Chanel versus Einstein

di x Audrey x
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Imprevisto ***
Capitolo 2: *** Esplosione ***
Capitolo 3: *** Brooklyn o...? ***
Capitolo 4: *** Jack ***



Capitolo 1
*** Imprevisto ***


Caro Diario,
innanzitutto mi sto rivolgendo a te, non a Dorota, quindi Dorota, se hai trovato questo tra i miei millesimi quaderni blu, non azzardarti ad andare avanti con la tua lettura. Bene, ora possiamo proseguire. La serata scorsa è stata la più insolita di tutta la mia vita. Se non ne fossi così certa, direi che è stato tutto un sogno. Non sarebbe la prima volta che faccio sogni inquietanti. Ma questo non cambia i fatti. Perché quella, è stata la serata in cui Bart Bass è morto. Morto per causa mia, di Blair Waldorf.
 E dell’ uomo con la giacca a righe.

Capitolo Uno

IMPREVISTO

Bart Bass era morto. L’ aveva visto cadere giù da quel grattacielo con i suoi occhi. Ma quella telefonata. Com’ era possibile? Blair si sistemò la gonna dello stretto tubino nero (rigorosamente Chanel), mentre con una mano continuava a torturarsi la lunga collana di perle scure. Doveva raggiungere Chuck, al più presto! Era nella sua limosine e non riusciva a smettere di pensare all’ accaduto. Era la sera in cui Bart era stato nominato ‘man of the year’ . Finalmente arrivò a destinazione. Si precipitò giù dalla macchina e inciampò sugli alti tacchi neri. Maledizione pensò. Oltrepassò il grande portone e finalmente raggiunse la piccola (relativamente piccola) festa in cui si era rifugiato Chuck, dopo la tragedia (o sollievo?).
“Chuck! Grazie a dio ti ho trovato! È importante, ascoltami!” gli disse Blair, agitatissima.
“Hei, amore calmati, qualcosa non va? Se è per la polizia risolveremo dopo il problema, l’ hai detto tu, finchè non-“ gli rispose calmissimo, con un bicchiere vuoto in mano.
“é questo il punto! Non hanno ritrovato nessun corpo a terra! Mi hanno telefonato, Bart Bass è ancora vivo!”
“Cosa!? È come diavolo ha fatto questa volta!?”
“Un jet, una mongolfiera, cosa vuoi che ne sappia io!”
“Ora ritornerà al suo ricevimento suppongo. Ma noi possiamo ancora aspettare prima di raggiungerlo, insomma, guarda che festa! È fantastica! Vuoi che ti prenda qualcosa da bere amore?”
Blair lo fulminò con lo sguardo e commentò che per lui tutte le feste erano fantastiche. Dopodiché, lo trascinò fuori di lì, ancora con il bicchiere in mano.
“Adoro quando ti comporti così” disse Chuck con un’ espressione persa.
“Zitto, dobbiamo agire. Meglio non dire niente a nessuno per ora” lo guardò. No, da com’ era conciato, inutile ragionare con lui di piani e complotti.
Rimontarono nella limosine, che li portò diretti al quel maledetto ricevimento. Arrivati però, non c’ era nessun Bart Bass ad aspettarli.
“E ora dove si è cacciato! Non può far notare troppo la sua assenza! E gli altri?”
“C’ è Dan là in fondo, che sta parlando con qualcuno…”
“Con chi?”Chiese ansiosa Blair.
“Ma perché ti interessa tanto?”
Blair gli lanciò un’ occhiataccia e allungò il collo per spiare. Oh no, Georgina! E lei cosa centrava ora!? Ma se era lei che stava parlando con Dan, dove era finita Serena? Di solito si inventava sempre mille scuse per stare dietro ad Humphrey, era convinta che gli sarebbe stata appiccicata quella sera. Ora che le serviva! Ma non si perse d’ animo, e si diresse verso di loro.
“Georgina, è mai possibile trovare un posto dove non ci sei?”
“è sempre un piacere vederti, mia cara Blair”
“No, non ti farò leggere l’ ultimo capitolo su Serena! Lo darò allo Spectator, non a te e alla tua agente! E questa è la mia decisione”
“Humphrey, calmati, risolverai dopo queste cose. Serena era con te?” disse tranquilla Blair.
“Ora che mi fai pensare, strano, non l’ ho nemmeno vista stasera…”
Si mise una mano sulla fronte, impotente.
“Tutto bene?” chiese Georgina.
“No di certo se ti intrometti anche tu!” esplose Blair esasperata.
“Hei, volevo solo essere d’ aiuto!”
“Il fatto è che…” iniziò Chuck “Mio padre è ancora vivo. La polizia non ha trovato niente ai piedi del grattacielo da cui era stato visto cadere qualcosa e noi…”
“Dobbiamo trovare un altro modo per ucciderlo!” finì secca Blair.
“Non per ucciderlo, è stressata portate pazienza, per incastrarlo e mandarlo finalmente in prigione”
“Okay… e noi cosa dobbiamo fare?” intervenne Dan.
“è per questo che vi abbiamo detto la storia, per capire cosa dovete fare! i complotti non si auto pensano mica, come credete che sia arrivata fino a qui?”
“Non ti smentisci mai, cara Blair…” disse sarcastica Georgina.
Lei le stava per risponderle per le rime, ma le parole le morirono sulle labbra.
Un grande schianto aveva travolto le vetrate, ora in frantumi, e una nuvola di fumo si era elevata dal luogo dell’ incidente, causando il panico nella sala.
“Accidenti, che gran casino” finì ironica Blair.

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Capitolo 2
*** Esplosione ***


Capitolo Due

ESPLOSIONE

Blair sbattè velocemente le ciglia. Cosa diavolo era successo? Era lì, appoggiata contro lo schienale di un divanetto, con il suo prezioso tubino ricoperto di polvere. Fece pian piano capolino dalla sua postazione, ma non vide troppo, se non una grande nuvola di fumo levarsi dal pavimento. E delle ombre indistinte. 
“State tutti bene?” chiese, un po’ titubante, e alzandosi in piedi.
“Cos’ è stato? Un altro modo di mio padre per fare entrate di scena?” borbottò Chuck.
“Mi pare un po’ esagerato anche per Bart Bass, Chuck” commentò Dan.
“Oddio, è sbucato fuori qualcuno!” gridò Georgina, interrompendo tutti.
“E se fosse un altro modo per tentare alla vita di Chuck. Un modo che dà più probabilità del risultato finale, si può dire…?” disse Blair ignorandola, mentre si riordinava in qualche modo i capelli e cercava di ricomporsi.
“Blair un po’ di tatto!” le rinfacciò.
“Stavo ipotizzando!” rispose offesa. Uff, anche se Georgina fosse stata dispersa in quell’ esplosione, certo, non le sarebbe dispiaciuto troppo.
“Ipotizzando cosa?” chiese una voce squillante ed allegra. 
Tutti si voltarono a fissare la nuova figura, apparsa dal nulla in quella nebbia.
“E tu da dove sbuchi?” parlò per prima Blair, sulla difensiva.
“Andiamo, non devi essere sempre sgarbata con tutti” le sussurrò Chuck. Lei le lanciò un’ occhiataccia e ritornò a fissare il suo interlocutore.
L’ uomo si stava guardando intorno un po’ perplesso, e un po’ perso.
“Hai sbagliato ancora” sbuffò una ragazza bionda, anche lei comparsa insieme allo strano tipo.
“Shh, ti pare questo il momento di farlo notare” ricevette in risposta.
Blair incrociò le braccia e sfoggiò uno dei suoi sorrisi di sufficienza. Le era bastato uno sguardo, e aveva capito che quei due avevano poco a che fare con Bart Bass. Ma, conoscendolo, poteva essere benissimo essere tutta una trappola.
“Ehm, suppongo che non siamo a Barcellona-non-la-città, vero?” disse l’ uomo, cercando in qualche modo di sorridere. 
“Come scusa?” fece Blair, scossa. Ma cosa stava dicendo?
“No, infatti, siete a New York, a Manhattan per la precisione. E come siete entrati qui?” intervenne Chuck, cercando di prendere il controllo della situazione. Dan e Georgina invece, continuavano a lanciarsi strane occhiate complici, che stavano facendo saltare i nervi a Blair.
“Oh, ho sbagliato ancora. Togliamo subito il disturbo e scusate per…” si interruppe mentre si accorse effettivamente dei danni che aveva provocato “Ecco per la vetrata e il resto”
“Ma come diavolo fai a non sapere dove siamo! No, tu non vai da nessuna parte, non prima di aver dato qualche spiegazione razionale!” esplose Blair, mentre puntava verso di lui la pochette nera che stringeva con voga, minacciandolo. Chuck decise di non intervenire, per il bene di tutti. 
“Sono il Dottore!”
Blair fece un colpo di tosse. “Dottore chi, scusa?”
“Solo il Dottore. E lei è la mia Rose” disse, prendendo la ragazza bionda per un fianco. Lei però scivolò via. “Non sono la tua Rose, sono Rose e basta” protestò.
“Oh andiamo, sei arrabbiata perché non siamo a Barcellona-non-la-città?” chiese lui, un po’ seccato. Aveva sempre da ridire in tutto, ogni scusa era buona per indisporsi e mettergli il broncio.
“Qualche intuito ti è rimasto” gli rispose sarcasticamente.
Blair gli lanciò un’ occhiataccia “Barcellona-non-la-città?”
“Già, è da tempo che dovevamo andarci, ma tra un imprevisto e l’ altro e-“ 
“Io sono Blair Waldorf, comunque” lo interruppe. Non voleva sentire altro. E no, non poteva essere certo un tipo pericoloso, con un completo a righe e… converse? 
“Le-le tue scarpe” stava farfugliando. “Come fai a mettere delle scarpe di tela con una giacca a righe!? Nemmeno Humphrey è a questi livelli!”
Humphrey in questione stava per ribattere, ma Georgina lo fermò.
“Hei, cos’ hai contro i miei vestiti!?” rispose il Dottore, offeso. Nessuno poteva dire qualcosa riguardo a come decideva di vestirsi. Nessuno. Nemmeno Rose. La quale, si stava passando una mano sulla fronte. Ma perché la tipa in tubino doveva tirare fuori un argomento delicato come le converse? Salutò con la mente le spiagge della sua Barcellona-non-la-città.
“Come cos’ ho!? Ma ti sei guardato allo specchio stamattina?” rispose Blair, cercando di rimanere più calma possibile.
“Beh, è stile! Non vesto solo Chanel come te, a quanto pare!” disse, alzando una sopracciglia.
“Bene, conosci Chanel, è un passo avanti direi!”
“Oh la conoscevo più di quanto tu possa immaginare-ahio! Rose!” protestò il dottore.
“Niente aneddoti passati, ricordi?” gli disse Rose secca. “Oh aspetta, hai detto Waldorf? Fai parte della Waldorf design, certo! E hai sposato il principe di Monaco! Ma poi cos’ è successo?” esclamò, rivolta a Blair, ignorando la risposta del dottore.
“Oh, qualcuno che se ne intende! Il principe di Monaco è una storia lunga e passata, ma l’ ho superato e sto con Chuck ora” le rispose sorridendo. 
Il dottore le lanciò un’ occhiata interrogativa e lei gli sussurrò che sua madre andava matta per questo tipo di gossip.
“Okay, ora che ci siamo tutti capiti, io sono Chuck Bass e-“
“Chuck! Smettila che porti solo confusione e lascia fare a me!” disse Georgina. “Io sono Georgina Sparks, l’ unica e inimitabile”
“E insopportabile” bofonchiò Blair. 
“Sempre molto amichevole”
“Chi se ne importa delle presentazioni! Humphrey smettila, mi dai sui nervi!”
“Posso puntualizzare che io in questa storia non sto centrando assolutamente niente” disse Dan, stanco dalle crisi isteriche di Blair. 
“Dan non sei d’ aiuto- hei, ma cosa diavolo stai facendo?” chiese Chuck al Dottore, che aveva immancabilmente tirato fuori il suo cacciavite sonico e lo stava puntando verso tutti.
“Fantastico, ora ha anche oggetti indefiniti che emettono rumori insopportabili” commentò sottovoce Blair, tappandosi le orecchie.
“Sto scansionando la sala. Ci dev’ essere qualcosa che ci ha attirato qui…” disse con aria concentrata “Allora… energia sottile… ma c’ è anche la presenza di un composto organico di tiolo. E, non sentite questo odore metallico? Non può essere!”
“Oh, è intelligente il tipo a quanto pare! Illuminaci con la tua scoperta, Einsten!” disse sarcastica Blair. 
“Non capiresti, Coco Chanel” gli rispose svogliatamente.
Lei gli diede di spalle “Avanti Chuck! Cerchiamo tuo padre!”
“Ma cos’ ha?” gli chiese il dottore.
“Il fatto è che-“
“Non azzardarti a dire una parola in più!” lo minacciò Blair.
“Oh, lo scoprirà comunque. Lo scopriranno tutti! Conoscerete di certo Bart Bass, l’ uomo più influente di New York…”
Il Dottore lo guardò accigliato.
“Non importa… Lui è mio padre e diciamo che io non gli sono mai particolarmente andato a genio e-“
“Quanto la fai lunga! E vuole ucciderlo, ma allora noi dobbiamo trovare un modo per uccidere lui prima!” finì Georgina impaziente.
“E tu che centri? Dovevo finire io”
“Avete chiesto il mio aiuto, ora quello che mi interessa è finire in fretta la faccenda, così dopo Dan potrà darmi quel suo ultimo dannato capitolo su Serena!”
“Hei!” disse Dan “Scordatelo!”
“Interessante…” stava sussurrando il dottore, e fu allora che Rose disse definitivamente addio alle spiagge di Barcellona-non-la-città.

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Capitolo 3
*** Brooklyn o...? ***


Capitolo Tre
 
BROOKLIN O…?
 
“So che siete in piena discussione, ma è appena arrivata la polizia!” disse Chuck, che incominciava ad essere nervoso. Non gli era mai andata a genio la polizia. Tanto meno, in una situazione come quella.
“Mi pare ovvio! Dopo il casino che è successo qui dentro era palese che qualcuno si decidesse finalmente di fare qualcosa di concreto. Come chiamare la polizia” rispose tranquilla Georgina. 
“Ma non possiamo stare qui!” gridò disperata Blair “Daranno solo la colpa a Chuck! Insomma, dopo quello che è successo con Bart. Quando invece è solo colpa tua! Tua e della tua giacca a righe!” disse rivolgendosi al Dottore.
“Come darle torto” aggiunse Rose.
“Ma perché devono essere sempre tutti contro di me” sospirò lui rassegnato.
Chuck continuava a guardarsi intorno “Comunque come usciamo di qui? Stanno chiudendo tutte le entrate. E poi dove andiamo?”
“Beh, possiamo andare al loft” propose Dan. Blair lo squadrò “No, non nominare Brooklyn, non oggi, non in questa situazione!”
“Qualche soluzione migliore? Dobbiamo lasciare l’ Upper East Side, perché è qui che cercheranno Chuck come primo luogo, ma non possiamo nemmeno lasciare New York, se Bart Bass si rifarà vivo e combinerà altri danni” suppose Georgina.
“Si ma come ci arriviamo?” le sorrise Blair sarcasticamente. Era in una via di mezzo tra l’ essere disperata perché ormai erano in trappola, e sollevata, perché non sarebbero finiti a Brooklyn.
“Oh, ma per questo non ci sono problemi” disse il Dottore sorridendo, attirando di nuovo l’ attenzione su di lui e puntando il cacciavite contro… beh, contro il nulla. “Useremo il mio Tardis!” esclamò, e una cabina blu spuntò fuori all’ improvviso, tra lo stupore di tutti e l’ aria di sufficienza di Rose.
“Non era danneggiato?” disse lei.
“No, mi sono appena ricordato che avevo messo gli scudi al massimo. Allora, andiamo?” chiese, ma tutti erano impegnati a fissare quella specie di cosa che era sbucata fuori dal nulla, per rispondergli.
“E quello da dove viene?” chiese Dan.
“Oh, l’ avevo parcheggiato in modalità invisibile, sai, non volevo altri problemi” rispose.
“Il tuo cosa?” fece Blair. -Di certo sto sognando. Sicuramente! Solo, quand’ è che mi sono addormentata allora?- insomma, non era molto razionale una cabina invisibile che salta fuori così.
“Tardis! Tempo e relative dimensioni nello spazio”
Blair lo fissò qualche secondo e poi si riscosse.
“Okay, torna a parlare inglese!” gli rispose secca.
“Hei, mi scusi, è lei il signor Bass?” gridò un poliziotto. Blair cercò Chuck con lo sguardo intorno a lei.
“Chuck! Dov’ è finito ora?” gridò sconvolta.
“Sta calma, è solo andato a fare scorte nel suo posto preferito” le rispose Georgina, indicandolo al bar, con in mano un paio di bottiglie di non si sa cosa. Tipico di Chuck, trova sempre una scusa per bere. Quando è felice, quando è triste, quando c’ è un tizio che parla di tempo e spazio.
“Okay, vada per il tempo e relative dimensioni nello spazio” disse Blair, in mancanza di una soluzione migliore. Anche se tempo e relative dimen-etc non era esattamente una soluzione, riflettè, mentre andava a ripescare Chuck e lo trascinava verso la cabina “Avanti Einstein, aprì la serratura!” insistè.
“Adesso” le rispose pigramente.
“Ma come ci stiamo lì dentro tutti?” chiese Georgina. Effettivamente, ad occhio e croce ci stavano a malapena due persone.
“Chi ha detto che devi venire anche tu?” le disse Blair fredda.
“Oh, andiamo, ci state tutti! Ecco è aperto, entrate” 
Blair ci gettò letteralmente Chuck al suo interno, seguito da tutti gli altri. Osservò il posto in cui dov’ era capitata. Non ci poteva credere!
“Ma è enorme qui dentro!” esclamò entusiasta “Ma come fai!? Potrebbe essere una veloce soluzione per il mio armadio! A parte tutto questo legno… hai fatto fuori un bosco, per caso?”
Il dottore finse di non sentire l’ ultima parte e rise “è solo un vecchio trucco dei signori del tempo. Hei, è da tantissimo tempo che non c’ è così tanta gente qui dentro! Ma ci dovete stare tutti per forza?”
“A quanto pare” iniziò a spiegare Georgina logicamente “Chuck è ricercato, e il pacchetto Chuck comprende ovviamente anche Blair, Dan possiede il loft, e io devo risolvere una questione riguardante un certo libro” disse lanciando un’ occhiataccia a Dan, che la ignorò.
“Oh, okay. Cosa avete da ridere tanto voi due?” disse il dottore rivolgendosi a Chuck e Rose, che stavano bevendo a canna dalle bottiglie che Chuck aveva preso, e parlando animatamente.
“Cerco di divertirmi, almeno per una volta! Non sarai mica geloso?” gli rispose secca Rose.
Il Dottore stava per ribattere, ma Blair lo trattenne. “Prima andiamo via da qui, e poi risolvi i tuoi problemi”
“E Chuck, non finire la bottiglia!” aggiunse.
Il Dottore si grattò sotto l’ occhio, nervoso. “Avanti si parte!” disse tirando giù la leva. Ops, aveva dimenticato di inserire le coordinate. Chissà dove sarebbero finiti ora. Sperò solo che Rose non se la prendesse troppo ancora una volta.
La guardia pensò di aver avuto le allucinazioni, quando vide una cabina blu venuta fuori da chissà dove, scomparire di nuovo.
“A proposito, chi sono i signori del tempo?” chiese Blair, ma il dottore non fece in tempo a risponderle, dato che un forte scossone li gettò tutti a terra. 
“Siamo arrivati?” chiese Dan dolorante.
“E questa la chiami Brooklyn?” fece sarcastica Rose, che si era trascinata alla porta, aprendola, e mostrando il fantastico paesaggio di Cardiff.
Georgina e Dan fecero capolino dalla porta. 
“Oddio, ma-ma… come hai fatto?” esclamò Dan estasiato. “Siamo in Galles! E un secondo fa eravamo-“
“Abbiamo capito Humphrey. Mi pento di non averti lasciato a New York” sarebbe stato un peso in meno da dover gestire. Insieme a Georgina. Sospirò.
“Senti Blair, ti ricordo che stiamo andando nel mio loft a Br-“
“Nooo, non nominarlo!” esclamò lei, quasi spaventata. Però era vero, non avevano perso nemmeno un secondo per spostarsi dall’ Upper East Side a quella città dall’ altra parte dell’ oceano.
“Hei, c’ è qualcuno là!” esclamò Georgina, interrompendo tutti, e indicando un punto con il dito.
Era una cosa che non riusciva a sopportare, Blair, il fatto che Georgina continuasse a interrompere e intromettersi tra tutto e tutti. Tuttavia guardò verso la direzione segnata ed effettivamente c’ era qualcuno. Qualcuno che stavano correndo verso quella cabina.
“Cosa c’ è?” chiese svogliatamente il Dottore. Rose andò alla porta. 
“Jack!” esclamò felice.

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Capitolo 4
*** Jack ***


Capitolo Quattro

JACK

“La nota positiva: non siamo a Brooklyn!” esclamò Blair con un sorriso. E inoltre, erano fuori dall’ Upper East Side. Certo, erano capitati in una specie di cittadina mezza sperduta tra pioggia e nebbia, ma era sempre meglio che Brooklyn. Tutto era sempre meglio di Brooklyn!
“Io invece non ci trovo proprio niente di positivo” brontolò il dottore. 
Insomma, Jack!
Cosa diavolo centrava Jack ora? Non che avesse niente contro di lui ma… Non era per niente il momento adatto.
Non bastava avere Rose già mezza nervosa per conto suo, la mora di New York tutta pepe che non la smetteva di stare zitta, il tipo mezzo ubriaco o che comunque lo sarebbe diventato presto e l’ altra tipa che sembrava sapesse tutto di tutti. No, anche Jack! Ma che cosa aveva fatto all’ universo per avere tutto questo? 
Riflettendoci, concluse che fosse meglio non cercare una risposta.
“Oh beh, questo è un problema tuo, Einstein” gli rispose la mora tutto pepe in questione, felice di contraddirlo, e risvegliandolo dai suoi pensieri tristi e rassegnati.
Il dottore si massaggiò la testa. “Torna dai tuoi vestiti, Chanel!” le disse scontroso.
“Allora, cosa ci fate qui?” si intromise Jack, allegro. “E tutte quelle persone, um cosa ci fanno là dentro, tutti insieme?” disse in tono malizioso.
Rose gli lanciò un’ occhiataccia, ma non smise di sorridere. Serviva proprio qualcosa che alleggerisse tutto quanto, e Jack era l’ ottima soluzione.
“Dio, quanto mi sei mancato!” esclamò, abbracciandolo.
“Non sei cambiata per niente, e nemmeno il Dottore, rimane sempre serio e scontroso vedo. Ma questo non era tipico dell’ altra rigenerazione?”
“Cosa vuoi che ti dica, ormai mi aspetto di tutto!” Rose si strinse nelle spalle. Gli spiegò brevemente l’ accaduto di New York, sottolineando particolarmente il fatto che il Dottore si dimenticasse sempre delle coordinate.
Il dottore sbuffò e girò la testa da un’ altra parte. Altro che avventure! Quella giornata sarebbe dovuto rimanere nel Tardis a costruire il suo biogeneratore ad aria compressa , o comunque qualcosa di simile. Se lo sentiva.
“Ma dimmi di te, Jack, cosa hai combinato tutto questo tempo?” stava concludendo Rose intanto.
“U-um” Blair si schiarì la voce e tirò un sorriso “Sono carini i vostri dolci convenevoli ma-“ fece una pausa “Bart Bass è ancora in giro, e stiamo perdendo tempo!” finì secca.
“Il tempo è l’ ultimo dei tuoi problemi. Siamo in una macchina del tempo, Dio!” sbottò il Dottore.
“Beh, stai calmo, stavo solo cercando di sollecitare. Siamo alleati, te lo ricordo”
“Comunque” disse Jack, cercando di alleviare la situazione “è un colpo di fortuna che siate capitati qui, c’ è un problema, abbastanza grave, che vorrei discutere-“
“Bene, e che altro c’ è dopo, un’ armata di Dalek dietro l’ angolo?” borbottò sarcastico il Dottore.
Blair si chiese se era davvero così matto o se si inventasse parole solo per fare colpo. 
Jack lo guardò di sbieco “Puoi semplicemente ascoltare per una buona volta?”
“Oh buona fortuna. È così insopportabile ultimamente!” borbottò Rose.
“Io non sono insopportabile. Sei tu che continui a prendertela con me per cose senza senso!” si difese.
“Oh no, sei proprio insopportabile” si immischiò Blair sbattendo le ciglia e attirando l’ attenzione di Jack.
“Hei, ciao” alzò un sopracciglio. “E tu cosa ci fai invece in quella cabina blu?”
Blair gli fece uno dei suoi soliti sorrisi misurati e sbattè di nuovo le ciglia.
“La cabina blu è stato solo un inconveniente. Blair Waldorf comunque”
“Capitano Jack Harkness. Sai, non avevo mai incontrato una ragazza così-”
Il dottore alzò gli occhi al cielo “Non ora, Jack!” esclamò. Blair gli lanciò una delle sue classiche occhiate di sufficienza.
“Quanto sei noioso”
“Infatti, non si può nemmeno salutare?”
Il dottore stava per ribattere, quando Georgina si mise tra loro “Allora, ci andiamo si o no a Brooklyn, perché Bart Bass non è il centro della mia vita e voglio sbrigarla alla svelta. Georgina Sparks, comunque” disse sorridendo a Jack.
“Jack Harckness. Mm, non male”
Il dottore tornò nel tardis, esasperato.
“Dan, tu che sembri il più coscienzioso, mi puoi dare la posizione esatta del tuo loft o qualunque cosa sia?” chiese il dottore.
“Ma certo” rispose, avvicinandosi alla consolle, ma un tonfo sordo li fece sobbalzare entrambi. Si voltarono, e videro un barcollante Chuck Bass che, dopo essersi ritrovato sul pavimento, tentava di rimettersi in piedi, con poco successo.
“Dov’ è Blair?” chiese ancora frastornato.
“Oh, la cara Chanel? È a flirtare, se ti interessa, con le altre due!” gli rispose il dottore intrattabile. Chuck lo guardò senza capire bene cosa stesse succedendo, ma rinunciando a chiedere ulteriori chiarimenti, e si avviò lentamente verso la porta.
“Ah, e dì loro di rientrare, se vogliono ritornare a New York” aggiunse il dottore, ma non fece in tempo a finire la frase che dalla porta sbucarono Jack, seguito da Blair, Rose e Georgina.
“Chuck!” gridò Blair “Ti sei ripreso, vedo?” 
“Avevi dubbi?” sorrise.
Rose li guardò, con un pizzico di invidia e poi si soffermò sul dottore che stava tirando giù una leva, impassibile. Sospirò, rassegnata.
“E perché ora ci sei anche tu qui dentro?” chiese il dottore a Jack.
“Dai, smettila di essere così irascibile! Ho bisogno del tuo aiuto. E a proposito, non mi hai ancora salutato come si deve!”
Sospirò. “Cosa c’ è Jack? Ti posso ricordare cosa è successo l’ultima volta che sei salito sul tardis?”
“La fine dell’ universo. Dai, non era così male!”
Il dottore scosse il capo, rinunciando ad un’ altra inutile conversazione e si mise ad armeggiare tra i comandi del tardis. Si augurò che almeno per questa volta Jack-il-paradosso non causasse altri danni alla destinazione finale.
“Okay, forse siamo giusti ora” commentò e aprì la porta del tardis, mostrando l’ oscurità più remota, illuminata solo da…
“Oh mio dio, quella è una galassia!” esclamò Georgina “O comunque qualche casino spaziale” aggiunse.
“Potrebbe essere un’ ispirazione per un mio prossimo libro” disse Dan esultante.
Rose si coprì la fronte con le mani.
“Per l’appunto” borbottò il dottore. “Riproviamo”
Fortunatamente, la terza volta che inserì le coordinate, fu quella buona.
“Brooklyn…” piagnucolò Blair.








*

Ringrazio tutti quelli che hanno messo questa storia tra le preferite, e Marty Evans per le sue fantastiche recensioni.
Alla prossima♥
Wendy

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