe e mi
accarezza i capelli.
«Lo
so Katniss, lo so»
risponde semplicemente.
«Me
l’hanno portata
via! Era solo una bambina! Perché è morta
Peeta?».
Sento
la disperazione
nella mia voce.
«Non
lo so» mi
risponde.
Rimaniamo
abbracciati
per parecchio tempo, finché non mi calmo, di nuovo.
«Ricordatelo,
io sono
sempre qui. Invece di stare da sola per due ore non potevi
chiamarmi?» dice,
stringendomi a sé.
Annuisco
contro il suo
petto sforzandomi di non far scorrere altre lacrime.
«Pensavo
di non
crollare. Pensavo di farcela. Invece sono una persona debole».
Mi
scosta
immediatamente in modo che lo possa guardare negli occhi.
«Tu
non sei una persona
debole, Katniss! Sei una delle persone più forti che io
conosca. Piangere per
la morte di Prim non è debolezza. Era tua sorella.
È normale che tu stia male».
La
sua serietà e la
convinzione che hanno le sue parole, mi riportano con i piedi per terra.
«Lo
so Peeta, solo
che…io ho sempre cercato di sembrare forte davanti a
lei…e ora mi ritrovo a
piangere come una bambina…» dico, sentendo che le
lacrime hanno ripreso a
scorrere.
«Katniss
Everdeen! Mi
stupirei del contrario. So bene quanto forte fosse il legame tra te e
Prim e
sarebbe terribile se tu non stessi male per la sua morte»
dice, serio.
«Ma
sono passati nove
anni Peeta» dico.
Lui
rimane in silenzio
e mi guarda.
«Katniss,
perché stai
cercando a tutti i costi di sminuirti? Pensi che a Prim farebbe piacere
vedere
che ti credi una debole perché piangi per lei? Non
è forse segno di grande
umanità mostrare i propri sentimenti? Non siamo
più nell’Arena dove devi fare
la dura per sopravvivere. Se hai bisogno di piangere, piangi. Non
tenerti tutto
dentro. Fidati di me, fa molto più male» mi dice.
Sospiro,
poi gli
sorrido e gli carezzo il viso.
«Hai
ragione Peeta.
Pian piano sto imparando. Grazie»
Mi
sporgo verso di lui,
posandogli un delicato bacio sulle labbra, poi vado a darmi una
sciacquata al
viso per nascondere il rossore dovuto al pianto di poco prima.
Rientro
nella stanza e
lo trovo lì, in piedi vicino alla finestra.
Sto
per sposare il
ragazzo del pane.
Il
ragazzo che davanti
a Capitol City e a tutta Panem ha dichiarato di amarmi.
Sto
per sposare l’unica
persona che sia in grado di calmare i miei momenti di panico.
«Grazie»
gli dico,
prendendolo per mano.
«Per
cosa?» mi domanda
con un sorriso sghembo sulle labbra.
«Per
essere te» gli
rispondo imitando la sua espressione.
Ci
scambiamo un leggero
bacio, poi scendiamo al piano di sotto, dove ci stanno aspettando per
la cena.
Rieccomi!
Non abituatevi a questa velocità, mi raccomando. Mi sa che
domani dedicherò la giornata a scrivere e ci rivedremo
lunedì, quindi spero vi siate godute questo breve
capitoletto!
Ho deciso di tenerlo corto perché volevo che Katniss avesse
il suo spazio per sfogarsi. Un capitolo tutto per lei e per il suo
dolore per la scomparsa di Prim.
Qualcuno potrà anche dirmi che è una reazione
esagerata, dopo nove anni, però secondo me non è
così.
Io ho subito un brutto lutto in famiglia quattro anni fa e a volte mi
capita di farmi prendere dalla malinconia e di stare veramente male,
nonostante sia passato parecchio tempo.
Ma bando alle ciance e passiamo a...
L'ANGOLO DEI
RINGRAZIAMENTI:
Grazie a:
HeartSoul97 e jussdrewbieber che hanno recensito il capitolo :)
Ale cruz, Annalisa_DaughterOfZeus e ehykaya (ragazze che nomi difficili
che avete ^^) che hanno messo la storia tra le preferite
amolefossette, giuyoupoi77 e _Fiore di Loto_ che hanno deciso di
ricordare la storia
Ale cruz, egeg, Elenita 99, giuyoipoi77, Hungergameslover, Marymansi e
_Fiore di Loto_ che hanno iniziato a seguire la storia.
Spero di rivedervi tutte nel prossimo capitolo e fatemi
sapere cosa ne pensate.
Grazie di cuore
Xoxo
_Shayla
|
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Capitolo 5 *** 05. ***
05.
Le
giornate proseguono
pigramente. Mia madre ed Effie preparano gli inviti scritti in bella
grafia che
vengono spediti ai diretti interessati, viene scelto il menù
per il pranzo,
sempre da Effie e da mia madre insieme a Peeta. Insomma, nel giro di
qualche
giorno è quasi tutto programmato nei minimi dettagli.
D'altronde
con Effie
non c’è da stupirsi. So già che per
tutta la durata della cerimonia spaccheremo
il secondo.
Effie
e mia madre sono
sempre insieme, pronte a buttarsi in fitte conversazioni concitate
riguardanti
il matrimonio.
Poi
un giorno accade.
Sentiamo
bussare alla
porta.
Io
sono alle prese con
la decisione della pettinatura insieme a Flavius e Venia,
così è Peeta ad
andare ad aprire la porta.
L’attenzione
di tutti
si concentra su quanto accade all’ingresso quando Peeta
comincia ad alzare la
voce.
«No.
Lasciateci in pace!»
esclama.
Non
è da Peeta sbottare
così, quindi mi alzo quasi di corsa e lo raggiungo.
Fuori
dalla porta ci
sono mezza dozzina di giornalisti, tutti tesi con i loro microfoni in
mano.
Rimango
pietrificata
nel vedere che tutti si protendono verso di me.
Flash,
microfoni,
telecamere, luci, urla.
Mi
sento frastornata.
«Katniss!
Katniss! Cosa
farete al matrimonio?» cominciano a sbraitare appena mi
vedono.
Fortunatamente
interviene Haymitch che ci allontana dalla porta e parla personalmente
con
tutta quella gente.
«Peeta,
va tutto bene?»
gli chiedo, avvicinandomi.
«Sì,
scusami. Non
volevo sbottare in quella maniera. Solo che hanno cominciato ad
assillarmi con
questa storia del matrimonio…» dice,
abbracciandomi.
Lo
stringo a me.
«Stai
tranquillo,
Haymitch risolverà tutto» sussurro.
Pochi
istanti dopo,
infatti, ecco il nostro mentore rientrare dalla porta.
I
nostri sguardi gli
fanno intendere che vogliamo sapere assolutamente tutto.
«Dunque…come
era
prevedibile, vogliono sapere tutti i dettagli del vostro matrimonio, ma
c’è una
cosa ben più interessante».
Sia
io che Peeta
guardiamo Haymitch come per spronarlo ad andare avanti.
«Ora
dovete promettermi
che non vi arrabbierete. Tra i giornalisti che si sono presentati,
c’era anche
il rappresentate di Caesar Flickerman».
Io
e Peeta stiamo in
silenzio.
«Mi
ha chiesto se
volevate concedergli un’intervista. Vi avrebbe liberati da
tutti gli altri
giornalisti e avreste accontentato tutta Panem, mettendo fine a mille
pettegolezzi».
«Tu
cosa gli hai
risposto?» domando, pronta già alla risposta.
«Che
avreste accettato»
dice.
Sospiro.
«Ma
Haymitch…» comincia
Peeta, interrotto immediatamente.
«Niente
“ma” ragazzi.
Pensateci bene. Se decideste di andare a Capitol City da Caesar si
risolverebbe
tutto in un paio di giorni. Quattro domande, un paio di sorrisi ed ecco
che
tutta Panem ottiene le informazioni che desidera. Voi tornate qui e
potete
continuare a farvi gli affari vostri».
In
effetti non ha tutti
i torti. Mancano ancora otto settimane al matrimonio e saranno le
più importanti
perché serviranno a definire tutti i preparativi. Non
possiamo permetterci di
trascorrerle assillati dai giornalisti.
«Hai
ragione Haymitch.
Quando si parte?» chiedo.
Peeta
mi guarda,
stupito e sconvolto per la mia uscita del tutto calma e tranquilla.
«Dopo
domani.
Manderanno un treno, come le altre volte» dice.
Torniamo
tutti alle
nostre precedenti attività, fingendo che non sia accaduto
nulla, anche se Peeta
continua a lanciarmi degli sguardi sospetti, come se temesse che non
sia più io
quella seduta in mezzo ai tre strambi truccatori.
La
sera, quando andiamo
a dormire, sento Peeta agitarsi nel letto.
«Cosa
c’è?» gli chiedo,
accarezzandogli il viso.
«Non
riesco a dormire.
Tutta colpa di Haymitch. Io non voglio tornare a Capitol City.
Preferisco starmene
qui» dice, guardando il soffitto.
«Ma
Peeta, cerca di
capire. Diamo loro quello che vogliono ci lasceranno in pace. Abbiamo
ancora
due mesi prima del matrimonio e non possiamo farci assillare
all’infinito.
Prima o dopo avremmo dovuto cedere».
Si
volta dalla mia
parte e mi stringe.
«Hai
ragione, eppure ho
paura che possa ricominciare tutto da capo» dice, baciandomi
il collo.
«Non
ricomincerà nulla.
Siamo cresciuti e siamo più forti adesso. Siamo insieme, non
dimenticartelo
mai».
Sospira.
«Peeta,
guardami» gli
dico, con voce ferma.
Mi
metto a sedere, nel
letto e gli prendo le mani tra le mie, poi le poggio al mio petto.
«Ti
amo. Il mio cuore
batte ancora grazie a te. Senza il tuo aiuto sarei sprofondata in un
baratro
così profondo che nessuno sarebbe stato in grado di tirarmi
fuori. Voglio
passare tutta la mia vita con te e non farò mai nulla che
possa farti del male»
dico, sorridendogli.
Lui
scosta le mani, mi
poggia una mano sulla nuca e mi bacia.
Non
ricordo di aver mai
sentito così tanta passione da un suo bacio.
Mi
stringe forte a sé
continuando a baciarmi, finché le sue mani non cominciano a
sfiorarmi
delicatamente, accarezzandomi i fianchi.
«Katniss,
ti amo anche
io. Ti amo più della mia stessa vita. Per te sarei disposto
a rinunciare alla
mia gamba sana e ad entrambe le braccia» sussurra continuando
a baciarmi.
«Voglio
sposarti,
voglio renderti la donna più felice del mondo e nessuno
m’impedirà di farlo»
aggiunge.
Mi
stringo a lui
rispondendo con foga al suo bacio, finché non mi ritrovo in
biancheria intima,
sdraiata sotto di lui.
Ci
guardiamo negli
occhi, sapendo che alla fine è giunto il momento.
Nessuno
dei due lo
aspettava con ansia.
Nessuno
dei due ha mai
forzato l’altro.
Ed
è per questo che ci
concediamo entrambi, l’uno all’altra, con
naturalezza.
Sapendo
benissimo che
sta accadendo nel momento giusto.
La
mattina seguente,
quando mi sveglio, mi rendo conto che sto sorridendo.
È
una strana sensazione
sentire il corpo nudo di Peeta contro il mio. Sentire le sue braccia
cingermi
la vita e il suo respiro sul collo.
Mi
muovo delicatamente
voltandomi verso di lui, gli poso un bacio sulle labbra dischiuse, poi
mi alzo
a farmi una doccia.
Una
volta lavata mi
avvolgo in un grosso asciugamano e torno in camera, dove Peeta si sta
svegliando.
«Buongiorno»
dico
sorridendogli.
Lui
si stiracchia,
socchiude gli occhi e sbadiglia, poi mi guarda e sorride.
«Buongiorno
amore mio»
dice.
Duuunque, bella
gioventù! Ora pubblico il capitolo, ma i ringraziamenti li
lascio a domani perché sono di corsissima :(
Devo andare a farmi la doccia :P
Spero che la storia continui a piacervi.
So bene di non essere un genio delle descrizioni e nemmeno un mago
della narrativa, ma mi sto impegnando tanto :)
Fatemi sapere che ne pensate!
Aspetto con ansia le vostre recensioni.
Xoxo
|
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Capitolo 6 *** 06. ***
06.
Ci
prepariamo a
trascorrere una giornata tra le mani di Venia, Flavius e Octavia
perché “non
possiamo assolutamente presentarci così a Capitol
City”.
Io
vengo letteralmente
rapita per parecchie ore mentre quei tre riprendono la loro storica
battaglia
contro i miei poveri peli, poi scelgono i miei vestiti per la
città.
Alla
fine, riusciamo a
vedere Haymitch e gli altri solo all’ora di cena.
«Bene
ragazzi è tutto
pronto per domani. La rete ferroviaria, fortunatamente, è
stata ripristinata
alla perfezione. Ci aspettano a Capitol City per dopodomani a pranzo.
Saremo
ospiti al palazzo di giustizia» ci informa Haymitch.
Durante
la cena
scopriamo con gioia che anche Effie ci accompagnerà e
ovviamente verranno anche
Flavius, Venia e Octavia.
«Mamma,
vieni anche tu
insieme a noi» dico.
«No
Katniss,
tranquilla. Starò qui a sistemare tutto e poi mi
prenderò un po’ di tempo per
stare con Hazelle» risponde lei, con un sorriso.
È
sincera, non c’è
dispiacere nella sua voce e credo fermamente che abbia bisogno di
trascorrere
del tempo con la madre di Gale. Sono anni che non si vedono e nessuna
delle due
ha mai posseduto un telefono per potersi chiamare quando volevano
raccontarsi
qualcosa.
Chiacchieriamo
fino a
tardi finché Effie, come suo solito, ci spedisce a letto,
preoccupandosi del
fatto che potremmo essere stanchi la mattina seguente ed arrivare in
ritardo a
prendere il treno.
Il
lupo perde il pelo…
Io
e Peeta andiamo a
letto e rimaniamo svegli parecchio a chiacchierare.
Cosa
sarà cambiato a
Capitol City?
Ci
porteranno a vedere
quell’orrenda statua in memoria degli Hunger Games?
Caesar
indosserà ancora
quel terribile completo blu?
La
gente sarà ancora
così stravagante?
Non
sappiamo dare una
risposta a nessuna di queste domande, eppure siamo meno timorosi di
ieri
all’idea di affrontare questo viaggio.
«Katniss,
secondo te
avremo un treno privato come le altre volte?» mi chiede
Peeta, abbracciandomi.
In
effetti, durante il
dominio di Snow i treni erano un bene di lusso, invece adesso li
possono
utilizzare tutti, anche se i prezzi per il trasporto sono comunque un
po’ troppo
elevati.
«Non
saprei. Forse sì,
per farci fare un viaggio tranquilli, oppure no. Non ne ho proprio
idea»
rispondo voltandomi verso di lui e baciandolo dolcemente.
Rimaniamo
abbracciati
tutta notte, finché, la mattina seguente, Effie non comincia
a bussare
convulsamente alla nostra porta.
«Ragazzi!
Ragazzi!
Alzatevi o faremo tardi» dice, con il suo solito tono
concitato.
Siamo
appena sgusciati
fuori dalle coperte che ecco entrare Venia, Octavia e Flavius come
fulmini.
«Eccoci
qui! Siamo
pronti per prepararvi!» esclamano in un gioioso coretto.
«Ma
non arriveremo a
Capitol City prima di domani!» dico io, in tono di protesta.
«Lo
sappiamo, ma qui
fuori è pieno di telecamere che vogliono riprendere gli
“sventurati amanti del
Distretto 12” tornare trionfali a Capitol City come futuri
sposi!» dice Octavia
con un sorriso a trentasei denti.
Sospiriamo
entrambi e
ci lasciamo torturare dai tre truccatori.
Una
volta pettinati,
sistemati e vestiti scendiamo al piano di sotto, dove Haymitch sta
caricando in
macchina i bagagli.
«Siamo
sicuri che basti
un’auto sola per tutti?» chiede Peeta con aria
scettica.
«Certo
che no –
risponde Flavius – Una macchina servirà a noi con
i bagagli e nell’altra
starete voi due, Effie e Haymitch».
Fuori
dalla porta, come
detto da Octavia, ci sono dozzine di telecamere e giornalisti, tutti
pronti ad
immortalare ogni nostro movimento.
Peeta, che è il
più solare tra noi due, si
spreca in saluti e sorrisi.
Presa
dall’entusiasmo
lo imito. In fondo non c’è niente di male
nell’essere cordiali.
Alla
stazione capiamo
che saremo gli unici ospiti del treno diretto a Capitol City e la cosa
non ci
crea affatto disturbo.
«
Sembra tutto come
allora…» sussurra Peeta.
Lo
prendo per mano.
«No.
È tutto
decisamente meglio. Siamo in partenza per un viaggio di piacere, non
per andare
a fare le pedine» gli dico, con un sorriso.
Pare
rincuorarsi e una
volta saliti sul treno comincia a conversare fittamente con Haymitch.
Il
viaggio trascorre
tranquillo.
Il
cibo è sempre
squisito e il treno procede rapidamente lungo i binari.
Spesso
mi scopro a
fissare incantata il panorama.
È
veramente tutto
diverso.
Nel
viaggio verso le
arene non mi ero mai goduta queste piccolezze.
Notare
i dettagli
dell’arredamento, come quel lampadario di cristallo sistemato
proprio sopra il
tavolo da pranzo.
Osservare
il panorama
che cambia in continuazione, lo scorrere del sole
all’orizzonte.
Tutte
cose che rendono
il viaggio unico nel suo genere.
Chissà
se anche in un
lontano passato la gente viaggiava così.
Non
per arrivare, ma
per ammirare tutto questo.
La
notte in treno è
tranquillissima.
Io
e Peeta dormiamo
sereni e al mattino non c’è nemmeno Effie che
batte il dito sull’orologio
facendoci notare qualche ritardo.
Andiamo
a fare
colazione e troviamo i tre truccatori immersi in chissà
quale conversazione,
mentre Haymitch è alle prese con il termos del
caffè ed Effie sbuccia una mela.
«Ragazzi,
arriveremo
tra un paio d’ore» ci informa la donna.
Ci
sediamo al tavolo ed
ecco che i miei occhi si riempiono di gioia nel vederla.
Una
caraffa colma di
cioccolata calda.
Quanto
tempo che non la
bevevo.
Peeta
sorride nel
notare la mia espressione di felicità e mi serve subito una
tazza.
Terminata
la colazione
guardiamo fuori dai finestrini del vagone e notiamo in lontananza il
profilo
della città.
È
ancora come la
ricordavo.
Imponente,
spaventosa e
al tempo stesso meravigliosa.
Ricordo
ancora lo
sguardo stupito di Peeta quando la vide la prima volta.
«Siamo
arrivati» dico.
La
stazione mi sembra
gigantesca senza la folla di capitolini pronti ad acclamare i nuovi
tributi.
Sulla
banchina, ad
attenderci, ci sono altri giornalisti e due auto che ci trasporteranno
fino al
palazzo di giustizia.
Qualcuno
cerca di farci
delle domande, ma veniamo letteralmente catapultati in macchina.
«Scusate
la brutalità,
ma se ci fossimo fermati a dare ascolto a tutta quella gente non
saremmo mai
riusciti a partire» si scusa l’autista.
Durante
il viaggio non
posso fare a meno di guardarmi intorno, curiosa.
La
gente di Capitol
City non è cambiata.
Sono
ancora tutti
colorati, sgargianti e pacchiani, ma c’è qualcosa
di più umano nei loro
sguardi.
Non
mi disgustano come
dieci anni fa e la cosa mi rasserena.
Il
traffico a Capitol
City è una cosa che mi lascia completamente interdetta.
Non
avevo mai notato
quanta gente ci fosse per le strade in un giorno normale.
Le
persone si accalcano
sui marciapiedi, attraversano la strada in enormi mandrie, in un
guazzabuglio
festoso di colori, che si mischiano, si scambiano, si scavalcano, quasi
come se
facessero a gara per il più brillante.
Molti
sguardi si posano
sulla nostra vettura e la gente aguzza lo sguardo per guardare oltre i
finestrini oscurati.
Dopo
mezz’ora
abbondante giungiamo a destinazione.
La
scalinata del
palazzo di giustizia ha sempre quel non so che di terrificante.
Mette
in soggezione
chiunque.
All’entrata
ci sono due
guardie che ci aspettano.
Ragazzi, chiedo venia!
Anche oggi sono in ritardissimo...tra mezz'ora devo uscire e devo
ancora vestirmi...
Comunque, volevo ringraziarvi tantissimo per le recensioni. Ieri notte
sono riuscita a leggerle e a rispondervi.
Giuro che al prossimo capitolo vi ringrazio uno per uno!
Ora scappo, scusatemi tanto.
Grazie di tutto <3
_Shayla
|
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Capitolo 7 *** 07. ***
07.
I
giornalisti, come
durante il tragitto verso la stazione, seguono ogni nostro movimento.
Sono
fortemente a
disagio di fronte a tutte queste attenzioni e Peeta lo capisce.
Mi
cinge le spalle con
un braccio come a farmi scudo da tutti quei flash.
Mi
stringo a lui,
sorridendo per quella premura.
Una
volta all’interno
dello stabile mi sento al sicuro da qualsiasi sguardo indiscreto e mi
rilasso.
Veniamo
gentilmente
guidati fino ad una stanza, dove potremo prepararci.
«Dopo
pranzo v’indicheremo
le stanze dove dormirete» ci dice una giovane ragazza dai
lunghi capelli
biondi.
Mi
rasserena sapere che
hanno smesso di mutilare e schiavizzare i senza voce come Lavinia.
Chissà
che fine avrà
fatto.
Una
volta nella stanza
mi guardo attorno.
L’ambiente
è tranquillo
e trasmette calore, cosa di cui dubitavo fortemente.
Peeta
sembra a suo agio
e la cosa mi rasserena parecchio.
Mentre
lascio che siano
gli uomini a sistemare tutto l’arsenale di valige che ci
siamo portati dietro,
mi diletto nell’osservare la camera che ci è stata
assegnata più nel dettaglio.
Il
pavimento è
letteralmente nascosto da enormi tappeti con disegni arzigogolati che
corrono
da una parte all’altra, mischiandosi in fitte trame di colori
vivaci.
Il
mobilio dimostra
l’opulenza caratteristica di Capitol City.
Le
cassettiere e gli
armadi sono giganteschi, lucidissimi e a quanto pare, vecchi come Panem
stessa.
Li
sfioro con i
polpastrelli e mi sembra quasi di sentire il calore del legno passarmi
attraverso la pelle.
Ci
sono anche due
divani giganteschi in velluto rosso scuro, uno dei quali è
stato preso in
ostaggio da Venia e Octavia.
In
fondo alla stanza
c’è una porta in legno scuro, che collega al bagno.
Anch’esso,
ovviamente,
dalle dimensioni sproporzionate.
Una
volta sistemate
tutte le nostre vettovaglie, veniamo accompagnati fino alla sala da
pranzo.
Il
soffitto è talmente
alto che temo di slogarmi il collo nel tentativo di guardarlo.
I
pavimenti sono in
marmo lucidissimo e le mura sono in pietra scura.
Ci
accomodiamo intorno
ad una tavola in legno scuro lunga almeno cinque metri intorno alla
quale sono
disposte svariate sedie.
Nell’attesa
ci vengono
servite delle bevande fresche.
Effie
e i tre truccatori
sono visibilmente a loro agio in quell’ambiente, mentre io,
Peeta ed Haymitch
ci sentiamo un po’ spaesati.
Tutto
troppo grande,
troppo preciso, troppo appariscente per i nostri gusti.
Fortunatamente
i nostri
ospiti non si fanno attendere e dopo pochi minuti ecco che la signora
Paylor,
alcuni suoi collaboratori e Caesar Flickerman fanno il loro ingresso in
sala.
Ci
alziamo tutti e ci
avviciniamo a loro.
Ci
sono i soliti
convenevoli.
Saluti,
strette di
mano, sorrisi, chiacchiericci vari, poi finalmente ci sediamo a tavola
e
cominciamo a mangiare.
Per
quanto certi capitolini
possano avermi odiata tempo addietro, noto con piacere che non si sono
dimenticati i miei gusti culinari e mi viene servito un meraviglioso
piatto di
stufato d’agnello con prugne.
Mangiamo
a sazietà
tutti quanti, lo capisco da come Venia si sfiora lo stomaco, da come
Flavius si
lascia scivolare sulla sedia e da come Haymitch cerchi di camuffare la
sua
digestione nascondendo la bocca dietro il tovagliolo.
Effie,
ovviamente è
sempre impeccabile. Dialoga con tutti, tiene viva la conversazione con
aneddoti
sulla vita capitolina dopo la caduta del governo e Peeta le da corda.
Sarebbero
due ottimi
presentatori televisivi.
Dopo
pranzo ci
spostiamo in una sala più piccola, fortunatamente, dove ci
accomodiamo su dei
divani di una misura quasi normale.
I
materiali delle
pareti e del pavimento sono sempre gli stessi, ma i soffitti sono
più bassi e
un lato della stanza è occupato da un grosso caminetto che,
data la stagione, è
spento.
Al
contrario di quanto
pensassi, è Caesar il primo a prendere parola e non la
Paylor.
«Signori,
innanzitutto
grazie per essere venuti fin qui e per aver accettato il mio invito a
partecipare ad un’intervista televisiva. Sono sicuro che
ognuno avrà ciò che
desidera. Io lo scoop del secolo e voi un po’ di
tranquillità» dice,
rivolgendosi a me e a Peeta.
«Dunque,
so bene che
così facendo rischiamo di fare tutto di corsa, ma il tempo
è denaro e voi avete
bisogno di tutto il tempo che resta per organizzare al meglio le vostre
nozze,
quindi la mia idea, concordata poi dalla signora Paylor e dai suoi
funzionari,
è quella di mandarvi in onda questa sera stessa,
cosicché domani possiate
godervi un altro lauto pranzo qui a Capitol City e poi fare ritorno al
vostro
Distretto in tutta tranquillità. Non
c’è nulla di nuovo, rispetto a ciò che
già
avete avuto modo di vedere anni fa. Io vi farò delle domande
e voi
risponderete. La trasmissione andrà avanti così
per qualche tempo, poi
concluderemo insieme e buonanotte a tutti» dice sorridendo.
Non
avevo mai fatto
caso a quanto fosse grande la sua bocca.
Lo
osservo attentamente
e noto che non è cambiato di una virgola, rispetto a nove
anni fa.
Ha
i capelli colorati
di rosso, così come le labbra e gli occhi. Ha la pelle
abbronzata ed indossa un
completo elegante color lilla.
Chissà
chi gli sceglie
gli abiti.
Mi
chiedo quanti anni
possa avere.
Ha
presentato le
edizioni degli Hunger Games da che io possa ricordare, quindi
sicuramente è più
vecchio di mia madre.
Eppure
non riesco a
dargli un’età.
Cinquantacinque?
Sessanta? Sessantacinque anni?
Domande
che rimangono
senza risposta.
«Caesar,
non ci saranno
altre immagini di vecchie Arene o cose simili, spero» dice
Peeta, dando voce
anche alle mie preoccupazioni e distraendomi dai miei pensieri.
«Assolutamente
no. Non
faremo certo cose di questo genere, come invece hanno fatto altri
programmi»
risponde, quasi sdegnato.
«Abbiamo
visto» dico,
con aria stizzita.
«Bene,
direi che non ho
nient’altro da aggiungere, quindi lascio la parola alla
signora Paylor e mi
ritiro per preparare le ultime cose del programma. Ci vediamo questa
sera alle
21» e così dicendo esce da una porta laterale
lasciandoci da soli.
«Bene.
Innanzitutto
bentornati a Capitol City. Spero che il viaggio sia stato tranquillo e
che i
giornalisti non vi abbiano infastiditi. La città freme da
giorni per voi. Da
quando hanno saputo del vostro arrivo non si parla d’altro.
Nei bar, al
mercato, al lavoro. Tutti parlano degli sventurati amanti del Distretto
12»
dice la Paylor sorridendoci.
«Dunque,
ci tenevo ad
informarvi che dopo la diretta televisiva, è stata
organizzata una festicciola
in vostro onore al vecchio centro d’addestramento. Ormai non
ha più nulla di
quel luogo, se non la forma originale dell’edificio. Spero
siate felici di
sapere che è stato adibito ad ospedale» aggiunge.
«Ma
se è un ospedale
com’è possibile che ci abbiate organizzato una
festa? E i malati?» chiedo,
sconvolta.
«Non
preoccuparti
Katniss, un’ala distaccata del centro è rimasta
inutilizzata e siccome si trova
ben lontana dalle stanze dei degenti e da qualsiasi stanza realmente
utile
all’ospedale, spesso viene utilizzata per organizzare feste e
banchetti» si
premura di tranquillizzarmi la donna.
«Vedo
che non avete
perso il vizio di festeggiare» dico con velato rancore.
Effie
trattiene un
sospiro e sento lo sguardo di rimprovero di Haymitch addosso a me.
La
Paylor, invece, mi
sorride.
«Di
sicuro le feste
capitoline non hanno mai ucciso nessuno e adesso i tempi sono cambiati.
La
gente è abituata a festeggiare qui, e noi di certo non siamo
nessuno per
impedirglielo. Finché vengono rispettate le regole e nessuno
si fa male, perché
privarli di questo piacere?».
Forse
sono stata troppo
dura con la donna, quindi mi limito a sorriderle di rimando e a
lasciare che la
conversazione la diriga qualcun altro.
Strano
che siano Effie
e Peeta a chiacchierare per la maggior parte del tempo.
Ci
viene data la libera
uscita dopo circa un’ora e ci viene data la
possibilità di girare indisturbati
per la capitale, ovviamente seguiti da una scorta perché
“non si sa mai cosa
può accadere”.
Io
e Peeta ci
guardiamo. Ci teniamo così tanto a vagare senza meta per
Capitol City fino
all’ora di cena?
Io
personalmente non ne
ho voglia. Mi è bastato strisciare nelle fogne e nascondermi
tra la folla una
volta e Peeta è della mia stessa idea.
Io
e lui rimarremo
nella nostra stanzetta a chiacchierare. Gli altri? Che vadano pure, noi
non ci
offenderemo di certo.
Nessuno
ha da obiettare
quando esprimiamo la nostra idea a riguardo.
Haymitch
si lascia
letteralmente trascinare da Effie e dai tre truccatori in giro per le
vie della
città.
«Ci
sono cose che vanno
assolutamente viste» cinguetta Effie prima di essere fuori
dalla portata delle
nostre orecchie.
Veniamo
avvicinati da
una giovane ragazza che ci mostra quella che sarà la nostra
camera da letto per
la permanenza a Capitol City.
Ovviamente
è arredata
in stile capitolino, ma non mi lamento.
Il
letto a baldacchino
è coperto da una trapunta leggera sui toni
dell’arancione e i drappeggi attorno
alle colonne sono sul gialle. Ad un primo sguardo sembra dannatamente
accogliente e anche il mobilio non è troppo esagerato.
«Katniss,
io vorrei
parlarti di una cosa» sussurra Peeta, una volta rimasti soli.
Lo
guardo e noto che
sta lentamente arrossendo.
«Cosa
c’è?» gli
domando, lievemente preoccupata.
«Beh
ecco…volevo
parlarti di quello che è successo l’altra
notte…».
La
temperatura del mio
viso schizza alle stelle e penso che la mia pelle stia brillando a
causa del
rossore che mi avvampa sulle guance.
Sono
imbarazzatissima e
non so che dire.
Peeta
sorride, capendo
il mio disagio.
«Scusa,
non volevo
metterti in imbarazzo» dice, abbracciandomi.
«Non
mi aspettavo che
volessi parlarne» rispondo, ancora intontita.
Ride
e mi prende in
giro per la mia espressione.
Fingo
d’essermi offesa,
incrocio le braccia al petto e mi volto di schiena.
Peeta
mi cinge la vita
con le sue mani forti e mi fa voltare verso di lui.
«Adesso
non ti posso
più prendere in giro signorina Everdeen?»
sussurra, sorridendomi.
«Assolutamente
no
signor Mellark. E ora, se non le dispiace, devo andare a farmi bella
per il mio
fidanzato» dico, scostandomi e cercando di rimanere seria.
Mi
allontano da lui,
ancheggiando.
Non
faccio nemmeno due
passi che sento la sua presa intorno al mio corpo e dopo un istante mi
ritrovo
tra le sue braccia.
Strillo,
ridendo.
«Peeta!
Mettimi giù!»
grido, dimenando le gambe.
«Assolutamente
no! Ora
sei mia» dice, poggiandomi sul letto e baciandomi.
Mi
piace questo bacio e
rispondo con passione.
Provo
la stessa
sensazione di calore dell’altra sera.
Faccio
appena in tempo
a realizzare che mi blocco.
Peeta
mi guarda, con
aria interrogativa.
«C’è
qualcosa che non va?»
mi chiede.
Mi
metto seduta,
lasciando che Peeta si sistemi accanto a me.
«Peeta…tu
hai capito
cosa stava per succedere?» gli domando, guardandolo.
Lui
pare confuso, poi
però annuisce.
«Sì.
Non mi sembra che
ci fosse nulla di male in questo» dice.
In
effetti non c’è
nulla di male…eppure il mio istinto mi dice che qualcosa non
quadra.
Mi
alzo dal letto e
inizio a camminare per la stanza, quando il mio sguardo viene catturato
dalla
maniglia della porta.
Faccio
un giro di
chiave in modo tale che nessuno la possa aprire, poi torno da lui, che
mi
aspetta sdraiato sul letto, con il peso poggiato sui gomiti.
Mi
avvicino a lui,
salgo sul letto e gattono fino ad essergli sopra, poi lo bacio.
Le
sue mani vanno
subito sui miei fianchi e cominciano ad accarezzarmi la schiena.
Mi
piace sentire quanto
forti, ma al tempo stesso delicate, possano essere le sue mani.
Ci
baciamo per un lasso
di tempo che mi sembra interminabile, poi Peeta comincia a sbottonarmi
la
camicetta.
Ho
il respiro corto e
sento un gran caldo salirmi dalla pancia fino al petto.
Non
mi era mai capitato
di desiderare così tanto che Peeta mi sfiorasse, che mi
baciasse, che mi
facesse sentire il suo respiro sulla pelle.
Ci
amiamo intensamente
e con maggiore consapevolezza rispetto alla prima volta e poi restiamo
abbracciati a lungo, nel letto sfatto.
Peeta
gioca con i miei
capelli, intrecciando una ciocca attorno alle sue dita, poi mi bacia
una
tempia.
«Ti
amo tantissimo, lo
sai?» sussurra.
«Ti
amo anche io e
posso dire con tranquillità che sono contenta della piega
che sta prendendo la
mia vita. Voglio restare con te per sempre» gli dico
sorridendogli.
Dal
corridoio sentiamo
provenire le voci di Venia e Octavia.
Io
e Peeta ci
guardiamo, poi cominciamo a vestirci freneticamente, prima che qualcuno
possa
bussare alla porta.
Non
riesco a fare a
meno di ridere.
La
situazione è troppo
comica.
Stiamo
sistemando il
letto quando bussano alla porta.
«Ragazzi,
ci potreste
raggiungere nell’altra stanza? Così chiacchieriamo
un po’ prima di andare in
onda».
È
la voce di Effie.
«Sì
Effie» dice Peeta.
Io
vado ad aprire la
porta.
«Com’è
andata la gita
in città?» domando, con un sorriso smagliante.
Rieccomi qui, miei cari
lettori.
Dunque questo capitolo è un po' più lunghetto e
mi è piaciuto molto scriverlo.
Spero che a voi sia piaciuto leggerlo.
Ora passiamo a...
L'ANGOLO DEI
RINGRAZIAMENTI: che sarà lungo lungo perché vi ho
miseramente abbandonati per due capitoli <3
Grazie a:
- giuyoipoi77
- kikka4299
- MadgeKZo2
- HeartSoul97
- amolefossette
Per aver recensito il capitolo 4
Grazie a:
- Kikka4299
- MadgeKZo2
- amolefossette
- MissGolightly
Per aver recensito il capitolo 5
Grazie a:
- amolefossette
Per aver recensito il capitolo 6
Grazie anche a:
- algeb
- Allie_908
- MissGolightly
- Nephilim 13
Per aver messo la storia tra le preferite
Grazie a:
- AlessiaAntognelli
- Fratre91
- giulylove23
- Lana_97
- maurina
- thecatchingfire
Per aver deciso di seguire la storia.
Grazie anche a tutte le persone che leggono facendo salire le
visualizzazioni dei capitoli.
|
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Capitolo 8 *** 08. ***
08.
Una
volta tutti
insieme, io e Peeta ci rilassiamo, scambiandoci ogni tanto qualche
sguardo
complice, che ovviamente non passa inosservato ad Haymitch, che prende
da parte
Peeta per parlare.
Capisco
che sta
affrontando l’argomento perché Peeta arrossisce
vistosamente, cosa che mi fa
venire da ridere, ma Effie pare così seria mentre elenca
dettagliatamente tutto
gli orari che dovremo rispettare, che non mi sembra il caso di riderle
in
faccia.
Mi
ricompongo e torno a
seguire l’organizzazione della serata, finché
Peeta non torna indietro e mi fa
segno di raggiungere Haymitch.
Non
so che pesci
pigliare. Di cosa vorrà parlarmi?
Mi
alzo dal divanetto
mentre Effie aggiorna Peeta sulla scaletta da seguire.
«Hey
dolcezza, hai
voglia di prendere una boccata d’aria?» mi chiede,
aprendo la portafinestra che
conduce in cortile.
Annuisco
e lo precedo.
Camminiamo
in silenzio
per qualche metro, poi Haymitch mi cinge le spalle con un braccio.
«Katniss,
volevo
parlarti di una cosa» dice.
«Ti
ascolto» rispondo,
seria.
«Volevo
dirti che sono
veramente felice che tu e Peeta vi sposiate e che sono orgoglioso di
essere
stato il vostro mentore e un vostro amico. Siete l’unica
famiglia che abbia mai
avuto e mi riempie di gioia sapere che siete felici insieme».
Sento
un’ombra di
commozione nella sua voce.
«Haymitch…io.
Ci stavo
pensando già da qualche
giorno…tu…vorresti accompagnarmi
all’altare?» dico cautamente.
Lui
mi guarda, poi mi
abbraccia forte.
«Sarebbe
un onore
ragazza in fiamme. Sarebbe un vero onore».
Non
so perché, ma credo
che Haymitch stia piangendo.
Dopo
qualche minuto in
cui stiamo abbracciati, si stacca e mi fa segno di tornare dentro.
-
Sono
le sei in punto
quando viene servita la cena.
Stando
alla scaletta di
Effie abbiamo un’ora di tempo per mangiare, poi dobbiamo
andare a prepararci.
La
cena viene consumata
tra chiacchiere e risa.
Spesso
allungo la mia
forchetta nel piatto di Peeta per assaggiare quello che sta mangiando e
lui fa
lo stesso, scatenando il disappunto di Effie.
Dopo
un’ora ci alziamo
e andiamo a prepararci.
Peeta
viene rapito da
Flavius, mentre Venia e Octavia si occupano di me.
Mi
pettinano, mi
truccano e infine mi fanno indossare un vestito nero, senza spalline e
lungo
fino a terra.
Mi
guardo allo specchio
con aria critica.
«Non
è un po’
azzardato?» chiedo.
«Katniss,
non sei più
una bambolina. Sei una donna forte e decisa che sta per sposare
l’uomo della
sua vita. Direi che è un look più che
azzeccato» dice Octavia posandomi le mani
sulle spalle.
In
effetti ha ragione.
Con
quel vestito e il
trucco deciso non sembro più la ragazzina spaurita che dieci
anni fa calcò quel
palco per la prima volta.
I
capelli sono raccolti
lateralmente in una coda morbida che lascia liberi i boccoli.
Alle
8 ci incontriamo
tutti nuovamente.
Non
ricordo di aver mai
visto Haymitch ed Effie così eleganti.
Per
andare fino allo
studio televisivo dobbiamo seguire un percorso in macchina.
Dopo
la rivoluzione
alcuni edifici di Capitol City hanno cambiato sistemazione e adesso lo
studio
rimane più lontano, quindi saremo nuovamente prede dei
fotografi.
Fortunatamente
raggiungiamo le auto da un’uscita laterale e possiamo
viaggiare tranquilli.
Effie
continua a
controllare l’orologio, terrorizzata dall’idea che
possiamo arrivare in
ritardo, mentre Haymitch e Peeta chiacchierano tranquillamente.
Io
mi limito a guardare
fuori dal finestrino.
La
città,
all’imbrunire, non sembra così male.
Le
persone si
affrettano a tornare a casa per guardare la tv e cenare con la propria
famiglia, i colori sono meno fastidiosi con questa luce.
La
macchina rallenta in
prossimità degli studi televisivi e vediamo una marea di
gente che ci aspetta.
Ci
sono cartelloni con
i nostri nomi e i nostri volti, persone che ci salutano, che ci mandano
baci.
«Cosa
vi avevo detto
io? Siete fonte di gioia e distrazione. Ora fate i carini e
salutate» dice
Haymitch tirandoci fuori dalla macchina.
Mi
sento intontita di
fronte a tutti quei volti, ma alla fine il saluto è un gesto
meccanico e non
devo impegnarmi troppo per sventolare la mano in direzione di tutte
quelle
persone entusiaste.
Ci
concediamo qualche
minuto lì all’ingresso, poi veniamo scortati
all’interno dell’edificio.
Caesar
ci viene incontro
con un sorriso smagliante.
Indossa
ancora quel
terribile completo con le lucine.
«Katniss,
sei stupenda.
Peeta, che eleganza. Bene, seguitemi» dice prendendoci per
mano.
Io
mi volto verso
Haymitch che alza un pollice e mi sorride.
Andrà
tutto bene.
Veniamo
accompagnati
lungo una serie di corridoi fino dietro le quinte, dove ci sono
parecchie sedie
su cui accomodarci.
«Bene.
Ora ci terrei tanto
a rassicurarvi che non ci saranno strani colpi di scena durante questa
intervista. Vorrei solo chiedervi se potrò farvi delle
domande personali.
Magari sugli anni passati» ci dice Caesar, controllando
l’orologio.
«Domande
di che tipo?»
chiedo, sospettosa.
«Sugli
Hunger Games.
Sulle vostre sensazioni ed emozioni dieci anni dopo. Niente immagini
cruente,
solo farina del vostro sacco».
Io
e Peeta ci
guardiamo, incerti.
Vedo
il mio viso
truccato nel riflesso dei suoi occhi azzurri e non ho paura di
ricordare.
«Va
bene» diciamo
insieme, prendendoci per mano.
Ciao a tutti!
Innanzitutto, grazie mille per la velocità supersonica con
cui recensite. Vi voglio un sacco bene! Per chi volesse, potete
aggiungermi su fb (basta che specifichiate che arrivate da EFP
perché solitamente non accetto persone che non conosco o con
cui non ho amici in comune).
So che questo capitolo è corto corto, ma volevo uno
spazietto carino tutto per Caesar, fuori dall'ambito televisivo.
E ora passiamo a:
L'ANGOLO DEI
RINGRAZIAMENTI:
Grazie
a:
- giuyoipoi77
- Virgi_7
Per aver recensito :)
grazie di cuore ragazze.
Mi riempite il cuore di gioia
|
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Capitolo 9 *** 09. ***
09.
«Tra
una decina di
minuti inizierà il programma. Vi chiamerò io in
scena, voi state qui
tranquilli» dice Caesar, poi va a sedersi al suo posto sul
palco, dove una
schiera di truccatrici sistema gli ultimi dettagli.
Un
capello fuori posto,
un angolo dell’abito che si è spiegazzato, il
sorriso da incipriare, una ruga
da nascondere.
«Secondo
te è vero o lo
hanno ricostruito interamente?» chiedo a Peeta.
Lui
mi guarda e ride
sommessamente, piegando la testa verso il basso.
Amo
il suo modo di
ridere.
«Signorina
Everdeen non
sono cose da dire!» esclama imitando la voce di Effie e
sorridendomi.
Appoggio
la testa sulla
sua spalla e guardiamo il programma da dietro le quinte.
Dopo
dieci anni,
l’apertura del programma di Caesar è ancora la
stessa, lui che sorride alle
telecamere e alla folla sottostante, che spalanca la bocca in modo
disumano,
che comincia a colloquiare con il pubblico come se conoscesse tutti da
tempo
immemore.
Dopo
qualche minuto
ecco che tutti si fanno silenziosi e le luci vengono abbassate.
«Signori
e signore, so
bene che state tutti quanti fremendo perché sapete chi
c’è dietro le quinte, quindi
non vi farò aspettare un secondo di più. Ecco a
voi Katniss Everdeen e Peeta
Mellark!» esclama tendendo un braccio nella nostra direzione.
Le
luci vengono alzate
e sono quasi più scintillanti di prima.
Tenendoci
per mano
saliamo sul palco, pronti ad essere accolti in quella bolgia rumorosa
ed
accecante.
È
tutto come ricordavo.
Baccano, luci, grida, migliaia di occhi puntati su di me.
Ci
accomodiamo sul
divano di fronte a Caesar, lui ci stringe la mano educatamente e la
nostra
intervista ha inizio.
«Bentornati
ragazzi.
Dunque, come procedono le vostre vite?» ci chiede non appena
la folla si calma.
«Non
potrebbe andare
meglio» dice Peeta prendendomi la mano.
Si
sentono alcuni
sospiri tra il pubblico.
«Dunque,
tutta Panem si
chiede come sarà questo matrimonio. Come lo avete
organizzato?»
«A
dire la verità noi
abbiamo fatto una minima parte nell’organizzazione. Siamo
stati aiutati da mia
madre, da Effie Trinket e da Haymitch Abernathy. Sono loro i veri
organizzatori
del nostro matrimonio» dico, voltandomi verso di loro e
sorridendo.
«Katniss,
fai felici
tutte le fanciulle di Panem e dicci, com’è stata
la proposta di matrimonio di
Peeta?» chiede Caesar piegandosi verso di me.
Io
sorrido e guardo il
mio futuro marito negli occhi.
«È
stata la proposta
più romantica che abbia mai sentito. Mi ha guardata negli
occhi, mi ha preso le
mani e poi mi ha chiesto di sposarlo» dico, carezzandogli il
viso.
Dal
pubblico si alza
una ragazza di circa quattordici anni.
«Peeta!
Sposa me!»
strilla prima di essere allontanata, scatenando
l’ilarità e gli applausi del
pubblico.
Io
arrossisco.
«Bene
bene. Ma in fondo
nessuno aveva dubbi sulla vostra relazione. Ma ora ditemi, come si
svolgerà il
matrimonio?» dice Caesar per attirare nuovamente
l’attenzione del pubblico.
Sono
di nuovo io a
prendere parola.
«Ci
sposeremo nel Prato
vicino a casa nostra. È uno spazio sufficientemente grande
per l’occasione.
Sarà il nuovo sindaco del Distretto Dodici a sposarci, per
il resto sarà un
matrimonio come quello di altre centinaia di coppie» dico,
semplicemente.
«Certo,
certo. Non si
può dire però che sarà un matrimonio
qualsiasi. Voi siete sopravvissuti a due
edizioni degli Hunger Games. Siete i volti della rivoluzione che ha
cambiato
tutta Panem. Ditemi, siete rimasti in contatto con gli altri
vincitori?».
Eccole,
le domande
personali sugli Hunger Games.
«Sì,
al nostro
matrimonio ci saranno anche Johanna Mason, Beetee e Annie
Odair» dice Peeta.
Sentiamo
sussurrare il
nome di Finnick tra le fila del pubblico.
Alcune
donne si
asciugano gli occhi e devo fare un grande sforzo anche io per non
piangere.
Il
ricordo di Finnick
Odair, morto poco dopo aver sposato la sua amata, morto senza aver mai
potuto
vedere suo figlio, mi strazia il cuore.
«Chi
ti accompagnerà
all’altare Katniss?» chiede Caesar cambiando
argomento e facendo piombare tutto
il pubblico nel silenzio.
Io
impiego qualche
secondo a riprendere il controllo delle mie emozioni e a rispondere.
«Sarà
una persona
importantissima. Una persona che mi ha aiutata a superare tutte le
difficoltà
cui sono andata incontro in questi dieci anni. Il mio mentore non solo
durante
gli Hunger Games, ma anche durante il resto della mia vita.
Sarà Haymitch ad
accompagnarmi» dico, guardandolo.
Le
telecamere si
voltano verso di lui, riprendendo Effie che si asciuga gli occhi con un
fazzolettino ed Haymitch che mi sorride, con gli occhi lucidi.
È
un momento molto
commovente e vedo parecchie ragazze imitare Effie.
Anche
Venia e Octavia.
Caesar
prosegue nel
porci domande di ogni tipo.
Mia
madre cosa ne pensa
del matrimonio?
Come
vanno le cose nel
Distretto?
Parecchie
formalità e
lascio che sia Peeta a rispondere alla maggior parte delle domande.
Nonostante
siano
passati dieci anni, io non mi trovo a mio agio con le telecamere.
Finché
non arriva
un’altra domanda.
«Peeta,
torno
sull’argomento un secondo. Dunque, Katniss ci ha detto
com’è stata la proposta
di matrimonio, ma tu come ti sei sentito quando gliel’hai
fatta?».
«Dire
che mi sento
tutt’ora l’uomo più fortunato al mondo
vale come risposta?» chiede Peeta.
«Certamente,
certamente» risponde Caesar con un sorriso smagliante.
«Anche
se – continua
Peeta – c’è stata una piccola cosa che
mi ha rattristato» dice.
Ora
anche io lo fisso,
un po’ sconvolta.
«Non
le ho dato nessun
anello. E voglio sfruttare questo momento per rimediare»
dice, quindi si mette
in ginocchio davanti a me e tira fuori una scatolina dalla tasca dei
pantaloni.
«Katniss
Everdeen, te
lo richiedo davanti a tutta Panem. Vuoi sposarmi?».
Nel
dirlo apre la
scatolina, nella quale brilla un anello meraviglioso, coperto di pietre
preziose che riflettono la luce proiettando piccoli arcobaleni
tutt’attorno a
noi.
Sono
senza parole, mi
viene da piangere e da ridere allo stesso momento.
Ho
gli occhi lucidi e
la vista offuscata dalle lacrime per la gioia incontenibile di quel
momento.
Peeta
infila l’anello
al mio dito tremante, quindi gli prendo il viso con entrambe le mani.
«Certo
che sì»
rispondo, baciandolo.
Anche
Caesar è commosso
da questa scenetta.
Il
pubblico applaude,
batte i piedi a terra, fischia e grida, creando una baraonda
frastornante.
Peeta
riprende posto
accanto a me e l’intervista continua.
Come
dieci anni fa,
Peeta e Caesar sono complici su quel palco e continuano a farsi
battutine in un
botta e risposta che alleggerisce l’atmosfera.
Proseguono
in questo
modo fino alla fine della trasmissione, programmata alle 23, dopo due
ore di
diretta.
Io
sono stremata, ma al
tempo stesso entusiasta.
«Signori
e signore,
l’ora è tarda e noi dobbiamo salutarci. Facciamo
un bell’applauso a Katniss
Everdeen e Peeta Mellark! I nostri migliori auguri per il vostro
matrimonio»
dice Caesar prendendomi per mano e facendo alzare entrambi.
Il
pubblico applaude e
noi usciamo di scena.
Lentamente
lo studio si
svuota, le luci si spengono e torna la quiete.
Caesar
si allontana per
andare a parlare con il suo staff e io e Peeta restiamo da soli.
«Peeta
dove hai preso
quell’anello?» gli chiedo, mentre aspettiamo che
Haymitch ed Effie ci raggiungano.
«L’ho
fatto comprare ad
Haymitch, quando sono andati a fare un giro in città.
È per questo che prima mi
ha preso da parte per parlare» mi risponde, arrossendo.
Ecco
svelato il
mistero.
Gli
accarezzo il viso,
sorridendogli.
«Mi
hai fatto proprio
una bella sorpresa» sussurro.
«Ragazzi,
siete stati
meravigliosi!» esclama Effie facendoci voltare nella sua
direzione.
Ha
gli occhi ancora
lucidi.
Mi
abbraccia stretta,
poi abbraccia anche Peeta.
Veniamo
raggiunti anche
da Haymitch, da Flavius, da Venia e da Octavia che continuano a farci
complimenti.
Si
congratulano con
Peeta per l’atto romantico della proposta, con Haymitch per
la scelta
dell’anello, con me per le belle parole.
Il
cinguettio dei
truccatori viene interrotto dall’arrivo di Caesar.
«Siete
stati
meravigliosi ragazzi. Grazie mille. Ora, se volete seguirmi, ci sono
della auto
che ci aspettano per andare a festeggiare» dice, con il suo
solito enorme
sorriso.
Lo
seguiamo nuovamente
lungo il dedalo di corridoi, finché non raggiungiamo
l’uscita.
L’aria
è fresca e mi
ritrovo a rabbrividire, nonostante sia primavera inoltrata.
Probabilmente
mi ero
abituata alla temperatura mite che c’era nello studio
televisivo.
Peeta
se ne accorge e
mi poggia la sua giacca sulle spalle.
«Grazie»
dico,
sorridendogli.
Una
volta saliti in
macchina, poggio la testa sulla sua spalla e mi lascio coccolare, in
attesa di
arrivare alla festa.
Lo so, oggi ho postato
veramente in fretta, ma lo faccio perché vi voglio bene,
visto che domani non ci sarò per tutto il giorno e non so se
giovedì riuscirò a collegarmi :)
Spero che questo capitolo con l'intervista vi sia piaciuto :)
Per ravvivare un po' gli animi vi lascio con un'anteprima del prossimo
capitolo, così vedo quanto riesco ad incuriosirvi.
Peeta
mi viene
incontro, preoccupato.
«Katniss,
va tutto bene?»
chiede.
Chissà
che faccia ho.
Ho pianto e sono ubriaca.
Una meraviglia!
Bene, spero di avervi
incuriositi.
*Malvagiaaaaa*
E ora passiamo a
L'ANGOLO DEI
RINGRAZIAMENTI:
Grazie a:
-giuyoipoi77
- HeartSoul97
Per aver recensito
<3
Ps guardate che domani controllo se mi recensite!!!
Se non lo fate, niente biscottini <3
|
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Capitolo 10 *** 10. ***
10.
Viaggiamo
per una
mezz’ora abbondante, continuando a parlare della trasmissione.
Di
quanto sia stata
bella, di come sia stato piacevole vederci sul palco insieme, di quanto
sia
stato carino Peeta a mostrare quell’anello.
Già,
l’anello.
Non
smetto di
guardarlo.
È
una delle cose più
preziose che io abbia mai posseduto.
Le
strade sono
affollate, piene di persone che si protendono verso la nostra auto.
Leggo
centinaia di
cartelloni con i nostri nomi, che festeggiano le nostre nozze.
Quelle
persone sono
felici per noi, gioiscono per il nostro successo, per la nostra
felicità.
«Haymitch,
com’è
possibile che a queste persone importi così tanto di
noi?» chiedo.
«Vedi,
dolcezza. Le
persone di Capitol City hanno l’abitudine di creare dei miti,
di creare degli
idoli e continuare ad osannarli finché non trovano qualcosa
di più
interessante. Voi due siete l’attrazione del momento. Siete
la distrazione, il
modello da prendere ad esempio, siete il sogno che si realizza. Molti,
tra
quelli qui fuori, ci tengono veramente a voi due, sono contenti che la
vostra
vita abbia preso questa piega perché si sono realmente
affezionati alla figura
degli sfortunati amanti del Distretto Dodici, altri invece seguono la
moda. La
moda dice di osannare Katniss Everdeen e Peeta Mellark? Allora faranno
così. Se
domani la moda dicesse che bisogna osannare Haymitch Abernathy e farsi
crescere
i capelli come lui, loro lo faranno. Quelli che vorranno continuare a
seguirvi
lo faranno, ma quelli che lo fanno per moda inizieranno a concentrare
tutte le
loro attenzioni sui miei movimenti, sul mio modo di fare e di vestire.
Purtroppo di persone senza spina dorsale ne è piena Panem,
ma non possiamo
farci nulla. Sono fatti così» spiega lui, con
semplicità.
La
sua risposta mi
lascia interdetta, eppure soddisfatta.
In
effetti è vero, i
capitolini sono famosi per i loro comportamenti altalenanti. Amano per
poco,
poi passano a qualcosa d’altro, in un continuo susseguirsi di
manie, di
stranezze, di colori e di passioni.
Una
volta arrivati al
centro d’addestramento vengo presa da un po’ di
malinconia, ricordi che si
accavallano violentemente nella mia mente. Cercando di prevalere
l’uno sull’altro.
Peeta,
Haymitch, Effie
e tutti gli altri però, sono così allegri che non
voglio rovinare loro la
festa.
Peeta
mi aiuta a
scendere dall’auto, poi entriamo a festeggiare.
Per
la prima ora chiacchiero
con tutti, con la signora Paylor, con i suoi funzionari, con lo staff
di
Caesar, con i truccatori.
Ogni
chiacchiera è
seguita da un bicchiere di qualche sostanza alcolica.
Ne
bevo uno, tre,
dieci, quindici, poi ho bisogno di allontanarmi, di prendermi un minuto
tutto
per me.
Fingo
di aver bisogno
del bagno e mi nascondo in un angolo del corridoio.
Mi
scoppia la testa.
Sento la voce di Rue, che mi chiede di cantare, quella di Prim, che
strilla nel
vedermi andare volontaria al suo posto. Vedo il viso di Marvel,
esterrefatto
per essere stato colpito dalla mia freccia, quello di Cato, mentre gli
ibridi
lo massacrano. Gli occhi vitrei di Clove quando viene uccisa a sassate,
lo
sguardo duro di Thresh quando decide di risparmiarmi. Le labbra
bluastre di
Faccia di Volpe dopo l’avvelenamento. Sento il rumore dei
cannoni, le grida
della guerra.
Mi
piego sulle
ginocchia e mi stringo la testa tra le mani.
Vorrei
vomitare, vorrei
urlare.
Qualsiasi
cosa pur di liberarmi da queste immagini.
Non
me ne accorgo
nemmeno e comincio a singhiozzare.
Questa
serata di
ricordi è troppo per il mio cuore e per la mia mente.
Cerco
di fare meno
rumore possibile, ma ovviamente sento dei passi farsi più
vicini a dove mi
trovo.
Mi
rannicchio, nella
speranza di non essere vista, o nella speranza che chi sta arrivando
sia
sufficientemente ubriaco da non vedermi.
Mi
gira la testa e mi
viene anche da vomitare, poi sento una mano poggiata sulla spalla.
«Hey
dolcezza, tutto
bene?» mi chiede Haymitch.
Ha
la voce leggermente
impastata dall’alcool.
Quando
alzo la testa verso di lui, il suo sguardo cambia.
Si
siede di fianco a
me, mi abbraccia e mi culla.
«Lo
so, è un posto
orribile…» sussurra stringendomi al petto.
«Non
è poi così brutto
qui» rispondo, tirando su con il naso.
«Io
parlavo della tua
testa» dice, accarezzandomi i capelli-.
Lo
abbraccio, cercando
di tranquillizzarmi e di seguire il suo respiro.
«Non
se ne andranno
mai, vero?».
«Purtroppo
no, tesoro.
È da più di trent’anni che combatto
contro le loro facce e le loro voci, ma non
se ne sono mai andati» sussurra.
Il
mio pianto si fa più
disperato.
«Perché?
Non bastava
vivere quegli orrori? Perché devono perseguitarmi?»
«Lo
so, è
un’ingiustizia, ma serviranno a non ripetere tali
errori» dice.
«Vorrei
che finissero».
Haymitch
si scosta
leggermente.
«So
che magari non è
una soluzione, ma bevi un po’ di questo. Ti
aiuterà un po’ per stasera» dice,
porgendomi una fiaschetta di metallo.
La
prendo dalle sue
mani e bevo avidamente, finché il bruciore in gola non mi
ferma.
«Hey
dolcezza, avevi
sete?» chiede.
Annuisco,
poi mi si
annebbia completamente il cervello.
Spariscono
i brutti
pensieri, spariscono i volti dei morti, spariscono le paure e le
angosce.
Chiedo
aiuto ad
Haymitch per alzarmi in piedi, poi torniamo dagli altri.
Sembra
che la stanza mi
giri attorno.
Peeta
mi viene
incontro, preoccupato.
«Katniss,
va tutto
bene?» chiede.
Chissà
che faccia ho.
Ho pianto e sono ubriaca.
Una
meraviglia!
Annuisco,
poi mi faccio
guidare fino ad una sedia.
«Sarà
meglio andare a
letto» dice Peeta.
Cerco
un orologio e
noto che sono passate quasi un paio d’ore da quando siamo
arrivati.
Ma
per quanto tempo ho
pianto?
Intanto
che gli altri
si radunano, si salutano e si preparano, io riesco a bere un altro paio
di
bicchierini e brindo insieme ad Haymitch, che è ubriaco
quasi quanto me.
Peeta
mi porta fino
alla macchina in braccio.
Fortunatamente
non ci
sono in giro telecamere e fotografi, se no avrei fatto una gran
figuraccia.
Il
viaggio in macchina
non me lo ricordo per nulla.
Solo
la voce di Effie
che rimprovera Haymitch e la mano di Peeta che mi accarezza il viso.
Vengo
portata in
braccio anche in camera da letto e mi riprendo leggermente quando sento
il
materasso sotto il mio corpo.
«Come
ci sono arrivata
qui?» domando.
«Ti
ho portata io»
risponde Peeta, severo.
Mi
metto a sedere e lo
guardo.
O
meglio, cerco di
metterlo a fuoco.
«Che
hai?» gli chiedo.
«Nulla.
Solo che vorrei
che evitassi di bere. Non mi piace quando sei ubriaca
Katniss» risponde,
sbottonandosi la camicia e lasciandola sulla sedia.
Io
scalcio le scarpe
verso il tappeto e comincio a trafficare con la zip del vestito per
togliermelo.
«Tu
non sai perché ho
bevuto!» rispondo, acida.
«Allora
spiegamelo».
Ha
un tono glaciale,
che mi fa rabbrividire.
«Io…li
sentivo e li
vedevo. Tutti nella mia testa. Rue, Cato, Clove,
Marvel…tutti!» esclamo
allargando le braccia in segno di disperazione.
Le
lacrime tornano
prepotenti.
«Io
volevo solo che la
smettessero di gridare, di comparirmi davanti agli occhi!»
aggiungo alzando la
voce.
Mi
tolgo il vestito e
lo butto a terra, poi corro in bagno a vomitare tutto
l’alcool che mi sta avvelenando
lentamente.
Peeta
è subito dietro
di me, a tenermi i capelli.
Vomito
e piango.
Sono
veramente
patetica.
«Katniss,
non puoi
ridurti così però. Ci sono modi differenti per
sconfiggere i propri incubi»
sussurra.
Non
riesco a parlare, i
conati sono troppo forti e troppo ravvicinati tra loro per farmi anche
solo
pensare.
Incomincio
a
rabbrividire.
Il
pavimento è gelido e
io sono in biancheria intima, quasi raggomitolata sulle piastrelle.
Peeta
si allontana per
poco, poi torna con una coperta e me l’appoggia sulle spalle,
scaldandomi un
po’.
«Mi
dispiace…» dico,
ricominciando a piangere.
«Tranquilla.
Non dovevo
arrabbiarmi così» risponde.
Mi
alzo, poi mi
sciacquo la bocca per togliere quel saporaccio orrendo.
A
Capitol City hanno
anche una sostanza strana, dal sapore di menta, per pulirsi la bocca.
Utilizzo
anche quella.
Tre
volte.
Finché
non sono sicura
che la mia bocca sia perfettamente apposto.
Peeta
mi accompagna al
letto e mi aiuta a stendermi, poi si sdraia accanto a me.
Lo
abbraccio e respiro
il suo profumo.
«Hai
fatto bene ad
arrabbiarti così, invece» rispondo con la voce
intorpidita dalla stanchezza.
«No.
Non c’era motivo».
«Invece
sì. Sono stata
debole. Come sempre» la voce poco più che un
sussurro.
«Non
è vero» risponde
lui al mio orecchio.
Non
riesco a ribattere.
Mi fa male la testa e sento gli occhi pesanti, così annuisco
e mi addormento,
cadendo in un sonno profondo e senza sogni.
Dunque, riecchime!
Lo so, non mantengo mai la parola data con gli aggiornamenti, ma
sinceramente pensavo di non riuscire ad esserci oggi, quindi...
SORPRESONAAAA!!!
Spero siate contenti che sono tornata prima del tempo <3
Ci tengo a spiegare che l'ultima parte del capitolo è
scritta in maniera un po' approssimativa perché volevo dare
l'idea dell'ubriachezza di Katniss, non perché non ne avessi
voglia o altro.
So che magari è poco chiara come cosa, ma spero che con la
spiegazione abbiate capito un po' di più questo "cambio di
stile"
E ora passiamo a
L'ANGOLO DEI
RINGRAZIAMENTI:
Grazie a:
- giuyoipoi77
- jepsikat
- hakuna89
- HeartSoul97
- MatitaGIalla
- amolefossette
Per aver recensito :)
Grazie a:
- Alecruz
- algeb
- Allie_908
- Annalisa_DaughterOfZeus
- ehykaya
- jussdrewbieber
- ketti
- Little_Hutchers
- maurina
- MissGolightly
- Nephilim 13
- onedaremyidols_
- RedIsTheColorOfMyLove
- Virgi_7
- _Itsgiu
Per aver messo la storia tra le preferite (ho riscritto tutti i nomi
perché se no mi perdo ogni volta :), siete tantissime)
Grazie a:
- giuyoipoi77
- sofia989me
- _Fiore di Loto_
Per aver deciso di ricordare la storia
Grazie a:
- Ale cruz
- AlessiaAntognelli
- amolefossette
- egeg
- Elenita99
- emmatiane
- Fratre91
- giulylove23
- giuyoipoi77
- hakuna89
- HeartSoul97
- Hungergameslover
- jepsikat
- jj_cate
- jonas4e
- kiaOdairHerondale
- Kikka4299
- Lana_97
- MadgeKZo2
- Marymansi
- maurina
- mordilla (beccata! Allora la storia la segui!!!) (sorry, attimi di
follia per colpa della mia amica)
- Rossella_delle_rose_blu
- Sara_Peipi
- Silvietta94
- thecatchingfire
- Virgi_7
- _Fiore di Loto_
Per aver deciso di seguire la storia.
Grazie di cuore a tutti! Senza di voi non sarei arrivata fino qui. 10
capitoli dopo quasi 4 anni di inattività sono veramente un
traguardo importante per me.
Spero di non deludervi nei prossimi capitoli.
E ora, visto che sono una cattiva malefica, vi lascio un'anticipazione,
ma non potrò pubblicare nulla fino a domani (e questa volta
è la verità perché il capitolo
è in fase di sistemazione)
Mi
cade lo sguardo sul
pavimento e noto delle macchioline di sangue.
Mi
risveglio
immediatamente, pronta a cogliere qualsiasi rumore insolito.
Mi
avvicino lentamente
alla porta del bagno e noto che le macchie si fanno via via
più ravvicinate e
più grandi.
«Cos’è
successo?» mi
domando, sempre più preoccupata.
Poggio
la mano sulla
porta e noto che è semplicemente accostata.
Lo
spettacolo che mi si
para davanti mi blocca il respiro in gola.
«PEETA!»
strillo con
quanto fiato ho in corpo.
Spero di avervi incuriosite :)
Xoxo
Shayla
|
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Capitolo 11 *** 11. ***
11.
La
mattina seguente mi
sveglio con un terribile mal di testa e con un terribile sapore in
bocca. Quasi
come se avessi leccato il pelo di uno scoiattolo.
Mi
muovo nel letto, realizzando
che non sono a casa, ma a Capitol City.
Allungo
il braccio alla
mia sinistra, cercando Peeta.
Mi
metto immediatamente
a sedere, non trovandolo accanto a me.
Il
letto, dal suo lato,
è freddo, come se non fosse mai stato lì.
Mi
alzo non appena la
stanza smette di girare, poi comincio a chiamare Peeta, con voce rauca.
Sento
degli strani
rantoli arrivare dal bagno, quindi mi avvio lentamente in quella
direzione.
«Peeta»
chiamo mezza
voce.
Mi
cade lo sguardo sul
pavimento e noto delle macchioline di sangue.
Il
mio istinto di
sopravvivenza, anche dopo dieci anni, è sempre vigile e mi
fa risvegliare
immediatamente. Sono pronta a cogliere qualsiasi rumore insolito.
Mi
avvicino lentamente
alla porta del bagno e noto che le macchie si fanno via via
più ravvicinate e
più grandi.
«Cos’è
successo?» mi
domando, sempre più preoccupata.
Ho
il cuore che mi
martella nelle orecchie e il respiro sempre più accelerato.
Sento
l’ansia crescere
ad ondate sempre più forti.
Poggio
la mano sulla
porta e noto che è semplicemente accostata.
Lo
spettacolo che mi si
para davanti mi blocca il respiro in gola.
«PEETA!»
strillo con
quanto fiato ho in corpo.
Mi
sento svenire.
Peeta
è coperto di
sangue ed è riverso a terra.
«Peeta,
Peeta, ti
prego, rispondimi. Apri gli occhi» dico, cominciando a
scuoterlo.
Il
suo sangue
m’imbratta le mani, le gambe, il corpo.
Comincio
a piangere e a
gridare il suo nome, finché non mi sento stringere le spalle
da braccia forti e
vengo allontanata da lì.
«NO!
NON PORTATEMI VIA!
LASCIATEMI LÍ CON LUI!» strillo, in preda ad un
attacco isterico.
Mi
dimeno come una
pazza, cercando di divincolarmi da quelle mani che mi stritolano.
Voglio
tornare da
Peeta. Ha bisogno di me.
Non
può finire tutto
così.
A
quanto pare il mio
soccorritore, se così si può definire, non vuole
sentir ragioni e mi porta
fuori dalla stanza.
«PEETA!»
grido
un’ultima volta con la vista annebbiata dalle lacrime.
-
«Katniss,
Katniss. Va
tutto bene, sono qui».
Le
sue mani mi scuotono
dal sonno.
La
sua voce mi
risveglia da quel torpore angosciante.
Apro
gli occhi e lo
vedo.
È
vivo, sta bene e non
sanguina.
«Oddio,
Peeta. Stai
bene!» esclamo, gettandogli le braccia al collo.
Mi
stringe a sé e
respiro il suo profumo, riempiendomi i polmoni.
«Sì
sto benissimo. Mi
hai spaventato a morte. Gridavi come una disperata» dice
accarezzandomi la
testa.
«Ho
fatto un incubo. Tu
eri morto, coperto di sangue e qualcuno mi portava via. Non potevo fare
nulla
per salvarti».
Il
mio corpo è scosso
dai singhiozzi.
«Stai
tranquilla. Era
solo un brutto sogno. Io sono qui e sto benissimo» mi dice,
cullandomi.
Impiego
parecchi minuti
a tranquillizzarmi.
Tempo
in cui continuo a
rivivere quella scena terrificante.
Il
mio respiro torna
normale e mi rilasso.
«Come
ti senti
stamattina?» mi chiede Peeta, sollevandomi il viso fino ad
incrociare il suo
sguardo con il mio.
«Meglio.
Scusami per
ieri sera. Ho esagerato e non dovevo risponderti così
male» dico, mortificata.
«Non
ti devi preoccupare.
Posso capire come ti sia sentita. L’importante è
che ora vada tutto meglio»
risponde sdraiandosi a pancia in su.
Mi
raggomitolo al suo
fianco, poggiando la testa sul suo petto e seguendo il suo respiro
regolare.
Con
un dito seguo il
profilo del suo addome, del petto, risalendo alle labbra, alle
sopracciglia,
poi gli accarezzo il viso.
«Se
non fosse stato un
incubo, penso che sarei morta» sussurro.
«Non
ci pensare più.
Ora va tutto bene» risponde.
Restiamo
abbracciati
per un tempo indefinito.
«Che
ore sono?»
domando, ad un certo punto.
«Poco
più tardi delle
undici e mezzo» risponde Peeta.
«Niente
colazione
capitolina oggi» dico, sorridendo.
«Eh
già, miss Everdeen.
Purtroppo ci siamo giocati quest’occasione»
risponde, sospirando.
«Vuol
dire che abbiamo più
tempo per stare tranquilli, da soli» aggiungo, con sguardo
malizioso.
«Cosa
intendi dire?».
Inarca
un sopracciglio
e mi sorride.
«Oh
avanti, lo sai bene
cosa voglio dire» rispondo mettendomi a sedere e baciandolo.
-
Peeta
è steso affianco
a me, con gli occhi chiusi.
È
così sereno e calmo
che potrei guardarlo per giorni interi.
Faccio
scorrere un dito
sul suo corpo, delineando tutti i suoi muscoli.
È
strano vedere la
pelle di Peeta così perfetta, nonostante le numerose ferite
riportate durante
gli Hunger Games e la rivolta.
La
mia attenzione viene
catturata dalla sua protesi.
«Peeta,
posso farti una
domanda?» chiedo, timidamente.
Lui
tiene gli occhi
chiusi ed annuisce.
«Cosa
si prova a non
avere più una gamba?».
Mi
rendo conto che la
domanda lo lascia perplesso perché si mette seduto e mi
guarda.
«Non
mi aspettavo
questa domanda, sinceramente. Non ti so spiegare bene. Ogni tanto mi
sembra
quasi che mi prudano le dita dei piedi, anche se non ci sono
più. All’inizio è
stato difficile e ancora adesso ho delle difficoltà. So che
non potrò mai più
correre come una volta e certi movimenti particolari mi riescono
complicati, però
la protesi non mi crea poi così tanto disturbo alla fine dei
conti» dice,
sorridendomi.
Gli
sorrido di rimando,
poi mi sdraio nuovamente.
«Katniss»
«Sì»
«Stamattina
mi hai
fatto spaventare» dice, con voce triste.
Lo
guardo.
«Mi
dispiace».
«Non
ti avevo mai
sentita gridare così» aggiunge.
«Ho
finalmente capito
quello che mi dicesti anni e anni fa» dico.
Lui
mi guarda,
incuriosito.
«Che
nei tuoi incubi hai
paura di perdere me»
«E
che sto bene quando
vedo che ci sei».
Mi
abbraccia stretta.
«Ti
amo» sussurra,
prima che bussino alla nostra porta per avvisarci che è ora
di pranzo.
Ragazzi, grazie mille a
tutti per il vostro supporto.
Ora scappo che devo andare a fare la baby sitter ^_^
Torno verso le 7 però non credo che riuscirò a
pubblicare altro.
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo.
Grazie di cuore a tutti
|
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Capitolo 12 *** 12. ***
12.
Il
pranzo trascorre
tranquillamente e quasi in totale silenzio.
Hanno
tutti delle facce
terribili.
«La
serata non è stata
pesante solo per te» sussurra Peeta, piegandosi verso il mio
orecchio.
Li
osservo.
Sono
tutti concentrati
sui loro piatti e quasi non si guardano in faccia.
È
il nostro ultimo
pranzo nella
capitale e non può finire
così.
Non
so da dove parta
quell’idea, ma un istante dopo sono in piedi, con un
bicchiere in mano.
Mi
stanno guardando
tutti.
«Scusate
se interrompo
il vostro pranzo. Volevo cogliere quest’ultimo momento in cui
siamo tutti
insieme per ringraziarvi. Ringraziarvi per tutto quello che avete fatto
in
tutti questi anni. Per aver permesso a me e a Peeta di sopravvivere e
di stare
insieme. Per aver reso Panem un luogo migliore. Per avermi permesso di
crescere
e di diventare quella che sono oggi. Grazie di cuore per avermi
permesso di
vivere in un mondo di pace, senza Arene, senza Hunger Games e senza
totalitarismi. Grazie per aver permesso a tutte le persone
più sfortunate di
ambire a qualcosa di più, per aver fatto capire loro che non
si devono
rassegnare alla loro posizione, ma possono sempre sperare di
raggiungere un
obiettivo più alto. Caesar, a te un grazie di cuore per
averci aiutati durante
le varie interviste ad apparire più convincenti e piacevoli
di quanto non
fossimo. Per averci permesso di trovare degli sponsor che ci hanno
salvato la
vita. Signora Paylor, a lei grazie per aver deciso di farsi carico di
guidare
una nazione ferita ed indifesa. Per aver retto dieci anni e per aver
risollevato Panem dalla polvere in cui si trovava. Octavia, Flavius,
Venia,
grazie per avermi resa stupenda ogni volta che ce n’era
bisogno. Senza di voi
non sarebbe stata la stessa cosa. Effie, grazie per non averci mai
fatto fare
tardi ad un appuntamento – e qui tutti sorridono –
per essermi stata amica in tutto
questo tempo e per esserti opposta al dominio di Snow nonostante non ci
avresti
guadagnato nulla di buono. Haymitch, a te grazie per tutto. Per gli
insegnamenti e per i consigli che mi hai dato e che mi hanno permesso
di
rimanere in vita in due Arene. Per non avermi mai abbandonata in tutto
questo
tempo, per avermi compresa quando nessuno era in grado di farlo, per
avermi
aiutata a ritrovare Peeta e a riportarlo tra noi quando Snow lo aveva
torturato. Peeta, non saprei da dove cominciare. Devo ringraziarti per
tutto.
Per aver fatto sopravvivere la mia famiglia, tanti anni fa, per aver
messo la
mia incolumità davanti alla tua, per essermi stato accanto
ogni notte per quasi
dieci anni cercando di salvarmi dai miei peggiori incubi. Per aver
piantato
quelle primule fuori casa, per aver scelto di passare la tua vita con
me,
nonostante io sia la più scostante delle persone esistenti
al mondo. Grazie di
cuore a tutti voi».
Alzo
il bicchiere in
direzione del tavolo e me lo porto alle labbra con gli occhi lucidi per
la
commozione.
Non
sono mai stata una
persona loquace e rimango stupita di me stessa per quel discorso
lunghissimo,
eppure ho riscosso successo.
Non
appena mi siedo,
gli altri commensali applaudono, poi sollevano i loro bicchieri.
«A
Katniss Everdeen, la
ragazza che ha permesso che tutto ciò accadesse»
dice Haymitch e tutti brindano
in mio onore.
Peeta
si china verso di
me per baciarmi.
«Bellissimo
discorso,
ma sono io che ti devo ringraziare. Hai messo anima e corpo nel cercare
di
salvarmi da Snow e nel tentativo di riportarmi indietro, da
te» sussurra
posando le sue labbra sulle mie.
-
Veniamo
riaccompagnati
al treno nel primo pomeriggio.
La
stazione è gremita
di persone adoranti che non fanno altro che salutarci, mandarci baci e
dimenarsi per vederci da vicini.
«Posso
mettermi a
ruggire?» chiedo, osservando la folla dal finestrino del
vagone.
«Non
credo che sia
opportuno» dice Effie, mentre Haymitch e Peeta ridono.
Aspetto
che Effie mi
volti le spalle, poi mostro i denti alla gente e fingo di graffiare il
vetro
con le unghie.
Mi
allontano dal
finestrino ridacchiando.
Il
rientro a casa è
tranquillo e trascorro dei piacevoli momenti con Effie, Venia e Octavia.
Durante
il viaggio
decidiamo gli ultimi dettagli.
La
mia pettinatura, il
trucco e le unghie, perché giustamente non posso presentarmi
all’altare senza
una manicure perfetta.
Quando
arriviamo al
Villaggio dei Vincitori, troviamo mia madre sulla porta, con il viso
tirato per
la preoccupazione.
Sono
abituata a vedere
quell’espressione e la riconosco a parecchi metri di distanza.
Mi
stacco rapidamente
dal gruppo e la raggiungo di corsa.
«Mamma,
che succede?».
Non
mi risponde, ma
seguo il suo sguardo.
Faccio
appena in tempo
a voltarmi che vedo una figura scura scattare fuori da un gruppo di
cespugli e
gettasi su Peeta, buttandolo a terra.
«Oh
mio Dio!» esclamo,
correndo nella sua direzione.
Effie
strilla per lo
spavento e Haymitch cerca di staccare quel tipo da Peeta.
Vedo
partire il primo
pugno quando sono ancora distante, poi metto a fuoco
l’aggressore.
Gale.
Mi
blocco in mezzo alla
strada, incerta sul da farsi.
-
«Gale!»
grido.
Lui
si volta nella mia
direzione e Peeta lo colpisce in pieno viso, poi se lo scrolla di dosso.
Si
rialzano entrambi e
Haymitch deve intervenire per tenerli separati.
Non
so cosa fare per
calmarli, così raccolgo un sassolino dal vialetto e lo
lancio verso Gale.
Mi
metto tra di loro e
guardo Gale, per cercare di capire cosa ci faccia qui e
perché abbia aggredito
Peeta.
«Se
non vuoi che ti
stacchi la testa spiegami cosa avevi intenzione di fare»
ringhio.
Non
è cambiato molto.
Ha sempre lo stesso sguardo duro di chi ha avuto una vita difficile, di
chi ha
visto troppi orrori.
«Volevo
solo avvisarlo»
borbotta facendo un cenno con la testa in direzione di Peeta.
«Avvisarlo?»
chiedo,
impedendo a chiunque d’intromettersi nella conversazione.
«Sì.
Che deve stare
bene attento a non farti star male…» sussurra
abbassando lo sguardo.
Avrei
mille cose da
dirgli, da rinfacciargli, ma non so nemmeno come dirgliele.
È
lui che mi ha fatta
star male, è lui che ha insistito per combattere, che ha
progettato le bombe,
che ha fatto il guerrafondaio.
Peeta
mi ha sempre
sostenuta. Non potrebbe mai farmi stare male.
Eppure
non dico nulla,
mi limito a fissarlo con aria sbigottita.
Probabilmente
perché
non mi sarei mai aspettata di sentirgli dire una cosa simile.
«Se
veramente ci tenevi
a lei non saresti sparito per dieci anni» sibila Peeta.
I
loro sguardi s’incontrano
nuovamente e mi vedo costretta a dover fare da scudo a Peeta.
«Katniss,
spostati. Lo
sistemo quando voglio» dice.
Non
l’ho mai visto così
aggressivo.
«Sì
Katniss, spostati
così faccio vedere al tuo damerino come si comporta un vero
uomo» ribatte Gale.
«ADESSO
BASTA!»
esclamo, adirata.
«Volete
stare qui a
picchiarvi come degli imbecilli, va bene, fate pure. Però
non azzardatevi a
chiedere aiuto per medicarvi!» aggiungo, voltandomi e
tornando verso casa.
Effie,
Haymitch, Venia,
Flavius e Octavia non sanno cosa fare.
«Lasciateli
lì. Che si
arrangino» dico.
Rientro
in casa di
corsa, ignorando mia madre, ignorando tutti.
-
«Katniss,
per favore,
apri la porta» supplica Peeta, quasi mezz’ora dopo.
«Perché
dovrei? Avete
già finito di ammazzarvi di botte voi due?»
chiedo, acida.
«Hey!
Fino a prova
contraria è stato lui a saltarmi addosso, quindi non
prendertela solo con me.
Ora per favore, potresti aprirmi così parliamo come persone
normali?».
In
effetti ha ragione.
Lui
si è semplicemente
difeso dall’aggressione di Gale.
Gli
apro e noto che ha
un livido violaceo sotto l’occhio destro.
«Come
ti senti?» chiedo.
«Mai
stato meglio. Il
tuo amico è in casa di Haymitch e chiede di
parlarti» risponde con tono di
sufficienza.
«Vi
siete detti
qualcosa oltre che prendervi a pugni?» domando imboccando le
scale per il piano
inferiore.
«Assolutamente
nulla.
Haymitch ha portato Gale a casa sua e io mi sono fatto dare
un’occhiata da tua
madre» risponde, sorridendomi.
Esco
di fuori, dove il
sole di Aprile riscalda l’erba e i fiori.
Mi
dirigo a passo
sicuro verso la casa di Haymitch mentre Effie e mia madre mi
sorvegliano dalla
finestra.
Peeta
è subito dietro
di me.
«Non
credo sia il caso
che venga anche tu, prima che ricominciate a mettervi le mani
addosso» dico,
fermandomi e voltandomi di scatto verso di lui.
«Non
m’importa, so
incassare bene. Chissà cosa gli passa per la testa a quello
lì» dice,
enfatizzando le sue parole indicando la casa del nostro mentore.
«Peeta,
per favore.
Cosa vuoi che mi faccia? E poi ci sarà Haymitch con me. Non
ti preoccupare, per
favore» dico, accarezzandogli il viso e sorridendogli per
rassicurarlo.
Non
so se sono io ad
essere convincente o se Peeta si rassegna per evitare di discutere,
fatto sta
che torna in casa e io busso alla porta di Haymitch.
È
proprio lui ad
aprirmi.
«Vuoi
che rimanga a
portata d’orecchio?» mi domanda.
Annuisco
sicura, poi
vado verso la cucina.
Gale
è seduto con
sguardo fiero e si massaggia lentamente uno zigomo.
A
quanto pare Peeta si
è difeso bene.
Eccomi qui!
Sono tornata. Scusatemi se ho impiegato più del dovuto per
aggiornare!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto (soprattutto per le fan di
Gale)
Lo so, non l'ho fatto tornare nel migliore dei modi e nemmeno nella
maniera più simpatica, però staremo a vedere come
si evolverà la situazione.
Spero che vi sia piaciuto anche il discorso di Katniss :)
E ora passiamo a
L'ANGOLO DEI
RINGRAZIAMENTI:
Grazie a:
- amolefossette
- giuyoipoi
- wmyb e lwwy
- HeartSoul97
- Allie_908
Per aver recensito il capitolo ^^
Grazie a:
- Across Borders
- Dreamer_1203
- edwardforbella
- Lexie Mikaelson
- nonna belarda
- wmyb e lwwy
Per aver messo la storia tra le preferite
Grazie a:
- FelixTentia
- wmyb e lwwy
Per aver deciso di ricordare la storia
Grazie a:
- Elenalways
- Giadipotter
- wmyb e lwwy
Per aver deciso di seguire la storia.
Grazie mille a tutti, davvero.
Non so più come dirvelo. Grazie grazie grazie!
|
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Capitolo 13 *** 13. ***
Mi
sente arrivare e
alza la testa in direzione della porta.
«Ciao»
sussurra,
alzandosi e sorridendomi.
«Ciao»
rispondo fredda.
Ho
le braccia
incrociate all’altezza del petto e faccio un passo indietro
quando sembra
deciso a venirmi incontro.
«Io…non
so nemmeno da
dove cominciare» dice.
«Prova
a cominciare da
quando hai deciso di tenderci un agguato e di picchiare il mio futuro
marito».
Ho
un tono acido che
non mi appartiene, ma sono così delusa dal suo comportamento
che non posso fare
a meno di rispondergli in questa maniera.
«Katniss
– sospira –
vederti con lui mi manda il sangue al cervello e sinceramente vedervi
comparire
in tv ieri sera non mi ha aiutato» dice.
«Allora
andiamo in giro
a picchiare la gente, mi sembra una cosa così intelligente!
Da quando sei
diventato un imbecille Gale?» sbotto.
Rimane
esterrefatto e a
bocca aperta.
«Ero
venuto qui per
avvertirlo che se solo avesse provato a farti star male
gliel’avrei fatta
pagare Catnip, tutto qui».
Il
suo tono di voce si
alza.
Quel
nomignolo. Mi
colpisce come un secchio d’acqua gelata.
«Lui?
Provare a farmi
star male? Il bue che da del cornuto all’asino! Chi dei due
è sparito una volta
finito tutto? Chi di voi due mi ha lasciata da sola mentre mia madre
non era
con me a piangere la morte di mia sorella? Peeta non potrebbe mai farmi
del
male. È sempre stato pronto a gettarsi in pasto alla morte
pur di salvarmi, ma
tu…»
«Io
cosa? Ho preferito
rendermi utile in un altro Distretto che starmene con le mani in mano a
guardare il mondo correre avanti! Anche io ho sofferto per la morte di
Prim e
non passa giorno senza che mi senta responsabile per ciò che
è successo! Ma tu sei
troppo innamorata di quello là per renderti solamente conto
di quello che
succede nel resto del Paese, per capire cosa succede alle persone che
ti stanno
attorno. Oh, certo. È così bello essere la
sposina felice di Panem, vero?».
C’è
rancore nelle sue parole,
c’è rabbia e dolore.
Parto
prima ancora di
rendermi conto di quello che sto facendo e gli do uno schiaffo.
Sento
l’orgoglio
bruciare e lacrime di rabbia cominciano a scorrermi sul viso.
«Non
ti permetto di
parlarmi così. Tu non hai la minima idea di quello che ho
passato in questi
ultimi dieci anni. Non puoi nemmeno immaginartelo» sibilo,
rabbiosa.
Gale
mi guarda.
Noto
il dolore nei suoi
occhi plumbei e capisco di aver toccato il tasto giusto.
«Io
sono ancora
innamorato di te, ma non sono mai riuscito a fartelo capire»
sussurra, poi fa
per allontanarsi.
«Non
siamo mai stati
fatti l’uno per l’altra» rispondo.
«Già.
Probabilmente è
così».
«Dove
stai andando?»
chiedo, senza voltarmi.
«Torno
a casa. Al
Distretto Due».
«A
tua madre e ai tuoi
fratelli farebbe piacere rivederti».
Mi
volto e noto che non
mi guarda. Sta osservando qualcosa fuori dalla finestra.
«Non
ora. Non in questo
stato. Tra qualche tempo, magari».
Sospiro
ed annuisco.
«Buona
fortuna per
tutto Katniss. Mi dispiace solo non fare più parte della tua
vita» dice, prima
di avviarsi verso il cortile.
«Nessuno
ti ha mai
vietato di farne parte» rispondo, ma dubito che mi possa
sentire.
-
Sospiro,
poi mi siedo
ed Haymitch rientra in cucina.
«Tutto
a posto
dolcezza?» mi chiede poggiandomi una mano sulla spalla.
Annuisco.
«Non
è finita bene, ma
quanto meno ci siamo detti tutto. Non pensavo che Gale potesse provare
così
tanta rabbia e tanto rancore».
«Dieci
anni sono tanti
per rimuginare su certe cose e per alimentare il proprio
dolore».
Haymitch
ha sempre le
parole giuste.
«Direi
che è il caso di
tornare a casa, no?» chiedo, alzandomi dalla sedia.
Haymitch
mi accarezza
il viso e mi abbraccia.
«Non
starci male
Katniss. Nella vita gli amici vanno e vengono» dice.
Sospiro
e lo abbraccio
di rimando.
«Non
volevo finisse
così. Mai avrei pensato che potesse finire
così» dico.
Sto
per ricominciare a
piangere.
Mi
stacco, poi mi
dirigo verso la porta.
«Grazie»
dico,
sorridendo.
-
Durante
la cena spiego
quanto accaduto con Gale, cercando di camuffare la rabbia che
c’era nelle sue
parole.
«Mi
dispiace Katniss.
Io non sapevo nulla…» comincia a dire mia madre.
«Non
ti preoccupare.
Doveva finire così a quanto pare» le dico,
sparecchiando.
Peeta
sembra più
tranquillo ora che Gale non è più nei paraggi.
La
serata prosegue
pigramente e ad una certa ora ci ritiriamo tutti nelle nostre stanze.
«Sei
sicura di stare
bene?» mi domanda Peeta mentre ci mettiamo a letto.
«Certo»
rispondo, ma
lui nota il tremore nella mia voce.
«Katniss,
so cosa
significava Gale per te».
Sospiro.
«Perdonami,
ma non mi
va di parlarne» dico, voltandogli le spalle.
«D’accordo,
come vuoi»
dice, dandomi un bacio su una guancia ed abbracciandomi.
Non
riesco a dormire.
Nella
testa continuano
a risuonarmi le parole di Gale.
«
È così bello essere la sposina felice di Panem,
vero?».
So
che a parlare è
stata la sua rabbia, ma mi sento ferita ed umiliata.
Crede
davvero che non m’importi
più nulla di ciò che accade attorno a me? Che non
m’interessi di come procedono
le cose negli altri Distretti?
Certo,
ultimamente sono
stata impegnata con il matrimonio, ma sono comunque rimasta sempre
aggiornata
su tutto.
Eppure
il mio orgoglio
si sente ferito ed abbattuto.
Non
mi sarei mai
immaginata che Gale avrebbe potuto parlarmi così.
Ricordo
ancora il
calore dei suoi abbracci, la sicurezza che mi dava stare con lui
durante le
nostre battute di caccia, la mia corsa disperata per difenderlo dalle
frustate.
Gale,
come hai potuto
farmi questo?
Tradita.
Ecco
come mi sento.
È
come se mi avesse
voltato le spalle, come se mi avesse abbandonata.
«Katniss,
va tutto bene»
sussurra Peeta stringendomi più forte.
Se
n’è accorto lui e
non io.
Sto
piangendo.
Provo
un senso di
abbandono e di insicurezza come quando mia madre cadde in depressione
per la
morte di mio padre.
Mi
asciugo le lacrime
con rabbia, poi mi alzo.
«Dove
vai?» mi domanda
Peeta.
«Ho
solo bisogno di un
po’ d’aria, non ti preoccupare» dico in
tono rassicurante.
Mi
vesto al buio in
fretta e furia, scendo silenziosamente le scale e poi esco di casa.
Corro.
Corro
finché non ho più
fiato, finché le ginocchia non cedono.
Corro
come se avessi un
ibrido alle calcagna.
Mi
ritrovo davanti alla
nuova recinzione.
Niente
elettricità,
niente filo spinato.
Ci
sono addirittura dei
cancelli che permettono a chi se la sente di avventurarsi nei boschi.
Esco,
come se l’intero
Distretto fosse una trappola e avessi bisogno d’aria fresca.
Mi
addentro nella
foresta e cerco un posto che mi rilassi.
Scelta
sbagliata
Katniss.
Ogni
angolo mi riporta alla
mente i momenti con Gale. Ogni albero ha qualcosa da ricordarmi.
Un
ringhio cupo mi
riporta alla realtà, riscuotendomi dai miei pensieri.
Sono
stata una stupida
ad uscire nel bosco a quest’ora tarda.
Mi
volto lentamente
cercando di ragionare su dove trovare un rifugio sicuro.
Davanti
a me c’è un
cane selvatico di grosse dimensioni che non ha un’aria molto
amichevole.
Il
pelo fulvo è ritto
sulla schiena, tiene le orecchie appiattite lungo la testa e mi mostra
minacciosamente una fila di denti affilati.
Non
ho possibilità di
fuga né tantomeno di vittoria nel caso in cui mi aggredisse.
Comincio
a retrocedere
lentamente cercando di non fare passi falsi.
Inciampo
in una radice
e mi ritrovo a terra.
L’animale
fa un balzo
verso di me, sento già i suoi denti dilaniarmi la carne.
Mi
preparo
psicologicamente al dolore che però non arriva.
Un
guaito prima ancora
che la bestia mi aggredisca.
Mi
metto a sedere e
vedo che il cane ha un coltello da cucina piantato in un fianco.
Poco
lontano scorgo
Peeta.
Ha
il respiro affannato
e mi corre incontro con occhi preoccupati.
«Sei
impazzita?» mi
chiede, chinandosi per controllare che io stia effettivamente bene.
Sono
pietrificata per
lo spavento. Ho rischiato veramente grosso e per cosa?
Perché
non posso
accettare di aver definitivamente chiuso con Gale?
Ho
rischiato di perdere
Peeta, mia madre, Haymitch e tutti gli altri per sempre per uno stupido
litigio.
«Mi
dispiace» sussurro,
stringendomi a Peeta.
Mi
aiuta ad alzarmi e
torniamo a casa.
«Non
farlo mai più, ti
prego» dice, tornando a dormire.
Annuisco,
ancora sotto
shock, poi mi sdraio sotto le coperte.
Sono
stata veramente
una stupida.
Eccomi qui
tesorini belli!
Sono tornata
apposta per voi!
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto.
Mi dispiace
tanto per le fan di Gale, ma sinceramente a me non piace molto come
personaggio. Più che altro ha un carattere troppo irruento e
bellicoso per i miei gusti ^_^ abbiate pietà di me, vi
scongiuro.
Dunque, come
ovviamente avrete immaginato, la storia non si protrarrà
ancora per molto, credo ancora per 5/6 capitoli al massimo, ma forse
anche meno.
Detto
ciò, spero che fino ad ora la mia storia vi sia piaciuta.
Spero di essere riuscita a descrivere bene i personaggi senza
allontamarmi troppo da quello che la zia Suzie ha creato.
E ora vi lascio
a:
L'ANGOLO DEI
RINGRAZIAMENTI:
Grazie a:
- giuyoipoi77
(mi fa piacere averti emozionata nel capitolo precedente)
- HeartSoul97
(mi fa sempre piacere leggere i tuoi complimenti su come scrivo. Il mio
orgoglio si gonfia come un palloncino ogni volta *cuoricini*)
- MatitaGialla
(ahahah il paragone con le formiche mi è piaciuto un sacco.
Certo che Peeta si è difeso bene! D'altronde, è
Peeta, mica cotiche!)
- Elenalways
(spero di non averti delusa con la litigata di Katniss e Gale. Fanno
sempre piacere recensioni di nuove lettrici)
- amolefossette
(grazieeee *saltella felice per la stanza*)
per aver
recensito il capitolo :)
Ringrazio anche
tutte le persone che seguono la storia, che l'hanno inserita tra i
preferiti e che hanno inserito la fanfiction nelle storie da ricordare.
Perdonatemi se
non faccio l'elenco, ma siete talmente tante che ogni volta devo
controllare chi ho già menzionato e chi no e al momento sono
veramente troppo stanca per fare un lavoro del genere.
Spero non ve la
prendiate.
Grazie di cuore
a tutti quanti, davvero!
Xoxo
Shayla
|
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Capitolo 14 *** 14. ***
14.
Le
settimane scorrono
pacifiche e l’avventura nel bosco sbiadisce lentamente.
A
volte mi sorprendo a
pensare a Gale, ma tendo ad accantonare i ricordi in un angolo remoto
della mia
mente.
Non
ho il tempo né
tantomeno la voglia di pensarci.
Le
giornate scorrono
frenetiche. Io devo controllare che ad Effie non venga un attacco
isterico
mentre mia madre prepara tutto l’aspetto organizzativo,
Haymitch è preda di
Octavia, Venia e Flavius che gli stanno confezionando un vestito per il
matrimonio, mentre Peeta deve sgobbare per preparare il menù
per il pranzo.
Nonostante
i guadagni
delle nostre vincite ci permettano di poterci procurare comodamente
tutto il
cibo di cui abbiamo bisogno, preferiamo mantenere un basso profilo e
fare alla
vecchia maniera del Distretto Dodici.
Soprattutto
per quanto
riguarda l’usanza di tostare il pane.
Un
giorno ricevo una
chiamata di Annie che mi contatta per accertarsi che il suo biglietto
di
conferma sia arrivato.
Durante
la breve
telefonata, fatta per lo più di convenevoli e di
rassicurazioni riguardo
l’arrivo del biglietto, sento il piccolo Martin canticchiare
in sottofondo.
Dopo
il suo, arrivano
anche tutti gli altri.
Johanna,
Beetee,
Plutarch, Sae.
Mancano
dieci giorni al
matrimonio quando mi sveglio di soprassalto e corro in bagno.
Ho
una nausea mai
provata prima e la cosa mi preoccupa.
Peeta
sente che sto
vomitando e mi raggiunge di corsa.
«Katniss,
va tutto
bene?» domanda chinandosi accanto a me.
Io
faccio segno di no
con la testa.
«Vai
a chiamare mia
madre» dico tra i conati.
Mi
sto sciacquando il
viso quando arrivano entrambi.
«Katniss,
cosa
succede?» chiede mia madre, preoccupata.
«Non
lo so. Ho una
nausea terribile» dico, sedendomi sul letto e tenendomi lo
stomaco.
«Peeta,
per favore,
potresti lasciarci da sole un secondo?».
Non
appena la porta si
richiude alle sue spalle, mia madre mi fa sdraiare e comincia a
tastarmi
l’addome.
«Katniss
devo chiederti
una cosa molto personale».
Sento
le guance
avvampare, anche se non so ancora cosa voglia domandarmi.
«Dimmi
pure».
Anche
lei arrossisce.
«Tu
e Peeta per caso
avete avuto dei rapporti intimi?».
Vorrei
morire in questo
istante.
Sia
per l’argomento che
non è affatto simpatico da trattare con la propria madre,
sia perché ho capito
dove vuole andare a parare.
«Sì…»
sussurro.
Mi
sorride e mi
accarezza il viso.
«Allora
non c’è nulla
di cui preoccuparsi. Sei incinta».
Rimango
senza parole.
Incinta.
Diventerò
madre.
Mi
accarezzo il ventre con delicatezza, come ad aver
paura di poter far male a ciò che sta crescendo dentro di me.
«Da
quanto?» domando, incuriosita.
«Questo
dovresti saperlo tu, ma ad occhio e croce
direi che sei al secondo mese».
Mi
metto di profilo di fronte allo specchio e
sollevo la maglia per osservarmi attentamente.
Mia
madre mi abbraccia.
«Sono
contenta per voi, Katniss. Vuoi che chiami
Peeta?».
Annuisco.
Ancora
non ci credo.
Sono
passati dieci secondi da quando ho appreso la
notizia che già provo un istinto di protezione nei confronti
di quella piccola
creaturina che un domani mi chiamerà mamma.
Lo
sguardo di Peeta lascia trapelare tutta la sua
preoccupazione nei confronti della mia salute.
Mia
madre decide di lasciarci da soli e richiude la
porta alle sue spalle.
«Katniss,
è successo qualcosa di grave?» mi domanda
Peeta.
Gli
prendo le mani e me le appoggio sul ventre.
«Sono
incinta» gli dico, semplicemente, guardandolo
negli occhi.
Il
suo sguardo s’illumina.
«Oh
mio dio – sussurra – è una notizia
meravigliosa».
Mi
abbraccia e mi bacia, carezzandomi il viso.
«Sono
l’uomo più felice del mondo» aggiunge.
«Posso
chiederti una cosa?» domando timidamente.
Lui
mi guarda ed annuisce.
«Vorrei
informare gli altri il giorno del
matrimonio. Per ora non direi nulla. Per te va bene?» chiedo.
«Va
benissimo amore mio» risponde, baciandomi.
Una
volta scesi al piano di sotto scopriamo che mia
madre, probabilmente consapevole del fatto che non volessimo rivelare
nulla, ha
inventato la scusa che avessi fatto un’indigestione.
In
ogni caso nulla di preoccupante.
Penso
che sarà difficile tenere nascosto per dieci
giorno che aspetto un bambino, anche perché Peeta sembra
quasi che cammini ad
una spanna da terra e io mi ritrovo spesso ad accarezzarmi il ventre
durante la
giornata.
-
Quattro
giorni prima del matrimonio, mentre stiamo
finendo di cenare, sentiamo bussare alla porta.
Ormai
è diventata un’abitudine mangiare tutti quanti
insieme, così è Haymitch che va ad aprire.
«Guarda
un po’ chi si rivede!» esclama, con voce
ridente.
«Hey,
ma sei ancora vivo? Su, fammi passare che ho
delle guance da baciare e delle mani da stringere!».
Mi
alzo di scatto, sorridendo e riconoscendo la voce
di Johanna.
«Katniss
non salutarla!» esclama Haymitch mentre io
abbraccio la mia amica.
«Perché
non dovrebbe?» domanda lei, fingendosi
stizzita.
«Perché
mi hai dato del vecchio decrepito, tesoro»
risponde lui, sfoggiando un sorriso smagliante.
Battibeccano
per qualche secondo davanti all’ingresso.
«Bene,
ora basta con i convenevoli. Dov’è Peeta,
voglio salutare anche lui».
Di
nuovo baci, abbracci, strette di mano, pacche
sulle spalle.
Johanna
non si smentisce mai. È l’anima della festa.
«Hey!
Ma ti vuoi trasferire qui?» chiede Haymitch
indicando la mole di bagagli depositata fuori dalla porta.
«Non
chiedermelo due volte amore» risponde lei,
maliziosa.
La
nostra casa non è molto grande e non abbiamo
stanze degli ospiti a sufficienza per tutti gl’invitati.
«Direi
che è giunto il momento di dividersi, allora»
dice Haymitch.
Tutti
lo guardiamo con aria interrogativa.
«Gli
uomini staranno a dormire da me. E con uomini
intendo anche il futuro sposo».
Io
e Peeta ci guardiamo sorridendo.
Calcolando
che Hazelle e i suoi figli, Sae la Zozza,
sua nipote e Ripper vivono al Distretto Dodici, rimangono da sistemare
nelle
due case ben undici persone, compresi i presenti.
«Beete,
Plutarch, Flavius e Peeta da me» dice
Haymitch.
«Annie
può dormire nella mia stanza, con Martin. Io
posso dormire tranquillamente con te, mamma» dico.
«Sì,
io e Johanna possiamo dividerci il letto»
aggiunge Effie.
«Io
e Venia abbiamo un letto matrimoniale. Spero che
alla signora Paylor non dispiaccia dividerlo con noi»
conclude Octavia.
La
Paylor, è vero.
Non
credo che un capo di stato debba dormire
scomoda.
«Non
mi pare il caso di lasciare la signora Paylor
incastrata in un letto scomodo. Katniss, domani dovrebbe arrivare
Annie, le
chiederemo di dividere il suo letto con te. Venia, Octavia, io
dormirò con voi,
mentre la signora Paylor avrà un letto suo» dice
mia madre.
Johanna
ha da obiettare che in fondo sono io la
sposa e sono io che dovrei dormire comoda, non “quella
là”.
«Johanna,
non ti preoccupare. Mi è capitato di
dormire sugli alberi durante la mia vita, non mi sconvolgerà
dividere il letto
con un’amica» rispondo, sorridendo.
-
Gli
ospiti arrivano
alla spicciolata.
Il
giorno seguente, nel
primo pomeriggio arrivano Beetee ed Annie, con il piccolo Martin.
Piccolo
solo di età.
«Martin,
sei cresciuto
tantissimo» esclamo, dandogli un leggero bacio su una guancia.
Vederlo
mi fa stringere
il cuore.
È
la copia di suo
padre.
Annie
è meravigliosa
come sempre e sembra meno assente del solito.
«Come
vanno le cose al
Distretto Quattro?» chiede mia madre.
«Va
tutto bene, ma l’ospedale
sente la sua mancanza, signora Everdeen» risponde Annie, con
il suo solito
dolce sorriso.
«Katniss,
vieni con me?»
mi chiede Martin, prendendomi per mano.
Gli
sorrido e lo seguo
fuori in cortile.
«Lo
sai cos’ho scoperto
l’altro giorno?» mi domanda, mentre mi guida verso
un gruppetto di alberi.
Lo
guardo, curiosa.
«Cos’hai
scoperto?».
Lui
si mette in punta
di piedi, alza la testa verso le fronde degli alberi e fischietta un
motivetto
di quattro note.
Quattro
note che mi
colpiscono.
Come
uno schiaffo.
Sono
le note di Rue.
Immediatamente
un
piccolo stormo di ghiandaie imitatrici si mette a ripeterlo.
«Hai
visto? Le ripetono!»
esclama il bambino tutto contento.
«Dove
hai imparato
quelle note, Martin?» domando, cercando di restare calma.
«La
mamma le fischietta
sempre. Dice che questa è la canzoncina che ci ha portati
alla pace».
Sono
senza parole.
«Katniss,
perché piangi?»
mi chiede venendomi incontro.
«Niente
tesoro. La tua
mamma ha proprio ragione» dico, accarezzandogli i riccioli
biondi.
«Ora
rientriamo così
prepariamo la cena».
Lo
prendo per mano e
rientriamo.
«Martin
hai fatto il
bravo?» chiede Annie quando arriviamo in cucina.
«Annie,
lui è sempre
bravissimo» dico, sorridendole.
-
Il
giorno prima del
matrimonio veniamo raggiunti anche da Plutarch e dalla Paylor.
Si
scusano per il
ritardo, ma giustamente non potevano permettersi di stare lontani a
lungo da
Capitol City.
Qualcuno
potrebbe
pensare che la loro posizione li abbia resi snob, ma sono i primi a
muoversi
quando bisogna sistemare qualcosa oppure quando
c’è da sparecchiare e da lavare
le stoviglie.
Mia
madre ovviamente
glielo impedisce perché si sente a disagio in presenza di
persone, per così
dire importanti.
La
cena trascorre
tranquillamente, con Johanna ed Effie che si alleano
nell’indispettire
Haymitch, Annie e Peeta che chiacchierano tranquillamente e Martin che
mi
racconta ogni piccola cosa che gli venga in mente.
Vorrei
che questo
momento durasse per sempre.
Non
sono mai stata così
serena insieme a tutte quelle persone come in questo istante.
Poi
però arriva l’ora
di andare a dormire.
Gli
uomini si congedano
e io mi dirigo in camera con Venia ed Octavia.
Domani
è il grande
giorno.
Domani
mi sposerò e dirò
a tutti che aspetto un bambino.
Ho
un’ansia terribile.
Eccoci qui!
Manca veramente pochissimo al capitolo chiave di tutta la fanfiction!
Spero di non avervi deluse fino ad ora.
I vostri commenti mi fanno sempre molto piacere e mi fanno capire che
non sto combinando una serie di idiozie una dopo l'altra.
Il personaggio di Annie è poco approfondito
perché a parer mio la Collins ha creato un'immagine
così fragile e meravigliosa della moglie di Finnick
(FINNICK!!! *piango tutte le mie lacrime*) che ho il terrore di
rovinarla.
Ci terrei a precisare che, nonostante la nostra nuova generazione di
bambini sembri aver fretta di crescere, ho cercato di mantenere il
piccolo Martin il più geniuno possibile, magari calcando un
po' la mano e facendolo parlare come un bambino un po' più
piccolo della sua età, ma sinceramente a 9/10 anni siamo
ancora tutti dei bambini, quindi spero di non essermi discostata troppo
da quella fascia d'età.
Come avevo specificato all'inizio della ff ho apportato delle piccole
modifiche alla storia originale di Hunger Games per pura
comodità, quindi la gravidanza di Katniss è
leggermente anticipata solo per mio sfizio personale.
Non mi dilungo oltre e vi lascio a:
L'ANGOLO DEI
RINGRAZIAMENTI:
- Elenalways (ahaha sono contenta di non averti delusa)
- amolefossette (spero di aver aggiornato abbastanza rapidamente :) )
- bookslover95 (grazie, ho sempre il terrore di allontanarmi troppo dai
personaggi creati da lei)
- HeartSoul97 (ora però sono curiosa di sapere cosa pensi di
Gale! Mi hai messo la pulce nell'orecchio ahaha. Giuro, ho dovuto
leggere due volte il tuo "colpeeta" per capire a cosa ti stessi
riferendo ahahah e grazie ancora per la segnalazione dell'errore,
davvero!)
- angelikakiki (eccomi qui con un altro capitolo! Grazie grazie grazie)
Per tutte le fanciulle che seguono, ricordano e preferiscono questa
storia, vale lo stesso discorso del capitolo precedente. Giuro che alla
fine vi ringrazio tutte. Una per una.
Forse dovrei smetterla di scrivere alle 4.40 del
mattino...però non fa niente.
Ora vado a dormire, se no domattina non mi alzo più.
Un abbraccio a tutte quante.
Grazie di cuore.
|
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Capitolo 15 *** 15. ***
Mi
prendo questo piccolo spazio per dedicare il capitolo che segue alla
mia amica
Giulia, che a breve partirà per un Erasmus di 10 mesi.
Mi
mancherai un sacco tesoro!
15.
La
notte è lunga e
tormentata. Riesco a prendere sonno quando manca poco
all’alba.
Un
paio d’ore dopo Venia
e Octavia mi chiamano con voce sommessa.
Spalanco
immediatamente
gli occhi, in preda all’agitazione.
La
prima parte della
giornata scorre in un secondo.
Non mi lasciano nemmeno fare
colazione.
Subito
in piedi, via il
pigiama e s’inizia la preparazione.
Effie
cammina
freneticamente per i corridoi con l’orologio in mano e
scandisce la giornata
con frasi del tipo “Faremo tardi” e “Non
ci riusciremo mai in tempo”
alimentando ancora di più la mia ansia.
Mia
madre riesce ad
allontanarla convincendola a darle una mano a preparare il Prato per la
cerimonia.
Mentre
Venia e Octavia
mi sistemano le unghie e il trucco mi permetto di sbirciare fuori dalla
finestra.
Peeta
e Haymitch stanno
sistemando delle panche in mezzo al Prato, mentre Beetee e Flavius
stendono un
lungo tappeto tra le due file.
Ogni
minuto che passa
diventa tutto più reale.
Dopo
aver subito
nuovamente violenza contro i miei peli, indosso il vestito, le scarpe,
poi le
due truccatrici cominciano a pettinarmi.
Canticchiano,
mentre
lavorano e il loro entusiasmo mi coinvolge.
Dopo
aver passato le
prime ore in silenzio per la tensione, mi lascio andare e comincio a
canticchiare anche io con loro.
Sono
praticamente
pronta quando Effie entra nella stanza.
Indossa
un meraviglioso
completo color corallo che le sta divinamente.
Ha
la gonna a
palloncino che le lascia scoperte le gambe e la parte superiore del
vestito ha
lo scollo a barchetta.
«Katniss,
gl’invitati
sono tutti ai loro posti e lo sposo ti attende» dice, con le
lacrime agli
occhi, poi esce di corsa dalla stanza e scende insieme a mia madre.
Venia
e Octavia si
sistemano il trucco poi mi aiutano a scendere le scale.
L’abito
è decisamente
scomodo e fortunatamente ci sono loro due a darmi una mano, altrimenti
rischierei di cadere ad ogni gradino.
Davanti
all’ingresso
c’è Haymitch che mi aspetta.
È
meraviglioso in quel
completo elegante.
«Sei
meravigliosa.
Quasi abbagliante» dice, tendendomi la mano.
Ha
gli occhi lucidi e
anche io faccio fatica a tenere a freno l’emozione.
Venia
e Octavia escono
e vanno a sedersi in mezzo agli altri invitati, poi io ed Haymitch ci
incamminiamo.
«Sono
orgoglioso di
poterti accompagnare all’altare» dice, mentre ci
avviciniamo con passo lento.
«Sono
orgogliosa di
averti avuto come mentore e maestro di vita, di averti come
amico» sussurro con
la voce rotta per l’emozione.
Mentre
ci avviciniamo
osservo Peeta.
È
stupendo in giacca e
cravatta.
Una
volta arrivati,
Haymitch mi bacia la fronte, prende la mia mano destra e la posa nella
mano
sinistra di Peeta.
Ho
il cuore che batte
così forte che ho quasi paura che possa scoppiarmi nel petto.
«Sei
stupenda» mi
sussurra Peeta, mentre il sindaco prende la parola.
«Cari
amici e
concittadini, oggi siamo qui riuniti per celebrare il matrimonio di
Peeta
Mellark e Katniss Everdeen».
Si
tratta di una cerimonia
abbastanza rapida.
Il
sindaco elenca i
vari impegni matrimoniali che dovremo mantenere durante la nostra vita,
poi
arriva il momento delle promesse.
È
Peeta a dover
iniziare.
«Io,
Peeta Mellark,
prendo te, Katniss Everdeen, come mia sposa, promettendo di onorarti e
rispettarti ogni giorno della mia vita, di prendermi cura di te
qualsiasi cosa
accada. Prometto di esserti fedele e di essere sincero con te in ogni
momento,
finché morte non ci separi».
Respiro
profondamente
prima di ripetere anch’io quella stessa promessa.
Rimangono
tutti in
silenzio per pochi secondi, poi il sindaco riprende la parola.
«Con
il potere
conferitomi dal Distretto e da Capitol City, vi dichiaro ufficialmente
marito e
moglie. Ora può baciare la sposa».
Tutti
applaudono.
Johanna
esordisce anche
con un paio di fischi.
Effie
e mia madre si
asciugano gl’occhi.
Peeta
mi cinge la vita
e poi mi bacia.
È
un bacio casto,
eppure trasmette tutto l’amore che l’uno prova per
l’altra.
Ci
incamminiamo mano
nella mano lungo il tappeto rosso, quindi andiamo in casa e mettiamo
una grossa
pagnotta nel forno.
È
così che si usa qui
da noi.
Mentre
gli invitati
aspettano che il pane sia pronto, cominciano a preparare la lunga
tavolata che
ospiterà il banchetto.
«Ti
amo signora Mellark»
sussurra Peeta posandomi un bacio nell’incavo del collo.
«Ti
amo anche io»
rispondo, sorridendogli.
Passano
pochi minuti
che è tempo di estrarre il pane dal forno.
Mentre
Peeta indossa un
guanto apposta per non bruciarsi, io prendo un grosso piatto dalla
dispensa,
quindi portiamo fuori la pagnotta che poi taglieremo e serviremo ad
ogni
commensale.
Quando
usciamo da casa
veniamo accolti da applausi, risa, fischi e sorrisi.
Tutti
si congratulano.
Hazelle
è radiosa.
Posy,
Rory e Vick fanno
a gara a chi mi saluta più volte.
Mi
fanno male le guance
dal tanto sorridere che faccio.
Una
volta servito il
pane cominciamo a mangiare.
Mi
capita spesso di
vedere Effie che si asciuga gli occhi e vedo che ad un certo punto
passa un
fazzolettino ad Haymitch che imita il suo gesto molto discretamente.
Però
non so dire se lo
faccia per evitare che lo vedano tutti o solamente Johanna.
Il
pranzo è ricco e
variegato.
Tutti
si complimentano
con Peeta per la qualità del pane, dei biscotti e della
pasta.
Ad
un certo punto
Johanna si alza in piedi e propone un brindisi.
«Agli
sposi del
Distretto Dodici più carini che io abbia mai
visto!» esclama alzando il suo
calice.
Tutti
brindano, anche
io e Peeta.
Vista
la gravidanza non
posso bere sostanze alcoliche, quindi mi limito a bagnarmi le labbra.
È
un continuo
alternarsi di brindisi, di cibo, di battute.
Il
pranzo si protrae
fino a pomeriggio inoltrato, finché qualcuno, sospetto si
tratti sempre di
Johanna, comincia a richiedere un discorso da parte degli sposi.
È
giunto il momento di
dire a tutti del bambino, quindi Peeta mi prende per mano e mi aiuta ad
alzarmi.
«Innanzitutto
grazie di
cuore a tutti quanti voi. È un piacere ed un onore vedervi
seduti tutti alla
nostra tavola. Siamo felici di vedere che vi state divertendo e
vorremmo
cogliere questo momento per darvi una notizia».
«Sono
incinta. Mia
madre mi ha visitata qualche giorno fa e, stando ai suoi calcoli, il
bambino
dovrebbe nascere a gennaio» dico.
Johanna
si alza in
piedi e comincia ad applaudire.
Si
asciuga una lacrima
con la mano, poi viene imitata da tutti gli altri.
«Alla
famiglia Mellark»
dice, alzando nuovamente il calice nella nostra direzione.
È
la giornata più bella
della mia vita.
Mentre
il sole tramonta
veniamo raggiunti da alcuni ragazzi che hanno degli strumenti musicali
e
cominciano a suonare.
«È
il mio regalo per
te. Ricordo quando cantavi con tuo padre e so quanto ti piaccia la
musica» dice
mia madre abbracciandomi.
Non
ho mai ballato
realmente in vita mia e credo che non l’abbia mai fatto
neppure Peeta, eppure
non ce la caviamo male.
Dopo
un paio di minuti veniamo
imitati da altre coppie.
Annie
con Martin, Effie
con Haymitch, mia madre con Beetee.
Plutarch
e la Paylor,
Hazelle con Rory, Posy con Vick.
È
una scena meravigliosa.
Continuiamo
a ballare a
lungo, poi ad un certo punto Haymitch mi chiede se ho voglia di ballare
con
lui.
«Una
canzone sola, ti
prego. Ho i piedi che gridano dal dolore» supplico.
Lui
si china, mi
solleva leggermente il vestito e mi toglie le scarpe.
«Ora
dovrai ballare con
me un po’ di più, signora Mellark» dice
sorridendomi.
Sorrido
di gioia e
anche perché il male ai piedi diminuisce quasi subito.
«Non
smetterai mai di
aiutarmi, vero?» chiedo mentre volteggiamo nel Prato.
«Assolutamente
no. D’altronde
è la cosa che mi riesce meglio» risponde.
-
È
sera già da un po’
quando Sae la zozza, sua nipote e Ripper si congedano.
Non
dopo averci
abbracciati e averci lasciato dei doni.
«Non
era necessario»
dico, sorridendo.
«Avete
fatto così tanto
per noi. Questo è solo un piccolo pensiero per ripagarvi del
vostro aiuto» dice
Sae.
Ci
hanno regalato un
servizio di piatti che probabilmente risale agli anni prima ancora
della
nascita di Panem.
Chissà
quanto l’avranno
pagato.
«Grazie
mille» dico,
abbracciandole.
Hazelle
le segue dopo
una decina di minuti.
«Grazie
di tutto
Katniss. È stata una bellissima giornata» dice,
porgendomi un fagottino.
Vick,
Rory e Posy mi
abbracciano forte, come a non volermi far andare via.
«Passate
quando volete.
La nostra porta è sempre aperta per voi» dice
Peeta.
Dopo
la rivolta la loro
vita è nettamente migliorata, ma non fanno di certo parte
della casta dei
favoriti.
Prima
che tornino a
casa apro il loro regalo.
È
una bellissima
cornice con una foto di me e Peeta risalente al periodo del Tour della
Vittoria.
«Grazie»
dico
semplicemente con gli occhi lucidi per l’emozione.
«La
cornice l’hanno
fatta i ragazzi» mi risponde Hazelle, poi si allontana.
Io
comincio ad essere
stanca, quindi mi guardo attorno per vedere come procede la serata per
gli
altri.
Johanna
sta ridendo
sguaiatamente insieme ad Effie, mentre Haymitch gesticola energicamente
rischiando di versare il liquore nel suo bicchiere.
Venia,
Octavia e
Flavius stanno chiacchierando con la Paylor, mentre mia madre, Beetee
ed Annie
osservano il piccolo Martin che cerca di afferrare qualche lucciola.
-
Una
volta sistemato il
Prato, decidiamo di andare a dormire.
Prima
di concederci ad
un meritato riposo, però salutiamo tutti e li ringraziamo
per i regali.
Octavia,
Flavius e
Venia ci hanno regalato dei bellissimi abiti preparati da loro.
Beetee
ci ha costruito
una splendida radio, mentre Annie e Martin ci hanno donato una trapunta
meravigliosa.
Il
tessuto è quasi
iridescente e sfuma dal blu all’azzurro chiaro sembrando
quasi il mare.
Johanna
invece ci
regala una piccola piantina in un vaso.
«Come
regalo può
sembrare una stronzata, ma dalle mie parti le coppie che si sposano
piantano
sempre una di queste fuori casa. Tra qualche anno avrete un albero
magnifico in
giardino» dice, con un sorriso.
L’abbraccio.
Si
tratta di un regalo
semplice, ma molto significativo.
La
Paylor e Plutarch ci
danno una busta con dentro parecchio denaro.
«Avete
già tutto e non
volevamo darvi qualcosa che poi magari non vi sarebbe
servito» ci spiega la
Paylor.
«Grazie
di cuore» dico.
Loro
non si fermano a
dormire. Hanno un treno diretto a Capitol City preparato apposta per i
loro
impegni.
«Grazie
a voi. È stato
un piacere trascorrere questi giorni qui al Dodici» dice
Plutarch
abbracciandomi.
Effie
ed Haymitch sono
gli ultimi a consegnarci il loro regalo.
Sono
due scatoline delle
stesse dimensioni.
Le
apriamo e ci
troviamo due anelli identici.
«Oh
mio dio – sussurro –
sono stupendi».
Prendo
il mio e lo
osservo.
C’è
scritto il nome di
Peeta all’interno e la data di quel giorno.
«Non
ho parole per
ringraziarvi» dice Peeta.
«Una
volta si usavano
questi anelli per i matrimoni. I coniugi ne avevano uno a testa e lo
tenevano
all’anulare della mano sinistra» ci spiega Effie.
Li
indossiamo
immediatamente.
Quasi
mi butto tra le
braccia di Haymitch e lo stringo forte.
«Grazie.
Grazie per
tutto. Grazie di cuore» dico, commossa.
Effie
cerca di rimanere
il più composta ed impassibile, ma alla fine anche lei versa
qualche lacrima.
Alla
fine ci ritiriamo
tutti, ognuno nella propria stanza.
Io
e Peeta dormiamo
insieme, quindi Johanna dorme con Venia e Octavia ed Annie divide il
letto con
Martin.
-
Una
volta indossato il
pigiama, mi stendo sotto le lenzuola con un sospiro di sollievo.
Nonostante
l’aiuto di
Haymitch ho comunque i piedi gonfi per la scomodità delle
scarpe.
«Oggi
è stato in
assoluto il giorno più felice della mia vita» dice
Peeta abbracciandomi e
stringendosi a me.
Annuisco
e gli poso un
leggero bacio sulla fronte.
«Ti
amo» gli dico.
«Ti
amo anche io»
risponde con un sorriso.
Mi
chiamo Katniss
Everdeen, ho ventisei anni e da oggi sono la signora Mellark.
Ed eccoci alla fine di questo
capitolo.
Mi è piaciuto molto da
scrivere. Ho faticato un po' a sistemare il tutto.
L'idea delle fedi, i regali, lo
scambio delle promesse.
Ho cercato di non essere banale e
spero di esserci riuscita, però aspetto le vostre
valutazioni per darmi una risposta.
Spero di non avervi deluse, visto
che stavate aspettando tutte questo momento.
Siccome l'ora è tarda
anche questa volta (sono le 4.33 o almeno così dice il pc)
non mi dilungo e vi lascio a:
L'ANGOLO DEI
RINGRAZIAMENTI:
- giuyoipoi77 (ora della fine ho
imparato a scrivere il tuo nick senza controllarlo otto volte ahaha)
- HeartSoul97 (le tue parole sono
come quelle di Haymitch. Sempre perfette! Grazie mille per i
complimenti e per le rassicurazioni. Ho sempre paura di andare fuori
tema con ogni personaggio, anche perché ne ho sottomano
veramente tanti e non sono abituata a scrivere di personaggi con
caratteri così ben delineati come quelli di HG. Grazie mille)
- Elenalways (Grazie ^_^ sono
contenta che ti piaccia la descrizione di Martin, davvero)
- amolefossette (sono contenta
quando leggo che ti faccio commuovere. E' sempre bello dare emozioni a
chi legge)
- WearInfinite99 (cambi nick per
confondermi? Ammettilo! Ahahaha, scherzi a parte. Johanna mi piace un
sacco come personaggio e sinceramente chiederei alla Collins di fare un
libro solo su di lei ^_^. Grazie mille per tutti i complimenti)
- DestinyMaryHope (Non morire, ti
prego. Aggiornerò velocissimamente promesso. E non scusarti
per non aver recensito i capitoli precedenti. Meglio tardi che mai
<3)
- Giadipotter (grazie grazie. Non
ho inserito commenti sarcastici. Haymitch era troppo emozionato per
fare battutine e poi doveva fare la persona seria ahahah)
- bookslover95 (tranquilla,
ultimamente sono sempre di corsa pure io ahaha)
Grazie di cuore a tutti!
Ora vado a nanna, che è meglio.
Un abbraccio forte forte e buona
notte <3
Xoxo
Shayla
|
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Capitolo 16 *** 16. ***
16.
Ancora
non ci credo di
essermi sposata. La giornata è stata veramente molto
frenetica, quindi mi
prendo un paio di minuti per sistemare tutti i ricordi che
s’affollano nella
mia mente.
Lo
sguardo emozionato
di Peeta mentre arrivo all’altare, le lacrime di commozione
di Haymitch mentre
mi bacia la fronte, il sorriso di mia madre, la mia voce tremolante per
l’emozione.
La
dolcezza dello
sguardo di Annie, il meraviglioso regalo di Johanna.
È
tutto così fantastico
che ho quasi paura che non sia mai accaduto, poi sfioro
l’anello regalatomi da
Effie ed Haymitch e realizzo che è tutto vero.
Mi
volto verso Peeta e
lo bacio con passione, poi gli tolgo la maglia.
Mi
ferma
immediatamente.
«Katniss,
cosa vuoi
fare?» mi domanda.
Lo
guardo.
«Secondo
te?».
«Ma
non faremo del male
al bambino?» chiede, preoccupato.
Sorrido
e gli accarezzo
il viso.
«Non
credo proprio»
rispondo, con un sorriso malizioso.
Peeta
comincia a
baciarmi il collo, mentre il mio respiro si fa via via più
affannoso e il mio
corpo freme sotto il tocco delle sue mani.
Facciamo
l’amore con
passione e Peeta mi fa sentire una regina, stando attento a non farmi
male e
forse muovendosi con una cautela quasi esagerata.
Rimaniamo
svegli quasi
tutta la notte a darci baci e carezze.
Quando
ci addormentiamo
l’aurora comincia a brillare.
-
Veniamo
svegliati da un
sommesso bussare alla porta.
Peeta
sospira e si
volta dall’altra parte, così sono io a dovermi
avvolgere in un lenzuolo e
aprire leggermente per vedere chi ci cerca.
È
Effie, che arrossisce
immediatamente.
«Katniss,
spero di non
aver disturbato» sussurra, abbassando lo sguardo.
«Non
ti preoccupare
Effie, nessun disturbo. È successo qualcosa?»
domando, con un sorriso.
«Volevo
semplicemente
chiedervi se volevate scendere per pranzo, anche perché
credo che Annie torni
al Distretto Quattro nel primo pomeriggio».
Annuisco,
quindi le
chiedo di darmi cinque minuti, poi rientro in camera e sveglio Peeta.
«Amore,
è ora di
pranzo. Hai fame?» chiedo, posandogli un leggero bacio su una
guancia.
Lui
mugugna qualcosa,
poi mi abbraccia e mi bacia.
«Buongiorno
signora
Mellark» sussurra, sorridendomi.
Gli
sorrido e gli
scosto i capelli biondi da davanti il viso.
«Buongiorno»
rispondo.
Rimaniamo
abbracciati a
scambiarci effusioni per qualche minuto, poi mi alzo e vado a vestirmi.
«Io
scendo a mangiare
almeno sto un po’ con Annie e Martin, visto che oggi
pomeriggio tornano a casa.
Tu cosa fai?» domando.
«Arrivo»
sussurra,
nascondendo il viso con il cuscino e camuffando uno sbadiglio.
Rido,
poi esco dalla
stanza.
Haymitch
e Johanna
stanno ridendo fragorosamente seguiti poco dopo anche da Beetee e da
Flavius.
Mia
madre sta servendo
il pranzo, mentre Martin le passa educatamente i vari piatti ancora da
riempire.
Effie,
Venia, Octavia e
Annie stanno chiacchierando e mi salutano cordialmente quando entro in
sala da
pranzo.
Peeta
ci raggiunge un
paio di minuti più tardi.
Il
pranzo trascorre
serenamente.
«Dunque,
piccioncini,
adesso che farete?» chiede Johanna sorseggiando un bicchiere
di vino.
«In
che senso?»
domando.
«Non
farete un bel
viaggio di nozze?».
Io
e Peeta ci
guardiamo.
Non
ci avevamo nemmeno
pensato.
«Penso
che con la
gravidanza non mi convenga stare in giro per tanto, magari lo faremo
più
avanti. Una volta nato il bambino» dico.
«Sì,
ora preferiamo
rimanere a casa a preparare tutto per l’arrivo del
piccolino» conferma Peeta.
«O
piccolina» aggiungo.
Mentre
sparecchiamo
vengo presa da parte da mia madre.
«Katniss,
io vorrei
tanto restare qui più a lungo per assisterti durante la
gravidanza, ma devo
tornare al Distretto Quattro insieme ad Annie. Abbiamo il treno oggi
alle tre
di pomeriggio» dice, con una piccola nota di rammarico nella
voce.
«Non
ti preoccupare
mamma. Ci sono qui Peeta ed Haymitch, non c’è
nulla di cui aver paura» dico,
con un sorriso.
«Promettimi
che in caso
di bisogno mi chiamerai, va bene? Sarò da te in breve
tempo» dice, prendendomi
le mani.
Sorrido
e annuisco.
«Sì
mamma, promesso»
rispondo.
-
Annie
mi abbraccia
forte prima di salire sul treno.
«Non
vedo l’ora di
conoscerlo» dice, accarezzandomi la pancia.
Mia
madre mi bacia le
guance, poi abbraccia Peeta.
Martin
sventola la mano
oltre il finestrino e ci sorride.
Salutiamo
finché il
treno non è lontano, poi torniamo a casa.
-
Il
giorno dopo è il
turno di Effie, Venia, Octavia e Flavius di ripartire.
Si
ripetono nuovamente
abbracci, baci, lacrime e fazzolettini, poi la casa sembra ancora
più grande di
prima.
Gli
ultimi a tornare a
casa sono Johanna e Beetee e tutto si fa silenzioso.
«Mi
mancherà quella
pazza» dice Haymitch mentre facciamo ritorno a casa dalla
stazione.
Annuisco.
-
I
mesi s’inseguono in
un continuo cambio di temperature e mentre il mio corpo cambia
l’inverno si
avvicina.
È
fine novembre e io
sono al settimo mese di gravidanza.
La
pancia sporge sempre
più e Haymitch mi prende in giro per i miei movimenti sempre
più goffi e
impacciati.
Peeta
invece è sempre
più premuroso e spesso mi accarezza il ventre nella speranza
di sentire qualche
movimento del bambino.
È
mattina quando
riceviamo la telefonata di Effie.
Ci
invita a Capitol
City per Natale, a casa sua.
«Ho
già contattato tua
madre ed Annie, e anche Johanna, e Beetee. Tutti quanti»
dice, elettrizzata.
«Ci
saremo Effie»
rispondo sorridendo.
«Vi
aspetto per la
settimana prima di Natale, così vi sistemate con calma e
decidiamo bene come
organizzare la giornata» aggiunge prima di chiudere la
chiamata.
Avviso
Peeta ed
Haymitch che accolgono positivamente la notizia, poi comincio ad
organizzare il
tutto per il viaggio.
Biglietti
del treno,
valige, documenti nel caso in cui il bimbo avesse fretta di nascere.
Sarà
un Natale
meraviglioso.
Eccomi. Vogliate perdonare la
"cortezza" del capitolo, ma l'ho voluto appositamente così
breve per spiegare che non ci sarà un viaggio di nozze (non
era nemmeno in programma, poi nei commenti ne avete parlato e quindi mi
avete mandata in crisi ahaha).
Mi scuso anche per avervi fatto
attendere così tanto per un capitoletto di queste
dimensioni, ma sono stata impegnatissima perché ho dovuto
organizzare l'addio al nubilato di un'amica e venerdì ho il
suo matrimonio, quindi tante volte entravo sul pc, scrivevo una riga e
poi spegnevo.
Vi ringrazio per essere arrivati
fin qui e ora vi lascio a:
L'ANGOLO DEI
RINGRAZIAMENTI:
Grazie a:
- invierno90 (calcolando che
Katniss è incinta e il concetto di luna di miele non viene
esposto in Hunger Games sincermanete non pensavo di fargli fare
chissà cosa)
- giuyoipoi77 (mi fa piacere
averti trasmesso delle emozioni così forti :) )
- DestinyMaryHope
(Grazie mille ^_^)
- hakuna89 (mi fa piacere che ti
siano piaciute le mie ideuzze. Grazie mille)
- Elenalways (Grazie di cuore)
- MatitaGialla (Questa volta mi
sono fatta aspettare! La cerimonia è stata breve, lo
so...solo che avevo paura di risultare stucchevole...)
- Petniss e directioner (No non
sono una maga, ahahaha. Il fatto è che non avendo un lavoro
che m'impegni al mattino, ma al pomeriggio, posso permettermi
di stare a letto a ronfare fino alle 11/12 e quindi di notte poi non ho
sonno e sto sveglia fino alle 5)
- amolefossette (Grazie mille e
scusa per l'attesa)
- bookslover95 (Grazie di cuore)
Grazie a tutte! E ora vi lascio
con un piccolo "messaggio promozionale"
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2144734
Questa
è una nuovissima fan
fiction che sto scrivendo insieme ad altri cinque ragazzi. Mi fareste
un
grandissimo favore se passaste a leggerla e se lasciaste qualche
commentino
<3
|
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Capitolo 17 *** 17. ***
17.
Sono
elettrizzata, a
breve rivedremo tutti.
So
per certo che mia
madre, Annie e Martin saliranno sul nostro stesso treno.
Peeta
ed Haymitch
caricano i bagagli in macchina mentre io mi avvolgo in un pesante
mantello di
lana.
Non
c’è nessun cappotto
che mi vada bene con questo pancione enorme.
Arranco
lentamente fino
alla macchina, sconsolata.
«C’è
qualche problema?»
mi domanda Peeta, preoccupato, vedendo la mia espressione triste.
«Sono
enorme, sono
lenta e pure goffa» borbotto.
«Non
è vero. Sei
stupenda» dice, dandomi un bacio.
Riesce
sempre a tirarmi
su di morale.
Una
volta in treno mi
libero dalla mantella e mi accomodo su un sedile vicino al bagno. Il
viaggio
fino a Capitol City sarà lungo e io devo fare
pipì ogni mezz’ora.
Haymitch
e Peeta fanno
a turno a controllarmi nel caso in cui avessi bisogno di qualcosa.
«Ragazzi,
manca ancora
un mese al parto, rilassatevi e state tranquilli. Io sto
benissimo» dico,
cercando di tranquillizzarli.
«Lo
sappiamo, ma il
viaggio è lungo e non si sa mai quello che può
accadere» dice Haymitch.
Sorrido,
poi mi poggio
una mano sulla pancia e la carezzo dolcemente.
«Avete
già pensato a
dei nomi?» chiede il nostro mentore ed amico.
Io
e Peeta ci
guardiamo.
«Nel
caso in cui fosse
un maschio ci piacerebbe chiamarlo Eoin, come mio fratello maggiore, se
invece
fosse femmina siamo indecisi tra Síle e Ishibeel».
Haymitch
mi guarda, con
aria interrogativa.
«Pensavo
che, nel caso
in cui fosse femmina, l’avreste
chiamata…»
«No,
preferisco che di
Primrose ce ne sia solo una nella mia vita» sussurro,
interrompendolo.
Lui
sorride e annuisce,
poi per evitare che la malinconia prenda il sopravvento cambiamo
discorso.
«Una
volta arrivati
dovremo andare a comprare dei regali» dice Peeta.
Annuisco.
«Sì,
anche se non ho la
minima idea di cosa comprare» dico, sorridendo.
Il
viaggio prosegue
tranquillamente e io mi rilasso nell’osservare il panorama
innevato.
Ad
un certo punto mi
addormento e vengo svegliata da Peeta verso l’ora di pranzo.
«Katniss,
vuoi mangiare
qualcosa? Noi pensavamo di andare nel vagone ristorante» dice.
Annuisco,
quindi prendo
la borsa.
Haymitch
chiude a
chiave il nostro scomparto e ci avviamo tutti e tre a mangiare.
Il
vagone ospita anche
altre persone, che come noi si spostano per trascorrere le feste con i
propri
cari.
Sento
i loro sguardi
seguire i miei passi e posarsi sulla mia pancia decisamente evidente.
Mentre
mangiamo veniamo
avvicinati da una signora sui sessant’anni.
«Congratulazioni»
dice,
con un sorriso sincero.
«Grazie»
rispondo io,
in evidente imbarazzo.
«Speriamo
che sia bella
e brava come i suoi genitori» aggiunge.
«Grazie
di cuore, ma
ancora non sappiamo se sarà maschio o femmina»
dice Peeta.
«Fidatevi
di me, che ho
visto un sacco di donne in dolce attesa durante la mia vita,
sarà una
bellissima bambina» risponde, poi si allontana, raggiungendo
quello che credo sia
suo marito.
Sorrido
a Peeta e mi
accarezzo la pancia.
«Vuol
dire che dovremo
decidere un nome, allora» sussurro.
Verso
sera arriviamo al
Distretto Quattro e veniamo raggiunti da Annie, Martin e mia madre.
Vengo
letteralmente
sommersa da mille domande.
Come
procede la
gravidanza?
Come
mi sento?
Il bambino è
tranquillo?
Riesco
a dormire?
Ma
la domanda migliore
arriva proprio dal piccolo Martin.
«Katniss,
ma è vero che
dentro la tua pancia c’è un bambino?»
chiede, ingenuamente.
Annuisco,
accarezzandogli i capelli.
«Sì,
c’è dentro un
bambino» rispondo.
«E
come ci è entrato?»
chiede lui.
L’imbarazzo
è quasi
palpabile.
«Ehm…vedi,
quando un
papà e una mamma si vogliono bene, il papà dona
un semino alla mamma che fa
crescere un bambino nella pancia» spiega Peeta.
Mi
ha salvata, gli sarò
debitrice per il resto della mia vita.
Tutti
ci rilassiamo e
Martin sembra soddisfatto della risposta.
Qualche
ora dopo
decidiamo di metterci a dormire nelle nostre cuccette e quando ci
svegliamo è
quasi ora di pranzo.
Mentre
mangiamo,
Capitol City compare all’orizzonte.
-
Non
so come facciano,
ma i fotografi sono appostati fuori dalla stazione, in attesa di
qualche scatto
della mia pancia.
La
cosa non
m’infastidisce più di tanto, ma Peeta ed Haymitch
fanno di tutto per tenermi al
riparo dai loro flash.
Alcuni
mi chiamano, per
attirare la mia attenzione, ma mi limito ad ignorarli.
Saliamo
su un’unica
lunghissima e spaziosissima macchina, diretti verso la casa di Effie,
dove lei
ci sta aspettando sulla soglia, con un sorriso smagliante.
Indossa
un bellissimo
abito in velluto rosso scuro e porta una parrucca candida come la neve.
Mi
corre incontro,
sfidando la sorte con quei tacchi, e mi abbraccia, poi abbraccia mia
madre ed
infine Annie.
Martin
si offre per
aiutare Peeta ed Haymitch con i bagagli.
Una
volta sistemati, ci
accomodiamo in casa.
Effie,
oltre ad essere
attenta in modo maniacale al suo abbigliamento, si rivela essere anche
dotata
di ottimo gusto per gli arredi del suo appartamento.
Ci
fa sedere su un
divano in pelle scura che ci ospita tranquillamente tutti e sei e poi
ci serve
della cioccolata calda.
«Con
questo freddo è
l’unica cosa utile» dice, passandoci delle tazze
fumanti.
Chiacchieriamo
a lungo
su quanto siano belle le feste, su quanto sia bello essere tutti
insieme, poi
arriva la domanda chiave di tutta la giornata.
Il
nome del nascituro.
«Non
sapendo ancora se
sarà maschio oppure femmina abbiamo deciso di scegliere sia
un nome da bambino,
sia un nome da bambina» dice Peeta.
«Anche
se, durante il
viaggio, una signora mi ha assicurato che sarà una
femmina» aggiungo.
«Beh,
in effetti si
dice che se durante la gravidanza la donna appare rilassata in viso in
teoria
dovrebbe partorire una femminuccia» dice mia madre.
«Dunque,
se sarà una
bambina come la chiamerete?» chiede Annie.
«Siamo
indecisi tra
Síle e Ishibeel» dico, sicura.
Ed
ecco che parte un
dibattito su quale nome sia migliore.
«Ishibeel
Mellark suona
veramente bene» dice mia madre.
«Beh
anche Síle. È un
nome molto carino» dice Effie.
Alla
fine sono ancora
più indecisa.
Dopo
cena veniamo
raggiunti da Venia, Flavius ed Octavia.
Anche
loro sono
imbacuccati e a giudicare dalla neve sui loro cappelli deve aver
ripreso a
nevicare.
Saluti,
abbracci, baci,
poi si chiacchiera fino a tardi.
Mi
viene concesso il
lusso di mettermi quasi sdraiata su una poltrona e di allungare i piedi
verso
il fuoco che scoppietta gioioso nel camino.
Peeta
mi accarezza i
capelli e si diverte ad intrecciarli.
Mi
si stanno chiudendo
gli occhi per il sonno, Effie se ne accorge e ci accompagna alla nostra
stanza.
Salutiamo
tutti,
augurando loro la buona notte, quindi seguiamo la nostra ospite su per
le
scale.
Arriviamo
fino al terzo
piano e accede diamo alla stanza passando per una piccola anticamera.
Il
letto a baldacchino
è gigantesco e c’è un enorme armadio in
cui possiamo sistemare tutti i nostri
abiti, d’altronde rimarremo qui per più di due
settimane.
Ringraziamo
Effie,
quindi ci cambiamo e ci infiliamo sotto il pesante piumone che ci da
subito
sollievo contro il freddo.
«Katniss,
svegliami per
qualsiasi motivo» sussurra Peeta baciandomi.
«Sì
amore, non ti
preoccupare» rispondo, sorridendo contro la sua pelle.
La
mia mole m’impedisce
di dormire supina, quindi mi giro su un fianco, lasciando che Peeta mi
abbracci
delicatamente.
Avverto
il calore del
suo corpo e provo un senso di sicurezza tale che non fatico a prendere
sonno
dopo pochi istanti.
Durante
la notte mi
alzo un paio di volte per fare pipì, ma durante la mia terza
visita alla
toilette mi sento svenire.
La
carta igienica è
leggermente macchiata di sangue e un secondo dopo avverto una
sgradevole
sensazione di bagnato a livello delle ginocchia.
Lentamente
vado da
Peeta e lo sveglio.
«Che
succede?» chiede
lui, allarmato, accendendo l’abat-jour sul suo comodino.
«Temo
che qualcuno
abbia fretta di venire al mondo» dico, pallida in viso.
Eccoci qui, come pensavate
c'è qualcuno che vuole farsi conoscere da voi lettori :)
L'idea era quella di far passare
un Natale tranquillo a tutti quanti, però sarebbe stato
assai noioso senza colpi di scena, quindi ecco che la perfida Shayla
scombussola di nuovo il quieto mondo di Katniss e Peeta.
Parlando di cose più
concrete...siete passate a leggere la storia che vi ho linkato? Che ne
pensate?
Per me è veramente molto molto molto importante :)
Fatemi sapere, non solo qui, ma recensendo anche dall'altra parte.
Bene, siccome al momento non ho
altro da dirvi vi lascio a:
L'ANGOLO DEI
RINGRAZIAMENTI:
Grazie a:
- Elenalwyas (ecco la prima
intuitiva delle mie recensitrici [ho cercato sul vocabolario ed esiste
come parola! Wow...] spero di non averti delusa)
- giuyoipoi77 (Peeta è
coccolosissimo!!!)
- DestinyMaryHope (Spero di aver
aggiornato abbastanza presto! Venerdì è sempre
più vicino, fortunatamente ho già tutto pronto,
se no sarei nel panico per questo matrimonio :) )
- amolefossette (purtroppo, come
hai detto tu, ho un sacco d'impegni al di fuori di efp e devo dar retta
a tutto quanto. Mi sento una donnina in carriera)
- HeartSoul97 (Tranquilla, ognuno
ha i suoi impegni e la scuola è decisamente più
importante della mia fanfiction!!! Ogni volta ti ringrazio per i
complimenti che mi fai. Grazie grazie grazie)
Ah se non si fosse
capito...VOGLIO (sì, è un ordine) le vostre
opinioni sui nomi da bambina
Piccola nota di Shayla:
I nomi (Eoin, Sìle e Ishibeel) sono nomi gaelici. Sono i
nomi stranieri più particolari e, a parer mio, anche i
più belli.
Se cercate su internet li troverete sicuramente.
Spiegazione:
Eoin = è un nome irlandese, usato per tutte le figure
bibliche conososciute con il nome di John in inglese (compreso Giovanni
Battista e Giovanni l'apostolo)
Sìle = è una variante della trascrizione scozzese
di Cecilia. Deriva dal celtico "delle fate" / "figlia delle fate" e dal
latino "cieca"
Ishibeel = nome di origine irlandese, significa Devota a Dio / Giurata
a Dio. E' una variazione del nome "Isabel"
Grazie di cuore a tutti voi
(parlo sempre al maschile perché magari c'è
qualche boy nascosto tra i lettori)
Un abbraccio, ci vediamo al
prossimo capitolo!
Xoxo
Shayla
|
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Capitolo 18 *** 18. ***
18.
Mentre
scendo le scale
cercando di muovermi il più tranquillamente possibile, Peeta
corre a chiamare
Haymitch, mia madre e tutti gli altri.
Effie
si affretta a
chiamare un’auto che mi accompagni in ospedale, nel frattempo
mia madre mi fa
stendere sul divano e mi fa trarre profondi respiri per mantenere la
calma.
Peeta
ed Haymitch
preparano una borsa con dei vestiti per me e per il piccolo e con tutto
il
necessario per i giorni successivi al parto.
Dopo
cinque minuti io e
Peeta siamo in macchina, diretti verso l’ospedale.
Mia
madre e gli altri
ci raggiungeranno più tardi.
Il
viaggio non dura a
lungo, ma io vengo colta da fitte dolorose e puntuali.
Una
contrazione ogni
quattro minuti.
Quando
accade, stringo
la mano di Peeta, che ovviamente fa di tutto per farmi rilassare.
Una
volta in ospedale,
i medici non hanno bisogno di spiegazioni per sapere di cosa ho bisogno.
Mi
fanno accomodare su
una sedia a rotelle e mi portano in una stanza, dove due infermiere mi
aiutano
ad indossare una vestaglia sterile.
«Lei
entra con la
signora?» domanda una delle due a Peeta.
Annuisce
e gli viene
consegnato un indumento simile al mio.
«Iniziamo
a portarla di
là, ci raggiunga non appena è pronto»
dice la seconda infermiera, quindi vengo
fatta stendere su un lettino e vengo portata in sala parto.
Il
medico si premura di
farmi tranquillizzare.
«Mi
dica, ogni quanto
ha le contrazioni?» mi domanda controllando
l’orologio sulla parete.
«Ogni
quattro minuti
circa» rispondo.
«Caspiterina,
qui
qualcuno ha veramente fretta di nascere» aggiunge lui.
«Io
sono il dottor
Cooper, non si preoccupi signora Mellark, vedrà che
andrà tutto bene» dice
successivamente al mio sguardo perplesso.
Non
sono molto in vena
di battute.
In
quel momento entra Peeta.
«Bene,
siamo pronti.
Signora ogni volta che avrà una contrazione le chiedo di
spingere con tutte le
sue forze e vedrà che tra pochi minuti sarà tutto
finito».
Mi
sforzo di seguire
alla lettera le istruzioni del dottor Cooper, ma per riuscire a
concentrarmi
mentre il dolore mi pervade, mi vedo costretta a stritolare le mani di
Peeta.
-
Dopo
più di mezz’ora di
“signora spinga” “ci siamo
quasi” e “vedo la testa” ecco che sento
pronunciare
la frase che mi tranquillizza e mi strappa un sorriso.
«Signori
Mellark, è una
bellissima bambina».
La
sento piangere,
mentre l’ostetrica si preoccupa di lavarla accuratamente e di
fare tutti i test
per controllare che stia bene.
Due
minuti dopo mi vedo
porgere un fagottino avvolto in una copertina di cotone rosa e vedo il
più bel
faccino che sia mai esistito.
Sento
le lacrime
solcarmi le guance mentre una manina si muove frenetica alla ricerca di
qualcosa.
Peeta
è commosso quanto
me.
«Siete
state bravissime
entrambe» dice, baciandomi la fronte.
«Scusate
se interrompo
il momento, ma dobbiamo compilare i documenti di nascita e ci serve il
nome
della bambina» dice un’infermierina giovanissima,
arrossendo fino alla punta
dei capelli.
«Ishibeel
– dice Peeta
– Ishibeel Mellark».
La
piccola muove la
testa e fa schioccare la lingua rumorosamente.
Io
non so che fare.
«Provi
ad attaccarla al
seno» dice l’ostetrica, con un sorriso.
Seguo
il consiglio
della donna e vedo che la bambina comincia a succhiare con foga.
È
una sensazione
strana, ma contemporaneamente meravigliosa e dolcissima.
-
Mentre
Ishibeel mangia,
veniamo accompagnati in una stanza.
Il
mio letto è
affiancato da una culla con i bordi trasparenti.
«Per
qualsiasi cosa,
non esiti a chiamarci» dice l’infermiera
indicandomi un pulsante rosso posto
sul comodino.
Io
e Peeta non
riusciamo a distogliere lo sguardo da quella meravigliosa creaturina
che rimane
saldamente attaccata al mio seno.
«Vado
a chiamare tua
madre. Sarà sicuramente nel panico. Va bene?» mi
chiede mio marito.
Annuisco,
poi comincio
ad accarezzare quella minuscola testolina coperta di capelli scuri.
Il
mio sguardo si posa
fuori dalla finestra, dove la fioca luce del mattino combatte contro le
nubi
che riversano neve per tutta Capitol City.
-
Ishibeel
sonnecchia
tranquilla, infagottata in una tutina rosa che Peeta le ha comprato
poco prima.
Stiamo
parlando
tranquillamente quando vediamo un palloncino fare irruzione nella
stanza e
rimbalzare pacifico contro il soffitto.
I
nostri sguardi vanno
velocemente alla porta, dove Haymitch fa capolino con un sorriso che va
da un
orecchio all’altro.
Subito
dietro di lui ci
sono mia madre, Effie, Annie, Martin e anche Johanna e i tre truccatori.
Insieme
ai palloncini
ci viene regalato anche un bellissimo mazzo di fiori.
«Contavo
di farvi una
sorpresa ed arrivare per colazione a casa di Effie, ma la sorpresa ce
l’ha
fatta la signorina Mellark» dice Johanna entrando e
gironzolando immediatamente
intorno alla culla della bambina.
«Come
ti senti?» mi
chiede mia madre.
«Sono
un po’ stanca, ma
sto bene» rispondo con un sorriso.
Tutte
quelle voci nuove
svegliano la piccola che però, anziché piangere,
agita le manine verso l’alto.
«Posso
prenderla in
braccio?» chiede Haymitch.
Io
e Peeta annuiamo.
«Certamente»
dico.
Haymitch
pare possedere
un dono innato per i
bambini.
Sa
come tenerla, come
comportarsi e sembra quasi che tra i due s’instauri un legame
fortissimo fin da
subito.
Ishibeel
è tranquilla
tra le sue braccia, non si agita e pare attentissima alla voce del
nostro
amico.
La
piccola passa
tranquillamente di mano in mano, finché Effie non chiede a
Johanna se vuole
cullarla.
«Ehm,
no…senza offesa,
ma non sono un granché con i bambini» dice,
sorridendoci.
La
bambina torna a me
ed eccola che riprende a dimenarsi per farmi capire che è
affamata.
«Signori,
credo che la
principessa abbia fame, quindi tutti fuori» dice Haymitch
prendendo Flavius e
Martin a braccetto.
Peeta
li segue fuori
dalla stanza.
«Katniss
vuoi che
usciamo anche noi?» chiede mia madre.
«Come
preferite, non mi
crea nessun disturbo» rispondo, preparandomi ad allattare.
Effie,
Venia, Octavia e
Johanna escono dalla stanza, mentre mia madre ed Annie rimangono con
me,
dandomi consigli su come fare e su come migliorare i miei movimenti.
«Guardala
negli occhi
mentre le dai da mangiare e parlale. È abituata a sentire la
tua voce da mesi
ed è l’unica che riconosce al momento»
dice mia madre.
«Non
è una sensazione
meravigliosa? Io ho allattato Martin per quasi un anno
intero» dice Annie.
È
un momento molto
dolce e io faccio tesoro di tutti i consigli che mi vengono dati.
Dopo
averle dato da
mangiare, prendo la piccola Ishibeel in braccio e le picchietto
dolcemente la
schiena per farla digerire.
«Ancora
non ci credo –
dice mia madre. La guardo – Sembra ieri quando ti sei offerta
volontaria per
Prim, per salvarla dagli Hunger Games e ora guardati. Sei sposata, hai
una
meravigliosa bambina. Sono così felice».
Si
asciuga rapidamente
una lacrima.
«Mamma,
non piangere»
dico, sorridendole.
«Non
ci riesco
Katniss…ancora non ci credo che la nostra vita abbia preso
una piega così
meravigliosa. Abbiamo passato tanti momenti
difficili…» aggiunge.
La
bambina comincia a
piangere e io ho urgenza di fare pipì.
«Mamma,
puoi calmarla
tu, devo andare in bagno» dico, porgendole la piccola.
Mi
appendo
letteralmente all’asta della flebo e vado in bagno.
Sento
mia madre che
canticchia una canzoncina alla sua nipotina e sorrido.
Quando
torno al letto,
Ishibeel si è addormentata ed è nella sua culla,
mentre mia madre pare riaver
acquistato la calma.
Dopo
qualche istante
arriva un’infermiera che chiede gentilmente a mia madre e ad
Annie di lasciare
la stanza per eseguire dei veloci controlli.
Mi
viene provata la
pressione e la temperatura, lo stesso alla piccola.
«Benissimo
signora
Mellark. È tutto nella norma, tra un paio di giorni
potrà tornare a casa con sua
figlia» dice con un sorriso prima di lasciare la stanza.
Sorrido,
poi attendo
che rientrino tutti.
Le
ore scorrono in un
continuo chiacchiericcio.
Quanto
è bella la
bambina.
Ottima
scelta per il
nome.
Dovremo
comprare tutto
il necessario per quando torneremo a casa.
-
È
quasi ora di pranzo
quando bussano sommessamente alla porta.
È
Plutarch Heavensbee.
Ci
saluta cordialmente
e ci informa che è stato mandato dalla Paylor in persona.
«Ci
tiene a farvi i
suoi migliori auguri per la nascita della bambina. Lo ha saputo mentre
sistemava i dati per il prossimo censimento e ha notato il file
dell’ospedale.
Sapete, per ogni nascita ed ogni decesso veniamo informati
dall’ospedale in
modo da tener controllato l’andamento demografico della
popolazione» spiega.
«Non
voglio che
pensiate che vi sorvegliamo, anzi è stata una piacevole
sorpresa vedere il nome
di Ishibeel Mellark» si affretta ad aggiungere.
-
All’ora
di pranzo i
miei amici si recano alla mensa dell’ospedale e mi viene
concesso di rimanere
solamente in compagnia di Peeta.
«Nonostante
lei si
senta al pieno della forma, si ricordi che ha partorito da meno di
dodici ore e
dovrebbe riposarsi» mi raccomanda un’infermiera
portandoci due vassoi per il
pranzo.
-
La
giornata prosegue
tranquillamente, Ishibeel sembra una bambina tranquilla e si lascia
coccolare
volentieri da tutti.
A
metà pomeriggio però
un’infermiera ci informa che l’orario delle visite
sta per terminare e quindi
tutti, Peeta compreso, dovranno tornare a casa.
«Ci
vediamo domattina»
dice mio marito baciandomi e posando un leggero bacio sulla fronte
della
bambina.
La
piccola comincia a
brontolare dopo pochi minuti, quindi la prendo in braccio e avverto un
fastidioso odore.
Chiamo
l’infermiera e
le chiedo una mano.
È
il mio primo
pannolino e non ho idea di cosa fare.
Ishibeel
è minuscola e
ho il terrore di farle male.
«Non
si preoccupi
signora Mellark, nonostante le sembri fragile, non lo è
affatto. Le prenda le
gambe con decisione e le sollevi con delicatezza, poi faccia scorrere
il
pannolino pulito sotto la bambina ed infine lo chiuda» dice
la donna, facendomi
vedere tutte le mosse.
«Non
rischio di farle
male alla medicazione?» domando indicando la garzina candida
che le copre il
moncone del cordone ombelicale.
«Bisogna
fare
semplicemente attenzione» risponde lei con un sorriso.
Visto
che non sono
ancora stata istruita su come medicare la piccola, mi viene impartita
una
brevissima e semplicissima lezione.
«Si
tratta di un
procedimento molto semplice da eseguire due volte al giorno e non si
deve
preoccupare di nulla. Dovrà semplicemente medicare questa
zona con una garza
imbevuta d’acqua ossigenata, fino a che la ferita non
sarà completamente
pulita, poi prende un’altra garza, la imbeve
d’alcool e quindi la poggia
delicatamente sul moncone e la tiene ferma con questa retina. Non deve
fare
altro» dice la giovane medicando la bambina.
«Due
volte al giorno,
ogni dodici ore?» domando.
«Come
preferisce, non c’è
bisogno di seguire gli orari, una volta al mattino e una alla sera,
quando
cambia la bambina. Nel giro di una settimana, dieci giorni al massimo,
si
sistemerà tutto».
Prima
di lasciarla
uscire le pongo ancora alcune domande.
Finché
sarò a Capitol
City potrò rivolgermi a loro in caso di bisogno, poi
dovrò trovare un medico al
Distretto Dodici che segua la piccola durante la crescita.
-
I
due giorni
successivi, di degenza all’ospedale sono tranquilli e
scorrono anche abbastanza
rapidamente.
Ogni
giorno imparo
qualcosa di nuovo e mi sento sempre più vicina al mio ruolo
di madre.
Finalmente
arriva il
giorno in cui veniamo dimesse.
Mia
madre mi aiuta a
coprire per bene la bambina per evitare che prenda freddo.
«Katniss,
lo sai che là
fuori è pieno di gente?» mi chiede, mentre
controlla la copertina di Ishibeel.
«Lo
immaginavo, grazie»
dico, stringendo la piccola al petto.
Peeta
cammina davanti a
noi, trasportando il borsone con le nostre cose e un piccolo seggiolino
in cui
sistemare la bambina.
Quando
usciamo l’aria
gelida mi sferza il viso e cerco di proteggere Ishibeel dalle folate di
vento e
dalla neve.
I
fotografi cercano
inutilmente di rubare qualche immagine della piccola, ma è
talmente imbacuccata
e io la stringo così forte che è praticamente
impossibile vederla.
Nel
viaggio verso casa
chiedo a mia madre qualche consiglio sulla scelta di un medico al
Distretto.
«Non
ci sono medici
specializzati, o almeno, non ricordo che ci sia mai stato,
però credo che
potresti tranquillamente rivolgerti ad Hazelle. In fondo lei ha
cresciuto tre
figli piccoli completamente da sola»
Eccomi qui, grazie
mille!!!
Abbiamo raggiunto più di mille visualizzazioni al capitolo 1!
Caspita, è un traguardone enorme!!!
So che il capitolo non è lunghissimo e mi dispiace avervi
fatto aspettare a lungo, ma è stato un weekend di fuoco!
Venerdì matrimonio
Sabato compleanno del mio ragazzo
Domenica ho dovuto recuperare il sonno perso nei giorni precedenti
Lunedì festa di laurea.
E' stata dura, ma alla fine ce l'ho fatta.
Ora non mi dilungo oltre e vi lascio a:
L'ANGOLO DEI
RINGRAZIAMENTI:
Grazie a:
- giuyoipoi77 (grazie mille e scusa per l'attesa)
- MatitaGialla (Oddio t'immagino in un angolino a leggere. Che tenera!)
- ile223 (Calcola che alla fine Katniss è cresciuta ed
è cambiata. Credo che alla fine, vivendo con un omino
zuccheroso come Peeta anche lei si sia ammorbidita un po', non credi?)
- amolefossette (eccomi, spero di non essermi fatta aspettare troppo)
- bookslover95 (Anche io ho sempre preferito Ishibeel e speravo con
tutto il cuore che piacesse anche a voi)
- HeartSoul97 (ti prego dimmi che non sei morta...)
- Petniss e directioner (ragionamento strano e particolare, ma non fa
una grinza ahaha)
- Elenalways (Eccomi qui, spero che il capitolo ti sia
piaciuto)
- Rossella_delle_rose_blu (Posso dire di essermi commossa nel leggere
il tuo commento? Ero con i miei amici e mi hanno vista ridere come una
cretina davanti al telefono. L'ho riletto un trilione di volte e ogni
volta mi ritrovo ad avere una faccia da ebete gongolante. Grazie di
cuore. Mi rende veramente felice leggere ciò che hai
scritto. Credo sia una delle più grandi realizzazioni per
una persona che scrive per passione proprio come me. Davvero, grazie di
cuore)
- DestinyMaryHope (Non morire anche tu, dai!!!)
- Mezzanotte_ (grazie per la recensione, è un piacere sapere
di avere una nuova lettrice!!!)
Grazie di cuore a tutte voi, undici recensioni sono veramente
tantissime ragazze. Grazie grazie grazie.
Vi lascio con un piccolo compito per la prossima volta, vi va di
passare da qui e di lasciarmi un commentino?
Grazie mille!!!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2167962&i=1
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Capitolo 19 *** AVVISI ***
Signori e signore, vi chiedo umilmente perdono per aver messo in un cantuccio questa storia. Al momento sono parecchio incasinata (mancanza di lavoro, mancanza di soldi, e altre cosucce di poco conto) che mi tengono la testa occupata e fatico a scrivere cose più lunghe di una OS. In ogni caso ci tengo a rassicurarvi che la storia avrà una fine, che entro l'inizio del nuovo anno la porterò a termine regalandovi altri capitoli di questa ff che avete seguito con tanta passione. Vi chiedo nuovamente di scusarmi e vi auguro di trascorrere un felicissimo natale con le vostre famiglie e di iniziare l'anno nuovo nel migliore dei modi. Detto ciò mi vedo costretta a lasciarvi per un breve periodo di tempo. Vi abbraccio forte. Shayla |
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